La prima parte delle Lezzioni di M. Benedetto Varchi nella quale si tratta della Natura, della Generazione del corpo humano, e deMostri.
Quello, che noi intendiamo di fare in questa presente lezzione, trattare de Mostri, cio dichiarare con maggior agevolezza, et migliore ordine, che saperremo, Che cosa siano, Onde nascano, et perch si generino i Mostri. (B. Varchi, Lezzioni, p. 97) Immediatamente Varchi riduce le questioni a tre, togliendo di mezzo la prima, vale a dire se i mostri siano: ci presupposto, i mostri sono; di ci non possibile dubitare e, di consegunza, la domanda viene meno: il mostre , esiste. Dunque, anzitutto essenziale sapere che cosa sia un mostro e Varchi fornisce due definizioni: la prima, secondo il nome, spetta ai grammatici; la seconda, secondo la cosa, tocca invece al filosofo Quanto alla diffinizione della voce: Mostro detto dal mostrare, cio significare, quali, che egli dimostri, significhi, et annunzii alcuna cosa futura, buona, rea, che ella sia. Onde in questo medesimo significato usavano glAntichi per le medesime cagioni Ostento, Portento, et Prodigio (p. 98). Varchi riprende qui la definizione che Agostino d dei monstra nel Libro XXI de La citt di Dio: monstra derivano da monstrare, perch dimostrano facendo conoscere qualcosa; ostenta da ostendere; portenta da portendere, cio perch fanno presagire, e prodigia, perch dicono in appresso, cio preannunziano il futuro, salvo il fatto che Agostino aggiunge: quei fenomeni che si denominano monstra, ostenta, portenta, prodigia devono mostrare, ostendere, portendere e predire che Dio compir gli atti che ha preannunziato di compiere sul corpo degli uomini perch non lo trattiene alcuna difficolt, non l'ostacola una legge di natura. Prosegue Varchi: Quanto alla diffinizione della cosa, Mostro (pigliandolo generalmente, et nella sua pi larga significazione) si chiamano tutte quelle cose, le quali avvengono fuori dellordine consueto, et usitato corso della Natura in qualunche modo avvengano, et per qualunche cagione (Ibidem). Varchi fa poi un lungo elenco di ci che fuoriesce dal corso naturale delle cose, citando esplicitamente Plinio il Vecchio e la classificazione di mostri che egli fornisce nella sua Naturalis Historia. A questa prima e vastissima definizione del mostro (allinterno della quale sono compresi tutti gli eventi straordinari, persino a livello atmosferico: un vento od un caldo eccessivi) segue una definizione ristretta allintendimento e al volere: Mostri nella seconda, et pi stretta significazione, si chiamano tutte quelle generazioni, le quali si fanno oltre il volere et fuori dellintendimento di chi le fa (pp. 99-100). Colui che agisce secondo un fine e non lo consegue o addirittura lo disattende, costui un mostro. Parlando, dunque, di una generazione che avviene fuori dellintendimento della Natura, Varchi introduce una differenza essenziale, vale a dire la differenza tra la Natura universale e divina e la Natura particolare ed umana. Nulla eccede o si d fuori dellintendimento della Natura divina; ci che non consegue il proprio fine piuttosto la natura umana, Onde niuno Mostro di niuna sorte pu farsi nelle cose celesti, essendo tutte necessarie, ma solo in questa inferiori (p. 100). Dopo aver separato i mostri veri dai quasi mostri, Varchi dice che i veri mostri sono di due tipologie: i mostri nellanimo e i mostri nel corpo: interessante vedere come ai primi appartengano tanto coloro ai quali manchi qualcosa (la vis immaginativa, la parola, la capacit di distinguere o la memoria) quanto coloro che eccedono in una determinata qualit, sopravanzando cos tutti gli altri (Varchi parla di Bembo e Michelangelo). Allo stesso modo, i mostri nel corpo si dividono in due classi: i mostri perfetti e i mostri imperfetti. Questi ultimi sono i mostri deformi mentre i primi sono quelli relativamente al genere ed alla specie, vale a dire quelli che, una volta generati, raggiungono il genere ma non ancora le specie o quelli che, raggiunta la specie, sono tuttavia dissimili dal producente. Nel secondo capitolo delle Lezzioni dedicato a Quali siano i mostri e onde nascano, Varchi fa un elenco di creature mostruose, bambini con due teste o con quattro piedi, bambini nati doppi. Varchi contesta poi a Plinio che una specie perfette possa generare una specie differente da s come si trova in un racconto di Plinio in cui questi narra che una donna di nome Alcippe partorisse un elefante. tanto lontano daFilosofi, che una spezie perfetta possa generare unaltra spezie diversa da se, che essi non vogliono ancora, che si possa generare Mostro alcuno di due spezie diverse, come molti affermano di haver veduto [], et la ragione allegata da loro , chaltro tempo ricerca la gravidezza, et parto duno huomo, et altro quella duna Pecora, dun bue, et nessuno parto puo nascere, se non nel tempo debito, et conveniente lui (p.106). Questi non sono mostri, hanno le sembianze di mostri: si tratta piuttosto di rassomiglianze. In merito allorigine ed alla causa dei mostri, i teologi risolvono agevolmente la cosa sostenendo che i mostri procedono dalla volont di Dio, la cui sapienza, che luomo non pu intendere, fa ci che pi le piace, nel modo e nel luogo che pi le piace. Relativamente al problema della generazione, Varchi sostiene che tanto il parto perfetto quanto il parto imperfetto, il mostro, dipendono o dal seme delluomo che dona forma o dal mestruo della donna che riceve tale forma, dunque materia. Nel terzo ed ultimo capitolo, Varchi si occupa del perch siano i mostri, se hanno cio una cagione finale. Dopo aver di nuovo sottolineato la distinzione tra una Natura universale (Dio) ed una natura particolare, la quale, a sua volta, si divide in forma e materia, necessario capire se i mostri siano peccati, errori delluna o dellaltra, vale a dire effetti casuali. Alcuni ritengono che nessun effetto sia casuale rispetto alla Natura universale ma soltanto rispetto alla Natura particolare, cio rispetto alla forma o alla materia o a entrambe; altri ritengono, invece, che non esistano affatto effetti casuali n rispetto alla prima n rispetto alla seconda natura. Ma perch noi crediamo tutto il contrario di costoro, cio, che i Mostri non siano intesi ne dalla Natura universale, ne dalla particolare, porremo le ragioni loro, et poi le confuteremo. (p. 118) 1) Nulla fuori dellintendimento divino: dunque la causa prima genera mostri; 2) una medesima specie non pu essere secondo la natura e, allo stesso tempo, secondo il caso: in quanto della stessa specie, un uomo mostruoso e uno non mostruoso non possono procedere dalla natura e dal caso; 3) essendo composti di forma e materia, i mostri sono effetti della natura e non del caso; 4) nel mostro v una cessazione del moto (qualcosa si compie), dunque, ci che lo precede per esso; 5) gli astrologi predicono i parti mostruosi sicch il mostro non un caso; 6) se una determinata malformazione fosse effetto del caso e non della natura, questa la lascerebbe perire, eppure continua a nutrirla; 7) ogni strumento, in quanto mosso dallagente, non opera a caso, ma sempre rispetto ad esso in quanto agente principale, Dio intende tutti gli effetti, compresi quelli prodotti da agenti particolari che operano nel suo rispetto. Al primo argomento teologico, Varchi risponde filosoficamente: Dio, in quanto motore primo, non conosce n intende n produce il particolare se non universalmente ma i mostri sono eccezioni della specie, non le sue condizioni proprie relativamente alla specie umana, tutti gli uomini sarebbero mostri. Alla seconda argomentazione Varchi oppone lidea secondo cui il mostro s della stessa specie delluomo ma, in quanto mostro, non della stessa specie: luomo appartiene alla natura, il mostro ne costituisce una indisposizione. Contro la terza ragione Varchi propone la medesima risposta: se, come uomo, il mostro naturale, non lo in quanto mostro. Rispetto al quarto argomento Varchi sostiene che lagente sintende di fini quando questi hanno a loro motivo il bene la natura nutre le cose buone; ma, nel caso del mostro, questo, in quanto indisposizione della natura, piuttosto il male minore ed come tale che la natura continua a nutrirlo. Alla quinta argomentazione Varchi risponde che il Cielo non produce che per s il caldo. Se questo caldo corrompe il seme e la generazione, ci accidentale ed accidentale la previsione degli astrologi. Di nuovo, rispetto al sesto argomento, torna lidea per cui la natura, non potendo correggere leccesso, continua a nutrirlo in quanto male minore. Alla settima argomentazione Varchi risponde che gli agenti particolari, le cause seconde non operano se non operano gli agenti principali, le cause prime, ed operano soltanto in virt di queste. Dunque, le cause seconde non sono strumenti delle prime: cause seconde non opererebbero se non fossero gi cause prime. Dunque, conclude Varchi, i mostri non sono intendimenti della Natura bens della fortuna e del caso. A sostegno di ci egli apporta ancora altre ragioni: la natura genera cose somiglianti a s ed i mostri non lo sono. Dunque i mostri sono secondo il caso e non secondo la natura. Inoltre, ogni generazione naturale ma la generazione mostruosa non naturale, fuori della natura. Ancora. Ogni appetito naturale non desidera per s cose brutte e cattive ma i mostri lo sono, dunque, il mostro non secondo lintendimento della natura. E se il mostro lerrore, esso non dalla natura universale (Dio) n dalla particolare, che retta, in quanto guidata da quella universale. Ma in qualunche modo loppenione nostra (favellando Aristotelicamente) che i Mostri non siano intesi ne dalla Natura universale, ne dalla particolare, ma si producano a caso in quel modo, che havemo detto, et si chiamino errori della Natura, non perch la Natura erri mai, ma perche tal volta non consegue per le cagioni dette il fine, chella intende; et qui sia fine a questo terzo e ultimo capo. (p.122)