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POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART.

1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA www.cooperazionetrentina.it carta ecologica

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N OVE M BRE

20 13

LINCHIESTA

Il sentiment dei cooperatori sulla crisi

MELE

Alla conquista dellAmerica


C DEL NUOVO

> 24

Casse Rurali premiate

> 36

37%
ottimista

38%
non so

25%
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FRA NICOLA

pessimista

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GIULIO SAPELLI

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ALESSANDRA SMERILLI

Bisogna avere il coraggio di cambiare

Cooperazione, vocabolo di genere femminile

Dalla Cassa Rurale al convento

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- N O V E M B R E

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EDITORIALE 03 Ripartiamo con umilt IN PRIMO PIANO 4-13 Dieci domande sulla crisi.
Torna linchiesta di questa rivista che misura il sentiment dei cooperatori trentini rispetto alla crisi. Il confronto con le risposte dellanno scorso e le previsioni degli esperti di Prometeia: segnali positivi solo dopo il 2014. Il prof. Sapelli: bisogna avere il coraggio di cambiare.

CULTURA COOPERATIVA
Lintervista

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Libri

Smerilli: cooperazione, vocabolo di genere femminile Fra Nicola: dalla Cassa Rurale al convento La differenziata in cooperativa Sos lavoro Alle Casse Rurali il prestigioso premio Banca e Territorio Nuovi percorsi per alternare scuola e lavoro Firma elettronica: innovativa, comoda, ecologica e sicura L unica bolletta che fa risparmiare aiutando Regole europee pi moderne sugli aiuti di Stato alle imprese Un pezzo di Trentino in Terra Santa Economia con lanima

Racconti

Lesperto risponde Giovani Buone prassi

NEWSCOOP 15 La democrazia parte dal linguaggio 16 Microprestiti per i giovani imprenditori?


Si pu fare

Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione


Trento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111 www.cooperazionetrentina.it ufficio.stampa@ftcoop.it Direttore responsabile
Walter Liber

Coordinatrice
Dirce Pradella

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Un lumino per la vita Piazzola: ecco la casa cooperativa Rurale Pergine, banca per la comunit Un nuovo nato nelle Giudicarie Cultura, chiave del benessere Giocarsi il futuro? No, grazie! Insieme da 120 anni tra Brenta e Paganella Mele italiane alla conquista dellAmerica Ecoopera progetta il suo futuro Candidati, verificheremo gli impegni presi Anziani, insieme per dividere i costi della badante

C del nuovo

Qui Europa

Arte idee territorio

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OPINIONI
Orizzonti

Comitato di Redazione
Corrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti.

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Magari sparsi, ma in ordine Dopo le elezioni, cinque ragioni per cooperare di pi e meglio

La porta aperta

Hanno collaborato
Miriam Branz, Samuel Cornella, Umberto Folena, Paola Pedergnana, Paolo Tonelli.

Progettazione grafica
Cooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipografica
Cooperativa NUOVE ARTI GRAFICHE

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La democrazia parte dal linguaggio

16
Microprestiti per i giovani imprenditori

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Cultura, chiave del benessere

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Un p di Trentino in Terra Santa

Abbonamenti
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Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

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EDITORIALE

Ripartiamo con umilt


da poco se si effettivamente convinti che il suffragio universale sia stato e sia la conquista fondamentale, garante della democrazia in una comunit. Oppure se ne parla ma in fondo va bene cos. Anche noi trentini siamo finalmente come le grandi democrazie europee e il maestro Stati Uniti di America. In secondo luogo le persone. Siamo convinti che le idee e gli orientamenti degli eletti siano sempre pi indipendenti dagli schieramenti che li hanno espressi (anche perch le linee politiche interessano sempre meno e non sono loro a guidare le scelte). Ci rivolgiamo quindi ai singoli consiglieri provinciali chiedendo loro bont e umilt, due qualit necessarie per aver sempre voglia di imparare e di cambiare. E cambiare pu significare anche tornare indietro. In terzo luogo confermare le scelte che hanno fatto interessante, preveggente e anche un po grande, il Trentino. Le politiche di inclusione e di solidariet anche attraverso la conferma dello 0,25% del bilancio alla cooperazione decentrata. Il muro contro lintroduzione del profit nel socio-assistenziale e nei servizi educativi. Ribadire e rinnovare, dentro la sussidiariet, la partnership fra pubblico e privato senza lucro. Continuare a investire fortemente in ricerca e innovazione. In quarto luogo mettersi subito allopera per sburocratizzare la macchina pubblica. Nella campagna elettorale questo concetto stato senzaltro quello che ha visto una convergenza totale. Noi vogliamo mettere una pulce nellorecchio. Riteniamo sacrosanto ridurre in modo drastico la burocrazia quando essa carte inutili, iter spaventosi con fasi ripetitive e chi pi ne ha pi ne metta. Ma siamo preoccupati che si finisca per deregolare in campi fondamentali per il futuro, come lambiente in tutti i suoi aspetti, lasciando perfettamente intatti il formalismo e linefficienza. Per garantire quel futuro il tema centrale e ineludibile il lavoro. Ognuno faccia la propria parte ma in maniera coordinata e canalizzando tutte le risorse disponibili senza sprechi e sovrapposizioni. Per ultimo riteniamo che il nuovo Consiglio Provinciale e il nuovo Governo dellAutonomia debbano avere a cuore quel Trentino laboratorio che ci ha caratterizzato per molti anni e che oggi una carta importante per navigare nella crisi guardando avanti con fiducia. Laboratorio vuol dire coraggio verso lEuropa, verso le aree alpine, verso i popoli che vengono e che ci attraversano. Vuol dire politiche di educazione permanente, soprattutto in riferimento alla cultura dellAutonomia e di reale apertura alla competenza per e delle giovani generazioni. Coraggio vuol dire confronto nel merito. Questo confronto lo chiediamo e lo cerchiamo come movimento cooperativo trentino.

Il risultato delle elezioni provinciali, dal punto di vista degli schieramenti in campo, inequivocabile. Ha vinto il centro sinistra che avr quindi la responsabilit di guidare il Trentino per i prossimi difficili anni. La destra sostanzialmente scomparsa e Progetto Trentino che dovr decidere subito se proseguire o no con i toni della campagna elettorale, continuando a scivolare nel populismo, anchesso pericoloso come quelli gi noti. Ma si pu dire che le cose stanno effettivamente cos? Noi crediamo di no. Prima di tutto la realt femminile con una presenza cresciuta di poco che deve far riflettere sulla necessit di introdurre regole a garanzia della rappresentanza di genere. Fra astensione e schede nulle e bianche si va oltre il 40%. Problemino non

diego.schelfi@ftcoop.it

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IN PRIMO PIANO

INCHIESTA: 10 DOMANDE SULLA CRISI


La nostra inchiesta sul sentiment dei cooperatori trentini rispetto alla congiuntura rivela il prevalere degli ottimisti (37%) sui pessimisti (25%), in un quadro dove comunque lincertezza verso il futuro a dominare (38%). Preoccupa la tenuta del fatturato, dei margini e delloccupazione. Nelle pagine seguenti i dettagli e il confronto con i risultati della stessa indagine fatta un anno fa.
di Dirce Pradella Si possono leggere in positivo i dati emersi dall inchiesta avviata dalla redazione di questa rivista per comprendere il sentiment dei cooperatori trentini rispetto alla crisi, laddove si evidenzia che 23 cooperative su 100 prevedono fatturati in crescita anche in quest anno terribile per l economia, dove 8 su 100 hanno assunto nuovi collaboratori quando la disoccupazione avanza inesorabile in Italia come in Trentino, e che 19 su 100 hanno fatto nuovi investimenti. Oppure si possono considerare negativi, dove si sottolinea un fatturato in calo per il 38% delle imprese del movimento, tagli dei dipendenti o non sostituzione di quelli pensionati per il 20% e possibile ricorso al patrimonio per far fronte alle conseguenze della crisi sul risultato d esercizio per il 38%. Non c un possibile commento ai dati senza interpretazione, se non la possibilit di leggerli nella loro oggettivit, nei dettagli. Ed quello che ciascun lettore potr fare girando questa pagina ed osservando l infografica riassuntiva. Prima di avventurarsi nell analisi, va detto che all inchiesta hanno risposto i direttori di circa il 26% delle cooperative trentine, numericamente parlando, che rappresentano il 44% del totale dei dipendenti del movimento e il 40% del fatturato. In altre parole hanno risposto le realt pi dimensionate.

Fatturato e occupazione
Solo 4 cooperatori su 100 non ritengono che il 2013 sia stato un anno di crisi per la loro impresa. Per gli altri lo stato, del tutto (33%) o in determinati segmenti di mercato o aspetti specifici(63%). Le conseguenze saranno forti sul fatturato, che diminuir per il 38% delle cooperative, sar stabile per il 39% e crescer per il 23%. Anche l occupazione avr dei riflessi: per il 20% delle imprese del movimento caler, per il 72% rester invariata e per l8% crescer. L analisi sullo stato degli investimenti segnala prospettive in calo per il 23% degli intervistati, in aumento per il 19% e stazionarie per il 58%. uesta situazione ha ripercussione sulla redditivit: il 47% delle cooperative ritiene che dovr far fronte ad un calo dei margini di guadagno, con possibili conseguenze anche sul patrimonio: il 62% delle imprese del movimento certo di non dover ricorrere al patrimonio (immobiliare, mezzi propri o altro) per far fronte alla crisi, mentre il 12% dovr attingere. E il 26% non lo sa ancora.

Liquidit e accesso al credito


Buone notizie arrivano sul fronte della liquidit e dell accesso al credito. Per quasi la met delle cooperative la situazione della disponibilit di cassa nel breve periodo buona e per oltre il 40% mediocre. Il 13% delle cooperative, invece, la ritiene problematica. uanto alla domanda di nuovi finanziamenti, il 43% delle cooperative ha chiesto credito alle banche e solo il 4% non l ha ottenuto, e un 11% ha portato a casa un

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IN PRIMO PIANO | dieci domande sulla crisi

ammontare inferiore. Resta un 57% di cooperative che non hanno avuto bisogno di bussare alle porte di una banca, vuoi per la disponibilit di altre fonti di finanziamento, vuoi per l assenza di nuovi progetti (ricordiamo che dalla domanda sugli investimenti emerso che l81% delle cooperative li tiene stazionari o in calo).

Come uscire dal tunnel


Il questionario inviato terminava con due domande a risposta aperta, attraverso le quali si voleva indagare quali fossero le azioni messe in campo dalle cooperative trentine per fronteggiare la crisi e se avessero avuto gli effetti sperati. Nessuno ha la ricetta miracolosa, ma le idee sono tante: la ricerca di nuovi mercati, il rafforzamento delle politiche promozionali, il controllo di gestione e l innovazione organizzativa. E ancora il taglio degli sprechi, la revisione dei contratti di fornitura, la razionalizzazione delle risorse umane e la formazione. ualche Cassa Rurale ha deciso di ridurre l orario dello sportello tradizionale, aumentando contestualmente il tempo dedicato alla consulenza, anche nel tardo pomeriggio. Altre hanno puntato sulla richiesta di maggiori garanzie sui prestiti. Altre ancora hanno attivato una gestione proattiva delle situazioni di credito, privilegiando la logica dell'iniziativa al posto dell'attesa: in parole povere alcune Casse hanno attivato un monitoraggio costante del settore del credito che stato individuato come il comparto con maggiori criticit. L attivit consiste nel ricorrere, dove possibile, alla ristrutturazione delle posizioni con contemporanea acquisizione di nuove garanzie a presidio delle linee di credito. Le Famiglie Cooperative hanno potenziato ancora gli sconti, aumentando le occasioni e la frequenza, anche a costo di ridurre significativamente i margini. Hanno riorganizzato il personale (blocco assunzioni, mancata sostituzione pensionati) e gli spazi, investendo in restyling e nuovi servizi.
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Focus Casse Rurali


Ai direttori di Cassa Rurale sono state poste domande specifiche su prestiti e risparmio. Sotto il primo versante la sensazione di recrudescenza della crisi: per il 77,5% delle Casse Rurali gli impieghi diminuiranno, per il 16,5% resteranno inviariati, mentre cresceranno per il 6,5%. Buone notizie invece sul fronte del risparmio che, a differenza dello scorso anno, nel 2013 previsto in aumento per il 66% degli istituti di credito cooperativo del Trentino, stabile per il 24% e in calo per il 10%. Per il prossimo anno le Casse Rurali prevedono maggiori sofferenze (34%), minori margini di guadagno (25%), contrazione dei prestiti (18%). Solo il 5% ritoccher la variabile occupazionale al ribasso.

Le aspettative per il futuro


La nostra inchiesta sul sentiment dei cooperatori trentini rispetto alla congiuntura rivela il prevalere gli ottimisti (37%) sui pessimisti (25%), in un quadro dove comunque l incertezza verso il futuro a dominare (38%). Per oltre la met delle cooperative la situazione rester invariata anche nel 2014 (54%), e per il 35% si aggraver molto o abbastanza. Le conseguenze attese per il prossimo anno riguardano, come detto, per la quota maggioritaria la contrazione della redditivit, seguita dal calo dell occupazione (25%) e della produzione (13%). Per il 14% delle cooperative, fortunatamente, la crisi non lascer alcuna traccia del suo passaggio.

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IN PRIMO PIANO

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IN PRIMO PIANO | dieci domande sulla crisi

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IN PRIMO PIANO

CRESCE IL NUMERO
Dal confronto tra il sentiment dei cooperatori del 2012 e quello del 2013 emerge una sensazione di rafforzamento della crisi, con maggiori conseguenze sui fatturati, sulla liquidit e sugli investimenti. Tengono loccupazione e laccesso al credito.
di Dirce Pradella Confrontando i risultati dell inchiesta sul sentiment realizzata l anno scorso e quelli emersi quest anno, salta agli occhi una sensazione di recrudescenza della crisi, con effetti che crescono sul fatturato, sulla liquidit e sugli investimenti delle cooperative. uanto al giro d affari, diminuisce di 5 punti percentuali il numero di cooperative che lo prevede in crescita ed aumenta di 1 punto il numero di quelle che lo stima in calo. Per il 39% delle imprese del movimento esso rester invariato, contro il 35% del 2012. Tiene l occupazione, che resta stabile per il 72% delle imprese cooperative (contro il 66% dell anno scorso), cresce per un numero inferiore (dal 12 all8%) ma fortunatamente diminuisce anche per un numero pi basso di cooperative (dal 22 al 20%). Per molte di queste, peraltro, non si tratta di licenziamenti ma di blocco delle assunzioni dopo i pensionamenti, misura che muove al ribasso il saldo occupati ma che di fatto non crea disagio a chi un lavoro ce l ha. Osservando le risposte rispetto alla capacit di investimento, si nota invece una brusca frenata, che esprime un aumento del senso di incertezza verso il futuro che paralizza rispetto agli impieghi. Se nel 2012 il 41% delle cooperative definiva in aumento gli investimenti di quell annata, nel 2013 solo il 19% risponde cos. Meno della met. Anche chi gi l anno scorso aveva segnalato investimenti in calo (16%), quest anno pi numeroso (23%). Ne consegue che cresce il fronte degli attendisti, le imprese cio che aspettano e mantengono il volume degli investimenti senza variazioni (dal 43 al 58%). Le cooperative cominciano a segnalare qualche piccolo problema di liquidit. Cala di 11 punti percentuali il numero di imprese che definisce buona

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O DEGLI INCERTI
la propria capacit di cassa, aumenta di 2 punti percentuali il numero di quelle che la stima mediocre e cresce di 9 punti la quota di quelle che la reputa cattiva. La buona notizia che, comunque, per l87% delle imprese cooperative la liquidit resta positiva. E se la liquidit cala, l accesso al credito riesce a farvi fronte? Nel complesso s. sostanzialmente stabile il numero di cooperative che ha chiesto ed ottenuto finanziamenti, anche se aumenta di 5 punti percentuali il numero di quelle che hanno ottenuto un ammontare inferiore alle richieste. Cattive notizie arrivano invece alla domanda sull utilizzo del patrimonio per resistere alla crisi: le cooperative che dovranno attingere alle riserve patrimoniali passano dal 3 al 12%. Chi ce la far senza dover operare l indesiderato prelievo passa dal 69 al 62%. Circa una cooperativa su 4 non sa ancora. E per il futuro la sensazione quella del disorientamento: calano gli ottimisti (dal 41 al 37%), diminuiscono pure i pessimisti (dal 26 al 25%) e aumentano gli indecisi, quelli che non riescono a comprendere come possa pendere l ago della bilancia per il futuro, che passano dal 33 al 38%. Per il 54% degli intervistati la crisi rester invariata anche il prossimo anno (dato esattamente uguale a quello dell anno scorso) e provocher conseguenze come la contrazione dei margini (dal 48 al 47%), dell occupazione (dal 20 al 25%) e della produzione (dal 18 al 13%). Nell ambito strettamente bancario si segnala una sensazione pressoch simile tra l analisi del 2012 e quella del 2013, con variazione rispetto al risparmio, che tornato a crescere (per 22 direttori di Cassa Rurale nel 2012 era in contrazione, contro a soli 4 nel 2013): prosegue la strada della razionalizzazione delle filiali, mentre purtroppo aumentano i direttori che prevedono sofferenze.
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IN PRIMO PIANO

Primi segnali di ottimismo per il 2015


Arrivano da Prometeia, primaria associazione che elabora previsioni economiche: se si riesce a passare la durissima strettoia del 2013-2014 senza ulteriori traumi si potranno liberare fiducia e risorse per la ripresa dei consumi e degli investimenti.

La luce in fondo al tunnel arriver a vedersi nel 2015, a patto che l economia italiana riesca a resistere al 2014 ancora duro che l attende senza ulteriori traumi e nel rispetto formale dei limiti al disavanzo pubblico. uesto il principale messaggio che emerge dal pi recente Rapporto di previsione (ottobre 2013) sulle prospettive di breve-medio termine dell economia internazionale e italiana elaborato da Prometeia, l associazione per le ricerche econometriche di primaria fama in Europa.

Pil e spesa pubblica


Nel corso del 2013 l Italia tornata al centro dei problemi europei. La caduta del Pil italiano quest anno spiega i tre quinti della caduta del Pil dell Uem. Prometeia stima che quest ultimo cada dello 0.2% contro lo 0,5 Italia inclusa. La forte recessione del 2012 e 2013 ha riportato in equilibrio i conti con l estero, riallocando la domanda interna a domanda estera netta. Un contributo rilevante al riguardo venuto non solo dal buon andamento delle esportazioni, ma anche dalla riduzione delle importazioni. Le previsioni elaborate da Prometeia sono abbastanza ottimistiche per il nostro paese: descrivono un percorso molto stretto anche nel caso non sia disturbato da shock di natura politica che abbiano riflessi sui mercati finanziari o shock che originino direttamente sui mercati finanziari. Infatti, il ritmo della ripresa previsto per il biennio 2015 e 2016 simile a quello seguito alla stagnazione del 2002 e 2003 con la differenza che in quegli anni la spesa pubblica cresceva ai ritmi degli anni precedenti, mentre nella previsione di Prometeia la spesa pubblica, in termini di Pil, si riduce progressivamente nel tempo e il sostegno alla crescita viene quasi tutto dalla domanda interna privata. In altre parole, se si riesce a passare la strettoia del 2013-2014, Prometeia ritiene probabile che si possano in seguito liberare fiducia e risorse per la ripresa dei consumi e degli investimenti. Ma veniamo all anno e
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mezzo che abbiamo davanti. La riduzione del Pil nel 2013 si conferma poco sotto il 2% (-1,8) con il quarto trimestre che dovrebbe mostrare un primo segno positivo di crescita. Nel 2014 la ripresa proceder a un ritmo di poco inferiore all1% (0,8). Consumi e investimenti in costruzione, comunque, ritorneranno a crescere solamente nel 2015. L aumento di Pil determinato dalla manovra complessiva approvata a met ottobre dal governo, pari allo 0,5% nel 2014. La misura degli effetti potrebbe apparire elevata se rapportata all esperienza storica, ma non va dimenticato che essa tiene conto anche dell accelerazione dei pagamenti dei debiti delle amministrazioni pubbliche.

Debito pubblico e asssia


Il debito pubblico continuer a espandersi in valore assoluto di 65 miliardi di euro, dopo essere cresciuto di 82 nel 2013, raggiungendo il 134% del Pil nel 2014. Il collocamento del nuovo debito pubblico dovr trovare spazio, il prossimo anno, prevalentemente nei portafogli delle famiglie; difficilmente il sistema bancario potr assorbirlo, dopo essersi fatto carico dei 100 miliardi del 2013, anzi potrebbe ridurre lo stock di titoli pubblici detenuto. Se cos non fosse, ne soffrirebbe la possibilit di aumentare i finanziamenti al settore privato, in un contesto nel quale le sofferenze sono ancora crescenti e la raccolta sull estero molto pi difficile. In sintesi, anche se non vi saranno pi incertezze politiche (poco probabile), anche se si eviter il passaggio di testimone nell attenzione degli operatori finanziari dal rischio di interazione negativa banchedebiti sovrani al rischio di interazione negativa banche-debito delle imprese (probabile), anche se la nostra deviazione dal sentiero di riduzione del debito previsto dal Fiscal Compact non avr effetti sui mercati finanziari (molto probabile se non si materializzano i rischi precedenti), i prossimi cinque trimestri per l economia italiana procederanno sul filo del rasoio. Il

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IN PRIMO PIANO | dieci domande sulla crisi

"Nei prossimi 5 trimestri l'economia italiana proceder sul filo del rasoio".
verificarsi simultaneo di prolungata instabilit politica e, eventualmente, anche di tensioni crescenti sullo stato patrimoniale del sistema bancario sottoposto a stress test spingerebbe la nostra economia lungo un sentiero di progressiva asfissia. Ma questa una ipotesi che Prometeia continua a valutare come abbastanza remota.

Occupazione, segni permanenti


Proseguir il calo di occupazione. Prometeia ritiene che in questi mesi autunnali il calo di attivit economica si fermi e che vi siano le premesse per una ripresa che prosegua nei prossimi trimestri, a un ritmo blando ma costante. Ci favorir l interruzione della caduta delle unit di lavoro gi nel corso del quarto trimestre dell anno. Le attese delle imprese sono anch esse orientate a un miglioramento dei livelli occupazionali. Il tasso di disoccupazione continuer comunque a crescere e potrebbe raggiungere il prossimo anno il 12,5%, al netto di fluttuazioni non prevedibili dell offerta di lavoro dovute sia ai fenomeni migratori sia alle scelte degli individui. Al termine dell orizzonte di previsione i disoccupati saranno ancora 3 milioni, il doppio del livello pre-crisi, gli occupati 500 mila in meno. I segni sulla struttura del mercato del lavoro saranno permanenti.
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Tassi, potere dacquisto e investimenti


In Italia le tensioni politiche potranno rallentare la riduzione dello spread con il Bund. Tuttavia, l ulteriore riduzione della componente di acquisti precauzionali di titoli di Stato tedeschi dovrebbe favorire un ridimensionamento del differenziale di rendimento con il Bund, che l incertezza del quadro politico italiano potrebbe frenare solo parzialmente. Si stima pertanto che lo spread Btp-Bund torni in prossimit dei 200 punti base entro la fine del 2015. Prometeia prevede anche il progressivo recupero della formazione di risparmio delle famiglie, dopo il punto di minimo raggiunto nel 2012. L uscita dalla fase recessiva produce un lento miglioramento del reddito disponibile delle famiglie, che cresce all1,2% medio annuo nel triennio 2014-16, dopo 6 anni di caduta, che hanno eroso il potere di acquisto delle famiglie dell11% circa tra il 2007 e il 2013. La stima di una ripresa del ciclo economico nella prima parte del prossimo anno che interessa tutte le componenti di domanda porta a un maggiore fabbisogno finanziario delle imprese, inizialmente per incrementare le scorte e successivamente per gli investimenti. uesto si tradurr, nell ipotesi di criteri di offerta pi favorevoli (il tasso sui prestiti previsto in riduzione di 3 punti base nel corso dell anno), in un flusso stimato di nuovi prestiti alle imprese di circa 13,5 miliardi di euro, con la componente a breve termine che evidenzia flussi positivi gi dall ultimo trimestre del 2013, e una crescita di poco superiore rispetto alla componente a medio e lungo termine.
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SAPELLI, BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI CAMBIARE


Leconomista invita a tornare ai a valori pre-economici che costruiscano uomini. La cooperazione come focolare di lavoro dove crescere insieme.
di Franco de Battaglia Il professor Giulio Sapelli, uno degli economisti pi innovativi a livello internazionale (ha la cattedra alla Statale di Milano, stato fra i primi ad avvertire sui limiti non solo sociali, ma sostanziali delliper-liberismo che ha portato l economia dell Occidente alla crisi che sta attraversando) da poco ritornato da Volgograd, in Russia, la Stalingrado dove 70 anni fa stata fermata l avanzata nazista ed stato impressa una svolta decisiva alla guerra mondiale e al corso della storia. ui un Club -Think Tank dei 15 massimi esponenti mondiali dell economia e della politologia ha affrontato le questioni geostrategiche pi intense e drammatiche del momento: le risorse energetiche, la Siria. Il presidente Putin intervenuto all ultima giornata dei lavori. No confida Sapelli non ho parlato di cooperazione, ma una svolta ci vorrebbe anche qui, per la cooperazione. Nonostante i problemi da affrontare, la cooperazione in Russia e nei paesi dell Est europeo marginale, incontra resistenze. Sono paesi che ancora rincorrono un capitalismo senza freni, una sorta di controreazione agli anni del socialismo reale. Ma anche questi paesi devono confrontarsi con la crisi mondiale. Proprio il quadro mondiale spinge Sapelli a dare uno scossone alla cooperazione italiana, anche a quella trentina, per invitarla ad una maggior consapevolezza delle sfide che l attendono, all impegno

Il prof. Giulio Sapelli, storico ed economista italiano, profondo conoscitore della cooperazione italiana e mondiale. Oggi insegna alla Statale di Milano.

di preparare e sperimentare una classe dirigente adeguata ai tempi che cambiano, al maggior bisogno di cooperazione che si registra a tutti i livelli.

E nella crisi mondiale c posto per la cooperazione ? Certo che c posto, ci dovrebbe essere. E infatti la cooperazione sta affermandosi proprio nei paesi emergenti, in America

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Latina, in Asia e in Africa. Ci avviene anche perch la cooperazione adatta a questa fase storica, supera le ideologie, le religioni, fa parte della grande area dell economia morale. Ci si rende conto, infatti, che la cooperazione, per diventare un alternativa efficace a un mondo che rischia di andare in pezzi, deve ritrovare le sue radici ideali, morali, solidali, pre economiche insomma. Si prepara la cooperazione costruendo uomini prima che modelli economici. Nascono cos cooperative in India, sotto l induismo, nello stesso Islam, che ha gi nei suoi principi morali il principio cooperativo. C un fiorire in tutto il mondo e c , cosa incoraggiante, soprattutto una ripresa di cooperazione nel mondo bancario degli Stati Uniti.

convocati in Mediobanca, i bianchi hanno mantenuto presidenti che non sembravano distinguersi nella forma, nello stile, da manager.

Questo dovrebbe far riflettere lItalia. S, negli Usa la Federal Reserve favorisce le cooperative junior, al contrario della Banca d Italia che mette nel mirino le casse di credito cooperativo (privilegiando le spa). S, vero, io posso essere considerato un anticipatore della critica agli eccessi del liberismo e all involuzione, alla distorsione di comportamenti e sistemi che ha portato, ma stato un po come essere una voce nel deserto. Non c stata una gran risposta Perch questa sordit italiana a promuovere, a incentivare con maggior convinzione lesperienza cooperativa? Anche nel Trentino, che pure pu presentarsi come una sorta di distretto cooperativo, le resistenze da parte di altri settori e protagonisti produttivi non mancano, sono forti. Per l incapacit delle oligarchie che controllano il movimento cooperativo. Nel Trentino poi siete bravi, ma vi sentite spesso i pi bravi di tutti Trentino, Trentino, si sente sempre Trentino Dovete fare attenzione, n il mondo, n la cooperazione incominciano e finiscono nel Trentino. Il fatto che queste oligarchie e parlo in termini generali, naturalmente, non indicando questo o quel dirigente hanno disseccato lo spirito cooperativo, l hanno reso solo un fatto economico e gli hanno fatto perdere il suo senso morale, solidaristico, religioso. Lei dice quindi che la colpa pi che fuori" dentro. Dentro, certo. In chi ha perso lo spirito cooperativo. pi una carenza della cooperazione rossa, come si diceva un tempo, che di quella bianca. I rossi fremono quando sono

Il disagio che la base quindi manifesta ha le sue ragioni. Occorre guardare con attenzione e dare spazio alle iniziative che mirano a rinnovare le oligarchie. Uso il termine oligarchie in senso scientifico, naturalmente, non in termini di giudizio morale. Ci devono sempre essere delle oligarchie, ci deve essere una minoranza organizzata che prepara una strada, presenta riferimenti ad una maggioranza disorganizzata. Deve esserci anche nel mondo cooperativo. Per bisogna cambiare la gente che non pi adatta a interpretare i grandi problemi che la cooperazione deve affrontare. Occorre ritrovare tensione morale. Altrimenti l impresa cooperativa sta perdendo la sua impronta solidaristica per diventare sempre pi simile all impresa capitalistica. Ci sono spazi per un rinnovamento dallinterno? Non lo so questo. Non lo so pi. Sono rimasto deluso in questi ultimi anni e cerco di evitare le assemblee plebiscitarie. Resta un settore dove ancora si pu fare tanto, ed quello della cooperazione bancaria, che a differenza di quello che si pu pensare, rimasta pi sana di quanto non si creda. Bisogna recuperare uno spirito pre-economico. Pre-economico, esattamente, sociale, religioso. Io spero molto anche in questo Papa, che anche in questo settore rilanci la sua ondata rivoluzionaria. Pare che il Papa si stia impegnando a ricostruire un tessuto sociale e morale nelle comunit e nei paesi, improntato al Bene comune, che cosa diversa dal Bene pubblico. presto per dire. Bisogna per ricordare che l Argentina ha avuto, in passato, il pi grande movimento cooperativo mondiale, Hogar Obrero, il focolare operaio. La famiglia operaia, insomma. Il lavoro insieme. Vedremo.
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