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Io penso che la scuola si fondi sul modello di una linea di produzione in cui si mettono delle

conoscenze nella testa delle persone …..Adesso i ragazzi non hanno più bisogno di acquisire nozioni in
questo modo, e con la moderna tecnologia dell’informazione possono imparare molto di più facendo,
possono imparare facendo ricerca da soli, scoprendo da soli. Il ruolo dell’insegnante non è quello di
fornire tutte le parti della conoscenza ma di fare da guida, di gestire le situazioni molto difficili, di
stimolare il ragazzo, forse, di dare consigli“….
PAPERT S.

Dissento dall’assunto di PAPERT, in particolare in riferimento alla prima parte della citazione :“ Io
penso che la scuola si fondi sul modello di una linea di produzione in cui si mettono delle conoscenze
nella testa delle persone ………..”
Nell’attuale concezione dell’educazione, compito della scuola è quello di favorire negli allievi la
formazione di uno spirito critico e la capacità di elaborare un proprio metodo d’indagine della
realtà: ciò porta a considerare importanti le modalità stesse con le quali si verifica l’approccio ai
problemi. Oggi, infatti, la scuola promuove un apprendimento basato sul” problem solving”: l’alunno,
nell’incontro con i sistemi simbolico-culturali, cerca le soluzioni ai problemi e costruisce così le
proprie competenze.
Diventa fondamentale, in termini educativi, la possibilità d’impiego del computer in ampi contesti:
dalla logica alla creatività, all’espressione grafica, linguistica, all’apprendimento della lingua straniera.
Non vanno inoltre dimenticate le grandi possibilità che l’utilizzo delle tecnologie offre all’educazione
a supporto dell’integrazione dei bambini portatori di handicap.
L’uso o meno della tecnologia ( nuovi media )in campo educativo è tuttora oggetto di dibattito su
diversi fronti , ma è uno dei falsi problemi del nostro tempo. La storia ci insegna che anche quando fu
inventata la scrittura parve un mezzo ambiguo e pericoloso al punto che grandi pensatori non ne fecero
uso. Eppure, alla fine, il libro è diventato il mezzo privilegiato della comunicazione culturale.
E’ evidente che le tecnologie multimediali hanno trasformato profondamente le società non solo nel
campo educativo, ma in tutti i campi, dall’economia alla medicina, tanto per citarne solo alcuni.
Penso fortemente che l’educazione debba essere” multidimensionale” e nello stesso tempo debba
trovare e indicare i punti di riferimento che, da una parte, consentano agli allievi di non essere
sommersi dal flusso delle informazioni, molte delle quali effimere, se non dannose.
D’allaltra, per riuscire nei suoi compiti, l’educatore, deve mirare a consentire a ciascun ragazzo di
scoprire, svelare e arricchire il suo potenziale creativo, di rivelare l’unicità dell’essere.
L’educazione non è mai neutrale, perché non è mai priva di conseguenze sociali e culturali; essa deve
offrire simultaneamente le mappe di un mondo complesso e la bussola che consente agli allievi di
trovarvi la propria rotta.
Sul piano della didattica è innegabile che l’uso della tecnologia (internet) eserciti un’enorme
influenza e che contribuisca alla costruzione inter-attiva dei saperi.
I new media, infatti, permettono una molteplicità di modi di espressione e di articolazione della
conoscenza, sollecitando la curiosità quindi l’interesse. Basti pensare alle metodologie attualmente
adottate nel contesto dell’apprendimento e dell’insegnamento attraverso le tecnologie didattiche: i
software per la costruzione di mappe concettuali, i web, gli ipermedia sono tutti strumenti che oggi
consentono una costruzione dei contenuti dell’educazione e sollecitano una riflessione sulle conoscenze
possedute e una loro rielaborazione alla luce del contesto in cui sono inserite. Ciascuno può produrre
conoscenza non solo fruirla.
La visione multipla della realtà, nella prospettiva educativa, è essenziale per stabilire il contatto con
l’altro e per valorizzare il proprio vissuto : la ricaduta sul piano educativo è evidente, quanto più un
educatore si approprierà di molteplici prospettive interpretative, tanto più saprà guidare gli allievi a
dare significato alla conoscenza e al sapere.
E’ vero, oggi i ragazzi con la moderna tecnologia dell’informazione possono imparare, “facendo da
soli, scoprendo da soli”.
In teoria questa parte dell’assunto non fa una grinza; i giovani, ma anche i bambini hanno piena
autonomia , attraverso la rete, il web, il web 2.0, la possibilità esperienziale, anche se virtuale, è
pressoché illimitata come illimitato è l’apprendimento, ma nella realtà dei fatti è la scuola che deve
fornire gli strumenti adeguati per decifrare e codificare la realtà, in primis quella virtuale, visto che è lo
spazio vitale nel quale si muovono le nuove generazioni (i nati digitali).
La scuola, pertanto, dovrà continuamente misurarsi con i linguaggi mediali, promuovendo in itinere “
la media education”. Educare con e ai media. Oserei dire che la questione è etica!
La scuola è necessaria e insostituibile per indicare la strada che porta ad un approccio educativo e
democratico ai media.
I responsabili dell’educazione sono chiamati in causa perché si richiede all’alunno “di possedere una
quarta dimensione dell’apprendimento”, cioè l’uso critico delle nuove tecnologie dell’informazione e
della comunicazione, attraverso un approccio multidisciplinare ai media.
“ Nel campo dei media, gli insegnanti hanno molto da imparare dai loro alunni quanto a conoscenze
quotidiane e abilità pratiche e molto da dare in termini di saggezza, esperienza di vita, quadri culturali
ed etici che risultano indispensabili per ben navigare nell’oceano dei media.

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