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XIV COLLOQUIO INTERNAZIONALE

DEL LESSICO INTELLETTUALE EUROPEO

LESSICO INTELLETTUALE EUROPEO


CXXII

Secondo le norme dellILIESI tutti i volumi pubblicati nella collana sono


sottoposti a un processo di peer review che ne attesta la validit scientifica

Segreteria di redazione: Maria Cristina Dalfino

ISTITUTO DEL CNR


LESSICO INTELLETTUALE EUROPEO E STORIA DELLE IDEE

L ESSICO I NTELLETTUALE E UROPEO

LOCUS-SPATIUM
XIV C OLLOQUIO I NTERNAZIONALE
Roma, 3-5 gennaio 2013
Atti a cura di

DELFINA GIOVANNOZZI e MARCO VENEZIANI

LEO S. OLSCHKI EDITORE


2014

Questo volume stato pubblicato grazie ai contributi del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del PRIN 2009: Translatio studiorum e formazione
dellidentit intellettuale europea

2014 Copyright Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo


e Storia delle Idee (CNR, Roma) e Leo S. Olschki Editore, Firenze
ISBN 978 88 222 6308 7

INDICE

PAUL TOMBEUR, Eloge du pre Roberto Busa . .

. Pag.

FRANCESCO FRONTEROTTA, Luogo, spazio e sostrato spazio-materiale nel Timeo di Platone e nei commenti al Timeo . .

ENRICO BERTI, Il luogo dei corpi secondo Aristotele .

43

63

LUCIANO CANFORA, Cwron ejklipev: tra Lucrezio e Tucidide .

73

GAETANO LETTIERI, Fuori luogo Topos atopos dal Nuovo Testamento allo Pseudo-Dionigi . . . . . . . . . . .

81

GIULIO DONOFRIO, I loci della mente: lessenza dello spazio nel


primo Medioevo (e in Dante Alighieri) . . . . . . .

149

PASQUALE PORRO, Il luogo sotto processo. La condanna del 1277


e il problema della localizzazione delle sostanze separate nel
XIII secolo . . . . . . . . . . . . . . . .

195

RICCARDO POZZO, Loci communes: Agricola, Latomus, Melanchthon, La Rame, Cano, Martini . . . . . . . . .

221

MARCO LAMANNA, Tpos e trpos: Ramo, i ramisti e le controversie eucaristiche nella Germania riformata . . . . . .

237

MASSIMO L. BIANCHI, Il pensiero di Dio come luogo in Valentin


Weigel e le sue basi dottrinali . . . . . . . . . .

249

VINCENZO DE RISI, Francesco Patrizi e la nuova geometria dello


spazio . . . . . . . . . . . . . . . . . .

269

JEAN-ROBERT ARMOGATHE, Smantse de spatium-locus chez Descartes . . . . . . . . . . . . . . . . . .

329

CLAUDIO BUCCOLINI, Dallo spazio immaginario allempireo: locus / spatium in Mersenne . . . . . . . . . . .

345

MARTINE PCHARMAN, La construction de la doctrine de lespace


chez Hobbes: spatium/space, locus/place . . . . . . .

413

LUCA SIMEONI, Il lessico dello spazio in Lucrezio

Indice

VIII

. Pag.

453

MARIO SINA, Spazio e luogo in Locke e Berkeley

467

ROBERTO PALAIA, Locus e spatium in alcuni scritti leibniziani .

507

HANSMICHAEL HOHENEGGER, La terminologia della spazialit in


Kant . . . . . . . . . . . . . . . . . .

519

WAYNE MARTIN, Fichtes Deduction of Pragmatic Space

581

Indice dei nomi . .

599

DANIEL GARBER, Vacuum Boylianum

. .

IL LUOGO SOTTO PROCESSO.


LA CONDANNA DEL 1277
E IL PROBLEMA DELLA LOCALIZZAZIONE
DELLE SOSTANZE SEPARATE NEL XIII SECOLO
PASQUALE PORRO

1. Il luogo sotto processo: gli articoli sul luogo e la localizzazione nella condanna del 1277
In compagnia di molte altre nozioni fisiche o naturali, anche quella di
luogo non sfugge allattenzione del vescovo Tempier e dei suoi collaboratori al momento della promulgazione della celebre condanna del 7 marzo 1277. Nellelenco delle 219 proposizioni colpite da interdetto ne figurano ad esempio alcune relative allimpossibilit del vuoto, come gli artt. 201
[190] e 49 [66]:
Quod qui generat mundum secundum totum, ponit uacuum, quia locus necessario precedit generatum in loco; et tunc ante mundi generationem fuisset locus
sine locato, quod est uacuum.1
Quod deus non possit mouere celum motu recto. Et est ratio, quia tunc relinqueret uacuum.2
DAVID PICH, La condamnation parisienne de 1277, avec la collaboration de Claude Lafleur,
Paris, Vrin, 1999 (Sic et Non), p. 140. Il numero tra parentesi quadre riportato per ogni articolo citato si riferisce alla numerazione (che riprende a sua volta quella proposta da Mandonnet)
adottata in ROLAND HISSETTE, Enqute sur les 219 articles condamns Paris le 7 mars 1277, Louvain-Paris, Publications Universitaires-Vander-Oyez, 1977 (Philosophes mdivaux, 22), in part.
su questa proposizione pp. 283-284. Cfr. anche LUCA BIANCHI, Lerrore di Aristotele. La polemica
contro leternit del mondo nel XIII secolo, Firenze, La Nuova Italia, 1984 (Pubblicazioni della
Facolt di Lettere e Filosofia - Universit di Milano, 104), in part. pp. 8-11. Per uninterpretazione
complessiva della condanna, oltre ai volumi citati di Pich e Hissette, resta imprescindibile LUCA
BIANCHI, Il vescovo e i filosofi. La condanna parigina del 1277 e levoluzione dellaristotelismo scolastico, Bergamo, Pierluigi Lubrina, 1990 (Quodlibet, 6). Ma cfr. anche, tra i contributi pi recenti, SYLVAIN PIRON, Le plan de lvque. Pour une critique interne de la condamnation du 7 mars
1277, Recherches de Thologie et Philosophie mdivales, LXXVIII, 2011, pp. 383-415.
2
D. PICH, La condamnation parisienne de 1277, cit., p. 96. Sulla questione del vuoto in rapporto alla condanna del 1277 si vedano due contributi classici come quelli di PIERRE DUHEM, Le
systme du monde. Histoire des doctrines cosmologiques de Platon Copernic, VI, Paris, Hermann,
1

196

Pasquale Porro

In modo pi indiretto, lart. 34 [27] (Quod causa prima non posset


plures mundos facere) 3 fa invece leva, almeno implicitamente, sulla dottrina aristotelica dei luoghi naturali.
In questi casi relativamente semplice comprendere lintenzione del vescovo e/o dei teologi che fecero parte della Commissione da lui radunata: evitare
qualsiasi forma di limitazione, anche solo teorica, dellonnipotenza divina.4
Assai pi delicato e complesso invece il plesso costituito da un piccolo gruppo di tre articoli dedicati al problema delle localizzazione delle sostanze separate; si tratta degli artt. 204 [55], 218 [53], 219 [54]:
Quod substantie separate sunt alicubi per operationem; et quod non possunt
moueri ab extremo in extremum, nec in medium, nisi quia possunt uelle operari
aut in medio, aut in extremis. Error, si intelligatur sine operatione substantiam
non esse in loco, nec transire de loco ad locum.5
Quod intelligentia, angelus, uel anima separata nusquam est.6
Quod substantie separate nusquam sunt secundum substantiam. Error, si intelligatur ita quod substantia non sit in loco. Si autem intelligatur ita quod substantia
sit ratio essendi in loco, uerum est quod nusquam sunt secundum substantiam.7

A questi tre articoli se ne possono aggiungere in realt anche altri due


che riguardano la localizzazione dellanima umana nel suo stato di separazione, e precisamente gli artt. 108 [127] e 214 [128]:
Quod anima humana nullo modo est mobilis secundum locum, nec per se,
nec per accidens; et si ponatur alicubi per substantiam suam, nunquam mouebitur de ubi ad ubi.8
Quod anima nunquam moueretur, nisi corpus moueretur, sicut graue uel leue
nunquam moueretur, nisi aer moueretur.9

Poich tuttavia questi ultimi due articoli non rappresentano se non un


caso pi particolare e ristretto dei primi tre (tanto pi che lo stato di sepa1954, in part. pp. 59-66; EDWARD GRANT, The Condemnation of 1277, Gods Absolute Power, and
Physical Thought in the Late Middle Ages, Viator, X, 1979, pp. 211-244.
3
D. PICH, La condamnation parisienne de 1277, cit., p. 90.
4
Altri articoli come il 61 [70] e 93 [72] riguardano il fatto che i corpi celesti sono mutevoli solo secondo il luogo o il situs; lart. 142 [103] condanna la tesi secondo cui la necessit degli
eventi dipende dalla diversit dei luoghi; ugualmente condannate sono la tesi secondo cui la posizione delle stelle ha conseguenze deterministiche (art. 206 [106]) e quella secondo cui la posizione
della materia causa delle differenze individuali allinterno della stessa specie (art. 97 [116]).
5
D. PICH, La condamnation parisienne de 1277, cit., p. 140.
6
Ivi, p. 144.
7
Ivi, p. 146.
8
Ivi, p. 112.
9
Ivi, p. 144.

Il luogo sotto processo

197

razione dellanima rappresenta pur sempre una condizione eccezionale e limitata, nellescatologia cristiana), possiamo concentrare la nostra attenzione
su quelli che riguardano pi in generale le sostanze separate. Il combinato
disposto che risulta dalle tre proposizioni citate in precedenza ha qualcosa
di paradossale; se ne ricava infatti che le sostanze separate:
a) sono sempre nel luogo anche per quanto riguarda la sostanza;
b) non sono tuttavia nel luogo in virt della loro sostanza;
c) non sono infine nel luogo neppure in virt delle loro operazioni.
Poich il testo della condanna non allude a una terza via diversa da quella della sostanza e delle operazioni, il modo corretto in cui dovrebbe essere
intesa la localizzazione delle sostanze separate rimane di fatto incomprensibile o almeno non immediatamente perspicuo. Come bene subito precisare, non si tratta in questo caso soltanto di un limite interpretativo degli
storici contemporanei; al contrario, gli stessi maestri medievali hanno rilevato la contraddizione che emerge dalla combinazione degli articoli, esprimendo tutta la loro perplessit in proposito. Il caso pi significativo in questo
senso senza dubbio quello di Enrico di Gand, che fece parte della Commissione istituita da Tempier in vista della condanna. La q. 9 del Quodlibet
II (disputato nella sessione dAvvento del 1277, a pochi mesi dalla condanna) in effetti un documento straordinario al riguardo, e non solo perch
si tratta dellunica questione scolastica alla fine del XIII secolo in cui uno
dei teologi parigini dichiara di aver preso parte ai lavori della Commissione
(se dunque diventato usuale associare il nome di Enrico alla condanna del
1277, non perch Enrico sia stato un maestro pi conservatore o retrivo
di altri, ma assai pi semplicemente perch stato lunico dei 16 maestri di
teologia attivi a Parigi nel periodo e consultati da Tempier ad avere esplicitamente ammesso, o menzionato, di aver fatto parte della Commissione).10
Ci che ancora pi degno di nota in effetti il fatto che proprio Enrico
a dispetto di tale ruolo il primo a denunciare in modo esplicito come
lintervento di Tempier renda la questione della localizzazione delle sostanze separate praticamente inestricabile:
Cum ergo error est substantiam sine operatione non esse in loco, ut dicit unus
articulus ex damnatis, talis: Quod substantiae separatae sunt alicubi per operationem, et quod non possunt moveri ab extremo in extremum, nec in medium, nisi

10
Cfr. ROBERT WIELOCKX, Henry of Ghent and the Events of 1277, in GORDON A. WILSON
(ed.), A Companion to Henry of Ghent, Leiden-Boston, E. J. Brill, 2010 (Brills Companions to
the Christian Tradition, 23), pp. 25-62 (Wielockx tende tuttavia ad accentuare il ruolo attivo di
Enrico negli eventi del 1277). Anna Arezzo ha discusso nel 2004, presso lUniversit di Lecce, una
tesi di dottorato ancora non pubblicata su Enrico di Gand e la condanna del 1277.

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Pasquale Porro

quia possunt velle operari aut in medio aut in extremis: error, si intelligitur sine
operatione substantiam non esse in loco nec transire de loco ad locum, et ne incauta locutio simplices protrahat in errorem, pontificalis sententia districte talia
fieri prohibet, et tales articulos totaliter condemnat, excommunicans omnes illos,
qui dictos errores vel aliquem de eisdem dogmatizaverint aut sustinere seu defendere praesumpserint quoquo modo, dico igitur, secundum iam propositam determinationem pontificalem, angelum sine operatione esse in loco. Sed, ut dictum est,
eadem sententia pontificalis dicit quod verum est quia substantiae separatae nusquam sunt, si intelligatur quod substantia sit ratio existendi in loco. Et hoc ideo,
quia substantia ipsa non est ratio essendi substantiam angeli in loco, etsi sit in loco.
In hoc enim concordabant omnes magistri theologiae congregati super hoc, quorum
ego eram unus, unanimiter concedentes quod substantia angeli non est ratio angelum esse in loco secundum substantiam. Et consimili ratione verum est indubitanter
quod, si angelus per potentiam suam, intellectum scilicet vel voluntatem, virtutem
suam non applicat ad locum operando circa ipsum, quod similiter potentia eius, intellectus scilicet vel voluntas, non est ratio essendi ipsum in loco, ut dictum est. Nisi
forte potentia eius sit minoris abstractionis, quam sit eius substantia. Quod si verum sit, in hoc intelligendo deficio, sicut et in pluribus aliis.11

Il passo ci offre diverse indicazioni. In primo luogo, Enrico salda gli


articoli in questione al celebre Prologo di Tempier, ripromettendosi di non
dogmatizare, sustinere e defendere gli articoli condannati, e in particolare
quello secondo cui langelo sarebbe localizzato in virt delle sue sole operazioni.12 In secondo luogo, attesta che tutti i teologi radunati da Tempier
concessero allunanimit che la sostanza non il principio di localizzazione degli angeli. In terzo luogo, lascia intendere che lo stesso non sembra
invece potersi dire a proposito della localizzazione in virt delle operazioni: non si dice nulla intorno alla convergenza o meno dei pareri dei teologi
a questo riguardo (e, come vedremo subito, in effetti difficile ipotizzare
che i teologi abbiano potuto raggiungere lunanimit anche su questa formulazione), e si insiste piuttosto sul fatto che questa tesi colpita da interdetto, ed perci (e forse solo per questo motivo) indifendibile. In quarto
luogo, suggerisce implicitamente un possibile motivo per il quale il vescovo
potrebbe aver condannato tale tesi, e cio che langelo dovrebbe pur sempre trovarsi da qualche parte, e cio in un luogo, anche nel caso in cui non
HENRICUS DE GANDAVO, Quodlibet II, q. 9: Utrum angelus secundum substantiam suam sine
operatione est in loco, ed. Robert Wielockx, Leuven, Leuven University Press, 1983 (Henrici de
Gandavo Opera Omnia, 6), pp. 66-67, ll. 6-30.
12
D. PICH, La condamnation parisienne de 1277, cit., pp. 74-76: Ne igitur incauta locutio
simplices pertrahat in errorem, nos tam doctorum sacre pagine quam aliorum prudentium uirorum communicato consilio, districte talia et similia fieri prohibemus et ea totaliter condempnamus, excommunicantes omnes illos qui dictos errores uel aliquem de eisdem dogmatizauerint aut
deffendere seu sustinere presumpserint quoquomodo [].
11

Il luogo sotto processo

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stia applicando la sua potenza ad extra verso un determinato luogo. Infine,


riportando di sfuggita una possibile contro-obiezione piuttosto singolare e
difficile da sostenere (e cio che le operazioni delle realt incorporee siano
meno astratte, cio meno separate dalla materia e dallo spazio, della loro
stessa sostanza), si chiude con lammissione che insieme un capolavoro
di modestia e di sarcasmo di non riuscire a venire a capo della questione: in hoc intelligendo deficio, sicut et in pluribus aliis. Nello sviluppo della
questione, Enrico confessa per altro di ignorare in che modo la limitazione metafisica delle creature spirituali (il fatto cio di possedere unessenza
limitata) possa implicare una limitazione di tipo spaziale, che sembra inevitabilmente legata alla quantit. La conclusione in cui Enrico ribadisce
la propria intenzione di conformarsi alle prescrizioni di Tempier, ripetendo
ancora gli stessi verbi usati dal vescovo nel Prologo della condanna (nullatenus dogmatizo, sustineo seu defendo) suona come una presa di distanza
dal senso dellintervento, e una provocazione ( Enrico stesso ad adoperare il verbo provocare) affinch qualcuno possa chiarire la questione:
Quod omnis creatura distat et differt a Deo per primam limitationem suam,
clare video. Quomodo vero necesse est omnem creaturam differre et distare ab eo
per secundam limitationem quia ipse est ubique, omnis autem creatura necessario
alicubi, sed non ubique, et an prima limitatio, in natura scilicet et essentia, sit causa et ratio istius secundae limitationis, vel quodcumque aliud illud sit, dico quod
penitus ignoro. Quin tamen angelus secundum substantiam sine operatione sit in
loco, et quin ipsa limitatio naturae eius vel aliquid huiusmodi sit illius ratio, nullatenus dogmatizo, sustineo seu defendo quoquo modo. Et, quod amplius est, nec
mihi nec cuiquam ut contrarium teneat, suadere intendo ex praemissis. Quae iam
proposui, ut solummodo rei difficultatem insinuarem et aliquem ad eam declarandam provocarem.13

Bisogna dunque concedere che langelo nel luogo, ma come e secondo quali dimensioni, se nello spazio di uno o due piedi, o minore o maggiore, o divisibile o indivisibile confessa Enrico sconsolatamente lo
ignoro del tutto:
Quomodo tamen et in quanto loco, pedali vel bipedali, maiori vel minori, vel
in simplici et indivisibili, ut verum fatear, dico quod ignoro penitus.14

Due anni pi tardi o poco pi, nella q. 17 del Quodl. IV (disputato nella sessione davvento del 1279 o in quella quaresimale del 1280), affrontando la questione del movimento locale degli angeli (Utrum angelus movea13
14

HENRICUS DE GANDAVO, Quodlibet II, q. 9, ed. cit., pp. 71-72, ll. 17-28.
Ivi, p. 72, ll. 38-40.

200

Pasquale Porro

tur de loco ad locum), Enrico ritorna pi in particolare sullart. 204 [55],


conservando la medesima attitudine; il fatto che un angelo, secondo la sua
sostanza e senza alcuna operazione, si sposti da un luogo a un altro pi
facile da credere che da comprendere, tanto pi che per muoversi in virt della sua sola sostanza tra due punti un angelo dovrebbe attraversare ed
essere presente (sostanzialmente) in tutti i punti intermedi, ci che appare
impossibile in un tempo finito:
Sed tunc quid esset dicendum si ponatur esse absque omnis virtutis applicatione et actione circa aliquod corporale? Numquid dicendus est nusquam esse et ita
nullo modo moveri de loco ad locum? Non enim movetur de loco ad locum aliquid nisi secundum quod habet esse in loco. Hoc non dico. Est enim contra hoc
articulus quidam damnatus []. Cui sententiae non contradico, neque nego angelum sine operatione [ed. Wilson/Etzkorn: vel operationem] esse in loco et moveri
de loco ad locum. Quod sicut mihi facile est ad credendum de esse in loco, difficile
autem ad intelligendum, ut dixi in praenominata quaestione, causam difficultatis explicans ibidem, sic in proposita quaestione facilius est mihi credere angelum absque
omni operatione secundum suam substantiam moveri de loco ad locum, quam valeam hoc intelligere, in quo impedit me praecipue quod non est vere motus a termino in terminum nisi pertranseundo medium, ita quod antequam deveniat ab extremo in extremum, oportet quod omnia aequalia sibi inventa in medio, quorum
unum est omnino extra aliud, pertranseat successive unum post alterum. [] Infinita autem unum post alterum transiri non possunt nisi in tempore infinito.15

Perfino la conclusione riecheggia quella della questione precedente:


Et quamquam non apparet mihi rationis solutio, numquam tamen coget ad
dogmatizandum aut sustinendum vel defendendum quod dogmatizare, sustinere
vel defendere prohibet pontificalis interdictio.16

Enrico dichiara dunque a pi riprese di non comprendere affatto il senso di una condanna nella preparazione della quale pure era stato personalmente coinvolto. Non sorprende pertanto che la sua stessa perplessit sia
condivisa e ripresa da altri maestri dellepoca. Tommaso di Bailly (attivo tra
il 1303 e il 1316) ne offre una chiara riprova:
[] omnes doctores qui scripserunt post determinationem istorum articulorum dicunt quod non uident bene quid sit illud quod est ratio locandi ipsi angelo;
uerumtamen articulos tenere uolunt, nec contrarium eis dogmatizare; ita nec ego

15
HENRICUS DE GANDAVO, Quodlibet IV, q. 17, ed. Girard J. Etzkorn and Gordon A. Wilson, Leuven, Leuven University Press, 2011 (Henrici de Gandavo Opera Omnia, 8) pp. 308309, ll. 108-126; p. 310, ll. 139-140.
16
Ivi, p. 310, ll. 142-145.

Il luogo sotto processo

201

qui, licet non uideam quod est sibi ratio locandi, tamen teneo quod est aliqua ratio et quod ipse angelus est in loco.17

Un altro esempio significativo offerto da Goffredo di Fontaines nella


q. 5 del Quodl. XII (databile secondo Wippel nel 1296-1297): Utrum Episcopus parisiensis peccet in hoc quod omittit corrigere quosdam articulos a praedecessore suo condemnatos.18 Goffredo esprime assai chiaramente lo stesso
sconcerto che possiamo provare oggi nel rileggere gli articoli condannati;
poich questi ultimi impediscono di tenere come ragione della localizzazione delle sostanze separate sia la loro sostanza sia le loro operazioni, e non
sembra potersi dare una via intermedia o una terza soluzione, essi risultano
apertamente contraddittori. Come tali, questi stessi articoli possono essere
presi come esempio dellinattendibilit complessiva della condanna di Tempier e come indice della necessit di una sua revisione o correzione:
Item in eisdem dicitur quod error est dicere quod substantiae separate sunt alicubi et moventur de loco ad locum per operationem, si intelligatur sine operatione
substantiam angeli non esse in loco nec transire de loco ad locum.
Item in illis dicitur quod dicere quod substantiae separatae nusquam sunt secundum substantiam est error, si intelligatur ita quod substantia angeli non sit in
loco; si autem intelligatur ita quod substantia sit ratio essendi in loco, verum est.
Hic apparet contradictio quia non bene potest assignari medium inter ista duo, scilicet quod nec substantia angeli sit angelo ratio essendi in loco nec etiam eius operatio, quia si substantia angeli non sit ratio essendi in loco, eadem ratione nec potentia angeli vel quaecumque proprietas eius in ipso formaliter existens poterit esse
ratio essendi in loco. Consimiliter etiam de pluribus aliis articulis praedictis potest
dici quod in ipsis et inter ipsos videntur incompossibilia implicari.19

In definitiva, gli articoli sulla localizzazione delle sostanze separate sono


forse quelli che suscitano, nei dibattiti successivi al 1277, le prese di posizione pi esplicitamente critiche nei confronti dellintervento di Tempier. Ma
cosa si annida propriamente dietro questo plesso problematico? Questo interrogativo di fondo potrebbe essere ulteriormente suddiviso in tre questioni, che cercheremo di esaminare brevemente qui di seguito:
(a) qual lo sfondo dottrinale in cui si colloca la condanna di questi articoli e in che modo si costituita lalternativa tra localizzazione delle real17
THOMAS DE BALLIACO, Quodlibet III, q. 7: Utrum in angelo sit alia potentia ab intellectu
et voluntate, ed. Palmon Glorieux, Paris, Vrin, 1960 (Textes philosophiques du Moyen ge,
9), pp. 174-175.
18
Cfr. GODEFRIDUS DE FONTIBUS, Quodlibet XII, q. 5, ed. Jean Hoffmans, Les Quodlibets onze-quatorze de Godefroid de Fontaines, Louvain, ditions de lInstitut Suprieur de Philosophie,
1932 (Les Philosophes Belges, 5/1-2), pp. 100-105.
19
Ivi, pp. 101-102.

202

Pasquale Porro

t corporee (circumscriptio) e localizzazione delle realt incorporee (definitio)? ( 2)


(b) quali potrebbero essere i bersagli, in questo caso, dellintervento di
Tempier? ( 3)
(c) qual leffettiva posta in gioco di questi articoli, ovvero qual esattamente linconveniente dottrinale che porta Tempier a prendere una posizione cos complessa, e apparentemente contraddittoria, sulla localizzazione delle sostanze separate? ( 4)
2. Operazioni angeliche e localizzazione: circumscriptio e definitio
Il problema della localizzazione delle sostanze separate riguarda evidentemente non le operazioni intrinseche (gli atti di volizione e intellezione), ma
le operazioni estrinseche, quelle cio connesse con lo spazio esterno. Queste
ultime si dividono a loro volta in quelle con cui gli angeli muovono i corpi
(celesti e sublunari) e quelle con cui gli stessi angeli agiscono in parti diverse dello spazio. Il primo di questi due casi non pone particolari problemi,
perch a essere localizzato sempre il corpo mosso. Assai pi complesso
invece il secondo, perch si tratta nella fattispecie di spiegare come una sostanza spirituale possa trovarsi in un luogo e come possa spostarsi nello spazio, dal momento che il fatto di agire in parti diverse dello spazio comporta
evidentemente una forma di movimento. Ora, una lunga tradizione pre-scolastica aveva di fatto escluso che gli angeli potessero muoversi nello spazio.
Nel De Genesi ad litteram, per non citare che un esempio particolarmente
autorevole, Agostino aveva delineato una precisa gerarchia ontologica in base
ai diversi modi di mutabilit. Se Dio lunica realt veramente immutabile
tanto rispetto allo spazio quanto rispetto al tempo, e le sostanze corporee
allestremo opposto si muovono sia nello spazio che nel tempo, le sostanze spirituali si muovono invece, per Agostino, esclusivamente nel tempo:
Sicut ergo substantiam, quae mouetur per tempus et locum, praecedit substantia, quae tantum per tempus, ita ipsam praecedit illa, quae nec per locum nec
per tempus. Ac per hoc, sicut per tempus et locum mouet corpus ipse tantum per
tempus motus conditus spiritus, ita per tempus mouet conditum spiritum ipse nec
per tempus nec per locum motus conditor spiritus. Sed spiritus creatus mouet se
ipsum per tempus et per tempus ac locum corpus; spiritus autem creator mouet se
ipsum sine tempore ac loco, mouet conditum spiritum per tempus sine loco, mouet
corpus per tempus et locum.20
20
AUGUSTINUS HIPPONENSIS, De Genesi ad litteram, VIII, 20 [39], ed. Joseph Zycha, PrahaWien-Leipzig, Tempsky-Freytag, 1894 (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, 28),
p. 259, ll. 15-25.

Il luogo sotto processo

203

Agostino esclude quindi la possibilit di movimento locale da parte


degli angeli: se le creature spirituali sono mosse per tempus sine loco, non
possiedono evidentemente alcun rapporto diretto con lo spazio e non sono
pertanto dotate (direttamente) di moto locale. La questione della localizzazione delle sostanze separate non cos un altro caso di conflitto tra la tradizione aristotelica e quella agostiniana, secondo lo schema semplicistico e
riduttivo con cui si tende spesso a leggere il senso complessivo dellintervento di Tempier. Il vescovo impone di fatto come corretta una tesi comunque contraria a quella sostenuta da Agostino. Ma Agostino non un caso
isolato. Anche Boezio nega sostanzialmente la localizzazione delle sostanze separate: la tesi per cui le sostanze separate non sono nel luogo figura
anzi, nel De hebdomadibus, come esempio di una concezione comune della mente, sia pure evidente o per se nota solo ai dotti (Quae incorporalia sunt, in loco non esse).21
La convinzione che le sostanze incorporee non siano nel luogo subisce
invece una crisi decisiva a partire dalle Sentenze di Pietro Lombardo. Dopo
aver ribadito che Dio, pur essendo in ogni luogo e in ogni tempo, non localizzabile n circoscrivibile (e non pertanto neppure mobile), Pietro precisa infatti che localizzabile e circoscrivibile possono intendersi in due accezioni differenti:
Duobus namque his modis dicitur in Scriptura aliquid locale sive circumscriptibile, et e converso, scilicet vel quia dimensionem capiens longitudinis, altitudinis
et latitudinis, distantiam facit in loco, ut corpus; vel quia loco definitur ac determinatur, quoniam cum sit alicubi, non ubique invenitur: quod non solum corpori,
sed etiam omni creato spiritui congruit.22

Essere in un luogo (essere cio circoscrivibile, circumscriptibile) vuol


dire quindi innanzi tutto esservi presente fisicamente secondo le tre dimensioni, e questo il senso in cui si dicono localizzati i corpi; ma in secondo luogo lespressione pu essere intesa in senso definitivo, in modo tale,
cio, da definire qualcosa rispetto a un solo luogo dato e non a tutti i possibili altri. questultimo per Pietro il tipo di localizzazione che compete
alle sostanze spirituali:
Omne igitur corpus omni modo locale est; spiritus vero creatus quodam modo
localis est, et quodam modo non est localis. Localis quidem dicitur, quia definitio21
BOETHIUS, Quomodo substantiae in eo quod sint bonae sint cum non sint substantialia bona,
ed. Claudio Moreschini (BOETHIUS, De consolatione philosophiae. Opuscula theologica. Editio altera), Mnchen-Leipzig, K. G. Saur, 2005, p. 187, l. 24.
22
PETRUS LOMBARDUS, Sententiae in IV libris distinctae, I, dist. 37, c. 6, n. 1, Grottaferrata,
Editiones Collegii S. Bonaventurae Ad Claras Aquas, 1971 (Spicilegium Bonaventurianum, 4),
I/2, p. 270, ll. 12-17.

204

Pasquale Porro

ne loci terminatur, quoniam cum alicubi praesens sit totus, alibi non invenitur; non
autem ita localis est, ut dimensionem capiens, distantiam in loco faciat.23

Pietro Lombardo fissa dunque in modo canonico la distinzione tra due


modelli di localizzazione, anche se ritiene la definitio un caso specifico di
circumscriptio, sovrapponendo cos almeno in parte i termini. Anche in precedenza, daltra parte, la terminologia era stata piuttosto oscillante. Gregorio Magno aveva ad esempio adoperato il lessico della circoscrizione anche in rapporto alle realt incorporee, e la sua auctoritas era stata ripresa,
tra gli altri, da Beda.24 Analogamente, nello pseudo-agostiniano De spiritu
et anima si assume che le anime e le creature spirituali possano essere ritenute corporee se paragonate a Dio, proprio perch sono comunque circoscrivibili nel luogo.25
Lidea di una circumscriptio delle sostanze spirituali si trova anche nel De
fide orthodoxa di Giovanni Damasceno (I, c. 13).26 Il testo del Damasceno
(accessibile al Lombardo) merita tuttavia maggiore attenzione perch vi si
afferma che langelo non contenuto corporalmente in un luogo in modo
da assumere forma e figura in virt di esso; piuttosto, si dice che un angelo
in un luogo perch vi presente spiritualmente e opera in esso secondo
la propria natura. E poich un angelo non pu operare nello stesso tempo
in luoghi differenti (dal momento che proprio solo di Dio operare ovunque nello stesso tempo) si pu dire che un angelo circoscritto l dove
opera. La localizzazione dellangelo non corrisponde dunque a una qualunque forma di presenza fisica nel luogo, ma semplicemente allimpossibiliPETRUS LOMBARDUS, Sententiae, I, dist. 37, c. 6, n. 2, ed. cit., p. 270, ll. 21-25.
Cfr. GREGORIUS MAGNUS, Homiliae in Evangelia, 34, ed. Raymond taix, Turnhout, Brepols, 1999 (Corpus Christianorum Series Latina, 141), p. 313, ll. 371-373: Et mittuntur igitur
et assistunt, quia etsi circumscriptus est angelicus spiritus, summus tamen spiritus ipse, qui Deus
est, circumscriptus non est; BEDA VENERABILIS, In Lucae Evangelium expositio, I, 19-20, ed. David
Hurst, Turnhout, Brepols, 1960 (Corpus Christianorum Series Latina, 120), p. 27, ll. 324-326.
25
Cfr. [PS.-]AUGUSTINUS HIPPONENSIS, De spiritu et anima, c. 18, PL 40, col. 794: Ex eo
enim intellectuales naturas corporeas esse dicimus, quia loco circumscribuntur, sicut et anima humana quae carne clauditur, quae idcirco et esse in loco et localis dici potest: in loco, quia hic aut
alicubi praesens est; localis, quia quod alicubi praesens est totum, alibi non est.
26
Cfr. IOANNES DAMASCENUS, De fide orthodoxa (Translatio Burgundionis), c. 13 (De loco Dei
et quoniam solus Deus est incircumscriptibilis), 4, ed. Eligius M. Buytaert, N.Y.-Louvain-Paderborn, The Franciscan Institute-E. Nauwelaerts-F. Schoningh, St. Bonaventure, 1953 (Franciscan
Institute Publications. Text Series, 8), p. 58, ll. 35-44: Angelus autem corporaliter quidem in
loco non continetur, ut typum accipiat et formetur. Verumtamen dicitur esse in loco, quia adest intelligibiliter et operatur secundum suam naturam; et non est alibi, sed illic intelligibiliter circumscribitur ubi et operatur. Non enim potest secundum idem in diversis locis operari. Solius enim Dei
est ubique secundum idem operari. Nam angelus quidem velocitate naturae et quia parate, scilicet cito, pertransit, operatur in diversis locis; Deus autem, ubique ens et super omnia, ubique et
secundum idem differenter operatur una et simplici operatione.
23

24

Il luogo sotto processo

205

t di operare simultaneamente in luoghi diversi (per quanto langelo possa


poi operare in luoghi diversi anche con estrema rapidit). Giovanni Damasceno (o per meglio dire il suo principale traduttore latino, Burgundio) resta come visto fedele, dal punto di vista terminologico, al termine circumscriptio e a quelli ad esso collegati, ma esprime gi lessenziale di ci che
andr poi sotto il nome di presenza definitiva: circoscritto per Damasceno tutto ci che abbracciato da un luogo, o dal tempo o dalla comprensione, incircoscritto e incircoscrivibile ci che non contenuto da nessuna di queste cose, e cio solo Dio.27
Luso del luogo come definizione di ogni natura finita ha a sua volta
una sua storia che affonda le sue radici almeno in Scoto Eriugena. Tuttavia anche in Eriugena i termini diffinitio e circumscriptio sono utilizzati in
modo congiunto, poich se da una parte si afferma che il luogo non altro
se non il termine e la definizione di ogni natura finita (nisi terminus atque
diffinitio uniuscuiusque finitae naturae),28 dallaltra si dice che si danno tanti luoghi (o meglio, tante specie di luoghi) quante sono le cose che possono essere circoscritte, siano esse corporee o incorporee (Tot enim loca sunt
quot res quae circunscribi possunt, siue corporales siue incorporales sint).29
per altro com ben noto proprio lassimilazione tra locus e diffinitio a
spingere Eriugena a concepire il luogo come qualcosa che appartiene allanimo: se ogni diffinitio appartiene a una disciplina, e ogni disciplina appartiene allanimo, anche il luogo, in quanto diffinitio, apparterr allanimo.30
Le nozioni di diffinitio e circumscriptio sono adoperate da Eriugena per indicare la stessa cosa, lambito della natura finita: in questo senso anche le
27
Ivi, c. 13, 6, p. 59, ll. 48-58: Circumscriptibile quidem est quod loco vel tempore vel
comprehensione comprehenditur; incircumscriptibile vero quod nullo horum continetur. Igitur
incircumscriptibilis quidem solus est Deus, sine principio et sine fine ens, et omnia continens et
nulla comprehensione contentus. Solus enim est incomprehensibilis et interminabilis, a nullo cognitus, ipse vero solus sui ipsius est contemplator. Angelus autem et tempore circumscribitur, incepit enim esse; et loco, etsi intelligibiliter, ut praediximus, et comprehensione. Etenim ad invicem
naturam sciunt qualiter, et a creatore determinantur finaliter; corpore autem et principio et fine
et loco corporali et comprehensione.
28
IOANNES SCOTUS (ERIUGENA), Periphyseon, I, ed. douard A. Jeauneau, Turnhout, Brepols,
1996 (Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis, 161), 470 C: Si enim nil aliud locus sit
nisi terminus atque diffinitio uniuscuiusque finitae naturae, profecto locus non appetit ut in aliquo sit, sed omnia quae in eo sunt ipsum merito terminum finemque suum semper desiderant, in
quo naturaliter continentur et sine quo in infinitum fluere uidentur.
29
Cfr. ivi, 474 B: Locus sequitur qui, ut paulo ante diximus, in diffinitionibus rerum quae
diffiniri possunt constituitur. Nil enim aliud est locus nisi ambitus quo unumquodque certis terminis concluditur. Locorum autem multae species sunt. Tot enim loca sunt quot res quae circunscribi possunt, siue corporales siue incorporales sint.
30
Cfr. ivi, 475 B: His rationibus cogor fateri non esse locum nisi in animo. Si enim diffinitio omnis in disciplina est et omnis disciplina in animo, necessario locus omnis, qui diffinitio
est, non alibi nisi in animo est.

206

Pasquale Porro

realt incorporee sono finite, e perci definite o circoscritte, anche se in


modo diverso (equivoco) rispetto a quelle corporee.31
solo dopo Pietro Lombardo, e nei dibattiti propriamente scolastici, che
la terminologia si divarica definitivamente e si stabilizza, permettendo cos di
aggirare linterdetto agostiniano sulla localizzazione delle creature spirituali
un interdetto la cui portata viene limitata alla sola circoscrizione, intesa
come localizzazione in senso fisico, quantitativo e dimensionale.
Non sorprende pertanto che nella prima grande condanna dottrinale
di un vescovo parigino nel XIII secolo, quella promulgata da Guglielmo
di Auvergne nel 1241, la dottrina della localizzazione per definizione (una
dottrina come sembra di ascendenza eriugeniana) venga imposta come
lunica corretta:
quod angelus in eodem instanti potest esse in diversis locis et esse ubique si voluerit. Hunc errorem reprobamus, credimus enim quod angelus est in loco per diffinitionem, ita quod si est hic; non est alibi in eodem instanti; impossibile est enim
quod sit ubique, hoc enim proprium est solius Dei.32

Fissando in modo pi coerente la terminologia del Lombardo, i maestri del XIII secolo separano dunque in modo molto netto circumscriptio
(localizzazione quantitativa, dimensionale) e definitio (impossibilit logica
dellubiquit), anche avvalendosi per designare le due diverse modalit
di localizzazione dei sintagmi per circumscriptionem e per diffinitionem, o
degli avverbi circumscriptive e definitive. Una testimonianza nel primo senso la offre ad esempio gi, nella prima met del secolo, la Summa de bono
di Filippo il Cancelliere:
[] esse in loco proprie dicitur per circumscriptionem, et sic convenit soli
corpori, cui secundum locum principium assignatur et medium et finis, ita quod
maius in maiori et minus in minori. Dicitur etiam minus proprie, scilicet per diffinitionem vel determinationem, secundum quod dicitur aliquid esse alicubi ita quod
non alibi. Et ita anima extra corpus vel angelus dicitur esse in loco, quia ita est alicubi quod non alibi.33
31
Cfr. ivi, 483 C: Clarescit paululum, ut reor, huius ratiocinationis intentio. Nam nil aliud
appetit, quantum mihi datur intelligere, quam ut nihil esse locum suadeat nisi naturalem uniuscuiusque creaturae diffinitionem, intra quam tota continetur et extra quam nullo modo extenditur. Ac per hoc datur intelligi, siue locum quis dixerit, siue finem, siue terminum, siue diffinitionem, siue circumscriptionem, unum id ipsumque significare, ambitum uidelicet finitae naturae.
Quamuisque multae diffinitionum species quibusdam esse uideantur, sola ac uere ipsa dicenda est
diffinitio, quae a grecis UCIADEC.
32
Chartularium Universitatis Parisiensis [= CUP], I, edd. Heinrich Denifle et mile Chtelain, Paris, Delalain, 1889; rist. anast. Bruxelles, Culture et Civilisation, 1964, n. 128, p. 171 (Decem errores contra theologicam veritatem [] proscripti Parisiis a Guillelmo Parisiensi episcopo).
33
PHILIPPUS CANCELLARIUS PARISIENSIS, Summa de bono, pars I, II, q. 9, ed. Nikolaus Wicki,

Il luogo sotto processo

207

Luso degli avverbi invece gi attestato nella Glossa alle Sentenze di


Alessandro di Hales:
Dicendum quod dupliciter dicitur aliquid esse in loco, scilicet circumscriptive et
definitive: omne enim quod circumscribitur loco, definitur loco, sed non convertitur;
est ergo spiritus creatus in loco corporali definitive et non circumscriptive. Dico autem
definitive ratione operationis et substantiae determinatae ad unam operationem.34

Le sostanze spirituali possono dunque essere nel luogo tanto circumscriptive (quando possiedono un corpo assunto), quanto definitive (quando
sono separate), ma tra le due modalit non c, come il passo in questione
mette chiaramente in evidenza, reversibilit: ci che nel luogo circumscriptive, lo anche sempre definitive, mentre il contrario non vale. A ciascuna
di queste due forme di localizzazione pu quindi esser fatto corrispondere
un tipo di movimento locale. Bonaventura da Bagnoregio sufficientemente esplicito in proposito:
[] notandum, quod sicut esse in loco est dupliciter sive esse locale sicut
tangit Magister in littera scilicet quia circumscribitur, et quia definitur; et illud
proprie est locale quod circumscribitur, aliud autem quodam modo est locale, quodam modo non: ita moveri per locum uno modo est per circumscriptionem ferri
de loco ad locum, et sic est tantum corporum; alio modo moveri est minus proprie
secundum definitionem transire, et sic est spirituum. Proprie ergo per circumscriptionem non movetur angelus, nisi corpore assumto, minus proprie per definitionem
movetur angelus etiam sine corpore.35

Al di l di queste formule cautelative, lattribuzione di un moto locale


agli angeli o pi in generale alle sostanze separate appare comunque fuori discussione:
Dicendum, quod angelus, sicut dicit Scriptura, habet moveri. Movetur autem
non solum assumto corpore, sed etiam corpore non assumto, cum non sit minoris
libertatis nec virtutis nec nobilitatis sine corpore, quam est cum corpore.36

Poich tuttavia si tratta di un movimento che non ha luogo fisicamente sullestensione, ci si pu chiedere quale natura esso possa avere. I comuBern, Francke, 1985 (Corpus Philosophorum Medii Aevi. Opera philosophica Mediae Aetatis
selecta, 2), p. 292, ll. 44-49.
34
ALEXANDER HALENSIS, Glossa in quatuor libros Sententiarum, I, dist. 37, ed. PP. Collegii S.
Bonaventurae, Ex typographia Collegii S. Bonaventurae, Ad Claras Aquas (Firenze, Quaracchi),
1951 (Bibliotheca Franciscana Scholastica Medii Aevi, 12), p. 378, ll. 11-16.
35
BONAVENTURA A BAGNOREA, Commentaria in quatuor libros Sententiarum, I, dist. 37, p. 2,
art. 2, q. 1, ed. PP. Collegii S. Bonaventurae, Ex typographia Collegii S. Bonaventurae, Ad Claras
Aquas (Firenze, Quaracchi), 1882 (S. Bonaventurae Opera Omnia, 1), p. 658b.
36
Ivi, p. 658a.

208

Pasquale Porro

ni moti sublunari sono ad esempio continui perch continua la magnitudo su cui essi hanno luogo: e da ci dipende anche la continuit del tempo che rappresenta la misura di tali movimenti. Langelo si muove invece
soltanto definitive: come deve quindi essere inteso il suo rapporto allestensione? In altri termini: quando si muove da un punto allaltro, langelo
costretto a passare attraverso tutti i punti intermedi, alla pari dei corpi, oppure no? Se si risponde affermativamente, si potr dire che il tempo dei
movimenti angelici continuo come quello cosmico (per quanto indipendente dal movimento celeste); in caso contrario, pi che di movimento si dovr parlare di mutazione istantanea, che di per s non pu essere misurata
dal tempo continuo. Gi nella prima scuola francescana i pareri in proposito sono tuttaltro che concordi. Alessandro di Hales, nella propria Glossa
(composta per la verit probabilmente prima del suo ingresso nellOrdine),
osserva ad esempio che la misura dei moti locali angelici pu essere chiamata anchessa tempo solo in modo generico e improprio, perch gli angeli possono spostarsi in modo istantaneo:
Accipitur enim tempus dupliciter: uno modo ut tempus est mensura motus localis in corporibus; alio modo ut est mensura mutationis cuiuscumque, sive fuerit subita sive successiva. Et sic dicuntur angeli creati in tempore, dicuntur etiam moveri.
Secundum reliquum vero modum possunt moveri per tempus, sed non in tempore.
[] Ex quo colligitur quod angeli, cum moventur de loco ad locum, etiam non assumptis corporibus, moventur per tempus. Non autem moventur in tempore secundum propriam rationem temporis: possunt enim subito de loco ad locum moveri.37

I movimenti angelici non sono dunque temporali (se non in senso assai
ampio), ma istantanei, in ragione del fatto che gli spiriti non sono in alcun
modo condizionati dallestensione fisica: la stessa distanza risulta da questo
punto di vista del tutto indifferente. Di conseguenza, anche lattraversamento
dello spazio compreso tra i termini del movimento pi teorico che effettivo:
Dicendum etiam quod angelus pertransit spatium medium, sed non commetitur se spatio sicut corpus, ut pars corporis sit in parte spatii, et ideo non dicitur moveri secundum locum. Et quemadmodum lumen repente est ab Oriente in
Occidentem, ita angelus subito movetur; et quod corpulentum pertransit tempore sensibili, hoc corpus spirituale repente et spiritus subito pertransit. [] Unde
cum non sit proportio spiritus ad corpus, nec erit proportio eius quod est subito
ad tempus, sed secundum eamdem indifferentiam transit maiorem locum et minorem. Hoc autem non esset si per tempus divisibile transiret.38

37
ALEXANDER HALENSIS, Glossa in quatuor libros Sententiarum, ed. cit., I, dist. 37, pp. 384385, ll. 29-20.
38
Ivi, I, dist. 37, pp. 386-387, ll. 17-3.

Il luogo sotto processo

209

Nella Summa Halensis (che tuttavia, com noto, sostanzialmente


unopera collettiva) si respinge parimenti lipotesi di una proporzione diretta tra le sostanze spirituali e lestensione, tale cio che parti del mobile
occupino parti diverse dello spazio (ci che nella fattispecie non ha senso,
data lindivisibilit delle creature spirituali), ma si ammette comunque un
certo tipo di rapporto.
Contrariamente a quanto sostenuto nella Glossa, nella Summa viene cos
riaffermato il carattere temporale, e non istantaneo, dei movimenti angelici.
Ci significa che gli angeli sono costretti a transitare su tutti i punti intermedi compresi tra gli estremi del movimento, dal momento che proprio questa
la differenza di fondo che sussiste tra il movimento locale e una mutazione
(istantanea); se dunque agli angeli si attribuisce il moto locale, devono valere anche per essi tutte le propriet e le caratteristiche di questultimo:
Sed tunc quaeritur quare necesse sit angelo pertransire medium in motu suo.
Ad quod respondeo quod hoc exigitur ratione motus localis: oportet enim in motu
locali et generaliter in omni motu differente a mutatione ibi esse rationem medii
differentem a ratione terminorum, scilicet termini a quo et termini ad quem, quod
non oportet in mutatione, sed, cum mutatum est, statim est in altero termino, scilicet in termino ad quem, nec oportet ibi esse medium differens ab extremo sive a
termino. Quia ergo in motu oportet de necessitate esse rationem medii differentem
ab utroque termino, ideo, cum angelus movetur localiter, necesse est quod moveatur per medium, quia alio modo non posset intelligi moveri localiter.39

Preso per cos dire tra due fuochi, inevitabile che Bonaventura mostri a questo stesso proposito un certo imbarazzo. Alla questione si possono dare si osserva nel Commento al I libro delle Sentenze tre diverse risposte: a) langelo si muove immediatamente da un termine allaltro senza
passare nel mezzo (tesi simile a quella sostenuta da Alessandro nella Glossa); b) langelo pu scegliere se muoversi istantaneamente o in modo continuo, attraverso il mezzo; c) langelo si muove sempre in modo continuo,
passando sempre nel mezzo. La prima soluzione pone qualche bizzarro inconveniente a proposito degli angeli custodi: 40 un angelo custode che si spostasse immediatamente senza passare nei punti intermedi, lascerebbe sem39
ALEXANDER HALENSIS [attr.], Summa theol., II, inq. 2, tract. 3, sect. 2, q. 2, tit. 2, membr.
1, c. 2, ed. PP. Collegii S. Bonaventurae, Ex typographia Collegii S. Bonaventurae, Ad Claras
Aquas (Firenze, Quaracchi), 1924 (Bibliotheca Franciscana Scholastica Medii Aevi, 12), II.1,
n. 181, p. 236.
40
BONAVENTURA A BAGNOREA, Commentaria in quatuor libros Sententiarum, ed. cit., I, dist.
37, p. 2, art. 2, q. 1, p. 660a-b: Certum enim est, quod angelus, qui est custos hominis, potest
ita custodire, quod non deserat ipsum, et sine corpore custodire potest; ergo potest inseparabiliter comitari eum; ergo homo, cum vadit per medium, et angelus non deserit eum, pariter et angelus vadit per medium.

210

Pasquale Porro

pre inevitabilmente indietro il proprio assistito, che continuerebbe invece a


muoversi nel tempo lungo una quantit continua. Sia pur con qualche cautela, Bonaventura accorda la sua preferenza alla tesi secondo cui langelo si
muove attraverso il mezzo:
Et quoniam illud est intelligibile aliquo modo, quod feratur per medium, et ratio concordat et auctoritas, ideo videtur rationabiliter illud esse dicendum. Sed illud membrum, quod dicit, quod possit sine medio, arbitror reiiciendum, non quia
asseram esse falsum, sed quia non est auctoritas in promptu, quae hoc dicat, et ratio non cogit, immo non capit. Possibile tamen est, quod Deus aliquid dederit substantiis illis spiritualibus, quod carnales intellectus non capiunt. Concedendae igitur sunt rationes probantes, quod angelus moveatur per medium.41

In realt, la questione dellattraversamento dei punti intermedi (che


oggetto come si ricorder dellart. 204 citato in precedenza) , a dispetto delle apparenze, particolarmente delicata: in effetti, una volta ammesso
che le sostanze separate sono nel luogo e si muovono definitive (ci che in
ultima analisi si rende necessario per non attribuire anche a loro quellonnipresenzialit che di per s spetta solo a Dio), tutto il problema dipende
poi da come sintende la definizione dellangelo o dellanima in un determinato luogo. In altri termini: se ogni sostanza spirituale pu essere definita da un luogo, senza essere fisicamente in quel luogo, cosa rende possibile
la definizione stessa? A seconda del modo in cui si concepisce questo specifico rapporto tra le sostanze separate e lestensione, cambia evidentemente il modo di intendere il movimento e la corrispondente misura. Se infatti la definizione avviene in virt delle operazioni (mentali), allora nulla
vieta almeno in linea teorica che un angelo possa spostarsi da un luogo
allaltro in modo istantaneo, senza transitare nel mezzo. Se la definizione
non dovuta alle operazioni, ma alla sostanza stessa delle creature spirituali, diventa difficile pensare che langelo o lanima separata possano scegliere di applicarsi in istanti diversi in luoghi diversi, ma resta da spiegare in
che modo una sostanza incorporea possa essere localizzata (sia pur definitive) proprio e soltanto in virt di se stessa.
3. Chi il vero bersaglio principale degli articoli condannati?
Cos come abbiamo visto fin qui, al momento della condanna i teologi
sono sostanzialmente daccordo sul fatto che la localizzazione sia solo definitiva e che gli angeli si muovano anche localmente, ma non hanno una
41

Ivi, p. 660b.

Il luogo sotto processo

211

posizione unanime sulla ragione della localizzazione e ancor pi sul tipo di


movimento locale degli angeli, se esso sia cio temporale o istantaneo, se
preveda lattraversamento dei punti intermedi tra i termini del moto stesso oppure no. Ora, poich gli articoli condannati colpiscono soprattutto la
tesi della localizzazione in virt delle operazioni, e conseguentemente lidea
che langelo non sia necessitato ad attraversare tutti i punti intermedi, ci
si pu chiedere verso chi siano stati indirizzati principalmente. Per Roland
Hissette, autore della prima celebre analisi complessiva della censura del
1277 e dei suoi destinatari, le tesi condannate sono vicine allinsegnamento di Alberto 42 e ricordano anche la dottrina costante di Tommaso,
ma di fatto sono imputate pi direttamente ai maestri della Facolt delle
Arti, e nella fattispecie a Sigieri di Brabante, a Boezio di Dacia e allAnonimo di Delhaye.43 Ma in realt, i passi degli artistae chiamati in causa sembrano perfettamente in linea con linsegnamento dei teologi: la tesi secondo
cui unintelligenza non nel luogo non cos dissimile da quel che abbiamo letto in Agostino; la tesi secondo cui il luogo e il movimento locale si
dicono in modo equivoco per le sostanze corporee e le sostanze separate si
ritrova in molti teologi, e la tesi della presenza nel luogo per contatto virtuale, tramite cio le operazioni, anchessa sostenuta da alcuni teologi, e
soprattutto da Tommaso dAquino. Non cos un caso che nellelenco degli articoli contenuto nel ms. FIRENZE, Bibl. Naz., Conv. S. Maria Novella,
E. 5.532, in corrispondenza dellart. 218, una mano abbia aggiunto esplicitamente: Contra Thomam.44
Credo in effetti che si possa dire che sia proprio Tommaso a rappresentare il bersaglio principale (anche se indiretto) dellintervento di Tempier sulla localizzazione delle sostanze separate.45 Per Tommaso, il modo in
cui langelo nel luogo deve essere ricavato dal modo in cui gli enti materiali sono localizzati. Se dunque questi ultimi sono nel luogo per contat42
Cfr. ALBERTUS MAGNUS, In I Sent., dist. 37, art. 22; In II Sent., dist. 3, art. 3; Summa theol.,
I, tract. 18, q. 73, membr. 2, art. 2, ad 2; De causis et processu universitatis, II, tract. 2, c. 3.
43
Cfr. R. HISSETTE, Enqute sur les 219 articles condamns Paris le 7 mars 1277, cit., pp.
104-110; Hissette fa riferimento alle Quaestiones super librum de causis, qq. 32-33 di Sigieri di Brabante, alle Quaestiones super libros Physicorum, III, 26 e III, 33 di Boezio di Dacia, e alle anonime
Quaestiones super Physicam attribuite da Delhaye a Sigieri di Brabante, III, q. 3 e IV, q. 21.
44
Cfr. AUGUSTE PELZER, Godefroid de Fontaines. Les manuscrits des ses Quodlibets conservs la Vaticane et dans quelques autres bibliothques, Revue No-Scolastique de Philosophie,
XX, 1913, p. 381; R. HISSETTE, Enqute sur les 219 articles condamns Paris le 7 mars 1277,
cit., p. 106, nota 7.
45
sufficiente rinviare ai principali testi di Tommaso in proposito; cfr. THOMAS DE AQUINO,
Scriptum super libros Sententiarum, I, dist. 37, q. 3, art. 1 e q. 4, artt. 1-2; II, dist. 6, q. 1, art. 3;
De potentia, q. 3, art. 19, ad 2; Quodlibet I, q. 3, artt. 1-2; Summa theologiae, I, q. 52, artt. 1-3;
q. 53, artt. 1-2; q. 102, art. 2, ad 2; De substantiis separatis, c. 18.

212

Pasquale Porro

to (fisico), lo stesso deve dirsi anche per le sostanze spirituali, con una sola
fondamentale differenza: gli enti corporei entrano in contatto con lo spazio
secondo la quantit dimensionale, gli angeli unicamente secondo la propria
quantitas virtutis. Ci equivale in realt a dire che langelo nel luogo soltanto in virt delle sue operazioni, dal momento che leffetto della virtus
di ciascun angelo proprio loperare. Le operazioni di cui si parla qui non
devono essere limitate ai soli movimenti, ma a tutti i modi con cui langelo
pu entrare in rapporto con i corpi e il luogo:
Si quis autem uelit uirtutis contactum operationem uocare, propter hoc quod
operari est proprius effectus uirtutis, dicatur quod angelus est in loco per operationem, ita tamen quod per operationem non intelligatur sola motio, set quecunque unitio qua sua uirtute se corpori unit, presidendo uel continendo uel quocunque alio modo.46

Naturalmente, Tommaso nega che langelo possa essere in pi posti simultaneamente: la virtus angelica pur sempre limitata e finita, e da essa non
pu procedere che una sola operazione alla volta. Di conseguenza, langelo
pu applicarsi a luoghi diversi solo attraverso una successione di operazioni
diverse, ed proprio tale successione a definire il movimento angelico:
[] quia moveri in loco sequitur ad esse in loco, ideo eodem modo convenit
angelo moveri in loco sicut esse in loco: et utrumque est aequivoce respectu corporalium. Dicitur enim angelus esse in loco inquantum applicatur loco per operationem; et quia non simul est in diversis locis, ideo successio talium operationum
per quas in diversis locis esse dicitur, motus ejus vocatur. Unde sicut conceptiones intellectus consequenter se habent sine continuatione, ita et operationes ejus;
unde motus localis angeli non est continuus; sed ipsae operationes ejus consequenter se habentes circa diversa loca, secundum quas in illis esse dicitur, localis motus ejus vocantur.47

Resta tuttavia da precisare in che modo langelo possa spostarsi nello


spazio: se cio, stando a quanto gi visto, esso debba seguire come i corpi lestensione compresa tra i due termini del movimento o se possa invece
passare dalluno allaltro senza percorrere lo spazio intermedio. Secondo la
classica scansione aristotelica, ci che muta sempre prima nel mutamento
stesso e poi nel termine del mutamento. Perch qualcosa possa essere prima in un punto e poi in un altro, necessario dunque che si muova nello spazio racchiuso tra i due termini. Poniamo ora che un angelo intenda
46
THOMAS DE AQUINO, Quodlibet I, q. 3, art. 1, ed. Ren-Antoine Gauthier, Roma-Paris, Commissio Leonina-Cerf, 1996 (S. Thomae de Aquino Opera Omnia, 25/2), p. 181, ll. 32-39.
47
THOMAS DE AQUINO, Scriptum super libros Sententiarum, I, dist. 37, q. 4, art. 1, sol., ed.
Pierre Mandonnet, Paris, Lethielleux, 1929, p. 880.

Il luogo sotto processo

213

muoversi dal punto a al punto b. In a, langelo non ancora in movimento;


in b, langelo ha gi concluso il suo movimento: stando dunque al principio aristotelico, langelo dovrebbe essere in movimento soltanto nello spazio
compreso tra i due termini. Ora, tutto ci che muovendosi transita attraverso termini intermedi occupa stando ancora ai canoni della fisica aristotelica prima uno spazio inferiore o uguale a s, e poi uno maggiore. Ma
non si d uno spazio minore dellangelo, dal momento che questultimo
per definizione indivisibile: di conseguenza, indivisibile anche lo spazio intermedio occupato di volta in volta dallangelo prima di concludere il
movimento. Ma poich il numero dei punti indivisibili compreso tra i due
estremi di una linea sempre infinito, langelo si troverebbe cos per assurdo a dover attraversare linfinito, contravvenendo ad un altro dei pi celebri postulati aristotelici e scolastici.
Lunico modo di uscire da questo dilemma sta per Tommaso nel rompere a questo punto la simmetria tra creature corporee e incorporee, nellammettere cio che langelo non vincolato allestensione alla stessa maniera dei corpi. Ogni corpo infatti contenuto nel luogo con cui si trova a
contatto, mentre langelo al contrario in qualche modo contiene il luogo a cui intende applicarsi, e cio lo investe al di l di ogni rapporto meramente quantitativo con la propria virtus. Conseguentemente, langelo pu decidere di applicarsi a due punti non continui di unestensione
senza dover affatto passare per tutti gli infiniti punti intermedi, cos come,
per lo stesso motivo, pu invece scegliere liberamente di passare per alcuni
di essi:
Dicendum quod angelus, si uult, potest moueri de uno extremo ad aliud absque
hoc quod pertranseat medium, et, si uult, potest pertransire omnia media. Cuius
ratio est quia corpus est in loco sicut contentum ab eo, et ideo oportet quod in
mouendo sequatur loci condicionem, ut scilicet pertranseat media prius quam ad
extrema loci perueniat; set, cum angelus sit in loco per contactum uirtutis, non
subditur loco ut contentus ab eo, set magis continet locum, sua uirtute supereminens loco; unde non habet necesse ut sequatur in suo motu condiciones loci, set
uoluntati sue subest quod applicet se per contactum uirtutis huic loco et illi, et, si
uult, absque medio.48

Almeno in apparenza, limpossibilit di attraversare linfinito non costituisce per Tommaso un ostacolo, dal momento che trattandosi di generi diversi non c alcuna corrispondenza necessaria tra lindivisibilit delle sostanze spirituali e quella dei punti di un piano. Le cose stanno per in
modo pi complesso. Di fatto, langelo pu scegliere secondo Tommaso di
48

THOMAS

DE

AQUINO, Quodlibet I, q. 3, art. 1, ed. cit., p. 182, ll. 30-44.

214

Pasquale Porro

muoversi in modo continuo o in modo discreto. Nel primo caso, linfinit dei punti da attraversare puramente potenziale, e pertanto non costituisce problema alcuno neppure per i corpi in movimento (ogni movimento sublunare anzi come ben sappiamo per sua natura infinitamente
divisibile). Ma nel caso del movimento discreto, Tommaso sembra in effetti mantenersi fedele al principio aristotelico ammettendo che langelo non
pu passare attraverso un numero infinito di termini intermedi. Si tratta tuttavia di una posizione che conserva un margine di ambiguit: da una parte si ribadisce che le sostanze spirituali sono completamente indipendenti dallestensione; dallaltra si concede che anche i movimenti angelici siano
almeno parzialmente soggetti alle leggi e ai princip che definiscono la natura della stessa estensione fisica. Torneremo tra breve su alcuni aspetti di
questo potenziale contrasto.
Per quanto la condanna riguardi nel suo complesso proposizioni insegnate alla Facolt delle Arti, ci sono pochi dubbi stando a quanto appena visto che ad essere chiamato in causa sia comunque Tommaso stesso.
In effetti, gli artistae che conosciamo si limitano a ribadire concetti (come
quello della fondamentale equivocit della nozione di locus, se applicata alle
sostanza corporee e a quelle incorporee) gi espressi in modo pi ampio e
articolato da Tommaso; per di pi, forse opportuno tenere conto del fatto
che gli artistae fanno riferimento alle intelligenze, mentre Tommaso si riferisce, fuori dal lessico filosofico, a angeli e anime: e si ricorder che gli articoli condannati da Tempier non menzionano in questo caso le intelligenze, come molti altri, ma proprio, esplicitamente, angeli e anime.
A ulteriore conferma del fatto che il bersaglio sia Tommaso stanno poi
altri elementi: in primo luogo, il fatto che la dottrina tommasiana della localizzazione sia oggetto degli attacchi di Guglielmo de La Mare tanto nelle
Declarationes quanto nel suo Correctorium. Qui, in particolare, sono presi di
mira tanto la posizione adottata nella Summa, quanto quella sostenuta nel
Quodlibet I, e soprattutto, viene chiamata in causa anche la dottrina tommasiana degli spostamenti istantanei dellangelo, che costituisce con ogni
probabilit il retroterra dellart. 204.49
Infine, non privo di importanza che Giovanni di Napoli abbia scelto
di dedicare ampio spazio alla questione della localizzazione delle sostanze
separate allinterno della propria celebre questione Se sia possibile insegna49
Cfr. GUILELMUS DE MARA, Correctorium. In primam partem, art. 16 (Quod angelus potest
transire de extremo in extremum non transeundo medium), art. 17 (Quod non est possibile quod
aliquid in toto tempore praecedenti sit in uno termino et in ultimo instanti illius temporis sit in alio
termino); In Quaest. Quodl., art. 2 (Quod angelus per applicationem virtutis est in loco). Cfr. PALMON GLORIEUX, Les premires polmiques thomistes: I. Le Correctorium corruptorii Quare, Kain,
Le Saulchoir, 1927 (Bibliothque thomiste, 9).

Il luogo sotto processo

215

re in modo lecito a Parigi la dottrina di Tommaso per quel che attiene a tutte
le sue conclusioni: evidentemente, i contemporanei percepivano come direttamente colpite da interdetto le tesi di Tommaso in proposito.50
4. Qual la ragione reale della condanna?
Hissette giudicava lintervento di Tempier a proposito della localizzazione delle sostanze separate una prise de position tonnante. Incoraggiato
dal precedente di Guglielmo di Auvergne, il vescovo si sarebbe ostinato a
condannare delle posizioni perfettamente ortodosse, difese non solo dagli
artistae, ma anche ad esempio da Alberto Magno e Tommaso.51
Ma le cose sembrano stare diversamente. Intanto, lintervento del predecessore di Tempier era stato ben diverso, e andava in tuttaltra direzione: quella di negare lubiquit agli angeli, preservandola come prerogativa
esclusivamente divina. Ora, al momento della condanna del 1277, non solo
nessuno dei teologi o degli artistae sembra interessato o intenzionato a concedere lubiquit agli angeli o alle intelligenze, ma Tempier stesso sembra
animato da una preoccupazione diversa, e ben precisa, quella di riaffermare una presenza di tipo quasi fisico, e comunque non solo puramente definitivo, degli angeli nel luogo. Perch questo scarto? Perch questa nuova esigenza? Perch, in altri termini, per il vescovo cos importante negare che
langelo sia nel luogo solo in virt delle operazioni, e che possa muoversi
senza attraversare i punti intermedi? In apparenza, la questione non sembra
toccare una materia di fede, n contraddire in modo esplicito alcun dato
scritturale. Come si legge nella Summa Halensis:
Et hoc dicimus sine praeiudicio melioris sententiae, quoniam hoc non invenimus plane determinatum in Sacra Scriptura nec a Sanctis nec ab expositoribus Sacrae Scripturae.52
50
Cfr. IOANNES DE NEAPOLI, Quaestio utrum licite possit doceri Parisius doctrina fratris Thome quantum ad omnes conclusiones eius, ed. Carl Johann Jellouschek, Quaestio magistri Ioannis
de Neapoli o. pr. Utrum licite possit doceri Parisius doctrina fratris Thome quantum ad omnes conclusiones eius [= Quodl. 1, q. 2], in Xenia thomistica, ed. Szadok Szab, Civitas Vaticana, Typis
Polyglottis Vaticanis, 1925, III, pp. 73-104 (textus: pp. 88-101), e in part. pp. 100-101, ll. 17-25
(cfr. infra, nota 55).
51
Cfr. R. HISSETTE, Enqute sur les 219 articles condamns Paris le 7 mars 1277, cit., p. 105:
On songe Tempier: encourag sans doute par lexemple de Guillaume dAuvergne, qui, le 13
janvier 1241, avait condamn le refus de situer lange in loco, il sest obstin rprouver des propositions parfaitement orthodoxes, dfendues non seulement par des artiens, mais aussi par Albert le Grand et Thomas dAquin.
52
ALEXANDER HALENSIS [attr.], Summa theologiae, II, inq. 2, tract. 3, sect. 2, q. 2, tit. 2,
membr. 1, c. 1, art. 1, ed. cit., II.1, n. 177, p. 230.

216

Pasquale Porro

Se dunque n le Scritture n la tradizione suggeriscono una posizione


standard in proposito, dove si annida in definitiva il pericolo per la fede o
lortodossia?
Per rispondere a questa domanda (o a questo insieme di domande) e
comprendere il senso della condanna bisogna forse considerare attentamente e separatamente i suoi elementi: ci che il vescovo Tempier sancisce
che gli angeli sono nel luogo come sostanze, ma non in virt della sostanza
e non in virt delle operazioni. Bisogna qui dunque sforzarsi di leggere tra
le righe: davvero non c una terza possibilit, come Goffredo di Fontaines
rilevava? In realt, a ben vedere, una terza possibilit c: ed che le sostanze separate siano nel luogo non in quanto agenti, ma in quanto passive
o pazienti, ovvero non in quanto operano, ma in quanto subiscono azione.
Se si assume questo punto di vista, si pu intuire che la vera posta in gioco degli articoli la sorte escatologica degli angeli (riprovati) e delle anime
dannate: se la localizzazione avesse luogo solo in virt delle operazioni, angeli reprobi e anime dannate non potrebbero essere localizzate allinferno e
non potrebbero subire lazione del fuoco infernale. In altri termini: se non
fossero localizzabili, non sarebbero punibili.
Che questa possa essere stata la vera preoccupazione del vescovo Tempier, mi sembra possa essere provato da tre testi, uno contrario, uno neutro e uno favorevole alle tesi (rigettate) di Tommaso dAquino. Il primo si
trova nel Correctorium di Guglielmo de La Mare:
[] Tullius libro I de Tusculanis quaestionibus loquens de animabus miserorum separatis dicit sic: Si apud inferos miseri non sunt, non sunt quidem apud
inferos ulli: ubi ergo sunt illi quos miseros existimas, aut quem locum incolunt?
[] Quod si verum esset de angelis, pari ratione de animabus exutis, quod utique non videtur.53

Il secondo offerto da un passaggio quasi incidentale di Enrico di


Gand nella quaestio a cui abbiamo fatto riferimento inizialmente (la q. 9
del Quodl. II):
Quid enim sit illud, nescio, nisi forte dicamus substantiam angeli sine operatione esse in loco, sed per passionem quam in se recipiunt a rebus corporalibus
quae sunt in loco, ut daemones ab igne infernali propter quod in inferno sunt, ubi
ille ignis est.54
53
GUILELMUS DE MARA, Correctorium. In primam partem, art. 16 (Quod angelus potest transire de extremo in extremum non transeundo medium), ed. P. Glorieux, Les premires polmiques
thomistes: I. Le Correctorium corruptorii Quare, cit., p. 73. Il passo potrebbe per alludere alla
semplice inesistenza di ci che non nel luogo.
54
HENRICUS DE GANDAVO, Quodlibet II, q. 9, ed. cit., pp. 67-68, ll. 36-39.

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Il terzo in difesa di Tommaso tratto proprio dalla gi citata quaestio di Giovanni di Napoli Utrum licite possit doceri Parisius doctrina fratris
Thome quantum ad omnes conclusiones eius:
Quidam magistri dicunt, quod isti articuli contradicunt sibi, maxime ultimus
articulus [= 54] et articulus 204 [= 55], quod si verum est, non est mirum, si aliquis eorum contradicit aliquibus dictis fratris Thome. Vel potest dici et melius,
quod substantie separate debetur duplex locus, sc. naturaliter ex ordine partium
universi, et supernaturaliter seu miraculose. Primo modo non debetur ei locus nisi
ratione operationis quam facit in loco. [] Secundo autem modo sc. miraculose
vel supernaturaliter angelus et anima separata possunt esse ubi non operantur, sc.
in inferno vel in igne infernali, ita quod nichil ibi operantur.55

Secondo Giovanni, in altri termini, la preoccupazione di Tempier (o


della commissione da lui istituita, ammesso che abbia lavorato con intenti
unitari) sarebbe stata quella di salvaguardare la possibilit della dannazione
delle anime separate e degli angeli malvagi, e la loro localizzazione allinferno, dove tuttavia non potrebbero essere in virt di qualche operazione,
perch occorre piuttosto ritenerli passivi nei confronti del fuoco infernale.
Ma questa possibilit soprannaturale non esclusa da Tommaso, che pertanto secondo Giovanni non risulta effettivamente toccato dalla condanna di Tempier:
Et sic possunt salvari omnes articuli parisienses contra doctrinam Thome ut
videtur existentes, quia etiam nec angelis essentia est ratio in loco essendi et etiam
sine operatione ipsorum in corpus sunt in loco, sc. per hoc quod patiuntur ab aliquo corpore vel etiam per aliquem alium modum nobis forte ignotum, et credo,
quod propter hoc solum facti sunt predicti articuli. Unde patet, quod in nullo sunt
contra doctrinam sancti Thome.56

Il vero motivo della condanna di alcune tesi sulla localizzazione delle


sostanze separate sarebbe dunque almeno secondo la mia ipotesi di natura squisitamente escatologica. Tutto avrebbe a che fare con un altro tema
a me molto caro, e che ha tormentato a lungo tutti i maestri scolastici del
XIII e XIV secolo quello dellazione del fuoco infernale sui demoni e sulle anime separate. Gli articoli condannati si riallaccerebbero in questo senso a un altro articolo chiave, e cio il 19 [219]:
Quod anima separata nullo modo patitur ab igne.57
55
IOANNES DE NEAPOLI, Quaestio utrum licite possit doceri Parisius doctrina fratris Thome
quantum ad omnes conclusiones eius, ed. cit., pp. 100-101, ll. 17-6.
56
Ivi, p. 101, ll. 18-25.
57
D. PICH, La condamnation parisienne de 1277, cit., p. 84. Cfr. in proposito GIANFRANCO

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5. Qualche osservazione conclusiva


cos forse possibile passare a tre brevi osservazioni conclusive:
(i) in primo luogo, anche in questo caso lintervento di Tempier, a
dispetto delle perplessit suscitate, risulta meno arbitrario e casuale (anche
se non per questo pi giustificabile) di quel che potrebbe apparire: prigionieri, a livello storiografico, di una rigida contrapposizione tra agostinismo
e aristotelismo, e spinti da ci a cercare i destinatari dellintervento del vescovo sempre e solo nei cosiddetti aristotelici radicali o averroisti latini
della Facolt delle Arti, talora non siamo pi in grado di scorgere e comprendere il vero inconveniente che sta dietro alla condanna di alcune tesi
(anche se lo stesso problema, come visto, si in realt posto per gli stessi
maestri che hanno giocato un ruolo nella condanna).
(ii) In secondo luogo, la questione del destino escatologico delle anime riprovate, o del fuoco infernale, si conferma come una delle pi sinistre, ma anche delle pi suggestive allinterno dei dibattiti scolastici: essa
mostra come ho cercato di dimostrare in altre occasioni la transizione epocale dallepoca della maest e spettacolarit dei supplizi al modello
delladdolcimento delle pene (nel senso foucaultiano dellespressione), ovvero allavvento del paradigma detentivo (per essere punite, le creature spirituali devono essere localizzate e localizzabili), e mostra il nesso strutturale
che esiste tra la costituzione dellindividualit (come processo di soggettivazione) e limputabilit personale. In altri termini, si diventa soggetti riconoFIORAVANTI, Le Quaestiones de anima separata di Matteo dAcquasparta, in Matteo dAcquasparta
francescano, filosofo, politico. Atti del XXIX Convegno storico internazionale (Todi, 11-14 ottobre
1992), Spoleto, Centro Italiano di Studi sullAlto Medioevo, 1993, pp. 197-215; KURT FLASCH, Die
Seele im Feuer. Aristotelische Seelenlehre und augustinisch-gregorianische Eschatologie bei Albert von
Kln, Thomas von Aquino, Siger von Brabant und Dietrich von Freiberg, in Albertus Magnus & der
Albertismus. Deutsche philosophische Kultur des Mittelalters, hrsg. v. Maarten J. F. M. Hoenen &
Alain de Libera, Leiden-New York-Kln, E. J. Brill, 1995 (Studien und Texte zur Geisteschichte des Mittelalters, 48), pp. 107-131; FRANOIS-XAVIER PUTALLAZ, Lme et le feu. Notes franciscaines sur le feu de lenfer aprs 1277, in Nach der Verurteilung von 1277. Philosophie und Theologie
an der Universitt von Paris im letzten Viertel des 13. Jahrhunderts. Studien und Texte / After the
Condemnation of 1277. Philosophy and Theology at the University of Paris in the Last Quarter of
the Thirteenth Century. Studies and Texts, hrsg. v. Jan A. Aertsen, Kent Emery, Andreas Speer, fr
den Druck besorgt von Andreas Speer, Berlin-New York, W. De Gruyter, 2001 (Miscellanea Mediaevalia, 28), pp. 889-901; PASQUALE PORRO, Fisica aristotelica ed escatologia cristiana: il dolore
dellanima nel dibattito scolastico del XIII secolo, in HENOSIS KAI PHILIA. Unione e amicizia.
Omaggio a Francesco Romano, a cura di Maria Barbanti, Giovanna R. Giardina e Paolo Manganaro,
Catania, CUECM, 2002, pp. 617-642; PASQUALE PORRO, The (Im)passibility of the Soul: Theological
Paradoxes at the End of the Thirteenth Century, in Medieval Perspectives on Aristoles De anima,
ed. by Russell L. Friedman and Jean-Michel Counet, Louvain-la-Neuve-Leuven, ditions de lInstitut Suprieur de Philosophie-Peeters, 2013 (Philosophes mdivaux, 58), pp. 39-62.

Il luogo sotto processo

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scibili solo nella misura in cui si imputabili e punibili, e la localizzazione


a questo proposito essenziale (essenziale anche ai fini della detenzione
un concetto elaborato in buona misura per la prima volta proprio nellambito di tali discussioni).
(iii) Infine, personalmente non credo allidea, sempre pi spesso ripetuta, che langelologia abbia costituito per gli scolastici solo una specie di
laboratorio epistemologico: i maestri scolastici credevano realmente allesistenza di angeli e demoni. Tuttavia, senzaltro vero che le discussioni sugli angeli aprono la via per soluzioni diverse. Per citare un esempio di cui
mi sono lungamente occupato ormai 20 anni fa, proprio i dibattiti sui movimenti angelici hanno portato allelaborazione del concetto di tempo discreto, distinto sia dal comune tempo continuo della fisica sublunare, sia
dallaevum o eviternit che misura il solo essere sostanziale (e non i movimenti) delle sostanze separate. Dopo la condanna del 1277, Enrico di Gand,
Egidio Romano e Goffredo di Fontaines danno vita a un dibattito allo stesso tempo estremamente sofisticato ed estremamente astruso sulla corrispondenza tra il tempo continuo sublunare e il tempo discreto delle operazioni
e dei movimenti angelici, che diventa tuttavia un modello epistemologico
applicabile anche ad altri casi-limite non considerati dalla fisica aristotelica, come la caduta di un grave nel vuoto o la propagazione istantanea della
luce. Qualche anno pi tardi, autorevoli maestri domenicani (su altri temi
quasi sempre in disaccordo tra loro) come Durando di San Porziano ed Erveo di Ndellec suggeriranno di utilizzare il tempo discreto (concepito inizialmente, come detto, per dar conto dei soli movimenti angelici) per esprimere la durata dellessere sostanziale delle sostanze generabili e corruttibili
ovvero delle comuni cose del nostro mondo che sembra non essere coperta dalla definizione aristotelica del tempo come quantit continua, e questa soluzione avr eco e fortuna almeno fino a Surez.58
possibile che questa sospensione, almeno relativa e parziale, della fisica aristotelica che si ottiene considerando le questioni relative agli angeli abbia prodotto effetti di lunga durata anche sulla storia successiva della nozione di locus, ma non ho il tempo e le competenze per accertarlo in
questa sede: posso solo fermarmi qui, e appropriarmi, ma senza alcun sarcasmo, della laconica ma sincera ammissione di Enrico di Gand, che alla
fine rimane come un monito per ogni ricercatore: in quo mallem alios audire quam aliquid dicere.59
58
Cfr. PASQUALE PORRO, Forme e modelli di durata nel pensiero medievale. Laevum, il tempo discreto, la categoria quando, Leuven, Leuven University Press, 1996 (Ancient and Medieval
Philosophy. Series I, 16), in part. pp. 314-347.
59
HENRICUS DE GANDAVO, Quodlibet II, q. 9, ed. cit., p. 67, ll. 33-34.

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