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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

Capitolo IV. Il coinvolgimento degli ambiti territoriali


Il processo di costruzione delle politiche sociali locali ha sviluppato, negli ultimi anni,
un’attenzione sempre maggiore ai territori, alle realtà locali, alle specificità dei diversi contesti
territoriali.
La partecipazione dei territori alla programmazione sociale si inserisce nell’ambito del più
generale processo di decentramento avviato in molte città italiane in risposta non solo ad esigenze
di gestione amministrativa, ma anche e soprattutto alla necessità di un governo delle aree urbane,
territorialmente articolato in modo da risultare più vicino e disponibile alle istanze e al dialogo con
la comunità amministrata.
Nella Provincia di Bari, sotto la spinta delle leggi di riforma del Sistema Integrato di Interventi e
Servizi sociali (L.R. 17/03 e L.R. 19/06), puntando sul principio del coinvolgimento allargato, la
partecipazione ha stimolato l’emergere di luoghi di rappresentanza democratica che hanno
consentito l’attivazione di interconnessioni più frequenti tra istituzioni territoriali e comunità
locale.
In questo contesto si è innestato il processo di programmazione sociale partecipata a livello
territoriale che ha visto la sperimentazione di nuove forme di partecipazione della cittadinanza
attiva.
La sperimentazione di processi di programmazione partecipata si è basata su due principi
fondamentali:
 la corresponsabilità tra i diversi attori;
 la centralità della comunità locale quale soggetto attivo nella elaborazione di risposte ai
bisogni socialmente rilevanti.

La metodologia della progettazione partecipata si è resa utile per portare nei contesti locali di
ambito la conoscenza degli obiettivi alla base del modello di Sistema Osservatorio Micromega ed
attivare così un processo dal basso, teso a favorire modalità di avvio e sviluppo del Sistema
Osservatorio.
I percorsi sperimentati hanno previsto la creazione di luoghi di progettazione partecipata quale
luogo di apprendimento organizzativo e di sperimentazione di metodologie di cittadinanza attiva,
attraverso il confronto strutturato su temi specifici.

La definizione degli obiettivi strategici alla base dei percorsi attivati è nata principalmente
dall’esigenza di:

 Facilitare il sistema di relazioni integrate attraverso la promozione di reti stabili che


agevolino i processi di networking fra l’insieme dei soggetti istituzionali e gli stakeholder
interni ed esterni coinvolti a vario titolo nella valorizzazione di una società basata sulla
conoscenza.
 Sviluppare processi di sensibilizzazione nei diversi sistemi locali, sia sui bisogni da
accogliere di servizi sociali sia di diffusione e informazione delle attività e dei servizi già
disponibili sul territorio.
 Valorizzare, potenziare e dare continuità alle esperienze maturate sui territori
uniformandole a livello provinciale e in diretta relazione con l’Osservatorio Regionale
delle politiche sociali.

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4.1 Il percorso di progettazione partecipata dell’Osservatorio: il Gruppo Focus dell’ambito


di Gioia del Colle1.

Il tema della partecipazione delle comunità locali in riferimento alle politiche sui servizi sociali è
sempre ricco di discussioni controverse, dubbi, diversità di linguaggio tra le varie parti, che il più
delle volte si “consumano”in dibattici politici che sminuiscono la portata di questa prassi che, se
adottata in modo adeguato, può realmente costituire uno strumento efficace per i cittadini, per
poter al meglio confrontarsi su temi sempre più complessi che coinvolgono tutti.

Costruire percorsi partecipati per i servizi sociali presenta un valore aggiunto: praticarli è infatti
coerente con la mission degli interventi sociali, nel perseguimento di obiettivi di apprendimento
sociale e di “crescita” dei soggetti coinvolti. Proporre un percorso partecipato, coinvolgendo in
questo percorso attori sociali rappresentanti della comunità locale e gli utenti stessi è, invece, parte
di un processo di apprendimento finalizzato ad aumentare le consapevolezze e il protagonismo di
tali soggetti o, detto in altri termini, supportare la comunità locale in un processo di crescita.

Su queste basi è stato strutturato un percorso nel quale gli attori sociali dell’ambito territoriale di
Gioia del Colle potessero confrontarsi, rilevando la rappresentazione del futuro Osservatorio, il
loro punto di vista e testando in modo particolare il loro interesse e la loro conoscenza di uno
“strumento”che li vedrà, in un prossimo futuro, insieme protagonisti.
In base ad una ricognizione condotta sia attraverso la consultazione di siti internet sia attraverso lo
studio di riviste specializzate e riferimenti delle varie amministrazioni regionali e provinciali, si è
giunti ad una mappatura sulla situazione degli osservatori in Italia.

4. 1. 1 Obiettivi delle focus group


L’obiettivo delle focus group è stato quello di coinvolgere attivamente i cittadini, nel definire
l’utilità, l’organizzazione e le eventuali difficoltà/vantaggi che il futuro Osservatorio potrebbe
presentare per i soggetti partecipanti sia come attori protagonisti dei servizi sociali in tutto il
territorio dell’ambito di riferimento sia nella veste di cittadini/utenti.

In diversi studi condotti sul tema della partecipazione è spesso rammentata la necessità di
ricercare, assieme ai cittadini, alcuni terreni concettuali comuni sui quali costruire considerazioni e
proposte che siano condivise. Gran parte delle attività individuate nelle linee guide verso la
costituzione del futuro Osservatorio delle politiche sociali, pur trattando temi o obiettivi specifici
(la mission, il sistema organizzativo, il sistema di gestione,ecc), avevano lo scopo d’identificare
obiettivi condivisi. Per sottolineare l’importanza della questione è utile soffermarsi sulle tecniche
utilizzate per facilitare i gruppi nel raggiungimento di questo scopo, visti i numerosi benefici che
derivano dalla costruzione di obiettivi condivisi.

Fra i più importanti ricordiamo:


a) la costituzione di una base solida per la pianificazione e la costituzione del futuro osservatorio
delle politiche sociali di ambito;
b) l’identificazione e il chiarimento dei problemi ad esso legati;
c) l’accesso al potere nella presa di decisioni riguardanti la comunità e la canalizzazione di risorse
verso progetti considerati critici;
d) l’identificazione dei bisogni diversificati in una comunità (gruppi speciali, minoranze, ecc.)
rispetto alle attività dell’osservatorio;
e) lo sviluppo delle competenze delle risorse umane locali coinvolte in questo processo.

1
Il presente lavoro è tratto dal “Progettare insieme la partecipazione” Report di ricerca del progetto Modus Pdz Gioia
del Colle, a cura di R. Mennuti –E. Ingusci
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Le dimensioni individuate e le rispettive aree di approfondimento sono sintetizzate nella Tabella 1


Tab.1 Scheda sintesi delle aree di approfondimento

Dimensione A quale domanda Caratteri


risponde

1. Il ruolo
Mission •Natura
Cosa fa •Identità
•Scopo
•Attività
•Caratteristiche
Come lo fa Valori: nuovo approccio ai servizi sociali:diritti sociali come diritti soggettivi
Principi:
•Integrazione delle politiche di intervento
•Promozione continua del benessere soggettivo
•Reciprocità e collaborazione all’interno del sistema istituzionale
•Adeguatezza e tempestività dei flussi informativi
2. Il sistema
organizzativo
Il modello Dimensione interna •Collocazione all’interno del servizio
organizzativo •Organigramma
•Competenze professionali
Dimensione esterna •Gruppi di lavoro
(reti di relazioni) •Collaborazioni
•Stakeholders
3. Il sistema di
gestione
Sistemi di In che modo •Metodi
gestione •Strumenti formalizzati (accordi di programma, protocolli di intesa)
•Strumenti non formalizzati
•Alimentazione del sistema
Risorse Con quali risorse •Fondi strutturali-progettazione
economico- •Finanziamenti regionali e/o provinciali
finanziarie •Co-finanziamenti
4. Il processo di
sviluppo
Gli elementi Quali sono le regole •Individuazione soggetto promotore
critici •Processo di radicamento
•Capacità di fornire dati, formazione e professionalità
•Tipo di sviluppo (graduale o repentino)

Compito del moderatore, una volta individuato un intervento particolarmente interessante, non
presente tra gli spunti forniti dalla traccia, è stato quello di inserirsi nella discussione e di
approfondire, cercando al contempo di allacciare tale intervento a quelli degli altri partecipanti,
rimodulando di volta in volta la scaletta delle domande stimolo che ovviamente erano collegate ai
contesti ed alle interazioni che si sviluppano sul momento.
Infine, nel caso in cui l’area tematica non risultava adeguatamente esaurita il moderatore ha
cercato di stimolare la partecipazione proponendo esempi ed invitando al racconto di esperienze e
casi vissuti in prima persona dai partecipanti.
Qui di seguito, vengono riportati i contenuti sviluppati nei gruppi focus, con le indicazioni degli
item utilizzati come stimolo alla discussione e al confronto.

Tabella 2/a Programma e contenuti della prima Focus Group

Partecipanti Obiettivi Metodo Aree tematiche


da affrontare
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Tutti i soggetti interessati Comprendere Discussione Mission


(gruppi di max 8 persone) secondo il loro punto partecipata
di vista che cosa è un
osservatorio, che cosa
fa, come lo fa, , quali
punti di forza e di
debolezza si possono
configurare

AREA TEMATICA : Il ruolo dell’Osservatorio

Che cosa è/non è un osservatorio


Che cosa fa/quali sono le sue principali attività/di cosa si occupa
Ci sono contenuti che secondo voi dovrebbe privilegiare
Chi sono i principali interlocutori/utenti
Quale tipo di orientamento culturale/valoriale dovrebbe avere (profitto/cliente)
Quale funzione dovrebbe svolgere per il territorio (collaborazione/integrazione/reciprocità)
Con quali enti/istituzioni presenti sul territorio dovrebbe dialogare
In che modo dovrebbe stabilire relazioni con le altre istituzioni (osservatorio provinciale,
osservatorio regionale)
In che modo l’osservatorio dovrebbe gestire i flussi informativi recepiti dal territorio (in
termini di tempestività e adeguatezza)

Tabella 2/b Programma e contenuti della seconda Focus Group


Partecipanti Obiettivi Metodo Aree tematiche
da affrontare
Tutti i
soggetti Comprendere secondo Discussione Il modello
interessati il loro punto di vista partecipata organizzativo
(gruppi di
max 8 quale dimensione
persone) interna ed esterna
caratterizza
l’osservatorio, quali
risorse e quali
metodologie operative
utilizza
AREA TEMATICA: Il sistema organizzativo

Che struttura organizzativa dovrebbe avere


Che forma dovrebbe avere l’organigramma (verticistico o piatto)
Chi dovrebbe lavorare nell’osservatorio / Quali professionalità dovrebbero essere impiegate
Quali competenze distintive dovrebbero possedere le persone che ci lavorano (di base,
tecniche, trasversali)
Che tipo di rapporti dovrebbe intrattenere con gli stakeholders esterni (costruzione gruppi di
lavoro, collaborazioni, per aree tematiche permanenti o per criticità emergenti)
Che tipo di rapporti invece dovrebbero stabilire gli stakeholders con l’osservatorio (in termini
di intensità: settimanale, mensile, semestrale, annuale).

Tabella 2/c Programma e contenuti della terza Focus Group


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Partecipanti Obiettivi Metodo Aree tematiche da


affrontare
Tutti i soggetti Comprendere secondo Discussione
interessati i vari punti di vista le partecipata Il sistema di gestione
(gruppi di max 8 eventuali difficoltà di
persone) un Osservatorio, Risorse economico-
indagando i finanziarie
benefici/svantaggi,
oltre che individuare
risorse e metodologie
operative da attuare
nella gestione dello
stesso

AREA TEMATICA: Gli elementi di sviluppo

Quali difficoltà potrebbe incontrare l’osservatorio


Quali potrebbero essere i punti di forza in termini di radicamento
Quali i punti di debolezza dell’osservatorio
Che tipo di accoglienza potrebbe avere sul territorio (accettazione/rifiuto)
Quali benefici/svantaggi ci potrebbero essere per il territorio

AREA TEMATICA: Il sistema di gestione

Quali risorse dovrebbe utilizzare (fondi strutturali, fondi regionali, provinciali, europei)
In che modo si potrebbe alimentare la relazione tra i vari attori del sistema sociale
(osservatorio e stakeholders)
Quali metodi dovrebbe utilizzare per interfacciarsi con il territorio (ad es. protocolli di intesa,
accordi di programma)
Ritenete che possano avere un’influenza anche i metodi/risorse non formalizzate (relazioni
interpersonali, passaparola)
Quali tra i due potrebbero essere secondo la vostra esperienza i più efficaci

4.1.2 Risultati
L’analisi dei dati testuali prodotti durante le Focus Group Discussion a cui hanno partecipato dei
testimoni privilegiati dell’Ambito di Gioia del Colle ha generato una serie di interessanti
indicazioni utili al raggiungimento degli scopi di ricerca.
Per quanto concerne la rappresentazione generale del ruolo che l’Osservatorio dovrebbe avere in
futuro, l’analisi dei dati ha permesso di evidenziare che l’Osservatorio è visto dai partecipanti
come un ente che ha il compito innanzitutto di registrare i problemi esistenti nel territorio. Con la
rilevazione dei problemi, tuttavia, l’Osservatorio non finisce la sua funzione, poiché, sempre
secondo le rappresentazioni manifestate dai testimoni privilegiati, ha il compito anche di mettere a
disposizione le informazioni raccolte, perché possano essere utilizzate da coloro, come istituzioni
o associazioni, che hanno la necessità di risolvere problemi.
L’osservatorio non viene, quindi, visto come ente che risolve problemi in maniera diretta, ma
esplica la sua funzione in qualità di strumento da utilizzare per chi (associazioni, istituzioni) ha
delle problematiche da risolvere. Inoltre, le informazioni fornite dall’Osservatorio, secondo i
partecipanti potrebbero essere utilizzate anche per monitorare l’andamento nella risoluzione dei
problemi del territorio.

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Emerge in maniera evidente che il rapporto fra Osservatorio e territorio è visto dai partecipanti
come una relazione di mutuo scambio. Il territorio, attraverso rappresentanti di associazioni ed enti
locali, partecipa alle attività dell’osservatorio. L’osservatorio, a sua volta, registrando dei dati sui
bisogni del territorio, restituisce queste informazioni, attraverso diverse forme comunicative, al
territorio stesso, che le adopera per due importanti finalità: la pianificazione delle attività delle
associazioni e la programmazione delle politiche sociali.
I partecipanti fanno riferimento anche alla criticità legata al processo di acquisizione di credibilità
da parte dell’Osservatorio: si manifesta la necessità di attività di sensibilizzazione e motivazione
che crei le condizioni di collaborazione da parte di tutti gli attori presenti nel territorio e, di
conseguenza, di espressione delle grandi potenzialità dell’Osservatorio.

Dalla lettura delle azioni svolte, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei vari soggetti
rappresentativi della comunità, appare evidente come gli aspetti strategici principali per una
efficace definizione del piano sociale dell’ambito e per il futuro osservatorio delle politiche sociali
siano l’importanza di istituire tavoli permanenti con le realtà rappresentative della comunità e
quello di predisporre efficaci strumenti di informazione e promozione sociale, nonché la necessità
di coordinare gli interventi e i servizi realizzati. Dall’analisi dei focus emergono una serie di
obiettivi specifici, che la comunità esprime e che vengono sintetizzati qui di seguito (Tabella 3), e
che costituiscono un ulteriore approfondimento del tema dei servizi sociali.

Tabella 3
Obiettivi specifici individuati
Allargamento dell’integrazione e dell'ottimizzazione delle politiche già in atto ai partner
istituzionali che si renderanno disponibili a partecipare al processo pianificatorio.
Consolidamento di alcune sperimentazioni e delle innovazioni già avviate, allargando la rete dei
soggetti partecipanti sulla base di un processo di coinvolgimento svolto a livello territoriale.
Consolidamento dei rapporti con il volontariato e l’associazionismo sociale valorizzando il loro
protagonismo tramite accordi diretti alla realizzazione e condivisione di interventi di rilevanza
sociale e/o di servizi di supporto.
Sviluppo e promozione della solidarietà sociale con percorsi formativi comuni tra le diverse realtà
presenti nel territorio; consolidamento di “buone prassi” condivise e predisposizione di protocolli
operativi integrati.
Qualificazione della spesa e attivazione di risorse esito della concertazione a livello locale.
Avvio di un progetto di comunicazione e informazione sociale con la comunità.
Realizzazione di forme stabili di consultazione e concertazione.
Predisposizione di azioni di contrasto all’isolamento e alla solitudine dei cittadini contribuendo al
sostegno e all’inclusione delle persone e promuovendo le competenze solidaristiche delle
comunità locali.
Favorire una partecipata elaborazione del piano di zona
Avvio e rafforzamento di processi d'integrazione tra le "politiche" sociali ed altre "politiche"
pubbliche: Favorire la convergenza tra le politiche sociali con quelle del lavoro e della formazione
- Favorire la convergenza tra le politiche sociali con quelle della cultura, dell'istruzione e dello
sport
Sviluppo del dialogo e del confronto con i soggetti della Comunità Locale.
Valorizzazione, potenziamento e incremento delle reti esistenti e attivazione di nuove reti di
solidarietà
Predisposizione di azioni di confronto e dialogo fra i componenti dei diversi tavoli (politico e
tecnico) con i rappresentanti della società civile locale.

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Obiettivi specifici individuati


Individuazione con i diversi soggetti istituzionali e non, di nuove modalità di compartecipazione
alla realizzazione dei progetti.
Integrazione con il terzo e quarto settore al fine di raggiungere una corresponsabilizzazione nella
definizione del welfare locale, una maggiore integrazione e coordinamento anche nell’operatività.

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4.2 Il percorso di progettazione partecipata dell’Osservatorio nell’ambito territoriale di


Bitonto: i Laboratori di progettazione partecipata2.

La proposta del laboratorio, quale occasione di scambio e riflessione su tematiche sociali, nasce
dalla considerazione dello stesso quale strumento privilegiato per parlare nel gruppo dei pari,
ascoltare e comprendere interessi e conoscenze, apprendere pratiche e metodologie di lavoro in
rete con altri soggetti, discutere della possibilità di offrire il proprio contributo ad un più ampio
progetto di “Osservatorio”.

4.2.1 Metodologia utilizzata


La metodologia utilizzata per la realizzazione dei laboratori di progettazione partecipata
nell’ambito territoriale di Bitonto è stato il Goal Oriented Project Planning (G.O.P.P.). Il metodo
G.O.P.P. nasce a partire dagli anni ‘60 da un insieme di tecniche e strumenti elaborati nel quadro
delle attività di progettazione di enti e agenzie dedite in particolare alla cooperazione allo
sviluppo, ed è stato poi utilizzato, a partire dal 1993, per la gestione di alcuni programmi e misure
di finanziamento comunitarie (LIFE, Europe Aid, ecc.), come per la programmazione e
valutazione degli interventi dei Fondi Strutturali 2000-2006.
È nella fase di identificazione degli interventi da attuare in una determinata area, con il
coinvolgimento dei beneficiari, che la metodologia GOPP si è maggiormente sviluppata, in
particolare per la progettazione di gruppo, con l’aiuto di un facilitatore professionista ed esterno
che accompagna il gruppo di 15-20 persone nelle fasi di identificazione, analisi e progettazione
degli interventi.
L’obiettivo finale della metodologia GOPP è definire uno schema progettuale strutturato, un
quadro logico in grado di assicurare un approccio analitico continuo, sia in corso di preparazione
sia nella gestione di un progetto condiviso.

4. 2.2. Definizione degli attori chiave

La definizione degli attori chiave (stakeholders) da coinvolgere nella progettazione è una fase
fondamentale per individuare non solo i singoli o le organizzazioni che abbiano strumenti e
informazioni rilevanti per apportare novità e miglioramenti in merito alla dimensione di analisi,
ma soprattutto per coinvolgere coloro che rappresentano i potenziali beneficiari finali delle attività
progettuali che si andranno delineando. La metodologia utilizzata per la conduzione dei laboratori
ha permesso, infatti, la partecipazione e il coinvolgimento di un alto numero di soggetti. Hanno
partecipato referenti dell’Ufficio Servizi Sociali dei Comuni coinvolti Bitonto e Palo del Colle), i
referenti dei Servizi Sanitari (Consultorio, SerT), i soci e i rappresentanti di Cooperative Sociali di
tipo A e B, di organizzazioni di volontariato e referenti di istituti scolastici.

Nelle diverse fasi, l’utilizzo del G.O.P.P ha fatto in modo che tutti i partecipanti intervenissero,
contribuissero, esprimessero le proprie opinioni. Ha permesso che si innescasse un vero e proprio
scambio di idee, alimentato dall’interazione nel dibattito tra i vari interlocutori.

4.2.3 Definizione della dimensione di analisi


La definizione della dimensione di analisi ha rappresentato il “tema di discussione” e la base su
cui avviare l’attività di individuazione degli obiettivi e di progettazione degli interventi.
Nel caso della sperimentazione effettuata nell’ambito territoriale di Bitonto e Palo del Colle la
dimensione individuata a monte come oggetto dell’attività dell’Osservatorio sulle politiche sociale
è stata quella della “Inclusione Sociale”. Il tema dell’Inclusione Sociale rappresenta un tema di
confronto ampio all’interno dei servizi e delle politiche sociali, in quanto non ristretto a singole
categorie di bisogno (disabilità, tossicodipendenze, immigrati) o fasce di età (minori, adulti,
2
Il presente lavoro è tratto dal report di ricerca del progetto MODUS PdZ Bitonto.
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anziani). Ha consentito in questo modo di effettuare un’analisi preliminare relativamente all’ampio


contesto delle politiche sociali, campo di indagine del costituendo Osservatorio.

4.2.4. Analisi dei problemi


Il metodo di analisi è partito dall’identificazione dei problemi da parte dei partecipanti al
laboratorio rispetto al tema individuato.
Si è partito da un’analisi dei problemi esistenti, in quanto un’enunciazione in termini di
“problema” fotografa una situazione negativa attuale e oggettiva, mentre un’enunciazione in
termini di “bisogno” tende ad esprimere un desiderio soggettivo e quindi a sottintendere già la
rispettiva soluzione.
Perché i problemi non venissero espressi in maniera generica e astratta si è chiesto ai partecipanti
di esprimerli in modo che fossero:
 reali, basati su fatti concreti non su idee e opinioni
 oggettivi, basati su fatti certi e, se possibile, dimostrabili
 espressi in termini negativi, senza soluzioni implicite
 chiari, comprensibili da tutti

In base alle informazioni disponibili da parte degli attori coinvolti nel laboratorio di progettazione
e grazie all’uso di tecniche partecipatorie quali il brainstorming, ogni partecipante ha identificato
un problema che considerava fondamentale per affrontare l’analisi dell’Inclusione sociale. I
problemi identificati da ognuno sono stati scritti su cartellini poi disposti uno affianco all’altro su
una stessa superficie, ben visibile a tutti.
Successivamente all’enunciazione dei problemi in forma scritta da parte di tutti i partecipanti, si è
costruito l’Albero dei problemi: un diagramma che esponesse graficamente in connessione tra loro
i vari problemi secondo un criterio logico di causa-effetto.
Per elaborare l’Albero si è scelto in maniera condivisa un problema da cui partire, un problema
che poteva essere considerato centrale perché causa ed effetto di altri problemi. Il problema
individuato dai partecipanti è stato quello della: Forte esclusione delle persone svantaggiate.
Successivamente si è analizzato un secondo problema in relazione al primo e si è definito se fosse:
 causa del primo, nel cui caso è stato posto graficamente ad un livello sottostante
 effetto del primo, nel cui caso è posto graficamente ad un livello soprastante
 né causa né effetto, nel qual caso si è posto sullo stesso livello grafico.

In questo modo ogni problema identificato è stato collocato lungo il “tronco” o i “rami” ideali
dell’albero che si è andato via via sviluppando, generando il diagramma seguente:
Durante la sessione di lavoro orientata alla definizione dell’albero degli obiettivi, la partecipazione
è stata attiva e motivata. In particolare, il lavoro è stato orientato all’individuazione di cause ed
effetti connessi al tema dell’inclusione sociale. L’attività ha inteso trasformare gli aspetti
problematici in opportunità individuando possibili mezzi e strategie di azione. É emersa in
maniera chiara la consapevolezza di una generale crisi dei valori e dell’indebolimento delle
tradizionali agenzie di socializzazione (scuole e famiglia) alla base, secondo i partecipanti, di
numerose problematiche dell’ambito territoriale quali la delinquenza, la devianza minorile, la
dispersione scolastica e l’inottemperanza delle leggi.
In questo quadro, i partecipanti hanno condiviso vincoli e difficoltà quotidianamente esperite sul
campo riconoscendo in maniera unanime la centralità del ruolo dell’amministrazione comunale
quale attore principale nell’attivazione di una rete tra le istituzioni in grado di farsi portavoce delle
esigenze dei cittadini e di supportare l’attività operativa delle numerose organizzazioni pubbliche e
private impegnate nell’ambito di Bitonto- Palo del colle.

Grafico 1- Albero dei problemi


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4.2.5 Analisi degli obiettivi


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L’analisi dei problemi, come abbiamo visto, ha delineato uno schema logico degli aspetti negativi
della situazione esistente nell’ambito territoriale di Bitonto e Palo del Colle in tema di Inclusione
Sociale dei cittadini, indicandone cause ed effetti del processo.
L’analisi degli obiettivi, invece, presenta gli aspetti positivi della situazione desiderata per il
futuro, relativamente all’incremento dell’inclusione sociale nel territorio. Questa analisi implica la
riformulazione delle problematiche in obiettivi raggiungibili.
L’albero degli Obiettivi può essere pensato come lo specchio positivo dell’albero dei Problemi,
dove al rapporto causa-effetto tra i problemi si sostituisce quello dei mezzi per ottenere lo scopo, in
cui l’obiettivo diventa la risoluzione del problema.
In pratica il diagramma dell’albero degli obiettivi individua i passaggi logici attraverso i quali si
esplicita la procedura in grado di attuare l’obiettivo generale (la finalità) che il percorso
progettuale intende raggiungere. Se la logica del percorso è stringente e se alcune variabili le
consideriamo come esogene al nostro schema di intervento, la sequenza logica dei mezzi ci
consentirà di raggiungere la finalità preposte.

Nel grafico 2 viene presentato l’Albero degli obiettivi costruito durante il laboratorio di
progettazione partecipata dell’ambito di Bitonto e Palo del Colle, in merito alla individuazione
degli obiettivi di inclusione sociale nell’ambito distrettuale.

Grafico 2- Albero degli obiettivi


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4. 2.6 Lo schema di intervento


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Il momento finale della fase di analisi ha riguardato la selezione della strategia da utilizzare per
raggiungere gli obiettivi preposti. L’analisi della strategia è necessaria per decidere quali obiettivi
includere nella fase di progettazione e quali lasciare fuori, come condizioni esterne, ed individuare
l’obiettivo specifico di azione per raggiungere indirettamente l’obiettivo generale individuato
(Buon livello della qualità della vita).

Data l’ampia articolazione dell’albero degli obiettivi, per poter riportare la complessità scaturita in
una logica progettuale definita è stato necessario individuare un Obiettivo specifico (Frequenza
scolastica incrementata), rimandando ad altrettante fasi progettuali l’analisi degli altri obiettivi
specifici (Fattori di devianza ridotti, Delinquenza diminuita, Inserimento lavorativo donne).

La strategia o schema di intervento individuato dal gruppo è sotto rappresentato:

Grafico 3. Schema di intervento

BUON LIVELLO
QUALITA’ OBIETTIVO
DELLA VITA GENERALE

Frequenza scolastica OBIETTIVO


incrementata SPECIFICO

OTTEMPERANZA
SOSTEGNO ALLA SOSTEGNO
ALLA RISULTATI
GENITORIALITA’ ALLE FAMIGLIE
NORMATIVA

ALFABETIZZAZIONE INTEGRAZIONE COMUNICAZIONE


ADULTA INTER- CITTADINI/ ATTIVITA’
ISTITUZIONALE ISTITUZIONI

4. 2.7 Gli indicatori di monitoraggio


Il percorso del laboratorio di progettazione partecipata si è concluso con l’individuazione
partecipata degli indicatori di area e la scelta di 3 indicatori attraverso i quali monitorare i percorsi
e le attività da sviluppare per incrementare il livello della qualità della vita e pertanto il livello di
inclusione sociale sul territorio.

Nella tabella seguente vengono riportati gli indicatori individuati dal gruppo per ciascun obiettivo
specifico:

Obiettivo specifico Indicatori


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Frequenza scolastica Tasso di scolarità


incrementata
Tasso di dispersione scolastica

N.ro Programmi formativi extra scolastici

Inserimento lavorativo N.ro di servizi per la prima infanzia


donne
Donne disoccupate con figli

Livello di partecipazione ai corsi per donne in svantaggio

Fattori di devianza n.ro di campagne di sensibilizzazione all’utilizzo dei servizi


ridotti
n.ro di programmi di recupero per minori

n.ro di centri di aggregazione per minori

Delinquenza diminuita n.ro Denunce per tipologia di reato

n.ro Condanne per tipologia di reato

n.ro di casi segnalati ai servizi sociali

4. 2. 8 Conclusioni
Il confronto attivato nei laboratori di progettazione partecipata e sperimentato nell’ambito
territoriale di Bitonto e Palo del Colle ha permesso l’individuazione condivisa dei problemi
ritenuti più rilevanti, in relazione al tema oggetto di approfondimento: la finalità delle politiche di
inclusione sociale.
Ha portato i partecipanti a riflettere sulla portata delle politiche di inclusione sociale stimolandoli
ad approfondire con maggiore criticità aspetti che sino ad allora avevano tralasciato; ha mosso in
loro la volontà di mettersi in gioco e di ritornare a rendersi cittadini attivi e partecipi ai processi di
sviluppo sociale del territorio cui appartengono, spinti da una nuova consapevolezza.
I partecipanti sono così diventati co-autori del processo di governance delle politiche sociali.

4.3 La rilevazione dei fabbisogni formativi3

3
A cura di Andrea Cherchi e Maria Rosaria Cropano
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Le finalità strategiche attribuite all’Osservatorio sulle Politiche Sociali in relazione, in particolare,


alla funzione di supporto ai processi decisionali e programmatori che i soggetti istituzionali
devono assumere, trovano difficoltà di concretizzazione operativa se non si da una adeguata
importanza alla dimensione delle risorse professionali di cui il territorio dispone per attuare le
direttive politiche e programmatiche dei decision makers. Poiché il successo di un'organizzazione
dipende, in larga misura, dall'impegno e dall’efficienza degli individui, emerge con centralità nelle
organizzazioni e nei sistemi sociali il complesso problema della gestione delle risorse umane che
oggi hanno, senza dubbio, maggiore rilevanza di quelle finanziarie e tecnologiche. Un’attenta e
dettagliata analisi del complesso sistema di risorse professionali di cui si dispone per l’attuazione
delle linee programmatiche stabilite dagli organi regionali, provinciali e locali diventa, pertanto,
un prerequisito essenziale per il successo di qualunque intervento finalizzato alla promozione del
benessere sociale.
Appare inoltre evidente come, secondo la logica di gestione dell’Osservatorio Provinciale delle
Politiche Sociali che il progetto MICROMEGA intende promuovere, che prevede il modello
concettuale ed organizzativo del “cliente-fornitore interno”, in base alla quale si persegue la
logica della “catena del valore” secondo la quale il risultato finale è l’espressione e la risultante del
contributo fornito da ciascun attore e, al tempo stesso, della messa disposizione di un valore per
ciascuno dei contributori, uno degli elementi di maggiore valore per le organizzazioni che nel
territorio operano per lo sviluppo del “benessere sociale” è costituito dal monitoraggio della
congruità/incongruità delle risorse professionali a dotazione e messe in campo per il
raggiungimento dell’insieme degli obiettivi che scaturiscono dalle finalità individuate.
Conseguentemente, riteniamo che il sistema di rilevazione e monitoraggio degli interventi di
politica e di sostegno sociale (Osservatorio Provinciale) deve necessariamente contemplare un
sub-sistema di ricognizione e valorizzazione delle competenze professionali, funzionale alle
diverse strategie d’intervento e di gestione delle professionalità disponibili.
1.3 Dai fabbisogni formativi alla domanda di formazione

Il modello di definizione del sistema di analisi dei fabbisogni professionali degli operatori del
sociale rappresenta uno snodo concettuale utile ad orientare la lettura e l’analisi dei profili
professionali del settore sociale in una prospettiva dinamica e non rigidamente legata ad una
prescrittiva descrizione dell’esecutività della mansione. Se si vuole focalizzare l’attenzione, infatti,
sulla programmazione un osservatorio provinciale che operi secondo una direttiva che prevede fasi
e interventi di miglioramento organizzativo e di sviluppo delle risorse umane, sarà necessario
costituire un sistema di riferimenti teorico-concettuali capaci di identificare i fattori fondamentali
che concorrono allo sviluppo delle capacità professionali. Il modello trova il suo naturale
completamento nella definizione dei profili professionali in modo da poter collegare, in un
rapporto organico, le dimensioni strettamente psicologiche con quelle organizzativo-contestuali,
passando attraverso il campo delle competenze, delle capacità ed abilità operative che rendono
peculiare la professionalità dell’“operatore sociale” stesso. I fattori che concorrono alla definizione
del profilo possono essere sviluppati a partire dalla specificità dell’attività svolta, con riferimento
alle situazioni professionali nell’ambito delle quali si realizza, in funzione dei risultati delle
osservazioni effettuate e dei cambiamenti e delle innovazioni prevedibili nel settore considerato. In
questa prospettiva, il concetto di profilo professionale deve integrare in modo dinamico e sinergico
tre componenti fondamentali:

1. il compito o i compiti lavorativi attribuiti al soggetto e considerati in relazione alla totalità


delle funzioni previste dal sistema produttivo.

MICROMEGA Provincia di Bari Misura 3.4 Azione d) Avviso n. 6/2006 101


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2. le relazioni interpersonali e istituzionali che il soggetto deve essere in grado di sviluppare e


gestire per realizzare, in modo consistente e produttivo, i compiti e gli obiettivi (relazioni
professionali).
3. il sistema di significati che il soggetto deve essere in grado di dominare e di attribuire alla
sua attività, alle persone con cui entra in rapporto, ai sistemi produttivi e territoriali (senso
e motivazioni professionali).

L’articolazione conseguente si specifica con ciò che Quaglino (1985) pone al centro del sistema di
analisi ed articolazione della professionalità:
Area del lavoro. Il contesto delle attività professionali del soggetto, cioè, l’insieme dei compiti e
dei contenuti del lavoro.
Area del ruolo. Costituisce un più ampio riferimento alla posizione occupata dal soggetto rispetto
al contesto di lavoro, ovvero, alla contemporanea molteplicità di posizioni rispetto al contesto di
lavoro, ovvero alla contemporanea molteplicità di posizioni rispetto ad un contest odi rete di
posizioni.
Area del sé. Rappresenta il riferimento più ampio in cui convergono elementi professionali ed
elementi personali del soggetto.
1.4 La ricognizione della domanda di formazione: dalle attività/compiti (job
description) alle competenze
Nella situazione di sperimentazione condotta si è provveduto alla individuazione e descrizione del
profilo professionale dell’ ”operatore sociale” identificando il percorso ideale di ricognizione e di
rilevazione dei fabbisogni di competenze rilevanti e distintive per il settore dell’economia sociale.
L’articolazione del modello proposto prevede la caratterizzazione del profilo di professionalità su
tre livelli distinti e interconnessi.
- Livello del “job”. Si riferisce alle caratteristiche specifiche del “job”, del profilo
professionale nell’ambito dei servizi del settore dell’economia sociale e del non profit.
- Livello della “performance”. Riguarda la valutazione della prestazione che il singolo
operatore esprime nell’esercizio della specifica attività. Considera, in questo caso,
l’effettiva espressione delle competenze professionali possedute e rese operative nello
svolgimento delle prescrizioni del “job”. Si tratta di una proposta che deve consentire di
avviare un sistema stabile di “auto-valutazione delle competenze”.
- Livello dei “demand” E’ il livello dinamico di specificazione del modello e riguarda il
complesso delle attese (demand), delle richieste espresse dal sistema organizzativo. Si
tratta della componente di sistema che concorre alla definizione del profilo di
competenze richiesto/atteso. Si tratta di un’area del tutto nuova che chiama in causa il
ruolo del sistema organizzativo e dei modelli di gestione delle risorse umane,
tecnologiche ed organizzative.
Il percorso logico che sostiene la pratica utilizzata prevede un percorso articolato sulla base di tre
punti principali.

4.3.3 L’identificazione dei compiti e delle attività.


L’identificazione delle specifiche capacità si è articolata con riferimento ai due criteri guida della
trasversalità e della specificità delle dimensioni considerate al fine di distanziarsi da un approccio,
ormai sclerotizzato, che porta a definire un profilo professionale secondo una logica di prescrittiva
adesione agli standard tecnico-operativi che caratterizzano la mansione. Lo sforzo compiuto va
nella direzione di un ampliamento di questo modello di approccio, che porta alla definizione di un
quadro di riferimento che consente di “disegnare” un profilo professionale quale risultante, e non
pura sommatoria, di abilità aspecifiche, non specificatamente riconducibile solo agli aspetti
tecnico-operativi dell’attività ma trasversali, ossia identificabili trasversalmente anche in altri
profili professionali riguardanti altre realtà lavorative. Un preliminare lavoro di analisi del
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processo produttivo delle organizzazioni del non profit ha consentito di evidenziare alcuni snodi
significativi che definiscono il “fare” dell’operatore sociale:
− Analisi dei bisogni del territorio;
− Progettazione di politiche, interventi e azioni;
− Realizzazione di interventi di animazione;
− Presa in carico dell’utente;
− Educazione;
− Riabilitazione e cura;
− Inserimento lavorativo;
− Gestione organizzativa e strutture educative;
− Coordinamento ed organizzazione del lavoro;
− Gestione delle informazioni e conoscenze;
− Integrazione/ collaborazione con le strutture territoriali;
− Gestione e monitoraggio dell’intervento o del servizio ;

La consistenza interna delle 12 aree di attività è stata analizzata attraverso un’indagine preliminare
che ha previsto la costruzione di un questionario composto da 91 indicatori comportamentali /
item, sottoposto ad una prima verifica empirica mediante la somministrazione diretta a 43
operatori del settore dell’economia sociale di due distretti sociosanitari (ambito di Gioia del Colle
e ambito di Bitonto).
Il campione individuato risulta significativo rispetto alla popolazione di riferimento e la
composizione interna è stato così distribuita: 67% donne e 33% uomini; il 44% del campione
composto da soci volontari delle strutture cooperative e il 39% da dipendenti a contratto stabile, il
10% hanno dei rapporti di collaborazione a progetto, mentre il restante 7% ha dichiarato altro.
Le 12 aree di attività considerate sono state rilevate sulla base di 91 indicatori/item rispetto ai quali
e’ stato chiesto agli intervistati di indicare
a) se l’attività viene svolta o meno
b) in che misura, su una scala che va da “1 poco” a “3 molto”, ritengono utile l’attività nello
svolgimento delle loro quotidiane pratiche professionali
c) in che misura si ritiene che l’attività potrebbe essere sviluppata al fine di migliorare il proprio
lavoro, sulla base di una scala da “1 poco” a “5 molto”.

4.3.4 La definizione delle aree di competenza.


A partire dall’articolazione del sistema di lavoro, è stato individuato un sistema di competenze
articolato su 5 aree che delineano il profilo professionale dell’operatore sociale secondo uno
schema funzionale alle esigenze di un’analisi della domanda ed alla conseguente progettazione e
gestione di interventi di sviluppo e formazione. L’area di interesse e la metodologia utilizzata
fanno riferimento agli approcci della valutazione del potenziale secondo il modello consolidato in
letteratura (Thornton, Byham, 1982). In questa linea si collocano anche, le proposte operative che
fanno riferimento al “bilancio delle competenze” considerato come approccio di ricognizione delle
risorse delle potenzialità disponibili, anche in un’ottica di orientamento e sviluppo (Castelli,
Ancona, 1998).
Il modello di descrizione delle competenze è riconducibile allo schema di descrizione della
personalità denominato “dei cinque grandi fattori” o "Big Five" considerato come quello più
accessibile rispetto allo sviluppo di strumenti di gestione e orientamento delle risorse umane. Il
modello di descrizione della personalità “Big Five” è costituito da cinque grandi fattori così
denominati:
1. Il fattore Energia fa riferimento alla capacità del soggetto di essere attiva, dinamica,
energica, dominante, loquace. E inerente ad un orientamento fiducioso ed entusiasta nei
confronti delle circostanze interpersonali della vita.
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2. Il fattore Amicalità fa riferimento alla capacità delle persone ad essere cooperative,


cordiali, altruiste, amichevoli, generose, empatiche.
3. Il fattore Coscienziosità fa riferimento alla capacità di autoregolazione nei suoi aspetti sia
inibitori sia proattivi. Si riferisce a caratteristiche di personalità come la precisione e
l’accuratezza, l’affidabilità, la responsabilità, la volontà di avere successo e la
perseveranza.
4. Il fattore Stabilità Emotiva fa riferimento a quelle caratteristiche di personalità connesse
con la gestione delle proprie emozioni e dei propri stati d’animo.
5. Il fattore Apertura Mentale fa riferimento ad aspetti come la varietà degli interessi
intellettuali, l’interesse a tenersi informati e a acquisire conoscenze, la disposizione
favorevole nei confronti delle novità, la capacità di saper considerare le cose da diverse
prospettive.

Sulla base di questo modello teorico di riferimento sono state declinate cinque aree di competenza
che sono di seguito presentate:
1. Area dell’EFFICACIA INTELLETTIVA. Si riferisce alle capacità di elaborare, in maniera
autonoma e innovativa, le informazioni al fine di individuare gli elementi fondamentali e
prioritari delle diverse problematiche affrontate e tali da produrre spunti risolutivi, mirati
alle sollecitazioni ricevute.
2. Area della VISION. Riguarda le capacità di inquadrare, in una prospettiva più ampia, la
propria attività attraverso l’attenzione continua agli eventi di natura politica, economica,
normativa e commerciale che influenzano lo svolgimento della propria professione.
3. Area della PIANIFICAZIONE. Si riferisce alle capacità di identificare le dimensioni
operative della propria attività in una prospettiva strategica, orientando i propri e gli altrui
comportamenti al raggiungimento degli obiettivi prefissati e/o ridefiniti in relazione alle
diverse esigenze e priorità gestionali e produttive.
4. Area della GESTIONE DEL SISTEMA. Riguarda le capacità che consentono di rispondere
in maniera attiva alle richieste di adattamento che giungono dalle situazioni riguardanti la
propria sfera d’azione professionale in tutte le sue manifestazioni.
5. Area delle CAPACITA’ RELAZIONALI. Si riferisce alle capacità di gestire in maniera
flessibile, i rapporti interpersonali, sia interni che esterni in relazione agli obiettivi proposti,
al fine di esercitare attrattiva sugli altri ed essere puntualmente in grado di condurre
trattative e risolvere eventuali situazioni di conflittualità.

4.3.5 L’identificazione e lo sviluppo concettuale delle specifiche capacità.


Queste aree di competenza sono state ulteriormente declinate in dimensioni / capacità la cui
configurazione sorregge il modello teorico di riferimento.

EFFICACIA INTELLETTIVA.
a. Il Problem Finding, ossia la capacità di raccogliere e gestire le informazioni utili alla
valutazione del problema, aggregando gli elementi essenziali e prioritari.
b. Il Problem Solving, ossia la capacità di produrre, con efficacia e tempestività, riposte
operative congruenti con gli obiettivi prefissati.
c. La capacità legata all’Assunzione di Rischio, che comporta il saper assumere su di se gli
oneri della scelta fondata sulla stima delle possibili conseguenze di successo e insuccesso.
d. L’ Autonomia di Giudizio, ossia la capacità di esprimere la propria strategia di pensiero
anche in assenza di norme/procedure prestabilite, proponendo idee costruttive
correttamente sostenute e difese anche in situazioni di contradditorio.
VISION.
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a. La Correlazione, ossia la capacità di Correlare il problema affrontato con lo scenario sia


interno dell’organizzazione, che esterno del mercato.
b. L’Identificazione dei MutamentiI, riconducibile alla capacità di individuare i mutamenti
significativi dello scenario socioeconomico di riferimento e del sistema normativo,
riuscendo a selezionare gli eventi rilevanti per la propria attività professionale.
c. La Visione Sistemica, ossia la capacità di riconoscere gli obiettivi delle altre realtà
socioeconomiche presenti nel contesto operativo di riferimento, identificandone ruoli e
funzioni al fine di individuare possibili strategie di interazione produttiva.
d. L’Orientamento all’Efficacia e all’Efficienza, ossia essere in grado di interpretare
correttamente lo scenario sociale di riferimento, evidenziando la predisposizione a
formulare strategie di intervento orientale ai bisogni espressi dall’utenza di riferimento.
PIANIFICAZIONE.
a. La Programmazione / Organizzazione, ossia la capacità di articolare fasi e sequenze della
propria attività lavorativa, attraverso l’utilizzo efficace delle risorse disponibili utili a
definire i piani d’azione, in termini di costi, impegni e tempi di attuazione.
b. La Realizzazione Operativa, cioè la capacità di concretizzare gli aspetti operativi relativi ai
programmi aziendali, predisponendo in modo adeguato la raccolta del feedback dei
processi in corso.
c. L’Individuazione di Standard e di Obiettivi, vale a dire la capacità di porre la giusta
attenzione agli specifici risultati aziendali, alla congruenza dei presupposti progettuali ed
alla funzionalità delle azioni messe in atto.
d. Il Monitoraggio, ossia la capacità di organizzare e gestire sistemi di rilevamento e controllo
dei processi aziendali, riuscendo ad intervenire in via correttiva a fronte di scostamenti per
ricondurre il processo ai suoi obiettivi.
GESTIONE DEL SISTEMA.
a. L’Adattabilità al Nuovo, cioè la capacità di adattare il proprio comportamento alle nuove
situazioni affrontate, esprimendo forte propensione a convivere con situazioni di
mutamento in cui regole e processi tendono a cambiare velocemente.
b. L’Orientamento all’ Apprendimento, ossia la capacità di gestire, autonomamente, il proprio
processo di apprendimento al fine di determinare le linee di sviluppo delle proprie risorse
professionali.
c. Integrazione, la capacità di integrare la propria professionalità con i diversi attori e fattori
dello scenario e del contesto d’impresa, sulla base di una chiara lettura e comprensione
delle nuove organizzazioni e dei nuovi sistemi.
d. La Cooperazione, ossia la capacità di integrare le proprie energie (personali e aziendali)
con quelle degli altri nella prospettiva di finalizzare le sinergie operative allo sviluppo della
dimensione imprenditoriale.
CAPACITA’ RELAZIONALI.
a. La comunicazione, ossia la capacità di trasmettere informazioni con un linguaggio
appropriato al contesto in atto verificando la comprensione dei messaggi.
b. La Negoziazione e la Gestione dei Conflitti, ossia la capacità di mediare situazioni
contrastanti, evitando la rottura delle parti e proponendosi come gestore e garante di
interessi divergenti.
c. La Flessibilità Relazionale, ossia la capacità di modificare il proprio ruolo ed il proprio
stile di comportamento in funzione delle differenti situazioni/persone.
d. La Gestione dei Collaboratori, cioè la capacità di assumere con autorevolezza e sicurezza
un ruolo di giuda nei confronti di altri, offrendo motivazioni e stimoli che orientano al
raggiungimento dei risultati.

Il processo di elaborazione dei dati dei questionari somministrati è stato effettuato sulla base di
questo frame teorico di riferimento attraverso l’attribuzione di ciascuno dei 91 indicatori
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comportamentali / item capaci di descrivere il “fare dell’operatore sociale” a una delle dimensioni
di competenza individuate dal modello.
Per mezzo dell’attività di affiancamento consulenziale condotto con i soggetti che hanno
partecipato alla sperimentazione, si è provveduto a testare il modello di funzionamento dell’
Osservatorio Provinciale delle Politiche Sociali, attivando concretamente la fase di restituzione
delle informazioni verso i fornitori/utenti del sistema. In pratica si è operata una restituzione dei
profili di competenza professionali individuali che caratterizzano gli operatori del settore
dell’economia sociale nel contesto provinciale.
Proponiamo, a titolo di esemplificazione, un profilo di sintesi:

Fig 1: “Grafico di sintesi del profilo di competenza dell’operatore del settore sociale del contesto provinciale”

PROBLEM FINDING

EFFICACIA PROBLEM SOLVING

INTELLETTIVA
ASSUNZIONE DI RISCHIO
AUTONOMIA DI GIUDIZIO

CORRELAZIONE

VISION VISIONE SISTEMICA

ORIENTAMENTO…

PROGRAMMAZIONE/ORGANIZZAZ…

PIANIFICAZI REALIZZAZIONE OPERATIVA


INDIVIDUAZIONE…
ONE MONITORAGGIO

INTEGRAZIONE
GESTIONE
COOPERAZIONE
DEL SISTEMA
COMUNICAZIONE

CAPACITA’ NEGOZIAZIONE E GESTIONE DEI…

RELAZIONALI FLESSIBILITA' RELAZIONALE

GESTIONE DEI COLLABORATORI

4.3.6 Le competenze come strumento chiave del successo organizzativo


Le ragioni che hanno determinato la scelta di ricorrere a modelli di analisi dei fabbisogni
professionali basati sull’analisi, ricognizione e valutazione delle competenze dipendono da dati
contingenti e da fattori di più rilevante spessore organizzativo: la presa d’atto della sistematica
diffusione nelle organizzazioni del terzo settore di modelli organizzativi cui ai rapporti di tipo
gerarchico si sostituiscono relazioni basate sull'autorevolezza professionale e la necessità di
collegare le variabili organizzative e le variabili di sistema in modo più articolato. Quest'ultimo
aspetto viene strettamente collegato alla diffusività dei mutamenti sociali, politici ed economici
che caratterizzano la nostra realtà e che rende improponibile un'elaborazione parallela e simultanea
di dati di realtà fluidi. Nasce, allora, l'esigenza di tempi brevi di progettazione e organizzazione; si
richiede di progettare contestualmente e contemporaneamente struttura, meccanismi operativi e
risorse umane. Ecco, allora, che le competenze forniscono la possibilità di progettare e gestire le
variabili organizzative ed umane, attuando una sintesi tra concetti che, tradizionalmente, tendono
ad essere tenuti distinti: l'organizzazione e gli uomini.
Ma, nello specifico, cosa intendiamo esprimere con il termine “competenza”?
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Il concetto di competenza è ampio e articolato, e in letteratura sono numerosi gli approcci teorici e
operativi di cui oggi disponiamo per una sua definizione. In base dei diversi riferimenti teorici,
prendono corpo modi diversi di pensare la competenza, che attribuiscono maggiore importanza o
ad attributi connessi alle richieste del compito, o alla dimensione soggettiva (intesa come insieme
di risorse e di attributi relativamente indipendenti dal lavoro effettivamente svolto), oppure,
ancora, agli elementi di interazione fra livello di dotazione soggettiva e richieste ambientali.
(Sarchielli G. ; 1996)
L’importanza attribuita al concetto di competenza determina la necessità di un accordo preliminare
per una sua definizione adeguata e universalmente accettata. Se manca una definizione precisa del
termine “competenza” non è possibile nessun contributo scientifico:
- alla definizione dei criteri di descrizione e di valutazione dell’assetto di risorse disponibili
per una prestazione di successo,
- all’individuazione di un modello di previsione che sia in grado di anticipare un percosso di
sviluppo e di professionalizzazione più adeguato per l’individuo e per l’organizzazione,
- all’identificazione delle ragioni e dei motivi per cui gli individui sono dotati o meno di una
specifica competenza,
- all’identificazione delle possibili strategie operative per lo sviluppo delle competenze
La modellizzazione teorica sulle competenze di Tanucci (2007), che rappresenta il frame work
teorico e metodologico della proposta di analisi dei fabbisogni professionali MICROMEGA,
evidenzia che i fattori che maggiormente concorrono alla determinazione della prestazione
competente possono essere individuati con riferimento alla sequenza
competenza/capacità/prestazione articolata secondo il seguente schema: una modalità ideativa e
organizzativa (competenza); che individua e governa le skill (capacità); utilizzate per realizzare
un’azione adeguata (prestazione). In termini più generali “competenza” può essere individuata
come: ”la capacità di utilizzare la capacità”.
Gli elementi essenziali che caratterizzano, in questa logica, il concetto di competenza sono:
- la competenza è qualcosa di più e di diverso della capacità (script operativo);
- la competenza riguarda la modalità, relativamente stabile, di realizzare una prestazione;
- la competenza si declina con riferimento ad un contesto specifico e ad una specifica situazione;
- la competenza è funzione dei fattori culturali e sociali nell’ambito dei quali si realizza.

4.3.7 Metodologie per una valutazione delle competenze all’interno del Sistema/osservatorio
MICROMEGA
L’analisi delle esigenze di formazione, a livello di sistema organizzativo, consiste nella rilevazione
e registrazione di ciò che risulta inadeguato, disfunzionale in termini di relazione tra obiettivi
proposti e risultati raggiunti. L’individuazione degli scostamenti e la loro valutazione, in termini di
rilevanza e criticità rispetto alla funzionalità dell’organizzazione, rappresenta il primo passo del
processo di rilevazione. Nella dinamica individuo-organizzazione tale fase investigativa si
configura come la segnalazione ponderata e comparata delle disfunzionalità salienti e significative
per il processo di cambiamento possibile.
Sulla base di queste considerazione il modello previsto per l’analisi dei fabbisogni formativi degli
operatori che operano nel sociale previsto nel progetto MICROMEGA, prevede nella sua
configurazione operativa/concreta, un momento di interrogazione, in quanto raccolta di dati ed
informazioni necessarie alla messa a punto di una struttura di apprendimento. La struttura di
rilevazione prevista dal modello si articola su tre livelli di analisi, cosi come presentati nello
schema seguente:

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Le fasi e l’articolazione metodologica della rilevazione rispondono all’esigenza di individuare e


sviluppare un set di tecniche e strumenti funzionali all’esigenza di operare una ricognizione,
coerente e sistematica dei fattori significativi e salienti rispetto agli obiettivi di sviluppo
professionale. Il percorso operativo prevede strumenti differenziati riconducibili al modello di
competenze precedentemente delineato.

Gli strumenti identificati per l’analisi dei fabbisogni professionali per il livello del “job” sono:
- Schede di “job analysis”
- Questionario di auto-rilevazione del “job”
- Focus group sui sistemi organizzativi locali
- Interviste e “incidenti critici”

Gli strumenti identificati per l’analisi del livello della “performance” sono:
- Schede di auto-valutazione della prestazione
- Interviste di valutazione a “360 gradi”
- Rilevazioni di “customer satisfaction”

Per il livello dei “demand”, infine, gli strumenti individuati sono:


- Schede di organizzazione e pianificazione delle attività espresse dalle funzioni manageriali
- Interviste alle funzioni gestionali sulle linee di organizzazione delle attività
- Rilevazioni di “customer satisfaction”

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Capitolo V. Scenari di inclusione sociale e socio-lavorativa in Provincia di Bari


nelle aree PIT4

Premessa5

Obiettivo del presente capitolo è fornire un’analisi del grado di conciliazione ed integrazione delle
politiche economiche, sociali e del lavoro presente nei documenti di programmazione regionale, in
particolar modo nei Programmi Integrati Territoriali PIT 2, 3 e 4, relativamente all’area
territoriale della Provincia di Bari.
La riduzione del disagio e la promozione dell’inclusione sociale sono aspetti integranti dei
processi di sviluppo economico territoriale, in quanto il benessere di un territorio, la sua
competitività, la capacità di attrarre risorse, dipende non solo dalla crescita economica, ma anche
dai cosiddetti fattori ‘intangibili’ dello sviluppo, ovvero dalla capacità di un sistema di contribuire
a migliorare la qualità della vita delle persone, di accrescerne le conoscenze e la possibilità di
avvantaggiarsi delle opportunità offerte e di facilitarne la partecipazione alla vita pubblica e
sociale.

Le misure considerate potenzialmente rilevanti in tema di inclusione sono:


 Misura 3.11 “Sviluppo e consolidamento dell’imprenditorialità, emersione del
lavoro non regolare;
 Misura 3.14 “ Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro”;
 Misura 6.2 “Promozione della società dell’informazione”.

Con riferimento alle misure relative all’Asse III (3.11 e 3.14), queste sono state scelte sulla base
della loro finalità, ossia l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati o a rischio di esclusione
nonché l’inserimento lavorativo delle donne.
La scelta relativa alla misura 6.2 è stata fatta sulla base dei servizi alla persona e sulla possibilità di
interventi sociali mediante la società dell’informazione. Per alcuni PIT si é ritenuto di dover
prendere in considerazione anche la misura 6.4 “Risorse umane e società dell’informazione” - per
l’azione g), intitolata “ITC a sostegno dell’economia sociale - Iniziative di modernizzazione
dell’attuale sistema territoriale di offerta di prestazioni e servizi sociali e dell’efficace integrazione
tra risorse pubbliche e risorse del privato sociale” prevista dal documento programmatico del PIT
2 - e la misura 4.20 per la previsione, nell’ambito di tale misura, di Azioni di formazione specifica
per la P.A. e per i soggetti sociali ed economici attori del sistema locale per promuovere le reti
della governance locale (sempre PIT 2).

L’analisi condotta ha in parte confermato che nell’ambito dei PIT manca una strategia
programmatica ed attuativa in termini di obiettivi di inclusione sociale e che tali strumenti sono
principalmente orientati ad obiettivi di sviluppo economico, realizzati senza un reale approccio
integrato delle politiche. L’obiettivo di una reale integrazione a “rete” delle politiche di intervento
in ambito economico, sociale, culturale e lavorativo, appare pertanto condizione sine qua non per
ogni proposta di sviluppo futuro nei territori oggetto d’indagine.

4
Capitolo a cura di M. Avantaggiato
5
Una parte significativa dei dati riportati nei successivi paragrafi è tratta da una ricerca Formez in corso di
pubblicazione dal titolo provvisorio “L’inclusione sociale nella Programmazione della Regione Puglia”.
MICROMEGA Provincia di Bari Misura 3.4 Azione d) Avviso n. 6/2006 109
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5. 1 Inclusione sociale nell’area PIT n. 2 Nord Barese

Da una ricognizione dei Piani sociali di Zona dei Comuni del PIT 2, emerge che uno dei bisogni
più sentiti riguarda lo sviluppo dell’occupazione: le categorie più a rischio, considerando la
precarietà e in alcuni casi la totale assenza di lavoro sono i giovani, gli over 50 e gli immigrati.
Relativamente ai giovani, i CPI lamentano una carenza di offerte formative/professionali da parte
degli enti a ciò preposti, nonché la necessità di potenziare, attraverso le imprese presenti sul
territorio, l’offerta di tirocini formativi o di esperienze di apprendistato rivolte ai minori che hanno
assolto l’obbligo scolastico. La presenza di un consistente numero di immigrati nel territorio,
pone l’accento sulla questione della loro integrazione sociale, passando in primis per la risoluzione
dei problemi della precarietà e assenza di alloggio e reddito.
In particolare, relativamente alla situazione lavorativa, si sottolinea la diffusione di lavoro
sommerso e la mancanza di strutture che forniscano informazioni ai lavoratori stranieri, regolari e
non.

Se tra gli orientamenti strategici specifici del PIT 2 Nord Barese vengono esplicitate le politiche
attive del lavoro che “devono puntare a promuovere l’imprenditorialità e l’autoimpiego anche in
nuovi settori di sviluppo del territorio, favorire l’allargamento della base occupazionale, migliorare
la qualità dei posti di lavoro, promuovere l’inclusione sociale delle categorie svantaggiate”,
nell’elenco degli obiettivi specifici, discendenti dall'idea forza/obiettivo globale e connessi alle
attività oggetto del programma, non compaiono esplicitamente obiettivi di inclusione sociale.

Puó invece risultare interessante guardare agli obiettivi cd. “di contesto” che dovevano essere
perseguiti per realizzare le azioni di contesto su enunciate e tra i quali si elencano:
- garanzia della governance del PIT;
- rafforzamento delle condizioni di legalità e sicurezza;
- sostegno alle politiche attive per il lavoro.

Nelle “Tipologie di intervento” per l’attuazione della strategia di sviluppo del PIT Nord Barese
delineata, inoltre, si fa riferimento alla attivazione di misure del POR, come quelle per la
formazione e gli aiuti all’occupazione (in particolare le misure 3.11- Imprenditorialità ed
emersione del lavoro non regolare e 3.14- Partecipazione femminile al mercato del lavoro) che
evidentemente perseguono obiettivi rilevanti per la nostra analisi.

Misura 3.11
La scheda di misura 3.11 “Imprenditorialità ed emersione del lavoro non regolare” del PIT Nord
Barese riguarda l’azione c) “Aiuti all’occupazione” del POR, unica tra le azioni della Misura 3.11
destinata a beneficio dei PIT.
L’Azione è finalizzata a sostenere l’incremento di occupazione netta sul territorio del PIT e
comprende interventi di aiuti alla creazione netta di occupazione a favore delle imprese di servizi
reali, di servizi avanzati e di servizi alla produzione presenti nell’area o che intendano insediarsi
sull’area. La tipologia di intervento prevista è: “contributi di durata biennale, a favore delle PMI,
per creazione netta di occupazione in particolare rivolta a soggetti svantaggiati”.
Il fondo di riferimento è il FSE e il costo dell’intervento coincide con le risorse messe a
disposizione dal POR: 1.105.359 euro. Quanto alle modalità di attuazione si procederà con avviso
pubblico con pubblicazione nel BURP.

Misura 3.14
Più dettagliata risulta la descrizione degli interventi proposti nell’ambito della scheda misura 3.14
“Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro” . La misura del PIT coglie
tutte le opportunità di intervento previste dalla misura 3.14 del POR Puglia, intendendo intervenire
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diffusamente sulla componente femminile del mercato del lavoro per conseguire due specifici
risultati: da un lato, fare emergere capacità imprenditive e know how femminile in particolare su
profili di competenza funzionali al potenziamento del sistema manifatturiero locale.
Inoltre, la misura è direttamente orientata a supportare diffusamente la partecipazione delle donne
alla formazione e al lavoro, prevedendo, a vari livelli, azioni specifiche di orientamento e
prevenzione della disoccupazione femminile, interventi di recupero rivolti a donne particolarmente
esposte al rischio di esclusione sociale e professionale, azioni di rafforzamento del sistema dei
servizi alla persona e alla famiglia coerenti con i fabbisogni emergenti dai contesti sociali locali.

Le azioni previste in questa misura sono 5:

- Azione a) Promozione della cultura di mainstreaming per gli addetti all’orientamento ed


all’incontro domanda / offerta nei nuovi Centri Territoriali per l’impiego del territorio del PIT.
L’Azione mira a dotare gli operatori dei CTI del territorio del PIT, di competenze specialistiche di
intervento sulle donne in funzione della diffusione di pratiche innovative di prevenzione e cura
della disoccupazione femminile a tempo adottate in altre aree del Paese e sosterrà la realizzazione
di due itinerari di formazione/intervento;

- Azione b) Sostegno alla creazione di nuova imprenditorialità femminile. L’Azione mira a dare
impulso alla creazione di nuova imprenditoria femminile attraverso la promozione di percorsi
integrati di formazione, consulenza, accompagnamento alla creazione di impresa in forma singola
e associata, nel settore Moda, così come nel manifatturiero nel suo complesso.

- L’Azione c) mira a rafforzare e qualificare l’offerta di servizi attraverso la formazione di nuove


figure professionali per favorire le donne lavoratrici e, indirettamente, a sostenere la
partecipazione femminile alla formazione e al lavoro, attraverso il potenziamento delle funzioni di
servizio alla persona e alla famiglia. In particolare, l’Azione intende promuovere percorsi di
potenziamento e qualificazione dell’offerta di servizi sociali dei territori, ponendosi in continuità
ed integrazione con le politiche sociali degli Enti Locali in questa fase investiti da processi di
rinnovamento e revisione delle proprie pratiche di intervento (in particolare in applicazione della l.
n. 328/2000). A questo fine, il PIT sostiene interventi formativi finalizzati alla creazione di figure
di supporto ai servizi socio assistenziali e socio educativi, in particolare volti a liberare le donne
dal carico di assistenza ad anziani non pienamente autosufficienti e minori in età prescolare.

- Azione d) Percorsi integrati e individualizzati per il recupero e la transizione al lavoro delle


donne e dei soggetti in disagio sociale, in particolare donne segnalate dai Servizi Sociali dei
Comuni del PIT, attraverso misure specifiche che favoriscano la transizione al lavoro del gruppo
bersaglio individuato, ponendosi in continuità ed integrazione con gli interventi di lotta alla
povertà e al disagio sociale in corso di attuazione e sperimentazione in molte realtà comunali del
territorio del PIT (Piani di Zona ai sensi della l. n. 328 di riforma del welfare locale, Progetti
EQUAL, sperimentazione del RMI, ecc). L’obiettivo specifico dell’Azione è, pertanto, quello di
dare vita alla sperimentazione di azioni pilota, che forniscano modelli esemplari di intervento, la
cui efficacia risiede nella capacità di integrarsi con il sistema di protezione sociale dei territori. Le
azioni da realizzare, dovrebbero comprendere percorsi individualizzati di orientamento in itinere e
finali, bilancio delle competenze, laboratori di apprendimento e tirocini/stages.

- L’Azione e) “Azioni di accompagnamento” prevede il sostegno agli interventi di informazione e


pubblicizzazione delle diverse azioni della Misura 3.14. Il PIT intende, inoltre, realizzare un
percorso di ricerca/intervento centrato sul trasferimento di buone pratiche di sostegno alle pari
opportunità in ambito lavorativo. Ai fini dell'attuazione della Misura è stimato un costo
complessivo di 2.748.587 Euro che coincide con la dotazione richiesta sulla Misura POR di
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riferimento. La quota pubblica copre il 100% dei costi previsti. Il fondo di riferimento è il FSE. Le
modalità di attuazione prevedono un avviso pubblico con pubblicazione nel BURP per tutte le
azioni su citate.

Le spese sono cosi ripartite tra le diverse azioni:


· Azione a) 123.950 euro n.p.
· Azione b) 929.622 euro 1.270.505,00 (avviso 27/06)
· Azione c) 780.883 euro 440.000,00 (avviso 27/06)
· Azione d) 826.331 euro
· Azione e) 87.801 euro

Misura 6.4
Nell’ambito della Misura 6.4 “Risorse umane e società dell’informazione” sembra rilevante
richiamare l’attenzione sull’ultima delle azioni previste, l’ Azione g), intitolata “ITC a sostegno
dell’economia sociale - Iniziative di modernizzazione dell’attuale sistema territoriale di offerta di
prestazioni e servizi sociali e dell’efficace integrazione tra risorse pubbliche e risorse del privato
sociale”.

L’Azione interviene a completamento delle iniziative che il PIT promuove in materia di


Governance del welfare locale (Misura 4.20, Azione a).4), nello specifico delle iniziative di
modernizzazione dell’attuale sistema territoriale di offerta di prestazioni e servizi sociali e
dell’efficace integrazione tra risorse pubbliche e risorse del privato sociale. Essa si pone
l’obiettivo di favorire il decollo di processi mirati di offerta on line di servizi rivenienti sia
dall’amministrazione pubblica che dalle organizzazioni del terzo settore. In sostanza, si vuole
consentire alla collettività ed in particolare ai soggetti verso i quali è maggiormente orientata
l’azione di promozione del benessere sociale, di poter usufruire di luoghi virtuali dove poter
intercettare il panorama delle informazioni e dei dati utili a soddisfare sia bisogni diretti e specifici
di sostegno, sia esigenze maggiormente inerenti la trama dei servizi indiretti prodotti dalle reti
sociali territoriali.

Sono previsti due percorsi formativi, rivolti ad operatori della P.A. e ad operatori del privato
sociale, nel corso dei quali i destinatari acquisiranno conoscenze e competenze relative al Web
funzionali alla creazione di pagine Web e siti Internet, alla implementazione e gestione di servizi
progrediti (sportelli utenti, forum, webring, etc), all’applicazione di software user friendly e di
tecniche di comunicazione da impiegare con particolari categorie di utenti dei servizi on line.
Il fondo di riferimento è il FSE. Il costo dell’intervento totale per l’azione g) é di 109.192 euro
mentre la quota pubblica prevista è di 83.994 euro,pari al 76,92% dei costi previsti. Le modalità di
attuazione prevedono un avviso pubblico con pubblicazione nel BURP.

Nell’ambito della Misura 4.20,


tra le Azioni per le risorse umane (con Fondo di riferimento FSE), é prevista l’Azione a) Azioni di
formazione specifica per la P.A. e per i soggetti sociali ed economici attori del sistema locale.
L’obiettivo è quello di aggredire alcuni nodi critici relativi al governo del territorio facendo leva
sulla promozione di reti permanenti di cooperazione tra i soggetti locali a vario titolo deputati ad
intervenire su aree significative di regolazione delle dinamiche di sviluppo territoriale.

La questione della governance locale, concepita nei termini di consolidare pratiche di


programmazione e gestione partecipata delle azioni di sviluppo e modalità che meglio
garantiscano l’integrazione territoriale delle competenze, rappresenta un obiettivo strategico molto
avvertito dai promotori del PIT i quali, consapevoli di tali necessità, intendono su questo
impiegare compiutamente le risorse di tale Azione. Sono quattro le “aree di governo” sulle quali si
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è previsto di intervenire: sviluppo locale, mercato del lavoro, insediamenti produttivi, welfare
locale, poiché su di esse si ritiene che la formazione degli attori locali, in primo luogo degli attori
istituzionali, possa efficacemente contribuire alla costruzione di un comune punto di vista così
come alla condivisione di un comune quadro di conoscenze e competenze.

L’Azione a), nello specifico, sosterrà quattro iniziative formative, corrispondenti alle aree di
governo richiamate:

Azione a).1 - La prima, orientata alla Governance dello sviluppo locale, si prefigge di trasferire ai
soggetti istituzionali e ai soggetti sociali ed economici del territorio, in particolare agli attori che
concretamente saranno chiamati ad operare presso l’Ufficio Unico del PIT, competenze tecniche
in materia di progettazione, attuazione, monitoraggio e valutazione del PIT, competenze di project
management nell’ambito delle iniziative che si andranno a realizzare, capacità operative connesse
alla gestione delle risorse nei sistemi.

Azione a).2 - La seconda area richiamata, corrisponde all’area della Governance del mercato del
lavoro locale. Su questo, l’Azione a) della Misura 4.20 è finalizzata a realizzare un percorso
formativo per promuovere know how, metodologie, modalità condivise di lettura e monitoraggio
degli andamenti e delle dinamiche del locale mercato del lavoro, al fine di dotare l’Ufficio Unico
di funzioni interne specificatamente dedicate all’osservazione e all’analisi, funzioni alla cui
operatività si ritiene debbano prender parte attiva i diversi sistemi territoriali - il sistema pubblico
per l’impiego, i sistemi dell’istruzione e della formazione, gli Enti locali – che, a partire
dall’azione di formazione nella quale saranno coinvolti, ci si attende possano dialogare ed
interagire per la messa in comune del patrimonio conoscitivo che ciascuno per proprio conto
possiede ma che, ad oggi, non è oggetto di alcuna forma di condivisione.

Azione a).3 - La terza area riguarda la Governance dei processi di insediamento produttivo.
L’intento è quello di realizzare, a favore degli operatori pubblici dei Comuni del PIT, un iter
formativo volto a trasferire conoscenze e competenze idonee a governare efficacemente i processi
di ristrutturazione interna delle filiere produttive locali, in particolare intorno agli obiettivi
dell’internazionalizzazione e dell’innovazione dell’economia locale, rafforzando contestualmente
la capacità operativa degli operatori preposti agli Sportelli Unici.

Azione a).4 - Quarta e ultima area richiamata, è quella connessa alla Governance del welfare
locale. L’Azione riguarda la realizzazione di un intervento formativo destinato ad operatori
pubblici locali, volto a potenziare le capacità di management degli Enti Locali e del partenariato in
materia di programmazione e gestione partecipata dell’offerta di servizi sociali sul territorio, al
fine di dare stabilità a pratiche concertate di governo del sistema di welfare, in particolare con i
soggetti del terzo settore chiamati a svolgere un ruolo trainante nelle politiche di promozione del
benessere.

Il costo totale della mis. 4.2 è 2.460.008,00 euro. Il costo totale dell’azione a) é di 465.000 euro e
coincide con la quota di spesa pubblica.
Le spese sono cosi ripartite:
· Azione a).1 euro 171.000
· Azione a).2 euro 108.000
· Azione a).3 euro 81.000
· Azione a).4 euro 105.000

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

Nell’ambito del territorio Patto Nord Barese/Ofantino, l'Agenzia per l'inclusione sociale ha
realizzato:
- pubblicazione primo rapporto sulle politiche di inclusione sociale: studio, realizzato, con
l'obiettivo di mettere in evidenza l'insieme delle politiche sul tema attraverso l'analisi di diversi
settori e azioni, dagli interventi per l'occupabilità dei lavoratori, all'ampliamento dei servizi alle
persone, dalla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, alla riqualificazione del tessuto
urbano e alla promozione di uno sviluppo sostenibile. Il rapporto mette inoltre in luce le
peculiarità del tessuto economico locale, analizzando gli indicatori demografici, del mercato del
lavoro e congiunturali, il sistema formativo locale.
- Cantieri dell’Inclusione sociale, un percorso partecipato, programmato dall’Agenzia per
l’inclusione sociale, che ha coinvolto i soggetti del territorio e il livello istituzionale, per la
definizione degli interventi ritenuti strategici e prioritari per l’area in vista della nuova
programmazione comunitaria 2007-2013.

5.2 Inclusione sociale nell’area PIT n. 3 Area Metropolitana di Bari

Da un’analisi dei PIANI DI ZONA dei Comuni aderenti al PIT 3 emerge, relativamente alla
dimensione occupazionale, la crisi del mercato del lavoro con le problematiche connesse, la
mancanza di politiche attive del lavoro per l’inserimento in particolare delle fasce deboli, di
progetti di orientamento e di accompagnamento professionale, di tirocini formativi e di
apprendistato.

La seconda area di sviluppo del PIT in oggetto focalizzata sullo “Sviluppo organico del sistema
dei servizi basati sulla conoscenza in rete a sostegno dello scambio di conoscenza e della capacità
di interconnessione nei processi di espansione economica dell'intera area metropolitana e
miglioramento della qualità della vita nelle città” prevede anche il perseguimento di obiettivi di
inclusione sociale: “Per le Amministrazioni, la prospettiva è quella di creare un insieme di “reti
tematiche” attraverso cui sostenere la trasformazione dell’area in sistema urbano integrato, in cui
si esalta il processo di elaborazione e decisione comune”.

A tale scopo (si legge nell’allegato “Linee guida per le azioni della misura 6.2” ) si ritiene
opportuno diffondere la quarta conoscenza nella comunità dei cittadini, delle imprese e del
partenariato sociale e istituzionale in genere, per favorire i processi di inclusione e partecipazione
alle decisioni di governo del territorio, attraverso una infrastruttura di “servizio” comune che
individua alcune grandi “reti tematiche”, interne all’area metropolitana:

1. Rete delle economie comunali


2. Rete per la sicurezza e la qualità della vita
3. Rete dell’identità urbana
4. Rete per il lavoro
5. Portale multicanale metropolitano

Tra gli obiettivi di sviluppo individuati nel documento di programma del PIT 3 approvato dalla
Giunta Regionale compare, nell’ambito dell’obiettivo di miglioramento della qualità della vita, il
“miglioramento dei livelli di assistenza alle fasce deboli della popolazione, valorizzando in primo
luogo le opportunità connesse ai servizi in rete e favorendo, attraverso questo, lo sviluppo
strutturato ed evoluto del cosiddetto terzo settore”, oltre che un generale “miglioramento dei livelli
di sicurezza sul territorio”.

Vengono inoltre individuati i seguenti obiettivi specifici:


MICROMEGA Provincia di Bari Misura 3.4 Azione d) Avviso n. 6/2006 114
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a. incrementare il livello di sicurezza nell’area;


b. migliorare la mobilità dei cittadini e delle merci all’interno dell’area PIT;
e. incrementare l’efficacia delle politiche locali del lavoro;
f. migliorare l’efficacia del sistema di governance integrata del territorio.

Uno degli interventi proposti sembra essere rilevante ai fini della nostra analisi, quello del
“Sostegno alle imprese dell’area metropolitana di Bari”. Principale obiettivo di tale intervento è
“favorire in prima analisi l’occupazione, in particolare quella delle fasce deboli della popolazione
interessata (soggetti disabili, disoccupati di breve e lunga durata, soggetti disagiati) e delle donne”.

Nell’azione a) a sostegno delle innovazioni e dei servizi innovativi di rete basati sull'offerta di
prestazioni della Società della Conoscenza, sono previste, tra l’altro, attività formative per la
formazione continua per le classi svantaggiate e per le donne - per facilitarne l’accesso e la
permanenza - e la costruzione di reti di “sportelli rosa” per la formazione dei relativi
addetti/funzionari sul territorio.

Con riferimento all’obiettivo e) Incrementare l’efficacia delle politiche attive del lavoro, si
rimanda esplicitamente al ruolo decisivo che la Provincia assegna ai Centri Territoriali per
l’Impiego, cinque dei quali sono presenti nell’area PIT del sistema metropolitano. Fra le azioni
ritenute necessarie sono previsti gli aiuti alla creazione di occupazione netta e inserimento
lavorativo di persone a rischio di esclusione sociale, di disoccupati di lunga durata, di lavoratori in
mobilità, LPU, LSU, donne e immigrati con permesso di soggiorno.

Tre gli interventi previsti per la realizzazione dell’Obiettivo e):


- Rete Intercomunale per le Politiche Attive del Lavoro. Si intende potenziare i Centri
Territoriali per l’Impiego, attraverso la loro integrazione con gli altri strumenti presenti sul
Mercato del lavoro (sportelli informativi pubblici e privati, società di lavoro interinale)
- costituire una rete intercomunale per le politiche attive del lavoro con la realizzazione di un
“Osservatorio permanente del mercato del lavoro”.
- Sostegno all’Inserimento Lavorativo di Persone a Rischio. Si prevede di indire bandi che
dovranno privilegiare l’auto – imprenditorialità dei soggetti interessati all’inserimento
lavorativo, le imprese già costituite che vogliano inserire nei processi produttivi forza
lavoro a rischio, eventuali iniziative di formazione – lavoro da parte delle Pubbliche
Amministrazione già avviate con risorse proprie ed in corso. “Si incentiverà il sostegno
dell’inserimento lavorativo di persone a rischio di esclusione sociale,lavoratori in mobilità,
lavoratori socialmente utili. Si terranno in conto i progetti già avviati dalle singole
Amministrazioni”.

Costo stimato degli interventi: euro 1.296.000, con un cofinanziamento da parte degli enti
partecipanti pari ad euro 259.200. Le misure a cui si fa riferimento sono la 3.14 b) e la 6.2 c), il
fondo è il FSE.

Da un’analisi dei PIANI DI ZONA dei Comuni aderenti al PIT 3 emerge, relativamente alla
dimensione occupazionale, la crisi del mercato del lavoro con le problematiche connesse, la
mancanza di politiche attive del lavoro per l’inserimento in particolare delle fasce deboli, di
progetti di orientamento e di accompagnamento professionale, di tirocini formativi e di
apprendistato.
Di seguito si elencano e si descrivono brevemente alcuni ulteriori progetti realizzati nel territorio
PIT 3 sul tema dell’accompagnamento al lavoro e della inclusione socio-lavorativa

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- Il progetto I.D.E.A., implementato da un attivo partenariato istituzionale e


socioeconomico, si sviluppa nel contesto della riorganizzazione dei Servizi Pubblici per
l'Impiego, della Riforma Biagi, del nuovo ordinamento della formazione professionale e
della Programmazione Integrata Territoriale (PIT); attraverso l'istituzione di 4 Job Center,
centri pilota ideati sulla base dei più avanzati modelli europei, vengono erogati servizi
innovativi per favorire l'incontro fra domanda e offerta di lavoro. La Provincia di Bari -
Servizio Programmazione e Politiche Comunitarie - risponde così alle nuove sfide del
lavoro che cambia e sperimenta una nuova strategia di networking pubblico/privato per
rafforzare i legami fra istruzione, formazione e mercato del lavoro.

- Progetto G.O.A.L. significa "Genova Orienta Al Lavoro", si tratta di un prodotto


multimediale che la Provincia di Genova, in collaborazione con altre province Italiane, tra
cui La Provincia di Bari, mette a disposizione per navigare alla scoperta dei propri
interessi, capacità attitudini, potenzialità.

- Progetto OTHERSIDE : Gli obiettivi del progetto sono stati principalmente quelli di
offrire ai soggetti destinatari un servizio informativo, di orientamento e consulenza,
mediante colloqui individuali, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza e
conoscenza dei propri diritti e responsabilità; inoltre, quelli di mettere in comunicazione
alcune fasce svantaggiate di lavoratori appartenenti a settori della società a rischio di
emarginazione, con il mondo del lavoro. Lo sportello ha attivato una serie di attività di
consulenza per l’inserimento nel mondo del lavoro, a disposizione dell’utenza in
determinati giorni della settimana. Le attività previste dal progetto sono state supportate
dall’attenzione delle organizzazione del terzo settore, chiamate a dare una risposte alle
difficoltà incontrate dall’utenza.

In relazione all’analisi effettuata ed alla strategia individuata, sono state definite sei Linee
d’Intervento PIT. Per ciascuna linea, sono stati individuati gli obiettivi specifici che guidano i
percorsi e che trovano nelle Azioni e nelle Sotto Azioni (individuate nell’ambito delle misure che
il POR destina al PIT dell’Area Murgiana) la strada da
percorrere in funzione dell’idea forza e degli obiettivi generali prefissati. Nelle linee d’ intervento
D “Riduzione del grado di dipendenza dei sistemi produttivi da fuori area” ed E “Accrescere
l’offerta dei servizi alla persona ed alla comunità” si leggono, tra gli obiettivi specifici: “Ricercare
sul territorio i percorsi più adeguati per incentivare l’emersione del lavoro nero e dell’economia
sommersa, con le opportunità offerte dal completamento delle filiere produttive già presenti sul
territorio e realizzando nuove occasioni di emersione” e “Ricercare sul territorio i percorsi più
adeguati per incentivare l’emersione del lavoro nero e dell’economia sommersa”, con le
opportunità offerte dal completamento delle filiere produttive già presenti sul territorio e
realizzando nuove occasioni di emersione.

Linea di intervento D

Nell’ambito dell’obiettivo suddetto della linea D vengono proposti due interventi a valere sul
Fondo Sociale Europeo e per entrambi sono previsti bandi di gara:
 Sviluppo e consolidamento dell’imprenditorialità ed emersione del lavoro non
regolare (mis.3.11). Nell’ambito di questo intervento sono previsti:
- Il sostegno all’auto imprenditorialità e alla creazione di impresa, incentivando i processi di
certificazione
- lo start up di nuove imprese, lo spin off, la creazione di nuove imprese sociali per
l’erogazione di servizi di cura e di prossimità per la persona e la famiglia, ecc. (Sotto
Azione 3.11 b pit4)
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- Il sostegno all’auto impiego, con aiuti secondo il regime de minimis, per sostenere
l’aggiornamento professionale e l’avvio di nuove attività (Sotto Azione 3.11 c pit4) e gli
aiuti de minimis per l’emersione dei lavoratori non regolari.
Le risorse finanziarie disponibili per questa Azione costituiscono poco più dell’1 % circa della
spesa complessiva prevista per il PIT, e ammontano ad un totale di 1.105.359 Euro.

 Promozione e partecipazione femminile al mercato del lavoro (mis. 3.14) attraverso:


- Formazione iniziale e continua per addetti all’orientamento e all’incontro domanda/offerta
nei nuovi servizi pubblici per l’impiego (Sotto Azione 3.14 a)
- Formazione e affiancamento consulenziale rivolti ad accompagnare il percorso di
creazione di nuova impresa femminile (Sotto Azione 3.14 b)
- Formazione di nuove figure professionali più orientate alle donne e a potenziare il capitale
umano del settore sociale (Sotto Azione 3.14 c)
- Percorsi integrati ed individualizzati per il recupero e la transizione al lavoro delle donne e
dei soggetti in disagio sociale (Sotto Azione 3.14d)
- Azioni di accompagnamento di ricerca e di diffusione di buone prassi, ivi compresa la
costituzione di centri per l’orientamento delle donne al mercato del lavoro e progetti di
tutoraggio per l’inserimento lavorativo e lo sviluppo dell’autoimprenditorialità, che
potranno avvalersi anche del supporto dei Centri Territoriali per l’Impiego (Sotto Azione
3.14 e)
Le risorse finanziarie disponibili per questa misura costituiscono poco meno del 2% della spesa
complessiva prevista per il PIT, e ammontano ad un totale di 2.748.587 Euro, di cui la
partecipazione comunitaria FSE è di 1.786.582 Euro, pari al 65% del totale dei costi pubblici
ammissibili.

Linea di Intervento E

Nell’ambito dell’obiettivo suddetto della linea E viene proposto un intervento a valere sul Fondo
Sociale Europeo. La misura di riferimento è la 6.4 - Risorse umane e Società dell’Informazione-.
E’ prevista un’attività formativa volta al rafforzamento di comportamenti sociali positivi, con
particolare riferimento alla cultura della legalità e alla sicurezza, alla cultura dell'accoglienza e
della inclusione sociale. Rispetto al quadro finanziario,abbiamo i dati che si riferiscono al costo
complessivo delle azioni finanziate dalla 6.4: le risorse finanziarie disponibili per questa Azione
costituiscono circa l’1,4% della spesa complessiva prevista per il PIT, e ammontano ad un totale di
2.099.994 Euro, di cui la partecipazione comunitaria FSE è di 1.364.996 Euro, pari al 65% del
totale dei costi pubblici ammissibili.

5.3 Inclusione sociale nell’area PIT n. 4 “MURGIA”


Nell’ambito della Misura 6.5 "Iniziative per la legalità e sicurezza" - Azione B) Interventi
volti all'attuazione di "Patti per la Legalità" sono stati finanziati:

 il Progetto INTEGRAMURGIA finalizzato a promuovere interventi e strategie integrate


di sviluppo che considerino la cultura della legalità, la sicurezza e l'inclusione sociale
come assi portanti della crescita del territorio. Il progetto è stato elaborato grazie ad un
percorso di concertazione avviato dall'Ufficio Unico PIT4 con i Comuni Capofila degli
Ambiti Territoriali di Zona (Altamura, Gioia del Colle, Grumo Appula e Ginosa), le
Istituzioni territoriali (Prefettura Bari, ASL BA/3, Tribunale per i Minori di Bari, Casa
Circondariale di Altamura, UEPE Bari, UEPE Taranto, Centro Territoriale Impiego di
Altamura, ecc), il partenariato socio-economico del PIT 4 (Acos, Api Bari, CIA Bari,
Confindustria - Bari, UGL Coltivatori, UIL) e gli operatori del Terzo Settore

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Importo finanziato: 577.500,00 euro.


 progetto "MURGIA SICURA" finalizzato a definire e sperimentare nuovi modelli di
relazione nella business community e tra la business community e la società locale da
coinvolgere nello sviluppo; nuove metodologie di regolazione del mercato e di controllo
sociale-istituzionale della minaccia della criminalità all'economia locale;- nuovi sistemi di
incentivazione della legalità, attraverso la promozione delle esperienze innovative. Il
progetto si raccorda, strategicamente e operativamente, con le azioni previste dal Progetto
INTEGRAMURGIA, e prevede attività finalizzate a promuovere la sicurezza e la legalità
quali condizioni imprescindibili per la crescita civile e lo sviluppo economico, capace di
favorire gli investimenti e sostenere l'azione di risanamento e rivitalizzazione socio-
economica del territorio.
Importo finanziato: 261.000,00 euro

In particolare, nell’ambito dell’asse RISORSE UMANE:

sono stati istituiti i Master Programmi Integrati –PIT- nell’ambito del Por Puglia
2000/2006. Mis.3.7 “Formazione superiore” Azione d. 1) Borse di Studio e azione e)
Promozione e sostegno di filiere in forte connessione con il mercato del lavoro:

-“Strategie d’ impresa e ruolo dei policy maker nel rilancio dei sistemi produttivi locali”
- “Network di PMI e servizi per la competitività e l’internazionalizzazione”
- "Nu.Re.V.Alt. L'Uomo di Altamura. Le nuove reti di valorizzazione". Rilasciato il titolo
di "Esperto di gestione, valorizzazione e comunicazione con metodologie innovative di
beni culturali, storici, antropologici ed ambientali, con particolare riferimento all'area
dell'habitat rupestre della Murgia pugliese e lucana".
- Esperti per le produzioni agroalimentari bio-tipiche
- Agenti Distrettuali per lo sviluppo delle filiere dominanti nel territorio murgiano

 Progetto Mitico (Misure Innovative per Trasformare l’Inadeguatezza di Competenze


Obsolete), per innovare il "saper fare": I beneficiari del progetto sono le piccole e medie
imprese e le persone inoccupate, disoccupate o disabili residenti nei comuni del Pit 4:
Santeramo, Altamura, Gravina in Puglia, Cassano delle Murge, Poggiorsini, Grumo
Appula, Gioia del Colle, Turi, Sammichele di Bari, Ginosa, Acquaviva delle Fonti,
Minervino Murge, Toritto e Spinazzola. Il progetto rientra nel programma comunitario
Equal.

Nell’ambito della misura 6.2 La Società dell’Informazione, Iniziative a sostegno delle


Autonomie Locali

 PROGETTO MURGIANET

Azioni:

a) installazione di Web Point in luoghi strategici e presidiati, del territorio per


favorire in generale la cultura dell’ICT e permettere una facile fruizione da parte di categorie
svantaggiate;
b) adeguamento delle infrastrutture tecnologiche di rete dei Comuni per favorire un
processo di integrazione e di interoperabilità con la Regione (rete RUPAR) e la P.A. centrale
(rete RUPA) ed allo stesso tempo porre così i presupposti per l’erogazione via Web dei servizi
alla Comunità dei Cittadini, in linea con le direttive di e-Goverment;
c) consolidamento della rete degli Sportelli Unici per le attività produttive degli Enti
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del Distretto Industriale Murgiano già operativi e diffusione presso i restanti Enti;
d) diffusione dell’utilizzo della firma digitale, con SMART CARD, utilizzando le
procedure standard di autenticazione (Rif. Direttive e-goverment);

Dal progetto è stata scorporata l’operazione “potenziamento dell’offerta di prodotti didattici” che
sarà realizzata in concomitanza con l’attuazione dei corsi di formazione per i dipendenti delle PA
della presente aggregazione previsti nell’ambito della misura 6.4 del POR.

Inoltre, all’interno del Piano sociale di Zona dell’ambito di Gioia del Colle (Comuni di Gioia del
Colle, Casamassima , Sammichele e Turi) si segnala il capitolo INCLUSIONE SOCIALE ,
CONTRASTO ALLA POVERTA’ e SALUTE MENTALE con le seguenti azioni progettuali:

 “VIVA-MENTE”
 “SINERGICA-MENTE”

Che si propongono di:

- prevenire il disagio, trasmettendo un modello culturale fondato sull’integrazione di soggetti


deboli e riabilitazione degli stessi attraverso il lavoro, è la “mission” della società post-
moderna;
- sperimentare un modello di integrazione sociale in favore di tali soggetti, attraverso
l’individuazione di un sistema psico-socio-relazionale, capace di coniugare recupero,
formazione, inserimento al lavoro

Un intervento come quello prefigurato dai progetti in questione ha in sé una notevole carica
innovativa. Il coinvolgimento in un’azione di formazione, con prospettive concrete di inserimento
lavorativo, di determinate categorie dello svantaggio, rappresenta un tipo di intervento tutto
sommato nuovo e interessante in questo contesto.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

Appendice. Il portale del progetto Micromega6

Le attività di studio, sviluppo, ricerca teorica e sul campo del Progetto Micromega, si
concretizzano in quella produzione di informazione sulla costruzione dell’Osservatorio di cui il
Libro Bianco è l’espressione finale. Il sistema informativo del progetto trova nel portale la sua
realizzazione informatizzata, il suo “sistema informatico”.

Il portale è disponibile su internet all’indirizzo http://www.progettomicromega.it , e presenta nella


Home Page un’interfaccia orientata all’utente finale, il navigatore anonimo che senza necessità di
registrarsi può fruire delle informazioni disponibili. Tali informazioni sono di due tipi:

1) documenti testuali sulle attività del progetto


2) dati raccolti sugli indicatori dell’area dell’Inclusione Sociale

La Home Page presenta l’accesso diretto a sette documenti “costitutivi” del


sito, ossia di presentazione generale e introduttiva, attraverso altrettanti link
disponibili nell’area centrale e nella lista dei collegamenti a sinistra.

6
A cura di Vincenzo D’Amelio.
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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

Tramite tali collegamenti in particolare si possono raggiungere le pagine:

Archivio documenti
Attraverso cui si può accedere a tutta la documentazione resa disponibile dal sito. I documenti si
possono ricercare per argomenti ed eventuali ambiti (nel caso di materiale strettamente pertinente
ad un particolare ambito). Nel caso di una ricerca che consideri tutti i casi basta non modificare
l’indicazione “Seleziona”. Infine la ricerca può essere effettuata per parole chiave nel titolo, o nel
testo.

Contatti e Segnalazioni
Attraverso cui l’utente finale può inviare allo staff del progetto una segnalazione previa
registrazione come “ospite”. Tale registrazione richiede l’inserimento di una user-id, password e
indirizzo di posta elettronica

e si conclude con l’invio di una email di conferma recante il link per entrare. La volta successiva
l’ospite registrato potrà entrare direttamente con la sua user-id.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

Una volta entrati si accede al form per l’invio della segnalazione

Gli “operatori amministrativi” del sito (vedi utenti registrati), hanno accesso diretto alla pagina
segnalazioni. Se lo staff riterrà opportuno potrà inviare una risposta all’ospite.

Infine in coda alla lista dei link a sinistra vi è il collegamento alla pagina

Dati Indicatori
Attraverso cui è possibile accedere ai dati degli indici (demografici e strutturali) che concorrono
alla costruzione degli indicatori statistici di Inclusione Sociale, e ai dati degli indicatori stessi. I
dati disponibili sono stati raccolti per i comuni degli ambiti di Bitonto (Bitonto e Palo del Colle) e
Gioia del Colle (Gioia del Colle, Turi, Casamassima e Sammichele di Bari), per gli ambiti stessi, e
per la Provincia di Bari, e al momento riguardano fondamentalmente gli anni dal 2003 al 2006.
Le chiavi di ricerca sono quindi:
Ambiti, Comuni, Anni (da … a …), Grandezze, Dimensioni, Indicatori
Per una ricerca che consideri tutte le possibilità basta non modificare la voce “Seleziona”, saranno
quindi restituiti tutti i valori della chiave corrispondente.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

I dati restituiti a loro volta saranno organizzati per Grandezze, Dimensioni e Indicatori, ambiti e
anni.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

Ogni ambito presenterà una casella di selezione e una di spunta, mentre i comuni e la provincia
presenteranno solo caselle di spunta. Tali caselle servono per selezionare i dati da stampare. Per
stampare i dati dei comuni occorre innanzitutto selezionare l’ambito di appartenenza, e infine
spuntare i comuni interessati.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

I dati ricercati possono infine essere scaricati in report in quattro distinte maniere.

a) il link “Scarica Report” sulla sinistra:


a. Permette di scaricare un file di testo (.txt) con i dati
restituiti dalla ricerca, esattamente nella sequenza in cui
sono riportati nella pagina del sito, senza alcuna
particolare impaginazione. Per salvare il file
selezionare il link con il tasto destro e scegliere “Salva
oggetto con nome”.

b) il pulsante “Stampa” in fondo all’area di pertinenza di


un determinato indicatore: si apre una nuova pagina
che offre tre possibilità:

a. Il pulsante “Crea tabella pdf”: produrrà una tabella in formato pdf dei dati
selezionati nella pagina precedente. Se all’apertura della pagina non appare la
tabella fare un refresh di pagina e si aprirà Acrobat Reader per la visualizzazione
del file, che potrà essere successivamente salvato.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

b. Il pulsante “Crea grafico pdf”: produrrà un grafico con tanti istogrammi quanti
sono gli ambiti selezionati nella pagina precedente. Se all’apertura della pagina non
appare la tabella fare un refresh di pagina e si aprirà Acrobat Reader per la
visualizzazione del file, che potrà essere successivamente salvato.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

c. All’apertura della pagina appare un grafico con tanti istogrammi quanti sono gli
ambiti selezionati nella pagina precedente. In tale grafico si possono selezionare a
loro volta gli ambiti da mostrare ed eventualmente da stampare. Si può decidere
inoltre una visualizzazione verticale o orizzontale delle barre. Tale grafico appare
solo se sul computer utilizzato è installato il plugin java. Altrimenti scaricabile al
sito della SUN http://www.java.com/download

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

Tutto questo per quanto attiene all’utente finale di internet.

Amministrazione del Portale

Esiste poi tutta una parte amministrativa riservata alla gestione del sito
stesso, accessibile unicamente agli “utenti registrati” attraverso
l’inserimento di user-id e password negli appositi campi in alto a destra.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

Il Portale Micromega prevede tre tipologie di account:

1) Amministratore: è l’utente che può inserire, modificare, cancellare, aggiungere tutto quello
che è visibile per l’utente finale:
a. Documentazione: può gestire testo, immagini, icone, link di tutto il materiale
documentale disponibile sul sito, e i relativi parametri di classificazione (argomenti,
ambiti, etc…).
b. Indicatori: può gestire la costruzione degli indicatori, la loro classificazione
(grandezze, dimensioni), il modo in cui i dati vengono calcolati ed elaborati, e i
relativi parametri di inserimento dati (anni, ambiti, etc…)
c. Segnalazioni: può leggere le segnalazioni inviate dagli ospiti, ed eventualmente
rispondere inviando una email.
d. Utenti/ospiti: può gestire la creazione degli utenti registrati e di eventuali nuovi
ospiti, modificandone i privilegi di accesso.
e. Dati: può inserire o modificare i dati degli indicatori, manualmente o in maniera
automatica tramite file, per tutti gli ambiti disponibili

2) Operatore di progetto: è l’utente appartenente allo staff di progetto che può unicamente
inserire o modificare i dati degli indicatori, manualmente o in maniera automatica tramite
file, per tutti gli ambiti disponibili.

3) Operatore di Ambito/Comune: è l’utente operatore di ambito, che può unicamente inserire


o modificare i dati degli indicatori, manualmente o in maniera automatica tramite file,
soltanto per gli ambiti o i Comuni di sua competenza.

In una successiva implementazione del portale è prevedibile un’utenza privata che permetta
l’inserimento di dati e la fruizione della loro elaborazione in indicatori effettuata dal portale.

Webmaster
Vi è infine un accesso riservato unicamente al webmaster, e non allo staff di progetto, tramite il
link in fondo a ogni pagina, per la gestione del database MySql con cui è progettato il portale
stesso.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

BIBLIOGRAFIA

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2. Robert Putnam, Capitale sociale e individualismo, Il Mulino, 2004.

3. AA.VV., A. Fontana - G. Annoscia (a cura di), Scuola e Impresa a confronto Bisogni


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4. AA.VV., Anna Fontana (a cura di ), Il Potenziale Sociale Prima indagine territoriale


sulle forme autorganizzate della società civile nell’area Nord Barese /Ofantina,
Agenzia per l’inclusione sociale , Andria,2007

5. Giovanna Rossi – Lucia Boccacin, Le identità del volontariato italiano,V&P,2006

6. Bruno Carapella, L’acqua e il bambino la transizione difficile dallo Stato-nazione


alla democrazia federalista, Franco Angeli,2006

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Cinquanta al nuovo Millennio, Il Mulino,2005

8. Domenico Certosino – Guglielmo Wolleb, Economie dal basso, Un itinerario


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11. Terri Carella (a cura di) SistemAzioni , Pratiche di nuovo welfare nel percorso di
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12. Maria Luisa Mirabile (a cura di ), Italie Sociali, Il welfare locale fra Europa, riforme
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16. Vacca G.,Rhi-Sausi J.L. ( a cura di), Perché l’Europa?,Rapporto 2007


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MICROMEGA Provincia di Bari Misura 3.4 Azione d) Avviso n. 6/2006 130


Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

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18. Ziller J., Il nuovo Trattato Europeo, Il Mulino, 2007

19. Attinà F., Natalicchi G.,L’Unione Europea,Governo, Istituzioni, politiche, Il Mulino,


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a una nuova stagione multidisciplinare degli studi europei, Il Mulino,2007

21. Alberto Alesina –Edward L. Glaeser, Un mondo di differenze, Combattere la povertà


negli Stati Uniti e in Europa, Laterza ,2005

22. Mauro Magatti (a cura di), La città abbandonata, Dove sono e come cambiano le
periferie italiane,Caritas Italiana,Il Mulino, 2007

23. AAVV (a cura di), Le chiese di Puglia in ascolto del territorio, Primo rapporto sulle
povertà in Puglia, Delegazione regionale Caritas Puglia, Rotas 2006

24. Marco Zupi, Si può sconfiggere la povertà?, Laterza, 2003

25. Brandolini A.,Saraceno C. (a cura di), Povertà e benessere, Il Mulino,2007

26. Consiglio italiano per le Scienze sociali, Le Fondazioni in Italia, libro Bianco, Anno
XXIX, N.127 / 2002

27. Parlamento Europeo, Relazione , sull’approvazione della Carta dei diritti


fondamentali dell’Unione da parte del Parlamento europeo, 14-11-2007

28. Conferenza dei Rappresentanti dei Governi degli Stati membri, Trattato di Lisbona
che modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità
europea, Bruxelles, 3-12-2007

29. Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Rapporto di monitoraggio sulle
politiche sociali, settembre 2005

30. Ministero del lavoro e della previdenza sociale, Ministero della solidarietà sociale,
Ministero della salute, Rapporto nazionale sulle strategie per la protezione sociale e
l’inclusione sociale, novembre 2006

31. Ministero della solidarietà sociale, Rapporto di monitoraggio sulle politiche sociali,
II parte: i servizi sociali territoriali, ottobre 2006

MICROMEGA Provincia di Bari Misura 3.4 Azione d) Avviso n. 6/2006 131


Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

GLOSSARIO

Abbandoni scolastici Alunni con età inferiore ai 15 anni che, dopo aver iniziato, hanno
interrotto la frequenza delle lezioni senza atto formale di ritiro
Agenda europea per la Fissa le priorità che devono orientare l'azione dell'Unione Europea
politica sociale (2006- (UE) verso lo sviluppo del modello sociale europeo. Essa intende
2010) anche promuovere la coesione sociale come parte integrante della
Strategia di Lisbona e della Strategia a favore dello sviluppo
sostenibile. Questo riesame dell'Agenda sociale svolge una funzione
essenziale nella promozione della dimensione sociale della crescita
economica e migliora l'applicazione delle azioni previste dalla
vecchia Agenda sociale (2000-2005). L'Agenda sviluppa una duplice
strategia: pone l'accento sul suo ruolo per accrescere la fiducia dei
cittadini; presenta azioni chiave secondo due assi maggiori che sono
l'occupazione e le pari opportunità e l'inserimento sociale. E’ redatta
dalla Commissione europea, DG occupazione, affari sociali e pari
opportunità

Carta dei diritti E' stata proclamata in forma solenne nell'ambito del Consiglio
fondamentali europeo di Nizza il 7 dicembre 2000. Essa si basa sui trattati
comunitari, sulle convenzioni internazionali - tra cui la Convenzione
europea dei diritti dell'uomo del 1950 e la Carta sociale europea del
1989 - sulle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri,
nonché sulle varie dichiarazioni del Parlamento europeo. E’ inserita
nel Titolo II (articolo 7) del Trattato che istituisce una Costituzione
europea.

Coesione sociale Letteralmente “essere uniti”. L'espressione “promuovere la coesione


sociale” significa fare in modo che ogni persona abbia un posto
nella società, per esempio combattendo la povertà, la
disoccupazione, la discriminazione.

Commissione europea E' l'organo esecutivo dell'UE, garantisce l'esecuzione delle leggi
europee (direttive, regolamenti, decisioni), del bilancio e dei
programmi adottati dal Parlamento e dal Consiglio, ha il diritto di
iniziativa legislativa e negozia gli accordi internazionali,
essenzialmente in materia di commercio e cooperazione. Il
Presidente e i membri della Commissione europea sono nominati
dagli Stati membri previa approvazione del Parlamento europeo.

Decisioni comunitarie Sono norme vincolanti in tutti i loro elementi per coloro cui sono
destinate. Le decisioni, quindi, non richiedono una normativa di
applicazione nazionale. Una decisione può essere indirizzata a
qualsiasi o a tutti gli Stati membri, a imprese o a singoli individui.

Detenuto (o carcerato, o È il termine generico con il quale si indica una persona ristretta in
ristretto) un Istituto di Pena, senza specificarne la posizione giuridica.

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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

Direttive comunitarie Sono atti normativi dell'Unione Europea e hanno come destinatari
gli Stati membri dell'Unione, i quali sono obbligati a raggiungere gli
obiettivi indicati nella direttiva emanando, a loro volta, norme che
dovranno essere applicate all'interno di ogni Stato membro.

Evasioni scolastiche Alunni in obbligo di frequenza, regolarmente iscritti, che non hanno
mai frequentato la scuola.

Feeding in Assicurarsi che le politiche sociali contribuiscano agli obiettivi di


crescita ed occupazione.
Feeding out Assicurarsi che le politiche per la crescita e l'occupazione
contribuiscano alla coesione sociale.
Fondi strutturali Sono un’ importante fonte di finanziamento per le aree più povere,
dove il PIL è inferiore al 75% dell’UE (obiettivo convergenza), per
le zone più ricche (obiettivo competitività) , e per la cooperazione
transfrontaliera. Sono finanziati in parte con risorse comunitarie e in
parte con risorse nazionali. In Italia le iniziative di maggior rilievo
riguardano le Regioni in ritardo di sviluppo come il Mezzogiorno. La
nuova programmazione dei Fondi strutturali riguarda il periodo
2007-2013.

FSE Il Fondo sociale europeo (FSE) è uno dei fondi strutturali. È lo


strumento finanziario dell'Unione Europea per gli investimenti nelle
risorse umane. Attraverso una serie di programmi trasferisce agli
Stati membri somme significative per sostenere la creazione di posti
di lavoro più numerosi e di migliore qualità. Il regolamento
1081/2006 ne determina la sua applicazione per il periodo 2007-
2013.

FESR Il Fondo europeo per lo Sviluppo Regionale, mira a correggere i


principali squilibri regionali esistenti nella UE, comprese le zone
urbane e rurali, le isole, le zone di montagna, le zone scarsamente
popolate e quelle di frontiera. Il regolamento 1080/2006 ne
determina la sua applicazione per il periodo 2007-2013.

Governance europea Il dibattito sulla governance europea, avviato dalla Commissione


europea nel suo Libro bianco del luglio 2001, riguarda l'insieme
delle regole, delle procedure e delle prassi attinenti al modo in cui i
poteri sono esercitati in seno all'Unione Europea. L'obiettivo
consiste nell'adottare nuove forme di governance che avvicinino
maggiormente l'Unione ai cittadini europei, la rendano più efficace,
rafforzino la democrazia in Europa e consolidino la legittimità delle
sue istituzioni.

Inclusione sociale Processo avviato al Consiglio europeo di Lisbona nel 2000, volto a
(strategia di cooperazione) rafforzare la lotta comune contro la povertà e l'esclusione. Comporta
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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

in particolare l’adozione del Metodo Aperto di Coordinamento, un


processo dove ciascuno Stato membro, elabora Piani d'azione
nazionali che definiscono le loro priorità e gli obiettivi di
rafforzamento dell'inclusione sociale (PAN inclusione). Attualmente
sono stati presentati i PAN per il periodo 2006-2008.

Lavoro in rete Lavoro collettivo che riunisce gli altri attori chiave. Contribuisce
all'individuazione e al consolidamento di tutti o parte dei risultati
acquisiti e delle buone pratiche ai fini della diffusione e del
mainstreaming.

Mainstreaming Fare in modo che un certo fattore venga tenuto presente in tutte le
politiche dell'UE. Per esempio, in ogni decisione su una politica
dell'Unione Europea si deve ora tenere conto delle conseguenze
della decisione stessa per l'ambiente. In tal modo si è proceduto al
"mainstreaming" delle preoccupazioni ambientali.

Mainstreaming di genere Integrazione sistematica delle situazioni, delle priorità e dei bisogni
degli uomini e delle donne in tutte le politiche e nelle azioni pratiche
allo scopo di promuovere attività basate sull'uguaglianza tra donne e
uomini.

Mainstreaming orizzontale Trasferimento di esperienze verso altri organismi simili. Il


trasferimento può essere specifico (ad esempio uno strumento
determinato) ovvero più ampio (ad esempio, contribuire al
cambiamento delle prassi).

Mainstreaming verticale Trasferimento di esperienze e integrazione di tutti o di parte dei


risultati sul piano istituzionale, politico, regolamentare o
amministrativo.

Metodo aperto di E’ stato utilizzato per la prima volta dopo il trattato di Amsterdam in
coordinamento (MAC) cui si stabiliva una politica comune europea sull'occupazione. Il
Consiglio di Lisbona ha adottato questo metodo al riguardo della
lotta alla povertà e all'esclusione sociale, da qui al 2010. Tale
metodo è finalizzato a rafforzare la cooperazione tra gli Stati
membri, facendo convergere le diverse politiche nazionali su alcuni
obiettivi condivisi. Il coordinamento aperto si basa principalmente
su 5 punti: 1) la definizione di una serie di obiettivi comuni da
raggiungere; 2) l’individuazione degli strumenti necessari per la
misurazione dei risultati (statistiche, indicatori) e per la verifica
dell’evoluzione verso gli obiettivi prefissati; 3) la redazione di Piani
nazionali per la protezione sociale e l’inclusione sociale da parte
degli Stati membri per tradurre gli obiettivi dell'UE in strategie
nazionali; 4) la pubblicazione di rapporti di valutazione sui Piani
nazionali; 5) un programma di azione comunitario per promuovere
la cooperazione in materia di politica sociale tra gli Stati membri, lo
scambio di apprendimento reciproco e delle buone pratiche.
Modello sociale europeo Più che di un modello unico, si intende un modello basato sugli stessi
principi ma attuato con strumenti diversi. Da non dimenticare che,
rispettando il principio di sussidiarietà, le politiche sociali sono di
MICROMEGA Provincia di Bari Misura 3.4 Azione d) Avviso n. 6/2006 134
Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

pertinenza degli Stati membri.


Obiettivi comuni contro la Nel 2005, la Commissione europea, sulla base degli obiettivi
povertà e l'esclusione precedentemente stabiliti dal Consiglio di Nizza (2000), ha
sociale proceduto ad una loro revisione. I “nuovi” obiettivi sono:
1. Garantire l’integrazione sociale attiva di tutti promuovendo la
partecipazione al mercato del lavoro e lottando contro la povertà e
l’esclusione fra le persone e i gruppi più emarginati;
2. Garantire a tutti l’accesso alle risorse, ai diritti e ai servizi sociali
di base necessari per partecipare alla società, affrontando nel
contempo le forme estreme di emarginazione e lottando contro tutte
le forme di discriminazione che sono causa di emarginazione;
3. Garantire che le politiche per l’integrazione sociale siano
coordinate in maniera valida e prevedano la partecipazione di tutti i
livelli di governo e dei soggetti interessati, comprese le persone in
situazione di povertà, che siano efficienti, efficaci e integrate in tutte
le politiche pubbliche pertinenti, tra cui le politiche economiche e di
bilancio, le politiche dell’istruzione e della formazione.

Pari opportunità Quello delle pari opportunità è un principio di carattere generale le


cui principali componenti sono il divieto di qualsiasi discriminazione
basata sulla nazionalità e la parità tra uomini e donne. Tale
principio è applicabile in tutti i campi, segnatamente nella vita
economica, sociale, culturale e familiare.

Parlamento europeo Il Parlamento europeo è eletto ogni cinque anni a suffragio


universale diretto. Insieme al Consiglio, svolge una funzione
legislativa consistente nell'adozione delle leggi europee (direttive,
regolamenti, decisioni), e ne condivide il potere di bilancio. Adotta
definitivamente il bilancio nella sua completezza. Esercita un
controllo democratico sulla Commissione. Approva la designazione
dei suoi membri e ha il potere di censura. Inoltre, svolge un controllo
politico su tutte le istituzioni.
Partecipazione attiva (Lett: Empowerment): rafforzamento del potere. Nel campo
dell'inclusione sociale: processo di mobilitazione delle risorse e di
sviluppo delle capacità proprie in vista di una partecipazione attiva
al proprio futuro.

Partenariato Principio che mette insieme diversi soggetti istituzionali allo scopo
di sviluppare una comune strategia, condividere percorsi e obiettivi
comuni. E’ conditio sine qua non nella progettazione europea.

Patto di stabilità Il Patto di Stabilità e Crescita è il Protocollo del Trattato di


Maastricht che impone ai Paesi membri che partecipano alla Unione
monetaria di mantenere, fra gli altri requisiti, un rapporto
deficit/PIL al di sotto del 3%.
Piani di azione nazionali Sono Piani di azione a cadenza biennale che gli Stati membri
per l'inclusione sottopongono alla Commissione europea. In questi Piani (anche detti
PAN/inc) ogni Stato membro, basandosi sugli Obiettivi comuni
contro la povertà e l'esclusione sociale, analizza la situazione nel
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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

proprio paese, identifica gli obiettivi nazionali, presenta una


strategia di contrasto e le azioni specifiche che si propone di
attivare.
Nel 2006 sono stati presentati i PAN/inc relativi al 2006 – 2008.
Fanno parte del Metodo Aperto di Coordinamento.
Povertà assoluta Condizione economica di limitata abilità ad acquistare beni e servizi,
definita indipendentemente dallo standard di vita medio della
popolazione di riferimento. Viene determinata sulla base di un
paniere di beni o servizi ritenuti essenziali, rivalutato negli anni per
tener conto della variazione dei prezzi correnti.
Povertà relativa Limitata abilità ad acquistare beni e servizi, definita relativamente al
reddito o al consumo medio o mediano della popolazione di
riferimento.
Protezione sociale La protezione sociale è un elemento fondamentale del modello
europeo di società. Per protezione sociale si intende quell’insieme di
interventi che comprendono la sicurezza sociale, le prestazioni e i
servizi sanitari, i servizi sociali, l’istruzione e l’alloggio. Attualmente
essa costituisce, in media, circa il 27,5% del PIL (in calo dopo il
picco del 29% raggiunto nel 1993). È sugli Stati membri che ricade
la piena responsabilità del finanziamento e dell'organizzazione dei
loro sistemi. La legislazione comunitaria in materia contempla
principalmente le modalità d'applicazione dei principi fondamentali
del trattato nei regimi nazionali.
Provveditorato Regionale Provveditorati Regionali esercitano, ai sensi del decreto del
dell'Amministrazione Ministero della Giustizia 22 gennaio 2002, le competenze relative ad
Penitenziaria affari di rilevanza circoscrizionale, secondo i programmi, gli
indirizzi e le direttive disposti dal Dipartimento dell'Amministrazione
penitenziaria, anche al fine di assicurare l'uniformità dell'azione
penitenziaria sul territorio nazionale.

Rapporto congiunto su Analisi e valutazione dei Piani di azione nazionali per l'inclusione
protezione ed inclusione sociale (PAN) sottoposti dagli Stati membri dell’Unione europea. E’
sociale realizzata dalla Commissione europea e dal Consiglio nel quadro del
Metodo Aperto di Coordinamento (MAC). Il rapporto congiunto
annuale illustra il progresso fatto nell’implementazione del Metodo,
fissa priorità chiave ed identifica buone pratiche ed approcci
innovativi di comune interesse per gli Stati membri.
Nel 2005, al fine di organizzare il processo del Metodo aperto di
Coordinamento, è stata avviata la pubblicazione di una relazione
congiunta annuale sulla protezione e sull’inclusione sociale. Il
rapporto 2006 è basato su Piani e linee guida di politica, sottoposti
dagli Stati membri nel 2005, sull’inclusione sociale, le pensioni e la
cura della salute.

Situazioni a rischio di Comprendono le Ripetenze: n. alunni che, all’atto dell’iscrizione,


dispersione scolastica risultano ripetenti, Frequenze irregolari: n. degli alunni che abbiano
accumulato più di 50 giorni di assenza nel corso dell’anno, le Non
ammissioni: n. degli alunni che alla fine dell’anno scolastico
risultano non ammessi alla classe successiva o all’esame di licenza
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Libro Bianco sull’Inclusione Sociale in Provincia di Bari

media.

Strategia europea per Lanciata con il Consiglio di Lussemburgo nel 1997 è la risposta
l'occupazione (SEO) comune europea ai problemi dell'occupazione che porta gli Stati
membri a coordinare le loro Strategie creata sulla base dei tre
obiettivi (pieno impiego, migliorare la qualità e la produttività del
lavoro, rafforzare la coesione sociale e l'inclusione). Tale strategia
passa attraverso l'adozione annuale di orientamenti e l'elaborazione
di piani d'azione nazionali per ciascuno Stato membro.

Sussidiarietà Il "principio di sussidiarietà" implica che le decisioni politiche


devono essere prese il più possibile a contatto con i cittadini. Può
essere verticale e orizzontale. Si attua nel raccordo tra i diversi
livelli istituzionali, tra quello comunitario e gli Stati membri, tra gli
Stati e i livelli di governo locali (sussidiarietà verticale), tra questi e
gli attori non istituzionali (sussidiarietà orizzontale).
Unione Europea E' attualmente composta da 27 membri. L'UE è governata da cinque
istituzioni: il Parlamento europeo, il Consiglio dell'Unione europea,
la Commissione europea, la Corte di giustizia e la Corte dei conti.

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