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Maria Giulia Dondero

Signata. Una risposta a Isabella Pezzini

Tengo innanzitutto a ringraziare calorosamente la presidentessa dellAssociazione Italiana di Studi Semiotici, Isabella Pezzini, per aver dedicato tempo e attenzione alla nuova rivista Signata Annales des smiotiques/Annals of Semiotics e aver presentato al pubblico italiano il nostro progetto. Lintervento di Isabella ci permette di rispondere e chi conosce laccademia italiana dovrebbe sapere che non sempre dato diritto di parola a tutte le voci esistenti e di precisare i nostri obiettivi a una comunit internazionale che viva, certamente, ma continuamente minacciata da altri approcci disciplinari pi potenti e di pi lunga tradizione. Anche per questo motivo mi pare necessario unirsi per difendere una disciplina istituzionalmente fragile e vieppi criticata in un momento storico in cui, nelle scienze umane e sociali, ogni tecnicismo e ogni tentativo di complessificazione teorica sono guardati con fastidio e sospetto. Gli obiettivi della nostra rivista sono stati ricordati da Isabella: a questi vorrei aggiungerne uno, anche se in un certo senso gi implicito nella nostra idea di recensire tutto ci che nutre il dibattito contemporaneo della ricerca. Ogni azione di recensione non innocente lo sappiamo bene, noi professionisti della non-innocenza dei discorsi , e porter forzatamente a trasformare le frontiere tra ci che pu essere incluso e ci che pu essere escluso dal progetto semiotico. Appunto: non si tratta di recensire lesistente e di felicitarsi con tutto quello che facilmente riconosciamo come nostro e come approvato da tutti, ma di forzare un po i limiti di tutto ci che considerato come ortodosso da alcuni decenni. Questo obiettivo, per ora a mio avviso completamente riuscito nei primi due volumi della rivista, di dare voce a molteplici punti di vista, pubblicando anche testi che toccano i limiti riconosciuti della nostra disciplina: le scienze cognitive, per esempio. Quello che per noi importante valorizzare il dibattito contemporaneo su alcuni apporti che possono, per esempio, apparire esterni alla disciplina nelle referenze bibliografiche ma che possono, ad uno sguardo pi attento, permetterle di pensare il proprio impensato: questo dovrebbe essere il primo scopo di una disciplina che si dichiara scienza del senso. Perch siamo convinti che in questo progetto di recensire le ricerche attuali, e di problematizzare la molteplicit degli approcci, pi o meno traducibili luno nellaltro, ci sia il germe dellavanzamento della disciplina. Le frontiere di quello che legittimo dire in semiotica non sono rappresentabili come linee rette di figure geometriche, ma come membrane porose di un corpo in movimento: a ogni imperfezione e/o spigolo di questa membrana troviamo una domanda, un interrogativo: perch proprio questo il nostro confine, perch proprio qui? E cosa c al di l? Cosa succederebbe se includessimo questo confine e spostassimo i limiti un po pi in l? Potremmo rispondere in due modi: Distruggeremmo tutto: la coerenza del sistema, i nostri fondamenti, la nostra tradizione ma potremmo anche rispondere cosi: Rifletteremmo sulle nostre debolezze e su tutto quello che non sappiamo spiegare con gli strumenti attuali. Dovremmo rimetterci in cammino verso ci che non certo. Perch vero che per non doverci dire impotenti di fronte a delle questioni spinose come la

cognizione, lesperienza, la temporalit, etc. ci ritroviamo spesso a rinunciare non solo a rispondere ma anche a formulare le domande. Signata queste domande vuole formularle e mira, soprattutto con il suo secondo volume dedicato alle discipline limitrofe, a dare la parola agli ex-semiotici o a dei ricercatori istituzionalmente esterni alla disciplina, per vedere quali sono gli apporti della semiotica al loro lavoro afferente a un dominio disciplinare altro. Bisogner anche vedere come le altre discipline, ma anche lapplicazione degli strumenti analitici a lavori di marketing o di design, per esempio, contribuiscano oggi al cammino della ricerca semiotica, vedere come anche le ibridazioni apparentemente odiose e scorrette possano mettere in luce dei malintesi o delle falle allinterno della riflessione semiotica ortodossa. Ne sono convinta, ormai: lortodossia un peccato, che ci immobilizza. Per questo sono assolutamente a mio agio ora, dopo una prima reazione di sorpresa, a scrivere allinterno di una sezione scelta da Isabella come quella delle Controversie. Per fare avanzare la disciplina bisogna essere convinti di non avere per forza sempre ragione: questa sezione ce lo dovrebbe garantire Ma il dibattito non qui solo sulle frontiere della disciplina: anche e soprattutto centrato sulle procedure di selezione, valutazione, gestione (o auto-gestione?) del comitato di direzione, etc. Qualche informazione supplementare, ora, e qualche risposta, almeno personale. Ogni testo invitato e ogni testo proposto dallesterno che arriva al comitato di direzione (via lindirizzo signata.annales@gmail.com e di cui le informazioni sulle due sezioni proposte di articoli e proposte di dossier sono scaricabili dal sito http://www.signata.ulg.ac.be/#) viene valutato da un membro interno e da un membro esterno al comitato (il membro detto esterno generalmente un membro facente parte degli altri comitati della rivista ma abbiamo dovuto fare spesso appello a altri ricercatori per assicurare allarticolo un lettore il pi possibile competente). Spesso per le letture si moltiplicano, soprattutto nel caso dei testi proposti alla rubrica Varia, che ci hanno spesso fatto interrogare e discutere lungamente sul perch e sulla pertinenza di certe proposte che ci sono sembrate completamente non semiotiche. proprio questa sezione che ci fa riflettere sullo sguardo che il mondo esterno posa su di noi, soprattutto, evidentemente, quello statunitense, e che ci sollecita appunto a cercare di essere il pi giusti possibile di fronte a un territorio fatto di scambi di simulacri disciplinari infinitamente mediati da manuali di semiotica scritti da non semiotici, da appropriazioni diverse e da vulgate totalmente cieche rispetto allattualit. E giusti e aperti cerchiamo di esserlo e i molteplici membri dei diversi comitati (uno dei quattro, come ricordava Isabella, interdisciplinare) e le loro diversissime orientazioni, ci permettono di affermarlo con, addirittura, gioia. Per quanto riguarda la presenza italiana allinterno della rivista. Signata desidera fortemente il contributo italiano: unitaliana in terra francofona lo sa bene che la comunit italiana non solo numerosa ma anche e soprattutto molto attiva lo dimostrano il numero di corsi dispensati nei diversi programmi di studio, il numero di corsi di dottorati di ricerca e lorganizzazione, altrove rara, di convegni annuali dellAssociazione nazionale. Per questo e per molte altre ragioni ancora, ci dispiaciuto dover rinunciare agli interventi italiani mai giuntici di professori italiani invitati che potessero testimoniare della situazione accademica italiana nel terzo numero della rivista che mira a disegnare un paesaggio per luoghi dintervento della semiotica pi o meno esterni allaccademia (professioni, formazione e ricerca) e per paesi (le testimonianze vengono soprattutto dai paesi dellAmerica Latina e dalle esperienze francesi)1. Altri ricercatori italiani non hanno risposto al nostro invito personale di partecipare al dossier del quarto numero, che toccher il problema spinoso del metalinguaggio e dei tecnicismi in semiotica e nelle scienze umane, aprendo il dibattito a filosofi, matematici, linguisti, letterati, sociologi. Chi non ha accettato linvito o non ha risposto alle nostre sollecitazioni, ha forse paura di cadere anchegli nel faticoso o forse pericoloso soprattutto in Italia confronto insito nelle controversie?

pubblicato in rete il 30 ottobre 2012 Luscita del terzo numero, intitolato Linstitution de la smiotique: recherche, enseignement, professions/The Institution of Semiotics: Research, Teaching, Professions prevista per dicembre 2012. 2
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