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MONETE ITALIANE MEDIOEVALI E MODERNE

SENATUS POPULUSQUE ROMANUS: UN MESSAGGIO IDEALE TRAMITE LA PRATICA


MONETARIA.

LA ZECCA SENATORIALE DI ROMA


E IL GROSSO DARGENTO
UN BREVE EXCURSUS

escrivere in estrema sintesi un tema complesso come la produzione della


moneta grossa a Roma durante il periodo senatoriale compito diicile.
Il rischio che si corre quello di deludere: gli esperti della materia potrebbero reputare banali le cose afermate e i lettori meno esperti potrebbero non
accettare laver dato per scontate cose che in realt non lo sono. Il proposito
dellarticolo di tracciare un percorso divulgativo attraverso unesposizione
generale dellargomento, utilizzando i principali studi pubblicati a stampa e
rivolgendo particolare interesse ad alcune questioni poco chiare che a nostro
avviso sono tuttora in corso di studio.
La tematica relativa alle monete coniate dal Senato Romano stata afrontata anche in passato e nellinsieme si sempre rivelata insidiosa, generando
vivaci dibattiti tra gli studiosi (Vettori 1738, Fioravanti 1738, Argelati 1750,
Carli Rubbi 1751, Garampi 1776, Zanetti 1779, Vitale 1791, Cimagli
1846, Poey dAvant 1860). Un contributo di grande interesse riguardo la
monetazione grossa senatoriale fu elaborato da Capobianchi (1895-1896) e,
in seguito, Seraini (1910-1928) cur un importante catalogo concernente
le monete senatoriali collocate nel Medagliere Vaticano.
Largomento rimase a lungo in silenzio nella letteratura numismatica, a
parte un compendio degli studi noti allepoca pubblicato da Martinori (1930);
il Corpus Nummorum Italicorum (1934) raggrupp in ordine catalogico le
varie tipologie conosciute. Nel 1956 Grierson realizz un saggio speciico,
sostanzialmente incentrato sul periodo di emissione tra il 1253 e il 1282,
che rappresent una pietra miliare negli studi del genere. Successivamente,
Muntoni (1972-1974) compil un catalogo sulla monetazione pontiicia,
incluso il periodo senatoriale. Di notevole importanza lo studio di Stahl
(2008), che si occupato soprattutto delle seriazioni del XIV secolo, e quello
di Carocci (2008), dedicato fondamentalmente al ruolo svolto da Papato e
Comune nellattivit di zecca e allinterpretazione della presenza degli stemmi
familiari. Travaini (2011) ha compendiato il tema nella scheda intitolata al
Senato Romano allinterno di Le Zecche Italiane (2011) e il gruppo delle monete senatoriali angioine stato brillantemente trattato da Chimienti (2011);
ultimamente il tema numismatica-araldica inerente i grossi senatoriali stato
argomentato in maniera eicace da Bultrini (2013).

di Adolfo Sissia
adolfosissia@yahoo.it

Fig. 1. Arnaldo da Brescia, fondatore della


Repubblica Romana (da Wikipedia).

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Fig. 2. Sepolcro medievale. Il leone e il


simbolo del popolo romano.

Fig. 3. Papa Gregorio IX, particolare dellaffresco di Raffaello, Gregorio IX riceve


le Decretali, Roma, Musei Vaticani, Stanza della Segnatura (da Wikimedia Com-

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La moneta grossa fu introdotta in Italia centrale in fasi


diverse durante la prima met del XIII secolo, aiancando i
denari minuti nel sistema monetario dellepoca in termini di
valore teorico nelle molteplici lire correnti e proponendosi
come base di una riforma monetaria che per molti aspetti si
rivel rivoluzionaria. Il grosso costituiva un multiplo del denaro
e fu realizzato sostanzialmente per agevolare gli scambi; per la
bont dellargento e per lalto potere liberatorio si aferm in
breve tempo, divenendo un apprezzato lasciapassare nei circuiti
commerciali internazionali. Parallelamente il denaro continuava a svolgere un
ruolo primario prevalentemente nelle transazioni medio-piccole, dando origine,
insieme al grosso, a un doppio sistema monetario utilizzato in conformit a
esigenze di scambi diversi. Tuttavia, come si evince dai dati dei ritrovamenti e da
alcuni documenti (cfr. Baldassarri 2010, pp. 445-448), gi dalla met del XIII
secolo il grosso era utilizzato anche e soprattutto per i pagamenti interni.
La contemporanea presenza della Chiesa romana, del potere imperiale, dellemergente aristocrazia laica e della rinascita del mito trascorso nelle coscienze
dei cittadini capitolini, produsse un quadro politico e socio-economico estremamente articolato, che condizion largamente i processi storici di Roma generando
signiicativi elementi di peculiarit nel panorama medievale italiano.
Il rigoroso programma pontiicio di afermazione della propria supremazia
politica nei confronti dei regimi signorili e popolari romani, orientati allopposto verso la pi totale autonomia (pruritum dominandi) che non si discostava
di molto dalla plenitudo potestatis di Innocenzo III (1198-1216) rappresent
per la storia medievale di Roma un sostanziale ostacolo che condizion la vita
sociale ed economica della citt.
Siamo a conoscenza che, dalla met del XII secolo e ino al 1230 circa, Roma
si rivel citt a fortissima vocazione commerciale-mercantile, paragonabile ai
principali centri dellEuropa mediterranea. Il relativo ritardo da parte di Roma
nella produzione di moneta grossa nei confronti delle altre zecche coeve fu signiicativo e si potrebbe ipotizzare che tale contingenza fosse da attribuire, oltre
alla continuit dellutilizzo di oro coniato da zecche arabe e bizantine, anche al
lusso di metallo pregiato in marche derivato in modo particolare da crediti e
canoni presso i vescovati subalpini; vi era, inoltre, una grande massa di monete
straniere e nazionali proveniente dallincessante movimento di pellegrini che
giungevano a Roma.
I diversi numerari, sommati in moneta di conto, erano presumibilmente
riutilizzati per pagamenti efettivi in prezzi misti oppure erano fusi e trasformati
in lingotti dargento funzionali al commercio (argento romanesco). Il mancato
adeguamento al nuovo alto standard di riferimento monetario da parte di Roma
non rappresent inizialmente un impedimento al buon esito delle transazioni
commerciali transregionali e internazionali. Tuttavia, con la morte di Gregorio
IX (1227-41), il papa che ofr maggiore protezione ai mercanti-banchieri
romani in cambio dingenti prestiti di denaro, a causa di una rinnovata e condizionante politica da parte dei papi eletti successivamente, venne meno quella
iducia che aveva favorito ino allora i mercatores romani, specialmente nei loro
traici creditizi nellambiente della Curia pontiicia; di conseguenza anche le
attivit mercantili subirono un deciso ridimensionamento.
Oltre a ci, il ricambio sociale avvenuto con lascesa istituzionale dei barones Urbis, che penalizz pesantemente le dinamiche economiche dellUrbe

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(Regimen monstruosum), e linserimento nel circuito romano delle inanze di


banchieri senesi prima e iorentini dopo, indusse Roma, pressata da necessit
di ordine economico-strutturale, ad attuare una vigorosa manovra di politica
monetaria attraverso lemissione di moneta grossa.
A Roma le nuove emissioni, menzionate come romaninis grossis, romaninus vetus,
romaninus rinforzatus o romanini de peso e romaninus parvus nella documentazione
dellepoca, iniziarono nel 1253, nei valori di grosso e mezzo grosso, regnante
Brancaleone degli Andal (1252-55, 1257-58). Lelezione del senatore ghibellino di
origine bolognese, instauratore di un regime popolare e rigidissimus executor iustitiae,
fu fermamente reclamata dai cittadini romani che tentarono cos di porre rimedio
ai frequenti tumulti che turbavano lUrbe in quel periodo e, allo stesso tempo, di
riacquisire un ordine socio-economico tale da far ritrovare prestigio e credibilit
nei rapporti inanziari con le altre piazze commerciali. Concretamente la nuova
politica monetaria da parte di Brancaleone si rivel una strategia indovinata oltre
che necessaria, venendo cos a creare nel circuito degli scambi uno strumento pi
adeguato alle esigenze economiche del periodo.
Ladozione del tipo iconico per ambedue le
facce della moneta, leone passante e Roma seduta
in trono con globo e palma, comportava da parte
della zecca capitolina una scelta ben precisa, orientata a difondere, tramite la moneta, un vigoroso
messaggio politico agli occhi dei contemporanei.
Il leone era espressione simbolica del popolo libero
di Roma, la igura femminile era la personiicazione reale della citt e le impronte epigraiche
S.P.Q.R. / ROMA CAPVT MVNDI esprimevano
una collaudata formula con speciiche tradizioni
storiche; quindi, in termini di auto rappresentazione, un lessico numismatico di grande forza
simbolica, corredato da segni esteriori manifestanti una forte concezione di potere istituzionale
appartenente a unautorit laica. Appare chiaro,
nello stile della igura assisa in trono, un richiamo
Fig. 5. Roma in trono, dal codice
alla monetazione bizantina, come sono altres
Liber Ystoriarum Romanorum.
palesi segni di origine imperiale.
Generalmente, in numismatica, la parte in cui evidenziata lautorit emittente
considerata come il dritto della moneta e in tale modo valutata la faccia del
grosso romano con la raigurazione del leone e limpronta epigraica SENATVS nei
principali cataloghi di riferimento. Tuttavia, se intraprendiamo unanalisi in parallelo tra sigilli comunali (cfr. Regesto Margarita Cornetana) e moneta, si evince che
limmagine improntata nei primi coincide con la igura femminile seduta in trono
presente nei grossi, sottolineandone la rilevanza iconograica. lecito chiedersi se
la circostanza possa rappresentare spunto di rilessione per uneventuale riesame
delle distinzioni presenti nelle catalogazioni (si veda Travaini 2007b, p. 298). La
diferenziazione dritto e rovescio di una moneta una convenzione attuale e i
documenti depoca pronunciano sempre da una parte e dallaltra parte (GiulianiFabrizi 2014, p. 229).
Il primo grosso coniato dalla zecca di Roma ebbe un peso di 3,45 g circa con
un titolo di 938 millesimi, ossia once undici e denari sei per libbra, per un totale
di 3,24 g di ino al pezzo (Stahl 2008, p. 160); il suo valore teorico iniziale, in
linea con i tipi di pi ampio corso coevi, fu di dodici denari che costituivano un

Fig. 4. Grosso di Brancaleone


(da mcsearch.info).

Fig. 6. SENATVS POPVLVSQVE ROMANVS


(da Wikipedia Commons).

Lupa capitolina, bronzo, XIII secolo,


Roma, Musei Capitolini (da Wikipedia).

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Fig. 7. Grosso anonimo,


da mcsearch.info.

Fig. 8. Grosso rinforzato,


da mcsearch.info.

Fig. 9. Mezzo grosso anonimo,


da mcsearch.info.

Fig. 10. Samperino,


da mcsearch.info.

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soldo nellunit di conto locale (a Roma, lira di provisini). A causa dello svilimento
del denaro provisino, probabilmente determinato anche dal rincaro dellargento,
documentato agli inizi della seconda met del XIII secolo, il valore del grosso fu
presto sganciato dalla tarifa del soldo, passando quindi da dodici a sedici provisini
e aument rapidamente in successione ino a raggiungere quello di quarantotto
denari fra il 1342-59.
Le caratteristiche generiche valide per distinguere i diversi valori dei tipi sono rese
evidenti dalle diferenti raigurazioni del leone nel dritto delle monete: passante a
sinistra con testa di proilo nei grossi normali, passante a sinistra con testa di prospetto
nei grossi rinforzati e passante a destra con testa di proilo nei mezzi grossi (in alcuni
casi particolari nei tipi anonimi a sinistra: CNI, vol. XV, p. 104, nn. 36-39).
Alcuni elementi epigraici-iconograici nelle impronte delle monete possono
facilitare, anche se in linea di massima, lindividuazione di una determinata sequenza
cronologica. La igura di Roma seduta in trono incisa in stili diversi: nel periodo
pi antico (1253-1282 circa) regge il globo con la mano destra e la palma con la
sinistra e il trono a colonnine mentre nel secondo periodo (circa 1282-1363) avviene il contrario e il trono concepito da due leoni. Il quadro dinsieme delle lettere
epigraiche nel secondo periodo ha un carattere misto in stile onciale e semigotico e
lutilizzo di lettere capitali, speciico delle precedenti emissioni, si riduce. Nel primo
periodo laccuratezza del disegno, nel complesso della moneta, determina uno stile
meticoloso nei particolari, mentre durante il secondo, la trascuratezza dellincisione
manifesta una sempliicazione stilistica che si accentua sempre pi con il passare del
tempo. In questa ultima fase fa eccezione il grosso coniato da Guelfo de Pugliesi
nel 1363, che ofre una pi accurata fattura nellimpronta della moneta che probabilmente testimonia, insieme a nuovi e rigorosi parametri politici di recupero,
un tentativo di ridare impulso a unautorit senatoriale oramai siancata.
Nellinsieme i grossi senatoriali possono essere raggruppati in tre categorie
principali, a loro volta distribuite in numerosi gruppi (cfr. Grierson 1956): la
prima annovera le emissioni anonime (CNI, vol. XV, pp. 103-104, nn. 25-39, pp.
107-109, nn. 56-74), ovvero grossi e mezzi grossi che non recano n il nome, n lo
stemma di un senatore; la seconda comprende le emissioni di grossi e mezzi grossi
a titolatura di Brancaleone degli Andal (CNI, vol. XV, pp. 105-106, nn. 40-55)
e di Carlo I dAngi (CNI, vol. XV, pp. 109-114, nn. 75-121); la terza riunisce le
produzioni con impronta in esergo dei segni araldici (CNI, vol. XV, pp. 119-133,
nn. 156-262) riguardanti alcune famiglie baronali.
La serie dei grossi senatoriali sarebbe stata interrotta per un periodo di breve
durata con la produzione dei grossi cosiddetti samperini (CNI, vol. XV, pp.
115-118, nn. 128-155), monete anonime semi-papali, che ostentavano un primo
tentativo di cambiamento politico da parte della Chiesa romana. Se questi sono
genericamente datati tra il 1265 e il 1303, in realt sembra attendibile che lemissione
sia avvenuta durante il pontiicato di Bonifacio VIII (1294-1303), probabilmente
progettata ed emessa per il Giubileo del 1300 (Travaini 2000, p. 122).
Per completezza dinformazione, riguardo a questo periodo vale la pena ricordare anche una particolare produzione di moneta grossa con testa barbuta di San
Pietro al dritto e chiavi in palo al rovescio. In letteratura non vi accordo preciso
nellassegnazione della zecca di provenienza: in particolare la moneta fu attribuita
da Grierson (1956, nuovo tipo di denaro) alloicina romana durante il pontiicato
di Nicol III (1277-1280), in base ad analisi stilistica e storica, con accostamento
ai provisini di santo annotati nella lista di mercatura di Pegolotti (circa 1290). In
realt di santo potrebbe essere comparato a di senato (Travaini 2003, p. 119), per
cui il riferimento al classico denaro provisino rimane a nostro avviso il ragguaglio

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pi appropriato e lattribuzione del grosso con chiavi a Viterbo, come suggerisce


il CNI (vol. XIV, p. 271, nn. 1-5), ragionevolmente attendibile. In ogni modo la
questione resta aperta e da approfondire.
Oltre gli aspetti ponderali, maggiori rispetto ai nominali coevi delle altre zecche
italiane ed europee, particolarmente interessante notare la concomitante produzione di un divisionale del grosso nel sistema monetario senatoriale; probabilmente
ci era dovuto allelevato valore che aveva il provisino, nonostante alcune lessioni
dintrinseco e peso avvenute in precedenza, durante il 1253, calcolabile in millesimi
307,2 (Finetti, Denari, p. 25), ossia once 3 e denari sedici e mezzo per libbra. In
teoria, inizialmente il mezzo grosso avrebbe potuto agevolare le transazioni medie
con un nominale dal valore meno elevato del grosso. Tuttavia singolare che in
alcuni casi (CNI, vol. XV, p. 119 nn.156-174, p. 121, nn. 175-183, p. 123, nn.
190-194) la produzione monetaria riguardasse esclusivamente la coniazione del
mezzo grosso; utile sottolineare che in questi esemplari il leone procede a sinistra
come nella canonica iconograia riferita al grosso. Diicile, a nostro avviso, che
nessun esemplare di multiplo della stessa tipologia non sia giunto ino a noi, mentre
appare ragionevole ipotizzare che tale circostanza sia da imputare al valore teorico
di ventiquattro/ventisei provisini che aveva raggiunto il romanino parvo agli inizi
del XIV secolo; il mezzo grosso diveniva cos il soldo con il quale si conteggiava
rendendo probabilmente superluo il conio del multiplo. Altres, la grave crisi
dellargento avvenuta alla ine del XIII secolo (Finetti 1999, p. 74) potrebbe aver
comportato una modiicazione del tipo della moneta grossa con relativa riduzione
del valore.
Oltre alla dibattuta questione moneta pontiicia o comunale, che potrebbe
essere risolta con un equo e mutevole divario che aumentava o diminuiva periodicamente fra le due entit (cfr. Carocci 2008), specialmente durante il periodo
della cattivit avignonese, persiste come oggetto di discussione quale sia la inalit
dei segni araldici improntati nei grossi. Grierson (1956) proponeva di attribuire
le insegne a funzionari governativi preposti alla zecca e appartenenti alle grandi
famiglie di Roma da cui provenivano i senatori, mentre Carocci (2008) suggerisce
di riconoscervi essenzialmente le armi araldiche riferite ai senatori in carica. Senza
entrare in questa sede in unanalisi dei dettagli, a nostro avviso, le teorie sono diversamente valide e sar competenza degli appassionati, dopo avere letto le posizioni
dei sopraccitati autori, quale indirizzo concettuale accogliere. Indiscutibilmente,
la presenza di stemmi familiari nelle monete romane rappresent una peculiarit
del tutto eccezionale in un periodo in cui tale prerogativa era generalmente assente
nelliconograia monetale tranne che in alcune emissioni di sovrani meridionali
(Carocci 2008, p. 161).
Per quanto concerne il segno del giglio improntato nel tipo rinforzato di Carlo
(CNI, vol. XV, pp. 100-121) opportuno segnalare che in molti esemplari le
lettere nelle legende della moneta evidenziano caratteri epigraici manifestamente
estranei a quelli tradizionali precedenti (taglio pi ine, le C e le E chiuse, A e T
con trattini discendenti molto allungati, N sempre rette; Finetti 2000, p. 57). Le
ainit stilistiche con il gros tournois di San Luigi e con il carlino di Napoli sono
evidenti e ci suggerisce che il personale addetto alle coniazioni potesse essere di
origini francesi. Il giglio, emblema di Francia, potrebbe essere un riferimento diretto
a quelle maestranze oppure a funzionari regis; non da escludere un riferimento al
partito guelfo (cfr. Chimienti 2011, pp. 513, 520-521). Non si pu non sottolineare
che il nome di Carlo sempre presente nellepigraia delle monete.
Un altro tema degno di attenzione riguarda la creazione del grosso coniato da
Carlo, cosiddetto rinfortiatus, durante il secondo senatorato (1268-78). Queste

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Fig. 11. Napoli Gigliato di Roberto


dAngi, da mcserch.info.

Fig. 12. Gigliato Martino V,


da Asta NAC 57, lotto 955.

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monete hanno un diametro fra venticinque e ventisette millimetri, pesano 4 g


circa (peso teorico unitario di 4,15 g), un valore iniziale di ventuno-ventitr denari
provisini, variabile in relazione a speculazioni nelle diverse aree di circolazione, e un
contenuto argenteo di 944 millesimi. La presenza angioina per la storia di Roma
rappresent un carattere sostanzialmente di dominio soprattutto con Carlo I, il
quale, pur rispondendo a un ampio programma elaborato dalla Curia romana, in
concomitanza di una sede vacante di quasi tre anni dopo la morte di Clemente IV
nel 1268, abus del diritto di zecca per la realizzazione della sua monetazione
personale; il rinforzato potrebbe costituire un tentativo di allineamento monetario
sul piede dei grossi tornesi dal peso di 4,29 g circa e 958 millesimi di ino, valutati
dodici denari tornesi. La massiccia presenza di grossi tornesi utilizzata nei pagamenti
delle decime pontiicie, le liste di mercatura e la frequenza dei ritrovamenti testimoniano limportanza che queste monete acquisirono nel centro Italia, al punto che
deinirla moneta straniera potrebbe essere improprio. Tecnicamente il rinforzato
mut il tradizionale rapporto di cambio con la moneta piccola che aveva raggiunto
uno svilimento tale da rendere necessario incrementare peso e valore intrinseco del
grosso che veniva cos agganciato al iorino doro in un preciso rapporto di 10 a 1
(Capobianchi 1895-96, p. 90).
Un dato appariscente nel contesto determinato dalle ispirazioni che accomunavano la monetazione di Roma e del Regno di Napoli, dove con nuova zecca
durante il 1278 (Giuliani-Fabrizi 2014, p. 50) sinizi a coniare il carlino tipo saluto
(3,34 g) e nel 1303 il carlino tipo gigliato (4,01 g) conformi rispettivamente al
piede del romanino vetus da sedici denari e dei rinforzati da ventuno; circolarono
a lungo in area laziale, come testimoniano fonti scritte del XIV secolo, e nel dritto
del gigliato fu imitata la imago di Roma seduta anche se con contenuti ideali
riferiti al potere imperiale (ig. 11).
Non un caso, quindi, se gli Statuti della citt (1358-1367) menzionavano
il romanino con i nomi carlino e gigliato e se Martino V (1417-1431) coni un
tipo di moneta con identiche caratteristiche iconograiche (CNI, vol. XV, pp.
218-219, nn. 85-94), riconoscibile per la presenza di una frusta ad indicare lo
zecchiere Domenico Gherardini (ig. 12). Il presupposto rapporto monetario
descritto sopra, avvalorato da legami politici e vicendevoli scambi, non soltanto
commerciali ma anche culturali, potrebbe in via ipotetica dare spiegazione agli intervalli delle sequenze senatoriali che si riscontrano tra un conio e laltro dei grossi
romani con stemmi familiari: saltuariamente e in determinati periodi la moneta
grossa napoletana potrebbe avere colmato eventuali lacune nel circolante legale di
Roma e non possiamo escludere un diretto coinvolgimento della zecca capitolina
nella produzione di tali monete (Capobianchi 1895, p. 92). In un documento
dellArchivio di Stato di Napoli, datato 28 settembre 1344, si rileva che la Curia
pontiicia dette in appalto alla zecca napoletana la coniazione di 100.000 libbre di
carlini in argento (Giuliani-Fabrizi 2014, p. 124). Non sappiamo a quali mercati
fosse realmente destinato il numerario, ma nulla ci impedisce di credere che tale
somma fosse utilizzata almeno in parte anche nellUrbe. Medesima appassionante
situazione di trasmissione culturale attraverso la monetazione si venne a creare ad
esempio con Firenze e Venezia (cfr. Day 2011, pp. 237-261).
Altro argomento non ancora deinitivamente risolto riguarda le assegnazioni
di date precise (tab. 1) ai gruppi dei grossi araldici nei quali si possono individuare
con certezza otto famiglie baronali romane (cfr. Grierson 1956, p. 154); in realt complessivamente i segni araldici sono di poco aiuto per una crono-tipologia
dei grossi a priori. Grierson individu le successioni delle serie in base allanalisi
stilistica e tecnica delle monete mentre Stahl propone una cronologia in confor-

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mit a dati metrologici, liste di mercatura e confronti


con lo svilimento dei provisini in relazione al iorino
doro, che suggerirebbero in un quadro generale precisi
raggruppamenti. C da dire che molti tipi sono cos
ricchi di varianti nelle interpunzioni, generalmente
ritenute indicatrici di avvicendamento di zecchiere, da
far ipotizzare un considerevole periodo di coniazione e
ci contrasta con la durata di ogni senatorato che normalmente era di sei mesi, anche se spesso interrotto
da guerre civili. Uniche eccezioni sono ragionevolmente costituite dai grossi del
tribuno Cola di Rienzo (N di Nicola tra le armi Orsini-Annibaldi; CNI, vol. XV,
p. 131, nn. 147-256) coniati nel 1347, e del senatore forestiero Guelfo dei Pugliesi
(CNI, vol. XV, p. 133, nn. 260-262) nel 1363; alle altre monete per il momento
si pu assegnare solamente una datazione approssimativa.
Al proposito del fenomeno della tesaurizzazione, non siamo stati capaci di
trovare rinvenimenti registrati dalla bibliograia e la particolarit confermata
anche da Stahl (2008, p. 160) nel suo saggio. Se fosse comprovata la mancanza
di ritrovamenti, teoricamente, e con riferimento in particolare alle emissioni della
prima met del Trecento, le ragioni potrebbero essere individuate, oltre che in una
probabile sopravvalutazione delle monete che ne avrebbe reso pi conveniente un
veloce utilizzo come mezzo di scambio, anche nel tentativo da parte del pubblico di
un riallineamento dei vecchi pezzi in argento sul piede del bolognino (Finetti 1999,
p. 79). Infatti, vi unaltissima percentuale di esemplari che evidenziano abbondanti
tosature che testimoniano una riduzione di peso e valore; quindi, sarebbe stato pi
redditizio recuperare largento in eccedenza piuttosto che tesaurizzare il nominale.
Tuttavia, c da rilevare un consistente elenco di romanini nelle collezioni pubbliche
e private oppure in vendita nelle aste numismatiche che non sarebbe spiegato esclusivamente con la complicit di esemplari singoli provenienti da vecchie collezioni;
probabilmente ritrovamenti regolari non inventariati o smembrati in tempi passati
e il sospetto di recuperi clandestini incidono negativamente nel discorso.
Nonostante largomento principale dellarticolo sia prevalentemente indirizzato
verso la moneta grossa dargento, pertinente fare una rapida annotazione delle
emissioni in oro coniate a Roma durante il periodo in oggetto; il ritorno alloro
ha avuto un ruolo fondamentale nella storia economica medievale condizionando,
a causa della diicolt di mantenere in equilibrio il rapporto fra i nominali di oro
e argento (Travaini 2007a, p. 55), le emissioni argentee nei vari sistemi monetari.
I romanini doro duecenteschi (Travaini 2007b), la cui datazione ancora incerta
e dei quali nessun esemplare sopravvissuto, sono noti esclusivamente nelle fonti
scritte e furono coniati per brevissimo periodo; un altro tipo, conosciuto in pochi
esemplari e convenzionalmente datato al 1305, ricalcava il modello del iorino di
Firenze ma fu presto abbandonato a vantaggio di un regolare utilizzo della reale
moneta doro iorentina durante la prima met del XIV. La terza e pi importante
delle emissioni doro di Roma fu il ducato senatoriale, datato al 1350, che ricalcava
il modello del ducato doro di Venezia.
Dopo il grosso coniato da Guelfo de Pugliesi nel 1363 le emissioni di monete
argentee senatoriali con stemmi furono deinitivamente sospese e sostituite dal
bolognino (CNI, vol. XV, pp. 182-184, nn. 5-21), il grosso dal valore pi esiguo
allora corrente, coniato inizialmente tra il 1367 e il 1370 da Urbano V (13621370), rientrato a Roma da Avignone. Lo svilimento generale del picciolo negli
anni Sessanta/Settanta del Trecento spinse le zecche a un tentativo di riallineamento
della moneta grossa, seppure in valuta di bolognini, sul tradizionale valore di ventiquattro/trenta denari in nuova moneta piccola (Finetti 1999, p. 78).

Fig. 13. Romanino doro.

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Com noto, durante il pontiicato di Bonifacio IX (1389-1404) decadde


lautonomia del comune capitolino, ridotta nel 1398 a una funzione puramente
amministrativa e, in seguito, la riforma introdotta da Eugenio IV (1431-1447)
proib ogni allusione allistituzione del Senato e sanc deinitivamente la ine di
unera perdurata oltre due secoli.
Tab. 1. Proposte di datazione per i grossi senatoriali nella bibliograia

I serie
Monetazione anonima CNI XV: 1253 c. (I emissione), 1251-1265 c. e successivamente (II emissione). Grierson: 12551257 (1 gruppo, tipo con CAPVT e M particolare ), 1257-1270 (2 gruppo, tipo con CAP e M normale), post 1282
(solo con valore di mezzo grosso con peso pi leggero). Muntoni: secolo XIII. Stahl: 1250-1260. Seraini: 1253.
Samperino anonimo (emissione semi-papale) CNI XV: 1265-1303 c. Muntoni: secolo XIII. Seraini: 1265-1303.
Stahl: c. 1280-1300. CNI XV 1265-1303. Travaini: durante il 1294-1303 (pontiicato di Bonifacio VIII).
II serie
Brancaleone dAndal Senatore CNI XV: 1253-56. Grierson: 1253-55, 1257-58. Muntoni: 1252-55, 1257-58. Seraini:
1253-1256. Stahl: 1252-58.
Carlo dAngi Senatore Chimienti: 1265 oppure 1268 (tipo con legenda VICARIVS), 1268-1274 (tipo con scudo
angioino), 1274-1278 (grossi rinforzati); CNI XV: 1266-1270 (tipo con peso normale), 1270-1285 (grossi rinforzati). Grierson: 1270 - c. 1274 (1 gruppo, tipo con peso normale), 1274-1278 (2 gruppo, grossi rinforzati ), 1282 (3
gruppo, tipo con legenda VICARIVS ). Muntoni: 1263-1266 (tipo con peso normale e tipo con legenda VICARIVS),
1268-1278 e 1281-1284 (grossi rinforzati). Seraini: 1266 (tipo con legenda VICARIVS), 1266-1270 (tipo con scudo
angioino); 1270-1285 (grossi rinforzati). Stahl: 1263-1266 (1 gruppo, tipo con peso normale), 1268-1278 (2 gruppo,
grossi rinforzati), 1281-1284 (tipo con F).
III serie
con segni araldici

CNI XV: Caetani ?, Orsini-Colonna ine secolo XIII circa; Savelli, Savelli? senza data; Colonna-Orsini, Anibaldi-Savelliincerto, Savelli-Anibaldi, Anibaldi-Stefaneschi, Caetani, Anibaldi-incerto, Orsini-Stefaneschi-incerto prima met XIV
secolo; Orsini- N-Anibaldi 1345?; Anibaldi prima met XIV secolo; Guelfo dei Pugliesi dal 1363. Grierson: Caetani,
Orsini-Colonna ultimo quarto del 200; Savelli, Savelli-Conti, Orsini-Colonna, Anibaldi- Stefaneschi, Papareschi secondo quarto del 300; Cola di Rienzo 1347; Guelfo dei Pugliesi 1363. Muntoni: Caetani, Orsini-Colonna secolo XIII;
Anibaldi-Stefaneschi, Annibaldi-ignoto, Caetani, Colonna-Orsini, Orsini-Stefaneschi-ignoto, Savelli, Savelli-Anibaldi,
non identiicato secolo XIV; Guelfo dei Pugliesi 1363; Seraini: Savelli (non identiicato), Colonna-Orsini, AnibaldiSavelli-incerto a destra, Savelli-Anibaldi, Anibaldi-Stefaneschi, Caetani, Anibaldi-incerto, Savelli, Orsini-Stefaneschiincerto, Orsini-N-Anibaldi, Anibaldi? 1300-50; Guelfo dei Pugliesi 1363; Stahl: XIV secolo, Cola di Rienzo 1347;
Guelfo dei Pugliesi 1363.

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MONETE ITALIANE MEDIOEVALI E MODERNE

Concludendo, in sostanza emerge con chiarezza che nella situazione dinsieme della discussione permangono enigmi da risolvere e che largomento
numismatico richiede un rinnovato incremento di studio, che lasciamo di buon
grado agli specialisti del settore che hanno i mezzi necessari per condurlo.
Perfezionare gli elementi gi in nostro possesso e allargare i campi dindagine,
attualmente assai ristretti, non saranno compiti agevoli; ma con lintensiicarsi
delle ricerche archeologiche e di relativi rinvenimenti monetali, abbinati a
potenziali materiali di confronto e ad analisi archeometriche del metallo e
magari anche con un poco di fortuna, aggiungiamo noi auspichiamo che
questioni irrisolte e problemi cronologici della zecca senatoriale di Roma e dei
suoi grossi vengano presto pi chiaramente deiniti.
Ringraziamenti
Vorrei esprimere la mia riconoscenza a tutti coloro che mi hanno aiutato
e incoraggiato durante lo svolgimento di questo contributo, in particolare
Monica Baldassarri, Davide Fabrizi, Patrizia Di Monte e Bernardino Mirra.
Un ringraziamento per linesauribile pazienza e soprattutto per lamicizia che
mi dedicano. Aggiungo che non necessariamente le persone da me citate debbano essere daccordo con le considerazioni espresse in questarticolo, di cui
mi assumo piena responsabilit.

Raffaele Negrini
STUDIO NUMISMATICO
Via Privata Maria Teresa, n. 4
20123 Milano
Tel. 02/8054028 - Fax 02/8054034
www.numismaticanegrini.it
e-mail: stnegrini@tiscalinet.it
P.Iva 10926180158

Bibliografia
Baldassarri 2010 Monica Baldassarri, Zecca e monete del Comune di Pisa.
Perito Numismatico Collegio
Dalle origi alla seconda Repubblica, XII secolo-1406, Felici Editori, Ghezzano
Lombardo N. 4508
Stime
Perizie Consulenze
(PI) 2010.
Aste
Pubbliche
e per Corrispondenza
Bultrini 2013 Emiliano Bultrini, Monetazione ed araldica nellostentazione
dellaristocrazia romana medievale (secoli XIII-XIV), in Rivista Italiana di Numismatica e Scienze Aini, vol. CXIV, pp. 221-238.
Capobianchi 1895-96 Vincenzo Capobianchi, Appunti per servire allordinamento delle monete
del Senato Romano dal 1184 al 1439, e degli stemmi primitivi del Comune di Roma, in Archivio
della Societ Romana di Storia Patria, 18 (1895), 19 (1896), Roma 1895-1896.
Carocci 2008 Sandro Carocci, Pontiicia o comunale? Note sulla monetazione romana (ine
XII-met XIV sec.), in Scritti per Isa. Raccolta di studi oferti a Isa Lori Sanilippo, a cura di A.
Mazzon, Nuovi Studi Storici, 76, Roma 2008, pp. 155-172.
Carocci-Vendittelli 2010 Sandro Carocci, Marco Vendittelli, Roma medievale, a cura di
Andr Vauchez, Laterza, Bari 2010, pp. 71-116.
Chimienti 2011 Michele Chimienti, La monetazione angioina nellItalia centrosettentrionale,
in Atti del 3 Congresso nazionale di Numismatica (Bari, 12-13 novembre 2010), Bari 2011,
pp. 499-531.
CNI XV Corpus Nummorum Italicorum, vol. XV, Roma, parte I, Roma 1934.
Day 2011 William R. Day, Antiquity, Rome and Florence: coinage and transmissions across time
and space, in Rome across Time and Space. Cultural Transmission and the Exchange of the Ideas,
c. 500-1400, a cura di Claudia Bolgia, Rosamond McKitterick, John Osborne, Cambridge
2011, pp. 237-262.
Finetti 1999 Angelo Finetti, Boni e mali piczoli: moneta piccola locale e forestiera in Italia
centrale (XIII-XV secolo), in Moneta locale, moneta straniera: Italia ed Europa XI-XV secolo.
Local coins, foreign coins: Italy and Europe 11th-15th centuries, a cura di Lucia Travaini, he
Second Cambridge Numismatic Symposium, Societ Numismatica Italiana, Collana di
Numismatica e Scienze Aini, 2, Milano 1999, pp. 67-86.

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MONETE ITALIANE MEDIOEVALI E MODERNE

Finetti, Denari Angelo Finetti, I denari provisini del Senato Romano. Dalle origini a Carlo dAngi, inedito.
Giuliani-Fabrizi 2014 Achille Giuliani, Davide Fabrizi, Le monete degli Angioini in Italia Meridionale. Indagine archivistica
sulla politica monetaria e analisi critica dei materiali, Edizioni DAndrea, Ariccia 2014.
Grierson 1956 Philip Grierson, I grossi senatoriali di Roma (1253-1361), in Rivista Italiana di Numismatica, 58, pp.
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Martinori 1930 Edoardo Martinori, Annali della zecca di Roma-Serie del Senato Romano, Istituto Italiano di Numismatica,
estratto dal vol. VI degli Atti e Memorie, Roma 1930.
Mirra 2009 Bernardino Mirra, Bibliograia Numismatica Italiana, Pavia 2009.
Muntoni 1972-74 Francesco Muntoni, Le monete dei Papi e degli Stati Pontiici, Roma 1972-1974.
Saccocci 1994 Andrea Saccocci, Tra Bisanzio, Venezia e Friesach: alcune ipotesi sullorigine della moneta grossa in Italia, in
Quaderni Ticinesi di Numismatica e Antichit Classiche, XXIII (1994), Lugano 1994, pp. 313-341.
Stahl 2008 Alan M. Stahl, Rome during Avignon. he silver coinage of Rome in the fourteenth century, in I Ritrovamenti
Monetali e i Processi Inlativi nel Mondo Antico e Medievale, a cura di Michele Asolati, Giovanni Gorini, Atti del IV Congresso Internazionale di Numismatica e di Storia Monetaria (Padova, 12-13 ottobre 2007), Padova 2008, pp. 151-169.
Travaini 2000 Lucia Travaini, Le monete del primo giubileo, in Anno 1300, il primo Giubileo. Bonifacio VIII e il suo tempo,
a cura di Marina Righetti Tosti-Croce, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia, marzo-luglio 2000), Milano 2000,
pp. 121-132.
Travaini 2003 Lucia Travaini, Monete Mercanti e Matematica, Roma 2003.
Travaini 2007a Lucia Travaini, Monete e storia nellItalia medievale, Roma 2007.
Travaini 2007b Lucia Travaini, Per Philip Grierson. I romanini doro nella seconda met del Duecento, in Rivista Italiana
di Numismatica, 108, Milano 2007, pp. 295-304.
Travaini 2011 Le zecche italiane ino allUnit, a cura di Lucia Travaini, Roma 2011.

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