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a cura di
Jean-Loup Amselle, Elikia MBokolo
Linvenzione delletnia
MELTEMI
Indice
.p.
Introduzione
Michela Fusaschi, Francesco Pompeo
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II separatismo katanghese
Elikia MBokolo
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Bibliografia
Ad Alfredo Saisano
Introduzione
Michela Fusaschi, Francesco Pompeo1
Ragioni generative
Questo importante lavoro curato da Jean-Loup Amselle
e Elikia MBokolo esce in Francia nel 1985 come esito di un
lungo lavoro collettivo e, allennesima ristampa oltralpe, vie
ne reso disponibile in italiano solo oggi, colmando un ritar
do di almeno due decenni2.
Le questioni che riguardano lidentit culturale, letnicit e la tradizione trattate in questo volume sono al centro
di unampia riflessione gi dalla fine degli anni Sessanta. La
letteratura antropologica intemazionale ha, infatti, rimesso in
discussione le categorie descrittive e interpretative, spostan
do lattenzione sulla comprensione delle dinamiche che so
no alla base dei processi identitari.
La traduzione di Au cceur de l'ethnie, a parte lestrema dif
ficolt di rendere un titolo cos evocativo3, fornisce alle let
trici e ai lettori italiani lopportunit di confrontarsi direttamente con un percorso di ricerca denso, mettendo forse fi
ne anche ad alcune letture interessate e riduzioniste che, co
me apparir pi chiaro pagina dopo pagina, non si sono sem
pre confrontate con i testi originali pretendendo di confutarli,
pur non entrando nel merito.
I
sei studi che compongono il libro, realizzato insieme agli
storici4, sono legati da un filo rosso che unisce almeno due
punti essenziali, i quali delineano rispettivamente un forte
posizionamento teorico e una critica, se non una denuncia,
INTRODUZIONE
IO
II
INTRODUZIONE
-V ..
Echi e reazioni
Al momento della sua uscita l ! invenzione dell etnia ha
conosciuto immediatamente una certa risonanza diventando
l'oggetto di discussioni ancora pi appassionate per il fatto
di essere stata mal compresa (Ajnselle, infra, pp. 26). Nel di
battito interno alla disciplina, il testo di Amselle e Mbokolo in qualche modo destabilizzava alcuni fondamenti perch
corrodeva l'apparato categoriale di un'antropologia che ave
va fatto dell'etnia, gi da Delafosse e Griaule, un referente sta
bile (astorico!) vitale per la disciplina. Si determinarono co
s una serie di reazioni, talvolta tardive (De Heusch 1997;
Paulme, in Bonnet 1992), che hanno voluto ridurne la por
tata innovativa. Per altri l'approccio alla complessit etnica
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Bibliografa
Amselle, J.-L., 1987, Lethnicit comme volont et comme reprsentation,
propos des Peuls du Wasolon, Annales ESC, n. 2, pp. 465-489.
AmselleJ.-L., 1990, Logiques mtisses. Anthropologiede l'identit enAfri
que et ailleurs, Paris, Payot; trad. it. 1999, Logiche meticce. Antropo
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Amselle, J.-L., 1996, Anthropology and Historicity, History and
Theory, vol. 32, pp. 13 -3 .
Amselle, J.-L., 1999a, "Antropologie de la frontire et de Videntit eth
nique et culturelle: un itinrarie intellectuel*, in AA.W., Confini e
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studi sulla Magna Grecia, pp. 17-41.
Amselle, J.-L., 1999b, Etnia e identit in Africa, in S. Cordellier, E.
Poisson, a cura, Nazioni e nazionalismiyTrieste, Asterios Delithanasis, pp. 105-112.
Amselle, J.-L., 2000, Prefazione a Fusaschi 2000, pp. 7-9.
Asiwaju, A. L> a cura, 1985, Partitioned Africans. Ethnic Relations
across African's International Boundaries 1884-1984, London, Uni
versity of Lagos Press.
Balandier, G., Mercier, P., 1952, Les pcheurs Lebou du SngalySaintLouis, Centre IFAN-Sngal.
INTRODUZIONE
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La ricostruzione dell'africanismo
A una fase salutare di decostruzione o di smontaggio del
la nozione di etnia deve succedere una fase di ricostruzione di
una scienza sociale africanista preoccupata di procedere a un
esame circostanziato della questione deUetnicit nelle societ
africane e in generale nellinsieme delle societ che sono di
competenza dellantropologia. Oramai non si pu pi utiliz
zare un qualunque etnonimo senza definire preliminarmente
il suo contesto di impiego, d modo che si assiste alla sostitu
zione dellessenzialismo etnologico con una pragmatica delle
societ. Cos facendo le societ africane raggiungono il con
certo delle altre societ e soprattutto di quelle che ridefniscono
in permanenza le condizioni del dibattito con se stesse e con
le altre. Letnologia africanista confluisce cos in unantropo
logia del dibattito sociale che riguarda linsieme dellumanit.
Dopo luscita di qusto volume e indipendentemente dai no
stri lavori (Amselle 1987; 1990; 1993; 1996 e MBokolo 1993;
1995) molti altri studi hanno arricchito I4 problematica delle
costruzioni identitarie in Africa. Tra questi ultimi menzionia
mo in particolare la raccolta di testi pubblicati da de Bruijn e
van Dijk (1997) che riguarda non unetnia determinata, ben
s i rapporti fra due etnie, fatto che rappresenta uno sviluppo
considerevole rispetto allapproccio monoetnico classico. Stu
diare le relazioni fra popoli vicini che intrattengono da molti
secoli rapporti politici, economici e culturali costituisce il mo
dello di quella che deve essere la ricerca nelle scienze sociali,
ossia una ricerca che pratica un comparativismo temperato che
si limita allosservazione delle variazioni delle forme sociali, al
linterno di un quadro geografico relativamente ben delimitato.
Tuttavia questo tipo di approccio plurietnico che consiste nel
considerare un insieme di gruppi nella sua giustapposizione
deve essere esso stesso sorpassato. Bench generosa, una tale
attitudine multiculturalista non risolve in effetti nulla sul pia
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1 Questa seconda prefazione datata 1999 e i conflitti a cui gli autori fan
no riferimento sono quelli che hanno caratterizzato non pochi anni della fine
del secolo scorso; ricordiamo, ad esempio, che quello irlandese del 1994 ha as
sunto la tragica caratteristica del genocidio con pi di un milione di morti (Fu
saschi 2000); mentre nel caso del lungo conflitto del Congo (ex Zaire) si calco
la che i morti siano addirittura pi di tre milioni <N.d.T.).
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Definizioni
Il
termine etnia (dal greco ethnos: popolo, nazione)
apparso recentemente nella lingua francese (1896); nel XVI e
nel XVII secolo, come sottolinea Mercier (1961, p. 62), il ter
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Etnia e trib
Innanzitutto, ci troviamo dinanzi allesistenza di due
termini il cui significato in francese simile ma di cui il se
condo, nella letteratura antropologica anglosassone, ha in
vece acquisito un senso tutto particolare. Se il termine
trib in francese ha pi o meno lo stesso uso di quello di
etnia, per gli antropologi anglosassoni designa invece un
tipo di organizzazione sociale propria, ovvero quello delle
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minata dalla sua origine e dal suo ambiente. Nella misura in cui
gli attori utilizzano delle identit etniche per categorizzarsi es
si stessi e gli altri, per interagire, essi formano dei gruppi etni
ci nel senso organizzazionale del termine (pp. 13-14).
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G li spazi coloniali
In alcuni casi, come abbiamo visto, letnia dunque una
creazione precoloniale, nel senso che una modalit di rag
gruppamento ideologico di un certo numero di agenti, e que
sto in perfetta continuit con le unit sociali pi piccole che
sono i clan e i lignaggi29. Nel momento in cui le poten
ze europee si impadroniscono dellAfrica, si assiste talvolta
alla semplice ripresa di alcuni etnonimi impiegati nello
stesso contesto o allinterno di contesti differenti. Ma, in al
tri casi, si constata lutilizzazione di un nuovo lessema, e sen
za riferimento a ununit sociale precoloniale o a uno spazio
circoscritto dallamministrazione coloniale. Lutilizzazione
ricorrente delle tassonomie etniche contrassegna la conti
nuit esistente tra la politica dello Stato precoloniale e quel
la dello Stato coloniale. In tutti e due i casi, uno stesso pro
getto soggiace al processo di territorializzazione: raggruppa
re delle popolazioni e designarle attraverso categorie comu
ni al fine di controllarle meglio.
Il fenomeno pi rilevante della colonizzazione cos lin
staurazione di nuove delimitazioni territoriali ( cercles, di
stretti, territori), ossia il frazionamento (Amselle, Le Bris,
a cura, 1981) di questa economia-mondo che costituiva lAfrica precoloniale in una miriade di piccoli spazi sociali, che
arriva ben presto a istituzionalizzare in altrettante razze,
trib ed etnie (Amselle 1974).
Mentre prima della colonizzazione questi diversi spazi
erano imbricati allinterno di catene di societ, con la con
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Il tribalismo moderno
Se vi un punto sul quale la maggior parte degli antropologi raggiunge laccordo certamente quello del prete
so tribalismo attuale in Africa. Mercier (1961), Gluckman
(1960), Wallerstein (1960), Lombard (1969) e Sklar (1981)
mostrano tutti in maniera convincente che il tribalismo
di cui ci si pu abbeverare a saziet nei media quando trat
tano dellAfrica (ex Zaire, Ciad, Etiopia, Nigeria ecc.)
sempre il segno di unaltra cosa, il mascheramento di con
flitti di ordine sociale, politico ed economico. Questanali
si una di quelle da considerare acquisite dallantropolo
gia e ci si auspicherebbe di vederla ripresa e diffusa nel
linsegnamento e dai mezzi di comunicazione di massa.
Nessun antropologo degno di questo nome oggi oserebbe
analizzare qualsiasi rivolta o sciopero o qualsivoglia movi
mento sociale in termini tribalisti. Bisogna, di conse
guenza, sottolineare il merito degli etnologi su questo pun
to, dal momento che sarebbe loro risultato facile, al con
trario, porre laccento sullestraneit e lesotismo di alcuni
costumi barbari, e questo in perfetta continuit con le ten
denze profonde dellideologia dominante.
Ma vi unaltra ragione per la quale lanalisi di questi antropologi per noi preziosa, ed la tentazione tribalista
permanente degli Stati africani contemporanei. Come ab
biamo potuto osservare insieme a molti altri ricercatori, il di
scorso del potere, nel momento in cui deve ad esempio af
frontare una rivolta degli agricoltori (Amselle 1978), si espri
me sempre in un linguaggio tribalista o regionalista .
Questa proiezione dello Stato neo-coloniale su movimenti che
gli si sollevano contro indice di una debolezza e di unas
senza di controllo su ampi settori della popolazione. Defini
re un qualsiasi movimento sociale come tribalista o re
gionalista significa tentare di squalificarlo negandogli ogni
legittimit, la quale per gli apparati statali africani contem
poranei non si potrebbe esprimere altrimenti che in un vo
cabolario modernista. Tuttavia, facile constatare che lo Sta
to molto spesso il responsabile delle forme che le rivolte
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Lungi da noi la volont di accusare gli antropologi
; -^assido essi utilizzano in maniera acritica alcune categorie:
vfatto di designazione necessario non fosse altro che per
; s s d e r e un po pi vive delle opere la cui formulazione
destinata esclusivamente a un pubblico iniziato. Pur con
'-.jaesta riserva, rimane il fatto che vi un fossato conside
revole tra la sofisticazione estrema che anima alcuni terres i antropologici - per esempio la parentela - e lassenza
spasi completa di riflessione sulloggetto stesso di questa
vdisciplina. Ora, noi abbiamo potuto vedere, nel corso del
nostro tentativo di ricostruzione delle realt precoloniali
africane, che, secondo il punto di vista adottato, la natura
aessa di queste realt si modificava. Porre laccento sulle
catene di societ", 1economia-mondo, gli spazi pre
coloniali, l sviluppo ineguale, le societ inglobanti
e le societ inglobate sconvolge totalmente la visione
che si pu avere delle societ precoloniali africane. Mn
tre lanalisi antropologica e monografica non ci consegna
che delle entit chiuse, lapproccio storico, lo studio della
morfogenesi dei simboli33 ci fa scoprire alcuni opera
tori che sono gli Stati, le citt e gli scambi.
Da questo punto di vista, le categorie etniche non ap
paiono che come un genere particolare di categorie, quel
le impiegate da organizzazioni che cercano di raccogliere
sotto la loro bandiera un certo numero di persone. Pi
queste organizzazioni saranno sviluppate, pi il numero di
persone da incorporare sar ampio, pi lutilizzazione di
queste categorie sar resa necessaria; dunque le societ
africane non sono fondamentalmente diverse dalle altre:
producono delle categorie sociali, ovvero delle categorie
che servono a classificare socialmente degli agenti. Solo con
la colonizzazione queste categorie sociali, queste classi
sociali, sono trasformate in feticismi etnici , dal momen
to che il colonizzatore, come gli Stati postcoloniali, aveva
bisogno di cancellare le gerarchie precoloniali per meglio
imporne di nuove34.
In questo senso la categoria delletnia, e attraverso di
essa una buona parte dellantropologia, sarebbe legata al co
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1 Si pu ricordare che l'uso antico del termine etnia non privo di lega
mi con il nostro, I greci opponevano in effetti ethnos (plur. ethn) e polis
(citt). Le societ di cultura greca alle quali tuttavia mancava l'organiz
zazione in citt-Stato erano delle ethn. Il termine sovente tradotto con
trib* (tedesco: stamm) o con stato tribale9. Secondo Ehrenberg (1960, p.
54), verosimile che Vethnos sia assai pi vicino alla societ primitiva. Let
nologia presa alla lettera dunque una scienza delle societ a-politiche, e a
questo titolo deprivate della possibilit di essere soggetti* della propria sto
ria. Una definizione negativa si perpetua cos nella tradizione ecclesiastica che
chiama ethn le nazioni, i gentili, i pagani in opposizione ai cristiani (Littr
1865, alla voce etnico),
2 Sul legame tra le attitudini razziste e lutilizzazione delle nozioni di et
nia e di etnicit non certo inutile citare in extenso un passo del profes
sor Montandon, nominato da Vallat, sotto loccupazione tedesca, etnologo
dei commissariato stille Questioni ebraiche: quando un uomo dal patronimico
SUberstein stato battezzato cristiano, discende da cristiani da tre generazioni,
secondo i suoi documenti, ha sposato una donna ariana e fatto battezzare i suoi
figli, ma si fa arrestare al momento di attraversare la frontiera svizzera nel ti
more di essere preso per un ariano obbligato al servizio militare, come tanti
altri non infeudati alle potenze ebraiche, noi diciamo che questuomo possiede
la mentalit ebraica e che la legge dovrebbe dunque dare la possibilit di ri
classificarlo come ebreo: cos sarebbe se, invece di parlare di razza ebraica e
di spiegare la razza attraverso la religione, la legge si accontentasse di parla
re molto semplicemente di etnicit ebraica (corsivo di Amselle) determinabi-
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si ritiene che raccolga la maggior parte delle popolazioni delTOvest ivoriano. L a coscienza etnica diviene in questo m o
do movimento regionalista; o piuttosto, in questa aspirazio
ne chiaramente separatista, i bt, sotto la guida della loro
avanguardia (regione di Gagnoa), sono spinti ad assume
re un ruolo di primo piano in una vasta regione le cui diver
se popolazioni condividono con loro tutta una serie di ca
ratteristiche: dei riferimenti precoloniali (unorganizzazione
sociale simile, dei processi di popolamento che talvolta coin
cidono, delle reti di scambio ecc.), ma soprattutto una colo
nizzazione tardiva in rapporto al resto del paese, unecono
mia di piantagione fondata sulla piccola coltivazione, un ter
ritorio che diventato centro di attrazione per decine di mi
gliaia d immigrati; infine, segnate dallesistenza di forti o p
posizioni locali aURDA e malgrado la presenza di un nume
ro elevato di quadri e intellettuali, queste popolazioni dellOvest ivoriano non hanno molti rappresentanti degni di
questo nome a livello del potere statale.
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si pone negli stessi trmini che per i bt. La legittimit akan sembra implicare
un'apertura o meglio unalleanza con le popolazioni del Nord; alleanza del re
sto storica dal momento che queste ultime hanno militato da subito nei ranghi
delTRDA.
6 Si distinguono in effetti i bt di Daloa, i bt di Soubr e quelli di Ga
gnoa. Di passaggio possiamo notare che questa tripartizione non ha in s nien
te di precoloniale dal momento che il criterio di differenziazione fa riferimen
to a tre citt che sono state create integralmente dallamministrazione colonia
le (avamposti militari).
7Probabilmente occorrer risalire agli scritti o piuttosto alle fonti degli scrit
ti di Dclafosse e Thomann (entrambi amministratori coloniali, essendo stato Thomann, all'inizio del secolo, amministratore della circoscrizione di Sassandra di
cui faceva parte la regione bt), e questo dal momento che il termine "bt
(esattamente bet) vi figura e designa pi o meno Fattuale regione bt. In ogni
caso un elemento principale emerge: questo vocabolo viene da loro utilizzato
mentre la pretesa area bt resta largamente sconosciuta (la penetrazione colo
niale comincia nel 1908 e i loro scritti datano dal 1901 al 1904) e sembra desi
gnare unentit linguistica. A questo proposito si ignora il modo in cui essi ab
biano proceduto per costruire questa entit.
8 Cfr. Meillassoux (1964) per i gouro e Terray (1969) per i dida.
9 Le relazioni commerciali erano organizzate secondo due assi principale
luno orientato verso il sud, animato dai commercianti europei a partire dal xvi
secolo e specializzato negli scambi di schiavi contro oggetti chiamati manilles;
raltro orientato verso il nord, organizzato attraverso le reti dei mediatori malink e specializzato nello scambio della cola della foresta contro ferro, fucili,
sale ecc.
10 In particolare il blocco del posto di Daloa nel 1908> e la rivolta contro
quello di Gagnoa nel 1913.
11 Sotto questo aspetto, ma noi non siamo linguisti, converrebbe definire
meglio questo sistema linguistico dal momento che, da una parte, la compren
sione reciproca fra i principali gruppi bt lungi dall'essere la regola, mentre
dall'altra, se questo sistema designa delle strutture sintattiche allora non si ap
plica solamente alletnia bt ma a un insieme assai pi ampio che raggruppa
una buona parte delle popolazioni dellOvest ivoriano.
12 Secondo Tty Gauze altri gruppi etnici sono derivati dai magwe, in par
ticolare i dida, i gagou, i godi, i neyo.
13 In questo modo viene chiamata la regione compresa tra Grand-Lahou e
Grand-Bassam.
14Queste economie di piantagione tipiche del Sud-Est ivoriano daranno vi
ta a una classe di coltivatori agiati, che giocher un ruolo determinante nella for
mazione di ima opposizione sindacale e politica al regime coloniale.
15 Su questi punti si rinvia alla nostra tesi editata da Karthala (1985).
16Prima della colonizzazione gli anziani controllavano la distribuzione fon
diaria ma in realt non disponevano di alcun diritto di propriet. Infatti, que
sto controllo corrispondeva a una delle loro numerose attribuzioni e non era scin
dibile da un potere pi generale sul funzionamento del sistema dei lignaggi.
17 Destinate ai lavori per la realizzazione delle infrastrutture e ai coloni eu
ropei, le requisizioni di manodopera sono state abolite nel 1947 suggellando la
li 7
Attoria del sindacato agricolo africano e del suo leader Houphot-Boigny sulFamministrazione coloniale.
18 Lui stesso la sua o le sue spose ed eventualmente alcuni dei suoi figli.
19 Per riprendere un'espressione di Chauveau e Richard (1977).
20 A partire dal 1950 T r d a firma la pace coloniale e inaugura un perio
do di collaborazione con lamministrazione francese; in particolare sostiene la
"legge quadro del 1956 e invita a votare positivamente al referendum del 1958
che istituisce la comunit franco-africana (cfr. Suret-Canale 1972).
21 Alcuni fra di loro a partire da questa epoca hanno acquistato delle pian
tagioni europee.
22 In testa ai quali figura Houphot-Boigny.
23 Cantoni intermedi, situati a sud e a est di Gagnoa, corrispondenti a tre
gruppi "tribali.
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In poche parole, una volta ben inquadrati, questi contadini-saccheggiatori, tanto pacifici quanto violenti, diventano
alToccorrenza buoni e forti soldati (come gli auvergnati?). I
due tratti dominanti del bambara, assolutamente incontestati
e incontestabili, sono, concluder Louis Tauxier, di essere
insieme sia un coltivatore molto forte sia un fuciliere so
lido e disciplinato (1927, p. XIV) - cosa che, metafisici o no,
li rende una nazione interessante (1942, p. 7).
Potrei prolungare ad libitum questo esercizio insulso; dal
momento che rinterrogativo non ha un senso determinabi
le e le risposte sarebbero inevitabilmente di una variet sen
za limiti. Perch assolutamente necessario che i bambara
siano qualche cosa, bestie o cattivi, rozzi o filosofi, pacifici o
sanguinari, e cos via? Doppia illusione: innanzitutto si sup
pone che il fatto di essere designati attraverso uno stesso no
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me rappresenti il segno certo di una qualche consustanzialit fondamentale, mentre per esempio sufficiente occupa
re una stessa posizione nei riguardi di un terzo. Si suppone
poi che un bambara non sappia saccheggiare o pensare che
in virt di questa necessit immanente; di questo qualcosa
- natura, destino o vocazione - che definisce la sua specifi
cit. E la bambarit che orienta ragire dellindividuo bam
bara, e dunque ciascuno dei suoi atti la significa: terribile lo
gica dellimputazione, proprio quella che viene messa in ope
ra in ogni lettura meta-sociale (razzista o differente) della
realt sociale.
La sostanza e lo schedario
Mi si obietter che letnologia non pi a questo punto.
Sfonderemo delle porte aperte? Ricordo di avere inteso, du
rante una discussione di tesi7 dottorale, Georges Balandier
affermare che era ormai da un bel pezzo che letnia non ve
niva considerata come un elemento di sostanza. Se questo
certo, e ciascuno sa che lo stesso Balandier vi si dedicato
pi di ogni altro, resta tuttavia il fatto che non si tratta solo
di una questione di opinione o credenza, ma piuttosto di
struttura del discorso scientifico. Se ad esempio io dico: i
bambara sono un insieme eterogeneo di popolazioni che non
hanno niente in comune, non faccio altro che attribuire al
substrato bambara una qualit ulteriore: leterogeneit.
Allo stesso modo, se io affermo che i bambara non esisto
no: si tratta di un enunciato che rimane logicamente analo
go a: i bambara sono patrilineari.
La questione, pertanto, non sapere quello che letnia
o non , ma se si tratta di un referente di cui noi possiamo o
no fare a meno. Io posso non credere pi che al significante
bambara corrisponda una qualche entit effettivamente
determinabile, e continuare non di meno a fare come se le co
se non stessero cos. Pi la realt sostanziale delletnia viene
messa in dubbio, pi letnografo deve assumere la sofferta e
scomoda postura del come se. Accordatemi il fatto che es
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La storia di un nome
Che si creda o no alla sua realt sostanziale, l'etnia que
sto soggetto fittizio che letnologia contribuisce a far esste
re, prpetandh il significt^retine entit di riferimento nel
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famosi dogon - cos come i bobo {kuffr bubu) (p. 304), sen
za considerare, molto pi a est, i pagani del Gurma {kuffr
gurma) (ib.). Non daltronde escluso che bamana in origi
ne sia stato il nome di una popolazione dei dintorni di
Djenn, sulla riva destra del Bani, nel punto di partenza
delle piste carovaniere verso il sud; il termine sarebbe stato
quindi arbitrariamente esteso dai juula a tutti i gruppi me
ridionali. Questa lipotesi che Maurice Delafosse formula
nel 1904, molto prima del suo Haut-Sngal-Niger. In effet
ti sembra che coloro i quali oggi vengono chiamati minianka24 (nessuno sa pi perch) si attribuiscano questa denominazione di bamana. Si tratta di una spiegazione indi
mostrabile ma pi verosimile di tutte le etimologie popo
lari, ovvero pseudoscientifiche, che ci si sforzi di inventa
re in lingua mandingo25, provando allo stesso modo che non
vi si trova alcun significato evidente.
In questo modo bamana o banbara avrebbe acquisito nel
la lingua degli juula il dppio significato, tanto regionale, al
meno di direzione nello spazio, quanto sociale, denotando a
sua volta e indissolubilmente delle popolazioni del Sud, pi
o meno tra il Niger e il Kong (cosa che spiegherebbe perch
il termine ignoto ai viaggiatori arabi), e dei contadini pa
gani. In entrambi i casi si tratta di una categoria relativa che
consente un orientamento pratico nello spazio sociale, non
un concetto. Come non si sa molto bene dove cominciano o
finiscono i bamana, cos a livello locale, nel campo pi ri
stretto della chefferie o del gruppo di villaggi, per un osser
vatore esterno difficile talvolta decidere chi o non ba
mana. Vista la molteplicit di criteri utilizzati, numerose so
no le posizioni intermedie; si tratta di una questione di valu
tazione tra vicini. Si pu divenire bamana perch si beve del
la birra, e divenire juula dal momento che si inizia a pratica
re il commercio. Ci sono dei bamana che si dioulizzano
cambiando progressivamente religione, lingua, patronimi
co, occupazione; altri, al contrario, restano fedeli agli ante
nati, tenendosi al margine dei circuiti commerciali o lo stes
so mantenendo uno stato di ostilit potenziale. Al contrario,
vi sono dei quartieri juula che hanno la loro propria societ
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172). Dei predoni dello stesso nome, agli ordini di capi d'o
rigine diversa oppure per proprio conto, sono, come si vi
sto, parte in causa in quelle catastrofi che scatenano, dando
credito ad Al-Sadi, l'intervento marocchino del 1591 (p.
223). Degli ausiliari definiti banbara sono allo stesso modo
utilizzati come fanteria dai capi jallube del Maasina contro
le truppe marocchine nel 1593 e nel 1599 (pp, 274,288); ma
cinquantanni dopo, profittando di una vittoria marocchina,
questi banbara si rivoltano apparentemente contro i loro
padroni:
gli infedeli Banbara s'impadroniscono di tutto ci che passa
sul loro territorio, persone e beni, avendo Dio permesso loro
anche di vendicarsi deiroppressione delle genti del Msina,
della loro arroganza, della loro tirannia, che avevano semina
to il terrore nella regione in ogni luogo e in tutte le direzioni
(p. 411).
Quasi che questi temibili pagani, calamit da cui suppli
care Dio di essere risparmiati, potessero avere Dio dalla lo
ro parte; daltronde, quando nella stessa epoca essi distrus
sero la citt di Shibla, ne rispettarono la moschea27 (p. 420):
la depredazione non esclude infatti le preoccupazioni me
tafisiche ...
Definire queste popolazioni compito particolarmente
difficile. Il fatto che Al-Sadi le designi attraverso uno stes
so nome non implica davvero che esse siano le stesse. Vero
similmente, almeno nella visione che ne hanno i cittadini di
Djenn o i maraka della riva del fiume, questo flusso in
controllabile di guerrieri-contadini viene da sud, da questo
mondo oscuro di trib idolatre che gi ormai da tempo
definito banbara. Dalle attivit multiformi di queste bande
nacque una nebulosa di piccole chefferies rivali da cui infi
ne emergeranno i due potenti stati di Segu e del Kaarta; ora
sappiamo che alcune di questi lignaggi dominanti, che por
tano generalmente come nome di onore1kulubali, sareb
bero venuti dalla regione di Kong28; i kulubali masasi del
Kaarta conservano nelle loro tradizioni il ricordo di Begho
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L'invenzione dell*etnia
Da questa analisi troppo succinta mi aspetto almeno
qualche effetto di turbamento. Pi si moltiplicano i signi
ficati del nome, pi le logiche che ne regolamentano Tuso
si intrecciano, meno si sa dov e letnia. I bamana sono pro
prio l, in carne e ossa, ma la loro etnia evaporata. Co
me per i fantasmi, la questione non di sapere se essa esi
ste o meno, ma quali sono le condizioni della sua appari
zione: non si tratta di un affare di credenza, ma di una de
scrizione clinica.
Vorrei ora ripercorrere questo cammino in senso in
verso; linvenzione delletnia procede in effetti in contro
senso (o in cortocircuito) rispetto a un tale inventario se
mantico. Per fare s che il nome acceda al suo statuto et
nologico, e alla sua funzione di designazione di unentit
unica, i bambara, necessario sottrarne elementi di senso,
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12 Tauxier 1927, pp. vn-vni. Niafounk (Nyafiink) a sud-ovest di Timbuktu, in una regione dove i fulbe (peuls) formano, come dice lo stesso
Tauxier, la popolazione dominante. Vi certo qualche villaggio detto bam
bara al sud del circoscrizione, ma Tauxier non sembra averlo visitato. Linter
prete in questione un fuutaka (Toucouleur), vale a dire un discendente dei
guerrieri venuti a conquistare Segou nel 1861 dopo i fuuta senegalesi sotto la
guida di al-Hajj Umar. Ma, nota Tauxier, ha vissuto a Sgou sino a quindici
anni in pieno territorio bambara, ci che gli vale lappellativo di meticcio Poullo-Bambara (Tauxier 1942, p. 5).
13H Fadougou (Faadugu) a nord di Banamba e dipendeva tuttavia dai ca
pi di Danfa, vassalli del re di Segu. Secondo Mage proprio in questa regione
che 1idioma bambara domina e non il sonink.
14 Kagr un termine dal significato oscuro che pu essere avvicinato al
nome del paese (Kagrt, Kaarta): i kagr saranno considerati dall'etnologia
coloniale come i meticci dei bambara e dei sonink.
15Cfr. sulle carte il Kagr-Mountan: nel Kaarta detto "nero "(bine). Por
tare i capelli intrecciati ritenuto un costume particolarmente bambara. In ef
fetti le modalit con cui si diffuso questo tipo di acconciatura restano ancora
da studiare. Continuare a acconciarsi in questo modo sotto la dominazione dei
fuutaka costituisce, per io meno in un adulto, un segno di resistenza o anche di
provocazione, o, secondo altri punti di vista, di feticismo inveterato.
,16 II laballakh (laballakh in sonink, kdala in mandingo) ha allora per
capitale Touboula a sud-est di Mourdian (Murujan). Questo tipo di scarifica
zione costituiva in particolare il segno delle genti di Segou; da cui pu esser
si diffuso per effetto di una moda pi ampia (cfr. Monteil 1924, p. 313; Person
1968,1.1, p. 78, nota 1).
17Dalla scena di palabre [discussione pubblica che di solito aveva a che ve
dere con questioni di rivendicazioni territoriali, N.d.TJ osservata da Mage a
Dianghirte (Mage 1868, pp. 136-137), egli comprende chiaramente che i kagr,
anziani abitanti del villaggio, sono stati raggiunti e spossessati della loro iden
tit: i fuutaka, con quella ignoranza sovrana tipica dei conquistatori* li chiama
no bambara esattamente come gli altri!
18 Si dice secondo le regioni banmana, bamanam o bamana; personalmen
te ho adottato la pronuncia in uso a Segou.
19 verosimile che bamari e banbara siano (come pensa Delafosse 1912,1.1,
p. 126) delle varianti dello stesso nome. Lo studio linguistico resta da fare e va al
di l delle mie competenze; noter solo che questo genere di alternanze (bama/banbat sama/sanba) frequente nelle lingue della regione e che possibile quindi ipo
tizzare una parentela con i nomi collettivi delle lingue senufo (il singolare cebaon
al plurale diventa cebabele e all'indefinito cebara o cenbara, Le. Tyembara).
20 Pu essere che questo valga loro lopportunit di formare una sola clas
se nella nomenclatura coloniale: i Miniankas si trovano arbitrariamente ag
giunti agli altri gruppi per costituire linsieme senufo.
21 Secondo Delafosse, i juula direbbero solo Banbara kan e non Bamana kan;
ma inesatto. Essi impiegano indifferentemente le due forme (cfr. per esempio
la Table ronde sur les orgines de Kong 1977). Nel 1977 osservai io stesso che i
miniankofoni parlano in lingua mandingo (sono sovente bilingui), chiamano Bamuna kan la loro propria lingua e Juula kan quella mandingo.
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porre che sia, in questo contesto, un modo di designare gli autoctoni, quali che
siano (senza cos escludere che dei non-mandingofoni abbiano popolato pri
mitivamente il paese).
46 Io stesso per i gruppi definiti caste (numu, jeli, kule, ecc), che a di
re il vero non dovrebbero essere tradotti da termini professionali. Il nome non
designa il mestiere, ma il gruppo che ne ha il monopolio: per questo che si pu
essere numu senza aver mai praticato il lavoro d fabbro.
47 U fatto che un nome proprio classifichi colui che si nomina o colui che
nomina (cfr. Lvi-Strauss 1962) non gli impedisce di denominare effettiva
mente qualcuno. Non indifferente che io chiami il mio cane Pleas piutto
sto che Medor; ma certo il mio questo cane, e non un altro. Che ogni de
nominazione significhi non vuol dire che "non si nomini mai, In questo
caso, al contrario, il nome si esaurisce tanto nello sforzo di classificare che la
sua funzione di nome proprio si diluisce.
48 in particolare in questo testo che i bammana sono definiti come una
branca della famiglia (o della razza) mand ; cfr. Binger 1892,I,2, pp. 372,
375,386.
49Delafosse propone di riservare il nome di razza alle grandi divisioni della specie umana e considera come sia "assolutamente improprio riparlare di
razza peuT o di razza mand (1912, p. 112). U termine continua tuttavia, an
che oggi, a essere utilizzato in questo senso, quello di etnia o di gruppo etnico
derivante da una lingua pi importante.
50 Cfr. (pp. 111-112) la tavola che classifica i trentasei popoli di "razza ne
ra rappresentati nel territorio. Delafosse obbligato all'occorrenza a essere in
fedele ai suoi principi tassonomici: a ogni popolo (o raggruppamento etni
co) corrisponde una lingua; eppure i banmana non parlano che un dialet
to differente e dovrebbero essere considerati, a questo titolo, come una "trib.
51 Dopo la nomenclatura (di famiglie, gruppi e popoli) vicine la riparti
zione numerica per circoli (per i bambara, p. 150).
52 Tauxier ne aggiunge solo 2.000 in Costa dAvorio (per fare cifra tonda:
540.000).
531 luoghi di occupazione eccentrica della razza sono i Kaarta allovest e
la circoscrizione di Niafounk a Tesi.
54 Si pu notare che Maraka fa riferimento a un toponimo (le genti di Ma
ra); ma siccome nessuno sa pi dove sia Mara, il termine assume lo stesso va
lore relativo di bamana. Allo stesso tempo mandenka, le genti di Mand, de
signava innanzitutto Tapparato politico dell'antico impero del Mali (prima di
diventare un etnonimo: i malink): questo perch nella lingua delle genti di
Djenn il termine significa "i guerrieri, in opposizione a wangara, i commer
cianti (Tarikh al-Fattsh 1964, p. 65).
55 II dibattito su questo punto antico. NeTAme sociologique 1909-1912
Marcel Mauss sottolinea a proposito dellopera del religioso Henry (1910) che
la parola bambara un termine generale che designa i pagani e non un po
polo in particolare (p. 154); e aggiunge: Nulla daltronde pi diffcile che de
limitare i raggruppamenti sudanesi. La parola bambara (...) un appellativo am
ministrativo che non ha valore linguistico. allo stesso tempo possibile che i
bambara siano stati musulmani, e poi abbiano cessato di esserlo . Nel 1927
Tauxier (p. XVll) risponde: c una razza bambara appartenente alla grande fa
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miglia Mand e decisamente distinta dalle altre razze negre feticiste. Il grande
pmiio distinguere i veri bambara di razza da quelli che si chiamano bambat i nel senso di pagani, feticisti, e che non sono verosimilmente dei bambara,
cos i senufo (...). Nello stato attuale delle nostre conoscenze SullAfrica occi
dentale la distinzione facile da fare.
56 Da questo punto di vista secondario che linformatore privilegiato sia
*toucoleurrt (Fuutaka) di origine. il caso dellinterprete di Tauxier, che evo
cavo pi in alto, come di Dyodo Diallo, 1;intervistato principale anche di Dielerien, per nulla bambara, ma effettivamente esperto di bamamya. sufficien
te ammettere che non descrive per nulla la religione di un'etnia, ma degli ele
menti frammentari di un complesso di rappresentazioni e di prtiche comuni a
ratta la regione e a disposizione di chi le voglia usare, fatta eccezione per gli in
terdetti, i segreti e i diversi monopoli.
57 Notiamo che per Tauxier tra le due forme esiste solo differenza di pro
nuncia, non si tratta di nomi distinti. Il modo in cui gli interessati lo pronun
ciano pi autentico, ma limportante come, per Monteil, rilevare il senso
^stretto della parola, quale che sia la forma-registrata e la sua ortografia.
58 Barth H. 1857, t. 3, p. 246 (bamanon) e Raffenel 1856, p. 363 (ba
mana, al plurale bamanaos, i.e. bamanaw).
59 Secondo Tauxier (1942, p. 8), i bambara non sono mai stati in grado di
fondare dei regni e le dinastie di Segu e di Kaarta sarebbero di origine peul. In
fatti i bambara, in quanto indefinibili, sono certamente capaci di tutto!
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nera. Lopposizione del negro in quanto tale e delThamifa divenne il motivo ricorrente dei manuali specializzati tra
gli anni Trenta e i Cinquanta. Quello di Charles Seligaman ripubblicato molte volte e tradotto in francese dal 1935 -, ne
resemplificazione pi nota: le civilizzazioni dellAfrica
sono le civilizzazioni degli hamiti (...) i conquistatori camiti
erano dei caucasoidi pastori arrivati a ondate successive, me
glio armati e dallo spirito pi vivo di quello degli agricoltori
negri dalla pelle pi scura (Seligman 1930).
Nel 1948 un medico belga pubblic un piccolo libro re
datto al ritorno da un soggiorno effettuato in Ruanda-Urundi sotto la tutela belga (Sasserath 1948), nel quale si pu tro
vare un siffatto ritratto dei batutsi: Li si chiama batutsi. In
realt sono degli hamiti, probabilmente di origine semitica o,
seguendo talune ipotesi, hamiti o meglio adamiti. Rappre
sentano circa un decimo della popolazione e formano nella
realt una razza di signori (pp. 27-28). Gli hamiti sono al
ti 1,90 metri. Sono slanciati. Possiedono un naso diritto, la
fronte alta e le labbra sottili. Si intravede in loro una sorta di
furbizia, celata da una certa raffinatezza. Le donne giovani
sono davvero molto belle e di una tinta talvolta leggermente
pi chiara di quella degli uomini.
Si trattava, secondo Sasserath, di discendenti di una mi
steriosa razza rossa, quella di Adamo in persona e delle pri
me civilizzazioni ( !), secondo un libro esoterico del 1906 su
gli adamiti: la formazione medica non vaccina sempre con
tro la fantasia sul terreno delle scienze umane...
La letteratura religiosa cristiana, da parte sua, ha conti
nuato a giocare un ruolo essenziale in questo dibattito antro
pologico, non solo a causa della presenza sul posto dei mis
sionari, ma anche perch i detentori del racconto biblico sul
la dispersione dei popoli si sentivano obbligati a rispondere
alle sfide della scienza. Questo sforzo apparir per esempio
nei diversi manuali pubblicati dopo il 1880 dal sutpiziano Vigouroux fino al suo Dizionario della Bibbia del 1926.
Lepisodio della Torre di Babele ha preso il posto di quel
lo della maledizione di Cam come episodio saliente. E allo
ra che i chamiti, puniti per questo atto di orgoglio, saranno
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s r r e e tu t si in ruanda e in bu rundi
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vranit hutu, fonte di legittimit nazionale e arbitro nella ripartizione delle funzioni.
A ogni crisi politica, la minoranza tutsi sopravvissuta (uf
ficialmente il 9% della popolazione) fece da capro espiato
rio ideale per mobilizzare la classe dirigente. Dallottobre
del 1972 al febbraio del 1973, bande del Parmehutu intra
presero una campagna per verificare se la percentuale del 9%
fosse rispettata nelle scuole, facendo espellere gli studenti in
eccedenza, come se il numero clausus dovesse funzionare
meccanicamente dalla prima elementare sino alla laurea. Per
lo stesso motivo, tra il febbraio e il marzo del 1973, anche dei
salariati furono cacciati dai loro posti di lavoro, con una con
seguente nuova ondata migratoria tutsi. Lepurazione etnica
si spinse sino alla caccia degli ibridi, ibyimanyi, figli dei ma
trimoni misti e dei cosiddetti imbroglioni, abaguze ubwoko,
ovvero coloro che avevano cambiato categoria razziale ! Gli
avvenimenti del Burundi, che prenderemo in esame, inco
raggiarono in questo periodo la febbre di etnismo. Ma il
governo di Kayibanda, indebolito dai litigi delle fazioni e
vedendo avvicinarsi la scadenza di una quarta elezione pre
sidenziale, lasci che si ricreasse il contesto di lotta che ave
va di fatto portato a vincere nel 1960 il fondatore del Par
mehutu. Questo non impedir, nel luglio del 1973, il colpo
di Stato militare che porter al potere il presidente Habyarimana. Le logiche delletnismo resteranno decisamente viva
ci, nonostante la volont di questultimo di placarle, Nel
1980, ad esempio, fu sventato un tentativo di complotto: gli
autori reclamavano il rispetto integrale del numerus clausus
rimproverando al governo di non aver pubblicato i risultati
del censimento del 1979 e di aver dato pi posti del 9% ai
batutsi! Questo rilancio del razzismo si inscriveva ancora in
un contesto politico difficile, caratterizzato dal malcontento
davanti allavanzata dellaffarismo legato allo Stato e dalle cri
tiche da parte degli studenti ruandesi in Europa contro i li
miti dellideologia hutuista 19.
Anche levoluzione del Burundi durante lo stesso perio
do presenta alcuni paradossi. Leredit storica non aveva di
fatto messo allordine del giorno lopposizione hutu-tutsi.
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^er esemP*0 Piron 1948, pp. 280-283: a proposito dei batutsi razza suimelligente\ aristocrazia naturale. Siamo debitori della nozione di ina Mbonimana, p. 363; cfr. anche Kagabo 1981, pp. 122-134.
:WSul contratto pastorale ubuhake del Ruanda e i rapporti fra cliente e
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Razzismi
Nel novembre del 1959, fazioni hutu e fazioni tutsi si
erano scontrate in una sanguinosa guerra civile. Il colpo di
Stato e la proclamazione della Repubblica, il 28 gennaio
1961, abolirono il regime monarchico e misero fine alla su
premazia politica tutsi. Nel 1963, migliaia di tutsi furono
massacrati in diverse regioni del Ruanda, mentre altre fu*
rono atroce teatro di saccheggi, con capanne bruciate e
molti imprigionati. Le incursioni dei rifugiati stabilitisi in
Burundi, amplificate dalle dicerie, accrescevano il senti
mento di insicurezza e provocarono delle nuove persecu
zioni nei confronti dei tutsi, considerati come complici
dall'interno. Sul finire del 1967, anno in cui approdai per
la prima volta sul campo, per quanto riguarda la ricostru
zione del passato immediatamente precoloniale e del pe
riodo coloniale fino almeno agli anni Trenta, ebbi modo di
constatare che il risentimento etnico trovava i suoi fanati
ci soprattutto fra coloro che avevano ricevuto uneduca
zione occidentale. I contadini hutu, da parte loro, non ave
vano pi alcun motivo per lamentarsi dei capi e dei sotto
capi tutsi e nessun tipo di vendetta avrebbe in ogni modo
impedito l'inesorabile: i figli non avevano pi terre da ere
ditare dai loro padri; per loro questa era Tunica certezza.
Datrice di lavoro potenziale, mi trovavo, come tutti gli
stranieri, volente o nolente, obbligata ad agire tenendo
conto della dimensione etnica come se, in fondo, nella so
ciet occidentalizzata, Tantagonismo hutu-tutsi avesse as
sunto oramai un carattere esistenziale. Ci si ritrovava per
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" verso le "montagne della luna e le sorgenti del Nilo aridhiteniente ricercate, vi trovarono uno strano paesaggio, fat
ta di monti e di colline, e dove gli uomini, con le loro manAie, per il loro numero, davano Fimpressione di una den
sit mai vista prima in Africa. Furono altres sorpresi delfesistenza di un substrato culturale: una lingua comune a tut'identificazione mistica di un territorio che la persona del
fe e il tamburo sacro - profondamente preservati dai riti proteggevano contro gli influssi delle magie avverse; la con
vinzione - assunta attraverso i racconti popolari e i saperi
esoterici - che una storia multisecolare avesse realizzato
integrazione di elementi ancestrali. Ciononostante nessun
viaggiatore - esploratori, missionari, militari - descrisse il repio come ununit compiuta. In questa sede cercheremo di
seguire questi viaggiatori attraverso alcune tappe e di con
frontare le loro cronache di quei periodi tradizionali con i
modelli che sono stati elaborati dagli antropologo qualche de
cennio pi tardi.
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riscono sobri tessuti in cotone. Non cessano di perseguitare e di bastonare i bahutu che propongono viveri allo stra
niero in cambio di qualche tesoro. Kandt si diverte molto nel
guardare i tutsi che si avventano sulle stoffe donate loro per
accaparrarsele. Sulle colline che circondano la residenza re
gale si assiepano mandrie di vacche il cui latte nutre i pa
rassiti che vivono a corte. Lesploratore otterr delle prov
viste per continuare il suo cammino solo al prezzo di spet
tacolari manifestazioni (tiri di fucile nella notte) destinate a
intimidire il re e i suoi capi i cui sentimenti ostili nei confronti
dellospite sembrano crescere pericolosamente. Kandt teme
sempre pi un voltafaccia, tant che pensa di aver commesso
unimprudenza. In effetti, agli hutu che si lamentano della
loro condizione:
ho detto che si devono aiutare da soli e mi sono leggermente pre
so gioco di loro domandando come abbiano potuto lasciare che
i watussi li sottomettessero visto che loro sono cento volte su
periori numericamente e perch infine si lamentano come del
le donne (Kandt 1905, p. 188).
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Uriatmosfera "merovingia
Per saperne un po di pi sulla regalit, cercheremo ora
di avvicinarci alla questione missionaria e in particolare ai Pa
dri Bianchi che, nel 1900, si erano stabiliti a Save, non lon
tano da Nyanza, la nuova residenza del re Musinga. A que
sto riguardo il loro diario brulica di informazioni. I suoi re
dattori tenevano gli occhi fissi proprio sulla corte: la riusci
ta della loro impresa ne dipendeva visto che i tedeschi ave
vano lasciato ogni autonomia alle autorit indigene dal mo
mento che i corrieri circolavano liberamente e le loro guar
nigioni restavano al sicuro. In quel momento la corte vive
va nel terrore e tutto ci che i Padri riportano suggerisce una
tensione estrema. Si temeva una rivolta generale del Ruan
da capeggiata da uno dei figli di Rwabugiri, il precedente
mwami. Questo principe, infatti, volendo impadronirsi del
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non lo perseguivano. Questo scenario sarebbe assolutamente inimmaginabile nelle regioni di cui abbiamo tratta
to precedentemente (Dufays 1928).
Attorno a Nyundo, i bagoyi [hutu di Bugoy] maneg
giano con abilit la lancia; le risse tra questi e i tutsi, stabili
tisi da generazioni in quei luoghi, non sono affatto rare.
Lultima, riferita dalle cronache, ha lasciato morti da una par
te e dallaltra. Infatti le due comunit non comunicano af
fatto, ripiegate ognuna sul proprio modo di produzione.
Musinga ricomincia con la stessa operazione politica e le cir
costanze questa volta saranno a lui pi favorevoli. H suo
emissario, un certo Rwakadigi, sa molto bene che i rappre
sentanti della corte non erano mai riusciti a stabilire unam
ministrazione che, come al Centro, fosse a vantaggio dei pa
stori; egli giocher cos il tutto per tutto: nella sua qualit di
inviato della corte, si fa passare accortamente per protetto
dei Padri e dei tedeschi, profittandone per saccheggiare. Ri
marr, dunque, fra alti e bassi, obbligando, con lausilio di
qualche intrigo, gli europei a calmare il furore dei bagoy.
Trionfer, infine, in balia delle altalenanti sorti della prima
guerra mondiale, giocando un ruolo intermedio tra i Padri
- francesi - i tedeschi e i belgi.
Tra il 1917 e il 19.18 i bagy sono vittime di una grande
carestia e abbassano conseguentemente la guardia. Improv
visamente, gli allevatori di antico insediamento, da qualche
tempo trattati brutalmente, si vendicano, bruciando capan
ne e raccolti, ma anche uccidendo. Consultato dal coman
do belga, nel febbraio del 1918 il superiore di Nyundo di
fende appassionatamente lautonomia del Nord:
mi sforzo di dimostrare che, riguardo alla volont di applica
re in questa zona il sistema degli nduga [il Centro], se i mututsi
di qui fossero i padroni assoluti di tutta la regione e di tutte le
vacche il paese sparirebbe. NellNduga, regione di formazio
ne mututsi, questo pu andare, qui invece ci sono le famiglie
e i clan che hanno le loro propriet. Se i mututsi avessero la pos
sibilit di sottrarle loro come vorrebbero, questo significhe
rebbe spossessare tutti i proprietari, negare l storia del Ruan
da (ir) (Diario di Nyundo, 1918).
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Etnodicea
A ben leggere i lavori degli etnologi, ci si convince che na
scevano tutti da una stessa matrice logica: la relazione
ubuhake. Ovvero un tutsi concedeva a un hutu un capo di be
stiame di cui egli stesso conservava la propriet; in cambio,
il donatario coltivava per il suo benefattore sperando anche
nella sua protezione. Peraltro, Vubuhake si sarebbe pratica
to a tutti i livelli della gerarchia dal momento che legava il re
ai pi grandi, i grandi ai tutsi ordinari e i tutsi agli hutu - so
lo in questultimo caso era prevista lestorsione del lavoro. In
fondo, queste linee di subordinazione spiegheranno allo stu
dioso solo la servit hutu e i privilegi tutsi.
Ne ero anchio persuasa quando inziai la ricerca sul ter
reno. Persuasa al punto tale che ci vollero alcuni mesi per ac
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H separatismo katanghese1
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IL SEPARATISMO KATANGHESE"
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L "SEPARATISMO KATANGHESE
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IL SEPARATISMO KATANGHESE
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L SEPARATISMO KATANGHESE
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ELIKIA MBOKOLO
limpero - in quanto distinto dal suo nucleo - e i soggetti in quanto distinti dallaristocrazia che controllava lo Stato
- (Vellut 1972; Bustin 1975, v i i i -x i e 1-19). Il Katanga fu
dunque essenziale allimpero per ben due ragioni: intanto
ne proteggeva il centro; ma soprattutto forniva direttamente e indirettamente ricchezze decisamente apprezzabi
li, come conchiglie delloceano Indiano, braccialetti e cro
ci di rame, sale dal Tanganyika.
Limpero riusc pertanto a estendersi in questa direzione
controllando il Sud della provincia coloniale del Katanga e
una parte dello Zambia. Questa parte orientale, di acquisi
zione piuttosto recente, fu dichiarata provincia autonoma,
sottomessa allobbligo del tributo e piazzata sotto lautorit
di un Mwata Kazembe, venendo cos a intaccare il Sud del
limpero luba. Allinizio del XIX secolo si verific dunque un
antagonismo crescente tra lo Stato luba, allora in difficolt,
e lo Stato lunda, la cui provincia di Kazembe conobbe la sua
pi grande prosperit tra il 1760 e il 1850. Il ricordo di que
sti conflitti, abilmente conservato, al momento della decolo
nizzazione sarebbe divenuto una delle componenti del pro
blema katanghese.
Gli tshokwe e gli yeke non sono entrati nel gioco e nel
lo spazio katanghese che tardivamente, ovvero nella se
conda met del xix secolo. sintomatico il fatto che le
tradizioni storiche raccolte attualmente tendano a ma
scherare il carattere tardivo di questo intervento: a Bunkeya,
capitale degli yeke, si sente infatti raccontare che questi sa
rebbero arrivati nel Katanga alla fine del XVHI secolo5. Co
loro i quali sono stati classificati come tshokwe si distin
guevano per il loro numero relativamente limitato, senza pa
ragone rispetto al ruolo politico: nel 1951, McCulloch sti
mava linsieme della popolazione tshokwe in 600.000 indi
vidui di cui 330.000 vivevano in Angola, 35.000 in Rhodesia (Zambia) e 170.000 in Congo Belga, tra i quali 50.000
in Katanga (Boone 1961, p. 240). Il rapporto tra il numero
e il peso politico era ancora pi drammatico nel caso degli
yeke: verso il 1950, il loro numero, secondo gli autori, va
riava da qualche unit a circa cinquecento. Tshokwe o yeke,
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Totale
1919
1926
1929
1931
1935
1941
1944
1946
1947
1950
1951
1953
1957
1959
3.000 1.800
7.200 4.900
10.500 6.500
8.500
5.840
10.150
12.200 7.860
11.350 7.600
14.000 10.000
18.350 13.800
21.400
27.500
34.000
31.000
3.340
1.220
1.670
1.740
2.043
Foriti: Cornei (1950) per il 1919; Franck 1928 per il 1926-29; deliberazioni del
consiglio di Provincia per gli anni ulteriori; Gerard-Libois (1964) per il 1959.
Totale
Extra-consuetudinari
Numeri
1940
1941
1942
1943
1944
1945
1946
1947
1948
1949
1950
1951
1952
1953
1954
1955
1956
1957
1.048.584
1.078506
1108.975
1,117.178
1.121.141
1.142.019
1.166.678
1.200.280
1.242.234
1.280.779
1.296.000
1*326.000
1.374.000
1.424.000
1.456.300
1.496.728
1.561.344
1.609.635
149.635
169.956
208.012
223.661
239.535
242.537
245.218
274.394
325.546
351.932
368.500
390.000
441.229
480.082
509.327
536.336
569.312
589.722
Tasso
di crescita
Proporzione
della popolazione
+13,58
+ 22,39
+ 7,52
+ 7,10
+ 1,25
+ 1,11
+ 11,90
+ 18,64
+ 8,11
+ 4,71
+ 5,83
+ 13,14
+ 8,81
+ 6,09
+ 5,30
+ 6,15
+ 3,59
14,27
15,76
18,76
20,02
21,37
21,24
21,02
22,86
26,21
27,48
28,43
29,41
32,11
33,71
34,97
35,83
36,46
36,64
Consuetudinari
Numeri
898.949
908.550
900.963
893.517
881.606
899.482
921.460
925.886
916.688
928.847
927.500
936.000
932.456
943.953
947.056
960.392
992.032
1.019.913
Tasso
di crescita
Proporzione
della popolazione
+ 1,07
- 0,84
-0,83
-U 5
+ 2,03
+ 2,45
+ 0,48
-1,00
+ 1,33
- 0,15
+ 0,92
-0,38
+ 1,23
+ 0,33
+ 1,41
+ 3,29
+ 2,81
85,73
84,26
81,24
79,48
78,63
78,76
78,98
77,14
73,79
72,52
71,57
70,59
67,89
66,29
65,03
64,17
63,54
63,36
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146
140
139
139
138
139
136
135
127
127
127
116
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Congo Belga
Settori
Chefferies
Settori
1
2
4
5
13
14
15
16
17
17
17
17
18
18
21
21
21
23
27
35
2.546
2.542
2.496
2.067
1.629
1.212
1.070
678
629
594
559
552
506
490
476
467
460
445
440
433
414
402
343
57
142
253
340
383
496
495
498
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Dilolo
Conakat
Cartello Balubakat + Conakat
Balubakat + cartelli
M.N.C. - Lumbasa
Conakat + singoli
M.N.C. - Kalondji
m Confne della provincia del Nord Katanga (Legge delTll luglio 1962).
Fonte: C.R.LS.P.
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IL "SEPARATISMO KATANGHESE
pi importante ebbe luogo nel febbraio 1944 a Elisabethville, Jadotville e Kamina (Elisabethville, Conseil de pro
vince, 1944, pp. 71-88). Sebbene questi incidenti si fossero
verificati nello stesso momento dellammutinamento della
guarnigione di Luluabourg, non certo che le due ribellioni
avessero dei rapporti diretti. A Elisabethville, fulcro dei
sommovimenti del Katanga, i disordini furono provocati da
gli impiegati, avvelenati dalla lettura di certa stampa loca
le ed eccitati dallesempio dei Bianchi, e dai sergenti del
la forza pubblica: prestando credito alla polizia coloniale,
il movimento era diretto contro gli europei (...), i sergen
ti si vantavano di possedere delle armi (...), i graduati in
digeni avevano fissato un giorno per abbattere gli ufficia
li. Lamministrazione prese delle misure per neutralizzare
i capi: requis le armi e le consegn agli europei, al punto
che il Mwaant Yaav radun i suoi guerrieri per sbarrare la
strada agli ammutinati di Luluabourg in fuga verso il Ka
tanga. Fu solo in seguito a questa grande paura che lam
ministrazione coloniale riprese la strategia adottata dallUMHL dal 1931: manipolare gli africani (occorre autoriz
zare la formazione di alcune associazioni laddove esse sia
no richieste, ma alla condizione esplicita che siano dirette
da noi e strettamente sorvegliate) e dividerli o in base ai
mestieri o, preferibilmente, sulla base razziale {sic), formula
che ha avuto da poco successo.
Il fattore etnico e regionalista, assente dalla scena politi
ca durante questa prima fase, arriv a dominare la congiun
tura dal 1956 al 1963. Questa seconda fase, analizzata spes
so in termini di crisi (Ilunga 1965), corrisponde anche al
lentrata in scena della piccola borghesia congolese e in par
ticolare di quella del Katanga, in quanto forza sociale che
aspirava allegemonia politica. Tra le circostanze che hanno
favorito queste due novit - il fattore etnico e la piccola bor
ghesia - tre furono particolarmente importanti: la crisi eco
nomica che colp duramente tutto il Congo a partire dal
1957, le riforme politiche imposte dal colonialismo e la pre
sa di distanza politica (decalage) tra la capitale del Congo e
il Katanga.
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1Lo Stato zairese (oggi Repubblica Democratica del Congo) ha imposto nel
1973 il cambiamento generalizzato dei nomi. Per evitare confusione e anacro
nismo, si preferito lasciare agli individui, ai luoghi e alle cose i nomi dellepoca.
2 Queste notazioni riguardano solo VIntroduzione e non lautore, il cui
punto di vista non cambiato sulla questione. In un testo pi recente, Van
sina scrive a giusto titolo: molte delle trib non esistevano prima della do
minazione coloniale che le ha create, in particolare fornendo loro unetichetta.
Prima di questepoca la maggior parte dei concetti etnici era piuttosto flui
da, a meno di corrispondere a comunit politiche o commerciali ben defini
te, cosa che costituiva senza dubbio pi leccezione che la regola. Il fatto che
lo storico non pu fare affidamento sulla trib implica un anacronismo di una
certa rilevanza. Di contro, esistono ben pochi storici di terreno (Vansina
1982, p. 6). Ma le analisi dellIntroduzione conducono al non meno classico
Kingdoms oftbe Savana (1966b, pp. 20, 70-97,155-179,227-235), che di
venuto il riferimento obbligato di tutta una parte dell'intellighenzia zairese
e continua daltronde a ispirare ricerche.
yJason Sendwe, assassinato nel 1964, scrisse sulla storia dei luba; Godefroid
Munongo, ancora in attivit, raccoglie e pubblica le tradizioni e i racconti sto
rici yeke (su queste personalit cfr infra). Sulla sponda belga, la Revue congolaise illustre, organo violentemente colonialista, pubblica dal 1959 al 1960 nu
merosi testi di volgarizzazione storica, firmati da eminenti rappresentanti del
l'etnografa coloniale e provando a sfruttare politicamente le differenze etniche.
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Bibliografa
Nel testo, Tanno che accompagna i rinvi bibliografici secondo il sistema autore-data sem
pre quello dell'edizione in lingua originale, mentre i rimandi ai numeri di pagina si riferi
scono sempre alla traduzione italiana, qualora negli estremi bibliografici qui sotto riporta
ti vi si faccia esplicito riferimento.
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