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un rapporto difcile
(da Valentino Gentile a Benedetto Croce)
di Michaela Valente
A fronte di un cospicuo numero di biograe e saggi su Lutero (Buonaiuti
e Miegge
:
), pochi sono stati nora i contributi italiani alla conoscenza della
gura di Calvino (Gangale, Freschi, Omodeo e Tourn, principalmente
:
).
Quello che appare come un pregiudizio italiano nei confronti di Calvino
pi volte messo in evidenza dagli studiosi si specchia nel sospetto
(insieme allammirazione) del Riformatore nei confronti degli italiani
,
.
C inoltre da rilevare che anche gli studiosi di calvinismo, come dimostra
in particolare la mancanza di analisi del calvinismo italiano nei recenti
contributi su International Calvinism, continuano a trascurare lapporto
italiano allo sviluppo della dottrina riformata. Con lampante evidenza
la storiograa italiana alla gura di Calvino ha sempre preferito Lutero,
preferenza che sembra trovare spiegazione negli stretti rapporti con la
cultura tedesca prima e con la Germania poi
.
Intendo quindi analizzare anche se solo per cenni, riservandomi di
approfondire in altra sede alcuni punti, quello che ho denito un rapporto
difcile, soffermandomi dapprima sulle fasi iniziali di questo confronto
tra Calvino e gli italiani per chiudere con un breve excursus storiograco
novecentesco, che testimonia il maggior rilievo dato a Serveto piuttosto
che al Riformatore, ad esempio. Vorrei cos mettere in evidenza la dif-
denza reciproca tra Calvino e gli italiani e provare a indagarne le ragioni,
soffermandomi sulle origini.
La cultura italiana della prima met del Cinquecento esercit grande
inuenza, come noto, e affond le sue radici in gran parte dEuropa,
intessendo trame tte grazie alle quali riusc a sopravvivere anche alle
chiusure controriformistiche: proprio questa capacit propulsiva poi
avrebbe lentamente provocato nelle altre culture resistenze e ostilit per
cui il sentimento anti-italiano si sarebbe diffuso, declinato principalmente
in antimachiavellismo o antipapismo
,
. Bench a Ginevra i rapporti con
laristotelismo patavino di Pomponazzi, ad esempio, fossero intensi (basti
pensare alledizione dei De naturalium effectuum causis curata da Grataro-
li)
o
, Calvino fu tra i primi ad avvertire i pericoli insiti nella cultura italiana
Dimensioni e problemi della ricerca storica, n. :/:v1v
:cc
MICHAELA VALENTE
che considerava intrisa di un fortissimo anelito di ritorno alle origini e
permeata di uninvincibile ritrosia a ogni forma di coercizione. Proprio
sulla scia di queste considerazioni, quindi utile tracciare la storia del
rapporto tra il Riformatore e gli italiani, trascurando i tanti che vollero
collaborare attivamente al progetto di Calvino, come Girolamo Zanchi o
Pietro Martire Vermigli
;
.
Dopo gli anni di formazione in cui fu essenziale, per quanto polemico,
il confronto con la tradizione giuridica italiana (Alciati, su tutti, di cui
frequent le lezioni), un contatto diretto con la cultura italiana Calvino
lo matura durante la permanenza a Ferrara presso la corte di Renata di
Francia, un evento fondamentale per la storia della Riforma in Italia e
scaturigine di riessione e conversione di molti.
Al contempo si trovano testimonianze sparse della lettura dei testi
dei riformatori, cifra dellirriducibilit della Riforma italiana a una clas-
sicazione precisa: il Benecio di Cristo, uno dei testi pi importanti
della cultura religiosa italiana, apparso nel :,, e destinato a un notevole
successo editoriale, stato considerato frutto dellinuenza della dottrina
calviniana per la presenza di citazioni e riferimenti e soprattutto espres-
sione matura delle dottrine valdesiane cos diffuse e tanto diversamente
recepite nella penisola italiana
.
Certo non si pu tacere dellentusiasmo con cui molti degli italiani,
che avevano accolto le nuove interpretazioni dottrinali, guardarono
alle trasformazioni non solo religiose che Calvino riusc a imprimere a
Ginevra
,
. Quasi un riesso del proprio ideale Bernardino Ochino, che
poi trasforma quelliniziale entusiasmo in una puntuale critica, vi trovava
quando arriva nel :,:, vedendo la citt priva di idolatria, come scrive,
estasiato dal fatto che persino le donne e i fanciulli conoscessero le
Scritture e altro non dicono che Christo: il merito di questo successo
unicamente di Calvino, conclude il senese
:c
.
Con la riorganizzazione dellInquisizione romana e con linterim di
Carlo V, Ginevra diventa poi sempre pi un polo dattrazione, conside-
rata porto sicuro, e molti, dopo aver maturato la lacerante decisione di
abbandonare tutto, vi giungevano speranzosi, come testimonia la costante
crescita della colonia italiana
::
. Gi nel :,o, tuttavia, con laumento della
presenza italiana e la consequenziale maggiore frequentazione, com
noto, Calvino comincia a esprimere un certo fastidio per quegli italiani, in
particolare per Ochino; molti di questi italiani, che altrove aveva denito
come il pi bel gregge, sono permeati da indifferentismo dogmatico e da
libero spirito raziocinante
::
.
Si tratta di anni intensi in cui la battaglia dottrinale non risparmia
colpi, e con il caso di Francesco Spiera esplode la polemica antinicode-
mitica con un appello-monito agli italiani che, pur avendo abbracciato
:c:
CALVINO E GLI ITALIANI
la Riforma, esitano ancora a manifestare la propria fede, mentre persino
Gregorio Cortese dichiara preoccupato la pericolosit dellopera di
Calvino, per il suo mescolare eresia e buona dottrina
:,
.
Pur allarmato dai comportamenti degli italiani, Calvino non aveva
per ancora conosciuto uno dei suoi peggiori avversari: tra il :,, e il
:,,c anche il senese Lelio Sozzini si rivolgeva a lui, sottoponendogli una
serie di quesiti (a lungo considerati rientrare nella discussione sulla liceit
della simulazione) volti a illuminare la questione del ruolo della ragione
nel rapporto con le Scritture. Andava emergendo quel quaerendi pruritus
che, come stato sottolineato da Antonio Rotond, Calvino, in una lettera
del : gennaio :,,:, rimproverava a Sozzini: quel prurito rendeva infatti
gli italiani inclini alle vuote sottigliezze, intelletti che, stimolati da vana
curiosit, nivano col pascersi di vento e, peggio, con lassorbire i mor-
tiferi afati di Satana
:
. La curiosit continua e incessante degli italiani
allarmava pure il pastore Filippo Gallicius che, in una lettera a Bullinger
del : febbraio :,,,, sosteneva che si trattava di homines semper cupidi
rariorum ac magis novarum nescio quorum rerum
:,
.
Premesse che spiegano la svolta inaugurata da Calvino e dalle istitu-
zioni ginevrine con il rogo di Serveto nel :,,,, le cui conseguenze, com
noto, avrebbero portato molti esuli italiani ad allontanarsi da Ginevra in
seguito alla profonda e tragica disillusione
:o
. Insieme alla dottrina della
predestinazione e al capitalismo, quel rogo rappresenta infatti uno dei
tre punti identicativi, cos come individuati da Tourn, delleredit di
Calvino. Del dibattito che si apr, con il contributo fondamentale degli
italiani alla tolleranza religiosa, si percepirono le tracce ancora nel secolo
scorso: il progetto di un monumento per celebrare i quattrocento anni
della nascita del Riformatore si scontr inesorabilmente con le resistenze
di chi voleva che prima si recuperasse la memoria di Serveto, cui fu poi
dedicato un piccolo monumento a Champel
:;
.
Ma anche dopo il caso di Serveto, pubblicato il De haereticis an sint
persequendi di Castellione, pronunciate le repliche puntuali di Calvino e
di Beza e con tutti gli ulteriori contributi
:
, la questione trinitaria continu
a essere al centro di discussioni e, ancora una volta, queste discussioni
furono animate da italiani: certamente fu ripercussione del rogo il celebre
scontro nel :,,, tra Calvino e il giurista Matteo Gribaldi, critico del pro-
cesso a Serveto. Dopo questo scontro, il Riformatore si sarebbe riutato
persino di dare la mano allavversario
:,
. Nel dare conto delle difcolt
causate dagli italiani a Calvino, giova ricordare che la diffusione delle
opere di Serveto in Italia avvenne proprio grazie allazione di Pietro Perna
e di Girolamo Massari
:c
. E ancora, nel :,,;, Calvino affront una disputa
con il medico Giorgio Biandrata, il quale, con lo stesso metodo di Lelio
Sozzini, aveva insinuato dubbi sul dogma trinitario a Celso Martinengo
::
.
:c:
MICHAELA VALENTE
Proprio per tentare di chiudere il dibattito sulla questione trinitaria, nel
:,, Calvino chiese alla Chiesa italiana di Ginevra, allepoca guidata da
Lattanzio Ragnoni, di sottoscrivere una confessione di fede trinitaria
::
.
Liniziale riluttanza fu vinta solo con la minaccia di espulsione, per cui
si piegarono quasi tutti, tranne Biandrata e Alciati e, in seguito a questo
riuto, entrambi abbandonarono la citt. Nel giugno, Nicola Gallo e
Valentino Gentile furono denunciati da Alexandre Guyottin per aver
contestato la scelta trinitaria di Calvino (homme bilieux, qui prend de
lhumeur facilement) e aver al contempo elogiato Alciati
:,
. Se Gallo
riusc comunque a uscire presto di prigione, diversa e pi dura sorte
tocc a Valentino Gentile, per questo considerato il secondo Serveto.
Della gravit della situazione era ben avvertito lo stesso Calvino che, in
una lettera, attribuiva allassenza di Caracciolo, nel frattempo in Italia, i
disordini allinterno della comunit italiana e la necessit di imporre la
confessione di fede
:
.
Inuenzato dalle idee di Valds e poi in stretto contatto con Gribaldi,
Alciati e Biandrata, con cui si ritrov in Svizzera, Valentino Gentile, cui
lo stesso Calvino rimprover son erreur et malice
:,
, si difese stilando
una brevis explicatio delle proprie dottrine
:o
. Il dato interessante che
emerge dalla professione di fede di Gentile per la diffusione della
discussione trinitaria allinterno della comunit italiana (apud nostros
Italos quaestio de Trinitate agitaretur
:;
); Gentile era stato attratto dalla
questione trinitaria, facendo sue le osservazioni critiche gi avanzate dagli
altri, oramai lontani da Ginevra: dopo la sentenza, si rifugi quindi da
Gribaldi, ma, con lallontanamento-espulsione di Alciati, Biandrata e
Gentile, iniziava inesorabilmente quella fase di crisi che certamente non
fu superata con la morte di Calvino nel :,o
:
.
Le vicende successive al processo di Serveto culminate con il caso
di Valentino Gentile rivelano la scarsa consapevolezza di Calvino (alme-
no no alla redazione della Defensio orthodoxae dei) della profonda
articolazione del movimento antitrinitario italiano, cos come era stato
denunciato da Manel
:,
. Inoltre, il confronto dialettico con gli antitrinitari
italiani segn decisamente una fase del rapporto difcile di Calvino con gli
italiani spesso accomunati a Serveto
,c
: riessi di questa polemica violenta
sono presenti nella Institutio, dove Calvino parla, ad esempio, di alcuni
confusionari italiani, di sognatori, quando non si riferisce apertamente
a quelli che considera i complici di Serveto
,:
. E con il :,, avrebbe preso
avvio quella fase di spostamento degli eretici italiani dalla Svizzera allEu-
ropa orientale, di cui si sono occupati Caccamo e Firpo
,:
.
Nonostante ci, il mito di Ginevra continua a riecheggiare anche nelle
confessioni dei calvinisti trovati dallInquisizione
,,
: nella sentenza contro
Pietro Carnesecchi del :,o;, tra i capi di imputazione si menzionano la
:c,
CALVINO E GLI ITALIANI
lettura delle Istituzioni di Calvino, il contatto con Galeazzo Caracciolo, la
passione sconcertante vehemente et gagliarda che avrebbe indirizzato
il protonotario orentino a Ginevra, nonch la denizione di teologo
di quello che doveva essere considerato viceversa un perniciosissimo
eresiarca
,
.
Nel corso del Seicento, il rapporto di Calvino con gli italiani si lega
ad Andrea Cardoino
,,
, a Gregorio Leti
,o
, ma soprattutto Giovanni
Diodati che, con la sua traduzione delle Scritture, tante volte ripresa,
come ad esempio durante la Repubblica romana, avrebbe alimentato
qualche speranza di riforma in Italia. E, tralasciando la controversistica
cattolica e le equiparazioni tra Giansenismo e Riforma, bisogna attendere
il XVIII secolo per avere quelle opere storiche che avrebbero restituito un
prolo pi equilibrato e meno segnato dalla propaganda cattolica
del Riformatore.
Il XIX secolo, poi, presenta condizioni ideali per una ripresa della que-
stione della Riforma in generale e di Calvino in particolare, con sviluppi
legati al quadro storico-politico italiano cos attentamente ricostruito
da Giorgio Spini in Risorgimento e protestanti
,;
. Comincia inoltre una
nuova stagione di studi, come quelli di Bartolomeo Fontana sul soggiorno
ferrarese e su Renata di Francia o quelli che ipotizzano una presenza di
Calvino in Italia ad Aosta, ma pochissimi di questi rappresentano contri-
buti originali alla storia della Riforma
,
. Bisogna attendere gli esordi del
XX secolo perch si presti rinnovata attenzione alla figura di Calvino: nel
:,c il vociano Giovanni Boine a intervenire sulla questione del rogo
di Serveto, elogiando Calvino per la sua manifestazione di fede salda
,,
;
a questo intervento fa seguito, nel :,:c, lantologia calviniana La religio-
ne individuale, curata da Pietro Jahier per Carabba. Questi contributi
rientrano nel dibattito che si apre, sviluppando alcune suggestioni di
Alfredo Oriani e Mario Missiroli, come pure di Giovanni Ansaldo, sugli
effetti della mancata Riforma in Italia. Sullo sfondo di questo dibattito
storiograco resta il confronto con lanalisi di Francesco De Sanctis
che aveva riconosciuto pesanti responsabilit alla Chiesa di Roma e alla
Controriforma rispetto al mancato progresso italiano e aveva indicato in
Machiavelli il Lutero italiano, cos come si deve ricordare limpronta deci-
siva di Gramsci
c
. Il dibattito sulla mancata riforma in Italia si arricchisce
di molti interventi notevoli, ma sar Pietro Gobetti a dare un contributo
fondamentale. Tra il :,:, e il :,: Gobetti interviene su Conscientia, la
rivista del Protestantesimo italiano, per invocare la necessit di dialogare
con i protestanti
:
e su Rivoluzione liberale nel :,:,, sarebbe tornato,
individuando i meriti sociali e politici dei riformatori, meriti che si erano
visti non solo nella storia, ma anche nella conduzione e nellesito delle
guerre
:
.
:c
MICHAELA VALENTE
Questo mutato interesse per la Riforma, in cui si collocano gli studi
fondamentali di Francesco Rufni, aveva gi spinto nel :,: lo stesso
Gobetti a progettare due biograe dei riformatori, proponendo al pro-
testante Gangale di scrivere quella di Calvino, biograa che usc solo nel
:,:; per Doxa. Lo stesso Gangale dichiarava nella spiegazione di aver
scritto una vissuta concisa esposizione di pensiero e di storia fatta da uno
che ha amato Calvino. Tuttavia, pur con queste premesse, assicurava di
non averlo amato tanto da svisarlo a mio modo n da farne un feticcio:
o almeno non era nei miei propositi
,
. Lo studioso aveva per riversato
nella biograa molti spunti autobiograci, che coloravano il lavoro, a
danno per del suo valore storico.
Lattenzione riservata al Calvino di Gangale rappresenta unaltra
tappa del rapporto tra il riformatore e gli italiani: non limitando affatto
la sua lettura nellorbita degli studi storici, Lelio Basso gli tribut buona
accoglienza