CHARALAMBOS GASPARIS
IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA
(1389-1390)
UNA CONSEGUENZA DELLE INCURSIONI ALBANESI?
Morto il fondatore del ducato dei Tocco Leonardo I fra il 1375 e il 1376,
il suo figlio minorenne Carlo lo succedé, tutelato dalla madre, Maddalena,
finché diventasse maggiorenne nel 1390. Subito dopo-la morte di Leonardo
Te con lo sforzo della vedova Maddalena il ducato dei Tocco, nel quale ap-
partenevano le isole Ionie di Leucade, Cefalonia, Zante e Itaca, cosi come la
citta di Vonitsa nella costa continentale, viene riconosciuto dalla regina
Giovanna I di Napoli}.
Tre anni dopo la morte di Leonardo e per un periodo di sette anni, fino
al 1385, gli Albanesi dimostrarono un’attivita particolare per il controllo di
una vasta area nel sud del loro territorio. Leucade subi la loro furia pit di
tutte le altre isole Ionie. Gli invasori devastarono l’isola, uccidendo uomini,
distruggendo case ed edifici e bruciando la campagna. Nel 1386 Venezia
ottene Corfu, una colonia chiave per il controllo dell’Adriatico, del mar
Tonio e della Grecia occidentale.
1. Per it Ducato dei Totco e specialmente sui avvenimenti fino alla morte det Carlo f, v.
Cronaca dei Tocco di Cefalonia di Anonimo, prolegomeni - testo critico - traduzione G. ScHIRO,
Roma 1975 (Corpus Fontium Historiae Byzantinae X); G. ScHIRO, I! ducato di Leucade e Venezia
fra il XIV e XV secolo, Byzantinische Forschungen 5 (1977), 363-378; IgM, Contributo alla
Storia delle [sole Ioniche all’ epoca dei Toeco (see. XIV-XV), Hpaxtixd Tpitov Havidviov Zuve-
Spiou, v. 2, Atene 1969, 235-244; P.G. RONDOIANNES, Iotopia tng vifoou Aeuxd6oc, v. 1, Atene
1980, 313-342; G.N. MoscHorutos, Jovopia tng Kepadovids, v. 1, 2a edizione, Atene 1990, 65-69;
F. Turis, La Romanie vénitienne au moyen-dge, Parigi 1975%, 358; A.P. Kazsipay, Some Notes
on the “Chronicle of the Tocco”, Bisenzio ¢ I’ Italie. Raccolta di studi in memoria di Agostino
Pertusi, Milano 1982, 169-176; E. ZacHARtADOU, O1 xiAio1 otixoi ovnY apyr tou Xpovixov tay
Téxxav, Hneipord Xpovind 25 (1983), 178-181; SN. Assonrms, Zupdodf orgy sovopfa ts
AttwAoakapvaviag xa Tav vnody tou Nénou Ioviov. Aud inv mpoodprnon ts xounvelag TE
Kepaddgviag ovo nptyxnndzo ong Axalas yéxpi vo Odvaco vou KapdAou A’ Téxkou (1325-1429),
Biaxropici, Srarpiéy, Salonicco 1986, 252-257; IDEM, Hpoowmoypagixés naparaprioes oto
Xpovixé tov Téxxav, Bugavtiaxd 8 (1988), 183-148; R. CEsst, Venezia ¢ i regni di Napotie Sicilia
nell’ultimo trentennio del sec. XIV, Archivio Storico per ia Sicilia Orientale 8/III (1911),
specialmente nelle p. 323-325, 348 (per la politica filogenovese di Carlo Tocco).250 CHARALAMBOS GASPARIS:
La situazione finora descritta provocé pensieri paurosi alla vicedu-
chessa Maddalena, che decise, come tutrice di suo figlio Carlo, di proteggere
il suo ducato sia contro la minaccia dell’antagonismo veneziano che le
invasioni albanesi. Anche se Maddalena e Carlo erano, con diritto ereditario,
cives veneti fin dal 1361, quando Leonardo I ottenne il privilegio della
cittadinanza veneta, la vedova non era favorevole a Venezia, perché consi-
derava la sua politica coloniale una vera minaccia. Di conseguenza, lei reagi
senza scrupoli e ha impose dazi alti per tutte le navi venete che passavano
dagli stretti di Leucade (1383), provocando un grosse colpo al commercio
veneto nell’area del mar Tonio.
Per di piu Maddalena decise di rivolgersi a Genova, la citta rivale di
Venezia che cercava di entrare nella concorrenza commerciale della zona.
Venezia reagi perché Carlo e Maddalena, considerati come cives veneti, non
potevano godere della protezione di ambedue le citta nello stesso tempo. In
fondo Ia Serenissima aveva paura deil’antagonismo genovese, soprattutto
per quanto riguardava le coste dalmate e la fascia adriatica.
D’altra parte, Maddalena rivolgendosi ai Genovesi intendeva, come si
vedra pid avanti, di affrontare, tra l’altro, radicalmente anche il problema
degli Albanesi.
Sullattivita diplomatica di Maddalena verso Genova non abbiamo
informazioni sufficienti, Mancano tutti quei documenti che ci verifichereb-
bero le nostre ipotesi per quanto riguarda, sia i termini di questa alleanza,
sia i motivi profondi che spinsero Maddalena ad un atto cosi fragile.
Diventa cosi indispensabile l’atto notarile dell’Archivio di Stato di Genova
che pubblichiamo in queste pagine, fin’ora inedito, ma gia indicato da aleuni
studiosi2,
L’atto appare nell’inventario dei Trattati e negoziazioni politiche della
Repubblica di Genova di Lisciandrelli3. Si tratta della ratifica a Cefalonia
del patto gia stipulato a Genova alcuni mesi prima. E un vero peccato che
la ratifica non ripeta il patto stesso, non contenga cioé i termini sotto i
quali Genova ha offerto la sua protezione al ducato dei Tocco. Al contrario,
il documento ci fornisce tutte le informazioni sulla procedura della firma
d’alleanza e sui personaggi coinvolti nel trattato sia in veste di protagonisti
che di semplici testimoni.
2. Tuinier, Romanie, 358; ZAcHARIADOU, Or xidio1 otixor, 178. I miei ringraziamenti alla
professoressa E. Zachariadou, che mi ha fornito le fotografie di questo documento dall’Archivio
di Stato di Genova.
3. P. LisclANDRELLI, Trattati e negoziazioni politiche deila Repubblica di Genova (958-
1797), Regesti, Genova 1960 (Atti della Societé Ligure di Storia Patria), 133, n. 684.IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA 251
L’atto notarile, di dimensioni 27.5 x 24 cm. é scritto in un foglio
pergamenaceo; lo stato di conservazione molto buono. Il testo copre uno dei
lati del foglio, mentre nell’altro si notano la data e l’oggetto della ratifica
eon l’indicazione archivistica della cancelleria d’allora di Genova. La
scrittura é la solita dell’epoca tardo-medievale, bella e chiara. Nel testo non
esistono firme o timbro. E palese che si tratta di una copia.
Le negoziazioni tra il ducato dei Tocco ed il comune di Genova
comminciarono nel 1388 circa e si conclusero quasi un anno dopo‘. Il patto
si firmé a Genova nel 2 dicembre 1389.
I due negozianti erano: da una parte il minorenne Carlo, duca di
Leucade, Cefalonia, conte Palatino e cetera, con Maddalena moglie del fu
Leonardo e madre di Carlo, viceduchessa e tutrice del suo figlio, d’altra
parte il duca di Genova Antoniotto Adorno®, in nome del popolo e della sua
citta con l’accordo dei consigli dei Quindici e degli Anziani della sudetta. 11
patto, come abbiamo gia detto, si firmé a Genova, senza peré la presenza di
Carlo e Maddalena, rappresentati, in quella occasione, dal Giordano denomi-
nato Catenzano, che portava il titolo di ligius et familiaris ac nuncius et
procurator specialis.. magnificorum dominorum Caroli et Magdalene.
Secondo il nostro documento, il publicum instrumentum, cioé l’atto
dell’alleanza, é stato composto e scritto da Antonio de Credenzia, notaio
pubblico e cancelliere di Genova, e portava due sigilli pendenti da cordoni
di seta, l’uno di cera verde (viridi) e |’altro di cera rossa (virmillia). Sul
sigillo verde intorno ad un grifo scolpito vi era inscritto: griffus ut has
angit, sic hostes Janua frangit, cioé come il grifo strangola cosi Genova
distrugge i suoi nemici. Sul sigillo rosso vi erano scolpiti la croce con i
quattro evangelisti intorno. Con questo patto Carlo e Maddalena diventono
cives januenses e godono della protezione del Comune di Genova.
Secondo i termini stipulati, i] patto dovrebbe essere firmato da parte
dei Tocco entro sei mesi, nel corso dei quali Carlo diventerebbe maggio-
renne. In nessun modo l’eta minore di Carlo sarebbe una scusa per la viola-~
zione di questi termini. La ratifica fu infatti realizzata dieci mesi dopo,
venerdi 7 ottobre 1390, in Cefalonia, a Castello di San Giorgio, nel palazzo
ducale, in camera palacij residencie, hora prima de sero. Questa volta l’atto
venne composto e scritto da Raffaele Bocono, notaio pubblico. Prima della
firma, davanti a Carlo e Maddalena, ai testimoni e alla gente 1i riunita, il
notaio lesse parola per parola, in lingua italiana (vulgaris sermo), il patto
4. Turntet, Romanie, 358.
5. Antoniotto Adorno era una delle pil importanti personalita genovesi nella seconda
meta del quattordicesimo secolo. Era stato duca di Genova tre volte: 15/6/1384 - 3/8/1390,
5/4/1391 - 15/5/1392 e nel 1394,252 CHARALAMBOS GASPARIS
stipulato con i termini ivi contenuti. Come I’atto della ratifica auspicava, i
termini vennero per tutto questo periodo ben osservati da ambo le parti, e
quindi vennero firmati da parte dei Tocco, questa volta in persona.
Carlo duca di Leucade e di Cefalonia, conte Palatino ratificd cosi il
patto come anche Maddalena, vedova del fu Leonardo e madre di Carlo,
sebbene lui fosse gid maggiorenne. D’altra parte Giacomo di Campofregoso
duca di Genova®, viene rappresentato dal Teramo Cigala a Cefalonia con il
titolo di ambasciatore e garante (sindicus) e procuratore del magnifico
signor duca e del consiglio e comune di Genova.
L’atto notarile venne firmato anche da nove nobili testimoni, quattro
dei quali sono genovesi, mentre gli altri cinque sono fedeli ai Tocco e
residenti a Castello di San Giorgio in Cefalonia. Quattro di quest’ultimi so-
no da Napoli: Crossilus Romanus, detto Socius Militibus, ser Janus Scandi-
tus, Cicarello Juvenis ed Odoardus Capisa; il quinto é da Brindisi con il no-
me Johannes Palianus. Dei quattro testimoni genovesi, tre sono della fa-
miglia Doria, Raffaele del fu Accelmi e i fratelli Corrado e Raffaele del fu
Pietro; il quarto si chiama Francesco Trucco de Albingana, ora San Remo.
L’atto della ratifica fu scritto in due copie, una per ciascuna delle due
parti. Ii nostro documento é probabilmente la copia di Genova.
Ovviamente il patto del 1890, anche se non negoziato da lui, segnala
Yinizio di una politica dinamica di Carlo Tocco per il consolidamento e
Vestensione del suo ducato: Subito dopo e nel corso del decennio seguente,
Carlo attacco prima il Peloponneso contro il despota Teodoro Paleologo e,
in seguito, commincid le campagne contro gli Albanesi della Grecia conti-
nentale. In altre parole, nel quadro della situazione politica-economica
dell’epoca, dobbiamo considerare il peso del motivo “Albanesi” nel concetto
@alleanza di Carlo con i Genovesi.
Gli Albanesi erano da sempre considerati dai Tocco come i nemici,
pronti a usurpare il loro ducato, con le loro quattro isole dipendenti,
importantissime per il commercio ed il controllo del traffico ionico ed
adriatico, Non fortuitamente Carlo, mentre stava per ratificare i] patto con
i Genovesi, o forse poco prima, si rivolse a Venezia e chiese dal Senato, tra
Yaltro, la sua neutralita in caso di guerra con gli Albanesi. Nel bel mezzo
deile trattative con Genova, sembra strano questo cambiamento della
politica di Carlo, visto che Venezia era fin dall’inizio contraria all’avvici-
namento dei Tocco alla citté rivale. Per di piu, sua madre Maddalena e
Leonardo suo fratello, sempre favorevoli a Genova, erano in disaccordo con
6. Giacomo di Campofregoso era stato duca di Genova fra il primo ed it secondo ducato
di Antoniotto Adorno: 1390-1391.IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA 253
lui. Tutti questi giochi politici non fanno altro che dimostrare l’insicurezza
dei Tocco di fronte ai diversi nemici dell’area, sopratutto gli Albanesi.
E ovvio che Carlo non aspettava -questo lo sapeva bene- che Venezia
diventasse un suo alleato; lui voleva solo escludere un oppositore, un
probabile nemico, che potrebbe favorire gli Albanesi nella protezione dei
propri interessi. Comunque, pare che i Tocco avessero in mente una guerra
contro gli Albanesi fin dal tempo delle negoziazioni con Genova.
La risposta di Venezia (12 dicembre 1391) sulla richiesta di Carlo fu,
come al solito, generale, se non negativa: Venezia, come dice il decreto del
Senato, ebbe come principio di non intervenire nei conflitti altrui, ma non
puod neppure promettere la sua neutralita per il futuro; perd, il conte
avrebbe dovuto essere sicuro che i rettori del Comune non sostenessero mai
nessun oppositore agli amici di Venezia.
La risposta del Senato, almeno per quanto riguarda le intenzioni dei
Tocco contro gli Albanesi, non soddisf6 Carlo. Pochi anni dopo, le relazioni
tra lui e Venezia peggiorarono di nuovo a causa della politica filogenovese
del conte e soprattutto a causa di sua madre. Sotto queste circostanze la
neutralita di Venezia era pid che mai incerta, La morte del duca di Atene,
suocero di Carlo, rinvié infine i suoi progetti contro gli Albanesi ad un
periodo pit adatto, il quale arrivé quasi nove anni dopo con l’occasione della
morte del “despota” albanese di Arta, Ghini Spata.
Nel frattempo Venezia commincid (1390) un’assedio economico contro
il ducato, imponendo un tasso del 20% su tutti gli scambi dei mercanti
veneziani con i mercanti sudditi dei Tocco. Carlo, dopo cinque anni di rigido
embargo veneziano e con le conseguenze economiche gid ben chiare nella
vita del suo ducato, prové di nuovo di avvicinare Venezia, e nel 1395 otten-
ne il privilegio della cittadinanza veneta, come suo padre 35 anni prima.
Daltra parte non abbiamo nessun’indizio che Carlo rifiuté la cittadinanza
genovese oppure che Genova glielo abbia sospeso, anche se il patto con
Genova si era gia rivelato lettera morta e Carlo non ebbe da parte della
cittaé ligure neppure il minimo sostentamente. Sembra che il privilegio di
cittadinanza genovese funzionasse sempre da parte dei Tocco come un
contrappeso all’arrogante politica della Serenissima.
D’altra parte Genova mostrava sempre un interesse particolare per
Tarea adriatica ed ionica, come anche per la regione costiera dell’Albania e
della Grecia occidentale. Ed é proprio i] momento di sottolineare che allora
gli Albanesi controllavano una gran parte di questa zona costiera, tanto
desiderata dalle due citta italiane. Ovviamente chi contrallava i porti
albanesi, situati in questa crocevia importante, era in grado anche di
controllare il commercio nell’ Adriatico e nell’Ionio.
Genova come Venezia tentava ogni mezzo per intervenire nelle cose
dell’area. Tale era, senza dubbio, il patto con il ducato dei Tocco. I Tocco254 CHARALAMBOS GASPARIS
erano da anni nemici degli Albanesi; Venezia fu sempre una minaccia per
gli stessi. Di conseguenza l’alleanza con i Tocco diede a Genova non solo la
speranza per un futuro pid fruttuoso, ma anche una base solida per
mettere piede nell’Ionio e avvicinarsi alla costa albanese e greca.
Per concludere: Il ducato dei Tocco, e soprattutto Leucade, da molti
anni, fin da quando Carlo era fanciullo, non conobbe una vita normale a
causa delle razzie e le distruzioni degli Albanesi d’Epiro. Le prime tratta-
zioni di Maddalena con Genova avevano comminciato subito dopo la fine
della loro grande attivita bellica (1378-1385). La minaccia stabile degli
Albanesi fu una delle cause principali che spinsero i Tocco a firmare il
patto con Genova, nonostante esso fosse rimasto infine senza risultati sia
per la politica del ducato, che per la stessa Genova.
IL DOCUMENTO
Archivio di Stato di Genova, Materie politiche: Privilegi, concessioni, trattati diversi e
negoziasioni, b. 10/33
7 Ottobre 1390
In Christi eterni nomine, amen. Magnificus et spectabilis dominus
dominus Carolus Dei gratia dux Lucate, Cephalonie, comes Palatinus et
cetera, et illustris domina domina Magdalena quondam magnifici domini
domini Leonardi ducis Lucate et cetera, consors genitrixque prefati magni-
fici domini Caroli, habentes noticiam ac plenam et indubitatam sentenciam
de certis federibus, conventionibus, obligationibus, promissionibus ac jura-
mentis hinc inde initis, vallatis et firmatis inter et per illustrem et
potentem dominum dominum Antoniotum Adurnum tune Januensium
ducem et populi defensorem, nec non et consilium quindecim, ancianorum,
comunis et civitatis januensis nomine et pro parte comunis dicti comunis
danue ex una parte et Jordanum vocatum Cadenzanus ligium et familiarem
ac nuncium et procuratorem specialem prelibatorum magnificorum
dominorum dominorum Caroli et Magdalene et ipsorum vice et nomine ex
alia et de quibus constat publico documento, rogato et publicato manu
Antonij de Credentia notarij et cancellarij publici comunis Janue, anno
nativitatis Domini M°CCCLXXXV°IIIJ, {di} indicione XIJa, die secundo
mensis decembris, cum duobus sigillis pendentibus cum cordono syrico, uno
cum cera viridi, in quo sculptus cernitur griffus unus cum litteris
circonscriptis sic dicentibus, Griffus ut has angit, sic hostes Janua frangit,IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA 255
et alio cum cera virmillia cum impressione vere + crucis et quatuor evange-
listis circonsculptis. Et quod quidem instrumentum publicum non aboli-
tum, non abrasum neque cancellatum aut in sui parte aliqua suspectum,
sed prorsus omni macula et suspicione carens, per ipsos magnificos
dominos Carolum et Magdalenam et per me Raffaelem Boconum januen-
sem, auctoritate imperiali notarium, coram prefatis magnificis dominis
Carolo et Magdalena, nec non testibus subscriptis aliaque plurium multitu-
dine ad hoc specialiter unitis, vulgari sermone expositum ac lectum de
verbo ad verbum extitit, ac eciam receptis super predictis litteris illustris
et potentis domini domini Jacobi de Campofregoso Dei gratia ducis januen-
sium et populi defensoris, et presentatis eisdem per nobilem Teramum
Cigalam civem januensem ambassiatorem et nunc prenominatorum
magnifici domini domini ducis et comunis januensis. Et acceptantes grat-
tanter queque in dicto instrumento apposita et conventa, volentesque quod
ipsa omnia federa ac conventiones firma ac vallida perpetuo persistant
radicemque perpetuam agant. Ideo sponte et ex certa scientia et non per
faliquem} errorem aliquem, predicti illustres domini Carolus et Magdalena
per se et ipsorum quemlibet ac eorum et cuiusque eorum ligios, vassalos et
subditos et quoslibet ipsorum et cuiusque eorum successores et heredes,
non obstante quod in dicto instrumento contineatur, quod infra sex menses
tune proxime futuros presens ratificatio et approbatio fieri deberet per
ipsos magnificos dominos Carolum et Magdalenam infra quod temporis
spacium habilitas abfuit. Omnia et singula federa, promissiones, juramenta
et obligationes promissa, facta et conventa per predictum Jordanum eorum
nuncium et procuratorem et eorum nominibus, et quecumque alia contenta
et expressata in dicto publico instrumento et ad que omnia se referunt pre-
dicti magnifici domini Carolus et Magdalena approbaverunt, confir-
marunt et ratificaverunt et approbant, ratificant et confirmant, ipsa-
que omnia et singula voluerunt et volunt ac mandant firma perpetuo et
vallida esse et debere esse; promittentes prefati magnifici domini Carolus
et Magdalena nominibus quibus supra solemnibus stipulationibus predicto
nobili Teramo Cigale ambaxiatori dicti comunis Janue nec non ad cautelam
michi jiamdicto notario subscripto tanquam persone publice officio publico,
stipulantibus et recipientibus nomine et vice suprascriptorum magnifici
domini domini ducis et consilij ac comunis januensis et quorumcumque ipsi
comuni presidentium predicta omnia et singula pacta, promissiones, con-
ventiones et obligationes, alia queque notata et expressata in dicto
instrumento, nec non et presentem ratificationem et approbationem habere
perpetuo et tenere rata, gratta et firma; et contra ipsa aut eorum aliquod
nunquam ullo tempore per se vel alios eorum nominibus allegare, dicere,
venire seu facere aliquo modo jure vel ingenio, de jure seu de facto, sed256 CHARALAMBOS GASPARIS:
potius ipsa omnia et singula attendent et observabunt plenarie et toto
affectu, omni dolo cessante sub pena et penis in dicto instrumento
Promissis et contentis, et sub ypotheca et obligatione omnium bonorum
ipsorum et cuiuslibet eorum habitorum et habendorum. Renunciantes
exceptionibus presentis ratificationis et promissionis non facte et rei sic
non intervente doli mali metus in factum actioni, condicioni cum causa vel
sine, omnibusque alijs exceptionibus, privilegijs, juribus et benefi
quibuscunque, quibus se tueri aut aliqualiter venire contra premissa
possent, et specialiter prefata domina Magdalena renunciavit beneficio
senatus consulti Veleiani Cerciorata prius per me notarium predictum de
dictis juribus et beneficijs. Ex adverso prenominatus nobilis Teramus
Cigala ambassiator ac syndicus et procurator prefati magnifici domini
ducis et consilij januensis et comunis Janue ut dicit appariter publico
documento, scripto manu Antonij de Credentia notarij, anno et die in eo
contentis, nomine et pro parte iidictiil comunis Janue pro cautela
prefatorum magnificorum dominorum Caroli et’ Magdalene et cuiusque
eorum nominibus quibus supra approbans et ratificans omnia et singula
conventa et promissa in dicto instrumento, de quo supra promisit
solemniter prefatis magnificis dominis Carolo et Magdalene stipulantibus
predicta omnia et singula in dicto instrumento contenta et promissa
nomine et pro parte comunis Janue perpetuo habere rata et firma et
attendere et observare et contra non facere, dicere vel venire modo aliquo
seu ingenio, de jure vel de facto, sub pena et penis predictis et sub ypotheca
et obligatione bonorum quorumcunque dicti comunis Janue habitorum et
habendorum, jurantes ad cautelam predicti magnifici domini Carolus et
Magdalena et Teramus Cigala nominibus quibus supra ad sancta Dei
evangelia corporaliter tactis scripturis predicta omnia et singula effectua-
liter observare, attendere et complere nec {non} contra ipsa aut ipsorum
aliquod dicere, facere seu venire, nec per modum restitucionis in integrum
seu racione minoris ettatis, aut aliquo alio modo seu via de jure seu de
facto, mandantes de premissis omnibus per me iamdictum notarium publi-
cum infrascriptum confici duo publica instrumenta, unum pro parte dicti
comunis Janue et aliud pro parte ipsorum magnificorum dominorum Carolj
et Magdalene. Acta sunt hec in castro insule Cephalonie vocato Sanctus
Georgius, videlicet in camera palacij residencie prelibatorum magnificorum
dominorum Caroli et Magdalene, anno dominice nativitatis millesimo CCC?
nonagesimo, indicione XIHJ4 secundum cursum januensem, die septimo
veneris mensis octobris, hora prima de sero, presentibus testibus nobilibus
dominis Johanne Paliano de Brundisio, Crossilo Romano de Neapoli, vocato
Socius Militibus, ser Jane Scondito de Neapoli, Cicarelle Juvene de Neapoli,
Odoardo Capisa de Neapoli, omnibus ligijs et habitatoribus in dicto castro,IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA 257
nec non et nobilibus Raffaele de Auria quondam Accellmi, Conrado et
Raffaele {de Auria} fratribus de Auria quondam domini Petri et Francisco
Truco de Albingana januensibus alijsque multis presentibus specialiter
vocatis et rogatis.
Ego Raffael Boconus quondam Gabrielis, Sacri Imperij notarius
publicus, premissis omnibus et singulis una cum testibus prenominatis
interfui et rogatus hoc publicum instrumentum composui et scripsi et hic
manu propria me subscripsi signumque instrumentorum assuctum
apponui in testimonium premissorum.
£. verso:
Cantera 3
1390. 7. Octubris. Lucate, Cefalonia
Confirmatio federum ducis Lucate et Cephalonie civis Januensis.g
CHARALAMBOS GASPARIS
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Il patto di Carlo I Toceo con il Comune di Genova. La ratifica (fo. recto)IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA
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Il patto di Carlo I Tocco con il Comune di Genova (fo. verso)