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Cinesi in Italia
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La comunit cinese d'Italia cresciuta rapidamente nel primo decennio del XXI
secolo. Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 i cinesi residenti in Italia erano
209.934, pari allo 0,34% del totale della popolazione residente in Italia; quindi la
comunit cinese la quarta per numero di residenti, dietro a quella romena,
albanese e marocchina[1]. Nei numeri precedenti non sono per compresi i
numerosi cinesi che vivono illegalmente in Italia, o quelli che hanno acquisito la
cittadinanza italiana.
Negli anni non sono mancate situazioni di tensione, generate da una difficile
integrazione. Nel 2007, parecchie decine di cinesi hanno sfilato per le strade di
Milano per protestare contro un'asserita discriminazione[2]. La citt di Treviso ha
ordinato ai negozi gestiti da cinesi di togliere le loro lanterne perch sembravano

Uno scorcio della "Chinatown di


Roma", nel Quartiere Esquilino .
Roma, insieme a Milano e Prato,
ospita la pi numerosa comunit
cinese in Italia.

"troppo orientali"[3].
In generale, nelle grandi citt dove risiedono le comunit pi numerose che
contrasti e differenze tendono inevitabilmente ad amplificarsi, specie laddove le
attivit economiche cinesi entrano in concorrenza con quelle italiane, com'
accaduto a Prato nel settore tessile [4][5]. Al tempo stesso, proprio in tali realt
che gli immigrati di seconda generazione, nati e cresciuti in Italia, cominciano a
chiedere maggiore attenzione e a cercare di integrarsi sempre di pi[6].

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

La "Chinatown di Prato", che


insieme a quelle di Roma e Milano
la pi grande e importante
d'Italia.

Secondo uno studio condotto nel 2010 congiuntamente dal CESNUR e


dall'Universit di Torino su oltre 4.000 individui della comunit cinese di Torino, il
48% di essi sono donne e il 30% minori; il 90% viene dallo Zhejiang. Per quanto
riguarda l'occupazione, il 70% lavora nella ristorazione e pi del 20% nel
commercio[7]. In quanto a religione, la maggioranza dei cinesi a Torino (59,3%)
sono non religiosi, il 31,6% sono buddhisti, l'8% sono cristiani (di cui cattolici
3,6%, protestanti 3,3% e testimoni di Geova 1,1%) e i taoisti sono l'1,1%[6]. Il
primo tempio buddhista cinese in Italia, il Puhua Si fu aperto a Prato nel
2009, mentre nel 2012 l'Associazione buddhista Italia-Cina inaugur a Roma il
monastero buddhista Huayi Si [8][9].

Il tempio buddista cinese


Putuoshan in via Ferruccio,
Esquilino, Roma.

Note[modifica | modifica wikitesto]


1. ^ Cittadini Stranieri. Bilancio demografico anno 2010 e popolazione residente al 31 dicembre - Tutti i paesi
di cittadinanza Italia, Istat, 31 dicembre 2010. URL consultato il 1 novembre 2011.
2. ^ Dacid Willey, Milan police in Chinatown clash in BBC News, 13 aprile 2007. URL consultato il 22 aprile 2008.
3. ^ Oriental decor not allowed in Taipei Times, 8 maggio 2007. URL consultato il 22 aprile 2008.
4. ^ Rachel Donadio, Chinese Remake the Made in Italy Fashion Label in New York Times, 12-09-2010.
URL consultato il 04-05-20114.

5. ^ Gabriele Villa, Chinatown, le citt invisibili nel cuore d'Italia in ilgiornale.it, 15-04-2007. URL consultato il
29-11-2011.
6. ^ a b Pierluigi Zoccatelli, Religione e spiritualit fra gli immigrati cinesi a Torino in CESNUR, 31-11-2009.
URL consultato il 01-11-2011.
7. ^ Torino: lintegrazione dei cinesi passa per le seconde generazioni. Indagine del Cesnur sulla comunit
del capoluogo piemontese
8. ^ http://goodnews.ws/blog/2009/09/28/pu-hua-si-a-prato-il-primo-tempio-buddista-cinese/
9. ^ Notizie

Ulteriori letture[modifica | modifica wikitesto]


Antonella Ceccagno, New Chinese Migrants in Italy in International Migration, vol. 41, n 3, settembre
2003, pp. 187213, DOI:10.1111/1468-2435.00246.
Andrea Paolella, Senza Oriente Nessun Occidente - Catalogo della mostra tenuta all'Universita' di
Modena e Reggio Emilia, aprile 2008.
Paolo Lunghi "Nel Segno del Dragone" - Ibiskos Ulivieri - dicembre 2012 - ISBN 978-887841-781-6 - www.viaetere.net
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