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CAPITOLO 1

SPAZIO GEOGRAFICO & SPAZIO ECONOMICO


Geografia si occupa delle relazioni che legano tra loro i singoli oggetti (fiumi,citt,prodotti ecc)
sulla superficie della terra . Tali oggetti hanno significato geografico quando si considera ad
esempio la posizione che una citt occupa rispetto al mare, alle altre citt, ecc. Linsieme di questi
rapporti lo spazio geografico.
Larticolazione geografica delleconomia dipende sempre da molteplici condizioni:
-Relazioni verticali

Caratteristiche naturali o socioculturali


Condizioni ambientali di ogni luogo
Sono relazioni che legano i diversi soggetti economici con le caratteristiche proposte dei diversi
luoghi.
-Relazioni orizzontali
Scambi, movimenti di persone, informazioni, capitali
Sono relazioni che legano i diversi soggetti economici tra di loro.
Strutture territoriali Pi localizzazioni legate tra di loro da relazioni orizzontali e verticali:
complessi di attivit di ricerca e industria (Tecnopoli)
Diverse strutture territoriali formano organizzazioni territoriali.
Leconomia di un territorio dipende dallordine spaziale degli impianti della produzione e degli
scambi. Le strutture territoriali e la loro organizzazione sono loggetto principale della geografia
economica.
Nel passato venivano stabiliti rapporti di causa-effetto tra la distribuzione dei climi e quella delle
forme di economia.
Secondo il pensiero positivistico dell800 la distribuzione geografica degli insediamenti, delle
attivit umane e i caratteri stessi della popolazione dipendono dai fatti naturali.
Determinismo ambientale Scuola del pensiero geografico secondo la quale anche leconomia di
una regione sarebbe determinata dalle sue condizioni e risorse naturali.
Possibilismo geograficoInizio 900. Dava maggiore spazio e importanza allazione umana
nellorganizzazione del territorio.
I caratteri naturali erano visti come possibilit offerte alluomo.
Regioni con caratteristiche naturali analoghe possono ospitare gruppi di uomini con attivit
economiche e generi di vita completamente diversi.
Generi di vitainsieme di abitudini e tradizioni consolidate nel tempo che portavano ogni gruppo
umano a utilizzare certe condizioni locali piuttosto che altre.
Negli ultimi 30anni si data sempre pi importanza ai fattori funzionali che spiegano le relazioni
orizzontali. Oggi sono soprattutto i rapporti di scambio che determinano il valore dei vari attributi
dei luoghi.

Es.un giacimento minerario diventa miniera solo quando il pezzo del minerale compensa i costi di
estrazione e di trasporto, e il prezzo la conseguenza di relazioni orizzontali di scambio che
avvengono su scala internazionale.
La geografia economica odierna, che ha rifiutato il determinismo ambientale, vede le caratteristiche
naturali dei luoghi, come il clima, la dotazione mineraria, la marittimit come semplici condizioni
potenziali che in presenza di altre condizioni di ordine storico-culturale (la tradizione religiosa,
lideologia dominante,ecc) politico sociali e di ordine economico, possono di volta in volta spiegare
l' geografica dei fatti economici.
Nelle societ pre-industriali il territorio non era considerato come un bene che si potesse rendere o
acquistare, ma come un mezzo indispensabile per la vita degli abitanti (nutrirsi,vestirsi ecc).
Nella societ capitalistica che prese lavvio in Europa, il terreno ha normalmente un valore di
scambio. Prima dipendeva dalla maggiore o minore fertilit del suolo poi sempre pi dalla
posizione.
La possibilit di vendere i prodotti spinse, chi poteva coltivare un terreno adatto, a produrre pi del
necessario per accumulare denaro. Il denaro accumulato costituiva un capitale.
Laccumulazione di capitale in agricoltura ha per dei limiti.
Il suolo utilizzabile limitato, inoltre esso non pu essere reso produttivo oltre un certo limite.
Infine il mercato dei prodotti agricoli si satura in fretta in quanto soddisfa una domanda di consumi
alimentari che non si possono moltiplicare allinfinito.
Nellindustria laumento della produttivit del lavoro umani sembrava invece non avere limitazioni.
La produzione industriale in grado di soddisfare sempre nuovi consumi.
Il modo di produrre capitalistico-industriale ebbe come principale conseguenza la concentrazione
dello sviluppo economico in pochi paesi. Costi di produzione e valore del prodotto non sono uguali
dappertutto: ci sono luoghi che permettono di accrescere i profitti.
Lo stesso vale per il lavoro: chi ha bisogno di personale qualificato ha convenienza a localizzare
lazienda vicino ad aziende simili o a grande citt.
I costi decrescono se il lavoro viene diviso in tante operazioni affidate a lavoratori diversi.
Economie di scala La vicinanza di pi imprese pu generare economie di scala e quindi risparmi
di costi (es nei trasporti, nei rifornimenti di energia)
Solo chi concentra lavoro e macchine in grandi stabilimenti potr ottenere questi vantaggi, di cui
non disporr invece chi opera in piccole unit sparse sul territorio.
Economie esterne (esternalit) Vantaggi che limprenditore ottiene localizzando le sue attivit
economiche in determinati luoghi:
Sono effetti utili che la singola impresa non pu produrre da sola al suo interno, ma pu
riceverne dallesterno;
Determinano le diverse localizzazioni: vicino alle materie prime, vicino ai mercati, nei
paesi, lungo le strade, vicino alle imprese
A indicare questo termine fu Marshall, un economista del 1890
Economie esterneesterne allimpresautilizzi che essa non produce diversamente, ma pu
utilizzare.
Sono dei doni della terra ad uso di chi ne sappia approfittare senza pagarli o pagandoli meno dei
vantaggi che ne ha.

Nella maggior parte dei casi le economie esterne sono il risultato dellattivit
umanaeconomie di agglomerazione
economie di agglomerazione-gli incrementi di produttivit che le imprese realizzano
concentrandosi in certe aree. Sono una componente di una vasta famiglia di economie
esterne delle economie di urbanizzazione
Opere di urbanizzazione primaria (strade,fognature,acqua) che consentono linsediamento
delle imprese
Facilit di scambi di merci
Formazione di un mercato della forza lavoro a cui le imprese possono attingere
Presenza di servizi pubblici (case popolari,scuole,trasporti)
Servizi per le famiglie e per le imprese
Infrastruttureci che rende un ambito territoriale idoneo a svolgere funzioni economiche
o Infrastrutture materiali o tecniche (impianti stradali,linee delle
telecomunicazioni,condotti per lacqua,gas)
o Infrastrutture sociali(ad uso collettivo: scolastici, scambi culturali)
o Infrastrutture economiche(le imprese pubbliche che svolgono funzioni essenziali per
il funzionamento delleconomia nazionale e non possono essere svolte da imprese
private: lindustria elettrica,le comunicazioni,chimica di base)
o Infrastrutture dellinformazione e della ricerca (in parte non possono essere svolte da
imprese private)

Le infrastrutture sono:
strutture territoriali:la loro distribuzione non uniforme
beni non escludibili: ritenuti necessari al funzionamento della societ e delleconomia
indivisibili:producono utilit collettive,i vantaggi per la collettivit
non danno profitti:nessun capitale privato viene investito
Le infrastrutture territoriali sono una condizione necessaria perch i capitali privati producono il
valore,ovvero perch esista il mercato.
I soldi che lo stato spende nelle infrastrutture non danno profitti diretti ma si trasformano in
Economie esterne Valori duso che le imprese utilizzano per realizzare i profitti. E
lamministrazione pubblica che decide come distribuire sul territorio linfrastruttura.
Il prezzo del suolo dipende:
dalle caratteristiche tecniche o dalle sue condizioni naturali (fertilit clima etc) vale
soprattutto per lagricoltura
dal valore della posizione, vale per le agglomerazioni
globali fenomeni e insiemi di relazioni orizzontali che si estendono a tutta la superficie
terrestre:la circolazione atmosferica,il trasporto aereo,il mercato del petrolio
localirelazioni che interessano solo una parte della superficie terrestre,clima locale,rete di
trasporto locale,sviluppo locale
negli ultimi decenni le relazioni a scala planetaria si sono estese e intensificate a tal punto da
superare ogni confine fisico, culturale, politico. Non esiste pi nessun ambito geografico locale che
sia al riparo da influenze dirette da parte di forme che operano a livello globaleglobalizzazione

tecnologico-economica: si formano reti globali dimprese che connettono tra loro le migliaia
di luoghi in cui sono insediate
commerciale: lorganizzazione mondiale per il commerciante WTO che tende alla libera
circolazione delle merci.
globalizzazione del sapere scientifico-tecnologico: la competizione economica sempre pi
dipendente dalle innovazioni tecnologiche, si forma cos un sapere tecnologico-scientifico
globale
globalizzazione ambientale (global change):leffetto serra che porte allinnalzamento della
temperatura media dellatmosfera e a vari squilibri climatici come conseguenza delle
emissioni di CO2 metano e altro
globalizzazione culturale:fenomeni di omologazione dovuti alla mondializzazione dei media
e alla scomparsa dei modi di vita locali che porta alla perdita di tradizioni lingue dialetti ecc
globalizzazione geopolitica:interdipendenza delle decisioni e degli avvenimenti politici dei
diversi paesi e il crescente controllo di alcuni di essi sugli altri, capacit delle grandi potenze
(usa) di intervenire militarmente in qualunque momento in ogni parte del pianeta.
Deboli:globalizzazione delle istituzioni (ONU che ha capacit molto limitate di regolare i
conflitti e di imporre norme) e globalizzazione del mercato del lavoro
CAPITOLO 2
LA REGIONE GEOGRAFICA

Linsieme di relazioni orizzontali e verticali che costituiscono lorganizzazione territoriale copre


tutta la superficie terrestre, ma non allo stesso modo. Addensamenti, concentrazioni, rarefazioni,
discontinuit dividono lo spazio geo-economico in regioni.
Regione geografica una porzione della superficie terrestre che:
E costituita da un insieme di luoghi contigui
Tali luoghi hanno qualche caratteristica comune tra loro
Si differenziamo in base a tali caratteristiche rispetto ai luoghi circostanti
Il concetto di regione geografica prescinde da ogni riferimento dimensionale: pu essere una
piccola raduna in un bosco. E anche una regione geografica quella nord-atlantica (paesi
dellEuropa nord-occidentale e quelli dellAmerica settentrionale hanno in comune molti caratteri
politico culturali)
Tipi di regione:
Politico amministrativa (confini istituzionalmente riconosciuti) Comune provincia regione
Regione politica (corrisponde di regola allo stato ma comprende talvolta livelli inferiori
come i lander tedeschi; che superiori come le associazioni politiche sovranazionali)
Regione naturale (identificata dalle sue caratteristiche fisiche come la pianura padana)
Regione storica (legata a un tipo di cultura e storia)

Regioni formalici che le identifica e le differenzia dalle regioni circostanti


lomogeneit interna di uno o pi attributi caratterizzanti: regioni risicole se lattributo
considerato la coltura del riso, regioni industriali e urbane se gli attributi sono lindustria e
la citt

Regioni funzionaliindividuate in base a relazioni orizzontali,i luoghi che la compongono


sono tra loro connesse tra relazioni spaziali fin dove si estende il raggio delle relazioni
orizzontali considerate: lhinterland di un posto cio quellarea che servita e si serve per
ricevere e spedire le sue merci):
-

monocentriche (i flussi fanno capo a un unico centro principale)


policentriche (ogni localit specializzata in funzioni particolari ed connessa alle altre
attraverso relazioni di complementariet)

Regione complessa una regione formale unita a una regione funzionale

Regione programma (o regione piano o regione progetto) non sono presenti specialmente
allinizio caratteri unitari che la rendono omogenea e distinguibile dal resto del territorio.
Tuttavia esiste il progetto di crearli per raggiungere scopi predeterminati.

Spazio gerarchizzato stato studiato dal geografo tedesco Christallerun modello in cui i singoli
centri (localit centrali) servono ciascuno unarea a loro circostante, la cui ampiezza dipende dal
livello del centro. Si parla di strutture regionali gerarchizzate in base ai beni e servizi che le localit
offrono.
Il diverso valore che il suolo assume a seconda della sua distanza dal centro determina una
distribuzione delle attivit economiche e delle zone abitative.
In uno spazio teorico come questo i centri si disporrebbero a distanze regolari, si formerebbero citt
con un determinato numero di abitanti, lintero territorio assumerebbe uno sviluppo omogeneo ed
equilibrato. Nella realt ci non avviene perch lo spazio geografico non omogeneo ma
differenziato dalla natura e dalla storia.
Le reti urbane presentano degli squilibri:ci sono citt che si estendono o crescono enormemente di
importanza rispetto ad altre. I fenomeni di squilibrio sono determinati soprattutto da processi di
agglomerazione dovuti al fatto che le attivit economiche hanno dei vantaggi a localizzarsi le une
vicine alle altre. Uno sviluppo regionale di questo tipo si dice:
Polarizzato la regola nei paesi di sviluppo. La struttura polarizzata crea squilibrio territoriale tra
la regione centrale polarizzante e le regioni periferiche. Il caso dellUE dove si ha unarea
centraleil pentagono europeoLondra Parigi Milano monaco Amburgo.
Leccessiva concentrazione di attivit in un polo pu provocare delle diseconomie di
agglomerazione che:
respingono nuove attivit
influiscono negativamente su quelle gi presenti
Si avvertono nei servizi pubblici (ospedali scuole trasporti) che sono sempre meno
efficienti,crescono costi di abitazione e dei servizi. Il costo della vita cresce con la dimensione
umana.
-Larresto della crescita polarizzata
-Fasi di polarizzata
Queste due strutture rappresentano le forme tipiche della prima parte del XX secolo ->
grande industria manifatturiera con grandi masse di lavoratori.
Paesi di vecchia industrializzazione furono investiti da notevoli trasformazioni economiche. Le
grandi agglomerazioni industriali si frazionarono in pi sedi e in pi impianti anche molto distanti

tra loro. In un territorio dotato di buone comunicazioni (relazioni orizzontali,autostrade,ferrovie a


grande velocit) le diverse fasi dei cicli di lavorazione potevano distribuirsi su un vasto territorio.
Si formata una struttura regionale a retenella quale la popolazione e le diverse attivit si
distribuivano in vari centri minori che sommati equivalgono al vecchio centro polarizzante. Oggi gli
operatori di borsa di New York, Tokyo, Londra e Parigi in quanto collegati per rete telematica sono
molto pi vicini tra loro di quanto non lo siano rispetto a operatori di altri settori presenti nella loro
stessa citt.
Rete localesi forma quando i soggetti (pubblici o privati) che la formano si comportano come un
attore collettivo combinando risorse locali e risorse globali.
Il sistema territoriale locale una regione programma, una costruzione volontaria che esiste solo se
e quando certi soggetti attivano certe relazioni (orizzontali) tra loro e altre (verticali) con il milieu
territoriale in cui operano (una specie di patrimonio comune a cui attinge la rete locale dei soggetti).
Nei tempi della globalizzazione le unit territoriali per conservarsi devono reagire alla
frammentazione cio creare al loro interno una trama di relazioni cooperative pi forte di quelle che
spingono i loro soggetti a collegarsi con lesterno(reti globali)
I soggetti locali devono collegarsi in rete tra loro e far valere le risorse del milieu locale attivando
cos il sistema territoriale locale. Le reti globali hanno bisogno dei sistemi locali. Dal loro punto di
vista i milieu locali sono i simboli potenziali delle esternalit.
I soggetti locali possono:
Fungere da semplici mediatori passivi, limitarsi a favorire linsediamento di un suolo nel
proprio territoriogiochi a somma zero, il vantaggio per la societ locale si limita
alleventuale bilancio tra ricadute positive e quelle negative.
Svolgere una funzione attiva tra le condizioni del milieu locale e le reti globali, ci avviene
quando i soggetti locali si comportano come lattore collettivo formando una rete
localegiochi a somma positiva = sviluppo locale,linvestitore esterno non esaurisce i
vantaggi offerti dal milieu, ma al contrario alimenta il processo di sviluppo e di creazione di
nuove esternalit.
I sistemi territoriali che riescono ad attivare processi di sviluppo locale autorganizzato hanno buone
prospettive di mantenere la loro identit nellinterazione con le reti globali, mentre quelli che si
limitano a offrire esternalit e risorse generiche (terreni forza lavoro infrastrutture) sono
maggiormente esposti al rischio di frammentarsi e di perdere cos la propria specificit e identit.
Il passaggio da strutture territoriali gerarchizzate a strutture reticolari riguarda le aree pi sviluppate
dei paesi industrializzati nelle quali si concentra la maggior parte delle attivit economiche e della
popolazione. Accanto ad esse esistono territori che hanno avuto uno sviluppo meno intenso
Regioni periferiche
Le parti settentrionali della Scozia
Alcune regioni mediterranee come il nostro mezzogiorno
I paesi del sud del mondo
Cause:
Emigrazione della popolazione pi giovane e attiva verso le aree pi forti
Scarsa strutturazione regionale,paesi del sud del mondo,africa

Capitolo 3
Economia e ambiente naturale

Ambiente sistema di relazioni dirette e indirette che intercorrono tra esseri umani,altri esseri
viventi e mondo inorganico. E un sistema in continua evoluzione
Ecosistema terrestresistema degli organismi sulla terra con le loro relazioni reciproche e le
relazioni che li legano allambiente fisico del pianeta
I gas come lossigeno e lanidrite carbonica sono regolati in modo che la loro percentuale
nellatmosfera si mantenga pressoch costante. Se cos non fosse crescerebbe la temperatura
terrestre minacciando la continuazione della vita umana sulla terra.
Anche il sistema economico mondiale un sottosistema dellecosistema terrestre, con cui ha intense
relazioni in entrata (produzioni alimentari,materie prime fonti energetiche) e in uscita
(trasformazioni della biosfera, crescita demografica, ecc)
Il sistema economico alimenta una circolazione di materia, energia e informazione che tende a
modificare il resto dellecosistema.
Da qui deriva il problema ecologico il pi grande che lumanit ha incontrato nel suo lungo
cammino storico. Ha assunto proporzioni sempre maggiori a partire dalla rivoluzione industriale.
Situazioni fortemente squilibrate
Forte siccit
Intense precipitazioni
Fattori catastrofici :frane,terremoti,alluvioni
Per milioni di anni la specie umana sopravvissuta adattandosi a questi squilibri improvvisi. Oggi
tale adattamento problematico
Con la densit della popolazione aumentata enormemente la.delle persone
e delle strutture nei confronti degli..naturali
Lumanit ha sempre pi trasformato lambiente naturale provocando alterazioni ambientali
negative:desertificazione, erosione del suolo,innalzamento della temperatura media
Alterazioni
Reversibilipossono essere riassorbite da retroazioni riequilibratici dellecosistema
planetario
Irreversibilihanno sullecosistema effetti squilibranti di lungo periodo
Tempi
Geologicimiliardi di anni
Dellevoluzione biologicamilioni di anni
Economicinon superiori ai 50-60 anni
Storici migliaia di anni
Oggi stiamo entrando in una delle fasi critiche. Circa il 60% dei servizi naturali presi in esame
appare digradato oppure oggetto di sfruttamento non sostenibile. Si parla oggi di cambiamento
globale: global change
Fattore terralinsieme di risorse dei servizi naturali e in genere tutto quanto il sistema economico
. Dal geosistema
Lavoro umanoun fattore a se stante in quanto erogati dagli stessi soggetti a vantaggio dei quali si
svolge
Gli uomini hanno sempre cercato di aumentare la produttivit del proprio lavoro attraverso una
crescente mobilitazione del fattore terra. Di conseguenza hanno progressivamente ridotto la
produttivit del fattore tempo. Ogni abitante della terra,pur lavorando mediamente meno dei nostri

antenati in epoca pre-industriale ha in media a sua disposizione una maggior quantit di beni e di
servizi ma dispone anche di sempre minori riserve naturali e ambientali.
Lefficienza del sistema produttivo dal punto di vista puramente economico cresciuta, ma si
ridotta quella del sistema ecologico.
Degli squilibri locali che potevano essere ignorati o sottovalutati si passa a squilibri globali, di
fronte ai quali anche i soggetti in posizione dominante sono costretti a correre ai ripari
Tra i danni ecologici:
Inquinamentii pi evidenti rientrano nellesperienza quotidiana dellaria e dellacqua
Con lavvento delle industrie e della civilt del consumo aument moltissimo la quantit di
rifiuti e molti di essi divennero non riciclabili naturalmente gran parte delle materie plastiche.
Le attivit umane riversano nellatmosfera sostanze sotto forma di particelle o di gas, che possano
determinare nellambiente una serie di reazioni a catena, imprevedibili. Particolarmente pericolose
sono:
- particelle solide minute derivate dalla incompleta combustione di carburante
- polveri sottili presenti nellatmosfera di molte grandi citt

Riduzione delle risorse naturali (irreversibile) leccessivo sfruttamento delle risorse naturali non
rinnovabili coinvolge non soltanto i paese industrializzati ma lintero geosistema (se il livello dei
consumi dei paesi industrializzati dovesse diffondersi a tutto il mondo, gi oggi le risorse esistenti
sarebbero insufficienti)

Perdita della biodiversit(irreversibile) una ricchezza in termini generali per il fatto che
accresce la probabilit di durata della vita sulla terra a causa delle immissioni nellambiente dei gas
serra.

Desertificazione reversibile in tempi geologici, ma irreversibile alla scala dei tempi storici ed
economici, consiste nella perdita di fertilit e conseguente trasformazione in deserti di vaste
estensioni di terreno situate in zone aride, coinvolge oggi 100 paesi, i terreni diventano inutilizzabili
per lagricoltura e il pascolo; pu anche verificarsi lontano dai deserti veri e propri, in terre
semiaride localizzate nelle parti centrali dei continenti dove non giungono i venti umidi provenienti
dal mare. Con lintervento delluomo i processi di inaridimento del suolo si sono accelerati
enormemente. Le cause antropiche del fenomeno:
- lo sfruttamento agricolo troppo intenso
- il disboscamento
- il sovrapascolamento
Le zone pi colpite della desertificazione sono i paesi del Sud del mondo, es.: Sud del Sahara,
che comprende la regione Sahel, il Sudan e lEtiopia.
Impronta ecologica per calcolare larea del fattore terra cio di terra produttiva e di mare
necessario ad una persona per produrre tutte le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti che
produce:
i consumi di un paese - esportazioni + importazioni /numero di abitanti.
Limpronta ecologica media di una popolazione viene poi confrontata con terra produttiva procapite disponibile nel paese stesso. Ogni italiano consuma in media tre volte quello che gli
spetterebbe. Il deficit lo si colma con le importazioni, scegliendo quelle a basso costo dei paesi del
Sud del mondo, come lAngola: la sua impronta ecologica non supera la sua disponibilit.

Effetto serrasquilibrio ambientale che crea maggiori preoccupazioni a livello globale, deriva
dallaumento della temperatura dellatmosfera a causa della crescita percentuale di alcuni gas, in
particolare dellanidrite carbonica C02
I raggi solari forniscono calore alla terra: in assenza di atmosfera i raggi, riflessi dalla superficie
terrestre, disperderebbero la loro energia nello spazio e il nostro pianeta sarebbe molto freddo.
Alcuni gas contenuti nellatmosfera ostacolano la riflessione, funzionano cio come i vetri che
ricoprono una serra e vi trattengono il calore. Di qui lespressione effetto serra per indicare quel
fenomeno naturale per cui i gas dellatmosfera fanno salire la temperatura media della terra intorno
al valore di 15c. Ma un aumento eccessivo di tali gas tende a fare aumentare la temperatura
terrestre in maniera anomala.
I danni:
-la fusione di ghiacci polari innalzamento del livello dei mari
-La deviazione delle grandi correnti marine alterazioni climatiche per alcune aree continentali
-Laumento dei fenomeni esterni come siccit
Sviluppo sostenibile Lespressione proposta dal rapporto dellONU, noto come rapporto
Brundtland
Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza
compromettere la capacit delle generazioni future di soddisfare i propri.
E un concetto di sviluppo che tiene conto non soltanto del reddito economico e della quantit dei
beni prodotti, ma anche della qualit dellambiente e quindi della qualit della vita.
Tre principi fondamentali:
-

C
c

lintegrit del sistemasi tratta di non alterare la capacit degli ecosistemi di mantenersi in
equilibrio; limitare prelievi ed emissioni inquinanti, evitare ogni alterazione irreversibile.
- Efficienzaeconomicagarantire il massimo della produzione e di consumi compatibili con
gli equilibri ecologici, permettendo di mantenere costanti nel tempo le potenzialit
dellambiente.
- Lequit sociale
Intragenerazionale (allinterno di ogni comunit umana in un determinato momento storico)
Consiste nella possibilit di accedere alle risorse come diritto di ogni persona alla propria
cultura, religione, idea politica, ecc,
Intergenerazionale (riferita alle generazioni future) consiste nelloperare senza precludere
alle generazioni future la fruizione dellecosistema e delle sue risorse, almeno nella stessa
misura e negli stessi termini con cui ne fruiscono le presenti generazioni.
Esistono due interpretazioni:
- sostenibilit forte ritiene che si debba lasciare alle generazioni future lintero stock di capitale
naturale, che non pu essere sostituito da quello prodotto artificialmente
dalluomo;
- sostenibilit debole ritiene che esisterebbe una possibilit di sostituire tra capitale naturale e
capitale prodotto dalluomo; ogni generazione potrebbe impoverire gli
ambienti naturali purch compensi tale degrado accrescendo il valore e la
qualit dellambiente prodotto artificialmente (es. la citt).

Il degrado ambientale causato dalleccesso di prelievi e immissioni da e nellambiente, ha


dato luogo al nascere di un nuovo mercato e di nuove attivit economiche. Si creato un nuovo
mercato di beni ecologici, come le acque minerali, frutta e verdura di agricoltura biologica, ecc. Le
nuove attivit economiche: eco business -> finalizzate a riparare i danni riportati agli ecosistemi:
smaltimento dei rifiuti, disinquinamento dellaria, la protezione dellambiente, ecc.
La prima conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui problemi dellambiente si tenne a
Stoccolma nel 1972. I vari paesi si erano resi conto che il degrado ambientale derivante da uno
sviluppo incontrollato stava diventando insostenibile. Il problema pi trattato fu quello
dellinquinamento, che rivel il contrasto tra i paesi industrializzati e quelli del Sud del mondo. I
primi volevano porre un freno ai danni allambiente e chiedevano ai secondi di adottare anchessi
misure adeguate. Nel complesso prevalse il concetto della riparazione piuttosto che della
prevenzione.
1992 conferenza di Rio de Janeiro. Si approfond il contrasto tra i paesi del Nord del
mondo, la cui preoccupazione maggiore consisteva nellevitare squilibri ambientali e inquinamenti,
e quelli del Sud del mondo che non volevano vedersi imporre sacrifici prima ancora di avere
raggiunto livelli economici e di vita soddisfacenti. Ai paesi pi ricchi spettava il compito di aiutare
finanziariamente quelli pi poveri. Gli stessi paesi industrializzati dovevano accettare di riconvertire
il loro processo produttivo in una prospettiva di rispetto ambientale. La conferenza si concluse con
la stesura dellAgenda 21 che contiene il programma dazione del XXI secolo nei riguardi
dellambiente..
I principali campi dazione a livello internazionale:
- i consumi
- la distribuzione del reddito
- la sostenibilit dellagricoltura
- la protezione delle foreste
- la conservazione del patrimonio genetico
- gli aiuti ai paesi pi poveri
- la gestione delle acque
- la regolazione delle emissioni gassose
E un documento di grande importanza perch, oltre ad illustrare la situazione generale di
ogni problema, indica anche come affrontarlo e con quali mezzi. Il suo limite sta nel fatto che non
esiste nessun obbligo preciso e nessuna sanzione per i paesi che non lo applicano.
A seguito della conferenza mondiale numerosi sono stati i convegni e i dibattiti a
livello regionale. Tra questi di particolare importanza la conferenza della Convenzione sul clima
tenutasi a Kyoto nel 1997 conclusasi con la stesure del protocollo di Kyoto, con il quale i paesi
firmatari si impegnavano a ridurre lemissione dei principali gas serra.
E entrato in vigore nel 2005. Oggi i paesi firmatari sono 170 e si sono impegnati a
ridurre del 5,2%, nellarco di 10-12 anni, le emissioni di C02.
LUE ha stabilito una riduzione dell8% e i ministeri europei dellambiente hanno
distribuito le quote tra i vari paesi: allItalia tocca una riduzione del 0,5%.
Oggi molti enti locali applicano lagenda 21 nella pianificazione territoriale locale

Capitolo 4
La popolazione
4.1 L esplosione demografica
TASSO DI CRESCITA
la differenza tra il tasso di natalit e il tasso di mortalit.
Quando il numero delle nascite supera il numero delle morti ,il tasso di crescita positivo la
popolazione aumenta. La popolazione del pianeta sta superando all inizio del XXI secolo i 6
miliardi di abitanti. L umanit arrivata molto tardi allattuale livello di
popolamento(epidemie,carestie e guerre).Raggiunto il primo miliardo in seguito alla rivoluzione
industriale nell 800,ci volle circa un secolo per raddoppiare tale numero una prima volta(1920)e
poi pi di 50 anni per raddoppiarlo una seconda volta negli anni settanta del 900. Questo aumento
fu detto ESPLOSIONE DEMOGRAFICA. Negli ultimi decenni il tasso di crescita della
popolazione mondiale ha cominciato a ridursi. La popolazione mondiale molto giovane:un terzo
degli abitanti del pianeta ha meno di 15 anni. Tuttavia il declino della fertilit negli ultimi decenni
causato dalla diffusione di epidemie quali quella dell Aids,delle guerre tendoni a far crescere il
tasso di mortalit. La crescita non uniforme in tutta la terra. Da una parte ci sono i paesi sviluppati
con crescita demografica debolissima come l Europa lunico continente con saldo naturale negativo.
Dallaltro si situano invece i paesi del sud del mondo:i principali protagonisti dellaumento
demografico.
4.2 La transizione demografica
I tassi di mortalit sono legati al tenore di vita e all efficienza del sistema comunitario mentre i tassi
di natalit paiono legati al modo di vita e al sistema sociale:sono infatti pi alti tra le popolazioni
con modelli di vita agricoli tradizionali,pi bassi in quelle urbanizzate e industriali. Essi variano
nello spazio e anche nel tempo. Per spiegare questa differenza stata elaborata la teoria della
transizione demografica c un regime demografico antico e uno moderno ,separati da uno stadio
di transizione.
Il regime demografico antico:
tipico delle societ preindustriali,
elevati tassi di natalit,alti tassi di
mortalit,il tasso naturale prossimo
allo zero,la crescita della popolazione
lenta e irregolare a causa di
epidemie ,guerre e carestie.
Lo stadio di transizione si divide in due fasi:
1fase
Si riduce la mortalit grazie alle migliori
condizioni di vitae allintroduzione delle
cure mediche,mentre la natalit rimane
ancora alta di crescita si accelera a causa
del saldo fortemente positivo.

il regime demografico moderno :


il tasso di natalit diminuisce ancora
fino ad eguagliare quello di mortalit,
il livello della crescita zero per
passare poi in alcuni periodi anche a
un saldo negativo.

2 fase
una riduzione del tasso di natalit
come conseguenza della mutata
situazione sociale(inurbamento,
maggior costo per l educazione
dei figli),si ha un rallentamento
nella crescita demografica.
Attualmente in Europa lo stadio di transizione quasi ovunque terminato e i paesi europei sono
entrati nel regime moderno,con saldo che a livello continentale negativo. Tutti gli altri paesi si
trovano in fasi diverse dello stadio di transizione. La crescita maggiore si ha nei paesi in cui si la
transizione appena iniziata,quasi tutti i paesi dellAfrica, dellAsia meridionale e della
Bolivia.Altri paesi come la Cina stanno invece uscendo dallo stadio di transizione per raggiungere
quello moderno.

4.3 La distribuzione geografica della popolazione.


Oltre che per il ritmo di crescita le popolazioni si differenziano anche per composizione,per classi di
et e per sesso, differenze che vengono presentate attraverso grafici particolari:le piramidi di et. I
grafici a forma di piramide appuntita indicano una popolazione giovane(la situazione dei paesi in
via di sviluppo)invece i grafici a forma di piramide con punta arrotondata indicano popolazioni
vecchie(la situazione pi diffusa nei paesi sviluppati)
L a distribuzione dellumanit sulla superficie terrestre molto ineguale. Esistono parti della Terra
completamente disabitate come lAntartide,Groenlandia Siberia ecc. La restante superficie delle
terre stabilmente abitata detta ecumene presenta densit di popolazione fortemente variabili. Il
continente pi densamente popolato lAsia seguita dallEuropa. La vasta regione asiatica ospita
quasi met della popolazione mondiale. La densit in quest area si accompagna ad un agricoltura
di tipo intensivo. Le grandi aree industriali urbane sono densamente popolate. In Europa
:Inghilterra,regione parigina,Francia orientale,Italia e Germania. Negli Stati Uniti :l area dei Grandi
Laghi,California. Asia orientale:Giappone,regioni costiere della Cina.Al di fuori di queste regioni il
popolamento molto discontinuo e concentrato soprattutto nelle aree urbane.
4.4 Le migrazioni
La popolazione di un territorio varia oltre che per movimento naturale anche per movimento
migratorio. La fine del XX secolo e l inizio del XXI sono stati caratterizzati da un notevolissimo
incremento dei fenomeni migratori. In ogni parte del mondo si parla della mondializzazione delle
migrazioni.
I fattori generali sono tre:
- la transizione demografica grazie alla quale acanto ai paesi nel regime moderno che crescono
poco ve ne sono altri in fase di transizione e forte crescita si pu parlare di transizione migratoria:i
principali flussi migratori si verificano dalle zone pi
povere(Africa, America latina,parte
dellAsia)che si trovano nella prima fase di transizione,a quelle ricche(Europa e America
settentrionale) quasi tutte ormai in regime demografico di tipo moderno.
- differenza nel reddito: qualit della vita dei diversi paesi differente e spinge molti cittadini a
trasferirsi in quelle aree nelle quali hanno la speranza di trovare una vita migliore.
- mondializzazione dei trasporti e delle comunicazioni: riduce le distanze non solo chilometriche
ma culturali;grazie alla televisione ciascuno pu conoscere e paragonare i paesi del mondo e
scegliere dove dirigersi.
L Europa dopo essere stata per secoli il principale focolaio di emigrazione sta ora ricevendo forti
flussi di immigrazione. LEuropa diventata,da alcuni decenni,uno dei principali poli di
immigrazione:nel 2000 ospitava un terzo di tutti i migranti del mondo.
4.5 La popolazione come risorsa economica
La popolazione di un paese pu essere considerata una risorsa economica indicata come capitale
umano. Il numero di persone che lavorano rappresentano gi di per s una risorsa.
Popolazione attiva:linsieme delle persone in et lavorativa 14-65 che lavorano o che cercano un
lavoro.
La percentuale degli attivi legata alla struttura per et :nei paesi giovani ridotta dallalto numero
di bambini e in quelli vecchi dai numerosi pensionati. Non tutta la popolazione attiva realmente
occupata,essa comprende anche quanti,pur essendo in et lavorativa,non hanno lavoro cio i
disoccupati. La disoccupazione un fenomeno diffuso sia nei paesi ricchi che in quelli poveri. Nei
paesi industrializzati una percentuale di disoccupati del 3-4% fisiologica in quanto presenta
periodi di crescita economica.
4.6 La sanit e listruzione
Due caratteristiche della popolazione che hanno notevole importanza sono la sanit e listruzione.
Oltre il 60% della popolazione del Sud del mondo dispone oggi di assistenza sanitaria,la speranza di
vita media nel sud del mondo aumentata di un terzo:i tassi di mortalit infantile si sono dimezzati.
Ci non toglie che esistano ampie zone dove la situazione ancora precaria. Di fondamentale
importanza per leconomia di un paese listruzione . In una societ moderna un certo grado di

istruzione richiesta a tutti per partecipare alla vita civile politica ,inserirsi nel lavoro. Tuttavia non
sempre l accesso a questo servizio possibile per lintera popolazione:in molti paesi del sud del
mondo l analfabetismo raggiunge l80% ,nel nord il 2% (Italia1,4%).Il tasso d universit solo
l8%nel sud del mondo contro il 97% dei paesi del nord del mondo.
Capitolo 5
Lorganizzazione territoriale degli spazi agricoli
5.1 Premessa
Su almeno il 60%delle terre emerse una o pi delle tre condizioni naturali significative per
lagricoltura clima,rilievo e qualit del terreno-esercitano un influenza decisiva che rende
impossibile non soltanto lattivit agricola ma la stessa sopravvivenza dei gruppi umani. Sul
restante 35-40%della superficie alcune regioni sono maggiormente favorevoli di altre,oppure
permettono la coltivazione di specie vegetali diverse:le condizioni ecologiche per la coltivazione del
riso sono notevolmente diverse da quelle dellolio. Lintervento dell uomo pu esercitare forme di
controllo e modificare parzialmente lambiente naturale:mediante opere di irrigazione e bonifica
oppure terrazzando le pendici montuose. La dipendenza dellattivit agricola dai fattori naturali non
mai diretta ma sempre mediata da scelte e da interventi umani.
5.2 Le condizioni ecologiche ambientali
Le condizioni di natura fisico-ambientali si dividono in tre gruppi principali:
1)Il clima e le acque. Una temperatura minima di 5-7 C condizione essenziale per la
germinazione del seme;il numero medio di giorni/anno con temperature superiori a questa soglia
determinano la durata della stagione agricola,dalla quale dipende la variet delle specie coltivabili.
E possibile individuare diverse grandi aree di coltura specifica:quella del banano,la coltura dell
ulivo( tipicamente mediterranea).
2)Il rilievo. Modifica localmente le condizioni climatiche,dal momento che allaumentare
dellaltitudine diminuisce la temperatura,aumentano le precipitazioni e si intensifica lazione dei
venti. La pendenza del terreno incide significativamente sui tipi e sui metodi di coltura sia per i
rischi di erosione del terreno sia per le difficolt di impiegare macchine pesanti. Terrazzamento oggi
utilizzabile soltanto per colture altamente redditizie (il vigneto pregiato dellarea alpina).
3)I suoli. Il suolo un insieme dei detriti minerali misti a sostanze organiche che riveste la crosta
terrestre sulla quasi totalit delle terre emerse e costituisce il substrato indispensabile per le
coltivazioni. Il suolo agrario e la sua composizione e fertilit possono essere modificati.
- unagricoltura predatoria che sfrutta i suoli senza curarsi di rinnovarli,li impoverisce fino a
renderli improduttivi .E il caso delle monocolture delle piantagioni.
- in un sistema agricolo razionale,i suoli non soltanto vengono reintegrati ma vengono
continuamente migliorati mediante lavorazione profonda,alternanza di colture e correttivi.
NellAsia orientale e in Europa i lunghi secoli di agricoltura intensiva hanno favorito la formazione
di suoli particolarmente fertili,in grado di fornire le rese per ettaro pi alte del mondo.
I diversi tipi di suolo unite ai diversi tipi di clima permettono di individuare i seguenti tipi di regioni
agricole.
- regioni equatoriali :clima caldo-umido ,fitta vegetazione forestale in parte utilizzata per la
produzione di legname.
- la savana:situata nella zona intertropicale a stagione secca,allinterno dei continenti. temperature
elevate e la stagionalit delle precipitazioni,economia pastorale --sia nomade come la Nigeria sia
di tipo sedentario estensivo(come l Australia).E specializzata nella monocoltura di caff,canna da
zucchero e frutta.
- regioni desertiche calde. Lestrema aridit dei suoli consente a mala pena lallevamento nomade
come nel Sahara.(capre,pecore,cammelli)Le oasi costituiscono le uniche zone irrigue in cui pratiche
intensive permettono la coltivazione di mais,cotone,canne da zucchero,palma.

- regioni monsoniche. Temperature elevate e forti precipitazioni stagionali,queste regioni dellAsia


meridionale possiedono una fitta vegetazione naturale .Il manto vegetativo originario stato
sostituito da unagricoltura intensiva di riso con forte frammentazione delle colture e delle
propriet. E unagricoltura di sussistenza.
-regioni mediterranee. Estati calde,inverni miti con precipitazioni concentrate nei mesi invernali.
Sono presenti tutti i tipi di coltura agraria (agrumi,olivo,vite). Ad eccezione delle aree di latifondo
,la propriet agricola tendenzialmente piccola e coltivata intensamente. Sono regioni
mediterranee:le regioni dellEuropa meridionale e delle coste settentrionali delAfrica e del Medio
Oriente,quelle del Mar Nero California.
- regioni temperate. Comprendono le principali aree agricole del pianeta:agricoltura commerciale
realizzata intensivamente su appezzamenti di dimensioni piccole e medie in cui predomina l
allevamento intensivo.
-la tundra. Inverni rigidi e le estati brevi consente soltanto unagricoltura rarefatta condotta con
tecniche di sussistenza. Prevale: pastorizia nomade,caccia e pesca.
5.3 sistemi colturali e societ rurali
Storicamente ciascuna delle grandi aree climatiche ha formato un definito sistema colturale basato
sullassociazione di due o pi variet vegetali(riso,piante leguminose nella zona
monsonica,grano,vite e ulivo nella zona mediterranea)---rapporto tra uomo e ambiente. Nel tardo
Medioevo nellEuropa laratura profonda la sostituzione del cavallo con il bue determinarono la
rapida produttivit. Ci consent di alimentare una popolazione sempre pi numerosa,fra il XVIII e
il XIX secolo le produzioni agricole trovarono pi ampi sbocchi di mercato. A partire dalla prima
met del XX secolo il diffondersi di fertilizzanti chimici e dei pesticidi,la selezione scientifica delle
piante coltivate e la crescente sostituzione dellenergia umana e animale con quella delle macchine
determinarono unultima trasformazione dellagricoltura. Attualmente lagricoltura ancora
lattivit economica pi diffusa sulla superficie terrestre ma essa occupa meno del 6% della
popolazione attiva nei paesi sviluppati ed la principale fonte di sostentamento per pi del 60%
della popolazione del Terzo Mondo. Di regola nella sua forma pi moderna presuppone la
separazione fisica tra luogo di produzione e luogo di consumo per cui necessita di propri sistemi
commerciali e reti di trasporto dei prodotti.
Le aree maggiormente produttive non corrispondono necessariamente ai pi alti livelli di
produttivit biologica.
5.4 I fattori sociali,demografici e politico-economici
A partire dallultimo dopoguerra in molti paesi del mondo si assistito a una trasformazione
relativamente profonda del regime di propriet terriera in risposta a molteplici fenomeni:la
decolonizzazione,laccresciuta pressione demografica e linstaurarsi di nuovi regimi politici. Si
posto il problema di una riforma agraria.
Riforma agraria: una trasformazione sistematica delle strutture fondiarie di uno stato o di una
regione da realizzarsi tramite la divisione delle terre in piccole e medie propriet a conduzione
diretta allo scopo di migliorare le tecniche colturali,accrescere la produzione agricola ed eliminare
le cause della conflittualit sociale.(nel terzo mondo soprattutto).
La riforma agraria si realizza attraverso l espropriazione,da parte dello stato della grande propriet
terriera e la sua ripartizione in fondi di minor dimensione. Questi sono poi assegnati alle famiglie
coloniche che poi le coltiveranno in proprio oppure unendosi tra loro in forma cooperativa.
Lespropriazione pu avvenire a titolo oneroso al vecchio proprietario viene versato un indennizzo
calcolato sulla base del valore commerciale dei terreni ,oppure attraverso confisca( senza
corrispettivo)come si verificato in Cina, in Unione Sovietica o in alcuni paesi dell Est europeo.
NellEuropa settentrionale dove l emigrazione contadina verso i centri urbani ha portato alla
drastica riduzione della superficie coltivata e della popolazione rurale, le riforme hanno riunito le
piccole propriet favorendo la formazione della media impresa agricola.
La riforma agraria in Italia:avviata nel 1950 dal ministro dellagricoltura Giuseppe Medici. La
riforma tenta di risolvere i sintomi patologici dellagricoltura contadina.Gli interventi di riforma

interessarono il 28% circa della superficie terrestre privilegiando il sistema latifondista diffuso
soprattutto nel sud e nelle isole dove prevaleva una delle pi elevate concentrazioni di popolazione
rurale dellEuropa occidentale. Le terre furono espropriate dietro indennizzo versato ai proprietari
sotto forma di buoni del tesoro .Il relativo miglioramento delle colture si accompagn ad u risultato
economico modesto sia perch la crescita della produzione fu inferiore a quella prevista sia perch
la sua incidenza su scala mondiale risult limitata. Furono spesso trascinati il settore dei servizi
sociali e i programmi di valorizzazione irrigua .Si opt per un eccessivo frazionamento dei fondi in
propriet che risultarono sovente di dimensione cos modeste da non consentire una gestione
competitiva alazienda familiare. Il successo della riforma venne colto solo in alcune arre costiere
mentre soprattutto le aree interne del mezzogiorno alimentarono ,negli anni successivi,un cospicuo
flusso di esodo rurale verso grandi agglomerazioni urbane costiere e verso i centri industriali
dellItalia del nord.
Le politiche agrarie. A partire dalla seconda guerra mondiale levoluzione dellagricoltura nei paesi
sviluppati a economia di mercato ha attraversato due distinte fasi di sviluppo:
la prima:produttivistica 1940-1980 caratterizzata da un processo continuativo di modernizzazione.
La seconda:pi recente---post produttivistica che ha lo scopo di ridurre i livelli di produzione e
intensificare e relazioni tra economia agricola e altre forme di sviluppo rurale.
Entrambe corrispondono a specifici modalit di intervento degli organismi costituzionali. La fase
produttivistica comprendeva tre processi fra loro connessi:
- l intensificazione della produzione(capitale,fertilizzanti e il prodotto stesso)
- la concentrazione della produzione(in Europa cereali,patate,latte in Danimarca,Germania e Regno
Unito,frutta,uova e carne in Francia,Belgio,Olanda e Italia)
- la specializzazione(le imprese producono un numero sempre pi ristretto di variet vegetali.
Scheda 5.1 agricoltura e biotecnologie
Rivoluzione verde--- il processo di ammodernamento agricolo basato sul trasferimento
nellagricoltura dei paesi in via di sviluppo del modello dei paesi sviluppati.
Lagricoltura si trova oggi dinanzi a nuove sfide e opportunit offerte dalle biotecnologie:una gene
revolution (contrapposta alla green revolution) .Si tratta di modificare il patrimonio genetico delle
specie vegetali allo scopo di ottenere nuove variet di piante chiamate trans genetiche. Vantaggi:una
maggior resistenza o allattacco dei parassiti o insetti,aumentare la resa produttiva o nutrizionale.
Per questa ragione nelle opinioni della FAO le biotecnologie possono contribuire drasticamente la
povert e le condizioni di fame nel mondo. I principali utilizzatori---Stati Uniti 42,8% del totale
mondiale,Argentina,Canada,Brasile,e Cina.In Europa ,al contrario,esse incontrano maggiori
resistenze:poich costruite in laboratorio sono spesso percepite come non naturali. Inoltre le variet
transgeniche riducono fortemente la biodiversit rappresentando la sintesi di specie diverse che
vengano sostituite da una sola. Negli ultimi anni in Europa si segnala lincremento delle cosiddette
agricolture biologiche basate sul rifiuto dellutilizzo di sostanze chimiche e limpiego di tecniche
tradizionali.
Scheda 5.2 La Politica Agricola Comunitaria(PAC)
La PAC(politica agricola comunitaria) stata inaugurata nel 1962 con lo scopo di accrescer la
produttivit agricola e del livello di vita della popolazione contadina,la stabilizzazione dei mercati e
la definizione dei prezzi ragionevoli per i prodotti destinati al consumo. Tre sono i principi per
regolare il funzionamento del settore:
1-il principio dellunicit del mercato europeo(libera e completa circolazione dei prodotti agricoli
fra i paesi membri.
2-il principio delle preferenze comunitarie(la protezione dei mercati europei rispetto alle
importazioni dei mercati mondiali,viene imposto ai paesi membri di acquistare i prodotti agricoli
allinterno dellUnione ,nonostante i prezzi in Europa fossero generalmente pi elevati.
3- il principio della sovvenzione allesportazione consistente nel pagamento ai consumatori del
prezzo in vigore nellUnione per le eccedenze produttive esportate sui mercati esterni.

L agricoltura europea ha vissuto negli ultimi decenni delle profonde trasformazioni e da una
condizione di sottoutilizzazione delle risorse ,il continente si trasformato in produttore di crescenti
eccedenze(soprattutto per il burro,i cereali gli oleaginosi ,carne bovina).La modesta dimensione
delle aziende,lelevata tecnologia introdotta e la pratica di unagricoltura scientifica o intensiva
hanno originato crescenti costi di produzione(gli Stati Uniti hanno lamentato pi volte leccessiva
protezione del mercato comunitario nei confronti delle loro esportazioni. I prezzi diversi di prodotti
agricoli europei non hanno permesso di smaltire allestero le eccedenze che avevano raggiunto. Fra
le novit di maggior rilievo introdotte con la riforma del 2003 segnala il passaggio da una struttura
guidata dallofferta a una basata sulla domanda per rendere i produttori liberi di produrre ci che
richiede il mercato .
5.5 Consumi e commercializzazione dei prodotti agricoli
I regimi alimentari. Il consumo alimentare,soprattutto nei paesi sviluppati,ha subito nellultimo
secolo profondi cambiamenti---riduzione dei sistemi di produzione agricola rivolta
allautoconsumo,sostituiti da sistemi colturali specializzati. La popolazione dei paesi sviluppati
consuma una quantit di calorie ben superiore al necessario circa il doppio delle proteine richieste
dallorganismo. Le tre principali specie di cereali (grano,riso e granoturco)rappresentano da sole
circa met della componente energetica alimentare consumata dalla popolazione mondiale.
Gli scambi commerciali. Gli Stati Uniti rappresentano il principale esportatore di cereali pur
costituendo il secondo produttore al mondo dietro la Cina.La trama del commercio mondiale
caratterizzata da significativi flussi di derrate agricole destinate ai paesi industrializzati europei e
dellAmerica settentrionale flussi comprendenti sia prodotti tropicali sia che provengono
dallemisfero sud dove le vaste superfici consentono lallevamento e la coltivazione di cereali. I
della triade(Nord America,Europa occidentale,Sud-Est Asiatico)assorbono tuttora pi dei due terzi
delle esportazioni mondiali di prodotti agricoli .Gli stessi flussi commerciali sono controllati da un
numero limitato di grandi imprese(Carrefour Francia)
5.6 I grandi sistemi di produzione.
Le numerose forme di produzione agricola possono essere classificate in:
- contadina o tradizionale :diffusa nei paesi sottosviluppati spesso unagricoltura attiva nel senso
che occupa una quota consistente della popolazione pur fornendo livelli di produzione modesti:gli
agricoltori sono di regola piccoli proprietari con limitate possibilit di acquistare attrezzature e
fertilizzanti, rivolta allautoconsumo familiare,occupa il 2/3 della popolazione agricola del
pianeta, policolturale in quanto prevede la coltivazione di diverse specie vegetali in una stessa
area,dipende dalle condizioni naturali.
- capitalistica: dipende strettamente dal mercato,consente la realizzazione del profitto :al suo interno
si affermata la grande impresa agroindustriale:
---la stretta integrazione tra agricoltura e industria alimentare:le imprese del settore controllano il
ciclo produttivo dalla produzione alla trasformazione e alla commercializzazione dei prodotti.
---il dominio crescente delindustria sullagricoltura:la maggior parte del valore aggiuntivo
contenuto nel prodotto finale on proviene dallattivit agricola bens dalle attivit industriali.
---la realizzazione delle diverse fasi produttive allinterno di ununica grande impresa la quale fa
proprie le funzioni svolte in precedenza da altri soggetti economici.
Esempio pi significativo del ciclo agroindustriale fornito da Unilever con 275 imprese
controllate realizzate in ben 64 paesi considerato un vero e proprio colosso industriale, accanto al
settore agricolo, produce otto licenza automobili(Land Rover)e materiali da costruzione possiede
linee di trasporto marittime e proprie imprese di marketing.
Caratteristica dellagricoltura la monocoltura cio la specializzazione in un unico prodotto,grazie
allimpiego di tecniche specialistiche e alla specializzazione del lavoro. Consente una maggiore
efficienza e minori costi di produzione.
Diffusa soprattutto nei Paesi del terzo mondo e nelle aree di coltura estensiva a opera delle grandi
imprese del settore.

Questa specializzazione comporta un pi rigido esaurimento della fertilit dei terreni,lesposizione


ai rischi legati alla domanda dei mercati o alle condizioni climatiche,oltre a porsi alla base dei
rapporti di dipendenza di economie sottosviluppate nei confronti dei mercati internazionali:43 paesi
in via di sviluppo basano pi del 20% della loro esportazione in un unico prodotto agricolo.
5.7 Le strutture territoriali dellagricoltura contemporanea
I sistemi agrari di sussistenza.
a)Agricoltura di sussistenza----sistemi agricole naturali ad alta intensit di lavoro manuale che non
prevedono scambi di prodotti. Sotto questa forma la si ritrova attualmente solamente presso remote
comunit dellAmazzonia, dellAfrica e della Nuova Guinea dove ristretti gruppi tribali
sopravvivono in un isolamento stabile. Il fenomeno della miseria rurale qui diffuso e lagricoltura
di sussistenza associata spesso a forme di sottoalimentazione. Tre sono i tipi di agricoltura di
sussistenza:
1-lagricoltura di sussistenza ad alta intensit di lavoropresente dove le colture predominano
sullallevamento e il territorio tuttavia esiguo se rapportato allelevata densit della popolazione.
Cina meridionale,Sud-est asiatico e lungo le coste indianeintenso popolamento delle aree rurali e
di regola una fitta rete di villaggi raggruppa la popolazione contadina.
2-lagricoltura itinerante del ladang : la tipica forma di agricoltura tropicale umida, il tipo di
insediamento umano seminomade basato su colture agricole realizzate con il metodo del
disboscamento .La foresta ,una volta bruciata lascer il posto alle colture;dopo la coltivazione la
foresta si riformer per essere dopo alcuni anni nuovamente incendiata e coltivata.
Foresta equatoriale e monsonica:l Africa centrale,l Indonesia lAmazzonia.
Sebbene definita itinerante,questa agricoltura non esclude linsediamento stabile,la popolazione
vive concentrata in villaggi di discreta dimensione e adib9sce di volta in volta i terreni circostanti a
coltivazione. Questa viene fatta ruotare intorno al villaggio trasferendo ogni due o tre anni le
colture(soprattutto mais,manioca,miglio,patata)su nuove porzioni di terreno.
3-lagricoltura delle oasi:spazialmente ristretta e quantitativamente poco significativa irrigua dal
momento che tende a sfruttare le zone umide allinterno di regioni dellaridit stridente.
Asia centrale(Turkmenistan,Kazakhstan)le valli del Nilo,le piccole oasi del deserto del Sahara.
b)Le forme agricole commerciali contadine: una forma di agricoltura assai complessa per via di
profonde trasformazioni e per gli stretti legami instaurati con leconomia industriale e urbana;ha
progressivamente sostituito le forme di produzione agricola tradizionali; in gran parte specializzata
e legata alla meccanizzazione e alladozione di nuove tecniche colturali;carattere scientifico dello
sfruttamento dei terreni,l inseparabilit tra economia agricola ed economia urbana,conduzione in
gran parte familiare e diretta ,il particolare rapporto tra produzione e consumo----i suoi prodotti
sono destinati a mercati urbani,regionali o nazionali relativamente vicini al luogo di produzione.
Lagricoltura contadina della zona temperata---caratteristiche:
-elevato prezzo dei terreni in prossimit dei centri urbani.
-essa concorrenziale con le altre attivit,primo fra tutte l industria. Storicamente i salari pi
elevati offerti dall industria e dalle altre attivit urbane hanno attratto quote cospicue di
popolazione agricola determinando un diffuso esodo rurale.
-crescente specializzazione da permettere rese produttive elevate e rispondere alla domanda di
mercato;la concentrazione produttiva,lorganizzazione razionale delle colture ,un adeguato sistema
di trasporti.
E un tipo di agricoltura presente negli in torni di tutti i centri urbani dei paesi
industrializzati:Europa,costa orientale degli Stati Uniti,Giappone.
c)agricoltura speculativa di piantagione: altamente specializzata nella coltivazione di prodotti tipici
delle regioni a clima tropicale umido--- America centrale e insulare,il sud-est del
Brasile,Indonesia.E unagricoltura votata interamente allesportazione,predilige la localizzazione
lungo le coste e le vie navigabili interne(modello di sfruttamento coloniale del passato).
Prodotti---caff (america latina,costa davorio,brasile) T (Sri lanka), cacao (Africa) zucchero di
canna,caucci e l olio di palma(in malaysia), il cotone. E unagricoltura che fornisce un numero

limitato i prodotti in alcune grandi regioni attualmente specializzate. Se lagricoltura di piantagione


si era sviluppata gi in epoca coloniale,gli anni successivi al secondo conflitto mondiale hanno
alterato profondamente lorganizzazione dello sfruttamento agricolo della regione intertropicale.
Inizi in questi anni un intensa attivit di investimento con la costruzione di ponti,opere irrigue--rivoluzione verde che mirava a intensificare lutilizzo della terra mediante la meccanizzazione
,nuovi programmi irrigui,la diffusione dei pesticidi e soprattutto lintroduzione di nuove variet di
cereali ibridi a elevata resa e con un alto contenuto proteico da destinare allalimentazione della
popolazione locale. Una volta ottenuto il controllo dei terreni la grande impresa straniera poteva
modificare i regimi colturali,introdurre gamme di prodotti pi sofisticati---cambiamenti radicali
lungo la costa occidentale dellIndia,nel Messico,in Colombia e in America centrale. Trattandosi di
un sistema votato interamente allesportazione esso necessita di strette connessioni con i mercati di
destinazione dei prodotti. Elementi portanti di queste relazioni sono i centri di commercio
rappresentato solitamente dal grande posto specializzato---Dakar in Senegal specializzata
nellesportazione di prodotti oleaginosi.
Strategia dimpresa in due diverse forme di intervento:
1)il coinvolgimento della societ contadina indigena nel sistema produttivo (particolari legislazioni
nazionali prevengono la grande impresa capitalistica dal diventare proprietaria di terreni);limpresa
si limita a controllare indirettamente la produzione dei piccoli proprietari locali,i quali diventano la
figura sociale dominante sebbene dipendente dal sistema agroindustriale .Limpresa si trova
comunque in una condizione di quasi monopolio e intere regioni si trasformano in senso
monoproduttivo ---tabacco nella Thainlandia ,arachidi in Africa.
2)presuppone lappropriazione fondiaria da parte della grande impresa:la pi diffusa e che meglio
risponde alla logica dellagricoltura speculativa di piantagione--- lingresso massiccio del capitale
esterno,lintroduzione di tecnologia avanzata.
d)agricoltura capitalistica dei grandi spazi unagricoltura specializzata,altamente speculativa e
caratterizzata dalla grande distanza che separa i luoghi di produzione dai centri di mercato e di
consumo dei prodotti. Al pari dellagricoltura di piantagione il suo funzionamento se non nel pi
ampio contesto internazionale;tuttavia si differenzia dalla precedente per via della localizzazione in
regioni a clima temperato scarsamente abitatele grandi pianure degli USA e del Canada,la Pampa
argentina ,Australia Nuova Zelanda .Si distingue per il suo carattere estensivo (basso rendimento
per unit di superficie),la scarsa quantit di mano dopera impiegata e l alta intensit di capitale
investito. Dalle coltivazioni di queste regioni agricole totali provengono enormi quantit di cereali e
prodotti dellallevamento. La diffusione delle tecniche di trasporto ,i macchinari agricoli,bassi costi
di produzione e dei terreni posero i produttori di queste regioni nelle condizioni di competere con
successo con quelle delle vecchie regioni agrarie europee .La disponibilit quasi illimitata un
fattore essenziale per il funzionamento di questa agricoltura. Ci consente di adeguare lofferta al
variare della domanda:se questultima diminuisce la superficie coltivata viene rapidamente ridotta
per ritornare a estendersi non appena il mercato ritorna ai livelli precedenti .Questo possibile
dalla mancanza di sussistenza dei paesi sottosviluppati e nei sistemi agrari delle campagne .
e)agricoltura socializzata---non esiste quasi pi. Esisteva prima nei paesi dellunione sovietica,a
cuba e nella corea del nord.
-produzione pianificata(sulla base dei piani pluriennali fissava le quantit di prodotti destinati a
consumo,formazione di riserve,esportazione.
Capitolo 6
La produzione mineraria ed energetica
Le materie prime minerarie ed energetiche sono alla base di gran parte delle attivit produttive e il
loro possesso considerato da millenni un fattore strategico per la potenza economica di un paese.
Il loro sfruttamento su larga scala inizio con la rivoluzione industriale,caratterizzata da un uso
massiccio del ferro come materia prima e del carbone come fonte di energia.

Lorigine del primo conflitto mondiale dovuta alla spartizione ineguale dei domini coloniali e
delle loro risorse che favori Francia e Inghilterra a scapito della Germania. E allo stesso modo
loffensiva militare giapponese del 1941 trova origine nella strategia di estendere il proprio
controllo sulle fonti minerari per la propria industria.
Lo Sviluppo industriale fu strettamente associato alla capacit e alle forme di utilizzo dellenergia.
Una seconda rivoluzione coincise con la scoperta di nuove fonti di energia,pi facilmente
trasportabili,immagazzinabili e convertibili:limpiego del petrolio e del gas naturale in sostituzione
del carbone,pi recentemente la parziale introduzione di una risorsa fossile ,luranio,in sostituzione
del petrolio e di altre fonti energetiche ha diffuso in molti paesi dellutilizzo dellenergia nucleare.
Materie prime minerarie:
-minerali metallici(i minerali di ferro,alcuni metalli preziosi e altri metalli non ferrosi).
-minerali non metallici o industriali(potassio,zolfo,il sale,i fosfati)
Risorsa mineraria

La quantit di minerali scoperti il cui volume stato stimato e il cui sfruttamento economicamente
e tecnologicamente possibile.(si tratta di quella parte di stock totale di minerali esistenti sulla crosta
terrestre che stata individuata e dal cui utilizzo si pu trarre un vantaggio economico. Un
materiale entra a far parte delle risorse soltanto quando acquista un utilit economica e sociale,cos
sino al 1847 venne introdotta sul mercato la prima modesta quantit di petrolio estratto negli Stati
Uniti,questo faceva parte dello stock di materiali presenti sulla crosta terrestre ma non ancora delle
risorse.)
Riserva

Comprende solo quella parte delle risorse che sono effettivamente disponibili,per le quali esistono
le condizioni tecnologiche,economiche e politiche per il loro immediato sfruttamento.
Le riserve costituiscono solo una parte delle risorse.
Giacimenti:accumuli di minerali utili di dimensioni e forme diverse di facile sfruttamento la cui
estrazione denominata a cielo aperto
Depositi di profondit:il metodo pi economico di estrazione,consiste nelle costruzioni di tunnel
sotterranei,i minerali si ritrovano raramente allo stato puro ma quasi sempre frammisti a ganga priva
di valore economico.
Fonti energetiche:
- fonti usate come combustibili,fanno parte i combustibili minerali fossili(produzione
termoelettrica).carbone idrocarburi.
- Fonti di energia naturali:acque correnti,irradiamento solare venti maree
- Fonti non rinnovabili:usano risorse minerarie e producono scorie e inquinamento
- Fonti rinnovabili:usano la biomassa e le fonti energetiche naturali senza inquinare.
La maggior parte dellenergia proviene da fonti non rinnovabili(il petrolio,che fra tutte le altri fonti
energetiche si caratterizza per superiore flessibilit di fronte alla variazione di domanda dei
mercati,minore mano dopera richiesta nella produzione,lentit degli investimenti e pi brevi tempi
di redditivit. Il petrolio facilmente trasportabile,le altre fonti sono presentano vincoli di locazioni.
Lenergia nucleare altamente costosa,sia per il problema sicurezza sia per la limitatezza delle
risorse di uranio.
Il gas naturale,fonte naturale necessita di complesse infrastrutture di
trasporto(metanodotti,gasdotti)che raddoppiano i costi.
Le forme di produzioni energetica basate su fonti rinnovabili hanno registrato uno sviluppo a livello
di popolarit ma non di utilizzo,solo lo 0,5% della produzione globale.
Fonti energetiche alternative
A secondo del tipo di risorsa utilizzata si dividono in :

-energia ottenuta dal calore:a)solare:radiazione solare accumulata o da pannelli o da un recettore


piano. b)geotermica:utilizzo del calore interno alla terra emesso in superficie tramite acqua o vapore
a temperatura elevata.
-energia ottenuta da movimenti naturali: a)eolica: utilizzo dei venti. b)marina:utilizza l alternanza
delle maree.
-energia contenuta nella biomassa vegetale e animale.
La biomassa cio la materia organica che ha la sua origine nella fotosintesi vegetale trasformata in
energia mediante due processi:il primo consiste nel recuperare i residui vegetali non utilizzati e il
biogas dei liquami animali e il secondo nel coltivare le piante destinate alla produzione
energetica((canna da zucchero:ricavare alcool per motore o come combustibile).
Fino al 1973 anno in cui aumentarono notevolmente il prezzo delle materie prime,le societ
industrializzate non avevano alcuna misura che potesse in qualche modo limitare lutilizzo
massiccio e indiscriminato dei materiali esistenti. Si imposto il concetto di esauribilit cio la
quantit di tempo necessario a consumare una quota notevole di un prodotto,di solito 80%.
Questo incentiva politiche di risparmio riciclaggio e sostituzione di risorse minerarie.
In realt la strategia delle imprese minerarie ha continuato a indirizzarsi verso lattivit estrattiva
che ha preso forma nella ricerca e nello sfruttamento di risorse localizzate in zone inesplorate e
difficilmente raggiungibili.
Lo sviluppo tecnologico determina da un lato la capacit di utilizzo di un determinato materiale(fino
a pochi anni fa luso del plutonio era impensabile) e la capacit di sfruttamento di un materiale
raggiungibile in qualsiasi posizione si trovi.
Negli ultimi anni cresciuta la capacit di rinvenimenti di nuovi depositi ad esempio con il satellite.
Il carbone che nei primi decenni del secolo prima copriva il 60% del consumo totale, stato
sostituito dal petrolio e dal gas naturale e in alcuni casi dallenergia nucleare. La crescita del prezzo
del petrolio e la riduzione delle riserve negli ultimi trentanni hanno portato un calo della
percentuale di petrolio utilizzato sul totale delle fonti di energia(quota sostituita per met
dallenergia nucleare da met dal gas naturale).
La rapida evoluzione dei consumi ha determinato un modello di sviluppo economico a consumo
energetico esclusivo caratterizzato da:
-un espansione industriale basata su settori a elevato consumo energetico.(siderurgia e
petrolchimica).
-una rapida diffusione di beni di consumo altamente consumatori di energia (automobili,
elettrodomestici)
-un sistema di trasporti in cui il mezzo privato si sviluppato pi rapidamente di quello pubblico e
quello su strada pi intensamente di quello su rotaia.
-un modello residenziale basato sulla casa unifamiliare e sulla diffusione suburbana delle residenze
che ha prodotto crescite esponenziali dei consumi energetici per spostamenti e riscaldamento.
Si prevede che i paese sottosviluppati,con una crescita demografica spettacolare,aumenteranno nei
prossimi decenni la quota di consumi totali. Nei paese sviluppati si assister a un rallentamento
delle crescita dei consumi di energia(grazie a nuove tecnologie nellindustria e nei trasporti e alla
diffusione dei trasporti pubblici).
6.4 Regioni di produzione e di consumo minerario
Accanto alle disuguaglianze nella distribuzione delle riserve (deserto minerario del terzo mondo
contro 85% delle risorse accertate nei quattro soli paesi:USA Canada Australia e Sud Africa)
esistono nel mondo profondi squilibri nei livelli di consumo.
Leconomia statunitense consuma attualmente circa un quarto dei minerali(e delle fonti energia)
mondiali,una quota analoga a quella dell Europa accidentale nel suo complesso. Il Giappone
utilizza oltre il 10% della produzione mondiale.
La Russia autosufficiente e fortemente esportatrice(costituisce la voce pi importante delle
correnti di esportazioni).
La geografia mineraria pu essere sintetizzata in quattro situazioni regionali:

1)Europa occidentale e il Giappone cio due grandi regioni altamente consumatrici ma scarsamente
dotate di materie prime,le cui principali aree di approvvigionamento sono lAfrica e larea del
pacifico
2)America settentrionale cio un area altamente consumatrice ed esportatrice di minerali.
3)sino ad epoca recente la Russia e lEst Europeo costituivano un area quasi chiusa,dove i reciproci
interscambi,poco rilevanti prevalevano nettamente sugli scambi con gli altri paesi,ma attualmente le
esportazioni russe sono rappresentate per il 70% da materie prime.
4) I paesi sottosviluppati visti come esportatori devono essere suddivisi al loro interno poich le
riserve sono concentrate in alcuni paesi(stagno in Bolivia,fosfati in Marocco).
6.5 Gli spazi energetici
Lenergia idroelettrica caratterizza i paesi e le regioni maggiormente ricche di fonti
idriche:Austria,Svezia dove questo tipo di energia prioritario rispetto ad altre fonti.
Gioca un ruolo decisivo soprattutto in regioni scarsamente popoloseil Quebec e lOntario
canadesi sono le aree di maggiore produzione mondiale il 70% della produzione energetica del
Canada.
Lenergia da carbone nonostante i vantaggi dati dal costo relativamente basso del materiale
,diversi fattori hanno impedito di fare del carbone la fonte energetica principale:
-i tempi lunghi di attivazione dei giacimenti ed adeguamento dei sistemi di trasporto.
-lelevato inquinamento ambientale
-il minor contenuto calorico rispetto ad altre fonti.
Per questi motivi lutilizzo del carbone ad uso energetico dipende dalla localizzazione dei
giacimenti,questa una forma duso regionale. E possibile individuare alcune regioni tipiche:
-vecchie aree carbonifere dellEuropa occidentale dove il parziale esaurimento dei depositi di
superficie e lalto costo di estrazione nei piccoli giacimenti di profondit limita limpiego del
carbone come fonte energetica sostitutiva.
-negli Stati Uniti,che pur detengono l8% delle riserve del mondo occidentale,il carbone copre a
mala pena il 20%della produzione energetica.
-in Russia,la Siberia centrale fornisce oltre il 40% del carbone prodotto in tutte le repubbliche
dellex Unione Sovietica.
-il Giappone importa in misura crescente:ci spiega laumento della produzione sudcoreana e
australiana.
-altre regioni a elevata produzione sono la Cina,lIndia e la Nuova Zelanda.
Lenergia da idrocarburi---- le aree di astrazione degli idrocarburi si sono notevolmente diffuse
sulla superficie del globo in seguito al perfezionamento delle tecniche di prospezione e perforazione
che hanno consentito lo sfruttamento dei giacimenti sempre pi profondi. Presenti in rocce
porose(sabbie,rocce salifere) o in scisti( dette,rocce magazzino)il petrolio e il gas naturale sono
spesso estratti congiuntamente. Mentre il primo gi facilmente immagazzinabile gi sul luogo di
estrazione e trasportabile con una pluralit di mezzi,il gas naturale presenta notevoli difficolt di
immagazzinamento ed trasportabile soprattutto mediante tubazioni. la rete di gasdotti(la met
localizzata negli Stati Uniti e nel Canada e un quarto fra Russia e Ucraina) economicamente
utilizzato in aree relativamente vicine ai luoghi di estrazione. Per questi motivi,la quota di gas sul
totale dei consumi mondiali di energia primaria non molto elevata(il 21%).In Europa occidentale
la scoperta di giacimenti consistenti(nei Paesi Bassi nei Pirenei francesi) hanno fatto s che il
consumo di gas naturale sia molto cresciuto negli ultimi trentanni diventando parzialmente
sostituito dal petrolio. Diversa la geografia del petrolio. Nonostante la crescita suscettibile dei
prezzi energetici,nel complesso il consumo mondiale a non sostanzialmente diminuito .La grande
distanza che separa i centri di estrazione dalle principali aree di consumo alimenta flussi di scambio
internazionali di ampio raggio. Alcune grandi regioni geografiche:
-il Medio Oriente fornisce quasi il 30%del petrolio e possiede 2/3 delle riserve (di cui il
23%lArabia Esaudita ). Soprattutto dopo il 1973,lafflusso finanziario seguito allesportazione

petrolifera ha prodotto l trasformazione delleconomia di questi paesi:la crescente immigrazione e


lesplosione dellurbanizzazione ha qui portato alla crescita di un settore terziario abnorme.
-I paesi costieri del Mediterraneo costituiscono unimportante area di importazione e
trasformazione del greggio di provenienza mediorientale .La capacit di raffinazione in particolar
modo dellItalia superiore rispetto alle esigenze dei mercati nazionali---esportazione di prodotti
verso le aree industrializzate dellEuropa centrale.
-Gli Stati Uniti,con il 4% delle riserve denunciando una costante riduzione del loro ruolo di
produttori.
- la Russia il secondo produttore mondiale .I giacimenti in Siberia occidentale costituiscono la
maggior riserva del pianeta, mentre i giacimenti della Yakutia rimangono da sfruttare internamente.
-In Europa:lestrazione rilevante soltanto nel Mar del Nord. Sono i giacimenti sfruttati da Gran
Bretagna e Norvegia e pongono entrambi questi paesi nella posizione di esportatori. Si stima
lesaurimento di questi giacimenti nellarco di ventanni.
- le restanti regioni del pianeta producono proporzionalmente alle proprie risorse. Il continente
africano(Libia,Nigeria,Algeria)fornisce complessivamente il 10% della produzione
mondiale,LAmerica Latina ,L Area del Pacifico 4%,la Cina il 4,4%
Lenergia nucleare. Per la sua produzione si utilizzano minerali di uranio e torio,i cui atomi hanno
la caratteristica di emettere energia in un processo naturale definito come decadimento radioattivo.
Questultimo nei reattori viene accelerato con conseguente emissione di energia in notevole
quantit. Il ciclo completo prevede varie operazioni di trasporto i cui costi sono proporzionati al
livello di pericolosit dei materiali e alla distanza da coprire. Nella fase di costruzione ogni
impianto esige unelevata quota di addetti che scende bruscamente allorch la centrale diventa
operativa. La scelta dei siti:aree isolate,poco popolose,non sismiche e prossime ad un corso dacqua
per assicurare il raffreddamento. Meno gravi i problemi relativi allo smaltimento delle scorie e al
rischio di fughe radioattive. I tempi eccezionalmente lunghi per lentrata in funzione delle
centrali(negli USA trascorrono solitamente dai 13 ai 16 anni)unitamente ai rischi ambientali e ai
costi di costruzione hanno indotto molti paesi ala cancellazione di molti progetti e alla chiusura
delle centrali gi funzionanti.
6.6 La geografia mineraria
I fattori localizzativi. La massa mineraria,il suo tenore in materiali utili,la posizione geologica dei
giacimenti(come la profondit)e le loro posizione geografica (come la localizzazione rispetto ai
mezzi di trasporto)sono le principali condizioni che influenzano la geografia mineraria. Il valore di
una data riserva dipende dalla misura in cui essa economicamente sfruttabile e non tanto sul fatto
che sia fisicamente disponibile. Il concetto di economicit dello sfruttamento dipende da:costi di
trasporto,condizioni di mercato,i fattori politici e strategici.
Attivit estrattiva e organizzazione territoriale. Laumento della domanda e la riduzione dei costi di
trasporto hanno avuto leffetto di allargare larea di estrazione e accrescere la resa dei giacimenti
minerari marginali e pi lontani dalle aree di consumo. Nei primi decenni dopo la rivoluzione
industriale dati gli elevati costi di trasporto e linsufficienza delle infrastrutture viarie le aree di
estrazione mineraria e di approvvigionamento energetico rappresentarono la naturale sede delle
grandi concentrazioni industriali .Venuti meno questi impedimenti le attivit industriali hanno
iniziato a muoversi pi liberamente creando spesso una sorta di separazione funzionale fra regioni
industriali e regioni minerarie. I costi di trasporto dal dopoguerra sono diminuiti e la conseguenza di
ci stato il generale abbandono di giacimenti localizzati nelle vecchie regioni industriali a
vantaggio di quelli ,a pi ricco tenore, siti nei paesi sottosviluppati o comunque in altri continenti.
Attualmente una regione mineraria unarea di esportazione di minerali utilizzati altrove per cui la
sua organizzazione territoriale poggia su un efficiente sistema di trasporti e di infrastrutture
specializzate per avviare i minerali estratti verso i paesi e le aree industriali. Cos le modificazioni
della geografia nel mondo sono in parte tributarie dei flussi di materie prime fra regioni spesso
lontane. Mentre molti poli europei si sono specializzati nello scarico di materie prime minerarie e d
energetiche ,nei paesi esportatori sono stati costruiti nuovi centri portuari specializzati nelle

operazioni di carico e stoccaggio. Lattivit mineraria produce specifiche trasformazioni negative


del paesaggio e dellambiente sotto forma di impianti e linee ferroviarie dismesse,aree disboscate e
superfici ingombre di detriti. E il caso delle regioni carbonifere del Galles,della Rurh e della Slesia.
Altri fenomeni negativi :linquinamento dacqua e aria,la distruzione dellecosistema.
6.7 Prezzi,mercati,manovre speculative
Ogni decisione di investimento nel settore minerario deve prevedere una relativa incertezza in
quanto la realizzazione dei profitti inevitabilmente procrastinata nel tempo e dipende dalla
domanda e dalle fluttuazioni del prezzo future. Negli anni precedenti e durante lultimo conflitto
mondiale i prezzi sui mercati internazionali erano relativamente elevati. Il dopoguerra ha invece
inaugurato una fase,protrattasi fino agli anni 60,in cui i prezzi reali delle materie prime ed
energetiche rimasero costantemente basi. cosa che port a un intensificazione dei flussi di minerali
verso i paesi industrializzati e a un utilizzo estensivo delle risorse stesse. Le variazioni di prezzo
incidono ovviamente sulla scelta di porre a sfruttamento un deposito anzich un altro. Attualmente
,la struttura del commercio e dei mercati mondiali significativamente differente per i diversi
minerali. Per i materiali ferrosi,la concorrenza tra i paesi esportatori,data la diffusione del materiale
e le abbondanti riserve, relativamente poco aspra. Alcuni prodotti minerali (uranio, nichel)
possiedono tuttavia una rilevante importanza strategica,sia perch essenziali i alcune
produzioni(industria militare)sia in quanto prodotti da un numero esiguo di paesi,in genere non
appartenenti allarea industrializzata dellOccidente .Relativamente alle materie prime energetiche
fino agli anni 70 poche grandi imprese ,in cui prevaleva il capitale anglosassone ,ne dominavano le
prospezione,lestrazione e la commercializzazione .Gli elevati costi per la valorizzazione dei
giacimenti i tempi relativamente lunghi per il ritorno dei capitali investiti richiedevano
unanticipazione finanziaria possibili solo alle imprese maggiori. I l settore petrolifero quello che
meglio illustra la formazione di un sistema di quasi- monopolio ,dominato nel dopoguerra da 7
grandi imprese altamente integrate verticalmente,chiamate le sette sorelle:Texaco,Exxon,Standard
Oil Of California (meglio nota come Chevron),Gulf.Mobil,Royal Duch-Shell e British Petroleum. Il
ciclo produttivo di queste imprese prevede sia lestrazione sia la trasformazione e la distribuzione
dei prodotti petroliferi. Fra gli anni 60 e 70 la situazione mut sensibilmente. Molte imprese di stato
sia dei paesi produttori sia di quelli consumatori(lAgip in Italia) iniziarono a negoziare accordi di
prospezione e di fornitura. Cominci ad affermarsi il principio della sovranit degli stati e le priorit
del capitale nazionale sulle proprie riserve e, nel campo petrolifero ,prese vigore lazione dellOpec
l organizzazione dei paesi esportatori.
LOPEC----raggruppa oggi 11 dei maggiori produttori mondiali di greggio cio
IRAN,IRAQ,ARABIA ESAUDITA,KUWAIT,QATAR,EMIRATI ARABI
UNITI,ALGERIA,LIBIA., NIGERIA,INDONESIA E VENEZUELA. L industria petrolifera ,da
settore dominato dal capitale privato,si trasform in un settore misto in cui il capitale pubblico
controlla una quota dellindustria estrattiva e di prima trasformazione .LOpec a partire dal 1973
riusc ad imporre una politica di prezzi alti. Per tutti gli anni 70 e la prima met del decennio
successivo gli elevati prezzi del petrolio costrinsero i paesi importatori e gli stessi stati uniti a
ridurre i consumi e a sfruttare fonti di approvvigionamento ad alto costo sia petrolifere(come i
giacimenti del mar del nord)sia di altra natura(nucleare,solare). La strategia delle imprese minerarie
e petrolifere si modificata consentendo il controllo della tecnologia per la prospezione e
lestrazione, esse hanno continuato a giocare un ruolo decisivo come prestatori di servizi.
Capitolo 7
Lindustria manifatturiera
La nascita della manifattura non fu un evento improvviso ma venne preceduta da altre trasformazioni
economiche, sociali, tecnologiche che la resero possibile. Lattivit industriale non si estende
uniformemente sulla superficie del pianeta, ma presenta uno sviluppo squilibrato e discontinuo. Per

via degli stretti legami che instaura con gli altri comparti delleconomia (lagricoltura, il commercio,
i trasporto ecc.), lattivit manifatturiera estremamente importante in tutti i sistemi economici
moderni. Lindustria sinonimo di settore secondario, cio linsieme delle attivit manifatturiere di
trasformazione di prodotti primari (dellagricoltura, minerari, forestali..) in beni destinati al consumo.
Lattivit manifatturiera comprende tre fasi distinte:
1.
Lapprovvigionamento di una o di svariate materie prime o semilavorati, che
vengono riuniti in un determinato luogo dove si procede alla loro trasformazione
2.
La produzione -> la trasformazione delle materie prime e dei componenti nel
prodotto finito. Pi lunga e complessa la trasformazione subita dal materiale originario,
pi ampia sar la differenza fra il valore iniziale del materiale e il valore del prodotto
finito. Questa differenza viene indicata come valore aggiunto (il valore che il prodotto
acquisisce nel corso del processo produttivo; include costi sostenuti dallimpresa: salari,
quello dei macchinari acquistati, tasse ecc.)
Industrie o settori produttivi a prevalente intensit di lavoro-> basate sul lavoro della mano dopera
(industria tessile, dellabbigliamento) per cui il costo del lavoro copre una quota elevata del valore
aggiunto.
Industrie a prevalente intensit di capitale-> basate sullutilizzo di macchinari costosi (la
trasformazione primaria dei metalli e degli idrocarburi)
3.
La distribuzione del bene prodotto sul mercato dei consumatori finali se
limpresa produce un prodotto finito (unautomobile) oppure sul mercato delle imprese
stesse (un semi-prodotto).

Lindustria opera nel sistema economico non isolatamente, bens instaura un indispensabile fascio di
reazioni funzionali che si fanno pi complesse man mano che procede lo sviluppo industriale. Si
distinguono tre tipi di rapporti tecnico funzionali:
verticali -> quando nella trasformazione della materia prima in prodotto finito
una serie di processi produttivi sono legati luno allaltro in successione
Nellindustria siderurgica una prima fase di lavorazione di ferro seguita dalla sua fusione, quindi
dalla sua trasformazione in acciaio e da successive svariate fasi per la produzione di altri prodotti
(tubi). Quando le successive fasi sono realizzate da differenti imprese o impianti si parler di
disintegrazione verticale di un settore industriale; si parler invece di integrazione verticale quando
lintero ciclo produttivo si realizza allinterno di un unico impianto o fra impianti appartenenti a una
stessa impresa.
laterali -> quando le imprese producono certi componenti o servizi destinati a
convergere verso ununica impresa di assemblaggio ( rapporti tra le imprese
automobilistiche e imprese fornitrici di parti e componenti)
di servizio -> quando le imprese utilizzano un processo o servizio comune fornito
in una determinata area
Le relazioni funzionali, fattori essenziali di localizzazione e di organizzazione del territorio, sono pi
complesse e numerose al crescere della dimensione e del livello tecnologico dellimpresa. Il processo

produttivo comprende una pluralit di imprese e di settori fra loro complementari. In un dato
territorio si realizza la rete, pi o meno fitta, di interscambi necessari sia per il reperimento dei diversi
fattori di produzione sia per la distribuzione e la vendita dei prodotti. Le diverse fasi non si svolgono
necessariamente nella stessa localit: la localizzazione dei giacimenti di materiali spesso separata
dagli impianti destinati alla loro lavorazione, cos come questi ultimi non operano necessariamente
presso il mercato verso il quale sar poi distribuito il prodotto. Una razionale catena di relazioni
rende maggiormente efficiente la produzione: consente la riduzione dei costi e il miglioramento delle
condizioni di funzionamento.
Al contrario dello spazio agricolo, dove le colture si distribuiscono in modo relativamente continuo
sul territorio, lo spazio industriale uno spazio discontinuo, uno spazio di relazioni tra molteplici
elementi variamente localizzati. I primi addensamenti industriali, che si formano nel XVIII secolo,
consistevano soprattutto in manifatture tessili e impianti per la lavorazione dei metalli. La
localizzazione di quei primi distretti industriali era orientata verso i giacimenti minerari e le fonti di
energia. Il carbone fossile rappresent la principale fonte di energia, per cui favor la concentrazione
delle manifatture ne pressi dei centri di estrazione. La formazione dei primi distretti industriali fu
quindi di un rapporto diretto con le risorse naturali locali. Il problema era quello di ridurre il costo del
trasporto.
Ben presto i primi distretti industriali attirarono consistenti flussi migratori provenienti dalle
campagne, favorendo la concentrazione della popolazione, in gran parte scarsamente qualificata.
Presenza di materie prime ed energetiche, bacini di forza lavoro e mercati sui quali commercializzare
i prodotti, costituivano le tre condizioni generali di localizzazione delle imprese nei primi due secoli
di sviluppi industriale. Quella prima fase di industrializzazione favor laffermazione delle prime
potenze industriali : Gran Bretagna, Francia, Germani, Stati Uniti. Con lultimo secolo, e soprattutto
a partire dal secondo dopoguerra, lo sviluppo industriale si diffuse in altre regioni e paesi. Il processo
di localizzazione industriale opera con un certo grado di inerzia, nel senso che le aree nelle quali si
erano concentrati i primi fenomeni industriali hanno sovente continuato ad attrarre successivi
investimenti.
Allinterno della singola impresa, la riduzione dei costi di produzione avviene aumentando la
dimensione degli impianti (standardizzazione e produzione di massa). La produzione di uno o pochi
prodotti da parte di unimpresa industriale consente un notevole risparmio in termini di costo
(investimento in attrezzature e macchinari specializzati e una divisione del lavoro fra i diversi reparti
e fra gruppi di lavoratori). I vantaggi derivanti, o economie interne: crescente specializzazione,
interdipendenza fra i reparti, concentrazione di capitali e di popolazione verso le aree in via di
industrializzazione, formazione nei pressi delle imprese di un ampio mercato del lavoro.
Allesterno dellimpresa, lintensificarsi delle relazioni tra pi imprese localizzate in una stessa area
produce vantaggi collettivi, o economie di agglomerazione: entrando a far parte di
unagglomerazione industriale la singola impresa usufruisce di condizioni favorevoli che non
potrebbe trovare se operasse isolatamente. Agglomerandosi, le imprese possono realizzare risparmi
di costo, o economie esterne, riconducibili alle seguenti tipologie:
Linstaurarsi di relazioni di scambio fra imprese in uno stesso ciclo produttivo
consente di realizzare una divisione del lavoro fra le diverse unit produttive (si creano
rapporti di fornitura di semilavorati e parti di prodotto). Definito come decentramento
produttivo, quando viene praticato sistematicamente su larga scala questo processo porta
alla disintegrazione verticale del ciclo produttivo, il quale viene cos suddiviso tra i
produttori autonomi.
La possibilit di utilizzare, da parte di pi imprese, un unico sistema di
infrastrutture e di servizi (reti stradali, ferroviarie ecc.)

La particolare atmosfera industriale presente in una determinata area (la rivalit


fra le imprese stesse stimola il processo innovativo).
-

La reputazione acquisita dai prodotti provenienti da una determinata localit.

Quando lagglomerazione industriale si sviluppa entro unarea urbana di medie o grandi dimensioni,
le imprese insediate ricevono a loro volta alcuni vantaggi aggiuntivi, o economie di urbanizzazione:
un mercato del lavoro differenziato per et, sesso, specializzazioni
-

un pi vasto mercato di sbocco per i prodotti

una dotazione di infrastrutture e servizi collettivi di livello superiore

unampia gamma di servizi per la produzione; ricerca e consulenza tecnico


scientifica
Sullo spazio terrestre, le pi estese, pi grandi, pi significative regioni industriali sono concentrate
in un numero ristretto di paesi e, allinterno di questi, in aree piuttosto limitate che corrispondono
spesso ai vecchi bacini carboniferi (quello della Ruhr, della Pennsylvania) e alle grandi aree
metropolitane e portuali (Parigi, Londra, New York).
Esistono profonde differenze fra le diverse forme di sviluppo industriale del mondo contemporaneo.
Lindustria un settore notevolmente dinamico, che si trasforma continuamente al suo interno e al
tempo stesso si diffonde nello spazio. Ma i processi di concentrazione delle strutture industriali non si
riproducono allinfinito. La continua addizione di unit produttive in uno spazio ristretto pu tradursi
infatti in una serie di costi che annullano i vantaggi iniziali ( traffico, inquinamento, perdita di
efficienza dei servizi, la competizione fra imprese fa crescere il prezzo del suolo). Questo pu far s
che i vantaggi derivati dalla concentrazione si traducono in diseconomie che danno origine a processi
di deglomerazione (certe imprese sono spinte a ricercare altre localizzazione esterne ai centri urbani).
Questi processi possono assumere forme diverse:
rilocalizzazione (o decentramento territoriale) -> le imprese, di fronte
allaumento dei costi nelle aree urbane, spostano la sede della propria attivit produttiva
nelle aree suburbane oppure in regioni pi lontane (verso centri di modesta dimensione o
aree periferiche non ancora urbanizzate; in alcuni paesi sottosviluppati a basso costo del
lavoro). Se il decentramento avviene nelle aree periferiche delle grandi agglomerazioni si
parla di suburbanizzazione -> un fenomeno tipico di tutte le economie industriali; la
ricerca di costi di insediamento meno elevati, e nel contempo la conservazione dei
vantaggi derivanti dalla prossimit al vecchio centro urbano, dove rimangono localizzate
altre funzioni, meno consumatrici di spazio, ma indispensabili (istituti finanziari, centri di
ricerca)

decentramento produttivo -> si ha quando le imprese non trovano pi


governabile o conveniente la grande dimensione degli impianti: pu verificarsi ad
esempio quando un rapido progresso tecnologico rende obsolete le strutture produttive
dellimpresa. Il ciclo produttivo viene cos scomposto in segmenti, assegnati ad altre
imprese di pi modesta dimensione, non necessariamente presenti nella stessa area
geografica, che poi inviano parti e componenti allimpresa principale, la quale provvede

allassemblaggio. Il decentramento produttivo porta alla formazione di imprese di piccola


e media dimensione, che forniscono una maggiore flessibilit rispetto alla grande
impresa.

Formazione di sistemi industriali periferici -> si sviluppano in parte come


conseguenza di processi di decentramento, ma anche seguendo logiche proprie, dettate
dalle condizioni della societ, delleconomia e del organizzazione territoriale periferica
-> regioni dellItalia centrale e nord-orientale come esempi di crescita industriale
autonoma
Limpresa volta al perseguimento della riduzione dei costi e alla generazione del profitto coordina
attivit e funzioni che acquisisce allesterno (manodopera, materiali, servizi e semilavorati) e che, al
termine del ciclo di produzione, riconsegna al mercato sotto forma di prodotti. Grandi e piccole
imprese hanno diverse le capacit di organizzare il proprio ciclo di produzione.
La grande impresa -> potendo acquisire consistenti vantaggi sui mercati, nellaccesso
allinformazione e nella capacit di elaborare le proprie decisioni (decide un gruppo di individui),
in grado di instaurare rapporti di dominanza con altri soggetti e imprese
Unimpresa di piccole dimensioni -> possiede modeste potenzialit tecnologiche e finanziare e ha
una pi limitata capacit di azione strategica nei confronti del mercato e di altri soggetti; le decisioni
vengono assunte da un unico soggetto, il proprietario imprenditore
Entrambi questi gruppi di imprese sono sempre presenti nel mondo industriale contemporaneo.
Secondo la classificazione adottata dallOCSE (LOrganizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico) si individuano:
Imprese grandi -> con oltre 500 addetti
-

Imprese medie -> fra i 50 e i 500 addetti

Imprese piccole -> con meno di 50 occupati

Il sistema industriale ha teso a essere sempre pi dominato dallimpresa di grandi dimensioni, la


quale ha finito spesso per assumere unorganizzazione nazionale o multinazionale. Questo tipo di
impresa, con rilevanti capacit manageriali e competitive, un fenomeno abbastanza recente.
Comparsa sul finire dellOttocento, con la Prima guerra mondiale si era gi imposta in tutti i paesi
industrializzati. Volte al controllo di crescenti segmenti delleconomia, queste imprese hanno teso a
concentrare al loro interno, cio internalizzare, il maggior numero possibile di funzioni, allo scopo
di accrescere la loro capacit di coordinamento e controllo sui mercati, risorse, tecnologie ecc. La
grande impresa ha unorganizzazione gerarchica, scindibile in tre livelli funzionali e spaziali:
1.
Le funzioni di decisione, pianificazione strategica, ricerca e sviluppo sono
concentrate in un numero ristretto di grandi centri metropolitani dei paesi industriali
avanzati -> la sede centrale
2.
Altre funzioni produttive che richiedono lavoro qualificato e la presenza di
infrastrutture specifiche (trasporti,energia) sono localizzate in aree gi dotate di una base
industriale consolidata; centri di media ma anche di grande dimensione -> impianto
semiperiferico

3.
Le produzioni standardizzate e a basso contenuto tecnologico necessitano di
mano dopera abbondante ma di qualificazione inferiore -> impianto periferico
Nelle condizioni tecnologiche del dopoguerra, il trasferimento di capitale (oltre che di prodotti
manifatturieri) a lunga distanza pose le basi per la formazione di sistemi dimpresa fortemente
internazionalizzati. IED Investimenti Esteri Diretti (destinati a impiantare nuove unit produttive
allestero o ad acquistare impianti gi operanti) furono possibili dalla venuta a maturazione di alcune
fondamentali innovazioni tecnologiche; la possibilit di scomporre il ciclo produttivo, lo sviluppo
delle infrastrutture di trasporto e di comunicazione, lomogeneizzazione dei mercati, la progressiva
eliminazione delle barriere commerciali. Il basso livello salariale di molti paesi dellarea
sottosviluppata (Asia sud-orientale e America Latina in particolare) rappresent, a partire dagli anni
Settanta, un formidabile fattore di attrazione dei flussi internazionali di capitale.
Il modello del ciclo di vita del prodotto, introdotto da Raymond Vernon nel 1966, descrive come la
produzione di un bene (nelle grandi imprese) attraversa tre successive fasi in presenza di certe
condizioni territoriali in determinate aree geografiche:
1.
Fase dellinnovazione -> sperimentazione di nuovi prodotti da introdurre sul
mercato; fondamentali le attivit di ricerca, il capitale di rischio, i servizi finanziari,
lavoratori altamente qualificati -> condizioni soddisfatte nei paesi e nelle aree a
capitalismo pi avanzato (Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna e Francia); il
prodotto sar costoso e accessibile a pochi consumatori.
2.
Fase della maturit -> progressiva messa a punto del prodotto e del processo
produttivo, che permette la riduzione dei costi di produzione; aumenta lincidenza del
lavoro meno qualificato -> gli impianti di produzione possono essere decentrati al di fuori
delle tradizionali aree metropolitane, in quei paesi che, pur non disponendo di una
capacit tecnologica particolarmente levata, possiedono tuttavia una struttura industriale
relativamente solida e sono quindi in grado di accogliere le innovazioni prodotte altrove
(Italia)
3.
Fase della standardizzazione -> il prodotto e le tecniche produttive sono ormai
note e diffuse; il decentramento della produzione verso i paesi a basso costo del lavoro e
con una mano dopera abbondante, anche se scarsamente qualificata (Asia su-orientale,
America Latina) -> in questa fase, il paese in cui il bene era stato originariamente
introdotto diventa, da esportatore, importatore dello stesso bene prodotto altrove
Con gli anni Ottanta, nelle nuove condizioni competitiva e tecnologiche, sono andate affermandosi
nuove forme di comportamento dimpresa:
acquisizioni -> le unit acquisite conservano la propria autonomia giuridica e
funzionale, ma, rientrando a far parte di una pi ampia rete dimpresa, consentono al
sistema di raggiungere un miglior posizionamento sul mercato
joint ventures e accordi di cooperazione fra imprese autonome in specifici
progetti e iniziative produttive -> gli obiettivi: la distribuzione dei rischi, la ricerca di
sinergie nella produzione di conoscenza tecnologica
alleanze strategiche -> la novit pi diffusa; questi accordi tendono a favorire la
ricerca di complementariet strategiche fra imprese in aree diverse

Limpresa multinazionale dellultima generazione appare di conseguenza pi flessibile e libera di


muoversi sui diversi continenti; realizza una scomposizione del ciclo produttivo fra molteplici regioni
e paesi -> si parla in questo caso di impresa globale, che rappresenta lultimo stadio dellevoluzione
del sistema industriale: le attivit allestero di queste nuove forme di impresa non sono pi limitate a
poche affiliate operanti nello stesso settore di attivit, ma si estendono a rete u tutti i continenti,
coprendo un ventaglio molto ampio di settori produttivi. Limpresa impegnata nella produzione di
beni altamente specializzati e prodotti standardizzati a consumo di massa.
Lorganizzazione produttiva dominante il XX secolo tradizionalmente definita come fordtaylorista:
il termine fordismo -> fa riferimento alle modalit organizzative introdotte per la prima volta da
Henry Ford nei suoi impianto automobilistici presso Detroit; esse si fondavano sulla grande
dimensione degli impianti, lintegrazione verticale del ciclo produttivo, elevati livelli di occupazione
e di produzione di beni standardizzati
il termine taylorismo -> con questo termine si intende lorganizzazione del lavoro e dei cicli di
produzione che consentiva a quel tipo di impresa di espandersi e di diventare il soggetto dominante
delleconomia; sono i principi introdotti da Frederick Taylor, un sociologo industriale americano, che
prevedevano la scomposizione in segmenti separati del processo produttivo allinterno dellimpresa e
la parcellizzazione delle mansioni fra gruppi di lavoratori.
Le grandi imprese iniziarono a concentrare in misura crescente le proprie funzioni nei pressi delle
grandi agglomerazioni e a instaurare rapporti con gli altri produttori -> lespansione delle grandi
imprese automobilistiche americane (General Motors, Ford, Chrysler) si accompagn alla drastica
riduzione del numero degli altri produttori di automobili e allaffermazione della pi grande
metropoli industriale del mondo; Detroit. Limpresa era spinta a internalizzare funzioni crescenti al
proprio interno allo scopo di realizzare sia economie di scala (la produzione di massa e standardizzata
che riduce i costi di produzione), sia economia di variet (imprese impegnate su pi prodotti; i costi
diminuiscono).
A partire dagli anni Settanta, si realizzata, soprattutto nei paesi sviluppati, una nuova rivoluzione
tecnologica. Essa si realizza sul potenziale offerto dalle nuove tecnologie elettroniche.
Innovazione ->la prima utilizzazione commerciale, coronata dal successo, di una conoscenza
tecnico-scientifica (invenzione) da parte di unimpresa; lutilizzo delle conoscenze scientifiche ai
fini produttivi. Non tutte le invenzioni portano allinnovazione. Innovazione pu essere:
di prodotto (introduzione o miglioramento di un prodotto)
-

di processo (destinata a modificare lorganizzazione della produzione)

radicale (riguarda un prodotto o una tecnica produttiva interamente nuova, la cui


introduzione modifica le precedenti condizioni di mercato -> la macchina al vapore)
incrementale (continuo e successivo miglioramento di una innovazione radicale
gi introdotta con successo)
Il processo innovativo composto di tre distinte e successive fasi: linvenzione (sfera della ricerca
scientifica), linnovazione cio lapplicazione industriale e commerciale dellinvenzione e infine la
sua diffusione ad altre imprese. Limpresa innovativa quella che destina unampia quota dei propri
investimenti alla ricerca e allo sviluppi (R&S) di prodotti e tecnologie produttive nuove. Lo sviluppo
di una nuova tecnologia dipende da specifiche condizioni economiche, culturali e politiche, le quali si
ritrovano di regola soltanto in determinate localit.

Secondo la teoria delle onde lunghe dello sviluppo, derivata dalle intuizioni di uno storico sovietico
degli anni Venti; Kondtratiev -> la storia delleconomia capitalistica degli ultimi secoli sarebbe
disponibile in cicli comprendenti ognuno quattro fasi: prosperit, recessione, depressione e ripresa.
Innovazione -> fase di prosperit; il sistema economico entra in una fase espansiva e utilizza
commercialmente i nuovi prodotti; ottiene profitti e si pu permettere nuovi investimenti -> il suo
comportamento seguito da altre imprese imitatrici -> nascono i fattori di disturbo (investimenti
errati)-> si avvia una fase di recessione; il declino procede sino a quando non si eliminano i fattori di
disturbo -> si arriva alla fase di depressione -> lespulsione dal mercato delle imprese non innovatrici
e infine arriva la fase della ripresa.
Oltre che sul piano dei comportamenti strategici (joint ventures, alleanze strategiche ecc.) nelle nuove
condizioni tecnologiche le imprese tendono a modificare e rendere pi complessi i propri
comportamenti localizzativi. Tendono, da un lato, ad approfondire le precedenti strategie di
decentramento delle proprie funzioni produttive e dallaltro lato perseguono comportamenti volti a
riconcentrare (riagglomerare) le proprie attivit. Le funzioni di livello pi elevato (tecnologiche,
strategiche, direzionali) -> si concentrano nelle citt globali; nei nodi delle reti di informazione,
comunicazione, commerciali e finanziarie mondiali. Le funzioni manifatturiere -> nelle nuove forme
di agglomerazione con ladozione di tecniche come just-in-time; che prevedono la minimizzazione
delle scorte di magazzino sia di prodotti che di componenti -> le imprese, anzich produrre grandi
volumi di manufatti in anticipo rispetto alla domanda, procedono alla produzione solo su richiesta del
mercato.
Internazionalizzazione -> levoluzione delle grandi imprese industriali, nel corso del Novecento,
con delle scelte strategiche volte a controllare e coordinare un insieme di attivit distribuite fra
impianti e unit diverse in differenti parti del globo.
Lintroduzione di nuove tecnologie flessibili la risposta da parte dei soggetti economici alla
crescente globalizzazione e alla differenziazione della domanda di mercato. La perdurante
internazionalizzazione e la crescente globalizzazione della vita economica fanno s che i cambiamenti
che hanno origine in una parte del mondo si diffondano rapidamente nelle altre. Nel corso degli anni
Ottanta, la globalizzazione si manifestata, anzitutto, nella crescita dei movimenti internazionali di
capitale. Una parte degli scambi ha per oggetto il trasferimento di brevetti o diritti per nuovi prodotti
e nuovi processi produttivi. Ci ha accelerato ladozione da parte delle imprese, di tecnologie di
provenienza plurinazionale, oltre che il rapido incremento dei flussi internazionali di informazione
economica, tecnologica, politica e culturale -> sulla base di questo fattori gi negli anni Settanta
venne coniato il termine di villaggio globale.
A differenza della internazionalizzazione che ha cadenzato i primi tre decenni del dopoguerra, le
nuove forme di relazione non si esprimono, nella mera espansione internazionale della singola
impresa, bens nello sviluppo di una divisione del lavoro fra imprese fondata sugli accordi e la
cooperazione fra soggetti diversi. Lorganizzazione spaziale del sistema globale caratterizzata da
una struttura gerarchizzata che si articola su tre livelli principali:
1.
al livello superiore si trovano alcune aree metropolitane dove operano i centri
decisionali, responsabili delle grandi scelte strategiche delle imprese (New York, San
Francisco, Tokyo, Londra, Parigi)
2.
a un secondo livello gerarchico -> i grandi centri industriali, che in passato
svolgevano una funzione trainante nelle rispettive economie nazionali ma che
attualmente stanno perdendo relativa importanza ( Detroit, Francoforte e
lagglomerazione della Ruhr) -> ognuna di queste agglomerazioni possiede ovviamente
una propria area di influenza, regionale o anche nazionale, su cui esercita dominio
economico

3.
al livello inferiore si trovano le aree di decentramento delle funzioni produttive
pi standardizzate -> nuovi paesi industrializzati che si sono dotati di infrastrutture e
possono offrire altri requisiti che incentivano le imprese a localizzarsi (aree urbane,
concentrazioni di mano dopera)
Il decentramento internazionale di molte funzioni produttive si intensificato negli ultimi decenni del
XX secolo, coinvolgendo numerose economie in via di sviluppo e rendendo geografia del mondo
industriale contemporaneo ben pi complessa.
Fatta eccezione di ambiti come il Giappone (forte investitore) e la Cina (destinataria) tutti i paesi
inseriti nei circuiti economici mondiali sono ora a un tempo fonte e destinazione dei grandi flussi di
investimenti esteri diretti. I paesi sottosviluppati continuano ad attrarre quote piuttosto modeste di
investimenti.
Triade globale -> il mondo economico ora organizzato essenzialmente attorno a una macrostruttura
tripolare, i cui vertici Nord America, Europa e Asia orientale e sudorientale raccolgono gran parte
della produzione, del commercio e degli investimenti diretti. Le tre potenze economiche, insieme,
dominano tutta leconomia del pianeta. Nel caso asiatico, alcuni ambiti geografici tradizionalmente
periferici, e in particolare la Cina, hanno conosciuto negli ultimi anni unespansione economica senza
precedenti. Alla base dellattrattivit cinese per i flussi di investimenti stranieri gioca un ruolo
importante: il basso costo della mano dopera locale, il personale di buona qualit (livelli di
alfabetizzazione relativamente elevati), buona disponibilit i materie prime e risorse naturali, discreta
dotazione di infrastrutture di trasporto. LIndia si propone sul mercato internazionale come un
competitore diretto della Cina in materia di attrazione di investimenti esteri. Ma mentre lattivit
manifatturiera cinese fortemente orientata alle esportazioni, lIndia persegue una politica industriale
rivolta al consumo sul mercato interno. La normativa in materia di lavoro e di investimenti rende pi
attrattiva la scelta della Cina, che segnala livelli di alfabetizzazione e di reddito pro capite superiori a
quelli indiani.
Nei primi decenni del XX secolo laffermazione della produzione di massa decret la crisi di un
modello di organizzazione produttiva fondato sulla piccola impresa. Ma negli ultimi decenni in tutti i
paesi industrializzati il numero delle piccole imprese inizi, a partire dagli anni Settanta, a crescere
rapidamente. In Italia le piccole imprese detengono tuttora una quota molto elevata di occupazione
rispetto a quelle di grande dimensione. Laffermazione della piccola impresa si fondata spesso sulla
valorizzazione di condizioni imprenditoriali, infrastrutturali e tecnologiche locali. La piccola impresa
non soltanto lattore principale di diffusi processi di sviluppo coinvolgenti regioni in precedenza
non industrializzate. Essa coinvolta, unitamente alle grandi imprese, nella ricerca e nello sviluppo
di produzioni tecnologicamente avanzate. Sempre pi spesso, la ricerca e lo sviluppo non vengono
realizzati allinterno delle grandi strutture dimpresa, ma coinvolgono reti di imprese di pi piccola
dimensione, fra le quali si svolge unintesa e reciproca interazione, riguardante lo scambio di
informazioni e di personale tecnico. Per queste imprese, le condizioni tradizionali (i mercati, i
trasporti, le fonti di materie prime ed energetiche) sono di importanza limitata, mentre giocano un
ruolo centrale altri fattori: la vicinanza ai centri di ricerca universitari e altri, un efficiente sistema di
infrastrutture, favorevoli condizioni climatico -ambientali ed eccellenti livelli di qualit della vita. Da
qui deriva la diffusione e il consolidamento di nuovi spazi industriali specializzati nelle funzioni di
ricerca e produzione di beni a elevato contenuto tecnologico (tecnopoli, parchi scientifici, poli e
distretti scientifici. In questi villaggi della ricerca sono localizzati istituti di sperimentazione, sia
universitari che privati, finanziati spesso dagli enti pubblici.

CAPITOLO 8
SERVIZI E TERRITORIO

Fino a pochi decenni fa nel settore terziario venivano inserite tutte le attivit che non facevano parte
dellagricoltura e dellindustria. Pi recentemente il terziario stato suddiviso in modo pi
articolato secondo la funzione economica e la posizione gerarchico territoriale.
Oltre alla circolazione delle merci (trasporti, logistica e commercio), del denaro (banche e
assicurazioni), a alla Pubblica Amministrazione, ha acquisito maggiore importanza la circolazione
delle persone (turismo e affari ), servizi finalizzati alla elaborazione, scambio e controllo dell
informazione, quali ricerca e sviluppo, informazioni di mercato, formazione del personale.
Il terziario un potente indicatore dello sviluppo economico e sociale. Nei paesi sotto-sviluppati,
laumento di occupati nel terziario non indica reale sviluppo ma sotto-occupazione, poich trattasi
di forza lavoro espulsa dal settore agricolo e praticante nel terziario lavori a scarsissima
produttivit, come il piccolo commercio o servizi personali.
Mentre invece nei paesi sviluppati, caratterizzati da una terziarizzazione delleconomia,
aumentata la quota del lavoro terziario dedicato allindustria, (logistica, pubblicit, marketing,
attivit finanziarie e gestionali), quindi non si ridotta la produzione industriale. E solo mutata
lorganizzazione del processo produttivo. Lo sviluppo dellautomazione industriale ha infatti
richiesto maggiori esigenze a livello di formazione, elevati livelli di scolarizzazione. La stessa
finanziarizzazione delleconomia ha contribuito alla centralit economica del terziario.
Classificazione delle attivit terziarie
Si opera una distinzione di tipo funzionale, che identifica cio lutenza di ogni tipo di servizio.
Avremo dunque:
1) Servizi per le famiglie: destinati alla vendita e rivolti al consumo finale, ad esempio il
commercio al minuto ( negozi, grandi magazzini), servizi paracommerciali (bar, ristoranti,
alberghi, pubblici servizi), servizi turistici, servizi per la cura della persona, servizi di
riparazione e manutenzione. Il commercio comunque il pi importante dal punto di vista
occupazionale (10% della popolazione attiva). Disparit e dualismo rete dei servizi nei paesi
sviluppati vs paesi sottosviluppati.
2) Servizi per la collettivit, di uso collettivo. Suddivisi in:

Infrastrutture sociali ( pubblica amministrazione cio uffici pubblici dipendenti dal


governo centrale e dagli enti locali, giustizia, difesa, sicurezza sociale, ospedali e
assistenza medica, istruzione, servizi sociali sportivi e culturali); sono gestiti in
prevalenza dallo stato (che pu fornirli a prezzi politici o gratuitamente) e dalle
amministrazioni locali, o dati in gestione ad imprese private, o affidate al terzo settore.

Infrastrutture di trasporto e comunicazione che assicurano la circolazione delle merci,


delle persone, delle informazioni e del denaro.

3) Servizi per le imprese: ricerca applicata ,ricerca e sviluppo,marketing


strategico,consulenza finanziaria e gestionale, logistica. Presenti prevalentemente nei paesi
avanzati. Si distinguono in tradizionali (ad es. contabilit)e innovativi (ad es. logistica)e in
servizi espliciti (prodotti da unit esterne allimpresa)e servizi impliciti(prodotti
internamente).
4) Attivit quaternarie: non si tratta propriamente di servizi , ma attivit di
comando,decisione, pianificazione, orientamento politico. il cervello del sistema,
comprende quindi le sedi decisionali superiori della Pubblica Amministrazione, del governo
politico, le principali istituzioni finanziarie come le banche centrali e le Borse, le principali
universit, la direzione dei mass media, i grandi centri della cultura religiosa. Non sono
comunque esclusi, nonostante il conflitto di interessi, rapporti di collaborazione tra
organismi del potere pubblico e quelli delleconomia privata, ad esempio tra grandi gruppi

bancari privati che premono sul potere politico per scelte finanziarie quali tassi di sconto,
regolamentazione delle esportazione di capitale. Le citt sedi di pi attivit che influenzano
lintera economia mondiale sono i nodi centrali delle relazioni globali, dette quindi citt
globali. Le attivit quaternarie e terziario-superiori non sono oggetto di depolarizzazione e
restano localizzate nel centro principale determinando un processo di accentramento
selettivo di livello elevato.

Il terzo settore non va confuso con il settore terziario, di cui tuttavia una parte. Si tratta di un
insieme di attivit di servizio svolte da privati in campo assistenziale, culturale, sportivo, ecc. che
sostituiscono lintervento dello stato dove esso carente (sanit, assistenza agli emarginati, ecc.). E
detto Non profit, poich obiettivo di queste attivit non per come per le imprese, il profitto. In
alcuni casi, comunque, gli addetti al terzo settore percepiscono una remunerazione per il proprio
lavoro, in altri casi trattasi di volontariato. E finanziato dal governo (30%), da donazioni di privati,
da impresi ed enti (20%), da chi usufruisce di questi servizi (50%).
La distribuzione delle attivit terziarie sul territorio non uniforme: vi sono grandi centri che
hanno un numero molto elevato e diversificato di servizi, e piccole citt che si limitano a fornirne
un numero ridotto. Per interpretare la distribuzione geografica dei servizi occorre tener conto del
raggio geografico dellutenza, distinguiamo quindi tre categorie di servizi, che vanno a disporsi sul
territorio secondo un ordine gerarchico:
1. I servizi comuni (o diffusi). Ad esempio il supermercato alimentare (per le famiglie),
trasporti per conto di terzi (per le imprese) e la scuola dellobbligo (per la collettivit);
2. I servizi di livello medio. Ad esempio il negozio di dischi (per le famiglie), la consulenza
fiscale (per le imprese), la scuola media superiore (per la collettivit);
3. I servizi rari (o terziari superiori). Ad esempio i negozi dalta moda (per le famiglie), il
marketing finanziario (per le imprese), luniversit (per la collettivit).

CAPTOLO 9
Trasporti e organizzazione territoriale
i miglioramenti tecnologici nelle telecomunicazioni hanno ridotto la frizione della distanza,
misurabile sulla base dei tempi e sui costi di percorrenza. Per rappresentare la distribuzione delle
strutture di trasporto sul territorio si usano carte multidimensionali analizzando una vera e propria
localizzazione a rete in cui si inseriscono dei nodi la cui importanza dipende dai flussi di traffico.
-fattori e modi di evoluzione dei trasporti
sfruttamento di nuovi territori, controllo strategico e politico di zone sottomesse, apertura di mercati
lontani e reperimento di materie prima a costi bassi (come avvenne con lo sviluppo delleconomia
mercantile nel 1700). La macchina a vapore sancisce la nascita della ferrovia che permette forme di
colonizzazione interna soprattutto quando diventa strategico la possibilit di localizzarsi nei pressi
delle miniere non toccate da fiumi navigabili. Con la seconda riv. Industriale (inizi 900), si
sviluppano nuovi mezzi di trasporto, quali gli autoveicoli, laereo e i condotti.
Lintento quello di superare i condizionamenti naturali (costruzione canale di Suez per evitare
circumnavigazione dellAfrica (1859), costruzione trafori alpini ferroviari)
La terza riv. industriale si basa sullinformatica e sul trasporto delle informazioni.
-Hoover e la scelta del mezzo e del modo di trasporto.
1948, Hoover analizza la struttura dei costi di trasporto, distinguendo in questi la componente fissa,
cio i costi fissi di investimento e di funzionamento (costruzione infrastrutture fisse, acquisto mezzo
di trasporto, spese per il personale fisso) dalla componente variabile, ad es. i costi per il carburante
o le tariffe. Questi ultimi sono condizionati dalla distanza da coprire, mentre i costi fissi
diminuiscono con laumentare della distanza, poich aumentando il tratto percorso vengono
distribuiti su un maggior numero di Km.
Per quanto riguarda il mezzo impiegato, la convenienza varia in base alla distanza da percorrere. Il
trasporto stradale ha costi fissi bassi (e permette laccessibilit porta a porta), ma costi variabili
elevati quindi meglio su brevi distanze. Anche se chi si occupa del mezzo stradale non deve curarsi
della manutenzione delle infrastrutture stradali, in quanto unico costo fisso lacquisto del mezzo.
Le ferrovie e le vie dacqua hanno costi fissi elevati ma costi variabili inferiori. Meglio su lunghi
percorsi.

Innovazioni nei trasporti


Trasporto intermodale, ovvero utilizzazione dei carichi, ovvero imballaggi standardizzati come il
container, che permette lintegrazione tra i mezzi di trasporto, poich trasferibile su pi mezzi con
tempi di carico e scarico alquanto ridotti e impiego minore di manodopera.
Trasporto combinato, il pi noto il roll-on/roll-off, trasferimento di un mezzo di trasporto, con o
senza motrice (ad es. tutto lautoarticolato), su un altro per poi scaricarlo a destinazione.
Plurimodalit: privilegia un numero limitato di assi di trasporto, detti corridoi plurimondali (asse
Parigi-Lione-Marsiglia in Francia). Nodi di questa rete sono le piattaforme logistiche intermodali,
(le hub sono quelle aeroportuali o i distretti logistici) aree in grado di ricevere, immagazzinare,
eseguire alcune lavorazioni e smistare merci di tutti i tipi. In pratica la piattaforma logistica tratta le
merci, creando valore aggiunto e occupazione mentre i nodi di traffico smistano solo i container.
Le piattaforme di interconnessione presentano terminal aerei, stradali e ferroviari e consentono
rapido spostamento da un mezzo allaltro.
I porti
sono gateway, punto di entrata e uscita, di regioni pi o meno vaste.
Porti polifunzionali: adibiti al traffico di svariati tipi di merce, per ognuna delle quali hanno
banchine specifiche.
Gli altri porti sono specializzati, poich concentrati in uno o pochi prodotti.
Sistemi portuali: integrazione tra pi porti di una stessa fascia litoranea.
Porti off-shore: strutture portuali che si espandono in mare.
Porti paesi sviluppati: 65% traffico mondiale; porti paesi sud del mondo: 35% specializzati
nellimbarco di uno solo o di pochi tipi di merce.
Telecomunicazioni e reti telematiche
1948, transistor, nascita dellelettronica, rende numeriche le informazioni via cavo (anni 70). 3
modi di trasferimento delle informazioni:
1)via cavo. Possibilit di cavi a fibra ottica, che canalizzano la luce
2)via onde radio, ad es: telefonia mobile
3)via onde radio attraverso satellite.
Telematica di base: linformazione viene trasmessa integra
Telematica evoluta: linformazione viene modificata (es. videoconferenza).
Differenze regionali nelle telecomunicazioni: Pi del 70% degli apparecchi telefonici localizzato
nellAmerica settentrionale, in Giappone e in Europa. I flussi del traffico telefonico mondiale sono
generati per l80% dal mondo degli affari. Quindi anche le autostrade telematiche presentano dei
nodi.
Teleporti: piattaforme di servizi integrati che forniscono accessi ottimizzati alle reti di
telecomunicazioni, utilizzati soprattutto da imprese multinazionali.

Logistica
le reti telematiche collegano gli stabilimenti di produzione con i centri decisionali e i centri
decisionali con i punti di distribuzione, permettendo quindi di legare la produzione alle reali
esigenze di mercato, e quindi riduzione dei tempi di giacenza e consegne just in time. La necessit
di consegne tempestive e porta a porta ha incentivato lintermodalit. I principali nodi delle reti
intermodali (piattaforme logistiche e di interconnessione, porti, aeroporti). Garantiscono
unassistenza continua di <> al trasporto, grazie alla quale i clienti sono in grado di conoscere,
istantaneamente, la localizzazione della loro merce.
La logistica quindi controlla lintero arco di movimentazione delle merci.
a)Logistic service providers, imprese logistiche (TNT).
b)Messaggeria espresso, assicura la consegna in meno di 24 ore in tutte le aree della triade con
tariffa standard (TNT, FEDERAL EXPRESS).
-politiche dei trasporti e delle telecomunicazioni
Fino alla seconda met dell800 i trasporti erano gestiti da privati, per motivi militari. Allorch il
trasporto divenne servizio collettivo, lintervento dello Stato si intensific, nazionalizzando le
compagnie private, specialmente quelle ferroviarie.
Nel campo delle telecomunicazioni, gli anni 90 hanno visto la liberalizzazione del settore e la fine
dei monopoli nella gestione delle reti via cavo.
Nel settore trasporti, grossa importanza hanno anche gli aspetti militari. Fondamentale il controllo
del canale di Suez, controllato dallEgitto che assicura libero transito e il canale di Panama, sotto il
controllo centroamericano dal 1982 ma difeso dagli USA.
Analisi delle reti
lanalisi dellevoluzione delle reti segue vari indicatori: densit della rete, uniformit cio come
questa rete distribuita sul territorio, complementarit tra le diverse reti di trasporti, velocit di
percorrenza, continuit della rete e forma della rete. Analizzando questi indicatori si ottengono
informazioni sulle funzioni e sul livello di sviluppo economico del territorio.
Oltre agli indicatori un altro modo di analizzare le reti sono i grafi, configurazione formata da un
insieme di punti, detti vertici e di segmenti detti lati aventi per estremi due vertici. La rete cos
analizzata attraverso due indicatori: connettivit e accessibilit. I grafi servono ad esempio per la
costruzione di un nuovo segmento allinterno della rete.

Evoluzione delle reti: modelli esplicativi


Levoluzione delle reti di trasporto nei paesi sottosviluppati descritta attraverso un modello che
osserva i paesi del Golfo di Guinea. 4 fasi. Le prime 2 evidenziano la dipendenza dallesterno. Le
fasi 3 e 4 testimoniano attenzione alla crescita interna del paese.
Nei paesi sviluppati, il condizionamento esterno stato temporaneo, il modello fa capo a Chapman
e si riferisce alla ferrovia inglese. Solo nella fase primaria, il collegamento scarso, la fase 2 vede
crescenti interconnessioni. Il terzo stadio di intensificazione e lultima fase la rete sfoltita e il
traffico concentrato sulle maggiori arterie.
-direttrici del traffico mondiale
il principale flusso di traffico mondiale si svolge tra Europa Occidentale e America Settentrionale, e
vede una forte integrazione e intermodalit tra mezzi e tramiti (aria, acqua e terra). Altra direttrice di
traffico recentemente affermatasi collega i paesi asiatici che si affacciano sul Pacifico (Giappone,
Cina e NIC) e America Settentrionale.
Terza direttrice quella che dallEuropa Occidentale attraverso il Medio Oriente (raggiungibile via
mare attraverso Suez oppure circumnavigando lAfrica) e lAsia Meridionale, arriva in Giappone.
Prevale il trasporto marittimo caratterizzato dalle rotte del petrolio.
Quarta direttrice: dal Giappone, attraverso la Russia e lEuropa Orientale giunge in Europa
occidentale.

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