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a cura di Rafaella Buccieri e Gregorio Raspa


NICCOL DE NAPOLI
GIOVANNI FAVA
ALESSANDRO FONTE
GIOVANNI LONGO
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a cura di Rafaella Buccieri e Gregorio Raspa
NICCOL DE NAPOLI
GIOVANNI FAVA
ALESSANDRO FONTE
GIOVANNI LONGO
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QUASI UN MANIFESTO
di Raffaella Buccieri & Gregorio Raspa.........
EQUILIBRI PRECARI
di Gregorio Raspa.........................................................
DALLINTERIORIT DELLARTISTA ALLA
RIFLESSIONE COMUNE
di Raffaella Buccieri..........................................................
NICCOL DE NAPOLI....................................................
GIOVANNI FAVA.................................................................
ALESSANDRO FONTE................................................
GIOVANNI LONGO.............................................................
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Cooordinatore del Polo Museale
Tonino Sicoli
Direttore del Museo del Presente
Roberta Vercillo
Curatori dellesposizione
Raffaella Buccieri
Gregorio Raspa
Assistenti
Maria Chiara Buccieri
Claudia Capogreco
Assistenza Allestimento
Giovanni Covelli
Testi in catalogo
Raffaella Buccieri
Gregorio Raspa
Progetto Grafico
Shawnette Poe
Sito Internet e comunicazione on-line
nizca.it
Sponsor
Caff Guglielmo
Nocciolino- Appeal
Allianz Lloyd Adriatica- Agenzia di Catanzaro
Un ringraziamento particolare a
Antonio Acri
Giuseppe Cucinotta
Luigi Magli
Antonio Misiti
Tonino Sicoli
Associazione studentesca Alfa
Si ringraziano inoltre I collaboratori museali
EQUILIBRI PRECARI
Larte al tempo delle Crisi
Museo del Presente, Rende
4 Aprile -28 Aprile 2012
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Arte e societ. Binomio che saccompagna da secoli, che da millenni
racconta luomo e la sua esistenza. Un valore antropologico di base
arricchisce unopera darte, fulcro dellinterpretazione umana del reale.
Nellepoca delle grandi tecnologie, della globalizzazione, qual la funzione
socio-antropologica di unopera darte? E soprattutto, come le giovani
generazione si rapportano in questo contesto? Dubbio, solitudine,
massificazione, incertezza, instabilit sono i sentimenti che affliggono le
nuove generazioni in un mondo che riserva poco spazio alla pianificazione
del futuro, a principi che ormai paiono alla stregua di chimere.
Il progetto espositivo in questione gioca proprio sul parallelismo esistente
tra la creazione artistica, che sempre un atto che nasce dal Caos, ma
si risolve il pi delle volte in un gesto di ricostruzione di un equilibrio certo,
ordinato, leggibile, e gli equilibri pi incerti (precari appunto), che invece,
mai come oggi, caratterizzano in ogni sua manifestazione la societ
contemporanea e appaiono al momento pi difficilmente ordinabili. La
sensazione di vertigine provata da un artista, durante la creazione di
unopera, al cospetto del bianco di una tela o allinconsistenza di unidea,
paragonabile alla vertigine che provano oggi le societ contemporanee al
cospetto delle sfide che la storia propone?
Il progetto ha, inoltre, lambizione di affrontare a pieno respiro le complesse,
articolate e mutevoli realt sociali, culturali, politiche ed economiche che
caratterizzano lepoca attuale.
Vuole essere un momento di riflessione e sollecitazione in merito alle
tematiche sopra citate con lo scopo di porre laccento sulle sensibilit
artistiche emergenti e sul loro modo dinteragire con la realt circostante.
Lopera darte letta, in tale percorso crititico-curatoriale, come punto di
partenza per una riflessione collettiva (del pubblico) pi ampia sul nostro
tempo e come punto di approdo di una riflessione autonoma (dellartista)
sullo stesso tema. Si desidera mettere in mostra delle opere capaci di
veicolare i motivi principali della realt attuale.
Poche persone vivono consapevolmente il proprio tempo, tutte le altre
vivono in epoche assurde. Partendo da questo assunto, cerchiamo unarte
che sia criticamente consapevole del segmento storico che la sorte
ci ha assegnato, che sia capace di guardare alla realt circostante con
strabismo, che legga il passato come un dato dal quale partire, il presente
come levoluzione dellistante e il futuro come la somma dei possibili luoghi
dabitare.
La lettura delle opere in mostra racconta questa visione del reale, ma non
lungi da un desiderio, da un barlume di speranza per un futuro migliore.
Su questi temi riflette la collettiva che riunisce quattro giovani talenti
artistici calabresi che si distinguono tra gli interpreti pi alti e interessanti
del contemporaneo della Calabria e che sono chiamati ad esporre le proprie
opere in un allestimento concepito come somma di quattro mini-personali
in dialogo tra loro.
QUASI UN MANIFESTO
di Raffaella Buccieri & Gregorio Raspa
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Nel suo colto e forbito saggio LIdeologia del Traditore, Achille Bonito Oliva
sostiene che ad epoche storicamente contraddistinte da stabilit politica
corrispondono forme culturali penetranti, auto-organizzate, mentre ad
epoche dinstabilit e di crisi fanno da contraltare fenomeni sovrastrutturali
aperti.
Quanto scritto dal teorico della Transavanguardia nel lontano 1976 appare
oggi di strettissima attualit, in piena sintonia con unepoca lattuale -
in cui luomo riscopre vecchie paure e si rapporta, nel quotidiano, con un
inedito senso di precariet.
In un contesto in cui le crisi economiche e sociali polverizzano ogni
certezza, dotare la vita di un equilibrio stabile impresa sempre pi ardua.
Neanche la fede o lideologia, da sempre capisaldi di coscienze individuali
e popoli, allo stato attuale, sembrano in grado di garantire un appiglio
sicuro. In tal senso, lepoca attuale forse la prima nella storia ad apparire,
almeno nel mondo occidentale, come autenticamente post-ideologica e,
probabilmente, post-dogmatica.
Quandanche le certezze sovrastrutturali crollano e luomo avverte il
concetto di fallimento - finora proprio dellindividuo o dei microsistemi
(soprattutto economici) - come estendibile anche a realt pi estese e
strutturate - come uno Stato o un modello culturale consolidato - trovare
le coordinate per proseguire la propria rotta diventa sempre pi difficile.
Le crisi impongono una lettura inedita del mondo e delle sue regole.
Per sfuggire al malessere, allinquietudine e allo smarrimento, altrimenti
inevitabili, luomo contemporaneo sa che deve con fatica rinunciare alle
idee-mito che sinora lo hanno guidato, le stesse che da tempo riposano
adagiate sulla pigrizia del suo pensiero rendendogli, il pi delle volte,
la mutante realt incomprensibile ed estranea. in un tale contesto
che si assiste alla perdita di fiducia nella storia. Lidea di progresso
continuamente rivista e rigettata. In un simile scenario, la crisi
permanente diviene la condizioni fisiologica del sistema. In questo continuo
stato di allerta e cosciente depauperamento, ogni riferimento per analogia
risulta vano: luomo contemporaneo avverte la propria solitudine nella
storia. Nelle sue condizioni, le coordinate temporali passato e futuro
perdono progressivamente ogni significato.
Questo diffuso senso di smarrimento pervade, inevitabilmente, anche
il pensiero dellartista-intellettuale che, spiazzato dalla perdita della sua
autorit culturale - sempre pi messa in discussione dalla supremazia
odierna dellinformazione sulla conoscenza e dal disarmante processo
dinflazione delle immagini finisce per introiettare nella sua opera gli
inquieti umori della societ. Langoscia, la sfiducia, il dubbio, lambiguit, la
fine diventano cos i temi portanti di unarte che affonda nella crisi e da
essa trae i motivi principali della sua poetica.
Come affermano i Fratelli Chapman, del resto, questo non il momento
storico adatto ai lavori carini. Lartista contemporaneo, quando
autenticamente consapevole del proprio tempo, non pu rifugiarsi dietro
anacronistiche rappresentazioni decorative aliene alla realt circostante.
cos che lopera darte diventa, al tempo stesso, orecchio e voce della
societ.
Larte, con la sua capacit - a tratti visionaria - di lettura della realt,
diviene dunque uno strumento, tal volta, utilizzato per tradurre in segno
i segnali captati dallambiente circostante, tal altre, per lanciare segnali al
mondo per mezzo del suo segno.
In questottica, le opere di Niccol De Napoli, Giovanni Fava, Alessandro
Fonte e Giovanni Longo appaiono come straordinarie testimonianze di una
EQUILIBRI PRECARI
di Gregorio Raspa
Larte la confessione che la vita non basta.
Fernando Pessoa
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Fonte si fa distinguere per la sua incredibile capacit di nobilitare e rendere
prezioso anche il pi povero e improbabile dei materiali. Tutto ci che egli
crea si avvolge di mistero e ambiguit, fascino primordiale e silenzio, in un
continuo alternarsi di sensazioni ed emozioni che trovano consistenza,
oltre che nella materia di cui composta lopera, nei titoli poetici che
generalmente laccompagnano. Nel lavoro di Fonte, questi ultimi affiancano
lintervento artistico senza mai assolvere una funzione didascalica,
acquisendo - anzi - un valore autonomo, il pi delle volte complementare
allopera stessa e finalizzato, come ogni altro componente del lavoro di
questo artista, ad instaurare un dialogo emozionale con il pubblico. Anche le
combustioni, le lacerazioni, le ferite inferte alla materia, sono tutti elementi
che, uniti fra loro, creano un nuovo linguaggio che non vuole raccontare
qualcosa, ma semplicemente testimoniare una presenza, rendere
longevo ci che altrimenti finirebbe col deperire, cristallizzare in un gesto
unemozione, specie se effimera e irripetibile. Del resto, il tentativo di Fonte
quello di far emergere agli occhi dello spettatore solo ci che autentico
ed essenziale, ripulendo la realt da inutili e tautologiche sovrastrutture.
Giovanni Fava, invece, realizza delle opere che distrugge per poi ricomporre.
Utilizzando gli strumenti tradizionali della pittura - e a volte della
figurazione - crea opere che tradiscono listituzionale bidimensionalit del
quadro. Assumendo una consistenza quasi scultorea, nei suoi lavori la
materia sfonda la cornice per appropriarsi dello spazio. Per fare ci, Fava
si serve dei materiali pi disparati che, una volta sottoposti al processo
artistico, si fingono altro, celando il pi delle volte la loro reale identit. Il
lavoro di composizione-distruzione-ricomposizione dellopera praticato da
Fava nasce dalla volont di mettere insieme i frammenti di una realt che,
per ritrovar se stessa, deve necessariamente ripartire dalle sue macerie.
Ma il lavoro di Fava origina anche dalla presa di coscienza di un mondo -
quello dellarte - che sembra aver esaurito i motivi della sua poetica, che
appare oramai privo di argomenti, ciclicamente sul punto di implodere e che
ripone le sue residue possibilit di sopravvivenza sulla capacit di mettere
insieme i pezzi della sua storia.
Il ruolo dellarte, nelle mani di questi giovani artisti, diviene dunque quello di
un mezzo indispensabile alla lettura del nostro tempo. Le loro azioni sono
autentici, testardi e coraggiosi tentativi di sabotaggio delle tradizionali
regole di comprensione del mondo. In una societ ormai orfana di luoghi e
strumenti di formazione delle domande collettive, in balia di rassicuranti
edonismi e cinici egoismi, la loro arte si pone come strumento ausiliario di
evasione e riflessione senza tuttavia assumere, in nessun caso, un tono
didattico o scadere nella facile demagogia.
In questottica, anzi, il modo in cui questi giovani artisti-intellettuali si
relazionano con la realt circostante per certi versi anomalo, sicuramente
inedito. Il carattere sociale di questa generazione , infatti, molto diverso
da quello di tante altre generazioni che, nel corso dei secoli, hanno segnato
la storia dellarte.
A questi giovani artisti manca, infatti, la distaccata melanconia dellartista
manierista che, come loro posto davanti ad unepoca attraversata da
rivoluzionari venti di crisi, vinto dallimpossibilit di praticare uno scambio
con il mondo e con gli uomini, fin inevitabilmente per ripiegare su se
stesso;
Ad essi manca lesplosivo ottimismo che fu proprio dei giovani Futuristi
che, traboccanti di fiducia nel progresso, nella tecnologia e nellavvenire,
cantarono Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!;
Ad essi manca il rabbioso, e a tratti sovversivo, atteggiamento militante
tipico dei movimenti artistici davanguardia degli anni Sessanta e Settanta
del XX Secolo;
Ad essi manca la fiducia nella storia e nel mito che ispir, negli
anni Ottanta del secolo scorso, la poetica dei protagonisti della
Transavanguardia.
Quello che invece li accomuna e rende simili ai grandi della storia
lassoluta fiducia nellarte e nella cultura, due elementi ritenuti, oggi come
ieri, indispensabili per sopravvivere al tempo delle crisi.
generazione che, seppur immersa nellincertezza, si dimostra poco incline
alla resa e trova, con coraggio e determinazione, la forza per avanzare sottili
e raffinate denunce di un malessere esistente, forte, penetrante, ma non
ancora irreversibile.
Partendo da sensibilit autonome, questi quattro artisti elaborano soluzioni
linguistiche differenti tal volta molto distanti tra loro - per comunicare il
proprio punto di vista ed esprimere in maniera disgiunta un messaggio che,
se ricondotto nella sua matrice corale, coagula in unico corpo concettuale.
Essi mutuano nei fatti lo statement di Joseph Kosuth, secondo cui
larte altro non che lidea di un idea. Lattivit di questi giovani artisti,
infatti, ribadisce una volta di pi la necessit dellopera di smarcarsi
dallautoreferenzialit oggettuale tanto amata dal mercato per divenire
riflessione autentica sul mondo, veicolo di unidea di cambiamento che
ambisce ad una concreta trasposizione nel reale.
In fondo, c un sottile fil rouge che lega i lavori di De Napoli, Fava, Fonte
e Longo: la critica, ora sotterranea, ora pi esplicita, rivolta ai vacillanti
equilibri del mondo contemporaneo e alle sue stanche e artificiali convenzioni
inesorabilmente destinate al tracollo.
Lincertezza, percepita al cospetto dellimplosione delle vecchie idee-mito,
viene esplicitamente rievocata nelle opere di Giovanni Longo. Le sue sculture,
realizzate il pi delle volte con materiale di recupero, sono caratterizzate da
strutture mobili, volutamente fragili.
Se nelle opere degli altri artisti in mostra gli equilibri precari sono soprattutto
concettuali, in Longo si palesano al cospetto dello spettatore in tutta la loro
realt divenendo materiali, tangibili, drammaticamente veri. La loro consistenza
invita al confronto con la realt, richiama ad una presa di coscienza non
pi procrastinabile. Linvito alla riflessione immediato. I temi del tempo,
del destino, del caso, dellevoluzione, vengono consegnati allo spettatore
con intelligente ironia e pacata giocosit. Con leggerezza, attraverso un
gusto minimale ed elegante, Longo ricorda che tutto ci che ci circonda
ambivalente, che luniverso delle cose pu assumere significati molteplici, a
volte inattesi. Con i suoi lavori, lartista locrese dimostra che tutto nella vita,
esistente o possibile, segue un ordine, un equilibrio. Egli ribadisce che tutto a
questo mondo ha una sua specifica funzione e serve da supporto ad altro:
in Re-reading lamore dei suoi genitori propedeutico alla sua esistenza; in
ogni sua scultura, ciascun singolo elemento essenziale alla tenuta dellaltro;
in ogni parola, ciascuna lettera ha la sua specifica funzione come in
Associazioni Sociopatiche. Cambiare lordine delle cose, non riconoscerne
o rispettarne la destinazione duso o, peggio, abbandonarsi al disordine che
spesso le governa, pu cambiare il senso di una storia.
Se nel lavoro di Longo, dunque, la precariet assume una consistenza fisica
e materiale, in quello di Niccol De Napoli, invece, trasfigura in un simulacro
puramente concettuale, in cui la vertigine sollecita - quasi costringe - la
mente umana ad elaborare nuove strategie di comprensione ed alternative
formule di equilibrio.
Artista eclettico, amante del gesto beffardo e spiazzante, De Napoli legge
e interpreta lesistente praticando la bellezza dellinatteso e una liturgica
evocazione del mistero. Utilizzando le pi svariate modalit espressive,
De Napoli offre con i suoi lavori una prospettiva inedita e straniante del
mondo. Con operazioni al tempo stesso profonde e ludiche ci ricorda che,
per dirla alla Huizinga, il gioco non esclude una profonda seriet dintenti
e che una variante a ci che ci circonda, cos come oggi noi lo conosciamo,
possibile. Nei suoi lavori, anzi, il mondo stesso reinventato secondo
modalit che nellopera appaiono esasperate, a volte utopiche, ma che
hanno sempre una corrispondenza quasi perfetta nella realt quotidiana.
In tal senso, i lavori di De Napoli indicano una via da seguire, suggeriscono
che nellarte, come nella vita, sono necessari lazzardo, la propensione
coscienziosa al rischio e una smisurata dose di creativit. Con le sue opere,
De Napoli sprona lo spettatore alla ricerca di una bellezza che, seppur
celata, spesso insiste nei piccoli particolari.
Alessandro Fonte, invece, si esprime attraverso un linguaggio asciutto ed
essenziale che riflette sulluomo, i suoi gesti quotidiani e i moti interiori che
li animano. Quello di Fonte un lavoro deputato alla narrazione dellassente,
un agire che prende forma per mezzo di una suggestiva e reiterata pratica
di rievocazione finalizzata a mantenere desta lattenzione su ci che,
spesso, invisibile agli occhi.
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La serie degli scheletri ne testimonianza. Giovanni ne riproduce
fedelmente le anatomie, attraverso lassemblaggio e luso del legno di
scarto ed una ricerca attenta e meticolosa. In Testa o Croce?? la
riflessione sul fato emerge chiaramente.
Chi sar tra il gatto ed il topo ad avere la meglio? Potrebbe pensarsi al
gatto, vista la mole e la natura di agile cacciatore. Ma, chi in realt, in un
mondo cos imprevedibile, potrebbe affermarlo con assoluta certezza?
Il concetto di destino afforontato anche dal punto di vista del percorso
di crescita dellessere umano. In Re-reading, Longo reinterpreta, alla luce
dellet adulta, la gestualit spontanea della propria infanzia, riconducendo il
proprio processo di crescita alla contemporaneit ad indicare anche, forse,
una sorta di predestinazione; una ri-lettura, appunto, del proprio percorso
di vita.
Luoghi antropoici e silenziosi sono narrati nelle opere di Alessandro
Fonte. Ricche di pathos, le sue installazioni, fatte di meteriali poveri,
quali legno e ferro per la maggioranza, riflettono sul senso di solitudine,
di allontanamento, di straniamento del genere umano. In una poetica
silenziosa e fortemente introspettiva, lartista ci fa comprendere
limpellenza di sormontare quei muri, quellimpossibilt di confronto e
dialogo che assedia la societ attuale.
Nell opera Mi sembra di avere al centro del cuore un varco dove giacciono
pazienti gocce uguali questa tematica si mostra agli occhi del fruitore
chiara e incisiva.
Il video La nostra alba (performance senza spettatori), ha come protagonista
lo stesso artista che si mostra in bilico su di una zappa al centro di una serra,
simbolo del contatto umano con lambiente naturale e della sua primordialit
essenziale. Essa, per, appare abbandonata a se stessa, nuda, desolata. Da
qui, l invito implicito a recuperare quella dimensione legata alle radici profonde
della vita connesse al rapporto con la natura stessa.
Le imponenti opere parietali di Giovanni Fava sono frutto, invece, di
una ricerca dei materiali che divengono altro dal loro stato naturale,
primordiale.
Nelle sue opere lartista trasforma la meteria, come un alchimista,
donandogli nuova vita e nuovo equilibrio. In Giovanni la carta diviene simile
a pellicola fotografica, il polistirolo ed il PVC al legno. Unillusione che rende
il manufatto assai particolare e intrigante, ponendo in evidenza lestro
creativo dellartista.
Lo stesso diviene creatore e destrutturatore delle proprie opere.
Questo gesto non vuole avere accezione negativa, ma positiva, in quanto
rigenerativo, a netta dimostrazione che, come una fenice che rinasce delle
proprie ceneri, lopera darte diviene metafora dellesistenza, donando un
anelito di speranza ed evidenziando la possibilit che ripartire da zero
possibile, per ritrovare un proprio equilibrio compositivo, una vita nuova.
Giovanni gioca molto sulle tonalit estreme e intense del bianco e nero,
forse come metafora del bene e del male, del bello e del brutto, degli
estremi assoluti del vivere che si incontrano, si scontrano e ricompongono
in un eterno confronto.
Spesso, per, lartista, inserisce anche colpi di colore che si stagliano
energici, rivelando il suo animo, i suoi umori, le sue gioie e i suoi dolori,
incarnando una chiave di lettura importante e immediata; una sorta di
autoritratto aggiuntivo, fatto di pigmenti colorati. Se il blu oltremare,
introspettivo, ci riporta ad un dimensione interiore, il rosso e il giallo ci
indicano un aspetto pi energico e vitale.
Ecco, dunque, la peculiarit di Equilibri Precari, un crogiuolo di personalit
variegate che, scelte proprio per queste estreme differenze formali, sono
riuscite a confrontarsi, ma soprattutto incontrarsi, per esternare un
sentire personale che divenuto motivo di riflessione comune.
DALLINTERIORIT DELLARTISTA ALLA RIFLESSIONE COMUNE
di Raffaella Buccieri
Equilibri Precari vuole essere una finestra aperta sullarte contemporanea
calabrese proiettata allinterno della percezione che, della societ odierna,
hanno le giovani generazioni.
Il progetto critico-curatoriale pone, in stretto dialogo tra loro, quattro
personalit assai differenti, ma accomunate da un percorso di riflessione
collettiva riguardo lo stato di vita attuale, supportando, inoltre, lidea di base
dellarte come momento di ulteriore riflessione e comunicazione che si sviluppa
ed estrinseca tramite uninterazione attiva tra curatori, artisti e pubblico.
Non va infatti, dimenticata la funzione sociale e antropologica dellarte stessa.
La riflessione in questione poggia le sue basi sulla liquidit baumiana di un
mondo che perde la sue certezze, la sua solidit.
In un panta rei vorticoso, la vita stessa si rincorre in uninstabilit sempre
pi destrutturante.
Il filosofo francese Henri Louis Bergson, riflettendo sul suo tempo, sembra
vaticinare nelle sue parole, ci che sarebbe stato anche lo status delluomo
contemporaneo: <Lumanit geme, per met schiacciata sotto il peso dei
progressi che ha fatto>.
Ed infatti, il progresso spesso si rivelato arma a doppio taglio.
La crisi delleconomia, del lavoro, dei valori, sono figlie di questo
processo che sovente ha condotto lessere umano allisolamento e alla
spersonalizzazione.
Ci che oggi risulta necessario ed impellente ritornare a comunicare, a
confrontarsi. Ecco che larte assume, a tale scopo, quasi connotati mass
mediali.
In questo modo si vuole smentire, a ragione, il concetto di elitariet
dellespressione artistica, dellaspetto culturale ermetico, di nicchia,
per rivalutare la sua funzione reale, quella didascalica e strettamente
comunicativa, fortemente popolare.
Del resto, la storia dellarte ha dimostrato come il manufatto artistico abbia
avuto, nel coso dei secoli, funzione educativa; un exemplum visivo per
losservatore.
Nello specifico del percorso espositivo, Il criterio di collocazione delle
opere stato studiato per preservare le singole espressivit, senza
frammentarle, ma mantenendo nuclei unitari e coerenti, attraverso cui
possibile comprendere nellimmediato la ricerca e levoluzione del percorso
creativo specifico.
Questa struttura, per, non crea isole solitarie, in cui lartista unit a se
stante, ma permette un dialogo perenne sul tema della mostra.
La ricerca sui materiali filo conduttore deccezione dellaspetto concreto
di Equilibri Precari: un indagine pi essenziale, si alterna a quella pi
sperimentale ed insolita.
Niccol De Napoli utilizza gran copia di materiali, dal semplice legno, alla
ceramica, al materiale di riciclo.
Nel trittico Ruminatio, ad esempio, la riflessione esistenziale dellartista
parte dalla propria immagine di spalle, ripiegata su se stessa, alla ricerca
di un senso profondo dellesistenza. Una riflessione che per, si fa assai
complessa, poich proiettata allinterno di una societ massificante e
rappresentata, nellopera, dalla figura della pecora.
Lo sconvolgimento dei valori e dei principi fondanti dellessere esternato
in Something opera fotografica dalleffetto tridimensionale.
Anziane e ieratiche donne in cupi abiti neri, quasi reminiscenza delle antiche
lamentatrici calabre, sono assise in cerchio su alcune seggiole al centro
di una camera. Tra di loro una palla da discoteca, elemento fortemente
estraniante, che si insinua prepotente, segno di una societ che impone
nuovi canoni e stili di vita.
Le opere di Giovanni Longo raccontano, invece, di una societ in perenne
equilibrio precario dove la casualit e la fatalit accompagnano lumana
esitenza.
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QUASI UNINTERVISTA
GR: Artisti si nasce o si diventa?
NdN: Non saprei, ognuno ha il suo percorso personale, ed il proprio destino.
Non penso ci sia una regola precisa, tutto sommato penso in fondo che
artisti si nasce, ogni gesto creativo che compiamo unesigenza, e dunque
un qualcosa che appartiene alla nostra parte pi recondita nessuno ci
impone di palesare ci che ci passa per la mente
Giace semplicemente l dentro di noi, e purtroppo a volte in maniera
latente!!!
Crescendo e studiando puoi acquisire un metodo per incanalare il flusso
creativo e per plasmarlo secondo le tue esigenze, ma le intuizioni sono
incontrollabili, e camminano di pari passo con il gesto che poi la sintesi
finale dellopera!!!

Potresti parlarci del tuo processo creativo?
un melting pot, di pensieri, parole, opere e omissioni!!!
Dove ricerchi i motivi del tuo lavoro?
in tutto ci che assimilo visivamente ed emotivamente.
Chi il tuo artista preferito?
Svevo Rossi
Lopera che avresti voluto realizzare:
La cannuccia..la sua estetica minimale mi annichilisce!
Non temi mai che la tua creativit si esaurisca o la tua ispirazione
svanisca?
Spero di no, ma credo che fin quando una persona riesca ad arricchirsi
interiormente e guardasi dentro, questo pericolo venga automaticamente
escluso.
Linferno non solo etico e religioso, anche inferno estetico. Noi siamo
immersi nel male e nel peccato, ma anche nel brutto. Come valuti questo
pensiero di Karl Rosenkranz?
Signor Rosenkranz non Bello ci che Bello ma bello ci che piace
Quali sono i valori in cui credi?
Mistero della Fede
Temi pi la certezza o il dubbio?
Temo me stessoahime!!

Quale, tra le attuali crisi in atto, ti fa pi paura?
La solitudine, rimanendo solo, il mio narcisismo artistico potrebbe perire
ed io insieme ad esso!!
Come definiresti il nostro tempo?
Forse sta avvenendo davvero un cambiamento positivo, si stanno per
risvegliare energie nuove, c una consapevolezza pi alta, in diversi settori,
e larte un grosso catalizzatore di queste energie!! Ma questa risposta
non la darei per buona, sono molto lunatico, magari domani ti direi che il
nostro tempo fa schifo ed tutto cosi instabile e che luomo attualmente
vive in un Equilibrio precario!!! ; )
Qual il ruolo dellArte oggi?
Potrebbe anzi dovrebbe diventare un nuovo credo universale attraverso
essa siamo davvero liberi
Come immagini il futuro?
Solo immaginarlo mi fa venire il mal di testa, vivo anzi provo a vivere il
Presente, lunica certezza che abbiamo!!
NIC
COL

DE
NAP
O
LI
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Niccol de Napoli
Farewell or Goodbye?? (dittico) | 2012
Legno, fibra ottica, ceramica, tempera | cm 122 x 100 | 122 x 100 >>
18 19
Niccol de Napoli
Ruminatio (trittico) | 2012
tempera legno fotoceramica su specchio | cm 30x40 | 30x40 | 20x30 >>
20 21
Niccol de Napoli
Quadro onirico Periodico (2012)
Schermo televisivo, ceramica refrattaria | cm 60x100
Niccol de Napoli
Apologia di una Bellezza priva di senso (2012)
vetro, liquido melmoso, oro (in quantitativo non definito)
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Niccol de Napoli
Something in a livingroom (2011)
stampa lenticolare | 30x40
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QUASI UNINTERVISTA
GR: Artisti si nasce o si diventa?
GF: Credo che artisti prima si nasca e poi impegno, studio, passione,
perseveranza, umilt e carattere, non escludendo un pizzico di fortuna,
contribuiscano a far si che si formi un vero artista, ma penso che la dote
sia innata.

Potresti parlarci del tuo processo creativo?
Le mie opere percorrono forme e materiali cari alla pittura, nascono
come dei veri e propri dipinti che assumono forme svariate nel momento
in cui vengono per cos dire distrutte per poi essere ricomposte.
Fortunatamente liter non segue delle regole precise, quello che mi
interessa arrivare allessenziale, far vedere cosa c dentro, indagare
lorigine, trovare il punto di rottura, far rinascere lopera sotto nuove vesti.
Mi piace pensare che il mio lavoro rifletta sempre pi la contemporaneit,
tradotta nella distruzione totale dei valori, della natura e delle coscienze
delle anime. Cerco continuamente di rompere gli equilibri, destrutturare e
ridare forma sotto le infinite possibilit materiali, gestuali, di pensiero e
quantaltro. A volte ho limpressione di sottoporre ad autopsia quello che in
tanti hanno contribuito ad uccidere, larte.
Dove ricerchi i motivi del tuo lavoro?
In tutto quello che vedo, in tutto quello che sento, quello che provo, quello
che sogno, insomma in tutto quello che mi circonda.
Chi il tuo artista preferito?
Non ne ho uno in particolare.
Lopera che avresti voluto realizzare:
I notturni di Chopin.
Non temi mai che la tua creativit si esaurisca o la tua ispirazione
svanisca?
Spero di no, ma credo che fin quando una persona riesca ad arricchirsi
interiormente e guardasi dentro, questo pericolo venga automaticamente
escluso.
Linferno non solo etico e religioso, anche inferno estetico. Noi siamo
immersi nel male e nel peccato, ma anche nel brutto. Come valuti questo
pensiero di Karl Rosenkranz?
Credo che il brutto serva tanto quanto il bello, non solo come metro di
misura, ma per il fascino che a volte sa suscitare, certamente il brutto
inteso in senso estetico non rientra tra i piaceri della vista ne tantomeno
dello spirito, ma conosciamo la gioia perch esiste il dolore, il dolce per
lamaro e cos via...
Quali sono i valori in cui credi?
I vecchi e sani valori quali lamicizia, la famiglia, lamore, la cara estinta
meritocrazia e lonest morale e intellettuale.
Temi pi la certezza o il dubbio?
La certezza, senza dubbio

Quale, tra le attuali crisi in atto, ti fa pi paura?
Quella dei valori, causa di parecchie altre crisi.
Come definiresti il nostro tempo?
Subdolo, meschino e tecnologico, ma infinitamente da vivere.
Qual il ruolo dellArte oggi?
Quello di sempre, dare emozioni. Creare unalchimia, non meno svegliare le
coscienze e far riflettere.
Come immagini il futuro?
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GIO
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AN
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AV
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Giovanni Fava
Sogno grigio (2004)
tecnica mista su tavola e tela | 59 x 135 cm
Giovanni Fava
Senza titolo (2012)
catrame e acrilico su polistirolo e legno 142 x 121,5 cm
28 29
Giovanni Fava
Omaggio a Michelangelo (2012)
tecnica mista su legno | 87 x 150 cm | 58 x 60 cm
Giovanni Fava
discorso insensato (2007)
tecnica mista su tavola | 68 x 74 cm
30 31
Giovanni Fava
Senza titolo (2012)
tecnica mista su carta tela e legno | cm 117,5 x 90
Giovanni Fava
Senza titolo (2008)
tecnica mista su pvc e legno | cm 97,5 x 97,5
32 33
Giovanni Fava
Trittico senza titolo (2008) | tecnica mista su carta tela e legno
Senza titolo | cm 34 x 36 || Linterno | cm 34 x 34,5 || Senza titolo | cm 33 x 35
Giovanni Fava
Figura squilibrata (2008)
tecnica mista su tela | cm 125 x 184
34 35
QUASI UNINTERVISTA
GR: Artisti si nasce o si diventa?
AF: Penso sia molto facile sprecare il talento (il proprio o quello degli altri),
ma daltronde la pratica non sufficiente.
Potresti parlarci del tuo processo creativo?
Ogni lavoro nasce e si sviluppa in modo diverso, non sono metodico.
In genere allinizio c unimmagine. Ha contorni indefiniti che riesco a
mettere a fuoco solo attraverso la creazione materiale, senza passare
per forme di codifica verbale. Ricerco un codice espressivo che riesca a
veicolare complessit, incertezza e ambiguit del contenuto, attraverso un
linguaggio essenziale e denso. Riducendo il segno allessenzialit, cerco di
instaurare una comunicazione ampia, emozionale, accessibile a diversi livelli
di lettura. I miei lavori sono tangibili, fisicamente presenti. Luomo, invece,
evocato attraverso la sua assenza da ambienti antropizzati, caratterizzati
dallo scheletro di oggetti quotidiani. Nella creazione mi avvalgo spesso di
fenomeni naturali e interazioni indotte tra i materiali. Questo comporta
una certa dose dindeterminatezza, che in parte controllo attraverso la
programmazione basata su prove preventive, scelta dei materiali e durata.
Il fattore temporale parte integrante dei miei lavori, e diviene quasi un
materiale percepibile nelle opere effimere, mutevoli e compiute a ogni
istante.
Dove ricerchi i motivi del tuo lavoro?
Nel lavoro stesso quando finito.
Chi il tuo artista preferito?
Chiunque o nessuno, dipende dai giorni.
Lopera che avresti voluto realizzare:
Non so, ma avrei voluto essere il primo a vedere il fuoco.
Non temi mai che la tua creativit si esaurisca o la tua ispirazione svanisca?
Si, e mi dispiacerebbe moltissimo, perch sono un grande fan di me stesso.
Linferno non solo etico e religioso, anche inferno estetico. Noi siamo
immersi nel male e nel peccato, ma anche nel brutto. Come valuti questo
pensiero di Karl Rosenkranz?
Il brutto, il male e il peccato sono definizioni soggettive, quindi lo anche
linferno, e per analogia il paradiso. Allora esistono tanti paradisi e inferni
quanti esseri umani. Ma poi bisogna considerare che luomo , a diritto,
un essere incoerente, e quindi assegnare n versioni di paradiso e inferno
a testa. Quanti siamo? Sette miliardi? Dunque inevitabile abitare il
nostro personale inferno, anche estetico.
Comunque lidea di vivere in un mondo in cui ogni cosa corrisponda ai
miei criteri di paradiso, ammesso che esistano, mi appare profondamente
inquietante.
Quali sono i valori in cui credi?
Credo nella famiglia
Temi pi la certezza o il dubbio?
La certezza non la conosco, il dubbio infido.
Quale, tra le attuali crisi in atto, ti fa pi paura?
Quella etica e culturale, perch senza queste basi viene a mancare la forza
necessaria a qualsiasi ripresa.
Come definiresti il nostro tempo?
Incerto, stanco e smarrito. Ma anche denso di energie che non si sa come
canalizzare.
Qual il ruolo dellArte oggi?
LArte che mi interessa un pulsante.
Come immagini il futuro?
Sempre pi incerto, sempre pi stanco, sempre pi smarrito, ma quando ho
bisogno di star bene, lo immagino glorioso. Spero che, aiutati dal gran calcio
della crisi economica, si giunga presto alla consapevolezza che la felicit
pi importante della ricchezza.
ALE
S
SAN
DR
O
FON
TE
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La nostra storia la distanza che abbiamo tentato di colmare
(dettaglio)
Alessandro Fonte
La nostra storia la distanza che abbiamo tentato di colmare
(2012)
combustione su legno, cera, ala di libellula
38 39
Alessandro Fonte
La nostra alba (performance senza spettatori) | 2012
video digitale, 0349 loop
Alessandro Fonte
La potatura (2012)
combustione su legno
40 41
Alessandro Fonte
Mi sembra di avere al centro del cuore un varco dove
giacciono pazienti gocce uguali (2011)
combustione su legno, ferro, dimensioni ambientali
Alessandro Fonte
Come un soffio lieve sulle ciglia
(2012)
legno, piume, juta
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QUASI UNINTERVISTA
GR: Artisti si nasce o si diventa?
GL: Secondo me si pu tranquillamente diventare, dipende anche
dallambiente e dagli stimoli che ricevi fin da bambino.
Potresti parlarci del tuo processo creativo?
Osservo, penso, modifico, creo. Oppure creo, modifico, penso e osservo. A
volte progetto altre invece devo prima fare per capire cosa sto facendo.
Dove ricerchi i motivi del tuo lavoro?
Spesso non li cerco ma li ritrovo davanti casualmente, forse una fuga pi
che una ricerca o meglio un lavoro di sedimentazione mentale.
Chi il tuo artista preferito?
Ne ho tantissimi, mi ha sempre affascinato Giovanni Anselmo.
Lopera che avresti voluto realizzare:
Non mi sono mai posto questa domanda ma Fucking Hell dei fratelli
Chapman dal vivo unesperienza.
Non temi mai che la tua creativit si esaurisca o la tua ispirazione
svanisca?
Finch c la curiosit non credo sia un problema.
Linferno non solo etico e religioso, anche inferno estetico. Noi siamo
immersi nel male e nel peccato, ma anche nel brutto. Come valuti questo
pensiero di Karl Rosenkranz?
Io credo che oggi ci sia una profonda ricerca estetica in tutti i campi, forse
ci che manca una vera critica a ci che brutto e nocivo per le menti.
Quali sono i valori in cui credi?
Il buon senso.
Temi pi la certezza o il dubbio?
Amo certamente il dubbio, perch ti spinge a riflettere.
Quale, tra le attuali crisi in atto, ti fa pi paura?
Quella mentale.
Come definiresti il nostro tempo?
Stiamo vivendo unera sorprendente in tutti i sensi. La rivoluzione digitale
ha totalmente cancellato le distanze, ma sta anche operando un grosso
annullamento delle identit personali e locali, accelerando il processo di
globalizzazione. Oggi tutti vogliamo essere il centro e ci dimentichiamo
della periferia. Inoltre senza dubbio lincertezza per il futuro il
sentimento
comune pi diffuso.
Qual il ruolo dellArte oggi?
per fortuna ancora una delle poche cose inutili.
Come immagini il futuro?
Catastrofico o straordinario, dipende da noi.
GIO
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Giovanni Longo
Re-reading (2012)
stampa digitale su forex | cm 120x10
Giovanni Longo
Operazioni sociopatiche (2011)
video installazione, software Java
supporto tecnico Michele Lacopo
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Giovanni Longo
Giudizio su carta (2012)
penne grafiche su carta | cm 42x42
Giovanni Longo
Testa o croce (2009)
assemblaggi in legno di recupero, ferro, gommapiuma e moneta
cm. 110 x 30x44
48 49
Uroboro smemorato (dettaglio) Giovanni Longo
Uroboro smemorato (2011)
assemblaggio in legno di recupero, ferro, gommapiuma | cm 120 x120 x 22
50 51
epic (detaglio) Giovanni Longo
epic (2012)
assemblaggio in legno di recupero, ferro | cm 146 x 12 x 22
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