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Pmfessionisti pane e acqua

Il reddito medio dei notai la met di quello di sei anni fa. Quello di ingegneri e architetti in 10 anni diminuito. Quello degli avvocati lo stesso di 20 anni fa
DI MARINO LONGONI mlong, oni@elass. it

Il reddito medio degli avvocati italiani era, nel 1990, di circa 53 milioni di lire. Che, al netto dell'inflazione, corrispondono ai 47 mila euro dichiarati nel 2011. Negli ultimi 21 anni, insomma, non c' stata alcuna crescita. Ma ci sono professionisti che stanno ancora peggio. I notai, per esempio, che in sei anni hanno dimezzato il repertorio, quindi anche i redditi professionali, passando da 129 mila a 66 mila euro. Colpa della crisi, che ha comportato il dimezzamento delle compravendite immobiliari, ma anche della sottrazione di competenze professionali. Ingegneri e architetti avevano addirittura un reddito medio pi elevato nel 2001 rispetto a oggi. Allora gli ingegneri si mettevano in tasca 36.770 euro, oggi solo 35.300. Gli architettisono scesi da 22.900 a 22.400 euro. Senza calcolare l'inflazione. Ma il peggio un pozzo senza fondo. Un terzo dei giovani psicologi infatti disoccupato e il reddito medio della categoria non arriva a 650 euro al mese.
La crisi economica deflagrata nel 2008 indubbiamente una delle cause di questa situazione drammatica. Ma forse non ne la causa principale. I governi che si sono succeduti

dal 2006 si sono infatti messi d'impegno per rendere la vita difficile ai professionisti. Con l'abolizione dei minimi tariffari, per esempio, che ha creato problemi enormi alle professioni tecniche, soprattutto nei rapporti con la pubblica amministrazione: si sono visti in questi anni appalti di progettazione con ribassi d'asta fino all'80%. E poi ancora con l'eliminazione di alcune esclusive o il riconoscimento di competenze a categorie diverse dalle professioni ordinistiche. Nel 1990 c'erano 45 mila avvocati iscritti alla cassa di previdenza, nel 2011 erano oltre 170 mila. E nell'Ordine di Roma sono iscritti tanti legali quanti se ne contano

in tutta la Francia. Ecco perch nonostante una crescita del volume d'affari complessivo, il reddito medio, in valori costati, rimasto lo stesso a distanza di vent'anni. Per gli psicologi la situazione addirittura patologica. Basti pensare che solo in Italia esercitano un terzo dei professionisti di tutta l'Europa. In una situazione simile il legislatore ha dimostrato una cecit allarmante, cercando a ripetizione (non sempre riuscendoci, per fortuna) di approvare riforme ispirate ai preconcetti dell'Antitrust (libera concorrenza e facilit di accesso), non rendendosi conto che il problema non era una restrizione dell'offerta dei servizi profes-

sionali ma l'eccesso di offerta. Tanto vero che le uniche professioni che, negli ultimi anni, hanno mantenuto pi o meno lo stesso livello di reddito, nonostante una forte crescita del numero egli iscritti, sono le professioni economiche: dottori commercialisti, ragionieri, consulenti del lavoro. Per un motivo molto semplice. La lotta all'evasione e al lavoro nero, cio la necessit dell'erario di non subire gli effetti della crisi economica, anzi di aumentare nei limiti del possibile le entrate, ha determinato l'introduzione di numerosi nuovi adempimenti, sempre pi complessi, e i professionisti si sono trovati, volenti o nolenti, a doverli in qualche modo gestire: studi di settore, redditometro, spesornetro, accessi bancari, comunicazione dei beni concessi in uso ai soci, Imu, sono solo i casi pi clamorosi. In realt la pubblica amministrazione ha dimostrato in modo sempre pi evidente di essere ormai sull'orlo della bancarotta, sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di vista della capacit di gestione coerente delle proprie funzioni. E non ha trovato di meglio che scaricare sui professionisti il maggior numero possibile di oneri e adempimenti. Cos le professioni giuridico-economiche non hanno corso il rischio di restare senza lavoro. Il problema maggiore semmai di riuscire a farsi pagare dai clienti per il lavoro svolto. Ma questo un altro discorso. cJR oroduz:one i-ra-

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