Sei sulla pagina 1di 12

Il nesso di causalit la relazione che lega in senso naturalistico un atto (od un fatto) e l'evento che vi discende.

. Da un lato la prospettiva di chi agisce, dall'altro la prospettiva dell'osservatore cui perviene il risultato dell'azione. Nella dinamica descritta, la sintesi delle due prospettive si chiama nesso, ed altro non che la forza naturalistica che causa l'evento.Il nesso di causalit il rapporto fra le due prospettive, studiato al fine di ricavare la riconducibilit di un dato evento all'atto o al fatto presupposto. Nel caso si tratti di un atto, questo pu prendere le forme di una data condotta umana e il prodotto di quella condotta, viene giuridicamente individuato come evento.Nel caso si tratti di un fatto, questo viene considerato perlopi irrilevante per il diritto penale.Vanno accennate, quali teorie abbandonate:

la teoria della causa prossima, che individua la causa nell'ultima condizione che completando la serie degli antecedenti causali, determina senz'altro il risultato. la teoria della causa efficiente, che separando gli antecedenti causali, ravvisa nella o causa la forza che produce l'effetto, o condizione ci che permette alla causa di operare, o occasione una semplice circostanza che invita all'azione. la teoria dell'equivalenza, in base alla quale non vi sono elementi distintivi di tipo efficiente, potendo la condizione essere rappresentata dal mero fenomeno naturale la teoria dell'univocit dell'azione, sviluppata per reperire elementi di distinzione fra gli elementi causali sulla base dell'univocit dell'azione, che dev'essere oggettivamente diretta ad un determinato evento.

Quattro sono le teorie principali che hanno affrontato e continuano ad affrontare il problema:

La teoria della causalit naturale o teoria della condicio sine qua non, secondo la quale basta per la causalit nel reato una qualsiasi azione che abbia posto in essere un antecedente indispensabile per la realizzazione dell'evento. Questa teoria stata considerata eccessivamente severa e aberrante in alcune applicazioni pratiche da molti giuristi. Il rischio di tale teoria il cd. regressum ad infinitum (ad esempio Tizio, commerciante di armi, responsabile dell'omicidio posto in essere da Caio, solo perch ha venduto l'arma. Secondo la condicio sine qua non se non vi fosse stata la vendita dell'arma non si sarebbe potuto verificare l'evento e cio l'omicidio)

Correttivi sono stati studiati nella

teoria della causalit adeguata, nata in Germania, secondo la quale la causalit nasce con un evento adeguato, ovvero con un'azione idonea a generarlo, escludendo gli effetti improbabili. La critica offerta a questa teoria l'inidoneit dell'accertamento caso per caso della straordinariet o meno dell'azione che ha causato l'evento, troppo blanda per l'imputato e troppo discrezionale per il giudice. La teoria della causalit umana che propone una lettura della causalit condizionalistica secondo un adeguamento che tiene in debito conto le variabili che sfuggono all'uomo. da ultimo, la teoria della imputazione oggettiva dell'evento, di derivazione oltralpina e infine la teoria della causalit scientifica, definita quale causalit "vera", fondata sullo studio scientifico del fenomeno. o In altre parole il nesso di causa va indagato secondo un'"analisi controfattuale" che riveli se in mancanza della condotta l'evento non si sarebbe verificato. o Tale analisi deve condurre ad un'"alta probabilit logica ed una credibilit razionale", scientifica del fatto.

Le scriminanti Cause di giustificazione () nel diritto civile (d. civ.) Il codice civile prevede espressamente talune cause di esclusione della responsabilit in presenza delle quali all'autore del fatto dannoso non si applicano le sanzioni tipiche della responsabilit civile. Le esimenti sono di due tipi: esimenti oggettive, che autorizzano il compimento del fatto rimuovendo il divieto di legge. Si tratta della legittima difesa (art. 2044 c.c.), dell'esercizio del diritto, dell'adempimento di un dovere e del consenso dell'avente diritto; esimenti soggettive, che giustificano il compimento del fatto senza autorizzarlo. Si tratta delle esimenti del caso fortuito e della forza maggiore, dello stato di necessit (art. 2045 c.c.) e dell'incapacit (art. 2046 c.c.). Mentre le seconde consentono alla vittima di usufruire di una qualche tutela, sia pure limitata (inibitoria e indennizzo), le prime lasciano il danneggiato senza tutela. () nel diritto penale (d. pen.) Le cause oggettive di esclusione del reato (o cause di giustificazione, o anche scriminanti) sono particolari situazioni in presenza delle quali un fatto, che altrimenti sarebbe da considerarsi reato, tale non perch la legge lo consente, lo impone o lo tollera (artt. 50 ss. c.p.). Le (), quindi, si fondano sul principio di non contraddizione secondo il quale un ordinamento giuridico non pu, ad un tempo, consentire e vietare uno stesso fatto. La dottrina dominante ritiene che le scriminanti ineriscano alla struttura del reato, come cause di esclusione dell'antigiuridicit oppure come elementi negativi del fatto, che devono mancare perch il fatto costituisca reato. L'art. 59 c.p. stabilisce che le () siano valutate a favore dell'agente anche se da lui non conosciute o da lui per errore ritenute inesistenti (rilevanza oggettiva), e che se l'agente ritiene per errore che esistano (), queste sono sempre valutate a favore di lui (rilevanza del putativo), a meno che l'errore sia dovuto a colpa, nel qual caso l'agente responsabile se il fatto preveduto dalla legge come delitto colposo. L'agente risponder di delitto colposo, ove previsto, anche nei casi in cui la () in realt esiste, ma egli travalichi i limiti stabiliti dalla legge, dall'ordine dell'autorit o dalla necessit (eccesso colposo) (es.: l'agente reagisce per legittima difesa a chi lo aggredisce per percuoterlo, cagionando erroneamente la morte). Le () si distinguono in comuni e speciali: le scriminanti comuni (consenso dell'avente diritto; esercizio del diritto; adempimento del dovere; uso legittimo delle armi; legittima difesa; stato di necessit) sono previste nella parte generale del codice e risultano applicabili a tutti i reati con esse compatibili; le scriminanti speciali sono previste per singole figure criminose (es.: la reazione legittima agli atti arbitrari del pubblico ufficiale). () non codificate Le () non codificate, dette anche tacite o extralegislative, sono scriminanti non contemplate espressamente dalla legge, ma attinte da fonti materiali, che assumono rilievo in virt del ricorso al procedimento di applicazione analogica delle scriminanti codificate. Una certa dottrina, seguita dalla giurisprudenza, esclude che le scriminanti non codificate assumano rilievo in virt del procedimento analogico, osservando che le ipotesi individuate di tale categoria sono in genere riconducibili nell'alveo delle scriminanti codificate. Le pi importanti cause di giustificazione non codificate sono: l'attivit medico-chirurgica; l'attivit sportiva violenta; le informazioni commerciali; l'uso di auto blu e di materiale di cancelleria. Colpevolezza La colpevolezza un concetto giuridico del diritto penale che racchiude il complesso degli elementi soggettivi sui quali si fonda la responsabilit penale.Il concetto di colpevolezza, pur non essendo esplicitato nel ordinamento giuridico italiano (il codice penale, infatti, non utilizza questo termine), ne rappresenta un imprescindibile fondamento giacch ha per funzione la delimitazione dell'area del penalmente illecito e costituisce il presupposto per l'applicabilit della pena.

Il ruolo centrale della colpevolezza nel sistema penale italiano peraltro confermato dall'art. 27 della Costituzione, che sancisce il principio della personalit della responsabilit penale. Art.27.1: "La responsabilit penale personale." Tale principio va infatti inteso, come ha stabilito la Corte Costituzionale, oltre che come divieto di responsabilit per fatto altrui, anche come responsabilit per fatto proprio colpevole. La stessa funzione rieducativa della pena, sancita dall'art. 27 3 comma della Costituzione, presuppone l'operativit del principio della colpevolezza, giacch la pretesa rieducativa della pena non avrebbe pi alcun senso laddove si assoggettasse a pena un individuo al quale nessun rimprovero, neanche a titolo di colpa, possa essere mosso. Si pu dunque sostenere che colpevolezza implica rimproverabilit dell'agente per contrariet o riprovevole indifferenza mostrata verso l'ordinamento giuridico. Art.27.3: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanit e devono tendere alla
rieducazione del condannato."

La Costituzione repubblicana, inoltre, fissa un preciso limite alla nozione di colpevolezza con il principio di presunzione d'innocenza: Art.27.2: "L'imputato non considerato colpevole sino alla condanna definitiva." La Repubblica, infine, non ammette la pena capitale, ritenendola in contrasto sia con il principio rieducativo alla base della pena sia con i diritti umani, essi stessi oggetto di tutela costituzionale. Recita, infatti, l'articolo 27 comma 4: Art.27.4: "Non ammessa la pena di morte." La concezione psicologica Nella scienza penalistica non stata raggiunta una communis opinio su cosa effettivamente sia la colpevolezza. Due le opinioni che si sono contese il campo: la concezione psicologica e la concezione normativa. La prima delle due teorie, sostenuta dai penalisti della Scuola classica di diritto penale e dal Carrara, identifica la colpevolezza nel legame psicologico che unisce il fatto all'autore nella forma e nei limiti del dolo o della colpa. Cos se Caio ha previsto e voluto la morte di Tizio come conseguenza della sua azione o omissione vi sar dolo. Se invece Caio ha voluto solo una condotta dalla quale derivata la morte di Tizio, e questa era prevista o prevedibile, si dice che c' colpa. La concezione psicologica si propone di perseguire due finalit di valenza prettamente garantista:

anzitutto essa esprime l'idea che la responsabilit penale abbia come presupposto una partecipazione psicologica alla commissione del fatto. Si enuclea dunque un concetto astratto di colpevolezza capace di comprendere nel suo seno sia il dolo che la colpa. in secondo luogo la concezione psicologica tende a circoscrivere la colpevolezza all'atto di volont relativo al singolo reato, indipendentemente dalla personalit del reo e dal processo motivazionale che sorregge la condotta.

La concezione normativa Ma altra parte della dottrina ha criticato la teoria psicologica in virt della sua incapacit di graduare la responsabilit penale in relazione alle ragioni soggettive che hanno spinto alla commissione del reato. Si inoltre obiettato che dolo e colpa sono solo concetti che difettano di comuni denominatori idonei a consentirne l'appartenenza ad una categoria generale unica.

Si cos data alla luce una nuova teoria, la cosiddetta teoria normativa che definisce la colpevolezza il giudizio di rimproverabilit per l'atteggiamento antidoveroso della volont rispetto alla norma d'obbligo. In altre parole, la colpevolezza la contraddittoriet tra la volont dell'individuo nel caso concreto e la volont della norma. La teoria normativa stata proposta per la prima volta con dovizia di argomentazioni dal giurista tedesco Reinhard Frank che fece un esempio divenuto famoso per spiegare la nuova concezione della colpevolezza: si tratta del caso di un cassiere di una azienda commerciale e di un portavalori che commettono entrambi una appropriazione indebita. L'uno ha uno stipendio buono, conduce una vita agiata e non ha figli. Il secondo invece mal pagato, ha una famiglia numerosa e una moglie malata. Il dolo presente in ambedue le ipotesi di reato. Ma opinione comune che il secondo individuo sia meno colpevole del primo.La concezione normativa ha finito col prevalere nella dottrina italiana la quale afferma che colpevole un individuo che abbia realizzato con dolo o colpa la fattispecie prevista dalla legge come reato, in assenza di circostanze tali da rendere necessitata l'azione illecita (Fiandaca-Musco). La struttura della colpevolezza intesa in senso normativo dunque cos composta:

Imputabilit: intesa quale capacit di intendere e di volere: dolo o colpa, preterintenzione quali criteri di imputazione soggettiva; Conoscibilit del precetto penale, alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale 364 del 1988; Assenza di cause di esclusione della colpevolezza, in particolare l'errore.

Il dolo In diritto penale il dolo il criterio normale di imputazione soggettiva per i delitti. Lo stabilisce l'art. 42 del codice penale italiano secondo cui nessuno pu essere punito per un fatto preveduto dalla legge come delitto, se non l'ha commesso con dolo, salvi i casi di delitto preterintenzionale o colposo espressamente preveduti dalla legge. Il dolo richiesto come condizione per la punibilit solamente nei delitti, e non anche nelle contravvenzioni, che indefferentemente possono essere compiute con dolo o con colpa. Si ha dolo quando il soggetto agisce con coscienza e volont (rappresentazione e realizzazione dell'evento voluto da parte dell'agente). Coscienza e volont che devono ricadere su ogni elemento costituente il fatto tipico. Il dolo definito nell'ordinamento penale italiano dall'art. 43 del codice penale italiano: "Il delitto doloso o secondo l'intenzione, quando l'evento dannoso o pericoloso, che il risultato dell'azione od omissione e da cui la legge fa dipendere l'esistenza del delitto, dall'agente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione". Tale definizione postula dunque due elementi strutturali fondamentali ai fini della presenza o meno del dolo: la rappresentazione e la volont e rappresenta un compromesso tra le due teorie principali che si contendevano il campo al tempo dell'emanazione del codice penale, la teoria della rappresentazione e la teoria della volont:

La teoria della rappresentazione concepiva la volont e la rappresentazione quali fenomeni psichici distinti: in particolare ritenevano i suoi sostenitori che la volont aveva ad oggetto solo il movimento corporeo dell'uomo; mentre le modificazioni del mondo esterno provocate dalla condotta si riteneva potessero costituire solo oggetto di previsione mentale. La teoria della volont privilegiava invece l'elemento volitivo del dolo nel convincimento che potessero costituire oggetto di volont anche i risultati della condotta: i suoi sostenitori consideravano la previsione o rappresentazione un mero presupposto della volont

Il codice penale ha invece raggiunto un compromesso tra le due teorie dando pari dignit ai due elementi, quello cognitivo della rappresentazione e quello volitivo della volont.

Le diverse forme del dolo


Sulla base del diverso atteggiarsi e combinarsi tra loro di questi due elementi, la dottrina ha enucleato distinte forme di manifestazione del dolo di seguito descritte.

Il dolo diretto o intenzionale quando si configura come conseguenza di un evento cagionato quale il risultato di quello voluto e rappresentato dall'agente. In dottrina, alcuni autori distinguono tra dolo intenzionale e dolo diretto. Il presupposto del dolo diretto la ulteriore rappresentazione completa, come gi specificato, di tutti gli elementi del reato ma senza una finalit specifica commissiva ulteriore. Il dolo intenzionale, pi approfonditamente, ricorre quando il soggetto mira a realizzare con la sua azione o omissione l'evento tipicizzato nella norma penale (nei reati di evento) o la condotta criminosa (nei reati di condotta). Nello specifico "quel risultato". Ad esempio un soggetto esplode alcuni colpi di pistola all'indirizzo di un altro individuo al fine di provocarne la morte. La realizzazione del fatto illecito causa della condotta, ne costituisce la finalit obiettiva. In questa forma di dolo assume un ruolo dominante la volont. Il dolo diretto ricorre quando l'evento non l'obiettivo dell'azione od omissione dell'agente, il quale tuttavia prevede l'evento come conseguenza certa o altamente probabile della sua condotta e lo accetta come strumento per perseguire un fine ulteriore. In dottrina si fa l'esempio di un armatore che provochi l'incendio di una delle sue navi al fine di ottenere il premio dell'assicurazione, pur sapendo che dalla sua condotta discender come conseguenza certa o altamente probabile la morte dell'equipaggio.

Nel dolo diretto il soggetto conosce tutti gli elementi che integrano la fattispecie di reato e prevede come sicuro o altamente probabile che la sua condotta porter a integrarli. In questa forma di dolo assume un ruolo dominante la previsione. Ad esempio colui che lancia un sasso dal ponte di un'autostrada vuole colpire una macchina a caso, non importa quale (dolo diretto). Colui che lancia dal medesimo ponte un sasso vuole colpire una macchina in particolare, cio quella e solo quella (dolo intenzionale).

Il dolo eventuale una forma di dolo indiretto. Si ha quando l'agente pone in essere una condotta che sa che vi sono concrete (rectius: serie) possibilit (o secondo una teoria affine concrete probabilit) produca un evento integrante un reato eppur tuttavia accetta il rischio di cagionarli. proprio questa accettazione consapevole del rischio che fa differire questa figura dall'affine figura della colpa cosciente. L'agente decide di agire "costi quel che costi", accettando il rischio del verificarsi dell'evento.

Nella colpa cosciente, anche detta colpa con previsione dell'evento, ben distante dal dolo eventuale, l'agente prevede s l'evento, ma esclude (erroneamente) che questo si possa realizzare, tanto che, se avesse compreso che l'evento in questione sarebbe venuto in essere, non avrebbe agito. Un esempio dato da Tizio che guida l'automobile a tutta velocit e si rappresenta la possibilit di incidente, ma continua a correre fiducioso nella sua abilit di guidatore e convinto che ci non si verificher.

Il dolo alternativo un'altra forma di dolo indiretto e si ha quando l'agente prevede, come conseguenza certa (dolo diretto) o possibile (dolo eventuale) della sua condotta il verificarsi di due eventi, ma non sa quale si realizzer in concreto. Ad esempio Tizio spara a Caio volendo indifferentemente ferirlo o ucciderlo. Tizio si rappresenta come conseguenza della sua azione pi eventi tra loro incompatibili. Il dolo generale, che non rileva nel nostro ordinamento, si ha quando il soggetto mira a realizzare un evento tramite una prima azione, ma che realizza solo dopo una seconda azione, animata da una intenzione differente. Es. esiste dolo generale di omicidio nella circostanza in cui si avvelena al fine di uccidere (ma non si uccide) e si impicca la vittima al fine di simulare un suicidio, e solo in quel momento si uccide.

Il dolo generico corrisponde alla nozione tipica del dolo e consiste nel realizzare tutti gli elementi del fatto tipico, sua caratteristica la corrispondenza tra ideazione e realizzazione. Il dolo specifico consiste in una finalit ulteriore che l'agente deve prendere di mira per integrare il reato e che accompagna tutti gli elementi del fatto tipico ma che non necessario si realizzi effettivamente per aversi il reato.

La colpa In diritto, un atto giuridico colposo se l'agente non voleva la realizzazione dell'evento giuridico rilevante, evento che tuttavia si verificato in base a diverse cause. In queste circostanze si parla di colpa.
Cause :Le cause possono

essere di varia natura:

colpa generica: o negligenza (omesso compimento di un'azione doverosa), o imprudenza (inosservanza di un divieto assoluto di agire o di un divieto di agire secondo determinate modalit), o imperizia (negligenza o imprudenza in attivit che richiedono l'impiego di particolari abilit o cognizioni). colpa specifica: o inosservanza di: leggi (atti del potere legislativo), regolamenti (atti del potere esecutivo), ordini (atti di altre pubbliche autorit) o discipline (atti emanati da privati che esercitano attivit rischiose).

Il Codice Rocco all'articolo 42 comma secondo recita: "Nessuno pu essere punito per un fatto preveduto dalla legge come delitto, se non l'ha commesso con dolo, salvi i casi di delitto preterintenzionale o colposo espressamente preveduti dalla legge". Successivamente, il secondo capoverso dell'articolo 43 definisce che il reato " colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, non voluto dall'agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per l'inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline." Taluni sostengono che la definizione indicata adesso non coglie totalmente l'essenza della colpa, avendo essa un significato oggettivo (violazione di regole di condotta), ma anche un significato soggettivo (esigibile evitabilit dell'inosservanza delle regole di condotta). Sulla base di quanto indicato fino a questo punto possiamo individuare tre requisiti necessari per la colpa: 1. la mancanza della volont del fatto materiale tipico; 2. la violazione della regola di condotta; 3. l'esigibilit della condotta; Il secondo dei requisiti individuati viene di volta in volta sussunto nell'ambito della cosiddetta colpevolezza colposa ovvero del fatto tipico colposo, da taluni ritenuto strutturalmente diverso rispetto a quello doloso. In tal senso quindi opportuno distinguere fra attivit il cui pericolo giuridicamente autorizzato (es. attivit medico chirurgica) e attivit il cui pericolo non autorizzato. In relazione alle prime pu parlarsi di una sussunzione dell'elemento della colpa sotto il fatto oggettivo tipico (ove si ritrovano le regole di condotta), mentre in relazione alle seconde non pu che parlarsi di volont colpevole.

Struttura
La colpa una tecnica di imputazione soggettiva del reato: si pu considerare quindi, un elemento della colpevolezza. La sua struttura anzitutto definita in maniera negativa:

l'evento criminoso non deve essere voluto dall'agente, altrimenti si cade nell'ipotesi del dolo. comunque possibile che l'evento sia preveduto dall'agente, purch alla sua prospettazione non segua la volizione. Questo caso viene denominato come "colpa cosciente" ed integra altres l'aggravante preveduta all'art. 61 n 3) del Codice Penale, vale a dire l'avere agito (allorch si verta in delitti colposi) nonostante la previsione dell'evento. discusso se per volizione dell'evento si possa intendere il prospettarsi l'accadimento dello stesso. Si propende per per la soluzione negativa, essendo la prospettazione dell'evento inidonea a integrare il concetto di coscienza e volont che il dolo sottende. Perch il reato sia doloso, infatti, necessaria la integrale coscienza e volont di tutti gli elementi positivi e negativi del fatto stesso. La convinzione erronea dell'esistenza di una scriminante (elemento negativo del fatto), ad esempio, rende inconcepibile la sussistenza del dolo. La prospettazione dell'evento, senza nemmeno l'accettazione del rischio del verificarsi dello stesso, si configura quindi come colpa cosciente, apparendo legittima la distinzione tra questa e la ordinaria colpa incosciente. Impostato in tal modo il contenuto della colpa, invece, non ha ragion d'essere la distinzione dottrinaria tra colpa propria ed impropria. Secondariamente la colpa presenta un elemento positivo: la condotta negligente, imprudente ovvero connotata da imperizia. La diligenza rilevante costruita per relazione con alcune particolari fonti: da un lato la negligenza in senso stretto, l'imprudenza e l'imperizia, dall'altro l'inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. La funzione delle regole quella di risolvere ex ante situazioni di potenziale conflitto di interesse fra beni tutelati. Quanto alle fonti occorre distinguere fra regole non scritte e regole scritte, che danno luogo a diversi tipi di colpa (c.d. generica ovvero specifica). Tali regole devono avere un carattere necessariamente obiettivo, e vanno reperite sulla base del rischio dell'evento (sotto il profilo formale del reperimento della regola) e secondo la migliore scienza e esperienza (sotto il profilo della qualit sostanziale espressa dalla regola). Siffatta ultima regola potrebbe apparire prima facie troppo rigida. In realt il reperimento della regola di condotta non implica anche la coerente condotta doverosa. L'adeguamento soggettivo si otterr attraverso il criterio della esigibilit di un dato comportamento. Il criterio della miglior scienza ed esperienza applicabile invece agli operatori in attivit sperimentali, per le quali non dato di reperire la lex artis di riferimento.La colpa, quale atteggiamento soggettivo, pervade la condotta, che generalmente involontaria.Nel caso la condotta sia voluta, il problema si sposta sul piano dell'evento contemplato dal fatto tipico. Se voluto anche l'evento, pu parlarsi di dolo, ove non sussista una volont su elementi negativi della fattispecie: - se l'evento non voluto, invece, si ricadr nell'ipotesi di reato colposo. - se l'evento non previsto dal fatto tipico, (reati di pura condotta), perch sussista la colpa, la condotta deve essere impedibile. Se non impedibile la condotta, il reato (di pura condotta) non sussiste. Nel caso la coscienza dell'intenzionalit della condotta o dell'evento siano viziate da un errore sul fatto, come gi detto, non potr contestarsi il dolo, sibbene la colpa. Recentemente, allo scopo di limitare i casi di responsabilit oggettiva, si fatto rientrare nella colpa anche la semplice "prevedibilit" dell'evento. All'agente pu essere rimproverato il fatto di aver cagionato un evento che, con pi attenzione, avrebbe potuto prevedere e poi evitare. In sintesi la struttura della colpa si compone di: 1. Azione cosciente e volontaria. 2. Evento dannoso o pericoloso prevedibile. 3. Evento evitabile dall'agente tramite una condotta differente. Forme della colpa
Colpa propria ed impropria

La colpa si dice propria nella la maggior parte dei casi, nei quali riscontrabile la maggiore caratteristica della colpa in s, la non volont dell'evento. Viceversa si dice impropria, quando non caratterizzata dal predetto elemento, e quindi l'evento voluto dall'agente. Esemplificazioni sono:

Eccesso colposo nelle cause giustificatrici: lo stesso articolo 55 del c.p. sancisce che l'esercizio sproporzionato di un diritto o di un adempimento, cos come in una situazione di legittima difesa o di stato di necessit, comporta non il dolo ma la colpa dell'agente. Erronea supposizione della presenza di una causa giustificatrice: si verifica quando l'agente ritiene erroneamente che al verificarsi di un fatto, ricorrano i presupposti di una causa giustificatrice. Errore di fatto determinato da colpa (ipotesi discussa in dottrina).

Colpa specifica

La colpa specifica quella forma di volont colpevole che viene posta in essere, quando l'agente pone in essere un reato a causa dell'inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline.
Colpa cosciente e incosciente

La distinzione pi rilevante che s' andata affermando nell'ambito del genus della colpa fra cosciente ed incosciente: la prima ricorre quando l'agente ha previsto l'evento senza per averlo voluto, la seconda senza previsione alcuna. Mentre l'ultima rappresenta il caso pi diffuso, la prima molto pi rara ed stata esaminata dalla dottrina solo in tempi recenti. molto simile al dolo eventuale, ma si differenzia da quest'ultimo perch manca l'accettazione da parte dell'agente dell'evento possibile, e c' anzi la convinzione che con la condotta antigiuridica o pericolosa posta in essere non accada nulla. La colpa cosciente costituisce un'aggravante della pena.
Colpa generale e colpa speciale

In virt della fonte vantata dalla regola di condotta, distinguiamo: colpa generica la quale si verifica quando l'inosservanza abbia avuto ad oggetto regole di condotta sociali, che cio trovano la propria fonte nell'esperienza sociale. Negligenza, imprudenza e imperizia danno luogo a tale forma di colpa; colpa specifica quando invece la regola di condotta inosservata sia scritta ovvero presenti una fonte giuridica. L'eccesso colposo si verifica quando pur esistendo i requisiti minimi di una causa di giustificazione, l'agente per colpa (ovvero involontariamente) ne travalica i limiti. Ad es: chi aggredito uccide pur essendo sufficiente percuotere per difendersi. Il reato commesso in situazione di eccesso punito come colposo se lo stesso fatto sia previsto dalla legge come imputabile a titolo di colpa. Va precisato che l'eccesso pu essere determinato sia da un errore sulla rappresentazione della realt (tizio viene aggredito con un frustino, lo scambia pur un fucile e reagisce con un'arma); che da un errore esecutivo (Tizio non dosando la propria forza uccide pur volendo semplicemente percuotere). L'importante che la volont del soggetto sia diretta alla realizzazione del fine ritenuto giustificato. Quando invece i limiti della scriminante sono volontariamente travalicati, si ricadr nell'ipotesi differente di "eccesso doloso". Causa di esclusione della colpevolezza Col termine scusante, nel diritto penale italiano, intendiamo una circostanza anormale che ha influito in modo irresistibile sulla volont e sulle capacit psicofisiche del soggetto agente. Per considerare un soggetto responsabile di un determinato fatto occorre che questi l'abbia commesso con dolo oppure con colpa. Tuttavia nessun rimprovero potr muoversi se egli ha agito in presenza di una scusante ovvero una

circostanza tale che rendeva inesigibile un comportamento differente. Le scusanti sono elencate tassativamente dal legislatore. Nei reati dolosi sono:

la necessit di salvare s medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento alla libert e all'onore (art 384 co.1 cp, in relazione ad una serie di delitti contro l'amministrazione della giustizia) lo stato di necessit (art 54 cp) ovvero l'aver commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessit di salvare s o altri da un pericolo attuale di un danno grave alla persona. Lo stato di necessit pu essere determinato anche dall'altrui minaccia: in tal caso del fatto commesso dalla persona minacciata risponde chi l'ha costretta a commetterlo. l'errore di fatto (art. 47 c.p.)

Nei reati colposi sono:


caso fortuito (art 45 cp) forza maggiore (art 45 cp) costringimento fisico (art 46)

Concorso ( concorso colposo in delitto colposo) () di pene (d. pen.) In caso di concorso materiale di reati [Concorso (di reati)] si applica il cumulo materiale delle pene. Il principio del cumulo materiale mitigato dal legislatore mediante la previsione di limiti massimi oltre i quali il giudice non pu andare. Cos, ai sensi dell'art. 78 c.p.: trattandosi di reati che importino pene detentive temporanee o pene pecuniarie della stessa specie, la pena da applicare non pu mai essere superiore al quintuplo della pi grave fra le pene concorrenti, n comunque eccedere: i 30 anni per la reclusione; i 6 anni per l'arresto; 15.493 euro per la multa; 3.098 euro per l'ammenda; trattandosi di reati che importano pene detentive diverse, la durata della pena da applicare non pu comunque superare gli anni 30; la parte di pena eccedente tale limite detratta in ogni caso dall'arresto. I limiti di pena dell'art. 78 si applicano solo in caso di pluralit di pene comminate con unica sentenza o decreto. In caso di pluralit di condanne trova applicazione l'art. 80 c.p. (concorso di pene inflitte con sentenze o decreti diversi). La legge prevede poi delle sostituzioni quando impossibile cumulare le varie pene da infliggere. () di persone nel reato (d. pen.) Il () si ha nel caso in cui una pluralit di soggetti commette un reato. Si distingue tra due tipi di (): necessario: si verifica per quei reati (detti plurisoggettivi) che, per loro natura, non possono che esser commessi da due o pi persone: si pensi, ad esempio, alla rissa; eventuale: ricorre, invece, per la maggior parte dei reati che possono essere commessi indifferentemente da una o pi persone e per i quali il concorso costituisce una mera eventualit. Nel nostro ordinamento, la disciplina del concorso eventuale di persone dettata dall'art. 110 c.p., il quale ispirandosi al principio della pari responsabilit dei concorrenti, stabilisce che quando pi persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita. Tale norma svolge una funzione estensiva dell'ordinamento penale: essa, infatti, consente di punire, oltre ai concorrenti che pongono in essere la condotta tipica prevista dalla norma incriminatrice, anche quelli che pongono in essere azioni atipiche che, in base alla sola norma incriminatrice, non sarebbero punibili. Il concorso di persone pu essere materiale (consistente nella partecipazione alla esecuzione del reato o in un concreto aiuto al reo nella preparazione ed esecuzione del reato) o morale (consistente nella partecipazione alla esecuzione del reato o nel far sorgere o nel rafforzare in un soggetto un proposito criminoso).

Inoltre il legislatore ha previsto, malgrado il principio di pari responsabilit di tutti i concorrenti, la possibilit di graduare la responsabilit di ciascun concorrente a seconda del contributo apportato alla realizzazione del fatto criminoso, attraverso la previsione di un sistema di circostanze aggravanti ed attenuanti che si applicano specificamente al concorso (artt. 112 e 114 c.p.), oltre, beninteso, che attraverso i consueti parametri di cui all'art. 133 c.p. Nel novero dei concorrenti possono esservi anche persone non imputabili o non punibili, purch forniscano un contributo (commissivo od omissivo) alla realizzazione dell'evento, e sussista in ciascuno la volont di cooperare nel reato. L'elemento soggettivo nel concorso di persone nel reato risulta dalla somma di due precise volont, e cio: la volont di realizzare il reato (cd. dolo del fatto tipico monosoggettivo); la volont di realizzarlo insieme ad altro o ad altri (cd. dolo di concorso). Sempre con riferimento all'elemento soggettivo, si pone il problema della ammissibilit di un concorso a titolo diverso tra i vari partecipi, e pi precisamente di: un concorso doloso in delitto colposo (es. Tizio, notando che Caio e Sempronio, suoi nemici, stanno maneggiando negligentemente alcune armi ritenute scariche, ne sostituisce una con altra carica, cos provocando la morte di uno dei due): la sua configurabilit ammessa da chi ritiene che la posizione di ciascun concorrente sia autonoma, mentre esclusa da chi ritiene necessariamente interdipendenti le posizioni dei concorrenti e, quindi, nega l'imputabilit del medesimo fatto a titoli soggettivi diversi; un concorso colposo in delitto doloso: per la dottrina e la giurisprudenza dominanti deve senz'altro escludersi per la mancanza di una norma che, in ossequio al principio sancito nel secondo comma dell'art. 42, lo preveda (l'art. 113 prevede, infatti, il solo concorso doloso nel delitto colposo); in senso contrario in alcune pronunce si affermata la configurabilit non ostandovi l'art. 42 che, riferendosi alla parte speciale del codice, non interessa le disposizioni di cui agli artt. 110 e 113 c.p. Un'ipotesi particolare di () quella del c.d. concorso anomalo (o aberratio delicti concorsuale), disciplinata dall'art. 116 c.p. a norma del quale, quando il reato commesso sia diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti, anche questi ne risponde se l'evento conseguenza della sua azione od omissione. Se il reato commesso pi grave di quello voluto, la pena diminuita riguardo a chi volle il reato meno grave. Nel () secondo la prevalente giurisprudenza per aversi desistenza volontaria non basta il semplice abbandono o l'interruzione dell'azione criminosa, ma necessario evitare la realizzazione concorsuale della condotta o, quantomeno, instaurare un processo causale che elimini le conseguenze del proprio apporto. () di reati (d. pen.) Il () si verifica quando un soggetto viola pi volte la legge penale, ed quindi chiamato a rispondere di pi reati. Si distingue tra: concorso materiale: si ha quando l'agente pone in essere pi reati con una pluralit di azioni od omissioni (es.: Tizio prima ruba, poi rapina, poi uccide); concorso formale: ricorre, invece, quando i vari reati vengono realizzati con una sola azione od omissione (es.: Tizio con una sola frase ingiuria contemporaneamente pi persone). Il (), sia materiale che formale, pu essere: omogeneo, quando con una o pi azioni od omissioni vengano commesse pi violazioni della medesima disposizione di legge; eterogeneo, quando con una o pi azioni od omissioni si violino diverse disposizioni di legge. Per la disciplina del concorso di reati, sono concepibili in astratto tre sistemi: l'assorbimento, in virt del quale si applica solo la pena prevista per il reato pi grave; il cumulo materiale, per il quale si applicano tante pene quanti sono i reati commessi; il cumulo giuridico, per il quale si applica la pena prevista per il reato pi grave, aumentata proporzionalmente alla gravit delle pene previste per gli altri reati: la pena complessiva risulta per inferiore al cumulo materiale. Il codice penale, nel disciplinare il concorso materiale, ha adottato il sistema del cumulo materiale delle pene [Concorso (di pene)], pur se con opportuni temperamenti consistenti nella fissazione di limiti massimi di pena (artt. 78 e 79 c.p.). La disciplina dettata dal codice penale per il concorso materiale di reati si applica sia nel caso che una stessa persona debba essere condannata per pi fatti, sia nel caso che dopo una condanna si debba giudicare la stessa persona per un altro reato anteriore o posteriore, sia nel caso che contro la stessa persona debbano eseguirsi pi condanne (artt. 71 e 80 c.p.).

Il codice Rocco prevedeva anche per il concorso formale il cumulo materiale delle pene, ma il D.L. 99/74, conv. nella L. 220/74, ha introdotto il sistema del cumulo giuridico, in virt del quale il concorso formale punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione pi grave aumentata sino al triplo. Peraltro, sia in caso di concorso formale che di reato continuato la pena, in tal modo determinata, non potr mai essere superiore a quella che sarebbe applicabile in base al cumulo materiale delle pene stabilite per i reati in concorso formale o in continuazione. Tale regola generale trova conferma nel co. 4 dell'art. 81 (neointrodotto dalla L. 5-12-2005, n. 251, nota come legge ex Cirielli), previsione nella quale si precisa che, nel caso in cui i reati avvinti dal vincolo della continuazione col pi grave o in concorso formale siano commessi da soggetti cui sia stata applicata la recidiva reiterata, l'incremento sanzionatorio non potr essere comunque inferiore ad un limite minimo, pari ad un terzo della pena stabilita per il reato pi grave. Il concorso materiale non ha una rilevanza specifica quale autonomo istituto di diritto sostanziale, se non nella forma del reato continuato, ipotesi particolare di concorso materiale di reati uniti dalla medesimezza del disegno criminoso e punito con il sistema del cumulo giuridico. () di responsabilit (d. civ.) Si verifica quando il medesimo fatto integra sia gli estremi di un illecito contrattuale che extracontrattuale [Responsabilit]. L'obbligazione risarcitoria ha, pertanto, una duplice fonte: la responsabilit contrattuale e quella extracontrattuale. I () contrattuali ed extracontrattuali agevolano il creditore, in quanto questi ha la possibilit di scegliere alternativamente l'azione di responsabilit che meglio lo tutela. Infatti, la responsabilit extracontrattuale gli permette di conseguire il risarcimento dei danni non patrimoniali e di quelli prevedibili ed imprevedibili, mentre egli pu far valere la responsabilit contrattuale quando quella extracontrattuale sia prescritta. Un'ipotesi frequente di () si verifica nel contratto di trasporto di persone [Trasporto (Contratto di)], ove la lesione imputabile alla persona integra sia gli estremi di un illecito contrattuale che extracontrattuale. () pubblico (d. amm.) il sistema che consente ai cittadini italiani (nonch agli italiani non appartenenti alla Repubblica, ex art. 51 Cost.) di accedere in condizioni di eguaglianza agli uffici pubblici. il modo ordinario di accesso al pubblico impiego [Impiego (pubblico)], previsto direttamente dalla Costituzione (art. 97), salvi i casi espressamente indicati dalla legge. La Costituzione, in particolare, dopo aver disposto in linea generale che alle pubbliche amministrazioni si accede mediante (), impone nello specifico tale procedura per l'assegnazione di borse di studio e per la nomina dei magistrati, e ci per garantire non solo la selezione di soggetti capaci e meritevoli, ma soprattutto l'indipendenza e l'autonomia delle persone assunte rispetto agli organi di governo dell'Amministrazione. La legge di riforma del pubblico impiego (D.Lgs. 29/1993) all'art. 36, ora confluito nel D.Lgs. 165/2001 (art. 35) ribadisce la validit della procedura concorsuale per l'assunzione agli impieghi nelle amministrazioni pubbliche; tuttavia ammette l'esistenza di un sistema misto, per cui eccezionalmente consentito il ricorso a forme di accesso extraconcorsuale rappresentate dall'assunzione obbligatoria dei soggetti appartenenti a categorie protette e dall'assunzione mediante liste di collocamento del personale di professionalit di basso contenuto e complessit, per le quali richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo. Quanto ai principi generali che presiedono all'espletamento del (), l'art. 353 del D.Lgs. 165/2001 stabilisce che il () deve svolgersi nel rispetto dei seguenti principi: a) adeguata pubblicit della selezione; b) modalit di svolgimento che garantiscano l'imparzialit e assicurino economicit e celerit di espletamento, ricorrendo, ove opportuno, all'ausilio di sistemi automatizzati, diretti a realizzare forme di preselezione; c) adozione di meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire; d) rispetto delle pari opportunit; e) decentramento delle procedure di reclutamento; f) composizione delle commissioni esclusivamente con esperti di provata competenza, che non siano componenti dell'organo di direzione politica dell'amministrazione, che non ricoprano cariche politiche e che non siano rappresentanti sindacali.

Il D.Lgs. 29/1993 (abrogato dal D.Lgs. 165/2001) aveva introdotto il sistema del concorso unico, per assicurare un controllo unitario sul reclutamento del personale, ma la L. 59/1997 ha abrogato le norme che lo prevedevano, per cui ciascuna amministrazione statale potr attivarsi autonomamente per l'assunzione del personale occorrente.

Potrebbero piacerti anche