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“DUC IN ALTUM” II/3 – FELICE NATALE

Ai Consultori Generali,
ai Prepositi Provinciali e il loro Consiglio,
alle Comunità locali,
alle Religiose figlie della Ven. Orsola Benincasa,
ai devoti di San Gaetano,
ai familiari, amici e benefattori,
alla Famiglia Secolare Teatina.

FELICE NATALE
“Duc in Altum” II mandato – Num. 3
Roma, ottobre 2009
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“DUC IN ALTUM” II/3 – FELICE NATALE

1. Carissimi tutti nel Dio fatto carne nel seno


verginale di Santa Maria Nostra Signora:
Felice Natale! In primo luogo, ai nostri aspiranti e
postulanti, ai novizi e juniores e a ogni singola nostra
comunità di vita consacrata teatina. Che il Dio Bambino,
nato dalla Beata Vergine Maria, nostra “Patrona” e
“Stella”, come si esprimeva san Gaetano, il santo della
Natività, sia gioiosamente e fervidamente accolto nei
gruppi della Famiglia Secolare Teatina, nelle Crociate e
negli Oratori del Divino Amore, in tutti i gruppi Caritas e
di Azione Sociale, impregnati del carisma teatino… Felice
Natale, in maniera tutta particolare, a ogni religioso e
sacerdote dell‟Ordine. Che la festa che ci prepariamo a
celebrare, e in pieno Anno Sacerdotale, sostenga la nostra
vocazione teatina e fortifichi l‟instancabile sequela di Gesù
che ci chiama all‟ ”amore perfetto” e all‟abbandono totale
al vangelo della salvezza.
Leggiamo in Lc 2,10-12: “Vi annuncio una grande gioia,
che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di
David un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi
il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace
in una mangiatoia”.

2. La emozionante devozione e gioia, davanti


all‟evento della celebrazione del Natale, nasce alla nostra
famiglia religiosa dalla sensibilità tenera e delicata di san
Gaetano. Anche Madre Orsola, fondatrice delle nostre

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“DUC IN ALTUM” II/3 – FELICE NATALE

apprezzate sorelle Religiose Teatine della Immacolata


Concezione, era una donna profondamente natalizia.
Teatini e Teatine, religiosi e laici, dobbiamo proporci di
celebrare e vivere l‟imperscrutabile Mistero
dell‟Incarnazione del Signore con tutto il nostro essere
orientato a Betlemme. Insiste san Luca: “I pastori dicevano
fra loro: Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo
avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere.
Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e
Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia”
(2, 15-16).
Sappiamo tutti che san Gaetano incontrò nell‟ambito di
questo racconto natalizio il segno luminoso e orientativo
del cammino della sua spiritualità. Rileggiamo quei
paragrafi infuocati diretti alla monaca bresciana Suor
Laura Mignani del 28 gennaio 1518: “Io audace, nell‟ora
del suo parto santissimo, mi trovai nel vero e materiale
santissimo presepe…, e dalle mani della timida Verginella,
mia nuova madre e patrona mia, io presi quel tenero
fanciullo, carne e vestimento dell‟eterno Verbo. Duro era il
mio cuore, credetemi, perché, se in quel momento, non si è
liquefatto, è evidente che è di diamante: pazienza!”.
Quanti apparteniamo a questa amata famiglia religiosa, per
dono dello Spirito Santo a favore della Chiesa, dobbiamo
mettere tutto l‟impegno possibile a celebrare il gran
Mistero della Natività con tutte le sue conseguenze. È il
tema di questo nuovo Quaderno “Duc in Altum” che vi

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“DUC IN ALTUM” II/3 – FELICE NATALE

invio molto umilmente e fraternamente. Avvicinandosi le


date che precedono la celebrazione del Mistero Liturgico
della Nascita del Dio Bambino, stiamo attenti per prima
cosa, a non lasciarci irretire da ciò che non è Natale. Vi è il
Natale e vi sono i “natali”. Questi rubano ciò che è
profondamente vero. Si fermano ai bigliettini augurali, ai
festoni, alle luci, alla tenerezza, alle melodie pastorali, ai
dolci, al cenone… Prepariamo i “natali”, ma non il Natale.
Secondo san Gaetano e Madre Orsola bisogna rovesciare
le cose. Il Natale è un evento che interessa il nostro più
profondo, altrimenti ci si ferma a un puro fatto sociologico
e di costume. Può darsi pure che sia qualcosa di devoto e
di benigno, ma in fin dei conti, resta un fatto esteriore.

3. La celebrazione del vero Natale si concentra molto


sul “miracolo”, e questo si deve “preparare”. Dobbiamo
“preparare” il “Natale” come san Gaetano, quando la notte
del 25 dicembre, e il giorno della Circoncisione e nella
festa dei Magi, andava da Via dei Coronari alla Basilica di
Santa Maria Maggiore con lo spirito in subbuglio, pronto a
contemplare il Mistero. Arrivando questa data, dobbiamo
pensare: quello che sta per succedere è incredibilmente
sproporzionato. Nella misura in cui lo intuiamo e lo
avvertiamo, anche mediante la fede, noi ci mettiamo in
questo clima spirituale che chiamiamo Avvento: tempo di
preparazione alla celebrazione del Natale.

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“DUC IN ALTUM” II/3 – FELICE NATALE

L‟Avvento è l‟occasione propizia per accumulare sogni e


speranze e incamminarci con lo zaino da viaggio pieno
di tutte queste speranze e sogni verso la celebrazione
natalizia. Approssimandosi queste feste, dobbiamo tutti far
muovere in noi queste particolari sensazioni. Sembra che il
cuore stia per scoppiare. La vicinanza del Natale ha
certamente qualcosa che incanta l‟anima. È un tempo
pastoralmente molto importante da sfruttare al meglio. Si
mette in moto tutta la creazione. Le cose, tutte, sognano
che Dio arrivi per mezzo loro. Implorano d‟essere cassa di
risonanza dei passi di Dio. Già nei primi passi, tutta la
creazione si è messa in marcia verso Betlemme, il tempo
compiuto, l‟ora ultima, l‟istante definitivo.
In queste date il nostro Ordine deve rafforzare la
dimensione contemplativa. Avvento significa crescere
nella preghiera e nella supplica che ci si aprano gli occhi
interiori per captare quello che dobbiamo “vedere”:
l‟andare e il venire di angeli che vanno da un estremo
all‟altro della notte; i pastori sbalorditi; gli occhi sempre
più spalancati dei bambini; il comprendere che da qualsiasi
parte Dio si affaccia. Egli ha significato. La sfortuna, le
afflizioni, le fatiche, quella trappola, quelle manciate di
spazzatura che ti buttano addosso, rancori, diffamazioni,
false testimonianze… Dio viene, a Natale, dai quattro lati
della nostra vita. Per questo non basta allestire un albero
all‟ingresso di casa, organizzare la Messa di Mezzanotte,
come piatto forte della parrocchia, riunire le famiglie, i

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bambini e i giovani del quartiere per cantare fino a non


poterne più. Che manca ancora? San Gaetano ci
risponderebbe: Tutto! E questo significa, cercare le
condizioni necessarie nell‟aspirantato e nel postulantato,
nello juniorato, nella casa fraterna religiosa, nel gruppo
sacerdotale, nel gruppo liturgico…, perché ciascuno
accolga il Mistero della venuta di Dio nel più intimo e
personale di se stesso. “Il mio intimo più intimo!”, era
l‟espressione di san Gaetano.

4. Esiste nell’essere umano uno spazio che è il “suo


più suo”, la centralità del proprio io. È proprio là che Dio
chiede di venire! Il teatino s‟impegna a cercare
diligentemente questo posto. San Gaetano è il santo del
Natale, il santo che seppe e volle vivere in prima persona
l‟individuare la verità che se Dio non entra nel territorio
più proprio di ciascuno, non esiste celebrazione del Natale.
Non vi è, de facto, cari fratelli e sorelle, nulla da celebrare
veramente come il Mistero che Dio “venga a me”. Non è
mai successo nella storia dell‟umanità un avvenimento
tanto portentoso. E nello stesso tempo è l‟anelito più
gioioso di tutto l‟essere umano. In definitiva, tutto l‟essere
umano cerca, intuisce e desidera, senza capire perché e
come, che Dio venga a lui per:

 invaderlo completamente,
 sequestrargli il cuore;

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 spazzar via ogni ostacolo posto sulla sua porta.

Per esempio:

 Lo scoraggiamento,
 La sfiducia,
 La noia,
 La mancanza di ideali e sogni,
 La prevenzione nei riguardi di ogni rischio…

Senza il Natale non saremmo quello che siamo chiamati


ad essere. Lo stesso dicasi per la creazione. Natale è che
Dio viene attraverso il giorno e attraverso la notte, nel
caldo e nel freddo, nella pioggia e nella siccità, nel pane e
nel vino nel latte e nella ricotta. Come e da dove viene
Dio? È una domanda essenziale per quanti siamo stati
chiamati dallo Spirito a integrarci e realizzarci in questa
famiglia religiosa.

5. All’arrivo dell’Avvento, se siamo disposti a


camminare sulle orme di san Gaetano, dobbiamo
mobilitarci e creare le circostanze propizie perché il
miracolo del Natale si realizzi.
Siamo chiamati ad essere generatori di Natività. Torniamo
a meditare su quanto ci racconta Luca 2, 4-7: “Anche
Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide,

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dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla


città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare
insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre
si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del
parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse
in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c„era
posto per loro nell‟albergo”.
Dobbiamo leggere e rileggere questo testo in modo molto
teatino, poiché non è che una splendida lezione di
catechesi sulla maniera in cui Dio ha disposto di venire nei
nostri cuori di cristiani e di sacerdoti mosso dall‟urgenza
vocazionale di spazzare l‟indifferenza religiosa dell‟uomo
del nostro tempo, di evangelizzarlo, di porgergli la
mano per portarlo fino a Betlemme e per poter celebrare
la vita che nasce. Là c‟è la Beata Vergine Maria, la nostra
guida nell‟Avvento e la nostra Maestra nella
celebrazione del Natale. In Luca 1,34, meravigliata,
chiede all‟angelo: “Come è possibile? Non conosco
uomo?”. La risposta è che le strade di Dio sono: quelle
del non avere, della titubanza, della paura, dello
sconcerto, dell‟incertezza. Vogliamo che Dio venga nella
nostra vita religiosa, nei progetti dell‟Ordine, nei piani
relativi alle arie della Curia Generalizia, dei noviziati,
delle case di formazione? Egli verrà dalla breccia libera
dall‟arroganza, dal potere, dal dominio, da alcune forme di
conduzione di certi Prepositi, per esempio. In sintesi, Dio
viene attraverso i sentieri e i campi di ciò che è vergine.

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“Avvenga di me, Signore – rispose Maria - , quello che hai


detto”.
Durante l‟Avvento, pertanto –tutta l‟esistenza teatina deve
essere “avvento”- coloro che siamo nati da san Gaetano,
ministri consacrati e “christifideles laici”, la Famiglia
Secolare, i Movimenti Giovanili di ispirazione teatina,
abbiamo il dovere di curare in maniera grandiosa la
dimensione verginale. E cioè:

 L‟umiltà,
 La disponibilità,
 La povertà,
 La fraternità,
 Il servizio disinteressato, la capacità di obbedire
e, fiduciosi nella Provvidenza, saper liberarsi da
certe sicurezze o rifugi…
Il senso profondo della consacrazione religiosa lo illumina
il Catechista Luca con la risposta della Vergine all‟Angelo:
“Avvenga in me come tu hai detto”.

6. Antonio Oliver, quel grande evangelista teatino


della Natività, che tutti gli anni all‟approssimarsi di queste
date ci dilettava mettendoci davanti alla Nascita di Dio,
commentando Lc 2,6 poneva l‟attenzione sull‟ ”ovile”,
luogo all‟aria aperta nel quale la Vergine Maria si vide
obbligata a dare alla luce suo Figlio Gesù. Dio, concludeva

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Oliver, non intende nascere nei luoghi chiusi: “Dove vi


sono porte non vi è Natività”.

Cari Padri e Fratelli: desidero farvi pervenire i miei più


affettuosi auguri natalizi. Dicevo all‟inizio di questo scritto
che vi sono “natività” e la Natività. In questi giorni ormai
vicini, nei quali celebriamo ciò che accadde a Betlemme di
Giuda, i teatini, come san Gaetano, dobbiamo accogliere
nelle nostre braccia il Figlio che Maria Vergine vuole
offrirci. Non può capirsi un teatino che non vada avanti
nella vita senza portare in mano il Dio Bambino.
Apriamo, quindi, totalmente le porte dei nostri segreti più
profondi. Abbiamo bisogno di un Ordine aperto totalmente
a Dio Padre e anche ai fratelli. A tutti: a coloro che la
professione religiosa ci ha legati con un vincolo
soprannaturale che richiede la massima venerazione; a
quanti passano nei pressi mendicando l‟indispensabile
dono della carità, la luce del vangelo, i sacri doni dei
sacramenti. Ci impegniamo a fabbricare rifugi blindati nei
quali ci accomodiamo con molta tranquillità. E siamo
anche capaci di porre cartelli sulla porta della nostra casa:
“Proibito entrare”, “non disturbate”…

7. Dio rispetta con tristezza i nostri parapetti, e quando


arriva il Natale e ci vede imbrigliati nella celebrazione di
altre “natività”, passa oltre cercando una diversa comunità

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e altri religiosi e sacerdoti la cui vita si snoda proprio come


ci rivela l‟evangelista Luca.

Fra pochi giorni comincerà il tempo liturgico


dell‟Avvento. È l‟occasione per cercare di scoprire quali
sono le porte che teniamo serrate. Possiamo organizzare
qualche giorno di ritiro per questo; uno dedicato
principalmente alla comunità religiosa, e altri, ancora, per
la Famiglia Secolare, per i gruppi dei giovani… Giorni di
Ritiro Spirituale Teatino in vista della celebrazione
natalizia, secondo lo stile di san Gaetano.

Quali sono le porte che teniamo sbrancate?

 Certi “silenzi” attraverso i quali ci inibiamo


l‟esperienza comunitaria;
 L‟incomunicabilità sistematica nella quale ci
collochiamo di proposito;
 Il vivere con piacere nel nostro nido senza il
minimo pensiero per le necessità dell‟Ordine;
 Il comportamento monotono, tranquillo e
annoiato della nostra esistenza cristiana e
sacerdotale per mancanza di preghiera, o per
fuggire, forse inconsciamente, da una infuocata,
gioiosa, innamorata celebrazione dei sacramenti.

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Voglia Dio che viviamo l‟Avvento e il Natale di questo


nuovo sessennio con almeno i grandi desideri di farci
camminare veramente su sentieri diversi da quelli che
abbiamo già fatto; e si realizzi in noi la formidabile
esperienza vissuta dal nostro Fondatore e descritta a Suor
Laura Mignani, e ci si commuova profondamente il cuore
per deciderci a vivere al massimo la nostra teatinità.

Un abbraccio molto grande


Vostro Servitore in Cristo Gesù

P. Valentín Arteaga, C.R.


Preposito Generale

Sant‟Andrea della Valle, Roma, il 30 novembre de 2009.


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