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Cultura e spettacoli

venerd 9 aprile 2010

laRegioneTicino

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Abbraccio di suoni e parole


In scena Imbratisare, fra ricordi e integrazione con Ioana Butu e Daniele DellAgnola
Sono due modi di lavorare diversi. Eppure gi nello studiare musicologia questo incontro si rivela naturale: ad esempio studiando Monteverdi bisogna leggere il Tasso. Il lavoro con entrambe sfocia naturalmente nel teatro: la scrittura qualcosa di bidimensionale, se si aggiunge la musica si crea una terza dimensione, quindi qualcosa di pi rappresentabile. Daniele DellAgnola, domani sera alle 20.30 e domenica alle 18 Daniele DellAgnola, messa da parte quella dedita alla narrativa, prender la sua fisarmonica e si caler nella parte di s musicista. Al Teatro Paravento a Locarno, infatti, nellambito del festival teatrale La donna crea promosso da Osa! (Organico Scena Artistica), accompa-gner Ioana Butu, con la regia di Silvana Gargiulo, nel debutto in scena di Imbratisare-Abbraccio. Un viaggio teatrale e musi-cale in cui sono protagonisti i ricordi di Ioana Butu, marionettista, attrice e cantante (lavora a diversi programmi Rsi), specializzatasi alla Scuola Teatro Dimitri, dopo uninfanzia passata a Sibiu, cittadina della Transilvania, nella Romania comunista. Un viaggio, il suo, verso la Svizzera, rievocato in questo spettacolo con cui lei e Daniele DellAgnola hanno intenzione di andare, dopo la tappa a Sibiu, anche verso le altre comunit rumene (ma non solo) sparse nel mondo. Daniele DellAgnola ci parla di Parigi e New York, anche se non c ancora niente di certo, sottolinea. Uno spettacolo che racconta un abbraccio fra pi cose? C un abbraccio fra Romania e Svizzera seguendo il percorso artistico di Ioana, un abbraccio fra parole e musica, un abbraccio rivolto al pubblico raccontandogli una storia intima e soprattutto un abbraccio fra Oriente e Occidente. Come nata lidea per que-sto racconto cantato e musicale? Dopo lesperienza degli spettacoli teatrali seguiti alla pubblicazione di Melinda se ne infischia, in cui lavevo coinvolta, Ioana ha manifestato lesigenza di tornare sul palco per proporre qualcosa di suo, che ripercorresse le sue radici. Prima era lei con la sua voce al servizio del mio progetto fra scrittura, musica e teatro; adesso sono io che la accompagno musicalmente nei suoi ricordi. Un viaggio anche nella cultura musicale rumena? Inizialmente si pensava ad un lavoro dedicato esclusivamente alla figura di Maria Tanase, cantante folcloristica rumena degli anni 50. Poi, lavorandoci, lo spettacolo diventato anche un percorso autobiografico nei ricordi di Ioana, scritto da lei e rielaborato con la regista Silvana Gargiulo. Maria Tanase riemerge attraver-so il percorso artistico di Ioana, che ritorna alle sue radici soprattutto grazie al canto. A me interessa molto questa idea, perch ogni volta che scrivo qualcosa sento il bisogno di tradurla anche in musica. Per non ho fatto una vera ricerca sulla prassi interpretativa della fisarmonica nel folclore rumeno, che anche a livello ritmico diversa, pi zigana. Io pi che imitare ho fatto un mio arrangiamento, in modo da essere molto discreto perch Ioana che deve emergere con la sua voce. Tu sei il primo spettatore del racconto di Ioana: che cosa hai scoperto? S, sono un po uno spettatore in scena, al servizio musicale di Ioana. Nel contesto dellabbraccio fra parole e suono, devo essere davvero con lei; quando lei evoca i suoi ricordi devo dare loro un senso anche musicale con brani tratti dal repertorio folclorico, cui abbiamo aggiunto due mie composizioni. Tutte le emozioni e i sentimenti del suo racconto, Ioana li evoca attraverso il canto: c il monologo ma a un certo punto ha bisogno del canto per essere ancora pi sincera, lei si esprime soprattutto con il canto. La musica poi interviene anche in modo teatralizzato o giocoso, ad esempio quando Ioana racconta il suo lavoro in una radio rumena nel 1989, dove, visto che non avevano altro, faceva anche gli effetti speciali dal vivo con la sua voce. In che cosa indicheresti lanima di questo spettacolo? Sicuramente la semplicit, il desiderio di raccontare qualcosa di sincero. Vale la pena raccontare questa storia: uninfanzia con un padre che dirigeva una casa culturale che era luogo dincontro di artisti e scienziati, la morte misteriosa di questo padre che parlava troppo nella Romania comunista, il coraggio di scegliere la strada dellartista e poi di lasciare il proprio paese e arrivare in Svizzera e vivere una storia dintegrazione. CLO

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