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CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO

20 CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO (*)(**)


20.1 PREMESSA Il panorama normativo/legislativo si molto modificato da due anni a questa parte, con lemanazione prima del Decreto Legislativo n. 192(1) del 2005, come recepimento italiano della Direttiva Europea 2002/91/CE(2) sullefficienza energetica nelledilizia e poi con la recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del Presidente della Repubblica n. 59 del 2009(3), decreto attuativo del D.Lgs. n.192, che sancisce la fine del regime transitorio imposto da questultimo. A tal fine il D.Lgs. n. 192 si preoccupa di definire le linee generali per regolamentare, da una parte, le modalit di progettazione, realizzazione e certificazione dei sistemi edificio-impianto, dallaltra, le procedure di gestione e manutenzione degli impianti, demandando a successivi decreti ministeriali lattuazione vera e propria della Direttiva Europea. Tale Decreto di fatto riprende i principi gi espressi dalla Legge 10/91, recante Norme per lattuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dellenergia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, relativamente agli obblighi concernenti gli edifici e i loro impianti, e dal suo decreto attuativo, il DPR 412 del 26 agosto 1993, Regolamento recante norme per la progettazione, linstallazione, lesercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dellart. 4, comma 4, legge 9 gennaio 1991, n. 10. Rispetto a questi fa contemporaneamente almeno un passo avanti e uno indietro. Il passo avanti rappresentato dal fatto che richiama esplicitamente, come oggetto dellattenzione per il risparmio energetico, la climatizzazione estiva; il passo indie-

(*) Ling. Nicola Rossi e ling. Luca Alberto Piter sono coautori del capitolo 20. (**) Aggiornato a maggio 2010.
D.Lgs. 192, Attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico in edilizia, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23 settembre 2005 - Supplemento ordinario n. 158, ripubblicato nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 241 del 15 ottobre 2005. (2) Emanata dal Parlamento e Consiglio Europeo il 16 dicembre 2002 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dellUnione Europea n. L1/65 il 4 gennaio 2003. (3) DPR 2 aprile 2009, n. 59 Regolamento di attuazione dellarticolo 4, comma 1 lettera a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione delle direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 132 del 10 giugno 2009.
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tro , invece, lassenza esplicita di un riferimento alle condizioni ambientali interne che si ritiene siano da mantenere nei nostri edifici. Non ha infatti molto senso oggi normare il risparmio energetico prescindendo da una precisa definizione di benessere termoigrometrico e di qualit dellaria, che potr chiamarsi sinteticamente benessere ambientale. Gli edifici e i sistemi impiantistici (sistema edificio-impianto) hanno, infatti, il compito di creare ambienti in cui le persone godano di condizioni ambientali favorevoli per la loro salute e per il loro benessere e, nel caso di ambienti destinati ad attivit lavorative e commerciali, in grado di favorire la produttivit. Lo scenario in cui si inserisce, quindi, la direttiva ed il suo recepimento con il D.Lgs. 192/2005 uno scenario fortemente modificato rispetto a quello del 1991 (Legge 10/91) ed caratterizzato da emergenze cui bisogna dare risposte: costi dellenergia sempre crescenti, un carico sulle reti (elettrica e gas) che mette in crisi gli approvvigionamenti di potenza; problematiche ambientali su scala locale e su scala globale. Le strategie perseguibili devono, da una parte, tenere conto delle esigenze crescenti, dallaltra confrontarsi con questo scenario energetico sempre pi complesso e ineluttabile. Limitatamente al sistema edificio-impianti la strategia per ridurre i consumi energetici e, contestualmente, rispondere alla richiesta di maggior benessere ambientale, viaggia su tre binari paralleli: ridurre, a parit di benessere ambientale richiesto, i carichi termici degli edifici; applicare, negli impianti tecnologici a servizio del benessere ambientale, le tecnologie pi efficienti; progettare i sistemi edificio-impianti realmente come sistemi integrati, sfruttando al massimo le possibili sinergie. Per fare tutto ci evidente che tutti gli attori che si muovono su tale scena devono dotarsi degli strumenti necessari, adeguati per affrontare questa sfida tecnologica, economica e sociale. Vi , quindi, un problema culturale: si deve passare dalledificio e dallimpianto, visti come due corpi separati, allunico obiettivo del sistema integrato edificio-impianto. Vi un problema di regole: le leggi europee (la direttiva), le leggi nazionali (Legge 10/91, DPR 412/93, D.Lgs. 192/05 e D.Lgs 311/06, D.Lgs. 115/08, DPR 59/09) e i regolamenti locali (leggi regionali e provinciali), la certificazione energetica (cogente), lefficacia dei controlli. Il panorama legislativo italiano, concernente il recepimento della Direttiva Europea, per alquanto pi complesso di quanto non sembri. Infatti come conseguenza della devolution in atto, le Regioni e le Province autonome hanno acquisito autonomia legislativa in materia di energia e alcune di loro hanno gi provveduto o stanno provvedendo, come consente la stessa direttiva, a un suo recepimento diretto(4).

Regione Lombardia, Province autonome di Trento e Bolzano, Regione Emilia Romagna, Regione Piemonte, Regione Liguria e Regione Toscana.
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20.2 DIRETTIVA SULLEFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI 2002/91/CE Il 16 dicembre 2002 il Parlamento e il Consiglio Europeo emanavano una direttiva sullefficienza energetica degli edifici. Uno strumento determinante per le politiche di riduzione dei consumi energetici sul lato della domanda la recente Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sullefficienza energetica nelledilizia il cui acronimo inglese EPBD, ossia Energy Performance Building Directive. La direttiva proposta istituisce un quadro che permetter agli Stati membri di coordinare meglio la normativa in questo campo; lapplicazione pratica del quadro incomber essenzialmente sulle amministrazioni nazionali. 20.2.1 Obiettivi. Il principale obiettivo della Direttiva promuovere il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici allinterno della UE, garantendo, per quanto possibile, che siano intraprese solo le misure pi efficaci sotto il profilo dei costi. Dato che il tasso di turnover degli edifici piuttosto esiguo (ciclo di vita che va da 50 a pi di 100 anni), se lobiettivo migliorare le prestazioni energetiche nel breve e medio termine, esso va applicato al patrimonio edilizio esistente. La proposta comprende quattro elementi principali: Limplementazione di un metodo comune di calcolo del rendimento energetico degli edifici. Gli standard e i regolamenti edilizi attualmente sviluppati nella UE mostrano una decisa tendenza verso un approccio integrato, vale a dire un approccio che tiene conto non solo del risparmio energetico derivante dallisolamento termico e dallefficienza degli impianti di riscaldamento, ma anche dei risparmi ottenibili ottimizzando i fattori che influenzano il consumo di energia per il raffrescamento estivo, per la ventilazione e per lilluminazione. Va incentivato, inoltre, il ricorso a fonti di energia rinnovabili e a soluzioni intelligenti per ottimizzare il rapporto edificio-energia solare. Alla luce delle moderne tecniche di coibentazione degli edifici e della tendenza a costruire abitazioni a basso consumo energetico, questi fattori assumono importanza crescente e devono, quindi, essere considerati dalla legislazione. Lapproccio integrato offre ai progettisti maggiore flessibilit e consente di raggiungere lo stesso obiettivo di prestazione energetica con la soluzione pi efficace, anche sotto il profilo economico, in relazione al contesto generale. Lapproccio integrato gi una realt, ed obbligatorio in Germania, Francia, Regno Unito, Irlanda e Paesi Bassi; altri Stati membri prevedono di adottarlo. Lapplicazione di norme minime sul rendimento energetico agli edifici di nuova costruzione e agli edifici in ristrutturazione, quando appartengano a una certa categoria. I condomini e le case di nuova costruzione, nonch gli edifici nuovi del settore terziario, dovranno rispettare i limiti minimi di rendimento energetico calcolati secondo la metodologia integrata. Le stesse norme si applicheranno anche agli edifici esistenti di grandi dimensioni (ovvero di superficie superiore a 1000 m2), nei casi in cui vengano sottoposti a ristrutturazione sostanziale. Va notato che nellapplicare dette norme devono essere tenute in debita considerazione le condizioni termiche previste per gli ambienti interni.
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Lispezione e la valutazione specifica delle caldaie e degli impianti di riscaldamento e raffreddamento. Limpianto termico costituisce, com noto, un aspetto chiave dellefficienza energetica. I generatori di calore con potenza utile superiore a 10 kW, ovvero nella gamma di potenza che va dalle caldaie per piccole abitazioni a quelle per condomini, uffici ecc., devono essere ispezionati a intervalli regolari. Lispezione attualmente obbligatoria in dieci Stati membri, mentre altri applicano regimi di autoregolamentazione e programmi di informazione. Se la caldaia ha pi di 15 anni di et, deve essere ispezionato lintero impianto termico e devono essere forniti allutenza suggerimenti in merito a soluzioni alternative che possano ridurre il consumo energetico. Misure analoghe devono essere intraprese nei confronti degli impianti di condizionamento, soprattutto per gli edifici di grandi dimensioni. Lintroduzione di un sistema di certificazione degli edifici di nuova costruzione ed esistenti. Uno dei principali ostacoli allinvestimento nel rendimento energetico sul mercato della locazione di edifici, abitazioni o uffici il fatto che il proprietario e il locatario hanno interessi diversi, poich generalmente il locatario che paga le bollette energetiche, il proprietario poco incentivato ad investire sul rendimento energetico. Il modo migliore per rendere pi attraenti questi investimenti fornire informazioni chiare e affidabili ai potenziali locatari; queste potranno influenzare il canone preteso, incentivando i proprietari ad investire nel rendimento energetico di edifici e abitazioni. Per facilitare il passaggio di tali informazioni necessario che, allatto della costruzione, compravendita o locazione di un edificio, di unabitazione o di un ufficio, sia messo a disposizione un attestato relativo al rendimento energetico. La certificazione, che deve risalire a non pi di cinque anni prima, deve basarsi sullo stesso approccio integrato utilizzato per i limiti minimi applicabili agli edifici di nuova costruzione e deve contenere suggerimenti su come migliorare le prestazioni energetiche delledificio. Nel caso degli edifici di propriet di enti pubblici o di propriet privata o occupati da privati ma frequentati dal pubblico, gli attestati di certificazione energetica (non pi vecchi di cinque anni) devono essere esposti al pubblico in modo permanente ed evidente. Mediante gli opportuni provvedimenti, possibile sensibilizzare lopinione pubblica sulle prestazioni energetiche degli edifici e ottenere suggerimenti su come migliorarle. Il modo migliore per farlo la procedura di certificazione. La certificazione degli edifici di nuova costruzione attualmente obbligatoria in Danimarca, Germania e Regno Unito. Per gli edifici esistenti, solo la Danimarca dispone di un regime obbligatorio, ma numerosi Stati membri hanno predisposto programmi di autoregolamentazione. In base ad un calcolo danese sulla certificazione di 160.000 abitazioni in 3,5 anni, loperazione costata in totale circa 25 M e ha identificato possibili migliorie per circa 125 M . Una volta eseguiti, gli interventi hanno indotto un risparmio energetico per il consumatore pari a circa 20 M allanno. In questo caso specifico la certificazione, abbinata alla correzione degli sprechi rilevati, ha dato un ritorno degli investimenti pari al 13%, il che rappresenta un elevato livello di efficacia sotto il profilo costi. In giugno del 2009 sono state pubblicate con Decreto Ministeriale le Linee Guida Nazionali per la Certificazione Energetica. Tali linee guida si applicano a tutte quelle Regioni(4) che non hanno recepito autonomamente la Direttiva Europea, introducendo sul proprio territorio un sistema di certificazione energetica del sistema edificio-impianto.
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20.2.2 Ambito di applicazione della Direttiva. Questa iniziativa affronta gli aspetti delledilizia riguardanti il consumo di energia ai fini del riscaldamento degli ambienti e dellacqua sanitaria, del condizionamento e dellilluminazione. Il presente atto riguarda il sistema edificio nel suo insieme e tutti gli impianti installati per la climatizzazione invernale/estiva e la ventilazione. Sono esclusi gli impianti non installati, come gli elettrodomestici, che globalmente assorbono il 18% del consumo energetico totale del settore residenziale. Nel settore terziario, gli impianti di illuminazione che rispondono del 14% del consumo energetico del settore, sono per la maggior parte installati e, quindi, ricadono nel campo di applicazione della direttiva. Gli impianti non installati rappresentano circa il 20% del consumo del settore terziario, assorbito in parte dalle macchine per ufficio. Per quanto riguarda le attrezzature non installate, sono state attuate o sono previste nel piano di azione sullefficienza energetica politiche specifiche in materia di etichettatura, limiti minimi di efficienza e accordi di autoregolamentazione. 20.2.3 Contenuti della Direttiva Articolo 1: definisce finalit e campo di applicazione della proposta. Articolo 2: definisce i termini e i concetti utilizzati. Articolo 3: sancisce lobbligo degli Stati membri di predisporre una metodologia per il calcolo integrato del rendimento energetico degli edifici. Il quadro di tale metodologia figura in allegato alla direttiva proposta. Articolo 4: impone agli Stati membri di fissare limiti minimi di rendimento energetico degli edifici di nuova costruzione, aggiornandoli regolarmente, nonch di valutare la fattibilit dellinstallazione di sistemi alternativi di fornitura energetica per gli edifici nuovi di grandi dimensioni. Articolo 5: impone agli Stati membri di applicare gli opportuni standard di rendimento energetico agli edifici esistenti di grandi dimensioni, ogniqualvolta questi subiscano lavori sostanziali di ristrutturazione, a condizione di soddisfare determinati criteri di costo e di efficacia sotto il profilo del costo. Articolo 6: prevede che, al momento della costruzione, della compravendita o della locazione di un edificio nuovo o esistente, sia messo a disposizione del potenziale acquirente o locatario un attestato di certificazione energetica della durata non superiore a cinque anni. Per gli edifici pubblici o frequentati dal pubblico, la certificazione deve avvenire almeno ogni cinque anni e il relativo attestato deve essere apposto in luogo visibile ed essere chiaramente consultabile dal pubblico. Inoltre, sempre per gli edifici pubblici, devono essere chiaramente esposte le temperature e le altre condizioni climatiche eventualmente raccomandate per gli ambienti interni, con indicazione delleffettiva temperatura e delle effettive condizioni climatiche dellinterno. Articolo 7: fissa norme specifiche relative alla regolare ispezione di caldaie e sistemi di condizionamento dellaria, connesse ad unispezione e valutazione una tantum dellimpianto termico complessivo, nel caso in cui le caldaie siano state installate da pi di 15 anni. Articolo 8: dispone che i sistemi di condizionamento centralizzati vadano ispezionati a intervalli regolari. Articolo 9: impone agli Stati membri di predisporre un sistema che garantisca che la certificazione e lispezione siano svolte esclusivamente da personale qualificato e indipendente.
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Articoli 10 e 11: riguardano la procedura di comitato per ladeguamento dellallegato della direttiva proposta al progresso tecnico o per linserimento di standard concordati in futuro. Articoli 12 e 13: concernono le disposizioni amministrative connesse alla proposta. Articolo 14: definisce il Comitato che deve assistere la Commissione come disciplinato dallarticolo 11. Articolo 15: fissa la data di recepimento della direttiva da parte degli Stati membri (4 gennaio 2006). Articolo 16: fissa lentrata in vigore del decreto nel giorno successivo alla data di pubblicazione nella Gazz. Uff. CE (5 gennaio 2003). Articolo 17: informa che gli Stati membri dellUnione Europea sono i destinatari della Direttiva. 20.3 LEGGE N. 10 DEL 9 GENNAIO 1991 In Italia il contenimento dei consumi energetici negli edifici stato per molto tempo regolamentato dalla legge 30 aprile 1976, n. 373, e dai suoi decreti attuativi. La legge 373/76 emanata dopo la prima crisi energetica avvenuta in Italia negli anni 70, era costituita di tre parti e trentanove articoli(5): la prima regolamentava le prestazioni e linstallazione di impianti volti alla produzione del calore e dei loro sistemi di termoregolazione (Titolo I); la seconda riguardava le prestazioni dellisolamento termico delle strutture degli edifici (Titolo II); la terza regolamentava le sanzioni previste per la mancata osservanza della legge (Titolo III). Era supportata dai seguenti decreti attuativi: DPR 1052/77, che definiva i criteri di applicazione della legge, nonch le modalit e i termini per la presentazione della relazione tecnica; DM 10.3.1977, che suddivideva lItalia in zone climatiche e indicava i valori minimi e massimi del coefficiente di dispersione termica negli edifici (Cd); DM 30.7.1986, che aggiornava i valori limite dei coefficienti di dispersione termica Cd, e li legava al fattore di forma S/V (superficie disperdente/volume lordo riscaldato) delledificio e alla zona climatica di ubicazione. Il 9 gennaio 1991 venne emanata la Legge n. 10 del 9 gennaio 1991, recante Norme per lattuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dellenergia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 13 del 16 gennaio 1991 (entrata in vigore il 17 gennaio 1991), sostituendo la legge 373/76 e modificando il panorama legislativo in tema di energia in Italia, introducendo inoltre per la prima volta il concetto di certificazione energetica degli edifici.
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Il D.Lgs. 192/05 e successive modificazioni e integrazioni (s.m.i.) ha abrogato e sostituito in parte questi articoli allinterno del suo corpo legislativo.

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Tale legge era stata emanata per migliorare i processi di trasformazione dellenergia, per ridurre i consumi di energia e migliorare le condizioni di compatibilit ambientale dellutilizzo dellenergia a parit di servizio reso e di qualit della vita. La Legge 10/91 ha abrogato anche la Legge 308/82 (anche se in modo parziale), relativa alle incentivazioni economiche per gli interventi di risparmio energetico, il DM 23.11.1982 sul contenimento dei consumi di energia negli edifici a destinazione industriale e artigianale e la legge 645/83 sugli orari di funzionamento degli impianti di riscaldamento. Per la sua piena applicazione la Legge 10/91 necessitava sia di provvedimenti attuativi, da emanarsi a cura dei Ministeri competenti, sia di norme tecniche specifiche, di competenza dellUNI, per fornire adeguate metodologie di calcolo per ladempimento degli obblighi di legge. In particolare, i decreti attuativi di maggiore interesse sono stati i seguenti: DPR attuativo dellart. 4, comma 1, su proposta del Ministero dei lavori pubblici, che definisce i criteri generali tecnico-costruttivi e le tipologie per ledilizia sovvenzionata e convenzionata, per ledilizia pubblica e privata, anche riguardo alla ristrutturazione degli edifici esistenti; DM attuativo dellart. 4, comma 2, sempre su proposta del Ministero dei lavori pubblici, che contiene la normativa tecnica al cui rispetto risulta condizionato il rilascio delle autorizzazioni e delle concessioni e lerogazione di finanziamenti e contributi per la realizzazione di opere pubbliche; DPR attuativo dellart. 4, comma 4, su proposta del Ministero dellindustria, del commercio e dellartigianato, diventato DPR 26.8.1993, n. 412, Regolamento recante norme per la progettazione, linstallazione, lesercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione allarticolo 4, comma 4, della Legge 10/91 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 ottobre 1993. Nella Gazzetta Ufficiale del 19 aprile 1994 stata pubblicata inoltre la circolare 12 aprile 1994 n. 233/F, interpretativa e di chiarimento al suddetto DPR 412/93; DM attuativo dellart. 28, comma 3, su proposta del Ministero dellindustria, del commercio e dellartigianato, diventato DM 13 dicembre 1993, Approvazione dei modelli tipo per la compilazione della relazione tecnica di cui allart. 28 della legge 10/91, attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico degli edifici e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 20 dicembre 1993; nella stessa Gazzetta Ufficiale stata pubblicata anche la circolare 13 dicembre 1993 n. 231/F, che riporta alcune interpretazioni e chiarimenti in merito alla relazione tecnica; DPR attuativo dellart. 30, su proposta del Ministero dellindustria, del commercio e dellartigianato, che specifica le modalit per la certificazione energetica degli edifici; DPR attuativo dellart. 32, su proposta del Ministero dellindustria, del commercio e dellartigianato, che definisce le norme per la certificazione dei materiali e dei componenti che presentano prestazioni termiche tali da contribuire al risparmio energetico degli edifici;
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DM 6 agosto 1994 del Ministero dellindustria, del commercio e dellartigianato, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 24 agosto 1994, relativi a Modificazioni ed integrazioni alla tabella relativa alle zone climatiche di appartenenza dei Comuni italiani allegata al DPR 26 agosto 1993, n. 412, concernente il contenimento dei consumi di energia degli impianti termici degli edifici e Recepimento delle norme UNI attuative del DPR 26 agosto 1993, n. 412, recante il regolamento per il contenimento dei consumi di energia degli impianti termici degli edifici, e rettifica del valore limite del fabbisogno energetico normalizzato. Dal confronto delle nuove norme con il corpo normativo precedentemente in vigore emergono sostanziali modifiche per quanto riguarda lambito di applicazione, la progettazione e lesercizio dellimpianto termico e, infine, le prescrizioni circa le responsabilit nellesercizio e nella manutenzione dellimpianto stesso. Lambito di applicazione si estende a tutte le categorie di edifici e non solo limitato al residenziale, ma comprende quelli a destinazione industriale e artigianale, nei quali venga installato un impianto adibito alla climatizzazione ai fini del comfort delle persone, esclusivamente invernale, degli ambienti o alla produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari, alimentati con combustibili solidi, liquidi e gassosi. Per quanto riguarda la progettazione dellimpianto termico, la nuova normativa pone maggiore attenzione al sistema edificio-impianto e introduce il concetto del contenimento del fabbisogno energetico, cio del bilancio tra lenergia entrante e quella uscente da tale sistema. Ai fini di una corretta progettazione che tenga conto del contenimento dei consumi di energia, il progettista pu intervenire sui seguenti parametri: isolamento termico dellinvolucro edilizio (strutture esterne, finestre ecc.); orientamento delledificio e dimensionamento delle superfici trasparenti; rendimento medio globale stagionale del generatore di calore; rendimenti dei sistemi di produzione dellenergia, emissione, regolazione e distribuzione del calore. In questultimo caso vengono imposti valori minimi di isolamento termico delle reti di distribuzione, in funzione del diametro esterno della tubazione e del valore di conduttivit termica utile dellisolante alla temperatura media di 40 C. In merito, infine, alle responsabilit nellesercizio e nella manutenzione dellimpianto, la nuova normativa ha introdotto due aspetti sostanziali: la figura del terzo responsabile, che deve possedere adeguati requisiti tecnici e occuparsi della gestione dellimpianto; il libretto di centrale per impianti con potenzialit superiore a 35 kW e il libretto di impianto per impianti con potenzialit inferiore a tale limite, anche se individuali. Risulta importante sottolineare che la Legge n. 296 del 27 dicembre 2007 (finanziaria 2007) allarticolo 1120 elimina dalla Legge 10/91 ogni riferimento alle fonti di energia assimilate alle fonti rinnovabili come la cogenerazione, intesa come produzione combinata di energia elettrica o meccanica e di calore, il calore
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recuperabile dai fumi di scarico e da impianti termici, da impianti elettrici e da processi industriali, nonch le altre forme di energia recuperabile in processi, in impianti e in prodotti, ivi compresi i risparmi di energia conseguibili nella climatizzazione e nellilluminazione degli edifici con interventi sullinvolucro edilizio e sugli impianti. Rimangono di conseguenza solo le fonti rinnovabili(6) pure come: il sole, il vento, lenergia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione dei rifiuti organici e inorganici o di prodotti vegetali. 20.4 DPR 412 DEL 26 AGOSTO 1993 Due anni dopo lentrata in vigore della Legge 10/91 viene pubblicato nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 242 del 14 ottobre 1993 il DPR 412 del 26 agosto 1993 di cui si prima parlato. Successivamente, nella Gazzetta Ufficiale n. 81 del 6 aprile 2000 stato pubblicato il decreto di aggiornamento del DPR 412, DPR 551 del 21 dicembre 1999, Regolamento recante modifiche al DPR n. 412, 26.8.1993, in materia di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia. Il decreto 551 riporta solamente le parti che vengono modificate, per cui occorre sempre fare riferimento al DPR 412. Successivamente il D.Lgs. 192 ha apportato ulteriori modifiche al DPR 412, abrogandone alcune parti, che ha sostituito allinterno del suo corpo legislativo, come ad esempio: leliminazione della verifica del Cdlim (coefficiente di dispersione limite) per gli edifici di nuova costruzione o negli interventi di ristrutturazione; leliminazione della verifica del FENlim (fabbisogno di energia normalizzato limite), leliminazione della verifica sul rendimento medio stagionale dellimpianto termico limite. Di conseguenza non sono pi applicabili le procedure del DPR 1052/77(7) e i valori limite di Cd del DM 30.4.86 che prevedevano la metodologia di calcolo e la verifica del fabbisogno, in quanto sostituiti attualmente dal regime transitorio del D.Lgs 192/05. Nella tabella 20.1 riportato un elenco non esaustivo di tutte le norme necessarie per il calcolo e la verifica di legge. Il DPR 412 e successive modificazioni, di conseguenza, rimane ancora un documento importante per la progettazione, in quanto si preoccupa di: definire le zone climatiche; classificare gli edifici in base alla loro destinazione duso;
(6) Per fonte energetica rinnovabile si intende quella fonte che sia virtualmente inesauribile, ma che alterni periodi di disponibilit a periodi di indisponibilit (esaurimento apparente), la cui durata non venga influenzata dalle modalit di estrazione dellenergia. (7) Essendo stato abrogato il comma 1 del DPR 1052/77, le norme richiamate al suo interno non sono pi regole tecniche e di conseguenza non pi obbligatorie per il calcolo del fabbisogno di energia, sia essa primaria oppure no.

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fissare i valori massimi della temperatura in ambiente in base alla destinazione duso; stabilire i periodi di funzionamento e i limiti di esercizio degli impianti termici in funzione della zona climatica; stabilire i requisiti di dimensionamento degli impianti. opportuno ricordare comunque che, al momento, le norme non coprono tutte le possibilit impiantistiche (e sar alquanto improbabile che ci avvenga mai, data la possibilit pressoch infinita di casi e combinazioni): impianti di teleriscaldamento, utilizzo di cascami termici, cogenerazione ecc. devono essere al momento trattati secondo la responsabilit e la professionalit del progettista che dovr in ogni caso rispettare lo spirito della Legge 10/91, che quello di introdurre allutilizzo dellenergia in termini razionali ed economici. Tab. 20.1 Norme tecniche (*)
Riferimento UNI/TS 11300-1 Descrizione Prestazioni energetiche degli edifici Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica delledificio per la climatizzazione estiva ed invernale Prestazioni energetiche degli edifici Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. Prestazioni energetiche degli edifici Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva. (Finita linchiesta pubblica in fase di pubblicazione da parte di UNI). Prestazioni energetiche degli edifici Parte 2: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per il riscaldamento di ambienti e preparazione acqua calda sanitaria (in fase di elaborazione). Impianti aeraulici ai fini del benessere. Generalit classificazione e requisiti. Regole per la richiesta dofferta Riscaldamento e raffrescamento degli edifici Energia termica scambiata tra una tubazione e lambiente circostante Metodo di calcolo (Ritirata e sostituita con la UNI/TS 11300-2 e la UNI EN 15316-2.3) Riscaldamento degli edifici Rendimenti dei sistemi di riscaldamento Metodo di calcolo (Ritirata e sostituita con la UNI EN 15316-1 e la UNI EN 15316-2.1) Riscaldamento degli edifici. Fabbisogno energetico convenzionale normalizzato (Ritirata e sostituita con la UNI/TS 11300-1) Istruzioni per la progettazione, lesecuzione, il controllo e la manutenzione di coperture a verde. Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento Edifici residenziali (Ritirata e sostituita con la UNI EN ISO 13790) Ventilazione degli edifici Metodi di calcolo per la determinazione delle portate daria negli edifici residenziali (Ritirata senza sostituzione) Ventilazione negli edifici non residenziali Requisiti di prestazione per i sistemi di ventilazione e di condizionamento (segue)
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Fabbisogno energetico primario

UNI/TS 11300-2

UNI/TS 11300-3

UNI/TS 11300-4

UNI 10339 UNI 10347

UNI 10348

UNI 10379-2005 UNI 11235 UNI EN 832 UNI EN 13465 UNI EN 13779

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(seguito tabella 20.1) Riferimento UNI EN 15242 UNI EN 15316-1 UNI EN 15316-2.1 Descrizione Ventilazione degli edifici Metodi di calcolo per la determinazione delle portata daria negli edifici, comprese le infiltrazioni. Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 1: Generalit Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 2.1: Sistemi di emissione del calore negli ambienti Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 2.3: Sistemi di distribuzione del calore negli ambienti Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 3-1: Impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, caratterizzazione dei fabbisogni (fabbisogni di erogazione) Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 3-2: Impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, distribuzione Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 3-3: Impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, generazione Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-1: Sistemi di generazione per il riscaldamento degli ambienti, sistemi a combustione (caldaie) Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-2: Sistemi di generazione per il riscaldamento degli ambienti, pompe di calore Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-3: Sistemi di generazione del calore, sistemi solari termici Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-4: Sistemi di generazione del calore, sistemi di cogenerazione negli edifici Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-5: Sistemi di generazione per il riscaldamento degli ambienti, prestazione e qualit delle reti di riscaldamento urbane e dei sistemi per ampie volumetrie Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-6: Sistemi di generazione del calore, sistemi fotovoltaici Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-7: Sistemi di generazione per il riscaldamento degli ambienti, sistemi di combustione a biomassa. Componenti ed elementi per edilizia Resistenza termica e trasmittanza termica Metodo di calcolo (segue)
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UNI EN 15316-2.3

UNI EN 15316-3-1

UNI EN 15316-3-2

UNI EN 15316-3-3

UNI EN 15316-4-1

UNI EN 15316-4-2

UNI EN 15316-4-3

UNI EN 15316-4-4

UNI EN 15316-4-5

UNI EN 15316-4-6

UNI EN 15316-4-7

UNI EN ISO 6946

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CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO

(seguito tabella 20.1) Riferimento UNI EN ISO 10077-1 Descrizione Prestazione termica di finestre, porte e chiusure Calcolo della trasmittanza termica Metodo semplificato UNI EN ISO 10077-2 Prestazione termica di finestre, porte e chiusure Calcolo della trasmittanza termica Metodo numerico per i telai UNI EN ISO 13370 Prestazione termica degli edifici Trasferimento di calore attraverso il terreno Metodi di calcolo UNI EN 13789 Prestazione termica degli edifici Coefficiente di perdita di calore per trasmissione Metodo di calcolo UNI EN ISO 13790 Prestazione termica degli edifici Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento Raccomandaz. CTI (**) Esecuzione della certificazione energetica Dati relativi alledificio Raccomandaz. CTI (**) Raccomandazioni per lutilizzo della norma UNI 10348 ai fini del calcolo del fabbisogno di energia primaria e del rendimento degli impianti di riscaldamento Ponti termici UNI EN ISO 10211-1 Ponti termici in edilizia Flussi termici e temperature superficiali Metodi generali di calcolo (Ritirata e sostituita con la UNI EN ISO 10211) Ponti termici in edilizia Calcolo dei flussi termici e delle temperature superficiali Ponti termici lineari (Ritirata e sostituita con la UNI EN ISO 10211) Ponti termici in edilizia Flussi termici e temperature superficiali Calcoli dettagliati Ponti termici nelle costruzioni edili Trasmittanza termica lineare Metodi semplificati e valori di progetto

UNI EN ISO 10211-2

UNI EN ISO 10211 UNI EN ISO 14683 Verifiche condensa UNI EN ISO 13788

UNI EN ISO 15927-1

Prestazione igrometrica dei componenti e degli elementi per ledilizia Temperatura superficiale interna per evitare lumidit superficiale critica e condensa interstiziale Metodo di calcolo Prestazione termoigrometrica degli edifici Calcolo e presentazione dei dati climatici Medie mensili dei singoli elementi meteorologici

Valutazioni per il periodo estivo UNI EN ISO 13786 Prestazione termica dei componenti per edilizia Caratteristiche termiche dinamiche Metodi di calcolo

Schermature solari esterne UNI EN 13561 UNI EN 13659 UNI EN 14501 Tende esterne, requisiti prestazionali compresa la sicurezza (in obbligatoriet della marcatura CE) Chiusure oscuranti, requisiti prestazionali compresa la sicurezza (in obbligatoriet della marcatura CE) Benessere termico e visivo, caratteristiche prestazioni e classificazione (segue)
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(seguito tabella 20.1) Riferimento UNI EN 13363-1 UNI EN 13363-2 Banche dati UNI 8065 UNI 10349 UNI 10351 UNI 10355 UNI EN 303-5 Trattamento dellacqua negli impianti termici ad uso civile Riscaldamento e raffrescamento degli edifici Dati climatici Materiali da costruzione Conduttivit termica e permeabilit al vapore Murature e solai Valori della resistenza termica e metodo di calcolo Caldaie per il riscaldamento Caldaie per combustibile solidi, con alimentazione manuale e automatica, con una potenza termica nominale fino a 300 kW parte 5 Terminologia, requisiti, prove e marcatura. Vetro per edilizia Determinazione delle caratteristiche luminose e solari delle vetrate Vetro per edilizia Determinazione della trasmittanza termica (valore U) - Metodo di calcolo Isolamento termico Grandezze fisiche e definizioni Descrizione Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate; calcolo della trasmittanza totale e luminosa, metodo di calcolo semplificato Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate; calcolo della trasmittanza totale e luminosa, metodo di calcolo dettagliato

UNI EN 410 UNI EN 673 UNI EN ISO 7345


(*)

Estratto dallallegato B del DPR n. 59, che ha sostituito lallegato M del D.Lgs. 192/05 e successive modificazioni. (**) La raccomandazione CT03/3 stata ritirata e sostituita dalla UNI TS 11300-1:2008 e UNI TS 11300-2:2008.

20.4.1 Zone climatiche. Il territorio nazionale stato suddiviso in sei zone climatiche in funzione dei gradi-giorno. Per gradi-giorno di una localit si intende la somma, estesa a tutti i giorni del periodo annuale convenzionalmente di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere fra la temperatura ambiente, fissata convenzionalmente a 20 C, e la temperatura media esterna giornaliera; lunit di misura il grado-giorno (GG). Zona A: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno non superiore a 600; Zona B: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 600 e non superiore a 900; Zona C: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 900 e non superiore a 1400; Zona D: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 1400 e non superiore a 2100; Zona E: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 2100 e non superiore a 3000; Zona F: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 3000. Nella tabella 20.2 si riportano i valori dei gradi-giorno soltanto per i capoluoghi di provincia, rimandando allallegato A del DPR 412/93 per i dati relativi a ciascun Comune.
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Tab. 20.2 Gradi-giorno dei Comuni capoluoghi di provincia


Comune Agrigento Alessandria Ancona Aosta Arezzo Ascoli Piceno Asti Avellino Bari Belluno Benevento Bergamo Biella Bologna Bolzano Brescia Brindisi Cagliari Caltanissetta Campobasso Caserta Catania Catanzaro Chieti Como Cosenza Cremona Crotone Cuneo Enna Ferrara Firenze Foggia Forl Frosinone Genova Gorizia Grosseto Imperia Isernia LAquila La Spezia Zona B E D E E D E D C E C E E E E E C C D E C B C D E C E B F E E D D D E D E D C D E D GG 729 2559 1688 2850 2104 1698 2617 1742 1185 2936 1316 2533 2589 2259 2791 2410 1083 990 1550 2346 1013 833 1328 1556 2228 1317 2389 899 3012 2248 2326 1821 1530 2087 2196 1435 2333 1550 1201 1866 2514 1413 Altitudine (m) 230 95 16 583 296 154 123 348 5 383 135 249 420 54 262 149 15 4 568 701 68 7 320 330 201 238 45 8 534 931 9 50 76 34 291 19 84 10 10 423 714 3 Comune Latina Lecce Lecco Livorno Lodi Lucca Macerata Mantova Massa Matera Messina Milano Modena Napoli Novara Nuoro Oristano Padova Palermo Parma Pavia Perugia Pesaro Pescara Piacenza Pisa Pistoia Pordenone Potenza Ragusa Ravenna Reggio Cal. Reggio Em. Rieti Rimini Roma Rovigo Salerno Sassari Savona Siena Siracusa Zona C C E D E D D E D D B E E C E D C E B E E E D D E D D E E C E B E E E D E C C D D B GG 1220 1153 2383 1408 2592 1715 2005 2388 1525 1418 707 2404 2258 1034 2463 1602 1059 2383 751 2502 2623 2289 2083 1718 2715 1694 1885 2459 2472 1324 2227 772 2560 2324 2139 1415 2466 994 1185 1481 1943 799 Altitudine (m) 21 49 214 3 87 19 315 19 65 200 3 122 34 17 159 546 9 12 14 57 77 493 11 4 61 4 67 24 819 502 4 15 58 405 5 20 7 4 225 4 322 17 (segue)
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(seguito tabella 20.2) Comune Sondrio Taranto Teramo Terni Torino Trapani Trento Treviso Trieste Zona E C D D E B E E D GG 2755 1071 1834 1650 2617 810 2567 2378 1929 Altitudine (m) 307 15 265 130 239 3 194 15 2 Comune Udine Varese Venezia Verbania Vercelli Verona Vibo Valentia Vicenza Viterbo Zona E E E E E D D E D GG 2323 2652 2345 2426 2751 2068 1586 2371 1989 Altitudine (m) 113 382 1 197 130 59 476 39 326

20.4.2 Classificazione degli edifici. Gli edifici sono classificati in base alla loro destinazione duso nelle seguenti categorie. E.1 Edifici adibiti a residenza e assimilabili: E.1 (1) abitazioni adibite a residenza con carattere continuativo, quali abitazioni civili e rurali, collegi, conventi, case di pena, caserme; E.1 (2) abitazioni adibite a residenza con occupazione saltuaria, quali case per vacanze, fine settimana e simili; E.1 (3) edifici adibiti ad albergo, pensione e attivit similari; E.2 Edifici adibiti a uffici e assimilabili: pubblici o privati, indipendenti o contigui a costruzioni adibite anche ad attivit industriali o artigianali, purch siano da tali costruzioni scorporabili agli effetti dellisolamento termico. E.3 Edifici adibiti a ospedali, cliniche o case di cura e assimilabili ivi compresi quelli adibiti a ricovero o cura di minori o anziani nonch le strutture protette per lassistenza e il recupero dei tossicodipendenti e di altri soggetti affidati a servizi sociali pubblici. E.4 Edifici adibiti ad attivit ricreative, associative o di culto e assimilabili: E.4 (1) quali cinema e teatri, sale di riunione per congressi; E.4 (2) quali mostre, musei e biblioteche, luoghi di culto; E.4 (3) quali bar, ristoranti, sale da ballo. E.5 Edifici adibiti ad attivit commerciali e assimilabili: quali negozi, magazzini di vendita allingrosso o al minuto, supermercati, esposizioni. E.6 Edifici adibiti ad attivit sportive: E.6 (1) piscine, saune e assimilabili; E.6 (2) palestre e assimilabili; E.6 (3) servizi di supporto alle attivit sportive. E.7 Edifici adibiti ad attivit scolastiche a tutti i livelli e assimilabili. E.8 Edifici adibiti ad attivit industriali e artigianali e assimilabili.
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Qualora un edificio sia costituito da parti individuabili come appartenenti a categorie diverse, le stesse devono essere considerate separatamente e cio ciascuna nella categoria di competenza. 20.4.3 Valori massimi della temperatura ambiente. Durante il periodo in cui in funzione limpianto di climatizzazione invernale, la media aritmetica delle temperature dellaria nei diversi ambienti di ogni singola unit immobiliare, definite e misurate secondo la UNI 5364/76(8), non deve superare i seguenti valori, con le tolleranze a fianco indicate: 18 C 2 C di tolleranza per gli edifici della categoria E.8; 20 C 2 C di tolleranza per gli edifici rientranti nelle categorie diverse da E.8. Per gli edifici classificati E.3 ed E.6 (1) le autorit comunali possono concedere deroghe motivate al limite massimo del valore della temperatura dellaria negli ambienti durante il periodo in cui in funzione limpianto di climatizzazione invernale, qualora elementi oggettivi legati alla destinazione duso giustifichino temperature pi elevate di detti valori. Per gli edifici classificati come E.8 sono concesse deroghe al limite massimo della temperatura dellaria negli ambienti (18 C), durante il periodo in cui in funzione limpianto di climatizzazione invernale, qualora si verifichi almeno una delle seguenti condizioni: le esigenze tecnologiche o di produzione richiedano temperature superiori al valore limite; lenergia termica per il riscaldamento ambiente derivi da sorgente non convenientemente utilizzabile in altro modo. Sia la norma UNI EN 832(9) sia la EN 13790(10) stabiliscono che la temperatura interna da utilizzare nel calcolo del fabbisogno energetico rappresentata dalla temperatura operante(11) della zona.
La temperatura dellaria allinterno dei singoli ambienti deve essere misurata nella parte centrale dellambiente a unaltezza di 1,50 m dal pavimento e in modo che lelemento sensibile dello strumento di misura sia schermato dallinfluenza di ogni notevole effetto radiante. (9) UNI 832, entrata in vigore il 30 giugno 2001, recante: Prestazione termica degli edifici - Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento - Edifici residenziali, ha sostituito la UNI 10344. (10) UNI EN ISO 13790 del 2008 Energy performance of buildings - Calculation of energy use for space heating and cooling, la norma di riferimento per la determinazione del fabbisogno di energia al netto dellimpianto sia per la climatizzazione invernale sia per quella estiva per tutte le categorie di edifici; per la parte residenziale sostituisce la UNI EN 832. (11) Definizione di temperatura operante. In uno spazio chiuso delimitato da un involucro edilizio il valore della temperatura operante dipende da: temperatura dellaria interna; irradianza termica interna; coefficiente superficiale di scambio termico convettivo interno; area delle diverse pareti che racchiudono lo spazio;
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La UNI/TS 11300-1 definisce come temperatura interna la media aritmetica della temperatura dellaria e della temperatura media radiante al centro della zona considerata. Tale definizione risulta essere una approssimazione della temperatura operante definita dalla UNI EN ISO 7726 e della temperatura risultante secca definita dalla UNI EN ISO 6946. Considerando che le prescrizioni della Legge 10/91 devono intendersi in ogni caso compatibili con lo scopo della funzione del riscaldamento degli edifici che quella di mantenere condizioni di comfort allinterno degli ambienti occupati, corretto porre come valore alla base dei calcoli quello della temperatura operante. Poich in condizioni invernali la temperatura media radiante risulta essere inferiore a quella dellaria ambiente (sempre se non si utilizzano dei sistemi radianti attivi), questultima deve di conseguenza essere aumentata per far fronte alle desiderate condizioni di temperatura operante secondo le ben note relazioni tra parametri termoigrometrici nella teoria del benessere. Assumere un valore di temperatura operante, calcolare la temperatura dellaria corrispondente e, con questa, calcolare i carichi termici corrispondenti, sembrerebbe a prima vista la metodologia pi corretta da un punto di vista teorico. 20.4.4 Limiti di esercizio degli impianti termici. Gli impianti termici destinati alla climatizzazione invernale degli ambienti devono essere condotti in modo che, durante il loro funzionamento, non vengano superati i valori massimi di temperatura fissati dallarticolo 4 del DPR 412 e riportati nel paragrafo 20.4.3. Lesercizio degli impianti termici consentito con i seguenti limiti massimi relativi al periodo annuale di esercizio dellimpianto termico e alla durata giornaliera di attivazione: Zona A: ore 6 giornaliere dal 1 dicembre al 15 marzo; Zona B: ore 8 giornaliere dal 1 dicembre al 31 marzo; Zona C: ore 10 giornaliere dal 15 novembre al 31 marzo; Zona D: ore 12 giornaliere dal 1 novembre al 15 aprile; Zona E: ore 14 giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile; Zona F: nessuna limitazione(12).
trasmittanza termica; temperatura dellaria esterna; qualit dellaria di ventilazione; tipologia di terminale di erogazione del calore. La temperatura operante top definita come la media aritmetica tra la temperatura dellaria ambiente ta misurata al centro dellambiente considerato e la temperatura media radiante delle pareti tmr, definita approssimativamente come media, pesata su ciascuna area, della temperatura superficiale di ciascuna parete che delimita lo spazio chiuso. (ta tmr) top 2
(12) Nella Regione Lombardia secondo la deliberazione della Giunta regionale 26 giugno 2007, n. 8/5018 Determinazioni inerenti la certificazione energetica degli edifici, in attuazione del D.Lgs. 192/2005 e degli art. 9 e 25 della Legge regionale 24/2006, per la zona climatica F viene impostato un periodo di riscaldamento dal 5 ottobre al 22 aprile inferiore a quello prescritto dal DPR 412/93.

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Al di fuori di tali periodi gli impianti termici possono essere attivati solo in presenza di situazioni climatiche che ne giustifichino lesercizio e, comunque, con una durata giornaliera non superiore alla met di quella consentita a pieno regime. consentito il frazionamento dellorario giornaliero di riscaldamento in due o pi sezioni. La durata di attivazione degli impianti non ubicati nella zona F deve essere, comunque, compresa tra le ore 5 e le ore 23 di ciascun giorno. Le disposizioni di cui ai commi 2 e 4, relative alla limitazione del periodo annuale di esercizio ed alla durata giornaliera di attivazione, non si applicano: a) agli edifici rientranti nella categoria E.3; b) alle sedi delle rappresentanze diplomatiche e di organizzazioni internazionali, che non siano ubicate in stabili condominiali; c) agli edifici rientranti nella categoria E.7, solo se adibiti a scuole materne e asili nido; d) agli edifici rientranti nella categoria E.1 (3), adibiti ad alberghi, pensioni ed attivit assimilabili; e) agli edifici rientranti nella categoria E.6 (1), adibiti a piscine, saune e assimilabili; f) agli edifici rientranti nella categoria E.8, nei casi in cui ostino esigenze tecnologiche o di produzione. Le disposizioni relative alle limitazioni del periodo annuale di riscaldamento non si applicano, limitatamente alla sola durata giornaliera di attivazione degli impianti termici per il riscaldamento degli edifici, nei seguenti casi. a) Edifici rientranti nella categoria E.2 ed E.5, limitatamente alle parti adibite a servizi senza interruzione giornaliera delle attivit. b) Impianti termici che utilizzano calore proveniente da centrali di cogenerazione con produzione combinata di elettricit e calore. c) Impianti termici che utilizzano sistemi di riscaldamento di tipo a pannelli radianti incassati nellopera muraria. d) Impianti termici al servizio di uno o pi edifici dotati di circuito primario, al solo fine di alimentare gli edifici di cui alle deroghe previste al comma 5, di produrre acqua calda per usi igienici e sanitari, nonch al fine di mantenere la temperatura dellacqua nel circuito primario al valore necessario a garantire il funzionamento dei circuiti secondari nei tempi previsti. e) Impianti termici centralizzati di qualsivoglia potenza, dotati di apparecchi per la produzione di calore aventi valori minimi di rendimento non inferiori a quelli richiesti per i generatori di calore installati dopo lentrata in vigore del presente regolamento e dotati di gruppo termoregolatore pilotato da una sonda di rilevamento della temperatura esterna con programmatore che consenta la regolazione almeno su due livelli della temperatura ambiente nellarco delle 24 ore; questi impianti possono essere condotti in esercizio continuo purch il programmatore giornaliero venga tarato e sigillato per il raggiungimento di una temperatura degli ambienti pari a 16 C + 2 C di tolleranza nelle ore al di fuori della durata giornaliera di attivazione di cui al comma 2 del presente articolo. f) Impianti termici centralizzati di qualsivoglia potenza, dotati di apparecchi per la produzione di calore aventi valori minimi di rendimento non inferiori a quelli
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richiesti per i generatori di calore installati dopo lentrata in vigore del presente regolamento e nei quali sia installato e funzionante, in ogni singola unit immobiliare, un sistema di contabilizzazione del calore e un sistema di termoregolazione della temperatura ambiente dellunit immobiliare stessa dotato di un programmatore che consenta la regolazione almeno su due livelli di detta temperatura nellarco delle 24 ore. g) Impianti termici per singole unit immobiliari dotati di apparecchi per la produzione di calore aventi valori minimi di rendimento non inferiori a quelli richiesti per i generatori di calore installati dopo lentrata in vigore del presente regolamento e dotati di un sistema di termoregolazione della temperatura ambiente con programmatore giornaliero che consenta la regolazione di detta temperatura almeno su due livelli nellarco delle 24 ore, nonch lo spegnimento del generatore di calore sulla base delle necessit dellutente. h) Impianti termici condotti mediante contratti di servizio energia i cui corrispettivi siano essenzialmente correlati al raggiungimento del comfort ambientale nei limiti consentiti dal presente regolamento, purch si provveda, durante le ore al di fuori della durata di attivazione degli impianti consentita, ad attenuare la potenza erogata dallimpianto nei limiti indicati alla lettera e). 20.5 DECRETO LEGISLATIVO N. 192 Il 19 agosto del 2005, in ottemperanza alla legge 31 ottobre 2003, n. 306, viene emanato il decreto legislativo n. 192 Attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico in edilizia. Il decreto entra in vigore dall8 ottobre 2005. Tale decreto viene successivamente aggiornato sia con il D.Lgs. 311(13) del 29 dicembre 2006, recante Disposizioni correttive e integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 (il D.Lgs. 311 in vigore dal 2 febbraio 2007) sia con il DPR n. 59 del 2 aprile 2009, recante Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia, in vigore dal 25 giugno 2009. Il decreto stabilisce i criteri, le condizioni e le modalit per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e lintegrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la competitivit dei comparti pi avanzati attraverso lo sviluppo tecnologico. Consta di tre parti: una prima parte che pone i principi generali, una seconda che regolamenta il regime transitorio(14) fino allentrata in
(13)

Quando si parler del Decreto Legislativo 192 si intender sempre il decreto aggiornato con il D.Lgs. 311 del 2007 e DPR 59/2009 e successive modificazioni. (14) La pubblicazione del DPR n. 59/2009 sancisce la fine del regime transitorio come disciplinato dallarticolo 11, comma 1, del decreto legislativo, per quanto concerne il calcolo della prestazione energetica degli edifici nella climatizzazione invernale disciplinato dallallegato I del decreto legislativo 192.
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vigore dei decreti attuativi previsti per dare attuazione ai principi generali, una terza parte che riporta le disposizioni finali per la sua attuazione. Principi generali Finalit Definizioni Ambito dintervento Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti della prestazione energetica Art. 5 Meccanismi di cooperazione Art. 6 Certificazione energetica degli edifici Art. 7 Esercizio e manutenzione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva Art. 8 Relazione tecnica, accertamenti e ispezioni Art. 9 Funzioni delle regioni e degli enti locali Art. 10 Monitoraggio, analisi, valutazione e adeguamento della normativa energetica nazionale e regionale. Titolo II Norme transitorie Art. 11 Requisiti della prestazione energetica degli edifici Art. 12 Esercizio, manutenzione e ispezione degli impianti termici Titolo III Disposizioni finali Art. 13 Misure di accompagnamento Art. 14 Copertura finanziaria Art. 15 Sanzioni Art. 16 Abrogazioni e disposizioni finali Art. 17 Clausola di cedevolezza Allegati A Ulteriori definizioni B Metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edifici C Requisiti della prestazione energetica degli edifici E Relazione tecnica di cui allarticolo 28 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10, attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico degli edifici F Rapporto di controllo tecnico per impianto termico di potenza maggiore o uguale a 35 kW G Rapporto di controllo tecnico per impianto termico di potenza a 35 kW H Valore minimo del rendimento di combustione dei generatori di calore I Regime transitorio per la prestazione energetica degli edifici L Regime transitorio per esercizio e manutenzione degli impianti termici M Norme tecniche. Prima di analizzare in dettaglio il decreto, occorre mettere in evidenza che questo decreto integra e non abroga, se non in minima parte, la disciplina vigente(15). infatti chiaro larticolo 16 (Abrogazioni e disposizioni finali) che specifica che, relativamente alla Legge 10/91, vengono abrogati solo i commi 1, 2 e 4 dellart. 4 (relativi alle caratteristiche costruttive degli edifici pubblici e privati, sosti(15)

Titolo I Art. 1 Art. 2 Art. 3 Art. 4

Leggasi Legge 10/91 e DPR 412 e successive modificazioni.

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tuiti dal comma 2 dellart. 4 del D.Lgs. 192), i commi 3 e 4 dellart. 28 (relativi alla relazione tecnica ed al suo deposito, sostituiti rispettivamente dai commi 1 e 3 dellart. 8 del D.Lgs. 192), larticolo 29 (Certificazione delle opere e collaudo, sostituito dal comma 2 dellart. 8 del D.Lgs, 192), larticolo 30 (Certificazione energetica degli edifici sostituito dallart. 6 del D.Lgs. 192), larticolo 31 (Esercizio e manutenzione degli impianti), i commi 1 e 2 dellart. 33 (relativi ai controlli e alle verifiche, sostituiti dai commi 4 e 5 dellart. 8 del D.Lgs. 192), il comma 3 dellart. 34 (relativo alle sanzioni per il direttore dei lavori, sostituito dai commi 3 e 4 dellart. 15 del D.Lgs. 192). Relativamente al DPR 412/93, integrato dal DPR 551/99, il D.Lgs. n. 192 del 2005 abroga i commi 1, 2, 3 e 4 dellart. 5 (relativi al rendimento globale medio stagionale e ai riferimenti alle norme UNI, sostituiti dal punto 5 dellallegato C al D.Lgs. 192), il comma 7 dellart. 7 (relativo alla possibilit o prescrizione dellinstallazione di regolatori dambiente nei locali soggetti a surriscaldamento, sostituito dal punto 12 dellallegato I richiamato dallart. 11 del D.Lgs. 192), larticolo 8 (valori limite del fabbisogno energetico normalizzato per la climatizzazione invernale, sostituito dal punto 1 dellallegato I e dallallegato C, richiamati dallart. 11 del D.Lgs. 192), i commi 4, 12, 14, 15, 16, 18, 19 e 20 dellarticolo 11 (Esercizio e manutenzione degli impianti termici e controlli relativi, affiancato dallallegato L del D.Lgs. 192). abrogato infine larticolo 1 del decreto del Ministro dellindustria, del commercio e dellartigianato emanato in data 6 agosto 1994, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 197 del 24 agosto 1994, recante il recepimento delle norme UNI attuative del decreto del Presidente della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412, indicando con ci lintendimento di non vincolare alle sole norme UNI le procedure di calcolo o misura delle grandezze richieste. Gli articoli 11 e 12 del D.Lgs. 192 sono poi estremamente chiari nellaffermare che, fintantoch non vengano emanati i decreti attuativi di cui ai commi 1 e 2 dellart. 4(16), si continua ad applicare la disciplina vigente, cio la Legge 10/91 e il DPR
(16) Il 3 luglio 2008 stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 154 il D.Lgs. 115 Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa allefficienza degli usi finali dellenergia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE. Allarticolo 18 comma 6 dice quanto segue: Ai fini di dare piena attuazione a quanto previsto dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, in materia di diagnosi energetiche e certificazione energetica degli edifici, nelle more dellemanazione dei decreti di cui allarticolo 4, comma 1, lettere a), b) e c), del medesimo decreto legislativo e fino alla data di entrata in vigore degli stessi decreti, si applica lallegato III al presente decreto legislativo. Ai sensi dellarticolo 17 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, le disposizioni di cui allallegato III si applicano per le regioni e province autonome che non abbiano ancora provveduto ad adottare propri provvedimenti in applicazione della direttiva 2002/91/CE e comunque sino alla data di entrata in vigore dei predetti provvedimenti nazionali o regionali. Le regioni e le province autonome che abbiano gi provveduto al recepimento della direttiva 2002/91/CE adottano misure atte a favorire la coerenza e il graduale ravvicinamento dei propri provvedimenti con i contenuti dellallegato III. Il 10 giugno 2009 viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 132 il DPR n. 59 in attuazione dellart. 4 comma 1 lettera a) e b), che sancisce che i criteri generali e i requisiti della prestazione energetica per la progettazione degli edifici e per la progettazione e installazione degli impianti sono fissati dalla legge 10/91 e dal DPR 412/95, come modificati dal decreto legislativo 192, dallallegato C al decreto legislativo 192 e dallart 4. del DPR 59 che sostituisce lallegato I del decreto legislativo 192.

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412/93 integrato dal DPR 511/98, cos come modificata ed integrata dagli allegati C, E, F, G, H, I e L. Di contro, il Decreto Ministeriale 27 luglio 2005, concernente il regolamento dattuazione dellarticolo 4, commi 1 e 2 della Legge 10/91, viene abrogato per effetto dellabrogazione dei commi che richiedevano tale regolamento (stabilita dal D.Lgs. 192). Contestualmente, il DPR 28 giugno 1977, n. 1052, attuativo dellabrogata Legge 30 aprile 1976, n. 373 (verifica dei Cd), decade in quanto il comma 3 dellart. 37 della Legge 10/91 risulta pienamente soddisfatto, da una parte per lavvenuta pubblicazione del decreto di cui al comma 1 dellart. 31, DM 2 aprile 1998 (Certificazione energetica dei componenti) e del decreto di cui al comma 4 dellart. 4, DPR 412, dallaltra per labrogazione dei commi 1 e 2 dellart. 4 e dellintero articolo 30. 20.5.1 Quadro temporale legislativo. Allinterno della tabella 20.3 viene riassunto un quadro temporale legislativo di entrata in vigore delle varie leggi da applicare a seconda della data di emanazione del provvedimento. Tab. 20.3 Quadro temporale legislativo
2 agosto 2005: Pubblicazione del DM 178 nella Gazz. Uff. Decreto attuativo della legge 10/91 8 ottobre 2005: Pubblicazione del D.Lgs. 192 nella Gazz. Uff. 15 ottobre 2005: Ripubblicazione completa del D.Lgs. 192: nella Gazz. Uff. 1 febbraio 2007: Pubblicazione D.Lgs. 311 nella Gazz. Uff. Decreto che aggiorna e corregge il D.Lgs. 192 del 2005 10 giugno 2009 - Pubblicazione DPR n. 59 nella Gazz. Uff. Decreto attuativo art. 4 comma 1 lettera a) e b) D.Lgs. 192 del 2005 Dal 17 gennaio 1991 al 16 agosto 2005 in vigore la Legge 10/91 e decreti attuativi Dal 17 agosto 2005 all8 ottobre 2005 in vigore la Legge 10/91 DM 178 Dal 9 ottobre 2005 all1 febbraio 2007 in vigore il D.Lgs. 192 Dal 2 febbraio 2007 in vigore il D. Lgs. 192 aggiornato con il D.Lgs. 311

Dal 25 giugno 2007 in vigore il D.Lgs 192 aggiornato con il D.Lgs 311 e il DPR 59

Le date indicate nella tabella sono riferite al giorno in cui stato richiesto il permesso di costruire o la denuncia di inizio attivit. Per capire che cosa succede agli edifici in corso di costruzione o alle varianti in corso dopera avvenute a cavallo dellentrata in vigore del decreto, la Circolare ministeriale del 23/05/06 di chiarimento sul decreto sottolinea che: un edificio per il quale la richiesta del permesso di costruire sia stata presentata prima dell8 ottobre va considerato ai fini del decreto come edificio esistente indipendentemente dal grado di avanzamento dei lavori; una variante sostanziale in corso dopera pu essere considerata come un intervento di ristrutturazione o manutenzione straordinaria di un edificio esistente, e pertanto deve essere presentata una relazione tecnica coerente con le nuove norme, ma solo relativamente a quanto sostanzialmente modificato.
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20.5.2 Ambito di intervento. Sono esclusi dallapplicazione di quanto prescritto dal D.Lgs. 192 le seguenti categorie di edifici(17) e di impianti(18): a) gli immobili ricadenti nellambito della disciplina della parte seconda e dellarticolo 136, comma 1, lettere b) e c), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio nei casi in cui il rispetto delle prescrizioni implicherebbe una alterazione inaccettabile del loro carattere o aspetto con particolare riferimento ai caratteri storici o artistici; b) i fabbricati industriali, artigianali e agricoli non residenziali quando gli ambienti sono riscaldati per esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili; c) i fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 m2; c bis) gli impianti installati ai fini del processo produttivo realizzato nelledificio, anche se utilizzati, in parte non preponderante, per gli usi tipici del settore civile. Fatte salve le esclusioni viste precedentemente, il D.Lgs. 192 e successive modifiche si applica, ai fini del contenimento dei consumi energetici: alla progettazione e realizzazione di edifici di nuova costruzione(19) e degli impianti in essi installati, di nuovi impianti installati in edifici esistenti, delle opere di ristrutturazione degli edifici e degli impianti esistenti con le modalit e le eccezioni previste ai commi 2 e 3; allesercizio, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici degli edifici, anche preesistenti, secondo quanto previsto agli articoli 7, 9 e 12; alla certificazione energetica degli edifici, secondo quanto previsto allarticolo 6. Nel caso di ristrutturazione di edifici esistenti e per quanto riguarda i requisiti minimi prestazionali di cui allarticolo 4, prevista unapplicazione graduale in relazione al tipo di intervento.
Edificio: un sistema costituito dalle strutture edilizie esterne che delimitano uno spazio di volume definito, dalle strutture interne che ripartiscono detto volume e da tutti gli impianti e dispositivi tecnologici che si trovano stabilmente al suo interno; la superficie esterna che delimita un edificio pu confinare con tutti o alcuni di questi elementi: lambiente esterno, il terreno, altri edifici; il termine pu riferirsi a un intero edificio ovvero a parti di edificio progettate o ristrutturate per essere utilizzate come unit immobiliari a s stanti. (18) Impianto termico: un impianto tecnologico destinato alla climatizzazione estiva e invernale degli ambienti con o senza produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari o alla sola produzione centralizzata di acqua calda per gli stessi usi, comprendente eventuali sistemi di produzione, distribuzione e utilizzazione del calore nonch gli organi di regolazione e di controllo; sono compresi negli impianti termici gli impianti individuali di riscaldamento, mentre non sono considerati impianti termici apparecchi quali: stufe, caminetti, apparecchi per il riscaldamento localizzato a energia radiante, scaldacqua unifamiliari; tali apparecchi, se fissi, sono tuttavia assimilati agli impianti termici quando la somma delle potenze nominali del focolare degli apparecchi al servizio della singola unit immobiliare maggiore o uguale a 15 kW. (19) Edificio di nuova costruzione: un edificio per il quale la richiesta di permesso di costruire o la denuncia di inizio attivit, comunque denominata, sia stata presentata successivamente alla data di entrata in vigore del decreto 192 e successive modifiche.
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Sono previsti diversi gradi di applicazione del decreto. Una applicazione integrale a tutto ledificio nel caso di: ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti linvolucro di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 m2; demolizione e ricostruzione in manutenzione straordinaria di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 m2. Una applicazione integrale, ma limitata al solo ampliamento delledificio nel caso che lo stesso ampliamento risulti volumetricamente superiore al 20% dellintero edificio esistente; Una applicazione limitata al rispetto di specifici parametri, livelli prestazionali e prescrizioni, nel caso di interventi su edifici esistenti, quali: ristrutturazioni totali o parziali, manutenzione straordinaria dellinvolucro edilizio e ampliamenti volumetrici allinfuori di quanto gi previsto nei due punti precedenti; nuova installazione di impianti termici in edifici esistenti o ristrutturazione degli stessi impianti; sostituzione di generatori di calore. 20.5.3 Regime transitorio. Il decreto di recepimento nazionale della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico degli edifici, come si visto, rinvia per la sua attuazione a una serie di decreti(20). Il legislatore ha per colto loccasione della pubblicazione del decreto legislativo per introdurre comunque delle modificazioni consistenti alla legislazione vigente. Infatti, in attesa dei citati decreti attuativi, si continuato ad applicare la Legge 10/91, con i suoi decreti attuativi (DPR 412 e 551), ma modificata e integrata dalle norme transitorie del D.Lgs. 192/05, disciplinate dallarticolo 11 per la parte progettazione degli impianti e dallarticolo 12 per la manutenzione degli stessi, confermato dal DPR 59. Tali articoli sono supportati rispettivamente dallart. 4(21) del DPR 59 e dallallegato L del decreto legislativo 192. 20.5.4 La progettazione e le verifiche del sistema edificio-impianto. Occorre fare presente in modo chiaro ed inequivocabile che, anche se il decreto legislativo 192/05, cos come la stessa Legge 10/91, prevedono una normativa per la progettazione dei sistemi impiantistici degli edifici, sia i DPR 412 e 551 sia le norme transitorie del decreto legislativo affrontano e disciplinano solo laspetto di verifica delle prestazione energetiche del sistema edificio-impianto e non trattano di fatto la problematica della progettazione (se non in modo indiretto e molto parziale).
Il DPR 59 fornisce le indicazioni circa i criteri di calcolo (art. 4 comma 1 lettera a) e i requisiti minimi per gli impianti, i criteri generali di prestazione energetica per edilizia convenzionata, pubblica e privata (art. 4 comma 1 lettera b), i requisiti professionali di accreditamento per la certificazione energetica (in attesa di emanazione del decreto). (21) La tabella riepilogativa fornisce uno strumento utile al progettista per un utilizzo immediato di quanto previsto dallart. 4 del DPR 59 in funzione dei vari ambiti di intervento disciplinati dal D.Lgs. 192, che ha abrogato lallegato I.
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Detto questo, le norme transitorie si concentravano sostanzialmente sulla modifica dei requisiti della prestazione energetica delledificio, limitati al solo riscaldamento invernale, cos come disciplinati dallarticolo 11: Requisiti della prestazione energetica degli edifici. Tale articolo di fatto rinvia alla Legge 10/91, al DPR 412 e 551 e allallegato I, che a sua volta rinvia agli allegati C ed E. Ai fini dellart. 4, comma 1, lettere a) e b) del D.Lgs. 192/05, il DPR 59, allart.3 comma 1, stabilisce che per le metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici si adottano le norme tecniche nazionali, definite nel contesto delle norme EN a supporto della direttiva 2002/91/CE, della serie UNI/TS 11300 e loro successive modificazioni. Di seguito si riportano le norme a oggi disponibili: a) UNI/TS 11300-1 Prestazioni energetiche degli edifici Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell'edificio per la climatizzazione estiva e invernale; b) UNI/TS 11300-2 Prestazioni energetiche degli edifici Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. Mentre, ai fini della certificazione degli edifici, le metodologie per il calcolo della prestazione energetica sono riportate nelle Linee guida nazionali con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 26 giugno 2009, adottato ai sensi dell'articolo 6, comma 9, del decreto legislativo. Novit pi importante introdotta dal DPR 59 risiede nel comma 3 dellart. 4, che nel caso di edifici di nuova costruzione e nei casi di ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dall'articolo 3, comma 2, lettere a) e b), del decreto legislativo, prevede che in sede progettuale si proceda alla determinazione della prestazione energetica per il raffrescamento estivo dell'involucro edilizio (Epe,invol), pari al rapporto tra il fabbisogno annuo di energia termica per il raffrescamento dell'edificio, calcolata tenendo conto della temperatura di progetto estiva secondo la norma UNI/TS 11300-1, e la superficie utile, per gli edifici residenziali, o il volume per gli edifici con altre destinazioni d'uso, e alla verifica che la stessa sia non superiore a: a) per gli edifici residenziali di cui alla classe E1, cos come classificati, in base alla destinazione d'uso, all'articolo 3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme, ai seguenti valori: 1) 40 kWh/m2 anno nelle zone climatiche A e B; 2) 30 kWh/m2 anno nelle zone climatiche C, D, E, e F; b) per tutti gli altri edifici ai seguenti valori: 1) 14 kWh/m3 anno nelle zone climatiche A e B; 2) 10 kWh/m3 anno nelle zone climatiche C, D, E, e F. Si tiene a precisare che i limiti sopraesposti fanno riferimento al fabbisogno di energia per la climatizzazione estiva, e non al fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione estiva, per la quale si attende lemanazione della UNI/TS 11300 parte 3.
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Si analizzano nel seguito, punto per punto, le varie modificazioni introdotte dallart. 4 del DPR 59. 20.5.5 Nuovo indicatore di prestazione energetica, comma 2 dellarticolo 4. Nel caso di edifici(22) di nuova costruzione e ristrutturati con superficie utile Su 1000 m2 e ampliamenti volumetrici superiori al 20% dellintero edificio esistente, si procede in sede progettuale: alla determinazione del fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale(23) (espresso con un indice EPi) espresso in chilowattora per metro quadrato di superficie utile delledificio (kWh/m2 anno, per edifici residenziali e kWh/m3 anno per tutte le altre categorie di edifici) e alla verifica che lo stesso risulti inferiore ai valori riportati allinterno delle tabelle al punto 1.1 per edifici residenziali ad esclusione di collegi, conventi, case di pena e caserme e al punto 1.2 per tutti gli altri edifici in funzione delle varie scadenze applicate alle tabelle contenute allinterno di questi punti dellallegato C del D.Lgs. 192. Ricordando che stato abrogato per intero larticolo 8 del DPR 412 (che definiva il fabbisogno energetico convenzionale per la climatizzazione invernale, il fabbisogno energetico normalizzato FEN, il riferimento alle norme UNI per il loro calcolo, la metodologia che le stesse devono seguire e il valore limite che deve essere rispettato: FENlimite), larticolo 8 viene di fatto sostituito dai commi 2, 4 e 27 dellarticolo 4 del DPR 59. In particolare il comma 2 dellart. 4 definisce un nuovo indice di prestazione energetica(24), sostituendo il FEN, espresso in kJ/m3 GG, con un indice EPi espresso in kWh/m2 anno o kWh/m3 anno, dove i metri quadri sono riferiti alla superficie utile delledificio (superficie utile netta calpestabile degli edifici residenziali) e i metri cubi al volume lordo delledificio (non residenziale). Il valore limite che deve essere rispettato, per gli edifici di nuova costruzione o ristrutturati con Su maggiore di 1000 m2, riportato nelle tabelle al punto 1 dellallegato C, qui indicato nelle tabelle 20.4 20.9, in funzione del rapporto S/V e

(22) (23)

Inteso come tutte le categorie di edifici disciplinate dal DPR 412. Fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale: la quantit di energia primaria globalmente richiesta, nel corso di un anno, per mantenere negli ambienti riscaldati la temperatura di progetto, in regime di attivazione continuo. (24) Indice di prestazione energetica EP parziale esprime il consumo di energia primaria parziale riferito ad un singolo uso energetico delledificio (a titolo desempio: alla sola climatizzazione invernale e/o alla climatizzazione estiva e/o produzione di acqua calda per usi sanitari e/o illuminazione artificiale) riferito allunit di superficie utile o di volume lordo, espresso rispettivamente in kWh/m2 anno o kWh/m3 anno.
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dei gradi giorno (GG), cos come definiti e riportati nel DPR 412 e successive modifiche. Tab. 20.4 Valori limite dellindice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m2 anno (edifici residenziali classe E.1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme)
Zona climatica Rapporto di forma delledificio S/V 0,2 0,9 A fino a 600 GG 10 45 B a 601 GG 10 45 a 900 GG 15 60 a 901 GG 15 60 C a 1400 GG 25 85 a 1401 GG 25 85 D a 2100 GG 40 110 a 2101 GG 40 110 E a 3000 GG 55 145 F oltre 3000 GG 55 145

Tab. 20.5 Valori limite applicabili dall1 gennaio 2008, dellindice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m2 anno (edifici residenziali classe E.1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme)
Zona climatica Rapporto di forma delledificio S/V 0,2 0,9 A fino a 600 GG 9,5 41 B a 601 GG 9,5 41 a 900 GG 14 55 a 901 GG 14 55 C a 1400 GG 23 78 a 1401 GG 23 78 D a 2100 GG 37 100 a 2101 GG 37 100 E a 3000 GG 52 133 F oltre 3000 GG 52 133

Tab. 20.6 Valori limite applicabili dall1 gennaio 2010, dellindice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m2 anno (edifici residenziali classe E.1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme)
Zona climatica Rapporto di forma delledificio S/V 0,2 0,9 A fino a 600 GG 8,5 36 B a 601 GG 8,5 36 a 900 GG 12,8 48 a 901 GG 12,8 48 C a 1400 GG 21,3 68 a 1401 GG 21,3 68 D a 2100 GG 34 88 a 2101 GG 34 88 E a 3000 GG 46,8 116 F oltre 3000 GG 46,8 116

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importante notare che, rispetto al passato, si fatta chiarezza sul rapporto di forma S/V, specificando che la superficie S, espressa in metri quadrati, la superficie che delimita verso lesterno (ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento) il volume riscaldato V, cio la superficie disperdente, che pu essere minore o uguale alla superficie di inviluppo del volume considerato, V, che il volume lordo, espresso in metri cubi, delle parti di edificio riscaldate. Tab. 20.7 Valori limite dellindice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m3 anno (tutti gli altri edifici)
Zona climatica Rapporto di forma delledificio S/V 0,2 0,9 A fino a 600 GG 2,5 11 B a 601 GG 2,5 11 a 900 GG 4,5 17 a 901 GG 4,5 17 C a 1400 GG 7,5 23 a 1401 GG 7,5 23 D a 2100 GG 12 30 a 2101 GG 12 30 E a 3000 GG 16 41 F oltre 3000 GG 16 41

Tab. 20.8 Valori limite applicabili dall1 gennaio 2008, dellindice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m3 anno (tutti gli altri edifici)
Zona climatica Rapporto di forma delledificio S/V 0,2 0,9 A fino a 600 GG 2,5 9 B a 601 GG 2,5 9 a 900 GG 4,5 14 a 901 GG 4,5 14 C a 1400 GG 6,5 20 a 1401 GG 6,5 20 D a 2100 GG 10,5 26 a 2101 GG 10,5 26 E a 3000 GG 14,5 36 F oltre 3000 GG 14,5 36

Tab. 20.9 Valori limite applicabili dall1 gennaio 2010, dellindice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m2 anno (tutti gli altri edifici)
Zona climatica Rapporto di forma delledificio S/V 0,2 0,9 A fino a 600 GG 2,0 8,2 B a 601 GG 2,0 8,2 a 900 GG 3,6 12,8 a 901 GG 3,6 12,8 C a 1400 GG 6 17,3 a 1401 GG 6 17,3 D a 2100 GG 9,6 22,5 a 2101 GG 9,6 22,5 E a 3000 GG 12,7 31 F oltre 3000 GG 12,7 31

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Lindice EPi, da confrontare con il valore limite espresso nelle tabelle precedenti, determinato esattamente come si calcolava il FEN con il DPR 412, giacch, anche se stata abrogata la definizione di fabbisogno energetico convenzionale per la climatizzazione invernale, base per il calcolo del vecchio FEN, nella definizione del fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale (riportata al punto 11 dellallegato A al D.Lgs. 192/05 come la quantit di energia primaria globalmente richiesta, nel corso di un anno, per mantenere negli ambienti riscaldati la temperatura di progetto, in regime di attivazione continuo) si fa chiaramente riferimento al regime di riscaldamento continuo (24 ore su 24). Da un punto di vista pratico, tale fabbisogno coincide con il fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale, Qp,H, definito nella UNI/TS 11300 parte 2. Poi sufficiente normalizzare tale energia primaria per i metri quadri di superficie utile, ottenendo: Qp,H EPi (kWh/m2 anno) o (kWh/m3 anno) (20.1) Su 20.5.6 Prestazione energetica per edifici ristrutturati con superficie utile minore di 1000 m2 e ampliamenti > 20%, comma 4 dellarticolo 4. Nei casi di ristrutturazione o manutenzione straordinaria, consistenti in opere che prevedono, a titolo esemplificativo e non esaustivo, rifacimento di pareti esterne, di intonaci esterni, del tetto o dellimpermeabilizzazione delle coperture, di edifici con superficie utile minore di 1000 m2 non si calcola e verifica lindice di efficienza energetica EPi, ma si impone solo il rispetto di specifici parametri prescrittivi. Tali parametri sono le trasmittanze termiche delle componenti dellinvolucro, che devono essere inferiori alla trasmittanze termiche limite di cui alle tabelle 20.10, 20.11 e 20.12 dellallegato C al D.Lgs. 192/05. In particolare, per le trasmittanze termiche delle strutture verticali opache (articolo 4 comma 4 lettera a), i valori limite sono riportati nella tabella 20.10, in funzione della zona climatica e con un previsto aggiornamento dei valori al 1 gennaio 2009 e 2010. Ad eccezione della categoria E.8, nelle tabelle 20.11 e 20.12 si trovano i valori limite per le trasmittanze delle strutture orizzontali o inclinate opache (articolo 4, comma 4, lettera b), e con un previsto aggiornamento dei valori all1 gennaio 2009 e 2010. Tab. 20.10 Valori limite della trasmittanza termica U delle strutture verticali opache espressa in W/(m2 K)
Zona climatica A B C D E F
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Dall1 gennaio 2006

Dall1 gennaio 2009

Dall1 gennaio 2010

U [W/(m2 K)]
0,85 0,64 0,57 0,50 0,46 0,44

U [W/(m2 K)]
0,72 0,5 0,46 0,40 0,37 0,35

U [W/(m2 K)]
0,62 0,48 0,40 0,36 0,34 0,33

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CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO

Tab. 20.11 Valori limite della trasmittanza termica U delle coperture orizzontali o inclinate espressa in W/(m2 K)
Zona climatica A B C D E F Dall1 gennaio 2006 Dall1 gennaio 2009 Dall1 gennaio 2010

U [W/(m2 K)]
0,80 0,60 0,55 0,46 0,43 0,41

U [W/(m2 K)]
0,42 0,42 0,42 0,35 0,32 0,31

U [W/(m2 K)]
0,38 0,38 0,38 0,32 0,30 0,29

Tab. 20.12 Valori limite della trasmittanza termica U dei pavimenti verso locali non riscaldati o verso lesterno espressa in W/m2 K.
Zona climatica A B C D E F Dall1 gennaio 2006 Dall1 gennaio 2009 Dall1 gennaio 2010

U [W/(m2 K)]
0,80 0,60 0,55 0,46 0,43 0,41

U [W/(m2 K)]
0,74 0,55 0,49 0,41 0,38 0,36

U [W/(m2 K)]
0,65 0,49 0,42 0,36 0,33 0,32

Il valore di trasmittanza termica da confrontare con tali valori limite quello di ogni singola struttura opaca delimitante il volume riscaldato verso lesterno, ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento, a ponte termico corretto. Si ha una struttura a ponte termico corretto quando la trasmittanza termica della parete fittizia (il tratto di parete esterna in corrispondenza del ponte termico) non supera per pi del 15% la trasmittanza termica della parete corrente, cio dellelemento strutturale opaco che interagisce con la parete fittizia. Con questa infelice dizione ponte termico corretto si intende, quindi, una cosa alquanto complicata; innanzi tutto, il ponte termico a cui si fa riferimento solamente quello di disomogeneit strutturale dovuto alla concorrenza con innesto di una parete o solaio in unaltra parete (come riportato negli esempi delle figure 20.1 e 20.2); da qui il riferimento alla parete fittizia costituita da un elemento strutturale di spessore pari alla parete o elemento perimetrale che accoglie linnesto e altezza pari allo spessore della parete, solaio o elemento concorrente (che si innesta nella parete perimetrale). Tale parete fittizia ha, quindi, una superficie frontale pari al prodotto dello spessore della parete o solaio concorrente per la lunghezza della sua esposizione verso lesterno (lunghezza caratteristica del ponte termico). In ogni caso la specifica normativa, anche in presenza di tale ponte termico, riporta sempre la trasmittanza termica lineare (lineica) di ponte termico, o k [vecchio simbolo della UNI 7357 Ulrico Hoepli Editore S.p.A.

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Fig. 20.1 Esempi di pareti fittizie.

Fig. 20.2 Esempi di pareti fittizie.

FA3(25))] in W/(m K), cio riferita non alla superficie frontale ma alla lunghezza caratteristica del ponte termico. Di conseguenza, per poter calcolare la trasmittanza termica della parete fittizia, occorre dividere la trasmittanza lineare di ponte termico per lo spessore della parete o solaio concorrente, sint:

Uparete fittizia sint

[W/(m2 K)]

(20.2)

(25)

La UNI 7357-FA3 stata sostituita dalla UNI EN 12831 Impianti di riscaldamento negli edifici - Metodo di calcolo del carico termico di progetto.

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Lelemento strutturale opaco, delimitante il volume riscaldato verso lesterno o comunque verso ambiente non riscaldato, a ponte termico corretto quando la trasmittanza termica della parete fittizia ad esso associata non supera per pi del 15% la trasmittanza termica della parete corrente (cio dellelemento considerato adiacente al ponte termico e a cui lo si attribuisce); cio, indicata con Ucor la trasmittanza di tale elemento, se si ha:

Uparete fittizia 1,15 Ucor sint

[W/(m2 K)]

(20.3)

in questo caso si confronta direttamente la sua trasmittanza, Ucor, con il valore limite della tabella, cio si trascura di fatto leffetto del ponte termico. Se invece il ponte termico risulta non corretto, cio

Uparete fittizia 1,15 Ucor sint

[W/(m2 K)]

(20.4)

o, qualora la progettazione dellinvolucro edilizio non preveda la correzione dei ponti termici, cio non venga operata in sede di progetto la verifica di cui sopra, in tal caso occorre confrontare i valori limite della trasmittanza termica riportati nelle tabelle con la trasmittanza termica media (parete corrente pi ponte termico); cio: Acor Ucor Lpt Um Ulimite Acor [W/(m2 K)] (20.5)

Lespressione della trasmittanza media consente di individuare un modo alternativo e pi corretto per determinare la trasmittanza a ponte termico corretto; infatti, separando e semplificando, si ottiene: Lpt Um Ucor cio se Acor Lpt Um Ucor 0,15 allora Ucor Ulimite [W/(m2 K)] Acor (20.6)

Tale espressione applicabile a qualsiasi tipo di ponte termico. Inoltre il DPR 59 riporta, sempre al comma 4 lettera a) dellarticolo 4, la seguente affermazione: nel caso di pareti opache verticali esterne in cui fossero previste aree limitate oggetto di riduzione di spessore, sottofinestre e altri componenti, devono essere rispettati i limiti previsti nella tabella 2.1 al punto 2 dell'allegato C al decreto legislativo, con riferimento alla superficie totale di calcolo. Tale frase pu essere interpretata nel modo seguente. In presenza di elementi della parete con riduzione di spessore rispetto allelemento principale costituente la parete stessa (cio che costituisce per la maggior parte la parete stessa), occorre calcolare la trasmittanza media pesata rispetto alle aree delle superfici frontali dei vari componenti la parete e utilizzare questa per il confronto con la trasmittanza limite riportata nelle tabelle, cio:
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CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO Nelementi

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A U i1 i i Ulimite
Nelementi

[W/(m2 K)]

(20.7)

A i1 i

Nel caso di strutture orizzontali sul suolo, i valori di trasmittanza termica da confrontare con quelli in tabella sono calcolati con riferimento al sistema struttura-terreno, cio bisogna considerare la trasmittanza termica equivalente attraverso il terreno in regime stazionario, cos come si calcola con la norma UNI EN 13370. Ad eccezione della categoria E.8, il valore massimo della trasmittanza (U) delle chiusure apribili ed assimilabili, quali porte, finestre e vetrine anche se non apribili, comprensive degli infissi, considerando le parti trasparenti e/o opache che le compongono, deve rispettare i limiti di trasmittanza termica media del serramento riportati nella tabella 20.13 e di trasmittanza termica centrale del sistema vetrato (tabella 20.14) (articolo 4, comma 2, lettera c) e con un previsto aggiornamento dei valori all1 gennaio 2009 e 2010. Restano esclusi dal rispetto di detti requisiti gli ingressi pedonali automatizzati, da considerare solo ai fini dei ricambi di aria in relazione alle dimensioni, ai tempi e alle frequenze di apertura, alla conformazione e alle differenze di pressione tra l'ambiente interno ed esterno. Tab. 20.13 Valori limite della trasmittanza termica U delle chiusure trasparenti comprensive degli infissi, espressa in [W/(m2K)]
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U [W/(m2 K)]
5,0 3,6 3,0 2,8 2,4 2,2

U [W/(m2 K)]
4,6 3,0 2.6 2,4 2,2 2,0

U [W/(m2 K)]
4,6 3,0 2,6 2,4 2,2 2,0

Tab. 20.14 Valori limite della trasmittanza termica U dei vetri, espressa in [W/(m2K)]
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U [W/(m2 K)]
5,0 4,0 3,0 2,6 2,4 2,3

U [W/(m2 K)]
4,5 3,4 2,3 2,1 1,9 1,7

U [W/(m2 K)]
3,7 2,7 2,1 1,9 1,7 1,3

Tali valori limite superiori vanno rispettati entrambi contestualmente.


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20.5.7 Prestazione energetica per edifici nuovi e ristrutturati. Verifica semplificata. Comma 8. Nel caso di edifici di nuova costruzione e ristrutturati con superficie utile maggiore di 1000 m2 e con ampliamenti volumetricamente superiori al 20% dellintero edificio esistente, per tutte le categorie degli edifici cos come classificati in base alla destinazione d'uso all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, e quando il rapporto tra la superficie trasparente complessiva delledificio e la sua superficie utile inferiore a 0,18, il calcolo del fabbisogno annuo di energia primaria pu essere omesso se gli edifici e le opere sono progettati e realizzati nel rispetto dei limiti fissati al comma 4 lettere a) b) c) e sono rispettate le seguenti prescrizioni impiantistiche: siano installati generatori di calore con rendimento termico utile a carico pari al 100% della potenza termica utile nominale, maggiore o uguale a X 2 log Pn; dove log Pn il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del singolo generatore, espressa in kW, ed X vale 90 nelle zone climatiche A, B e C e vale 93 nelle zone climatiche D, E ed F; per valori di Pn maggiori di 400 kW si applica il limite massimo corrispondente a 400 kW; la temperatura media del fluido termovettore in corrispondenza delle condizioni di progetto sia non superiore a 60 C; siano installati almeno una centralina di termoregolazione programmabile in ogni unit immobiliare e dispositivi modulanti per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone aventi caratteristiche di uso ed esposizioni uniformi al fine di non determinare sovrariscaldamento per effetto degli apporti solari e degli apporti gratuiti interni; nel caso di installazione di pompe di calore elettriche o a gas queste abbiano un rendimento utile in condizioni nominali, u, riferito allenergia primaria, maggiore o uguale al valore limite calcolato con la formula 90 3 log Pn; dove log Pn il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore, espressa in kW; la verifica fatta utilizzando come fattore di conversione tra energia elettrica ed energia primaria il valore di riferimento per la conversione tra kWh elettrici e MJ definito con provvedimento dell'Autorit per l'energia elettrica e il gas, al fine di tener conto dell'efficienza media di produzione del parco termoelettrico, e suoi successivi aggiornamenti. In tale caso, all'edificio o porzione interessata, si attribuisce il valore del fabbisogno annuo di energia primaria limite massimo applicabile al caso specifico ai sensi del comma 2. 20.5.8 Nuova installazione o ristrutturazione totale di impianto termico o sostituzione di generatore di calore, comma 3. Per tutte le categorie di edifici come da DPR 412, nel caso di nuova installazione e ristrutturazione di impianti termici o sostituzione di generatori di calore, si procede al calcolo del rendimento globale medio stagionale dellimpianto termico e alla verifica che lo stesso risulti superiore al valore limite riportato al punto 5 dellallegato C al decreto legislativo:

g (75 3 log Pn) %

(20.8)

dove log Pn il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore o dei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in kW.
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Per valori di Pn superiori a 1000 kW la formula precedente non si applica e la soglia minima per il rendimento globale medio stagionale pari a 84%. Per potenze nominali al generatore superiori a 100 kW, fatto obbligo allegare alla relazione tecnica di cui allarticolo 8, comma 1 del decreto legislativo, una diagnosi energetica del sistema edificio-impianto contenente le seguenti informazioni: interventi che conseguono una riduzione della spesa energetica; i relativi tempi di ritorno degli investimenti; i possibili miglioramenti di classe delledificio a seconda del sistema di certificazione in vigore nella regione in cui ubicato ledificio, e sulla base della quale sono state determinate le scelte impiantistiche che si vanno a realizzare. 20.5.9 Sostituzione del solo generatore termico, commi 6 e 7. Nel caso di sostituzione del solo generatore termico di un impianto di riscaldamento in un edificio esistente, in generale occorre calcolare e verificare il rendimento di produzione medio stagionale p cos come richiesto dal DPR 412, cio tenendo conto delle condizioni programmate di accensione-spegnimento o attenuazione e, in aggiunta, calcolare e verificare lindicatore di efficienza energetica EPI, cos come richiesto al comma 1. Procedura estremamente complessa e vincolante perch se ledificio ante legge 373 e legge 10/91, molto probabile che il vincolo sullindicatore di efficienza energetica non venga rispettato anche se si prende in considerazione un generatore ideale con rendimento unitario. In realt viene proposta una soluzione di tipo prescrittivo. Se verificata lesistenza dei requisiti descritti di seguito non occorre procedere ad alcuna verifica sia del rendimento medio stagionale sia dellindicatore di prestazione energetica. Di fatto questa lunica strada perseguibile nel caso di edifici scarsamente isolati. I nuovi generatori di calore a combustione hanno rendimento termico utile, in corrispondenza di un carico pari al 100% della potenza termica utile nominale, maggiore o uguale al valore limite calcolato con la formula 90 2 log Pn, dove log Pn il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore, espressa in kW. Per valori di Pn maggiori di 400 kW si applica il limite massimo corrispondente a 400 kW. Le nuove pompe di calore elettriche o a gas hanno un rendimento utile in condizioni nominali, u, riferito allenergia primaria, maggiore o uguale al valore limite calcolato con la formula 90 3 log Pn dove log Pn il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore, espressa in kW. La verifica fatta utilizzando come fattore di conversione tra energia elettrica ed energia primaria il valore di riferimento per la conversione tra kWh elettrici e MJ definito con provvedimento dell'Autorit per l'energia elettrica e il gas, al fine di tener conto dell'efficienza media di produzione del parco termoelettrico, e suoi successivi aggiornamenti.
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Sono presenti, salvo che ne sia dimostrata inequivocabilmente la non fattibilit tecnica nel caso specifico, almeno una centralina di termoregolazione programmabile per ogni generatore di calore e dispositivi modulanti per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone che, per le loro caratteristiche di uso ed esposizione possano godere, a differenza degli altri ambienti riscaldati, di apporti di calore solari o comunque gratuiti. Detta centralina di termoregolazione si differenzia in relazione alla tipologia impiantistica e deve possedere almeno i requisiti gi previsti allarticolo 7 del Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nei casi di nuova installazione o ristrutturazione di impianti termici. In ogni caso detta centralina deve: essere pilotata da sonde di rilevamento della temperatura interna, supportate eventualmente da unanaloga centralina per la temperatura esterna, con programmatore che consenta la regolazione della temperatura ambiente su due livelli di temperatura nellarco delle 24 ore, nel caso di impianti termici centralizzati; consentire la programmazione e la regolazione della temperatura ambiente su due livelli di temperatura nellarco delle 24 ore, nel caso di impianti termici per singole unit immobiliari. Nel caso di installazioni di generatori con potenza nominale del focolare maggiore del valore preesistente, laumento di potenza motivato con la verifica dimensionale dellimpianto di riscaldamento. Nel caso di installazione di generatori di calore a servizio di pi unit immobiliari, sia verificata la corretta equilibratura del sistema di distribuzione, al fine di consentire contemporaneamente, in ogni unit immobiliare, il rispetto dei limiti minimi di comfort e dei limiti massimi di temperatura interna; eventuali squilibri devono essere corretti in occasione della sostituzione del generatore, eventualmente installando un sistema di contabilizzazione del calore che permetta la ripartizione dei consumi per singola unit immobiliare. Nel caso di sostituzione dei generatori di calore di potenza nominale del focolare inferiore a 35 kW, con altri della stessa potenza, rimessa alle autorit locali competenti ogni valutazione sullobbligo di presentazione della relazione tecnica di cui al comma 25 e se la medesima pu essere omessa a fronte dell'obbligo di presentazione della dichiarazione di conformit ai sensi della legge 5 marzo 1990, n. 46(26), e successive modificazioni. Se per garantire la sicurezza non fosse possibile rispettare le condizioni del comma 6, lettera a) (primo punto dellelenco precedente), in particolare nel caso in
(26)

Il 23.3.2008 entrato in vigore il Decreto del Ministero dello sviluppo economico 22.1.2008, n. 37, Regolamento concernente lattuazione dellarticolo 11 quaterdecies, comma 13, lettera a) del D.L. 30.9.2005, n. 203, convertito in legge il 2 dicembre 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attivit di installazione degli impianti allinterno degli edifici, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 61 del 12.3.2008 ed entrato in vigore il 27.3.2008. Tale decreto contiene le disposizioni in materia di installazione degli impianti allinterno degli edifici, inoltre abroga gli articoli dal 107 al 121 del DPR 380/2001 (che costituiscono il capo

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cui il sistema fumario per levacuazione dei prodotti della combustione al servizio di pi utenze ed di tipo collettivo ramificato e qualora sussistano motivi tecnici o regolamenti locali che impediscano di avvalersi della deroga prevista allarticolo 2, comma 2 del Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 551, la semplificazione di cui al comma 6 pu applicarsi ugualmente, fermo restando il rispetto delle altre condizioni previste, a condizione di: installare generatori di calore che abbiano rendimento termico utile a carico parziale pari al 30% della potenza termica utile nominale maggiore o uguale a 85 3 log Pn; dove log Pn il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore o dei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in kW; per valori di Pn maggiori di 400 kW si applica il limite massimo corrispondente a 400 kW; predisporre una dettagliata relazione che attesti i motivi della deroga dalle disposizioni del comma 6, da allegare alla relazione tecnica di cui al comma 25 del DPR 59, ove prevista, o alla dichiarazione di conformit, ai sensi della legge 5 marzo 1990, n. 46, e successive modificazioni, correlata all'intervento, qualora le autorit locali competenti si avvalgano dell'opzione di cui alla lettera f) del comma 6 dellarticolo 4 del DPR 59. 20.5.10 Impianti centralizzati, comma 9. In tutti gli edifici esistenti con un numero di unit abitative maggiore di quattro e in ogni caso per potenze nominali del generatore di calore dell'impianto centralizzato maggiore o uguale a 100 kW, appartenenti alle categorie E1 ed E2, cos come classificati in base al DPR 412/93, preferibile il mantenimento di impianti termici centralizzati laddove esistenti; le cause tecniche o di forza maggiore per ricorrere a eventuali interventi finalizzati alla trasformazione degli impianti termici centralizzati a impianti con generazione di calore separata per singola unit abitativa devono essere dichiarate nella relazione di cui al comma 25 del DPR 59. 20.5.11 Impianti centralizzati contabilizzazione e termoregolazione, comma 10. In tutti gli edifici esistenti con un numero di unit abitative superiore a 4, appartenenti alle categorie E1 ed E2, cos come classificati in base alla destinazione d'uso all'articolo 3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412, in caso di ristrutturazione dell'impianto termico o di installazione dell'impianto termico devono essere realizzati gli interventi necessari per permettere, ove tecnicamente possibile, la contabilizzazione e la termoregolazione del calore per singola unit abitativa. Gli eventuali impedimenti di natura tecnica alla realizzazione dei predetti interventi, ovvero l'adozione di altre soluzioni impiantistiche equivalenti, devono essere evidenziati nella relazione tecnica di cui al comma 25 del DPR 59.
quinto Norme per la sicurezza degli impianti), il DPR 447/1991 (regolamento di attuazione della Legge 46/1990) e la Legge 46 del 5 marzo 1990, tranne larticolo 8 Finanziamento dellattivit di normazione tecnica; larticolo 14 Verifiche e larticolo 16 Sanzioni. Si rimanda al DM n. 37/2008 per maggiori informazioni.
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Tali apparecchiature devono assicurare un errore di misura, nelle condizioni di utilizzo, inferiore a 5%, con riferimento alle norme UNI in vigore (articolo 4 comma 11). 20.5.12 Ulteriori dispositivi di regolazione, comma 21. Per tutti gli edifici e gli impianti termici nuovi o ristrutturati, prescritta l'installazione di dispositivi per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone aventi caratteristiche di uso ed esposizioni uniformi, al fine di non determinare sovrariscaldamento per effetto degli apporti solari e degli apporti gratuiti interni. L'installazione di detti dispositivi aggiuntiva rispetto ai sistemi di regolazione di cui all'articolo 7, commi 2, 4, 5 e 6, del DPR 26 agosto 1993, n. 412, e successive modificazioni, e deve comunque essere tecnicamente compatibile con l'eventuale sistema di contabilizzazione. Il D.Lgs. 192 di fatto rende obbligatoria sempre e comunque linstallazione dei dispositivi di regolazione automatica di ambiente nei singoli locali o zone, rendendo inutile la verifica del potenziale surriscaldamento legato ai guadagni solari. 20.5.13 Sistemi di trattamento dellacqua, comma 14. Per tutte le categorie di edifici ai sensi del DPR 412, nel caso di edifici di nuova costruzione e ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dal decreto legislativo limitatamente alle ristrutturazioni totali, e nel caso di nuova installazione e ristrutturazione di impianti termici o sostituzione di generatori di calore, fermo restando quanto prescritto per gli impianti di potenza complessiva 350 kW, all'articolo 5, comma 6, del DPR 26 agosto 1993, n. 412, prescritto: a) in assenza di produzione di acqua calda sanitaria e in presenza di acqua di alimentazione dell'impianto con durezza temporanea maggiore o uguale a 25 gradi francesi: 1) un trattamento chimico di condizionamento per impianti di potenza nominale del focolare complessiva minore o uguale a 100 kW; 2) un trattamento di addolcimento per impianti di potenza nominale del focolare complessiva compresa tra 100 e 350 kW; b) nel caso di produzione di acqua calda sanitaria le disposizioni di cui alla lettera a), numeri 1) e 2), valgono in presenza di acqua di alimentazione dell'impianto con durezza temporanea maggiore di 15 gradi francesi. Per quanto riguarda i predetti trattamenti si fa riferimento alla norma tecnica UNI 8065. 20.5.14 Edifici pubblici ed ad uso pubblico(27). In tutti i casi di nuova costruzione o ristrutturazione di edifici pubblici o a uso pubblico, cos come definiti ai commi 8 e 9 dell'allegato A al decreto legislativo, il DPR 59 prevede ulteriori prescrizioni elencate di seguito:
(27)

Per edificio adibito ad uso pubblico si intende un edificio nel quale si svolge, in tutto o in parte, lattivit istituzionale di enti pubblici. Invece per edificio di propriet pubblica si intende un edificio di propriet dello Stato, delle Regioni o degli Enti locali, nonch di altri enti pubblici, anche economici, destinato sia allo svolgimento delle attivit dellente, sia ad altre attivit o usi, compreso quello di abitazione privata.

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i valori limite gi previsti ai punti 1, 2, 3 e 4 dell'allegato C (Energia primaria e trasmittanze dei componenti edilizi sia opachi sia trasparenti) al decreto legislativo sono ridotti del 10%; il valore limite inferiore del rendimento globale medio stagionale, gi previsto al punto 5 dell'allegato C, del decreto legislativo, viene aumentato e calcolato con la seguente formula:

g (75 4 log Pn)%

(20.9)

i predetti edifici devono essere dotati di impianti centralizzati per la climatizzazione invernale ed estiva, qualora quest'ultima fosse prevista. 20.5.15 Produzione di acqua calda sanitaria, commi 22 e 23. Per tutte le categorie di edifici secondo il DPR 412, nel caso di edifici pubblici e privati, obbligatorio l'utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica. In particolare, nel caso di edifici di nuova costruzione o in occasione di nuova installazione di impianti termici o di ristrutturazione degli impianti termici esistenti, l'impianto di produzione di energia termica deve essere progettato e realizzato in modo da coprire almeno il 50% del fabbisogno annuo di energia primaria richiesta per la produzione di acqua calda sanitaria con l'utilizzo delle predette fonti di energia. Tale limite ridotto al 20% per gli edifici situati nei centri storici. Il comma 23 rimanda ai decreti attuativi dellarticolo 4 del D.lgs. 192 per lapplicazione del comma 22 che definiranno inoltre: le modalit applicative degli obblighi di quanto detto in precedenza; le prescrizioni minime, le caratteristiche tecniche e costruttive degli impianti di produzione di energia termica ed elettrica con lutilizzo di fonti rinnovabili. Le valutazioni concernenti il dimensionamento ottimale, o leventuale impossibilit tecnica di rispettare le presenti disposizioni, devono essere dettagliatamente illustrate nella relazione tecnica di cui al comma 25. In mancanza di tali elementi conoscitivi, la relazione dichiarata irricevibile. Inoltre nel caso di edifici di nuova costruzione, pubblici e privati, o di ristrutturazione degli stessi con Su 1000 m2, obbligatoria linstallazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica(28). Il D.Lgs. 192 spinge in maniera decisa per lintroduzione delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione di acqua calda sanitaria. Da notare che questo comma si aggiunge al comma 15 dellarticolo 5 del DPR
(28) Non viene fissato esplicitamente un limite inferiore, anche se in realt tale limite indicato sia dal comma 350 della finanziaria 2007, che modifica il comma 1 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia (DPR del 6 giugno 2001, n. 380) inserendo il seguente comma 1bis Nel regolamento di cui al comma 1, ai fini del rilascio del permesso di costruire deve essere prevista linstallazione dei pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica per gli edifici di nuova costruzione, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 0,2 kW per ciascuna unit abitativa, sia dal DM 19 febbraio 2007 che disciplina il Conto energia, che impone una potenza minima finanziabile di 1 kW.

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412/92 che invece obbliga alla verifica tecnico-economica anche per laspetto climatizzazione invernale e non solo tecnica come il D.Lgs. 192. 20.5.16 Impianti alimentati a biomassa, commi 12 e 13. Ai fini del presente decreto, e in particolare per la determinazione del fabbisogno di energia primaria dell'edificio, sono considerati ricadenti fra gli impianti alimentati da fonte rinnovabile gli impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati a biomasse combustibili che rispettano i seguenti requisiti: hanno rendimento utile nominale minimo conforme alla classe 3 di cui alla norma Europea UNI EN 303-5; hanno limiti di emissione conformi all'allegato IX della parte quinta del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, ovvero i pi restrittivi limiti fissati da norme regionali, ove presenti; utilizzano biomasse combustibili ricadenti fra quelle ammissibili ai sensi dell'allegato X della parte quinta del medesimo decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni. Per tutte le tipologie di edifici in cui prevista l'installazione di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili, in sede progettuale, nel caso di nuova costruzione e ristrutturazione di edifici esistenti, ampliamenti volumetrici, limitatamente alle ristrutturazioni totali, si procede alla verifica che la trasmittanza termica delle diverse strutture edilizie, opache e trasparenti, che delimitano l'edificio verso l'esterno o verso vani non riscaldati, non sia maggiore dei valori definiti nella pertinente tabella di cui ai punti 2, 3 e 4 dell'allegato C al decreto legislativo. 20.5.17 Relazione tecnica, comma 25. Come recita il comma 15 del D.Lgs. 192, Il progettista dovr inserire i calcoli e le verifiche previste dal presente articolo nella relazione attestante la rispondenza alle prescrizioni per il contenimento del consumo di energia degli edifici e relativi impianti termici, che, ai sensi dell'articolo 28, comma 1, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, il proprietario dell'edificio, o chi ne ha titolo, deve depositare presso le amministrazioni competenti secondo le disposizioni vigenti, in doppia copia, insieme alla denuncia dell'inizio dei lavori relativi alle opere di cui agli articoli 25 e 26 della stessa legge. Schemi e modalit di riferimento per la compilazione delle relazioni tecniche sono riportati nell'allegato E al decreto legislativo. Ai fini della pi estesa applicazione dell'articolo 26, comma 7, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, negli enti soggetti all'obbligo di cui all'articolo 19 della stessa legge, tale relazione progettuale dovr essere obbligatoriamente integrata attraverso attestazione di verifica sulla applicazione della norma predetta a tale fine redatta dal Responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia nominato. Tale relazione tecnica non una novit ma risulta modificata rispetto a quella fino ad ora impiegata per la Legge 10/91, come si vedr meglio in dettaglio successivamente, e va sempre presentata insieme alla denuncia dellinizio dei lavori relativi alle opere di cui agli articoli 25 e 26 della legge 10/91(29).
(29)

Si riferisce alla realizzazione di edifici ed impianti.

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Gli schemi e modalit di riferimento per la compilazione della relazione tecnica sono riportati nellallegato E al D.Lgs. 192. In tali schemi non appare in forma esplicita la richiesta di documentare le valutazioni specifiche allimpiego delle fonti rinnovabili di energia per gli edifici pubblici e a uso pubblico o privati come previsto dal comma 23. Occorre per rilevare che in realt lobbligo di valutazione sussiste in quanto sempre in vigore sia lart.1 comma 3, sia lart. 26 comma 7 della legge 10/91, sia il comma 15 del DRP 412 rafforzato dal comma 14 dellallegato I al D.Lgs. 192 (anche se limitato alla sola produzione dellacqua calda sanitaria), che esplicitamente dichiara che leventuale non ricorso alle fonti rinnovabili deve essere dettagliatamente motivato nella relazione tecnica. In sintesi, nel caso di edifici pubblici o a uso pubblico o privato, si ritiene parte integrante nel normale processo progettuale la valutazione sul ricorso alle fonti rinnovabili e quindi si richiede di documentare solo il non ricorso ovviamente nella sezione relativa alle deroghe. Il D.Lgs. 192 introduce poi una novit rispetto alla legge 10/91, che rappresentata dallobbligo dellintegrazione di detta relazione con una asseverazione sulla verifica dellutilizzabilit delle fonti energetiche rinnovabili, solo per nel caso in cui il soggetto committente, sempre di un edificio pubblico o a uso pubblico, sia obbligato (ai sensi dellart. 19 della legge 10/91) alla nomina di un responsabile per la conservazione e luso razionale dellenergia (consumi di energia pari o superiori a 1000 tonnellate equivalenti di petrolio). In tal caso, e solo in questo caso, tale responsabile deve integrare la relazione tecnica con unattestazione di verifica sulla utilizzabilit delle fonti rinnovabili, cio deve eseguire o far eseguire una verifica tecnica sullutilizzabilit delle fonti rinnovabili per la riduzione dellimpiego di energia primaria e deve sempre sottoscriverne i risultati, assumendosi la responsabilit di quanto riportato (asseverazione). Passando allesame di dettaglio delle innovazioni introdotte dal nuovo modello di relazione tecnica di cui allallegato E del D.Lgs. 192/2005, si riscontra lintroduzione di alcuni nuovi elementi. Dati tecnici e costruttivi delledificio. Compare la superficie utile (calpestabile) e scompare stranamente la massa efficace dellinvolucro edilizio e la classe di permeabilit dei serramenti (che in realt verr recuperata successivamente). Dati relativi allimpianto termico. Sparisce la richiesta di fornire lo schema funzionale dellimpianto con il dimensionamento della rete del fluido termovettore e delle apparecchiature e con evidenziazione dei dispositivi di regolazione e contabilizzazione; tale schema doveva anche riportare una tabella riassuntiva delle apparecchiature, con le loro caratteristiche funzionali, e di tutti i componenti rilevanti ai fini energetici, con i loro dati descrittivi e funzionali; lo schema funzionale, senza lobbligo delle specifiche suddette, va comunque riportato, giacch richiesto successivamente al punto k dellallegato E. Relativamente ai condotti di evacuazione dei prodotti della combustione, essendo stato abrogato il recepimento delle norme UNI come unica regola tecnica da seguire, si chiede di dichiarare con quale norma stato eseguito il dimensionamento (punto f allegato E).
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Sono stati inoltre inseriti i punti relativi agli impianti solari termici e fotovoltaici in cui vengono richieste le caratteristiche tecniche e gli schemi funzionali solo per questi ultimi, in quanto per il solare si presuppone sia inserito allinterno dello schema funzionale dellimpianto termico. Principali risultati dei calcoli. Componenti opachi: oltre alle caratteristiche termiche (trasmittanza) ed igrometriche, occorre specificare la massa areica frontale; sparisce ogni riferimento a uno specifico formato di presentazione di dati e si rinvia (per la loro descrizione) a un generico allegato alla relazione; infine il Confronto con i valori limite riportati nellallegato C. vale sia per edifici di nuova costruzione o ristrutturazioni importanti(30), in quanto bisogna confrontare le trasmittanze dei componenti opachi e di quelli trasparenti sia verticali sia orizzontali con i valori limite dellallegato C, sia in presenza di ristrutturazione dellinvolucro edilizio degli edifici non E.8 con meno di 1000 m2 di superficie utile, o qualora si decidesse di optare per la procedura semplificata. Componenti finestrati: oltre alle caratteristiche termiche (trasmittanza) occorre specificare la classe di permeabilit del serramento; sparisce ogni riferimento a uno specifico formato di presentazione di dati e si rinvia (per la loro descrizione) a un generico allegato alla relazione; infine il Confronto con i valori limite riportati allallegato C. vale sia per edifici di nuova costruzione o ristrutturazioni importanti(31), in quanto bisogna confrontare le trasmittanze dei componenti trasparenti sia verticali sia orizzontali con i valori limite dellallegato C aumentati del 30%, sia in presenza di ristrutturazione dellinvolucro edilizio degli edifici non E.8 con meno di 1000 m2 di superficie utile, o qualora si decidesse di optare per la procedura semplificata. Attenuazione dei ponti termici (provvedimenti e calcoli): questa una richiesta completamente nuova, rispetto al modello impiegato per la Legge 10/21 DPR 412, e richiede di documentare leffetto dei ponti termici presenti, le eventuali azioni correttive intraprese, e di riportare i relativi calcoli. Trasmittanza termica (U) degli elementi divisori tra alloggi o unit immobiliari confinanti (distinguendo pareti verticali e solai), richiesta gi presente ma adesso occorre distinguere tra pareti verticali e solai, giacch obbligatoria per gli edifici di classe E.1 la verifica con il valore limite di cui al comma 16 dellarticolo 4 del DPR 59 [deve essere inferiore o uguale a 0,8 (W/ m2 K)] solo per le pareti verticali. Verifica termoigrometrica, va adesso eseguita obbligatoriamente e documentata in un allegato alla relazione, tenendo presente che a differenza della normativa UNI, va effettata in condizioni di progetto e non si deve avere (in tali condizioni) alcuna formazione di condensa. Sparisce la richiesta sulla trasmittanza massima e sul coefficiente volumico di dispersione termica per trasmissione (Cd), mentre resta la richiesta di specificare
(30) (31)

Articolo 4 comma 2 del DPR 59. Articolo 4 comma 4 del DPR 59.

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il numero di ricambi daria medi giornalieri per ogni zona, senza per la necessit di specificare tra valore di progetto e valore minimo imposto da specifiche condizioni igienico-sanitarie. Rendimento globale medio stagionale: sparisce la richiesta di riportare il valore minimo imposto. Fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale EPI: compare il nuovo indicatore energetico che sostituisce il FEN per la verifica sullefficienza energetica e in particolare occorre dichiarare: quale metodo stato utilizzato per il suo calcolo; il valore di progetto in kWh/m2 anno o kWh/m3 anno (N.B. dal punto di vista dimensionale la divisione per lanno renderebbe la grandezza considerata una potenza; inoltre la base temporale su cui si definisce tale indice non lanno ma la stagione di riscaldamento; per tali ragioni sarebbe pi corretto omettere tale unit temporale e indicare solo kWh/m2 o kWh/m3); il confronto con il valore limite (da punto 1 dellallegato C D.Lgs. 192). Viene mantenuto, probabilmente come elemento di paragone, il vecchio FEN in kJ/m3 GG, solo per il valore di progetto. Impianti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria: anche questa una richiesta completamente nuova, obbligatoria per gli edifici pubblici e privati (essendone obbligata linstallazione), che prevede la descrizione dellimpianto, la dichiarazione delle sue caratteristiche tecniche e la percentuale di copertura solare del fabbisogno annuo.

Elementi specifici che motivano eventuali deroghe a norme fissate dalla normativa vigente. Spariscono le specifiche relative ai possibili casi di deroga rispetto agli obblighi previsti dalla Legge 10/91, DPR 412/92 e 551/98 e dal D.Lgs. 192/2005, ribadendo comunque la necessit di documentare ogni eventuale deroga (punto reso solo pi generale e generico). Documentazione allegata. Spariscono i riferimenti alle tabelle facsimile. 20.5.18 Metodi di calcolo impiegabili, comma 16. Labrogazione dellarticolo 1 del decreto del Ministro dellindustria, del commercio e dellartigianato in data 6 agosto 1994, relativo al recepimento delle norme UNI attuative del Decreto del Presidente della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412, non vincola allesclusivo uso delle procedure di calcolo definite dalle norme UNI. Di conseguenza, al comma 26, il DPR 59 definisce sommariamente i requisiti che le procedure di calcolo da impiegare per le verifiche devono avere; in particolare dice che devono garantire risultati conformi alle migliori regole tecniche. Sempre il DPR 59 individua come rispondenti a tale requisito: le norme tecniche UNI e CEN(32);

(32)

Allinterno dellallegato M del Decreto legislativo viene definito un elenco non esaustivo della normativa di riferimento.

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altri metodi di calcolo recepiti dal Ministero per lo sviluppo economico tramite specifico decreto; tale metodologia di calcolo avrebbe implicitamente valenza superiore rispetto a qualsiasi altra metodologia, anche se paritetica. L'utilizzo di altri metodi, procedure e specifiche tecniche sviluppati da organismi istituzionali nazionali, quali l'ENEA, le universit o gli istituti del CNR, possibile, motivandone l'uso nella relazione tecnica di progetto di cui al comma 25, purch i risultati conseguiti risultino equivalenti o conservativi rispetto a quelli ottenibili con le norme tecniche emesse dagli organismi precedentemente detti. Questa frase consente di fatto limpiego di codici di calcolo dinamici, sicuramente in grado di fornire risultati di qualit superiore a quella ricavabile con le attuali normative UNI-CEN. 20.5.19 La progettazione del solo edificio. Il D.Lgs. 192/2005 prevede diversi decreti attuativi, tra cui uno sui requisiti degli edifici, cio della struttura edilizia, tali da favorire la riduzione del fabbisogno di energia primaria. Alcuni dei possibili requisiti dellinvolucro e della struttura edilizia sono per stati anticipati prima dalla parte transitoria del decreto legislativo, poi ribaditi dal DPR 59. Trasmittanza divisorio, comma 16. Il D.Lgs. 192/2005 imponeva di fatto dei requisiti sulla progettazione della parte edilizia del sistema edificio-impianto, imponendo un requisito prescrittivo sulla trasmittanza termica del divisorio verticale e orizzontale tra unit abitative non afferenti allo stesso impianto termico. Per lesattezza tale requisito si applica solo agli edifici della categoria E1 da realizzarsi in zona climatica C, D, E ed F. Per tali edifici il valore della trasmittanza (U) del divisorio verticale tra alloggi o unit immobiliari confinanti deve essere inferiore o uguale a 0,8 W/m2 K. Il DPR 59 estende questo vincolo sia a tutte le categorie di edifici secondo il DPR 412 ad esclusione della categoria E.8, sia a tutte le pareti che delimitano verso lambiente esterno gli ambienti non dotati di impianto di riscaldamento. Verifica condensa, comma 17. Il DPR 59 impone un ulteriore requisito sulla progettazione della parte edilizia del sistema edificio-impianto per tutti gli edifici esclusa la categoria E.8, e cio un requisito prescrittivo corrispondente alla totale assenza di formazione di condensa sia superficiale sia interstiziale. Prescrittivo e non prestazionale perch viene richiesta la verifica dellassenza di condensazioni superficiali e interstiziali delle pareti opache in condizioni di progetto e non in condizioni di esercizio, come prevede la normativa UNI-CEN. Infatti il comma 17 specifica che Qualora non esista un sistema di controllo della umidit relativa interna, per i calcoli necessari questa verr assunta pari al 65% alla temperatura interna di 20 C. Climatizzazione estiva, comma 18. Per tutte le categorie di edifici, cos come classificati in base alla destinazione d'uso all'articolo 3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412, ad eccezione, esclusivamente per le disposizioni di cui alla lettera b), delle categorie E.5, E.6, E.7 ed E.8, il progettista, al fine di limitare i fabbisogni energetici per la climatizzazione estiva e di contenere la temperatura interna degli ambienti, nel caso di edifici di nuova costruzione e nel caso di ristrutturazioni ed ampliamento di
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edifici esistenti, questo ultimo limitatamente alle ristrutturazioni totali: a) valuta puntualmente e documenta l'efficacia dei sistemi schermanti delle superfici vetrate, esterni o interni, tali da ridurre l'apporto di calore per irraggiamento solare; b) valuta puntualmente e documenta l'efficacia dei sistemi schermanti delle superfici vetrate, esterni o interni, tali da ridurre l'apporto di calore per irraggiamento solare; 1. relativamente a tutte le pareti verticali opache con l'eccezione di quelle comprese nel quadrante nord-ovest / nord / nord-est, almeno una delle seguenti verifiche: i. che il valore della massa superficiale Ms, di cui al comma 22 dell'allegato A, sia superiore a 230 kg/m2; ii. che il valore del modulo della trasmittanza termica periodica(33) (YIE), di cui al comma 4, dell'articolo 2, sia inferiore a 0,12 W/m2 K; 2. relativamente a tutte le pareti opache orizzontali ed inclinate che il valore del modulo della trasmittanza termica periodica YIE, di cui al comma 4, dell'articolo 2, sia inferiore a 0,20 W/m2 K; c) utilizza al meglio le condizioni ambientali esterne e le caratteristiche distributive degli spazi per favorire la ventilazione naturale dell'edificio; nel caso che il ricorso a tale ventilazione non sia efficace, pu prevedere l'impiego di sistemi di ventilazione meccanica nel rispetto del comma 13 dell'articolo 5 del DPR 26 agosto 1993, n. 412. Il requisito prescrittivo non per completamente vincolante, ma pu essere sostituto da un requisito prestazionale: Gli effetti positivi che si ottengono con il rispetto dei valori di massa superficiale o trasmittanza termica periodica delle pareti opache previsti alla lettera b), possono essere raggiunti, in alternativa, con l'utilizzo di tecniche e materiali, anche innovativi, ovvero coperture a verde, che permettano di contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti in funzione dell'andamento dell'irraggiamento solare. In tale caso deve essere prodotta una adeguata documentazione e certificazione delle tecnologie e dei materiali che ne attesti l'equivalenza con le predette disposizioni. Quindi in tal caso occorre prima assumere di avere una parete con una trasmittanza termica pari a quella della parete progettata e con massa frontale pari al valore 230 kg/m2, calcolare loscillazione non controllata della temperatura interna nelle condizioni di progetto estive, calcolare tale oscillazione per la parete progettata, comparare lampiezza delloscillazione tra i due casi, o meglio il valore massimo che si raggiunge. Perch la parete in progetto sia accettabile occorre che il valore massimo di temperatura raggiunto sia non superiore a quello raggiunto con la parete di riferimento.
(33)

Trasmittanza termica periodica YIE (W/m2 K) il parametro che valuta la capacit di una parete opaca di sfasare ed attenuare il flusso termico che la attraversa nellarco delle 24 ore, definita e determinata secondo la norma UNI EN ISO 13786:2008 e successivi aggiornamenti.

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Sistemi schermanti, commi 19 e 20. Sempre al fine di limitare i fabbisogni energetici per la climatizzazione estiva e di contenere la temperatura interna degli ambienti, il DPR 59 prevede nel caso di nuove costruzioni, ristrutturazioni e ampliamenti volumetrici (sono esclusi gli ampliamenti sotto il 20% del volume dellintero edificio e gli edifici di categoria E.6 e E.8 ai sensi del DPR 412) ladozione di sistemi schermanti esterni. Solo nel caso delle ristrutturazioni di edifici esistenti, ad eccezione delle categorie E.6 ed E.8, il progettista valuta puntualmente e documenta l'efficacia dei sistemi filtranti(34) o schermanti delle superfici vetrate, tali da ridurre l'apporto di calore per irraggiamento solare. Qualora se ne dimostri la non convenienza in termini tecnico-economici, detti sistemi possono essere omessi in presenza di superfici vetrate con fattore solare (UNI EN 410) minore o uguale a 0,5. Tale valutazione deve essere evidenziata nella relazione tecnica di cui al comma 25. La predetta relazione pu essere omessa solo nel caso di ristrutturazioni di edifici esistenti se presenti superfici vetrate con fattore solare minore o uguale a 0,5. 20.5.20 Opere di predisposizione, comma 24. Questo comma rappresenta una novit importante e un impegno significativo nella progettazione del sistema edilizio per favorire lintroduzione delle reti di teleriscaldamento nella climatizzazione degli edifici. Infatti recita, nella prima parte, che nel caso di nuova costruzione o ristrutturazione di edifici obbligatoria la predisposizione delle opere, riguardanti linvolucro delledificio e gli impianti, necessarie a favorire il collegamento a reti di teleriscaldamento, a una distanza inferiore a metri 1000 ovvero in presenza di progetti approvati nellambito di opportuni strumenti pianificatori. 20.6 CALCOLO DELLA POTENZA TERMICA Il calcolo della potenza termica da assegnare al generatore di calore (o ai generatori di calore) per sopperire alle esigenze termiche degli ambienti climatizzati deve essere eseguito basandosi sulla UNI EN 12831(35), che ha sostituito completamente la vecchia UNI 7357/74(36), compresi i fogli aggiuntivi (FA1, FA2, FA3). Si rammenta che, per quanto detto nei paragrafi precedenti, la verifica del Cd non pi obbligatoria. La norma specifica un metodo per il calcolo del fabbisogno di calore(37), nelle
(34) Sistemi filtranti, pellicole polimeriche autoadesive applicabili su vetri, su lato interno o esterno, in grado di modificare una o pi delle seguenti caratteristiche della superficie vetrata: trasmissione dellenergia solare, trasmissione ultravioletti, trasmissione infrarossi, trasmissione luce visibile. (35) UNI EN 12831/2006 - Impianti di riscaldamento negli edifici. Metodo di calcolo del carico termico di progetto. (36) UNI 7357 del 1974 - Calcolo del fabbisogno termico per il riscaldamento di edifici. (37) Inteso come calcolo per il dimensionamento della potenza del generatore di calore e dei corpi scaldanti in condizioni di picco.

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condizioni di progetto di riferimento, per garantire il raggiungimento della temperatura interna di progetto richiesta. Descrive il calcolo del carico termico di progetto secondo due approcci: il primo di tipo ambiente per ambiente o spazio riscaldato per spazio riscaldato, ai fini del dimensionamento dei corpi scaldanti; il secondo considerando lintero edificio, o lentit porzione di edificio, ai fini del dimensionamento del generatore di calore. Viene proposto dalla norma un metodo semplificato di calcolo (si rimanda alla lettura della norma per maggiori informazioni) da utilizzare in alternativa al calcolo di tipo dettagliato. La norma corredata da due appendici che riportano i valori prefissati di ausilio per la determinazione del fabbisogno di calore: una contenente valori predefiniti, mentre laltra contenente gli stessi valori ma contestualizzati a livello nazionale. Rientrano nel campo di applicazione tutti gli edifici con altezza limitata degli ambienti (non maggiore di 5 m), per i quali previsto il riscaldamento a regime permanente nelle condizioni di progetto. Tali edifici sono, per esempio: edifici residenziali; edifici ad uso ufficio e ad uso amministrativo; scuole; biblioteche; ospedali; edifici ricreativi; carceri; edifici utilizzati nel settore della ristorazione; grandi magazzini e altri edifici ad uso commerciale; edifici industriali. Le appendici contengono inoltre informazioni su come affrontare i casi che riguardano: edifici di notevole altezza o grandi ambienti; edifici dove la temperatura dellaria e la temperatura media radiante differiscono in modo significativo. 20.6.1 Metodo dettagliato. Caso base. Le ipotesi su cui si fonda il metodo di calcolo dettagliato sono le seguenti: distribuzione uniforme della temperatura (temperatura dellaria e temperatura di progetto); dispersioni termiche calcolate in condizioni di regime permanente presupponendo propriet costanti, come valori di temperatura, caratteristiche degli elementi delledificio; altezza interna dei locali non maggiore di 5 metri; locali riscaldati (o supposti tali, a una temperatura specifica in condizioni di regime permanente; identico valore della temperatura dellaria e della temperatura operante (per ipotesi). Lapplicazione del metodo di calcolo, sia riferito a uno spazio riscaldato, a una porzione di edificio o allintero edificio, sia che si usi la metodologia di calcolo semplificata, si fonda sulla determinazione delle dispersioni termiche verso lesterno determinate: dalla conduzione termica attraverso le superfici circostanti e dallo scambio termico tra spazi riscaldati, dovuto al fatto che spazi riscaldati adiacenti possono essere riscaldati (o convenzionalmente si suppone siano riscaldati), a temperature
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diverse (per esempio, si pu supporre che ambienti adiacenti appartenenti a un altro appartamento siano riscaldati a una temperatura fissa, corrispondente a quella di un appartamento non occupato); dalla dispersione termica di progetto per ventilazione, vale a dire la dispersione termica verso lesterno dovuta a ventilazione o infiltrazione attraverso linvolucro delledificio e la dispersione termica determinata dal calore trasferito per ventilazione da uno spazio riscaldato a un altro spazio riscaldato allinterno delledificio. Il metodo schematizzato nella figura 20.3 e ne sono illustrate di seguito le diversi fasi.

Determinazione dei dati di base: Temperatura esterna di progetto Temperatura esterna media annua

[1]

Dati climatici (UNI 10349)

Spazio riscaldato?

Spazio non riscaldato [2]

Temperatura interna di progetto Determinazione di: caratteristiche dimensionali; caratteristiche termiche di tutti gli elementi delledificio per ciascun spazio riscaldato e non Calcolo delle dispersioni termiche di progetto per trasmissione (T) Calcolo delle dispersioni termiche di progetto per ventilazione (V) [4] Calcolo delle dispersioni termiche totali di progetto: = T + V Calcolo della potenza ripresa (RH) Calcolo carico termico totale di progetto: HL = T + V + RH [5]

Determinazione delle zone riscaldate e definizione della temperatura interna di progetto. (DPR 412, Legge 10/91 Regolamenti Regionali)

[3]

Dispersioni termiche attraverso linvolucro edilizio, spazi non riscaldati, spazi adiacenti e verso terreno

Calcolo delle dispersioni termiche delledificio

Effetti del riscaldamento intermittente Carico termico totale di progetto

[6]

Fig. 20.3 Diagramma di flusso che riassume il metodo di calcolo del carico termico totale.
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Fase 1. Determinazione della temperatura esterna di progetto (e) e temperatura media esterna (m, e)(38), in funzione della localit di riferimento. Tali valori sono ricavabili dallappendice NA (Appendice Nazionale), che contiene i valori e parametri nazionali (tab. 20.15). Tab. 20.15 Temperatura esterna di progetto e temperatura esterna media annuale
Provincia AG AL AN AO AP AQ AR AT AV BA BG BI BL BN BO BR BS BZ CA CB CE CH CL CN CO CR CS CT CZ EN FE FG FI FO FR GE GO Comune Agrigento Alessandria Ancona Aosta Ascoli Piceno LAquila Arezzo Asti Avellino Bari Bergamo Biella Belluno Benevento Bologna Brindisi Brescia Bolzano Cagliari Campobasso Caserta Chieti Caltanissetta Cuneo Como Cremona Cosenza Catania Catanzaro Enna Ferrara Foggia Firenze Forl Frosinone Genova Gorizia Alt. 230 95 16 583 154 714 246 123 348 5 249 420 383 135 54 15 149 262 4 701 68 330 568 534 201 45 238 7 320 931 9 76 40 34 291 19 84 Zona B E D E D E E E D C E E E C E C E E C E C D D F E E C B C E E D D D E D E GG 729 2559 1688 583 1698 2514 2104 2617 1742 1185 2533 2589 2936 1316 2259 1083 2410 2791 990 2346 1013 1556 1550 3012 2228 2389 1317 833 1328 2248 2326 1530 1821 2087 2196 1435 2333

e (C)
3 8 2 10 2 5 0 8 2 0 5 9 10 2 5 0 7 15 3 4 0 0 0 10 5 5 3 5 2 3 5 0 0 5 0 0 5

m, e (C)
18,2 12,8 15,1 10,4 14,8 12,1 14,1 12,3 13,9 16,4 13,5 10,8 11,2 14,3 14,2 16,6 13,5 12,6 17,6 12,7 17,1 15,0 15,8 11,4 13,3 13,0 16,6 18,2 16,1 13,4 13,1 14,1 14,8 14,2 11,8 16,1 13,1 (segue)

(38) Tali valori sono contenuti anche allinterno della UNI 10349 Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati climatici.

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(seguito tabella 20.15) Provincia GR IM IS KR LC LO LE LI LT LU MC ME MI MN MO MS MT NA NO NU OR PA PC PD PE PG PI PN PO PR PS PT PV PZ RA RC RE RG RI RM RN RO SA SI SO SP Comune Grosseto Imperia Isernia Crotone Lecco Lodi Lecce Livorno Latina Lucca Macerata Messina Milano Mantova Modena Massa Carrara Matera Napoli Novara Nuoro Oristano Palermo Piacenza Padova Pescara Perugia Pisa Pordenone Prato Parma Pesaro e Urbino Pistoia Pavia Potenza Ravenna Reggio Calabria Reggio Emilia Ragusa Rieti Roma Rimini Rovigo Salerno Siena Sondrio La Spezia Alt. 10 10 423 8 214 87 49 3 21 19 315 3 122 19 34 65 200 17 159 546 9 14 61 12 4 493 4 24 61 57 11 67 77 819 4 15 58 502 405 20 5 7 4 322 307 3 Zona D C D B E E C D C D D B E E E D D C E D C B E E D E D E D E D D E E E B E C E D E E C D E D GG 1550 1201 1866 899 2383 2592 1153 1408 1220 1715 2005 707 2404 2388 2258 1525 1418 1034 2463 1602 1059 751 2715 2383 1718 2289 1694 2459 1668 2502 2083 1885 2623 2472 2227 772 2560 1324 2324 1415 2139 2466 994 1943 2755 1413

e (C)
0 0 2 0 5 5 0 0 2 0 2 5 5 5 5 0 2 2 5 0 3 5 5 5 2 2 0 5 0 5 2 0 5 3 5 3 5 0 3 0 5 5 2 2 10 0

m, e (C)
15,2 14,7 13,7 16,5 13,4 13,1 17,1 15,7 15,7 14,8 13,6 18,5 13,7 13,9 13,3 14,9 16,6 18,2 12,8 14,6 16,6 18,0 12,1 12,8 16,1 13,2 15,0 12,2 15,2 13,4 13,4 14,5 12,6 12,5 12,1 18,1 12,7 17,0 12,7 16,3 13,6 13,3 18,4 14,0 11,9 14,2 (segue)

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(seguito tabella 20.15) Provincia SR SS SV TA TE TN TO TP TR TS TV UD VA VB VC VE VI VR VT VV Comune Siracusa Sassari Savona Taranto Teramo Trento Torino Trapani Terni Trieste Treviso Udine Varese Verbania Vercelli Venezia Vicenza Verona Viterbo Vibo Valentia Alt. 17 225 4 15 265 194 239 3 130 2 15 113 382 197 130 1 39 59 326 426 Zona B C D C D E E B D D E E E E E E E D D D GG 799 1185 1481 1071 1834 2567 2617 810 1650 1929 2378 2323 2652 2426 2751 2345 2371 2068 1989 1586

e (C)
5 2 0 0 0 12 8 5 2 5 5 5 5 5 7 5 5 5 2 3

m, e (C)
18,2 16,1 15,8 17,1 14,3 15,9 12,4 18,2 15,2 14,6 13,4 13,6 10,5 13,1 12,4 13,8 13,2 13,7 14,8 15,0

Fase 2. Identificazione delle zone riscaldate e di quelle non riscaldate, alle prime vengono assegnati i valori di temperatura interna di progetto (int)(39) in funzione della tipologia di locale (24 C per i bagni e 20 C per soggiorni, camere da letto ecc.). Tali valori possono essere desunti sempre dallappendice NA, dal DPR 412 e da regolamenti locali (tab. 20.16). Tab. 20.16 Temperature interne di progetto
Tipo di locale delledificio Ufficio singolo Uffici a spazio aperto Sala conferenze Auditorium Bar - ristorante Aule scolastiche Scuola materna Asilo nido Supermercato Locali di abitazione Bagni Chiese Musei - gallerie
(39)

Temperatura interna di progetto (C) 20 20 20 20 20 20 20 22 16 20 24 15 16

Si ipotizza che la temperatura operante e la temperatura dellaria interna abbiano lo stesso valore.

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Fase 3. In questa fase bisogna desumere i seguenti dati dalledificio: Vi volume daria interno di ogni ambiente, espresso in m3 Ak area di ciascun elemento delledificio, espresso in m2 Uk trasmittanza termica di ciascun elemento delledificio, espressa in W/(m2 K) trasmittanza termica lineare di ciascun ponte termico lineare, espressa in W/(m K) L lunghezza di ciascun ponte termico lineare, espressa in metri. Il calcolo della trasmittanza termica (valore U) degli elementi delledificio deve essere eseguito facendo riferimento alle condizioni al contorno e alle caratteristiche dei materiali, definite e raccomandate nelle norme EN (tab. 20.17). Tab. 20.17 Parametri e riferimenti normativi per la determinazione del coefficiente U
Simbolo e unit di misura Rsi (m2 K W1) Rse (m2 K W1) Definizione del parametro Resistenza termica superficiale interna Resistenza termica superficiale esterna Riferimento alla norma UNI corrispondente UNI EN ISO 6946 UNI EN ISO 6946

(W m1 K1)

Conduttivit termica (materiali omogenei): determinazione dei valori dichiarati e di progetto (procedimento) UNI EN ISO 10456 valori di progetto tabulati (valori cautelativi) UNI EN 12524 tipi di terreno UNI EN ISO 13370 posizione e condizioni di umidit locali norme nazionali (in funzione del Paese) Resistenza termica di materiali (non) omogenei UNI EN ISO 6946 Resistenza termica di strati daria o cavit: strati daria non ventilati, leggermente ventilatiUNI EN ISO 6946 e ben ventilati UNI EN ISO 10077-1 in finestre accoppiate e doppie Trasmittanza termica: metodo generale di calcolo finestre, porte (valori calcolati e tabulati) telai (metodo numerico) vetrate UNI EN ISO 6946 UNI EN ISO 10077-1 UNI EN ISO 10077-2 UNI EN 673

R (m2 K W1) W1)

Ra

(m2

U (W m2 K1)

(Wm1K1) (W/K)

Trasmittanza termica lineare (ponti termici): calcolo dettagliato (numerico, 3 dimensioni) UNI EN ISO 10211 calcolo semplificato UNI EN ISO 14683 Trasmittanza termica puntiforme (ponti termici, 3 dimensioni) UNI EN ISO 10211-1

Fase 4. Per la determinazione del coefficiente di dispersione termica per ventilazione, si utilizzano le seguenti quantit, come appropriate:
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nmin tasso di ventilazione esterna minimo orario (h1) n50 tasso orario di ventilazione con una differenza di pressione di 50 Pa tra interno ed esterno (h1) Vinf portata daria per infiltrazione dovuta a mancanza di tenuta dellinvolucro delledificio, tenendo conto del vento e delleffetto camino (m3/s) VSu portata daria di rinnovo (m3/s) Vex portata daria di estrazione (m3/s) V rendimento del sistema di recupero del calore sullaria di estrazione. La scelta delle dimensioni delledificio utilizzate deve essere chiaramente specificata. Quali che siano le dimensioni scelte, devono essere incluse le dispersioni attraverso lintera area delle pareti esterne. Possono essere utilizzate le dimensioni interne, esterne o interne totali secondo la UNI EN ISO 13789, ma le dimensioni delledificio scelte devono essere chiaramente specificate e mantenute invariate per lintera esecuzione del calcolo. Occorre notare che la UNI EN ISO 13789 non contempla lapproccio ambiente per ambiente. La dispersione termica totale di progetto, , calcolata come segue:

T,i V,i

(W)

(20.10)

dove: T,i dispersione termica di progetto per trasmissione per lo spazio riscaldato (W); V,i dispersione termica di progetto per ventilazione per lo spazio riscaldato (W). La dispersione termica di progetto per trasmissione calcolata come segue:

T,i (HT,ie HT,iue HT,ig HT,ij) (int,i e)

(W)

(20.11)

HT,ie il coefficiente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio riscaldato i verso lesterno (e) attraverso linvolucro delledificio (W/K); HT,iue Ak Uk ek i li ei
k i

(W/K)

(20.12)

dove: Ak area dellelemento k delledificio, espressa in m2 ek, ei fattori di correzione per lesposizione, che tengono conto di influssi climatici quali la diversa insolazione, lassorbimento di umidit degli elementi delledificio, la velocit del vento e la temperatura, a condizione che tali influssi non siano gi stati considerati nella determinazione dei valori di U (EN ISO 6949); tali valori sono contenuti nella tabella 20.18 Uk trasmittanza termica dellelemento k delledificio espressa in W/(m2 K)(40) li lunghezza del ponte termico lineare i tra linterno e lesterno (m) trasmittanza termica lineare del ponte termico(41)
La trasmittanza termica calcolata per gli elementi opachi secondo la UNI EN ISO 6949, per gli elementi trasparenti secondo la UNI EN ISO 10077-1. (41) Per valutazione di massima usare la norma UNI EN ISO 14683, oppure per calcoli pi rigorosi la UNI EN ISO 10211-2.
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(40)

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Tab. 20.18 Fattore di esposizione ek ed ei


Fattore di esposizione ek ei N 1,20 NE 1,20 E 1,25 SE 1,10 S 1,00 SO 1,05 O 1,10 NO 1,15

HT,iue il coefficiente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio riscaldato (i) verso lesterno (e) attraverso lo spazio non riscaldato (u), espresso in W/K. Tale parametro viene moltiplicato per un fattore di riduzione della temperatura che tiene conto della differenza tra la temperatura dello spazio non riscaldato e la temperatura esterna di progetto. HT,iue Ak Uk bu i li bu
k i

(W/K)

(20.13)

dove bu il fattore di riduzione della temperatura(42) che tiene conto della differenza tra la temperatura dello spazio non riscaldato e la temperatura esterna di progetto. Tale fattore pu essere determinato in tre modi differenti. Se si conosce la temperatura dello spazio non riscaldato u nelle condizioni di progetto, se specificata o calcolata, bu dato da:

int u bu int,i e
Se non nota u allora: Hue bu Hiu Hue

(20.14)

(20.15)

dove: Hiu coefficiente di dispersione termica dello spazio riscaldato i allo spazio non riscaldato u (W/K), considerando sia le dispersioni termiche per trasmissione sia quelle di ventilazione dello spazio stesso; Hue coefficiente di dispersione termica dello spazio non riscaldato u allesterno e (W/K), considerando sia le dispersioni termiche per trasmissione (esterno e terreno) sia quelle di ventilazione dello spazio stesso (tra lo spazio non riscaldato e lesterno). In alternativa si possono utilizzare i valori riportati nella tabella 20.19.

(42)

Il fattore di riduzione pu essere determinato.

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Tab. 20.19 Fattore di riduzione bu per il calcolo delle dispersioni attraverso vani non riscaldati
Tipo di vano Locali/numero di pareti del vano non riscaldato rivolte verso lambiente esterno: con una parete esterna senza serramenti esterni e con almeno due pareti esterne con serramenti esterni e con almeno due pareti esterne (per esempio garage) con tre pareti esterne (per esempio vani scala esterni) Cantine: senza finestre/serramenti esterni con finestre/serramenti esterni Sottotetti: il tasso di ventilazione del sottotetto elevato, (per esempio tetti ricoperti con tegole o altri materiali di copertura non a tenuta) senza rivestimento con feltro o assito altri tetti non isolati tetti isolati Disimpegni interni (senza muri esterni; ricambio daria minore di 0,5 vol/h) Disimpegni ventilati (aperture/volume 0,005 m /m )
2 3

bu 0,4 0,5 0,6 0,8 0,5 0,8

1,0 0,9 0,7 0 1,0 0,8

Solette sospese (soletta sopra vespaio)

HT,ig il coefficiente di dispersione termica per trasmissione verso il terreno, in condizioni di regime permanente, dallo spazio riscaldato i verso il terreno(43) g (W/K): HT,ig fg1 fg2

A
k

Uequiv,k Gw

(W/K)

(20.16)

dove: fg1 fattore di correzione che tiene conto dellinfluenza della variazione annuale della temperatura esterna, pari a 1,45 fg2 fattore di riduzione della temperatura, che tiene conto della differenza tra la temperatura esterna media annuale e la temperatura esterna di progetto, dato da:

int,i m,e fg2 int,i e

(20.17)

Ak area dellelemento delledificio k a contatto con il terreno (m2) Uequiv,k trasmittanza termica equivalente dellelemento k delledificio, determinata in funzione della tipologia del pavimento (su terreno, interrato oppure su vespaio aerato) (W m2 K1)
(43) La norma prevede un metodo semplificato per la determinazione del tasso di dispersione termica verso il terreno, rimanda alla norma UNI EN ISO 13370, Prestazione termica degli edifici - Trasferimento di calore attraverso il terreno - Metodi di calcolo per il calcolo dettagliato.

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GW

fattore di correzione che tiene conto dellinfluenza dellacqua del sottosuolo. Se la distanza tra la falda freatica considerata e il livello del pavimento del seminterrato (soletta del pavimento) minore di 1 m, si deve tenere conto di tale influenza. Il fattore pu essere calcolato secondo la EN ISO 13370 e deve essere determinato su base nazionale. In assenza di valori nazionali si applicano i seguenti valori: 1,00 se la distanza tra la falda freatica considerata e la soletta del pavimento maggiore di 1 m; 1,15 se la distanza tra la falda freatica considerata e la soletta del pavimento minore di 1 m.

HT,ij il coefficiente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio riscaldato i a uno spazio adiacente j riscaldato a una temperatura significativamente diversa, per esempio uno spazio riscaldato adiacente allinterno della porzione di edificio o uno spazio riscaldato di una porzione di edificio adiacente, espresso in W/K, ma non afferente allo stesso impianto termico: HT,ij fij Ak Uk
k

(W/K)

(20.18)

dove: fij fattore di riduzione della temperatura che tiene conto della differenza tra la temperatura dello spazio adiacente e la temperatura esterna di progetto, dato da:

int,i spazio riscaldato fij int,i e


Ak area dellelemento k delledificio (m2) Uk trasmittanza termica dellelemento k delledificio in W/(m2K).

(20.19)

In assenza di valori nazionali della temperatura degli spazi riscaldati adiacenti, si applicano i valori predefiniti riportati nella tabella 20.20. Tab. 20.20 Temperatura degli spazi riscaldati adiacenti
Calore trasferito dallo spazio riscaldato i a: ambiente adiacente allinterno della stessa porzione di edificio

spazio adiacente C spazio adiacente deve essere specificato: per esempio, per bagno, magazzino per esempio, influenza del gradiente di temperatura verticale
(int,i int,J)/2

ambiente adiacente appartenente a unaltra porzione di edificio (per esempio, appartamento) ambiente adiacente appartenente a un edificio separato (riscaldato o non riscaldato)

me intesa come la temperatura esterna media annuale

Nota: i valori riportati nella tabella 20.20 possono comprendere informazioni sulleffetto dei gradienti di temperatura verticali.
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La dispersione termica di progetto per ventilazione V,i per uno spazio riscaldato i calcolata come segue:

V,i Vi cp (int,i e) (W) (20.20) dove: HV,i coefficiente di dispersione termica di progetto per ventilazione (W/K) Vi portata daria dello spazio riscaldato i (m3/s) densit dellaria a int,i (kg/m3) cp capacit termica specifica dellaria a int,i, in kJ/(kg K). int,i temperatura interna di progetto dello spazio riscaldato i (K) e temperatura esterna di progetto in gradi centigradi (K)
Il procedimento di calcolo per la determinazione della relativa portata daria Vi dipende dal caso considerato, vale a dire con o senza sistema di ventilazione: nel caso di sistemi privi di sistema di ventilazione meccanica la portata di ventilazione sar uguale alla portata daria per infiltrazione dovuta alle caratteristiche di permeabilit dellinvolucro e al contesto in cui si trova ledificio; nel caso invece di utilizzo di un sistema di ventilazione meccanica, la portata daria sar data dalla sommatoria della portata daria per infiltrazione e della portata daria immessa ai fini della qualit dellaria. Laria di rinnovo non deve necessariamente avere le caratteristiche termiche dellaria esterna, per esempio nei casi in cui: viene immessa tramite lutilizzo di sistemi di recupero di calore; quando laria esterna preriscaldata a livello centrale; quando laria di rinnovo proviene da spazi adiacenti. In tutti questi casi si applica un fattore di riduzione che tiene conto della differenza tra la temperatura dellaria di rinnovo e la temperatura esterna di progetto. Bisogna evidenziare che nel calcolo questo fattore va a ridurre la portata di aria immessa dallimpianto, tale riduzione serve solo per determinare la potenza termica necessaria per portare laria alle condizioni di progetto. La portata daria immessa ai fini della qualit dellaria pari al valore della portata immessa non corretta dal fattore di riduzione. Fase 5. Gli spazi riscaldati in modo intermittente richiedono una potenza di ripresa, per ottenere la temperatura interna di progetto richiesta, dopo il periodo di inattivit dellimpianto, entro un tempo determinato. La potenza di ripresa dipende dai seguenti fattori: capacit termica degli elementi delledificio; tempo di ripresa del riscaldamento; calo di temperatura durante il periodo di inattivit; caratteristiche del sistema di regolazione. La potenza di ripresa pu non essere sempre necessaria, per esempio se: il sistema di regolazione in grado di eliminare il periodo di inattivit nei giorni pi freddi; possibile ridurre le dispersioni termiche (perdite per ventilazione) durante il periodo di inattivit.
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La potenza di ripresa pu essere determinata in modo dettagliato mediante procedimenti di calcolo dinamico. Nei casi seguenti possibile utilizzare un metodo di calcolo semplificato, per determinare la potenza di ripresa richiesta per il generatore di calore e per i corpi scaldanti: per edifici residenziali: il periodo di inattivit(44) (notturna) non maggiore di 8 h; la costruzione delledificio non leggera (per esempio, struttura in legno); per gli edifici non residenziali: il periodo di inattivit non maggiore di 48 h (interruzione di fine settimana); il periodo di occupazione durante i giorni lavorativi maggiore di 8 h al giorno; la temperatura interna di progetto compresa tra 20 C e 22 C. La potenza di ripresa richiesta per compensare gli effetti del riscaldamento intermittente RH,i in uno spazio riscaldato i calcolata come segue:

RH,i Ai fRH (W) (20.21) dove: Ai area del pavimento dello spazio riscaldato i (m2) fRH fattore di correzione dipendente dal tempo di riscaldamento successivo e dal calo della temperatura interna previsto durante il periodo di inattivit, espresso in W/m2. Questo fattore di correzione indicato allinterno dellappendice nazionale della norma. Tali valori predefiniti non si applicano agli impianti di riscaldamento con accumulo.
Fase 6. Il carico termico di progetto di una porzione entit di edificio o di un edificio, HL, calcolato come segue:

HL T,i V,i RH,i

(W)

(20.22)

dove: T,i somma delle dispersioni termiche per trasmissione di tutti gli spazi riscaldati, escluso il calore scambiato allinterno della porzione entit di edificio o delledificio; V,i dispersioni termiche per ventilazione di tutti gli spazi riscaldati, escluso il calore scambiato allinterno della porzione entit di edificio o delledificio; RH,i somma delle potenze di ripresa di tutti gli spazi riscaldati, richieste per compensare gli effetti del riscaldamento intermittente. 20.7 REQUISITI E DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI TERMICI Il DPR 59 del 2 aprile 2009 al comma 5 dellarticolo 4 prescrive che gli impianti termici di nuova installazione devono essere dimensionati in modo da assicurare
(44) Si ricorda che il regime intermittente disciplinato dal DPR n. 412 e successivi aggiornamenti.

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un rendimento globale medio stagionale dellimpianto termico g non inferiore al valore: g (75 3 log Pn) % (20.23) dove log Pn il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore o dei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in kW. Per i valori di Pn superiori di 1000 kW la formula precedente non si applica se la soglia minima per il rendimento globale medio stagionale pari a 84%. Per potenza utile nominale [Pn] (cio dichiarata e garantita dal costruttore in regime di funzionamento continuo) del generatore o del complesso dei generatori a servizio del singolo impianto termico; per potenze superiori a 350 kW la potenza utile deve essere ripartita su almeno due generatori. Per potenza utile si intende quella trasferita nellunit di tempo al fluido termovettore, pari, quindi, alla potenza termica al focolare diminuita delle perdite al camino e attraverso linvolucro del generatore. Per rendimento globale medio stagionale si intende il rapporto tra il fabbisogno di energia termica utile e il corrispondente fabbisogno di energia primaria durante la stagione di riscaldamento come mostrato dallequazione 20.24 ed espressi entrambi in kWh. (Qh Qh,W) g Qp,H (20.24)

dove: Qh fabbisogno di energia termica utile, definita come la quantit di calore che deve essere fornita o sottratta a un ambiente climatizzato per mantenere le condizioni di temperatura desiderate durante un dato periodo di tempo; Qh,W fabbisogno di energia termica per acqua calda sanitaria, definita come la quantit di calore che deve essere fornita per riscaldare una quantit di acqua alla temperatura desiderata; Qp,H,W fabbisogno complessivo di energia primaria per il riscaldamento e acqua calda sanitaria, definito come la quantit annua di energia primaria effettivamente consumata o che si prevede possa essere necessaria sia per la climatizzazione invernale in condizioni climatiche e di uso standard delledificio sia per la richiesta annua di acqua calda per usi igienico-sanitari determinata sulla base dei fabbisogni di acqua calda. Il rendimento globale medio stagionale risulta dal prodotto dei seguenti rendimenti medi stagionali: rendimento di generazione gn rendimento di regolazione rg rendimento di distribuzione d rendimento di emissione e

g gn rg d e

(20.25)

Ciascuno dei sottosistemi che compongono il sistema ha un proprio rendimento. Ai fini della conversione dellenergia elettrica in energia primaria il valore di riferi Ulrico Hoepli Editore S.p.A.

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mento per la conversione tra kWh elettrici e MJ definito con provvedimento dellAutorit per lenergia elettrica e il gas (AEEG), al fine di tener conto dellefficienza media di produzione del parco termoelettrico, e suoi successivi aggiornamenti. A livello nazionale, come specificato dal DPR 59, per quanto riguarda la determinazione sia dellenergia primaria sia dei rendimenti, bisogna riferirsi a quanto previsto dalla specifica tecnica UNI/TS 11300 parte 2. Tale specifica tecnica pu essere utilizzata inoltre anche per i seguenti scopi: 1) valutare il rispetto di regolamenti espressi in termini di obiettivi energetici; 2) confrontare le prestazioni energetiche di varie alternative impiantistiche; 3) indicare un livello convenzionale di prestazione energetica in termini di consumo di energia primaria degli edifici esistenti; 4) valutare il risparmio di interventi sugli impianti; 5) valutare il risparmio di energia utilizzando energie rinnovabili o altri metodi di generazione; 6) prevedere le esigenze future di risorse energetiche su scala nazionale calcolando i fabbisogni di energia primaria di tipici edifici rappresentativi del parco edilizio. La specifica tecnica si applica a sistemi di nuova progettazione, ristrutturati o esistenti: per il solo riscaldamento; misti o combinati per riscaldamento e produzione acqua calda sanitaria; per sola produzione acqua calda per usi igienico-sanitari. Le suddette applicazioni trovano riscontro in diversi tipi di valutazione energetica, come di seguito classificati. A) Valutazione di calcolo: prevede il calcolo del fabbisogno energetico e si differenzia in: A1) valutazione di progetto: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati di progetto; per le modalit di occupazione e di utilizzo delledificio e dellimpianto si assumono valori convenzionali di riferimento; questa valutazione eseguita in regime di funzionamento continuo; A2) valutazione standard: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati relativi alledificio e allimpianto reale, come costruito; per le modalit di occupazione e di utilizzo delledificio e dellimpianto si assumono valori convenzionali di riferimento; questa valutazione eseguita in regime di funzionamento continuo; A3) valutazione in condizioni effettive di utilizzo: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati relativi alledificio e allimpianto reale, come costruito; per le modalit di occupazione e di utilizzo delledificio e dellimpianto si assumono valori effettivi di funzionamento (per esempio, in caso di diagnosi energetiche); questa valutazione eseguita nelle condizioni effettive di intermittenza dellimpianto. B) Valutazione basata sul rilievo dei consumi con modalit standard. Ai fini di diagnosi energetica si pu procedere con la valutazione A3) integrata con il suddetto rilievo dei consumi. Le condizioni affinch i dati di consumo rile Ulrico Hoepli Editore S.p.A.

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vati possano essere correttamente utilizzati come valori di confronto sono: la definizione di criteri unificati per attribuire i consumi al periodo di tempo prefissato; modalit, anchesse unificate, per convertire i consumi in portate volumetriche o di massa e quindi in equivalenti energetici. 20.7.1 Fabbisogno ideale per il riscaldamento (Qh). Tale fabbisogno riferito al funzionamento continuo, cio al mantenimento di una temperatura interna delledificio costante nel tempo. Il fabbisogno ideale di energia termica utile delledificio si calcola con i metodi della UNI EN ISO 13790 e della UNI/TS 11300 parte 1. 20.7.2 Fabbisogno effettivo per riscaldamento (Qhr). Tale fabbisogno, inteso come la quantit di energia termica utile che deve essere immessa negli ambienti riscaldati, deve tenere conto sia di fattori negativi quali: a) maggiori perdite verso lesterno dovute a una distribuzione non uniforme di temperatura dellaria allinterno degli ambienti riscaldati (stratificazione); b) maggiori perdite verso lesterno dovute alla presenza di corpi scaldanti annegati nelle strutture; c) maggiori perdite dovute a una imperfetta regolazione dellemissione del calore; d) eventuale mancato sfruttamento di apporti gratuiti conteggiati nel calcolo di Qh, che si traducono in maggiori temperature ambiente anzich riduzioni dellemissione di calore; e) sbilanciamento dellimpianto; sia di fattori positivi, quali: a) trasformazione in calore dellenergia elettrica impiegata nelle unit terminali. Di conseguenza, lenergia termica utile effettiva Qhr ( Qd,out) la quale deve essere fornita dal sottosistema distribuzione, : Qhr Q Ql,rg Ql,e Qaux,e,lrh h dove: Qh Ql,e Ql,rg Qaux,e,lrh (Wh) (20.26)

il fabbisogno ideale netto; sono le perdite totali di emissione; sono le perdite totali di regolazione; lenergia termica recuperata dallenergia elettrica del sottosistema di emissione.

Quando limpianto prevede zone termiche(45) con terminali diversi e rispettivi sistemi di regolazione ambiente, il fabbisogno energetico utile effettivo delledificio risulta essere la somma di tutti i fabbisogni energetici utili delle singole zone termiche.
(45)

Si intende per zona termica la parte di ambiente climatizzato mantenuto a temperatura uniforme attraverso lo stesso impianto di riscaldamento, raffrescamento o ventilazione.

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20.7.3 Fabbisogno di energia per la produzione di acqua calda sanitaria (Qh,W). Tale fabbisogno, inteso come la quantit di energia termica richiesta per riscaldare una quantit di acqua alla temperatura desiderata, risulta essere pari a: Qh,W c VW (er 0) G
i

(Wh)

(20.27)

dove: la massa volumica dellacqua (kg/m3); c il calore specifico dellacqua pari a 1,162 (Wh/kg C); VW il volume dellacqua richiesta durante il periodo di calcolo (m3/d); er la temperatura di erogazione [C]; 0 la temperatura di ingresso dellacqua fredda sanitaria [C]; G il numero dei giorni del periodo di calcolo [d]. I volumi di acqua calda sanitaria sono riferiti convenzionalmente ad una temperatura di erogazione di 40 C e a una temperatura di ingresso di 15 C. Il salto termico di riferimento ai fini del calcolo del fabbisogno di energia termica utile , quindi, di 25 K. In caso siano disponibili i dati mensili di temperatura dellacqua di alimentazione in relazione alla zona climatica e alla fonte di prelievo (acqua superficiale, acqua di pozzo ecc) in quanto messi a disposizione dallente erogatore o dallAmministrazione Comunale, si devono usare tali dati. Il volume si determina come il prodotto tra il fabbisogno giornaliero specifico (a) espresso in L/d e il parametro che dipende dalla destinazione duso delledificio (Nu). Per destinazioni duso residenziali il valore di Nu risulta essere pari alla superficie utile (Su) dellabitazione espressa in metri quadrati. Tab. 20.21 Valori di a per edifici residenziali espressi in (L/d m2) (tratti dalla UNI/TS 11300-2)
Fabbisogni Calcolo in base al valore di Su per unit immobiliare [m2] 50 a Fabbisogno equivalente di energia termica utile [Wh/d m2] Fabbisogno equivalente di energia termica utile [kWh/m2 anno] 1,8 52,3 19,09 51-200 4,514
-0,2356 Su

200 1,3 37,7 13,8

Valore medio riferito a Su 80 m2 1,6 46,7 17,05

-0,2356 131,22 Su -0,2356 47,9 Su

Per tutte le altre destinazioni duso come specificato dal DPR 412, la determinazione dei fabbisogni di acqua calda sanitaria deve essere effettuata su base mensile tenendo conto del consumo giornaliero e del numero di giorni/mese di occupazione.

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Tab. 20.22 Valori per destinazioni diverse dal residenziale (tratti dalla UNI/TS 11300-2)
Tipo di attivit Hotel senza lavanderia 1 stella 2 stelle 3 stelle 4 stelle Hotel con lavanderia 1 stella 2 stelle 3 stelle 4 stelle Altre attivit ricettive diverse dalle precedenti Attivit ospedaliera day hospital Attivit ospedaliera con pernottamento e lavanderia Scuole Scuole materne e asili nido Attivit sportive/palestre Uffici Negozi Ristoranti Catering e self service a 40 L/d letto 50 L/d letto 60 L/d letto 70 L/d letto Numero di letti e numero giorni mese 50 L/d letto 60 L/d letto 70 L/d letto 80 L/d letto 28 L/d letto 10 L/d letto 90 L/d letto 15 L/d 100 L/d 0,2 10 L/d 4 L/d Numero di ospiti per numero di pasti Numero di ospiti per numero di pasti Numero di letti e numero giorni mese Numero di letti Numero di letti Numero di bambini Per doccia installata L/m2 d Nu Numero di letti e numero giorni mese

20.7.4 Fabbisogno di energia primaria (Qp,H,W). I fabbisogni di energia degli impianti, sotto forma di diversi vettori energetici, vengono convertiti in fabbisogno complessivo di energia primaria. In un determinato intervallo di calcolo, il fabbisogno globale di energia primaria dato da: Qp,H,W QH,c,i fp,i QW,c,j fp,j (QH,aux QW,aux QINT,aux Qel,exp) fp,ei (Wh) (20.28) dove: QH,c,i il fabbisogno di energia per riscaldamento ottenuto da ciascun vettore energetico i (combustibili, energia elettrica ecc.); nel caso di combustibili dato dalla quantit utilizzata per il potere calorifico inferiore, nel caso di energia elettrica dalla quantit utilizzata; fp,i il fattore di conversione in energia primaria del vettore energetico i; QW,c,j il fabbisogno di energia per acqua calda sanitaria ottenuto da ciascun vettore energetico j (combustibili, energia elettrica, ecc.); nel caso di combustibili
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dato dalla quantit utilizzata per il potere calorifico inferiore, nel caso di energia elettrica dalla quantit utilizzata; QH,aux il fabbisogno di energia elettrica per gli ausiliari degli impianti di riscaldamento; QW,aux il fabbisogno di energia elettrica per gli ausiliari degli impianti di produzione di acqua calda sanitaria; QINT,aux il fabbisogno di energia elettrica per ausiliari di eventuali sistemi che utilizzano energie rinnovabili e di cogenerazione; Qel,exp lenergia elettrica esportata dal sistema (da solare fotovoltaico, cogenerazione); fp,el il fattore di conversione in energia primaria dellenergia ausiliaria elettrica. Per quanto riguarda i fattori di conversione diversi da quelli relativi a solare, biomasse e teleriscaldamento, sono indicati in una parte successiva in fase di elaborazione, in cui si demanda alla UNI/TS 11300 parte 4. Per i combustibili fossili tale valore risulta pari a 1, per lenergia elettrica tale valore deliberato dallAEEG in Tep/kWhel per anno in corso. Si assume come fattore di conversione da Tep/kWhel in kWh primaria/kWh elettrici pari a 11,86 103. importante evidenziare che nel caso di impianti solo di riscaldamento o di sola acqua calda sanitaria si considerano solo i termini relativi al sistema considerato. 20.7.5 Rendimenti e perdite dei sottosistemi di riscaldamento. Il bilancio di un sottosistema viene definito come mostrato dalla figura 20.4.

Fig. 20.4 Bilancio di un sottosistema di riscaldamento.


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Il rendimento di un sottosistema generico X,y pu essere determinato come segue, a eccezione del sistema di generazione: QX,y,out X,y QX,y,in fp,el QX,y,aux dove: QX,y,out lenergia termica utile fornita in uscita dal sottosistema y per il servizio X (per esempio, per il sottosistema di distribuzione del riscaldamento Q H,d,out); QX,y,in lenergia termica utile richiesta in ingresso dal sottosistema; fp,el il fattore di conversione in energia primaria dellenergia ausiliaria elettrica; QX,y,aux lenergia elettrica degli ausiliari del sottosistema y per il servizio X. Per il sistema di generazione utilizzante combustibili fossili: QX,y,out X,y QX,y,in fp,el QX,y,aux dove QX,gn,in lenergia termica fornita dal combustibile. 20.7.5 Sottosistema di emissione e. Il fabbisogno termico teorico in condizioni ideali viene soddisfatto con una quantit di energia termica, fornita dal terminale erogatore, leggermente superiore a causa della disuniformit di temperatura negli ambienti, per laumento delle dispersioni verso lesterno provocato dallo stesso terminale La geometria del locale influenza in modo determinante le perdite del sottosistema di emissione, infatti le tabelle 20.23 e 20.24 forniscono i valori del rendimento di emissione sia quando laltezza del locale inferiore o compresa entro 4 metri, sia quando risulta superiore a 4 metri. Tab. 20.23 Rendimenti di emissione in locali di altezza inferiore a 4 metri (tratti dalla UNI/TS 11300-2)
Tipo di terminale di erogazione Carico termico medio annuo [W/m3(a)] 4 Radiatori su parete esterna isolata (*) Radiatori su parete interna Ventilconvettori (*) valori riferiti a tmedia acqua 45C Termoconvettori Bocchette in sistemi ad aria calda (***) Pannelli isolati annegati a pavimento Pannelli annegati a pavimento (****) Pannelli annegati a soffitto Pannelli a parete 0,95 0,96 0,96 0,94 0,94 0,99 0,98 0,97 0,97 4-10 10 0,92 0,92 0,94 0,92 0,90 0,97 0,94 0,93 0,93 (segue)
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(20.29)

(20.30)

e
0,94 0,95 0,95 0,93 0,92 0,98 0,96 0,95 0,95

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(seguito tabella 20.23) (a) Il carico termico medio annuo, espresso in W/m3, ottenuto dividendo il fabbisogno annuo di energia termica utile espresso in Wh, calcolato secondo la UNI EN ISO 13790, per il tempo convenzionale di esercizio dei terminali di emissione, espresso in ore, e per il volume lordo riscaldato del locale o della zona, espresso in metri cubi. (*) Il rendimento indicato riferito a una temperatura di mandata dellacqua di 85 C. Per parete riflettente, si incrementa il rendimento di 0,01. In presenza di parete esterna non isolata (U 0,8 W/m2 K) si riduce il rendimento di 0,04. Per temperatura di mandata dellacqua 65 C si incrementa il rendimento di 0,03. (**) I consumi elettrici non sono considerati e devono essere calcolati separatamente. (***) Per quanto riguarda i sistemi di riscaldamento ad aria calda i valori si riferiscono a impianti con: griglie di ripresa dellaria posizionate a unaltezza non maggiore di 2,00 m rispetto al livello del pavimento; bocchette o diffusori correttamente dimensionati in relazione alla portata e alle caratteristiche del locale; corrette condizioni di funzionamento (generatore di taglia adeguata, corretto dimensionamento della portata di aspirazione; buona tenuta allaria dellinvolucro e della copertura. (****) I dati forniti non tengono conto delle perdite di calore non recuperate dal pavimento verso il terreno; queste perdite devono essere calcolate separatamente e utilizzate per adeguare il valore del rendimento.

Tab. 20.24 Rendimenti di emissione in locali di altezza inferiore a 4 metri (tratti dalla UNI/TS 11300-2)
Descrizione 4 6 Generatore daria calda singolo a basamento o pensile Aerotermi ad acqua Generatore daria calda singolo pensile a condensazione Strisce radianti ad acqua, a vapore, a fuoco diretto Riscaldatori ad infrarossi Pannelli a pavimento annegati (*) Pannelli a pavimento (isolati) 10 14 6 Carico termico (W/m3) 4-10 Altezza del locale 10 14 6 10 14 10

0,97 0,96 0,95 0,95 0,94 0,93 0,93 0,92 0,91 0,96 0,95 0,94 0,94 0,93 0,92 0,92 0,91 0,90 0,98 0,97 0,96 0,96 0,95 0,94 0,94 0,93 0,92 0,99 0,98 0,98 0,99 0,98 0,97 0,97 0,98 0,97 0,96 0,96 0,97 0,97 0,96 0,96 0,97 0,97 0,96 0,96 0,97 0,96 0,95 0,95 0,96 0,96 0,95 0,95 0,96 0,96 0,95 0,95 0,96 0,95 0,94 0,95 0,95

(*) I dati forniti non tengono conto delle perdite di calore non recuperate dal pavimento verso il terreno; queste perdite devono essere calcolate separatamente ed utilizzate per adeguare il valore del rendimento.

Si deve considerare che per i locali di altezza superiore a 4 metri il rendimento di emissione non dipende solo dal carico termico annuale ma dalla tipologia e dalle
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caratteristiche tecniche del componente, dalle modalit di installazione e dalle caratteristiche stesse delledifico. Infatti la tabella 20.25 fornisce le indicazioni per una corretta installazione. Tab. 20.25 Condizioni di corretta installazione (solo per locali con altezza superiore a 4 metri) (tratte dalla UNI/TS 11300-2)
Tipologia di sistema Generatori aria calda Condizioni di corretta installazione salto termico 30 C in condizioni di progetto; regolazione modulante o alta bassa fiamma, con ventilatore funzionante in continuo; generatori pensili installati ad unaltezza non maggiore di 4 m; per impianti canalizzati, bocchette di ripresa dellaria in posizione non maggiore di 1 m rispetto al livello del pavimento; buona tenuta allaria dellinvolucro e della copertura (in particolare) dello spazio riscaldato. apparecchi rispondenti alla UNI EN 14037; buona tenuta allaria dellinvolucro e della copertura (in particolare) dello spazio riscaldato. sistemi dimensionati e installati secondo la UNI EN 1264-3 UNI EN 1264-4.

Strisce radianti

Pannelli radianti

La perdita di energia termica del sistema di emissione viene determinata come indicato nellequazione 20.31: 1 e Ql,e Qh e (Wh) (20.31)

I fabbisogni di energia elettrica del sistema di emissione sono definiti nella tabella 20.26 e sono da utilizzare in mancanza di dati da parte del costruttore. Tab. 20.26 Fabbisogni elettrici terminali di emissione (tratti dalla UNI/TS 11300-2)
Categoria di terminali Terminali privi di ventilatori con emissione del calore per convezione naturale ed irraggiamento Terminali di erogazione per immissione di aria calda Terminali di erogazione ad acqua con ventilatore a bordo (emissione prevalente per convezione forzata) Tipologie Radiatori, convettori, strisce radianti, pannelli isolati dalle strutture ed annegati nelle strutture Bocchette e diffusori in genere Fabbisogni elettrici unitari Nulli

Si considerano compresi nella distribuzione dellaria

Ventilconvettori, convettori Portata daria Pot. elettrica (*) W ventilati, apparecchi in m3/h genere con ventilatore 3 Fino a 200 m /h 40 ausiliario Da 200 a 400 m3/h 50 Da 400 a 600 m3/h 60 (segue)

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(seguito tabella 20.26) Categoria di terminali Generatori daria calda non canalizzati (**) Tipologie Generatori pensili - Generatori a basamento - Roof top Fabbisogni elettrici unitari Portata daria m3/h 1500 2500 3000 4000 6000 8000 Pot. elettrica (*) W 90 170 250 350 700 900

Valori da utilizzare in mancanza di dati forniti dal fabbricante. Nel caso di generatori canalizzati il fabbisogno di energia elettrica del ventilatore deve essere compreso nella distribuzione. Tutti i consumi elettrici si considerano recuperati come energia termica utile allinterno dellambiente considerato, tale contributo gi incluso nei valori della tabella 20.26.
(**)

(*)

20.7.6 Sottosistema di regolazione rg. Un sistema di regolazione che risponde male e/o in ritardo rispetto alle richieste genera oscillazioni della temperatura interna, con conseguente aumento della potenza dispersa rispetto a quella teorica definibile in base a una temperatura interna costante. La sola regolazione di centrale, per esempio con compensazione climatica, non sufficiente per garantire un elevato rendimento di regolazione, in quanto non consente un soddisfacente recupero degli apporti gratuiti. I valori proposti allinterno della tabella 20.27 sono basati su una quota fissa di riferimento di perdita degli apporti gratuiti, che presuppone una regolazione in funzione del locale pi sfavorito Tab. 20.27 Rendimenti di regolazione (tratti dalla UNI/TS 11300-2)
Tipi di regolazione Caratteristiche Sistemi a bassa inerzia termica Sistemi ad elevata inerzia termica

Radiatori, Pannelli integrati Pannelli annegati convettori nelle strutture nelle strutture ventilconvettori, edilizie e edilizie e non strisceradianti disaccoppiati disaccoppiati ed aria calda termicamente termicamente Solo Climatica (compensazione con sonda esterna) Solo ambiente con regolatore On off PI o PID P banda prop. 0,5 C P banda prop. 1 C P banda prop. 2 C 1 - (0,6 u ) 0,94 0,99 0,98 0,97 0,95 0,98 - (0,6 u ) 0,92 0,97 0,96 0,95 0,93 0,94 - (0,6 u ) 0,88 0,93 0,92 0,91 0,89 (segue)
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(seguito tabella 20.27) Tipi di regolazione Caratteristiche Sistemi a bassa inerzia termica Sistemi ad elevata inerzia termica

Radiatori, Pannelli integrati Pannelli annegati convettori nelle strutture nelle strutture ventilconvettori, edilizie e edilizie e non strisceradianti disaccoppiati disaccoppiati ed aria calda termicamente termicamente Climatica ambiente con regolatore On off PI o PID P banda prop. 0,5 C P banda prop. 1 C P banda prop. 2 C On off PI o PID P banda prop. 0,5 C P banda prop. 1 C P banda prop. 2 C On off PI o PID P banda prop. 0,5 C P banda prop. 1 C P banda prop. 2 C 0,97 0,995 0,99 0,98 0,97 0,93 0,995 0,99 0,98 0,94 0,96 0,995 0,98 0,97 0,96 0,95 0,99 0,98 0,97 0,96 0,91 0,99 0,98 0,97 0,92 0,94 0,98 0,97 0,96 0,95 0,93 0,97 0,96 0,95 0,94 0,87 0,97 0,96 0,95 0,88 0,92 0,96 0,95 0,94 0,93

Solo zona con regolatore

Climatica zona con regolatore

rapporto apporti/perdite. u fattore di utilizzo degli apporti definito nella UNI/TS 11300-1.

Non vi sono consumi elettrici per tale sottosistema. 20.7.6 Sottosistema di distribuzione d. Tiene conto delle perdite di energia termica della rete di distribuzione verso lesterno e, quindi, non utilizzabile dagli ambienti. La determinazione di questo rendimento non semplice, in quanto bisogna conoscere lo sviluppo della rete, le caratteristiche della relativa coibentazione, la natura (tipologia di zone riscaldate o non) e le temperature dei locali attraversati dalla rete, la temperatura del fluido termovettore convogliato ecc. La UNI/TS 11300 parte 2 prevede tre approcci per la determinazione delle perdite: mediante il ricorso a dati precalcolati ricavati da prospetti in base alle principali caratteristiche del sottosistema (fare riferimento al prospetto 21 della specifica tecnica); mediante il metodo semplificato descritto allinterno dellappendice A della specifica tecnica); mediante metodi analitici decritti dalle norme pertinenti (per esempio le UNI EN 15316). Nel caso di valutazioni energetiche di progetto deve essere effettuato il calcolo delle perdite di distribuzione utilizzando il secondo e terzo metodo sopra descritto.
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Qualora si utilizzasse il primo metodo il valore delle perdite di distribuzione descritto dallequazione 20.32: 1 d Ql,d Qhr d (Wh) (20.32)

Il fabbisogno di energia elettrica per la distribuzione del fluido termovettore QPO,d mediante lutilizzo di elettropompe dato dallequazione 20.33: QPO,d 103 tPO Fv WPO,d dove: WPO,d la potenza elettrica della pompa nelle condizioni di progetto (W); tPO il tempo convenzionale di attivazione della pompa e varia a seconda che la pompa abbia un regime di funzionamento continuo o legato al fattore di carico; Fv un fattore che tiene conto della variazione di velocit della pompa; se questa ha velocit costante pari a 1, se invece ha velocit variabile (inverter) pari a 0,6; Tale calcolo deve essere effettuato per ciascuna pompa presente nella rete ed necessario sommare i fabbisogni elettrici risultanti. Non vengono considerate ai fini del consumo le pompe di riserva, non attive ma presenti nel circuito. Si considera solo una quota pari all85% di QPO,d come energia termica recuperata allinterno del fluido termovettore. Nel caso in cui non si disponesse della potenza elettrica della pompa di circolazione, la specifica tecnica fornisce una metodologia alternativa, mostrata dallequazione 20.34: ( V Hidr) 367,2 (Wh) (20.34) WPO,d PO dove V Hidr PO massa volumica del fluido (kg/dm3) assunta pari a 1; portata di acqua (dm3/h); prevalenza richiesta (m); della pompa: valori di default di tale rendimento possono essere tratti dal prospetto 27 della specifica tecnica e variano in funzione della potenza idraulica della pompa. (Wh) (20.33)

20.7.7 Sottosistema di accumulo. Nel caso in cui limpianto di riscaldamento sia dotato di serbatoio di accumulo, le perdite di tale sottosistema vengono determinate come mostrato nellequazione 20.35: Ss Ql,Ws (s a) ts s ds
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(Wh)

(20.35)

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dove: Ss ds s ts s a

superficie esterna dellaccumulo (m2); spessore dello strato isolante (m); conduttivit dello strato isolante (W/m K); durata del periodo considerato (h); temperatura media nellaccumulo (C); temperatura ambiente del locale di installazione dellaccumulo (C).

Qualora sia disponibile il valore della dispersione termica dellapparecchio Kboll (W/K) dichiarato dal costruttore, le perdite sono calcolate con lequazione 20.36: Ql,W,s kboll (s a) ts (Wh) (20.36)

Nel caso di apparecchi elettrici, il valore delle perdite nominali (statiche) dichiarato dal costruttore secondo la CEI EN 60379. 20.7.8 Sottosistema di generazione gn. Il sottosistema di generazione pu essere deputato a fornire energia non solo per il riscaldamento degli ambienti ma anche per la produzione di acqua calda sanitaria. In tal caso il fabbisogno totale di energia (Qp,H,W) sar comprensivo dei due contributi: il primo per il riscaldamento (Qp,H) e il secondo per la produzione di acqua calda sanitaria (Qp,W), come mostrato dallequazione 20.37: Qp,H,W Qp,H Qp,W (Wh) (20.37)

Le perdite di generazione dipendono non solo dalle caratteristiche del generatore di calore, ma sono fortemente influenzate anche dalle modalit di inserimento del generatore nellimpianto e, in particolare, dal suo dimensionamento rispetto al fabbisogno delledificio, dalle modalit di installazione e dalla temperatura dellacqua (media e/o di ritorno al generatore) nelle condizioni di esercizio (medie mensili). La specifica tecnica prevede la determinazione del rendimento di generazione mediamente due metodologie: mediante lutilizzo di prospetti contenenti valori precalcolati per le tipologie pi comuni di generatori di calore in base al dimensionamento e alle condizioni dinstallazione (si rimanda al prospetto 23 della UNI/TS11300-2); mediante metodi di calcolo analitici. Il metodo semplificato utilizzante valori precalcolati dei prospetti di cui si rimanda alla specifica tecnica UNI/TS11300-2, evidenzia le forti variazioni di rendimento determinate dal dimensionamento del generatore e dalle condizioni dinstallazione e di esercizio indicate nei prospetti. Il discostamento dalle condizioni di utilizzo dei prospetti prevede lutilizzo del metodo analitico per la determinazione del rendimento di generazione. (tale metodologia presente allinterno dellappendice B della specifica tecnica che riporta due metodologie per la determinazione del rendimento di generazione, la prima basata
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sui rendimenti dichiarati ai sensi della Direttiva 92/42/CEE, la seconda invece sullutilizzo di una metodologia analitica. Lutilizzo dellequazione 20.38 per la determinazione delle perdite di generazione, impone lutilizzo dei valori precalcolati contenuti allinterno del prospetto 23 della specifica tecnica (calcolati con il metodo analitico, assumendo valori medi dei parametri dingresso, per quanto attiene sia la potenza termica nominale e le caratteristiche dei generatori, sia le condizioni dinstallazione). Tali valori andranno corretti con determinati fattori che tengono conto del rapporto tra la potenza del generatore installato e la potenza di progetto richiesta, la tipologia di installazione se interna o esterna, laltezza del camino per levacuazione dei prodotti della combustione, la temperatura media di caldaia maggiore di 65 C in condizioni di progetto, la tipologia di generatore, la presenza di sistemi di chiusura dellaria comburente e la temperatura di ritorno in caldaia nel mese pi freddo. Risulta inoltre necessario allinterno della relazione di calcolo indicare la metodologia di calcolo utilizzata per la determinazione del rendimento di generazione. 1 gn Ql,gn (Qhr Ql,d) gn (Wh) (20.38)

Per quanto concerne le potenze elettriche dei generatori di calore si rimanda ai valori dichiarati dai costruttori o, ai fini del calcolo del rendimento di generazione, si dovranno calcolare con i dati di default contenuti nellappendice B.2.8 della UNI/TS11300-2. 20.7.9 Fabbisogno di energia elettrica dei sottosistemi impiantistici. Il fabbisogno di energia elettrica di un impianto di riscaldamento espresso da: QH,aux Qaux,e Q aux,d Q aux,gn dove: QH,aux Qaux,e Qaux,d Qaux,gn (Wh/periodo considerato) (20.39)

fabbisogno totale di energia elettrica degli ausiliari; fabbisogno totale di energia elettrica degli ausiliari del sottosistema di emissione; fabbisogno totale di energia elettrica degli ausiliari del sottosistema di distribuzione; fabbisogno totale di energia elettrica degli ausiliari del sottosistema di produzione.

Il fabbisogno espresso in Wh per stagione di riscaldamento (per mese, per anno) per un determinato edificio. Il fabbisogno pu essere espresso come: energia elettrica; corrispondente energia primaria determinata con il relativo fattore di conversione. (i) Il fabbisogno di energia elettrica degli ausiliari pu essere determinato: in sede di progettazione dellimpianto; in tal caso il fabbisogno QH,aux viene calcolato in base ai dati di progetto dellimpianto, ai dati dei componenti e alle modalit di regolazione, gestione ed esercizio previste;

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(ii) con misure sullimpianto una volta effettuati il bilanciamento e la regolazione dellimpianto; (ii) con metodi di calcolo basati su parametri di riferimento, utilizzabili su impianti esistenti. 20.8 FABBISOGNO GLOBALE DI ENERGIA ED ENERGIA PRIMARIA PER IL RISCALDAMENTO DEGLI EDIFICI Di tutto il pacchetto normativo (circa 40 norme) preparato dal CEN a seguito del mandato 343 Energy Performace of Buildings Directive della Comunit Europea in attuazione della Direttiva 2002/91/CE, conosciuto come EPBD, la norma EN ISO 13790(46) una delle pi importanti per lespletamento della procedura di certificazione energetica, in quanto permette la determinazione del fabbisogno di energia richiesto per il riscaldamento e raffrescamento degli edifici siano essi residenziali sia non. Viene descritta nel paragrafo 20.8.1 lultima versione pubblicata dallUNI, dal titolo Prestazione termica degli edifici. Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento, successivamente nel paragrafo 20.8.2 sono descritte le caratteristiche principali del recepimento italiano della UNI EN ISO 13790 con la specifica tecnica UNI/TS 11300 parte 1, intitolata Determinazione del fabbisogno di energia termica delledificio per la climatizzazione estiva ed invernale. 20.8.1 UNI EN ISO 13790-2008. La revisione della UNI EN ISO 13790(47) ha portato notevoli modifiche rispetto alla versione precedente, in particolare nei seguenti punti: nellintero documento i riferimenti e le equazioni che erano stati stabiliti per la modalit di riscaldamento sono stati variati e ampliati per estenderli anche al processo di raffrescamento; nellintero documento tutti i testi che valevano solo per calcoli di tipo mensile o stagionale sono stati modificati per permettere anche un calcolo di tipo orario oltre che mensile e stagionale; la struttura del documento stata adattata per uniformare luso comune delle procedure, le condizioni e i dati di input indipendentemente dal metodo di calcolo adottato; stato aggiunto un metodo di calcolo mensile e stagionale per il raffrescamento simile a quello della UNI EN ISO 13790 del 2005 per il riscaldamento. La figura 20.5 interessante in quanto mostra, seppur a livello macroscopico, la procedura di calcolo utilizzata dalla norma e i collegamenti ai vari livelli con gli altri standard.
Energy Performance of Buildings Calculation of Energy use for space heating and cooling. (47) Lentrata in vigore il 5 giugno 2008 della UNI EN ISO 13790 ha abrogato e sostituito la UNI EN 82; maggiori informazioni sono disponibili nel sito UNI.
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(46)

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Fig. 20.5 Diagramma di flusso delle procedure di calcolo e collegamenti con gli altri standard.

Di seguito vengono elencati i dati in ingresso necessari e i risultati forniti dalla norma. I principali dati in ingresso sono: caratteristiche di trasmissione e ventilazione; fonti di calore interne e caratteristiche di soleggiamento; dati climatici;
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descrizione dei parametri geometrici delledificio, dei suoi componenti, del sistema e del loro utilizzo; parametri di comfort (temperatura di set-point, tassi di ventilazione); parametri riferiti ai sistemi di riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanitaria, ventilazione e illuminazione: - divisione delledifico in diverse zone (differenti sistemi possono richiedere differenti zone); - energie perse o dissipate, recuperabili o recuperate nelledificio (apporti gratuiti interni, recupero di calore dalla ventilazione); - portate daria e temperatura dellaria immessa dal sistema di ventilazione allinterno degli ambienti (se preriscaldata o preraffrescata a livello centrale); - controlli e manutenzione. I principali output sono: fabbisogni di energia annuali e mensili per il riscaldamento e raffrescamento degli ambienti; impieghi di energia annuali e mensili per il riscaldamento e raffrescamento degli spazi; durata dei periodi di riscaldamento e raffrescamento, riguardanti lutilizzo dellenergia e dellenergia ausiliaria dipendente dalla tipologia di impianti presenti allinterno delledificio. Gli output addizionali sono: valori mensili del fabbisogno di energia e del suo utilizzo; valori mensili dei principali componenti del bilancio energetico del sistema edificio-impianto (ad esempio ventilazione, trasmissione, apporti gratuiti interni, apporti solari); contributo degli apporti solari passivi; perdite dellimpianto (dovute allimpianto di riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanitaria, ventilazione e illuminazione), recuperate allinterno delledifico. Procedura di calcolo. La struttura principale della metodologia di calcolo riportata di seguito. 1. Scelta della metodologia di calcolo. 2. Definizione delle condizioni al contorno degli spazi condizionati e non. 3. Se richiesto, definizione delle condizioni al contorno delle varie zone termiche presenti. 4. Definizione delle condizioni interne dei locali e dei dati climatici esterni. 5. Calcolo del periodo di riferimento e delle zone delledificio, con successiva determinazione dellenergia richiesta per il riscaldamento e raffrescamento. 6. Aggregazione dei risultati ottenuti per i diversi timestep e le differenti zone servite dallo stesso impianto, calcolo dellenergia utilizzata per riscaldare e raffrescare, tenendo conto del calore dissipato dal sistema di riscaldamento e condizionamento. Aggregazione dei risultati per differenti zone delledificio asservite da diversi impianti. 7. Determinazione del periodo di riscaldamento e raffrescamento.
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8. Pu essere deciso a livello nazionale, in funzione del tipo di applicazione e del tipo di edificio, di esigere che il calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento venga eseguito in pi fasi, per esempio per tener conto delle interazioni tra ledificio e il sistema o tra le zone adiacenti. Non si analizzer tutta la procedura di calcolo, per la quale si rimanda a una lettura completa della norma, verranno invece evidenziate le caratteristiche salienti del metodo semplificato. La norma propone al progettista la scelta tra due metodologie principali di calcolo: un metodo semplificato che basa il bilancio termico del sistema edificio-impianto su un calcolo di tipo mensile oppure stagionale che permette di tenere in conto gli effetti dinamici grazie al fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti; un metodo dinamico che basa il bilancio termico del sistema edificio-impianto su un calcolo orario, tenendo conto del calore rilasciato e assorbito dalla massa delledificio. La coerenza dei risultati dei sopraccitati metodi garantita da descrizioni e procedure comuni, dalle condizioni al contorno e dai dati in ingresso. Il metodo semplificato in realt prevede altri tre metodi, differenti in funzione dellimpostazione del calcolo e se su base mensile o stagionale oppure su base oraria. Occorre fare attenzione al fatto che la metodologia mensile fornisce risultati coerenti su base annua, ma i risultati dei singoli mesi a cavallo dellinizio o della fine del periodo di riscaldamento o di raffrescamento possono a volte contenere errori. Le procedure di calcolo suggerite dalla norma in discussione sono riferite esclusivamente al riscaldamento e raffrescamento sensibile. Lenergia utilizzata per la umidificazione/deumidificazione deve essere determinata tramite lutilizzo delle norme EN 15243 e EN 15241. Nella norma EN ISO 13790 previsto che nello stesso edificio vi possano essere pi zone con temperature interne diverse, di conseguenza per ciascuna zona verr calcolato il fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento. possibile utilizzare ununica zona termica se vengono rispettate le seguenti prescrizioni: la differenza di set point della temperatura di riscaldamento tra i vari ambienti non deve essere superiore a 4 K; gli ambienti considerati devono essere o tutti o nessuno meccanicamente raffrescati e la differenza di temperatura di set point tra i vari ambienti deve essere inferiore a 4 K; quando esiste un sistema di ventilazione con le caratteristiche specificate dalla normativa vigente (si veda figura 20.5) o quando almeno l80% della superficie climatizzata servita dallo stesso impianto di ventilazione (la regola dell80% stata introdotta per agevolare le situazioni in cui sono presenti piccoli ambienti che sono serviti da differenti sistemi di ventilazione); il carico di ventilazione degli ambienti serviti, espresso in metri cubi per unit di superficie e per unit di tempo, non differisce di pi di un fattore 4 entro l80% della superficie del pavimento oppure le porte tra le zone devono essere considerate sempre aperte.
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Se una o pi di queste prescrizioni non sono rispettate allora ledificio deve essere suddiviso in diverse zone termiche. Per ogni zona delledificio e per ogni fase di calcolo (mensile o stagionale) lenergia richiesta per riscaldare ledificio, in regime continuo, pari a: QHnd,cont QH,ht H,gn QH,hg (MJ) (20.40) dove: QHnd,cont energia necessaria per mantenere le condizioni di comfort allinterno degli ambienti in regime continuo (MJ) QH,ht calore totale trasferito per il riscaldamento, determinato dalla somma del calore ceduto per trasmissione (Qtr) e del calore ceduto per ventilazione (Qve) QH,hg apporti gratuiti totali, determinati dalla somma degli apporti gratuiti interni (Qint) e degli apporti solari (Qsol) (MJ); H,gn fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti, adimensionale Lenergia richiesta per il raffrescamento, anchessa espressa in MJ, pari a: QC,nd,cont QC,hg C,ls QC,ht (MJ) (20.41) Le procedure per la determinazione del fabbisogno di calore, sia per il riscaldamento, sia per il raffrescamento, risultano essere simili, di conseguenza viene qui presentato un solo metodo. Si ricorda che in regime estivo, il calore latente non viene considerato nella procedura di calcolo. Il calore ceduto per trasmissione Qtr composto dalla sommatoria dei coefficienti di trasmissione del calore attraverso le pareti (HD), attraverso il terreno (Hg), verso ambienti non riscaldati (HU) e verso ambienti riscaldati adiacenti, ma appartenenti allo stesso impianto termico. Il tutto moltiplicato per la differenza tra la temperatura di set-point per il riscaldamento (int.set,H) e la temperatura esterna (e) e per il periodo t di riscaldamento, come mostrato nellequazione (20.42): Qtr (HD Hg HU HA) (int,set,H e) t Il calore ceduto per ventilazione dato da: Qve a ca (k bve,k qve,k,m,n) (MJ) (20.43) (MJ) (20.42)

a ca caratteristica fisica dellaria pari a 1200 J/(m3 K) qve,k,mn portata daria media (m3 s) bve,k fattore di correzione della temperatura dellaria, risulta essere diverso da uno quando la temperatura dellaria immessa non uguale alla temperatura dellaria esterna ed dovuto a un trattamento termico o a un recupero di calore che laria in ingresso subisce.
La revisione della UNI EN ISO 13790, per quanto riguarda le portate daria minime in assenza di impianto, ha tolto il riferimento a 0,3 h1 presente nella versione del 2005, ma rimanda alla norma EN 15251 inerente alla qualit dellaria. Ladozione di tale norma porta a ottenere un numero di ricambi orari superiore o uguale a 0,5 h1 in assenza di impianto.
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I guadagni termici, cio gli apporti di calore (Qint), sono il parametro con cui si indica qualsiasi quantit di calore generato da fonti interne nello spazio riscaldato eccetto che dallimpianto di riscaldamento, quindi il calore metabolico prodotto dagli occupanti o quello derivante dallimpiego di apparecchiature, per esempio le lampade. Per gli scopi della norma sono utilizzabili valori medi sia mensili sia stagionali; in questi casi lequazione di riferimento la seguente: Qint dove: int,mn,k int,mn,u,I btr,I t

t (1 b
k int,mn,k I

tr,I)

int,mn,u,I t

(MJ)

(20.44)

potenza media degli apporti interni nello spazio riscaldato potenza media degli apporti interni negli spazi non riscaldati contigui fattore di riduzione definito dalla EN ISO 13789 durata del periodo di riscaldamento j

Laltro contributo di apporti gratuiti dovuto agli apporti solari (Qsol), che dipendono dallorientamento delledificio, dalle superfici di raccolta, dalla presenza di ombreggiature permanenti, dallinsolazione normalmente disponibile nella localit interessata, dal fattore di trasmissione solare delle superfici trasparenti e dalle caratteristiche di assorbimento delle superfici soleggiate. Queste ultime sono generalmente i pavimenti, le pareti interne di spazi soleggiati e le pareti poste dietro coperture trasparenti o isolanti trasparenti. Il metodo di calcolo proposto riassunto nellequazione 20.45, in cui il primo termine riguarda lo spazio riscaldato, mentre il secondo riguarda gli spazi non riscaldati ad esso contigui: Qsol

sol,mn,k

t (1 b
I

tr,I)

sol,mn,u,I t

(MJ)

(20.45)

In ogni termine della prima sommatoria si tiene conto della potenza entrante dovuta al sole, mentre nella seconda si tiene conto della potenza solare entrante negli spazi adiacenti non condizionati. La norma precisa anche un metodo di calcolo per la valutazione della superficie di raccolta efficace per valutare il fattore di trasmissione solare delle superfici trasparenti e dei coefficienti di correzione per ombreggiatura, dovuti a tendaggi o a elementi speciali. Fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti Le dispersioni termiche e gli apporti termici sono calcolati per ciascun periodo di calcolo e per ognuno di essi il fabbisogno di energia termica dello spazio riscaldato dato dallequazione (20.39). Quando la temperatura media esterna pi alta della temperatura di progetto si pongono Qtr e pari a 0. particolarmente importante la trattazione di , fattore di riduzione degli apporti gratuiti, che stato introdotto nel bilancio energetico complessivo per tenere conto del comportamento dinamico delledificio. Per comprendere il significato di necessario considerare altri due fattori, ossia
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, rapporto tra apporti gratuiti e dispersioni, e , costante di tempo che caratterizza linerzia termica interna dello spazio riscaldato. Essi sono cos definiti:
Qg Qtr e C H (20.46)

dove C la capacit termica interna delledificio. La norma fornisce un metodo di calcolo per valutare C, sostanzialmente come somma delle capacit termiche dei singoli elementi delledificio, con alcune limitazioni, per tener conto del fatto che non tutta la massa delledificio partecipa ai fenomeni di accumulo di energia termica che si manifestano nellutilizzo corrente delledificio stesso. H definito come il coefficiente di dispersione termica delledificio. Ai fini del calcolo di particolare importanza il fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti, calcolato come segue: 1 aH se 1 allora 1 aH1 aH se 1 allora aH 1 1 se 0 allora In particolare a un parametro numerico che dipende dalla costante di tempo. Appendici La norma corredata da una serie di undici appendici di cui si riportano brevemente i contenuti. Le prime sei, sino alla lettera F, sono di tipo normativo, mentre le successive sono di tipo informativo. Appendice A: fornisce un elenco di normative di riferimento. Appendice B: riguarda un metodo di calcolo per edifici multizonali, di tipo mensile, considera anche gli scambi termici tra zone a temperature diverse. Appendice C: fornisce una metodologia di calcolo per il metodo orario semplificato. Appendice D: suggerisce una metodologia di calcolo alternativa per quanto riguarda il calcolo mensile in regime estivo. Appendice E: le indicazioni contenute in questa appendice si applicano alle pareti progettate per catturare lenergia solare e denominate pareti solari ventilate esterne o interne. Appendice F: presenta dati climatici. Appendice G: metodo semplificato e dati di input standard. Appendice H: stabilisce laccuratezza del metodo. Appendice I: presenta spiegazione e derivazione del fattore di utilizzazione mensili e stagionali. Appendice J: contiene esempio di calcolo del metodo orario semplificato e del metodo mensile. Appendice K: fornisce diagrammi di flusso e procedure di calcolo.
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(20.47)

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20.8.2 UNI/TS 11300 parte 1. Come menzionato nei paragrafi precedenti, il DPR 59 allarticolo 3 comma 1 definisce che per quanto previsto dallarticolo 4, comma 1 lettere a) e b), del decreto legislativo per le metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici, si devono adottare le norme tecniche nazionali, definite nel contesto delle norme EN a supporto della Direttiva 2002/91/CE, della serie UNI/TS 11300 e loro successive modificazioni. Come visto nel paragrafo 20.8.1 la UNI EN ISO 13790 2008 presenta una serie di metodi di calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento ambiente di un edificio e dellinfluenza delle perdite degli impianti di riscaldamento e raffrescamento, del recupero termico e dellutilizzo delle fonti di energia rinnovabile. Il campo di applicazione della UNI/TS 11300 parte 1, di seguito semplicemente specifica tecnica, prevede le seguenti applicazioni: 1) valutare il rispetto di regolamenti espressi in termini di obiettivi energetici; 2) confrontare le prestazioni energetiche di varie alternative progettuali per un edificio in progetto; 3) indicare un livello convenzionale di prestazione energetica degli edifici esistenti; 4) stimare leffetto di possibili misure di risparmio energetico su un edificio esistente, calcolando il fabbisogno di energia con e senza ciascuna misura; 5) prevedere le esigenze future di risorse energetiche su scala nazionale o internazionale, calcolando i fabbisogni di energia di tipici edifici rappresentativi del parco edilizio. La specifica tecnica definisce le modalit per lapplicazione nazionale della UNI EN ISO 13790 2008 con riferimento al metodo mensile per il calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento (QH,nd) e per il raffrescamento (QC,nd). Inoltre rivolta a tutte le modalit di valutazione previste nella tabella 20.28. Tab. 20.28 Campo di applicazione della specifica tecnica (estratta dalla UNI/TS 11300-1)
Tipo di valutazione Uso di Progetto (Design rating) Standard (Asset rating) Adattata allutenza (Tailored rating) Standard Dati di ingresso Clima Edificio Standard Progetto Scopo della valutazione Permesso di costruire Certificazione o Qualificazione energetica del progetto Certificazione o Qualificazione energetica Ottimizzazione, Validazione, Diagnosi e programmazione di interventi di riqualificazione

Standard

Standard

Reale Reale

In funzione dello scopo

La determinazione dei fabbisogni di energia latente non rientra nello scopo della UNI EN ISO 13790, ma viene presa in considerazione dalle norme che forniscono metodi per determinare lefficienza dei sistemi di climatizzazione (UNI EN 15316, UNI EN 15241, UNI EN 15243).
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Ledificio pu avere diverse zone termiche a differenti temperature di regolazione e pu avere un riscaldamento intermittente. I possibili intervalli di calcolo sono diversi: lanno, il mese, lora. Per dati di ingresso e per particolareggiati procedimenti di calcolo non forniti dalla UNI EN ISO 13790, il progettista pu fare riferimento ad altre norme internazionali o nazionali. In particolare questo vale per il calcolo dellefficienza o delle perdite di calore degli impianti di riscaldamento. Come visto in precedenza, la UNI EN ISO 13790 prevede la possibilit di eseguire il calcolo dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento delledificio mediante metodi dettagliati di simulazione, che consentono di tenere adeguatamente conto dei fenomeni dinamici. Lutilizzo di tali metodi, opportunamente validati in conformit alla UNI EN 15265, da ritenersi sempre possibile, e in alcuni casi preferibile, in alternativa al metodo mensile a cui la specifica tecnica si riferisce, una volta che sono disponibili dati climatici orari della localit considerata. Dati di ingresso necessari per la determinazione del fabbisogno di energia a) Dati relativi alle caratteristiche tipologiche delledificio I dati di ingresso relativi alle caratteristiche tipologiche delledificio comprendono: il volume lordo dellambiente climatizzato (Vl); il volume interno (o netto) dellambiente climatizzato (V); la superficie utile (o netta calpestabile) dellambiente climatizzato (Af ); le superfici di tutti i componenti dellinvolucro e della struttura edilizia (A); le tipologie e le dimensioni dei ponti termici (l)(48); gli orientamenti di tutti i componenti dellinvolucro edilizio; le caratteristiche geometriche di tutti elementi esterni (altri edifici, aggetti ecc.) che ombreggiano i componenti trasparenti dellinvolucro edilizio. b) Dati relativi alle caratteristiche termiche e costruttive delledificio I dati relativi alle caratteristiche termiche e costruttive delledificio comprendono: le trasmittanze termiche dei componenti dellinvolucro edilizio (U)(48); le capacit termiche areiche dei componenti della struttura delledificio (); le trasmittanze di energia solare totale dei componenti trasparenti dellinvolucro edilizio (g); i fattori di assorbimento solare delle facce esterne dei componenti opachi dellinvolucro edilizio (sol,c); le emissivit delle facce esterne dei componenti dellinvolucro edilizio (); i fattori di riduzione della trasmittanza di energia solare totale dei componenti trasparenti dellinvolucro edilizio in presenza di schermature mobili (Fsh); i fattori di riduzione dovuti al telaio dei componenti trasparenti dellinvolucro edilizio (1 FF); i coefficienti di trasmissione lineare dei ponti termici ().
(48) Per le finestre dotate di chiusure oscuranti, occorre conoscere i valori della trasmittanza termica nelle due configurazioni: chiusura oscurante aperta e chiusura oscurante chiusa.

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c) Dati climatici I dati climatici comprendono: le medie mensili delle temperature esterne (e); lirradianza solare totale media mensile sul piano orizzontale (Isol,h); lirradianza solare totale media mensile per ciascun orientamento (Isol). d) Dati relativi alle modalit di occupazione e di utilizzo delledificio I dati relativi allutenza comprendono: la temperatura interna di regolazione per il riscaldamento (int,set,H); la temperatura interna di regolazione per il raffrescamento (int,set,C); il numero di ricambi daria (n); il tipo di ventilazione (aerazione, ventilazione naturale, ventilazione artificiale); il tipo di regolazione della portata di ventilazione (costante, variabile); la durata del periodo di raffrescamento (NC); la durata del periodo di riscaldamento (NH); il regime di funzionamento dellimpianto di climatizzazione; le modalit di gestione delle chiusure oscuranti; le modalit di gestione delle schermature mobili; gli apporti di calore interni (Qint). e) Divisione in zone termiche Prima di cominciare a determinare i fabbisogni di energia termica bisogna considerare che il sistema edificio-impianto pu essere costituito di uno o pi edifici (involucri edilizi) o di porzioni di edificio, climatizzati attraverso un unico sistema di generazione centralizzato o autonomo. In linea generale, ogni porzione di edificio, climatizzata a una determinata temperatura con identiche modalit di regolazione, costituisce una zona termica. A titolo di esempio si prendano diverse unit immobiliari servite da un unico generatore, aventi proprie caratteristiche di dispersione ed esposizione. Queste possono costituire altrettante zone termiche. Si pu evitare di zonizzare ledificio se sussistono le seguenti condizioni: i. le temperature interne di regolazione per il riscaldamento differiscono di non oltre 4 K; ii. gli ambienti non sono raffrescati o comunque le temperature interne di regolazione per il raffrescamento differiscono di non oltre 4 K; iii. gli ambienti sono serviti dallo stesso impianto di riscaldamento; iv. se vi un impianto di ventilazione meccanica, almeno l80% dellarea climatizzata servita dallo stesso impianto di ventilazione con tassi di ventilazione nei diversi ambienti che non differiscono di un fattore maggiore di 4. possibile che la zonizzazione relativa al riscaldamento differisca da quella relativa al raffrescamento. Inoltre i confini da considerare per definire il volume lordo climatizzato sono le dimensioni esterne dellinvolucro, mentre per definire i confini tra zone termiche si utilizzano le superfici di mezzeria degli elementi divisori.

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Procedure di calcolo. La procedura di calcolo proposta dalla specifica tecnica comprende i seguenti passi: 1) definizione dei confini dellinsieme degli ambienti climatizzati e non climatizzati delledificio; 2) definizione dei confini delle diverse zone di calcolo, se richiesta; 3) definizione delle condizioni interne di calcolo e dei dati di ingresso relativi al clima esterno; 4) calcolo, per ogni mese e per ogni zona delledificio, dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento (QH,nd) e il raffrescamento (QC,nd); 5) aggregazione dei risultati relativi ai diversi mesi ed alle diverse zone servite dagli stessi impianti. I fabbisogni di energia termica per riscaldamento e raffrescamento si calcolano, per ogni zona delledificio e per ogni mese, come mostrato dalle equazioni 20.48 e 20.49: QH,nd QH,ht H,gn Qgn (QH,tr QH,ve) H,gn (Qint Qsol) (20.48) QC,nd Qgn C,ls QC,ht (Qint Qsol) C,ls (QC,tr QC,ve) dove: QH,nd QC,nd QH,ht QC,ht QH,tr QC,tr QH,ve QC,ve Qgn Qint Qsol H,gn C,ls (20.49)

fabbisogno ideale di energia termica delledificio per riscaldamento; fabbisogno ideale di energia termica delledificio per raffrescamento; scambio termico totale nel caso di riscaldamento; scambio termico totale nel caso di raffrescamento; scambio termico per trasmissione nel caso di riscaldamento; scambio termico per trasmissione nel caso di raffrescamento; scambio termico per ventilazione nel caso di riscaldamento; scambio termico per ventilazione nel caso di raffrescamento; apporti termici totali; gli apporti termici interni; apporti termici solari; fattore di utilizzazione degli apporti termici; fattore di utilizzazione delle dispersioni termiche.

Calcolo degli scambi termici. Per ogni zona delledificio e per ogni mese, gli scambi termici si calcolano con le seguenti equazioni. Nel caso di riscaldamento: QH,tr Htr, adj (int,set,H e) t Fr,k r,mn,k t
k

(20.50) (20.51) (20.52)

QH,ve Hve,adj (int,set,H e) t Nel caso di raffrescamento: QC,tr Htr, adj (int,set,C e) t Fr,k r,mn,k t
k

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QC,ve Hve,adj (int,set,C e) t

(20.53)

dove: Htr,adj coefficiente globale di scambio termico per trasmissione della zona considerata, corretto per tenere conto della differenza di temperatura internoesterno; Hve,adj coefficiente globale di scambio termico per ventilazione della zona considerata, corretto per tenere conto della differenza di temperatura internoesterno; int,set,H temperatura interna di regolazione per il riscaldamento della zona considerata; int,set,C temperatura interna di regolazione per il raffrescamento della zona considerata; e temperatura media mensile dellambiente esterno; Fr,k fattore di forma tra il componente edilizio k-esimo e la volta celeste; r,mn, k extra-flusso termico dovuto alla radiazione infrarossa verso la volta celeste dal componente edilizio k-esimo, mediato sul tempo(49); t durata del mese considerato. Il calcolo dei coefficienti di scambio termico per trasmissione HD, Hg, HU, HA effettuato secondo le UNI EN ISO 13789:2008 e UNI EN ISO 13370, e secondo quanto riportato nel paragrafo 11 della specifica tecnica. Il calcolo di Fr,k e r,mn,k effettuato secondo quanto riportato nella UNI EN ISO 13790. I coefficienti globali di scambio termico si ricavano come: Htr,adj = HD + Hg + HU + HA
k

(trasmissione)

(20.54) (20.55)

Hve,adj a ca bve,k qve,k,mn (ventilazione)

dove: HD coefficiente di scambio termico diretto per trasmissione verso lambiente esterno; Hg coefficiente di scambio termico stazionario per trasmissione verso il terreno; HU coefficiente di scambio termico per trasmissione attraverso gli ambienti non climatizzati; HA coefficiente di scambio termico per trasmissione verso altre zone (interne o meno alledificio) climatizzate a temperatura diversa; a ca capacit termica volumica dellaria, pari a 1200 J/(m3 K);

(49) Nella presente specifica tecnica, a differenza della UNI EN ISO 13790 2008, lextra-flusso termico dovuto alla radiazione infrarossa verso la volta celeste viene considerato come un incremento dello scambio termico per trasmissione invece che come una riduzione degli apporti termici solari.

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qve,k,mn portata mediata sul tempo del flusso daria k-esimo; bve,k fattore di correzione della temperatura per il flusso daria k-esimo (bve,k 1 se la temperatura di mandata non uguale alla temperatura dellambiente esterno, come nel caso di preriscaldamento, preraffrescamento o di recupero termico dellaria di ventilazione). La portata mediata sul tempo del flusso daria k-esimo, qve,k,mn, espressa in m3/s, si ricava come: qve,k,mn fve,t,k qve,k (20.56) dove: qve,k portata sul tempo del flusso daria k-esimo; fve,t,k frazione di tempo in cui si verifica il flusso daria k-esimo (per una situazione permanente: fve,t,k 1). La determinazione di bve,k, qve,k e fve,t,k effettuata secondo la UNI EN ISO 13790. Calcolo degli apporti interni. Il calcolo deve essere svolto per ogni zona delledificio e per ogni mese; gli apporti termici si calcolano con le equazioni 20.57 e 20.58: Qint int,mn,k t (1 btr,l)int,mn,u,l t
k l

(20.57) (20.58)

Qsol sol,mn,k t (1 btr,l)sol,mn,u,l t


k l

dove le due sommatorie si riferiscono rispettivamente ai flussi entranti/generati nella zona climatizzata e negli ambienti non climatizzati, e inoltre: btr,l fattore di riduzione per lambiente non climatizzato avente la sorgente di calore interna l-esima oppure il flusso termico l-esimo di origine solare; int,mn,k flusso termico prodotto dalla k-esima sorgente di calore interna, mediato sul tempo; int,mn,u,l flusso termico prodotto dalla l-esima sorgente di calore interna nellambiente non climatizzato adiacente u, mediato sul tempo; sol,mn,k flusso termico k-esimo di origine solare, mediato sul tempo; sol,mn,u,l flusso termico l-esimo di origine solare nellambiente non climatizzato adiacente u, mediato sul tempo.

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