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LOCUS-SPATIUM
XIV C OLLOQUIO I NTERNAZIONALE
Roma, 3-5 gennaio 2013
Atti a cura di
Questo volume stato pubblicato grazie ai contributi del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del PRIN 2009: Translatio studiorum e formazione
dellidentit intellettuale europea
INDICE
. Pag.
FRANCESCO FRONTEROTTA, Luogo, spazio e sostrato spazio-materiale nel Timeo di Platone e nei commenti al Timeo . .
43
63
73
GAETANO LETTIERI, Fuori luogo Topos atopos dal Nuovo Testamento allo Pseudo-Dionigi . . . . . . . . . . .
81
149
195
RICCARDO POZZO, Loci communes: Agricola, Latomus, Melanchthon, La Rame, Cano, Martini . . . . . . . . .
221
MARCO LAMANNA, Tpos e trpos: Ramo, i ramisti e le controversie eucaristiche nella Germania riformata . . . . . .
237
249
269
329
345
413
Indice
VIII
. Pag.
453
467
507
519
581
599
. .
1. Il luogo sotto processo: gli articoli sul luogo e la localizzazione nella condanna del 1277
In compagnia di molte altre nozioni fisiche o naturali, anche quella di
luogo non sfugge allattenzione del vescovo Tempier e dei suoi collaboratori al momento della promulgazione della celebre condanna del 7 marzo 1277. Nellelenco delle 219 proposizioni colpite da interdetto ne figurano ad esempio alcune relative allimpossibilit del vuoto, come gli artt. 201
[190] e 49 [66]:
Quod qui generat mundum secundum totum, ponit uacuum, quia locus necessario precedit generatum in loco; et tunc ante mundi generationem fuisset locus
sine locato, quod est uacuum.1
Quod deus non possit mouere celum motu recto. Et est ratio, quia tunc relinqueret uacuum.2
DAVID PICH, La condamnation parisienne de 1277, avec la collaboration de Claude Lafleur,
Paris, Vrin, 1999 (Sic et Non), p. 140. Il numero tra parentesi quadre riportato per ogni articolo citato si riferisce alla numerazione (che riprende a sua volta quella proposta da Mandonnet)
adottata in ROLAND HISSETTE, Enqute sur les 219 articles condamns Paris le 7 mars 1277, Louvain-Paris, Publications Universitaires-Vander-Oyez, 1977 (Philosophes mdivaux, 22), in part.
su questa proposizione pp. 283-284. Cfr. anche LUCA BIANCHI, Lerrore di Aristotele. La polemica
contro leternit del mondo nel XIII secolo, Firenze, La Nuova Italia, 1984 (Pubblicazioni della
Facolt di Lettere e Filosofia - Universit di Milano, 104), in part. pp. 8-11. Per uninterpretazione
complessiva della condanna, oltre ai volumi citati di Pich e Hissette, resta imprescindibile LUCA
BIANCHI, Il vescovo e i filosofi. La condanna parigina del 1277 e levoluzione dellaristotelismo scolastico, Bergamo, Pierluigi Lubrina, 1990 (Quodlibet, 6). Ma cfr. anche, tra i contributi pi recenti, SYLVAIN PIRON, Le plan de lvque. Pour une critique interne de la condamnation du 7 mars
1277, Recherches de Thologie et Philosophie mdivales, LXXVIII, 2011, pp. 383-415.
2
D. PICH, La condamnation parisienne de 1277, cit., p. 96. Sulla questione del vuoto in rapporto alla condanna del 1277 si vedano due contributi classici come quelli di PIERRE DUHEM, Le
systme du monde. Histoire des doctrines cosmologiques de Platon Copernic, VI, Paris, Hermann,
1
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razione dellanima rappresenta pur sempre una condizione eccezionale e limitata, nellescatologia cristiana), possiamo concentrare la nostra attenzione
su quelli che riguardano pi in generale le sostanze separate. Il combinato
disposto che risulta dalle tre proposizioni citate in precedenza ha qualcosa
di paradossale; se ne ricava infatti che le sostanze separate:
a) sono sempre nel luogo anche per quanto riguarda la sostanza;
b) non sono tuttavia nel luogo in virt della loro sostanza;
c) non sono infine nel luogo neppure in virt delle loro operazioni.
Poich il testo della condanna non allude a una terza via diversa da quella della sostanza e delle operazioni, il modo corretto in cui dovrebbe essere
intesa la localizzazione delle sostanze separate rimane di fatto incomprensibile o almeno non immediatamente perspicuo. Come bene subito precisare, non si tratta in questo caso soltanto di un limite interpretativo degli
storici contemporanei; al contrario, gli stessi maestri medievali hanno rilevato la contraddizione che emerge dalla combinazione degli articoli, esprimendo tutta la loro perplessit in proposito. Il caso pi significativo in questo
senso senza dubbio quello di Enrico di Gand, che fece parte della Commissione istituita da Tempier in vista della condanna. La q. 9 del Quodlibet
II (disputato nella sessione dAvvento del 1277, a pochi mesi dalla condanna) in effetti un documento straordinario al riguardo, e non solo perch
si tratta dellunica questione scolastica alla fine del XIII secolo in cui uno
dei teologi parigini dichiara di aver preso parte ai lavori della Commissione
(se dunque diventato usuale associare il nome di Enrico alla condanna del
1277, non perch Enrico sia stato un maestro pi conservatore o retrivo
di altri, ma assai pi semplicemente perch stato lunico dei 16 maestri di
teologia attivi a Parigi nel periodo e consultati da Tempier ad avere esplicitamente ammesso, o menzionato, di aver fatto parte della Commissione).10
Ci che ancora pi degno di nota in effetti il fatto che proprio Enrico
a dispetto di tale ruolo il primo a denunciare in modo esplicito come
lintervento di Tempier renda la questione della localizzazione delle sostanze separate praticamente inestricabile:
Cum ergo error est substantiam sine operatione non esse in loco, ut dicit unus
articulus ex damnatis, talis: Quod substantiae separatae sunt alicubi per operationem, et quod non possunt moveri ab extremo in extremum, nec in medium, nisi
10
Cfr. ROBERT WIELOCKX, Henry of Ghent and the Events of 1277, in GORDON A. WILSON
(ed.), A Companion to Henry of Ghent, Leiden-Boston, E. J. Brill, 2010 (Brills Companions to
the Christian Tradition, 23), pp. 25-62 (Wielockx tende tuttavia ad accentuare il ruolo attivo di
Enrico negli eventi del 1277). Anna Arezzo ha discusso nel 2004, presso lUniversit di Lecce, una
tesi di dottorato ancora non pubblicata su Enrico di Gand e la condanna del 1277.
198
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quia possunt velle operari aut in medio aut in extremis: error, si intelligitur sine
operatione substantiam non esse in loco nec transire de loco ad locum, et ne incauta locutio simplices protrahat in errorem, pontificalis sententia districte talia
fieri prohibet, et tales articulos totaliter condemnat, excommunicans omnes illos,
qui dictos errores vel aliquem de eisdem dogmatizaverint aut sustinere seu defendere praesumpserint quoquo modo, dico igitur, secundum iam propositam determinationem pontificalem, angelum sine operatione esse in loco. Sed, ut dictum est,
eadem sententia pontificalis dicit quod verum est quia substantiae separatae nusquam sunt, si intelligatur quod substantia sit ratio existendi in loco. Et hoc ideo,
quia substantia ipsa non est ratio essendi substantiam angeli in loco, etsi sit in loco.
In hoc enim concordabant omnes magistri theologiae congregati super hoc, quorum
ego eram unus, unanimiter concedentes quod substantia angeli non est ratio angelum esse in loco secundum substantiam. Et consimili ratione verum est indubitanter
quod, si angelus per potentiam suam, intellectum scilicet vel voluntatem, virtutem
suam non applicat ad locum operando circa ipsum, quod similiter potentia eius, intellectus scilicet vel voluntas, non est ratio essendi ipsum in loco, ut dictum est. Nisi
forte potentia eius sit minoris abstractionis, quam sit eius substantia. Quod si verum sit, in hoc intelligendo deficio, sicut et in pluribus aliis.11
199
Bisogna dunque concedere che langelo nel luogo, ma come e secondo quali dimensioni, se nello spazio di uno o due piedi, o minore o maggiore, o divisibile o indivisibile confessa Enrico sconsolatamente lo
ignoro del tutto:
Quomodo tamen et in quanto loco, pedali vel bipedali, maiori vel minori, vel
in simplici et indivisibili, ut verum fatear, dico quod ignoro penitus.14
Due anni pi tardi o poco pi, nella q. 17 del Quodl. IV (disputato nella sessione davvento del 1279 o in quella quaresimale del 1280), affrontando la questione del movimento locale degli angeli (Utrum angelus movea13
14
HENRICUS DE GANDAVO, Quodlibet II, q. 9, ed. cit., pp. 71-72, ll. 17-28.
Ivi, p. 72, ll. 38-40.
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Enrico dichiara dunque a pi riprese di non comprendere affatto il senso di una condanna nella preparazione della quale pure era stato personalmente coinvolto. Non sorprende pertanto che la sua stessa perplessit sia
condivisa e ripresa da altri maestri dellepoca. Tommaso di Bailly (attivo tra
il 1303 e il 1316) ne offre una chiara riprova:
[] omnes doctores qui scripserunt post determinationem istorum articulorum dicunt quod non uident bene quid sit illud quod est ratio locandi ipsi angelo;
uerumtamen articulos tenere uolunt, nec contrarium eis dogmatizare; ita nec ego
15
HENRICUS DE GANDAVO, Quodlibet IV, q. 17, ed. Girard J. Etzkorn and Gordon A. Wilson, Leuven, Leuven University Press, 2011 (Henrici de Gandavo Opera Omnia, 8) pp. 308309, ll. 108-126; p. 310, ll. 139-140.
16
Ivi, p. 310, ll. 142-145.
201
qui, licet non uideam quod est sibi ratio locandi, tamen teneo quod est aliqua ratio et quod ipse angelus est in loco.17
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ne loci terminatur, quoniam cum alicubi praesens sit totus, alibi non invenitur; non
autem ita localis est, ut dimensionem capiens, distantiam in loco faciat.23
24
205
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Fissando in modo pi coerente la terminologia del Lombardo, i maestri del XIII secolo separano dunque in modo molto netto circumscriptio
(localizzazione quantitativa, dimensionale) e definitio (impossibilit logica
dellubiquit), anche avvalendosi per designare le due diverse modalit
di localizzazione dei sintagmi per circumscriptionem e per diffinitionem, o
degli avverbi circumscriptive e definitive. Una testimonianza nel primo senso la offre ad esempio gi, nella prima met del secolo, la Summa de bono
di Filippo il Cancelliere:
[] esse in loco proprie dicitur per circumscriptionem, et sic convenit soli
corpori, cui secundum locum principium assignatur et medium et finis, ita quod
maius in maiori et minus in minori. Dicitur etiam minus proprie, scilicet per diffinitionem vel determinationem, secundum quod dicitur aliquid esse alicubi ita quod
non alibi. Et ita anima extra corpus vel angelus dicitur esse in loco, quia ita est alicubi quod non alibi.33
31
Cfr. ivi, 483 C: Clarescit paululum, ut reor, huius ratiocinationis intentio. Nam nil aliud
appetit, quantum mihi datur intelligere, quam ut nihil esse locum suadeat nisi naturalem uniuscuiusque creaturae diffinitionem, intra quam tota continetur et extra quam nullo modo extenditur. Ac per hoc datur intelligi, siue locum quis dixerit, siue finem, siue terminum, siue diffinitionem, siue circumscriptionem, unum id ipsumque significare, ambitum uidelicet finitae naturae.
Quamuisque multae diffinitionum species quibusdam esse uideantur, sola ac uere ipsa dicenda est
diffinitio, quae a grecis UCIADEC.
32
Chartularium Universitatis Parisiensis [= CUP], I, edd. Heinrich Denifle et mile Chtelain, Paris, Delalain, 1889; rist. anast. Bruxelles, Culture et Civilisation, 1964, n. 128, p. 171 (Decem errores contra theologicam veritatem [] proscripti Parisiis a Guillelmo Parisiensi episcopo).
33
PHILIPPUS CANCELLARIUS PARISIENSIS, Summa de bono, pars I, II, q. 9, ed. Nikolaus Wicki,
207
Le sostanze spirituali possono dunque essere nel luogo tanto circumscriptive (quando possiedono un corpo assunto), quanto definitive (quando
sono separate), ma tra le due modalit non c, come il passo in questione
mette chiaramente in evidenza, reversibilit: ci che nel luogo circumscriptive, lo anche sempre definitive, mentre il contrario non vale. A ciascuna
di queste due forme di localizzazione pu quindi esser fatto corrispondere
un tipo di movimento locale. Bonaventura da Bagnoregio sufficientemente esplicito in proposito:
[] notandum, quod sicut esse in loco est dupliciter sive esse locale sicut
tangit Magister in littera scilicet quia circumscribitur, et quia definitur; et illud
proprie est locale quod circumscribitur, aliud autem quodam modo est locale, quodam modo non: ita moveri per locum uno modo est per circumscriptionem ferri
de loco ad locum, et sic est tantum corporum; alio modo moveri est minus proprie
secundum definitionem transire, et sic est spirituum. Proprie ergo per circumscriptionem non movetur angelus, nisi corpore assumto, minus proprie per definitionem
movetur angelus etiam sine corpore.35
Poich tuttavia si tratta di un movimento che non ha luogo fisicamente sullestensione, ci si pu chiedere quale natura esso possa avere. I comuBern, Francke, 1985 (Corpus Philosophorum Medii Aevi. Opera philosophica Mediae Aetatis
selecta, 2), p. 292, ll. 44-49.
34
ALEXANDER HALENSIS, Glossa in quatuor libros Sententiarum, I, dist. 37, ed. PP. Collegii S.
Bonaventurae, Ex typographia Collegii S. Bonaventurae, Ad Claras Aquas (Firenze, Quaracchi),
1951 (Bibliotheca Franciscana Scholastica Medii Aevi, 12), p. 378, ll. 11-16.
35
BONAVENTURA A BAGNOREA, Commentaria in quatuor libros Sententiarum, I, dist. 37, p. 2,
art. 2, q. 1, ed. PP. Collegii S. Bonaventurae, Ex typographia Collegii S. Bonaventurae, Ad Claras
Aquas (Firenze, Quaracchi), 1882 (S. Bonaventurae Opera Omnia, 1), p. 658b.
36
Ivi, p. 658a.
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ni moti sublunari sono ad esempio continui perch continua la magnitudo su cui essi hanno luogo: e da ci dipende anche la continuit del tempo che rappresenta la misura di tali movimenti. Langelo si muove invece
soltanto definitive: come deve quindi essere inteso il suo rapporto allestensione? In altri termini: quando si muove da un punto allaltro, langelo
costretto a passare attraverso tutti i punti intermedi, alla pari dei corpi, oppure no? Se si risponde affermativamente, si potr dire che il tempo dei
movimenti angelici continuo come quello cosmico (per quanto indipendente dal movimento celeste); in caso contrario, pi che di movimento si dovr parlare di mutazione istantanea, che di per s non pu essere misurata
dal tempo continuo. Gi nella prima scuola francescana i pareri in proposito sono tuttaltro che concordi. Alessandro di Hales, nella propria Glossa
(composta per la verit probabilmente prima del suo ingresso nellOrdine),
osserva ad esempio che la misura dei moti locali angelici pu essere chiamata anchessa tempo solo in modo generico e improprio, perch gli angeli possono spostarsi in modo istantaneo:
Accipitur enim tempus dupliciter: uno modo ut tempus est mensura motus localis in corporibus; alio modo ut est mensura mutationis cuiuscumque, sive fuerit subita sive successiva. Et sic dicuntur angeli creati in tempore, dicuntur etiam moveri.
Secundum reliquum vero modum possunt moveri per tempus, sed non in tempore.
[] Ex quo colligitur quod angeli, cum moventur de loco ad locum, etiam non assumptis corporibus, moventur per tempus. Non autem moventur in tempore secundum propriam rationem temporis: possunt enim subito de loco ad locum moveri.37
I movimenti angelici non sono dunque temporali (se non in senso assai
ampio), ma istantanei, in ragione del fatto che gli spiriti non sono in alcun
modo condizionati dallestensione fisica: la stessa distanza risulta da questo
punto di vista del tutto indifferente. Di conseguenza, anche lattraversamento
dello spazio compreso tra i termini del movimento pi teorico che effettivo:
Dicendum etiam quod angelus pertransit spatium medium, sed non commetitur se spatio sicut corpus, ut pars corporis sit in parte spatii, et ideo non dicitur moveri secundum locum. Et quemadmodum lumen repente est ab Oriente in
Occidentem, ita angelus subito movetur; et quod corpulentum pertransit tempore sensibili, hoc corpus spirituale repente et spiritus subito pertransit. [] Unde
cum non sit proportio spiritus ad corpus, nec erit proportio eius quod est subito
ad tempus, sed secundum eamdem indifferentiam transit maiorem locum et minorem. Hoc autem non esset si per tempus divisibile transiret.38
37
ALEXANDER HALENSIS, Glossa in quatuor libros Sententiarum, ed. cit., I, dist. 37, pp. 384385, ll. 29-20.
38
Ivi, I, dist. 37, pp. 386-387, ll. 17-3.
209
Preso per cos dire tra due fuochi, inevitabile che Bonaventura mostri a questo stesso proposito un certo imbarazzo. Alla questione si possono dare si osserva nel Commento al I libro delle Sentenze tre diverse risposte: a) langelo si muove immediatamente da un termine allaltro senza
passare nel mezzo (tesi simile a quella sostenuta da Alessandro nella Glossa); b) langelo pu scegliere se muoversi istantaneamente o in modo continuo, attraverso il mezzo; c) langelo si muove sempre in modo continuo,
passando sempre nel mezzo. La prima soluzione pone qualche bizzarro inconveniente a proposito degli angeli custodi: 40 un angelo custode che si spostasse immediatamente senza passare nei punti intermedi, lascerebbe sem39
ALEXANDER HALENSIS [attr.], Summa theol., II, inq. 2, tract. 3, sect. 2, q. 2, tit. 2, membr.
1, c. 2, ed. PP. Collegii S. Bonaventurae, Ex typographia Collegii S. Bonaventurae, Ad Claras
Aquas (Firenze, Quaracchi), 1924 (Bibliotheca Franciscana Scholastica Medii Aevi, 12), II.1,
n. 181, p. 236.
40
BONAVENTURA A BAGNOREA, Commentaria in quatuor libros Sententiarum, ed. cit., I, dist.
37, p. 2, art. 2, q. 1, p. 660a-b: Certum enim est, quod angelus, qui est custos hominis, potest
ita custodire, quod non deserat ipsum, et sine corpore custodire potest; ergo potest inseparabiliter comitari eum; ergo homo, cum vadit per medium, et angelus non deserit eum, pariter et angelus vadit per medium.
210
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Ivi, p. 660b.
211
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to (fisico), lo stesso deve dirsi anche per le sostanze spirituali, con una sola
fondamentale differenza: gli enti corporei entrano in contatto con lo spazio
secondo la quantit dimensionale, gli angeli unicamente secondo la propria
quantitas virtutis. Ci equivale in realt a dire che langelo nel luogo soltanto in virt delle sue operazioni, dal momento che leffetto della virtus
di ciascun angelo proprio loperare. Le operazioni di cui si parla qui non
devono essere limitate ai soli movimenti, ma a tutti i modi con cui langelo
pu entrare in rapporto con i corpi e il luogo:
Si quis autem uelit uirtutis contactum operationem uocare, propter hoc quod
operari est proprius effectus uirtutis, dicatur quod angelus est in loco per operationem, ita tamen quod per operationem non intelligatur sola motio, set quecunque unitio qua sua uirtute se corpori unit, presidendo uel continendo uel quocunque alio modo.46
Naturalmente, Tommaso nega che langelo possa essere in pi posti simultaneamente: la virtus angelica pur sempre limitata e finita, e da essa non
pu procedere che una sola operazione alla volta. Di conseguenza, langelo
pu applicarsi a luoghi diversi solo attraverso una successione di operazioni
diverse, ed proprio tale successione a definire il movimento angelico:
[] quia moveri in loco sequitur ad esse in loco, ideo eodem modo convenit
angelo moveri in loco sicut esse in loco: et utrumque est aequivoce respectu corporalium. Dicitur enim angelus esse in loco inquantum applicatur loco per operationem; et quia non simul est in diversis locis, ideo successio talium operationum
per quas in diversis locis esse dicitur, motus ejus vocatur. Unde sicut conceptiones intellectus consequenter se habent sine continuatione, ita et operationes ejus;
unde motus localis angeli non est continuus; sed ipsae operationes ejus consequenter se habentes circa diversa loca, secundum quas in illis esse dicitur, localis motus ejus vocantur.47
213
Almeno in apparenza, limpossibilit di attraversare linfinito non costituisce per Tommaso un ostacolo, dal momento che trattandosi di generi diversi non c alcuna corrispondenza necessaria tra lindivisibilit delle sostanze spirituali e quella dei punti di un piano. Le cose stanno per in
modo pi complesso. Di fatto, langelo pu scegliere secondo Tommaso di
48
THOMAS
DE
214
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muoversi in modo continuo o in modo discreto. Nel primo caso, linfinit dei punti da attraversare puramente potenziale, e pertanto non costituisce problema alcuno neppure per i corpi in movimento (ogni movimento sublunare anzi come ben sappiamo per sua natura infinitamente
divisibile). Ma nel caso del movimento discreto, Tommaso sembra in effetti mantenersi fedele al principio aristotelico ammettendo che langelo non
pu passare attraverso un numero infinito di termini intermedi. Si tratta tuttavia di una posizione che conserva un margine di ambiguit: da una parte si ribadisce che le sostanze spirituali sono completamente indipendenti dallestensione; dallaltra si concede che anche i movimenti angelici siano
almeno parzialmente soggetti alle leggi e ai princip che definiscono la natura della stessa estensione fisica. Torneremo tra breve su alcuni aspetti di
questo potenziale contrasto.
Per quanto la condanna riguardi nel suo complesso proposizioni insegnate alla Facolt delle Arti, ci sono pochi dubbi stando a quanto appena visto che ad essere chiamato in causa sia comunque Tommaso stesso.
In effetti, gli artistae che conosciamo si limitano a ribadire concetti (come
quello della fondamentale equivocit della nozione di locus, se applicata alle
sostanza corporee e a quelle incorporee) gi espressi in modo pi ampio e
articolato da Tommaso; per di pi, forse opportuno tenere conto del fatto
che gli artistae fanno riferimento alle intelligenze, mentre Tommaso si riferisce, fuori dal lessico filosofico, a angeli e anime: e si ricorder che gli articoli condannati da Tempier non menzionano in questo caso le intelligenze, come molti altri, ma proprio, esplicitamente, angeli e anime.
A ulteriore conferma del fatto che il bersaglio sia Tommaso stanno poi
altri elementi: in primo luogo, il fatto che la dottrina tommasiana della localizzazione sia oggetto degli attacchi di Guglielmo de La Mare tanto nelle
Declarationes quanto nel suo Correctorium. Qui, in particolare, sono presi di
mira tanto la posizione adottata nella Summa, quanto quella sostenuta nel
Quodlibet I, e soprattutto, viene chiamata in causa anche la dottrina tommasiana degli spostamenti istantanei dellangelo, che costituisce con ogni
probabilit il retroterra dellart. 204.49
Infine, non privo di importanza che Giovanni di Napoli abbia scelto
di dedicare ampio spazio alla questione della localizzazione delle sostanze
separate allinterno della propria celebre questione Se sia possibile insegna49
Cfr. GUILELMUS DE MARA, Correctorium. In primam partem, art. 16 (Quod angelus potest
transire de extremo in extremum non transeundo medium), art. 17 (Quod non est possibile quod
aliquid in toto tempore praecedenti sit in uno termino et in ultimo instanti illius temporis sit in alio
termino); In Quaest. Quodl., art. 2 (Quod angelus per applicationem virtutis est in loco). Cfr. PALMON GLORIEUX, Les premires polmiques thomistes: I. Le Correctorium corruptorii Quare, Kain,
Le Saulchoir, 1927 (Bibliothque thomiste, 9).
215
re in modo lecito a Parigi la dottrina di Tommaso per quel che attiene a tutte
le sue conclusioni: evidentemente, i contemporanei percepivano come direttamente colpite da interdetto le tesi di Tommaso in proposito.50
4. Qual la ragione reale della condanna?
Hissette giudicava lintervento di Tempier a proposito della localizzazione delle sostanze separate una prise de position tonnante. Incoraggiato
dal precedente di Guglielmo di Auvergne, il vescovo si sarebbe ostinato a
condannare delle posizioni perfettamente ortodosse, difese non solo dagli
artistae, ma anche ad esempio da Alberto Magno e Tommaso.51
Ma le cose sembrano stare diversamente. Intanto, lintervento del predecessore di Tempier era stato ben diverso, e andava in tuttaltra direzione: quella di negare lubiquit agli angeli, preservandola come prerogativa
esclusivamente divina. Ora, al momento della condanna del 1277, non solo
nessuno dei teologi o degli artistae sembra interessato o intenzionato a concedere lubiquit agli angeli o alle intelligenze, ma Tempier stesso sembra
animato da una preoccupazione diversa, e ben precisa, quella di riaffermare una presenza di tipo quasi fisico, e comunque non solo puramente definitivo, degli angeli nel luogo. Perch questo scarto? Perch questa nuova esigenza? Perch, in altri termini, per il vescovo cos importante negare che
langelo sia nel luogo solo in virt delle operazioni, e che possa muoversi
senza attraversare i punti intermedi? In apparenza, la questione non sembra
toccare una materia di fede, n contraddire in modo esplicito alcun dato
scritturale. Come si legge nella Summa Halensis:
Et hoc dicimus sine praeiudicio melioris sententiae, quoniam hoc non invenimus plane determinatum in Sacra Scriptura nec a Sanctis nec ab expositoribus Sacrae Scripturae.52
50
Cfr. IOANNES DE NEAPOLI, Quaestio utrum licite possit doceri Parisius doctrina fratris Thome quantum ad omnes conclusiones eius, ed. Carl Johann Jellouschek, Quaestio magistri Ioannis
de Neapoli o. pr. Utrum licite possit doceri Parisius doctrina fratris Thome quantum ad omnes conclusiones eius [= Quodl. 1, q. 2], in Xenia thomistica, ed. Szadok Szab, Civitas Vaticana, Typis
Polyglottis Vaticanis, 1925, III, pp. 73-104 (textus: pp. 88-101), e in part. pp. 100-101, ll. 17-25
(cfr. infra, nota 55).
51
Cfr. R. HISSETTE, Enqute sur les 219 articles condamns Paris le 7 mars 1277, cit., p. 105:
On songe Tempier: encourag sans doute par lexemple de Guillaume dAuvergne, qui, le 13
janvier 1241, avait condamn le refus de situer lange in loco, il sest obstin rprouver des propositions parfaitement orthodoxes, dfendues non seulement par des artiens, mais aussi par Albert le Grand et Thomas dAquin.
52
ALEXANDER HALENSIS [attr.], Summa theologiae, II, inq. 2, tract. 3, sect. 2, q. 2, tit. 2,
membr. 1, c. 1, art. 1, ed. cit., II.1, n. 177, p. 230.
216
Pasquale Porro
217
Il terzo in difesa di Tommaso tratto proprio dalla gi citata quaestio di Giovanni di Napoli Utrum licite possit doceri Parisius doctrina fratris
Thome quantum ad omnes conclusiones eius:
Quidam magistri dicunt, quod isti articuli contradicunt sibi, maxime ultimus
articulus [= 54] et articulus 204 [= 55], quod si verum est, non est mirum, si aliquis eorum contradicit aliquibus dictis fratris Thome. Vel potest dici et melius,
quod substantie separate debetur duplex locus, sc. naturaliter ex ordine partium
universi, et supernaturaliter seu miraculose. Primo modo non debetur ei locus nisi
ratione operationis quam facit in loco. [] Secundo autem modo sc. miraculose
vel supernaturaliter angelus et anima separata possunt esse ubi non operantur, sc.
in inferno vel in igne infernali, ita quod nichil ibi operantur.55
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