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CAPITOLO PRIMO

NORMALIZZAZIONE E CONTROLLO

INTRODUZIONE
Il 1989, con il crollo del muro di Berlino segna formalmente linizio dellera globale. Lorganizzazione sociale, politica ed
economica del mondo,almeno fino al 1989, offriva unimmagine bipolare ben articolata rispetto ai primi del 900 e
molto pi semplice dellimmagine complessa che ha diffuso la globalizzazione. Il crollo dellURSS sembra aver segnato
il fallimento delleconomia pianificata e del modello capitalistico, e sembra aver messo in discussione un modello
normativo-istituzionale che aveva definito la cultura occidentale come protagonista della storia del mondo. Le ultime
fasi del processo di industrializzazione, che hanno caratterizzato levoluzione economica, sociale e politica fin dagli inizi
del XIX secolo e che arrivano a compimento nel XX secolo, cedono il passo ai processi di globalizzazione, conducendo
tutto oltre la post-modernit, intesa come esito della proiezione costruttiva dellindividuo moderno e della sua identit.
La cultura regolativa globale ha caratteristiche indefinibili, i sistemi socio-relazionali e istituzionali cosi come i processi
economico-produttivi, si sviluppano su scala globale, favoriti anche dallestrema liberalizzazione degli scambi
commerciali, dalle trasformazioni del mondo del lavoro, dalla frammentazione dei limiti identitari e dalla cosiddetta
Terza rivoluzione industriale, caratterizzata dalle dinamiche della comunicazione globale che ha favorito una rete
comunicativa senza ostacoli e ha permesso la creazione del villaggio globale. La rete ha allargato le potenzialit del
modello welfarista, ma ne ha segnato pure il fallimento; perch luomo globale una volta rotti gli argini del mondo
tradizionale, deve imparare e destreggiarsi in un adesso infinito in cui vanno ripensati i bisogni, le identit e le regole
con cui rapportarsi e quindi la struttura in cui collocarsi.
LA NASCITA DELLA CULTURA GIURIDICA
Il cambiamento che tocca la realt odierna, impone di procedere a unanalisi dei concetti di Stato, diritto, societ,
individuo. Questa operazione pu essere svolta tenendo conto dei momenti essenziali della CULTURA GIURIDICA
moderna e contemporanea, soprattutto rivolgendo una particolare attenzione ai fenomeni che hanno determinato la
nascita della societ e del sistema di regolazione nei suoi passaggi basilari.
Dal punto di vista storico, lidea moderna di Stato, come istituzione generatrice di un sistema organico di potere,
norme e controllo va definita oltrepassando sia il concetto medievale di stato inteso come res publica cristiana e sia il
concetto di stato inteso come assolutismo monarchico, la cui origine e storia intrecciata con le guerre religiose che
colpirono lEuropa tra il XVI e il XVII secolo. Lo Stato assoluto presupponeva una verticalizzazione del potere su tre
livelli: volont divina, re, sudditi. La storia della nascita dello Stato moderno, quella del progressivo superamento di
questo ordine gerarchico, in favore di una strutturazione sempre pi individualizzata e unitaria del potere e delle sue
istituzioni. Lo Stato moderno sar il primo individuo della storia che a distanza di secoli generer altri individui, che
nel 1989 approderanno allemancipazione dallo Stato, nel cui alveo avevano trovato e costruito la loro identit. La
globalizzazione rappresenter la massima estensione della PROSPETTIVA, che ha rappresentato il motore della storia
moderna e lo strumento fondativo dellidentit individuale. Solo da questa nuova visione del mondo nascer la societ
moderna, da intendersi come rielaborazione del tempo di vita individuale; allorigine inteso come assoluto e ora inteso
come tempo di vita sociale, vissuto, cio come relativo.
Da uno Stato assoluto formato da unorganizzazione gerarchica e verticale dei rapporti di forza, dove lautorit
sovrana sciolta da qualsiasi vincolo e condizionamento umano; si passa a uno Stato sempre pi condizionato da un
sistema di garanzie interdipendenti. I nuovi strumenti di governo erano funzionali alla garanzia concreta della pace
interna del Paese e alleliminazione della conflittualit, prima tramite la coazione fisica e poi tramite lesercizio
monopolistico della produzione giuridica. Il passaggio simbolico dallo stato di natura alla societ civile diventer un
vero e proprio MODELLO, da intendersi come contenitore concettuale basilare per la storia del mondo moderno e mai
pi abbandonato. La verticalizzazione, al contrario, era il riflesso preciso dellidentit tra lo Stato e la Legge,
rappresentata dalla figura del re, poich il potere monarchico era lunica fonte del comando. Al di sotto del re il mondo
era mera realt.
Il potere si identifica nella persona del re, che era legibus solutus, cio sciolto da ogni vincolo giuridico: direttamente
il sovrano che detta la legge ai sudditi, ma non vincolato a osservarla. Il sovrano esercita il potere in modo illimitato e
concentra nelle sue mani le tre funzioni dello Stato. La legge quindi, era intesa come uninsieme di immunit, privilegi e
tradizioni consuetudinarie che non poteva essere modificata nella sua struttura fondamentale, ma solo supportata da
accordi per la salvaguardia di particolari interessi tra i pochi legittimi e titolari di diritti e il principe. Nello Stato

assoluto di tipo moderno, che un anello basilare per il passaggio allo Stato di diritto, il diritto diventa uno strumento
di cui il re si serve in termini sempre pi laici perch condizionato dalla realt concreta, cio subordinato alla necessit
di garantire lordine politico costituito. Al sovrano moderno spetter il compito di creare un nuovo diritto e renderlo
efficace tramite il proprio apparato giudiziario e burocratico, politico e legislativo, inclusivo dellintero territorio
statale. A questo punto il binomio SPAZIO-TEMPO inizia ad avere una potenzialit costruttiva, dove lo spazio assume
rilevanza solo in relazione allampiezza dei confini delimitati entro i quali il re esercita il proprio dominio e il tempo non
esiste pi come tempo eterno, senza inizio e fine, ma come tempo umano e storico. Lidea di storia intesa come
percorso umano che alterna periodo di stasi a periodi di avanzamento, si emancipata dalla visione medievale del
mondo,per definirsi in tutta la sua portata con la cultura moderna che ha inizio con la scoperta dellAmerica e trover
la sua massima enfatizzazione con lidea di progresso e di evoluzione. Tutto ci vuol dire che di fronte al monarca,
posto s in una dimensione di superiorit, ma gi relativa, tutti gli uomini diventano sudditi, ma non pi solo in pactum
subjectionis,cio privi della soggettivit giuridica e sottoposti allarbitrariet del re, ma uomini legati al re nel
moderno pactum unionis. Se vero che sul piano economico, lo Stato adotta misure protezionistiche che limitano la
libert economica dei privati e la libera circolazione delle merci e delle persone, anche vero che in questo periodo
inizia a delinearsi unetica del lavoro e della libert personale, che contribuiscono a rendere ineludibile lidea di
riconoscimento, responsabilit e fiducia.
RAGIONE E ORDINE
Le categorie spazio-tempo iniziano ad articolarsi e a relazionarsi con quelle di corpo-mente a partire dalla scoperta
della RAGIONE. Tutta la costruzione dello Stato moderno, con le varie declinazioni di stato sociale e stato di diritto,
passa tramite lidea della possibilit di costruzione di un ordine razionale. Dopo Socrate Cartesio a legittimare luomo
nelluso responsabile delle proprie capacit conoscitive. La scoperta di una ragione tutta umana, capace di produrre
conoscenza, tramite cui creare azioni e relazioni coscienti, fonder la linea di demarcazione tra due universi conoscitivi
contrapposti che inizieranno ad avvicinarsi. La distanza tra i due paradigmi conoscitivi sar colmata da una nuova idea
di ordine, costruito e costruttivo perch razionale. La ragione diventa lunica strada da seguire per dare una risposta
alle domande che si pone luomo, ora che sa di avere un tempo e uno spazio a disposizione, del quale protagonista
responsabile. La prima relazione di ORDINE a essere riconosciuta era stata nel mondo pre-moderno di tipo verticale,
cio il rapporto con il potere costituito, cio con il re. Era un rapporto fisico, cio solo tra il corpo del re e del suddit o
che veniva oscurato dal sovrano; pertanto qualsiasi relazione con il potere veniva considerata come opposizione fisica
a esso; ogni reato era visto come un attacco diretto al re e la reazione diventava una forma di vendetta tesa ad
annichilire il corpo del regicida-criminale, per dimostrarne la sua inutilit.
Levoluzione strutturale e funzionale della prigione e la trasformazione del diritto penale, sottolineano la differenza tra
i concetti di pena e ordine propri dello stato assoluto e i concetti di societ disciplinare e devianza propri dello stato
contemporaneo: da qui deriveranno anche i sistemi normativi della societ delineatisi nei primi dell800. La centralit
di un CORPO piegato dalla forza fisica si era dimostrato inadeguato a controllare la realt, cos come si stava
articolando nelle nuove forme del potere. La trasformazione del diritto penale la traccia principale per sottolineare
queste trasformazioni condizionate soprattutto dalla necessit di garantire una diversa simmetria nel rapporto tra
societ e istituzioni. La sparizione dei supplizi dalla scena pubblica, tra la fine del XVIII secolo e linizio del XIX,
costituisce un segno tangibile delle trasformazioni politiche e istituzionali che attraversavano lEuropa. Le ghigliottine
della Riv. Francese segnano il passo basilare di questo cambiamento reale e simbolico.
REGOLE E VERITA
A partire dalla Rivoluzione francese, diventer sempre pi profondo il solco tra il tempo dellirrazionalit e della forza e
il tempo della ragione e della volont. E lILLUMINISMO a fornire alla borghesia del 700 i presupposti teorici necessari
alla realizzazione di un disegno che comporti la trasformazione e lorganizzazione della societ. Esso un modo
specifico di rapportarsi ai meccanismi relazionali e alle esigenze della nascente societ civile, secondo una regola che si
declina per ragione e volont e non per forza. La battaglia contro tutte le forme di sopruso, pregiudizio, superstizione,
assume i caratteri di una lotta contro tutte quelle forze che nel passato avevano ostacolato o precluso il libero e critico
uso dellintelletto. A questo cambiamento nelle nuove prospettive di articolazione del sociale segu una diversa
collocazione e distribuzione degli strumenti di dominio della realt; cio non si trattava pi di legittimare un unico
gestore del potere, ma di riconoscere a tutti, almeno teoricamente, la capacit di avere ragione, ovvero di disporre
degli strumenti per cambiare la realt, razionalizzandola.
LIlluminismo un movimento totalmente laico, operativo ma allo stesso tempo totalizzante. Lidea di progresso
attraverser tutto il sapere non senza distorsioni e contraddizioni; non a caso gli illuministi ebbero verso la storia un
atteggiamento pessimista e ottimista, a seconda che il loro sguardo si rivolgesse al passato o al futuro. Nelle loro

opere infatti, la storia descritta come un graduale processo di incivilimento che, da uno stato primitivo selvaggio di
aggregazione, tramite fasi intermedie di barbarie, giunge a uno stadio di effettiva civilt. Questa concezione della
storia intesa come percorso migliorativo finalizzato al reale miglioramento della condizione umana e la sua piena
realizzazione. Alla politica e il diritto intesi come arte di offesa e difesa, o come strumento di dominio, gli illuministi
contrapposero lidea di una politica regolativa al servizio delluomo e della pubblica felicit. Spesso, limpegno
illuministico divent una deformazione della realt, infatti nella seconda parte del 700, si avvia una riflessione critica
sugli strumenti di dominio della societ, destinata a proporsi come legittimazione del dispotismo illuminato e a
configurarsi come la premessa ideologica della Riv.Francese. Da questo momento il diritto, prima strumento legato alla
logica del potere sovrano, inizia a proiettarsi verso il basso, come risposta concreta e organizzativa della realt sociale.
La convinzione che la decisione politica debba essere aperta alla partecipazione di tutti sar un qualcosa di
rivoluzionario: la sovranit popolare inizia a delinearsi come base per laffermazione dello Stato laico, dove a
governare saranno le leggi e non gli uomini. Da ora non sar pi lo scettro a mediare i rapporti con il potere, ma il
diritto con le sue leggi e la sua ragione.
Il concetto di DIRITTI NATURALI, che lIlluminismo deriva dal Giusnaturalismo moderno, un concetto antico, poich
affonda le sue radici nella filosofia greca e nel pensiero medievale. Nel pensiero giusnaturalistico dei secoli XVII-XVIII, la
difesa di tali diritti cessa di essere unastratta proclamazione di principio, e diventa lo scopo principale della pratica
politica. Il nuovo ius naturae, sottraendosi a una connotazione meramente giusnaturalistica, si pone come il prodotto
della ragione umana e costituisce il principio regolatore di un ordine giuridico razionalmente costituito che si distingue
dallordine morale religioso. Il pensiero dei Lumi, proprio partendo dalla riflessione sui limiti prospettici del diritto
naturale classico, rappresenta il principio ispiratore della DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLUOMO E DEL CITTADINO,
che sulleco della DICHIARAZIONE DINDIPENDENZA AMERICANA, segna la fine dellANCIEN REGIME ed enuncia i
principi di una nuova organizzazione socio- politica fondata sulla libert e sulla sovranit nazionale. Essa rappresenta
un nuovo modello che sar esportato e diffuso dalla Francia in tutto il mondo e sar alla base delle moderne
costituzioni europee. Come recita lART.2 della DICHIARAZIONE: il fine di ogni associazione politica la conservazione
dei diritti naturali e imprescrittibili delluomo, Questi diritti sono la libert, la propriet, la sicurezza e la resistenza
alloppressione. La libert qui intesa come libert dallinvadenza del potere politico assoluto, perci accanto alla
libert personale si riconosce,ora, anche la libert religiosa e politica. Affermare che gli uomini sono liberi vuol dire che
essi abbiano la disponibilit del proprio corpo, ma anche dei propri beni: la rivendicazione del diritto di propriet
infliggeva un colpo decisivo alla cultura giuridica di origine feudale e apriva la strada al nuovo sistema politico-sociale.
Con le Rivoluzioni atlantiche si rafforzer il concetto di VALORE-LAVORO, posto alla base di tutta la teoria economica
classica. Tuttavia, sar solo limpatto della politica napoleonica a dare una svolta alla creazione di una diversa realt
socio-normativa, cio sar il diritto, attraverso i CODICI, a garantire, per la prima volta, continuit, durata e
organizzazione alla storia degli uomini. Come ricorda Penet: utile conservare tutto ci che non necessario
distruggere, le leggi devono accomodare le abitudini, quando queste non sono dei vizi. Le generazioni, succedendosi, si
mescolano, si allacciano, si confondono. Un legislatore isolerebbe le sue istituzioni da tutto quanto le pu naturalizzare
sulla terra, se non osservasse con cura i rapporti naturali che legano sempre, il presente al passato e lavvenire al
presente e che fanno che un popolo non cessa mai, fino a un certo limite di rassomigliare a se stesso.
LIBERTA E IDENTITA
La proclamazione delluguaglianza tra gli uomini una delle idee portanti deIlIlluminismo, che considera le persone
uguali per natura, in quanto accomunate dalla ragione. Tale egualitarismo, si storicamente affermato soprattutto
nella rivendicazione politico-giuridica della parit di tutti i cittadini davanti la legge e si concretizzata nella lotta,
condotta soprattutto dalla borghesia, contro i privilegi del clero e della nobilt, fino a ora unici a essere riconosciuti
come depositari di diritti e privilegi. Tale nozione di egualit naturale si poi trasformata in egualit formale,
andandosi arricchendo di ulteriori significati, fino a rafforzarsi con lidea delluguaglianza politica e socio-economica.
Lo strumento prioritario necessario a garantire la libert delluomo e a difendere la sfera della sua autonomia da ogni
sopruso, si concretizzer con lattribuzione delle tre funzioni statali. Il PRINCIPIO DELLA SEPARAZIONE DEI POTERI
prevede che lo Stato sia strutturato secondo un ordine triarchico e orizzontale in base al quale, il potere legislativo
spetta al Parlamento, quello esecutivo al Principe o altro organo e quello giudiziario ai Tribunali. Il principio di
separazione implica che il processo di formazione delle leggi avvenga nellorgano parlamentare e sia, il prodotto della
volont generale, che si esprime tramite la rappresentazione politica. E la prima assunzione di responsabilit verso la
societ, la prima forma di riconoscimento e legittimazione della societ stessa.
A partire dallaffermazione dei concetti di separazione dei poteri e di differenziazione sociale nascer lo Stato di diritto
e poi quello sociale, che rimetteranno in discussione il concetto di libert. Le linee di demarcazione della nuova
organizzazione socio- normativa, andranno specificandosi, qualificandosi con azioni di intervento specifiche. Non un

caso che lo stesso concetto di potere si arricchir del concetto di AUTORITA, come meccanismo di qualificazione
prioritario. La nuova societ si andr delineando, non sar pi solo il corpo dellindividuo socializzato a formare il
baricentro del sistema organizzativo, il bene primario da tutelare, ma il prodotto della sua relazione nellambiente
sociale. Nasce cos, lidea di azione sociale. Comportamenti e aspettative diventano la fonte del sapere normativo e
andranno a formare il nuovo fine del diritto e della societ, cio il BENESSERE. Un concetto contemporaneo che ispirer
la terza rivoluzione scientifica del mondo moderno, quella tecnologica-comunicativa, le cui problematiche ed esiti
saranno leggibili solo con la globalizzazione. La riflessione sulla libert e sui diritti ha una radice nel rapporto tra il
riconoscimento dei nuovi soggetti titolari di diritti e di libert e il riconoscimento del diritto di propriet. A partire da
questa nuova idea di spazialit, si inizia a delineare il concetto di azione e sistema sociale. Il diritto, cos, delimita lo
spazio e le forme di intervento statale nei rapporti sociali e, delimita e tutela le sfere di libert e dazione dei singoli.
Quindi la LIBERTA NEGATIVA rimarca ancora il valore dello spazio di separazione tra il sistema giuridico-istituzionale e
il mondo degli individui; mentre la LIBERTA POSITIVA legittimer la nascita di una societ completa in quanto organica
e render interdipendenti in un unico sistema Stato e cittadini. La storicizzazione definitiva del potere e la
razionalizzazione delle tecniche inclusive degli individui nel sistema sociale, renderanno da semplice e lineare sempre
pi complesso lo spazio sociale: cos, tempo di vita individuale, tempo di vita familiare, tempo di vita sociale si
sovrapporranno, fino a trasformarsi in un unico TEMPO ASSOCIATIVO.
Nella definizione pi semplice e originaria, lo spazio riferito ai confini politici della Nazione, ora contenitore unitario
di ordinamento giuridico, Stato e societ, alla quale i cittadini, titolari di diritti e doveri giuridici, appartengono
organicamente. Il nuovo Stato nazionale appronta un insieme di procedure identificative, dai codici,allanagrafe, alle
tecniche di controllo sociale e ai sistemi aggregativi, che definiscono i meccanismi di identit e comportamento.
Lappartenenza territoriale si traduce cos, nellappartenenza giuridica e normativa a un preciso ordinamento. Da
questo TERRITORIO NORMATIVO si delineer, alla fine dell800, la societ contemporanea. Il diritto non pi pensato
come una derivazione dellordine eterno e immutabile, ma come frutto della volont umana, di un patto tramite cui i
consociati, rinunciano al cosiddetto Stato di natura. Tenendo conto del nuovo criterio interpretativo della societ,
cio tenendo conto della RAGIONE, lo scopo del soddisfacimento del bisogno primario della sopravvivenza e della
soluzione dei conflitti ritenuto ormai insoddisfacente per le nuove prospettive sociali di cui si dispone e, a partire da
questo momento, cio dalla seconda met dell800, trasferito per delega al moderno strumento di organizzazione e
regolamentazione della vita delle persone: il DIRITTO.
ORDINE E NORME
Proprio in questa fase, lenfatizzazione del potere legislativo e la sua articolazione in norme contribuiranno a raffinare
le tecniche di CONTROLLO e a legittimarle come necessario sistema di inclusione sociale. Il passaggio dalla LEGGE alla
NORMA, costituir il carattere distintivo della contemporaneit. Il comando del sovrano, semplice, diretto e concreto,
si fa formale e impersonale nel nuovo Stato di diritto, dettando comportamenti possibili, perch razionali, previsti,
organizzati e diretti alla generalit dei consociati. La normalizzazione uno strumento correttivo e non punitivo,
diretto a ottenere conformit e obbedienza pi che retribuzione o espiazione. Ma il disciplinamento fisico solo
strumentale: tramite il corpo il potere mira a controllare la mente dei consociati. Daltronde il significato etimologico
della parole NORMA quello di squadra geometrica, cio strumento di misura tra due estremi o pi precisamente tra
comportamenti estremi: le norme, dunque, rappresentano modelli di condotta e di guida dellazione umana e, in
questo senso, sono strumento di controllo.
Il POTERE, parallelamente al diritto, si trasforma, si pluralizza e si diffonde diventando, appunto, disciplinare. Potere
e diritto tenderanno a sovrapporsi utilizzando le nuove tecniche di controllo. Essi non sono pi una prerogativa di
poche classi, ma sempre pi strumenti pervasivi e capillari della vita sociale, che escono dai confini della politica
formale e non si esauriscono in una logica meramente repressiva ed escludente. Lautorit moderna qualificata dal
consenso popolare e il potere, per rafforzarsi, deve riuscire a includere, nei meccanismi organizzativi e di controllo, la
totalit delle persone. Lobiettivo non pi quello di annientare, ma quello di inglobare tutti i cittadini nella struttura
del tessuto sociale e di creare soggetti addestrati e obbedienti, la cui capacit produttiva e innovativa sia funzionale al
rafforzamento della struttura sociale. Lobiettivo di creare un sistema sociale onnicomprensivo, si concretizza nella
definizione di meccanismi identitari spazio-temporali, sistematicamente preordinati, tali da prevenire ogni minimo
scostamento dai modelli di condotta e comportamento, cos come definiti dal sistema normativo. Tali meccanismi di
riconoscimento, si presentano apparentemente, come servizi necessari per luomo, ma di fatti sono mezzi di cui il
potere si serve per incanalare le DIVERSITA nel normale, ovvero per neutralizzare gli stati pericolosi dei soggetti
potenzialmente eversivi o devianti e per legittimare la norma come unico paradigma interpretativo di tutta la realt
sociale. Il potere, dunque, non opera pi contro il corpo, ma attraverso i corpi, che diventano il luogo per eccellenza
dellassoggettamento e della manipolazione delle anime.

CHE TUTTO SIA VISIBILE


Questa nuova dimensione dellorganizzazione sociale facilitata da un sofisticato sistema di trasmissione e diffusione
del SAPERE, che il reale strumento di inclusione ed esclusione sociale. Per descrivere il funzionamento del POTERESAPERE, nella sua nuova dimensione di interlocutore diretto dei cittadini, Foucault utilizza la metafora del Panopticon
elaborata da Jeremy Bentham. Il Panopticon una struttura carceraria circolare a forma di anello, dotato di celle
individuali disposte attorno alla sua circonferenza, le cui finestre e la cui illuminazione consentono che i prigionieri
siano visibile alla torre centrale di controllo e a eventuali visitatori della torre stessa, la quale ,invece, resta ai detenuti
inscrutabile. La TORRE, rappresenta locchio vigile della societ, modello di elaborazione dellatto giudicante ed
etichettante.
Il PANOPTISMO, o principio della visibilit, elaborato in modo da consentire lesercizio del potere in piena
invisibilit. In questo senso si passa da una societ in cui assolutamente visibile, ma lontano, il centro del potere,
cio il sovrano, a una societ, quella contemporanea, dove il potere scompare dietro il vetro unidirezionale da dove
le persone sono osservate e controllate. La loro identit come icona di libert e autonomia , di fatto, una finzione:
ogni dettaglio predefinito, osservabile o nascosto. Il Panoptismo, che nasce come progetto utopico per listituzione
carceraria e si trasforma pian piano in paradigma interpretativo di tutta la realt sociale, un ingranaggio che permea
lindividuo a un doppio livello: come corpo e anima individuali e come CORPO SOCIALE COLLETTIVO. Attraverso il
Panopticon possibile sottolineare il nuovo dispositivo di funzionamento strategico del potere che opera nella pi
completa invisibilit: il potere agisce, ormai, senza laiuto di soggetti diversi dagli individui stessi e non ha pi bisogno
di mostrasi per costringere allobbedienza. Utilizzando strumenti pervasivi ma invisibili, il potere disegna i
comportamenti e riadatta continuamente il posto sia del sorvegliato che del sorvegliante, per restare nella metafora
del Panopticon. In questottica le istituzioni e le norme sociali rappresentano i luoghi in cui lindividualit osservata,
normalizzata, organizzata e re-distribuita nel tessuto sociale. Le dimostrazioni di forza e violenza e la repressione,
tipiche dellANCIEN REGIME, vengono sostituite da tecniche disciplinari pi miti, da una procedura penale sistematica e
uniforme e da un apparato sanzionatorio graduale e modulato, capace di dare risposte precise e preordinate ai vari tipi
di criminalit.
Superato il sistema gerarchico e verticale di distribuzione del potere, cambiano anche gli strumenti di definizione e di
etichetta mento della diversit e della devianza. Ogni residua repressione fisica progressivamente sostituita da una
struttura di DOMINIO DOLCE, ma estremamente efficace e pervasivo. Il successo del controllo dipende perci, dalla
conoscenza delloggetto di dominio, cio dalla quantit e qualit delle informazioni riguardo alle forze, alle reazioni,
alle possibilit di progressivo cambiamento e adattamento degli individui stessi. Il SAPERE,dunque, diventa non solo
strumento di potere, ma anche strumento di verifica e diffusione del potere stesso. Il sistema sociale si trasforma in un
meccanismo di monopolizzazione e di elaborazione dellinformazione e, quindi, di esercizio e controllo dellazione
individuale. Il diritto utilizzer tale strumento, trasformando, i principi astratti in norme concrete. Il diritto, tramite il
sapere, regolarizzato, normalizzato e diffuso ora il vero gestore dei rapporti tra societ e istituzioni. Attraverso le
norme, il concetto astratto di potere si trasferisce nei corpi dei consociati. Il territorio normativo, in altre parole, i
codici sono lo strumento essenziale di questo sapere; diffondendosi in ogni spazio del sistema sociale. Il sapere
normativo diviene la memoria dei cittadini.
LIDENTITA E LA NORMA
Il processo di costruzione dellIDENTITA fondamentale per capire le trasformazioni che attraversano la societ tra la
fine dell800 e poi lungo tutto il 900. Se, quindi, la prima MEMORIA LOCI risale alla Riv. Francese, con lintroduzione del
concetto di cittadinanza, cio di appartenenza a uno specifico territorio ( lo IUS LOCI sostituir da ora lo IUS
SANGUINIS), la seconda MEMORIA LOCI da ricondurre alla rivoluzione industriale e ai processi di urbanizzazione,
strettamente interdipendenti dalle dinamiche identitarie e lavorative. Dalle trasformazioni che interesseranno il mondo
del LAVORO derivano la formazione dei sistemi sociali contemporanei e la definizione completa dellidentit del nuovo
cittadino: il lavoro sar il primo luogo sociale del mondo contemporaneo. Lappartenenza alla struttura urbana
svolge un ruolo basilare in questo processo trasformativo, perch da un impulso ai meccanismi identitari e perch dar
ai cittadini uno spazio adeguato di gestione delle libert e di affermazione di indipendenza e autonomia. LIDENTITA
diventa cos, indice culturale e civile, diventa fonte di appartenenza sociale. Lo sviluppo dellindustrializzazione e
dellurbanizzazione avviano un processo di crescita e trasformazione della societ, che, nella seconda met dell800, da
semplice diventa complessa. Lo spostamento di migliaia di persone dalle campagne alle citt, con la stratificazione e
differenziazione dei ruoli, con la ridefinizione delle funzioni e con lampliamento della struttura delle relazioni sociali,
genera nuovi bisogni e nuove conflittualit, che luomo non in grado di soddisfare pi da solo o in un ambiente
relazionale statico. Con la nascita della societ complessa, organizzata secondo norme, il ciclo di vita non pi
naturale e cadenzato dal trascorrere delle stagioni, ma strutturato secondo il tempo della produttivit e della

relazionalit. In questo senso le relazioni sociali non sono pi riconducibili a relazioni daiuto e a meccanismi di
identificazione semplice e naturale, che caratterizzavano per esempio, la SOCIETA CONTADINA( FAMIGLIA-CORTILEMESTIERI), ma diventano pi complesse e segmentate (FAMIGLIA NUCLEARE BORGHESE-NASCITA DELLA CLASSE
OPERAIA E DELLE PROFESSIONI BORGHESI). In questo contesto, al primo criterio identificativo costituito
dallAPPARTENENZA TERRITORIALE, si affianca un secondo meccanismo di definizione identitaria, coincidente con la
funzione svolta nel sistema sociale dal MONDO PRODUTTIVO-LAVORATIVO.
Alla fine del XIX secolo si avviano, quindi, una serie di trasformazioni di primaria importanza per la definizione
dellidentit individuale. Luomo per la prima volta, diventa tale in tutte le sue potenzialit e trova ragione dessere
proprio nel SISTEMA SOCIO-RELAZIONALE. Da cittadino a lavoratore, da lavoratore ad attore sociale; in questo
percorso luomo acquisisce identit plurime e interconnesse, diventa attore del sistema sociale, dove possibile trovare
risposte ai propri bisogni e verificare la propria capacit. La struttura stessa del diritto e dello Stato cambia in rapporto
al peso delle nuove dimensioni delle possibili identit individuali, che iniziano ad articolarsi nellambiente sociale. Il
sistema sociale e i processi di differenzazione che ne derivano, si integrano ai processi di normalizzazione, rendendo
sempre pi articolata la gestione dei conflitti.
DALLA COMUNITA ALLA SOCIETA
La seconda met del XIX secolo stata un laboratorio di innovazioni dal portato straordinario. Prima della nascita dello
Stato di diritto non esisteva alcuna relazione diretta tra Stato e individuo. Questultimo era considerato, solo un essere
umano, privo di diritti riconosciuti; lo spazio di relazione con le istituzioni e con la legge era regolato dalla forza.
Luomo poi diventato INDIVIDUO, con un tempo e uno spazio propri, privo per ancora della capacit di relazionarsi
in modo articolato con le istituzioni e con gli altri individui; si trasformato infine, in un INDIVIDUO SOCIALMENTE
COSTITUITO, ossia un cittadino, protagonista del suo tempo e del suo spazio. In questo percorso trasformativo sono
cambiati i sistemi aggregativi a cui il singolo ha fatto riferimento e in cui ha trovato le modalit per definire la propria
identit. Sono nate cos, appartenenze non pi riferibili a radici di sangue o di tipo puramente territoriale, ma
appartenenze trasversali e di forte incidenza sulla definizione della capacit di inclusione da parte del sistema sociale.
Tra la fine del 700 e gli inizi del 900 si completer il processo di diffusione e trasformazione del sistema sociale, con
conseguente sfaldamento dei sistemi aggregativi tradizionali. Il GRUPPO, originaria aggregazione degli essere umani,
si differenzia dalla societ. Il gruppo un insieme di essere umani che si aggregano, per natura e non per convenzione.
Lappartenenza gruppale si inscrive in una dimensione basata sui legami di sangue e sulla trasmissione
consuetudinaria di valori e regole di vita. Con i processi di urbanizzazione di fine 800, tali sistemi aggregativi
lasceranno il posto a tipologie molto pi complesse di appartenenza. Il cittadino-lavoratore si emanciper dalla realt
arcaico-contadina quando, nella dimensione urbana, sar inevitabile differenziare i propri interessi, le proprie
aspettative e le proprie modalit di vita. Nella dimensione sociale moderna la spinta ad aggregarsi sar finalizzata alla
realizzazione di interessi specifici.
Il sociologo Tonnies, uno tra i primi ad occuparsi del rapporto e della differenza tra COMUNITA e SOCIETA, descrive la
comunit come un insieme di rapporti diretti e non mediati, finalizzati al consolidamento e alla salvaguardia di
determinati valori e obiettivi, e la societ, invece, come un aggregato costituito da relazioni complesse e mediate,
subordinate a strutture e funzioni innaturali. Il passaggio dalla comunit alla societ, considerato da Tonnies come
un momento regressivo che, con lemergere della civilt industriale avrebbe segnato il tramonto dei valori
tradizionali fondativi dei sistemi relazionali e della stessa civilt. Tonnies individua in Bachofen, uno degli interpreti pi
originali per la sua analisi dellorigine e della trasformazione dei meccanismi aggregativi. Le comunit di montagna
cos come le comunit familiari, elementari per struttura e funzione, sono indicate da Bachofen come il luogo ideale e
reale, dove pu sopravvivere il diritto delle origini come modello normativo autentico. Per quanto profondamente
diverse nella loro impostazione, le teorie di Tonnies, Bachofen e Morgan, avranno il merito di evidenziare la differenza
tra i sistemi aggregativi arcaico-tradizionali e il sistema identificativo sociale moderno e anticiperanno, anche se in una
prospettiva diversa, lanalisi di sociologi come Weber e Durkheim. L800 rappresenter un laboratorio straordinario di
riflessione sulla differenza tra culture giuridiche ovvero tra diritto consuetudinario e diritto positivo, che si sovrappone,
in un certo senso, proprio alla riflessione relativa alla differenza tra comunit e societ. Savigny, Geny ed Ehrlich,
avvieranno una profonda riflessione sulle differenze che caratterizzano le diverse societ non solo dal punto di vista
aggregativo, ma anche dal punto di vista normativo. Da tali riflessioni scaturiranno dati imprescindibili per lanalisi del
rapporto tra cultura giuridica e regole sociali, soprattutto in merito alla possibilit di sopravvivenza della tradizione
ovvero di ci che naturale in contrapposizione a ci che artificiale nel sistema normativo e sociale.
Ritorna, in termini diversi, non solo il tema dellidentit storica delluomo moderno, ma anche il tema dei valori
tradizionali e della morale come struttura salvifica della civilt. In questo senso Bachofen ripropone il tema della
differenza tra comunit e societ, evidenziando con tratti positivi, la centralit del diritto matriarcale e del suo

profondo legame con la tradizione. Il tessuto connettivo della comunit, per Bachofen, costituito dal continuo
riferimento ai valori profondi della cultura occidentale. Il diritto materno, rappresenterebbe un universo di valori fino
ad allora sottaciuto, ma che viene proposto da Bachofen come valore fondamentale e vitale. Lanalisi di Bachofen, oggi
sembra acquisire una nuova prospettiva, alla luce delle trasformazioni che caratterizzano il sistema sociale globale.
LA RETE SOCIALE
La progressiva diffusione dei sistemi sociali complessi, a partire dalla fine dell800, incider fortemente sulla
trasformazione dei processi identitari. La societ si presenta, ora, come un aggregato articolato, inclusivo sia degli
individui, sia dei singoli gruppi, che delle comunit allargate, e si appresta ad essere la struttura costitutiva della RETE
NORMATIVA. Il sistema sociale si trasformer in un sistema inclusivo totalizzante, grazie a una rete organizzativa
capace di rendere sovrapponibili e interconnesse le istituzioni giuridiche alle istituzioni sociali. Lobiettivo di pervenire a
una sistematica e progressiva riduzione della conflittualit sociale si traduce in un atteggiamento responsivo e
adattativo dei bisogni e delle aspettative dei consociati e, infine, in una riduzione dei rischi. Sar proprio la valutazione
dellimpatto delle dinamiche conflittuali e dellincidenza del fattore rischio sulla stabilit del sistema sociale a
determinare la nascita del WELFARE STATE.
Questi cambiamenti sfuggono ai primi sociologi dell800, come sfugge loro il sottile processo di normalizzazione.
Foucault, acuto interprete dei processi di normalizzazione sociale e della nascita della societ contemporanea, analizza
le radici di tale processo da cui nato il WELFARE STATE. Gli spazi di interconnessione tra individui e societ saranno
saturati dalle norme. Se ogni segmento relazionale formato da norme, anzi se sono le norme che danno senso alla
relazione, allora nulla deve sfuggire allinclusone normativa. Da questo totale incasellamento e da questa virtuale
forma di aggregazione e appartenenza, nascer lo Stato del Benessere (WELFARE STATE), che avr come principale
aspirazione quella di dare una risposta complessiva non solo a tutte le possibilit associative e relazionali, ma anche a
tutte le aspirazioni e ai bisogni dellindividuo, sempre pi sistematicamente normalizzato. La necessit di difendere la
struttura normativa dalla contaminazione della complessit sociale, porter al potenziamento della capacit del
sistema normativo di assorbire tutte le possibili dimensioni del sociale.
DALLA NECESSITA NATURALE AI BISOGNI SOCIALI
Un passaggio fondamentale per comprendere laccelerazione trasformativa della societ la riflessione sulle
complesse dinamiche sociali legate al concetto di BISOGNO. Le nuove prospettive dello Stato ancora di matrice
borghese si erano gi incominciate a delineare con precisione verso la met dell800, con la distruzione della civilt
contadina, con la nascita del proletariato e il diffondersi dei processi di urbanizzazione, con il dilagare di un vasto
fenomeno migratorio, e con lestensione del diritto di voto e lavvento al potere dei partiti socialdemocratici. Queste
trasformazioni coincideranno con lesplosione di nuovi bisogni, finora rimasti latenti nel corpo sociale. A partire dalla
fine dell800, la diversa percezione delle aspettative e dei bisogni imporr al sistema istituzionale un radicale
ripensamento dellapparato regolativo.
Dopo la prima guerra mondiale e la Grande Crisi del 1929, le contraddizioni del sistema e delleconomia capitalistica
pongono lesigenza di ripensare il rapporto tra istituzioni giuridiche, economia e societ. Le frequenti recessioni
economiche, insieme allaumento del tasso di disoccupazione, determinano lurgenza di un coinvolgimento diretto
dello Stato nel predisporre forme di intervento il pi settoriali possibili. Lo Stato interventista inizia a formarsi,
appunto, tra le due Guerre Mondiali, e in modo pi articolato a partire dal periodo della ricostruzione post-bellica. In
verit, gi negli anni 1883-1892, in Germania, Bismarck aveva istituito un regime di leggi sociali a favore dei ceti pi
bisognosi. Un altro precedente sono le poor law, le leggi per i poveri, varate in GB nel 1601 e soppresse nel 1834, ma
solo negli anni Venti tali misure raggiungeranno unestensione tale da poter parlare di vere e proprie politiche sociali.
Nel secondo dopoguerra la forte crescita economica e produttiva spinger la maggior parte dei Paesi capitalisti a porre
le basi per la creazione del WELFARE STATE. La spinta originaria non era stata solo di tipo economico-politico, ma
anche di origine regolativa e normativa: si richiedeva un aumento del numero delle regole tale da dare una risposta
organizzativa e risolutiva dei nuovi problemi che emergevano nel sociale. Tra sistema sociale e sistema normativo non
ci sar pi soluzione di continuit, ma il tutto sar un unico sistema in grado di assorbire e annullare ogni differenza:
cos che il sistema sociale complessivo include in s tutti gli altri sistemi sociali.
Nonostante una situazione politica difficile, resa tale dalla straordinaria durata del periodo bellico, nonostante le
contraddizioni delleconomia capitalistica emerse con la crisi del 1929, nonostante un forte senso di precariet,
causato dallincubo del nucleare e dalla Guerra Fredda, il mondo occidentale d una risposta rassicurante ai tanti
problemi di una societ in cos straordinaria trasformazione. LOccidente grazie anche al crescente processo di
industrializzazione, conosce un incredibile sviluppo in termini di produttivit, occupazione, benessere, stabilit, a cui

seguir un profondo cambiamento dellintero tessuto sociale. Nella maggior parte dei Paesi europei e in America
cambiano, in pochi anni, le condizioni di vita e le aspettative delle popolazioni. Un numero sempre maggiore di persone
diventa un potenziale destinatario di interventi migliorativi delle condizioni di vita e lincremento, in termini di
aspettative e risposte, comporter una crescita dellapparato statale, organizzativo e burocratico. Il sistema cos
funzionava da stabilizzatore sociale ed economico. Ma paradossalmente e in contraddizione con la politica di
pacificazione sociale, la principale fonte di sostentamento del WELFARE coincider con la corsa agli armamenti, fattore
che incider sulla crisi dello Stato assistenziale negli ultimi due decenni del 900.
LA NASCITA DELLE ISTITUZIONI TOTALI
Il termine WELFARE STATE, Stato del Benessere, viene utilizzato per indicare un SISTEMA TOTALE, dove la promozione
della sicurezza e del benessere sociale ed economico dei cittadini assunta dallo Stato, nelle sue articolazioni
istituzionali e territoriali, come prerogativa e responsabilit esclusive. Il WELFARE STATE si contraddistingue per una
rilevante azione pubblica in importanti settori tra cui la previdenza sociale e lassistenza sociale, lassistenza sanitaria,
listruzione e ledilizia popolare, concretizzando lintervento come meccanismo sostitutivo, compensativo e di aiuto.
Tale presenza si accompagner a una gestione dirigistica della vita economica sia in senso regolativo sia come azione
di pianificazione economica, la cui principale conseguenza sar la creazione di imprese statali e pubbliche. Saranno
poste in essere azioni che, sollecitate anche dalla pressione dei sindacati, trasformeranno le politiche economiche,
avviando una serie di riforme che contribuiranno a cambiare il volto della societ. La teoria keynesiana contribuir al
delinearsi di un atteggiamento diverso e pi dinamico nei rapporti tra sistema sociale, politico ed economico. Il
capitalismo cos, grazie alla sconfitta dei totalitarismi e a convergenze politiche sempre pi frequenti che porteranno
alla nascita di forti partiti moderati, finir con linterfacciarsi proprio con le pressioni sindacali e le esigenze sociali.
Levoluzione tecnologica avr un ruolo fondamentale nella trasformazione del tessuto sociale, incidendo sugli stili di
vita, sul mercato del lavoro e sul riassetto generale degli apparati normo-istituzionali. Il basso costo del petrolio
porter allaumento della produzione, laumento dei redditi permetter la crescita dei consumi, che a sua volta
incider sugli stili di vita e sui sistemi relazionali. Questi fattori, come si detto, causeranno una crescita dei bisogni e
delle aspettative di un segmento sempre pi rilevante del tessuto sociale, avviando un radicale ripensamento dei
tradizionale meccanismi relazionali e identitari. Il miglioramento delle qualit della vita, grazie anche a una sempre pi
estesa disponibilit dei beni, aprir la strada a una radicale trasformazione della vita di tutti, i cui effetti saranno chiari
solo con la globalizzazione.
Lapice del sistema welfarista viene raggiunto alla fine degli anni 70, quando i ritmi di espansione e il circolo vizioso
delle aspettative/interventi, diventano incompatibili con un contesto economico segnato dalla recessione esplosa nel
1973, con la crisi del petrolio. Tuttavia, negli anni successivi, il WELFARE STATE e il boom economico si consolidano. Ma
la crescita virtuale: le nuove tecnologie determinano la riduzione della manodopera con la successiva crescita della
disoccupazione e la stagnazione dei consumi. Queste criticit del sistema costituiranno la fonte pi significativa per
lesplosione di NUOVI DISAGI e nuove precariet, soprattutto sul piano individuale. Dal punto di vista istituzionale i
costi per sostenere il sistema continuano a crescere e provocano la crescita del debito pubblico. Anche per questa
DEGENERAZIONE SISTEMICA, a partire da questa fase si iniziato a parlare di Stato assistenziale, come degenerazione
dello Stato sociale. Lesigenza di coprire i costi necessari per lespansione e il mantenimento del WELFARE STATE, aveva
comportato una continua crescita della pressione tributaria, quindi una diminuzione degli investimenti e dei consumi
privati, con evidenti effetti negativi sul mercato del lavoro e delloccupazione. Una conseguenza da non sottovalutare
, soprattutto in Italia, l istituzionalizzazione del clientelismo e della corruzione adottata da una classe politica ormai
non pi rappresentativa del corpo sociale. Agli inizi del 900, in gran parte dei Paesi industrializzati, lelefantiasi
dellapparato burocratico, il disavanzo pubblico e laumento della pressione fiscale, coincideranno con la scissione tra
sistema politico-istituzionale e societ e sar il primo segnale di crisi dei processi organizzativi tradizionali, diventati
sempre pi inefficienti e improduttivi.
IL DECLINO DEL WELFARE STATE E LA RIVOLUZIONE DEL 1989
La COMPLESSITA SOCIALE costituisce la difficolt a cui aveva dovuto far fronte lo Stato sociale e da cui stato
fagocitato. In una realt sempre pi multidimensionale e dinamica stato inevitabile considerare inadeguata la
tecnica organizzativa basata sullutilizzo di un modello standardizzato e poco dinamico, che era servito a incanalare la
diversit sistematizzandola in schemi predefiniti di tipo organizzativo e normativo. Laumento della complessit da
considerarsi parallela e conseguente alla degenerazione della struttura organizzativa statale. questo il paradosso pi
eclatante del WELFARE STATE, cio dello Stato interventista: da queste trasformazioni partiranno, come forma di
rivolta contro questo tipo di sistema sociale, i processi di individualizzazione che caratterizzeranno il mondo globale. La
vita delle persone era diventata oggetto di regolazione pervasiva, tale da includere ogni possibile azione: lo sforzo
assistenziale welfarista attraversava il tempo di vita dei cittadini nella sua totalit, come ancora nei modelli di

successo dei Paesi scandinavi. Eppure, lindividuo si prepara a liberarsi e a cercare nuove strade identitarie. A
decostruire lintera impalcatura delle istituzioni welfariste sar proprio la globalizzazione.
Quindi in definitiva, il WELFARE STATE ha caratterizzato il 900 fino alla caduta del muro di Berlino. La rivoluzione del
1989, ha cambiato la percezione del mondo. Lapproccio dialettico, su cui era stata costruita tutta la realt, si
frantuma in nuove proiezioni da cui emergono nuovi scenari e protagonisti, in un continuum di contaminazioni sempre
meno arginabili. Lintera struttura politico-normativa era stata pensata alla luce della contrapposizione tra due poli,
quello sovietico e quello capitalistico-occidentale. Con il crollo del muro di Berlino, esplodono i confini identitari e le
nuove soggettivit impongono un ripensamento delle dinamiche sociali, istituzionali e normative. La costruzione
normativa classica, che risolveva il diritto in un ordine e in unorganizzazione ben definiti, caratterizzati da completezza
e unit, cede il passo a una realt regolativa multidimensionale di difficile definizione. A un sistema giuridico basato su
confini geografici e normativi precisi, su processi istituzionali regolari, su ruoli e competenze predefinite, si andata
sostituendo una REALTA TRASNAZIONALE E TRASVERSALE, dove la difficolt maggiore deriva dalla possibilit di
ipotizzare un ordine duraturo e condiviso. Il diritto tradizionalmente concepito costretto a rapportarsi con altri
territori normativi e semantici, con il paradigma economico, politico e tecnologico, di singoli, gruppi, Stati: la regola
del diritto non pi esclusivamente quella statale-istituzionale in senso classico, ma frutto di incroci trasversali, di
innesti, di perturbazioni.
Il concetto usato da Teubner, cio quello di POLICONTESTURALITA, esprime tale trasformazione della realt sociale e
istituzionale; il termine CONTESTURA, indica lordito di una tessitura, ovvero lintreccio tra pi elementi, le cui
caratteristiche definitorie si moltiplicano continuamente in modo esponenziale. Cos, ogni discorso produce la sua
normativit, la legislazione politica perde la sua posizione privilegiata e diventa uno dei tanti centri periferici di
costituzione del diritto accanto alle diverse forme di disciplinamento e normalizzazione. Il mutamento che aveva
caratterizzato il passaggio dalla societ tradizionale a quella contemporanea, tra il XIX e il XX secolo, era stato
dominato dal moltiplicarsi di una serie di formazioni sociali istituzionalizzate, capaci di produrre normativit e
saldare tra loro gli elementi costitutivi del sistema socio-istituzionale. Lomogeneit veneiva garantita dal sistema
istituzionale nel suo complesso. Oggi la cornice data dallunit di Stato, diritto e societ, si rompe e si pluralizza in una
cascata di differenziazioni, dissolvendo il paradosso della norma fondamentale di Kelsen e la struttura sistemica del
WELFARE STATE in una societ aperta.
Lo Stato da normalizzatore si fa regolatore atipico: lo Stato parte tra le parti, riduce i propri ambiti di azione
tramite i processi di privatizzazione e crea nuove forme di regolazione che meglio si adattano alla attuali esigenze
spazio-temporali ovvero relazionali della societ. Lerosione del sistema politico e giuridico di tipo centralizzato ha
moltiplicato le fonti di produzione delle norme, dei sistemi di controllo e del loro impatto, affidando sempre pi spesso
la funzione della regolazione ad autorit esterne e periferiche rispetto ai centri di potere istituzionali, verso nuovi
centri decisionali indipendenti che erodono il territorio normativo tradizionale e aprono la strada al riconoscimento di
nuove soggettivit, nuovi bisogni, nuovi valori, nuove morali. Si riduce cos, il numero di norme erga omnes e si
determina un ampliamento delle regole settoriali e specifiche, si pensi alla possibilit della decretazione durgenza, in
contrapposizione allaccezione classica del diritto e dello Stato di diritto, che presupponeva lesistenza di regole valide
per tutti e durature nel tempo.
CAPITOLO 2 MOLTEPLICE, DIVERSO, SINGOLARE
OLTRE IL DIRITTO
Il sistema normativo ha rappresentato lordine e lorganizzazione dellordine, il posto delle cose e degli individui, la loro
funzione e la loro definizione, la loro distinzione e la loro differenza. Lo Stato di diritto, proprio perch territorio
normativo, faceva quadrato intorno al problema, fissava le regole precise, tracciava i confini e controllava,
prevedendo qualsiasi elemento di variazione allinterno del sistema: tutto era potenzialmente previsto e ricondotto
dentro uno schema preciso e non perturbabile. Il diritto non era solo comando, ma anche strumento per organizzare
lesistenza degli individui nella sua completezza. Tale necessit stata teorizzata, dal punto di vista normativo, da
Kelsen, che si posto il problema di individuare il criterio qualificatore della giuridicit, per costruire una teoria pure
del diritto, depurata da ogni ideologia politica e da ogni elemento naturale o sociale, intesi come elementi di
contaminazione del sistema. Dopo Kant, stato Kelsen il pi accanito sostenitore dellestraneit del diritto dalla
morale ovvero dalle problematiche sia individuali che sociali, che avrebbero potuto compromettere lunitariet del
sistema. La costruzione normativa per Kelsen solo un ordine gerarchico in base al quale la norma inferiore trae
validit da quella superiore. Questa deduzione, procedendo a ritroso, approda a una norma fondamentale, che d
validit a tutta la costruzione. Tale norma, per, non e non poteva essere posta, ma presupposta. Kelsen ha

individuato questa norma nella Cosituzione e nel momento in cui si interrogato sulla sua validit stato costretto a
ricorrere al principio di effettivit, alla regola delle regole, cio : PACTA SUNT SERVANDA.
Tramite il sistema kelseniano si conclude il passaggio da un diritto basato su un potere astratto, assoluto e informale, a
un potere coincidente con un sistema regolativo reale, tecnicamente condizionato e formale. Questo sistema, per,
una volta pervenuto alla sua massima realizzazione, quando ha dovuto riconoscere il sistema sociale imploso.
Infatti, nel momento in cui si riprodotto al suo interno, un sistema iper-organizzato e sempre pi differenziato
necessario per assorbire laccelerazione del cambiamento sociale, il sistema normativo ha mostrato le sue difficolt
operative. La rigidit del meccanismo di connessione interna al sistema non riuscito a fronteggiare la
multidimensionalit del mondo globale. Il sentore di questo ERRORE DI SISTEMA, gi presente nella teoria
funzionalista, il cui principale interprete Luhmann. Luhmann ha individuato nella comunicazione/informazione il nodo
pi problematico dei rapporti tra i sistemi. Luhmann considera gli organismi, i sistemi psichici e sociali come sistemi
delimitati, operativamente chiusi, autopoietici. Autopoietici perch creano autonomamente gli elementi necessari al
proprio funzionamento e alla propria autoriproduzione, procedendo secondo il codice binario legale/illegale,
dentro/fuori. Un codice puro quanto la norma kelseniana. Ciascun sistema di connessione da considerarsi, infatti,
come strutturalmente determinato; i sistemi sono strutturalmente accoppiati luno con laltro, si condizionano a
vicenda, ma tra di loro non c nessuna interazione costruttiva.
IL PROGETTO NORMATIVO PARZIALE
Il WELFARE STATE stata lultima rappresentazione dello Stato come sistema totale. Tra istituzione statale e
istituzione sociale non vi era pi soluzione di continuit: il diritto ormai, si era trasformato in norma. Nessuno spazio di
separazione tra diritto e societ, tra diritto e persone: il tutto era nella sua specificit, un sistema che
autopoieticamente rielaborava le regole della propria esistenza e le riproduceva allinfinito. La riproduzione infinita dei
sistemi, dovendo fronteggiare un cambiamento sempre pi accelerato e dovendo individuare il nesso di connessione di
volta in volta pi adatto a salvaguardare lAMBIENTE, ha iniziato a funzionare in automatismo. Sovrapponendosi
continuamente in una spirale comunicativa implosiva, i sistemi hanno determinato la frantumazione dei confini
identitari e la loro stessa struttura. Cos si spiega la molteplicit di contesture relazionali e regolative: una spirale che
avvolge tutto, discorsi, persone, regole e convenzioni.
Il paradigma giuridico sembra non essere pi capace di governare il mondo: appare destinato a soccombere di fronte
agli altri paradigmi. Ogni ambito, infatti, rivendica la propria universalit e unautonoma idea della giustizia. In una
situazione del genere, il diritto deve continuamente mettersi in discussione e riproporsi come PROGETTO NORMATIVO
PARZIALE. Esso deve accettare il conflitto e incorporare i materiali significativi degli altri discorsi sociali. Il diritto
policontesturale, non strutturato gerarchicamente, ma strutturato da un insieme eterarchico di norme. Cos il
diritto viene creato e mantenuto da sistemi sociali differenti, caratterizzati da razionalit proprie e contraddittorie. Il
diritto rimarrebbe diritto, rimarrebbe identico a se stesso, ma comunque diverso da se stesso, dato che viene creato
in discorsi sociali differenti. Il tessuto giuridico e quello sociale, perci, vanno ripensati in un rapporto non pi di
subordinazione del secondo al primo, ma in una relazione trasversale e mutevole. Lo Stato stesso diviene interlocutore
diretto delle prassi sociali, anzi, parte tra le parti, scende in campo per interpretare un ruolo che muta col mutare dei
suoi interlocutori. Il nuovo diritto si chiama DIRITTO MEDIATIVO.
I DIRITTI GLOBALI
La cultura globale ha trasformato il tessuto sociale e normativo, ha assottigliato la possibilit di uno spazio di
interazione produttivo di senso tra diritto e societ e tra aspettative sociali e risposte normative. La globalizzazione ha
scardinato la gerarchia normativa, ha rotto i confini dei sistemi giuridici nazionali e ha imposto realt giuridiche
frammentate. Mentre il diritto di fine secolo sembrava oscillare tra due alternative apparentemente in contraddizione,
ma in realt speculari: da un lato, la tendenza allomogeneizzazione politica, giuridica e culturale e, dallaltro, il
tentativo di riaffermare una cultura della differenziazione e specificit, al contrario i diritti dellera globale annullano e
enfatizzano le contrapposizioni e le contraddizioni, spodestando i centri decisionali tradizionali e sottraendo loro le
possibilit risolutive dei conflitti. La lex mercatoria il simbolo di un nuovo diritto, che sfugge al controllo
giurisdizionale statale. Le pressioni di un mercato acefalo, sempre pi transnazionale, spingono, le imprese
multinazionali a dare vita a forme sistemiche atipiche, che, sono orientate a minimizzare i rischi e massimizzare le
possibilit operative.
Da un punto di vista istituzionale, una spinta in questo senso venuta dallesplosione e dalla sovrapposizione di nuove
soggettivit, che hanno esaltato i regionalismi e i localismi, proiettando il mutamento nel senso del pluralismo, del
dinamismo e del decentramento politico-amministrativo. Allo stesso modo, si sono verificate radicali trasformazioni nel

mondo del lavoro, dove sono cambiate le dinamiche professionali, sono nate nuove tipologie lavorative e sono stati
adottati nuovi codici normativi, tutti fenomeni che spingono a modificare il tradizionale modo di concepire il tempo e lo
spazio dellattivit produttiva di ognuno e con esso il ciclo di vita del cittadino globale. Il tempo e lo spazio del mondo
del lavoro, non solo sono stati modificati in maniera sostanziale, per ci che attiene le tutele e le garanzie, ma essi
stessi non possono pi essere utilizzati come criteri ordinativi e individuativi dei percorsi identitari e delle strutture
relazionali. Cos, il sistema normativo contribuisce a rendere dinamiche e trasversali le procedure di certificazione e di
riconoscimento dellidentit di ognuno di noi. E il sistema che si adatta alla prassi e non viceversa ed il diritto che, di
conseguenza, costretto a cambiare il suo modo di porsi, la sua disponibilit a garantire certezza ed efficacia, e a
mostrarsi, ora, nel ruolo di parte tra le parti.
La globalizzazione ha messo in discussione i fondamenti della nostra soggettivit: alla scansione rassicurante ieri-oggidomani si sostituisce un senso di precariet che porta a riconoscere solo la dimensione delloggi assoluto. Sempre pi
assorbiti dalla realt virtuale, che impronta ogni attivit e lo stesso tempo di vita, quello individuale come quello sociorelazionale, gli individui tendono a perdere la cognizione reale del tempo e dello spazio. Il futuro, come il passato, intesi
come strumenti produttivi e costruttivi, non sono pi elementi essenziali e costitutivi della nostra identit.
Naturalmente anche i riferimenti valoriali hanno subito un evidente cambiamento. I nuovi sistemi di riconoscimento e
identificazione, determinano una radicale trasformazione e re-interpretazione della realt e dei meccanismi relazionali:
gli esempi pi eclatanti ci vengono dalla comunicazione globale, che la pi efficace chiave di lettura della realt
attuale, nel cui ambito le persone possono assumere identit mutanti, con schemi comunicativi segmentati e
contraddittori. Lo spazio relazionale si risolve, cos, nella comunicazione globale. I nuovi mezzi di comunicazione
comprimono il nostro mondo nella dimensione del villaggio o di una moderna trib, dove tutto arriva a tutti, dove
ciascuno ne prende conoscenza e vi partecipa solo e nel momento stesso in cui accade. La diversa cognizione dello
spazio e del tempo, e la diversa dimensione della relazione interindividuale e tra gli individui e le istituzioni causa ed
effetto della dimensione virtuale e, di sistemi aggregativi fluttuanti, di comunit virtuali, mutevoli e transitorie( reality
show, blog, chat, social network). Le regole di appartenenza, su cui erano state fondate le aggregazioni sociali
moderne, che avevano consentito allindividuo di definire la propria identit e di proiettarsi in una dimensione stabile
di spazio e tempo, sono rimesse in discussione.
GLOBALE E AMBIENTALE
Eppure, anche la globalizzazione sembra avere una sua storia. La rivoluzione del Terzo Millennio ha sancito la fine di
protagonismi culturali e concettuali, politici e sociali. E linizio a perdersi nelle mani della rete globale, dove lio e
laltro sembrano non riconoscersi pi. La cultura globale ha rimodulato la societ, ne ha stravolto i confini, ha
pluralizzato i protagonisti e ha riproposto allattenzione di tutti le problematiche fondative dello Stato moderno. Il
contesto, fragile e insidioso, in cui oggi vivono le persone si chiama AMBIENTE e lemergenza, si chiama RISCHIO.
DAL WELFARE STATE ALLO STATO DI NATURA
La rottura dellequilibrio tra sistema-societ e sistema-ambiente connessa con la difficolt di dare una definizione
precisa dello spazio dove collocare la propria esistenza: questo il senso pi evidente della profonda precariet
esistenziale che caratterizza la societ globale. Non dimentichiamo che nel suo significato etimologico ambiente
ci che sta intorno. Oggi, il problema non solo la definizione di questo spazio vuoto esterno, quanto piuttosto la
connotazione dello spazio interno fortemente compromesso dai pericoli provenienti dallo spazio esterno. Storicamente
il sistema sociale esistito solo in quanto riuscito a cambiare lo spazio in cui si andato articolando e strutturando.
Solo per convenzione lo spazio stato diviso in due categorie: AMBIENTE NATURALE e AMBIENTE COSTRUITO. E stato
sempre il sistema sociale a modellare il sistema naturale. Se oggi tale rapporto diventato problematico, lo per le
difficolt che vive lambiente umano a relazionarsi in termini compresivi nei confronti dellambiente naturale.
Quando parliamo, oggi, di ambiente, il concetto a cui lo colleghiamo quello di PERICOLO o RISCHIO. Lambiente ci
appare in pericolo e portatore di pericoli. In verit nessuno dei saperi esperti accreditati in condizione di poter dare
informazioni certe sullentit del rischio diffuso o percepito come tale. Questo aumenta la sensazione di insicurezza. Un
ambiente sano sembra possibile solo in poche aree protette, chiuse. E uneccezione rispetto alla norma ed in
controtendenza rispetto allesperienza della condivisione sociale dello spazio a cui eravamo abituati fino a poco tempo
fa. In genere, nelle societ tradizionali, la necessit di affrontare i pericoli creava alleanze, unioni, sicurezza, stabilit
e, cos, tessuto sociale: oggi il rischio divide, disaggrega. Si pensi ai contagi di cui tutti hanno recente memoria, che
formano una sorta di ribellione del mondo della natura contro il mondo umano, unattestazione di indifendibilit.(basti
pensare il disastro nucleare di Cernobyl, la Sars, la Viaria, la mucca pazza).
COMUNICARE LAMBIENTE

Limpatto ambientale solo un problema di informazione, cio un problema di comunicazione di saperi esperti. Nel
giro di qualche decennio, la comunicazione sullambiente si trasformata in un vettore strategico basilare per le
scelte politiche, sociali ed economiche, sia a livello locale che mondiale. La valutazione dellimpatto ambientale sulla
rappresentazione che, oggi, si ha nel sociale dellambiente e dei rischi che ne derivano, condiziona laspettativa di
qualit della vita, nel senso pi ampio del termine (durata, capacit relazionale, sicurezza, continuazione della
specie), modificando, cos, il sistema relazionale ed esistenziale. Il problema del rischio ambientale si colloca, in origine,
nel nodo complesso del rapporto tra la necessit di spingere avanti la macchina del progresso e della crescita e
linevitabile e altrettanto necessaria manipolazione e addomesticamento dellambiente naturale.
Da quando i sistemi sociali sono divenuti sempre pi complessi, il rapporto con lambiente esterno stato vissuto in
termini contraddittori, per due ordini di motivi: innanzitutto, lambiente/natura spinto fuori dal sistema sociale, in
secondo luogo ci che rimasto fuori, e questa la condizione attuale, divenuto estraneo, incombente e minaccioso.
Normalmente tutti utilizziamo il termine ambiente per rappresentare lo spazio dove viviamo, la dimensione spaziotemporale a cui apparteniamo e riserviamo la nostra cura. Gli ultimi 50 anni del secolo passato, sono stati significativi
per questatteggiamento di cura per lambiente inteso come spazio umano, e abbiamo assistito a un disinteresse
dello spazio esterno, cio della natura.
RISCHI E NECESSITA
Le scienze sociali, sulla base di tali presupposti, sono state chiamate in causa, per affrontare, in una diversa
prospettiva, il problema del rischio ambientale. Si cos imposto un nuovo modello interpretativo che ha rimesso in
gioco vecchi problemi e antichi modelli, ma che ha riattualizzato la LOTTA PER LESISTENZA. In questo senso si passati
da una concezione della natura: come AMBIENTE ESTERNO, nei cui confronti porre in essere un atteggiamento di
aggressivit finalizzato alla sottomissione e addomesticamento della natura; a un AMBIENTE DIFFUSO, verso cui avere
un atteggiamento di indifferenza. Di qui un uso indiscriminato dellambiente (effetti inquinanti); e infine a un
AMBIENTE ESTRANEO, ma minaccioso, carico di pericoli sconosciuti. Tralasciando le prime due fasi, nella realt globale
il rischio ambientale diventa uno strumento indicatore della precariet esistenziale, sia come capacit di proiezione nel
futuro (impegno per la prosecuzione della specie), sia come capacit di comunicazione attiva. E cos che lambiente
divenuto un PROBLEMA SOCIALE.
Luso stesso del termine IMPATTO ci da una connotazione negativa del rapporto tra sistema sociale e sistema
ambientale. Per molto tempo la letteratura sociologica ha negato allambiente un sua specifica identit; il fatto sociale
e lazione sociale erano le uniche categorie utilizzabili per comprendere la realt. Oggi, invece, il problema pi urgente
svincolare e rendere autonomo il sistema sociale da quello ambientale, ipotesi tale da far pensare a una pi semplice
strada per assicurare la sopravvivenza della specie e lequilibrio del sistema sociale. Cos, oggi, il rischio diventato un
problema sociale, proprio perch ci permette di misurare la difficolt di rendere efficaci i flussi comunicativi che
fluttuano dal sistema sociale al sistema ambientale e viceversa e valutarne gli effetti.
LIGNOTO AMBIENTALE
I problemi ambientali, hanno finito con lassorbire le problematiche normative, istituzionali, sociali, economiche. Un
caso estremo in questo senso lecologismo NIMBY o NIABY che, come atteggiamento e proiezione, moltiplicano in
modo esponenziale la percezione del rischio di ricatti e pressioni sociali derivanti dallIGNOTO AMBIENTALE. Il rischio
ambientale sostanzia cos il tessuto sociale, lambiente ridotto a ci che sta intorno alle persone, al loro quotidiano,
alle loro paure. Questa consapevolezza impone una domanda: LA NATURA E IN SE UN BENE DA TUTELARE O UN
NEMICO DA CUI DIFENDERSI?
TUTELE E GARANZIE
In un momento storico dove il diritto sembra sprofondare in una palude di difficolt regolative e definitorie, la realt
sociale sembra dispersi nei diversi rivoli della globalizzazione. La percezione che noi abbiamo oggi del diritto quella di
OSSERVATORE ESTERNO. Eppure fino ad oggi solo il diritto era riuscito a garantire la stabilit dei sistemi relazionali,
consentendoci di interpretare la nostra identit e di strutturare il sistema sociale. Il sistema giuridico aveva
consentito di approssimarsi a una possibile armonizzazione di libert e sicurezza tramite la costruzione del BENE
COMUNE.
Oggi i sistemi giuridici sono sottoposti a due pressioni: le diaspore identitarie e lo scontro tra civilt. Il sistema
normativo aveva contribuito a creare efficaci strumenti di tutela del sistema sociale. Nella lotta di tutti contro tutti, i
sistemi di difesa tradizionali, oggi, si mostrano insufficienti e inadeguati a garantire riconoscibilit e reciprocit. Di qui
la percezione sempre pi diffusa di solitudine e singolarit che attraversa il sistema sociale. Il rischio di erosione non

solo del sistema giuridico, ma anche della societ altissimo. Le tecniche che sono messe in campo da gruppi di
pressione che condizionano la tutela del bene comune e della libert di tutti incidono sia sui sistemi relazionali che su
quelli istituzionali. Il SISTEMA-AMBIENTE il contenitore onnicomprensivo in cui pi evidente tale condizionamento,
con lerosione del tessuto sociale, il calo del livello di fiducia e la percezione di una dimensione esistenziale precaria.
Il sistema giuridico, aveva contribuito alla diffusione di un atteggiamento di FIDUCIA CONDIVISA, rendendo certa, in via
prioritaria, la possibilit di assicurare le condizioni per la tutela del bene pi prezioso: la VITA. Si diffusa, cos, la
consapevolezza che tale azione di tutela non si sarebbe potuta realizzare se non accettando un PATTO DI COESIONE
PACIFICA. questo patto che il diritto ha garantito nel tempo, con la normalizzazione dei nostri comportamenti e
larmonizzazione degli obiettivi individuali e collettivi. La societ civile nata cos: la nostra individualit frutto di
questi limiti, la nostra societ e il nostro Stato sono frutto di quel patto. I processi trasformativi del mondo globale
hanno rimesso in discussione il sistema sociale e statale, la dimensione dellindividualit e della relazionalit.
GOVERNARE LA GLOBALIZZAZIONE
Quale sistema pu garantire la stabilit dinamica ai cittadini del mondo globale ovvero far s che il rischio non sia
lunica risposta aggregativa possibile? Il diritto ha garantito nel tempo organizzandola lesistenza delle persone e delle
cose definendoli in categorie e predisponendo sistemi di difesa dallimprevedibile. La globalizzazione coincide con
lIMPREVEDIBILITA e la fine di quelle certezze: sistemi regolativi di ogni tipo, oggi, si affacciano allorizzonte della
storia, mettendo in discussione i modelli precostituiti. Eppure, proprio il pluralismo, che laspetto pi significativo
della globalizzazione, rischia di essere sopraffatto dalle derive nazionalistiche che legittimano, in nome di un virtuale
bene comune, razzismo e violenza, esclusione e ghettizzazione del diverso. Il FONDAMENTALISMO IDENTITARIO e
la spinta a forme di COMUNITARISMO GHETTIZZANTE, sono cresciuti in modo esponenziale con il ridursi della capacit
di presa delle istituzioni. Le stesse istituzioni statali sono impegnate nella definizione del proprio ruolo e di capacit
decisionali adeguate alle pressioni esterne. Tuttavia, nuove esigenze in termini di sviluppo, nuove dinamiche
identitarie, nuove articolazioni nei rapporti tra Stati, impongono strategie collaborative produttive di fiducia e
consenso. Lindividuo cittadino del mondo globale, solo e disorientato, disperso nelle infinite identit delluniverso
glocal alla ricerca di un modello istituzionale e regolativo, attraverso cui ritrovare la propria individualit, la propria
identit, il senso del vivere. Di qui, il forte bisogno di conciliare le trasformazioni istituzionali con il BISOGNO DI
IDENTITA.
CONSENSO, COOPERAZIONE E FIDUCIA
La globalizzazione ha rimesso in discussione con le regole di convivenza adottate sino ad ora anche i processi
decisionali di tipo politico-normativo, che divengono sempre pi interdipendenti dalle dinamiche economiche e del
mercato. Una progettualit condivisa si fa strada come unica scelta possibile per far fronte alla crisi del sistemamondo. La necessit di sperimentare forme di collaborazione, diventa un percorso istituzionale obbligato. Il mondo
alla ricerca di un possibile MODELLO DI SVILUPPO, capace di adeguarsi alle aspettative di crescita, soprattutto socioeconomiche, dei cittadini del mondo globale. La crisi economica, ha imposto scelte collaborative tra tutti i Paesi del
mondo, sino a ora considerate impensabili. SALVARE UN SISTEMA PER SALVARLI TUTTI, secondo linee collaborative che
ridefiniscono lidentit stessa di tutti gli interlocutori istituzionali. E la strada seguita da Barack Obama: la sua
comunicazione o meglio il suo dialogare, in particolare sul web, rivolto non solo agli statunitensi, ma potenzialmente
ai cittadini del mondo. Una comunicazione incalzante, finalizzata alla creazione di un consenso allargato e inclusiva di
tutte le criticit del mondo globale. In altre parole, un invito alla collaborazione allargata e trasversale e al recupero
delle relazioni di fiducia, che prescindono dagli schemi identitari e culturali tradizionali e che stanno incidendo anche
sul ruolo politico di tutti gli altri Paesi.
LA RETE COMUNICATIVA
La comunicazione, come abbiamo detto, oggi il vero terreno di incontro e scontro delle forze in campo.
Allorganizzazione ordinata e sistematica, ma silenziosa, del sistema normo-istituzionale tradizionale, si sostituisce, la
CONNESSIONE COMUNICATIVA, fluttuante e mutevole. E qui che il diritto come sistema statico perde terreno, qui
che si frantumano le strategie dintervento tradizionali, ma anche qui che si potrebbero aprire nuovi scenari per
lincontro tra le culture. Cos, la cooperazione, risponde alla necessit di non avvalorare semplicistiche assimilazioni
culturali o politiche, ma di far salva la capacit di ricezione delle diversit dei modelli esistenti e, potenzialmente, di
avvalorarne gli aspetti propulsivi a beneficio di tutti. Questa capacit di riconoscimento pu funzionare, infatti, come
moltiplicatore di sviluppo e come risposta operativa di fronte allo stallo delle istituzioni meramente statali, ma anche
come attivatore di fiducia e certezza. La cooperazione si presenta come lunico strumento istituzionale capace di
produrre reciprocit, potenziare la capacit diniziativa, di ottimizzazione delle risorse disponibili, nel rispetto della

diversit identitaria e sistemica in senso ampio, cio culturale e umana. La cooperazione dialogo, riconoscimento,
possibilit di rendere concrete le possibilit di crescita e sviluppo. La cooperazione una scelta di opportunit,
necessaria per conseguire obiettivi comuni, sia a livello locale che internazionale.
Le strategie cooperative, nonostante le innumerevoli difficolt, in termini di rischi e precariet, lascerebbero
intravedere la possibilit di creare un mondo pacificato o quanto meno in equilibrio, in cui possano essere rivalutate
tutte le specificit culturali e normative dei Paesi interessati. La cooperazione pu essere letta, come modello positivo
della globalizzazione. A dispetto della frammentazione economica, politica e culturale, la condivisione delle risorse e
delle strategie dazione e lavvicinamento delle singole legislazioni costituirebbero un progetto efficace capace di
consentire alle singole realt istituzionali e sociali di confrontarsi e di rispondere alle sfide che vengono dal rapido
cambiamento imposto dallo scenario globale.
GOVERNANCE E MULTICULTURALISMO
Di fronte alla necessit di consentire a soggetti diversi di interagire, diventa inevitabile riformulare le strutture
relazionali, i sistemi verticali e i meccanismi decisionali rigidi; la GOVERNANCE pervade, in quanto innovativo percorso
decisionale e organizzativo, tutte le istituzioni. Agire su un determinato territorio tramite lo strumento della
GOVERNANCE, potrebbe portare alla realizzazione di condizioni atte a far superare quella distanza che ha
caratterizzato, fino a oggi, le relazioni tra gli Stati forti e quelli deboli, tra culture egemoni e culture subalterne. Allo
stesso modo, il MULTICULTURALISMO sembra essere il destino del mondo globale, la strada obbligata per superare i
limiti di unazione istituzionale di tipo strumentale e verticale, finalizzata esclusivamente alla tutela di modelli
istituzionali, economici e culturali forti. Innescare meccanismi correttivi degli squilibri tra Paesi e utilizzare il capitale
sociale di cui ogni Paese dispone, non solo pu consentire di portare allottimizzazione delle risorse, ma pu significare,
porre le basi per la creazione di una STRATEGIA REGOLATIVA CONDIVISA. In un processo di sviluppo sociale e culturale
condiviso, lorizzontalizzazione dei processi decisionali sono la struttura possibile nel cui ambito costruire un nuovo
assetto istituzionalizzato per la comunit globale.
IL DIRITTO CONDIVISO
Se la negoziazione, la cooperazione e la governante sono gli strumenti istituzionali pi adeguati per rispondere al
mutamento e alla frammentazione in atto, la mediazione come la conciliazione e come altre forme di risoluzione
alternativa delle controversie, sono la risposta pi duttile per le aspettative di tipo identitario e per le tensioni
conflittuali del cittadino globale. Le due possibilit storiche per la soluzione di conflitti che insorgono nella societ sono
state, da sempre, la politica e il diritto. Strumenti pi o meno alternativi, politica e diritto hanno contribuito a creare a
stabilizzare i sistemi sociali e le loro componenti. Il WELFARE STATE, come abbiamo visto, ha rappresentato, per molti
versi, la combinazione vincente di questa sinergia finalizzata alla pacificazione sociale. Questo sistema di
stabilizzazione si per, ampliato secondo un meccanismo incontrollabile, fino al punto da non riuscire pi a
implementare azioni di raccordo tra centro e periferia. Alla fine imploso, trascinando con s, identit certe istituzioni
condivise.
Il diritto mediativo si colloca, in questo nuovo scenario, come lo strumento pi efficace e pi rispondente alle nuove
tipologie conflittuali e alla loro risoluzione. Lapproccio mediativo alle situazioni di conflittualit, un percorso che si
adatta allequilibrio dinamico globale. E questa linnovazione pi evidente dellapproccio mediativo rispetto agli
strumenti tradizionali di risoluzione delle controversie. Il diritto mediativo, rispecchia uno dei connotati tipici della
globalizzazione, cio SEMPLICITA E COMPLESSITA. Lapproccio mediativo lesito delle trasformazioni socioistituzionali e delle dinamiche identitarie globali. Le scelte mediative sono una risposta alla crisi del sistema giudiziario
di regolamentazione delle controversie e si concretizzano tramite lutilizzo di strumenti innovativi e risolutivi delle
complesse dinamiche identitarie conflittuali.
UNA RISPOSTA AL CONFLITTO
La societ globale esprime, dunque, una forte richiesta di rassicurazione e di giustizia, di fronte al logoramento dei
meccanismi di fiducia. La trasformazione delle strutture socio-istituzionali e del sistema regolativo ha inciso fortemente
sui processi identitari. Il sistema normativo, cos come si era strutturato nellarco di almeno due secoli, era servito ad
assicurare non solo gli ambiti operativi delle norme, ma soprattutto, le modalit di definizione della nostra identit. Le
relazioni conflittuali erano configurabili essenzialmente come contrapposizione delle parti, prevista e incanalata dai
sistemi normativi. Non difficile comprendere come le dinamiche identitarie globali abbiano stravolto questo ordine. Il
territorio su cui si articolano le dinamiche conflittuali diventa, cos, mutevole. Si pensi, ad esempio, allattualit della
CLASS ACTION, che attraversa in modo trasversale gli interessi e le identit dei soggetti coinvolti. Ognuno di noi sa

quanto sia difficile, oggi, definirsi in maniera definitiva o collocarsi spazialmente e temporalmente adottando i criteri
individuativi tradizionali. La realt di oggi un realt mutevole e perci fonte di disagio e precariet.
E qui che si colloca il discorso sulla mediazione, che causa ed effetto di queste trasformazioni socio-normative. Lo
Stato stesso diventato parte tra le parti, scende in campo per dare RISPOSTE PARZIALI e non efficaci nel tempo. Il
cittadino globale si chiede ogni giorno chi e cosa vuole, poich i TRADIZIONALI CONTESTI DI APPARTENENZA non
riescono pi a dare una risposta sufficiente a tali domande. Il PROCESSO MEDIATIVO si inserisce in queste discontinuit
e sembra offrire una risposta. Per istinto tutti tendiamo a ridurre le perdite e ottimizzare i guadagni. Da qui si
originano le competizioni che possono portare a un conflitto tra le parti. Il confronto mediato tra le parti evita la
degenerazione del conflitto. Il MEDIATORE attiva uninterazione che deve portare alla gestione del conflitto in termini
espliciti e perci produttivi di nuovi accordi, al fine di rendere compatibili gli obiettivi che, prime, rendevano le parti
incompatibili. Il MEDIATORE partendo dal conflitto, lo ripropone come base di una nuova DISCORSIVITA, di un nuovo
modo di comunicare e di porre in essere relazionalit.

CAPITOLO TERZO WHATS HAPPENING?


GLI INTERESSI IN GIOCO
Forse, la narrazione del tempo vissuto non mai stata cos negativa quanto oggi, dove il margine di fiducia sembra
alquanto residuale. Lentamente si fatta strada nella coscienza dei cittadini la convinzione del pericolo e della fine,
strettamente dipendente dallazione di tutti, come nel caso pi clamoroso degli effetti dei disastri ambientali. La
diffusione di questa consapevolezza, contribuisce ad abbassare il livello di socialit, spingendo ognuno a restringere lo
spazio di relazione, diffondendo ancora di pi, il senso di precariet e di impotenza. E il caso recente della crisi
finanziaria, che ha pervaso lintero mondo, incidendo non solo sul governo delle singole economie, ma anche
sullimmaginario di tutti i cittadini. La verit di cosa sia accaduto e cosa potr accadere nessuno la conosce.
La cultura della socialit costruita in pi di due secoli, con il suo portato di senso, premessa e ispiratrice di grandi e
duraturi sistemi aggregativi, democratici e welfaristi, nel loro esito finale rassicuranti e protettivi per le persone,
sembra naufragata in un mare vuoto. Si pensi ai progressi della democrazia che oggi non riesce ad arginare le insidiose
dinamiche degenerative. Si rimettono in discussione assiomi che hanno fatto la storia della coscienza del mondo civile,
come quella del giusto e del bene, del normale e del diverso, dellio e dellaltro. Si ritorna, cos, alle origini del percorso
attraverso cui si era cercato di definire e dare risposta alle domande che erano state enucleate nellintento di DEFINIRE
LA SOCIETA.
SOCIO-SCETTICISMO GLOBALE
Il diffuso pessimismo potrebbe giustificarsi, secondo alcuni, come esito di uno degli assiomi basilari delleconomia, cio
che il comportamento umano, sarebbe dettato dalla salvaguardia esclusiva dellINTERESSE e dellUTILE INDIVIDUALE, e
non allaspirazione e tutela del bene comune. Il dominio del mercato confermerebbe questa considerazione. E
indubbia la sovrapposizione tra dinamiche di mercato e dinamiche comunicativo-relazionali. Da questa
sovrapposizione derivano tutti gli elementi che ci consentono di decifrare la realt contemporanea nella sua
dimensione pi evidente, cio nella dimensione di una conflittualit diffusa, mutevole e incontrollabile.
La valutazione individuale dellinteresse oggi determinata dalla percezione del rischio e dalla possibilit di
socializzazione e condivisione delle possibili conseguenze. In questo senso diventa centrale la comprensione e
lutilizzazione dellinteresse come valore fondativo dellidentit. Ma oggi come possiamo definire lIDENTITA?. Oggi
lidentit prevalentemente CONFLITTO.
Linteresse individuale tende a prescindere dallinteresse sociale e dal bene comune, e il diritto fa fatica a dare
concretezza a predisporre risposte accettabili e valide per tutti. Partecipazione, consenso e fiducia sono possibili cos,
solo attraverso la creazione di nuovi sistemi organizzativi e regolativi. Lo SVILUPPO SOSTENIBILE possibile solo in un
ecosistema sociale, dove il capitale umano, sociale e naturale, possano essere combinati in una prospettiva strategica
vincente. Le scelte politiche dirigistiche e decisionisti che non rispondono pi alle aspettative e necessit della societ
globale. Al contrario la GOVERNANCE e la POLICY possono attivare e socializzare le risorse istituzionali, sociali ed
economiche, non solo in vista della riduzione dei rischi, ma, soprattutto, nella prospettiva della condivisione, del
dialogo, della fiducia.

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