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IL MITO DELLA MALATTIA MENTALE di Thomas Szasz



E LE SFIDE ATTUALI DEL COUNSELING A INDIRIZZO UMANISTICO

di Alessandro Rinaldi

Szasz in questo importante testo di critica alla psichiatria classica, intende, secondo le sue
parole " demolire alcuni dei maggiori falsi sostantivi del pensiero psichiatrico
contemporaneo e in secondo luogo gettare le fondamenta di una teoria della condotta
personale in termini di processi ".
Prendendo in prestito dalla filosofia della scienza il concetto di "operazionismo", egli sostiene
che, molti assunti nelle cosiddette scienze psicologiche non si basano sull'osservazione di
operazioni (come ad es. in fisica, la misura del tempo, della temperatura, della distanza ecc.)
ma su intenzioni e valori che appartengono al bagaglio soggettivo dello studioso.
Szasz spiega che ci che psicoterapeuti e psicanalisti fanno prevalentemente nel loro lavoro
comunicare con i pazienti in modo verbale ed extra-verbale, mentre ci che teorizzano sul loro
operato sembra ignorare il linguaggio e l'importanza dello studio della comunicazione ma si
fonda su illazioni spesso non provate scientificamente e su concetti come "libido" o "energie
psichiche" che rappresentano ipotesi ma non certo realt oggettive.
Questa cronica mancanza di chiarezza mette la psichiatria in condizione di non potere o non
sapere o non voler definire con nettezza i propri confini e il proprio campo di azione, creando
molto danno.
La psichiatria ha molti lati in comune con le scienze del linguaggio (logica simbolica, semiotica,
sociologia) ma continua ad appoggiarsi all'impalcatura concettuale della medicina, che di tipo
fisico-chimico.
Definizioni prive di attendibilit scientifica, sostiene Szasz, come "psicopatologia" e
"psicoterapia", continuano ad essere ritenute valide, perch ci si ancora a una visione della
psiche che pretende di essere oggettiva, ma che in realt implica giudizi morali e affida al
potere psichiatrico il compito di indirizzare e selezionare i comportamenti e altri tipi di intervento
sulla societ.
La teoria psicanalitica classica fu elaborata secondo il modello causal-deterministico della fisica
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classica, che nell'ambito delle scienze umane ha determinato la corrente dello "storicismo", che
ha la pretesa di poter fare previsioni storiche nel futuro, basandosi sul corso degli eventi
antecedenti.
Da questo punto di vista, la teoria sociologica di Marx e quella psicoanalitica di Freud,
rispondono alla medesima impostazione culturale: per Marx gli eventi dell'uomo sono
irrevocabilmente provocati da fattori economici, per Freud da elementi storico-familiari.
La validit di questa visione meccanicistica non dimostrata scientificamente ma impregna
tutto il background culturale della nostra epoca.
Szasz sostiene che "il motivo fondamentale del fallimento dello storicismo va individuato nella
totale e complessa interazione fra osservatore e osservato, che ci troviamo ad osservare nel
campo delle scienze sociali" e cio nella possibilit della "profezia auto-attuata", in cui chi
prevede, influenza l'attuazione o meno dell'evento predetto.
Questo fenomeno , aggiungo io, ampiamente dimostrato in sede scientifica; basti pensare agli
esperimenti in cui si potuto misurare come, cambiando le aspettative degli sperimentatori,
cambiano i risultati degli esperimenti condotti.
Popper fornisce una spiegazione dello storicismo: "Si ha l'impressione che gli storicisti
cercassero una compensazione alla perdita di un mondo immutabile, aggrappandosi alla
fede che il mutamento pu essere previsto, in quanto regolato da una legge immutabile
".
Di riflesso si pu dire che la psichiatria ha sentito il bisogno di etichettare col termine di malattia
determinati agglomerati di disturbi giudicati fissi e costanti, creando teorie e giustificando
approcci curativi "certi" per paura dell'imperscrutabilit che il mondo del disagio mentale
comporta.
Szasz ritiene, con Popper, che "non esiste nulla di simile a una costante naturalmente
sottesa alla storia. Sia l'uomo che la societ mutano, e con essi, muta la -natura umana-
".
I precedenti psico-sociali non sono da soli la "causa" del comportamento umano. Il passato
plasma l'essere umano, ma importante cominciare a concettualizzare questo processo non
pi in termini di causa ed effetto e di singoli episodi ma come modificazioni complessive
dell'intera organizzazione e del funzionamento dell'oggetto che subisce l'azione.
In fisica esiste una relativit riguardo al comportamento della massa.
Le grandi masse, studiate dalla fisica newtoniana differiscono nel comportamento dalle masse
infinitesimali, studiate dalla fisica quantistica. Allo stesso modo in cui il concetto "massa" si
modifica in base al contesto, cos l'io e le sue "patologie" va visto sempre sia nel suo aspetto
intrapsichico, con le sue leggi, sia rispetto all'ambiente, o come dice Szasz: "le leggi della
psicologia non possono essere formulate indipendentemente dalle leggi della sociologia".
Szasz registra poi uno scollamento tra psichiatria, etica e filosofia, dovuta al fatto che con la fine
dell'800, gli psichiatri hanno cominciato a pensarsi come scienziati, avulsi quindi da ogni
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aspetto etico, in totale antitesi con l'essenza della psichiatria come scienza che studia il
comportamento umano e che per sua natura intrinseca non pu non fare scelte etiche, tra le
quali alleanze strategiche col potere.
Come in seguito Laing, Foucault e in Italia F. Basaglia e G. Jervis, ognuno per determinati
aspetti, Szasz si occupa di smantellare il mito della malattia mentale -e utilizza l'isterismo come
"paradigma" di queste ultime- e come i succitati autori, investiga sul complesso rapporto tra
psichiatria e potere.
Egli fa risalire la nascita della psichiatria classica all'opera di Charcot sull'isterismo e l'ipnosi.
Charcot distingueva innanzitutto il simulatore dall'isterico (quest'ultimo non consapevole delle
strategie adottate volte all'inganno).
Collegato all'isterismo c' l'altro problema fondamentale di riconoscere ci che vera malattia
somatica e ci che imitazione (distinzione tra oggetto e segno).
L'isterismo rappresenta un ottimo esempio di ci che Szasz intende per malattia mentale:
qualcosa che riguarda principalmente l'ambito del segno e della comunicazione.
L'isterismo individuabile per tre punti basilari: a) una forma di comunicazione verbale che fa
uso di un particolare complesso di segni; b) un sistema di comportamento basato
sull'osservanza di una regola, in questo caso l'impotenza, la malattia e la coercizione; c) un
gioco caratterizzato da tattiche basate sull'inganno e che ha come obiettivo finale la
dominazione e il controllo interpersonale.
Come esistono lingue differenti ma che possono essere accomunate in gruppi (le lingue
neo-latine ad es.), cos nell'ambito delle malattie mentali ci sono patologie simili tra loro per un
particolare uso dei segni.
Szasz ritiene che la dimensione della psicanalisi come prevalentemente infrapsichica sia un
errore. Fin dall'inizio la psicanalisi ha avuto interesse per il rapporto dell'essere umano con i
simili e l'ambiente, ma un progressivo orientamento clinico ha distorto questa visione.
Il problema della massima importanza della psichiatria che appare evidente nell'isterismo : con
quali criteri si formula un giudizio per stabilire il "vero" o il "falso" da parte delle persone
istituzionalmente "autorizzate a formularli?"
Mentre in medicina, sulla base di esami clinici, si pu stabilire l'effettiva presenza o meno di una
malattia, in psichiatria fu introdotto un nuovo criterio di valutazione: l'alterazione funzionale. La
malattia mentale costituisce un'alterazione funzionale dell'organo cerebrale: in questo modo
pu essere inserita nella stessa categoria delle malattie strutturali.
Questa visione porta a considerare il malato mentale come afflitto dalla malattia, che non ha
voluto, e su cui, implicitamente, non ha alcun potere di volont.
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Laddove quest'alterazione non misurabile ma i sintomi sono presenti, i malati "presunti" e
quelli genuini sono accomunati nella stessa categoria. Un'altra domanda fondamentale che
Szasz si pone : in che senso la
condizione sociale e l'assetto politico della societ influiscono su chi giudica il malato e
sui malati stessi?
Se una malattia mentale viene considerata come una lingua sconosciuta, dovremmo chiederci
come essa sia stata appresa e che cosa significhi, piuttosto che parlare di "cura". Esprimersi in
termini di apprendimento invece che di eziologia permette di affermare che ogni forma di
comunicazione valida e ha la sua ragion d'essere.
L'isterismo il "linguaggio della malattia", assunto perch non si appreso bene nessun altro
linguaggio e perch risulta particolarmente utile. Questo modulo pu essere adottato anche in
una visione pi ampia e sociologica, se si considera che l'ambiente in cui cresciamo sembra
invitarci in vari modi a un comportamento irresponsabile, "impotente", grazie anche al pesante
fardello di stampo giudaico-cristiano di cui siamo impregnati, fardello che invita alla povert,
all'incompetenza e alla malattia.
La matrice del ruolo comportamentale dell'isterico un modello che recita che mostrandosi
impotente egli verr soccorso, mentre mostrare un comportamento sicuro di s espone
all'assunzione di compiti e responsabilit gravose.
Quando si verifica, come nell'isterismo, un miscuglio di metagiochi (collegati al come l'uomo
dovrebbe vivere) e giochi oggettivi (collegati alla sopravvivenza somatica) si possono verificare
conflitti insolubili nel tentativo di perseguire gli obiettivi e allo stesso tempo di seguire le regole
del gioco, soprattutto se si considera che l'individuo non ha coscienza delle regole da lui seguite
n degli obiettivi che ha posto a se stesso.

Charcot e l'isterismo

Indagare sull'isterismo significa esplorarne i nessi con la simulazione.
All'epoca di Charcot i neurologi non avevano una prevalente funzione terapeutica, perch non
avevano gli strumenti adatti per questo. Egli stesso era dedito all'insegnamento universitario,
oltre a prendersi cura di degenti di una clinica pubblica non dissimile da un manicomio, dove i
malati venivano ricoverati pi perch arrecavano disturbo ai propri simili che per il loro disagio.
Nello studio delle simulazioni Charcot defin isterici quei soggetti che non sembravano
ingannare intenzionalmente e quindi pi degni di attenzione dei cosiddetti simulatori.
Questo atteggiamento, per Szasz rappresenta un grande errore, che ha dato il via a uno stato
di cose in cui il rapporto paziente-medico si cristallizza e la malattia diventa cronica, rendendo
pi facile l'esser malato, cio inabile e invalido.
Spesso nei manicomi venivano rinchiusi individui con uno spiccato senso di ribellione sociale.
La diagnosi, in questi casi, rappresentava un'ottima scappatoia per il potere per disfarsi di
soggetti pericolosi.
Inoltre essere bollati come malati, per molti, era preferibile all'essere tacciati come vagabondi,
delinquenti ecc.
Insomma, in qualche modo con Charcot la malattia mentale acquista dignit e riconoscimento e
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il malato fa del suo meglio per aderire ai sintomi associati alla sua malattia e per riconoscersi a
sua volta in questo ruolo.
Ma considerare malattia un capovolgimento semantico come l'isterismo, adottato proprio per
uniformarsi al mondo della normalit, significa ricondurre il soggetto alla situazione da cui aveva
tentato di sottrarsi, bollandolo e negandogli qualsiasi via alternativa di affermazione pi genuina
della propria identit.

Isterismo e linguaggio

Szasz nella sezione del libro intitolata Isterismo e linguaggio, sottolinea l'importanza del
concetto di segno. Il segno in una posizione intermedia tra l'oggetto che esso
designa e l'individuo che ne fa uso. Segno pu essere tutto ci che esiste in natura ed entit
fisiche come il segno di un gesso su una lavagna, o di una penna sulla carta. Un'entit fisica
rappresenta un segno quando ha la funzione di sostituto dell'oggetto stesso in relazione al
fruitore (un legnetto in funzione di una barca). La relazione tra i tre elementi (segno, oggetto e
utente) detta relazione segnica.
Szasz descrive poi i vari tipi di segno:

INDICALI quando tra oggetto e segno c' un nesso causale (il fumo segno di fuoco);
ICONICI, quando tra segno e oggetto c' rapporto di somiglianza (la foto di una persona, la
cartina di una zona);

SEGNI CONVENZIONALI o SIMBOLI, quando il rapporto convenzionale o arbitrario (le
parole o i simboli matematici).
I simboli non esistono isolati ma sono organizzati tra loro da una serie di regole.
Esistono differenti livelli di linguaggio.
Il primo livello detto linguaggio oggettuale, i cui segni indicano oggetti fisici (sedia, tavolo,
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cane, sasso ecc.); i segni riferiti ad altri segni (parole come "parola", "frase" ecc.) rappresentano
invece il metalinguaggio di primo livello.
L'isterismo utilizza una comunicazione per mezzo di segni somatici, un protolinguaggio di livello
inferiore al primo livello di linguaggio oggettivo, perch meno ricco.
Il linguaggio dell'isterismo di tipo iconico, cio rappresentativo di qualcos'altro (come la carta
topografica lo di una zona), in questo caso rappresentativo di sintomi patologici di altre
malattie.
Un attacco isterico, p. es. la rappresentazione iconica di un attacco di epilessia.
Occorre tener conto che scambi di questo tipo avvengono al livello di interazioni fra sofferente e
il suo soccorritore.
Il significato di un sintomo isterico come un braccio paralizzato pu voler dire: "con questo
braccio ho peccato e questa la punizione" o "volevo provare qualcosa di proibito con questo
braccio". Questo porta altre domande: consapevole il paziente di ci che sta comunicando? E
colui che riceve il messaggio?
Siccome apprendimento e conoscenza da un lato e codificazione simbolica e comunicazione
dall'altra, procedono di pari passo, Szasz afferma che, con l'evolversi della conoscenza, certi
atteggiamenti culturali isterici vanno svanendo (ad es. il fenomeno delle stigmate isteriche di
certi devoti della croce di Cristo, che va scomparendo man mano che il modo di vivere la
religione cambia).
Freud riporta in alcuni scritti, fenomeni osservati su alcune sue pazienti, di simbolizzazioni
somatiche legate a traumi emotivi subiti, disturbi scomparsi rapidamente con l'affiorare alla
coscienza di questi ricordi spiacevoli, nell'ambito dell'analisi.
Szasz sostiene che "l'uso di questo tipo di linguaggio somatico favorito da circostanze che
rendono difficile o impossibile la diretta espressione verbale".
Sta allo psichiatra, al terapeuta o al professionista nella relazione d'aiuto, decifrare questo
linguaggio e permettere al paziente un'espressione di s via via pi congrua.

Analisi del comportamento secondo le regole

Quanto il sostrato culturale e religioso in cui nasciamo e diventiamo adulti influenza il nostro
modo di pensare? Moltissimo, per Szasz e questa una delle cause della confusione di fondo
mai risolta, che ci portiamo dentro. Ho sempre pensato che l'attuale civilt iper-tecnologica porti
con s, acriticamente, elementi antichi o preistorici, istanze legate al paganesimo mescolate a
credi religiosi e a convinzioni di tipo civico e politico come la fede nella democrazia, in un
pasticcio che non pu fare a meno di provocare a livello conscio e inconscio, un conflitto
permanente che toglie all'individuo energia e potere personale.
Szasz analizza le contraddizioni tipiche inserite dal cattolicesimo nel vivere sociale, i cui effetti e
conseguenze sono tutt'ora in atto nelle menti di ognuno di noi in forma di conflitto inconscio
permanente.
Possiamo dire, per cominciare, che vivere in questa societ complessa, necessita, come
afferm lo stesso Freud, di una sublimazione di energie primarie, come quella sessuale, verso
obiettivi pi elevati e intellettuali.
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Nella nostra cultura ancora difficile procurarsi piacere e benessere senza sentirsi in colpa (e
questo un elemento troppo spesso trascurato dagli stessi operatori del benessere).
Szasz dice nella sezione "L'etica dell'impotenza e della soccorrevolezza" che "il timore di
dichiararsi soddisfatti elemento caratteristico della psicologia dello schiavo
".
Lo schiavo, mostrando al padrone segni di spossatezza ed esaurimento, pu indurre il padrone
a permettergli di riposare. "Il far mostra di segni di fatica o di esaurimento probabile che
induca una effettiva sensazione di fatica o esaurimento in chi assume tale ruolo" dice Szasz
che ritiene che questo sia il meccanismo responsabile della gran parte dei cosiddetti stati di
esaurimento cronico. Si tratta ancora una volta quindi, di una forma di comunicazione, atta a
ottenere certi risultati.
Molti dei pazienti che presentano questi cosiddetti "tratti caratteriologici" sono in sciopero contro
figure effettive o interiori della loro vita verso cui sono sottomessi ma al tempo stesso in
ribellione. Il gioco che fa lo psicopatico e quindi l'isterico : "non sono felice".
La scelta o meno, per un uomo libero, di svolgere un compito e giungere alla completa
attuazione di esso, e la gestione dei momenti di stanchezza, completamente diversa, dice
Szasz, rispetto all'isterico.
Szasz passa poi ad analizzare l'influenza enorme della religione sulla forma mentis dell'isterico.
L'antagonista del suo gioco Dio e tutte le figure ad esso assimilabili (padre, medico, autorit).
In questo tipo di psicologia "l'esperienza e l'espressione di soddisfazione sono inibite, per paura
che comportino un aumento del fardello che gi si sopporta".
Questo perch le regole del gioco dicono che "quando l'uomo (suddito, figlio, paziente) sia
sano, fiducioso in se stesso, ricco, orgoglioso, Dio (padre, medico, re) si dimostrer severo ed
esigente, perfino vendicativo".
Nel caso in cui l'uomo, invece, appaia malato, umile e bisognoso, Dio lo perdoner e lo amer,
e "gli si permetter di assumere atteggiamenti passivi e di inefficienza". Szasz elenca una
serie di passi del Vecchio e Nuovo Testamento in cui dimostra chiaramente il suo assunto.
Ad esempio nel Sermone della montagna (Matteo, 5, 1-12) si esalta l'uomo sottomesso, poco
colto, passivo, debole, sottomesso, ingenuo e privo di atteggiamenti critici.
Si tratta di un rovesciamento delle regole che governano le ricompense e le punizioni umane
sulla terra.
Altrove Matteo riporta la frase: "non vi affannate dunque per il domani" che implica la
richiesta di un atteggiamento di dipendenza infantile e di irresponsabilit inconciliabili con le
regole di una democrazia moderna.
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Queste indicazioni che invitano alla non auto-sufficienza e alla non padronanza della realt ben
si sposano con l'attitudine dello psicopatico a non voler partecipare al gioco della vita.
come se l'isterico dicesse: "mi avete detto di essere inetto, di agire stupidamente, di
dimostrarmi debole e pauroso; mi avete promesso che in tal caso vi sareste presi cura di
me, mi avreste amato e cos via. Ora mi comporto proprio cos e mi aspetto che
manteniate la promessa ".
In un contesto secolarizzato di condizionamento basato sulla ricompensa per i possessi negativi
(non avere felicit, non avere saggezza, auto-castrazione ecc.) non pu stupire la congenita
mancanza di potere personale dell'essere umano a tutto vantaggio di quei pochi che detengono
il potere e che in genere si guardano bene dall'osservare le regole religiose propinate al popolo.
Tornano in mente sia la critica serrata all'influenza nefasta del cristianesimo a livello sociale
sferrata da Nietzsche, sia le parole di Marx: "La religione il gemito della creatura
oppressa, l'animo di un mondo senza cuore, cos com' lo spirito di una condizione di
vita priva di spiritualit. Essa l'oppio per il popolo
".
Sicuramente a questa "ideologia della carenza" propagandata dal cristianesimo e da buona
parte delle religioni che Osho (Maestro di consapevolezza contemporaneo) pensava quando
auspicava l'avvento di una religiosit che si riconciliasse col senso di ricchezza e di
abbondanza.
Le sue provocazioni in tal senso, con l'ostentazione provocatoria di ricchezza, gli valsero, molto
pi dei suoi sermoni, l'odio della societ puritana americana che lo prese di mira fino alla sua
definitiva estradizione dagli Stati Uniti, a dimostrazione di quanto radicato sia nella nostra
cultura il bisogno di associare religione con povert, sofferenza, sottomissione.
Occorre per Szasz contrapporre alla psicologia dell'oppresso non quella dell'oppressore, in
quanto padrone e schiavo sono due facce della stessa medaglia, ma quella dell'individuo che si
senta uguale al suo simile.
Nell'ambito degli studi sulla psiche, Freud basava il suo apparato teorico sul postulato che
l'uomo desiderasse rimanere bambino (e quindi non auto-sufficiente, bisognoso) e fosse spinto
al progresso da forze generate dalla frustrazione sessuale, che a sua volta erano conseguenza,
per lui, della cultura.
Per Freud quindi la tendenza umana all'immaturit era biologica e la soddisfazione di questo
bisogno qualcosa di non dissimile da quella relativa a bisogni come la soddisfazione di fame o
sete.
Solo con Susanne Langer, comincia a farsi strada un nuovo punto di vista secondo cui l'uomo
" inerentemente capace di svilupparsi in direzione di una crescente complessit psicosociale e
capace di esprimere sempre pi ricchi moduli di simbolizzazione".

Il modello del comportamento umano come gioco

In apparente contrasto con una visione assistenzialistica, in cui trova la sua ragion d'essere
l'isterismo, la societ attuale si basa su un equilibrio tra reciprocit e autonomia.
Secondo Piaget l'evoluzione dei giochi infantili procede verso una progressiva autonomia, cio
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dalla coercizione e dall'autarchia verso la " reciproca, intelligente
cooperazione tra eguali". Secondo
Szasz se autonomia, integrit e cooperazione mutua e reciprocamente rispettosa sono le mete
delle classi medio-superiori delle nazioni occidentali, i valori a cui tendono le classi inferiori sono
altri.
Szasz sostiene infatti che se l'idea di uguaglianza e cooperazione frutto soprattutto della
classe borghese intellettuale che spinse verso la Rivoluzione francese, le classi meno abbienti
sono state sempre portate -per la loro esperienza- verso il binomio oppressione-sottomissione.
Infatti la Rivoluzione francese, col coinvolgimento del popolo, in poco tempo si trasform in
esperienza sanguinaria e oppressiva.
Quest'idea, col concetto marxista della dittatura del proletariato raggiunge l'apice: l'oppresso
diventa l'oppressore.
Nell'attuale societ coesistono istanze diverse: da un lato la spinta dell'educazione verso
l'emancipazione del giovane, dall'altra quella a un suo asservimento.
Szasz dice: "nelle attuali societ occidentali le alternative fondamentali sono tra autonomia ed
eteronomia, ovvero tra -rischiosa- libert e -sicuro- servaggio".
Insegnare il servilismo pone le basi per l'inettitudine dell'isterico dice Szasz e cita un altro passo
evangelico che si commenta da s: "Beati gli ultimi perch saranno i primi".
Insomma, ancora una volta, i messaggi convogliati dall'educazione, nelle sue varie forme, non
sono chiari o sono contraddittori e l'isterico paradigmatico di uno stato esistenziale in cui "non
si capita bene la lezione".
Egli pone in relazione l' "acquiescenza somatica" del malato, con l' "acquiescenza sociale" di
chi si sottomette a regole sociali di obbedienza e adeguamento.
A questo punto Szasz si chiede: "Quale tipo di gioco sociale intende giocare un individuo
affetto da isterismo? E quale tipo di comportamento si pone come gioco ben eseguito e
vincente? "
Szasz ritiene, che al pari dei linguaggi, occorre una classificazione logica dei giochi, per arrivare
a una comprensione scientifica dei processi comunicazionali (come per il linguaggio
fondamentale distinguere tra linguaggio oggettuale e metalinguaggio).
Come le parole rimandano a referenti, cos i giochi rimandano ad atti. Giochi con regole che
"rimandano a un insieme di atti coerenti" si diranno giochi oggettuali, quelli che rimandano ad
altre regole si potranno dire metagiochi.
I modelli del comportamento istintivo (scarico di tensioni orinarie, sessuali o anali ecc.) sono
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esempi di giochi oggettuali, le regole che ad esempio stabiliscono dove orinare ecc. sono
esempi di metagiochi. I giochi comunemente detti, costituiscono per Szasz miscugli di
metagiochi pi o meno complessi.
Le regole del gioco (per esempio del tennis) costituiscono il metagioco, entro le quali si pu
godere di una certa libert d'azione (giocare in un certo stile, con una certa predisposizione
d'animo, in maniera pi o meno corretta ecc.).
Il primo livello del gioco pu essere l'obiettivo della vittoria a tutti i costi; il secondo contiene
regole concernenti lo stile e il ritmo di gioco ecc., un livello superiore (metaregole) concerner il
valore etico del gioco (rispetto degli avversari e del pubblico ecc.).
Per questo intrecciarsi di livelli di gioco, l'importanza o meno di ottenere a tutti i costi la vittoria
pu voler dire pi cose diverse; chi segue regole di livello superiore riterr meglio, ad esempio,
"perdere bene che vincere male". Ma, fa notare Szasz, nella vita, col linguaggio comune non
possibile comunicare queste sottili differenze, offuscate dalla generica parola "gioco".
Nella vita quotidiana accade proprio un continuo mescolarsi di vari livelli di gioco.
Egli nota che "a meno che non siano specificati i giochi in cui gli uomini sono impegnati -e sia
stabilito cosa s'intenda dicendo che giocano bene o male o in maniera amorfa- vi sono poche
probabilit di capire "cosa sta accadendo" o di mutare il corso dell'evento".
Spesso infatti capita di confondere informazioni di un livello con quelle di un altro per cui
valgono regole logiche differenti, con la conseguenza che la comunicazione si fa poco chiara,
ambigua, falsa, fuorviante, generatrice di confusione, spesso facilitando e predisponendo a
rapporti di potere.
Le regole semplici della vita potrebbero essere riassunte nelle norme religiose, come ad
esempio i dieci comandamenti. Seguire queste regole significa aumentare al massimo i
guadagni e ridurre le perdite, come una macchina che funziona bene e a lungo se si seguono
perfettamente le istruzioni. Il difetto di fabbrica, in questo caso, metafora della malattia
mentale (l'idea di difetto di fabbrica avulsa da qualsiasi coinvolgimento etico).
Ma spesso le regole del gioco creano situazioni pi intricate: comunicano al giocatore che per
vincere necessario perdere, che come dire che il giocatore vince quando perde e viceversa.
Quindi, continua Szasz, se il messaggio sottinteso delle regole che perdere vincere, la
sconfitta di chi perde non pi una vera sconfitta visto che egli indotto a farlo per goderne dei
benefici ("Beati i miti perch possederanno la terra" Mt 5,5).
Szasz ricorre alla Teoria dei tipi logici di Russell per spiegare meglio il confondersi di livelli di
linguaggio diversi con le conseguenze che questo comporta.
Russell sosteneva che c' sempre una differenza logica tra gli oggetti che formano una classe e
la classe stessa. Secondo la sua teoria della Gerarchia dei tipi un "tipo" un insieme di
argomenti o significati per i quali una funzione ha valore. Senza la divisione degli oggetti in tipi,
si incorrerebbe -come accade- in errori riflessivi, cio in confusioni di livelli. Occorre quindi
distinguere vari livelli nell'ambito di varie gerarchie (di linguaggio, di regole, di giochi).
Queste considerazioni fecero nascere connessioni interdisciplinari tra filosofia, logica,
matematica, linguistica, psichiatria e sociologia ed da qui che prendono le mosse studiosi
come Bateson che arriver poi a teorizzare il Doppio Legame come meccanismo
schizofrenogeno laddove livelli e metalivelli comunicativi si confondono e si contraddicono.
Quando questo meccanismo si ripete costantemente nel tempo, pu provocare una distorsione
interpretativa dei messaggi ricevuti e un'incapacit a reagire ad essi in modo coerente da cui il
rischio di insorgenza della schizofrenia.
Black riteneva che "frasi grammaticalmente impeccabili spesso risultano essere
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cripto-nonsensi " a livello logico. Accade nella vita che persone recitino
secondo insiemi diversi di regole pur supponendo di utilizzare le stesse. Per Szasz quello che
accade nel transfert scoperto da Freud in cui i pazienti si comportano come bambini col proprio
padre mentre invece sono adulti che interagiscono col proprio medico.
Un po' come se si recitasse un dramma al posto di un altro per cui si stati chiamati a recitare
e non si consapevoli dell'errore.
Szasz evidenzia con acume il nesso tra malattia mentale e potere sociale affermando che un
individuo, maturando, comprende che gli altri non hanno sempre interesse o intenzione di
giocare il suo gioco, cosicch egli dovr ricorrere a tre alternative fondamentali, a meno che
non trovi altri disposti a giocare il suo gioco o non sia in grado di imporlo ad essi, prerogativa
quest'ultima dei potenti che finch riescono in quest'intento, non possono "ammalarsi
mentalmente in senso sociale".
Le tre alternative sono a) di sottomissione alle regole dell'altro; b) di rinuncia graduale ad attivit
consociate ritirandosi in attivit artistiche, religiose o a sfondo nevrotico o psicotico; c) acquisire
consapevolezza dei giochi propri e degli altri nel difficile tentativo di raggiungere integrit e
dignit dell'Io.

Il concetto di impersonazione

Assumere ruoli fa parte del comportamento umano cos come il seguire o l'infrangere regole.
L'assunzione di ruoli si riferisce a ruoli coerenti, entro i contorni del gioco; l'impersonazione si
riferisce invece a una pretesa assunzione di ruolo, con atteggiamenti incoerenti.
Nell'infanzia impersonare gli altri attivit prevalente e giustificata dal fatto che il bambino
fatto continuamente oggetto di divieti; frequente che interpreti un ruolo mediante
impersonazione. Un esempio sono gli adolescenti che impersonano in tutta seriet ruoli da
adulti convincendosi della genuinit di queste interpretazioni.
Gli impersonatori non sono necessariamente degli impostori, ma si sforzano nel fingere di
essere quello che vorrebbero essere (cio migliori di quel che si ).
Chi frustrato dall'interpretare ruoli, pi portato all'impersonazione: se si soddisfatti non si
ha bisogno di fingersi diversi da quel che si . Szasz cita come esempi di impersonazione
l'isterismo di conversione, l'ipocondria e i deliri somatici schizofrenici.
La menzogna un'infrazione della regola ed entra in gioco solo quando si presume che i
comunicanti abbiano preso l'impegno di essere sinceri.
L'errore pu essere compiuto con una volont inconscia ed difficile e interessante cercare di
capirne il vero messaggio.
Szasz mette l'indice sul fatto che spesso si confonde il livello verit-menzogna e quello
successo-errore. Ad esempio se un esperimento scientifico non va secondo la previsione dello
scienziato si parla di "dimostrazione della falsit della teoria" o di "errore". Ma "il contrario di
errore -predizione corretta- non -verit-".
L'inganno una deviazione dalle regole per aumentare la possibilit di vittoria in un gioco.
Chi inganna deve conoscere le regole del gioco (come recita la massima "La legge non
ammette ignoranza"). L'isterico in qualche modo ignorante delle regole del gioco del contesto
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in cui vive.
La simulazione differisce sottilmente dall'inganno perch si riferisce all'impersonazione
dell'individuo correttamente malato (l'inganno impersonare il giocatore
corretto). Anche il gioco patologico ha le sue regole e chi non le conosce non pu nemmeno
simulare.
C' poi chi simula con se stesso, cio non in grado di sapere se la sua malattia sia vera.
Quest'ultimo il caso dell'isterismo propriamente detto. L'isterico non pu permettersi di dirsi la
verit sulla propria malattia, deve quindi ingannare s e gli altri.
In realt, sembra a prima vista che nella nostra societ essere veritieri sia premiato e mentire
sia punito, ma Szasz dimostra come le cose non vadano proprio in questo modo e sostiene che
"un individuo per essere veritiero deve essere abbastanza adulto e sicuro di s, e deve vivere in
una condizione sociale che incoraggi o almeno permetta la veridicit".
Aggrapparsi a ruoli che non riscuotono l'approvazione pubblica rappresenta per Szasz il fertile
terreno per la psicosi. Essere disconfermati dall'esterno rappresenta per chi possiede un senso
dell'io debole, un rischio mortale per la sopravvivenza del proprio precario equilibrio.
Il truffatore gioca a infondere fiducia verso di s fino a che il truffato scopre il gioco.
Quando il ruolo assunto diventa credibile esso viene accettato. Cos quando l'isterico viene
definito "malato" egli rende accettabile il suo ruolo.
Il medico e la collettivit invece di smascherare il gioco e rifiutarlo, lo ricodificano e lo ampliano,
togliendo al simulatore la possibilit di poter contare "su una pi realistica definizione della
propria identit".
In definitiva, per Szasz, molti cosiddetti malati di mente impersonano i ruoli dell'impotenza, della
disperazione, della debolezza e spesso della malattia somatica , "mentre in realt i loro ruoli
vertono su frustrazioni, infelicit e perplessit dovute a conflitti interpersonali, sociali ed etici".
Szasz sostiene che la psichiatria, allo scopo di aumentare il proprio prestigio, ha dimenticato la
differenza tra malato e simulatore, definendo "malati mentali" anche gli impersonatori.
L'ipotesi che avanza Szasz quindi che "chiunque faccia il malato a beneficio di uomini con
inclinazioni terapeutiche, correr il rischio di vedersi accettato nel ruolo da lui impersonato".
Da qui l'assunto di Szasz della massima importanza per la professione del Counselor:
"L'alternativa consiste [...] nell'abolizione delle categorie di comportamento malato e
comportamento sano, nonch del prerequisito della malattia mentale ai fini della psicoterapia".
Qualsiasi relazione d'aiuto o qualsiasi psicoterapia non deve essere motivata dalla "malattia"
ma dal fatto che le persone interessate 1) desiderano assistenza; 2) si trovano in difficolt nella
loro esistenza e vogliono comprendere i giochi che essi e chi li circonda sono soliti giocare.

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Considerazioni personali

Alla luce degli importanti spunti che il libro di Szasz ci offre, invocherei, in questo contesto
storico pi che mai, l'urgenza di un approccio umanistico e fenomenologico-esistenziale alle
"cose della mente".
I conflitti insolubili, che molte delle persone summenzionate cercano di risolvere, sono a loro
volta la causa scatenante, insieme agli scompensi organici che li accompagnano, della caduta
verso forme di disagio pi gravi, come le psicosi.
Alla luce delle teorie di Szasz, Laing, Bateson e la scuola di Palo Alto, cadute nel
dimenticatoio in quest'era di restaurazione dell'approccio organicistico, i percorsi terapeutici che
quest'ultimo propone, risultano a mio avviso in gran parte inadeguati, a conferma della
posizione di Szasz sul fatto che occorrerebbe che gli operatori nel campo della psiche, siano
addestrati in modo approfondito alla semiotica, alla logica, e discipline simili, poich si tratta di
districare un groviglio comunicativo che non si basa pi sulla logica comune, e perch come si
visto, lo stesso paziente non in grado di decifrare le regole e gli obiettivi che il meccanismo
che lo pervade si pone.
Occorre che la persona in difficolt smascheri le regole inconsce che lo direzionano e i giochi
che inconsapevolmente segue, per darsi regole pi congruenti con la propria essenza, in un
rapporto costruttivo con il proprio referente professionale nell'ambito della salute mentale.
Spiegare buona parte dei disturbi psichici alla luce di una disfunzione organica da curare
soprattutto farmacologicamente, ignorando le piccole e grandi influenze dell'ambiente, degli
altri, della famiglia fare un errore grossolano e non pi al passo con i tempi.
Molti approcci psicoterapici risultano alla fine poco incisivi perch il terapeuta, con una sua
logica, una sua formazione teorica e un suo criterio valutativo basato e influenzato quasi
sempre dal principio di causa-effetto, si trova di fronte a un cervello che segue altri percorsi,
reagisce diversamente agli stimoli sensoriali, dei pensieri e della memoria, utilizza un'altra
logica. Non solo, ma l'operatore stesso (counselor, psicoterapeuta ecc.), pu essere
inconsapevolmente vittima di confusioni logiche di livello per cui fraintende o non intende la
comunicazione del paziente/cliente.
Proprio perch valorizza il bagaglio umano della persona e rifiuta di vederlo come un
meccanismo, il counselor a orientamento umanistico dovrebbe riprendere, rielaborare e far
rivivere in tutta la loro portata le grandi intuizioni di studiosi come Szasz, la cui visione della
psichiatria non pu venire oggi ignorata.
Mi viene in mente il lavoro di R.D. Laing, famoso anti-psichiatra scozzese che raggiunse l'apice
della fama negli anni settanta del secolo scorso, importante per i suoi studi di stampo
esistenzialista e fenomenologico sulla schizofrenia e la frattura schizoide dell'io (vedi ad es.
"L'io diviso") e che rimarcava allo stesso tempo, -sulla stessa linea di pensiero di Slasz-
l'importanza dell'influenza familiare e ambientale sulla genesi di certe patologie.
Laing condusse, primo nella storia della psichiatria, un esperimento a Londra, nella comunit
terapeutica in cui lavorava, che consisteva nel condividere gli stessi spazi quotidiani, da parte
dei medici, con gli schizofrenici in cura, in una sorta di comune interattiva dove le barriere che
isolavano il medico in una torre d'avorio venivano infrante e si tentava un contatto diretto,
esistenziale col malato.
Egli riteneva necessario per il medico contattare e fare i conti con la propria area di follia latente
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per poter davvero entrare in empatia col malato.
Laing, intu il fatto che uno psichiatra che si ponesse in modo asettico e distaccato verso un
paziente, forte degli schemi ed etichette che la sua preparazione gli metteva a disposizione ma
povero dal punto di vista umano ed empatico, mai avrebbe potuto realmente fare qualcosa di
importante verso la guarigione o il miglioramento del paziente.
Questo porta immediatamente alla mente il rivoluzionario atteggiamento terapeutico basato su
empatia, accoglienza incondizionata e non direttivit proposto da Rogers e l'enorme potenzialit
che pu avere un approccio umanistico nella professione di counselor.
Un rapporto paritario tra il cliente e il professionista della relazione d'aiuto serve a ridurre al
minimo i rischi di dipendenza -reciproca- che costituirebbe un grosso ostacolo per la persona,
per il raggiungimento della propria autonomia.
Nel caso del counseling umanistico in particolare, evidente la vicinanza e la sintonia con la
proposta di Szasz di non focalizzarsi sull'idea di cura, di trattamento psico-terapeutico, di
malato psichico ecc. per vedere e accettare la persona nella sua interezza, nella sua -seppur
non lineare- richiesta d'aiuto, per comprendere i giochi di cui resta vittima inconsapevole.
Il cliente deve imparare a reggersi sulle sue gambe, imparando ad assumersi gradualmente
delle responsabilit, prima fra tutte quella di esistere e relazionarsi.
L'acquisizione di una sempre maggior chiarezza comunicativa rappresenter per lui lo
strumento di crescita pi potente unito allo sviluppo graduale delle capacit di
auto-osservazione, non giudizio e compassione amorevole.

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Alessandro Rinaldi

Alessandro Wajido Rinaldi counselor tirocinante nel Master di Counseling a indirizzo
umanistico-gestaltico integrato presso la Sipgi di Torre Annunziata (Na).
diplomato al Brahmananda di Roma come Insegnante di Yoga classico ed sannyasin di
Osho. Insegna yoga, meditazione, Active meditations e Pilates presso il centro della sua
associazione Kundalini Energy ad Agropoli (Sa).
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Sta preparando una tesi e una futura pubblicazione sulle tematiche trattate in quest'articolo.

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