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Quadro programmatico
Il Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti (PPGR) del novembre 2008 prevede l’aumento della
capacità di termovalorizzazione all’interno della provincia per un quantitativo di rifiuti pari a
607.000 t/anno.
Il raggiungimento di tale obiettivo è considerato possibile sia con la realizzazione di nuovi impianti
che con il potenziamento di impianti esistenti; la seconda possibilità – laddove perseguibile –
dovrebbe tuttavia considerarsi prioritaria.
Si riporta di seguito la sintesi delle capacità di trattamento di rifiuto urbano indifferenziato degli
impianti esistenti in provincia, presa a riferimento nel PPGR.
Si nota come il termovalorizzatore di Trezzo sia già ora il secondo in termini di quantità di RSU
indifferenziati trattati.
Da notare anche il già previsto ampliamento, anche se di modesta entità, dell’impianto di Desio.
Si precisa che in tale quadro non sono riportate informazioni circa l’impianto di Abbiategrasso,
attualmente non attivo ma che, come riportato nel PPGR, dovrà essere considerato tra gli impianti
esistenti in quanto destinatario di uno specifico finanziamento regionale finalizzato alla complessiva
ristrutturazione.
Rispetto alla valutazione del rapporto tra domanda e offerta all’interno della Provincia e alla
valutazione del bacino di utenza si rileva che nel SIA è evidenziato come il principale bacino
d’utenza dei flussi di rifiuti in entrata all’impianto di Trezzo sia l’area Nord-Est della Provincia di
Milano e in particolare l’insieme dei Comuni aderenti al Consorzio Est Milano (CEM)
I flussi di rifiuti urbani indifferenziati in ingresso al termovalorizzatore sono già oggi superiori alle
necessità di tale bacino d’utenza e, nonostante ciò, il SIA non contiene valutazioni quantitative che
supportino la necessità di aumentare la capacità di trattamento per soddisfare i fabbisogni del
territorio. Benché l’approccio pianificatorio in materia di rifiuti previsto dalla normativa vigente
non preveda la bacinizzazione territoriale, si ritiene importante che lo studio di impatto ambientale
contenga valutazioni quantitative relative ai flussi di rifiuti all’interno del territorio provinciale, al
fine di verificare se la proposta di localizzazione di nuova capacità di termovalorizzazione risponda
anche a un criterio di prossimità (richiamato peraltro dallo stesso PPGR) ovvero se il potenziamento
dell’impianto di Trezzo sia coerente con il criterio di preferire la realizzazione di impianti prossimi
ai luoghi di produzione dei rifiuti, al fine della minimizzazione degli impatti causati dai tragitti per i
conferimenti nonché del perseguimento di un’omogenea distribuzione sul territorio dei carichi
ambientali.
Seguendo il suddetto criterio la collocazione di nuova potenzialità di termovalorizzazione dovrebbe
essere prioritariamente proposta laddove siano riscontrati deficit di capacità di smaltimento rispetto
alla produzione di rifiuti. Si sottolinea come il SIA non contenga informazioni sufficienti a
consentire tali valutazioni.
Rispetto all’analisi di coerenza con la pianificazione territoriale, si evidenzia come l’analisi della
componente ambientale e paesaggistica sia piuttosto carente e così conseguentemente l’analisi degli
impatti su tali aspetti.
Gran parte dell’area oggetto di intervento è, inoltre, definita, dalla tavola del Sistema paesistico
ambientale della Provincia di Milano (Tav. 3 P.T.C.P.) “Ambito di rilevanza paesistica”.
Nel territorio di Trezzo, adiacente all’area di raddoppio dell’inceneritore, vi è in particolare un’area
a “Sensibilità paesistica elevata”.
Tali indicazioni del P.T.C.P. sono stati recepiti con vincoli negli strumenti urbanistici sia di Trezzo
che di Grezzago.
Il Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) del Comune di Trezzo individua, infatti, tutto il territorio
immediatamente a est dell’impianto in progetto come “Ambito di rilevanza paesistica” in quanto
facente parte dell’Unità di Paesaggio “Alta pianura asciutta”.
Tale area è classificata ad “Elevata sensibilità paesistica” (art.2.13 del P.G.T.).
L’area immediatamente attigua al nuovo impianto, è classificata come area “AN agricola – corridoi
ecologici – art. 5.13 del P.G.T.” In tale area vi è l’obiettivo di realizzare corridoi ecologici, tutelare
la natura, consolidare e qualificare le attività agricole, tutelare e consolidare il paesaggio agrario.
In tali aree è espressamente vietato il deposito anche temporaneo di rifiuti e anche di materiali
dismessi così come le attività edilizie sia residenziali che produttive. Si rileva, pertanto, la notevole
criticità data dal raddoppio dell’impianto in un’area così immediatamente confinante con tale area
vincolata da non permettere neppure lo spazio per la realizzazione di una piccola fascia di
mitigazione, se non a discapito della stessa area vincolata.
Nel Comune di Grezzago la cartografia comunale del P.G.T. recepisce l’area di corridoio ecologico
provinciale, vincolando l’area oggetto dell’ampliamento dell’impianto, come “Ambiti agricoli di
tutela e salvaguardia dei valori paesistici e dei corridoi ecologici”, che vietano espressamente ogni
intervento edificatorio e impiantistico salvo le opere destinate alla conduzione del fondo e
necessarie alla produzione agricola, quali stalle, silos, magazzini ecc.
Pertanto per realizzare l’impianto sarebbe necessario effettuare una variante al P.G.T. di Grezzago
con una dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza. Si sottolinea come la valenza
paesistica e ambientale del territorio richieda un attenta ponderazione della suddetta variante.
Lo Studio, inoltre, per avvallare come il progetto non infici gli aspetti di pianificazione territoriale
a livello paesistico, cita il Piano Territoriale Regionale, un documento di inquadramento piuttosto
generale che sembrerebbe non ostare all’opera in quanto non tratta specificamente questa pozione di
territorio Lombardo; tale Piano, però, non é stato approvato dal Consiglio Regionale e pertanto non
possiede valenza di norma.
Infine non si cita l’esistenza del Parco Naturale - protetto ai sensi della Legge Quadro sulle Aree
Protette (L.394/91) - istituito all’interno del Parco Regionale Adda Nord, anche se tale Parco
Naturale è ricadente all’interno dei 2 km di raggio presi in esame dallo Studio (lo Studio cita il solo
Parco Regionale di minor valenza naturalistica e sottoposto a minor tutela)
Premesso quanto sopra, si evidenziano di seguito alcuni aspetti critici che non sembrano essere
adeguatamente affrontati o paiono sottostimati all’interno dello studio di impatto ambientale
presentato a corredo del progetto.
Si contesta innanzi tutto la scelta di aver incentrato la descrizione delle componenti ambientali da
considerare al fine dell’analisi territoriale in un raggio di soli 2 km dall’inceneritore, poiché
l’impatto dell’impianto produce effetti in un raggio molto maggiore; per tali studi si dovrebbero
analizzare un area con raggio di almeno 5 o 10 km.
Tale scelta, peraltro, non può comportare l’esclusione dall’area di studio del Sito di Importanza
Comunitaria Le Foppe di Trezzo sull’Adda (Codice SIC IT 2050011), sito sottoposto a protezione
rigorosa dall’Unione Europea ai sensi della Direttiva del Consiglio CE del 21 maggio 1992, n° 43
relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna selvatiche e del
D.P.R. 8 settembre 1997, n° 357 “Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE alla
conservazione egli habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna selvatiche”).
La normativa sopraccitata, considerato che tale sito dista circa 2.5 km dall’impianto, obbliga invece
lo svolgimento della Valutazione di Incidenza (V.INC) che impone di verificare quale effetto
produca la realizzazione di tale progetto sulle specie di Fauna, Flora e Habitat presenti nel SIC Le
Foppe, onde escludere un’interferenza negativa sul delicato equilibrio della biodiversità ivi
presente. La VINC dovrebbe peraltro essere contenuta nel SIA relativo al progetto.
Qualora tale Studio non venga svolto, si potrebbe attivare una procedura di Infrazione da parte della
Comunità Europea nei confronti dell’Italia e della Regione Lombardia.
Relativamente agli impatti sulla viabilità si rileva come nello studio si prenda atto dell’elevato
livello di congestione della rete stradale esistente.
Inoltre la valutazione dell’incidenza del traffico indotto dal potenziamento pare sottostimata
considerando che – come indicato nello stesso SIA – i tragitti degli automezzi per il conferimento
dei rifiuti sono generalmente concentrati, per esigenze di svolgimento dei servizi di raccolta, tra le
10:30 e le 13:00; l’incremento di transiti sulla viabilità di accesso al termovalorizzatore non può
quindi essere valutato - così come effettuato nel SIA – considerando una distribuzione uniforme
nell’arco della giornata.
Nella valutazione previsionale di impatto acustico - che pur considera, come previsto dalla
normativa, l’applicazione del limite differenziale per la verifica dell’incremento di rumore prodotto
dal progetto – si assume come scenario di riferimento ante operam le linee esistenti in funzione
mentre il rispetto del suddetto limite dovrebbe essere verificato sulla base della differenza tra una
situazione ante operam con le linee esistenti ferme e una post operam con tutte le quattro linee in
funzione come da progetto di potenziamento.
E’ pertanto necessaria la revisione della verifica di rispetto del limite differenziale
L’analisi degli impatti minimizza, inoltre, il rischio di inquinamento della falda ad uso potabile,
(nonostante il terreno sia piuttosto permeabile essendo a matrice ciottolosa, ghiaiosa e sabbiosa)
adducendo la motivazione, discutibile, che possibili sversamenti di inquinanti da percolamento dei
rifiuti al suolo siano episodi accidentali.
Anche altrove, all’interno dell’area dei 2 km di raggio, e ancor più in un’area più vasta di 5 Km di
raggio, contrariamente a quanto descritto nel S.I.A., vi è una ricca fauna, flora e biodiversità tutelata
ai sensi delle Convenzioni internazionali (Convenzione relativa alla conservazione della vita
selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, firmata a Berna il 19 settembre 1979 e ratificata
dall’Italia il 5 agosto 1981 con Legge n. 503) Direttive Europee (oltre alla citata Dir. Consiglio CE
n° 43/92, vi é quella del 2 aprile 1979, n° 409 concernente la conservazione degli uccelli selvatici)
delle norme nazionali (oltre al citato D.P.R. 357/1997, vi è la Legge 11 febbraio 1992, n° 157
“Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”) e dalle
norme regionali (L.R. della Lombardia 31 marzo 2008, n. 10 “Disposizioni per la tutela e la
conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea”, D.G.R.
VIII7736/2008 “Determinazione in ordine agli elenchi di cui all’art. 1, comma 3 della L.R. n.
10/2008, la Legge Regionale 16 agosto 1993, n° 26, “Norme per la protezione della fauna selvatica
e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”, D.G.R. n° 4345 del
20.04.2001 “Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e
Gestione della Fauna Selvatica e del “Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di
Specie Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia.”) (vedasi allegati).
La superficialità dello Studio è dimostrata anche dal fatto che, come opere di compensazione per il
corridoio ecologico che verrebbe perturbato, si prevede la realizzazione di filari composti da specie
non naturali, bensì di giardinaggio ed ornamentali (quali la Forsizia ed il Carpino a varietà
ornamentale fastigiata) che non avrebbero alcuna funzione ecologica e la cui collocazione in aree
naturali è peraltro vietata dalla citata legge regionale 10/2008.
La componente agricola è anch’essa banalizzata e piuttosto ridimensionata dallo Studio che nel
capitolo 4.6.2.2 - Componente agraria (pag. 231), trattando tale aspetto in sole 7 righe, afferma che
“prevalgono le aziende di piccola dimensione, senza allevamento e si assiste al progressivo
abbandono degli insediamenti rurali”. Non si comprende come il S.I.A. non tenga conto
dell’importanza ecologica, culturale, sociale ed economica delle numerose aziende agricole e
zootecniche presenti nell’area più che prossima all’inceneritore che si vorrebbe raddoppiare. Si
segnala, infatti, la presenza, nelle immediate vicinanze dell’impianto, di ben 6 aziende zootecniche
per un totale di circa 2000 capi di bestiame (vacche da latte, bovini e suini) a ciò si debbono
aggiungere svariate aziende agricole con produzione di frumento destinato all’alimentazione
umana.
Lo Studio riduce di importanza, in fase di valutazione degli impatti, anche gli aspetti paesistici
determinanti per la valutazione della sensibilità paesistica del sito, riducendone altri relativi
all’incidenza del progetto.
La D.G.R. n. VII/11045 dell’8 novembre 2002, che approva le linee guida paesistiche regionali,
prevede la valutazione degli impatti sulla base dell’attribuzione di punteggi a un set di parametri
che determinano la classe di sensibilità del sito e il grado di incidenza del progetto. In funzione di
queste categorie viene attribuito all’opera un punteggio di impatto paesistico.
Il valore individuato nel SIA è pari a 12 punti. Si ritiene che alcuni parametri siano stati
minimizzati.
Il progetto presenta infatti un’elevata incidenza visiva, poiché l’impianto occulta già ora la visuale
delle montagne, interrompendo la linea all’orizzonte del complesso montuoso costituito della
Grigna e del Resegone (vedasi fotografie allegate); l’impianto, qualora ampliato, avrà un impatto
più che doppio, facendo scomparire una parte molto maggiore della catena montuosa all’orizzonte,
guardando da sud a nord.
Non si comprende, quindi, perché il SIA affermi che “Entrambi gli impianti non occultano viste
panoramiche significative”. Alla luce di ciò, si ritiene sia corretto attribuire il valore “alta” anziché
“media” al parametro “Incidenza visiva” di cui alla tabella 2.B (Criteri e paramentri per determinare
il grado di incidenza del progetto – pag.289 del S.I.A.).
In tal modo si arriverebbe all’assegnazione di un punteggio complessivo di impatto paesistico più
elevato (almeno 16 punti). Si rileva che per punteggi maggiori o uguali a 16 divengono obbligatorie
indagini più approfondite.
Ai sensi della D.G.R. 11045/2002 è facoltà dell’amministrazione pubblica competente verificare le
tabelle inerenti la valutazione della sensibilità paesistica del sito, al fine di una eventuale richiesta di
integrazioni. Inoltre qualora il giudizio di impatto paesistico risulti negativo il progetto potrebbe
essere respinto.
Si rileva inoltre come l’area limitrofa all’impianto sia prevalentemente agricola (ciò è peraltro
riconosciuto dal citato P.T.C.P. della Provincia di Milano che definisce le aree limitrofe “Ambito di
rilevanza paesistica” dell’Unità di Paesaggio “Alta pianura asciutta” comprendenti il già citato
corridoio ecologico secondario); non si comprende come il S.I.A. possa affermare, nel giudizio
complessivo riportato a fine Tabella 1.B “Modi e chiavi per la valutazione della sensibilità
paesistica del sito oggetto di intervento”, che il sito in esame si inserisce in un contesto fortemente
urbanizzato. Al contrario, come riportato anche in documentazione fotografica, il sito è
prevalentemente agricolo con vincoli e valenze paesistiche.
Al fine della valutazione della sensibilità paesistica e del grado di incidenza del progetto si
evidenzia inoltre la presenza nell’area più prossima all’impianto in fase di raddoppio di un
importante area archeologica medioevale: Villaggio archeologico Sallianense.
Pertanto, poiché dall’esame delle tabelle finalizzate alla formulazione del giudizio di impatto
paesistico proposte dal S.I.A. si evidenzia una sottovalutazione di aspetti rilevanti, quale l’incidenza
visiva ed una sottovalutazione di aspetti paesistici locali, si ritiene che il progetto possa essere
respinto o, quantomeno, rientrando nel valore da 16 a 25, debba essere soggetto ad esame paesistico
ai sensi dell’ art. 7 della citata D.G.R. 11045/2002.
Infine nel SIA e nel progetto si accenna alla possibilità di utilizzare il calore in eccesso prodotto dal
ciclo termico delle nuove sezioni per alimentare una rete di teleriscaldamento.
Tale soluzione permetterebbe di compensare – almeno in parte e in quantità variabile in funzione
delle soluzioni progettuali adottate – le emissioni di ossidi di azoto inevitabilmente prodotte
dall’attività del termovalorizzatore e di consentire potenzialmente la contemporanea riduzione delle
emissioni di altri inquinanti – quali le polveri sottili - prodotti dal funzionamento di impianti termici
civili
La massimizzazione del recupero energetico anche tramite il recupero di energia termica è peraltro
una delle migliori tecnologie disponibili indicata dai documenti tecnici di riferimento a livello
europeo per la prevenzione e protezione integrata dall’inquinamento prodotto dagli impianti di
incenerimento rifiuti.
Si evidenzia tuttavia che, nonostante il proponente indichi la possibilità di estrarre calore ad uso
teleriscaldamento, il SIA non contiene ne un’analisi delle utenze potenzialmente interessabili dal
servizio ne una valutazione di fattibilità della rete. Considerato quindi che tale ipotesi non è
minimamente supportata da valutazioni tecniche ed economiche si ritiene che non possa essere
presa in considerazione quale misura di mitigazione degli impatti del progetto.
Inoltre si richiama l’attenzione sul fatto che l’efficacia di tale misura è una variabile importante tra
quelle da considerarsi nella scelta di localizzare nuova capacità di trattamento. A tale proposito
l’area circostante il termovalorizzatore – caratterizzata da Comuni di dimensioni medio-piccole e da
uno sviluppo urbanistico con predominanza di abitazioni monofamiliare e condomini di piccole
dimensioni - non sembra presentare la maggiore rispondenza, rispetto ad altre situazioni urbane
della Provincia, a tale criterio localizzativo.
Allegati:
1 = specie che richiedono una protezione rigorosa (all. IV Direttiva 92/43/CEE e D.P.R. 357/97)
2 = specie protette dalla Legge Regionale della Lombardia 10/2008 e DGR 7736/2008
3 = specie protette in modo rigoroso per le quali sono protetti gli habitat indispensabili alla sussistenza
(L.R. 10/2008 e DGR 7736/2008)
4 = specie prioritarie della Lombardia (DGR 4345/2001)
Mappaggio Uccelli
Area di 2 km dall’impianto
3 punti di ascolto