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BASTA INGANNI, SCEGLI LITALIA

Il 4 e 5 dicembre Coldiretti mette in campo la sua forza per la difesa del vero Made in Italy, per gli allevatori ed i coltivatori italiani

1. Il Made in Italy per il Paese Lagroalimentare rappresenta il 17% del Pil nazionale, con un valore complessivo di oltre 266 miliardi di euro, di cui oltre 53 miliardi provengono dal settore agricolo. I suoi primati non anno eguali al mondo, in termini di! valore aggiunto per ettaro "il triplo rispetto a #egno $nito e il doppio di %pagna e &rancia'( intensit) di lavoro per ettaro "doppia rispetto a &rancia e %pagna'( livello di sicurezza e sistema dei controlli degli alimenti( numero di denominazioni geogra*ic e e protette "oltre 25+ ,-P e I.P, 521 vini ,-/, ,-/., I.0 e +.612 specialit) tradizionali regionali'( produzione 3iologica. Il 4ade in Ital5 agroalimentare 6 la leva strategica ed esclusiva a**inc 7 il nostro Paese possa competere sui mercati nazionali ed internazionali con una produzione di 3eni e servizi ad alto valore aggiunto, arricc ito da *attori come am3iente, cultura e storia c e distinguono il marc io Italia e c e sono inimita3ili. La nostra agricoltura si rivela in tale modello di sviluppo doppiamente strategica in 8uanto naturale custode del patrimonio paesaggistico, am3ientale e sociale e premessa per uno sviluppo sosteni3ile. 2. Le minacce 9 gi) dimostrato c e il successo dellagroalimentare italiano nel mondo e laccreditamento attri3uito al marc io Italia non conoscono
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arretramenti, come dimostra la crescita costante ":7,1% nei primi mesi del 2;13' e il valore record delle<port "stima3ile a 3+ miliardi per 8uestanno', e c e potre33e addirittura triplicare se non vi *ossero gli ormai noti *enomeni di imitazione e pirateria commerciale. Il *atturato del *also 4ade in Ital5 nel mondo a superato i 6; miliardi e sottrae al nostro Paese 3;; mila posti di lavoro. =lla perdita di opportunit) economic e e occupazionali si somma il danno provocato allimmagine dei prodotti italiani, soprattutto nei mercati emergenti, dove spesso il *also 6 piu di**uso del vero e condiziona, 8uindi, negativamente le aspettative dei consumatori. In Italia non si riesce ancora a tutelare il patrimonio nazionale agroalimentare, c e come espressione dellidentit) culturale dei territori rappresenta un 3ene collettivo per lo sviluppo dellintero Paese, ed a garantire i cittadini>consumatori rispetto ad una sana alimentazione ed a scelte di ac8uisto consapevoli. 4anca da parte della politica nazionale e comunitaria unoperazione coraggiosa di verit), giustizia e legalit). /on la crescente circolazione di alimenti c e evocano una origine ed una *attura italiana c e in realt) non possiedono, risc iamo una vera e propria svendita della nostra economia 3asata sullinganno ai consumatori e sulla concorrenza sleale a 3asso costo di produzione ma ad alto onere am3ientale e sociale, ed a scapito, non di rado, della stessa sicurezza alimentare. In 8uesto contesto, l9uropa deve svolgere un ruolo centrale, a**rancandosi da interessi lo33istici e dallimperativo della li3era concorrenza, per essere 9uropa dei popoli e non degli egoismi, di*endendo e valorizzando le diverse identit) nazionali. 3. Il settore delle carni suine =llinterno del sistema agroalimentare, il settore suinicolo rappresenta una voce importante! 27 mila imprese, 8uasi 1;5 mila occupati, di cui 5;.;;; nellallevamento e 55.;;; nellindustria di tras*ormazione, nei trasporti e nella distri3uzione. -ltre 2; miliardi di euro il valore generato lungo la *iliera. 9 un settore c e si sviluppa in maniera di**usa su tutto il territorio nazionale c e conta complessivamente 26.11+ allevamenti, in particolare nelle aree del nord del Paese "Lom3ardia! 5;,3%( 9milia #omagna! 13,3%( Piemonte! 11,5% e ?eneto! 1,6%'. La suinicoltura
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italiana occupa il settimo posto in 9uropa per il numero di capi mediamente presenti! prima di noi ci sono la .ermania "22,1 milioni di capi', la %pagna "25,2 milioni di capi', la &rancia e la ,animarca "rispettivamente, 13,7 e 12,+ milioni di capi', l-landa "12,2 milioni di capi' e la Polonia "11,1 milioni'. @el 2;12 i suini macellati in Italia sono stati 13,+ milioni, di cui circa 12,3 milioni nati in Italia e 1,1 milioni importati dallestero. #a**rontando la produzione nazionale di carni suine "circa 1,3 milioni di tonnellate' ai consumi nazionali "2,15 milioni tonnellate' emerge c iaro come il +;% della carne consumata sia di provenienza estera. -gni italiano mangia annualmente, Asenza saperloB, piC di 1+ Dg di carne suina straniera "su 35,+ Dg di consumo pro>capite totale'. I principali Paesi *ornitori di carne suina sono la .ermania "52,5%', l-landa "1+,1%', la &rancia "12,2%', la %pagna "15,5%' e la ,animarca "1,1%'. %e si restringe lanalisi ai dati relativi alle importazioni di cosce *resc e emergono percentuali altissime ri*erite alla provenienza da alcuni %tati dell$9! nel 2;12 sono state importate in Italia 57 milioni di cosce, a *ronte di 73,+ milioni di cosce consumate "circa 2,3 milioni sono invece le cosce esportate'. Il tasso di autoapprovvigionamento per le cosce scende al 33,+%, cio6 2 prosciutti su 3 consumati in Italia provengono dallestero. 3.1 Le anomalie del mercato La situazione in cui versano oggi i nostri allevamenti 6 gravissima e non 6 solamente imputa3ile n7 alla crisi *inanziaria internazionale, n7 al calo della domanda. @ellultimo anno sono AscomparsiB in Italia 615.;;; maiali e 2;;.;;; scro*e con la grave ripercussione sullattivit) riproduttiva. ,allinizio della crisi la *iliera a perso oltre 2 mila posti di lavoro "il 1;% dellindotto occupazionale del settore'. = mettere in drammatic e di**icolt) le imprese 6 il rapporto ormai insosteni3ile tra costi di produzione e prezzi pagati allallevatore ! 1,56 euroEDg a *ronte di 1,+; euroEDgF = determinare il prezzo sono la concorrenza a 3asso costo e la scarsa 8ualit) della carne suina straniera. La mancanza di trasparenza > c e con*onde il consumatore e rende indistingui3ile il prodotto italiano > continua a regalare spazi ed opportunit) per la loro espansioneF
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=ssistiamo ad un indiscriminato *lusso in entrata di carni suine, soprattutto tedesc e, c e sottraggono allattivit) produttiva nazionale opportunit) di sviluppo per soddis*are la domanda interna costringendo paradossalmente i nostri allevamenti a c iudere mettendo in pericolo limmagine e la genuinit) dei prodotti italiani. /ome gi) ric iamato, per ogni prosciutto ArealmenteB italiano "cio6 prodotto da cosce provenienti da allevamenti delle nostre #egioni', ce ne sono 2 importati dallesteroF Per i cittadini>consumatori italiani e8uivale essenzialmente alla certezza di consumare, se pur inconsapevolmente, prosciutto stranieroF La dimensione del *enomeno minaccia prima gli allevatori e poi i consumatori. %ono a risc io le nostre imprese, la *iliera tutta, la genuinit) e la sicurezza alimentare del prodotto italiano. 9 in*atti dimostrato c e i nostri allevamenti sono i piC sicuri e controllati d9uropa! 3>+ controlli vengono e**ettuati ogni mese, in media uno a settimana. %iamo convinti dellimportanza dei controlli a vantaggio della sicurezza dei consumatori, ma 6 ora c e il nostro primato venga pu33licamente riconosciuto e c iaramente indicato, per una scelta consapevole da parte dei cittadini. %econdo ,er %piegel gli allevamenti intensivi di suini tedesc i *anno un utilizzo a3norme di anti3iotici con il risc io di renderli ine**icaci nella lotta contro le malattie in*ettive delluomo. =nc e secondo altre *onti autorevoli, in .ermania "ma anc e Gelgio e &rancia', gli allevamenti *ungono da veri e propri incu3atori di 3atteri Diller e ci sare33e prova dellemergere di nuovi ceppi in grado di sopravvivere ai trattamenti anti3iotici piC potenti. %empre stando alle medesime *onti, piC di 25.;;; persone nella sola 9uropa muoiono ogni anno per in*ezioni causate dalla resistenza agli anti3iotici. @on possiamo piC restare sospesi, anc e perc 7 lo siamo gi) da 2 anni, alle valutazioni di Aopportunit)B dell9uropa sullapplicazione del #egolamento sullindicazione di origine, ma, soprattutto, 6 ingiusti*ica3ile c e la legge nazionale sulletic ettatura *aticosamente con8uistata con lunanimit) di voto del Parlamento non trovi ancora attuazioneF Huesta situazione di opacit) permette a molte industrie di tras*ormazione di importare carni suine dallestero e tras*ormarle poi in prodotto AitalianoB, innescando un sistema di competitivit) distorto
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a danno delle imprese agricole c e non vedono riconosciuto il valore del loro prodotto, oltre c e dei consumatori c e pagano per un prodotto indi**erenziato e del 8uale non conoscono lorigine, il processo produttivo e gli standards di sicurezza alimentare. Il 4inistero della %alute e il 4inistero per le Politic e agricole, alimentari e *orestali sono oggi in possesso di dati sulle importazioni dai Paesi comunitari, c e non vengono resi pu33lici, impedendone di *atto la conoscenza da parte dei consumatori. L=genzia delle ,ogane, inoltre, 6 in possesso dei dati sulle importazioni dai Paesi e<tra comunitari. 4. Il risc io per le altre produzioni Made in Italy

.1 Lattiero!ca"eario Il settore lattiero caseario rappresenta la voce piC importante dellagroalimentare italiano! 37 mila imprese di allevamento, per una produzione complessiva di circa 11,3 milioni di tonnellate di latte 3ovino. -ltre 27 miliardi di euro il valore generato dalla *iliera e 8uasi 2;; mila gli occupati della *iliera. L11,5% del latte consegnato ad industrie e cooperative 6 destinato alla produzione di latte pastorizzato *resco ed il +1,5% "circa 5,+ milioni di tonnellate' alla produzione di *ormaggi ,op. A@umeriB importanti ai 8uali deve aggiungersi anc e il contri3uto insostitui3ile in termini di tutela del suolo, protezione dal risc io idrogeologico, mantenimento del paesaggio e della 3iodiversit). 9 un settore c e si sviluppa su tutto il territorio nazionale in maniera di**usa e radicata, in particolare nelle aree piC *ragili del Paese. In molte zone montane o svantaggiate, in*atti, non esiste una alternativa valida alla zootecnia da latte e sono circa 2;.6;; gli allevamenti c e risiedono in tali zone. La situazione in cui versano oggi le nostre stalle 6 grave e non 6 di certo imputa3ile solo alla crisi *inanziaria internazionale, o a un calo sostanziale della domanda. I consumi, pur in calo congiunturale, sono comun8ue 3uoni e la domanda del nostro mercato interno risponde ancora positivamente. /ome per gli altri settori, 8uello lattiero caseario risente della mancanza di trasparenza c e lascia spazio ad importazioni indiscriminate e crescenti "1,3 milioni di tonnellate di latte
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e8uivalente allanno, c e autoapprovvigionamento del 65%'.

comporta

un

tasso

di

Per ogni litro di latte prodotto negli allevamenti delle nostre #egioni, ce n6 altrettanto importato dallestero senza nessuna evidenza per il consumatore. In*atti, la normativa comunitaria e nazionale non danno rilevanza alle in*ormazioni sullorigine del prodotto, *atta eccezione per il latte *resco e permettono pertanto a molte industrie di tras*ormazione e, purtroppo, anc e ad alcune importanti cooperative, di importare latte dallestero e tras*ormarlo poi in prodotto AitalianoB, con tutte le conseguenze gi) ricordate. %enza lo33ligo di indicare lorigine dei prodotti resta indistinta anc e il 31% della produzione nazionale. $n caso em3lematico 6 8uello della produzione di latte $I0. = *ronte di 1.55;.;;; tonnellate di latte $I0 prodotto in Italia, a cui si aggiungono 5;;.;;; tonnellate importate gi) con*ezionate, solo 5;;.;;; tonnellate derivano da latte italiano. Pertanto, solo una 3usta di latte $I0 su + venduta in Italia 6 prodotta con latte italiano. /6 da segnalare, inoltre, c e vengono importati, oltre al latte trattato a lunga conservazione, anc e prodotti semiJlavorati! cagliate, caseine e caseinati. Huesti prodotti vengono poi utilizzati, senza c e il consumatore lo sappia, per produrre *ormaggi senza latte, ma con sostanze da 8uesto derivate. ?ale la pena ricordare, perc 6 ugualmente em3lematico, anc e linganno ai consumatori sui Simil grana, *ormaggi prodotti nell9st 9uropa e venduti nel mondo s*ruttando il ric iamo allitalianit) e lassonanza *onetica del nome A.ranaB. $na operazione c e vale sul mercato della distri3uzione 2 miliardi di euro e c e e8uivale, in termini di 8uantit), alle<port di Parmigiano #eggiano e .rana Padano. Il *enomeno riguarda anc e il mercato italiano. I *ormaggi simil grana vengono venduti per il 2;% gi) grattugiati in 3ustine per cui 6 *acile con*onderli con il vero Parmigiano #eggiano, .rana Padano o 0rentingranaF $n inganno a cui 6 di**icile per il consumatore s*uggire, visto c e il loro prezzo 6 in*eriore del 25%>3;% rispetto a 8uello dei prodotti originali ,op. .# Lorto$r%tta
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LItalia 6 il primo produttore in 9uropa di *rutta ed ortaggi *resc i con 8uasi 25; milioni di 8uintali di prodotto ed un valore di 11,+ miliardi di euro. /iK nonostante importiamo dallestero signi*icative 8uantit) di prodotti "agrumi, pere, pesc e nettarine, patate, pomodori' dal %uda*rica, dall=rgentina, dal /ile, dalla 0urc ia e da altri Paesi europei ed e<tracomunitari. @el 2;12 sono stati importati 3en 2,2 milioni di tonnellate di orto*rutta *resca. Lorto*rutta italiana 6 d a s e m p r e riconosciuta come la piC sicura, con il record di oltre il 11% di campioni controllati regolari "&onte! 4inistero della %alute'. Per lorto*rutta *resca vige lo33ligo di indicare in etic etta lorigine del prodotto, ma 8uesta regola viene sistematicamente disattesa non solo nei mercatini rionali, ma anc e nei punti vendita della grande distri3uzione organizzata, per mancanza di reali controlli, con un danno per le imprese agricole ed un inganno ai consumatori. In pratica, i prodotti orto*rutticoli stranieri diventano AitalianiB perc 7 sugli sca**ali mancano le etic ette e i cartellini con lindicazione della provenienza. La concorrenza sleale delle importazioni dallestero, resa possi3ile dai 3assi costi di produzione e spesso dal non rispetto di regole am3ientali e sanitarie, si veri*ica allinizio della raccolta del prodotto italiano provocando un deprezzamento della produzione nazionale. Il pro3lema non riguarda solo il *resco, ma anc e lorto*rutta tras*ormata "orto*rutticoli tras*ormati, conserve, succ i, legumi in scatola, etc., prodotti c e il nostro Paese produce a su**icienza ma c e sono lo stesso oggetto di rilevanti importazioni sotto *orma di semilavorati destinati alla lavorazione *inale in Italia. 9m3lematico il caso del pomodoro da industria, di cui importiamo, in *orma di concentrato, un 8uantitativo di prodotto pari al 2;% della produzione di pomodoro da industria *resco. Paradossali, in*ine, i *lussi di importazione nel nostro Paese di agrumi *resc i, pari al 1+% della produzione "+,1 milioni di 8uintali' a cui si aggiungono oltre 3;; mila 8uintali di succ i concentrati c e *iniscono nelle 3evande. .3 Lolio doli&a

Lolio doliva 6 un prodotto sim3olo del made in Italy agroalimentare. Produciamo ogni anno circa 6 milioni di 8uintali di olio, per un valore di circa 1,5 miliardi pari al 3,3% del valore della produzione agricola. 4a lavoriamo il doppio della produzione nazionale! importiamo, in*atti, 5 milioni di 8uintali dallestero, principalmente dalla %pagna "5;%'. Il 3;% dellolio importato 6 rappresentato da prodotti ottenuti da procedimenti di estrazione non naturali "olio di sansa, olio lampante ed olio ra**inato' destinato alla lavorazione ed alla tras*ormazione nel nostro Paese. %e a 8uesto si aggiunge c e prestigiosi marc i italiani sono stati venduti e conservano del Gel Paese solo il paesaggio stampato sulletic etta, appare c iaro c e si spaccia per 4ade in Ital5 un prodotto c e spesso non lo 6. La scarsa trasparenza del settore o**re terreno *ertile alle tru**e, come ad esempio la so*isticazione dellolio di soia, rivenduto come e<tra vergine di oliva o olio di oliva, luso di cloro*illa come colorante per lolio di nocciola e rivenduto come olio di oliva( tru**e c e anno un *orte impatto negativo sui consumatori, c e vengono ingannati su un prodotto sim3olo del Made in Italy. ,allaltra parte, si genera un impatto negativo sui prezzi pagati agli agricoltori italiani, in 8uanto si crea una distorsione tra c i produce e commercializza prodotti di 8ualit) e coloro c e, invece, immettono in commercio Asc i*ezzeB. La nuova etic ettatura dellolio vergine ed e<tra vergine doliva in vigore dal 1L luglio 2;;1, 6 un primo importante passo per porre *ine a 8uesti a3usi nei con*ronti delle imprese e dei consumatori. -ccorre ora c e il regolamento europeo venga completato e si attivino controlli e vigilanza a**inc 6 si rispettino le regole. . Il $r%mento

LItalia produce circa 3>3,2 milioni di tonnellate allanno di grano tenero "+5>5;% circa del *a33isogno', + milioni di tonnellate di *rumento duro "6;>65% circa del *a33isogno nazionale per la pasti*icazione'. Lindustria italiana a sempre importato cospicue 8uantit) di grano duro dal /anada "circa 1>1,5milioni di tonnellate annue' giusti*icandone la complementariet) per miscelare i grani nazionali, tuttavia da 8ualc e tempo si 6 aperto un nuovo canale dal 4essico, in
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c iave strettamente speculativa, concentrato nel periodo di raccolta e *unzionale, principalmente, ad a33attere il prezzo del mercato nazionale attraverso lintasamento dello**erta. %enza contare c e in termini 8ualitativi il prodotto importato presenta piC di 8ualc e pro3lema. In sostanza si tratta di un 8uantitativo intorno alle 2;; mila tonnellate, c e desta3ilizza il mercato e determina da 8ualc e anno una sostanziosa contrazione del prezzo italiano su una massa di 3>3,5 milioni di tonnellate. /6 da tener presente, inoltre, c e lattivit) 3orsistica delle /amere di /ommercio "4ilano, Gologna, #oma e &oggia', se non *avorisce, agevola il *enomeno speculativo attraverso la scarsa trasparenza nella *ormazione del prezzo, oppure apportando variazioni nelle 8uotazioni in assenza di compravendite o per contratti di scarsa rilevanza economica, c e rende necessario ed urgente il riordino di tutta la materia. = partire da 8uestanno 6 ripresa la solita routine speculativa per il *rumento tenero cosM per il *rumento duro c e su3isce contrazioni di prezzo talvolta inspiega3ili "si 6 scesi *ino 23>2+ NE8uintale' visto c e il mercato comunitario 8uota in maniera superiore a parit) di caratteristic e. -rmai siamo ai limiti dei costi di produzione. /6 da aggiungere, inoltre, linsu**icienza e line**icacia dei controlli e**ettuati nei porti sulle merci importate in materia di sicurezza degli alimenti dove non vengono e**ettuate analisi circa la radioattivit) e la presenza di residui di *ito*armaci utilizzati nei Paesi di provenienza ma 3anditi dalla normativa 9uropea. ,i *ronte alle distorsioni descritte, per valorizzare la produzione nazionale di *rumento destinato alla *iliera, sia del pane c e della pasta, lunica strada percorri3ile 6 rendere o33ligatoria lindicazione di origine dei prodotti agricoli e *ar sM c e la componente agricola si riappropri della *ase di tras*ormazione e del giusto valore aggiunto c e essa produce. 5. La mobilitazione di Coldiretti !4"5 dicembre# /oldiretti non puK restare inerte di *ronte ad una situazione di tale emergenza per il vero Made in Italy( una situazione c e danneggia le imprese agricole c e induce in inganno il consumatore, crea disoccupazione vani*icando gli s*orzi per uscire dalla crisi in cui versa il nostro Paese.
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Per 8uesto /oldiretti lancia il + e 5 dicem3re 2;13 una grande mobilitazione nazionale al valico del $rennero, dove transita la maggior parte dei *lussi delle importazioni dei prodotti suinicoli, soprattutto cosce di maiale. /ontemporaneamente, si svolgeranno due mani*estazioni a #eggio 9milia snodo cruciale dellindustria della salumeria e davanti a 4ontecitorio, per c iedere con *orza lattuazione della legge c e o33liga di indicare in etic etta lorigine del suino, sia della carne *resca c e di tutti i salumi, nonc 7 per rendere disponi3ili i dati relativi alle importazioni delle industrie italiane c e operano nel settore realizzando la trasparenza utile e necessaria alla lotta contro la contra**azione. %. Le proposte Coldiretti a difesa del Made in Italy =l *ine di superare de*initivamente le anomalie c e minacciano il valore del Made in Italy agroalimentare ed in particolare le *iliere nazionali della carne suina, del latte, dei cereali e della *rutta, /oldiretti ritiene indispensa3ile ladozione di speci*ici provvedimenti attuativi, senza alcun costo per l=mministrazione e per i cittadini, in risposta alle seguenti ric ieste! a. &are effettiva e piena attuazione alla normativa nazionale e comunitaria sull'obbligo dell'indicazione in etic etta dell'origine dei prodotti, sia *resc i sia tras*ormati. -ccorre garantire il rispetto da parte della /ommissione europea del termine del 13 dicem3re 2;13, imposto dal #egolamento 1161E2;11E/9, per lattuazione completa dello33ligo di indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza "cio6 integrata con o33ligo del Anato inB e lestensione a tutti i tras*ormati', con ri*erimento alle carni suine, ovine e del pollame. Inoltre, nelle more dellapprovazione a livello comunitario dei suddetti provvedimenti, attivare i decreti di attuazione della Legge 3 *e33raio 2;11, n.+ per introdurre lo33ligo di etic ettatura
3. (endere pubblici i dati sulle importazioni e sui relativi

controlli, concernenti lOorigine dei prodotti e disponi3ili presso il 4inistero della %alute "=%L e Uffici UVAC Uffici Veterinari Adempimenti Comunitari), il 4inistero per le politic e agricole,
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alimentari e *orestali e l=genzia delle ,ogane. -ccorre, pertanto, ladozione di un sistema analogo a 8uello previsto dallarticolo 1; della legge 1+ gennaio 2;13, n.1, Norme sulla qualit e la trasparen a della filiera degli oli di oli!a !ergini, al *ine di rendere accessi3ili a tutti gli organi di controllo, alle =mministrazioni interessate ed ai cittadini>consumatori le in*ormazioni.
c. &are piena attuazione all'articolo %2 del decreto"legge 24

gennaio 2)12, n.1, convertito, con modi*icazioni, dalla legge 2+ marzo 2;12, n.27, c e vieta pratic e commerciali sleali c e possano determinare, in contrasto con il principio della 3uona *ede e della correttezza, il riconoscimento di prezzi, agli allevatori, palesemente in*eriori ai costi di produzione medi da essi sostenuti( individuando anc e le azioni per contrastare le pratic e commerciali sleali c e risultassero in violazione.
d. *arantire adeguati sistemi di valutazione e di controllo

dei finanziamenti pubblici "ad opera dellIstituto %viluppo =groalimentare %pa, dei Piani di %viluppo rurale, ecc.' alle imprese agroalimentari, per assicurare c e esse vadano ad e**ettivo vantaggio della valorizzazione dei prodotti agricoli e delle imprese italiane, escludendo categoricamente i casi in cui lo3iettivo di ra**orzamento della competitivit) nazionale non sia c iaro.

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