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CHARALAMBOS GASPARIS IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA (1389-1390) UNA CONSEGUENZA DELLE INCURSIONI ALBANESI? Morto il fondatore del ducato dei Tocco Leonardo I fra il 1375 e il 1376, il suo figlio minorenne Carlo lo succedé, tutelato dalla madre, Maddalena, finché diventasse maggiorenne nel 1390. Subito dopo-la morte di Leonardo Te con lo sforzo della vedova Maddalena il ducato dei Tocco, nel quale ap- partenevano le isole Ionie di Leucade, Cefalonia, Zante e Itaca, cosi come la citta di Vonitsa nella costa continentale, viene riconosciuto dalla regina Giovanna I di Napoli}. Tre anni dopo la morte di Leonardo e per un periodo di sette anni, fino al 1385, gli Albanesi dimostrarono un’attivita particolare per il controllo di una vasta area nel sud del loro territorio. Leucade subi la loro furia pit di tutte le altre isole Ionie. Gli invasori devastarono l’isola, uccidendo uomini, distruggendo case ed edifici e bruciando la campagna. Nel 1386 Venezia ottene Corfu, una colonia chiave per il controllo dell’Adriatico, del mar Tonio e della Grecia occidentale. 1. Per it Ducato dei Totco e specialmente sui avvenimenti fino alla morte det Carlo f, v. Cronaca dei Tocco di Cefalonia di Anonimo, prolegomeni - testo critico - traduzione G. ScHIRO, Roma 1975 (Corpus Fontium Historiae Byzantinae X); G. ScHIRO, I! ducato di Leucade e Venezia fra il XIV e XV secolo, Byzantinische Forschungen 5 (1977), 363-378; IgM, Contributo alla Storia delle [sole Ioniche all’ epoca dei Toeco (see. XIV-XV), Hpaxtixd Tpitov Havidviov Zuve- Spiou, v. 2, Atene 1969, 235-244; P.G. RONDOIANNES, Iotopia tng vifoou Aeuxd6oc, v. 1, Atene 1980, 313-342; G.N. MoscHorutos, Jovopia tng Kepadovids, v. 1, 2a edizione, Atene 1990, 65-69; F. Turis, La Romanie vénitienne au moyen-dge, Parigi 1975%, 358; A.P. Kazsipay, Some Notes on the “Chronicle of the Tocco”, Bisenzio ¢ I’ Italie. Raccolta di studi in memoria di Agostino Pertusi, Milano 1982, 169-176; E. ZacHARtADOU, O1 xiAio1 otixoi ovnY apyr tou Xpovixov tay Téxxav, Hneipord Xpovind 25 (1983), 178-181; SN. Assonrms, Zupdodf orgy sovopfa ts AttwAoakapvaviag xa Tav vnody tou Nénou Ioviov. Aud inv mpoodprnon ts xounvelag TE Kepaddgviag ovo nptyxnndzo ong Axalas yéxpi vo Odvaco vou KapdAou A’ Téxkou (1325-1429), Biaxropici, Srarpiéy, Salonicco 1986, 252-257; IDEM, Hpoowmoypagixés naparaprioes oto Xpovixé tov Téxxav, Bugavtiaxd 8 (1988), 183-148; R. CEsst, Venezia ¢ i regni di Napotie Sicilia nell’ultimo trentennio del sec. XIV, Archivio Storico per ia Sicilia Orientale 8/III (1911), specialmente nelle p. 323-325, 348 (per la politica filogenovese di Carlo Tocco). 250 CHARALAMBOS GASPARIS: La situazione finora descritta provocé pensieri paurosi alla vicedu- chessa Maddalena, che decise, come tutrice di suo figlio Carlo, di proteggere il suo ducato sia contro la minaccia dell’antagonismo veneziano che le invasioni albanesi. Anche se Maddalena e Carlo erano, con diritto ereditario, cives veneti fin dal 1361, quando Leonardo I ottenne il privilegio della cittadinanza veneta, la vedova non era favorevole a Venezia, perché consi- derava la sua politica coloniale una vera minaccia. Di conseguenza, lei reagi senza scrupoli e ha impose dazi alti per tutte le navi venete che passavano dagli stretti di Leucade (1383), provocando un grosse colpo al commercio veneto nell’area del mar Tonio. Per di piu Maddalena decise di rivolgersi a Genova, la citta rivale di Venezia che cercava di entrare nella concorrenza commerciale della zona. Venezia reagi perché Carlo e Maddalena, considerati come cives veneti, non potevano godere della protezione di ambedue le citta nello stesso tempo. In fondo Ia Serenissima aveva paura deil’antagonismo genovese, soprattutto per quanto riguardava le coste dalmate e la fascia adriatica. D’altra parte, Maddalena rivolgendosi ai Genovesi intendeva, come si vedra pid avanti, di affrontare, tra l’altro, radicalmente anche il problema degli Albanesi. Sullattivita diplomatica di Maddalena verso Genova non abbiamo informazioni sufficienti, Mancano tutti quei documenti che ci verifichereb- bero le nostre ipotesi per quanto riguarda, sia i termini di questa alleanza, sia i motivi profondi che spinsero Maddalena ad un atto cosi fragile. Diventa cosi indispensabile l’atto notarile dell’Archivio di Stato di Genova che pubblichiamo in queste pagine, fin’ora inedito, ma gia indicato da aleuni studiosi2, L’atto appare nell’inventario dei Trattati e negoziazioni politiche della Repubblica di Genova di Lisciandrelli3. Si tratta della ratifica a Cefalonia del patto gia stipulato a Genova alcuni mesi prima. E un vero peccato che la ratifica non ripeta il patto stesso, non contenga cioé i termini sotto i quali Genova ha offerto la sua protezione al ducato dei Tocco. Al contrario, il documento ci fornisce tutte le informazioni sulla procedura della firma d’alleanza e sui personaggi coinvolti nel trattato sia in veste di protagonisti che di semplici testimoni. 2. Tuinier, Romanie, 358; ZAcHARIADOU, Or xidio1 otixor, 178. I miei ringraziamenti alla professoressa E. Zachariadou, che mi ha fornito le fotografie di questo documento dall’Archivio di Stato di Genova. 3. P. LisclANDRELLI, Trattati e negoziazioni politiche deila Repubblica di Genova (958- 1797), Regesti, Genova 1960 (Atti della Societé Ligure di Storia Patria), 133, n. 684. IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA 251 L’atto notarile, di dimensioni 27.5 x 24 cm. é scritto in un foglio pergamenaceo; lo stato di conservazione molto buono. Il testo copre uno dei lati del foglio, mentre nell’altro si notano la data e l’oggetto della ratifica eon l’indicazione archivistica della cancelleria d’allora di Genova. La scrittura é la solita dell’epoca tardo-medievale, bella e chiara. Nel testo non esistono firme o timbro. E palese che si tratta di una copia. Le negoziazioni tra il ducato dei Tocco ed il comune di Genova comminciarono nel 1388 circa e si conclusero quasi un anno dopo‘. Il patto si firmé a Genova nel 2 dicembre 1389. I due negozianti erano: da una parte il minorenne Carlo, duca di Leucade, Cefalonia, conte Palatino e cetera, con Maddalena moglie del fu Leonardo e madre di Carlo, viceduchessa e tutrice del suo figlio, d’altra parte il duca di Genova Antoniotto Adorno®, in nome del popolo e della sua citta con l’accordo dei consigli dei Quindici e degli Anziani della sudetta. 11 patto, come abbiamo gia detto, si firmé a Genova, senza peré la presenza di Carlo e Maddalena, rappresentati, in quella occasione, dal Giordano denomi- nato Catenzano, che portava il titolo di ligius et familiaris ac nuncius et procurator specialis.. magnificorum dominorum Caroli et Magdalene. Secondo il nostro documento, il publicum instrumentum, cioé l’atto dell’alleanza, é stato composto e scritto da Antonio de Credenzia, notaio pubblico e cancelliere di Genova, e portava due sigilli pendenti da cordoni di seta, l’uno di cera verde (viridi) e |’altro di cera rossa (virmillia). Sul sigillo verde intorno ad un grifo scolpito vi era inscritto: griffus ut has angit, sic hostes Janua frangit, cioé come il grifo strangola cosi Genova distrugge i suoi nemici. Sul sigillo rosso vi erano scolpiti la croce con i quattro evangelisti intorno. Con questo patto Carlo e Maddalena diventono cives januenses e godono della protezione del Comune di Genova. Secondo i termini stipulati, i] patto dovrebbe essere firmato da parte dei Tocco entro sei mesi, nel corso dei quali Carlo diventerebbe maggio- renne. In nessun modo l’eta minore di Carlo sarebbe una scusa per la viola-~ zione di questi termini. La ratifica fu infatti realizzata dieci mesi dopo, venerdi 7 ottobre 1390, in Cefalonia, a Castello di San Giorgio, nel palazzo ducale, in camera palacij residencie, hora prima de sero. Questa volta l’atto venne composto e scritto da Raffaele Bocono, notaio pubblico. Prima della firma, davanti a Carlo e Maddalena, ai testimoni e alla gente 1i riunita, il notaio lesse parola per parola, in lingua italiana (vulgaris sermo), il patto 4. Turntet, Romanie, 358. 5. Antoniotto Adorno era una delle pil importanti personalita genovesi nella seconda meta del quattordicesimo secolo. Era stato duca di Genova tre volte: 15/6/1384 - 3/8/1390, 5/4/1391 - 15/5/1392 e nel 1394, 252 CHARALAMBOS GASPARIS stipulato con i termini ivi contenuti. Come I’atto della ratifica auspicava, i termini vennero per tutto questo periodo ben osservati da ambo le parti, e quindi vennero firmati da parte dei Tocco, questa volta in persona. Carlo duca di Leucade e di Cefalonia, conte Palatino ratificd cosi il patto come anche Maddalena, vedova del fu Leonardo e madre di Carlo, sebbene lui fosse gid maggiorenne. D’altra parte Giacomo di Campofregoso duca di Genova®, viene rappresentato dal Teramo Cigala a Cefalonia con il titolo di ambasciatore e garante (sindicus) e procuratore del magnifico signor duca e del consiglio e comune di Genova. L’atto notarile venne firmato anche da nove nobili testimoni, quattro dei quali sono genovesi, mentre gli altri cinque sono fedeli ai Tocco e residenti a Castello di San Giorgio in Cefalonia. Quattro di quest’ultimi so- no da Napoli: Crossilus Romanus, detto Socius Militibus, ser Janus Scandi- tus, Cicarello Juvenis ed Odoardus Capisa; il quinto é da Brindisi con il no- me Johannes Palianus. Dei quattro testimoni genovesi, tre sono della fa- miglia Doria, Raffaele del fu Accelmi e i fratelli Corrado e Raffaele del fu Pietro; il quarto si chiama Francesco Trucco de Albingana, ora San Remo. L’atto della ratifica fu scritto in due copie, una per ciascuna delle due parti. Ii nostro documento é probabilmente la copia di Genova. Ovviamente il patto del 1890, anche se non negoziato da lui, segnala Yinizio di una politica dinamica di Carlo Tocco per il consolidamento e Vestensione del suo ducato: Subito dopo e nel corso del decennio seguente, Carlo attacco prima il Peloponneso contro il despota Teodoro Paleologo e, in seguito, commincid le campagne contro gli Albanesi della Grecia conti- nentale. In altre parole, nel quadro della situazione politica-economica dell’epoca, dobbiamo considerare il peso del motivo “Albanesi” nel concetto @alleanza di Carlo con i Genovesi. Gli Albanesi erano da sempre considerati dai Tocco come i nemici, pronti a usurpare il loro ducato, con le loro quattro isole dipendenti, importantissime per il commercio ed il controllo del traffico ionico ed adriatico, Non fortuitamente Carlo, mentre stava per ratificare i] patto con i Genovesi, o forse poco prima, si rivolse a Venezia e chiese dal Senato, tra Yaltro, la sua neutralita in caso di guerra con gli Albanesi. Nel bel mezzo deile trattative con Genova, sembra strano questo cambiamento della politica di Carlo, visto che Venezia era fin dall’inizio contraria all’avvici- namento dei Tocco alla citté rivale. Per di piu, sua madre Maddalena e Leonardo suo fratello, sempre favorevoli a Genova, erano in disaccordo con 6. Giacomo di Campofregoso era stato duca di Genova fra il primo ed it secondo ducato di Antoniotto Adorno: 1390-1391. IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA 253 lui. Tutti questi giochi politici non fanno altro che dimostrare l’insicurezza dei Tocco di fronte ai diversi nemici dell’area, sopratutto gli Albanesi. E ovvio che Carlo non aspettava -questo lo sapeva bene- che Venezia diventasse un suo alleato; lui voleva solo escludere un oppositore, un probabile nemico, che potrebbe favorire gli Albanesi nella protezione dei propri interessi. Comunque, pare che i Tocco avessero in mente una guerra contro gli Albanesi fin dal tempo delle negoziazioni con Genova. La risposta di Venezia (12 dicembre 1391) sulla richiesta di Carlo fu, come al solito, generale, se non negativa: Venezia, come dice il decreto del Senato, ebbe come principio di non intervenire nei conflitti altrui, ma non puod neppure promettere la sua neutralita per il futuro; perd, il conte avrebbe dovuto essere sicuro che i rettori del Comune non sostenessero mai nessun oppositore agli amici di Venezia. La risposta del Senato, almeno per quanto riguarda le intenzioni dei Tocco contro gli Albanesi, non soddisf6 Carlo. Pochi anni dopo, le relazioni tra lui e Venezia peggiorarono di nuovo a causa della politica filogenovese del conte e soprattutto a causa di sua madre. Sotto queste circostanze la neutralita di Venezia era pid che mai incerta, La morte del duca di Atene, suocero di Carlo, rinvié infine i suoi progetti contro gli Albanesi ad un periodo pit adatto, il quale arrivé quasi nove anni dopo con l’occasione della morte del “despota” albanese di Arta, Ghini Spata. Nel frattempo Venezia commincid (1390) un’assedio economico contro il ducato, imponendo un tasso del 20% su tutti gli scambi dei mercanti veneziani con i mercanti sudditi dei Tocco. Carlo, dopo cinque anni di rigido embargo veneziano e con le conseguenze economiche gid ben chiare nella vita del suo ducato, prové di nuovo di avvicinare Venezia, e nel 1395 otten- ne il privilegio della cittadinanza veneta, come suo padre 35 anni prima. Daltra parte non abbiamo nessun’indizio che Carlo rifiuté la cittadinanza genovese oppure che Genova glielo abbia sospeso, anche se il patto con Genova si era gia rivelato lettera morta e Carlo non ebbe da parte della cittaé ligure neppure il minimo sostentamente. Sembra che il privilegio di cittadinanza genovese funzionasse sempre da parte dei Tocco come un contrappeso all’arrogante politica della Serenissima. D’altra parte Genova mostrava sempre un interesse particolare per Tarea adriatica ed ionica, come anche per la regione costiera dell’Albania e della Grecia occidentale. Ed é proprio i] momento di sottolineare che allora gli Albanesi controllavano una gran parte di questa zona costiera, tanto desiderata dalle due citta italiane. Ovviamente chi contrallava i porti albanesi, situati in questa crocevia importante, era in grado anche di controllare il commercio nell’ Adriatico e nell’Ionio. Genova come Venezia tentava ogni mezzo per intervenire nelle cose dell’area. Tale era, senza dubbio, il patto con il ducato dei Tocco. I Tocco 254 CHARALAMBOS GASPARIS erano da anni nemici degli Albanesi; Venezia fu sempre una minaccia per gli stessi. Di conseguenza l’alleanza con i Tocco diede a Genova non solo la speranza per un futuro pid fruttuoso, ma anche una base solida per mettere piede nell’Ionio e avvicinarsi alla costa albanese e greca. Per concludere: Il ducato dei Tocco, e soprattutto Leucade, da molti anni, fin da quando Carlo era fanciullo, non conobbe una vita normale a causa delle razzie e le distruzioni degli Albanesi d’Epiro. Le prime tratta- zioni di Maddalena con Genova avevano comminciato subito dopo la fine della loro grande attivita bellica (1378-1385). La minaccia stabile degli Albanesi fu una delle cause principali che spinsero i Tocco a firmare il patto con Genova, nonostante esso fosse rimasto infine senza risultati sia per la politica del ducato, che per la stessa Genova. IL DOCUMENTO Archivio di Stato di Genova, Materie politiche: Privilegi, concessioni, trattati diversi e negoziasioni, b. 10/33 7 Ottobre 1390 In Christi eterni nomine, amen. Magnificus et spectabilis dominus dominus Carolus Dei gratia dux Lucate, Cephalonie, comes Palatinus et cetera, et illustris domina domina Magdalena quondam magnifici domini domini Leonardi ducis Lucate et cetera, consors genitrixque prefati magni- fici domini Caroli, habentes noticiam ac plenam et indubitatam sentenciam de certis federibus, conventionibus, obligationibus, promissionibus ac jura- mentis hinc inde initis, vallatis et firmatis inter et per illustrem et potentem dominum dominum Antoniotum Adurnum tune Januensium ducem et populi defensorem, nec non et consilium quindecim, ancianorum, comunis et civitatis januensis nomine et pro parte comunis dicti comunis danue ex una parte et Jordanum vocatum Cadenzanus ligium et familiarem ac nuncium et procuratorem specialem prelibatorum magnificorum dominorum dominorum Caroli et Magdalene et ipsorum vice et nomine ex alia et de quibus constat publico documento, rogato et publicato manu Antonij de Credentia notarij et cancellarij publici comunis Janue, anno nativitatis Domini M°CCCLXXXV°IIIJ, {di} indicione XIJa, die secundo mensis decembris, cum duobus sigillis pendentibus cum cordono syrico, uno cum cera viridi, in quo sculptus cernitur griffus unus cum litteris circonscriptis sic dicentibus, Griffus ut has angit, sic hostes Janua frangit, IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA 255 et alio cum cera virmillia cum impressione vere + crucis et quatuor evange- listis circonsculptis. Et quod quidem instrumentum publicum non aboli- tum, non abrasum neque cancellatum aut in sui parte aliqua suspectum, sed prorsus omni macula et suspicione carens, per ipsos magnificos dominos Carolum et Magdalenam et per me Raffaelem Boconum januen- sem, auctoritate imperiali notarium, coram prefatis magnificis dominis Carolo et Magdalena, nec non testibus subscriptis aliaque plurium multitu- dine ad hoc specialiter unitis, vulgari sermone expositum ac lectum de verbo ad verbum extitit, ac eciam receptis super predictis litteris illustris et potentis domini domini Jacobi de Campofregoso Dei gratia ducis januen- sium et populi defensoris, et presentatis eisdem per nobilem Teramum Cigalam civem januensem ambassiatorem et nunc prenominatorum magnifici domini domini ducis et comunis januensis. Et acceptantes grat- tanter queque in dicto instrumento apposita et conventa, volentesque quod ipsa omnia federa ac conventiones firma ac vallida perpetuo persistant radicemque perpetuam agant. Ideo sponte et ex certa scientia et non per faliquem} errorem aliquem, predicti illustres domini Carolus et Magdalena per se et ipsorum quemlibet ac eorum et cuiusque eorum ligios, vassalos et subditos et quoslibet ipsorum et cuiusque eorum successores et heredes, non obstante quod in dicto instrumento contineatur, quod infra sex menses tune proxime futuros presens ratificatio et approbatio fieri deberet per ipsos magnificos dominos Carolum et Magdalenam infra quod temporis spacium habilitas abfuit. Omnia et singula federa, promissiones, juramenta et obligationes promissa, facta et conventa per predictum Jordanum eorum nuncium et procuratorem et eorum nominibus, et quecumque alia contenta et expressata in dicto publico instrumento et ad que omnia se referunt pre- dicti magnifici domini Carolus et Magdalena approbaverunt, confir- marunt et ratificaverunt et approbant, ratificant et confirmant, ipsa- que omnia et singula voluerunt et volunt ac mandant firma perpetuo et vallida esse et debere esse; promittentes prefati magnifici domini Carolus et Magdalena nominibus quibus supra solemnibus stipulationibus predicto nobili Teramo Cigale ambaxiatori dicti comunis Janue nec non ad cautelam michi jiamdicto notario subscripto tanquam persone publice officio publico, stipulantibus et recipientibus nomine et vice suprascriptorum magnifici domini domini ducis et consilij ac comunis januensis et quorumcumque ipsi comuni presidentium predicta omnia et singula pacta, promissiones, con- ventiones et obligationes, alia queque notata et expressata in dicto instrumento, nec non et presentem ratificationem et approbationem habere perpetuo et tenere rata, gratta et firma; et contra ipsa aut eorum aliquod nunquam ullo tempore per se vel alios eorum nominibus allegare, dicere, venire seu facere aliquo modo jure vel ingenio, de jure seu de facto, sed 256 CHARALAMBOS GASPARIS: potius ipsa omnia et singula attendent et observabunt plenarie et toto affectu, omni dolo cessante sub pena et penis in dicto instrumento Promissis et contentis, et sub ypotheca et obligatione omnium bonorum ipsorum et cuiuslibet eorum habitorum et habendorum. Renunciantes exceptionibus presentis ratificationis et promissionis non facte et rei sic non intervente doli mali metus in factum actioni, condicioni cum causa vel sine, omnibusque alijs exceptionibus, privilegijs, juribus et benefi quibuscunque, quibus se tueri aut aliqualiter venire contra premissa possent, et specialiter prefata domina Magdalena renunciavit beneficio senatus consulti Veleiani Cerciorata prius per me notarium predictum de dictis juribus et beneficijs. Ex adverso prenominatus nobilis Teramus Cigala ambassiator ac syndicus et procurator prefati magnifici domini ducis et consilij januensis et comunis Janue ut dicit appariter publico documento, scripto manu Antonij de Credentia notarij, anno et die in eo contentis, nomine et pro parte iidictiil comunis Janue pro cautela prefatorum magnificorum dominorum Caroli et’ Magdalene et cuiusque eorum nominibus quibus supra approbans et ratificans omnia et singula conventa et promissa in dicto instrumento, de quo supra promisit solemniter prefatis magnificis dominis Carolo et Magdalene stipulantibus predicta omnia et singula in dicto instrumento contenta et promissa nomine et pro parte comunis Janue perpetuo habere rata et firma et attendere et observare et contra non facere, dicere vel venire modo aliquo seu ingenio, de jure vel de facto, sub pena et penis predictis et sub ypotheca et obligatione bonorum quorumcunque dicti comunis Janue habitorum et habendorum, jurantes ad cautelam predicti magnifici domini Carolus et Magdalena et Teramus Cigala nominibus quibus supra ad sancta Dei evangelia corporaliter tactis scripturis predicta omnia et singula effectua- liter observare, attendere et complere nec {non} contra ipsa aut ipsorum aliquod dicere, facere seu venire, nec per modum restitucionis in integrum seu racione minoris ettatis, aut aliquo alio modo seu via de jure seu de facto, mandantes de premissis omnibus per me iamdictum notarium publi- cum infrascriptum confici duo publica instrumenta, unum pro parte dicti comunis Janue et aliud pro parte ipsorum magnificorum dominorum Carolj et Magdalene. Acta sunt hec in castro insule Cephalonie vocato Sanctus Georgius, videlicet in camera palacij residencie prelibatorum magnificorum dominorum Caroli et Magdalene, anno dominice nativitatis millesimo CCC? nonagesimo, indicione XIHJ4 secundum cursum januensem, die septimo veneris mensis octobris, hora prima de sero, presentibus testibus nobilibus dominis Johanne Paliano de Brundisio, Crossilo Romano de Neapoli, vocato Socius Militibus, ser Jane Scondito de Neapoli, Cicarelle Juvene de Neapoli, Odoardo Capisa de Neapoli, omnibus ligijs et habitatoribus in dicto castro, IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA 257 nec non et nobilibus Raffaele de Auria quondam Accellmi, Conrado et Raffaele {de Auria} fratribus de Auria quondam domini Petri et Francisco Truco de Albingana januensibus alijsque multis presentibus specialiter vocatis et rogatis. Ego Raffael Boconus quondam Gabrielis, Sacri Imperij notarius publicus, premissis omnibus et singulis una cum testibus prenominatis interfui et rogatus hoc publicum instrumentum composui et scripsi et hic manu propria me subscripsi signumque instrumentorum assuctum apponui in testimonium premissorum. £. verso: Cantera 3 1390. 7. Octubris. Lucate, Cefalonia Confirmatio federum ducis Lucate et Cephalonie civis Januensis. g CHARALAMBOS GASPARIS Bid Corfnty gras en Come ey eee eS eres tae ey Bates Agee BBe ff t ras e Bye fags eA Saba ae crnng” Sebastes re Il patto di Carlo I Toceo con il Comune di Genova. La ratifica (fo. recto) IL PATTO DI CARLO I TOCCO CON IL COMUNE DI GENOVA / cant tg- , Byer ct year el ioe BO Ce fala Il patto di Carlo I Tocco con il Comune di Genova (fo. verso)

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