Sei sulla pagina 1di 3

La scuola naviga?

“Io penso che la scuola si fondi sul modello di una linea di produzione in cui si mettono delle
conoscenze nella testa delle persone. Adesso i ragazzi non hanno più bisogno di acquisire
nozioni in questo modo, e con la moderna tecnologia dell’informazione possono imparare molto
di più facendo, possono imparare facendo ricerca da soli, scoprendo da soli. Il ruolo
dell’insegnante non è quello di fornire tutte le parti della conoscenza ma di fare da guida, di
gestire le situazioni molto difficili, di stimolare il ragazzo, forse di dare consigli….”

Papert S.

Ho scoperto di appartenere alla folta schiera dei “digital immigrant”, desiderosa come molti di
accrescere le proprie competenze necessarie ad orientarmi e partecipare alla dimensione
digitale. Perché mi interessa?

Perché è la società della Conoscenza e dell’Informazione ad imporlo come esigenza sociale,ad


indicarlo come fine ultimo, in termini di educazione, al quale la scuola, (e non solo!), è chiamata
a rispondere.

Lentamente si è passati dalla scuola elitaria,del programma ministeriale, alla scuola di tutti e per
ciascuno cioè non solo aperta alla massa ma fondata sul riconoscimento del diritto inalienabile
allo sviluppo integrale della persona indipendentemente dai vincoli umani, sociali, economici…
Quindi non c’è sesso, religione, ceto, provenienza geografica, capacità
intellettiva/fisica,handicap/disabilità che possa impedire a tutti i soggetti di partecipare al bene
comune, diventare cittadini attivi e responsabili.
Fingere che la società non sia e non stia cambiando molto velocemente non serve e non produrrà
risultati positivi. Occorre fare i conti con la miriade di informazioni, di messaggi che
quotidianamente entrano nelle nostre case, scuole, città e delle modificazioni che l’uso delle
nuove tecnologie ha finito con il provocare rispetto ai nostri modi di comunicare, conoscere,
apprendere.
Un tempo facevano capolino nelle nostre vite soltanto la stampa, la televisione, la radio, la
pubblicità veicolando conoscenze, imponendo mode e costumi. Oggi non c’è adolescente(e non
solo) che non ricorra , nella vita extrascolastica, alla comunicazione/condivisione attraverso la
pubblicazione in “Rete”, e la cosa potrà sconvolgere!!!!,il tutto avviene simultaneamente.
I nativi digitali “si muovono con disinvoltura fra lo spazio geografico dei loro genitori e lo
spazio mediatico della rete”1; contemporaneamente linkano su più siti, leggono, chattano,
giocano, ascoltano –scaricano file musicali e quant’altro li interessa.
Forse è proprio da qui che si deve ripartire: dalla motivazione e dall’interesse che, la scuola
italiana, improntata sul modello trasmissivo e nozionistico delle conoscenze attraverso la
sequenzialità della “forma libro”, non riesce più a suscitare. Sono cambiati gli obiettivi da
perseguire, sono cambiati gli studenti, è cambiato il linguaggio da utilizzare. Nuova sfida per
tutti è “l’alfabetizzazione mediatica”2intesa come “condizione indispensabile per una
cittadinanza attiva e per evitare l’esclusione dalla vita sociale”. Sempre nello stesso documento
della Commissione Europea l’alfabetizzazione mediatica è definita come :”la capacità di
accedere ai media, di comprendere e valutare criticamente diversi aspetti dei media e dei loro
contenuti e di creare comunicazione in una varietà di contesti.”

1
Giglietto F.,(20 febbraio 2008),”Insegnare ai “nativi “ nello spazio mediato di rete”,disponibile su
http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1530&graduatorie=0&navigt=t
2
Raccomandazione della Commissione(20.08.2009),disponibile su
http://ec.europa.eu/avpolicy/media_literacy/docs/recom/c_2009_6464_it.pdf

1
Non possiamo insomma come società, come genitori e come docenti restarne fuori mentre i
nostri “giovani, attraverso l’accesso ad Internet, fanno già parte, in genere passivamente, della
cultura indotta dalle nuove tecnologie dell’informazione e dalla comunicazione.”3
Dobbiamo rimboccarci le maniche e rivedere tutta l’organizzazione del lavoro scolastico:
introdurre i computer a scuola, creare corsi ad hoc per i docenti, allestire aule multimediali,
utilizzare le strumentazioni tecnologiche per sostituire pratiche tradizionali (registri, compiti,
rapporti scuola-famiglia, ricerca di materiale didattico) non è che una facciata, una piccola parte
della reale “integrazione” delle risorse tecnologiche. Per “integrazione” di una tecnologia in
un’attività si intende che, superata una fase iniziale di addestramento pratico della tecnologia,
questa successivamente diventa “trasparente” al punto da incorporarsi all’attività stessa e quindi
è tale il coinvolgimento che avrà saputo suscitare da modificare e indurre un nuovo e più
corretto atteggiamento del nostro fare scuola4.
Occorre integrare e rendere complementari i supporti digitali e analogici, fare spazio nella
pratica educativa della classe alle tecnologie. Non si tratta di sostituire quanto di aggiungere,
offrire un valore in più, riconoscere le opportunità e i rischi dell’uso non consapevole delle
nuove tecnologie. Stiamo assistendo al passaggio “dalle classiche tre R (Reading, wRiting,
aRitmetic, cioè il nostro Leggere, Scrivere e far di Conto) alle tre X (eXploration, eXpression,
Exchange) intese come le nuove competenze degli studenti del XXI secolo.”5
“I giovani, in particolare, hanno colto l’enorme potenziale dei nuovi media nel favorire la
connessione, la comunicazione e la comprensione tra individui e comunità e li utilizzano per
comunicare con i propri amici, per incontrarne di nuovi, per creare comunità e reti, per cercare
informazioni e notizie, per condividere le proprie idee e opinioni.”6
Uno dei punti che maggiormente fa discutere e spaventa è proprio insito nella mole di
informazioni, conoscenze, notizie che la Rete è in grado di fornire; chiunque si accinge a
compiere una “navigazione” non può non notare che i dati, cioè i documenti contenuti nei
motori di ricerca sono numerosissimi e, cosa ancora più importante, le fonti da cui provengono
non sono tutte e sempre attendibili.
Quando tutto parte e finisce nella Rete è il momento di fermarsi a riflettere.
Se un individuo comunica con gli altri ricorrendo all’uso esclusivo del media (computer,
telefono mobile…per collegarsi ai vari Facebook, Messanger, Twitter) isolandosi dalla vita
sociale (famiglia, compagni di scuola) siamo di fronte ad un “abuso o cattivo uso” delle nuove
tecnologie che “disabilita”e “disabitua” alle comunicazioni face to face, che impoverisce il
vocabolario arricchendolo di forme abbreviate e termini coniati ad hoc (xkè, 4you, cmq…)
mettendo in seria difficoltà i soggetti di fronte a conversazioni orali (interrogazioni ma anche
colloqui di lavoro) o nella produzione di testi scritti adeguati alle svariate situazioni (dal
biglietto di auguri al diario personale, dalle schede informative alle recensioni, dagli articoli di
cronaca alle relazioni su argomenti di studio…).
Se uno studente nello svolgere una “ricerca” si limita al semplice copia e incolla di un testo più
o meno pertinente, rinvenuto per fortuna quasi al primo colpo, senza preoccuparsi di verificare
l’affidabilità dell’informazione e della fonte, senza leggere il contenuto criticamente, senza
saper più rifare il percorso seguito , senza interrogarsi e riflettere sui dati ottenuti allora”la
ricerca sarà il prodotto, un aggregato di informazioni…anziché trasformarsi in un processo
tendente a sviluppare competenze trasversali spendibili in ogni contesto, una strategia didattica

3
Calcerano L.,(1 aprile 2004),Scuola e Didattica,”Chi ha paura della didattica di rete? Come utilizzare a scuola le nuove
tecnologie”, a.49, n.14, pag.13-15
4
Ferraris M., (anno 2007), TD: Tecnologie didattiche,” LabTD: un laboratorio di tecnologie didattiche per docenti “,n. 1,
pag. 4 – 13.
5
Biondi G.,( 2 Marzo 2007),” Scuole, tecnologie, apprendimento: scenari del futuro,” disponibile su
http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1454
6
Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 43^ giornata mondiale per le comunicazioni sociali, disponibile su
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/communications/documents/hf_ben-
xvi_mes_20090124_43rd-world-communications-day_it.html#top

2
che abitua l’allievo a saper riflettere su problemi, a saper ricercare l’informazione pertinente per
risolverli, a ri-pensare il modo in cui ha lavorato, a giudicare il valore del proprio lavoro.”7
E’ qui che interviene il tutor, il facilitatore, il docente che, ben lungi dall’abbandonare il suo
ruolo educativo ,deve rinnovarlo e rivederlo alla luce dei nuovi ed emergenti bisogni sociali.
Quello che occorre adesso è educare alla costruzione del senso critico, promuovere la capacità
di selezionare e filtrare gli apporti inaffidabili, aiutare gli studenti a rielaborare le esperienze, ad
avviare un processo di autoformazione per costruire-costruirsi l’apprendimento.
Lo spazio mediato della Rete si trasforma in ambiente di apprendimento (non più limitato allo
spazio aula o al tempo scuola):”scrivere per il web, aprire e gestire un blog, comprendere le
logiche dei social networks e di Wikipedia, costruire materiali didattici basati sul riutilizzo
creativo delle risorse esistenti (marshup) e saper distribuire i propri contenuti in rete applicando
a essi le forme di licenza Creative Commons”8, aprire un sito, utilizzare lo strumento didattico
del webquest, fare storia-lingue straniere-matematica-scienze (sostituendo la lezione frontale e
la trascrizione con il gesso) con le immagini, i disegni, le simulazioni della lavagna interattiva.
Questi sono soltanto alcuni esempi di possibili applicazioni delle nuove tecnologie alla didattica
nella ricerca continua di strategie adeguate e soprattutto capaci di colmare il divario tra il mondo
scolastico e quello extrascolastico, tra le abilità e competenze che la scuola sviluppa e i requisiti
professionali richiesti per accedere al mondo del lavoro.9

7
Priore M.,(15 novembre 2008),Scuola e Didattica,Informazione, tecnologia e multimedialità, Quando la scuola
rinuncia a sviluppare il senso critico, a.54, pag.17-20
8
Giglietto Fabio,art. cit.
9
Per approfondire si rimanda ai seguenti articoli disponibili su: http://www.indire.it/rivi/
a)Bocchi L., Branciforti O.,(15 aprile 2009),Scuola e Didattica,”Costruire insieme il sito web della classe”, a.54, n.15,
b)Spadavecchia E., (febbraio 2007), LEND:Lingua e Nuova Didattica, “L’uso del blog nella glottodidattica:dimensioni e
implicazioni”,a.36, n.1
c)Fornaciari P.,(2008),TD: Tecnologie e Didattica,”Le fonti digitali, la ricerca nel web e l’innovazione didattica.
d)Tosi A., (06 settembre 2007),”Il webquest”,disponibile su:
http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1505

Potrebbero piacerti anche