Sei sulla pagina 1di 53

Alberto Caiani

La IilosoIia italiana dal j, a oggi




\niversit degli Studi di Padova
Scuola Calileiana di Studi Superiori
, , Licembre zoz

Introduzione. FilosoIia italiana: p.
. Identit italiana, diIIerenza italiana p.
z. 1eorie dell'identit p. 6
. Crisi di identit p. 8

. Prodromi: gli anni 1renta p.
.. 1ramonto e oblio del gentilianesimo p.
.z. uovi innesti p. z

z. Lopoguerra e anni Cinquanta p. ,
z.. Liberazione p. ,
z.z. Il cavallo vincente: il marxismo italiano del dopoguerra p. 8
z.z.. 1ogliatti, l'operazione Cramsci, la via italiana al socialismo p. 8
z.z.z. Storicismo gramsciano p. z
z.. Il nuovo che avanza: nascita e morte del neoilluminismo
italiano

p.
z... Appello alla ragione p.
z..z. \na ragione laica, Iinita, aperta p.
z... \na morte prematura e un'eredit pesante p. 6
z.. E i cattolici: p. j

. Cambiare il mondo, non interpretarlo: gli anni Sessanta p.
.. uovi scenari p.
.z. Marxismi italiani p. ,
.. Il mondo cattolico in Iermento p. ,o
z
.. Altri protagonisti p. ,
.,. Cominciano a saltare gli schemi p. ,

. Venti di transizione: gli anni Settanta p. ,,
.. La rottura dell'unit nazionale p. ,,
.z. La crisi del marxismo italiano p. ,;
.. Il postmoderno p. ,j
.. ascita della koine ermeneutica p. 6o
.,. La IilosoIia analitica, la logica e la IilosoIia della scienza p. 6z
.6. La storia della IilosoIia: la proIessionalizzazione del mestiere
di storico

p. 6,

,. Il dibattito recente: dagli anni Ottanta ai giorni nostri p. 6j
,.. Cli strumenti a disposizione p. 6j
,.z. 1irare le somme p. ;
,.. 1ripudio postmoderno: il pensiero debole p. ;,
,.. L'ermeneutica, o l'altra Iaccia del postmoderno p. ;8
,.,. 1ramonti (). L'italocentrismo, la diatriba tra storici e teoreti,
la globalizzazione IilosoIica

p. ;j
,.6. 1ramonti (z). La koine ermeneutica, l'impegno politico,
lo storicismo

p. 8z
,.6.. Fine della koine ermeneutica p. 8
,.6.z. Storia, IilosoIia e politica p. 86
,.6.. Congedo dallo storicismo p. 8j
,.;. A mo' di conclusione p. j

BibliograIia p. j,








Introduzione. FilosoIia italiana:



. Identit italiana, diIIerenza italiana

Esiste una IilosoIia italiana: Ha senso parlarne: Introdurre il concetto di 'ita-
lianit' in ambito IilosoIico conduce diritti, pare, a un atteggiamento di chiusura, a
una pretesa poco ragionevole di autoreIerenzialit: come se si potesse Iare IilosoIia
solo rivolgendosi al proprio vicino di casa o al proprio dirimpettaio, come se la ri-
Ilessione IilosoIica potesse avere passaporto. E questo un primo rischio, evidente a
chiunque e denunciato inIinite volte. In pi, se non bastasse paventare il pericolo di
chiusura/autoreIerenzialit/provincialismo, se si decidesse di sIidare il rischio di es-
sere additati come Iautori di un'improbabile autarchia o di un delirio di egocentri-
smo in scala minore, rimarrebbe comunque un problema. Il riIerimento al carattere
nazionale implica una consapevolezza condivisa di appartenenza a un orizzonte co-
mune. 1utti quelli che in Italia hanno Iatto, Ianno e Iaranno IilosoIia, allora, do-
vrebbero sentirsi parte di un unico corpo, contraddistinto da ci che italiano non .
E anche se ci non portasse automaticamente a una visione identitaria molto mar-
cata, il problema non sarebbe risolto: chi Ia IilosoIia in Italia si sente parte di una
comunit di ricerca che ha una propria connotazione e caratteristiche peculiari:
evidente che non si pu Iare Iinta che l'Italia sia un'isola in mezzo al nulla, ne ha
senso cullarsi in Iantasie isolazioniste. Per evitare il rischio di un discorso tutto ri-
volto al proprio ombelico necessario comprendere come penetrano e come ven-
gono recepiti in Italia i temi del dibattito internazionale, sembra ovvio

Si muovono su questa lunghezza d'onda, solo per Iare due esempi, gli studi di Pietro Rossi e
Viano |jj] e di 1ega |zoob], che propongono letture di movimenti IilosoIici italiani alla luce delle
interazioni che alcuni studiosi stabiliscono con la realt internazionale. Per, per il discorso che
svolgo qui, la questione delle inIluenze dall'estero verr messa in secondo piano. on perche non sia
importante, ma perche lo scopo principale di questo lavoro mettere a Iuoco la IilosoIia italiana a
partire da un punto di osservazione interno al dibattito IilosoIico italiano. Il mio obiettivo, in so-

Ci muoviamo su un terreno scosceso e scivoloso. Quando tiriamo in ballo di-
scorsi sulla 'identit italiana' o sulla 'diIIerenza italiana' rischiamo di essere additati
come quelli che si occupano di qualcosa di strano, nel migliore dei casi, di superIluo
o di poco sensato, per il sentire diIIuso. Oggi l'argomento senza dubbio Irequenta-
to da pochi. A parte alcuni studi |Bencivenga zoo8, Esposito zoo, egri zoo,], nei
tempi recenti la questione sembra non essere avvertita come un tema urgente sul
quale misurarsi dalla schiacciante maggioranza di coloro che si occupano di IilosoIia.
Il punto che Ia pi problema la questione dell''italianit'. Oggi - ma gi da
un paio di decenni, Iorse anche un po' di pi - le comunit di ricerca alle quali i Iilo-
soIi si sentono di appartenere non hanno un carattere linguistico e nazionale. Anzi,
pi Iacile incontrare IilosoIi che hanno maggiore dimestichezza con colleghi tede-
schi, australiani o statunitensi di quanta ne abbiano con chi lavora nel loro stesso
dipartimento. ei tempi pi recenti, inoltre, venuto meno anche il senso di una
'cultura IilosoIica', che poteva avere un valore in un contesto in cui chi si occupava
di IilosoIia aveva (e per certi versi non poteva non avere) un ruolo rispetto alla socie-
t e alla politica, che nella maggior parte dei casi si traduceva in un impegno di cui
l'intellettuale si investiva o veniva investito. Il IilosoIo era, innanzitutto, un uomo
pubblico e doveva assolvere alla propria Iunzione politica e pedagogica - nel senso
dell'educazione e dell'acculturamento della masse - prima di ogni altra. Al giorno
d'oggi questa prospettiva passata di moda o vive nei propositi di una Irazione mi-
noritaria di chi Ia IilosoIia: si assiste, al contrario, a una chiusura disciplinare e a una
crescita di specializzazione che rende inattuale - e per molti aspetti non pi prati-
cabile - la disposizione di apertura verso chi non ha una consuetudine scientiIica
con la IilosoIia. Insomma, almeno su larga scala, venuta meno l'idea dell'impegno
(che in alcuni momenti si ritenuto inderogabile) dell'intellettuale che parla alle
masse. Esistono, vero, alcune Irange che animano i dibattiti sulle pagine culturali
dei quotidiani, ai Iestival di IilosoIia aperti al grande pubblico, alla IilosoIia pop. Ma

stanza, uno sIorzo di autocomprensione, che almeno nelle intenzioni dovrebbe aiutare a mettere a
Iuoco il contesto in cui ci muoviamo oggi quando - a diverso titolo, in modi e con scopi diversi - ci
dedichiamo alla IilosoIia.
,
il grosso di chi Ia IilosoIia per proIessione non si impegna in questa direzione, pre-
Ierendo coltivare i propri interessi scientiIici e di ricerca senza preoccuparsi della
volgarizzazione o della diIIusione su larga scala dei risultati raggiunti
z
.
Per Iarla breve, se si intende 'cultura IilosoIica italiana' in un senso Iorte, che
sia portatore di un criterio caratterizzante e marcatamente identitario, si Ia riIeri-
mento a qualcosa che poteva valere nel contesto in cui Spaventa o Centile o Carin
scrivevano, ma non pi ai giorni nostri. Sono venuti meno i presupposti che sosten-
gono la plausibilit di una 'cultura IilosoIica italiana', sembra. In modo particolare

z
Sullo sIondo qui si nasconde un problema ingombrante. Sembra che io assuma - senza di-
scuterla - l'idea che la IilosoIia soltanto il Irutto del lavoro di chi pagato per Iarla, e cio che la
IilosoIia sia ci che stato prodotto, nella quasi totalit dei casi, da docenti universitari. ella sua
Prima lezione di IilosoIia Casati |zo], per esempio, prende una posizione antitetica a questa e so-
stiene che la IilosoIia molto pi diIIusa di quanto si creda, non soltanto nelle opere dei IilosoIi
(che poi non si sa bene nemmeno chi siano e come ottengano il patentino che li autorizza a presen-
tarsi in societ come tali), ne tantomeno nella vasta mole di studi prodotti dagli accademici che oc-
cupano cattedre di IilosoIia. La IilosoIia nel mondo in cui ci muoviamo, nella nostra vita, nelle no-
stre parole, nei nostri pensieri. Pur ritenendo aIIascinante una prospettiva di questo genere, penso
che un'idea di questo tipo stia su un piano diverso rispetto a quello di questa ricerca. In questo lavo-
ro prender in considerazione soprattutto le riIlessioni IilosoIiche - essenzialmente testi scritti: libri,
articoli, saggi - prodotti da chi si proposto consapevolmente e deliberatamente di Iare IilosoIia in
un dato contesto (il nostro Paese) in un'epoca precisa (gli ultimi settant'anni, grossomodo). Con ci
non miro a dare una deIinizione di IilosoIia intesa come il prodotto del lavoro di chi pagato per
svolgere un certo compito, di chi ha un incarico universitario di un certo tipo, ecc.: non voglio assu-
mere una deIinizione tecnica di IilosoIia. Vorrei invece, in modo pi modesto ma pi preciso, prova-
re a rintracciare delle linee di sviluppo, individuare delle chiavi di lettura, identiIicare temi e proble-
mi che hanno avuto rilievo e risonanza nel contesto italiano, cos da mettere in luce opere, argomenti,
correnti, temi, tendenze in cui si imbattuto chiunque si sia cimentato con la riIlessione IilosoIica,
dall'amatore dilettante allo studioso pi acuto, lasciando tutto sommato aperto il problema di deIini-
re in modo univoco la IilosoIia. Come si vedr, emergeranno sostanziose diIIerenze nel modo di in-
tendere il lavoro IilosoIico, i suoi metodi, i suoi scopi, il suo raggio d'azione. Il mio obiettivo de-
scrivere queste diIIerenze, pi che valutarle o Iarne una graduatoria di merito. Anche se, come ov-
vio, non ho neanche lontanamente la pretesa di contrabbandare il mio punto di vista come una spe-
cie di sguardo divino, neutro o superiore a ogni contesa: la mia posizione si trova in Caiani |zoz, so-
prattutto capp. 6 e ;], ma qui non entra in gioco direttamente.
6
sembra discutibile che sia utile o interessante parlare di 'cultura' e di 'italianit' nel
momento in cui ci si addentra nell'ambito della ricerca IilosoIica.


z. 1eorie dell'identit

La prima obiezione in cui si incappa, come si visto, riguarda il Iatto che oc-
cuparsi di cultura IilosoIica italiana signiIica escludere sulla base di un criterio poli-
tico-geograIico la maggior parte delle riIlessioni interessanti di cui i IilosoIi abbiano
lasciato un segno da 1alete in poi. Prima di aIIrontarla, pu essere utile ripercorrere
in modo sommario le tappe della questione.
Il Iatto che il criterio della nazionalit non si attagli alla IilosoIia - perche i
libri e le idee circolano secondo percorsi imprevedibili, al di l di conIini politici e
identit linguistiche o culturali - era chiaro gi a Spaventa |86z], il primo a mettere
sul tavolo la questione di una IilosoIia italiana subito dopo l'unit del 86. Si Iaccia
attenzione alla data: 86. solo a questo punto inIatti che il problema di una Iilo-
soIia italiana assume un senso e un valore particolari, ed logico che sia cos. La
questione era stata aIIrontata anche in precedenza (per esempio da Cuoco), ma
qui che comincia a esistere un'entit politica nazionale che pu essere individuata
come titolare di una IilosoIia ritenuta degna di essere indagata. 1ra il novembre e il
dicembre del 86, a pochi mesi dalla proclamazione del Regno d'Italia, Spaventa
tiene a apoli un corso che poi, con il titolo di La IilosoIia italiana nelle sue rela-
zioni con la IilosoIia europea, conoscer una certa Iortuna e diverse riedizioni. Cio-
vanni Centile ne curer e ne ripubblicher due edizioni, una nel jo8 e una nel jz6.
Ci che Spaventa vuole sostenere che la IilosoIia italiana in se tutta la IilosoIia
moderna |Spaventa 86z, p. o]. La sua prolusione si conclude con un'esortazione:

Studiamo noi stessi, la storia del nostro pensiero, ma senza temere o spregiare il
pensiero di un'altra nazione, in cui si raccoglie egualmente il patrimonio della spe-
culazione europea. Studiando anche questo pensiero, noi studieremo meglio noi
stessi, giacche esso non altro in sostanza che lo stesso nostro pensiero in altra
;
Iorma. Cos noi avremo come due coscienze in una, cio una maggi or cosci enza.
|Spaventa 86z, p. z]

Il dado tratto. Con il Regno d'Italia nasce la IilosoIia italiana come pro-
blema.
La questione della nazionalit della IilosoIia dominante poi nell'opera di
Ciovanni Centile

, che si Iorma sotto la guida di ]aja, allievo di Spaventa. Ci dalla


tesi di laurea su Rosmini e Cioberti, il tema assume una rilevanza che poi torner in
molti luoghi degli scritti gentiliani e che, in modo molto signiIicativo, il punto su
cui Centile insiste nella prima lezione ai maestri di 1rieste nel jj, all'indomani
della 'conclusiva' unit d'Italia. Li l a poco, il tema della nazionalit della IilosoIia
avrebbe trovato una sponda Iormidabile nel nazionalismo che si stava diIIondendo
in modo massiccio e che avrebbe conquistato piena istituzionalizzazione grazie al
Iascismo. E questo costituisce un problema centrale nel dopoguerra, perche la Libe-
razione in campo IilosoIico viene da pi parti avvertita come una specie di tappo
che salta: dopo la provincializzazione Iorzata le idee possono cominciare a circolare
di nuovo. Ma il j, non chiude la questione: un'enIatizzazione della tradizione Ii-
losoIica nazionale del pensiero IilosoIico al centro delle riIlessioni di 1ogliatti, che
detta la linea culturale del PCI negli anni Cinquanta.
L'altra parte, se si guarda a come il problema stato trattato dalla 'comunit
scientiIica', si vede che dopo Spaventa - e oltre a Centile, che ne Ia un vessillo - se
ne sono occupati in modo sistematico Fabiani |8jo], Piccoli |jz,], Sciacca |jz],

Alla Iine degli anni Sessanta vedono la luce due volumi che raccolgono le pagine gentiliane
di Storia della IilosoIia italiana |C. Centile j6j] in un'edizione curata da Carin. Questo, oltre a co-
stituire un punto signiIicativo perche vengono raccolti e organizzati gli studi gentiliani di IilosoIia
italiana, testimonia una continuit di interessi tra i due: la Storia della IilosoIia italiana di Carin del
j66. Alcuni anni dopo, nel j;,, Carin pubblica il saggio Centile storico della IilosoIia, in cui acco-
glie l'opera di Centile storico e riIiuta quella di Centile sistematico, e tra le righe si propone come il
continuatore dell'indagine storiograIica gentiliana. ella premessa all'edizione del jj de
L'umanesimo italiano Carin dichiara che il suo lavoro in una continuit esplicita con quello di
Centile |Carin zoo8, p. X, n. ]. Lel Centile storico, s'intende.
8
Carin con le sue Cronache del j,, e la sua Storia della IilosoIia italiana del j66
|Carin j66a, j66b], Lombardi |j,8].


. Crisi di identit

indicativo il Iatto che da un certo punto in avanti - grossomodo dagli anni
Settanta del ovecento in poi - non si avverta pi la necessit di oIIrire una visione
sistematica della tradizione nazionale. on si scrivono pi 'storie della IilosoIia ita-
liana', ma si producono opere che Ianno il punto sullo stato del dibattito IilosoIico
in Italia (come, per esempio, quelle di Verra |j;6], Bausola et al. |j8,], Bobbio et
al. |j88], Badaloni et al. |jjz], Firrao |zoo]), e con un'attenzione sempre minore
rivolta alla 'italianit': il problema della tradizione nazionale perde via via interesse e
si scoprono altri terreni di ricerca e di discussione.
Viano |j8,, pp. ,-;] parla di un criterio di 'unit debole'. La nazionalit
non pu essere una categoria interpretativa Iorte in ambito IilosoIico, perche il pen-
siero IilosoIico esposto a troppi inIlussi e troppe variabili per potersi identiIicare
del tutto con una collocazione geograIica determinata. In questo modo si esclude il
ricorso a qualsiasi principio (spirito, tradizione, o altro) che dovrebbe inIormare di
se la IilosoIia italiana per garantirle un Iondamento unitario e una maniIestazione
sistematica. E cos,

il problema del carattere della IilosoIia italiana pu Iorse essere ancora aIIrontato,
ma solo con la disposizione ad ammettere che questo carattere eventualmente co-
stituisca un tratto minore della stessa IilosoIia italiana, e (a maggior ragione) un a-
spetto locale della IilosoIia contemporanea in generale. Ci si deve aspettare che da
esso derivi alla cultura IilosoIica italiana un'unit debol e e che gli aspetti per cui la
IilosoIia italiana si presenta come unitaria non siano i pi importanti, quelli che
dominano tutti gli altri e lasciano su di essi la loro impronta. Bisogna perci aspet-
tarsi che il carattere della IilosoIia italiana contemporanea consista non in un con-
tenuto dottri nal e uniIorme, nella permanenza di pri nci pi o temi , ma vada
j
cercato magari nelle circostanze in cui essa ha operato o alle quali ha Iatto riIeri-
mento oppure nelle tecniche con cui si venuta costituendo. |Viano j8,, p. ;]

Per come viene intesa qui, la cultura IilosoIica italiana l'intreccio di queste
circostanze e di queste tecniche. on questione di provincialismo o di chiusura, e
parlare di cultura IilosoIica italiana non sottintende nessun giudizio di valore ('noi
siamo meglio degli altri', 'l'Italia la culla della IilosoIia' o amenit congeneri) e nes-
sun maniIesto programmatico ('conserviamo la tradizione patria', 'riportiamo in au-
ge i trascorsi gloriosi'). Letta in modo un po' altisonante e pretenzioso, il punto non
sputare sentenze, ma capire chi siamo e da dove veniamo. Il resto pu essere mes-
so in secondo piano, almeno per quanto riguarda questo lavoro.



. Prodromi: gli anni 1renta



.. 1ramonto e oblio del gentilianesimo

Oltre a essere l'annus horribilis dell'istruzione pubblica italiana (viene adot-
tato il libro unico per le elementari, il Ministero della Pubblica Istruzione diventa
Ministero dell'Educazione azionale), il jzj l'anno in cui il ruolo di primo piano
di Ciovanni Centile nella cultura italiana va in crisi. A maggio si tiene un congresso
a Roma in cui Cemelli si scaglia contro Centile e i suoi seguaci sostenendo che in
un paese cristiano, a giovani Iigli di genitori cattolici, il maestro non ha il diritto di
propinare il veleno IilosoIico, il veleno dell'idealismo |Ostenc j8o, p. 8j]. I genti-
liani escono dal congresso sconIitti e alcuni (Carlini, Cuzzo) preIeriscono aderire al
cattolicesimo. el jo i sostenitori della riIorma Centile denunciano il rischio che
la IilosoIia venga eliminata come disciplina autonoma e diventi ancilla theologiae,
ma il ministro Ciuliano non d ascolto a questi timori: agli idealisti diventa chiaro
che non pi possibile inIluenzare il Iascismo dall'interno |Ostenc j8o, p. jo].
Se gli anni Venti, almeno Iino a un certo punto, sembrano mostrare un do-
minio incontrastato della Iigura di Ciovanni Centile, gli anni 1renta segnano la Iine
di questo ruolo di primo piano e l'inizio della diIIerenziazione del dibattito IilosoIi-
co italiano

. Centile perde mordente sia sul piano politico sia sul piano culturale. Il
Iascismo abbraccia posizioni attivistiche e misticheggianti. L'apertura della Scuola
di mistica Iascista a Milano nel jo un segno inequivocabile. Centile ha sempre
sostenuto con Iorza l'istanza della ragione, ma ora il regime sceglie di venerare

La questione della 'svolta degli anni 1renta' della IilosoIia italiana stata discussa in molti
studi. I miei riIerimenti sono i lavori di Bobbio |j;;, j86], d'Orsi |zooo], Escher Li SteIano |zoo,],
Faraone |zooz], Carin |j66b], Cenna |zoo6], Pompeo Faracovi |j8,], Restaino |jj], Rizzo
|zooz], A. Santucci |jj], 1rincia |zoo,], Vigorelli e Zanantoni |zooo].
z
la concezione religiosa della vita, la rivendicazione dello spirito eroico dello squadri-
smo, l'interiorizzazione dell'idea Iascista attraverso la Iede e la sua consacrazione col
martirio, l'universalit della rivoluzione Iascista, la lotta all'intellettualismo tradizio-
nale, la centralit del motto credere obbedire combattere". |Colombo zoo, p. ;6,
n. ;].

Spinetti nel j organizza il primo convegno apertamente anti-idealista |Co-
lombo zoo, pp. ;8-8z], con l'obiettivo dichiarato di cercare un'alternativa
all'attualismo: la trova in un misto di spiritualismo, volontarismo e irrazionalismo
che si intona bene con la cultura Iascista emergente. \na parte dei pensatori catto-
lici vi aderisce in chiave antigentiliana: sulle pagine della Rivista di IilosoIia neosco-
lastica Bontadini tesse le lodi di un'educazione guerriera che consiste nella disci-
plina intellettuale e dedizione di se stessi all'\nit superiore alla patria. E aggiunge:

Lo spirito critico |.] esercitato come lo pu essere dai pi, precisamente il con-
trario di tale educazione. Li critici, di IilosoIi - nel senso tecnico della IilosoIia - al-
la Patria ne bastano pochi, quei pochi dai quali soltanto la IilosoIia pu aspettare un
qualche giovamento. Occorre, invece, alla patria che tutti sappiano, meglio che cri-
ticare, obbedire. Lo spirito critico popolarizzato equivale almeno potenzialmente
all'Anarchia. |Colombo zoo, pp. 8-8z]


.z. uovi innesti

Su altre sponde, per, ben altri movimenti danno le prime avvisaglie, e mo-
strano che sta cambiando l'aria. In quegli anni BanIi movimenta il dibattito IilosoIi-
co da Milano |Scarantino zoo;, pp. ;-z]. Ci negli anni Venti BanIi - allievo di
Martinetti, sempre lontano dall'adesione a una qualsiasi delle versioni dell'idealismo
in circolazione in Italia - aveva dato prova delle proprie inclinazioni, pubblicando
nel jz due articoli che marcano l'ingresso della Ienomenologia husserliana in Italia
|Rizzo zooz, Zecchi jj]. el j pubblica Concetto e sviluppo della storiograIia

IilosoIica, il primo saggio di una storiograIia che intende superare la prospettiva at-
tualistica |Paolo Rossi j6j, pp. jz-o;, Cotroneo zoo,, Magnano San Lio zoo,].
ello stesso periodo penetrano nel dibattito IilosoIico italiano motivi diversi,
si raIIorzano alcune componenti gi presenti, attecchiscono nuovi innesti. In gene-
rale, come scrive Bobbio,

|s]e di una crisi dell'idealismo, in particolare del magistero gentiliano, si pu parlare,
questa Iu provocata, come noto, dall'alleanza Ira il Iascismo e la chiesa cattolica
dopo il Concordato. Lel resto la crisi dell'idealismo avvenne nel seno stesso della Ii-
losoIia gentiliana con il connubio Ira idealismo e cattolicesimo da un lato, e con il
problematicismo di \go Spirito. La vita come ricerca (j;) di Spirito pu ben esse-
re considerata come una delle maggiori maniIestazioni di crisi di un'egemonia.
|Bobbio j88, p. o]

Si tratta di una crisi dovuta a Iattori interni ed esterni: l'irruzione del nuovo
si somma alle crepe che si aprono in campo attualistico. Ed sulla base di questa
crisi che, sempre secondo Bobbio, si radicano in Italia le IilosoIie militanti, che
muovono i loro primi passi nel dibattito italiano degli anni 1renta: l'esistenzialismo
di Abbagnano e Pareyson |Cantillo jj, Faraone zooz], il neopositivismo di Ce-
ymonat e Colorni |Parrini jj].
\na parola va spesa per il connubio tra cattolicesimo e idealismo di cui parla
Bobbio. Il travaso dalle Iila gentiliane a quelle dello spiritualismo cattolico - o di
una qualche altra declinazione di una 'IilosoIia cattolica' - un Ienomeno che ri-
guarda alcuni personaggi importanti (Cuzzo e Carlini su tutti) ed uno dei Iattori
pi importanti all'origine dell'estinzione dello strapotere idealistico in Italia, come
sostiene Bobbio. Ma non solo: condiziona la ricezione italiana di alcune riIlessioni
che arrivano dall'estero in questi anni. L'esistenzialismo in Italia viene recepito e in-
terpretato in due modi molto diversi tra loro. C' una versione cristiana che tende a
enIatizzare la dimensione della persona, del conIronto dell'individuo con l'inIinito,
del religioso, dell'incommensurabilit di ogni esistenza e ha in propri autori di riIe-
rimento in Kierkegaard, ]aspers, Marcel, Mounier. A questo 'esistenzialismo cri-

stiano' a vario titolo contribuiscono Cuzzo, Carlini, Sciacca Pareyson, SteIanini,
Castelli, Lombardi, poi, pi in l, ne saranno esponenti Fabro, Battaglia, Prini.
L'altra parte, invece, c' una versione laica, pi concentrata sulle questioni che
Heidegger analizza in Sein und Zeit (che esce nel jz; in Cermania), pi attenta ai
rapporti con la radice Ienomenologica del pensiero esistenzialista, pi rivolta
all'elaborazione di ampliamenti o di correzioni che diano uno spessore positivo alla
IilosoIia dell'esistenza. In questo gruppo possono essere inclusi Abbagnano, Bobbio,
BanIi, Luporini, Massolo, poi, pi tardi, Paci e Chiodi. Il dibattito
sull'esistenzialismo rimane sugli scudi per una ventina d'anni. Alla Iine degli anni
Cinquanta lascia il passo ad altro e va in sonno, proprio quando vede la luce Esi-
stenzialismo e IilosoIia italiana di Santucci |j,j]. Le tematiche esistenzialistiche
ritorneranno di moda - ma sotto una luce diversa - negli anni Settanta, quando si
rilegger Heidegger 'da sinistra'.


,
z. Lopoguerra e anni Cinquanta



z.. Liberazione

Per la IilosoIia italiana il dopoguerra si apre all'insegna di un doppio pro-
blema di liberazione |Viano j8,, p. ;]. Ci si vuole liberare dal Iascismo - e la
scelta pi Iacile consisteva nell'identiIicare la cultura Iascista con la IilosoIia di Cen-
tile |Viano j8,, p. ;] - e ci si vuole liberare dal crocianesimo, perche il pensiero
di Croce era stato una delle matrici di quella cultura conservatrice che aveva Iinito
con il prevalere del Iascismo e di cui il Iascismo si era Iatto lo strumento |Viano
j8,, p. 8]. La IilosoIia dell'Italia repubblicana deve conIigurarsi come nettamente
distinta dalla IilosoIia idealistica che aveva Iornito - almeno nell'interpretazione che
se ne dava allora - le pezze d'appoggio per la giustiIicazione della dittatura Iascista.
Con la data evocativa del z, aprile j, Ceymonat pubblica i suoi Studi per
un nuovo razionalismo e indica uno dei percorsi che seguir la IilosoIia italiana del
dopoguerra: la rivendicazione di un ruolo di primo piano per un modello di ragione
radicalmente diverso da come era stato inteso dalla IilosoIia neohegeliana. el j,
viene Iondato a Milano il Centro di metodologia e analisi del linguaggio, a Roma
nasce il Centro di sintesi, nel j6 a 1orino Abbagnano, Bobbio, Ceymonat e altri
Iondano il Centro di studi metodologici |Le atale j8;, p. , n. zj]. el no-
vembre del j6 a Roma si tiene un congresso internazionale di IilosoIia che pone a
tema le nuove direzioni dell'indagine IilosoIica: l'esistenzialismo, il materialismo
storico, l'analisi dei principi della scienza e del linguaggio. Sono tematiche estranee
alla riIlessione gentiliana e crociana, e coinvolgono in prima linea una nuova genera-
zione di IilosoIi italiani.
Si comincia cos a parlare apertamente dei 'giovani', che rimettono in discus-
sione il ruolo e i temi della riIlessione IilosoIica italiana. Questo ruolo dei giovani
emerge con Iorza al convegno di Bologna del j, su Il problema della IilosoIia, og-
gi" - in cui viene discusso il senso del compito da attribuire alla IilosoIia nel mondo
6
di allora, Iavorendo in modo evidente un approccio socio-culturale - e a quello che
si tiene sempre a Bologna nel j,;, La ricerca IilosoIica nella coscienza delle nuove
generazioni", a cui si Iar riIerimento pi avanti. Si aIIerma una linea di Irattura - la
'liberazione' in campo IilosoIico - in cui cominciano ad avere spazio espressioni che
devono segnare una distanza e mostrare i segni del cambiamento: i 'giovani', il 'neo-
razionalismo', la Iine del provincialismo e l'apertura internazionale. 1utto questo si
traduce in un netto riIiuto dell'enIasi sulla dimensione nazionale, sostenuta con Ior-
za da Centile.
La Societ FilosoIica Italiana, ricostituita nel j,z per iniziativa della Societ
FilosoIica Milanese dopo essere stata sciolta d'imperio nel jz6, diventa un attore di
primo piano. Il giugno j,z viene nominato il comitato per il progetto di statuto e
ne Ianno parte Abbagnano, BanIi, Battaglia, Lamanna, Sciacca, Spirito e SteIanini,
la segreteria provvisoria viene aIIidata a Lal Pra. La SFI rinasce ponendosi come
scopo un idoneo ordinamento delle strutture culturali didattiche e pratiche della
ricerca IilosoIica |1elmon j;o, p. ;] e vengono invitati a Iarne parte i docenti
universitari, i docenti di scuola, i laureati e i cultori della materia. egli anni Cin-
quanta la SFI organizzer numerosi convegni nazionali e un convegno internazionale
|1elmon j;o, pp. ;-8, n. z].
Il dopoguerra si apre sotto il segno di una liberazione che si presenta come
una dissoluzione del neoidealismo. Che questi concetti (liberazione, dissoluzione,
idealismo) abbiano consistenza o no stato a lungo oggetto di discussione. Ma in
quel momento preciso, negli anni che hanno seguito la Iine della guerra, l'uscita dal-
la dittatura e l'inizio di qualcosa di nuovo e di sconosciuto sono avvenuti,
nell'ambito della IilosoIia italiana, sotto il segno di questa liberazione: allora
l'espressione 'dissoluzione del neoidealismo' non era una semplice tesi storiograIica,
ma indicava ci che muoveva gli animi e inIuocava i dibattiti. Poi, in tempi successi-
vi, verr contestata questa 'dissoluzione', verranno introdotti distinguo e alcuni mo-
streranno che tutto sommato la liberazione veniva proclamata a parole e ricercata
come la panacea per tutti i mali, ma non era altro che un'illusione, uno slogan che
raccoglieva Iacili consensi, una sempliIicazione troppo netta. Chi ha vissuto quella
temperie, per, ha sostenuto che Iorse Iu un miraggio, ma anche i miraggi contano
;
|Viano j8,, p. IX]. La percezione allora diIIusa era quella di un compito innovatore
e una missione modernizzatrice. Si trattava di decidere quale strada prendere: la
messa al bando di tutto ci che odorava di neoidealismo apriva uno spazio enorme.
A quale destini stava andando incontro la IilosoIia italiana liberata dalla dittatura
gentilian-crociana:
el tempo si aIIermeranno diverse letture di questa liberazione. \na che
andr per la maggiore sostiene in modo esplicito che il neoidealismo italiano stato
da un lato la reazione conservatrice all'avanzata dello scientismo positivistico - pe-
raltro piuttosto debole nella sua declinazione italiana - e dall'altro l'argine contro
l'avanzata del marxismo che si stava aIIermando nel tardo Ottocento (Loria, Labrio-
la): l'idealismo non era altro se non un movimento IilosoIico di chiusura, che aveva
la sua sponda naturale nella chiusura politica di un regime totalitario |Semerari
j68]. In ogni caso, al di l delle singole interpretazioni proposte nel tempo, in ge-
nerale i principali capi di imputazione che nell'immediato dopoguerra vengono con-
testati al neoidealismo italiano sono la chiusura provinciale, l'enIatizzazione della
dimensione nazionale, l'assunzione di un principio assoluto indimostrabile, il riIiuto
della scienza, l'esaltazione della dimensione estetica-retorica-umanistica a scapito di
quella tecnico-scientiIica
,
. Per giunta - sebbene ci non sia imputabile direttamente
a Croce e a Centile, ma ad alcuni dei loro seguaci - come aggravante viene addotto
il Iatto che una parte dei neoidealisti italiani avevano tradito la loro estrazione laica

,
L'esigenza di condurre nuove esperienze, di conIrontarsi con autori e correnti che a lungo
erano rimasti emarginati dalla IilosoIia italiana, l'urgenza di liberarsi (talvolta sbrigativamente) dal
peso di una tradizione che veniva interpretata come il retaggio di un'epoca storica comunque conclu-
sa, e inIine l'acuta percezione dell'inadeguatezza della Iigura del IilosoIo accademico legato a Iormule
e a problemi intemporali, Iurono all'origine - negli anni successivi alla Liberazione - di un euIorico
clima di attesa e di rinnovamento, che Iorse non diede vita ad analisi nitide e proposte attentamente
vagliate, ma che pure consent un pi rapido processo di integrazione della cultura IilosoIica italiana
nel panorama della IilosoIia contemporanea in Europa e nel mondo, Iavorendo un signiIicativo mu-
tamento almeno per due aspetti: il progressivo abbandono degli strumenti concettuali che avevano
caratterizzato la composita tradizione idealistica e una pi audace apertura nei conIronti delle disci-
pline - IilosoIiche e non solo IilosoIiche - che per decenni erano rimaste estranee alla Iormazione
della Iigura 'proIessionale' del IilosoIo |Ferrari jj8, p. j].
8
e risorgimentale, tenendo a battesimo un cattolicesimo di destra o a uno spirituali-
smo cristianeggiante che oIIriva una sponda perIetta per i tentativi di restaurazione
della scolastica cattolica.
Istanze marxiste, diIesa della laicit, ripresa vigorosa di un movimento Iiloso-
Iico cattolico, recupero del dialogo con le scienze: sono alcuni delle direttrici della
IilosoIia italiana di questi anni. Con un corollario: non sono in gioco soltanto le i-
stanze di rinnovamento attraverso alcune posizioni IilosoIiche, nuove o rivisitate
che siano. Ci per cui si lotta qualcosa di pi: un ruolo direttivo nella cultura
dell'Italia repubblicana.


z.z. Il cavallo vincente: il marxismo italiano del dopoguerra

z.z.. 1ogliatti, l'operazione Cramsci, la via italiana al socialismo

egli anni immediatamente successivi alla Iine della guerra, il richiamo al
marxismo
6
proviene da due esigenze. La un lato, ha una radice proIonda nella com-
plessa vicenda della resistenza italiana, nella quale i comunisti avevano giocato un
ruolo di primo piano - e quindi il marxismo si propone come una dottrina politica
che esce vittoriosa dalla guerra di liberazione, Iaro dell'antiIascismo. Lall'altro, si
propone come una via d'uscita eminentemente IilosoIica rispetto al neoidealismo,
come si rende evidente nel congresso Esistenzialismo e marxismo" organizzato a
Roma da Castelli nel j6, che vede la partecipazione di studiosi di diversa estra-
zione (BanIi, Lella Volpe, Spirito, Vanni Rovighi). Si gioca su due tavoli: politico-
culturale il primo, IilosoIico il secondo. Come si vedr, in diverse occasioni i due
piani si intersecano Iino a conIondersi.

6
La letteratura sul marxismo italiano del dopoguerra sconIinata. Per l'analisi che viene
condotta in questa ricerca i riIerimenti pi importanti sono gli studi di Anderson |zooj], Bedeschi
|j8,, jj], BelloIiore |zoo;], Chiarotto |zo], Corradi |zo, pp. o-,;], Pietro Rossi |zoojb]. In
seconda battuta, quelli di Badaloni |j;,], Bruno |j;j], Cassano |j;], Lissa |j88], Magri |zooj],
Restaino |zoo,].
j
La rinascita e l'aIIermazione su larga scala dell'interesse per il marxismo
chiamano in causa un altro tema di grande importanza per quella che sar poi la cul-
tura IilosoIica italiana - e la cultura italiana tout court - negli anni a venire: la diIIe-
renza tra ci che accade in Italia del ord e ci che invece succede nel Mezzogior-
no. A questo proposito stata usata una Iormula che ha avuto un certo seguito,
'vento del ord' e 'brezza del Sud' |Restaino jj]: le regioni centrosettentrionali
escono dall'esperienza partigiana e dalla guerra civile, le regioni centromeridionali
hanno vissuto una liberazione di genere diverso, caratterizzata dall'occupazione de-
gli eserciti Alleati e da diverse compromissioni. Questa disparit si riIlette anche
nell'ambito culturale e IilosoIico. ell'Italia appena uscita dalla guerra il punto di
riIerimento culturale pi autorevole Benedetto Croce. Intorno alla sua Iigura si
coagulano le tensioni che animano le spinte di rinnovamento di quegli anni. Si tratta
di decidere se e quanto mantenere operativo del pensiero di Croce nella cultura ita-
liana. 1ogliatti - e cio la massima autorit di quella che pretendeva di essere l'unica
versione ortodossa del marxismo, coincidente con la dottrina del PCI - sceglie una
'via crociana', cio la continuit e non la rottura. La cultura marxista uIIiciale deve
privilegiare il conIronto con Croce e con la tradizione IilosoIica esclusivamente ita-
liana. In questo alcuni colgono un limite notevole della strategia politico-culturale e
IilosoIica di 1ogliatti: nel non avere colto con suIIiciente chiarezza che i IilosoIi set-
tentrionali sono su posizioni molto diverse, rispetto alle quali il magistero crociano
ha scarsissima inIluenza
;
. ell'Italia del Sud, invece, Croce e il suo pensiero riman-
gono ancora riIerimenti imprescindibili.

;
Solo per capire il clima che si respirava, vale la pena leggere una pagina di Cultura antiIasci-
sta, l'articolo di Felice Balbo pubblicato sull'ultimo Iascicolo de Il Politecnico prima della chiusura
della Iine del j;. Oggi l'Italia culturale tutta piena di Benedetto Croce (e, recentemente, del
Croce deteriore) e ancora tutta piena, contrariamente alle apparenze, di Centile. La mentalit pa-
piniana, giuliottesca, prezzoliniana rimasta come un substrato generalizzato e diIIuso nel retroterra
culturale di troppi. Le categorie di giudizio, sia culturale, sia politico, si muovono ancora spessissimo
su un terreno che va da quello del Mussolini tipico a quello teocratico della Civilt Cattolica", a
quello del pi stracco spiritualismo cattolico" di importazione Irancese e di un esistenzialismo libre-
sco ed estrinseco, mescolati spesso l'uno e l'altro a scientismi tardivi e contraddittori. In Italia si
rimasti soprattutto senza Cramsci, ma anche senza Lorso e senza Cobetti: voglio dire che la ripresa
zo
La linea politico-culturale e IilosoIica che 1ogliatti riesce a imporre innanzi-
tutto consiste nella promozione di una vasta azione editoriale, Iavorendo la compar-
sa di riviste come Rinascita, Il Politecnico, Societ. Su queste pagine si aprono
discussioni che hanno come baricentro il marxismo e che coinvolgono molti IilosoIi
e intellettuali di diversa estrazione. In secondo luogo, mette ai margini tutti i con-
tributi marxisti che propugnavano un radicale cambiamento dei temi e dei metodi
della ricerca IilosoIica, riconducibili perlopi a IilosoIi che operano in Italia centro-
settentrionale: Preti, Balbo, BanIi, Ceymonat, Luporini, Lella Volpe. Alla Iin Iine,
la linea che 1ogliatti riesce a imporre quella che poi stata indicata come
l''operazione Cramsci' |Chiarotto zo]: bisogna Iare i conti con la tradizione Iiloso-
Iica precedente, ma non per azzerarla. Anzi,

|s]i tratta invece di coinvolgerla in un dialogo costruttivo, in una linea di continuit
liberale, democratica e italiana che parte da Vico e attraverso Le Sanctis, Spaven-
ta, Labriola, Croce, giunge Iino a Cobetti, Lorso, Salvemini e Cramsci. |Restaino
jj, pp. z6-z6z]

La dimensione nazionale Iondamentale per 1ogliatti. Il partito comunista
italiano nato al congresso di Livorno del jz da una scissione interna al partito
socialista. Il primo segretario Bordiga, i dirigenti che lo aIIiancano sono Cramsci,
1ogliatti, 1asca e 1erracini. Il primo programma dei comunisti italiani contiene e-
spressioni come lotta di classe, abbattimento violento del potere borghese, e-
mancipazione rivoluzionaria del proletariato, organizzazione armata del proleta-
riato
8
. La vocazione rivoluzionaria una ragione sociale del partito. Poi per arri-
vano il Iascismo, il conIino, il carcere, l'esilio. Cramsci muore nel j;. 1ogliatti ri-

della nostra coscienza storica dopo la Liberazione non ancora avvenuta: dal medievalismo",
dall'idealismo in genere, dal gentilismo, da tutta quella mentalit che stata la giustiIicazione logica
del Iascismo non siamo ancora usciti. Il passo citato da Restaino |jj, p. z66].
8
Il dissidio tra l'anima riIormista e quella rivoluzionaria della sinistra italiana del tempo al
centro di uno studio recente |Orsini zoz], che ha Iatto discutere non solo gli storici, ma anche gli
opinionisti sulle pagine dei quotidiani.
z
mette piede in Italia nel j, aderisce al CL e detta la linea di un partito nuovo,
ispirato al marxismo-leninismo ma liberato dal nichilismo politico dello pseudo-
comunismo di venticinque anni orsono. Bisogna evitare Scilla e Cariddi,
l'estremismo parolaio e l'impotenza del massimalismo e il Iariseismo altrettanto
impotente dei riIormisti. Il partito deve votarsi alla diIesa di una democrazia
combattiva, attivamente antiIascista e antimperialista e perci veramente popola-
re e progressiva
j
. Il partito nuovo - quello che poi sar il PCI nell'Italia uscita dalla
guerra - un partito di massa, rispettoso della Costituzione democratica, ben radi-
cato nel contesto nazionale, italiano oltre che comunista |Chiarotto zo, p. j].
Certo, il solco la dottrina uIIiciale predicata dal PC\S e il partito si proIessa robu-
stamente stalinista, ma comincia a esserci, nei Iatti pi che nelle parole, un lento
movimento per smarcarsi e cercare lo spazio per una via italiana al socialismo. Per
Iarlo, il primo punto irrinunciabile mettere la sordina alle sirene che inneggiano
alla rivoluzione - beninteso, sempre pi nei Iatti che nelle parole. Il secondo ele-
mento importante consiste nel cominciare a delineare un comunismo a misura di
Italia. E qui arriviamo al punto. Sulla scorta dell'insegnamento gramsciano, 1ogliatti
d il via a una scalata della cultura italiana: bisogna innanzitutto coinvolgere gli in-
tellettuali, poi raggiungere una diIIusione capillare tra la popolazione.
1ogliatti ritiene che l'intellettuale comunista debba essere Iormato per aI-
Irontare la situazione politica speciIica nella quale si trova a operare. Le proposte
dei vari Ceymonat, Lella Volpe, Luporini, Preti, agli occhi di 1ogliatti hanno il gra-
ve diIetto di non tenere conto di questa necessit di radicamento. Bisogna elaborare
riIlessioni che trovino collocazione in un contesto determinato, che presenta carat-
teristiche del tutto peculiari: l'Italia appena uscita dalla guerra. I vari marxismi con-
correnti alla versione uIIiciale sposata da 1ogliatti vengono quindi accusati di essere
astratti e avulsi dalla realt e messi nell'angolo. L'altra parte, evidente che una li-
nea culturale Iorte come quella che 1ogliatti intende istituire ha bisogno di riIeri-
menti precisi e riconosciuti, di un corpus di dottrine al quale richiamarsi, di un ser-

j
Sono espressioni che 1ogliatti usa in un editoriale intitolato per l'appunto Partito nuovo,
pubblicato sul numero di Rinascita di ottobre-novembre j.
zz
batoio di elementi condivisi al quale Iare appello. el primo periodo che segue la
Iine della guerra 1ogliatti non ha ancora a disposizione i mezzi (IilosoIici, concet-
tuali, teorici) per imporre la sua linea. ell'aprile del j; - si badi: a un mese o po-
co pi dall'intervento con cui 1ruman dichiara guerra al comunismo su scala plane-
taria
o
-, nel discorso commemorativo nel decennale della morte di Cramsci, viene
indicata la strada: saranno gli scritti gramsciani degli anni del carcere a Iare da riIe-
rimento per la cultura uIIiciale del PCI. el j; Einaudi pubblica le Lettere dal
carcere, che vincono il premio Viareggio nell'estate di quell'anno: l'inizio della
guerra Iredda culturale |Chiarotto zo, pp. z-j]. I Quaderni del carcere vengo-
no pubblicati sempre da Einaudi in sei volumi tra il j8 e il j,. I materiali dei
Quaderni non vengono presentati nella loro Iorma originale, Irammentaria e disor-
ganizzata (cosa che invece accadr nella riedizione del j;, curata da Cerratana), ma
raggruppati in nuclei tematici: Il materialismo storico e la IilosoIia di Benedetto
Croce, Cli intellettuali e l'organizzazione della cultura, ecc. el Irattempo, sempre
nel j;, Rinascita pubblica quattro supplementi dal titolo Cuida ai classici del
Marxismo. In copertina campeggiano i ritratti di Marx, Engles, Lenin e Stalin, ma
all'interno, accanto ai testi dei padri Iondatori del comunismo mondiale, si trovano
ampi brani tratti dalle opere di Labriola e di Cramsci. La consacrazione uIIiciale
del pensiero marxista italiano in tal modo avvenuta. la linea Labriola-Cramsci
che viene aIIermata e rivendicata nella sua originalit accanto a quella dei classici uI-
Iiciali |Restaino jj, p. z8o].
L''operazione Cramsci' consta di questi elementi. Limostra una grande abili-
t di pianiIicazione da parte di 1ogliatti e una tenace determinazione nel perseguire
l'obiettivo che si era preIisso: l'egemonia culturale. Questa massiccia operazione di

o
Il z marzo del j; Harry 1ruman annuncia uIIicialmente la politica del containment e
dichiara l'intenzione degli \SA di opporsi all'espansione del comunismo in Europa e in Asia. Qui vie-
ne solitamente collocato l'inizio della guerra Iredda, anche se la politica di contrasto al comunismo
era gi nei Iatti da tempo. Le conseguenze politiche in Europa dell'annuncio di 1ruman sono imme-
diate. In Italia, il o aprile del j; Le Casperi dichiara che LC, PSI e PCI non sono pi in grado di
governare da soli il paese. Il governo (il terzo governo Le Casperi) si dimette il maggio. Il mag-
gio entra in carica il quarto governo Le Casperi, dal quale sono esclusi socialisti e comunisti.
z
indirizzamento della cultura italiana e marxista pu contare su tutta una serie di ini-
ziative collaterali che concorrono a Iormare le basi necessarie a cui devono riIerirsi
tutti gli intellettuali che intendono collocarsi nell'orbita dell'organo uIIiciale del
marxismo italiano, il PCI. La casa editrice del partito (Rinascita, poi Editori Riuniti)
pubblica diversi testi di Marx, Lenin, Stalin, accuratamente evitando i marxisti ete-
rodossi, da Rosa Luxemburg a 1rotskij, dal giovane Lukcs a Korsch, a Bloch |Re-
staino jj, p. z8]. La una parte, quindi, la cultura uIIiciale del PCI pu contare su
una solida relazione con i classici sui quali si impernia la linea madre a cui si intende
Iare riIerimento, la letteratura comunista approvata dal PC\S, preservando in questo
modo il 'legame di Ierro' con l'\RSS. L'altra parte, per, si aIIerma una 'via italiana al
socialismo', che aveva dato avvisaglie di se sin dalla 'svolta di Salerno' del j,
quando 1ogliatti aveva aIIermato la possibilit di collaborazione con le altre com-
ponenti antiIasciste e, in questo modo, aveva sdoganato il partito, collocandolo nel
novero delle Iorze politiche che avrebbero potuto ambire a un ruolo di primo piano
una volta che il Iascismo Iosse stato debellato. \n partito con una linea politica sal-
damente radicata nella speciIicit della situazione italiana e lontano da una pedisse-
qua applicazione del modello sovietico.
La 'via italiana al socialismo' d il suo meglio sul piano culturale e IilosoIico.
Cramsci il protagonista indiscusso di questo disegno, il tassello Iondamentale per
la conquista dell'egemonia culturale.


z.z.z. Storicismo gramsciano

Come ormai universalmente riconosciuto in letteratura, uno degli aspetti
pi rilevanti della linea culturale e IilosoIica che 1ogliatti riesce a imporre - Iorse il
suo tratto Iondamentale - l'interpretazione del marxismo come storicismo. Il nu-
me tutelare di questa tradizione che si vuole aIIermare e diIIondere Cramsci. For-
se pi un Cramsci ad usum delphini, piuttosto che un Cramsci Iedelmente rico-
struito a partire dalle sue carte, anche considerato che tra lui e 1ogliatti non era
sempre stata una corrispondenza di amorosi sensi come poi si cercher di Iare in-
z
tendere. Ma, in ogni caso, la posizione togliattiana chiara: il padre della linea teo-
rica che il PCI adotta Cramsci. Il marxismo storicismo, e lo storicismo lo stori-
cismo di Cramsci.
e Il materialismo storico e Benedetto Croce, primo dei quaderni gramscia-
ni pubblicato nel j8, si rende evidente che lo storicismo di Cramsci si contrappo-
ne a quello di Croce. Quest'ultimo speculativo e non sarebbe niente altro che una
Iorma di moderatismo politico |Cramsci j8, p. zj], depotenziamento reaziona-
rio e conservatore di una dottrina IilosoIica progressista. Lo storicismo 'vero', inve-
ce, assume senso nel contesto della IilosoIia della prassi, cio del materialismo stori-
co. Senza voler procedere all'ennesima interpretazione gramsciana e senza volersi
disperdere in un argomento che stato innumerevoli volte trattato, qui si pu leg-
gere una pagina che, tra le molte che potrebbero essere citate, aiuta a comprendere
la questione.

FilosoIia e storia. Cosa occorra intendere per IilosoIia, per IilosoIia in un'epoca sto-
rica, e quale sia l'importanza e il signiIicato delle IilosoIie dei IilosoIi in ognuna di
tale epoche storiche. Assunta la deIinizione che B. Croce d della religione, cio di
una concezione del mondo che sia diventata norma di vita, poiche norma di vita
non s'intende in senso libresco ma attuata nella vita pratica, la maggior parte degli
uomini sono IilosoIi in quanto operano praticamente e nel loro pratico operare (nel-
le linee direttive della loro condotta) contenuta implicitamente una concezione
del mondo, una IilosoIia. La storia della IilosoIia come si intende comunemente,
cio come storia delle IilosoIie dei IilosoIi, la storia dei tentativi e delle iniziative
ideologiche di una determinata classe di persone per mutare, correggere, perIezio-
nare le concezioni del mondo esistenti in ogni determinata epoca e per mutare
quindi le conIormi e relative norme di condotta, ossia per mutare la attivit pratica
nel suo complesso.
Lal punto di vista che a noi interessa, lo studio della storia e della logica delle diver-
se IilosoIie dei IilosoIi non suIIiciente. Almeno come indirizzo metodico, occorre
attirare l'attenzione sulle altre parti della storia della IilosoIia, cio sulle concezioni
del mondo delle grandi masse, su quelle dei pi ristretti gruppi dirigenti (o intellet-
tuali) e inIine sui legami tra questi vari complessi culturali e la IilosoIia dei IilosoIi.
z,
La IilosoIia di un'epoca non la IilosoIia di uno o altro IilosoIo, di uno o altro grup-
po di intellettuali, di una o altra grande partizione delle masse popolari: una com-
binazione di tutti questi elementi che culmina in una determinata direzione, in cui
il suo culminare diventa norma d'azione collettiva, cio diventa storia concreta e
completa (integrale). |Cramsci j8, pp. z-zz]

Ci che qui emerge con Iorza e che conIerisce un senso complessivo allo sto-
ricismo di Cramsci il richiamo alla dimensione pratica, politica, concreta. Que-
sto un elemento decisivo per 1ogliatti che, come scrive Bocca |j;], concepiva la
politica come qualcosa che assume senso solo nell'azione reale e concreta, nella sto-
ria. Per 1ogliatti il valore dell'azione politica non dipende in primo luogo dai prin-
cpi che vengono proclamati, ma da ci che si riesce a mettere in atto, da ci che si
riesce a portare a maniIestazione nel mondo storico. La dottrina e la linea del par-
tito sono nei Iatti che compiamo.
chiaro allora che il richiamo a Cramsci, nonostante le dichiarazioni di in-
tenti, non porta a un riIiuto netto dell'opera di Croce. Cramsci respinge le articola-
zioni, gli sviluppi e gli esiti del pensiero crociano, ma non l'intento di Iondo |Faenza
jjz]. Lo storicismo crociano, seppure inIestato di residui di trascendenza, metaIi-
sica e teologia, pur sempre uno storicismo e Cramsci intende collocare il proprio
pensiero proprio in questa orbita. Croce l'interlocutore con il quale bisogna Iare i
conti per rimettere l'uomo in piedi, Iarlo camminare con i piedi e non con la testa
|Cramsci j8, p. z,]. Per comprendere in che cosa consista questo raddrizzamen-
to e in che modo si debba connotare il nuovo storicismo, si pu leggere un'altra ce-
leberrima pagina tratta dal primo dei Quaderni pubblicato nel j8.

La IilosoIia della prassi deriva certamente dalla concezione immanentistica della re-
alt

, ma da essa in quanto depurata da ogni aroma speculativo e ridotta a pura sto-


Con concezione immanentistica della realt Cramsci si riIerisce a Hegel, che cos viene
individuato come il pensatore all'origine della IilosoIia della prassi. In questa idea si pu rintracciare
la scaturigine uno dei nodi pi controversi del marxismo italiano, un vero e proprio topos su cui sono
stati versati Iiumi di inchiostro: il rapporto tra Hegel e Marx. Lagli studi di Iine Ottocento di Croce
z6
ria o storicit o a puro umanesimo. Se il concetto di struttura viene concepito spe-
culativamente, certo esso diventa un dio ascoso, ma appunto esso non deve essere
concepito speculativamente, ma storicamente, come l'insieme dei rapporti sociali in
cui gli uomini reali si muovono e operano, come un insieme di condizioni oggettive
che possono e debbono essere studiate coi metodi della Iilologia e non della spe-
culazione. |.]
on solo la IilosoIia della prassi connessa all'immanentismo, ma anche alla conce-
zione soggettiva della realt, in quanto appunto la capovolge, spiegandola come Iat-
to storico, come soggettivit storica di un gruppo sociale, come Iatto reale che si
presenta come Ienomeno di speculazione IilosoIica ed semplicemente un atto
pratico, la Iorma di un contenuto concreto sociale e il modo di condurre l'insieme
della societ a Ioggiarsi una unit morale. |.] La IilosoIia della prassi la concezio-
ne storicistica della realt, che si liberata da ogni residuo di trascendenza e di teo-
logia anche nella loro ultima incarnazione speculativa, lo storicismo idealistico cro-
ciano rimane ancora nella Iase teologico-speculativa. |Cramsci j8, p. j]

Chiamare in causa lo storicismo qui ha un signiIicato ben preciso. SigniIica
che la realt va pensata e compresa come Iatto storico, cio la dimensione in cui
gli uomini reali si muovono e operano. Questa realt costituita da un insieme di
condizioni oggettive, che vanno indagate in modo scientiIico e rigoroso, con i me-
todi della Iilologia, e sulle quali inutile (o, peggio, dannoso) produrre speculazioni
che non tengano conto dei Iatti materiali, storici, concreti.
Quando si parla di storicismo, per, bisogna avere bene presente un aspetto.
Ancora oggi la questione , almeno in certi settori del dibattito IilosoIico contem-
poraneo, aperta e discussa
z
. \n carattere basilare condiviso dalle diverse riIlessioni

e Centile in poi, molte letture italiane di Marx hanno messo sotto esame il legame con Hegel |Cor-
radi zo].
z
La bibliograIia recente sullo storicismo molto vasta. Il riIerimento principale di questa
ricerca sono le analisi di Pietro Rossi |j,6, j66, jj]. \n cospicuo contributo stato dato dalla
scuola che discende da Pietro Piovani e della quale 1essitore esponente principale: si pensi solo
che tra il jj, e il zoo lo stesso 1essitore ha pubblicato in dieci volumi i suoi Contributi alla storia e
alla teoria dello storicismo. Questi studi sono Iunzionali alla diIesa di una declinazione speciIica dello
z;
che vi si richiamano pu essere rinvenuto in un senso generico di 'storicismo', che
designa il ricorso alla considerazione storica come strumento Iondamentale (e quin-
di preminente o esclusivo) di comprensione, se non della realt, almeno delle mani-
Iestazioni di vita degli uomini |Pietro Rossi j66, p. j].
Questo un punto essenziale in rapporto alle pagine gramsciane passate in
rassegna. InIatti nell'impostazione di Cramsci non viene ricusato il riIerimento
all'idealismo in senso radicale: l'eredit della IilosoIia classica tedesca viene anzi ri-
vendicata e Hegel viene considerato come una sorgente della quale non si pu Iare a
meno. La questo punto di vista c' una consonanza notevole tra la riIlessione di
Cramsci e i motivi crociani (e anche con quelli gentiliani, che per rimangono per-
lopi sullo sIondo o conIinati a brevi cenni). A partire da Hegel, per, Croce e Cen-
tile sviluppano teorie che secondo Cramsci prendono una deriva teologico-
speculativa. Il pensiero di Marx, che stato a lungo studiato sia da Croce sia da
Centile |Cenna zoo, Ciannantoni j88, Restaino zoo,], il terreno su cui si deve
giocare il rovesciamento di quella prospettiva ancora intrisa di presupposti metaIisi-
ci. on in discussione la centralit - o meglio il ruolo di vero e proprio Iondamen-
to - della storia. Questo un punto assodato, che accomuna le intenzioni di Iondo
sia di Croce sia di Cramsci (e di molti altri con loro). Ci che Ia problema il modo
in cui la storia viene concepita. Agli occhi di Cramsci lo storicismo di Croce un
Ialso storicismo, reazionario e conservatore. Bisogna riprendere la riIlessione di
Marx sulla prassi per declinare lo storicismo in una Iorma che davvero tenga conto
delle grandi Iorze progressiste che stanno assumendo un peso sempre maggiore sulla
scena politica che Cramsci ha davanti. Questo disegno complessivo pu essere visto

storicismo, lo storicismo critico e problematico, che mira a presentarsi come una IilosoIia
dell'individualit e dell'alterit su una base per l'appunto storicistica in continuit con la riIlessione
di Piovani |Cacciatore jj, 1essitore jj;] . Pi in generale, si possono vedere gli studi di Cacciato-
re |jj], Cacciatore, Cantillo e Lissa |jj;], Liaz |j,6], Martirano e Massimilla |zooz], uzzo
|zoo;], 1essitore |j;]. La ultimo si veda il numero della Rivista di IilosoIia del dicembre zo
(oz, ), dedicato alla IilosoIia della storia per Iesteggiare gli ottant'anni di Pietro Rossi, con interven-
ti di Cacciatore, Cesa, 1essitore e altri.
z8
come un tratto di continuit tra Croce e Cramsci, soltanto di segno opposto. Si
parlato di concordia discors tra i due |Faenza jjz].
A partire da qui interessante osservare alcuni possibili sviluppi di questa
continuit. \na implicazione della quale bisogna tenere conto quella che investe
l'ambito pedagogico o educativo in senso ampio. Alcuni anni Ia stato condotto
uno studio su Storicismo e pedagogia |Scuderi jj,], che nel sottotitolo porta i no-
mi dei quattro autori che elegge a punti cardinali: Vico, Cuoco, Croce, Cramsci. Si
noti: tutti italiani, tutti riconducibili - sebbene in modi molto diversi - all'orizzonte
dello storicismo, tutti in qualche maniera impegnati sul Ironte pedagogico. Vico,
Cuoco, Croce e Cramsci indicano una linea di sviluppo: quella dello storicismo ita-
liano che non si mai disinteressato della dimensione educativa e che, anzi, vi si
dedicato con Iervore. La storia la strada maestra per la Iormazione del cittadino.

\na relazione organica corre dunque tra storicismo e pedagogia. L'incivilimento
dell'uomo, una globale visione della vita, l'incremento e miglioramento di essa, il to-
tale coinvolgimento delle Iorze ed attivit dell'uomo costituiscono punti Iorti del
nesso pedagogia-storicismo. |Scuderi jj,, p. z]

Qui ci stiamo avvicinando a qualcosa di importante. Queste righe portano
traccia di diversi elementi di cui impregnata la cultura italiana, non solo IilosoIica.
L'idea che la storia possa Iornire in modo privilegiato una comprensione del mondo,
condensata nella Iamosa Iormula historia magistra vitae. L'idea che questa com-
prensione storica del mondo consenta di agire - o sia l'unica Iorma di sapere che
permette di agire - in modo consapevole e, dunque, che la storia possa Iornire un
criterio di orientamento per il Iuturo. L'idea di origine umanistico-rinascimentale
che l'incivilimento sia un obiettivo inderogabile e che la via maestra per conseguirlo
passi attraverso il riIerimento alla classicit, e cio ad autori, testi, documenti che
testimonino la grandezza di qualcosa che si maniIestato nel passato. Sono tutti e-
lementi interconnessi e potrebbero tutti andare sotto un'unica macrocategoria,
'mentalit storicistica', che ha i suoi capisaldi nella enIatizzazione dell'azione
dell'uomo nella storia, della Iunzione pedagogica della cultura, dell'educazione tra-
zj
mite i classici, della Iormazione del buon cittadino, della capacit di intervenire
nell'agone politico, del ruolo della cultura (cio degli intellettuali) nella dimensione
pubblica, della dimensione nazionale. Cramsci ha un suo spazio peculiare in una
prospettiva del genere |Capitani e Villa jjj].
1ogliatti assume questo impianto e lo rende la base della cultura marxista uI-
Iiciale che il PCI diIende e divulga. Questo il senso dell''operazione Cramsci': il
marxismo italiano ha nello storicismo - in questo storicismo di marca gramsciana -
un baluardo vitale. Si badi bene: questa linea non viene accettata in modo acritico
da tutti gli intellettuali che si richiamano all'area del PCI e nella Iase successiva sar
al centro di discussioni e di polemiche |Badaloni j6z, Cassano j;, Corradi zo,
pp. o-z] e, anzi, segner il punto su cui si consumer una rottura proIonda. Ma
negli anni Cinquanta l'interpretazione storicista della dottrina di Marx stabilisce il
canone al quale deve conIormarsi l'intellettuale marxista. Lo storicismo gramsciano
pregiudica il lavoro IilosoIico di questo periodo, Iavorendo l'aIIermarsi di un clima
adatto a un grande impegno storiograIico e, allo stesso tempo, ad accese discussioni
sul rapporto tra la IilosoIia e la storia della IilosoIia. In questo senso, l'azione cultu-
rale-IilosoIica di 1ogliatti, per quanto criticabile, ha svolto un ruolo di indirizza-
mento che non pu essere trascurato e cha ha lasciato un'impronta proIonda negli
studi IilosoIici del nostro paese. La Iigura intorno alla quale si incrociano questi te-
mi quella di Eugenio Carin.
Anche l'esigenza che sta alla base di questa azione culturale e IilosoIica ,
nella sua essenza, riportabile a Cramsci. Cramsci inIatti riteneva che la presa del
potere politico dovesse essere preceduta da una presa di potere di tipo culturale:
prima ci si doveva imporre nelle menti, poi l'aIIermazione nei Iatti sarebbe risultata
stabile e vincente. Il grande sIorzo di ottenere un'egemonia nell'ambito culturale
cruciale per 1ogliatti e per il partito comunista nell'immediato dopoguerra. InIatti
la 'dottrina 1ruman' del j; e l'elezione del primo parlamento repubblicano (8 a-
prile j8) mettono nell'angolo il PCI. L'unit antiIascista che ha condotto alla Libe-
razione perduta deIinitivamente e sul piano politico il marxismo italiano desti-
nato a un ruolo minoritario nella politica nazionale. Vista da sinistra, la linea Iiloat-
lantica di Le Casperi riaggrega tutte le Iorze che avevano Iiancheggiato il Iascismo
o
attorno al partito cattolico |Pinzani j;6, p. z8]. Sono gli esordi della guerra
Iredda in casa nostra, e l'Italia sar uno dei luoghi in cui la contrapposizione dei
blocchi si Iar sentire in modo particolare. Li Ironte allo scacco politico, 1ogliatti
intensiIica il suo sIorzo per conservare e possibilmente accrescere la presa sulla cul-
tura italiana realizzata negli anni j,-; |Restaino jj, p. z8].
Il piano Iunzioner, almeno in una certa misura. Ma il prezzo da pagare una
stasi sul piano teorico: si ripetono i miti di Iondazione, si incensa la tradizione di
recente istituita, si leggono e si rileggono i testi canonici, sempre per sotto
un'ottica di maniera |Chiarotto zo, p. ;]. Come nota Ferrari,

almeno sino al j,8, anno in cui si tenne il primo convegno di studi gramsciani, pre-
valse non solo una certa tendenza agiograIica, ma una considerazione per molti versi
astorica dei Quaderni di Cramsci, quasi che in quella sua meditazione carceraria si
esaurisse l'orizzonte della cultura contemporanea. |Ferrari jj8, p. ]

Insomma: Ierve una grande attivit esegetica, latitano elaborazioni teoreti-
che anche di pur minimo spessore. Si esce da questa ingessatura soltanto dopo il
j,6, dopo il XX congresso del PC\S dove Kruscev denuncia i crimini dello stalini-
smo e dopo l'invasione dell'\ngheria, quando viene inIranto in modo irrimediabile
il mito dell'\nione Sovietica come Iavolosa terra promessa. Il movimentismo per
ha un costo. Si sIarina la prospettiva unitaria sotto la quale ricondurre il marxismo
italiano, nascono mille sigle e zampillano mille rivoli, ognuno dei quali rivendica ori-
ginalit teorica e cerca di attestarsi come il pi Iedele erede del lascito marxiano.
Siamo alle soglie degli anni Sessanta e in quel contesto riprenderemo il Iilo del di-
scorso.







z.. Il nuovo che avanza: nascita e morte del neoilluminismo italiano

z... Appello alla ragione

Come si visto, dopo il j, la contrapposizione con il neoidealismo una
priorit assoluta. Lall'esigenza di questo taglio netto nasce, tra gli altri Iermenti Ii-
losoIici dell'epoca, il neoilluminismo o neorazionalismo

. La molti questo momen-


to viene vissuto come un secondo risorgimento |Viano j8,] o, almeno, come una
reale via d'uscita dall'orizzonte ristretto del neoidealismo crociano e gentiliano, in-
dicato come colpevole di avere isolato e bloccato il dibattito IilosoIico italiano. In-
torno alla Iigura di icola Abbagnano si coagula un movimento IilosoIico di rottura,

In via preliminare necessario un chiarimento dei termini. 'eoilluminismo', 'neoraziona-


lismo' e 'razionalismo critico', che si trovano usati per identiIicare ci di cui mi occupo qui, sono si-
nonimi o si distinguono tra loro: Possiamo contare su diverse interpretazioni. Paolo Rossi |j6j, pp.
j-o;] usa l'espressione 'neorazionalismo' solo in relazione al pensiero di BanIi e della sua scuola,
con riIerimento in special modo al saggio banIiano del j sulla storiograIia IilosoIica, attestando
cos la nascita di una concezione storiograIica alternativa a quella attualistica. Lal Pra |j8,] parla di
'razionalismo critico' in riIerimento ad un dibattito IilosoIico molto ampio, che combacia grosso
modo con quello identiIicato da Semerari |j6j] con il termine 'neoilluminismo'. Le atale |j8;]
attribuisce ad Abbagnano la paternit dell'espressione 'nuovo illuminismo' (che vede la luce nel sag-
gio del j8 Verso un nuovo illuminismo: ]. Lewey) e a Ceymonat la paternit del 'neorazionalismo'
(gli Studi per un nuovo razionalismo sono del j,, nel j, pubblica i Saggi di IilosoIia neorazionali-
stica), distinguendo in questo modo i due termini a partire dalle personalit che li Iormulano e dalle
loro diverse impostazioni teoriche. Quindi, in sintesi, non c' accordo se si possa trattare 'neoillumi-
nismo', 'neorazionalismo' e 'razionalismo critico' come sinonimi perIettamente sovrapponibili. Qui
Iar riIerimento a una concezione ampia del richiamo alla ragione che avvertito da molti e condivi-
so, in modi diIIerenti, da diversi autori. Anche se non permette di identiIicare le tre espressioni, que-
sto richiamo alla ragione segna almeno un denominatore comune, tolto il quale ne il neoilluminismo,
ne il neorazionalismo, ne il razionalismo critico stanno pi in piedi, anche se, come evidente, il ve-
ro punto della questione spiegare in che cosa consista questo richiamo alla ragione, al di l di gene-
riche dichiarazioni di intenti. In letteratura, oltre agli studi generali di Restaino |jj] e Ferrari
|jj8], si possono vedere i contributi di Lal Pra |j8,], Le atale |j8;], Ferrari |j8,], Mori |zoo6],
Pasini e Rolando |jj], Semerari |j68], 1ega |zooa], Viano |zoo6].
z
che poi incarner il mito laico di una stagione del neoilluminismo italiano, ricca di
carica rinnovatrice e sprovincializzante" |Pasini e Rolando jj, p. IX].
Il neoilluminismo intende rompere con gli schemi neoidealistici e si propone
essenzialmente due scopi: tutelare la laicit della cultura IilosoIica italiana e rinno-
vare lo stile IilosoIico italiano nel suo complesso. Le sue parole d'ordine sono
l'appello alla ragione, la lotta contro la metaIisica e la riscoperta dell'empirismo.
1utto questo per aIIermarsi ha bisogno di instaurare un conIronto serrato con un
nemico di rango e il neoidealismo, che era andato per la maggiore almeno Iino alla
met degli anni 1renta, un ottimo contraltare. Contro l'impostazione neoideali-
stica si vogliono Iar valere il recupero o l'immissione ex novo nel dibattito IilosoIico
italiano di temi neopositivistici, neokantiani, analitici, esistenzialistici. Lal punto di
vista geograIico il neoilluminismo coinvolge in prima linea 1orino e Milano, in gra-
do minore Pavia e Bologna, deIilata e in un tempo successivo Firenze: si connota
quindi come un movimento legato ad alcuni grandi centri IilosoIici dell'Italia set-
tentrionale |Pasini e Rolando jj, 1ega zooa].
\n capitolo a parte riguarda le personalit che vi prendono parte. quasi au-
tomatico che un movimento eterogeneo, laico e marcatamente democratico non
presenti i caratteri di una scuola e si dimostri sIuggente ai tentativi di rintracciare
una gerarchia. InIatti sul punto le interpretazioni sono diIIormi. Secondo Lal Pra
|j8,], gli attori principali del neorazionalismo sono stati BanIi, Preti, Ceymonat,
Abbagnano e - anche se Lal Pra lo lascia solo intuire - lo stesso Lal Pra. 1ega
|zoob] aIIerma che le menti di questo movimento sono BanIi, Abbagnano, Bobbio
e Ceymonat, pur con notevoli diIIerenze di coinvolgimento e di approccio. Per Se-
merari |j68], rientrano nell'orizzonte neoilluministico Abbagnano, Preti, Cantoni,
Bobbio, Ceymonat, Paci. Viano |zoo6] identiIica l'origine del neoilluminismo
nell'incontro a 1orino di Abbagnano, Bobbio e Ceymonat. Pasini e Rolando |jj]
sostengono che Abbagnano la mente organizzatrice del movimento, ma il neoil-
luminismo non riducibile alla sua sola opera: inIatti elencano numerosi studiosi
all'interno della scuola torinese, tra gli allievi milanesi di BanIi (Paci, Preti, Cantoni),
della scuola bolognese di Battaglia (Pasquinelli, Santucci, Matteucci). Verra |j88]
aIIerma che il movimento si raccoglie intorno ad Abbagnano e a Bobbio subito do-

po il j,, Pera |j8,] mette in risalto il ruolo di Ceymonat. In sintesi, per quello
che qui interessa, si pu concludere che il neoilluminismo il movimento innescato
da Abbagnano e reso Iecondo dalla partecipazione ad esso di Bobbio e Ceymonat (e
dunque l'origine si colloca a 1orino), ma riceve un contributo importante dalla
commistione di stili e di scuole, soprattutto grazie al coinvolgimento degli allievi di
BanIi (e dunque importante l'inIlusso milanese). Che 1orino e Milano giochino un
ruolo di primo piano testimoniato dal Iatto che dei nove convegni organizzati in
seno al neoilluminismo italiano tra il j, e il j6z sette si sono svolti in queste due
citt. Insieme a un convegno a Santa Margherita nel j6o, Ia eccezione - ed
un'eccezione signiIicativa perche segna una svolta importante - il convegno di Fi-
renze del j,6 sulla storia della IilosoIia. Ma in cosa consiste questo carattere di no-
vit che riguarda innanzitutto la proposta di un nuovo modello di razionalit:


z..z. \na ragione laica, Iinita, aperta

Il primo studio critico sul neoilluminismo - apparso quando questo movi-
mento si gi spento da qualche anno - quello di Semerari |j68], che il primo a
individuare il neoilluminismo come Ienomeno IilosoIico-culturale del dopoguerra
italiano |Pasini e Rolando jj]

. Secondo Semerari, la IilosoIia italiana contempo-


Il neoilluminismo ha avuto una strana vicenda storiograIica |Pasini e Rolando jj]. Lopo
avere raccolto molti consensi e avere catalizzato molti interessi, ha Iaticato a Iarsi riconoscere come
una Iase autonoma della riIlessione IilosoIica italiana. Con il passare degli anni, soltanto pochi - oltre
a Semerari: Santucci, Lal Pra e la sua scuola - hanno proposto analisi approIondite su di esso, altri
(Mathieu, Ceymonat) non lo hanno nemmeno riconosciuto come Ienomeno autonomo. A un certo
punto, poi, soprattutto in corrispondenza dei successi che venivano ottenendo le riprese di ie-
tzsche e di Heidegger in chiave 'debolistica' o 'irrazionalistica', del neoilluminismo non si sente pi
parlare: questo accade per buona parte degli anni Settanta e per tutti gli anni Ottanta. In tempi re-
centi, Iorse anche in seguito allo sbiadire dell'appeal delle prospettive postmoderne e al risorgere
dell'interesse verso modelli di razionalit pi robusti, l'interesse per il neoilluminismo si riacceso e
sono ripresi studi, dibattiti, convegni. L'ultimo in ordine di tempo quello che la Societ Italiana di
Storia della FilosoIia ha dedicato a Bologna nel zooj a Impegno e Ragione. FilosoIia e societ

ranea - che egli, data la contingenza storica della sua analisi, identiIica con
l'intervallo tra la Iine dell'Ottocento e i primi anni Sessanta del ovecento - divisa
in tre Iasi. La prima positivistica, la seconda neoidealistica, la terza neolluministica.
Il positivismo si aIIaccia debolmente in Italia: non gode dell'apporto di grandi per-
sonalit a parte Ardig, non riesce a elaborare un solido impianto concettuale e si
scontra con la arretrata realt economica, sociale e culturale italiana. Il neoideali-
smo la reazione maturata in ambito meridionale - e per questo, secondo Semerari,
ulteriormente arretrata in un contesto gi di per se arretrato - e si caratterizza subi-
to come una chiusura nei conIronti della scienza e delle idee IilosoIiche stavano ma-
turando al di Iuori dell'Italia (Ienomenologia, psicoanalisi, esistenzialismo, neoposi-
tivismo). Lopo la seconda guerra mondiale il neoilluminismo italiano vede la luce
come conIluenza di diversi pensatori, diverse Iormazioni, diversi metodi. Sotto la
sua bandiera trovano alloggio il razionalismo critico di BanIi, lo sperimentalismo di
Aliotta, il Iilone naturalistico-analitico-pragmatistico che comprende Peano, Vailati,
Calderoni e Enriques. 1utti sono accomunati dall'interesse per la scienza,
dall'opposizione al concetto dogmatico di ragione cresciuto in seno al neoidealismo,
dall'opposizione allo storicismo assoluto. Cos nasce il neoilluminismo, radicato in
Italia settentrionale, con le sue caratteristiche Iondamentali: mettere al centro la
ragione e la scienza, propugnare l'impegno dell'uomo per migliorare il mondo.
Riducendo a uno schema l'argomentazione di Semerari si vede come il neoil-
luminismo abbia i suoi tratti essenziali in questi elementi: pluralismo strutturale (vi
prendono parte pensatori diversi, di diversa provenienza e di diversa impostazione),
empirismo (relativamente al problema della conoscenza: i problemi vanno trattati
all'interno dell'orizzonte umano, ed per questo che ricorrono continuamente le
espressioni uomo esistente, situazione esistenziale), possibilit (che diventa la
categoria Iondamentale del pensiero), demistiIicazione (antidoto contro le prospet-
tive escatologiche, mistiche, provvidenzialistiche, Iideistiche e, quindi, aproblema-
tiche). La tutto ci per Semerari discendono due conseguenze: un'apertura nei con-

nell'Italia contemporanea. Il caso del eoilluminismo", con la partecipazione di 1ega, Veca, Bellone,
Parrini, Mori, Cacciatore e altri |1ega zooa].
,
Ironti della ripresa del marxismo, inteso come IilosoIia attenta al 'reale', al 'concre-
to', e una prospettiva 'relativistica' - il termine mio, non di Semerari - legata alla
condizione umana, sempre in conIronto con la Iinitudine dell'uomo. Il legame tra
neoilluminismo e marxismo, va detto, un accento che pone Semerari nella sua in-
terpretazione, e non per nulla ovvio ne, tantomeno, condiviso. Ad ogni modo, ri-
mane cruciale il Iatto che il neoilluminismo italiano sia un movimento IilosoIico ca-
ratterizzato dall'attenzione all'uomo (inteso come essere storico e materiale, come
'esistente'), dall'analisi della realt 'concreta', dall'impegno nel mondo, dal riIiuto
dell'astrazione e di tutto ci che turba o nasconde la natura razionale dell'uomo.
Quella che qui si delinea una ragione pratica, concreta, reale: e quindi una ragio-
ne laica, Iinita, non dogmatica, relativistica (o che in ogni caso sempre portata a
mettersi in relazione con gli oggetti di cui si occupa e a metterli in relazione tra lo-
ro).
Lopo l'articolo di Semerari, il neoilluminismo stato anche oggetto di studi
pi recenti. Secondo Viano |zoo6] i termini di riIerimento del neoilluminismo ita-
liano sono due: l'impegno politico dei IilosoIi e il tentativo di stabilire un'egemonia
culturale laica in Italia, contro il predominio della Chiesa cattolica. Pera |j8,] con-
duce un'analisi del neoilluminismo ponendo al centro il problema dell'empirismo, e
si colloca su una linea analoga a quella di Viano: i IilosoIi coinvolti in questo movi-
mento cercano di cambiare la mentalit italiana, non solo in campo strettamente Ii-
losoIico, ma culturale in senso pi ampio. Il progetto non avr successo, e anzi la
parabola del neoilluminismo |Verra j88] durer soltanto una decina d'anni dopo
la Iine della guerra. Proprio in merito alla chiusura del periodo neoilluministico, Lal
Pra |j8,] stabilisce nell'intervallo j,6-j,; - non a caso in concomitanza con il
convegno Iiorentino sulla storiograIia IilosoIica - il momento in cui i progetti legati
a questo orizzonte cedono il passo. E probabilmente non sbaglia, visto che al primo
convegno di studi gramsciani (a Roma nel gennaio del j,8) Ceymonat - e cio uno
dei padri Iondatori del neoilluminismo - ne parla gi al passato e dice che il neoil-
luminismo ha costituito un rivolgimento proIondo della IilosoIia e ha Iatto aIIiorare
temi nuovi |Bedeschi j8,, p. zj]. Insomma, l'istanza rinnovatrice di cui si sono
6
resi sostenitori tutti quelli che hanno collaborato al neoilluminismo italiano dura
circa un decennio o poco pi.


z... \na morte prematura e un'eredit pesante

La Iine repentina del neoilluminismo ha radici sia IilosoIiche sia politiche.
Entrambi questi ordini di motivi hanno origine nella eterogeneit degli interessi e
delle provenienze dei IilosoIi che sono coinvolti |Pera j8,, Lal Pra j8,], anche se
questo stesso pluralismo per altri versi |Semerari j68] stato considerato uno degli
elementi di Iorza del pensiero neoilluminista. Avviene cos che questo movimento
IilosoIico che aveva voluto presentarsi come una nuova alba e una promessa di novi-
t si spegne nel passaggio tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, dando origine a
una vera e propria diaspora. Secondo Pera la Iragilit del neoilluminismo stava nella
creazione di

ibridi IilosoIici |.] internamente assai instabili e comunque troppo legati alle bio-
graIie intellettuali di chi li aveva prodotti |.]. 1anto che |.], nel volgere di breve
tempo, si ebbe la diaspora. Ciascuno dei novatori prosegu per proprio conto, tal-
volta ritornando nella casa di origine - un po' arricchito di esperienze, un po' Iigliol
prodigo - e talaltra anche andandosi a domiciliare proprio in quelle case contro i cui
costumi aveva prima levato polemiche. |Pera j8,, p. j6]

Lal Pra |j8,] sottolinea che le diIIerenze di orientamento politico sono sta-
te determinanti per la breve vita di questo movimento: la spaccatura Ira coloro che
si richiamavano al liberalismo e coloro che si ponevano sotto la bandiera di Marx
non si mai composta. Anzi,

quando pi tardi l'attacco del marxismo uIIiciale prese posizione ancora pi netta
contro il razionalismo critico |.], la divisione che si venne a determinare nel gruppo
;
risult ancora pi proIonda: tanto che Iu, essa, una delle ragioni principali dello
sciogliersi del movimento stesso |Lal Pra j8,, p. ,j].

La crisi si generata dall'interno perche mancava un metodo di lavoro con-
diviso che si indirizzasse a una problematica comune e perche la precedenza data
alla dimensione esistenziale e storica rispetto a quella metaIisica porter a perdere
l'originario programma metodologico |Pasini e Rolando jj]. Ma bisogna anche
tenere conto dei Iattori esterni, di una resistenza delle ideologie assolutizzanti
|Pasini e Rolando, p. XXIX], che vedeva nel marxismo il principale antagonista del
neoilluminismo. e testimonianza un celeberrimo pamphlet di Cases (Marxismo
e neopositivismo del j,8) che attacca duramente Preti e il suo tentativo di coniuga-
re marxismo, pragmatismo e neoempirismo.
Al di l della contingenza e del merito speciIico dell'attacco di Cases a Preti,
la vicenda potrebbe essere letta su scala pi ampia: una linea culturale che stava di-
ventando dominante - quella marxista - stabilisce il proprio predominio Iacendo
piazza pulita di tutti i concorrenti. Il neoilluminismo un avversario pericoloso. Va
eliminato o incorporato. In ogni caso, neutralizzato. E nei Iatti accade proprio cos,
senza che questo porti a battaglie troppo cruente o a strascichi polemici che si pro-
traggano a lungo. I marxisti volevano una IilosoIia 'educatrice', i neoilluministi pre-
Ierivano una IilosoIia come 'chiariIicazione di idee'. In breve lo scontro volge net-
tamente a Iavore della prospettiva marxista, che pu contare su una struttura solida
e un'organizzazione capillare, e il movimento neoilluminista si dissolve.
Il neoilluminismo IilosoIico non riesce a portare a termine la missione che si
erano preIissi Abbagnano, Bobbio, Ceymonat e tutti gli altri negli anni immediata-
mente successivi alla guerra, e non mantiene le promesse di cui si era Iatto portato-
re. La cultura italiana non viene resa pi laica e non si riesce a introdurre un riIeri-
mento solido alla scienza: e questi - cultura laica e cultura scientiIica - sono i punti
sui quali risulta pi evidente la debolezza e il Iallimento dei neoilluministi italiani.
Per questi motivi, alcuni interpreti giudicano il neoilluminismo in modo molto du-
ro: come un movimento puramente accademico che rimane isolato dalla cultura na-
zionale |Viano zoo6], come un'occasione Iallita di una stagione di riIorme |Verra
8
j88], come una scuola chiusa in se stessa |Bedeschi j8,], come un gruppo di stu-
diosi uniti solo da un nemico comune (l'idealismo) ma del tutto sprovvisti di una
proposta condivisa |Pera j8,]. In sostanza, il neoilluminismo, per come si maniIe-
sta e si sviluppa in quegli anni, soIIre di due carenze gravi: da un lato manca di una
struttura solida e ordinata (ci di cui i neoilluministi andavano Iieri), dall'altro rima-
ne ristretto a una elite di studiosi senza riuscire a raggiungere il grande pubblico.
Entrambi questi limiti portano a una conseguenza ovvia: su queste basi risulta molto
diIIicile - se non impossibile - istituire un processo di pedagogia di massa. Cio
impossibile incidere sulla cultura nazionale a livello popolare, in questo modo Ior-
nendo cartucce alla disputa annosa sullo scollamento tra intellettuali e popolo, tra
IilosoIia e cultura di massa.
L'altro canto, per, si trovano anche giudizi pi morbidi, secondo i quali il
neoilluminismo non stato un'inutile meteora, ma ha ottenuto alcune conquiste,
rimaste a disposizione di chi ne ha voluto Iare tesoro negli anni seguenti. Si aIIerma
uno stile IilosoIico nel quale risuonano - anche se a volte in modo approssimativo -
le istanze neopositivistiche e analitiche che nello stesso periodo si stavano Iacendo
strada nel mondo anglosassone, e questo stile IilosoIico porta Irutti soprattutto in
tre direzioni. \n'attenzione pi approIondita alla IilosoIia della scienza e alla logica
matematica, come dimostrano i lavori di Ceymonat, Pasquinelli, Casari, Mangione,
Filiasi Carcano, Agazzi e altri, la rigorizzazione delle ricerche nel campo della Iilo-
soIia del diritto e della metaetica, sancita dall'opera di Bobbio, Scarpelli e altri, un
generale rinnovamento nel modo di Iare storia della IilosoIia, con un'apertura verso
la storia della scienza e la storia della cultura, come si vede in Abbagnano, Carin,
Lal Pra e nelle loro scuole. Perci, nonostante la brevit dell'esperienza neoillumi-
nistica e il mancato raggiungimento degli obiettivi di massima (tutelare la laicit
della cultura IilosoIica italiana e rinnovare lo stile IilosoIico italiano nel suo com-
plesso), non mancano elementi positivi |Ferrari jj8].




j
z.. E i cattolici:

Cli eIIetti che il passaggio al dopoguerra produce sul pensiero cattolico van-
no interpretati attraverso diverse chiavi di lettura. \na parte del mondo cattolico si
compromessa con il regime Iascista, soprattutto dopo il Concordato del jzj,
quando si cercato di ergersi a riIerimento culturale - oltre che religioso e morale -
dell'Italia Iascista sulle ceneri dell'attualismo gentiliano
,
. \n'altra parte se ne te-
nuta lontana: isolati in seno al regime, se non in aperto dissidio con esso, quando
giunta l'ora parecchi cattolici hanno ingrossato le Iila dei movimenti della resistenza.
Lunque, di Ironte a una Ietta consistente del mondo cattolico che ha notevoli diIIi-
colt nell'attestarsi come via d'uscita dal Iascismo o suo superamento, una porzione
di quello stesso mondo pu vantare carte in regola per competere ad armi pari con
gli altri movimenti che cominciano a proliIerare una volta abbattuto il regime e in-
staurata la repubblica.
In ambito IilosoIico questo si rende evidente sin da subito. el j, a Calla-
rate si tiene il primo convegno di studi che raccoglier con cadenza annuale i pensa-
tori cattolici per instaurare un conIronto continuo ed eIIicace intorno ad alcuni te-
mi rilevanti. Animatori del movimento di Callarate sono Ciacon, Padovani, SteIa-
nini. Ciacon poi - quasi subito - coinvolge nell'organizzazione Cuzzo, Sciacca e
Battaglia. Il primo convegno del j, ha come tema Cristianesimo e IilosoIia" e
vede la partecipazione di proIessori che provengono soltanto dalle universit di Pa-
dova, Bologna, 1orino, Milano e Cenova: le comunicazioni con le Iacolt dell'Italia
centro-meridionale erano piuttosto diIIicoltose. 1utti i primi convegni, almeno Iino
al j,6, trattano temi che in modo diverso mirano alla ripresa della IilosoIia cristia-
na. Questa ripresa avviene attraverso la ripresa della metaIisica |Antiseri e 1aglia-
gambe, zoo8a, pp. 8z-8].

,
Viano |zoo6] sostiene che il movimento di reazione a Centile ha avuto una matrice reli-
giosa. La reazione non proviene soltanto - o non proviene soprattutto - da Martinetti e da quei cat-
tolici che si sono opposti a Centile da sempre, ma principalmente dagli attualisti convertiti dopo il
Concordato, Carlini e Cuzzo su tutti.
o
La 'via cattolica' alla Liberazione si sostanzia di questa ripresa della metaIisi-
ca. La un lato, in questo modo si vuole rimarcare una diIIerenza con le derive irra-
zionaliste e misticheggianti che hanno pervaso la cultura Iascista a partire dai primi
anni 1renta e che in un certo senso sono state sIruttate o avallate dagli intellettuali
cattolici che sono conIluiti nel Iascismo. Lall'altro, per, non per nulla paciIico
che cosa signiIichi 'ripresa della metaIisica' e, ancor meno, come ci vada messo in
atto. Sul punto, inIatti, i IilosoIi cattolici si dividono in due tronconi |Bausola j8,,
Santinello j88]: da un lato gli spiritualisti, dall'altro i neotomisti e i metaIisici clas-
sici. Le etichette (soprattutto 'spiritualisti' e 'metaIisici classici') in questo caso Iun-
zionano davvero male. In primo luogo, perche gli stessi pensatori che vengono an-
noverati in queste correnti le riIiutano o le trovano troppo riduttive, in secondo
luogo, perche, anche accettando la partizione, entrambe le Iamiglie al loro interno
sono attraversate da divisioni proIonde. Ma, almeno in prima battuta, seguendo
questa lettura si colgono due orientamenti di Iondo. \na parte del mondo cattolico
si proIessa pi agostiniana che tomista e tende a rimarcare l'importanza
dell'esperienza religiosa e del senso dell'esistenza degli individui, concentrandosi su
concetti come 'persona', 'soggetto', 'interiorit'. L'altra parte si impegna in un tenta-
tivo di coniugare il cristianesimo con un modello di IilosoIia Iondato sul primato
della ragione. ella prima Iamiglia entrano Cuzzo, Sciacca, Battaglia, Carlini, SteIa-
nini, Pareyson, Lazzarini, nella seconda Bontadini, Vanni Rovighi, Marino Centile,
Ciacon, Padovani.
Questa dicotomia vale solo come primo approccio. A ben guardare, inIatti,
regge molto male perche, oltre ai motivi gi menzionati, sia tra gli spiritualisti, sia
tra i metaIisici classici vengono incluse posizioni molto lontane tra loro. Cli interes-
si di Battaglia, Carlini e Pareyson, per Iare un esempio, si toccano solo tangenzial-
mente. Allo stesso modo, per Iare un altro esempio, Bontadini non accettava di es-
sere deIinito un neotomista tout court (marchio che invece ben si attaglia al suo
maestro Masnovo e a SoIia Vanni Rovighi |Sina zoo]) e, soprattutto, dentro al
campo della metaIisica classica tiene a sottolineare una diIIerenza tra la scuola mi-

lanese e la scuola padovana
6
. La scuola padovana, poi, non aIIatto omogenea. Ma-
rino Centile, da una parte, e \mberto Padovani e Carlo Ciacon, dall'altra, si sop-
portano poco e collaborano meno ancora, tanto che l'Istituto di FilosoIia viene divi-
so in due, e ognuno per la sua strada: l'Istituto di FilosoIia incardinato nella Iacolt
di Lettere diretto da Centile, l'Istituto di Storia della IilosoIia incardinato nella Ia-
colt di Magistero diretto da Ciacon. La scena complicata dalla presenza di SteIa-
nini, personalista di matrice spiritualista, che a Padova insegna estetica Iino alla
morte, sopraggiunta nel j,6 |Berti zoo]. Il pensiero cattolico padovano ha alme-
no tre Iacce, insomma: la metaIisica classica di Centile, il neotomismo di Padovani
e Ciacon, il personalismo di SteIanini. 1ralasciando Centile e Ciacon, su cui torne-
r nel capitolo successivo, interessante sapere che negli anni Cinquanta si laurea-
no con Padovani Ezio Riondato, Antonio egri e Pietro Faggiotto. ello stesso pe-
riodo, SteIanini maestro di Ciuseppe Flores d'Arcais, Antonio Peretti, Ciovanni
Santinello, Armando Rigobello, Ciovanni M. Pozzo.
Ora, a parte il dispiegamento delle Iorze in campo e l'organizzazione in
gruppi e sottogruppi, in Italia il pensiero IilosoIico di orientamento cattolico nel
primo dopoguerra rimane sostanzialmente Iossilizzato su discussioni tutte interne,
con scarsissime aperture verso l'esterno. E quand'anche si aprisse qualche timido
spiraglio di conIronto con le altre componenti del dibattito IilosoIico di quegli anni,
lo sIorzo quasi sempre teso a instaurare una polemica con le tendenze laiche che
vanno aIIermandosi nel panorama italiano |Santinello j88]. La scena cambia nel
passaggio tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, ed l che riprenderemo il discorso.





6
Convinzione che peraltro rimane viva Iino ai nostri giorni e che Ia capo, pi o meno,
all'idea di una 'padovanit' aristotelica e di una 'milanesit' parmenidea. Le due scuole divergono
sull'interpretazione del divenire del mondo, sostiene Vigna |zoo]: i metaIisici padovani guardano
all'esperienza del divenire soprattutto come rapporto di potenza e atto, i metaIisici milanesi come
rapporto di essere e non essere.

. Cambiare il mondo, non interpretarlo: gli anni Sessanta



.. uovi scenari

Alla Iine degli anni Cinquanta, termina un periodo di chiusura e di incomu-
nicabilit tra le diverse componenti del dibattito IilosoIico italiano |Restaino jj].
La divisione tra l'ambito marxista, cattolico e laico Iino a quel punto stata molto
netta e ha condizionato il dibattito IilosoIico italiano all'insegna di una pressoche
generale mancanza di comunicazione. Sul Iinire degli anni Cinquanta la scena si Ia
pi vivace: riprendono gli scambi, i conIronti, gli scontri. Ci comporta, evidente,
che sia i marxisti, sia i cattolici, sia i laici rinuncino ai programmi massimalisti, alla
diIesa di una posizione 'pura', e accettino di conIrontarsi su alcuni problemi. Le ras-
sicuranti distinzioni postbelliche cominciano a saltare: ha inizio un passaggio, che
non sar di breve corso e che trover il proprio compimento tra la Iine degli anni
Settanta e i primi anni Ottanta, in cui vengono meno i criteri che permettevano di
identiIicare proIili ben demarcati e prospettive chiaramente distinguibili. Ci acca-
de sia tra le varie componenti che hanno animato il dibattito IilosoIico italiano po-
stbellico Iino a questo momento, sia all'interno di ciascuna di esse. Cominciano a
conIondersi gli elementi di contrasto e, allo stesso tempo, quelli che permettono
un'autodeIinizione netta. Si accavallano i piani prospettici. Prendendo in prestito
espressioni che hanno valore in altri ambiti, si potrebbe dire che qui il dibattito Iilo-
soIico italiano comincia a Iare i conti con il transito da una Iorma di paesaggismo
all'inIormale. ell'ambito marxista questo coincide con una intromissione di propo-
ste che si allontanano dal solco dello storicismo gramsciano e che nell'arco dei suc-
cessivi vent'anni risulteranno decisive causando l'involuzione e il successivo smarri-
mento della linea storicista. Come ha notato Veca, l'eterodossia non si addice al
marxismo |Veca jj, p. z8]. ell'ambito cattolico questa congiuntura porta a
una trasIormazione che vede un rapido e progressivo aIIievolimento delle pulsioni
spiritualistiche. Ci che domina all'interno del Iilone cattolico la ripresa di una

tradizione autorevole, nel tentativo di restaurare un pensiero IilosoIico di alto livel-
lo. Sotto questo segno si collocano sia la ripresa della metaIisica classica, che anima
la ricerca soprattutto della scuola milanese (Bontadini) e di quella padovana (Marino
Centile), sia il vasto lavoro che porta alla stesura dell'Enciclopedia IilosoIica (che
esce in prima edizione tra il j,; e il j,8) e della Crande Antologia FilosoIica (in
ventiquattro volumi pubblicati tra il j, e il j;8). Oltre alla ripresa della metaIisi-
ca classica e alla stesura di queste opere enciclopediche, anche in ambito cattolico si
aIIermano alcune tendenze teoretiche portatrici di nuove prospettive (Pareyson e i
suoi allievi). Il Ironte laico invece non regge di Ironte alla Iorza d'urto dell'apertura.
Oggi si riconosce unanimemente che il movimento neoilluminista pu considerarsi
esaurito nel passaggio tra gli anni Cinquanta e i Sessanta. L dove i marxisti e i cat-
tolici riescono a opporre un'identit solida alle spinte di rinnovamento e agli espe-
rimenti di commistione, la Iragile connotazione del movimento neoilluminista cede.
Cli animatori di quel movimento prendono direzioni diverse, il razionalismo di cui
esso si era Iatto portatore va a mescolarsi con altri approcci e si propaga attraverso
altri canali. Questo non signiIica che le istanze che i neoilluministi hanno sostenuto
vadano perdute: da un lato si cercano nuovi percorsi teorici (Preti, Ceymonat, Paci),
dall'altro prende il via una tradizione storiograIica che alla lunga si riveler molto in-
Iluente: a Firenze lavorano Carin, Paolo Rossi, Vasoli, Adorno, Casini, a 1orino
Viano e Pietro Rossi, a Bologna Antonio Santucci, a Milano Lal Pra. In ogni caso,
di neoilluminismo - inteso come movimento unitario o come catalizzatore degli in-
teressi teorici di diversi pensatori - non si sentir pi parlare. La allora in avanti lo
si ritrover soltanto in analisi storiche o in rievocazioni memorialistiche.
Questi cambiamenti che si veriIicano nei tre ambiti alla Iine degli anni Cin-
quanta costituiscono la base di una nuova e diIIerente scena IilosoIica e culturale.
Le basi di laicit che il neoilluminismo ha tentato di imporre hanno perso il loro
centro di gravit e quindi si trovano disseminate in ambiti diversi, non pi ricono-
scibili come marchio di Iabbrica di un movimento unitario. I IilosoIi cattolici si de-
dicano a un'opera di ripresa della classicit e di consolidamento della tradizione.
Chi ha in mano il boccino - sul piano della visibilit politica e culturale - sono i
marxisti. Il marxismo, inIatti, sembra essere l'unico approccio IilosoIico interessato
,
ad agire in modo signiIicativo e duraturo sul contesto politico e sociale, e l'unico ad
avere i mezzi per Iarlo. Ma quale marxismo:


.z. Marxismi italiani

egli anni che vanno dal j, al j,, si rinsalda la versione ortodossa del
marxismo come storicismo |Veca jj, p. zj]. Per tutto questo periodo la linea
gramsciana stabilita da 1ogliatti non conosce rivalit che possano contenderne il
ruolo, la declinazione egemone del marxismo italiano |Corradi zo, p. o;]. Le
voci dissenzienti sono isolate e messe all'angolo: i casi emblematici sono quelli di
Bordiga, Lella Volpe, BanIi e Luporini, che da posizioni diverse e con argomenti
diversi criticano la linea togliattiana, accusata di essere stalinista a parole, impronta-
ta a una Iorma di illuminismo-progressismo-laicismo democratico e parlamentare
nei Iatti |Corradi zo, pp. oj-].
Ma tra la seconda met degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta la scena
cambia. Il punto di rottura il j,6 |Vacca j;8]. Lo stalinismo - la linea uIIiciale
del partito - va in crisi, sotto i colpi della denuncia di Kruscev al XX Congresso del
PC\S e dei carri armati in \ngheria. Come se non bastasse, prende il via l'impetuoso
sviluppo del capitalismo italiano |Rieser zoo;, p. ;;]: il boom economico,
l'incremento dei consumi, il benessere che si diIIonde nella societ di massa assu-
mendo la Iorma di una Lambretta, di una 1opolino, degli elettrodomestici in ogni
abitazione. Il PCI deve riposizionarsi: la Iunzione che ha svolto e la lingua che ha
parlato Iino a questo momento devono sintonizzarsi con una situazione che non
pi quella di dieci anni prima. E al di l della congiuntura socio-economica, che qui
interessa relativamente, la questione importante che a questo punto cominciano a
scricchiolare le basi teoriche della cultura che il partito ha cercato di propagare con
ogni mezzo. Il monolite storicista-gramsciano si incrina: da pi parti si sollevano
critiche nei suoi conIronti |Badaloni et al. j;z, Cassano j;, Cruppi j;6, Vacca
j;z]. Lentro alla cultura marxista si aprono spazi per nuove proposte e nuove ri-
Ilessioni, nella consapevolezza che i dieci anni trascorsi dalla Iine della guerra sono
6
serviti a diIIondere un modello, ma non hanno visto nascere alcuna elaborazione te-
orica originale. Solo per Iare un esempio della consapevolezza che comincia a ser-
peggiare tra alcuni intellettuali organici al PCI basta leggere un estratto di ci che
scrive Calvino, proprio nel j,6 sulle pagine del Contemporaneo,

|a]bbiamo Iatto del giornalismo, oppure della Iilologia. mancato il resto: il pensie-
ro. Cramsci si imposto nella cultura italiana anche Iuori del nostro movimento,
con le sue impostazioni, e il suo linguaggio, ma non ci ha comunicato quel Iervore
secco, teso, onnivoro, di mente sempre in moto alla creazione d'una cultura. |Chia-
rotto zo, p. 68]

Sul piano IilosoIico l'attacco pi esplosivo quello di Lella Volpe, che cerca
di slegare Marx da Hegel e di innestare il pensiero marxiano nella tradizione aristo-
telico-kantiana, rivendicandone il 'galileismo morale'. Il marxismo ha un rapporto
di continuit-superamento non con l'idealismo hegeliano bens con il metodo scien-
tiIico sperimentale. Se si applica questo discorso all'ambito etico e morale, il mar-
xismo va interpretato come la principale voce della autocritica della modernit cri-
stiano-borghese |Corradi zo, p. zo].
Il marxismo scienza, non storia. Su questa base, Lella Volpe per pi di un
decennio riIerimento essenziale per una lettura di Marx ritenuta pi Iedele alla
lettera dei suoi scritti e, quel che pi importante, per una lettura di Marx alterna-
tiva a quella sugli scudi Iino ad allora, considerata troppo sempliIicatoria e troppo
compromessa con la cultura neoidealistica |Corradi zo, p. ]. el j,6 Colletti,
sostanzialmente l'erede naturale di Lella Volpe, interviene in un dibattito che si sta
sviluppando sulle pagine del Contemporaneo e spara il carico da novanta: se si vuole
restituire Marx a Marx, bisogna smettere di leggerlo con gli occhiali degli idealisti.
Primo: il marxismo non storicismo, secondo: non va ibridato con motivi neoposi-
tivistici, esistenzialistici, Ienomenologici o che provengono da chiss quale altra
corrente di pensiero. Il marxismo va liberato dall'incrostazione della dialettica hege-
liana e, attraverso il recupero di motivi kantiani, va riportato nell'alveo che gli
proprio: il marxismo sociologia scientiIica |Corradi zo, pp. -,].
;
Al Iianco della rilettura del marxismo in chiave scientiIica e della conseguen-
te contestazione della linea del partito, che viene accusata di essersi attestata su una
posizione quietista a diIesa delle prerogative parlamentari e democratiche, torna in
auge l'istanza movimentista-rivoluzionaria. A dire il vero, gi nel j, Maitan apre le
danze criticando la conduzione togliattiana: va rivalutata la tattica squisitamente
rivoluzionaria |Chiarotto zo, p. ,8]. Ora, dopo i Iatti del j,6, Iorti delle sugge-
stioni che vengono da Lella Volpe e dai suoi allievi, il contesto sociale, economico e
culturale che prende corpo tra gli ultimi anni Cinquanta e i primi anni Sessanta
chiama a una rinnovata considerazione della questione operaia, sulla base di un ap-
parato teorico e categoriale che sappia riconquistare la Ireschezza e la proIondit
dello sguardo di Marx e la capacit del suo pensiero di incidere sui problemi reali.
el j6 Panzieri Ionda, insieme ad altri, Quaderni rossi. Si apre la variegata
e turbolenta stagione dell'operaismo italiano, con le sue diverse correnti, le scissioni
e i riposizionamenti
;
. Il nucleo trainante , gi in partenza, diviso tra due tendenze
diIIerenti: c' un'ala neomarxista che raccoglie i transIughi socialisti (Panzieri, For-
tini) e un'ala operaia che avr il suo maniIesto in Operai e capitale di 1ronti, uscito
nel j66 (1ronti, egri, Cacciari, Asor Rosa). Inizialmente la strada condivisa.
1ra il j6 e il j6, escono sei numeri di Quaderni rossi, ma nel j6 Panzieri muo-
re improvvisamente, tra l'altro nello stesso anno in cui muore 1ogliatti, anch'egli
all'improvviso. Proprio nel j6 1ronti e i suoi lasciano Quaderni rossi e Iondano
classe operaia, che esce a stampa dal j6 al j6;, anno in cui si consuma la rottura
tra gli 'entristi' (1ronti, Cacciari, Asor Rosa), che si riavvicinano al PCI, e egri, che
avvia con altri Potere operaio (j6j-;), da cui poi nascer Autonomia operaia (j;-
;j). Per distinguere quello che succede da qui in poi si parlato di un operaismo di
destra e di sinistra |Corradi zo], o di una 'opposizione di Sua Maest' e di una 'op-

;
In materia la letteratura vasta e la discussione ancora viva. \na casa editrice di recente
Iormazione (LeriveApprodi, aperta nel jj8) ha una collana intitolata Biblioteca dell'operaismo che
negli anni ha riproposto alcuni testi dell'epoca (di 1ronti e di egri, per esempio) e ha pubblicato
studi che ripercorrono i passaggi di quel movimento. Per un'analisi dell'operaismo italiano si possono
vedere Corradi |zo, pp. ,z-z], Centili |zoz, pp. z-8o], Preve |j8, jj, pp. ;j-o], 1rotta e
Milana |zoo8], \right |zooz], Zanini |zoo;].
8
posizione strategica' |Preve jj]. In ogni caso, pare evidente anche nelle parole de-
gli stessi protagonisti che l'esperienza operaista esaurisce le proprie energie nel pas-
saggio tra gli anni Sessanta e i Settanta o, al massimo, nel corso degli anni Settanta
|Corradi zo, Centili zoz, egri zoo;, Preve j8, 1ronti zooj, \right zooz].
L'idea pi accreditata che il j68 Iaccia da spartiacque: da l le strade si dividono e
non esiste pi una teoria operaista in senso proprio |Centili zoz, p. 6].
Per ci che qui interessa, al di l di tutte le interpretazioni, le sigle e gli esiti
sul piano sociale e su quello politico, l'operaismo italiano rappresenta una risposta
alla crisi della linea culturale del PCI perche prova a ripensare il marxismo e a pro-
spettarne nuovi sviluppi. In seguito, come si vedr quando si aIIronter la vicenda
degli anni Settanta, diventer chiaro che il percorso che qui inizia conduce alla dis-
soluzione della teoria marxista considerata in senso proprio |Preve j8]. Viene ri-
dimensionata e messa in discussione l''italianizzazione' di Marx compiuta da 1o-
gliatti attraverso Cramsci, viene impressa una Iorte accentuazione sulla dimensione
soggettiva-creativa-pratica-attiva, e su questa base la classe operaia individuata
come il vero soggetto della prassi rivoluzionaria, matrice di un nuovo ordine sociale,
si riprende l'istanza scientiIica, ma ricalibrata sul principio di indeterminazione e
sulla crisi dei Iondamenti, anziche sui metodi delle cosiddette scienze dure, si co-
mincia a parlare di antiumanesimo, di irrazionalismo, di antistoricismo, divengono
centrali le idee di antagonismo, di rottura della continuit, di autonomia operaia, di
dialettica amico-nemico |Corradi zo, pp. ,z-,6, Centili zoz, pp. -6o]. Comin-
ciano a circolare le opere di Horkheimer e Adorno, di Marcuse, di Althusser, di Be-
njamin, che via via ottengono una diIIusione sempre maggiore. Ci si apre a espe-
rienze di integrazione con autori estranei alla tradizione di sinistra: Ianno breccia le
letture di Heidegger e di ietzsche, anche attraverso la mediazione di Leleuze,
Foucault, Lerrida, di l a poco, verr ammesso nel pantheon del pensiero politico di
sinistra anche un autore come Schmitt, che per tradizione e storia personale Iino a
quel punto era rimasto conIinato nel campo degli autori 'di destra'.
Questi sviluppi rendono rapidamente obsolete le tematiche sulle quali i
marxisti italiani si erano divisi aspramente tra la Iine degli anni Cinquanta e i primi
anni Sessanta |Restaino jj, p. z,]: il de proIundis del marxismo italiano del
j
dopoguerra nella versione dettata dal PCI di 1ogliatti. Si schiude una Iase movimen-
tista in cui la dimensione gramsciana e storicista comincia a puzzare irrimediabil-
mente di stantio, nonostante gli sIorzi del partito di mantenere la Iedelt alle pro-
prie radici. Con il j68 per il marxismo italiano inizia una stagione di impressio-
nante ubiquit: il momento in cui si consuma l''ortodossia nazionale' e proliIera-
no le pi audaci esperienze di integrazione |Veca jj, p. zj6]. Se gli anni imme-
diatamente successivi alla Iine della seconda guerra mondiale testimoniano nel pa-
norama italiano un certo equilibrio tra correnti IilosoIiche diverse - e in molti casi
contrastanti -, negli anni Sessanta le varie declinazioni marxiste occupano la scena,
relegando al ruolo di comparse le altre componenti del dibattito IilosoIico italiano.
Ma l'ediIicio del marxismo italiano comincia a mostrare le prime crepe, che si allar-
gano a ritmo sostenuto. el volgere di una ventina d'anni croller.
Rimane un problema. Secondo alcuni, la linea principale della cultura Iiloso-
Iica italiana - quella che ha seguito pi ampio e maggiore visibilit nel dibattito
pubblico - non produce lavori rilevanti sul piano teoretico |Restaino jj, Pietro
Rossi zooj, Veca jj]. Lo sIorzo pi intenso viene proIuso per amministrare un
ruolo di catalizzatore culturale e di attore sul palco socio-politico. Anche le opere
pi signiIicative di questo periodo, come per esempio Operai e capitale, sono il se-
gno di un impegno pedagogico, sociale, politico: la dimensione pratica deve stabilire
ritmi, temi e obiettivi. A diIesa di questa impostazione viene inIinite volte chiamata
in causa l'undicesima tesi su Feuerbach di Marx: Iino a oggi i IilosoIi si sono occupa-
ti soltanto di interpretare il mondo, ora si tratta di cambiarlo. La IilosoIia prassi
8
.

8
In un articolo pubblicato nel j68 su Contropiano, dove tra l'altro si rendono espliciti i
punti di divergenza tra chi pensa che l'operaismo stia tramontando (1ronti) e chi invece pensa che
stia nascendo qualcosa di nuovo destinato a scardinare gli schemi Iino ad allora noti (egri), egri
scrive: Solo nel momento necessario della crisi la coscienza teorica insegue la prassi e deciIra il senso
dei gerogliIici sociali in cui questa si sublimata. Ed come dire che solo l'urgenza dello scontro,
l'immediatezza e la paura - questo trascendentale dell'esistenza borghese - riducono il margine di
mistiIicazione cui conIinata la coscienza teorica, le impongono quelle aperture al pensiero negativo
in cui la coscienza della prassi, nella sua asprezza, talora si riscatta. La sua Ielicit teorica allora solo
inIelicit pratica |Centili zoz, pp. 6-6,]. La teoria conservazione borghese, mistiIicazione, inIe-
,o
.. Il mondo cattolico in Iermento

el periodo tra la Iine degli anni Cinquanta e la Iine degli anni Sessanta il
mondo cattolico italiano in Iermento. La contrapposizione tra spiritualisti e meta-
Iisici che ha dominato gli anni Cinquanta svanisce. Il variegato mondo dello spiri-
tualismo cattolico si Irammenta in una pluralit, perde di unitariet e, alla Iin Iine,
trascolora, Ia perdere le proprie tracce. Li spiritualismo non si sentir pi parlare
granche, nonostante i temi e le esigenze che toccavano i pensatori spiritualisti con-
tinuino a rimanere vivi e studiati anche nel periodo successivo, Iino ai giorni nostri.
Rimane in piedi e acquisisce potenza l'idea della centralit della tematica
metaIisica. Ed qui che la metaIisica classica - nella sua duplice specie meneghina e
patavina - d alcuni tra i suoi Irutti pi mirabili. All'universit Cattolica di Milano
decolla la scuola di Bontadini. e Ianno parte Severino (che poi, espulso dalla Cat-
tolica, si sposter a Venezia, dove a sua volta avr come allievi giovani ricercatori
che lo seguono dalla Cattolica: Ruggiu, Vigna, Calimberti, Ruggenini, atoli, 1arca,
Petterlini |Vigna zoo8, p. ;]), Mancini, Agazzi, Arata, Bausola, Reale, Melchiorre,
Luisa Muraro, e qualche prelato che poi occuper posti di rilievo nella gerarchia ec-
clesiastica come Angelo Scola o Luigi egri. A Padova Iioriscono le scuole di Mari-
no Centile e Ciacon. 1ra gli allievi di Centile ci sono Berti, Chiereghin, Bacchin e,
poco pi tardi, Curi, Luso. Questi ultimi due, per, si allontaneranno quasi subito
dalle prospettive della metaIisica classica, mentre i primi tre negli anni Sessanta
pubblicano diverse opere che si collocano a pieno diritto in questo Iilone. 1ra gli al-
lievi di Ciacon troviamo Santinello (che ha tra i suoi maestri anche SteIanini), Mi-
gnucci, Penzo, Viscidi, 1ognolo, Pavan, Movia, Malusa, Piaia, Rossi-Landi.
Crossomodo tra Milano e Padova si esaurisce la ricerca che si colloca nel ter-
ritorio denominato 'metaIisica classica'. 1ra l'altro, gli anni Sessanta segnano l'apice
e l'inizio del declino di questo ramo del pensiero cattolico italiano. e emblema la
rottura tra Bontadini e Severino in seguito a Ritornare a Parmenide (j6), ma la

licit pratica, la prassi rivoluzione, apertura, riscatto, guadagno della verit su un piano di autentici-
t.
,
questione non pu essere ridotta a questo. Ci sono altri equilibri che stanno cam-
biando su scala pi ampia. Il Concilio Vaticano II (j6z-6,), la Irammentazione e la
diIIusione del marxismo (dei marxismi), la protesta giovanile che comincia a monta-
re costringeranno a proIonde trasIormazioni il pensiero cattolico.
Ma la IilosoIia cattolica italiana non si esaurisce tra Milano e Padova. inte-
ressante il caso torinese, per esempio, dove Pareyson anima una scuola che annovera
tra i suoi allievi Eco, Vattimo, Verra, Perniola, Civone, Marconi. In giro per l'Italia,
poi, in questi anni altri studiosi cattolici pubblicano testi che in una certa misura
Ianno epoca: nel j6 Fabro d alle stampe la sua Introduzione all'ateismo moderno,
nel j6, Lel oce Il problema dell'ateismo.
Solo scorrendo questo elenco sommario si comprende come 'pensiero catto-
lico' sia diventato un contenitore ormai quasi del tutto inutilizzabile. Accanto a po-
sizioni conservatrici, passatiste o antimoderne, dentro al mondo cattolico comincia
a germogliare una grande variet di posizioni che in questi anni cominciano a dare i
primi segnali e che nel periodo successivo prenderanno strade molto diIIerenti, a
volte molto distanti dal signiIicato dell'aggettivo 'cattolico' o in aperto contrasto
con esso.


.. Altri protagonisti

Anche l'area che pu essere genericamente indicata come 'laica' in movi-
mento, animata dalle scuole di storia della IilosoIia di Carin, di Abbagnano e di Lal
Pra. Connessa alla ricerca storiograIica che in questi anni conosce un grande impul-
so, bisogna registrare che nel corso degli anni Sessanta la questione della storiograIia
IilosoIia e del rapporto tra IilosoIia e storia riceve nuovi contributi, i pi signiIicativi
dei quali sono quelli di Marino Centile, Cennaro Sasso, Pietro Piovani |Le atale
jj,] e un libro che per certi versi ha Iatto epoca, Storia e IilosoIia di Paolo Rossi
|j6j].
egli stessi anni, Paci ravviva le ricerche Ienomenologiche collocandole in
un orizzonte marxista, ma per nulla ortodosso. Alla sua scuola crescono Piana, Zec-
,z
chi, Sini, Bonomi, Rovatti, Veca. A Bari, su un piano per certi versi prossimo a quel-
lo di Paci si muove Semerari, che tra i suoi allievi avr Fanizza, Ponzio, de Feo, Cera,
ManIredi, Le atale. A Bologna Melandri, allievo di Battaglia, nei primi anni Ses-
santa comincia a pubblicare i risultati delle sue ricerche sulla Ienomenologia husser-
liana. Altrove si registra l'aIIermazione degli interessi sociologici, antropologici (Le
Martino) e linguistici (Le Mauro, Eco, Rossi-Landi). Sempre nell'ambito laico van-
no annoverate le ricerche di studiosi molto diversi tra loro per provenienza, interes-
si e obiettivi: Cregory, Bianco, Ciannantoni, Massolo, Sichirollo, Merker |Ferrari
jj8, Restaino jj].
Inoltre bisogna ricordare che il periodo che va dagli anni Sessanta agli anni
Ottanta quello della svolta analitica italiana |Egidi zooz]
j
: dopo il generico ap-
pello a una maggiore aderenza ai metodi della scienza che avevano sostenuto i neo-
positivisti tra gli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, negli anni Sessanta vengo-
no tradotti e messi a disposizione del pubblico italiano le opere di \ittgenstein,
Moore, Russell, Stevenson, Austin, Strawson, Hare, Ryle, 1oulmin, Black, \ai-
smann, Anscombe, Quine |Lecaldano jj], cio dei pi importanti IilosoIi che ave-
vano animato l'indagine IilosoIica anglosassone negli ultimi due decenni. In questi
anni in Italia la ricerca originale di stampo analitico stenta ancora e mostra le sue
prime avvisaglie nell'opera di Piovesan e di Rossi-Landi, ma, d'altra parte, incomin-
cia ad aIIermarsi una notevole consapevolezza storiograIica, che si mostra per e-
sempio nelle opere di Barone e di Cargani. Si comincia a guardare alla IilosoIia an-
glosassone non solamente sulla scorta di un generico scientismo, ma con
un'attenzione ai temi speciIici e ai Iiloni di ricerca che negli ultimi anni sono stati
portati avanti dai IilosoIi che operano in Cran Bretagna e negli Stati \niti |Lecal-
dano jj].


j
Cli studi sulla IilosoIia analitica italiana non sono molto numerosi. Io ho consultato quelli
di Carli |zoo], Egidi |zooz], Lecaldano |jj] e Marconi |zooo]. Egidi |zooz, p. o, n. ] Iornisce
un resoconto completo degli studi sulla ricezione e sui diversi percorsi della IilosoIia analitica in Ita-
lia Iino alla Iine del XX secolo.
,
.,. Cominciano a saltare gli schemi

In questo periodo le distinzioni rigide (laici, cattolici, marxisti) cominciano a
non Iunzionare pi. el momento in cui si entra in una Iase di conIronto e di com-
mistione - e gli anni Sessanta segnano il momento in cui questo conIronto e questa
commistione prendono piede -, gli studiosi non possono pi essere classiIicati Ia-
cendo ricorso a macrocategorie come 'laici', 'cattolici' e 'marxisti'. suIIiciente Iare
soltanto un esempio. Si visto che a 1orino Pareyson d impulso a una scuola della
quale Ianno parte, tra gli altri, Eco, Vattimo, Verra, Perniola, Civone, Marconi. Pa-
reyson di solito viene etichettato come un eminente esponente dell'ambito cattoli-
co. Ora, tra i suoi allievi appena nominati non ce n' uno solo al quale la deIinizione
'cattolico' possa attagliarsi, se si eccettuano elementi strettamente personali di o-
rientamento religioso. Lire di Eco, Vattimo, Verra, Perniola, Civone e Marconi
che sono cattolici - ammesso e non concesso che lo siano davvero, e alcuni tra loro
hanno pubblicamente dichiarato di non riconoscersi o di non riconoscersi pi nella
religione cattolica - non d alcuna inIormazione sulle loro ricerche, le quali si sono
mosse in direzioni diverse rispetto a quelle del maestro e rispetto alle quali
l'aggettivo 'cattolico' del tutto Iuori luogo. Sembra che salti il nesso tra la 'colloca-
zione ideologica', per cos dire, e il lavoro IilosoIico, cosa che invece Iino a questo
momento ha Iunzionato a meraviglia per inquadrare l'opera di ricerca di ciascuno in
un ambito ben deIinito.
Questo venire meno delle categorie interpretative - che permettevano di i-
dentiIicare chiaramente le ascendenze e i rapporti di parentela - tra la generazione
dei maestri e la generazione degli allievi comincia a dare mostra di se nel corso degli
anni Sessanta. un passaggio importante perche conIonde le divisioni che sono sta-
te aIIermate con decisione nell'immediato dopoguerra e prelude a qualcosa di molto
diIIerente da quella scena IilosoIica e culturale.
,,
. Venti di transizione: gli anni Settanta



.. La rottura dell'unit nazionale

Per il dibattito IilosoIico italiano gli anni Settanta sono un crocevia. La scena
cambia: alcuni attori cedono il passo, altri Ianno irruzione, altri si trasIormano. Lal
dopoguerra Iino a questo punto si assistito a una certa omogeneit. Questo non
signiIica che la IilosoIia italiana Iino a questi anni venga dominata da un'unica dot-
trina: si visto che le posizioni in campo erano complesse, diIIerenziate e presenta-
vano una notevole variet di approcci. Per tutta questa variet poteva essere ri-
condotta a un piano comune, a un Iattore di appartenenza. Chi Iaceva IilosoIia in
Italia sapeva di doversi conIrontare con i suoi connazionali in genere, oppure sce-
glieva deliberatamente di conIrontarsi solo con alcuni suoi connazionali, quelli che
appartenevano al suo schieramento. per questo motivo che la suddivisione propo-
sta da Restaino |jj] tra laici, marxisti e cattolici Iunziona bene per tutti questi
anni. on solo un'imposizione di uno schema interpretativo o una sempliIicazio-
ne che risponde a esigenze di classiIicazione manualistica, anche se evidente che
porta i suoi Irutti soprattutto in questa direzione: la divisione laici-marxisti-cattolici
risponde anche alle esigenze di chi Iaceva IilosoIia in quel periodo ed era quindi na-
turalmente portato a collocarsi in un'area determinata.
Il periodo dell'immediato dopoguerra mostra una certa chiusura di questi
ambiti: laici, cattolici e marxisti cercano di deIinirsi, iniziano a costruire il loro
background teorico. Lurante gli anni Sessanta le barriere tra loro cominciano a
sgretolarsi, anche in seguito al Iatto che i Iattori identitari vengono messi in crisi
dall'interno: prima inizia il dialogo tra i laici e i marxisti, poi tra queste due aree e
quella cattolica. Poi, durante gli anni Settanta qualcosa si rompe irreparabilmente.
Lopo gli anni Settanta, la caratterizzazione dei pi giovani IilosoIi italiani passer
su piani diversi da quelli delle tradizionali appartenenze ideologiche (marxista laica,
cattolica) |Restaino jj, p. ;]. Che cosa non Iunziona pi:
,6
Secondo alcune interpretazioni, a partire dalla Iine degli anni Sessanta la Iilo-
soIia italiana coinvolta in un processo di omogeneizzazione |Pietro Rossi e Via-
no jj, p. z]. 'Omogeneizzazione' qui signiIica che la IilosoIia italiana perde il suo
carattere autoreIerenziale, l''italocentrismo' |Poggi zooo], che portava a supporre
una diIIerenza speciIica rispetto al dibattito IilosoIico che andava sviluppandosi in
altri paesi
zo
, e comincia a essere inIiltrata in modo massiccio da temi, autori e pro-
spettive che vengono discussi al di Iuori dei patrii conIini. Questo porta diverse
conseguenze. Innanzitutto, apre la porta al pericolo opposto a quello che per lungo
tempo stato denunciato da molti: dall'autocentralit e dalla chiusura provinciali-
stica si rischia di proiettarsi in una esteroIilia che conduce a sopravvalutare tutto ci
che viene percepito come esogeno o straniero, come se tutto ci che proviene
dall'estero Iosse - per il Iatto stesso di provenire dall'estero - portatore di un valore
aggiunto e, in un certo senso, non possa che essere qualcosa di positivo. el j8
Bobbio |j88] denuncer il rischio di un'indigestione di IilosoIie 'esotiche' e la per-
dita di contatto con la realt in cui ci si trova a pensare e ad agire, con le sue pre-
messe e la sua storia. Per altro verso, per, la omogeneizzazione del dibattito Iiloso-
Iico italiano con quello che si sviluppa in altri ambiti nazionali conduce
all'attenuazione delle diIIerenze interne che hanno contrassegnato la IilosoIia italia-
na degli ultimi decenni, quelle tra laici, marxisti e cattolici. Salta uno schema che Ii-
no a quel punto ha costituito una griglia di riIerimento: bene o male ciascuno sapeva
dove collocarsi e perche. La crisi del marxismo Ia da detonatore in questa situazione.

zo
1endono a scomparire le diIIerenze che l'avevano caratterizzata, anche nel periodo di
maggiore apertura, nei conIronti delle altre tradizioni IilosoIiche nazionali. ella cultura europea il
marxismo rivoluzionario, dopo le illusioni del '68, declina rapidamente, e anche in Italia il suo suc-
cesso di breve durata. Ci che resta della sua egemonia un'atmosIera culturale comune, una circo-
lazione dei medesimi autori e dei medesimi libri tra le diverse culture nazionali. Fenomeni come la
diIIusione dello strutturalismo, la ripresa dell'ultimo Heidegger e la sua presentazione in veste erme-
neutica, la moda delle scienze umane, la IilosoIia pratica, o contaminazioni del tipo di quella opera-
ta tra Marx e ietzsche, si possono trovare nella cultura IilosoIica italiana come in quella di altri pa-
esi. Il livello di originalit di queste elaborazioni e rielaborazioni di solito piuttosto scarso, nono-
stante le pretese di coloro che vi sono impegnati. Ma anche all'estero esso non molto pi elevato
|Pietro Rossi e Viano jj, p. z].
,;
.z. La crisi del marxismo italiano

ben lontana l'armonia che 1ogliatti aveva imposto sotto l'egida dello stori-
cismo gramsciano. Come si visto, gli anni Sessanta hanno visto una penetrazione e
una diIIusione su larga scala dei cosiddetti marxismi eterodossi, che si sono tradotte
in una crisi proIonda in cui piombata la linea di cui il PCI si era Iatto sostenitore
sin dagli anni Cinquanta. Alcuni cominciano a guardare al marxismo rivoluzionario
cinese e nascono movimenti maoisti, critici verso il marxismo sovietico, che invece
ancora il riIerimento Iondamentale per la linea del PCI, altri cominciano a pensare
un comunismo 'oltre Marx', altri ancora innestano sul tronco del pensiero marxista
rami che per storia e tradizione sono estranei alla cultura di sinistra.
Su queste basi, in questi anni si compie quello che Pietro Rossi |zooj, p. ]
deIinisce un passaggio decisivo. La critica della societ capitalistica assume una de-
clinazione particolare: il riIiuto della societ industriale. E al riIiuto della societ in-
dustriale ben presto si assomma, come un corollario quasi inevitabile, la polemica
nei conIronti del sapere scientiIico e, soprattutto, della tecnica moderna. Bisogna
pensare al di l della Iabbrica Iordista. on basta pi rivolgersi all'operaio massa, si
comincia a parlare di operaio sociale (egri): l'antagonismo va diIIuso in tutti i gan-
gli della societ e le Iabbriche diventano un luogo come molti altri, non pi il cuore
pulsante della lotta di classe |Centili zoz]. el dibattito IilosoIico, tra l'altro, tutto
ci assume le vesti della diIIusione delle tesi sociologiche di Mannheim, la ripresa
dell'ultimo Husserl e della polemica heideggeriana contro la tecnica. Sta accadendo
quello che viene descritto nello studio di Cantarano |jj8] sul nichilismo italiano: il
marxismo cede il passo, e molti marxisti - anche se non solo i marxisti - abbraccia-
no il pensiero negativo, sull'onda delle letture di ietzsche e dell'ultimo Heidegger.
Come si gi visto, la rottura tra le diverse anime dell'operaismo italiano avvenuta
gi nel j68 intorno all'enIasi che si disposti ad attribuire al concetto di 'crisi'. L
,8
aIIonda una delle radici del pensiero negativo che comincia a propagarsi al galoppo
negli anni Settanta
z
.
el momento in cui il marxismo non sembra pi in grado di Iornire una ri-
sposta eIIicace alle esigenze di una societ in cui il modello capitalistico appare
sempre pi invincibile, la sua egemonia nel dibattito IilosoIico italiano viene meno.
Questa crisi stata descritta con una certa precisione e oggi si consapevoli che
databile alla met degli anni Settanta
zz
. Si aprono spazi per qualcosa di nuovo, e
questo qualcosa di nuovo in Italia assume Iorme molto diverse.

z
Intorno al concetto di 'crisi' si consuma la rottura tra 1ronti e egri tra il j6; e il j68.
Contro il proprio maestro, egri vuole pensare a un nuovo soggetto antagonista, che non pu pi
essere l'operaio massa della Iabbrica Iordista di cui si parla in Operai e capitale, ma deve inIiltrare la
societ ad ogni livello. Cominciano a Iare capolino i temi della globalizzazione, del terzomondismo,
del lavoro astratto-intellettuale, del passaggio dalla logica del 'dentro-contro' a quella del 'contro-
Iuori', del sabotaggio dello Stato capitalista. Il punto non pi la contrapposizione allo Stato della
classe antagonista, ma la sua separazione, la sua autonomia. Lungo gli anni Settanta Cacciari svolge
questo pensiero della crisi in un modo che lo allontaner da egri, oltre che da 1ronti: la crisi (letta
attraverso ietzsche e la sua volont di potenza) una specie di trascendentale, il presupposto ine-
liminabile di politicit e conIlitto. Il pensiero della crisi pensiero tragico perche |n]el tempo del
Lasein esiste soltanto conIlitto-contraddizione - esiste crisi soltanto |...], un Eterno Ritorno di crisi
|Centili zoz, pp. 6-j, la citazione a p. 8 ed tratta da Pensiero negativo e razionalizzazione di
Cacciari, del j;;].
zz
Restaino |jj] mostra come gli anni j;,-;6 segnino l'inizio di un rapido declino che ben
presto vedr scomparire il marxismo dal dibattito IilosoIico italiano. Ferrari |jj8] data la conIlagra-
zione di questa crisi tra il j; e il j;,: nel j; Colletti pubblica l'Intervista politico-IilosoIica e at-
tacca la pretesa di scientiIicit del marxismo, nel j;, Bobbio interviene su Mondoperaio con un
articolo dal titolo Esiste una dottrina marxistica dello Stato:, nel quale sostiene l'inutilizzabilit delle
dottrine di Marx per trarne strumenti concettuali adatti ad un'analisi della societ contemporanea.
Pietro Rossi |zooj] identiIica i segni di questa crisi qualche anno pi tardi, nel j;;, quando Veca,
un allievo di Paci allontanatosi dal marxismo del suo maestro, pubblica un Saggio sul programma
scientiIico di Marx in cui solleva il problema dei Iondamenti epistemologici dell'opera di Marx. Ol-
tre a questi, sulla crisi del marxismo italiano degli anni Settanta in generale si possono vedere Bede-
schi |j8,, jj], Corradi |zo, pp. zo-z], Fistetti |zoo6], Preve |j8, jj]. \n segno inequivo-
cabile di questa crisi il Iatto che in questi anni vedono la luce raccolte di saggi che tentano di Iare il
punto della situazione, alcuni nel tentativo di ridare linIa alla linea del partito, quasi tutti per tentare
,j
.. Il postmoderno

Innanzitutto prende il via un Iilone che nel suo complesso potrebbe essere
indicato come 'postmoderno', anche se sul termine urge una breve precisazione.
Oggi pi di allora 'postmoderno' viene utilizzato principalmente dai detrattori delle
IilosoIie che si collocano sotto il suo segno. 'Postmoderno' spesso ha un valore spre-
giativo, sinonimo di imprecisione nell'uso dei concetti, mancanza di rigore argo-
mentativo, inclinazione alla retorica, discussione di principi scollegati dalla realt,
uso disinvolto delle Ionti, vicinanza con la letteratura o la poesia (quindi, va da se,
lontananza dalla scienza e dai suoi metodi), e alcune altre neIandezze. Ma a quel
tempo sotto la bandiera del 'postmoderno' prendono piede i temi che diventano di
l a poco la page: la critica della ragione scientiIica e della modernit, il nichilismo,
il pensiero negativo, il pessimismo. Come ricorda Vattimo in un'intervista del jj
parlando della lunga popolarit del nichilismo nell'ambiente della sinistra italiana
per tutti gli anni che vanno dal j;-; in poi,

|c]'era il circolo del nichilismo. Io, Rovatti, Cacciari, Rella, giravamo nei comuni
rossi dell'Emilia a parlare di ietzsche, mi ricordo una conIerenza su ietzsche a
Bologna in un palazzo del comune con la gente sulle scale. Erano gli anni j;6-;;,
erano anche gli anni del terrorismo, naturalmente, ma era soprattutto un periodo in
cui si operava una proIonda revisione del marxismo. |Cantarano jj8, p. ;;]

\n evento che Ia epoca in questo ambito la pubblicazione nel j;6 di Kri-
sis. Saggio sulla crisi del pensiero negativo da ietzsche a \ittgenstein di Cacciari,
che viene considerato da alcuni |Ferrari jj8, Restaino jj] come la scaturigine e
il punto pi espressivo del pensiero negativo che si sta aIIermando in Italia in que-
sto periodo.
Per certi versi ancora pi emblematico un altro volume pubblicato in que-
sti anni: Crisi della ragione. uovi modelli nel rapporto tra sapere e attivit umane,

di aggiornare l'apparato teorico e ridare lucentezza all'appeal politico del marxismo |Badaloni et al.
j;z, Cassano j;, Cruppi j;6, Vacca j;z].
6o
curato da Cargani |j;j], che contiene contributi di diversi studiosi, tra i quali Ba-
daloni, Bodei, Rella, Veca e Viano. Le posizioni che si trovano espresse in questa
raccolta sono molto diIIormi tra loro: la tesi della crisi della ragione non viene spo-
sata acriticamente e viene aIIrontata secondo modalit molto diverse. Ma il punto
Iondamentale che tutte le discussioni avvengono proprio sotto l'insegna della crisi
della ragione.
Il trittico del pensiero negativo potrebbe idealmente essere concluso dal vo-
lume collettaneo Il pensiero debole, curato da Vattimo e Rovatti e pubblicato nel
j8: ne dar conto pi avanti. una pubblicazione pi tarda, che si colloca nel pie-
no degli anni Ottanta, ma costituisce un Irutto esemplare del clima che sta matu-
rando in Italia nella seconda met degli anni Settanta e uno sviluppo conseguente
delle discussioni di questi anni.
Ci che nel complesso segna questi anni la ietzsche-Renaissance che, sul-
la scorta dell'edizione critica pubblicata da Adelphi a partire dal j6 per la cura di
Colli e Montinari, rende ietzsche un vero protagonista di questo tempo, di volta
in volta letto alla luce dell'interpretazione heideggeriana, di assonanze con l'opera di
Marx, di un conIronto con il 'secondo' \ittgenstein, di una declinazione ermeneu-
tica. Ampi passaggi dell'opera di questo periodo di Cacciari, di Vattimo e di Severi-
no - e di molti altri - recano traccia di questa rinascenza nietzscheana.


.. ascita della koine ermeneutica

Oltre alla crisi del marxismo e all'aIIermarsi del pensiero negativo, si aIIer-
mano altre tendenze: l'ermeneutica, le novit che si presentano nel campo della lo-
gica, della IilosoIia della scienza, della IilosoIia del linguaggio e della IilosoIia analiti-
ca, il consolidamento e la proIessionalizzazione nell'ambito della storia della Iiloso-
Iia e della storiograIia IilosoIica |Ferrari jj8].
In primo luogo, l'ermeneutica. el j; Pareyson pubblica Verit e interpre-
tazione che segna l'esordio della tradizione ermeneutica cos come poi arriver a
un'ampia diIIusione Iino a tutti gli anni ovanta. vero che l'opera ermeneutica di
6
Pareyson non costituisce una novit assoluta e, anzi, ha conosciuto un'anticipazione
nel lavoro di Betti. Ma quest'ultimo, nonostante avesse aIIrontato con un taglio
scientiIicamente approIondito la questione dell'interpretazione, rimasto quasi del
tutto trascurato. Le ricerche di Pareyson invece conosceranno un successo ben di-
verso. onostante la Iunzione 'pionieristica' dell'opera di Betti, solo tuttavia
con Pareyson che l'ermeneutica entrata a vele spiegate sulla scena della IilosoIia
italiana |Ferrari, jj8, p. o]. \n allievo di Pareyson, Verra, va in Cermania, studia
con Cadamer e ne porta in Italia l'opera: nel j; sulla Rivista di sociologia pub-
blica un saggio dal titolo Ontologia e ermeneutica in Cermania. dalla scuola di
Pareyson - soprattutto con Civone e Vattimo - che prende inizio a una riIlessione
che, nel volgere di alcuni anni, diventa una corrente maggioritaria del dibattito ita-
liano, almeno Iino alla conclusione degli anni ovanta. Poi saranno esponenti di
spicco della corrente ermeneutica anche Sini, Vitiello, Bianco, Ruggenini. Ma gli
studiosi italiani che si collocheranno in questo orizzonte saranno moltissimi, tanto
che ad un certo punto non sar Iuori luogo parlare di una 'koine ermeneutica'.

La koine ermeneutica |.] un elemento caratteristico della IilosoIia italiana con-
temporanea, in cui si sono incontrate posizioni in realt anche diverse (e in parte
provenienti dallo spiritualismo cattolico), ma comunque accomunate da una mede-
sima preoccupazione di assicurare alla IilosoIia un ambito irriducibile ai saperi 'posi-
tivi', in nome di una tradizione di pensiero che ha i suoi reIerenti essenziali in ie-
tzsche, Heidegger, Cadamer, Pareyson, Lerrida, Ricoeur (ma anche in Habermas e
nel 'decostruzionismo') e che si qualiIica prevalentemente per il suo atteggiamento
critico nei conIronti tanto di ogni tecnica di elaborazione scientiIica, quanto di ogni
Iorma di discorso IilosoIico che non risalga ad una dimensione originaria in cui il di-
scorso stesso, in generale, pu trovare il suo senso. |Ferrari jj8, p. 6]

Come si pu Iacilmente notare, le esigenze che si maniIestano nei percorsi
dell'ermeneutica non si discostano molto da quelle che sono state enunciate in rela-
zione al pensiero negativo. Anche l'ermeneutica inIatti viene considerata membro a
pieno titolo del postmoderno. Alla Iin Iine, si tratta sempre di rivendicare per la Ii-
losoIia uno spazio che la distingua dalle scienze positive. on a caso i due campi,
6z
quello del postmoderno e quello dell'ermeneutica, si intersecano in pi punti - pur
senza mai conIondersi del tutto - e un pensatore come Vattimo viene incluso in en-
trambi gli ambiti, risultando un esponente di spicco sia della riIlessione ermeneutica
sia del pensiero debole. Come se una parte della ricerca nata in seno alla tradizione
ermeneutica avesse poi oIIerto un sostegno teorico alle spinte deboliste, nichiliste e
antimoderne nel rivendicare le istanze di una ragione non scientiIica e non positiva.


.,. La IilosoIia analitica, la logica e la IilosoIia della scienza

Su un piano del tutto diverso - e anzi, per certi versi opposto - negli stessi
anni Iioriscono in Italia un buon numero di ricerche nell'ambito della logica, della
IilosoIia della matematica, della IilosoIia della scienza e della IilosoIia del linguaggio.
1ra gli altri, alcuni dei nomi degli studiosi che si impegnano in queste direzioni so-
no Casari, Mangione, Cellucci, Agazzi, Ciorello, Bencivenga, Barone, Antiseri, Par-
rini, Bonomi, Pera. Ferrari |jj8] indica questo Iilone di ricerca come minoritario
nella IilosoIia italiana dell'epoca e ne d un giudizio poco lusinghiero: la IilosoIia a-
nalitica italiana non ha saputo dare il via a una vera e propria tradizione, ma si li-
mitata ad assorbire - peraltro abbastanza liberamente, vale a dire in modo poco
rigoroso - temi provenienti dal dibattito anglosassone. 1uttavia, a Ironte di questa
scarsa originalit, Ferrari sottolinea il merito di un grande sIorzo di apertura e di
sprovincializzazione, che negli anni Settanta pu considerarsi un risultato acquisito
anche e soprattutto grazie a questi studiosi che si collocano in vario modo
nell'ambito analitico.
Probabilmente oggi il giudizio che riguarda la scarsa originalit della IilosoIia
analitica italiana andrebbe rivisto e Iorse ammorbidito, ma per ci che riguarda gli
anni Settanta non sembra troppo duro, almeno per tutta la prima met del decennio.
InIatti, Iino a quel momento

anche quegli italiani che |.] avevano un'esperienza diretta e non episodica del lavo-
ro IilosoIico analitico sembravano pi interessati a diIIonderne il verbo nella cultura
6
IilosoIica italiana che non a partecipare personalmente alla comunit analitica. Que-
sto si spiega Iorse, almeno in parte, col Iatto che una vera comunit IilosoIico-
analitica internazionale - e non, al massimo, angloamericana - comincia ad esistere
davvero solo con gli anni Settanta. |Marconi zooo, p. 6;]

Qui emerge un elemento importante. Marconi - che si laureato a 1orino
con Pareyson, poi si spostato negli Stati \niti e si addottorato a Pittsburgh se-
guendo, tra gli altri, Sellars, sino a diventare un conosciuto esponente della comuni-
t analitica internazionale - sottolinea come nel corso degli anni Settanta la situa-
zione cambi proIondamente. In diversi casi gli studiosi italiani eIIettuano all'estero
il loro percorso Iormativo, soprattutto in Inghilterra e negli Stati \niti. Questa op-
portunit di stabilirsi all'estero per lunghi periodi per la prima volta si rende acces-
sibile a un numero cospicuo di ricercatori e diventa una strada che, anche se non ri-
guarda moltissime persone, assume i caratteri di una scelta plausibile, che nei Iatti
viene percorsa da pi di qualcuno. Ci accade grazie agli ingenti investimenti che
vengono eIIettuati nel campo dell'istruzione superiore soprattutto negli Stati \niti
a partire dalla seconda met degli anni Sessanta. In questo modo si aprono spazi per
una generazione di studiosi la cui identit spesso pi legata all'ambiente inglese o
americano di seconda Iormazione che non alla IilosoIia italiana:

questi studiosi sono per lo pi poco interessati a operazioni di acclimatazione della
IilosoIia analitica sul suolo nazionale, e non molto di pi alla polemica o alla propa-
ganda, piuttosto, essi cercano di Iarsi riconoscere come membri di una comunit in-
ternazionale. |Marconi zooo, p. 68]

Questo un aspetto importante non soltanto in relazione alla IilosoIia anali-
tica e alle sue vicende italiane, ma per una questione generale che continua a torna-
re a galla in questo lavoro: il peso e il ruolo che la connotazione nazionale assume
nel dibattito IilosoIico italiano. I IilosoIi italiani che entrano a Iar parte della comu-
nit analitica internazionale sono i primi che avvertono come del tutto estranea alla
loro ricerca la questione della appartenenza nazionale. on soltanto un problema
6
marginale o di scarso interesse, ma diventa un problema senza senso. on un caso
che questo Ienomeno si renda riconoscibile proprio negli anni Settanta, dato che,
come mostra Marconi, questo il momento in cui prende piede una comunit Iilo-
soIica analitica internazionale e, allo stesso tempo, anche il momento in cui
l'approccio analitico si diIIonde nel nostro paese in modo pi esteso e pi articolato,
coinvolgendo un numero via via pi ampio di studiosi.
Il tentativo di dare vita a una comunit analitica autonoma e in grado di pro-
durre ricerche originali Iallisce, sostiene Marconi. Questo Iallimento imputabile a
diversi Iattori: sopra a tutti, l'assenza di grandi personalit IilosoIiche e lo scarso
prestigio internazionale dei centri di Iormazione e di ricerca italiani. Ma un risulta-
to viene raggiunto: un adeguamento soggettivo della ricerca a standard internazio-
nali da parte dei IilosoIi analitici italiani. Come a dire: in Italia non nata e non si
aIIermata una tradizione di studi originali di matrice analitica, ma molti IilosoIi
italiani hanno cominciato a lavorare Iacendo tesoro dei metodi del pensiero analiti-
co, soprattutto della necessit di conIormarsi ad alcuni standard di ricerca interna-
zionali. onostante insomma non si possa parlare di una vera e propria 'scuola' ca-
pace di incidere nel dibattito IilosoIico in Italia e Iuori d'Italia |Ferrari jj8, p.
6o], la riIlessione sulla logica, la IilosoIia del linguaggio e la IilosoIia della scienza
stata importante per superare l'emarginazione che la cultura IilosoIica italiana ha
conosciuto nella prima met del XX secolo e la dimensione 'artigianale' -
l'espressione sempre di Ferrari - che hanno assunto molte riIlessioni che venute
alla luce nel dopoguerra.
Esigenza di rigore, Iocalizzazione sui problemi (mettendone in secondo pia-
no la vicenda storica), importanza di un conIronto con la comunit scientiIica in-
ternazionale: questi sono gli elementi che la IilosoIia analitica inietta nel dibattito
IilosoIico italiano. Inoltre, a partire dalla ripresa dei dibattiti che avvengono in am-
bito angloamericano vengono introdotti in Italia i temi dell'etica analitica, della me-
taetica e della bioetica |Mordacci zoo, Viano jjo]. Questo cambia il volto della
discussione nell'ambito della IilosoIia morale e della IilosoIia pratica, che poi saran-
no due componenti molto vivaci del dibattito IilosoIico italiano del periodo succes-
sivo al j8o.
6,
.6. La storia della IilosoIia: la proIessionalizzazione del mestiere di stori-
co

Sul piano della storia della IilosoIia e della storiograIia IilosoIica negli anni
Settanta matura la proIessionalizzazione del mestiere dello storico della IilosoIia.
Ferrari |jj8] adduce a prova di questa aIIermazione la grande messe di ricerche che
in questi anni vedono la luce sulle riviste specializzate, sopra tutte il Ciornale criti-
co della IilosoIia italiana, la Rivista di storia della IilosoIia, la Rivista di IilosoIia,
la Rivista di IilosoIia neoscolastica. Sono ricerche sempre pi consapevoli della lo-
ro autonomia rispetto al campo della ricerca IilosoIica in senso lato: la storia della
IilosoIia una disciplina a se stante, che pu contare su problemi, metodi e Iinalit
che le competono in modo peculiare |Lal Pra j8z, Paolo Rossi jjj].
Il raggiungimento di questa consapevolezza mostra un suo eIIetto primario
abbassando la tensione che ha animato per decenni la contesa tra 'IilosoIi storici' e
'IilosoIi teoretici'. Questa contrapposizione non si spegne negli anni Settanta, ma
certe spaccature memorabili sembrano essersi ridimensionate |Ferrari jj8, p.
66]:

al posto delle Iratture caratteristiche degli anni del dopoguerra, sono subentrati rag-
gruppamenti di studiosi che procedono - in un panorama sostanzialmente plurali-
stico - sulla base di presupposti metodici diversi e aIIrontando tematiche speciIiche.
|Ferrari jj8, p. 6;]

Oltre ai Iiloni che la ricerca storiograIica segue da lungo tempo (i diversi te-
mi riconducibili alle epoche e agli autori che tradizionalmente vengono considerati
oggetto della ricerca storico-IilosoIica), in questo periodo Ianno il loro ingresso la
storia della scienza e la history oI ideas. Lo scenario si complica. Le articolazioni si
Ianno sempre pi particolareggiate e la comunit degli storici della IilosoIia ingrossa
le sue Iila, divenendo un luogo di ricerca in cui si osserva il concorso di molti studio-
si. Qui diventa visibile in modo evidente quella Iorte tradizione di consolidata pro-
Iessionalit di cui parla Paolo Rossi |jj].
66
Per questo a partire dagli anni Settanta sembra diIIicile parlare di una storia
della IilosoIia o di una storiograIia IilosoIica in generale, ma appare pi sensato se-
guire i percorsi dei diversi gruppi di ricerca e delle varie scuole seguendo un criterio
tematico (gli studi che si sono occupati dell'umanesimo italiano, del Seicento ingle-
se, dell'aristotelismo padovano, ecc.) oppure geograIico |Ferrari jj8]. In
quest'ultimo caso, si potrebbe seguire una direttrice che, partendo da 1orino, Mila-
no e Padova, porterebbe poi a Bologna, Firenze, Roma e apoli |Pietro Rossi e
Viano zoo]. Ancora oggi questi sono i criteri che si trovano generalmente adottati
per Iare il punto della situazione sugli studi di storia della IilosoIia |Bigalli et al.
zoo, Lonaggio e Pasini zooo, Piaia zoo;].
Insomma, per ci che concerne la storia della IilosoIia e la storiograIia Iiloso-
Iica l'aIIermazione della proIessionalizzazione della Iigura dello storico della Iiloso-
Iia porta come conseguenze un allontanamento dai temi e dai metodi adottati dai
IilosoIi teoretici, una dedizione maggiore agli aspetti speciIici dell'indagine storica,
un'elaborazione di ricerche sempre pi dettagliate e accurate. In una parola, una
maggiore consapevolezza e un raIIorzamento della rivendicazione della peculiarit
del lavoro storico-IilosoIico. chiaro che qui si annida anche un rischio. InIatti in
tutto ci comincia a Iunzionare a pieno regime un presupposto che diventer un
tema ricorrente delle discussioni degli anni seguenti, e cio che esista una distinzio-
ne netta tra la storia della IilosoIia e la IilosoIia. Questo per un verso contribuisce a
lenire le tensioni tra 'IilosoIi storici' e 'IilosoIi teoretici'. Ma, nel momento in cui
sembra risolvere questo problema che ha accompagnato diverse Iasi della IilosoIia
italiana del dopoguerra, crea le basi per una spaccatura altrettanto proIonda e non
molto dissimile. Se gli storici della IilosoIia sono in primo luogo degli storici, per
l'appunto, e la loro metodologia di ricerca attiene al campo degli studi storici, il Iat-
to che si occupino di IilosoIia passa in secondo ordine. on che diventi irrilevante,
tutt'altro. Ma il loro modo di guardare alla IilosoIia il modo in cui uno scienziato
guarda al proprio oggetto di studio, e non la sostanza stessa della scienza che lo stu-
dioso pratica. Per Iarla breve, il processo di proIessionalizzazione della Iigura dello
storico della IilosoIia in diversi casi Iornisce le pezze giustiIicative a nuove aspira-
zioni separatiste. Lo storico della IilosoIia studia i Iatti (cio i testi) e lascia al Iiloso-
6;
Io l'esercizio dell'immaginazione teoretica. Lo storico della IilosoIia assomiglia a
uno scienziato, il IilosoIo no. Ci non riguarda tutti gli storici della IilosoIia e, anzi,
molti tra loro hanno dato segno di avere assunto coscienza dei pericoli insiti in que-
sta separazione e hanno tentato di evitare questo irrigidimento. Ma riguarda un
modo di sentire e di pensare che si diIIonde e che, allora come oggi, continua a es-
sere discusso sia dal punto di vista di storici 'antiIilosoIici' sia dal punto di vista di
teoreti 'antistorici'. Continua a rimanere viva la tentazione di dividere il campo in
due, storici da una parte e teoreti dall'altra. Poggi |zooo] ha mostrato come in Italia
ci si sia convinti del Iatto che gli storici della IilosoIia possono occuparsi solo di
questioni che non cadono pi in qua del XIX secolo, mentre la contemporaneit
viene lasciata alla merce delle elaborazioni dei IilosoIi teoretici. Questa spartizione
degli ambiti di competenza ha prodotto danni sia su un versante sia sull'altro. I 'Iilo-
soIi storici' vanno Iieri della loro ignoranza delle disquisizioni della IilosoIia con-
temporanea, ritenendole delle degenerazioni postume di qualcosa di pi antico e di
pi originario (di pi originario perche pi antico), e cos rinunciano a Iare IilosoIia
per ergersi a tutori di una tradizione veneranda e sterile, visto che non intende (e
anzi si Ia vanto di non) dire nulla che abbia un rapporto con il presente. I 'IilosoIi
teoretici' si sentono autorizzati a rileggere e ricombinare in vario modo i pensieri
contemporanei importati da tradizioni estere, senza darsi troppa pena per una ri-
cerca storica che perlopi viene avvertita come 'Iilologia', cio - a va sans dire -
non IilosoIia, ma lavoro da archivisti o compilatori di dossograIie, puri ripetitori
privi di qualsiasi originalit.
All'altezza degli anni Settanta questo problema non ancora avvertito nei
termini in cui le ricerche successive |Le atale j8;, Poggi zooo] lo analizzeranno,
ma qui si delinea il nucleo Iondamentale della questione cos come viene dibattuta
Iino ai tempi nostri (quando viene dibattuta, e le occasioni al giorno d'oggi vanno
Iacendosi sempre pi rare).
6j
,. Il dibattito recente: dagli anni Ottanta ai giorni nostri



,.. Cli strumenti a disposizione

Ci sono alcune diIIicolt che investono i tentativi di eIIettuare una ricostru-
zione del dibattito IilosoIico contemporaneo. \n primo problema in cui si incappa
una questione di prospettiva, poiche ci troviamo a vivere e a pensare nel periodo
che vorremmo eleggere a oggetto della nostra ricerca, quindi siamo nella condizione
di non poter godere di alcuna distanza critica, che permetta uno sguardo disincanta-
to o anche solo parzialmente depurato dalle prese di posizione, dalle inclinazioni e
dalle idiosincrasie di ciascuno. 1utto ci non impedisce di delineare un quadro ge-
nerale del dibattito IilosoIico italiano contemporaneo, ma un caveat di cui tenere
conto, un vaccino contro ogni pretesa di dire una parola deIinitiva. Si potr soltanto
tentare di oIIrire alcune piste di lettura e di isolare alcune tendenze Iondamentali.
\n secondo problema dato dalla totale assenza di studi complessivi sul dibattito
IilosoIico in Italia dopo il jjo. Le due sintesi pi inIormate |Ferrari jj8, Restaino
jj] si arrestano alla soglia degli anni ovanta. Ci ha, ovviamente, delle ragioni
contingenti: entrambe le ricerche vengono condotte nei primi anni ovanta, dun-
que non si pu chiedere loro di spingersi molto pi in l della Iine degli anni Ottan-
ta. Ma, se considera il Iatto che dopo i lavori di Ferrari e Restaino non ce ne sono
stati altri della stessa ampiezza, ci si pu chiedere perche questo sia avvenuto.
egli ultimi trent'anni si andata perdendo la connotazione nazionale e ha
via via perso senso parlare di una IilosoIia italiana. Ci ha comportato diverse tra-
sIormazioni sul piano della ricerca IilosoIica, ma ha comportato anche il Iatto che
abbia perso valore l'occuparsi di un oggetto di studio connotato come 'IilosoIia ita-
liana'. InIatti, se vero che dopo i lavori di Restaino e Ferrari non pi stata pub-
blicata alcuna ricerca che operi una sintesi complessiva, vero anche che hanno
continuato a essere dati alle stampe lavori che pongono a tema alcuni autori o alcu-
ne correnti della IilosoIia italiana contemporanea, enIatizzandone alcuni tratti
;o
|Cantarano jj8, Esposito zoo, Centili zoz, Crecchi zoo;, Micheli e Scilironi
zoo, egri zoo,, Vander zoo;]. In nessuno di questi studi, tuttavia, rintracciabi-
le qualcosa che assomigli a un quadro generale della IilosoIia italiana dal j8o in poi.
Viano |zoo6] ha eIIettuato la pi recente ricerca d'insieme sulla IilosoIia italiana
contemporanea, e l'ultimo capitolo del suo lavoro intitolato Alla Iine del secolo:
gli ultimi aspetti che tocca sono le linee di sviluppo recenti, soprattutto in relazione
alle scoperte eIIettuate dalle scienze biologiche, lo sIondo complessivo del libro
costituito da una ripresa dell'etica e delle tematiche a essa connesse. Viano denun-
cia quelle che ai suoi occhi sono la diIIusa mancanza di originalit dei IilosoIi italiani
e la tendenza a recuperare e riciclare tradizioni remote, pensieri dismessi, teorie
ormai decadute, ma non dedica alcuno spazio a una ricognizione sistematica sulle
correnti e sui dibattiti pi recenti.
Per altro verso, in tutto l'ultimo periodo ha continuato a essere praticata la
tradizione delle autopresentazioni. Fino al zoo6 il Bollettino della Societ FilosoIi-
ca Italiana ha ospitato in quasi ogni numero uno spazio intitolato FilosoIi italiani
allo specchio", all'interno del quale diversi pensatori in attivit in questi anni sono
stati invitati a dare una breve presentazione del loro percorso di ricerca. Sullo stesso
modello Iunziona il recente FilosoIi italiani contemporanei, curato da Antiseri e
1agliagambe |zoo8b], che espone una carrellata di testi di autopresentazione redatti
da alcuni dei pi conosciuti studiosi italiani dell'ultimo mezzo secolo
z
. Le raccolte
di autopresentazioni possono essere utili a livello documentale, ma non oIIrono un
panorama organizzato ne una considerazione critica delle posizioni che vengono

z
La pratica delle autopresentazioni stata pi volte ripresa e messa in opera nel nostro pae-
se dopo il j,. egli anni immediatamente successivi alla guerra si registrata una Iioritura di opere
di questo genere: gi nel j Sciacca promuove e cura una raccolta di testi di FilosoIi italiani con-
temporanei, nel j,o esce, per la cura di SteIanini, La mia prospettiva IilosoIica, che conoscer ri-
proposizioni anche in tempi a noi pi vicini. Questa modalit di indagine ritorna anche in periodi
successivi |Abbagnano et al. j,8, Verra j;6], ma all'inizio degli anni Ottanta che i IilosoIi italiani
danno di nuovo il via a un'ampia opera di revisione, che include il ricorso alle autopresentazioni cos
come poi viene praticato Iino ai nostri giorni |Bobbio et al. j8z, Maiorca j8, ]acobelli j86, Baro-
ne et al. j88].
;
passate in rassegna. ulla di male in tutto ci, se non il Iatto che rimane insoddi-
sIatta la ricerca di uno strumento che permetta di guadagnare una base sulla quale
cominciare a discutere del periodo pi recente del dibattito IilosoIico italiano.
Per Iarla breve, rispetto al periodo sotto esame in questo capitolo siamo in
una situazione di penuria di ricostruzioni generali e, al tempo stesso, ci troviamo a
Iare i conti con una mole ingente di materiale che in varia misura esamina questioni
attinenti alla IilosoIia italiana contemporanea.


,.z. 1irare le somme

Cli anni Ottanta, come si gi visto, si aprono sotto il segno di un bisogno
di rideIinizione. Il marxismo italiano mostra la corda e, anzi, proprio in quest'epoca
comincia a diventare una posizione minoritaria |Bedeschi jj, Corradi zo, Crec-
chi zoo;]. Quella che stata la koine delle generazioni pi giovani |Pietro Rossi
zooj] cede il passo. Molti marxisti, soprattutto tra coloro che hanno sempre riIiu-
tato la connotazione nazionale e storicista che 1ogliatti aveva inteso imprimere al
marxismo del PCI, passano sotto le insegne delle correnti postmoderne e si Ianno
sostenitori di motivi nichilisti, debolisti, nietzschean-heideggeriani, ermeneutici in
senso lato |Cantarano jj8]. In ogni caso, in questo periodo viene meno il grande
potere di attrazione del marxismo nelle sue varie declinazioni. Si aprono spazi per
qualcosa di diverso, ma non si sa ancora cosa. egli anni Settanta sono iniziati dei
processi di cambiamento, come la presa di consapevolezza da parte degli storici del-
la IilosoIia di un ruolo sempre pi caratterizzato da una proIessionalit speciIica, o
come la nascita di una comunit analitica che ha un suo tratto costitutivo nella vo-
cazione internazionale. Ora si avverte la necessit di tirare le somme e abbozzare
nuovi programmi |Ferrari jj8].
el j8 ad Anacapri si tiene un convegno, poi diventato molto celebre, de-
dicato alla cultura IilosoIica italiana dal j, al j8o |Bobbio et al. j88], nel quale
intervengono diversi studiosi su vari temi che hanno come denominatore comune la
messa in questione della IilosoIia italiana recente, le sue ricerche, le sue correnti. In
;z
questa sede Viano tiene una relazione su Il carattere della IilosoIia italiana contem-
poranea (poi conIluito in Va' pensiero |Viano j8,]) che per certi versi Ia epoca.
Viene presentata un'immagine della IilosoIia italiana come un dibattito statico e ri-
piegato su se stesso, il cui Irutto pi originale consiste in una serie di ricombinazioni
di elementi importati da tradizioni straniere. Secondo Viano, questa vocazione al
pastiche eclettico e l'assillo costante del ruolo politico del pensatore sono i tarli che
hanno roso dall'interno il dibattito IilosoIico del dopoguerra, condannandolo a una
scarsissima originalit. Inoltre, tutto ci ha Iatto in modo che si aIIermasse una sor-
ta di perversione dei Iini della ricerca IilosoIica, dedita al perseguimento di eIIetti
retorici o pedagogici piuttosto che concentrata su indagini rigorose, chiare e inno-
vative. Accompagnata a una notevole vis polemica che avr i suoi strascichi anche
nelle discussioni successive, nel saggio di Viano si aIIaccia la consapevolezza della
necessit di una presa di distanza dal recente passato. \na presa di posizione analo-
ga segna anche i saggi di Pietro Rossi |j88] e di Paolo Rossi |j88]. Il primo traccia
un ritratto impietoso del rapporto tra IilosoIia e scienze sociali: nel panorama della
ricerca italiana le scienze sociali hanno dimostrato la loro riluttanza verso le ricer-
che sul campo, ripiegando piuttosto su aIIermazioni di principio che non potevano
non mettere capo a Iormulazioni pi retoriche che scientiIiche. Il secondo, pren-
dendo di mira soprattutto l'opera di Ceymonat, colpisce duramente la pretesa del
marxismo italiano di eIIettuare ricerche sui rapporti che vigono tra scienza e societ,
perche la prospettiva marxista rimane ancorata a stereotipi e a dogmi che inIiciano
qualsiasi indagine venga eIIettuata a partire da quei presupposti. el tracciare il bi-
lancio del convegno, Bobbio |j88] raccoglie e prova a organizzare in un abbozzo
complessivo i punti pi rilevanti che emergono da questi e dagli altri interventi. In
primo luogo nota che lo stato di crisi del marxismo ormai riconosciuto in modo
unanime, sia dai marxisti, sia dai non marxisti. Alcuni ritengono che sia una Iase
transitoria, altri che sia il segno di una Iine imminente, ma che il marxismo italiano
sia in crisi non sembra pi in discussione, viene accettato come un dato di Iatto. In
secondo luogo mette in luce la problematicit delle categorie generalmente accetta-
te per ricostruire dibattiti e correnti (marxisti, laici, cattolici), le quali hanno mo-
strato di avere una certa utilit Iino all'inizio degli anni Ottanta, ma ora sembrano
;
diventate insuIIicienti per rappresentare l'andamento complessivo del dibattito Iilo-
soIico italiano. Spesso sono state usate come indicatori rigidi e hanno Iunzionato
proprio grazie alla rigorosa compartimentazione degli studiosi italiani. Ora, invece,
bisognerebbe tenere conto che 'laici', 'cattolici' e 'marxisti' al loro interno mostrano
di essere classiIicazioni piuttosto sIuggenti, molto pi Iluide di quanto si sia disposti
a riconoscere, segnate da ampie zone di sovrapposizione, di scambio, di ambiguit.
Sono le stesse categorie che verranno usate anche in ricostruzioni successive, ma
ben presto risulter evidente che Iunzionano Iino alla Iine degli anni Settanta e poi
diventano inutilizzabili |Restaino jj], Bobbio il primo (o senz'altro uno dei
primi) a rendersene conto. InIine rileva che il problema che riguarda il carattere na-
zionale ormai sta passando in secondo piano. In Italia si sono importate dosi mas-
sicce di IilosoIia dall'estero e ci ha costituito il motivo principale di un rapido e
crescente processo di sprovincializzazione, il quale, per converso, porta con se il ri-
schio di un assorbimento esagerato di temi non autoctoni. In generale, tuttavia,
questo non pu che costituire una nota positiva: di apertura, di crescita della pro-
Iessionalit, di comprensione di ci che accade nel mondo. Il tramonto del caratte-
re nazionale si mostra con maggiore proIondit nel Iatto che il problema
dell'educazione nazionale non pi un problema che interessi la IilosoIia italiana
|Bobbio j88, p. 6]. E a ci Bobbio guarda con grande rammarico.
el j8, viene pubblicato La IilosoIia italiana dal dopoguerra a oggi |Bausola
et al. j8,], che ancora oggi il documento pi completo e pi approIondito sulla
IilosoIia italiana dal dopoguerra Iino agli anni Ottanta. Vi scrivono Carin (Agonia e
morte dell'idealismo italiano), Lal Pra (Il razionalismo critico), Pera (Lal neopositi-
vismo alla IilosoIia della scienza), Bedeschi (Il marxismo), Bausola (eoscolastica e
spiritualismo) e Verra (Esistenzialismo, Ienomenologia, ermeneutica, nichilismo). I
contributi delineano un quadro complessivo molto articolato, ma molto chiaro nelle
sue direttrici Iondamentali. il primo documento - e per molti aspetti il migliore
che abbiamo a disposizione - che mostri come si cercato di Iare i conti con il pas-
sato, con ampio respiro e senza lasciare nulla di intentato.
In una direzione analoga, ma con un taglio del tutto diverso, nel j88 a 1ori-
no viene organizzato un convegno sui rapporti tra la IilosoIia italiana e le IilosoIie
;
straniere nel dopoguerra |Pietro Rossi e Viano jj]. elle relazioni che vengono
presentate da diversi studiosi si indagano i rapporti che il dibattito IilosoIico italia-
no ha tenuto con la Ienomenologia (Zecchi), l'esistenzialismo tedesco (Cantillo), lo
spiritualismo e l'esistenzialismo Irancesi (Pompeo Faracovi), il pragmatismo e il na-
turalismo statunitensi (Santucci), il neopositivismo (Parrini), i dibattiti internazio-
nali di IilosoIia della scienza e di IilosoIia analitica (Lolli e Lecaldano), la psicoanalisi
(Paganini), le nuove teologie (Miegge), l'ermeneutica (Bianco), i marxismi eterodossi
(Veca), lo strutturalismo Irancese (Remotti), i dibattiti internazionali di storia della
IilosoIia (Paolo Rossi). Anche qui va segnalata la grande portata di questo lavoro in
relazione al clima generale che si respira in quegli anni, quando l'esigenza principale
rispetto al dibattito IilosoIico italiano recente consiste nel comprendere, Iare ordi-
ne, mettere a Iuoco, isolare punti signiIicativi. In particolare, nell'introduzione re-
datta da Pietro Rossi e Viano si coglie il disegno complessivo di questo sIorzo di
chiariIicazione. ell'immediato dopoguerra la IilosoIia italiana si mostrata biso-
gnosa di una revisione critica. Le alternative che allora erano in gioco consistevano
nel superare la tradizione nazionale (ci che proponevano i neoilluministi) oppure
nel riprenderla su base nuova. Quest'ultima sar quella vincente: a partire dalle Cro-
nache di Carin del j,,, la IilosoIia italiana - o una sua parte molto signiIicativa - si
integra con la prospettiva nazional-popolare gramsciana. La scelta della continuit
conduce alla saldatura con l'eredit idealistica
z
, soprattutto con l'autocentralit l
proIessata: nell'espressione 'IilosoIia italiana' l'accento cade su 'italiana', nel senso
che si vuole calcare la mano sulla 'diIIerenza italiana'. Il carattere nazionale Ion-
damentale e irrinunciabile. \na conseguenza inevitabile di questo mantenimento di
un carattere autocentrato la chiusura nei conIronti di nuove elaborazioni teoreti-
che e, allo stesso tempo, la predisposizione a varie combinazioni di teorie svincolate

z
Proprio in merito a questa esigenza di Iare i conti e tirare le somme, uno dei temi che ri-
tornano con insistenza in questi anni l'eredit del neoidealismo italiano. Se ne occupano i lavori di
Carin |j8,], Li Ciovanni |j88], Cotroneo |j8j]. A dire il vero, il Iilone neoidealistico costituisce
una costante delle ricerche del nostro paese e continua a essere Irequentato anche in tempi pi re-
centi, come attestano per esempio gli studi di Li Ciovanni |zoo, zoo,], Ferrari |zoo6], Must
|zoo8], Sasso |jj, jj,], Savorelli |zoo], Visentin |zoo,, zo].
;,
dai loro legami originari. La IilosoIia italiana diventa il luogo in cui nascono e si aI-
Iermano vari incroci, tra il marxismo e la Ienomenologia, tra il marxismo e
l'esistenzialismo, tra l'esistenzialismo e il pragmatismo, tra il marxismo e la IilosoIia
della scienza, e cos via. Le IilosoIie straniere erano presenti in Italia gi negli anni
1renta, ma nel dopoguerra che si aIIerma questa ars combinatoria che assembla
elementi provenienti da tradizioni e ambiti di ricerca distanti tra loro e, in qualche
caso, in contrasto tra loro. Alla Iine degli anni Sessanta comincia un processo di
omogeneizzazione. 1endono a scomparire le diIIerenze con altre tradizioni nazio-
nali, si riscontrano interessi verso temi e autori in voga anche all'estero, soprattutto
nei conIronti di Heidegger, dell'ermeneutica, delle interpretazioni marxiste di ie-
tzsche. Rossi e Viano sostengono che la IilosoIia italiana ancora incagliata in quel-
le secche.

questo il tipo di IilosoIia che sembra oggi esser diventato dominante: una IilosoIia
meno proIessionale, meno interessata alla ricerca di prove per le proprie tesi, rivolta
piuttosto a ottenere consenso e popolarit, a Iarsi leggere sui giornali e a inIluenzare
un pubblico largo. |Pietro Rossi e Viano jj, p. ]

Insomma, gli anni Ottanta si aprono sotto la necessit di ritrovare il bandolo
della matassa. E mentre viene condotto questo lavoro di ricostruzione, interpreta-
zione, critica e proposta, il dibattito IilosoIico italiano continua a evolvere. Il marxi-
smo in pieno declino. Ha perso tutta la sua Iorza attrattiva e organizzativa, e lascia
libero uno spazio. In quello spazio, per almeno un decennio, si instaura un'altra
koine, Iorse l'ultima di cui abbiamo potuto osservare la parabola. Quella del po-
stmoderno e, in particolare, dell'ermeneutica.


,.. 1ripudio postmoderno: il pensiero debole

Secondo alcune interpretazioni |Restaino jj, p. 6], il dominio del po-
stmoderno in Italia dura per tutti gli anni Ottanta. Le sue prime avvisaglie possono
;6
essere riscontrate nella seconda met degli anni Settanta, dove, come si gi visto,
gli interessi di molti studiosi virano verso una ripresa di temi heideggeriani, antimo-
derni, nichilisti: cominciano ad andare di moda le riletture 'di sinistra' di ietzsche,
la ripresa del tragico, il riIiuto della tecnica, la rivalutazione di una IilosoIia poetante,
la meditazione di sentenze autorevoli come ormai solo un Lio ci pu salvare, et
similia |Cantarano jj8].
La Iorma pi conosciuta e pi Irequentata che il postmoderno assume in Ita-
lia quella del pensiero debole. Sotto questa insegna, nel j8 viene pubblicata una
raccolta di saggi curata da Vattimo e Rovatti, nella quale si trovano saggi, oltre che
degli stessi curatori, di Eco, Carchia, Lal Lago, Ferraris, Amoroso, Marconi, Co-
molli e Crespi. 1utti ruotano intorno a una serie di assunti, che Vattimo e Rovatti
nella loro premessa connotano in questo modo:

Il titolo pensiero debole" allude a tutto ci: essenzialmente all'idea che a) si debba
prender sul serio la scoperta nietzschiana, e Iorse anche marxiana, del nesso tra evi-
denza metaIisica (e dunque cogenza del Iondamento) e rapporti di dominio, dentro
e Iuori il soggetto, b) senza tuttavia declinare immediatamente questa scoperta in
una IilosoIia dell'emancipazione attraverso lo smascheramento e la demistiIicazione,
ma anzi rivolgendo un nuovo e pi amichevole, perche pi disteso e meno metaIisi-
camente angosciato, sguardo al mondo delle apparenze, delle procedure discorsive e
delle Iorme simboliche", vedendole come il luogo di una possibile esperienza
dell'essere, c) non per nello spirito di una gloriIicazione dei simulacri" (Leleuze),
che Iinirebbe per conIerir loro lo stesso peso dell'ontos on metaIisico, ma nella di-
rezione di un pensiero capace di articolarsi (dunque di ragionare") nella mezza luce
(secondo uno dei verosimili sensi della Lichtung heideggeriana), d) intendendo an-
che l'identiIicazione - assai problematica - di essere e linguaggio che l'ermeneutica
riprende da Heidegger, non come un modo di ritrovare l'essere originario, vero, che
la metaIisica ha dimenticato nei suoi esiti scientisti e tecnologici, ma come una via
per incontrare di nuovo l'essere come traccia, ricordo, un essere consumato e inde-
bolito (e per questo soltanto degno di attenzione). |Vattimo e Rovatti j8, p. j]

;;
Il periodare denso e complesso, e non entrer nello speciIico delle que-
stioni che emergono in questo brano. Ma almeno un punto balza agli occhi: la sIida
che il pensiero debole vuole lanciare sul piano della ragione o, meglio, sul piano
dell'idea della ragione, per sostenere una concezione della ragione come di una ca-
pacit di Iarsi carico della contraddizione dell'esistente, di non imporre schemi ma
cogliere nessi. Questa ragione debole lavora nella mezza luce e non nel chiarore
abbacinante dell'autoevidenza dei principi scientiIici, dove l'alternativa tra verit e
Ialsit netta ed esclusiva. RiIiuta l'ordine apollineo, sposa le tensioni dionisiache.
Sulla questione speciIica di un'idea di ragione il dibattito italiano del dopo-
guerra vanta una lunga e travagliata tradizione: i neoilluministi volevano innovare
l'idea della ragione, i marxisti pensavano che la ragione Iosse Iunzionale (e seconda-
ria) a una prassi. In generale, dietro agli scontri che animano gran parte dei dibattiti
del dopoguerra serpeggia uno scontro tra diverse concezioni della ragione. Per cui
non si pu dire che questa sia una novit inaudita che si maniIesta per la prima volta
negli anni Ottanta.
Lopo la presa di posizione dei sostenitori del pensiero debole il dibattito si
riaccende. Si Ianno avanti diversi sostenitori di un'idea di ragione pi 'Iorte', soprat-
tutto studiosi del calibro di Berti |j8;], Paolo Rossi |zooja (ed. or. j8j)] e Viano
|j8,]. E, come mostra Restaino |jj], in certi Irangenti il dibattito sembra volge-
re verso uno scontro tra guelIi e ghibellini, nel quale le posizioni in campo vengono
ridotte al rango di 'moderni' (sostenitori della ragione Iorte) e 'antimoderni' (soste-
nitori della regione debole). Quasi in automatico entrano in ballo anche altre que-
stioni (i rapporti con la politica, la laicit, le implicazioni etiche delle prese di posi-
zione teoriche), che complicano la linea del Ironte e conIondono i Iattori in campo.
In gioco c' l'eterno scontro tra istanze razionalistiche e pulsioni irrazionali-
stiche |Vattimo j88], che un compagno di strada di antica data del dibattito Iilo-
soIico nazionale e che, per altro verso, non sembra poter contare su una soluzione
condivisa e portata di mano. Ancora nel nostro tempo continuano ad esserci ten-
sioni del genere, intorno a diverse concezioni della ragione. Solo per Iare un esem-
pio, basti pensare che sul numero di IRIS di aprile zoo Viano ha pubblicato un ar-
ticolo intitolato 1he Irresistible Power oI \eak 1hought. Ancora oggi si continua,
;8
anche se non come un tempo, a discutere sul problema se la IilosoIia debba essere
pi vicina alla scienza o pi vicina alla letteratura, pi rigorosa o pi evocativa, pi
legata al mondo dei Ienomeni naturali o pi incline a questioni di principio, come si
vede nel dibattito sul realismo che inIiamma gli animi ai giorni nostri. egli anni
Ottanta tutto ci ha avuto una risonanza enorme.


,.. L'ermeneutica, o l'altra Iaccia del postmoderno

Il pensiero debole non l'unico punto che pu essere messo in rilievo rispet-
to all'ondata postmoderna che travolge gli anni Ottanta. quello pi evidente, ma
ce ne sono altri. \n aspetto importante per comprendere l'andamento generale del
dibattito IilosoIico italiano riguarda l'ermeneutica, che viene chiamata in causa ver-
so la Iine del brano riportato dalla premessa di Vattimo e Rovatti. un problema
apparentemente di portata minore rispetto alla battaglia senza quartiere intorno al-
la ragione, ma ha ripercussioni pi proIonde nell'ambito della cultura IilosoIica ita-
liana contemporanea, poiche introduce un modo di pensare e alcune metodologie di
ricerca che inIluenzano le riIlessioni di diversi studiosi.
Come si gi visto, alcuni parlano esplicitamente di koine ermeneutica
|Ferrari jj8, p. 6]. el corso degli anni Ottanta l'ermeneutica diviene la lingua
comune della IilosoIia italiana. Sotto le sue insegne si raccolgono varie posizioni, a
volte anche molto diverse tra loro, che condividono l'esigenza di rivendicare per la
IilosoIia uno spazio irriducibile ai saperi 'positivi'. I reIerenti essenziali di chi pra-
tica l'ermeneutica sono ietzsche, Heidegger, Cadamer, Pareyson, Lerrida, Rico-
eur, ma anche Habermas e i decostruzionisti Irancesi. Il punto saliente di questo
modo di Iare IilosoIia sta nell'atteggiamento critico nei conIronti di ogni tecnica di
elaborazione scientiIica e di ogni Iorma di discorso IilosoIico che non attinga a una
dimensione originaria.
Per diversi aspetti, l'ermeneutica un'altra Iaccia del poliedro 'postmoderno'.
on coincide in tutto e per tutto con il pensiero debole, ma si accorda con molte
delle sue istanze Iondamentali: l'apertura all'altro, la dimensione dialogica, la Iusione
;j
degli orizzonti, la ricerca di un livello originario rispetto al quale le scienze naturali
non possono nulla, la valorizzazione dell'esistente, l'interpretazione come maniIe-
stazione di rispetto.
Quando nel zoo Ferraris - che almeno Iino ai primi anni ovanta stato un
esponente di punta dell'ermeneutica italiana: allievo di Vattimo, Irequentatore di
Lerrida, studioso di ietzsche, pubblicista inIaticabile a sostegno della causa erme-
neutica - scrive Fine delle koine ermeneutica, traccia un quadro interessante che
permette di comprendere in che senso l'ermeneutica in Italia sia diventata il movi-
mento di punta di ci che in generale pu essere indicato come la tendenza po-
stmoderna. Secondo Ferraris, l'ermeneutica assume che esista una verit (artistica,
poetica, letteraria, esistenziale) alternativa a quella scientiIica, e questo viene tenuto
per vero non soltanto sul piano antropologico o psicologico, ma - nelle Iormula-
zioni pi estreme - anche sul piano ontologico. Questa l'aIIermazione pi chiara
del postmoderno, ci che permette di comprendere che cosa si pu intendere con
'postmoderno': al di l di quello che dice la scienza, c' una verit che sIugge a qual-
siasi Iormulazione scientiIica, rispetto alla quale non valgono i modi tradizionali del-
la razionalit, ma soltanto la sensibilit, l'intuizione, l'illuminazione. e discendono
due corollari: il dissolversi del mondo Ienomenico e il 'Iabulizzarsi' del mondo. 1ut-
to si risolve nell'arte, o, comunque, non nella scienza, che non riesce a raggiungere
nessun livello originario. Cos perde valore ogni tentativo di Iare IilosoIia in modo
rigoroso: la ricerca IilosoIica piega verso lidi che hanno pi a che Iare con la retorica,
la poesia, il romanzesco, la suggestione, l'enIasi sapienziale.


,.,. 1ramonti (). L'italocentrismo, la diatriba tra storici e teoreti, la glo-
balizzazione IilosoIica

Mentre si Ianno i conti con il passato e mentre si aIIerma la koine ermeneu-
tica, le cose evolvono anche sotto altri aspetti. La questione dell''italianit' perde
sempre pi propulsione. Lo avevano segnalato Viano e Bobbio nel j8, ora evi-
dente che stanno sempre di pi perdendo senso i problemi collegati
8o
all'autocentralit della tradizione italiana. Il motivo principale sta nel Iatto che que-
sto approccio italocentrico ha Iunzionato sempre e solo in corrispondenza di un
movimento IilosoIico in grado di instaurare un'egemonia: il neoidealismo prima, il
marxismo poi. Solo in un'ottica di questo genere Iunziona l'autocentralit italiana, e
la ragione evidente: solo in presenza di un modello di pensiero Iorte che contem-
pli tra i suoi tratti Iondanti il Iatto di essere italiano, la connotazione nazionale rice-
ve una valorizzazione e viene preservata, appunto, come un elemento Iondante. Le
due idee di italianit ed egemonia vanno a braccetto.
Le varie declinazioni del postmoderno che si aIIermano nel corso degli anni
Ottanta non hanno la Iorza ne sul piano teorico ne sul piano pratico per instaurare
un'egemonia. e potrebbero in alcun modo averla, visti i loro tratti costitutivi e il
loro proIessarsi avversari di una ragione invasiva e omologante. Viene instaurata una
koine, Iorse, ma una lingua che non ambisce a essere parlata da tutti e, soprattutto,
che non pu pretendere di sconIiggere gli avversari sul piano della Iorza, attraverso
il dispiegamento dei pi agguerriti impianti argomentativi. e il pensiero debole ne
l'ermeneutica possono mirare a tanto, o negherebbero se stessi.
In questo contesto l'appartenenza a una nazionalit piuttosto che a un'altra
non sembra essere, di per se, una caratteristica che meriti un particolare rilievo. La
rivendicazione di una speciIicit nazionale non trova pi posto. La condizione che
viene condivisa da tutti quella di un'originaria estraneit, dalla quale si pu soltan-
to parzialmente uscire grazie al dialogo, all'ascolto dell'altro, alla Iusione degli oriz-
zonti, alla presa in carico della condizione di estraneit. Perde quota il problema di
una IilosoIia italiana, intorno alla quale negli stessi anni si stanno adoperando gli
sIorzi di molti per provare a capire dove si sta andando e perche.
Il progressivo allontanarsi da discussioni che tengono sullo sIondo la que-
stione dell'appartenenza al dibattito italiano si ripercuote anche in un altro ambito
tipico della IilosoIia del nostro paese: la diIIerenza tra la storia della IilosoIia e la Ii-
losoIia, quella spaccatura tra 'IilosoIi storici' e 'IilosoIi teoretici' |Poggi zooo] per
cui i primi sono i cultori gelosi della tradizione e guardano con cipiglio corrugato e
perplesso agli sviluppi contemporanei del pensiero, i secondi si inerpicano in solita-
ria tra le vette del pensiero astratto, discettano con sussiego dei loro augusti pensa-
8
menti e si ritengono esentati dal Iare i conti con i cascami del passato. Pi o meno
Iino alla Iine degli anni Settanta, questa distinzione trae giustiIicazione anche dalla
posizione che ogni studioso tiene rispetto alla questione dell'identiIicazione su base
nazionale, cio dell'appartenenza alla IilosoIia italiana. Li norma, anche se questa
non una regola Iissa e universale, chi vuole sostenere l'istanza teoretica portato a
sminuire il ruolo dell'appartenenza nazionale: la IilosoIia non conosce distinzione
sulla base del passaporto, bisogna poter essere liberi di esercitare un pensiero auto-
nomo, originale e aperto. L'italocentrismo trova invece un terreno pi ricettivo tra
chi pratica la storia della IilosoIia, anche se, bisogna dirlo con chiarezza, non Ira tut-
ti gli storici |Paolo Rossi jj], ma soprattutto tra coloro che sono portati a Ire-
quentare il Iilone umanistico-rinascimentale-risorgimentale e a enIatizzare la di-
mensione politica e pedagogica. Insomma: Carin e la vasta schiera dei suoi epigoni,
diretti e indiretti. Lunque c' un nesso tra la dismissione della prospettiva italocen-
trica e la Iine della contrapposizione tra storia e teoresi. egli anni ovanta la ten-
denza a mantenere incomunicanti il lavoro dello storico della IilosoIia e del IilosoIo
teoretico subisce un'inversione. Certo, continuano a rimanere evidenti alcuni tratti
distintivi, che concorrono alla Iormazione di comunit di ricerca ben distinte e au-
tonome, ma nei Iatti le pratiche dell'impegno teorico e della ricostruzione storica
conoscono una commistione. L'ora innanzi sar diIIicile trovare l'aIIermazione della
validit assoluta di una o dell'altra metodologia di ricerca. Matura la consapevolezza
che ogni lavoro di tipo storico porta con se delle implicazioni teoretiche e ogni ope-
ra di taglio teoretico non pu Iare a meno della ricerca storica.
InIine, c' un altro aspetto che va segnalato. La decadenza
dell'italocentrismo e della contrapposizione tra storia e teoresi aprono la strada a
una pluralit di approcci che cominciano a raccogliersi attorno a centri di interesse
pi ristretti e pi chiusi. Perde quota il senso di appartenenza a un dibattito italiano,
mentre guadagna punti il senso di appartenenza a una comunit di ricerca che con-
divide metodi, interessi, scopi, oggetti di studio. La diIIusione su larga scala dei
mezzi inIormatici e delle comunicazioni via web rende molto pi semplice e rapido
questo processo, riducendo le distanze e i tempi di risposta. Liventa molto pi
semplice mantenersi in contatto con i colleghi che lavorano in un'altra citt o
8z
all'estero, reperire notizie, scambiare materiali, consultare studi o ricerche. In un
mondo che comincia a conIrontarsi con le risorse e i problemi della globalizzazione,
il carattere nazionale del dibattito IilosoIico italiano diventa un arnese decisamente
Iuori moda. E non si tratta soltanto di questo: i IilosoIi italiani tendono a non rico-
noscersi pi in un'entit che viene indicata come 'IilosoIia italiana', ma cominciano
a chiudersi in comunit pi ristrette all'interno delle quali il carattere nazionale
conta Iino a un certo punto. In diversi casi, nulla. Il IilosoIo di proIessione diventa
un mestiere internazionale e sapere l'inglese diventa essenziale per pubblicare su ri-
viste importanti o per partecipare a convegni in giro per il mondo. In pi, si costi-
tuiscono delle societ di studi IilosoIici che operano in Italia, ma che hanno il loro
pi autentico reIerente nelle analoghe comunit che operano negli altri Paesi. Solo
per citare le pi celebri, nel jjz si costituisce la Societ Italiana di FilosoIia Anali-
tica, nel jj la Societ di FilosoIia del Linguaggio, nel zoo la Societ Italiana di
FilosoIia Politica, nel zooz la Societ Italiana di Storia della FilosoIia.


,.6. 1ramonti (z). La koine ermeneutica, l'impegno politico, lo storicismo

egli ultimi anni si assiste anche ad altri declini, altri passaggi e altre tra-
sIormazioni. Quelli che verranno presentati nelle pagine seguenti riguardano la Iine
della koine ermeneutica, la grande diminuzione dell'importanza dell'impegno politi-
co e pedagogico (cio del ruolo pubblico) del IilosoIo, il congedo dallo storicismo e
la sua riduzione a dottrina di scuola. Per aIIrontare questi argomenti mi riIerir, ri-
spettivamente, ad alcuni studi di Ferraris |zoo], Ciliberto |zoo] e Pietro Rossi
|zooz]. 1utti e tre presentano dei contributi densi di spunti e tutti e tre, absit iniu-
ria verbis, sono in qualche modo degli apostati. Quest'ultimo aspetto li rende parti-
colarmente interessanti: godono di una prospettiva di prima mano sulle vicende che
descrivono, essendone stati parti in causa, d'altra parte, ne hanno preso le distanze e,
in modi e misure diverse, hanno maturato una presa di posizione critica rispetto ad
esse. Ferraris, come si gi notato, stato un esponente di primo piano della tradi-
zione ermeneutica italiana, Ciliberto allievo di Carin e si occupato a lungo delle
8
tematiche connesse all'umanesimo civile che Ianno da sIondo al nesso, che per lun-
go tempo ha dominato l'immaginario degli studiosi italiani, tra ricerca IilosoIica e
impegno politico, Pietro Rossi stato uno dei pionieri delle ricerche sullo storici-
smo, anche se storicista, per sua stessa ammissione, non lo stato mai.


,.6.. Fine della koine ermeneutica

Andando con ordine, si pu cominciare dal saggio di Ferraris |zoo]. Si gi
vista la critica che in questo articolo viene rivolta all'ermeneutica in quanto elemen-
to di spicco del postmoderno, e non vi ritorner. Il punto sul quale intendo soIIer-
marmi la critica che Ferraris rivolge alla Iormulazione dell'ermeneutica che viene
data da Vattimo e alla sua pretesa (mai del tutto dichiarata in questi termini) di di-
ventare una corrente egemone della IilosoIia italiana.
Lopo aver passato in rassegna alcuni luoghi salienti delle concezioni di Lil-
they, Heidegger e Cadamer, Ferraris mostra come l'ermeneutica di Vattimo abbia
costituito la via italiana al postmoderno, innestandosi su un humus storicistico sen-
za tuttavia assorbirne l'istanza umanistica, che aveva costituito il Iil rouge della linea
Spaventa-Centile-Cramsci-Carin. Anzi, la via che Vattimo sceglie quella della cri-
tica dell'umanesimo desunta dalla riIlessione del secondo Heidegger. Pertanto, se-
condo Ferraris, i caratteri principali dell'ermeneutica italiana nella Iormulazione di
Vattimo possono essere individuati in questi elementi: l'antiumanismo (l'uomo non
una Iorma di vita che debba godere di un particolare privilegio), dove si apre la
possibilit di un legame con lo strutturalismo, il quale, secondo il celebre motto di
Levi Strauss, si propone di studiare gli uomini come Iormiche, l'antiscientismo,
sulla lunghezza d'onda della tradizione neoidealistica italiana e del Irequentatissimo
luogo comune - di grande successo nel Belpaese - che la scienza non pensa, e an-
che se pensasse non riuscirebbe a cogliere le verit ultime e pi Iondamentali,
l'olismo linguistico (l'interesse per il linguaggio accomuna ogni Iorma di riIlessione
IilosoIica contemporanea), attraverso il quale sembra che venga promessa
un'universalit che abbraccia tutte le prospettive IilosoIiche possibili, anche quella
8
analitica, il nichilismo e l'antico adagio non ci sono Iatti, ma solo interpretazioni,
che spianano la strada a una versione rinnovata dello scetticismo. Su queste basi,
nota Ferraris, si costruisce la koine ermeneutica cos come si maniIestata nel di-
battito IilosoIico italiano.

ella Iormulazione Iornita dai primi anni Ottanta da Vattimo, la koine ermeneutica
deIiniva per l'appunto uno stato di generalit o di egemonia IilosoIica per cui, dopo
il marxismo e lo strutturalismo, sarebbe toccato all'ermeneutica il compito da Iun-
gere da lingua Iranca per la IilosoIia. |Ferraris zoo, p. z]

L'idea di Iondo che sorregge tutto l'impianto della via italiana al postmoder-
no, sostiene Ferraris, che ci debba essere una koine. Meglio: che non possa non
esserci una corrente IilosoIica che eserciti un ruolo di attrazione e di organizzazione,
una corrente che stabilisca quali sono i temi pi importanti da discutere e i modi in
cui debbano essere discussi. Per certi versi un'idea che in Italia ha sempre avuto
un certo seguito, almeno da Spaventa in poi. Forse ha lontanamente a che Iare con i
corsi e ricorsi storici di vichiana memoria, o con una loro banalizzazione ad usum
delphini, ma l'idea che ci sia un succedersi di movimenti IilosoIici che ciclicamente
si aIIermano, giungono all'apice e decadono lasciando il posto a una corrente di rea-
zione un'idea che ha lungo corso nel modo di pensarsi della IilosoIia italiana.
La koine ermeneutica non risparmiata da questo presupposto di successio-
ne. Si instaura in un momento di crisi, quando la IilosoIia sta per soccombere sotto i
colpi delle scienze positive. Bisogna correre ai ripari e rivendicare uno spazio di li-
bert, all'interno del quale non valgano i metodi e le pretese della scienza, ma ven-
gano preservati i connotati essenziali dell'uomo: l'unicit esistenziale, l'irriducibilit
a un criterio logico, la storicit, la concretezza, e via dicendo. Ferraris non lo dice,
ma un ulteriore elemento di crisi che avrebbe potuto essere nominato - e che a-
vrebbe corroborato la sua tesi - il crollo del marxismo italiano, che lascia un e-
norme spazio in palio. Ma non un punto essenziale.
Invece, il punto essenziale sul quale Ferraris sIerra il suo attacco non riguar-
da le diverse questioni di merito (i capisaldi del pensiero ermeneutico), ma
8,
quest'ottica complessiva secondo la quale debba esserci sempre un movimento Iilo-
soIico che esercita un'egemonia destinata a incrinarsi e a decadere in un periodo pi
o meno breve. Se questo Iosse vero, secondo Ferraris si potrebbe (si dovrebbe) so-
stenere che, una volta che l'ermeneutica ceder il passo - e all'inizio del XXI secolo
l'ermeneutica sta perdendo appeal a vista d'occhio -, ci sar qualche altro movimen-
to IilosoIico pronto a prenderne il posto. La IilosoIia analitica il pretendente pi
agguerrito, quello che si sta Iacendo largo con prepotenza. Si prospetterebbe cos un
periodo di 'mania analitica', che sostituirebbe un periodo di 'mania heideggeriana'.
Ma tutto questo, secondo Ferraris, mostra dei seri limiti. Innanzitutto, un discorso
del genere pu valere tutt'al pi su scala regionale: riguarda l'Italia, Iorse la Francia,
ma non va molto pi in l. In secondo luogo, bisognerebbe chiedersi se abbia senso
(e, nel caso, quale sia questo senso) parlare di un modo generale di Iare IilosoIia.
Ferraris convinto che questi due argomenti disarcionino non soltanto le
pretese di verit dell'ermeneutica sulle questioni speciIiche, ma lo stesso modo di
pensare che sta dietro all'ermeneutica. In altre parole, se si mostra l'inconsistenza
della pretesa che vi sia una koine, si pu giungere a riconoscere che la stessa do-
manda sulla Iine della koine condizionata proprio dagli standard IilosoIici della
koine ermeneutica |Ferraris zoo, p. ,].
Il modo per superare l'orizzonte Iissato dall'ermeneutica non allora cercare
un concorrente competitivo in grado di insidiare il suo primato, ma quello di riIiu-
tare la logica dell'alternanza o della successione secondo un modello di ciclicit dal
sapore vagamente storicistico. Per questo Ferraris elenca le questioni che urge aI-
Irontare lasciando perdere una volta per tutte le discussioni sull'avvicendarsi di e-
gemonie IilosoIiche: l'ontologia, il problema della reIerenza, il problema della psico-
logia, il problema del rapporto tra IilosoIia e scienza, il problema della proIessionali-
t in IilosoIia. un appello ad abbandonare una discussione che ha come tema prin-
cipale il carattere della discussione stessa, per tornare a Iare IilosoIia su ci che si
trova nel mondo e ci che in esso accade
z,
.

z,
Ed a partire da qui, tra l'altro, che in tempi a noi pi vicini Ferraris sviluppa la sua riIles-
sione sul new realism. Sarebbe interessante, ma lo segnalo solo come spunto di riIlessione, testare i
maniIesti del nuovo realismo |Ferraris zo, Ferraris e Le Caro zoz] alla luce di questo saggio del
86
,.6.z. Storia, IilosoIia e politica

el suo Storia e storicismo nella cultura IilosoIica del secondo dopoguerra,
Ciliberto |zoo] si propone condurre un'indagine sul rapporto tra storiograIia e po-
litica nel dopoguerra attraverso la mediazione - ed questo il punto Iondamentale,
la mediazione - dello storicismo. In Italia, sostiene Ciliberto, la storiograIia non
mai stata una disciplina tra le altre, ma struttura Iondamentale della coscienza e
della vita nazionale. |I]n Italia |.] nella storiograIia che scritta l'autobiograIia
della nazione |Ciliberto zoo, p. ]. La coscienza storica connaturata alla cultura
italiana al punto di esserne un elemento costitutivo. La questa considerazione deri-
vano due corollari importanti. La storiograIia - cio questa coscienza storica di base
- intrattiene un rapporto organico sia con la politica sia con la IilosoIia, come mo-
strano emblematicamente le Iigure di Croce e Centile. E, tuttavia, i rapporti storio-
graIia-politica e storiograIia-IilosoIia non si sviluppano in modo simmetrico.
ei primi quindici anni circa che seguono la Iine della seconda guerra mon-
diale, lo storicismo post-idealistico si distacca dal neoidealismo proprio sul punto
della critica del nesso tra storiograIia e IilosoIia, e non di quello tra IilosoIia e politi-
ca. vero che si trovano delle eccezioni rilevanti a questa tendenza, come BanIi,
Paci, Preti, Lal Pra e altri, che hanno lavorato tenendo Iermo lo stretto rapporto
tra storiograIia e IilosoIia. Ma l'indirizzo che riceve maggiori attenzioni e maggior
seguito sar quello di Carin, che mira a riguadagnare uno spazio al lavoro storiogra-
Iico distaccandolo, programmaticamente, dalla IilosoIia |Ciliberto zoo, p. ,].
Ciliberto ricostruisce i presupposti del progetto che Carin impronta e perse-
gue attraverso un'azione che dura degli anni. In una lettera inedita che Carin scrive
a Spirito nel marzo del j,6 - e si noter la prossimit con il convegno Iiorentino
dell'aprile del j,6, dove Carin tiene la relazione sulla categoria dell'unit in storia

zoo: il nuovo realismo una koine o pretende di attestarsi come tale: In certi casi si pu avere que-
sta impressione, soprattutto se si legge la grande mole di articoli che compongono un dibattito che
ormai si diIIuso in modo massiccio sulla stampa e in rete (come si pu vedere nella rassegna stampa
aggiornata sul sito http://labont.it), ma il cortocircuito troppo evidente perche gli animatori del
new realism non ne siano consapevoli.
8;
della IilosoIia - il proposito esplicito quello di spostare il riIerimento IilosoIico da
Hegel a Kant. Le espressioni usate in quella missiva sono rivelatrici di per se: la to-
talit dei rapporti al di l della nostra presa, perci il compito del IilosoIo la
determinazione di certi rapporti, e quindi deIinizione di certi limiti. Carin sostie-
ne apertamente la polemica del 'IilosoIo-storico' contro il 'IilosoIo-IilosoIo'.
Quest'ultimo pretende di presentare come vero Platone quello che entra nei suoi
quadri personali assunti come la totalit della verit |Ciliberto zoo, p. 6]. In-
somma, il 'IilosoIo-storico' e il 'IilosoIo-IilosoIo' corrispondono a modi di Iare in-
compatibili. Scrive Carin: si tratta di due lavori diversi - comunque vogliamo
chiamarli |Ciliberto zoo, p. ;]. Qui si delineano le basi della IilosoIia come sapere
storico, che di l a poco verr Iormulata compiutamente e diventer oggetto di di-
scussione pubblica.
Fino a qui Carin nella lettera a Spirito del j,6. Ma la rottura del nesso sto-
riograIia-IilosoIia non implica la rottura del nesso storiograIia-politica, che invece
trae energie nuove dalla lezione di Cramsci e dei suoi Quaderni, per esplicite moti-
vazioni di politica culturale |Ciliberto zoo, p. ;]. La cultura nazionale viene ripen-
sata sui binari stabiliti dall'opera gramsciana. E cos,

tra il dopoguerra e gli anni Sessanta e Iino ai primi anni Settanta, la dimensione sto-
riograIica continua ad essere il terreno di determinazione dei problemi Iondamenta-
li della societ nazionale, e, in questo ambito, il luogo 'ideale' della Iormazione del
cittadino. |Ciliberto zoo, p. 8]

Ci determina una sporgenza della storiograIia. Letta in altri termini, ci
sancisce il permanere, in altre Iorme, del presupposto storico della cultura nazionale
italiana. Insomma, secondo Ciliberto si tratta di tendersi avvertiti di alcuni elemen-
ti Iondamentali: l'approccio storico gode di un primato conoscitivo nella cultura ita-
liana, la storiograIia ha stabilito un saldo legame con la politica, lo storicismo (la Ior-
mulazione di teorie complessive della storia) il punto di mediazione tra storiogra-
Iia e politica, soprattutto nella cultura di sinistra, sia laica, sia marxista.
88
el seguito del saggio si vede come l'impianto storicista diventi la spina dor-
sale della politica uIIiciale propugnata dal PCI, sulla base di una Iorzatura di Cramsci
operata da 1ogliatti nell'intento di valorizzare la dimensione nazionale. Citando di-
rettamente alcuni passi documentali, Ciliberto analizza le prime annate di Societ
e le vicende che portano alla ricezione entusiastica delle Cronache di IilosoIia ita-
liana di Carin. Poi, nei primi anni Sessanta si mostra un punto di discontinuit.
Cominciano a declinare le grandi tradizioni culturali e politiche marxista, laica e
cattolica. La crisi investe innanzitutto lo storicismo, in seconda battuta, il primato
del sapere storiograIico in chiave etico-politica e la concezione dell'intellettuale or-
ganico. Stanno crollando i valori indiscussi e i presupposti comunemente accettati
che hanno Iatto da sIondo all'impegno culturale e politico di tutto il periodo prece-
dente. La discussione sullo storicismo investe il partito. Li l a poco si incrinano al-
leanze e si dissolvono convergenze nell'apparato culturale del PCI. Comincia una
diaspora, che all'inizio degli anni Ottanta mostra come la gloriosa macchina da
guerra della cultura uIIiciale del partito comunista sia ormai un ammasso di rottami.
La cultura di sinistra sopravvivr - l dove sopravvivr - al di Iuori dei canali uIIiciali
della cultura di partito. Oggi, sostiene Ciliberto, bisogna notare il declino - la Iine,
Iorse - di quel rapporto tra storiograIia e politica, e ci si mostra nel Iatto che
sempre pi perde peso il primato complessivo del sapere storiograIico nel nostro
sistema culturale |Ciliberto zoo, p. ;].
La conclusione che sul piano strettamente IilosoIico si pu trarre da tutto
ci per Ciliberto non negativa: nei Iatti si superata la dicotomia tra storici e teo-
reti. Si chiusa l'epoca della 'storia teoretica', ma, d'altra parte, non c' pi alcuno
spazio per una qualsiasi Iorma di dogmatismo storicistico. E, se si volesse Iorzare la
mano e spingersi oltre la lettera del saggio di Ciliberto, si potrebbe aIIermare che
questo processo di progressivo allontanamento della storiograIia dalla IilosoIia e dal-
la politica pu essere letto alla luce di una generale chiusura dell'epoca delle ideolo-
gie. Pu suonare troppo altisonante e pretenzioso, vero. Ma non nel senso in cui si
potrebbe intrepretare questa separazione storiograIia-IilosoIia e storiograIia-
politica sotto la luce di una sempre maggiore distanza che viene scavata tra
l'impegno intellettuale e l'impegno politico o, pi in generale, il ruolo pubblico
8j
dell'intellettuale. Cos ci si allontana progressivamente dalla Iigura del IilosoIo come
personaggio pubblico, che ha come suo tratto principale - anche se non esclusivo -
la vocazione politica e pedagogica, nel senso dell'emancipazione delle masse.


,.6.. Congedo dallo storicismo

Invitato nel zooo a apoli nell'ambito di un convegno su I percorsi dello
storicismo italiano del secondo ovecento" |Martirano e Massimilla zooz], Pietro
Rossi apre la serie delle relazioni con il suo Congedo dallo storicismo. Ora, solo
come nota a margine, bisogna sapere che apoli il tempio italiano dello storici-
smo contemporaneo. La scuola napoletana, diretta per lungo tempo da 1essitore,
ha eletto a proprio riIerimento Pietro Piovani e ha sviluppato in moltissime pubbli-
cazioni l'idea dello storicismo critico-problematico. In questo contesto Pietro Rossi
ripercorre alcune tappe degli studi che ha dedicato allo storicismo lungo quasi cin-
quant'anni e Ia il punto della situazione. I due riIerimenti che tiene sempre presenti
sono i suoi studi del j,6 e del j6o, Lo storicismo tedesco contemporaneo e Storia
e storicismo nella IilosoIia contemporanea |Pietro Rossi j,6 e jjo]. Lo studio del
j,6 sullo storicismo tedesco era un tentativo di ricostruzione secondo una metodo-
logia storiograIica rigorosa e mirava a trarre Iuori dai presupposti 'autarchici' neoi-
dealistici tutto il dibattito sullo storicismo. Per questo motivo Rossi leggeva le prin-
cipali tappe dello storicismo tedesco contemporaneo alla luce di una pretesa di
scientiIicit: lo storicismo passava dall'essere una teoria generale della conoscenza a
una teoria della conoscenza storica e, inIine, a un'analisi delle scienze storico-sociali.
ella ripresa del zooz Rossi non si risparmia in autocritica e mostra quali
siano i limiti insiti nella prospettiva che guidava il suo studio del j,6. Ma il punto
non questo. Il punto la proposta di un bilancio complessivo dello storicismo ri-
spetto alla cultura contemporanea - non soltanto quella IilosoIica, ma soprattutto
quella IilosoIica. Secondo Rossi, alla domanda che chiede che cosa possa insegnarci
lo storicismo oggi, la risposta che deve essere data : ben poco. In primo luogo, da
superare la dicotomia tra scienze della natura e scienze dello spirito, che per cos
jo
lungo tempo ha Iunzionato come (Ialso) criterio di distinzione disciplinare e meto-
dologica. In secondo luogo, va superata anche la pretesa di ridurre tutti i Ienomeni
umani all'ambito storico. Cli stessi recenti sviluppi scientiIici (della genetica e della
linguistica, per esempio) mostrano come questi due presupposti non possano pi
essere considerati validi.
\n problema ancora maggiore si mostra quando si mette sotto esame
l'eredit dello storicismo contemporaneo. Sia che si prendano in considerazione gli
sviluppi dell'ermeneutica gadameriana, sia che si indaghino le evoluzioni oltreocea-
no del narrativismo e delle correnti aIIini, lo storicismo contemporaneo ha sempre
mostrato di sIociare in un irrazionalismo che si Ionda sulla vaniIicazione di ogni ca-
rattere di oggettivit. Si Ia appello all'intuizione, alla disposizione emotiva del singo-
lo, al miracolo della comprensione (l'espressione di Cadamer). Insomma, lo
storicismo diventato un aspetto del clima culturale post-moderno" e dei suoi va-
niloqui |Pietro Rossi zooz, p. j].
Merita di essere letto per esteso il brano che conclude il saggio.

A met del secolo la cultura IilosoIica italiana si lasci alle spalle lo storicismo asso-
luto", e anche la ricerca storica si distacc, seppur pi lentamente, dall'impostazione
della storia etico-politica crociana, aprendosi a nuove esperienze storiograIiche co-
me il marxismo o la scuola delle Annales". Mi chiedo se oggi, a mezzo secolo di di-
stanza, non sia venuto il momento di prendere congedo, dopo esser passati attraver-
so la sua esperienza e mantenendone le acquisizioni, anche dalle altre Iorme di sto-
ricismo, anzi dallo storicismo in quanto tale. |Pietro Rossi zoo, pp. j-zo]

Probabilmente la proposta non ha trovato tutti concordi in quella sede, per
usare un euIemismo. Ma gli sviluppi recenti hanno portato acqua al mulino di Rossi.
Lo storicismo, inteso come humus |Ferraris zoo] sul quale la cultura italiana ha Iat-
to attecchire gran parte dei suoi recenti sviluppi, non sembra poter pi contare su
un carattere di universalit. on pi un presupposto comunemente accettato, an-
zi, divenuto dottrina di scuola. E anche all'interno della stessa scuola napoletana
sembra un Iilone che sta esaurendo le sue riserve. el zoo 1essitore ha pubblicato
j
i tre volumi degli \ltimi contributi alla storia e alla teoria dello storicismo (dove ci
che balza agli occhi 'gli ultimi') e i discepoli di quella scuola sempre pi Irequen-
temente coltivano interessi che li portano a non occuparsi direttamente dello stori-
cismo critico-problematico, dei suoi assunti, dei suoi sviluppi.
Con ogni probabilit, in tutto questo processo ha avuto un ruolo cruciale il
radicarsi e il diIIondersi delle metodologie di ricerca della IilosoIia analitica, che ne-
gli ultimi vent'anni hanno cambiato in proIondit diversi settori della ricerca Iiloso-
Iica italiana. Ma, al di l della considerazione della cause prossime, se si leggono i
contributi di Ferraris |zoo], Ciliberto |zoo] e Pietro Rossi |zooz] tentando di co-
gliere alcuni motivi che li accomunano, bisogna registrare che in tutti e tre viene se-
gnalata, pur con accenti e con conseguenze diverse, la decadenza di quello che po-
trebbe essere chiamato il 'presupposto storico' (o storicistico) della cultura IilosoIi-
ca italiana. La decadenza dello 'storiograIismo' di cui parla Le atale |j8;, zoz]:
l'idea che perche ci sia cultura ci debba essere storia, che questa storia debba essere
una storia compresa in una teoria (ed ecco lo storicismo), e che questa storia debba
essere il pi possibile dettagliata, chiara e completa.


,.;. A mo' di conclusione

Il dibattito IilosoIico italiano attuale una situazione Iluida, di passaggio e di
trasIormazione. In larga parte, si possono considerare saldati i conti con alcuni mo-
tivi ricorrenti, che in alcune Iasi hanno condizionato in proIondit la ricerca Iiloso-
Iica e il dibattito IilosoIico del nostro paese: la IilosoIia come sapere storico,
l'impegno politico, la dimensione italocentrica, la separazione tra ricerca storica e
ricerca teoretica, la necessit di una koine. Ma le diverse vicende non possono esse-
re considerate chiuse del tutto: sono tutte questioni che sono sul tavolo nel dibatti-
to di questi anni, dunque andranno testate in Iuturo, alla luce degli sviluppi che si
dipanano di Ironte al nostro sguardo. 1uttavia, se questo Iosse il quadro completo,
sarebbe un quadro a tinte Iosche, in cui le Iigure principali hanno un carattere pu-
jz
ramente negativo. Si superato questo, si superato l'altro, questo non Iunziona
pi, l'altro ormai obsoleto, e via dicendo. \n cumulo di ruderi.
Invece nella IilosoIia italiana contemporanea continuano a esserci delle
componenti vivaci e continuano a essere coltivati sempre nuovi campi di ricerca.
ell'ambito della storia della IilosoIia si assiste a una produzione sempre molto co-
spicua e, in diversi casi, di un livello tale da avere risonanza a livello internazionale,
una comunit analitica in costante espansione produce studi che molto spesso ot-
tengono riconoscimenti a livello internazionale, oltre ad avere una sempre maggiore
inIluenza in diversi campi di ricerca a livello nazionale, si nota una reviviscenza degli
studi Ienomenologici, che ricevono una sempre pi ampia eco, la IilosoIia politica
ha cominciato a essere studiata secondo criteri scientiIici, per esempio secondo una
prospettiva storico-concettuale, che lasciano sullo sIondo ogni presa di posizione
ideologica, rimangono molto Iorti gli interessi in ambito etico e morale, dove si assi-
ste a un sempre pi serrato conIronto con i temi della bioetica, viene coltivata da un
numero crescente di IilosoIi la 'svolta pratica' e la conseguente ricerca intorno alle
pratiche IilosoIiche, la metaIisica e l'ontologia vengono Irequentate con crescente
interesse, sotto chiavi di lettura diverse, e qui la recente ripresa del dibattito intor-
no al realismo ha avuto un ruolo di primo piano nel riaccendere gli ardori. Il dibatti-
to IilosoIico italiano vivo e vegeto, anche se passato sullo sIondo il tentativo di
capire in che cosa consista la 'diIIerenza italiana'. on che questa esigenza sia
scomparsa. La un lato si continua a Iare il punto della situazione |Firrao zoo], an-
che se con meno ardore di un tempo. Lall'altro si continua a interrogarsi
sull''italianit'. Bencivenga |zoo8] ha scritto un saggio sull''anima IilosoIica italiana',
trovandone le tracce principale in uno stile di pensiero che conta i suoi maestri in
Lante, Machiavelli, Bruno, Campanella, Calileo, Vico, Leopardi, Pirandello, Croce
e Calvino. Esposito |zoo] si spinto a sostenere che la IilosoIia italiana rappresen-
ta una valida alternativa a tutta la IilosoIia contemporanea, in crisi per via
dell'assunzione del linguaggio come unico problema da aIIrontare. La diIIerenza ita-
liana - ci che permette alla IilosoIia italiana di avere una marcia in pi e di proporsi
alla riIlessione IilosoIica internazionale come percorso da imitare - sta nella centra-
lit della politica, che al giorno d'oggi riceve una sua approIondita trattazione
j
nell'opera di egri, Agamben e dello stesso Esposito e nei loro esiti biopolitici. For-
se una visione velleitaria, ma gli argomenti che Esposito produce non sono del tut-
to peregrini, e sono presenti anche in altri studi recenti |egri zoo,, Centili zoz].
Siamo su una soglia. In questa ricerca ci Iermiamo al di qua di questa soglia.
Rimane da compiere il passo che la attraversa: un'analisi approIondita degli sviluppi
recenti della ricerca IilosoIica nel nostro paese. Ma questa un'altra storia - am-
messo che la si possa chiamare 'storia' senza sollevare un vespaio di obiezioni e re-
primende - e magari proveremo a raccontarla altrove.

j,
BibliograIia



In questa bibliograIia sono riportati i testi utilizzati nel corso della ricerca. In alcuni casi, per, per
mettere a disposizione anche altri materiali che non sono stati direttamente citati, sono presenti ti-
toli di lavori che possono essere utili per approIondire alcuni aspetti del dibattito IilosoIico italiano
dopo il j, e che non sono stati direttamente citati nel corso della ricerca.

Abbagnano, . et al., j,8, La IilosoIia italiana contemporanea. Vol. z. Invito al dialogo,
Arethusa, Asti
Agazzi, E. (a cura di), j8oa, Il pensiero cristiano nella IilosoIia italiana del ovecento, Mi-
lella, Lecce
Ajello, ., j;j, Intellettuali e PCI j-j,8, Laterza, Roma-Bari
-, jj;, Il lungo addio. Intellettuali e PCI dal j,8 al jj, Laterza, Roma-Bari
Anderson, P., zooj, An invertebrate leIt, London Review oI Books, , ,, z March zooj,
pp. z-8, http://www.lrb.co.uk/v/no,/perry-anderson/an-invertebrate-leIt
Antiseri, L. e 1agliagambe, S. (a cura di), zoo8a, FilosoIi italiani del ovecento, in Storia
della IilosoIia dalle origini a oggi, vol. , Bompiani, Milano
-, zoo8b, FilosoIi italiani contemporanei, in Storia della IilosoIia dalle origini a oggi, vol.
, Bompiani, Milano
Arata, C. et al., j,;, La ricerca IilosoIica nella coscienza delle nuove generazioni, il Mulino,
Bologna
Assael, L., zooj, Alle origini della scuola di Milano: Martinetti, Barie, BanIi, Cuerini, Mi-
lano
Audisio, F. e Savorelli, A., zoo, Eugenio Carin. Il percorso storiograIico di un maestro del
ovecento, Le Lettere, Firenze
Badaloni, ., j6z, Marxismo come storicismo, Feltrinelli, Milano
-, j;,, Il marxismo di Cramsci. Lal mito alla ricomposizione politica, Einaudi, 1orino
Badaloni, . et al., j;z, Il marxismo italiano degli anni Sessanta e la Iormazione teorico-
politica delle nuove generazioni, Editori Riuniti, Roma
-, jjz, I progressi della IilosoIia nell'Italia del ovecento, Morano, apoli
j6
Baglioni, C. et al., j;;, Scienze sociali e riIorma della scuola secondaria. \na proposta, Ei-
naudi, 1orino
Barone, F. et al., j88, La mia prospettiva IilosoIica. uovo ciclo, Cregoriana, Padova
Bausola, A., j8,, eoscolastica e spiritualismo, in Bausola et al. |j8,], pp. z;-,z
-, j88, La cultura cattolica e il neoidealismo, in Li Ciovanni |j88], pp. ,,-6;
Bausola, A. et al., j8,, La IilosoIia italiana dal dopoguerra a oggi, Laterza, Roma-Bari
Bedeschi, C., j8,, Il marxismo, in Bausola et al. |j8,], pp. ;,-z;z
-, jj, La Iine di un'egemonia: il marxismo italiano negli anni ottanta, Rivista di Iilo-
soIia, 8,, , pp. -,
-, zooz, La Iabbrica delle ideologie. Il pensiero politico nell'Italia del ovecento, Later-
za, Roma-Bari
BelloIiore, R. (a cura di), zoo;, La Marx a Marx. \n bilancio dei marxismi italiani del o-
vecento, maniIestolibri, Roma
Bencivenga, E., zoo8, Il pensiero come stile. Protagonisti della IilosoIia italiana, Bruno
Mondadori, Milano
Berti, E., j8;, Le vie della ragione, il Mulino, Bologna
-, (a cura di), zoo, Marino Centile nella IilosoIia del ovecento, Edizioni ScientiIiche
Italiane, apoli
-, zoo, La IilosoIia a Padova, in Pietro Rossi e Viano |zoo], pp. j-,j
Bigalli, L. et al., zoo, Le nuove Irontiere della storiograIia IilosoIica, Rubbettino, Soveria
Mannelli
Bobbio, ., j;;, 1rent'anni di storia della cultura a 1orino (jzo-j,o), Einaudi, 1orino
zooz
-, j86, ProIilo ideologico del ovecento italiano, Einaudi, 1orino
-, j88, Bilancio di un convegno, in Bobbio et al. |j88], pp. z;-8
Bobbio, . et al., j8z, Cosa Ianno oggi i IilosoIi:, Bompiani, Milano
-, j88, La cultura IilosoIica italiana del j, al j8o nelle sue relazioni con altri campi
del sapere, z. ed., Cuida, apoli (. ed. j8z)
Bocca, C., j;, Palmiro 1ogliatti, Laterza, Roma-Bari
Bonghi, B. e Minazzi, F. (a cura di), zoo8, Sulla IilosoIia italiana del ovecento. Prospettive,
Iigure e problemi, FrancoAngeli, Milano
Bortolin, V., jjo, 1ra ricerca IilosoIica e Iede cristiana: il movimento di Callarate, Crego-
riana, Padova
j;
Bruno, A., j;j, Marxismo e idealismo italiano, La uova Italia, Firenze
Cacciatore, C., jj, Storicismo problematico e metodo critico, Cuida, apoli
-, jj, La lancia di Odino. 1eorie e metodi della scienza storica tra Ottocento e ove-
cento, Cuerini, Milano
-, zooza, Le IilosoIie dello storicismo italiano, in Li Ciovanni |zooz], pp. -6,
-, zoozb, Storicismo e antistoricismo tra Croce e Centile, in Colonnello, P. e SpadaIora,
C. ( a cura di), zooz, Croce e Lewey cinquanta anni dopo, Bibliopolis, apoli, pp. 8j-
o6
Cacciatore, C., Cantillo, C. e Lissa, C, (a cura di), jj;, Lo storicismo e la sua storia. 1emi,
problemi, prospettive, Cuerini, Milano
Cambi, F. (a cura di), jjz, 1ra scienza e storia. Percorsi del neostoricismo italiano: Euge-
nio Carin, Paolo Rossi, Sergio Moravia, \nicopli, Milano
-, zoo8, Pensiero e tempo. Ricerche sullo storicismo critico: Iigure, modelli, attualit,
Firenze \niversity Press, Firenze
Cantarano, C., jj8, Immagini del nulla. La IilosoIia italiana contemporanea, Bruno Mon-
dadori, Milano
Cantillo, C., jj, FilosoIia italiana e esistenzialismo tedesco, in Pietro Rossi e Viano |jj],
pp. ,-;,
Capitani, L. e Villa, R. (a cura di), jjj, Scuola, intellettuali e identit nazionale nel pensie-
ro di Antonio Cramsci, Camberetti, Roma
Carli, E., zoo, La IilosoIia analitica: gli sviluppi recenti e i suoi rapporti con la IilosoIia ita-
liana, in Firrao |zoo], pp. z8-6
Casati, R., zo, Prima lezione di IilosoIia, Laterza, Roma-Bari
Cassano, F. (a cura di), j;, Marxismo e IilosoIia in Italia (j,8-j;). I dibattiti e le inchie-
ste su Rinascita e il Contemporaneo, Le Lonato, Bari
Chiarotto, F., zo, Operazione Cramsci. Alla conquista degli intellettuali nell'Italia del
dopoguerra, Bruno Mondadori, Milano
Ciliberto, M., zoo, Storia e storicismo nella cultura IilosoIica del secondo dopoguerra, in
Id., zoo, Figure in chiaroscuro. FilosoIia e storiograIia nel ovecento, Edizioni di
Storia e Letteratura, Roma, pp. -8
Colombo, K., zoo, La pedagogia IilosoIica di Ciovanni Centile, FrancoAngeli, Milano
Corradi, C., zo, Storia dei marxismi in Italia, nuova ed., maniIestolibri, Roma
Cotroneo, C. (a cura di), j8j, Itinerari dell'idealismo italiano, Ciannini, apoli
j8
-, jjz, L'ingresso nella modernit. Momenti della IilosoIia italiana tra Ottocento e o-
vecento, Morano, apoli
-, zoo,, BanIi e i suoi IilosoIi, in Li Ciovanni |zoo,], pp. ,;-;j
Lal Pra, M., j8z, Storia della IilosoIia e storia della storiograIia IilosoIica, in Lal Pra |jj6],
pp. -,
-, j8,, Il razionalismo critico, in Bausola et al. |j8,], pp. -jz
-, j8j, FilosoIi del ovecento, FrancoAngeli, Milano
-, jj6, Storia della IilosoIia e della storiograIia IilosoIica. Scritti scelti, a cura di M.A.
Lel 1orre, FrancoAngeli, Milano
Lal Pra, M. e Minazzi, F., jjz, Ragione e storia. Mezzo secolo di IilosoIia italiana, Rusco-
ni, Milano
Lal Pra, M. et al., j8z, La storiograIia IilosoIica e la sua storia, Antenore, Padova
Lel 1orre, M.A., j8, Il dibattito sulla storiograIia IilosoIica nell'Italia degli anni ',o, in
Badaloni, . et al., La storia della IilosoIia come sapere critico. Studi oIIerti a Mario
dal Pra, FrancoAngeli, Milano j8, pp. ;o-;;
Le atale, F., j8;, 1ra storicismo e storiograIismo. Sulla diIIicile convivenza tra lavoro
teoretico e lavoro storiograIico in IilosoIia, Adriatica, Bari
-, jj,, Storia storica" e storia IilosoIica" della IilosoIia. Alcuni aspetti del dibattito
italiano sulla storia della IilosoIia negli anni Sessanta, in Semerari |jj,], pp. zo-zo
-, zoz, La presenza del passato. \n dibattito tra IilosoIi italiani dal j6 al j8,, Cuida,
apoli
Liaz, F., j,6, Storicismi e storicit, nuova ed., Morano, apoli, j88
Li Ciovanni, P. (a cura di), j88, Il neoidealismo italiano, Laterza, Roma-Bari
-, (a cura di), zooz, Le avanguardie della IilosoIia italiana nel XX secolo, FrancoAngeli,
Milano
-, (a cura di), zoo, Ciovanni Centile. La IilosoIia italiana tra idealismo e anti-idealismo,
FrancoAngeli, Milano
-, (a cura di), zoo,, Idealismo e anti-idealismo nella IilosoIia italiana del ovecento,
FrancoAngeli, Milano
-, (a cura di), zoo6, La cultura IilosoIica italiana attraverso le riviste. j,-zooo, vol. ,
FrancoAngeli, Milano
-, (a cura di), zooj, La cultura IilosoIica italiana attraverso le riviste. j,-zooo, vol. z,
FrancoAngeli, Milano
jj
Lonaggio, E. e Pasini, E. (a cura di), zooo, Cinquant'anni di storiograIia IilosoIica in Italia.
Omaggio a Carlo Augusto Viano, il Mulino, Bologna
L'Orsi, A., zooo, La cultura a 1orino tra le due guerre, Einaudi, 1orino
-, zooz, Piccolo manuale di storiograIia, Bruno Mondadori, Milano
Egidi, R., zooz, \ittgenstein e la IilosoIia analitica in Italia negli ultimi cinquant'anni, in
Li Ciovanni |zooz], pp. oj-o
Escher Li SteIano, A., zoo,, Il ritorno all'oggettivit sacriIicata. La destra cattolica tra gen-
tilianesimo e antigentilianesimo, in Li Ciovanni |zoo,], pp. ;-6j
Esposito, R., zoo, Pensiero vivente. Origine e attualit della IilosoIia italiana, Einaudi, 1o-
rino
Fabiani, L., 8jo, Il pensiero IilosoIico italiano da Lante ai tempi nostri, 1ipograIia di C.
Zirardini, Ravenna
Faenza, L., jjz, 1ra Croce e Cramsci. \na concordia discors, Cuaraldi, Rimini
Faraone, R., zooz, Il primo dibattito sull'esistenzialismo, in Li Ciovanni |zooz], pp. 8-
j;
Favilli, P., zoo6, Marxismo e storia. Saggio sull'innovazione storiograIica in Italia (j,-
j;o), FrancoAngeli, Milano
Ferrari, M., j8,, Origini e motivi del neoilluminismo italiano tra il dopoguerra e gli anni
Cinquanta, Rivista di storia della IilosoIia, o, , pp. ,-,8 e , ;j-;6;
-, jj8, La IilosoIia italiana dal secondo dopoguerra al dibattito attuale, in Lal Pra, M. e
Paganini, C., jj8, Storia della IilosoIia. . La IilosoIia contemporanea. Seconda met
del ovecento, tomo , Piccin, Padova, pp. -8 (BibliograIia, pp. 68-;z)
-, zoo6, on solo idealismo. FilosoIi e IilosoIie in Italia tra Ottocento e ovecento, Le
Lettere, Firenze
Ferraris, M., zoo, Fine della koine ermeneutica, in Cacciatore, C., Colonnello, P. e ]ervo-
lino, L. (a cura di), Ermeneutica Fenomenologia Storia, Liguori, apoli zoo, pp. z,-
8
-, zo, ManiIesto del nuovo realismo, Laterza, Roma-Bari
Ferraris, M. e Le Caro, M. (a cura di), Bentornata realt. Il nuovo realismo in discussione,
Einaudi, 1orino
Firrao, F.P. (a cura di), zoo, La IilosoIia italiana in discussione, Paravia Bruno Mondadori,
Milano
oo
Fistetti, F., zoo6, La crisi del marxismo in Italia. Cronache di IilosoIia politica (j8o-zoo,).
\n abbozzo di storia degli intellettuali, il melangolo, Cenova
Caiani, A., zoz, Insegnare concetti. La IilosoIia nella scuola di oggi, Carocci, Roma
Cargani, A.C. (a cura di), j;j, Crisi della ragione. uovi modelli nel rapporto tra sapere e
attivit umane, Einaudi, 1orino
Carin, E., j66a, Storia della IilosoIia italiana, voll., Einaudi, 1orino
-, j66b, Cronache di IilosoIia italiana. joo-j6o, z voll., Laterza, Roma-Bari, jj; (ed.
or. j,,, Cronache di IilosoIia italiana e j6z, Quindici anni dopo)
-, j;,, Centile storico della IilosoIia, Ciornale critico della IilosoIia italiana, ,, , pp.
o-
-, j;6b, La cultura italiana tra '8oo e 'joo, Laterza, Roma-Bari
-, j;8, FilosoIia e scienze nel ovecento, Laterza, Roma-Bari
-, j8,, Agonia e morte dell'idealismo italiano, in Bausola et al. |j8,], pp. -zj
-, zoo8, L'umanesimo italiano, Laterza, Roma-Bari (ed. or. j;)
Cenna, C., zoo, Centile e la IilosoIia di Marx, in Li Ciovanni |zoo], pp. ,,-66
-, zoo6, L'anti-idealismo di Antonio BanIi nella rivista di Studi IilosoIici, in Li Cio-
vanni |zoo6], pp. z8-zj8
-, zo, La Iondazione dell'attualismo tra idealismo e misticismo, Le Lettere, Firenze
Centile, C., jo8, Il concetto di storia della IilosoIia, a cura di P. Li Ciovanni, Le Lettere,
Firenze zoo6 (con contributi di C. Cacciatore, C, Cesa, C. Cotroneo, L. Malusa, F.
Rizzo, A. Savorelli)
-, j6j, Storia della IilosoIia italiana, a cura di E. Carin, Sansoni, Firenze
Ciannantoni, C., j88, eoidealismo e marxismo, in Li Ciovanni |j88], pp. 68-j
Cramsci, A., j8, Il materialismo storico e la IilosoIia di Benedetto Croce, Einaudi, 1ori-
no
-, j,,, Cli intellettuali e l'organizzazione della cultura, Einaudi, 1orino
Crecchi, L., zoo;, Il presente della IilosoIia italiana, Petite Plaisance, Pistoia
Cruppi, L., j;6, Storicit e marxismo, Editori Riuniti, Roma
]acobelli, ]. (a cura di), j86, Love va la IilosoIia italiana:, Laterza, Rom-Bari
Invitto, C., j8,, Spiritualismo, personalismo e tendenze esistenziali nel pensiero cristiano,
in Pompeo Faracovi |j8,], pp. zj-z;
Lecaldano, E., jj, L'analisi IilosoIica tra impegno e mestiere, in Pietro Rossi e Viano
|jj], pp. 88-z
o
Lissa, C., j88, Il marxismo italiano tra scienza e IilosoIia, in Bobbio et al. |j88], pp. z;-
z6
Lombardi, F., j,8, La IilosoIia italiana negli ultimi cento anni, Arethusa, Asti
Maggi, M., zoo, La Iormazione della classe dirigente. Studi sulla IilosoIia italiana del o-
vecento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma
Magri, L., zooj, Il sarto di \lm. \na possibile storia del Pci, il Saggiatore, Milano
Maiorca, B. (a cura di), j8, FilosoIi italiani contemporanei. Parlano i protagonisti, Ledalo,
Bari
Magnano San Lio, C., zoo,, ota sulla storiograIia IilosoIica in Antonio BanIi, in Li Cio-
vanni |zoo,], pp. j-,6
Marconi, L., zooo, La tradizione analitica nella IilosoIia italiana nella seconda met del se-
colo, in Lonaggio e Pasini |zooo], pp. 6;-;;
Martirano, M. e Massimilla, E. (a cura di), zooz, I percorsi dello storicismo italiano nel se-
condo ovecento, Liguori, apoli
Mathieu, V., j;8, La IilosoIia del ovecento. La IilosoIia italiana contemporanea, Le
Monnier, Firenze
Micheli, C. e Scilironi, C. (a cura di), zoo, FilosoIi italiani contemporanei, CLE\P, Padova
MondolIo, R., j6z, La Ardig a Cramsci, uova Accademia, Milano
Montano, A., zooz, Il prisma a specchio della realt. Percorsi di IilosoIia italiana tra Otto-
cento e ovecento, Rubbettino, Soveria Mannelli
Mori, M., zoo6, Rivista di IilosoIia. L'eredit del neoilluminismo, in Li Ciovanni |zoo6],
pp. -z;
Must, M., zoo8, La IilosoIia dell'idealismo italiano, Carocci, Roma
acci, M., zooj, Storia culturale della Repubblica, Bruno Mondadori, Milano
egri, A., zoo,, La diIIerenza italiana, nottetempo, Roma
-, zoo;, Lall'operaio massa all'operaio sociale. Intervista sull'operaismo, ombre corte,
Verona (ed. or. j;j)
uzzo, E., zoo;, Storia ed eredit della coscienza storica moderna. 1ra origini dello storici-
smo e riIlessione sulla conoscenza storica nel secondo ovecento, Liguori, apoli
Orsini, A., zoz, Cramsci e 1urati. Le due sinistre, Rubbettino, Soveria Mannelli
Ostenc, M., j8o, L'education en Italie pendant le Iascisme, tr. it. j8, La scuola italiana
durante il Iascismo, Laterza, Roma-Bari
oz
Papi, F., jjo, Vita e IilosoIia. La scuola di Milano: BanIi, Cantoni, Paci, Preti, Cuerini,
Milano
Parrini, P., jj, FilosoIia italiana e neopositivismo, in Pietro Rossi e Viano |jj], pp. -
6
Pasini, M. e Rolando, L. (a cura di), jj, Il neoilluminismo italiano. Cronache di IilosoIia
(j,-j6z), il Saggiatore, Milano
Pera, M., j8,, Lal neopositivismo alla IilosoIia della scienza, in Bausola et al. |j8,], pp. j-
;
Piaia, C., zoo;, Il lavoro storico-IilosoIico. Questioni di metodo ed esiti didattici, z. ed.,
Cleup. Padova (. ed. zoo)
Piccoli, V., jz,, Storia della IilosoIia italiana, Paravia, 1orino
Pinzani, C., j;6, L'Italia repubblicana, in Storia d'Italia. IV. Lall'\nit a oggi, Einaudi, 1o-
rino, pp. z8-z;
Piovani, P., j6,, FilosoIia e storia delle idee, Laterza, Bari
Poggi, S., zooo, La storia della IilosoIia del ovecento in Italia, in Lonaggio e Pasini
|zooo], pp. -z8
Pompeo Faracovi, O. (a cura di), j8,, 1endenze della IilosoIia italiana nell'et del Iascismo,
BelIorte, Livorno
-, jj, Spiritualismo e esistenzialismo tra Francia e Italia, in Pietro Rossi e Viano
|jj], pp. ;8-j8
Preve, C., j8, La teoria in pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia
(j;6-j8), Ledalo, Bari
-, jj, Ideologia italiana. Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia, Vangelista,
Milano
Prini, P., jj6, La IilosoIia cattolica italiana del ovecento, Laterza, Roma-Bari
Quarta, A., jj, ote su eoilluminismo e storiograIia" in Italia. Il congresso di Firenze
j,6, in Verri, A. (a cura di), La storiograIia IilosoIica italiana nel secondo dopoguerra,
Milella, Lecce jj, pp. 8;-j6
Restaino, F., j8,a, ote sul positivismo in Italia (86,-jo8). Cli inizi (86,-88o), Cior-
nale critico della IilosoIia italiana, 6, , pp. 6,-j6
-, j8,b, ote sul positivismo in Italia (86,-jo8). Il successo (88-8j), Ciornale cri-
tico della IilosoIia italiana, 6, z, pp. z6-zj;
o
-, j8,c, ote sul positivismo in Italia (86,-jo8). Il declino (8jz-jo8), Ciornale cri-
tico della IilosoIia italiana, 6, , pp. 6-,o6
-, jj, Il dibattito IilosoIico in Italia (jz,-jjo), in Abbagnano, ., jj6, Storia della
IilosoIia, vol. o., 1ea, Milano jj6, pp. ;,-;z
-, zoo,, Marxismo e idealismo. L'incontro cordiale (8j,-jz6), lo scontro Iinale (j,-
j8), in Li Ciovanni |zoo,], pp. o-z,
Ricci, ., zoo8, Cattolici e marxismo. FilosoIia e politica in Augusto Lel oce, Felice Bal-
bo e Franco Rodano, FrancoAngeli, Milano
Rizzo, F., j8z, Il concetto IilosoIico della storiograIia. Il dibattito sulla storia in Italia
tra '8oo e 'joo, Ciannini, Messina
-, jj, La un secolo all'altro. Figure e problemi della IilosoIia italiana tra Otto e ove-
cento, Rubbettino, Soveria Mannelli
-, zooz, I primi studi su Husserl in Italia: tra Antonio BanIi e Cuido Le Ruggiero, in Li
Ciovanni |zooz], pp. 6j-8
-, zoo,, Il rovesciamento del modello idealistico di storiograIia IilosoIica. Considera-
zioni in margine a un dibattito, in Li Ciovanni |zoo,], pp. z,-z;,
-, zoo;, Sei studi sulla IilosoIia italiana del ovecento, Rubbettino, Soveria Mannelli
Rieser, V., zoo;, Raniero Panzieri e la ripresa del marxismo nella sinistra tra gli anni Cin-
quanta e gli anni Sessanta, in BelloIiore |zoo;], pp. ;;-8
Rossanda, R., j6,, Marxismo e storicismo, in Cassano |j;], pp. z,j-z6j (ed. or. Rinasci-
ta, ,, novembre j6,)
Rossi, Paolo, j6j, Storia e IilosoIia. Saggi sulla storiograIia IilosoIica, Einaudi, 1orino
-, j88, La IilosoIia di Ironte alle scienze: alcune discussioni sui rapporti scienza-societ,
in Bobbio et al. |j88], pp. -,8
-, jj, La storia della IilosoIia: il vecchio e il nuovo, in Pietro Rossi e Viano |jj], pp.
z;-6
-, jjj, \n altro presente. Saggi sulla storia della IilosoIia, il Mulino, Bologna
-, zooja, Paragone degli ingegni moderni e postmoderni, nuova edizione, il Mulino, Bo-
logna (ed. or. j8j)
-, zoojb, Eredit occulte: intellettuali italiani nel dopoguerra, Rivista di IilosoIia, oo,
, pp. jj-,
Rossi, Pietro, j,6, Lo storicismo tedesco contemporaneo, Einaudi, 1orino
-, j,;, La IilosoIia italiana e lo storicismo, in Arata et al. |j,;], pp. ,z-68
o
-, j66, Storicismo, in Preti, C. (a cura di), FilosoIia, Enciclopedia Feltrinelli Fischer,
vol. , Feltrinelli, Milano j66, pp. 6-;z
-, j88, FilosoIia e scienze sociali, in Bobbio et al. |j88], pp. -z
-, jj, Storia e storicismo nella IilosoIia contemporanea, nuova ed., il Saggiatore, Mila-
no (ed. or. j6o)
-, zooz, Congedo dallo storicismo, in Martirano e Massimilla |zooz], pp. ,-zo
-, zooja, Avventure e disavventure della IilosoIia. Saggi sul pensiero italiano del ove-
cento, il Mulino, Bologna
-, zoojb, La stagione delle ideologie, Rivista di IilosoIia, oo, , pp. ;-,6
Rossi, Pietro e Viano, C.A. (a cura di), jj, FilosoIia italiana e IilosoIie straniere nel dopo-
guerra, il Mulino, Bologna
-, (a cura di), zoo, Le citt IilosoIiche. Per una geograIia della cultura IilosoIica italiana
del ovecento, il Mulino, Bologna
Santinello, C., j88, Il pensiero cristiano nel secondo dopoguerra, in Bobbio et al. |j88],
pp. z8,-o
Santucci, A., j,j, Esistenzialismo e IilosoIia italiana, il Mulino, Bologna
-, jj, La IilosoIia italiana dalla reazione al positivismo alla crisi dell'idealismo, in Lal
Pra, M. e Paganini, C., jj, Storia della IilosoIia. o. La IilosoIia contemporanea.
Prima met del ovecento, tomo , Piccin, Padova, pp. -; (BibliograIia, pp. j-,o,)
-, jj,, Empirismo, pragmatismo, IilosoIia italiana, Clueb, Bologna
-, jj6, Eredi del positivismo. Ricerche sulla IilosoIia italiana tra '8oo e 'joo, il Mulino,
Bologna
-, zoo, Ricerche sul pensiero italiano tra Ottocento e ovecento, Clueb, Bologna
Sasso, C., jj, FilosoIia e idealismo. I. Benedetto Croce, Bibliopolis, apoli,
-, jj,, FilosoIia e idealismo. II. Ciovanni Centile, Bibliopolis, apoli
Savorelli, A., zoo, L'aurea catena. Saggi sulla storiograIia IilosoIica dell'idealismo italiano,
Le Lettere, Firenze
Scarantino, L.M., zoo;, Ciulio Preti. La costruzione della IilosoIia come scienza sociale,
Bruno Mondadori, Milano
Sciacca, M.F., jz, Il secolo XX, z voll., Bocca, Milano
Semerari, C., j68, Il neoilluminismo IilosoIico italiano, in Id., j6j, Esperienze del pensie-
ro moderno, Argalia, \rbino, pp. z;-zj
-, (a cura di), jj,, Pensiero e narrazioni. Modelli di storiograIia IilosoIica, Ledalo, Bari
o,
Sina, M., zoo, La Facolt IilosoIica dell'\niversit Cattolica, in Pietro Rossi e Viano
|zoo], pp. o,-;
Spaventa, B., 86z, La IilosoIia italiana nelle sue relazioni con la IilosoIia europea, . ed., a
cura di C. Centile, Laterza, Bari jz6 (ed. or. Prolusione e introduzione alle lezioni di
IilosoIia nella \niversit di apoli, z novembre - z dicembre 86)
Spinella, M. e Le Ciovanni, B., j;;, Cramsci, teoria marxista e politica comunista, uova
Ricerca, s.l.
1ega, \. (a cura di), zooa, Impegno per la ragione. Il caso del neoilluminismo, il Mulino,
Bologna
-, zoob, Introduzione. La ragione dei moderni. Illuminismi e neoilluminismi nella Ii-
losoIia della crisi (jo-j,o), in 1ega (zooa), pp. j-;o
1elmon, V., j;o, La IilosoIia nei licei italiani, La uova Italia, Firenze
1essitore, F., j;, Limensioni dello storicismo, Morano, apoli
-, jj;, La questione dello storicismo, oggi, Rubbettino, Soveria Mannelli
1rincia, F.S., zoo,, Idealismo e Ienomenologia: Enzo Paci, l'esistenza e l'irrazionale, in Li
Ciovanni |zoo,], pp. z;-6
1ronti, M., zooj, oi operaisti, LeriveApprodi, Roma
1rotta, C. e Milana F. (a cura di), zoo8, L'operaismo degli anni Sessanta. La Quaderni ros-
si a classe operaia, LeriveApprodi, Roma
Vacca, C., j;z, Politica e teoria nel marxismo italiano j,j-j6j. Antologia critica, Le
Lonato, Bari
-, (a cura di), j;8, Cli intellettuali di sinistra e la crisi del j,6. \n'antologia di scritti
del Contemporaneo, Editori Riuniti, Roma
Vander, F., zoo;, Critica della IilosoIia italiana contemporanea. Lialettica e ontologia: i
termini di una contrapposizione, Marietti, Cenova
Vattimo, C., j88, Irrazionalismo, storicismo, egemonia, in Bobbio et al. |j88], pp. z6-z8
Vattimo, C. e Rovatti, P.A. (a cura di), j8, Il pensiero debole, Feltrinelli, Milano
Veca, S., jj, FilosoIia italiana e marxismi eterodossi, in Pietro Rossi e Viano |jj], pp.
z8-zj8
Verra, V., j;6, La IilosoIia dal ', a oggi, Mursia, Milano
-, j8,, Esistenzialismo, Ienomenologia, ermeneutica, nichilismo, in Bausola et al. |j8,],
pp. ,-z
o6
-, j88, Costanti e parabole nelle IilosoIia italiana contemporanea, in Bobbio et al.
|j88], pp. 6-8z
Verri, A. (a cura di), j8, La IilosoIia italiana attraverso le riviste (joo-jz,), Milella, Lec-
ce
Viano, C.A., j8,, Va' pensiero. Il carattere della IilosoIia italiana contemporanea, Einaudi,
1orino
-, zoo6, La IilosoIia italiana del ovecento, il Mulino, Bologna
-, zoo;, Stagioni IilosoIiche. La IilosoIia del ovecento tra 1orino e l'Italia, il Mulino,
Bologna
-, zoo, 1he Irresistible Power oI \eak 1hought, Iris, , z, pp. ;-6
Vigna, C., zoo, Marino Centile e la metaIisica, in Berti |zoo], pp. -o
-, (a cura di), zoo8, Bontadini e la metaIisica, Vita e Pensiero, Milano
Vigorelli, zoo;, La nostra inquietudine. Martinetti, BanIi, Rebora, Cantoni, Paci, Le Mar-
tino, Rensi, \ntersteiner, Lal Pra, Segre, Capitini, Bruno Mondadori, Milano
Vigorelli, A. e Zanantoni, M. (a cura di), zooo, La IilosoIia italiana di Ironte al Iascismo. Cli
anni 1renta: contrasti e trasIormazioni, \nicopli, Milano
Visentin, M., zoo,, Il neoparmenidismo italiano. . Le premesse storico IilosoIiche: Croce e
Centile, Bibliopolis, apoli
-, zo, Il neoparmenidismo italiano. z: Lal neoidealismo al neoparmenidismo, Biblio-
polis, apoli
Zanini, A., zoo;, Sui Iondamenti IilosoIici dell'operaismo italiano, in BelloIiore |zoo;], pp.
8-oo
Zazzara, C., zo, La storia a sinistra. Ricerca e impegno politico dopo il Iascismo, Laterza,
Roma-Bari
Zecchi, S., jj, La Ienomenologia in Italia: diIIusione e interpretazioni, in Pietro Rossi e
Viano |jj], pp. ,-

Potrebbero piacerti anche