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SAGGI CRITICI

GIOVANNI GENTILE

SAGGI CRITICI
SERIE PRIMA

NAPOLI
Riccardo Ricciardi editore
MCMXXI

Propriet Letteraria

Tutti

diritti

sono

riservati a

norma

delle vigenti le^gi.

S99059

NAPOLI

TIPI SILVIO

MORANO

l/u

PREFAZIONE
Riunisco in questi due volumi [cui altri ne segui-

ranno/ una parte dei molti piccoli

scritti

di

filosofia,

da me sparsamente pubblicati
torno a questioni o scrittori,
e pili

in questo ventennio

in-

di

cui

si

variamente

meno largamente
e

discusso, e che, in

un modo

o nell'altro, sono stati infatti stimolo allo svolgimento


della recente filosofia,

per

me

pietra di paragone delle


i

mie

idee.

Alcuni di questi saggi,

pi antichi, raccolti
e

qui come documenti storici di dibattiti chiusi gi


perati, e

su-

che a

me

in

particolare appariscono quasi

ricordi di vita intellettuale vissuta, sono stati, per ovvie

ragioni, riprodotti senza modificazioni o correzioni, che

non fossero

di

mera forma o non

servissero

ad attenuare

l'espressione ora per


-che

me

troppo viva di sentimenti presso

tramontati o affatto spenti nel mio animo.

Ma

nep-

pur questi sentimenti ho creduto di poter fare che sparissero del tutto, trattandosi di scritti che, per l'accen-

nata considerazione, non mi appartenevano pi.


Cosi (voglio farne menzione speciale)
al di

non rincrescer

mio caro
rivedere

onorando amico prof. Bernardino Varisco

qui alcune nostre vecchie polemiche, che

vili

PREFAZIONE
continuava a leggere in una forma anche

altri

men

rispondente alla stima affettuosa che cogli anni venuta

crescendo nel mio animo verso di


di lasciar correre

lui.

Cosi ni' toccato

qua

e l, in cotesti scritti

pi antichi,

accenni a

idee,

che sono state pi tardi assorbite in

un

pensiero pi maturo.

La data apposta
lettore.

ai singoli saggi

potr servire di avvertenza al

Roma,

gennaio

1921.

G. G.

I.

LA RINASCITA DELL' IDEALISMO


Signori,

(')

Nessuno potrebbe iniziare in questa universit un insegnamento di Filosofa teoretica senza un pensiero per r uomo che tale insegnamento tenne qui, professore
ufficiale,

per

pi

di

un ventennio,
al 17
;

novembre

1861 fino

appunto

dal 23 febbraio 1883, che

fu r ultimo giorno di sua vita


riodo, in cui
si si

che in cotesto pei

rinsanguarono
la

tutti

nostri

studi e

riform tutta

solo a Napoli,

ma
;

nostra cultura scientifica, fu. non per tutta Italia, il maestro del sa-

attrasse attorno alla sua cattedra gli ingegni migliori che si sentissero nati a filosofare; depose nel loro pensiero il germe fecondo del suo, spar-

pere filosofico

gendo intorno tanto lume


suscitando di cercare
e

di scienza, e tanto
i

ardore

d'intendere

massimi proble-

mi

della vita.

l*j Prolusione ad un corso libero di Filosofia teoretica, tenuta nella Regia Universit di Napoli il 2S febbraio 190"^.

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
Perci
il

mio primo pensiero su questa cattedra


Bertrando Spaventa instauratore della ficontemporanea. Ma con
austera
e

rivolto a

losofia scientifica nellltalia


la

sua immagine

ispiratrice

mi

si

pre-

senta in questo momento l'immagine cara e buona di chi la prima volta mi disse il nome dello Spaventa, e

mio animo, ansioso di verit, il penche tanta ne comunicava e parlandomi commosso del fascino onde quegli stringeva al proprio lo spirito di chi pot udirlo e seguirlo, me pure avvinse nel cerchio dello stesso fascino, e mise a parte di quella non numerosa ma privilegiata famiglia di pensatori di cui lo Spaventa fu il capo venerato ed amato. Il mio pensiero torna oggi ai dolci anni, che ancora vicini, mi paiono gi lontani, ai dolci anni anche per me in libera gioia volati quando a giorno a giorno da Donato Jaja ero iniziato alla speculazione difficile e sdegnosa d' ogni facilit, che qui, nella scuola dello Spaventa, era stata ampiamente illustrata e difesa contro le dottrine opposte, e l era dal mio maestro insegnata con l'entusiasmo dell'apostolo. E mi pareva che egli mi poprimo apr
di
al

siero

lui

nesse nelle
Lasciate,
saluto
lasciate

mani una fiaccola sacra. dunque che, incominciando,


al

io

mandi un
;

riconoscente

valoroso maestro di Pisa

pure candidamente vi dichiari, che, entrando in questo tempio nella scienza, provo oggi una commozione che somiglia a quella del pellegrino, il quale, giunto innanzi al Sepolcro, per quella fede che ve r ha condotto, non vi trova gi una tomba, anzi il principio stesso di ci che per lui vita. Nelle aule gloriose di questo ateneo sento aleggiare lo spirito del filosofo, che non conobbi, ma di cui il discepolo mi parlava e dalla sua presenza traggo gli au;
.

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
spici del

mio insegnamento,

spero

la forza

per

so-

stenerlo.
io credo, o Signori, che da quel pensiero possa trarre ancora gli auspici, senza dar ragione a nessuno di accusarci, che noi assumiamo una posizione abbandonata da un pezzo. N abbandonata, n superata n da un pezzo, n da poco. Quel pensiero intatto n contro di esso v' stata altra vivo critica che quella, la quale s' fondata sulle sue pi

Giacch

si

false interpetrazioni, o

s'

indirizzata

ad alcuno

de'

suoi punti
trina
e di

meno importanti ed
si

essenziali.

Una
le

dot-

non

supera con

le

parole,

ma

con

ragioni;

ragioni valide a superare la nostra ne sono state


;

annunziate molte, anche troppe ma non se n' vista nessuna. S' detto che la nostra dottrina era morta e seppellita; ma a me pare che questa dottrina, dopo morta sia pi viva di prima. Io vedo da ogni parte la coscienza contemporanea, nell'arte, nella politica, negli

atteggiamenti

religiosi

nelle scienze speciali e

apertamente insoddisfatta delle forme in cui pareva che il naturalismo della seconda met del secolo test finito l'avesse per sempre composta e accennare in vari modi alla rivincita dello spirito a quella rivincita che tosto o tardi doveva necessariamente seguire per reazione al gretto indirizzo naturalistico, che condusse a tanto sconforto gli animi colti dei nostri padri. Sento gi da taluno proclamare energicamente la rinascita dell'idealismo e tra le difficolt in cui si dibattono i nuovi idealisti, in contrasto tra loro e coi concetti meglio provati e men contestabili delle dottrine naturalistiche, non ripenso senza grande compiacimento a quelle parole con cui lo Spaventa, gi nel 1874,
nella
filosofia, dichiararsi
,

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO

conchiudeva solennemente una sua critica del trasformismo darviniano (1) E se ci che dico vero., pu darsi che lungi dall'essere cosa vecchia oramai^ la metafsica hegeliana sia come una profezia, cio
:

l'organismo e la correzione anticipata della scienza della moderna esperienza >. Se l'idealismo parve superato, ci non accadde per un errore casuale o per un'arbitraria colpa di pensatori, che non abbiano voluto attendere con coscienza ai dati dell'eterno problema ma accadde, come ogni fatto della storia, per un'ideale necessit, a cui gl'individui non si sottraggono, e che nella filosofia determina un' alterna perpetua vicenda dei concetti onde s'intesse la storia dell'umano pensiero. Il quale non mai intuito stabile e fisso del vero ma processo continuo e sviluppo da un grado all'altro, promosso e regolato da una legge. Pot sembrare che le menti fossero stanche dell'ardua e forte fatica intellettuale che infatti costava l' idealismo della prima met dell'Ottocento; ma il vero che, una volta determinatasi una forma d'idealismo, che sempre ridu; ;

zione o concentrazione del mondo nella sfera ideale, e quasi un ritirarsi del soggetto spirituale entro se

medesimo, era inevitabile che, compiuta questa forma, e ritiratosi completamente in se stesso, lo spirito ricominciasse ad estraniarsi da s a volgersi alla natura che gli sta eternamente dinanzi e 1' attira e l'incanta con le sue grandi attrattive e i suoi solenni
,

misteri.

Era inevitabile
spirito
:

perch questa la natura dello di riversarsi perpetuamente fuori di s, nel,

(1)

La

legge del pi forte, in Scritti filosofici ed. Gentile, Napoli,

Mo-

rano, 1900, p. 32.

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
r

oggetto,
ossia
a

destinato a diventare

quindi parte di

esso,

trasformarsi in soggetto, per generare

infine novella sete di estrinseca realt. Eterno


talo,

Tan-

stende in eterno

la

mano
;

ai

dolci

pomi

del reale;

gi che non ne colga ma non ne coglie mai che bastino ad estinguere il suo inestinguibile desiderio. Quello sarebbe l'estremo giorno dello spirito, se mai toccasse I" ultimo oggetto, che, entrato anch'esso nella chiusa cerchia del soggetto e assimie

non

tanti

lato subito a questo, facesse

un deserto

della realt,

rendendo vana

impossibile ogni ulteriore ricerca,


e

ogni coscienza nuova,


vita dello .spirito.

per tutta

l'attivit, tutta la

lo spirito immortale nel suo infinito pron pu mai esaurire la sua ingenita energia; sicch, chiusa una volta in s la realt con un'intui-

Ora,

cesso,

zione idealistica del mondo, torna tosto a riversarsi con la furia d'una baccante nella esterna natura; e

quivi

si aggira, dimentico di s, e sforzandosi anzi d'immedesimarsi e confondersi con essa natura, muta e pur viva. Guardate al materialismo tedesco, che si spicca dalla sinistra hegeliana e innalza la bandiera della forza e della materia. Guardate al naturalismo trasformistico, che dichiarando di voler derivare le forme superiori alla natura dalle inferiori, non si adopera poi che a ridurre quelle a queste, poich nelle inferiori come tali, stremate anche del germe delle superiori, germe, che saprebbe di causa finale, cerca la radice

ultime e tutto livella e agguaglia a un sol confine, non elevando la natura allo spirito, ma lo spirito abbassando fino alla natura, e provandosi a far a meno di ogni apriorit nello spiegare tutt' i fatti, anche i pi alti, di quello. E nel senso stesso
di queste
;

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
suoi fasti nello stesso

del naturalismo, guardate a quella fisiologia che ce-

lebr

periodo,

affaticandosi

a trarre la vita, che la

forma pi

alta della natura,

dalle forze fisico-chimiche, ossia a cavare, con


e

nuova

pi mirabile alchimia, il sangue dalle rape, fra l'orrore generale, che la filosofia materialistica ispirava,
del pestifero spirito. Guardate alla psicologia
ridotta a

una meccanica

solo per metafora, e poi


a'

prima con

tutti gli espedienti, da'

pi ingegnosi

pi ingenui,

sforzata da senno a giacere nel letto di Procuste ora


della
fisiologia, e
le

esperimenti,
nello

ora unche della fisica misurazioni e i gabinetti,


senz'

donde

gli

e l'indovi-

famoso della psicologia

anima, che pare

un amaro sarcasmo, fino alla recentissima teorica dei sentimenti come fatti del corpo E guardate al
!

positivismo storico e, in generale, filosofico, fermo nel proposito di non vedere nello spirito che il rillesso
fatale del fatto
fisico

ambiente

donde

la

storia ri-*

dotta a

un

intricato giuoco di burattini, mossi

non

da quella Provvidenza che mente celebrantesi nel tempo, di cui aveva insegnato il Vico, ma dall' ineluttabile influsso della natura fisica circostante e dalla
fisiologica o patologica nostra
;

donde anche

la storia

ridotta al compassionevole

ufficio di raccogliere

ad

minuscoli che Io spiritto getta qua e l al suo passaggio per le vie del tempo e dello spazio, senza sospettare o cercare menomamente chi anzi dichiarando talora che sarebbe li abbia gettati ricerca vana, forse per tema di vedersi risorgere innanzi, a solo chiamarlo, in petto e in persona Io donde spirito aborrito con la sua faccia di Medusa non siveduto come il mondo anche, in generale, stema gerarchico di valori ma ammasso disordinato di fenomeni senza principio e senza fine get-

uno ad uno

fatti

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
tati alla rinfusa,

o coordinati da un determinismo, adegua, distruggendone le ditTerenze graduali e specifiche e per la morale spiegata con l'utile, il diritto con la bruta forza, la conoscenza con la meccanica delle rappresentazioni, e queste con le

che

tutti

li

sensazioni,
stessa

come

tali

queste,

alla loro volta, intese


fisico; e l'arte

cerne apparenze soggettive dell'accadere

ridotta al giuoco fisiologico, o tutt' al pi al


la

piacere; e

religione alla paura; e tutto ci che

nello spirito, spiegato

come derivazione
?

dalla natura.

Orgogliose delle loro differenze, sdegnose di un principio che tutte le aduni nell'unit della mente, e solo tolleranti di una filole

scienze sperimentali

sofia,

che
i

tribuita di venir

merate
tutt' al

mansione modesta e non renotando in un registro a carte nuo, risultati raggiunti da ciascuna di esse
si

limiti alla

pi, a farsi

gerente

d'

un

ufficio

di

comu-

nicazioni, a patto che ogni impiegato di questo uf-

con la fedelt di un fonografo o di una macchina da scrivere quel che gli viene trasmesso, senza n anche un errore di pronunzia o di grafia. Tanto per starsene alle apparenze dell'esterno, in cui non si vedono che le parti sconnesse della natura, e non finire col preoccuparsi dell' anima interiore di tutte queste parti, che non son poi tanto sconnesse
ficio ripeta

quanto parrebbe,

e dello spirito

che intus

alit!

L' arte stessa, fattasi per

un trentennio

naturalistica,

veristica, realistica, parsa ignara,

culmine della natura,


e nella

che a capo o al pi vera del veio, pi reale, se cos pu dirsi, del reale e' era
e nella parte

pure lo spirito, di cui essa non vedeva da lungi che alcune apparenze ingannevoli e alcune false e deformi
manifestazioni.

Perfino

il

socialismo, che era stato in ogni

tempo

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO

di Platone),

utopia idealistica (basta rammentare la Repubblica e che porta in se medesimo la luce e il calore delle pi profonde aspirazioni idealistiche, ha voluto nel nostro tempo respingere da s ogni
e significato

fondamento
tesi

morale

ha

insistito

sulla

che

la

ralit, e

quistione sociale non quistione di monon dipende perci dall' umano volere, ma
sociale,

dalle forze ineluttabili della vita


stesso volere determinato
;

da cui

lo

che

insomma un

pro-

i dati, son poste gi determinanti della soluzione. E anche il socialismo perci ha creduto di assidersi al banchetto delle scienze con una filosofia antidealistica, con quel famoso materialismo storico, che una contradizione in termini (1). E stata una gran danza spensierata di queste belle Baccanti, che son tutte le figlie dell'umano pensiero, per le balze e le valli della sterminata natura. E un Sileno le mirava e ammirava da un poggio con voluttuoso godimento degli occhi e dell'animo e solo badava ad ammonirle di quando in quando che a-

blema naturale,
le

del quale, posti

condizioni

vessero giudizio nella danza vertiginosa e pericolosa:


il

neokantismo, ammiratore ossequioso


le

e
;

sivo di tutte

scienze sperimentali

devoto e pasche nella sua

inerzia e impotenza assoluta

teva far altro

non ha fatto e non poche predicare non si dimenticasse,

pur continuando ad attendere all'unica ricerca utile, che sperimentale, non si dimenticasse la questione della conoscenza, che la questione preliminare e dar quindi sulla voce ora all'una ora all' altra delle Baccanti spensierate le quali, quanto a loro, non

(1)

Come credo
Marx,

di aver dimostrato nei miei studi critici su

La

filo-

sofa di

Pisa, Spoerri, 1899, p. 147 ss.

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
sanno che
farsi del

vecchio Sileno e dei suoi rancidi

ammonimenti. La festa continuata ininterrotta e non offuscata dalla pi lieve ombra di malinconia o di sospetto che ella avesse una volta a finire.
Ma. un bel giorno, pochi anni fa, uno spirito bize bisbetico venuto fuori, a gridare in piazza quel che tutti andavano timidamente ripetendo sotto voce da un pezzo: a gridare al fallimento della scienza, rinfacciandole che quelle sue tanto superbe promesse di risolvere naturalmente i grandi problemi intorno
zarro
all'origine e al destino dell' uomo, ai quali la religione assegna una soluzione sovrannaturale, non erano
e che non potevano esser manbisognava smettere la pretesa di sostie che tuirsi alla religione e di abbattere le grandi idealit umane, irriducibili a una spiegazione meccanica e

state

mai mantenute
;

tenute

restringersi nell'ambito

modesto
;

delle questioni par-

ticolari e nella speculazione delle cause seconde.

Parve uno scandalo


delle scienze
si

cultori e gli

ammiratori

ribellarono alla sentenza ritenuta insi

giusta e falsa od esagerata. Falso

disse che le scienze

non abbiano
all'origine
;

risoluto nessuno dei problemi relativi


il

esagerato, che

non abbia nulla detto intorno


Si

concetto evoluzionistico all'origine dell'uomo.


:

sero tante belle cose,


rivista

protest per l'indipendenza della ragione si dise si scrissero molti articoli di

veramente commoventi.

quello spirito bizzarro e bisbetico non tacque per questo. Che anzi, quasi profittando della buona occasione, ripresero animo molti che per lungo silenzio

Ma

pareano fiochi
il

mistici,

come
al

1'

autore dello
lui,

scandalo, o d'altra tendenza; e s'unirono a


largare

per

al-

processo

al

naturalismo,

positivismo, allo

10

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
che

in tutti i s' cominciato a cantare materialismo, per ben altre ragioni che non fossero gi quelle dei neokantiani, una bella ingenuit filosofica che il naturalismo non rende ragione del pensiero e de' suoi attributi che il positivismo col suo determinismo livellatore distrugge tutti i valori, tutte le differenze; e si cava gli occhi

storicismo. Cos
il

toni

per non

vedere.
il

fisiologi

non

si

son peritati pi

di professare

vitalismo, solo chiamandolo, quasi per

rimetterlo a nuovo, neovitalismo,

come con un ba-

vero nuovo

si
i

chio

(1).

crede di rinnovare un soprabito vecpsicologi han cominciato a persuadersi

della infecondit dei metodi sperimentali nel


delle loro speciali

campo

ricerche.

neokantiani ad af-

intento

fermare l'esigenza d' una metafisica, almeno per un normativo. E ha dato nuovi guizzi di vita quel neocriticismo, che, sebbene vivo in Francia da

cinquant'anni, era passato finora quasi inosservato, o considerato come trascurabile e s' specialmente messo in mostra un idealismo, che pel suo atteggia;

critico contro il determinismo, s' detto idealismo critico o indeterminista. Altre forme d' idealismo telistico ci sono venute dall'America con un aspetto di modernit, che le ha

mento

rese notabili e rispettabili.

in Inghilterra

s'

rin-

novato

lo studio

critico

di Hegel,
(2).

sorta di rinascita dell'hegelismo

promovendo una E in Germania ha

le differenze ma non sono sostanziali. Giorgio Xel nella sua monografia su La logique di Hegel (IParis, Alcan, 1897) eccitando i proprii connazionali allo studio del sistema hegeliano, poteva dire < Nous avons d'ailleurs, pur nous engager dans cetle voi, l'exemple de nos voisins d' outre-Manche dont la situation philosophique prsente tant d'analogies avec ntre. Il s'est produit en Angleterre en ces dernires annes une vritable renaissance de l'hegelianisme (^pag. VII).
(1)

Non nego

2)

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO

11

preso a diffondersi il concetto della filosofa, non pi compilazione o revisione de' corollari delle scienze
particolari,

ma
:

scienza

autonoma

dei valori, ossia

anche in Italia sono scossi gli spiriti non si appagano pi delle indagini minute dei semplici fatti della natura e della storia, e cercano verit sostanziali si sente il vuoto che in fondo a ogni particolare come tale e si vede che pur disamabile la natura come monotona e scolorita successione di forme, ed dolorosa la stodello spirito. Gli antichi convincimenti
;
;

ria, ridotta

un cimitero, per
si

cui l'arte, la scienza, la


e diafani

virt e

il

dritto

aggirano muti

come vani

fantasmi.

vuole l'unit, l'idea animatrice della cerca la pienezza della vita e della conoscenza; si vuole riporre il dio nel tempio deserto e desolato. Si cerca e si vuole ma i mezzi non corrispondono alle speranze e si nega pi che non si affermi o s' afferma un bisogno pi che la
Si cerca e
si

natura

e della storia; si

maniera

di

soddisfarlo.
si

Gli occhi

rivolgono naturalmente
fu sentito
il

al passato, alle
;

tormento presente e risorgono indirizzi, che alla prova oggi si dimostrano perch se furono essi nel passato, nel insufficienti passato fu pure la ragione per cui vennero superati. E gli occhi si volgono all'ai di l e taluno, sconfidato della ragione che gli apparisce impotente, si rifugia nella fede senz' accorgersi che la fede stessa, come termine e conclusione della critica della ragione, anch' essa un prodotto della ragione, e non pu avere se non quel valore che la ragione le d. Questo per r appunto il momento critico della coscienza contemporanea la quale, quasi riproduet in cui
;

non

12

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
Pomponazzi. riafferma
il

cencio la posizione del

prin-

cipio

della
i

duplice

verit, e dichiara neutri per la

done

problemi fondamentali de! pensiero, facenuna girata a quello che dicesi sentimento, o ispirazione del sentimento, che sarebbe poi il contenuto teoretico della religione. Ma questo un momento critico, che contiene in
ragione
cos

se

medesimo
la

il

germe

della propria dissoluzione. Per-

ch

verit, della

religione

non

verit se

non

patto d' esser verit della

ragione.

questa elabora

sempre

la verit

che

suo contenuto, fino ad innal-

zare quella che dice religiosa, perch inadeguata alla

sua natura, fino all'altezza di questa natura. Vedere questo processo necessario da! dualismo della ragione e della fede all' unit della ragione gi compiere tale processo, e superare il dualismo. E per se riaffermiamo contro il naturalismo i didelle idealit lungamente conculcate, noi non insorgiamo in nome del misticismo, ma di quella ragione che principio di ogni verit e di ogni diritto. Tra la nostra causa e quella dei denunziatori della disfatta della scienza un abisso senza di che non
ritti
;

ci

crederemmo

in diritto di salire su questa cattedra.

Anche noi affermiamo, che smo fallita ai problemi che


diciamo, che
la scienza
,

la

scienza del naturali:

s'era proposti

ma

noi

naturalistica

non

tutta la

scienza. E in verit chi ci mette in grado di sentenziare che quella scienza fallita, se non la stessa ragione, cio, appunto, la scienza ? E da quando in

qua scienza ha giudici superiori a se stessa? Il rogo di Bruno non tocca la sua filosofa, pur facendo miserabile scempio della sua persona n il famigerato decreto del 1616 con la conseguente condanna di Ga;

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO

13

lileo dimostra la falsit dell' intuizione eliocentrica, quanto piuttosto la resistenza che per forza d' inerzia

un falso aristotelismo e una teologia sospettosa opponevano nel secolo XVfl al progresso delle scienze
naturali.

Al di sopra della scienza non autorit giudicante; essa stessa incorona la fede, o piuttosto la teologia, somiglia a, un padre che alla tenerezza pel suo piccolo figlio, dimentico talvolta della sua onestade gli s'inginocchia avanti bamboleggiando e profferendoglisi pronto a ogni cenno. Ma il figlio di Temistoe

quando

cle

non ha

se

non

il

potere, che

genitori gli
bello,

han

dato.

Al nostro
sente
stesso.

idealismo,
degli

dunque,
ideali
,

nella pre-

risurrezione

per se Esso non vede limiti nel reale per cui spazia,
farsi

parte

perci per assoluto non meno contrario idealismo critico o neokantismo che al naturalismo, al misticismo non meno che al materialismo. E questo solo idealismo crediamo che possa risorgere, il quale non nega i progressi reali delle scienze particolari, essendone gi, come disse lo Spaventa, la correzione anticipata. E neppure nega i diritti dello spirito che il neokantismo e l'indirizzo mistico affermano; ma respinge come irrazionale la giustificazione agnostica che qusti indirizzi ne adducono. Dal naturalismo s' allontana affermando la realt dello idee ma, a differenza del neokantismo e del misticismo, intende a mettere in chiara luce l'intrinseco e inscindibile rapporto delle idee con la natura, a mostrare il punto in cui natura e spirito fanno uno, a dimostrare questa unit organica del reale, da cui l'una e l'altro rampollano; sicch la natura acquisti la stessa intelligibilit e trasparenza dello spirito.
e si tiene
all'
:

14
In

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
verit,
la diffidenza

verso

le

idee che Platone

disse divine, Ina da Aristotele in

qua sono sembrate

un raddoppiamento inutile e vano del reale sensibile appena si considerino fuori della mente, che fino ad
esse
si

eleva dalle percezioni sensitive

questa

diffi-

denza in filosofia oggi un anacronismo; perch se aveva ragion d' essere contro il dualismo platonico che infatti duplicava quella realt che per noi, in
tutti gli atti e gradi

del nostro pensiero,

unica

da che l'idealismo trasse partito, nella filosofia moderna, dalla stessa critica aristotelica col toglier di mezzo quel caput mortiium che era la materia del Timeo e del Filebo, ossia quei residui irriducibili, ai quali anche oggi si sente qualche volta accennare.
realt, essa ingiustificata

La
fuori

realt ideale
d'

, fin dall'inizio di ogni filosofare, ogni possibile contestazione. Filosofare im-

porta appunto affermare tale realt. Che se

la realt

fosse oggetto soltanto della percezione sensibile,

in

quanto

tale,

oltrepassare

come
della

di certo fa la

percezione sensibile, filosofia appena si elevi al di sopra


la

nuda descrizione e della semplice storia, sarebbe oltrepassare la realt e agitarsi vanamente nel vuoto assoluto. Ma la filosofia supera una realt per affermarne un' altra, con quello stesso diritto che ognuno, filosofo o no, riconosce alla percezione sensibile di

porre

l'oggetto suo.

la stessa

scienza

particolare,

appunto perch

un grado

della filosofia,

pone concetti, che soltanto alla riflessione superiore o filosofica appariscono non del tutto spogli di ogni elemento sensibile e rappresentativo, e suscettibili di nuova purificazione e di ulteriore elevazione ideale.

Ma

dentro

la

cerchia della riflessione propria della


i

scienza

particolare

concetti sono

generi, sono

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
categorie,
i

15

sono leggi, sono p r n e p i e sono e come potrebbero esser tali, se non corrispondessero a una realt ? Come si potrebbero tenere per veri, se la stessa riflessione propria della
i
;

esatti, cio

veri;

scienza particolare non


a

li

considerasse corrispondenti

che generi, categorie, leggi e principii siano materia sensibile, e si possono raccogliere da terra, andando a zonzo per le vie? (1;.
si

una realt?

dir,

La
tivo

realt da cui pare che ci


si

si

allontani, e in

un

certo senso infatti ci


del

allontana, col processo astratsi

vede e che si allontanandoci da questa realt per la via delle idee si va incontro a una novella realt, che appunto la realt delle idee la quale lungi dall' essere la prima degradata e stremata del meglio dell'esser suo, deve certo possedere un pi alto valore, se per essa tutti ci allontaniamo dalla prima con un cammino, che per s fatica e costa al ricercatore sudori e vigilie Se non
tocca, la semplice realt sensibile.

conoscere, la realt che

Ma

maggior parte degli uomini vivono secondo senso e non secondo ragione, a guisa di pargoli e questi cotali non conoscono le cose se
che, dice Dante (2)
la
;

celebre traduttore di Platone, Beniamino Jowett, aril Bain lo Spencer e gli altri positivisti gente ripulsiva, la quale soltanto crede a ci che pu tenere nelle proprie mani >, lo Spencer in uno dei suoi articoli raccolti nel voi. Fatti e commenti (trad. Salvadori, Torino Bocca 1903, pp. 104-5) credette di dover protestare in nome dell'agnosticismo da lui professato nei Primi principii e nei Principii di psicologia contro l'accusa di materialismo che vide nella definizione del Jowett ma disse anche Io non chieder in qual senso la legge di evoluzione e varie generalizzazioni di carattere astratto, a cui legato il mio nome, possano essere separatamente tenute nelle mie mani 1 Giova prender atto della dichiarazione. (2) Conv., I, 4.
(1)
il

Avendo

gutamente chiamato

16

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO

non semplicemente di fuori, e la loro bontade, la quale a debito fine ordinata, non veggiono, perocch hanno chiusi gli occhi della ragione, li quali passano a vedere quella . E Vico, che la mente umana inchinata naturalmente co' sensi a vedersi fuori, nel corpo, e con molta difficult, per mezzo della riflessione ad intendere se medesima (1). E per questa naturale inclinazione della mente il sensibile torna sempre ad essere considerato come la stregua del reale; laddove tanto soggettiva la percezione che ci rappresenta la realt sensibile, quanto soggettivo il processo logico, che afferma la realt razionale. Realt vale per tutti oggetto dello spirito,
quanto oggetto di se medesimo: n pu nemmeno essere immaginata realt alcuna, che pel fatto stesso dell'essere immaginata,- non sia oggetto dello spirito. E poich sono diversi i gradi di quel processo per cui Io spirito si sviluppa, diversi del pari sono gradi della realt. Quanti i gradi d
e lo stesso spirito, in
i

quel processo, altrettanti

gradi della realt.

Voler vedere e toccare per credere come san Tommaso, pretendere che Dio ci si riveli venendoci a far visita condotto a noi e presentato da' suoi sacerdoti indizio manifesto di quella tal miseria della mente umana immersa e seppellita nel corpo , di cui parla Vico; il bisogno del senso, che pu esser soddisfatto, senza appagare le esigenze superiori dello spirito; il quale, a sua volta, pu dubitare del senso e negar fede all'oggetto visibile e tangibile. Ma come il sensibile non , n dev'essere, l'oggetto della ragione, cos il razionale non , n dev'essere, oggetto del senso. N anche nella fenomenologia dello
;

(1)

Scienza

Suova

2,

Degn.

63.

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
spirito lecito usare

17

due pesi e due misure; e se v'ha alcuno che il libito faccia licito in sua legge, tanto peggio per lui Non \' ha dubbio che, per vedere la flora alpina, bisogna esercitare le gambe e salire sui monti; e chi, stando al piano negasse quella ilora, perch non la vede nel piano, non so qual posto si acquisterebbe poi nella fauna. Eppure, da un pezzo si ode a ripetere che, quando si parla delle idee, come di semplici astrazioni, ma come di entit per s stanti, si d corpo alle ombre e si trasforma la filosofa in una mitologia. Se non che se la filosofa come tutti, bene o male, sono disposti ad ammettere, una elaborazione o dicasi una sistemazione dei concetti, delle scienze particolari, essa filosofia sar una mitologia bella e coerente, laddove le singole scienze particolari non potranno essere che una mitologia caoI

tica e brutta.

E
ferro

poi, questa mitologia stringe


il

vostro cervello

le contrapponete ? poich anch'essa prodotta dall'attivit dello spirito. Dunque? La realt ideale o razionale incontestabile; e per i diritti dell' idealismo sono imprescrittibili.

come una maglia di come ve ne liberate? Che cosa La percezione non meno mitica,
:

sofia

La vera questione, il problema capitale della non la legittimit dell' idealismo, che ne
il

filo-

il

presupposto, anzi

primo postulato:

il

vero problema

l'intendimento

dell'idealismo. Chi, volendo

come chi volesse camminare senza muoversi. Vorrebbe egli cos veramente? Alla ferrea necessit della logica nessuno pu sottrarsi e come senza muoversi si pu dire di camminare, ma non si cammina, cos senza idee si
filosofare, rifugge dall'idealismo,
;

18

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
dire
di
si

pu

speculare

ma non

si

specula nulla.

ancora fuori del tempio, e chi, sdegnando quelle, ardisce metter bocca in questioni fiSenza idee
losofiche pu esser trattato senza tanti scrupoli e senza tanti complimenti come quel ciabattino famoso per aver voluto salire oltre la scarpa! Una volta entrati nel. tempio, bisogna pur vedere il dio per adorarlo l'idealismo ut sic, riconoscere e
,

senz' altro,

non

l'idealismo; e
il

Bisogna intendere intendere l'idealismo importa intendere


la filosofia.

valore delle idee.


:

qui

s'

difficolt

che

le

idee appariscono

incontra questa somma come direttamente


di

contrarie alla natura e inconciliabili con essa: mors


tua, vita
e

mea. Le idee pare tolgano

nido

la

natura,

questa quelle: donde il carattere dominante del presente idealismo insorto contro 1' avviamento naturalistico, la negazione della natura o la posizione di
essa di contro allo spirito.
listico

astratto

monismo

idea-

che risolve

la difficolt

negando cbe

vi sia;

dualismo, che riconosce la difficolt, ma si dichiara impotente a risolverla. In un caso e nell'altro non c' il vero intendimento dell'idealismo, E poich ci che non s' intende non nello spirito, e l'idealismo non pu essere altrove che nello spirito, noi diciamo che nell' un caso e nell'altro manca il vero

C la tendenza, ma non c' ancora l'atto. Negare le idee non possibile, come s' veduto. Ma neppure possibile negare la natura; perch in essa sono le radici dello spirito, e negar lei sbarbicar questo dal suolo donde trae i succhi vitali. Lidea
idealismo.
,

nasce dal senso,


altrimenti che

il

senso

ci

dato dalla natura,


sua, e

esso stesso natura,

una continuazione

non vale

che

si

dice

come conoscenza della natura, di ci dato sensibile. Sicch negare la natura

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
;

19

equivale a rinunziare al senso e poich dal senso si sviluppa l'idea, tagliare anche l'idea dalle radici. Di che i' idealista non pu rimanere di certo contento. romper egli ogni vincolo dell'idea coi sensi, rifugiandosi ancora una volta nella vecchia torre dell'innatismo platonico? Ma quella vecchia torre smantellata da ben pi che cent'anni, e ridotta a un mucchio informe di macerie; poich Kant, preparato dal moderno empirismo post-cartesiano e diciamo pure post-campanelliano (si ricordi il valore delle notitiae abditae volute dallo Stilese), dimostr la vuotaggine della categoria astratta dal contenuto intuitivo sul quale si esercita come immanente funzione dell' intelletto, la filosofa idealistica posteriore e 1' odierna psicologia empirica non hanno fatto che confermare, fino a metterlo in luce di pieno meriggio, il necessario rapporto della idea co! senso, e dei gradi su-

premi
sibile

cogl' infimi dello spirito.


impossibile
1'

E come

negare

la natura,

non
,
:

pos-

pi negare
Il

assenso al determinismo

insistere sul concetto di qualsiasi trascendenza stesse ragioni.

o pi per le

problema appunto questo: conciliare il determinismo la trascendenza con l' immanenza meccanico col finalismo l' idea col senso trovare ancora una volta l'unit dei contrari. Solo a questo
,
, :

patto l'idealismo s'intende, e Abele si salva, ma senza diventare esso Caino. Intendere infatti un nuovo concetto non gi disfarsi degli antecedenti che sono la stessa essenza attuale del nostro spirito empirico; bens accogliere nell' organismo dei preesistenti il nuovo, che ne deve apparire come l'integrazione organica e necessaria. Certo, il nuovo organo trasforma
,

l'organismo e crea un organismo nuovo, nel quale


vari concetti di

una volta non possono non assumere

20

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO

gati,

un novello valore; e perci sono in qualche modo nemuoiono come concetti d'una volta. Ma di una
i

morte

siffatta

consta la vita di tutto

e in tale

dei nostri concetti, ossia di

una

fase del nostro

morte empi-

rico spirito, consiste

anche
;

la vita dell' intendere.

Dunque, idealisti s ma idealisti che si rendono conto del valore delle idee a cui ricorrono per intendere la realt e per rendersi conto di cotesto valore fermano il punto in cui i contrari coincidono, e l'unit affermata non l'unit dell'unica natura, n l'unit dell'unico spirito; ma l'unit piena della dualit di natura e spirito. La sostanza spinoziana, alla quale molti ])ensatori moderni sono tornati col concetto dell'unit psicofisica, l'espressione di questo
,

sione

problema fondamentale della filosofia. Ma l'espresnon la soluzione. E posto il problema o si com' chiaro risolve e si ha ragione di filosofare dalle cose dette innanzi o non si risolve e non si ha pi il diritto di proseguire nelle indagini filoso, ,
, ,

fiche che l'aiTaticarsi indarno sui problemi che appariscono insolubili e l'aspirare a fini inattingibili segno di scarsa energia di volere, e abbandono della razionale natura dell'uomo: dov' riposto il primo dovere, e il fondamento di ogni vero e legittimo dovere. Ma, dichiarare impossibile una soluzione equivale a negare il problema, e i termini da cui il problema scaturisce. Dichiarare impossibile la quadratura del cerchio gi abbandonare questo problema. Ora, forse possibile dichiarare del pari irraggiungibile la soluzione del problema dello spirito e della natura? E' forse possibile negare come assurda quell'unit dei contrari, per cui l'unit dello spirito e della natura incontra insormontabili difficolt ad
:

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
entrare
stesso

21

nell'intelligenza

comune?
:

Ma

il

negare
significa

un giudizio
priori, ossia

Kant ha dimostrato anche,


che
giudizio

anzi principalmente
sintesi a

questo

appunto unit inscindibile del


problema, non non intendere nulla di nulla, non credo che ci sia chi vo-

soggetto e del predicato: proprio, identit del diverso.

poi, dichiarare insolubile questo


le

intendere

idee; e per
,

poich le idee sono glia negare anche questo, sono la fiaccola, l'unica fiaccola che rischiari e possa rischiarare la tenebra di quest'universo che sta innanzi al nostro pensiero. E ci sar chi professi di non intender nulla di nulla, n anche del suo non intender nulla? Lo scetticismo, si sa, come posizione assoluta del suo dubbio una posizione, e quindi dommatismo; come posizione provvisoria, pure posizione, anzi doppia posizione: del proprio contenuto e della propria provvisoriet. Se pertanto, nessuno pu professare di non intender le idee, nessuno pu dichiarare insolubile il problema dell'intelligibilit delle idee, e quindi del loro rapporto intrinseco con la natura. Il ragionamento cos semplice, che farebbe meraviglia vederlo trascurato, e vederne sfuggire la portata ai cultori della filosofia, se non fosse pur troppo provato, che i ragionamenti pi semplici riescono pi difficilmente ad attrarre un'adeguata attenzione se non fosse risaputo, che le idee pi semplici sono le pi astratte, quindi le ultime a sorgere nel processo fenomenologico, come sono per contro le prime nel processo logico dello spirito.

II

problema
,

speculativa
spirito

dunque s' impone alla riflessione come questione di vita o di morte. Il


, ,

dilemma urge
con

inesorabile

o intendere

1'

unit dello

la natura, o

rinunziare a filosofare, anzi

22

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
veramente checchessia
,

a intendere

rinchiudersi

nella piccola sfera del


il

mondo

rappresentativo che
?

mondo

del
si

E come
riamente

pu

puro animale. e si deve intendere

Intendere se-

tale unit costruire tutta la filosofia,

non

disegnarne, qui sulla soglia, le linee principali. Non s' intende un libro leggendone la sola prefazione,

bench la pretensione del contrario sia una delle forme pi diffuse della moderna prosunzione letteraria Bisogna leggere tutto la scienza si legittima da s, ma quando e' , poich nessuno pu difendersi assente. Oggi io non posso che enunciare il principio dell'idealismo che m'onoro d professare: che
I

concetto dello sviluppo, assunto a rendere insenso e delle idee, della natura ma, senza ricore dello spirito. Non una novit dare ancora una volta il malinconico motto dell'Ecclesiaste, indubitabile che malta renascentiir in modo da sembrare agli smemorati novit arcinovissime. E poi un principio scientifico non vale, quando vale,

il

telligibile r unit del

perch nuovo, ma perch vero e nessuno si sogna di stancarsi della verit che per vivere bisogna mangiare solo perch una verit pi vecchia di Matusalem. movimento Il concetto dello sviluppo importa il delle idee, la negazione della loro separazione e immutabilit e fissit come di stelle incastonate nel firmamento del pensiero logico. Per tale concetto le idee escono l' una dall' altra con irrequietezza incessante e le idee delle idee si traggon fuori dalle idee della natura e si rompe quella diga artificiale, che separa il continente dell'uomo e dello spirito dal fluttuante e iridescente mare della natura e questo si riversa su quello e quello rimane al fondo di
; ,
:

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO

23

questo. Di tale concetto il trasformismo naturalistico che nella seconda met del secolo XIX invest tutte
solo della natura, ma anche dello spisue larghe osservazioni sperimentali e con le sue fondate induzioni la pi chiara conferma: poich anche per esso, come tutti sanno, tutto il reale, fino allo spirito, un prodotto dello sviluppo natule

scienze

non
le

rito,

con

rale, e

diviene assurdo

il

concetto di una sola forma

fissa della natura.

Ma, e qui la profonda differenza tra il nostro pensiero e quello naturalistico, lo sviluppo non processo dal meno al pi, che impossibile, poich ex nihilo nihil dall' uno come tale non si cava il numero, n dal numero minore il maggiore. La coscienza non prodotta dall'incosciente; n il fatto psichico dal fisiologico come tale n il fisiologico dal chimico, n il chimico dal meccanico, come intende il trasformismo naturalistico. Il quale sostituisce

un miracolo non
il

prensibili che
misteriosi.
Il

so quanti miracoli pi income pi vecchio miracolo non fosse


,

in
il

vero , che l'ultimo in ragione di tempo primo ragione logica, come not Aristotele e perci
;

che 1' ultimo a comparire nel mondo come conseguenza dell'estremo sviluppo della natura nell'anima umana, il primo da cui dee partire
pensiero,

chi

voglia

intendere
il

il

processo dello sviluppo.

II

vero che
del reale
;

determinismo domina bens il processo ma non determinismo meccanico, non


principio di
causalit
efficiente;

retto dal

ma

determinismo teleogico, in cui domina


finale.
,

la causalit

Tutte le obbiezioni addotte contro un tale concetto derivano da un falso vedere cio dal con-

24

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO
fine
;
,

trascendente

importi anticipato proposito o fine laddove il vero fine immanente nel reale, come pura determinazione ideale, della sua forma ulteriore, che termine della sua attivit. Certo, la natura non ancora realizzatasi come coscienza, non pu proporsi il suo fine, come fa l'uomo: ma il fine non nasce n anche nell' uomo dal proponimento, dall'astratto volere, che un punto superato, com' sperabile, dalla psicologia (il cosiddetto libero arbitrio); anzi il proponimento, come s' osservato, nasce dal fine. E se il fine precede il proposito, da esso necessariamente scompagnato, come non possibile che alcuno di noi vada a braccetto con se medesimo invecchiato, sebbene esso ed esso stesso invecchiato siano tanto diversi quanto due diverse
persone.

cetto che

E ai negatori della finalit naturale si pu ben chiedere se sia comprensibile altrimenti il concetto dello sviluppo. Xemo dat qaod non habet ; e se negate la ragione nella natura conviene che la neghiate altres nello spirito o che rinunziate al concetto dello
,

sviluppo

due

partiti disperati,

uno pi

dell' altro.

Signori,
Io spero di mostrare quest'anno ai giovani che vorranno seguirmi, come la natura abbia veramente quel che d, cercando nelle sue viscere lo spirito,
e assistendo al

nascere di questo
i

alla

progressiva

gradi principali che esso performazione su per notando in questa ricerca quanto gli studi corre recenti abbiano aggiunto di positivamente accertato o di razionalmente conchiuso al concetto speculativo
:

dello spirito gi elaborato dall'idealismo assoluto, e

LA RINASCITA DELL'IDEALISMO

25

quanto d'altra parte parecchie dottrine abbiano deviato dal segno a cui mira la vera scienza che
, ,

poi la sola scienza.

sar la migliore introduzione

che per

me

si

potesse fare al
il

nuovo svolgimento

del-

l'idealismo, acui

pensiero contemporaneo ritorna.

Se una filosofa dello spirito possibile,

come

si

vedr alla prova

secondo

accennati, la rinascita regresso rispetto alle conquiste reali del naturalismo,

ho dell'idealismo non segner un


i

principii che oggi

ma un compimento
fin

d'oggi pu dirsi, che noi


fautori dell'

come

una vera integrazione. Sicch non ci presentiamo qui antico, anzi come critici e perfee e

zionatori del
filosofa.

nuovo,

iniziatori dell' avvenire della

II.

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA.


Henri Berr, direttore della benemerita Revue desynthse historiqae

liceo

un professore di Rettorica in un noi diremmo, di Lettere italiane. Ma, a diffe,

renza dei colleghi italiani, sente che

il

problema

fi-

losofico, la ricerca dei principii la cosa pi seria,

pi urgente, pi attraente; sente che la vera vita deve procedere dal pensiero, e che vera vita quella che
si

pensa.

perci scrive di filosofia


viure
,

(1). Il n'est
il

pas
crisi

ncessaire

de

egli

dice; mais

est
,

ncessaire

de rflchir.

Tanto pi necessario oggi


si

nella

spirituale che

attraversa, specialmente in Francia,

dopo

le

scoraggianti delusioni

ardite e imprudenti
in rotta

successe alle troppo promesse della scienza positiva

con tutto

il

mezzo
g'

allo scetticismo

passato religioso e metafisico, in da dilettanti in cui si cullano

indifferenti, ed al
gli

sono accasciati
(1)

pessimismo desolante in cui si spiriti che cercano e non tro-

ces

L'Avenir de la philosophie, Esquisse d'une synthse des connaissanfonde sur l' histoire, Paris, Hachette, 1899.

28

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA

vano.

vero

la

vita

francese

s'

rialzata

da

s,

grazie al benefico influsso esercitato sugli animi francesi dal risorgimento nazionale (.indicato

principal-

mente
russa
e

dalle

due esposizioni del 1878


;

e del 1889; dalla

rinascenza

fisica e militare, dall'- intesa


si

franco-

dalla letteratura russa

agito, e si pro-

vato un senso di vita nuova. Ma con la vita non s' rifatto di pari passo il pensiero. E quel che occorre, secondo l'autore, sopprimere l'antinomia della scienza e della pratica, del pensiero e della fede. Bisogna insomma restaurare la coscienza. sono le prime Ora, ceci est un livre de bornie foi, parole della prima pagina, e cerca di rispondere agli urgenti bisogni speculativi accusati dalla crisi contemporanea. In altri termini, come ogni opera di filosofia, crede di soddisfare a una profonda esigenza del tempo. Perch il libro si propone appunto il pro-

blema

filosofico.

Ma

aff'rontare

un

tal

problema
fatti

oggi,

con

le

sole

forze della volont e della ragione individuali,


gli sforzi

dopo
Il

innumerevoli gi
il
, ,

per intendere la vita,


essere

sarebbe, secondo

Berr, temerit ingiustificabile.

pi solitario. Troppi uomini, assaliti dall'antico tormento, hanno pensato, cercato, trovato forse. Filosofare oggi fare il proprio pensiero centro della coscienza umana. Il tempo delle soluzioni nuove dell' eterno problema passato. Chi vuole trovarne una, cerca forse l'impossibile, e non si mette di certo sulla giusta via. Bisoegli

pensiero

dice

non pu

gna aspirare, non pi airoriginalit delle idee ma alla larghezza delle vedute, e comprendere piuttosto che innovare au lieu de vouloir tre soi. il faut s'efforcer d'tre tous. Non bisogna dire Io penso questo; ma piuttosto: Il mio tempo ha pensato questo in me.
,
:
:

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA


Tutto
al

29

pi

il

filosofo potr

proporsi di acquistare

una coscienza pi netta

del

pensiero impersignor Berr che


indivi-

sonale
felice.

dominante, o a trovarne una formula pi


si

Veramente
se tutti
i

potrebbe osservare

al

filosofi a

uno

uno

si

spogliassero volon-

tariamente, com' egli propone, della propria


dualit, aspettando che
del proprio tempo, ch pu darsi che
s'

si

manifestasse

il

pensiero

avrebbe un bello aspettare; perpensiero del tempo sia pure il pensiero dei singoli filosofi e ehe il pensiero impersonalenon sia tanto impersonale che non sia necessariamente anche personale. Ma vediamo un po' che cosa ha fatto l'autore all'atto pratico.
il
;

L'opera
si

divisa in

due

libri

nel

primo

dei quali

tratta,

come

nel celebre discorso di Cartesio,

da cui

Del metodo per condurre la propria ragione alla ricerca della verit; nel secondo, Del metodo attivo per stabilire la verit.
piglia le mosse,

Qual il metodo per la ricerca della verit'.^ Pouf examinr la verit, il est besoin scrive Cartesio (1),
<-<

vie de metire toutes choses eu doiite peut . E questo concetto dell'analisi, della critica del sapere e dello spirito rimasto in tutti i pensatori, dando luogo a una tradizione, che non s' pi spezzata. Cartesio bens sottrasse al suo dubbio initiam sapientiae la rivelazione; ma in questo
fois
,

une

en sa

aiitant qu'il se

non

fu seguito dai filosofi posteriori

Locke

inizia

11

razionalismo anche sul terreno religioso; Hume chiama le religioni positive sogni d'uomo in delirio e
Princ. de la philos.,

(1>

I,

1.

30

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA


di

immaginazioni capricciose
scrive

La

religione

nei limiti

scimmie travestite; Kant della pura ragione. Il


e

dubbio adunque
nale dello spirito

uscire dal dubbio, e instaurare


?

senza riserva. Come una critica impersoRaccogliendo > risponde Tautore.


assoluto
,

risultati della critica storica applicata alla storia


;

sebbene tutti . Ma non dice il perch moderni, che pure son mossi dallo stesso punto com' prodi partenza, abbiano battuto diversa via di creduto abbia il Berr vato dello stesso fatto che libro. questo scrivendo inutile opera non fare
della filosofia
1

filosofi

poi,

come

raccogliere cotesti risultati

Certo, la

accettarla, studiarla, intenderla (pntrer), non costruirla; un pezzo che si dice. Ma che cosa si accetta, si studia e s' ha da intendere, se prima in un certo modo non si costruisce? E se non s'avesse proprio nulla da costruistoria bisogna
re,

critica storica

e come sarebbe possibile quella Berr giustamente vuole applicata che alla storia della filosofia ? Dov' questa storia bisogna studiare e accettare, se nessuno la costruiE siamo pure discreti per il Berr, costruire sce? inventare vale o trasfigurare la storia. Ora, di sicuro, non bisogna in questo senso costruirla la storia ma quale storico mai ha preteso di costruirla cosi? Poteva ma si sa che la coe pu difettare la critica storica

a che servirebbe,

che

il

noscenza storica ha sempre un valore relativo. Quello che non pu davvero accettarsi, sebbene sia un concetto molto divulgato ai giorni nostri, che force d' tre historien qa on peut tre philosophe vritablement che pure il concetto fon-damentale del libro; e si vedr alla fine. Il Berr, convinto che trattando la -storia della filosofia con la massima oggettivit (secondo quel senso
;

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA

31

rola),

oscuro che ordinariamente s attribuisce a questa pasi riesca pure a comporre una trama stoe

rica
d
i

aumenta sempre
1

la parte dei risultati,

che

nonhanno niente d'arbitrario ed'inV


i

d ua

e.

convinto che
il

costituiscano nel loro insieme


riflessione profonda, lo sforzo

le diverse filosofe pensiero adulto, la

supremo dell'umanit . Cerchiamo dunque di cogliere questo sforzo dell' umanit. Facciamo, cio, la storia della filosofia. Ma gi per fare checchessia ci vuole un criterio, e non si fa una storia senza sapere donde si deve incominciare e perch. Il Berr da buon francese fa capo a Descartes e ha il suo buon perch. Comincia infatti cos Pour que la pense ft capable
,
:

d' atteindre

la

urit

il

faiidrait

que V esprit

ne

fit

qu' un avec la nature, la connaissance avec la realit,


le

sujet avec

ohjet...

Un momento: che
;

questa?

Chimica,

fisica,

zoologia, storia o filosofa? Si vuol

ricavare la filosofa dalla storia


prio Io per essere quel che son

rinunziare al pro-

ma
lui,

di stare a sentire la
e

tutti; e intanto pristoria, prima di sapere quel


,

ecco che il Berr parla Questa deve nascere dalla storia; ed invece eccola nata prima che la storia sia nata. La storia deve dirci la filosofia dell'avvenire; e questa filosofia intanto sentenzia per intendere il

che sono
e

dicono

gli altri

fa

della

filosofia.

passato.

Checch ne
re,

sia di questa
il

l'autore ne fa

fondamento
il

affermazione preliminadi una generale clas-

sificazione dei sistemi filosofici in

dommatismo

e scet-

ticismo
(se si

divide quindi

primo

in materialismo

riduce il soggetto all'oggetto), idealismo (se si riduce l'oggetto al soggetto) e monismo (se il duali-

smo apparente

si

risolve nell'unit). Ora, la filosofia

32

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA


dell'unit

greca nacque dalla convinzione ingenua


sent
il

delle cose, ossia dell' onnipotenza dello spirito.

Non

pungolo del dubbio; restando dommatica nella


nello stesso scetticismo per quella stessa

dommatica
facilit

con cui gli scettici antichi rinunciavano alla verit e si compiacevano di disprezzare la scienza.
il

Laddove
netta del
ficolt

pensiero

moderno

problema da risolvere

e dal

nato dalla coscienza senso della difle

che esso presenta. Nell'et moderna tutte

antiche soluzioni si sono riprodotte, ma si proceduto con pi metodo, e scettici e dommatici non hanno conchiuso se non dopo attento esame della natura
del pensiero. Perci legittimo cominciare da Cartesio.

La storia tracciata dal Berr consta di tre parti, dedicate rispettivamente al secolo XVII, al XVIII, e al secolo passato. Le prime due poi sono tripartite per descrivere in tre capi differenti lo sviluppo del pensiero
filosofico nelle tre nazioni che,
altri

storici,

sole
;

vi

secondo il Berr e tanti contribuirono Francia, Inghil:

terra e

Germania

criterio

abbandonato nella terza


le

parte, in cui la filosofia divisa in tre fasi, in ordine

cronologico. Ma anche in quest'ultima parte filosofiche restano le tre suddette, sebbene


tori

nazioni

gli scrit-

questa l'accettazione, lo studioo bbiettivo della storia che si reclamava, contro le castruzioni arbitrarie e personali ? Da cotesto disegno resta esclusa l'Italia; escluso, per non fare altri no mi, un filosofo della forza di Giambattista Vico e per qual criterio storico ? Chi non vuol costruire la

meglio conosciuti sieno Orbene, si pu domandare;

francesi.

storia,

non pu
;

scegliere

tra

le

sue

parti, e le sue
gli

varie direzioni

dovrebbe riprodurre fedelmente

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA


avvenimenti cos come sono avvenuti,
e

33

quanti ne sono

avvenuti. Invece l'autore non si perita di confessare che nella sua storia vi sono des lacunes ooiilues che
;

concesso aii souci d'tre compiei {\). 51); confessioni le quali dicono chiaro come l'autore si sia messo a constatare puramente e semplicemente quello che tutti hanno pensato, qual stato propriamente lo sforzo dell'umanit verso la xerii. Naturam expellas (arca; lainen usqiie reciirrel ! Il vero che come nessuno pu vedere se non nessuno del pari pu pensare se co" propri occhi non col proprio pensiero e chi si pone a ripensare la storia della filosofia, s" intende che abbia gi una certa riflessione filosofica senza della quale cotesta storia non avrebbe n anche un interesse per lui, e dalla quale egli, ripensando la storia, non pu prescin-

che nulla

v"

dere. Sicch, gli piaccia o

no

riesce

sempre

una

costruzione soggettiva.

Vediamo

infatti

quali sono
nell'et

risultati

dello
il

sviprof.

luppo del pensiero


la

moderna, secondo

Berr. Nella storia della filosofa vi

una logica,
che formano

quale

mena
:

via via a conseguenze,


di verit acquisite.

in fine

un insieme
1^
Il

Cominciamo
;

da queste

materialismo assurdo 2^ assurdo l'idealismo; 3 pi assurdo ancora il fenomenismo 4 infine e lo scetticismo il monismo una concezione che non ha niente di assurdo che non sembra a priori n inverificabile n incompletabile, ma non n verificata, n completa. Dunque, non vi saranno pi n materialisti, n idealisti, n fenomenisti, n scettici? Perch se la storia, solo che non le si chiuda la bocca, dimostra l'assurdo
;
,

34

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA

di codeste posizioni, a sostenere l'una o l'altra di esse

non

vi

possono essere pi

altri

che

matti.

E ammettiamo pure che


stenibilit del

la storia dimostri l'inso:

materialismo

lo

credeva anche

1'

au-

tore della Storia del materialismo; e lo crediamo an-

che noi sebbene per ragioni che non sono quelle del Lange, n quelle del Berr. Vediamo piuttosto che cosa questi dice dell'idealismo. Trascrivo tutte le sue parole affinch si veda il processo delle sue indu, ,

zioni storiche

Assurdo pure l' idealismo. Una dottrina in cui, secondo il verso di Parmenide, il pensiero e il suo oggetto sono una cosa stessa, e che non ammette punto rappresentazioni, ma sole pre-

sentazioni,

ma

evita di raddoppiare le cose, per raddoppiare lo spirito in una maniera inintel-

ligibile.

possibile, definitivamente,
?

sopprimere

la

apparenza stessa del non-me


pluralit del pensiero
e la

possibile negare la

conformit nei pensieri

Bisomultipli delle apparenze di questo non-me? gna necessariamente finire nella visione in Dio e uscire dall'assurdo

cascando nel sogno.


al

Ma

se

nella

scienza,

il

non-me apparisce

riore al pensiero,

che

l'essere concepisca
il

come

pensiero come antespiegare che questo pensiero

come

preesistente
?

se

Sar dunque Dio che l'avr pensato prima di pensare i pensieri, o semplicemente che lo metter nei pensieri a meno che il pensiero come anteriore al pensiero, non si realizzi veramente nel non-me per apparirsi nel me nel qual caso come vedere ancora un pensiero puro in questo pensiero che s'obbiettiva ? U)
stesso

non-me

estraneo alla sua essenza

(1)

Pag. 290.

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA

35

Dato e non concesso che tutte queste osservazioni contro r idealismo sieno di un valore ineccepibile, si pu domandare in qual parte della sua storia, a proposito di qual filosofo idealista, il Berr dimostri come lo sviluppo del pensiero speculativo abbia messo in
luce coteste assurdit dell'idealismo
?

Ma

nel libro

non

trovo la risposta desiderata. E lo stesso mi pare si possa dire delle altre conclusioni che Fautore ricava
dalla storia.

tutto, se

non

erro,

si

riduce a questo:
fi-

che

il

signor Berr, meditando sulla storia della

moderna, crede che ormai non si possa pi sostenere n il materialismo, n V idealismo; e che resti solo qualche probabilit problematica per il molosofia

nismo. Ma queste sue meditazioni in verit non ce le mette innanzi; almeno non ce ne dice tanto che basti a farci comprendere quali per l'appunto sieno state. Dallo studio della storia il Berr, dunque, condotto a fermarsi a un punto di vista monistico. Ci resta a vedere come questa monismo far a non essere n materia lstico, n idealistico n fenomenistico.
,

Oltre
s'

risultati negativi della storia, ci sono,


i

come

detto,

positivi.

filosofia progredisce.

E il primo, il capitale, che la Come? Attraverso! sistemi in;

dividuali, tendendo continuamente

all' unit elimiconcezioni insostenibili e accumulando i materiali per assicurare una soluzione definitiva. Ci che si dice scienza o sapere positivo i concetti insomma in cui tutti via via finiscono col convenire. Ebbene questo sapere positivo che altro se non

nando

le

strumento di risoluzione dei problemi filosofici, un metodo attivo per


io

stabilire

la

verit?

problemi restano via via


di queste cognizioni

risoluti in pratica

con l'acquisto

36

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA

Fare quindi una revisione della scienza insieme fissare esattamente il valore della concezione monista, pesare i titoli attuali del domraatismo, determinare la misura d'ignoranza che sussiste e i mezzi
positive.
di vincerla. C'est

/'Organum

qii' il

faut refaire, aprs

Bacon, dans un esprit


II

different.
,

novissimo Organo, in breve


,
:

sarebbe questo.

Il

sapere positivo doppio secondo che si riferisce al soggetto o all'oggetto psicologia o scienza propriamente detta. La psicologia positiva non la psicologia fisiologica
,

la psicofisica,

n,
la

comunque

si

vecchia psj/chologie de Vobservaiion intrieure di Maine de Miran. La pi elementare e insieme la pi alta delle sue verit il concetto del me, fornito dalla pi ovvia ossia il concetto di une rae ingenua riflessione realt, unit. lit qui s' apercoit ielle: coscienza, e che dato dalla coscienza Ma non solo il e ordinariamente modificato in un poich il modo o nell'altro; e la modificazione ci rivela il e. Sicch simultaneamente nella coscienza Il non-me non un dato son dati il me e il non-me. pi sicuro del me, ma un dato altrettanto sicuro, un dato meno completo ; perch nel concetto del
chiami,
la

psicologia scientifica;

ma

-<

-^

non-m

<'

me,

realt, unit.

he, c' anche il cos'; cio coscienza, Laddove del non-me non dato nella coscienza se non e h e . Ma la psicologia non si arresta a conoscere e definire il me essa si propone altres di determinare
oltre
il

l'ufficio del

studiare

il

me me

nel suo rapporto

-col

non-me,

quindi

nelle sue modificazioni avventizie.


il

corpo fa parte del me o del nonme ? Cartesio fa l'anima indipendente dal corpo; ma Gassendi gli si oppone. Il Berr dice: Il corpo, come

prima

di tutto,

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA


una macchina composta d'ossa
e di

37
co-

carne,

non

nosciuto che dall'esterno per mezzo dei sensi esterni; la rappresentazione che ne abbiamo fa parte del nonme. Ma in quanto cosi conosciuto, il corpo non punto una realt: fenomeno, apparenza; e poi-

ch non c' nessuna prova che il me possa sussistere senza di ci che gli appare come il suo corpo, anzi, al contrario, i rapporti del fisico & del mentale sono stabiliti ogni giorno pi solidamente, come non ammettere che questa realt, che ci intimamente nota per una esperienza speciale, sia lo stesso essere che ci noto d'altra parte empiricamente come inseparabile da noi ? Ci che rappresenta qui il sostegno (It siipportj del rappresentato. Non ve nell'uomo un'anima, che sarebbe il me, e un corpo; v' il me reale,

un

essere indivisibile,

parisce dal di fuori

un tutto naturale, che. se apcome corporeo, non perci vera-

sia sapere positivo, non possa dire. Tra le molte osservazioni che si potrebbero fare intorno alla provata certezza di coteste dottrine, non ne voglio accennare che una. Secondo il Berr, il corpo, in quanto si rappresenta nell'anima, un fenomeno (un'apparenza) ma poich egli convinto, come s' detto, dell'assurdit del fenomenismo, non pu acquetarsi a questa fenomenalit, ed osserva che il corpo non pu essere un sem plice fenomeno perch non provato che il me possa sussistere senza ci che apparisce come il suo corpo, anzi tutti i giorni si mettono sempre pi in chiaro le intime attinenze del fisico e del mentale. Qui si fa manifestamente confusione tra scienza (o metafisica,

mente si sdoppia (1). Ora che tutto questo


si

mi pare che

(l>

Pagg. 309-aiO.

38

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA


non dispiace)
e teoria della

se all'Autore

conoscenza.

Se questa vi dice che il corpo un fenomeno, le osservazioni e le speculazioni intorno al rapporto tra l'anima e il corpo non vi abilitano a tornare dal feno-

meno

al

reale
si

perch

le

vostre osservazioni

spe-

culazioni

riferiranno sempre a quel

fenomeno, e

da esso trarranno valore, anzich conferirgliene.

Ma andiamo
senz'altro

innanzi. Classificando
li

fenomeni psi-

cologici l'Autore

divide in tre categorie, che

chiama

facolt:

senso, intelligenza e volont.

do lode della sincerit di cui d prova mentre tutti i psicologi moderni, pure sciupando tutte le loro armi e il loro tempo a
io
gli

in questo punto:

battagliare contro la psicologia delle facolt di schernita


tabili e

memoria, pongono anch'essi barriere insormonnon meno invalicabili fossati tra l'una e
classificano
i

l'altra delle categorie in cui

fatti psi-

chici.

La

critica perentoria del concetto delle facolt

non
vit,

consiste nella negazione delle attivit

come

atti-

ma

nella negazione della pluralit

irriducibile
ci

delle attivit.

E
il

credere di lavarsi

le

mani per

che riguarda n

problema

delle facolt limitandosi a


,

parlare di serie di fenomeni,

secondo me, n pi

meno che una pura ipocrisia intellettuale. Dunque, senso, intelletto, volere; tre facolt! Per l'appunto come se Herbart, anzi Spinoza, non fosse
mai
e
esistito.

quindi han torto

L' intelletto non riducibile al volere ; n il volere ridui volontaristi


;

cibile all' intelletto


tualisti.

han

torto quindi

gli

intellet-

Tanto r

intelletto poi

quanto

il
1'

volere
i

hanno
(Per-

in s qualcosa che

non
,

nel senso:

un
il

t .

ch r unit non
unit, l'unit del

sia nel senso,

non
in

si

dice).

Questa

me

raccoglie

molteplice

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA


del

39

non-me

rispetto al quale

tanto definirsi

il me potrebbe perunit unificante. Questa unit

sintetica dell'anima vien

confermata dalla psicologia

sperimentale, dalla Vlkerpsychologie ecc.

tutte le

produzioni dello spirito dimostrano questa sua tendenza unificatrice fondato sull' anzidetta unite unifante. Di questa unit pu dirsi col criticismo che essa n'est comme da moi comme l o i impose aux phnomnes et qui les relie (p. 318). Ma questa unit anche realt realt che noi non conosciamo parce que nous nel senso abituale della parola la sommes . Parole di colore cos oscuro che, per ficcar che io vi faccia lo viso a fondo, non vi discerno alcuna cosa (1). Ad ogni modo, questa la psicolo,

-<

gia,

tutta la psicologia positiva

vale a dire, certa,

incontrovertibile, incontestabile, del signor Berr.


alla scienza, alla cognizione del nonBerr concepisce la scieiiza come un'applicazione spontaaea del me al non me, o come l'assimilazione di questo a quello. Sicch 1' antropomorfismo primitivo era la condizione dell'intelligibilit dell'oggetto, e la scienza non pu che continuarlo correggendolo. Nella scienza, in fondo, v' un antro-

E passiamo
Il

me.

pomorfismo
(pag. 321).

irrefutabile

(indniable) e

inevitabile

La scienza una creazione dello spirito, che imprime nel non-me il suo carattere essenziale l'unit. Se tutto questo non in certo modo d e alismo, non so come altrimenti possa chiamarsi. Certo un soggettivismo dell'acqua pi pura.
:

dirsi

forse una realt nota, che non sia? C , d'altra parte, o pu che ci s i a una realt che non sia nota? Per quanto l'A. ci dica che la sua filosofa un ade, pour ainsi dire, et un fragmeni de vie (pag. H, io non so intendere come (almeno rispetto alla filosofia) possa
(1)

preferirsi la realt vissuta alla realt nota.

40

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA

Ma
c a
;

cessons de prendre la science en bloc. Essa

si

di-

vide in

matematica, empirica

istori-

cio in conoscenza del molteplice in quanto uno. del mutevole in quanto identico, del discontinuo in quanto continuo in conoscenza della natura in quanto successioni e coesistenze costanti di fenomeni; e in conoscenza del discontinuo in quanto discontinuo e come tale ribelle alle nostre spiegazioni delle cose mediante la continuit matematica. Come si conciliano queste scienze contradittorie, matematica e istorica, la scienza dell'uno con la scienza del molteplice, la scienza dell'identico con quella del mutevole? Come si concilia in altri termini l'uno coi molti (che 1" eterno problema che si trae dietro la eterna soluzione della filosofia) ? E la soluzione del
;

Berr

questa.
in

Tutto

il

reale

uno;
il

come

il

non apparisce come non-me,


non-me,
plice

generale,

che

me

stesso

che

e la

dualit una

sem-

conseguenza delle nostre sensazioni, per cui l'uno par che si sdoppii cos la molteplicit pur relativa ai modi con cui il me analizza il non-me
;

ne" suoi processi conoscitivi,


sintesi

prima

di sollevarsi alla
e

scomponendolo

ne' suoi elementi,

facendo
la

di questi

diverse combinazioni.

La matematica

scienza del tutto


gli

come uno,

l'

istorica la

scienza de-

elementi soggettivi

e relativi.

Per dilucidare que-

forma

il concetto di proprio degli organismi. I quali constano in tutte le loro singole parti di materia bruta, dotata di propriet fisico-chimiche; ma la loro vita non il risultato, n l'addizione delle propriet de' loro principii immediati o de' loro elementi. Ci che essenzialmente del dominio della vita e non appartiene

sto pensiero l'autore toglie a schiarire

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA


n alla
,

41

fsica,

n alla chimica, n a nessun'altra cosa,

disse Claudio Bernard,


.

l'idea direttrice

del-

l'evoluzione vitale

Quest'idea direttrice, questa forza

che avvince in una funzione comune le parti dell'organismo, realizza, dice il Berr, un' unit che esprime a la forma ai nostri sensi, ai nostri occhi, la f o r pili o meno indivisibile, individuale. La forma dunque non altro che un' unit unificante: un'unit, aggiunge l'Autore, que la sensibilit relie, tout en Visolant ; e rimanda agli studi del Bernard, del Soury,

del Luciani, del PfeiTer sui gradi inferiori della sen


sibiit.
cos'i

Troppo poco veramente per un'affermazione


(1).

grave

Ma

l'autore se ne vale per conchiudere


la scienza,
,

antropomorficamente che
sere se

non una simbolica

si

che non pu esfonda su una conce-

zione del tutto


fusa
si

come unit

in cui

una
e

sensibilit dif-

determina in unit senzienti


>^,

unificanti.

un'ipotesi, di cui la scienza, questo agente segreto


dei progressi del pensiero

una prova continua.

discuto della probabilit maggiore o minore questo monismo; quello per che mi par chiaro da questo stesso riassunto che il nostro filosofo non ci fa punto vedere commesso sfugga all'idealismo e al fenomenismo e si fonda sull'affermazione d'un realismo che dopo Kant inammissibile senza una speciale giustificazione. Della quale mi sembra che il Berr non abbia sentito il bisogno per essersi posto a giudicare e criticare la filosofia e quindi a filosofare con un criterio inferiore alla filosofia stessa; il che impossibile, nonostante tutte le buone intenzioni del
di
;

Non

(1)

Vedi

'p. 375, 377.

42

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA


e tutto l' ingegno brillante che si pu sfogAvviene che molte cose giuste capiti pure di che sono un prodotto della filosofa che s'
;

mondo
giare.

dirle

rinnegata e rimangono quindi per aria senza il loro naturai fondamento e molte altre pur se ne dicono d'un valore contestabilissimo, la cui critica riesce al;

poich dovrebbe rifarsi ab imis: proprio da quei principii a cui non s' voluto badare.
trui pressoch impossibile,

Ma come?

l'autore di un'opera che s'intitola V Av-

N ha rinnegato la filosofia ? pi n meno, perch ha creduto che questo fosse il


venire della filosofa,
risultato

logico
,

della

storia.

Infatti

il

costrutto di

che il punto fermo in cui possa porre dubil piede il filosofo smarrito in quell'oceano di biezze da cui incomincia perennemente la riflessione filosofica, fornito dal sapere positivo, che non la filosofia, ma la scienza. Questa risolve via via i problemi che sul terreno propriamente filosofico erano insolubili epper sottraendole a poco a poco ogni ragion di dominio, la costringe infine alla completa abolizione. L'autore la chiama metafisica e l' intende come la conoscenza dello verit assoluta; e come tale
tutta l'opera
; ;

la condanna come quelque cbose d' inconcevable , come un cumulo di problemi imaginari e mal posti. E dedica appunto un capitolo alla critica dei pro-

blemi metafisici coi dati del sapere reale; critica nella quale, in sostanza, un chiodo cacciato con un altro chiodo, una metafisica combattuta con un'altra metafisica. E come potrebbe essere altrimenti ? Ma l'Autore non se ne accorge; e a cavallo del sno monismo ipotetico, non gli par di servirsi d' una metafisica; e

FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA

43

con tranquilla coscienza riassume il sue pensiero in sedici proposizioni quasi prolegomeni a ogni spe-

culazione futura
1902.

(1).

(1)

Pag. 443 e segg.

III.

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
Non m' stata cagione di poca meraviglia trovare nel fascicolo di marzo di questa benemerita rivista (1) una critica di alcuni tra i concetti fondamentali difesi dallo Spaventa negli Scritti filosofici (2), da me raccolti e ristampati poich mi pareva che il libro fosse passato del tutto inosservato. Pel saggio biografico da me premessovi avevano avuto parole benevole storici insigni della letteratura nostra, alla quale pur certamente appartiene uno scrittore della forza dello Spaventa. Ma del contenuto filosofico del libro nessuno aveva detto verbo e se alcuno accenn che questo libro era stato pubblicato, non dimostr certo di averlo letto, o di averlo studiato. Eppure Bertrando Spaventa, se non aveva fatta propriamente una scuola, aveva lasciato dietro a s una schiera numerosa di discepoli, che da lui appresero il metodo della ricerca scientifica, da lui furono avviati a' nuovi
, ;

(1)
(_')

Rivista di filosofia e scienze affini, di Bologna. Napoli, Morano, 1901.

46

FILOSOFA ED EMPIRISMO

studi filosofici, e incoraggiati nei primi passi. Non uno di essi ha mostrato pubblicamente di compiacersi del

ritorno di quell'ombra che s'era dipartita e che ora veniva a ravvivare le memorie della loro giovent
;

delle prime soddisfazioni


italiana avesse sorpassato
e

ottenute
la

nella

scienza.

Eppure non m' era sembrato che


il

coscienza filosofica

pensiero dello Spaventa,

che l'opera mia sarebbe stata quindi una vana esumazione: poich credevo che i problemi stessi che oggi

ci atTaticano.

non

differissero

una
lo

linea dai proble-

mi

di venti o trent' anni fa,

che

Spaventa discu;

teva stampandovi la vasta

orma

del suo ingegno

pensavo, che come la sua posizione speculativa bastava a fronteggiare le difficolt che le si muovevano contro lui vivente, cos bastasse ancora a sgomentare i facili pensatori d'oggi, che le profonde esigenze di quella posizione mostrano di aver dimenticate. Ma il vero che la via della scienza lunga, aspra
e difficile
libro per
,

non pu renderla breve ed agevole un


eccellente.
;

quanto

Ognuno deve

lavorarci

da s per la parte sua e ci vuol tempo. E col tempo, non ne dubito, vedremo spuntare quel giorno in cui
i

libri

dello

Spaventa torneranno
legge
e
(1
)
:

in onore. Intanto

ecco

un volenteroso, che
dice

studia

gli

Scritti

filosofici e

Ecco, io

studio di questi

ho impiegata la maggior diligenza nello scritti; ho cercato d'intendere in che


i
:

modo

difetti del

r hegelismo, che vi propugnato, corregga kantismo e credo di avere inteso. Ma m'

sembrato che a correggere quei difetti non riesca davvero che anzi torni a quella metafisica prekantiana,
;

(1)

Vedi

l'articolo

Razionalismo ed empirismo di
1902,

B. Varisco, nella Ri-

vista cit. del

marzo

pp. 298-315.

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
di cui
la

47

e a

ha

il

merito

di averci liberati,

e s'aggiri in curiosi equivoci, in ipotesi ingiustificate,

tra concetti assolutamente inaccettabili

infine, la va-

nit dell'hegelismo

m'ha confermato nella convinzione, che la pi semplice forma dell' empirismo basti a soddisfare le pi legittime esigenze del problema
dell'essere e del conoscere.

fondamentalmente sbaproblema dei problemi quello delie categorie, trattato dallo Spaventa nella memoria: Le prime categorie della logica di Hegel (1). Il primo principio di questa logica l'Essere, da cui per generazione dialettica deriverebbero tutte le
hegeliana

La
:

riforma

gliata.

Cominciamo

infatti dal

Che cosa questo Essere ? L'assoluto indeterminato, l'astratto da ogni determinazione naturale e spirituale ci insomma, che ciascuna cosa , ove si faccia astrazione da tutte quelle qualit per cui quella cosa particolare. In questo essere la distinzione di soggetto ed oggetto finisce, perch ogni determinazione manca. In esso c' quell'unit da cui
altre categorie.
:

dovr scaturire
che,

la dualit del soggetto e dell'oggetto


il

e in quell'unit gi

fondamento dell'oggettivismo,
dover garentire ben detto, ha un
a

dopo Kant,

la filosofia sentiva di

alla conoscenza. Ora, tutto questo

significato

formale, ma manca
si

d'ogni contenuto

reale.
che
li

Ossia,

attribuisce
all'

un valore oggettivo

degli astratti, considerati

infuori delle condizioni

rendono intelligibili (2). vero che tutte ie forme del pensiero presuppongono l'essere; ma questo avviene perch l'essere l'astratto di tutte le
altra

(1) Scritti,

pp. 185-252.

(2)

Pag.

304.

48

FILOSOFIA ED EMPIRISMO

determinazioni del pensare. Questa dottrina in conclusione stacca la nozione dalla sua matrice naturale, e cosi la trasforma in una voce priva di significato
(1).

vediamo un po' questa deduzione delle Lo Spaventa dice che e' una contraddicategorie. zione immanente nell' Essere perch per affermare
poi
: :

r Essere, bisogna astrarre dal pensare, cio pensare e perci pensare e quindi negare di non pensare l'Essere. Sicch l'essere non pu astrarsi dal pensare,
, ,

senza negarsi

senza

il

o n

s s e r e.

La posizione
contraddi-

stessa dell'Essere la posizione stessa del Non-essere;

vale a dire: rEssere

= Non essere. Questa

zione intima dell'Essere, questa sua inquietezza, la ragione del Divenire, dell'unit appunto dell'Essere e del Non-essere.

Potrebb'essere continuato

dice a questo punto

il

nostro scrittore con lieve aria di ironia; ma gi basta quanto s' detto a dimostrare che se la dottrina hegeliana
,

nella definizione della sua

prima

categoria,
,

pareva che avesse almeno una verit formale ora. in questa deduzione della seconda e della terza categoria continuando a baloccarsi con quegli astratti, considerati all' infuori delle condizioni che li rendono significativi finisce col cadere in contraddizione con se stessa e quindi a non aver pi neanche una verit formale (2). N vale ricorrere alla scappatoia della distinzione proposta gi da un critico dell'hegelismo, il Trendelenburg, tra determinazione e condizione di ogni de,
,

ci) (2)

Pag. 305. Pag. .306.

FILOSOFIA ED EMPIRISMO

49

terminazione, per l'una delle quali sarebbe legittimo e per l'altra no, l'uso del principio di contraddizione. E che ? Se io scrivo prima Essere , e poi cancello questa parola, nessuno pu leggerla pi e se, invece di scrivere, dico: Essere; vero, non posso pi disfare il suono della mia voce ma posso fare che sia come non proferito a tal fine mi valgo della negazione e dico: Non-essere. Ebbene, chi mi ascolta, che pu capirne ? Certo, un bel nulla, precisamente come chi legge non sa che cosa io abbia voluto scrivere, se quello che ho scritto l'ho poi cancellato (1). Di grazia, informatemi una volta di questo negozio
:

dell'inquietezza dell'Essere.
d'

Non

certo l'inquietezza

un porcellino

zionare.

Ma

India che 1' istologo vuol vivisecerto, se essa consiste nel dire prima
d'

Essere e poi Non-essere, nel mio pensiero non rimane pi niente di fisso, niente eh' io possa considerar come un dato, da accogliere o da rigettare,

ma discutibile

con cognizione

di causa;

mi trovo

nella
di-

medesima condizione

di chi riceve
s'

verse due informazioni che

da due fonti escludono (2).


fuori

Quando
tesi

poi

lo
il

Spaventa vien
concetto
del

con quella

movimento include contraddizione, importando il concetto di un corpo che in ciascun istante , e insieme non , nel medesimo luogo, egli impugna un' arma a doppio taglio,
che anche
la

quale meglio

si

rivolge contro la sua dottrina.

che che quell'oscurit che c' nel concetto del movimento, lungi dal provenire dall'inquietezza dell'Idea, non pu spiegarsi senza
facile infatti a dimostrarsi
(1)
(2)

Testuale: vedi pag.


Pag. 308.

307.

50

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
non
a delle cagioriconosce che se non avessimo per-

ricorrere a delle ragioni estrinseche,


ni
;

se

si

cepito niun movimento, ce ne


la

mancherebbe anche

rappresentazione. L' oggetto, il reale esterno ci necessita a concepire il movimento. Altro che

l'Idea!

Quanto

alla

pretesa d

salvare

1'

oggettivit

della

conoscenza identificando l'essere e il pensare, non possibile certo menarla per buona. Tale identificazione
e

un' ipotesi

di

pu considerare, tutt'al pi, come un'ipotesi, pu aver molti pregi, ma non quello chiudere una controversia, perch nessuno obsi

bligato ad accettarla.

Hegel addidovrebbe servire di base, e alla spiegazione del quale indirizIl pensiero ci che vi ha di zata ? Che diamine meno intrinsecamente oggettivo. Se le idee fossero entit invariabili e per s stanti, avrebbero ragione Platone e la vecchia metafsica, e Kant avrebbe torto, e torto Hegel istesso, che con Kant parte dalla negazione della vecchia metafisica. L'elemento oggettivo della conoscenza dato dalla il quale err sensazione, come vide lo stesso Kant solo nel non accorgersi, che la sensazione, se un
accettarla,
se
l'

E come

ipotesi di

rittura in opposizione col fatto, che le

un fatto in cui il soggetto riconosce immediatamente un'imposizione a cui non pu sottrarsi, un' imposizione del meccanismo della natura materiale.
fatto del soggetto, bens

E a proposito di meccanismo mai, anche dagli hegeliani, che


impossibile prescindere.

si

riconosce ora-

dal

Ma

gli

hegeliani

meccanismo non barat-

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
tarono pel
Il

51

meccanismo la bellezza della loro Idea. meccanismo non basta al trasformismo, ci vuole anche la teleologia, la finalit immanente. Ma, ahim, un' illusione credere che un' idea immanente nelle cose possa spiegare fatti non spiegabili per mezzo del cieco meccanismo; un'illusione oramai veramente anacronistica, dopo tutto quello che s' detto in tutti
i

toni contro di essa.

Dunque, lasciamo i morti a seppellire La riforma hegeliana fallita, e bisogna tentarne una nuova, per il verso opposto. Il sog?
i

Dunque

loro morti.

getto riceve delle

impressioni

opera

giudi-

cando
Un

per Impressioni

l'attitudine ond' fornita


e

a giudicare.

giudizi

costituiscono tutta la trama

delle nostre conoscenze.

giudizio

sempre un' operazione meramente


giudizio vero,
.

soggettiva, a differenza della impressione, che data

dalla realt.
della
la

Ma un

o riconosce un fatto percettivo

quando esprime Sicch per mezzo


Data
i

percezione
si

la soggettivit oltrepassata.

percezione, data la coerenza formale tra

giudizi,

la

conoscenza

muove sempre

scorso apodittico.

nel vero, fino al di-

Queste cose e simili scrive nel 1902 il prof. Bernardino Varisco, a proposito del volume dello Spaventa e se propriamente riguardo a quel famoso negozio dell'inquietezza dell'Essere, egli solamente suppone di pregare un hegeliano - che glielo chiarisca un poco, io alla mia volta suppongo che si rivolga a me per 1' appunto che gli scritti hegeliani dello Spaventa ho pensato a ripubblicare e raccomandare all'attenzione degli studiosi. E mi dica: Eccovi
;
,

52

FILOSOFIA ED EMPIRISMO

contentato nel desiderio che rileggessimo quegli scritti noi ultimi scrittori e pensatori che di Hegel non avevamo nessuna voglia di occuparci ma eccovi anche bello e provato di quanto noi ci slam lasciati indie;

tro Hegel e gli epigoni suoi, e lo stesso

Spaventa

ec-

covi bello e provato quanto costrutto ci sia in quelle viete lucubrazioni. Non vi pare forse d'esservi fatto

E paladino d'una causa irremissibilmente perduta? in questa supposizione mi sento in obbligo di risponalmeno per dire che da un pezzo in Italia la dere causa da me ripresa apparisce quasi generalmente e di avvertire che perduta (1), e irremissibilmente quella stessa ironia con cui il professore Varisco si fa innanzi ad Hegel per fargli capire con le buone che egli ben morto, quella stessa ironia antica, poich incominciata prima forse ch'egli stesso nascesse (2) e per dichiarare che non possono in verit le sue argomentazioni distogliermi dal continuare a ripetere C' una tradizione, che dobbiamo riagi' italiani
, ;

prendere e proseguire, se vogliamo ritrovare la via e questa tradizione nelle opere dello Spaventa.
Certo

ode per la millesima volta la si che gi novecentouovantanove volte s' avuta la costanza di provare per una leggenda, dove ritrovare la voglia di ripetere ancora la prova ? E donde attingere la speranza che proprio il millesimo tentativo sia per riuscire nelT impresa? Nel nostro caso, come persuaderci di poter ottenere ci che lo
,

quando

stessa storia,

(1)

Cfr. la prefazione alla Logica del Rosmini, Torino, 1854.

(2)

Vedi

tasi nel ]95 tra Io

vista

citato dal Rosmini e la polemica dibattuSpaventa e N. Tommaseo nel Cimento e nella Ricontemporanea di Torino [ora Spaventa., Da Socrate a Hegel, Bari,
p. es. lo scritto
lfi05].

Laterza,

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
Spaventa non ha ottenuto
zione di tutte
le
V

53

Perch veramente, la soluche la lettura degli Scritti dello Spaventa ha suscitato nella mente del valoroso prof. Varisco, trovasi gi negli stessi Scritti, per chi li legga pacatamente e con la necessaria preparazione. E i punti a cui la critica del prof. Varisco si riferisce, non sono stati trattati fra noi stessi dal solo Spaventa anzi da parecchi altri scrittori i quali in questa occasione, non si sa perch, non sono punto ricordati. C" dunque una ragione di tornare a battere lo stesso chiodo? E ci pu esser gusto? Certo in Italia conviene eon ogni sforzo promuovere la discussione sopra questi argomenti veramente fondamentali della filosofia, dai quali troppo si sono distratti gl'ingegni, dietro a questioni che di filosofico non avevano altro che il nome.
difficolt
; ,

L'Essere, principio delia Logica hegeliana, un il nostro critico. Appunto, l'aveva osservato molto tempo prima (clii lo crederebbe ?) lo stesso Hegel. Il quale scrisse queste precise parole
astratto, osserva
:

Il

divenire
il

il

primo pensiero concreto


:

Dive
e

primo concetto dell' Essere solo il non pu essere che il Divenire Essere Nulla, invece, sono due astrazioni. E baquindi ni
r e, la

stava leggere attentamente

memoria

dello Spaventa

su Le prime categorie per sapere che questo era gi un pensiero dello stesso Hegel. Infatti da quella me-

moria
egli

(1) io

tolgo la citazione

delle sue parole.

Ma

che
il

le

parole non bastano, poich ci che im;

porta,

dell'astratto

senso in cui esse s'intendono e il senso uno dei pi difficili a intendersi.

(l)

Scritti filosofici, pag. ^11.

54

FILOSOFIA ED EMPIRISMO

L'idea dell'essere la reminiscenza, dice il prof. spogliata d'ogni determinazione per logoramento, d' un qualsiasi elemento, che in qualunque modo sia stato oggetto di percezione e di riflessione . Ora io vorrei pregare il prof. Varisco d'informarmi di questo negozio, ossia di ci che sia il processo psicologico del ma voglio contentarmi
Varisco,

logoramento;
,

della metafora
spirito

e dire che alla prima categoria lo pervenga in seguito al processo soggettivo da voi immaginato ma da ci non deriva che la prima delle categorie cessi di esser tale. Ci che a
;

priori in s,
noi.

non dev'esser perci

a priori rispetto a

Codesta critica stata da molti ripetuta in Italia contro le categorie kantiane e contro l'essere rosminiano e gobertiano ma stata sempre cos ingenua da potersi a fatica capire come possa sorgere in una
:

fatti

mente familiare a studi filosofici. Come si pu inimmaginare che Kant, facendo essenziali alla
conoscenza intellettuale sasse di sostenere che
genere
dell'
le

dodici sue categorie, pen-

del contadino e in quale pur compete la conoscenza intellettuale, avesse le idee dell'unit, della pluralit, della totalit, dell' affermazione ecc. ecc.? E come si pu immaginare p. e. che il Rosmini voglia pretendere che ogni povero mortale, in quanto animale ragionevole, abbia coscienza d' un intuito dell'essere assolutamente indeterminato, se egli crede che una tal coscienza sia la scoperta sua, come crede Kant di avere scoperto il principio e la determinala

mente
alla

uomo

volgare

zione delle categorie


Certo,
la fisiologia
;

? (1)

funzione

la

non nasce ad un parto con la consapevolezza delle mentalit pu


e

(1)

Vedi Gentile, Rosmini

Gioberti. Pisa, 1898. pp. 215 e sgg

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
sorgere
spirito.

55
nello

con

T atto

stesso

del

loro

operare

si vuole che le categorie sieno astratte, intende di dire, quando si avverte che le categorie kantiane non sono idee innate, ma funzioni originarie Le funzioni come tali sono astratte ci che non impedisce al fisiologo di parlarne e

se

non
si

che cosa

'?

costruirne una scienza.

si

vuol confondere

la

fun-

zione con l'atto

si

vuol iorse dire che

la

funzione, perch astratta

una mera ombra della realt ? Ma se la funzione ombra, 1' atto, che prodotto dalla funzione, non pu essere altro che ombra di ombra. E la realt sfuma per ogni verso.
dall'atto,

Ma il fatto , dice il prof. Varisco, che quando io vedo un dato oggetto colorato, a ci non basta certamente la generale rappresentazione del colore,
campo l'oggetto si delinea ma condizione imprescindibile la sensazione. N quel campo si for merebbe. se non avessi provato molte sensazioni; dico di quelle sensazioni, che in seguito alla sua formazione chiamo di colore (1). Sicch l'idea di colore
nel cui
;

ha un significato in quanto legata con la corrispondente sensazione, con la sua matrice naturale, staccata dalla quale diventa voce priva di significato
.

Nego assolutamente. Se
la
:

l'idea di colore

una voce,
;

sensazione a cui applicherete un tal predicato, non pu aver valore diverso dev' esser voce anch' essa
e

prima che un

tal

predicatole venga applicato, essa

(1) Pag. 305. Veramente, in seguito alla formazione dello schema rappresentativo del colore non esatto che una sensazione nuova simile si possa chiamare < di colore .

56

FILOSOFIA ED EMPIRISMO

non

punto

in nessun

me
che

oggetto, rispetto a noi essa

modo, n come voce, n coperch, non essendo d i


;

colore,

non

di nessun'altra specie. E'

vero

l'essermi formata la rappresentazione di colore,

condizione perch l'oggetto sia veduto vedere non pu avere come termine suo un oggetto diverso dalla rapprssentazione, da ci che poi diventa rappresentazione. Mi pare che il prof. Varisco intenda per rappresentazione qualche cosa di as sai strano. A lui la rappresentazione deve apparire

non ma il

come qualcosa
sazione
;

di sostanzialmente diverso dalla senquindi non so come gli sembri possibile dimostrare 1' oggettivismo della conoscenza sul fondamento della sensazione (che non passa certo nella trama delle conoscenze senza trasformarsi n anche in rappresentazione) Pel Varisco la rappresentae
.

zione,

come

astratto delle sensazioni, dev'esser qual-

che cosa di
e

meno

del

dato sensitivo,

perch divisa
se lo stimolo

dall' attualit

dello

stimolo,

come

r attualit dello stimolo fossero per noi indipendenti da ogni rappresentazione. Eppure una cosa semplicissima se il contenuto della sensazione fosse differente dal contenuto della rappresentazione, io
:

non
ci

potrei dir

mai

questo

colore. E

poi

per cui la rappresentazione sarebbe differente dalla sensazione, da che proverrebbe, se quella astratta da questa ? Dal soggetto ? Ma il soggetto non

presupposto nella rappresentazione pi che nella

sensazione.

Non bisogna confondere l'ordine psicologico o fenomenologico, che si voglia dire, coll'ordine logico. Ci che nell'uno apparisce come il punto d' arrivo, nell'altro apparisce come punto di partenza. La fine
del processo psicologico coincide
col

principio del


FILOSOFIA ED EMPIRISMO
57

processo logico: onde Aristotele diceva che ci che vien dopo (nel processo psicologico, in questo caso) la ragione (logica) di ci che vien prima. Ora, certo, nell'ordine psicologico la rappresentazione astratta
la
dopo la rappresentazione singola e sensazione ma appunto perci il valore logico della rappresentazione particolare e della sensazione
;

dipende dalla rappresentazione astratta. Il che evidente poi nel caso di queir astrattissim'o. che l'essere. L'essere non esiste come tale fuori della mente e questo significa che astratto. Ma questa sua assoluta soggettivit importa un'asso;

una ragione semplicissima. Ed , che quel dato della sensazione, in cui il prof, Varisco vede la oggettivit, non concepibile all'infuori dell'essere: che anzi il dato pu pensarsi che non sia, laddove ci non altrettanto possibile dell'essere. Ma questo un posierius del dato sensitivo rispetto a noi. Gi, altrimenti non sarebbe un prius del dato sensitivo in s. Ma anche il dato sensitivo in quanto oggettivo un bel posteriiis rispetto a quello che il dato sensitivo rispetto a noi come semplice dato sensitivo. Perch in verit o si parla di dato sensitivo propriamente detto e allora l'oggetto ci ha cos poco da vedere, che il Rosmini Io chiamava termine estrasoggettivo in una dottrina, che non si vede perch i nostri recenti psicologi si voglian gettare dietro le spalle. La sensazione la semplice modificazione della psiche una pura accidentalit soggettiva. Se si vuol parlare piuttosto di dato percettivo, non c' che fare per quanto ci possa rincrescere, bisogna tuttavia riconoscere, che nella percezione entra gi r attivit speciale del soggetto e che 1' oggetto della percezione perci reca gi impresso il marluta oggettivit, per

58

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
:

chio indelebile del peccato originale del soggettivismo. Siete voi filosofo che mi dite questo atto soggettivo presuppone un'estrinseca imposizione, e io pure in funzione di filosofo avr il diritto di replicare l'imposizione pi grande o di maggior valore che
:

propriamente una imsua intima natura e in quanto Essere che nella per l'appunto l'Essere sua radice e non pu non essere anche Pensiero (1), tale oggetto che insieme soggetto, e risolve per se
voi

non crediate
Il

ma non
:

posizione.

vostro dato nella

medesimo il problema dell'oggettivit del conoscere. Siamo schietti se sono questi concetti con cui il
:

prof. Varisco confida

di

dimostrare

la possibilit di

un empirismo, soddisfacente alle esigenze, che le due dottrine di Kant e di Hegel hanno avuto il merito di temo forte che questa dimomettere in luce (2), strazione non verr mai. Se egli crede di poter par>

tire dal

principio che

il

vero torto di Kant

stato

di

non
;

vedere nella sensazione che

un

fatto del sog,

ma un mentr' bens un fatto del soggetto soggetto riconosce immediatamente il un'imposizione, a cui non pu sottrarsi (3), io ho l'onore di fargli osservare che il suo punto di partenza non giustificato perch, per dirne una, Kant dimostr che ogni conoscenza (e quindi il riconogetto
fatto, in cui
;

,li A proposito: il prof. Varisco scherza col Pensiero con la P maiuscola e col pensiero con la p minuscola. Ma questione di grammatica la quale, quando andavamo a scuola, e' insegnava che spetta la maiuscola ai nomi propri e quindi anclie al Pensiero, in quanto il Pensiero ingenerale: l'unico Pensiero. Certo, si pu ridere della grammatica ma si pu ridere anche di chi pensa a ridersi della grammatica, mentre ci sono ancor vive e ritte in piedi e venerate molto di pi tante cose pi ridicole della povera grammatica.
: , ;

(2)
(3)

Pag. 298. Pag. 310.

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
scere
tale

59

esterna imposizione) importa necessariagiudizio; e questo un'applicazione di certe

mente un
categorie
spirito.
,

che

alla

sensazione

sono

affatte

estra-

nee, e scaturiscono invece dell'unit originaria dello

Oggi tutti vogliono rifarsi da Kant ma bisogna badare a non servirsene come di guanciale alla propria filosofia, per usare una frase di Hegel E l'unico rimedio a ci, secondo il filosofo di Stoccarda, ma, prima studiare gli antecedenti del kantismo di tutto, credo io, penetrarne le profonde esigenze e
;
I

il

significato.

Ma il Varisco non si contenta di aver provato a modo suo, che erroneo il principio di tutte le cache anzi per eccesso di zelo non dubita di perdere ancora un po' del suo tempo nella critica della deduzione di quelle categorie, intorno alla quale s" era travagliato il pensiero dello Spategorie hegeliane
;

venta.

La sua

difficoll

proviene

dalla
gli

solita fonte

il

principio di contraddizione, che

par assolutamente

violato dalla identit dell'Essere e del Non-essere. Egli

non ammette, come


delenburg, che
il

s' visto,

l'osservazione del Tren-

non esprima se non il diritto della determinazione e manca di fondamento se se ne fa un principio metafisico. Io non attribuisco , egli dice, al principio nesprincipio di contraddizione
><

valore metafisico;

lo

considero soltanto

come

l'e-

spressione del diritto al possesso stabile della cognizione acquisita... come strumento del discorso mio
ecc ecc.
*.
!

questa bella Uno vi dice io non intendo parlarvi del bianco, ma del nero e voi rispondete e io non intendo capire del nero, ma del bianco. Pa:

Ma

60

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
;

dronissimo
scussione
lini
,

ma

allora
critica

e la

non possibile nessuna dinon potr colpire che mui

a vento.

Il valoroso critico avrebbe dovuto scendere nel campo stesso della metafisica in cui lo Spaventa porta la questione e dimostrare, se gli riusciva, che n in questo n in alcun altro campo sia possibile mai violare il principio di contraddizione. Invece il suo ragionamento non n metafisico, n gnoseologico, n veramente un ragionamento. L' abbiamo visto, il
, ,

giochetto dello scrivere e poi del cancellare, del dire e poi del disdire quella magica parola: Essere; quel giochetto che dovrebbe lasciare, secondo il prof. Varisco, lo spettatore, o l'uditore

che

sia,

di naso, senza aver capito un'acca.

Ma

con un palmo per quanto si

sia scherzato in Italia e fuori d'Italia sulla hegeliana

per quanto se ne siano dette, nessuno ha mai pensato che tutto si riduca a un cos bel giochetto. E il prof. Varisco ricorder che pure se ne son fatte delle critiche su questa materia, e che il solo Rosmini vi ha dedicato una met della sua voluminosa opera postuma su Le
identit dell' Essere e del Non-essere,
categorie
e

la dialettica.

Ma
Io

c' forse

un senso
non
si

nel giuoco
;

non ve ne

so scorgere nessuno

da lui proposto ? perch nella dia-

lettica dell'Hegel

tratta gi di

un

atto sogget-

affermazione seguito da un atto egualmente soggettivo di negazione come dal giuoco parrebbe perch ogni affermazione e negazione implicherebbe una conoscenza, e in quei primi passi della dialettica si presuppone che non vi sia ancora alcuna conoscenza. E poi non punto vero che dicendo prima Essere e poi Non-essere chi ci ascolta non sappia che cosa abbiamo voluto dire perch
tivo di
,

FILOSOFIA ED EMPIRISMO

61

mi pare che se ha buoni orecchi, debba capire questo appunto, che diciamo Essere e diciamo anche Nonessere, e insieme {1) Essere e Non-essere. Dir clie una contraddizione ma questo ci che vogliamo che se non ci fosse contraddizione, non ci sarebbe il motivo dialettico o la scintilla, come dice lo Spa;

venta, del divenire.


Il Non-essere non la pura negazione dell'Essere; poich identico all' Essere. E quindi n anche pu avere un senso il paragone con lo scrivere e poi cancellare la parola scritta perch ci che ben can;

cellato, illeggibile.

identit col Non-essere


;

Potr darsi, dunque, che contro 1' Essere e la sua come ragione del divenire ci sieno altre obbiezioni ma queste dell'egregio Varisco contro lo scritto del nostro Spaventa non credo che

abbiano valore.
quelle osservazioni contro lo Spaventa, che il concetto di movimento non urta contro il principio di contraddizione. Suppongo , egli dice, che 3/ sia ora in A. Potevo supporre invece, che fosse in un altro punto B. Alla fine di un tempo qualunque /,

N mi pare che ne abbiano


egli fa

che

per dimostrare,

posso di nuovo scegliere tra le due supposizioni, che sia in A, oppure in B. Scelgo la seconda. Immagino congiunti A e B con una linea continua, e pongo, comunque, in corrispondenza i segmenti diversi as-

segnabili nella linea


le

AB
/

(tutti

con l'origine in
il

A), e

diverse

parti
di

di
/).

(tutte

aventi

medesimo

co-

minciamento
'1) Il

Suppongo che

alla fine di

ciascuna

fatti se ci fosse

Varisco dice: poi. Xo non si traila di prima e di poi. Inuna differenza temporale, mancherebbe la materia alla vostra accusa alla contraddizione.

62

FILOSOFIA ED EMPIRISMO

di queste parti di /, si trovi al termine del corrispondente segmento della linea AB. Ed ho concepito il moto di da A in B, senza mai cadere in contraddizione perch, sia ciascuna delle ipotesi che faccio sulla posizione di M, sia la corrispondenza tra

le parti di t e quelle di AB (cio in sostanza tra gli elementi di due serie numeriche) son prive di contraddizione (1) ;>. La cosa andrebbe veramente liscia se.... andasse. Il guaio che in tutta la costruzione esposta tutto pu esservi, tranne il movimento. Se M in un

e in un altro in istanti difierenti di tempo, avremo diverse posizioni di M, ma non il passaggio da una posizione all'altra e senza il passaggio queir M che in A non quell' 3/ che in B e quindi non e' il movimento. Insomma non la

punto
noi

serie degli stati diversi

che urta

il

principio di conoggetto attraverso


di-

traddizione
versi

bens

1'

identit

dell'

gli stati diversi,


:

che ne fanno altrettanti oggetti

r identit

insomma

dell'

uno

e dei molti,

che

rende contradditorio il concetto del movimento, come ogni altro concetto metafsico. Varisco riconosce tuttavia, che anche la Il prof. sua analisi dell' idea di movimento lascia qualche oscurit. E sapete quale? La possibilit che iV passa da B in A, fuori di contestazione; riman da spiegare la realt, cio il fatto, dell'esser passato (2) . E a ci si richiede il meccanismo, donde si scorge che se non avessimo percepito niun movimento, ce ne mancherebbe anche la
>;

rappresentazione.
(1)

Pag. 309.

(2) Ivi.

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
Ora qui

63

si confondono due quedi Kant dovrebbe studioso che uno stoni diversissime, condizioni deldelle questione la distinte bene tener la l' idea di movimento (la questione critica) con questione dell'idea del movimento (la questione genetico-psicologica). Si sa che le ricerche psicologiche non han che vedere con la critica della conoscenza; e dovrebbe smettersi ormai il pregiudizio che Kant possa esser corretto o compiuto con la psicologia. Altro il concetto del movimento, altro la sua realt. Qui non si discute se dalla realt derivi il concetto, o se la realt sia subordinata soggettivamente al concetto. Qui si tratta di vedere se, ammessa la validit assoluta del princpio di contrad-

evidente che

dizione, sia possibile


altri

un concetto

del

movimento;

in

elementi costitutivi di questo concetto inchiudano una contraddizione. Ora se gli elementi essenziali del movimento sieno semplicetermini
,

se

gli

mente pensati o
realt, chiaro

si

trovino

adu
e'

nel

meccanismo

della

che non

importa menomamente.

Se il passaggio possibile, ossia concepibile senza contraddizione, ogni elemento del nostro concetto spiegato, e ogni oscurit dissipata e la realt non potr dirci nulla di nuovo.
;

Tant' vero che la spiegazione del movimento non dipende dalla percezione (1), che io posso pure accettare r origine percettiva che il prof. Varisco assegna all'idea del movimento, ma con ci non intendo come il passaggio percepito avvenga, data la
validit assoluta del principio di contraddizione.
Il

meccanismo basta

tante cose, secondo

il

no-

ci)
il

Dico cos, per nou moltiplicare inutilmente le quistloni, perch Varisco dice cos. Il movimento non si percepisce.

64
stro critico

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
:

basta anche, checch dica lo Spaventa Legge del pi forte (1), a spiegarci da s, da capo a fondo, tutta 1' evoluzione organica voluta dal Darwin (2). Lo Spaventa vorrebbe maritare col mec canismo la teleologia; ma questa un'illusione, secondo il prof. Varisco. E che? Io posso intervenire, con la forza di cui dispongo, in un meccanismo, e cos adattarlo a una i a idea di fine, che altrimenti vi sarebbe stata estranea... Ma la mia idea, rispetto al meccanismo che ne viene regolato, trascendente, non immanente... Ma un'idea, che non sia l'idea d'alcun soggetto pensante, non si capisce che Tutta la difficolt cosa possa possa essere o fare . adunque sarebbe eliminata, se si potesse concepire un'idea, che non fosse l'idea d'alcun soggetto pensante e potesse quindi essere immanente nella natura. Ma la difficolt ci sarebbe, se il critico si fosse data la cura di cercare come si pu esser pensato che e' un' idea, che non l'idea d'alcun soggetto particolare, perch l'Idea, e pu concepirsi quindi immanente nella natura? Certo, questa cura egli non l'ha avuta; perch non accenna a criticare un concetto solo di quella Fenomenologia dello spirito, in cui si assiste a questo miracolo della trasformazione dell'idea sognella

gettiva nell'idea in

s.

Eppure che cosa e' di pi evidente di questo, che una scienza della natura possibile, perch nella natura e' un'idea ? Che cosa significa una legge della natura, se non una conoscenza di un rapporto naturale? E che cosa pu essere questo rapporto, se

(1) Scritti filosofici,


v2)

Ormai

si

pp. 339-52 riconosce, anche dagli iiegeliani, clic dal

meccanismo

impossibile prescindere

(p. 311).

FILOSOFIA ED EMPIRISMO

65

non idea ? Che intender Galileo dicendo che la natura un libro scritto in lingua matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre figure geometriche? Forse che i triangoli ed i cerchi sono determinazioni della natura come tale, come semplice immediatezza ? La natura pu essere oggetto di scienza in quanto razionale. Del fato che assoluta irrazionalit non possibile scienza epper gli antichi lo ponevano anche al di sopra di Giove, che era. come l'uomo, razionale. dunque tanta difficolt, a concepire nella natura una ragione o idea, quanta ce n" ad ammet tere la possibilit d'una scienza della natura. Certo, l'idea della natura non consapevole di s, il fine della natura non il fine conscio dell'uomo, che preordina il meccan smo a' suoi intenti e questo s intende con l'immanenza dell'idea della natura. In:

somma

l'idea,

il

fine

non
;

fuori del

meccanismo,

per non coscienza il meccanismo e il fine sono una cosa sola. Il meccanismo, in altri termini, non casuale, n fatale, ma razionale. Questo il concetto dello Spaventa, e questo il concetto moderno
del fine.

E vero, che un meccanismo opererebbe diversamente, se corrispondesse a un' idea diversa ma se corrispondesse a un'idea diversa, sarebbe un diverso meccanismo . Questo ci che di pi notevole dice il Varisco, ma non dimostra se non che l'idea non pu trascendere il meccanismo e in questo siamo perfettamente d'accordo. Che anzi da noi la trascendenza ngata non solo nella natura, ma nello stesso spirito, questo non essendo il contrario della natura, ma la natura s essa inverata. Non ammettiamo infatti che sia indipendente il fine per es. dell' operare pratico
'<
;

66

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
come
i

dallo stesso operare,


bitrio e del

sostenitori del libero ar-

determinismo puro vogliono;


;

ma

il

fine

ricerchiamo nel senso stesso delle determinazioni, e ci che in gela libert concepiamo come necessit nerale io esprimo servendomi del linguaggio kantiano, dicendo che il fine vero non il normativo (trascendente ed opposto soggettivamente al meccanismo), ma il costitutivo (immanente ed identico realmente al meccanismo) (li.
Il

che

naturalmente

possibile intendere

solo

dal principio dell' oggettivit del pensiero, dell'identit dell'Essere e del Pensare. Laddove il prof. Varisco convinto, come s' veduto,
si

quando

muova

che il pensiero quanto si pu riconoscere di meno intrinsecamente oggettivo (2) e l'assolutezza del penriferisce al semplice per es. nel raziocinio, siero, ossia della sua soggettivit. astrattezza, sua della fatto Ma se egli, oltre ad esserne convinto, potesse dimostrare la verit di colali proposizioni, non avrebbe certamente mancato di farlo in questo articolo in cui, proponendosi di confutare 1' hegelismo e in generale il razionalismo, propone un empirismo, che come abbiamo visto, si fonda sul pi ingenuo concetto della sensazione, come prova della realt estrasu un concetto che dopo Kant, dopo lo soggettiva

stesso

Rosmini
la

dopo

la stessa

moderna

psicologia,

mi pare
ne
;

negazione della

filosofia.

c' nello spirito che la perceziopercezioni lo spirito non ha che la generica attitudine a giudicare. Ma il giudizio un fatto

Di oggettivo non
oltre
le

(1)

Vedi

il

mio

scritto sul Concetto della Storia (1899> [ora ristampato


e di letteratura.

nei Frammenti di estetica


(2)

Lanciano, Carabba,

1920].

Pag. 310.

FILOSOFIA ED EMPIRISMO
suo,

67
c'

non ha che vedere con

l'oggetto.
?

Dunque, non
:

verit n falsit nei

giudizi

Parrebbe

perch un

giudizio

non pu

esser vero senza esser oggettivo.


:

Ma

ordine alle realt (al dato sensazionale) un giudizio vero quando esprime o riconosce un fatto percettivo (1). Insomma, corrisponde all'oggetto, ma non oggettivo; vi corrisponde indirettamente, e perci propriamente soggettivo. Ma se tale, come vero? Se il soggettivo diverso dalniente di tutto ci
in
l'

oggettivo, se

il

soggettivo vero,

1'

oggettivo sar
il

falso.

allora
il

si

viene a

conoscere

vero, conoin

scendo

falso ?

Dico:

Ra;
:

questo

giudizio vero,
.

se
il

quanto conforme a una percezione


zio percezione,
alla percezione
c'

Ora o
;

giudi-

o non
ci che
il

se

in tutto identico
se

Varisco nega
l'oggetto,

non

una differenza

tra l'uno e l'altra.

Questa differenza,

se la percezione

che

ci

che una

diff'erenza

puramente
vero,

soggettiva,

non pu essere una soggetsi

tivazione dell'oggetto; e se l'oggetto ci che

vuol
vero.

conoscere, ossia

Epper il Data l'assoluta

una falsificazione del giudizio non pu mai esser vero.


il

soggettivit del giudizio e insieme

l'oggettivit del senso, io intendo lo scetticismo,

ma

non posso intendere una gnoseologia che ammetta giudizi veri. Infine, io temo che questo empirismo non sia contrario al razionalismo,
Aprile
1902.

ma

alla filosofia.

(1)

Pag. 313

IV.

POLEMICA HEGELIANA
Intellecta prius

Ne mea dona Ubi studio disposta fidali, qnam sinl, contempta reliaquas.
LUCRET.
I,

52-3.

mi domanda (1) se vero che i consuetudine letteraria siano un po' pi larghi dei limiti dell'urbanit e io, sinceramente, mi trovo un po' imbarazzato a rispondergli perch certo, le consuetudini letterarie non dovrebbero mai trascendere i limiti dell' urbanit ma non men certo che lo scrittore, al di sopra di tutto, dovrebbe guardare alla verit la quale spesso non si compiace
Il

professor Varisco

limiti della

nemmeno

delle consuetudini, e talvolta in aperto

contrasto con l'urbanit. Ora ci sar chi preferisca questa alla verit; ma io dichiaro con tutta franchezza d sentirmi disposto a bruciare ogni sorta di incensi suH' altare di questa dea tranne quello del vero o di ci che a me par tale. Del resto, l'articolo del prof. Varisco Per la critica mi dimostra, che, almeno in questo, andiamo perfettamente d'accordo. E non in questo soltanto. A lui fa specie che io, intitolando il mio articolo Filosofia ed empirismo.
,

{1}

Per

la critica, nella cit. Rivista dell'ottobre 190d.

70

POLEMICA HEGELIANA

mostri di ritenere che l'empirismo da lui proseguito

non una filosofia. Ora io dico dal titolo del vostro primo articolo Razionalismo ed empirismo apparisce forse che il razionalismo sia una filosofia dal momento che r unica posizione sostenibile , secondo voi, quella degli empiristi ? Una delle due o gli empiristi hanno ragione; e il razionalismo falso e non perci una filosofia, cio una intuizione del reale o il razionalismo una filosofia, e allora vero; e falso quello empirismo che voi gli contrap:

ponete.
tico
;

No

siete voi

il

cattedratico, voi

il

domma-

voi sentenziate e volete chiuder la bocca agli

avversari, e vi avvolgete sdegnosamente nel vostro

mantello, non accorgendovi


lo

dicano

nemmeno, per quanto ve ve lo gridino dietro, che esso tutto sdru-

uno stato da far sorridere di piet o da far ridere allegramente della grottesca figura noi moche ci fate (1). Noi siamo dei criticisti
cito e ridotto in
;

viamo dubbi, discutiamo:


ritto

siamo nel nostro

di-

Ebbene

io

mi

rallegro con voi delle

buone

inten-

zioni, riconosco

il

vostro diritto

indurrei a disfarmi del

sciate che guardi anch' io


:

mio un pochino

quasi quasi mi povero mantello. Ma la;

sulla

vostra

persona perch mi pare che anche voi temiate di avanzarvi scoperto nel rigido campo della filosofia e ci veniate anche voi con un mantelluccio sugli omeri. N anche il vostro mantelluccio viene dal sarto. Io non mi accorger della magra figura del mio manma vi accorgete voi forse del malinconico tello aspetto del palliolo vostro? Non avete anche voi le vostre opinioni, che vi paiono preferibili e da prefe;
:

ci)

Vedi

la

conclusione dell'ultimo articolo del Varisco.

POLEMICA HEGELIANA
rirsi a tutte le altre ?

71

Che

vale protestare che voi


?

pigliate per vangelo le vostre idee

o
di

le

mie?(l) Avere

delle idee

non Sono esse le vostre voi non negherete

come che sia gi dommatizzare. Almeno, quando salgo sulla mia modestissima cattedra, io non faccio altro che esporre idee e difendendole cercare di persuaderne altri. Proprio, non fo altro: nessuna cerimonia solenne, nessuna forma speciale, nessuna veste appropriata alla circostanza (quel tale mantellaccio sdruaverne
esporle e difenderle

montare

in cattedra e

cito lo indosso sulla cattedra,


e

come

fuori di scuola,
letto a
il

non me

lo tolgo

che andando a

dormire).

mio penmetto n pi n meno di chiunque parli o scriva non preoccupato d'altro che del suo pensiero, ossia di chiunque parli o scriva sinceramente e schiettamente come fa appunto, e ne un bello esempio 1' opera da lui test pubblicata. Scienza e opiSe metto

un

po' di calore nell'esprimere

siero, ce lo

nioni,

V egregio prof. Varisco.


:

che se dogmatico, cattedratico e perfino intollerante sono io, dogmatico, cattedratico e intollerante anche lui e fu Kant stesso, il maestro del criticismo, in quanto sostenne e difese tenacemente il suo criticismo ed ognuno che pensa, perch tale di sua natura il pensiero. Bisogna rinunciare al pensiero, se non si vuole
:

Dunque, anche questo mi voglia concedere

l'assolutezza.
Varisco non esiter a rispondermi, che le sue idee non sono propone come le pi accettabili, ma non le tiene gi per assolutamente vere. Ma tutto inutile se ha scritto e pensato, qualche cosa ha affermato che ci posso fare io se questa la natura del pensiero? Non affermer il Varisco la verit dell'empirismo: affermer certamente la verit delle ragioni per cui lo stesso empirismo, pur tanto probabile, non pu ritenersi assolutamenle vero. Queste ragioni, m' immagino, le riterr assolutamente vere almeno queste
(Il II
:

sue

eh' egli le

72

POLEMICA HEGELIANA

io

Anche su questo punto pertanto il prof. Varisco ed potremmo dirci concordi Egli non ne converr ma io, a costo di parere pi cattedratico che gi non
.

sia parso,

continuo

a dire

che

proprio cos.

D'accordo con lui non potr dirmi certo quando afferma (l'afferma o non l'afferma?) che alle sue ragioni io non ho opposto altro che argomenti ad verecundiam; che non ho tenuto conto delle sue obbiezioni che voglio fare della filosofia un catechismo che ho creduto che con le sue critiche avesse mancato di riguardo ad Hegel ed agli hegeliani e inteso di toccare e toccato la fama di B. Spaventa, di Hegel e d' altri e che perci me n' abbia avuto a male, e per lo sdegno abbia perduto le staffe e cos via. No, no io non ho scritto ab irato, per la semplice ragione che, piuttosto che adirarmi, mi sono vivamente rallegrato in me stesso di veder discusso il libro che mi pareva passasse del tutto inosservato (1); ci sar nel mio scritto la profonda convinzione dell' insostenibilit, dell'anacronismo, dell'assoluta insufficienza dell'empirismo dopo il movimento speculativo che va da Kant ad Hegel ma non una
;
,

(1) Devo qui confessare che, notando nel mio articolo come nessuno dei tanti scolari dello Spaventa avesse mostrato, almeno pubblica-

mente, di compiacersi di quella ristampa de' suoi


di

scritti,

ebbi

il

torto

il volume, conoscesse gi la prefazione premessavi), l'amico dotto e valoroso Sebastiano Maturi, degno continuatore della speculazione dello Spaventa, una delle poche menti e dei pochissimi animi veramente filosofici che sieno stati in Italia negli ultimi tempi del quale l'oscurit solitaria, in cui lasciato vivere, uno degl'indici pi significativi dell'elevatezza intellettuale e morale dell' Italia presente. Egli si unito a me nel proposito di rinfrescare anche la fama personale del maestro, pubblicando (con parole gentili per me, in una lieta occasione) una importante Lezione di B. Spaventa: La prima dell' anno 1S6-65 Napoli, L. De Bonis, 1901 e altre notevoli scritture si propone di pubblicare.
;

non eccettuarne esplicitamente, sai, che ognuno che avesse visto

oltre

il

prof. D. Jaja (del quale pen-

POLEMICA HEGELIANA

73

parola che giustifichi qneste prime impressioni del prof. Varisco. Mi basti mettere in chiaro soltanto questo che io non ho arbitrariamente rigettate le sue obbiezioni,
:

contravvenendo ai canoni di ogni buona critica, ma le ho esaminate quanto meritano, e le ho combattute con ragioni che potrebbero essere abbastanza valide se nella risposta del Varisco non se ne scalza pur una. Questo solo il punto che mi preme chiarire: tutto il resto avr la sua importanza; ma confesso che non ha grande interesse per me. Ben mi dorrebbe che il prof. Varisco restasse nella persuasione, che io non accettai di buon animo le critiche sue ma che questo non sia accaduto, non saprei meglio provarlo che continuando a discutere.
:

In primo luogo ho confutato la sua obbiezione contro la dottrina hegeliana relativa al principio di contraddizione? Prendo l'obbiezione nei termini stessi in cui formulata dal Varisco nei secondo articolo. Dove al Trendelenburg, che negava anche lui ogni valore metafsico a cotesto principio, egli dice Per escludere la verit oggettiva di una formula contraditto: :

ria.

io

non ho punto bisogno


i

di

attribuire

un valore metafisico; mi basta di considerarlo come una legge del m o pensiero senza punto indagare se valga o no in ordine ad
al

principio

altro,

n quali siano

fondamenti della sua innega-

bile validit nel

tuale pensiero,

mio pensiero. Nel mio effettivo atuna formula contradditoria non ha

significato di sorta.

che una

tal

vera. Infatti,

E da questo solo fatto concludo, formula non pu essere oggettivamente la prima condizione perch quello che

74
io dico sia
;

POLEMICA HEGELIANA
vero
,

che quello che dico abbia u aver valore oggettivo una frase contradditoria, in altri termini, se possa avere un significato, una questione oziosa . La mia risposta era stata semplicemente questa: la formola hegeliana contravviene s al principio

senso

discutere se possa

di contraddizione,

ro (e

s'

come

fondamento del vostro pensieintende perci che non pu avere un senso, tutte le cose che sono nel vostro pensiero);

ma

il

vostro

pensiero, a cui v'appellate,


:

non
il

il

pensiero di cui parla Hegel il vostro pensiero siero determinato, l'effettivo attuale

pen-

pen-

siero, come

laddove quello di Hegel il fondamento, o pretende di essere il fondamento di ogni determinazione, di ogni effettivo attuale pensare. Questa pretesa sar magari una pazzia ma voi non la potete combattere attribuendole un significato che assolutamente non ha. Perci dicevo, che il va loroso critico avrebbe dovuto scendere nel campo della metafisica in cui lo Spaventa porta la questione ecc.. E se il Varisco non mi ha capito (1), non posso far altro che insistere sulla mia osservazione e chiarirla sebbene potrei rimandare il mio avversario a una biblioteca di scritti pii o meno vecchi su questo punto. Ma che pretenda inoltre che io non abbia capito lui e la portata della sua obbiezione, e che avesse perci bisogno di spiegarmela con un esempio non l'ammetter tanto facilmente dal momento che egli non ha capito me. che la realt non Si tratta di questo, secondo lui pu dare ci che nel pensiero intrinsecamente impossibile quantunque l'esempio da lui addotto non
voi dite
; ;
;
:

(1)

Ma

io qui

non

Io

capisco davvero

, (ivi).

POLEMICA HEGELIANA
conduca punto

75

a tale conseguenza (.1). Ma appunto questo che noi diciamo la logica del pensiero la logica del reale. Se non che, come e' una realt ultima (voi dite le particelle eteree^ che il fondamento di ogni reale, e non ha per ci stesso nessuno dei caratteri proprii di ogni singolo reale, come quel singolo reale, cos mi dovrete concedere anche un pensiero ultimo o primo che vogliate dirlo, fondamento di tutti i pensieri (anche del vostro e dell'effettivo attuale pensare) e come fonda:

mento

nessuno di essi in particolare, n partecipe di nessuna della propriet di ciascuno di essi come pensiero singolo e determinato. Ma la formula 1' Essere nulla non ha
di essi,

non identico

ma

Gi, ve 1' ho detto una contraddizione questo ci che vogliamo che se non ci fosse contraddizione, non ci sarebbe il motivo dialettico o la scintilla, come dice lo Spaventa, del divenire .
senso.
:

(1)

Perh hanno ragione

le

cui facce sieno tutte esagone


tale poliedro (ossia
i

geometri di dire impossibile un poliedro ? Non perch, dice il V., non si possa

non perch, quelle leggi del pensiero, geometri, col puro discorso, dichiarano assurdo un poliedro astratto con le facce tutte esagone, sono anche leggi del reale oggettivo >) ma perch assolutamente impossibile soltanto la realizzazione d'un progetto, che non sia stato formulato (O lo sia stato con una frase contradditoria ), d'un progetto, insomma, che manca Ora chiaro che l'esempio non regge per nessun verso (p. 382). 1 il poliedro, come ogni entit geometrica, un'intuizione, e quindi non realizzabile 2 altro una realt realizzabile sulla base d'un
in virt delle quali

pensare un

progetto, altro

una

realt metafsica

3o la realt

non

realizzabile

perch manca il progetto, non assolutamente irrealizzabile, se non si dimostra intrinsecamente impossibile la formulazione del progetto (che non assolutamente irrealizzabile il campanile di S. Marco solo perch i o hic et nunc, non saprei formulare il progetto 4" un progetto intrinsecamente impossibile non tale di fatto, ossia ri, ;

spetto

al

mio pensiero; ma

tale

in

s,

ossia metafisica-

mente. Serrate e sprangate la porta quanto volete: le metafisica trover sempre la finestra per rientrare, non nella vostra stanza soltanto, ma dentro perfino al vostro cervello.

76

POLEMICA HEGELIANA
vale perder la pazienza per cos poco, e chiedermi

(ideale), o proposizioni mie,

sono verit da credere, sotto pena del rogo che vi sia lecito esaminare . Esaminate, esaminate perch cos potreste finire col fare la curiosa scoperta che un senso pur ce sotto le mie frasi: e che le vostre, spiritose e belle, come paiono anche a me, e limpide e chiare, Ma, per esaquanto volete, non sono che frasi.
se queste
; ,

minarle, m'ingegno prima di ricavarne il senso, poi cercher se abbiano un valore oggettivo. La prima indagine essendovi riuscita sfavorevole, io vi dichia-

Vi contentate di poco, ro, che n' ho abbastanza . caro professore forse per urbanit, non certo, si direbbe, per amore del vero perch, tenero come siete della vostra logichetta e del principio di contraddi:

zione,

come non

v'accorgete della petizione di prin-

cipio onde allegramente imbaldanzite

contro le mie povere frasi ? Io aspetto che mi proviate perch una data formula non ha senso nel campo dove io v' invito a discuterla e voi fate tanta baldoria persuaso che vi basti dichiarare che non ha senso, nessun senso, in nessun luogo, in nessun campo. Appunto questo non vi concedo e non ve lo concedo non gi, mi pare, ma perch ve 1' ho gi pel solito difetto di urbanit, ricordato, non bisogna confondere, come notava anche a cui la mia logica il Trendelenburg, il pensare,
;
:

si

riferisce
(e

col

conoscere,

a cui

si

riferisce

il

mio) principio di contraddizione. Ma i discorsi che facciamo, voi ed io, per capacitarci a vicenda, son fuori della conoscenza ?.... Se voi non siete l'Assoluto di persona,.... che pretesa la vostra, di non voler applicato alle vostre frasi (1) quel princivostro
Lo spaziato
del prof. Varisco.

(1)

POLEMICA HEGELIANA

77

pio di contraddizione, che vale per ogni cosa, fuorch (secondo voi?) per ia soia prima scintilla del divenire? Ecco, se non vi foste tanto scaldato, giurerei che non sarebbe sfuggito al vostro acume (e non c'era bisogno n anche di grande acume), che cotesta pre tesa che m' attribuite, io non 1' avevo, non l'ho, non potevo averla, non l'ha avuta Hegel, non pu averla nessun hegeliano. Che diamine ? M'accusate di leggerezza perch chiamo giochetti certe vostre argomentazioni: ma forse gravit, ossequio ai buoni canoni della critica attribuirmi questa sciocca pretesa, e farmi dire quindi che, per capacitarvi di ci che stimo per

vero,

mi propongo

di tenervi dei discorsi


?

ribelli

al

No, io non sono da tanto: e volevo dirvi semplicemente, che non le mie fra1' Essere Nulla si, ma solo questo principio , riteneste per superiore al principio di contraddizione. Che se anche la sola enunciazione di tal principio vi sembrasse una frase mia (non potrete per dirla mai uno dei discorsi da me fatti per capacitarvi I), io vi dichiaro candidamente che almeno di questa frase sono innocentissimo come Adamo nell'Eden; cere che io, ripetendola, non me la cavo dal i o vello, ma dal cervello del Pensiero (col P maiuscolo), di cui non sono che un indegno rappresentante proprio di l, donde voi credo ehe avrete cavato il principio di contraddizione dal cervello di quel Pensiero, che anche voi ammettete, distinguendo la scienza
principio di contraddizione
:

dalle

opinioni.
desidero ripetervi ancora una volta una dichia.

Ma

razione, bench disperi di farvela accettare per buona. Voi non volete capacitarvi, che l'Essere sia eguale ai Non-essere perch ci urta contro il principio di contraddizione ebbene, vi confesso che non me capa;

78
cito

POLEMICA HEGELlAxNA
neppur
io, e
:

per la stessa ragione di voi che volete ne capacita neppure chi lo crederebbe ?) Io stesso Pensiero (col P maiuscolo) che pure l'affermai Ne volete una prova? La logica di questo pensiero vi dice, che appunto perch c' contraddizione tra Essere e Non-essere, non si pu restare, non si resta nella identit Essere Nulla ma si procede e quindi il divenire. Se il Pensiero si acquetasse in quella formula non si moverebbe ma resterebbe nella eterna affermazione di essa laddove nel terzo grado della sua dialettica ei non fa altro che negare quella posizione. E tutto questo, fuori del tempo prima cio (logicamente) che il prof. Varisco cominci a pensare e ad esaminare, com' suo diritto, le mie frasi (1): prima quindi che egli si trovi nella sede propria per protestare iu nome del diritto al possesso stabile della cognizione acquisita.
di pi ?

Non

se

(1) Il

Ma,

infine, per
gli

dimostrare che

possono

aver

ragione,

hegeliani dovrebbero addurre

un esempio

Varisco confonde poi due cose ben distinte quando, insistendo formula hegeliana, paragona questa formula alla frase numero dispari divisibile per due. Ora chiaro che questa proposizione non accettabile, perch prima di tutto non inintelligibile se rispetto ad essa fossimo come siamo, secondo il prof. Varisco. rispetto alla formula hegeliana, nell' impossibilit di attribuirle un qualunque significato, come faremmo a ritenerla falsa? Altro, dunque capire ci che si d7ce, altro giudicarlo vero o falso. Medesimamente, la formula hegeliana si potr, se si potr, dimostrar falsa, dimostrando il valore assoluto del principio di contraddizione, o meglio provando che l'idea di sviluppo conciliabile con cotesto principio ma il poter fare questa dimostrazione, anzi credere di farla o di averla fatta, presuppone l'aver gi capito il significato della formula Sicch io non avevo tutti i torti di dire un giochetto quella faccenda dello scrivere e poi cancellare e rendere con un frego illeggibile la parola < Essere sia pure che 1' inventore ne fosse stato il Rosmini iX. Saggio g 605). Ma il Rosmini non credeva di servirsene contro Hegel, e polemizzava soltanto contro gli scettici.
sulla inintelligibilit della
:
:

POLEMICA HEGELIANA
di qualcosa,
torio, e

79

che alla nostra mente risulti contradditche insieme abbia un'esistenza qualsiasi non
(p. 385).

dubitabile

Veramente

s'

gi parlato, in

questa discussione, del moto, della cui esistenza certo non dubita il prof. Varisco nella sua concezione meccanica del mondo. E a chi per intendere l'unit dell'essere e del nulla chiede, oltre la deduzione scientifica dell' unit stessa, qualche esempio concreto, aveva gi risposto Hegel stesso, richiamando {Enciclopedia, 88, 3) r attenzione sui concetti del divenire {Werden) e del cominciamento (An/'ang'). Ma io voglio essere pi generoso, sebbene in verit,

esempi possibili si riducano in fondo ai due Hegel e imitare una volta tanto quel che fece l' Engels contro il Duhring per la negazione (1). E tolgo ad esempio una delle tante forme del divenire l' invecchiare che fa, poniamo, un mantutti gli

addotti da

tello. Il

quale prima
lungo,

ti

nuovo
piglia

e poi,

dopo un tempo

pi o

meno

un

aspetto che ci vuole

molta

filosofia

per continuare ad usarlo.

Or come avviene questa metamorfosi ? forse uno scambio, che un bell'umore t'ha fatto, per rinnovare
sua roba? No, poich per l'ipotesi il mantello sempre quel medesimo. Ma intanto non pi quello
la
:

irriconoscibile.
:

mantello non pi lo stesso mantello contraddizione flagrante, da riuscire intollerabile ad ogni essere razionale che a tutto voglia applicare il suo principio di contraddizione. Il mantello uno i suoi stati successivi, con ciascuno dei quali r essere del mantello s' identifica, sono molteplici dunque l'uno e i molti sono identici. Ma questesso
;

Lo

(1)

Herrn Eugen Duhring's Umwlzung der Wissencchaft,


;

Stuttgart,

1894

parte

I,

cap. XIII.

80
sta la

POLEMICA HEGELIANA
negazione delTaritmetica
!)

(la quale, infatti,

un' astrazione

si possa squaderna. Il prof. Varisco non ha se non da volgersi attorno, e avr esempi di contraddizioni tolti dalla realt quanti ne vuole perch tutto attorno a lui si muta in perpetuo, dalla terra che gira e si rigira in s, al cielo su cui si succedono senza posa albe, meriggi e tramonti; dal suo corpo, in cui con alterna e ininterrotta vicenda nuove cellule si formano e le vecchie spariscono, al suo spirito, che pensando e volendo afferma costantemente un identico io attraverso forme perpetuamente cangianti e nel fiume della vita non vedr mai due volte la stessa acqua. Ond'egli dovrebbe piuttosto conchiudere, che non l' identit, ma la contrade che 1' identico, il dizione la legge della realt puro identico, non ha luogo se non tra le morte astrazioni dell'intelletto. Dovrebbe dico: perch una ragione per l' identico c' pure nella realt ed che la contraddizione presuppone essa stessa 1' identit altrimenti che contraddizione sarebbe ? La Spaventa ebbe ( come nessun altro hegeliano ) la pi chiara, la pi netta coscienza del problema: che il pro-

la sorte del

mantello

comune, non credo


universo
si

dubitarne, a quanto per

l'

dell'unit dell'essere e dei suoi stati da esso Spaventa ripreso e trattato in tre scritti del volume da me pubblicato, ai quali il prof. Varisco non accenna menomamente, n nel primo ne nel secondo
;

blema

articolo: // concetto dell'opposizione

Idealismo o realismo

e lo spinozismo : ed Esame di un' obbiezione di

Teichmiiller alla Dialettica hegeliana.

Negare che la realt si sottragga al principio di contraddizione in altri termini, affermare che la realt sia il regno della pura identit, si potrebbe
;

POLEMICA HEGELIANA
soltanto

81

da un punto
prof. Varisco,

di

vista

idealistico (cfr, gli


lo

Eleati e Platone stesso);

ma non

pu un pensatore

come

che aborre da ogni forma di idealismo, e pone nella sensazione la misura delia realt. Forse che la sensazione vi d l'essere, spoglio dei suoi stati, puro da ogni qualit, e tutto chiuso in
il

Il vostro empirismo pu esser base duna critica negativa del principio di contraddizione, non d'una critica negativa della logica hegeliana. Vi parr stra-

s?

na

ma

cos,
il

anche questa

volta.

Del resto
io gli avessi

prof. Varisco sarebbe stato contento, se

dimostrato che lo stesso concetto del laddove egli aveva dimostrato il contrario e le opposizioni da me fatte alla sua dimostrazione gli son parse fondate sopra dei nuovi equivoci . Vediamo un po'. Riassumo prima la sua dimostrazione, com' ripetuta nella risposta. (p. es. ci che in meccanica

moto

contradittorio
;

dicesi

un punto materiale)

sia in

un certo tempo

nel

punto dello spazio A. Alla fine del tempo t, sia invece nel punto B. Le due proposizioni non sono contradittorie
al
;

la

ragione chiara
/

perch

in

A
e

principio di

e in

alla

fine di /;

non

in

in B,

sic et sempliciter.

fin

qui tutto
di

congiunga
si

A con
f

B, mediante la

va bene. Si linea continua /;e


parti uguali,

divida

ed

in

un numero
si

che

pu

essere infinito; sicch

menti, aventi tutti l'origine


successivi punti di
tutta la
/;

abbia una serie di segin A e il termine nei


serie di intervalli, aventi
t,

una

medesima

origine di

il

termine nei suoi

diversi istanti successivi. Conclusione:


(col

Suppongo
ho sup-

medesimo

ineccepibile diritto, con cui

posto, che

fosse rispettivamente in
/)

in

al

prin-

cipio e alla fine di

suppongo, che, in ciascun istante


6

82
di

POLEMICA HEGELIANA

sia nel corrispondente punto di / E dico di /, aver ottenuto l'intento; di essere riuscito, quanto alle due proposizioni ammesse prima [M in A ; in
:

B], a riunirle in
rarle,

un medesimo

concetto, a

conside-

come esprimenti due diversi momenti d' un che concepisco (il fatto, qui, ancora semplicemente pensato) ossia d' aver concepito il movida A in B . mento di Questa n pi n meno che la dimostrazione delaltra volta, alla quale io opposi, che in tutta questa costruzione tutto pu esservi, tranne il movimento. Se M, dicevo, e mi ripeto perch veda ognuno e prima in un tocchi con mano i miei equivoci, se punto, poi in un altro in istanti differenti del tempo, noi avremo diverse posizioni di M, ma non il passaggio da una posizione all'altra; e senza il pasche in che in A, non queir saggio, queir B: e quindi non c' il movimento. Insomma non la serie degli stati diversi che urta il principio di contraddizione l' identit attraverso gli stati diversi, che ne fanno oggetti diversi, l' identit dell'uno e dei molti che rende contradittorio il concetto del movimento, come ogni altro concetto di uso mefatto
;

M
;

tafsico

Dove sono annidati questi equivoci, che non riesco a scoprirli ? Voi mi date diverse e successive posizioni di M, non vero? Ebbene, sar inurbano; ma vi confesso schiettamente che a me ci non basta per costruire il concetto del movimento. Ma come ? voi mi direte io penso il medesimo M (ho spiegato anche troppo (1), che ho diritto di considerar M come
:

sempre
ci)

il

medesimo)

successivamente
il

nei di-

Non ha

spiegato nient' affatto, a dire

vero,

ma

supposto.

POLEMICA HEGELIANA
versi punti di
/;

83

corre
stato

/ ?...

Volete

che altro vedere

il

mai, pensare

che perEssere

passaggio?
non

prima
in

in A, poi in B.

un

essere passato

da
di

A
/.

B?

Essere successivamente nei diversi punti

non
,

un passare per

questi punti

perch il passare importa avevo gi avvertito qualche cosa di pi che essere successivamente in punti diversi di una medesima linea continua perch essere, non ci vuol molto a capirlo,

No

non passare auzi il contrario del passare. Il mio argomento precisamente quello che al prof. Varisco non pare si possa pi mantenere dopo le sue osservazioni (1) il movimento (passaggio) importa l'affermazione e la negazione simultanea dell'essere. E il mio avversario non ha detto una sola parola contro
;
:

questo argomento. II distinguere gl'isi trova rispettivamente nei successivi punti di /, mi d gli elementi cronologici che occorrono oltre gli elementi spaziali nell'idea
la validit di

stanti diversi nei quali

del

tempo
;

ma non mi d l'idea
ogni parte tagliate
:

del moto. Voi spiccate tagliuzzate fino agli


:

la testa dal tronco,

poi gli arti superiori, e poi gl'ine

feriori

ultini elementi

anatomici e alla fine mi dite ecco lorganismo animale. Ma che organismo cotesto, se me l'avete distrutto alla prima coltellata! Io cercavo la vita dell'organismo; e voi con miserabile scempio fhorribile dictul) mi mettete innanzi le sparse membra. Ebbene rimettetele insieme e fatele cam,

il)

di moto,

Il fatto sta, che per dimostrare essere contradittoria la nozione sempre s'era tenuto un discorso ben diverso ecc. ipag. 3%7>.
:

< Si cerca di presentare la difficolt sotto una forma nuosotto segno manifesto, che la vecchia non soddisfa pi ma la difficolt, sotto la forma nuova, manca del tutto di precisione, si riduce in ultimo a dire non ammetto la vostra spiegazione, perch, se l'ammettessi, dovrei confessare che il concetto del moto non e contraditlorio .

E pi
va
:

84

POLEMICA HEGELIANA
I

minare

Ma

voi

volete
tutto

vedere
il

la vita ?

No,

io
;

corpo nelle sue parti, mi promettevate di farmi veder tutto. E tutto, infatti, mi avete fatto vedere il visibile ma quello che gi vi predicevo non mi avreste col vostro coltello mo;

non dicevo che fosse ma voi, scomponendo

possibile vedere

anche

la vita

strato, quello

no

non
mia

solo

non me

l'avete mostrato,

ma

l'avete distrutto.
vero, la

S,

analisi
:

dell'idea

del

movi-

mento
alla

lascia

qualche oscurit

ma
io

solo relativamente

origine
dell'

di questa idea e alla

sua

applicail

bilit del reale. Cio,


contenuto
zione;
e

ho spiegato che

ma

non implica nessuna contraddirestano due questioni ben distinte: come


idea

perch dalla percezione di


istanti di
t,

nei vari pnti di


il

passaggio da un punto all'altro e come e perch ne arguisco che il Dunque, diss' io passaggio realmente avvenuto. gi nel mio articolo, ammettete, a quel che pare, anche voi che la vostra analisi spieghi tutto all'infuori
ne' vari
io arguisco

del passaggio?

Certo il passaggio reale io non posso cavarlo E in altronde che dalla percezione del movimento. quest' uscita dimostraste di confondere, come pure notai, una questione critica con una questione genetico-psicologica; perch noi qui non vogliamo n vo:

la storia del processo psicologico per giunge alla concezione del movimento ma ci proponiamo e ci proponevamo di determinarne il contenuto, e di farne la critica; alla quale quella notizia storica giova tanto, quanto giovano al razionalista le testimonianze storiche nella questione dei miracoli. Infatti, che vale a voi la dottrina che se non avessimo percepito niun movimento, ce ne mancherebbe

levamo sapere
cui
si

POLEMICA HEGELIANA
anche
la

85

rappresentazione

trino per vera, resta

sempre

a vedere

Ammessa questa dotcome in questa

rappresentazione o concetto che sia, venutoci dalia esperienza, stiano insieme in buona armonia l'essere e la sua negazione. Ora queste obbiezioni saranno, come mi rimprovera fuori di proposito; ma a il prof. Varisco, affatto me non pare n l'egregio contradittore lo dimostra per mi permetto di ritenerle per giustissime e appropriatissime fino a prova contraria. Io a questo proposito ricordai, accennando all'ormai sopita que; ;

stione

dibattutasi
i

tra

sostenitori della psicologia

nativista e

sostenitori della genetica, che le ricer-

che psicologiche non hanno che vedere con la critica della conoscenza, e per dovrebbe smettersi ormai il pregiudizio, che Kant possa esser corretto o compiuto con la psicologia. E il prof. Varisco mi tira
fuori

una proposizione delTArdig,

nella quale detto,


<c

che nella Critica della Ragion Pura


l'analisi del fatto conoscitivo,

trattandosi delfa

non

si

che della

psi-

Dove il termine evidentemente ha un significato pi ampio di quello attribuitogli dal Varisco (1) ma, se cos non fosse, com' probabile che nelle opere dell'Ardig il prof. Varisco riesca di trovare non una
colagia
.
;

ma
che

cento proposizioni che dicano quello ch'ei vuole, potrebbe inferirne ? La mia opinione non

Oh, pur troppo ma il numero di quelli che tengono per vera una opinione in una scienza paucis contenta iudicibus, com' la filosofa,
tanto solitaria.
;

ili

di Kant,

curioso che il prof. Varisco ogni volta che s'avvenga a parlare non sappia fare a meno dell' interpetri e delle autorit. Ed

ceco che in Scienza e opinioni, Nota 32, pag. 648, dichiara che i libri di Kant sono d'una lettura diffcile, e che egli senza la guida del Cantoni l'avrebbe molte volte fraintesi.

86

POLEMICA HEGELIANA

verit.

sempre o quasi sempre in ragion inversa della sua E sia detto con tutto l'ossequio all' ingegno del prof. Ardig non in questo soltanto il suo pensiero fuorviato da un pregiudizio.
;

Ma ora ho finito. Il prof. Varisco ha voluto difendere dalle mie critiche il suo empirismo ma a me non giova ora ribattere le sue osservazioni (1), stimando che le cose dette l'altra volta si reggano abbastanza da s anche dopo la risposta del prof. Varisco.
:

Voglio solo dichiarare, che contrapponendo il s u o empirismo alla filosofia io non ho voluto giudicare tutto l'empirismo n quindi mi son sognato di negare ogni valore, anche storico, a ogni forma di empirismo. Sicch era proprio inutile che il prof. Varisco mi rammentasse che Kant, ch' padre di Hegel,
, ;

figlio
il

di
Il

Hume
mio

(Hegel, dunque, nipote di

Hume

va bene
sentire

?).

giudizio aspro, e

dovere di

mi esprimerlo; ma non

rincresce di

ingiusto.

torner su, per provarlo meglio, in un esame che della principale opera del prof. Varisco ho fatto in una lunga recensione, gi scritta da due mesi, e che uscir prossimamente in una rivista napoletana. In quanto alla dichiarazione soggiunta infine della sua risposta, ch'egli non abbia creduto con le osservi

vazioni mosse alle dottrine dello Spaventa di negare a questo scrittore ogni merito, dir francamente che
il

prof. Varisco poteva risparmiarsela, perch, per parecchie ragioni, non ce n'era proprio il bisogno. Che non potesse mirare a canzonare, gli dichiaro io
Avverto soltanto
Vedi
il

(1)

il

gettivo l'atto di giudicare.


gettivit.

prof. Varisco che io tengo pi di lui per sogMa bisogna intendersi sul valore della soge

mio Rosmini

Gioberti,

Pisa, Nistri,

1898;

dove la

questione a lungo trattata.

POLEMICA HEGELIANA

87

che non n'era venuto punto il sospetto, perch gi mi sarebbe parso di fargli troppo gran torto. Che, se avesse voluto, avrebbe potuto rilavare negli Scritti filosofici da me raccolti non pochi passi che gli avrebbero dato un giuoco mirabile, non lo credo davvero; e l'esempio cui accenna, non deporrebbe favorevolmdnte n pel suo spiritene pel suo buon gusto il).
Napoli, 2

novembre

1902.

(1)

Si

confronti la pag.

.598

citata dal Varisco. e si giudichi.

V.

SCIENZA E OPINIONI
Il
l'

problema discusso dal


il

prof. Varisco quello del:

il pi vasto , pi complicato e il pi appassionato di tutti i problemi . E il principio della sua discussione in una distinzione su cui 1' autore torna ad insistere ad ogni pie sospinto la distinzione tra

esistenza

del soprannaturale

egli dice,

che consta. Una distinzione, che illustra con gran copia di esempi, difende con calorosa eloquenza e dichiara sempre evidente, netta, ovvia, che la dovrebbe vedere chiunque; e che rimane tuttavia bisogna pur dirlo il concetto pi oscuro fra quanti ne sono esposti o accennati
ci che

vero,

e ci

nel libro.

Ecco un esempio Un cattolico non dubita di nessun articolo di fede ma per alcuni, riconosce che la sua notizia e la sua certezza hanno a fondamento la rivelazione sola, che la loro verit umanamente non dimostrabile, non consta. Valgan d'esempio i dogmi della risurrezione della carne, dell'immacolata concezione, dell'infallibilit del papa. Perch dero:

90

SCIENZA E OPINIONI

gherebbe alla sua fede, riconoscendo, per esempio. che il semplice discorso razionale non conclude l'esistenza di Dio, o conclude la sua non esistenza ? (1
).

Certo,

la

distinzione

gi

fatta,
;

quando

s'

di-

stinto fede e discorso razionale perch se si distinguono, il contenuto dell'una non pu coincidere col contenuto dell'altro; e quello che apparisce ed sostanzialmente lo stesso contenuto, se contenuto della fede, un contenuto, se del discorso naturale, un altro contenuto: la forma diversa trasforma il contenuto in s identico. Ma, fatta la distinzione, bisogna riconoscere che essa non pu aver luogo in una medesima coscienza perch una coscienza ha un dato contenuto; e solo all'ingrosso si pu dire che fede e scienza si trovino in pace o in guerra in una medesima coscienza. Pu darsi infatti che un cattolico filosofando concluda, poniamo pure, contro l'esistenza di Dio, e rifiuti poi, per la forza della fede che gli si ribella nell'anima, i risultati del suo filosofare; ma qui e' un prima e un poi, ci sono due momenti diversi e veramente due coscienze, due una delle quali vien filosofando trasporpersone chiude gli l' altra tata dall' impeto della ragione orecchi alla voce di questa, e si raccoglie trepidante e stanca nella rocca della sua fede. Come con; , ;
,

fondere in una queste due coscienze ? E se non si possono confondere, lecito domandare: mettendosi a filosofare, scrivendo un libro di filosofia, quale di codeste coscienze dev' esser la nostra ? Alla quale domanda la risposta cosi sicura, che non lecito nemmeno enunciarla. L' errore deriva da ci,

che
il)

parlandosi di
e

verit

e di

ragione, di oggetto
p. 5.

B. Varisco, Scienza

opinioni,

Roma. MCMI,

SCIENZA E OPINIONI
e di soggetto,

91

non
della

si

bada che
o
del

nella scienza

non

si

pu parlare
della

mia

o della

tua,

in generale

nostra

ragione

nostro

soggetto;
,

deve assolutamente intendere la ragione i n s il soggetto in s. Ma cotesta non la ragione reale Questo, a parer mio l'errore, in cui incorrono oggi moltissimi, e che bisogna evitare per oriensi

ma

tarsi in filosofa. Nella scienza, piaccia o

non
;

piaccia,

non

si

pu

discorrere, se

non

di concetti

uno

dei

caratteri essenziali del concetto quello che Aristo-

pi di duemila anni fa, il x-/0' -y.l-o appunto l'in s. Che Tizio cattolico pur filosofo creda di essere insieme hic et nane e cattolico e filosofo, passi: ma il credere erroneo di Tizio non pu valere contro la filosofia dello spirito, che distingue nettamente la fede dalla scienza, e questa ripone in un grado superiore a quella; ossia la vita di questa subordina
tele diceva,
;

alla

morte

di quella.

Prendiamo

il

caso

piia

sfavore,

vole, quello della Scolastica,

che non

giammai ben
theologiae,

morta. Per essa

la filosofia

un' ancilla

dell'umano cervello. Or bene, anche in questo caso la vera sovrana non la filosofia la quale assegna le ragioni legittime di cotutte le altre figlie testa servit ? Infatti
la

come

ragione

non

si

sottomette

di fatto alla fede, se non perch si persuade che deve sottomettersi e in questa persuasione, essa giudica la fede, e si pone perci al di sopra di essa e la sottomissione non dura, se non dura la persuasione, e con questa quel giudizio, e quella superiorit. Perfino il credo quia absurdum non uno slancio
;
:

di fede, anzi un sottilissimo ragionamento. Ma poi mette conto pensare a dimostrare la superiorit della ragione contro un libro di filosofia sulla questione del soprannaturale quando 1' autore dichiara candida,

92
mente,

SCIENZA E OPINIONI

fin dalle prime pagine, d'essere profondamente persuaso, che il sentimento del soprannaturale abbia un valore oggettivo (p. 8). Se la ragione non fosse qualche cosa di pi e di meglio della fede o del sen'?

timento che voglia dirsi, ovvio che l'autore rebbe tenuto pago del suo sentimento, e non rebbe affaticato a filosofare.
In verit,

si

sa-

si

sa-

non
del.ia

si

direbbe che l'autore disconosca

la

superiorit

ragione.

Posto,

egli

dice

dopo

l'esempio di quel povero cattolico, posto che la ragione conducesse a escludere il soprannaturale, ci potrebbe dipendere dall' insufficienza dei dati su cui
essa lavora, e dei mezzi che mette in opera
parole,
se
.

Le quali

che non per ma per motivi razionali si possa ragioni di fede talvolta mettere in quarantena le conclusioni della ragione. Ma. anche qui, che sorta di ragione sia questa di cui ci parla l'autore si stenta molto a capirlo. Egli dice prima Se la ragione conducesse ma poi soggiunge: ci potrebbe dipendere dall'insufficienza dei dati e dei mezzi e lo soggiunge certo in nome

non

erro, farebbero credere


,

conduce o non conduce ? Io che non conduce, se finisce nel sospetto che mezzi di cui dispone siano insufficienti: perdati e ch con questo sospetto si resta a mezza via. E se non conduce, l'ipotesi (se... conducesse ecc.)
della ragione. Sicch,
direi
i i

non
Il

regge.

e non conduce: meno condurre o un'opinione, che l'affermazione del certo. sapere E allora in un tradursi poich non pu un'opinione forma sott'altra domanda la risorge per chi ? Per la ragione che conduce, o per quella che non conduce? Per la prima certo no e per essa

Varisco forse dir che conduce

SCIENZA E OPINIONI

93

quindi non pu valere il sospetto di quella insufficienza; un'opinione per la seconda: ma per questa, come sopra, 1' ipotesi non regge, perch questa non conduce ad escludere il soprannaturale. Se non che qui la questione pi grave se quando la ragione conclude, non s'hanno da accettare le sue conclusioni per sospetto che s'abbia (fondato o no, non importa) della insufficienza dei dati e dei mezzi di cui quella dispone, la vera conclusione che la filosofia una vana ciancia, o meglio che non c' filosofia; perch la filosofia costituita, mi pare, di con:

clusioni razionali.
se

Ma

se la filosofia

si

una

ciancia,
libri

non

c'

nessuna
ci

filosofia,

perch

scrivono

di filosofia?

E che?
[cotesto

replica l'autore. Rinunziare a risolvere

problema del soprannaturale] secondo l'assoluta verit non deve significare che si rinunzii a dia

scuterlo, a pensarci. Rinunziare di fatto


impossibile per

pensarci

un uomo

di

mente

sana,^

una volont

(1).

Tutt'altro, direi!

Un

che abbia uomo che dise-

scute, e pensa a

un problema

alla cui soluzione

condo l'assoluta verit ha gi rinunziato, non n di mente sana, n di saldo volere. Sana piuttosto mi parrebbe la mente che rinunzia ai problemi insolubili, o che le sembrino tali, e saldo volere quello che si determina a seconda della mente e persevera nelle sue determinazioni malgrado le tentazioni del
sentimento e
sterioso.
le allettative di ci

che apparisce mi-

Ma insomma,

la

distinzione tra ci che o

pu

esser vero, e ci che consta,

s'impone a quelli
(1)

stessi

ha un valore che di fatto che la negano in teoria, dap-

Pag.

5.

94
pertutio dove
di fede
.

SCIENZA E OPINIONI
ci

sian dispareri

tanto pi in materia

una ferma credenza nella verit di certe preposizione metafsiche o storiche... Ci che propriamente la costituisce, il sentimento d'una particolar unione con Dio, il vivere l'uomo sotto l'impressione della parola divina ch'egli sente risuonare dentro di s... La notizia, che per fede si ha d'un ordine soprannaturale, non in ultimo giustificata se non dal sentimento vivo e potente per mezzo del quale il detto ordine diviene un elemento della nostra vita ntima . Quindi la famosa distinzione; la quale allora soltanto potrebbe svanire, quando il sentimento fosse traducibile con esattezza in termini di conoscenza teoretica ; laddove i motivi, per i quali io credo al soprannaturale, a me non riuscito di tradurli in argomenti discutibili e

La

fede

non

soltanto

adducibili

su questo punto del sentimento torna spesso l'autore molto volentieri ma a me sembra s'avvolga in un equivoco, che non , a dir vero, infrequente.
;

Che cosa

il

sentimento, in quanto
teoretica
'?

si

distingue

Esso non altro che la pura emozionalit; e 1' autore pare che ne convenga. Ora come pu concepirsi che la pura e semplice emozionalit possa, come tale, costituire un argomento di fede ? Certo, si adopera comunemente
dalla conoscenza
la frase
:

ragioni di sentimento, e simili, per indicare


di credenza,
;

che non razionale ma si va tanto pel sottile poich, si sa, il linguaggio un prodotto della fantasia, non della riflessione. Ma sta per le pi elementari conoscenze di psicologia, che l'emozione pu essere effetto, non causa d'uno stato teoretico. Pu una data emozione tenerci avvinti pi strettamente

un fondamento

nel linguaggio ordinario

non

SCIENZA E OPINIONI
a un certo stato teoretico
;

95

che questo slato teoretico

perch ci sia, occorre tale da determinare siffattamente la nostra emozionalit. Sicch, in ultima analisi, sempre uno stato teoretico dello spirito che determina la nostra coscienza (1). Non soltanto nelle relazioni tra e uomo, come vuole l'autore (p. 8), avviene che abbiano corso le sole moma anche nelle relazioni nete di conio razionale deiruom.o con se medesimo. E forse, del resto, l'uomo pu avere con l'uomo relazioni diverse che con se stesso ? Se egli ha relazioni con altri, le ha perch
sia

ma

uomo
;

in altri ritrova se stesso.

E qui cade in taglio un'altra osservazione, che potrebbe non essere inutile contro certi pregiudizi correnti. Spesso l'Autore par mosso ad insistere sulla distinzione del vero e ci che consta da un interesse
puramente
portandovi per quanto
eristico
:

perch nota a pi riprese che la


belle cose.

distinzione gioverebbe alla discussione, alla disputa,


la sincerit, e tant'altre

Ora,

da desiderarsi e da promuoversi l'umana concordia, direi poi che non c' ragione che il filosofo debba troppo preoccuparsi del prolungarsi delle umane dispute, e delle difficolt pressoch talora insormontabili che egli per incontrare nel cercar di convincere delia verit, o di quella che gli par tale, suoi simili. Linteresse del filosofo non
sia
i

(1) Vi son degli uomiai, in cui la forza rfell'intimo sentimento tanta e tale, che le sue manifestazioni ne diventano quasi un' immediata rivelazione. Ma questi uomini non fanno opera di scienza. Un, e dei pi grandi, stato S. Paolo. Ora, S. Paolo non ha dimostrato il cristianesimo, l'ha soltanto predicato > (pag. 560 E una verit molto approssimativa anche questa dato e non concesso che S. Paolo non dimoitrasse, in nessun modo, il cristianesimo, bisogna per riconoscere, ch'ei predicando non poteva predicare un sentimento, bens necessariamente certe determinate nozioni, un dato contenuto teoretico, in relazione a un certo sentimento. L'arte stessa anch'essa teoria.
.

96

SCIENZA E OPINIONI
le

l'accordo universale di tutte


fa

menti in una filoso;

sarebbe una bella utopia, ma utopia bens la ricerca diretta e senza secondi fini della verit. Egli affisa in questa l'occhio della mente, e di null'altro
gli

che

cale.

Si fractus illabatur orbis,

ferient ruinae! L'oggetto

suo permane,

lo stesso interesse di scrutarlo.

impauidum rimane Una filosofa non vera


e in lui

perch

accettata

vera, se tale,

da pi individui che un'altra; ma perch tale. Ma l'individuo si

pu ingannare,
collo.

si

pu

illudere,

si

pu rompere

il

lasciamo che se lo rompa ; certo , che quella stessa ragione che lo ha trascinato all'errore, la gran correttrice di tutti gli errori e la sola attivit dell'universo che sia in grado di costruire la verit. Un solo uomo pu aver ragione contro tutto il genere umano e disgraziato quel filosofo che aspettasse a persuadere il prossimo prima di persuadersi lui della verit che discopre!
;

un criterio preciso concetto della verit che tale in s e il concetto della verit perch s'accorda col pensiero della maggioranza. E cos talvolta parla di ci che consta, ossia di ci che per lui sarebbe la verit
Il

nostro autore ondeggia senza


il

e fsso tra

mediata, la verit vera insomma, come che sistemato razionalmente, di ci che dimostrabile e cos via tal'altra riduce ci che consta a ci che si pu persuadere agli altri. Ma venuto alle strette, quando si tratta di risolvere il problema: posto da parte ci che pu esser vero ma non si pu dimostrare, quali sono le conoscenze che constano? dichiara che solo nella scienza si trova tutto, e libero da ogni dubbiezza, da ogni variet d'interpretazione, quello che consta.
scientifica,

di ci

v<

SCIENZA E OPINIONI
ed

97

(p. 15); e s'affretta tosto

da ognuno indistintamente ad avvertire, che per scienza non s' intende senz'altro ci che affermato, anche risolutamente, da qualunque scienziato, anche nel campo ristretto de' suoi studi speciali perch otale
,

ammesso come

gnuno

soggetto
quale
.

sbagliare;

si

cri-

terio in base al

una proposizione

ritiene

acquisita alla scienza, la sua permanenza,


resistenza alla critica

la sua Quindi consta solo ci che


e

supera

la
(1).

prova del tempo


se

della crilibro che co-

tica! Ora

io

non vorrei

non lodare un

una un acume non comuni. Ma non posso tacere, che provo un vivo senso di meraviglia incresciosa nel leggere in un libro di filosofa cos strane proposicultura e
zioni; nel sentirmi ripetere con

stato tante oneste fatiche e dimostra certamente

pi
si

latino che la verit, anch'essa,

o raen chiaro decide a colpi di

maggioranza. O santa aristocrazia dello spirito, come volgono tristi tempi per te, poich perduto generalmente il senso del giusto orgoglio e della sana fiducia del pensiero in se stesso! Ci si appella alla scienza; e non se ne vuol riconoscere il valore. Perch, che scienza quella la quale non si autorizza da s, e deve aspettare... Ma, d'altra Il tempo, non come tempo, ma parte, aspettare che
'?

come

riflessione

scientifica

la

critica,

non come

questa riflessione stessa. Se l'autore l'intendesse cos, non direbbe scienza solo quella che resiste alla prova del tempo e della
critica,

controllo di questa riflessione,

ma

ma
il

semplicemente

la

scienza. Egli invece


il

intende
(1) Cfr.

tempo
il

e la critica

come

cospirare delle

tutto

8.

98

SCIENZA E OPINIONI
il

menti singole,

cui

numero
,

cresce col

tempo

e l'in-

grossare delle dispute

riconoscimento di una proposizione scientifica: facendo quindi dipendere la consistenza e la solidit di questa dal numero degli aderenti; che un cercare un criterio del vero fuori del vero, e fuori della scienza i fondamenti della sua probabilit: negare cio l'autonomia e il valore della
nel

scienza.
Il

pi curioso
il

che dopo aver posto come

cricri-

terio del constare la resistenza al


tica,

tempo

alla

non volere proporre se non ci che consta, costruisce una filosofia naturale, una" psicologia e una teoria della conoscenza e, giunto
Varisco, fermo nel
;

al

termine

dell'

opera, costretto
di alcune,
s'

riconoscere
se

la

discutibilit
le

almeno

non

di tutte
e,

dottrine di cui

valso nella sua costruzione;

contro la quale anche nel capitolo che intitola: Conclusione >, egli cerca di premunirsi tornando a difendere l'opera propria; ma, quel che pi, in questo capitolo e in tutti gli altri, riconosce che le dottrine esposte sono sue dottrine, almeno nella loro sistemazione generale ; che talune sono architettate proprio da lui e, come si dice, del tutto originali. E un merito certamente co-

lasciamo

la discutibilit,

non tutti gli scrittori possono arrogarsi: un merito pei Varisco, che non vuol saperne di ci che pu esser vero, risoluto di non tenersi se non a ci che consta, ossia che non un
desto, che

ma

poi

prodotto della ragione individuale ( del Varisco l'unione di questo aggettivo con questo nome), ma ha trionfato del tempo e della critica, ed riconosciuto da tutti per vero? Non bisogna, certo, pretendere l'impossibile: la ragione non pu rinunziare a quello che le par vero per tema di non trovar tutti consenzienti

SCIENZA E OPINIONI
o per

99

debito che si attribuisca di dover aspettare la approvazione dei secoli ma bisogna non trovare a ridire contro ci che gli altri han sempre fatto obbedendo necessariamente alle esigenze proprie della ragione, protestando che l'opera nostra seguir nuovo stile, e che di quella che parr verit alla nostra ra;

gione, questa

non s'impaccer,

solo contenta al sapere

positivo, in cui tutti convengono.


fidarsi alla ragione,

Non

peccato

af-

dopo averla rinnegata; ma peccato rinnegarla, e prima d'affdarcisi e dopo, con una tenacia veramente meravigliosa. Sono pi di seicento pagine fitte dettate con questa vana e pur ferrea
pretesa.

Ma

basti del principio

del

quale

ci

siam fermati

a discutere con

una

certa ampiezza per l'importanza

fondamentale che esso ha nel pensiero dell'autore.

Veniamo

alla dottrina.

Della quale non


le

ci

dato ora

di esaminare a parte a parte

singole teorie;

ma

diremo tanto che

ed apprezzare nelle linee generali il pensiero dell' autore: di quel pensiero, che per lui scienza, in contrapposto ad ogni altro pensiero da considerarsi invece come un insieme di opinioni.
basti

intendere

mondo un assoluto meccanismo, escludente divino sotto qualunque forma cio senza causa esterna, senza ragione trascendente n immanente, senza finalit (p. 555i. Il concetto non nuovo; ma non stato mai senza vivo contrasto. Come si giustifica ? Nella filosofia naturale, a cui consacrata
Il
il
;

spazio

prima parte di quest' opera, si tratta dello tempo, del concetto dell'infinito, dei principe della meccanica, della forza, dell'energia, della formazione del sistema solare, e si traccia un' idea
tutta
la e del

100

SCIENZA E OPINIONI
dell'

sommaria

universo e delle leggi fondamentali

della natura. Dalle teorie relative dovrebbe risultare

che la natura filosoficamente intelligibile col solo concetto del meccanismo. E il Varisco dice che risulta a noi, francamente, non pare. Come dobbiamo concepire la natura? Tra dati certi
:

o dimostrabili

e ipotesi
il

che paiono irrefragabili, l'au-

naturale. Lo spazio e il tempo non sono due forme dello spirito, ma due caratteri della realt. Lo spazio a tre dimensioni (le
tore descrive cos

mondo

supposizioni della geometria dello spazio a n dimensioni hanno un valore astratto, puro, d'interesse esclusivamente analitico, ma sono destituite di ogni valore oggettivo); omogeneo, ossia a curvatura costante, s da ammettere il movimento senza deformazione

ed euclideo, onde la retta infitempo, del pari, omogeneo. Queste nozioni di corpo e di velocit e quelle astratte di moto di forza, sono i dati da cui il nostro filosofo si rifa per costruire la meccanica. Concetti presupposti, non dedotti. Ma si pu dire che si costruisca una fisenza n anche discutere cotesti losofia naturale concetti ? Perch bisogna distinguer bene la scienza della meccanica dalla filosofia o interpretazione meccanica della natura. L'una una costruzione matematica, di valore ipotetico, che assume dati e postulati, di cui non le d' uopo render ragione altrimenti che mostrandone la fecondit deduttiva. L'alo non ha ragion tra o qualche cosa di diverso d' essere e tanto meno di essere dedotta. Ora il Varisco, fermo sempre nel proposito di non mettere innanzi se non quel che consta, il sapere positivo, non pare voglia fare nessuna distinzione tra scienza o filosofia della natura; e quindi sta in fatto, che in
dei corpi rigidi
Il
;

nita.

SCIENZA E OPINIONI

101

questa parte ci sar tutta la scienza desiderabile, ma di filosofia n anche l'odore. La filosofia della natura, come ogni altra parte della filosofia, una scienza speculativa, un'elaborazione di concetti, per dirla con Herbart. Se la ordinaria scienza naturale ci d concetti, la filosofia incomine si hanno cia quando questi concetti son dati da rendere logicamente pensabili ossia da rappresentazioni eh' essi sono sostanzialmente, sono da trasformare in concetti. Tenersi a quelle prime rappresentazioni, che non costituiscono, in fondo, se non una descrizione pi o meno continua e coerente del mondo naturale, negare il momento superiore dello spirito scientifico, che insieme negazione e giustificazione di quello a cui le dette rappresentazioni appartengono. Con ci stesso detto, che la vera filosofia naturale non 1' opposto della scienza, per ci che questa sperimentale e quella a priori I' una si fonda sul fatto debitamente sperimentato e 1' altra muove arbitrariamente da entit puramente razionali non aventi alcuna attinenza con l' immediata realt. Non che siano mancati o manchino tentativi in questo senso; ma non bisogna mai gettare il bagno con tutto il bambino. Certo, una filosofia della natura non possibile senza ammettere un a priori ma altro dire che a priori la natura altro dire che a priori la filosofia che ha per oggetto la natura. Vero che se la natura a priori, anche la filosofia a
,

priori:
la

ma

la filosofia fatta,

non

la filosofia in fieri,

quale senza cognizione sperimentale manca perfino dell'oggetto, e non ha perci n anche l'occasione di sorgere. Ond', al postutto, che le abborrite concezioni a priori possono essere state in ogni tempo fondate sopra un'insufficiente quantit di osservazioni

102
d fatto,
e terra.

SCIENZA E OPINIONI

ma

non proprio campate

in aria, tra cielo

Pensa l'autore che la natura sia a priori, ossia originariamente determinata? Non parrebbe dal fatto stesso che riduce la filosofa alla scienza della natura. Intanto ammette che la forma originaria della non materia sia 1' etere, composto di corpuscoli soggetti ad alcuna forza, bens animati da certe velocit, e operanti gli uni sugli altri per mezzo delle rigorosamente loro collisioni ciascun corpuscolo
<
;

continuo, esteso,

ma

non composto

di parti effettiva-

mente separate n
;

separabili, impenetrabile e inde-

formabile comportantesi come un corpo elastico per modo che ninna collisione altera la somma delle forze vive e delle quantit di moto * (1). Gli elementi dell'etere possono essere sciolti, o variamente aggruppati sciolti si dicono se < si muovono press'a poco in tutte le direzioni possibili, press'a poco in ugual numero in ciascuna direzione, a un di presso come le molecole in una massa gassosa e costituiscono Un certo numero di particelle (2) r e t e r e libero. eteree si dicono aggruppate, quando, oltre ad avere certi moti relativi le une rispetto alle altre, hanno inoltre dei movimenti comuni, per eonto dei quali il loro complesso si sposta come un corpo solo , o risentono insieme una pressione complessiva dalle particelle disgregate circostanti. Questi gruppi costituiscono gli atomi della materia ponderabile I gruppi pi vasti, determinati da ci che vi di comune nell'azione dell' etere su due atomi qua:

>>

(1) (2)

Pag. 163.

Termine adoperato

dall'autore per designare

corpuscoli cesti-

tutivi dell'etere.

SCIENZA E OPINIONI

103

lunque, ossia della gravitazione, sono i corpi celesti (1). Le specie chimiche in ultima analisi non sarebbero permanenze assolute; non distinguendosi se non pel numero delle particelle a-gruppate e per la torma dell'aggruppamento, derivanti l'uno e l'altra dalle condizioni fondamentali dell' etere libero notando bens che il pi piccolo atomo (p. e. un atomo d'idrogeno) coster d'un numero grandissimo numero di particelle, per lo meno d'alcuni milioni sul quale la perdita o l'aggiunta di alcune centinaia o migliaia non produrr tale variazione che l'atomo possa apparire mutato ai nostri mezzi di osservae zione superiori disgregazioni sarebbero possibili muterebbero l'atomo specificamente se non ci fosse una costanza media nelle condizioni fondamentali dell'etere libero ( 56). Non bisogna credere in un'assoluta costanza di coteste condizioni. La distribuzione dell'etere libero modificata pel fatto stesso della materia ponderabile che vi si trova senza dire di fenomeni indipendenti dalla materia ponderabile, che pure accadono nell' etere libero come le onde luminose ed elettriche e concorrono anch'essi a far variare le condizioni dell'etere. Ora, alcune variazioni possono non modificare essenzialmente quel movimento etereo, che determina le specie chimiche e la legge di gravitazione. Ma presumibile, che le pi di quelle variazioni nell'etere non siano senza
; ;

influenza

sulle specie

chimiche

sulla

gravitazio-

ne (2). Tale influenza tuttavia trascurabile, perch le variazioni sono di piccola entit, di assai breve durata e non s' estendono, in un dato senso, se non

(1)

Pagg. 185-7.
Pag. 191

(2>

104

SCIENZA E OPINIONI

stessa costanza

Ma non presumibile che questa media durer in perpetuo perch la massa eterea non deformabile. Il movimento cenper breve spazio.
;

trifugo (1) delle particelle poste alla superficie della

tazione di questa fino


s'intende che
teria,
le

massa produrr necessariamente una progressiva dilaal punto da non lasciar pi sussistere materia ponderabile; e prima che ci avvenga,
sue condizioni
si

fondamente mutate, da produrre

cos in questa

saranno cos promae

come
.

nelle leggi delle azioni reciproche tra le

sue

varie parti, delle variazioni

profonde

sempre

crescenti

Dobbiamo dunque concludere, che n

le forze proprie della materia ponderabile attrazione molecolare, affinit, gravitazione sono perma-

nenti

anzi,

lare intorno a

mente

fisse,

bench per un certo tempo possano osciluna media, cos da parere assolutala media stessa va a poco a poco mu-

tando, fino a diventare diversissima; di

mano in mano

che la massa si va accostando sempre pi a quel grado di dispersione, che renda impossibili i fenomeni che ora vi s'osservano. Il qual grado di dispersione non sar uno stato ultimo della massa. Questa si andr disperdendo senza fine (se sola) in uno spazio sempre pi grande; le minime distanze tra due particelle andranno continuamente crescendo all'infinito, e gli urti reciproci facendosi sempre pi rari. La materia e l'energia della massa rimarranno sempre costanti, non variando mai n il numero delle particelle, n la somma delle loro quantit di moto
(1) Forse questo termine non coglie il vero concetto dell'A., il quale parla del moto delle particelle poste alla superficie di una massa eterea che in un dato istante possiedono delle velocit diretto verso l'esterno le quali si moveranno in quella direzione, allontanandosi dalle pi interne (p. 192).
;

SCIENZA E OPINIONI
e delle loro forze vive
;

105

ma l'accadere, la produzione fenomeni nuovi, s'andr facendo sempre pi raro, e sempre pi semplice airinfmito (1). E cos il mondo passeranno milioni si dissiper. Quando ? C tempo
di
:

avverr di qui a un numero finito di anni, che possiamo dire n ; e si deve pur di necessit ammettere un numero finito m di anni da che la disgregazione della materia ponderabile cominciata (m e n numeri determinati in s, per
di anni
;

ma

il

fatto

noi

indeterminabili).

Ma una massa
;

eterea

isolata

sempre in via di disgregarsi

per bisogna dire

che r esistenza del mondo dura solo da

anni.

anni or sono, come dobbiamo pensare che cominciasse l'esistenza della massa eterea? Si pu concepire un altro fatto naturale, a cui riferire l'origine della massa eterea? O non si deve qui, inevitabilmente, ricorrere alla spiegazione soprannaturale ? Si dovrebbe, se non fosse dato di concepire se non come unica la massa eterea a cui apparteniamo; ma si pu supporre che non vi sia una sola massa, anzi un'infinit di masse disseminate nell'immensit dello spazio a distanze anche maggiori, rispetto alle loro dimensioni, che non sleno le distanze intersiderali, in confronto delle dimensioni delle stelle; ciascuna massa (indipendentemente dai moti relativi delle sue particelle) movendosi in linea retta con velocit costante. La fine d'una massa non pi allora il suo disgregarsi, fino a rendere impossibile qualunque fatto, ali 'infuori dei moto rettilineo uniforme di ciascuna particella. Infatti, il disgregarsi d'una massa trova allora necessariamente un limite nel disgregarsi di altre gli elementi di una, nell' allontanarsi tra loro, vengono
m.
;

Ma

(li

Pagg. 192-3.

106

SCIENZA E OPINIONI
,

ad accostarsi a quelli di altre dando luogo cos a nuovi urti, a nuove composizioni di moti e alla formazione di nuove masse (1). Tutto ci nello spazio vuoto e per mera virt dei movimenti attuali. Si capisce che le condizioni fondamentali riusciranno in generale differentissime da una massa a un'altra, e anche molte volte diverse nelle diverse parti d'una massa medesima. Sempre per e dappertutto varia<

bili.

L'universo, oltrech infinito per


il

1"

estensione

per

numero

degli elementi,

seca variet infinita,


rale.

ha dunque un'intrininfinitamente pi complessa di


side-

quella che noi osserviamo nel nostro sistema

Perch esso non soltanto, come il nostro sistema siderale apparisce, il teatro d' un accadere, multiforme bens, ma pur condizionato a certe specie di materialit ponderabili e a certe leggi determinate nelle forze operanti tra queste ma saranno in esso infinitamente varie e sempre mutabili, bench in generale lentissimamente mutabili, e le specie ponderabili e le leggi non essendovi di permanente che gli elementi eterei, e la somma cos delle quantit di moto che delle forze vive ' (2). Queste sono le vere, le sole leggi dell'accadere nel
; ;

mondo
di

ogni

materiale: la legge dell'assoluta permanenza particella elementare o della materia, e la

legge della

permanenza

dell'energia.
le

Queste

leggi

per sono vere, come tutte

altre leggi naturali va-

lide in date circostanze variabili di spazio e

tempo, in

quanto
derci

si

considerano come

sioni di

semplici espresquesti fatti. Ma se si crede vedistinto e diverso dai fatti,

un elemento

che

(1)
(2)

Pag. 196. Pag. 196.

SCIENZA E OPINIONI
s'imponga ai fatti ramente illusorie
e
li

107

determini ah extra, sono meconcepire in questo modo, ipostatizzando quelle che sono semplicemente delle nostre espressioni, non che un effetto della nostra ignoranza delle cause dei fatti, o delle cause delle cause, combinata con una tendenza residua a mitologizzare (1). Bisogna guardarsi dal mettere in relazione la legge naturale con leggi estranee al campo della scienza della filosofa naturale, per non essere trascinato a fare d'una legge fsica una specie di decreto divino. Leggi nel senso che riceve questo termine, quand' applicato a fatti sociali e morali leggi che valgono per s, quantunque non siano r espressione d' una circostanza di fatto, nella realt fsica non ce ne sono (2). Sicch non v' altra scienza che la descrittiva. L'ideale della scienza la geografa. Qual' la geografa politica dell'Europa di cent'anni fa ? Quanti gli abitanti di Roma ? (3). Ecco r ideale delle questioni scientifiche Non v' scienza assoluta, perch la realt corrispondente non assoluta, ma essenzialmente mutabile. La scienza, anzi la filosofa della natura, una storia naturale, la constazione di un fatto. La natura, adunque, per 1' autore, non a priori ; perch un fatto, come tale, che appunto il fatto del;

il

l'autore,

non

priori. In altri termini,


;

non

c'

una

natura della natura


struire

un concetto,

per affatto impossibile coquindi una filosofa della natura.


e

(1)
(2)

1' autore intende parafrasare quest'altro precedente Dire che tutto quanto accade in un sistem finito, chiuso determinato dalle condizioni di fatto del sistema, e dalle leggi della permanenza della materia e dell'energia, dire che il sistema si determina assolutamente ed esclusivamente da s > <p. 22^).
:

Pag. 208. In questo periodo

(3)

Sono esempi

dell' .\utore

pag. 216.

108

SCIENZA E OPINIONI
un'interpretazione della natura, dice il Varisco. poi essa davvero una interpretazione? Inter-

C
Ma
non

pretazione vale spiegazione; e spiegazione meccanica si d senza assegnare una causa. Ora l'autore, gira e rigira, arriva finalmente a questo principio
:

1' etere che si muove con una di tutte le cose certa velocit e con certe direzioni. Ma questo principio un fatto come tutti gli altri, a spiegare quali
i

meccanicamente s' assunto un siffatto principio; un fatto meccanico anch'esso, innanzi al quale non si sa perch il pensiero si debba arrestare. Se l'interpretazione vuole che si assegni una causa d'ogni fatto; se, dopo esser risaliti di causa in causa, ci arrestiamo a un fatto che non ha pi causa, e si lascia senza spiegazione, e pure si pone a principio e a base d'ogni spiegazione, non un fatto solo che lasciamo
nel buio,
luce.

ma

nello stesso buio gettiamo


gli

facciamo

sparire tutti
Il

altri tatti gi

illuminati a

una

falsa

ragionamento vecchio; ma pi vecchio r errore eh' esso mira a combattere.

Nella scienza non abbiamo trovato avete ricercata o (1), dice il prof. Varisco. Ma proprio tutta, la scienza ? E se Dio si trovasse ap-

1'

punto in quella parte pi


sfuggita
la

alta della scienza


?

alla

nostra speculazione

che Nessuna traccia

del divino in nessuna parte della naturai

Ma

tutta

natura quella che s' costruita?

Non

voglio discutere se

non un punto

solo, trala-

sciando per brevit le osservazioni che si potrebbero fare contro varie dottrine particolari. Dice l'autore di concepire il mondo come un puro meccanismo senza

causa esterna, senza ragione trascen(1)

Pag

554.

SCIENZA E OPINIONI

109

dente n immanente, senza finalit (1). E il perno della dimostrazione di cotesta purezza
del

meccanismo
:

sta nella critica del concetto di legge

naturale

critica, la

quale

si

strema variabilit
carattere di fatto

di

tutte

le

riduce a ricordarci l'eleggi secondarie e il

delle

due fondamentali, della per-

manenza della materia e dell' energia. In generale, le leggi non sono se non un duplicato spirituale del fatto di reale non e' altro che il fatto. N anche questa una novit; ma ha lo stesso valore di molte
:

novit. Si teme che il concetto di legge importi l'eteronomia del mondo umano (empiricamente considerato) nel naturale; e si trascura di avvertire che la vera legge umana (la legge che ha valore etico, ossia filosofico, di legge) quella che si fonda sull'autonomia del volere. Ma lo stesso timore infondato.
all'

se la legge si concepisce come immanente operare della natura, non si viene a porre una dualit tra legge e operare; e la natura sar perfetInfatti

tamente autonoma.
Del resto, dall'autore io non voglio appellarmi ad che all' autore stesso. Voi ammettete un fatto meccanico originario; particelle eteree che una forza operosa affatica di moto in moto in certe direzioni. Queste particelle, ammessa l'ipotesi, potrebbero a un certo punto non muoversi pi? Certamente no. Una necessit intrinseca alla loro natura le sospinge e sospinger sempre senza posa. Questa necessit intrinseca, dico io, la legge. No, il fatto stesso. Certo, un fatto altrimenti non sarebbe, n io l'afaltri

fermerei.

Ma non
si

il

fatto

puro

semplice.

Il

fatto

come
(1)

tale

concepisce

come

contingente, senza ne-

Pag. 556.

110

SCIENZA E OPINIONI
:

cessarla connessione con la natura dell'agente


cio,

tale

che se esso non fosse, la natura dell'agente sarebbe pur la medesima. Ci che manifestamente non si pu dire del movimento (come non si pu dire di nessun fatto esattamente concepito) perch, se questo non fosse, quelle particelle non sarebbero pi quelle particelle che si concepiscono in perpetuo moto e tali si debbon concepire se se ne vuol fare il principio della realt naturale. Certo, si pu pensare che il movimento non sia ma questo conferma soltanto l'in;
;

sufficienza

principio di tutte
sia.

assunto dall' autore come Si pu pensare che non perch ci fa da principio non un vero prindel

principio
le

cose.

cipio,

ma, come

s' notato,

un

fatto dell'indole stessa

che ne dipendono. Ma, dal momento che se ne fa un principio, e per non si fanno dipendere da nessuna causa esterna quelle sue date determinazioni, impossibile non concepire queste determinazioni come assolute e costitutive. Di un fatto transeunte, possiamo pensare che poteva non accadere, per la possibilit in cui siamo di pensare che non accadessero le condizioni, che tal fatto determinarono. Ma di un fatto originario evidentemente non 1' antecedente si pu pensare altrettanto, mancando a cui attribuire il suo contingente accadere. E l'autore ci dice che del resto le leggi o i fatti che si vogliano dire della permanenza della materia e dell'energia sono assoluti. Ora fatto assoluto sinonimo di fatto che abbia un' intrinseca necessit di accadi tutti quegli altri

soggetto a legge. Egli ha ragione di nema perch vuol gare la determinazione ab extra negare anche quella ab intra, se non v' nulla di

dere: fatto

reale

veramente indeterminato

SCIENZA E OPINIONI

111

Nulla. Se 1' originario assoluto, tutto assoluto, poich tutto dipende da ci che originario. Tutta la natura a priori. Senza negare tutte le ragioni di variabilit, che l'autore illustra, lo stesso fatto variabile dell'accadere fisico, lo stesso dissiparsi della
teria ponderabile

ma-

che

dissiparsi del
fatto casuale.

mondo
Il

autore dice inesattamente non pu concepirsi come un


1'

che noi concepiamo come della natura (la quale in verit immortale, pur in questo puro meccanismo, se la sostanza di essa sono le assolute particelle eteree) significa, che i momenti diversi del vafatto stesso

necessario

il

variare

dissiparsi

riabile fino alla

dissoluzione

dissipazione della pre-

materia ponderabile sono necessari. Variano le condizioni fondamentali dell'etere libero; e in corrispondenza varia la condizione di fatto dei gruppi, e quindi il loro operare. Ma se variano quelle condizioni, ci deve essere la ragione del variare anzi questa ragione nel pensiero precede, e l' idea della variazione segue come conseguenza); e e' infatti nel
sente

movimento

delle particelle della


e

massa

eterea.

se

quale quello il modo del variare; e e' inlatti nella direzione del movimento delle particelle; e cosi via. Se noi crediamo che, dati l'etere e il movimento, sia costruibile tutta la natura, nell'etere e nel movimento, volere e non volere si debbono supporre le ragioni di ogni particolare apparentemente pi accidentale della natura (altrila
,

variano in un modo pure la ragione per

non

in

un

altro, ci

dev' esser

sufficienti

fondamentali della costruzione sono insar nostra colpa averli assunti a fondamento della costruzione) si deve ammettere la rai

menti

dati
;

gione indefettibile e del variare e del modo del variare. Di guisa che ogni fatto non sar solamente un fatto;

112

SCIENZA E OPINIONI

dico anche dei transeunti; ma un fatto e la sua ragion d'essere, ossia la sua legge; e questa legge sar tanto reale, quanto il fatto; anzi pi, se fosse possibile, perch la realt di questo dipender dalla realt di quella. Attrazione molecolare, affinit, gravitazione,

non occorre gi pensare condizioni generali dell'universo sieno sempre identiche; ma solo che, date quelle condizioni che
affinch sieno leggi assolute,

che

le

sono
Il

le

attuali,

esse

si

avvereranno necessariamente.

dominio non toglie nulla all'assolutezza una legge valida solo hic et munc una legge cosi assoluta come le leggi della permanenza della materia e della permanenza dell'energia, Quello che hic et nane guardatelo sub specie aeternitatis, e vedrete come il dominio della legge in s non ha limiti. Che cosa pi legato all' attimo fuggente di una visione estetica? Eppure quella visione ha la sua legge; che non la legge di tutte le visioni, ma appunto unicamente di quella che legata a quell'attimo fuggente. Infatti, io non posso giudicare un dramma
limite del
del miedesimo:
di

Shakespeare col criterio stesso che mi serve a gu-

stare

una tragedia

di

Eschilo.

Eppure

la legge di

quella visione estetica, cos individuale com', eterna onde si dice che l'arte immortale. Se la legge
:

non
la

valesse,

lettura del canto di

poniamo, per tutte le singole visioni che Francesca deve suscitare in

ogni tempo e in ogni luogo, l'arte di quel canto sarebbe inconcepibile. La legge morale nel mondo naturale,

come

tale,

non ha
si

significato: essa limitata al

mondo

ed eterna? Datemi lo spirito: ed essa avr la sua legge morale: datemi un contenuto; ed esso avr la sua forma (la sua legge) estetica. L'attrazione, l'affinit, la gravitazione non varranno pi per la nostra massa eterea,
dello spirito:

dir per ci che

non

sia assoluta

SCIENZA E OPINIONI
quando questa
per tutte
le

113

si sar disgregata: ma varranno sempre masse, che si trovino nelle condizioni attuali della nostra. In questa specie di limite le leggi naturali coincidono con tutte le leggi dello spirito. Poniamo che nello spazio infinito non ci fossero altre masse, e quindi nessuna massa nelle condizioni at-

tuali della nostra;

che questa nostra

sia la

prima nel

tempo

infinito a trovarsi in tali condizioni e sia an-

che l'ultima; cessa perci l'assolutezza delle leggi di


affinit, di gravitazione? Tanto varrebbe pensare, che, se nessuno pi mai nascesse capace d'intendere la lingua di Dante perci cesserebbe la Divina Commedia di essere quell'opera d'arte. Nessuno forse ha pi veduto i fantasmi di Dante con 1' occhio stesso, l' identico, con cui furon veduti da lui; con quell'occhio, che vide la poesia di quei fantasmi. Ci non toglie il valore assoluto di quella poesia e si dice se si guardasse con quell'occhio, si vedrebbe, necessariamente, sempre, e in ogni luogo, quella poesia per l'appunto che Dante vide. Insomma, in generale, nella natura come nello spirito, ogni

attrazione, di

legge assoluta in relazione alle condizioni a cui


riferisce.

si

Quindi

il

valore della scienza, che la legge

ha per oggetto. Che se legge vuol dire ragione, spirito, idea se il meccanismo con un'idea dentro non pi puro meccanismo (come r autore stesso vede) pur restando per
;

il

vero,

il

solo possibile
il

ficcatasi

dentro

meccanismo se quel!' idea meccanismo vi lascia aperto uno


;

spiraglio, attraversa
vino, tanto peggio

il

quale risplende non so che dil'

per

interpretazione

meccanica

della natura:

ma

che

ci si

pu

fare

(1).

(1;

Dunque

il

soprannaturale ha una giustificazione razionale? Certo,

114
Il

SCIENZA E OPINIONI

meccanismo puro non basta dunque a farci stesso (poich il il meccanismo meccanismo gi presuppone qualcos'altro). Or come
intendere neppure
aspettarci dall'autore
il

miracolo che col puro mec?

canismo
nelle sue

ci

spieghi la vita, e poi l'anima, e lo spirito


Arrivati a questo

forme superiori

punto

perci

potremmo fermarci senza tema


il
;

di perdere la

preziosa occasione di apprendere


coteste parti

vero segreto di

supreme della realt tanto pii che, a voler fare solo un cenno di tutte le ipotesi e argomentazioni dell'autore, non la finiremmo pi. Ma mi pare opportuno toccare ancora brevemente di un concetto che
alla

fondamentale nella sua dottrina intorno natura del fatto psichico. Nel fatto psichico il Varisco riconosce due caratteri
:

essenziali irriducibili,
caratteri,

l'internit

e la

coscienza;

perfettamente conciliabili con r ipotesi a cui egli si vede costretto a ricorrere per applicare la sua interpretazione meccanica anche ai con l'ipotesi di ridurre l'anima a una fatti psichici particella eterea (diventata, per tal modo, qualche

secondo

lui,

simile in ci alla

cosa di simile alla monade leibniziana); la quale, sostanza di Spinoza, unica nelle dualit degli attributi, come res extensa e res cogitans,

sterni)

sarebbe il soggetto dei fatti fisici, ossia dei fatti (eche accadono tra essa e altre particelle e sarebbe insieme il soggetto dei fatti psichici, ossia dei
;

bisognerebbe intendersi prima sul concetto di natura e quindi di soprannaturale; laddove l'autore, pur essendosi proposta la questione del soprannaturale come tema del libro, si contenta di accettare il concetto dal pensiero volgare, ponendolo, se ho capito bene, sempre fuori della natura. Fuori della natura, son d'accordo con lui, non si giustifica nulla. Ma che lo spirito non sia altro che natura, natura matecos grossa che non riescono pi a manriale, immediata, la grossa darla gi n anche i gonzi.
;

SCIENZA E OPINIONI
fatti (interni)

115
ri-

che accadono

in essa

per effetto di urti

cevuti all'esterno delia particella. Quest'ipotesi mentre avrebbe il merito di non discordare dall'universale

meccanismo, onde l'autore crede di potersi spiegare la realt, avrebbe questo pregio singolarissimo: di risolvere l'antico scurissimo problema delle relazioni tra r anima e il corpo e della dipendenza dei fatti psichici dai fisici. Lo stato interno prodotto in una particella dall'urto, semplicemente il fatto della trasmissione di moto tra essa
e l'urtante,

considerato dal

punto

di

vista

interno
di

della

particella... Neil' urto,

realmente avvenuta. L'esdi moto, ci che costituisce, per ciascuna particella, il trovarsi ora essa in un certo stato interno (1). Analogamente a ci che avviene per l'urto di due corpi elastici, bisogna distinguere, nell'urto di due particelle elementari, la modificazione prodottasi nell'urto che istantanea, da di due particelle elementari quella conseguente, che si mantiene per s perpetua... Possiamo dire che la prima istantanea modificazione un sentire delia particella; mentre la seconda non che un semplice stato interno di questa (2) senza nessuna relazione con l'esterno. Gli stati interni possono entrare fra loro in relazione caasale; generando
sere realmente avvenuta

una trasmissione

moto

una trasmissione

cosi
l'

una connessione, resa


di

possibile dall' unit delstati.

essere,

cui

tutti

sono

Si

forma

cos

un

gruppo compatto

ciascuno dei quali uno stato di coscienza: e V insieme unificato costituisce r unit di coscienza e 1' io. E cosi via di questo
di stati,
,

passo.

(1) 2)

Pag. 263.
Pag. 267.

116

SCIENZA E OPINIONI
io

domando: in che, e come si pu vedere un una costruzione meccanica siffatta ? Certo, il fatto interno della particella eterea un perch lo dobbiamo pensare come fatto meccanico un fatto psichico ? Che sia interno, pur essendo meccanico, come interno il fatto psichico non vuol dir nulla, se non si dimostra che l'internit del fatto

Ora

fatto psichico in

psichico la stessa internit del fatto meccanico. E come intende il Varisco l' internit psichica? Me ne rimetto a lui: perch, trattandosi d'una metafora (1), le si potrebbero attribuire i sensi pi disparati, e i pi lontani da quello che l'autore

ha inteso

infatti di espri-

sono esterni; accadono tra cose. I fatti psichici, invece, accadono in me. Dunque, la digestione, che in me, un fatto psichico ? No: esso un fatto di cui generalmente non m'a ccorgo, che non muta immediatamente e consapevolmente ci che io chiamo in senso pi proprio me stesso; un fatto, interno al mio corpo e che accade tra certe sue parti esterno rispetto a me (2). Due osservazioni o l'autore intende che la digestione non un fatto psichico, perch non importa
mere,
I

fatti

fisici

un
sia

accorgersi,

perch non

una consapevolezza, un fatto psichico:

la coscienza, e allora la

os-

con;

dell' internit perfettamente inutile ovvero intende che la digestione non psichica perch non veramente un fatto interno, dal momento che avviene tra certe parti del corpo ed quindi piuttosto un fatto esterno; e allora bisogna dire che incorso in un equivoco, scambiando le

siderazione

(1) Che sia una metafora chiarissimo. lazione spaziale, che farebbe dell' anima sarebbe manifestamente assurdo. (2) Pag. 2.3-2.

Interno
entit

>

importa una
spaziale:
ci

re-

un

che

SCIENZA E OPINIONI
parti o la loro

117
tutto). Per-

somma

col tutto
s

(il

vero

ch

la

digestione accade

tra parti del

corpo

ma

non tra parti che sieno entit separate e indipendenti, r una dall'altra a guisa di particelle eteree; anzi tra parti che costituiscono un organismo, e in esso sono quello che sono in questo, in quanto esso una unit indivisibile; e per appunto paragonabile a una individua particella eterea nel suo moto intestino. Ma se questa fosse, secondo la vera mente dell'autore, la ragione per la quale il fatto della digestione non pu dirsi psichico, perch avrebbe egli notato la mancanza
della consapevolezza
?

Al far
il

dei
(1),

conti,

se
al

interno

vale consapevole o

l'

consaputo

interno

me, non

internit

che

meccanismo deve darci, ma 1' internit al me, la coscienza, appunto la psichicit. E credere di spiegare meccanicamente la psichicit col postulare un meccanismo interno, un contentarsi di parole o giocar
di metafora.

l'urto esterno

genera nella particella

un

fatto psichico: e ci

che non

troviamo innanzi a un fatto meccanico; o genera un movimento, e

ma io non trovo nel suo pensiero nuUa che dino. Dice al principio del S "0 (p. 2.^): Oltre che interno un fatto psichico un fatto di coscienza. Le due nozioni, di Internit e di consapevolezza, sono distinte, come risulta da ci che noi pos(1)

L'A. dir di no:


il

mostri

siam parlare dello stato interno d' un corpo de' soliti, dove non vi certamente da osservare niun fatto di coscienza . Dunque internit equivale psichicit se vuol dire consapevolezza? Ma l' A. continua: e E quantunque sia vero che un' internit non apparente, non risolvibile in un' esternila, noi non ce la rappresentiamo se non come un fatto di coscienza: riman vero (?"?> tuttavia, che le due nozioni, d'internila e di coscienza, in qual modo (?) si distinguono, bench si possano supporre riducbili l'una all'altra da una pi profonda considerazione . E qui, se una proposizione principale afferma, due concessive (quantunque, bench) negano. Sicch l'autore oscilla, ma in fondo par che stia per l'equivalenza dell' internit alla coscienza.

118
resta intatto
il

SCIENZA E OPINIONI
problema degno della pi recondita

alchimia: della trasformazione del


L' internit

moto

in coscienza.
,

meccanica

internit reale

suppone
taforica,

lo spazio: l'internit psichica internit

perch inconciliabile con la quindi V internit termine medio tra meccanismo e coscienza non filosofare, ma metaforeggiare. Ma r autore non disconosce, s' visto, la coscienza

che premespazialit. Fare

come
non

carattere costitutivo dell'accadere psichico: se

gli

vai nulla l'internit, foss' egli riuscito a


di

mo-

un meccanismo capace za? A me pare non ne abbia


strarci
!

produrre la coscienfatto n anche il tentativo A pag. 267 discorrendo del meccanismo che procede dall' urto di due particelle eteree, e da cui dovrebbe procedere la psichicit, con molta disinvol Posto che 1' urtata abbia una qualtura scrive essa deve avere coscienza del suo siasi coscienza
:

non soltanto della perturbazione; perturbazione, o stato psichico prodotto dall'urto, precisamente la coscienza d' un' esternit che s' impone; un sentire (1). Inde tutta la meccanica degli
essere perturbata,
la
stati

(di

coscienza)
la

della

particella

quanta

psicologia. Vedi

epper tutta miracolo operato da un


,

posto che (che io ho messo in diverso carattere e a capo di un periodo, ma l'autore introduce alla lesta nel mezzo del discorso, procurando di dargli una
faccia simile a quella studiata dal povero notaio andato ad arrestare Renzo all'osteria della Luna piena,

trov in istrada in mezzo alla folla minacla verghetta magica di quel posto che dentro una muta e oscura particella d' etere s' accende, quando men te l' aspetti, una splendida luminaria.

quando
ciosa)
!

si

Per

(1)

Pagg. 267-8.

SCIENZA E OPINIONI
suona
alla

119
trovi innanzi

l'orchestra, s'alza

il

sipario e

ti

pi meravigliosa scena del mondo: proprio nel bel mezzo del gran teatro della coscienza. Ma noi non volevamo n un miracolo n un colpo di verga magica (poich ci era stata promessa una interpetrazione

puramente meccanica)

e ci

aspettavamo che non


che...),

si

avesse gi a supporre (posto

ma

a dimostrare,

che quella data perturbazione meccanica d'una particella potesse concepirsi come cosciente, e che quella data particella materiale, in quanto materiale, e come tale soggetto di un semplice moto meccanico, potesse altres considerarsi come soggetto di coscienza. M'inganner ma questa non mi pare n scienza, n opinione. E pure r autore non disperava di poter coU'opera e sua riordinare e rinvigorire gli studi filosofici riconciliare con essi il pubblico, mettendolo in grado (ed quello che importa) di trarne vantaggio . Ma, rileggendo queste parole gi stampate, da uomo di buon gusto, annotava in fondo al volume: Il lettore avr sorriso... Confessiamo senz'altro (perch non vogliamo parere pi ingenui che non siamo) d'esserci lasciati andare a una scappatina rettorica. vero che per iscrivere con efficacia (ossia in modo che lo scritto non riesca inefficace per difetto intrinseco) un po' di rettorica ogni tanto non guasta; tutto sta che sia di buona lega, su di che non facciamo questione . E io devo riconoscere che quello dell'autore sempre di buona lega, qual' del pari la lieve ironia, e il frequente immaginoso esemplificare e la precisa espressione, che fanno del suo libro non un arido trattato, ma un libro di piacevole lettura anche per chi, come
:

Io scrivente,
1903.

si

trovi spesso al caso di dissentire.

VI.

LE ULTIME PAGINE DELLO SPENCER


L'ultimo libro
menti
detto
(1), la

di

Erberto Spencer, Fatti

com-

cui traduzione italiana segue a due edi-

nel giro di pochi mesi, stato suo testamento filosofico . Ma veramente tra i molti scritterelli che vi sono raccolti, non ce n' uno che abbia un reale valore filosofico o aggiunga una linea al pensiero gi noto dello Spencer, o lo lumeggi e confermi raccogliendolo in sintesi finale. II libro, secondo ci fa sapere lo stesso autore, sarebbe stato composto con le briciole cadutegli dalla tavola, via via che venne scrivendo le sue opere sistematiche, e dopo che queste briciole aveva sottoposto a una triplice cernita, formando con le migliori i tre volumi dei Saggi. Gliene restava ancora un mucchietto alcune di esse relativamente di poco conto, altre di maggiore interesse, e altre ancora , dice lo stesso Spencer, che io credo siano importanti .
zioni inglesi uscite
il
:

(1)

Versione

dall' ingl.

del doti. Guglielmo Salvador!, Torino, Boc-

ca.

1><03.

122

LE ULTIME PAGINE DELLO SPENCER

Ma non le sole importanti sono state pubblicate; quasi r illustre scrittore si volesse scaricare di quanto abbia mai pensato e metterci a parte d' ogni sua riflessione, che gli sia accaduto di mettere in carta, e dire ai suoi studiosi Eccovi fino all'ultimo centesimo; or lasciatemi in pace, che la mia borsa vuota, e la mia carriera finita.
,

Se non ci trattenesse la reverenza dovuta al vecchio pensatore, che tanto diede da meditare co' suoi scritti a due generazioni, e che non pu aver deposto la penna stanca senza malinconia, sacra a quanti

amano

la vita

per la gioia del pensiero,

dovremmo

pur dire che una quarta cernita era necessaria, e forse altri non avrebbe provato la riluttanza dello Spencer a lasciare che si spegnessero inavvertite queste ultime faville del suo pensiero. In verit, ha proprio bisogno del prolisso commento che si legge nel primo articolo (Una norma della vita pratica) la comunissima massima di prudenza, che consiglia di supporre sempre che le cose vadano male finch non sia provato il contrario? Ognuno che abbia un po' di senno, ne ha fatto sempre nonna della
propria condotta. Avranno forse un valore poetico rimpianti alla Ruskin del secondo articolo per la verginit della natura ora domata dall'uomo; ma filosoficamente non hanno senso. E si pu ritenere sul
i

serio

un problema quello del terzo articolo Esimai esistiti i metafisici che ammettono come postulato la conoscenza innata di una personalit [di un Io] distinta, coerente, sempre pre'?

stono, o sono

sente ?

Lasciamo andare

gli

scrupoli letterari di purismo


se

esposti nelle pagine contro Alcuni americanismi, che

potranno avere qualche interesse,

l'

hanno, per

LE ULTIME PAGINE DELLO SPENCER


g' inglesi.

123

Ma pu giovarci la pedagogia delle osservazioni e dei suggerimenti che lo Spencer fa e d a


proposito di Presenza di spirito 9 Interrogazioni rettoriche, che potrebbero continuare per un pezzo. Ma giova additare un capitolo, Questioni varie, che tipico. In esso 1' autore racconta
che, costretto dalla sua
a passare
i

mesi

estivi in

malferma salute, dopo il 1889, campagna, ha sempre preso

dimora presso
vani

famiglie, in cui fossero

persone gio-

ogni giorno alla passeggiata s' fatto accompagnare da due signore. Quivi pure, per esercie

tare r intelligenza dei ragazzi, o ragazze che fossero,


( essendo , dice generalmente incapace di sopportare una conversazione continua ), s' divertito a proporre loro le domande pi imbarazzanti a demandare , come traduce elegantemente il Salvadori,

per frenare

la

lingua delle signore

lo

Spencer

di s,

una

o un'altra questione

E
:

alcuni di cotesti pro

blemi ebbero una soluzione


zione dei quali

de

gli

altri, la solu-

meno

ovvia, e alla

maggior parte
:

non si avuta alcuna risposta , eccone alcuni Com' possibile per un'allodola, mentre s'inalza
per parecchi minuti senza cesragione per cui in regioni montuose le strade sono pi profonde sotto al livello dei campi, laddove in regioni piane esse si trovano allo stesso livello dei campi ? ecc. ecc. Questi i fatti. Ora Nei tentativi ecco un saggio del di rispondere a tali questioni, il fatto degno di nota
a
volo, di
?

cantare

sare

Qual'

la

commento:
Quando,
p.

stato la

mancanza

di sviluppo ch'essi
e.,

dell' idea di causalit...

mostravano mi si doman-

dava

se l'attitudine di

un'allodola alta nel cielo a

cantare senza interruzione sia dovuta alla maggiore purezza dell' aria pi elevata, si mostrava una com-

124

LE ULTIME PAGINE DELLO SPENXER


le

piet incapacit di concepire


ste

azioni fisiche richie-

canto dell'allodola. Peccato che lo Spencer non abbia pensato a dirci in qual collegio fossero state educate le sue compagne di passeggio Poteva servire per la storia dell' educazione femminile
dal
!

in Inghilterra.

Tra questi spunti di filosofia spicciola s' incontrano alcuni brevi scritti di estetica Lo scopo dell'arte (che sarebbe di procurarci emozioni piacevoli), Lo stile, L' arte barbarica e La drammatica, e poche pagine sulla musica. In tutti, tra molte bizzarrie strane e ingenue superficialit va confusa qualche rara verit attinta al buon senso pi che a una riflessione scien
:

quale gi sarebbe occorso quel concetto che lo Spencer non ha mai avuto. Di queste infrequenti verit pu giovare, per l'autorit che il nome dello Spencer ha tuttavia presso moltissimi, questa che sulla fine del saggio sulla grammatica Naturalmente la grammatica dovrebbe avere un posto in un corpo completo
tifica.

Per

la

dell'attivit estetica dello spirito,

di studi.

Que essere non

posto, tuttavia,
al
1'

dovrebbe
alla fine.
1'

principio,

ma

uso pesticol conun uso totalmente in contrasto col corso dello creto sviluppo mentale, che parte dal concreto e finisce coir astratto . Che la grammatica venga dopo la lingua (l'intendano o no i nostri bravi pedagogisti aborPrevale in tutta
lenziale di partire
dall' astratto e di

educazione in genere

finire

renti

dalla

filosofia)
si

una

verit indiscutibile

ma

che questa verit


Spencer,
si

regga sulla ragione addotta dallo


i

pu
g'

discutere.

Ricorderemo pure

nobili articoli di fiera rampo-

gna contro

imperialisti inglesi, scritti

recente guerra nell'Africa del

durante la Sud; intonati, come

LE ULTIME PAGINE DELLO SPENCER


anche
Io scritto

125

Educazione di Stato,

alle idee poli-

Sono la parte pi notevole, almeno storicamente, del volume. Il quale si chiude nella accorata tristezza di alcune considerazioni agnostiche intorno alle Questioni ultime, comuni, dice lo Spencer, tra i vecchi. Fra esse, per lui, quella della natura dello spazio l'idea del quale, gli produce in questi ultimi anni un ei confessa senso di sgomento. Egli che il venerando uomo continua a cercare nell' immaginazione la risposta a un problema che nasce dall' immaginazione. Ora, il contrasto tra l' immaginazione che immagina e l' immaginazione che vuol intender se medesima lo stesso contrasto interno della natura che combatte con se stessa per farsi pensiero, ma non pensiero ; e pu dar luogo alla poesia del Leopardi su L' Infinito, non alla questione ultima di un filosofo.
tiche dell'autore, che tutti conoscono.
:

1903.

VII.

EPICUREISMO
3 febbraio 1902 il prof. Raffaele Trojano ha letto prolusione (1) al suo corso di filosofa morale, nella Universit di Torino, togliendo ad esporre le sue idee intorno ai problemi fondamentali dell' etica e
Il

la

della filosofia in generale.

professa seguace della filosofia empirio-criche dice saldamente instaurata fra noi dal Masci. Onde afferma che di quello che, trascendendo
Egli
, si

tica

limiti d' ogni esperienza possibile, non pu essere i positivamente conosciuto n in noi, n fuor di noi, non v'ha indagine veramente scientifica*. C' un i penetrabile, un inaccessibile; c' un

oceano buio
luti,

di essenze

prime

e di valori assos'

dal quale

il

pensiero, se talvolta vi

inabissa

con nuovi e strani modi di conoscenza ( che riescono a negare le leggi della conoscenza verace ), non pu riportarne che la falsa luce che l'ha scorR. Trojano, La filosofa morale e i suoi problemi fondamenTorino-Napoli, Clausen e Pierre. 1902.
P.

(1)

tali,

128
to

EPICUREISMO

. Il noumeno, o meglio quello, dice il pof. Trojano, che s'argomenta supposto al fenomeno, non conoscibile n valutabile da nessuna scienza, perch

s, se , e non per noi ; e la scienza nostra non pu movere che da quello che per noi, cio appare a noi o ha un senso per noi . Al pi, la metafisica, a patto che non contraddica alle leggi del

in

pensiero logico

e ai risultati del

processo scientifico,

pu valere come un sapere meramente ipotetico. Cos l'etica una scienza, ma empirica non crea
:

o fonda la morale, ma la studia e intende. Il suo oggetto non il dovere contrapposto all'essere, come

ma il dovere in quanto fondato nella natura reale dello spirito; in quanto un'esivuole Kant
;

stenza di fatto, e per anch' esso


Il

un

fatto.

fatto

che si menti amore, e ideale morale. Ma tutti e tre questi elementi sono estremamente variabili e fra loro contradittori ed evidente, che se in fondo a tutti i
:

morale fondamentale la coscienza morale, manifesta nel costume, e consta di tre elegiudizio di bont, sentimento di dovere o

giudizi

non

si

potesse scorgere

un medesimo

criterio

di valutazione, se ogni

sentimento di dovere e ogni


le stesse

slancio di
giche, se

amore non avesse


tra
i

radici psicolo-

diversi ideali

non

fosse

gliere l'unit

del perfetto ideale

umano,

dato di cola scienza

empirica della morale non sarebbe possibile. Ora, secondo il prof. Trojano, a vincere Io scetticismo morale, non necessario se non un solo postulato: quello dell'autonomia dello spirito pratico. E gli argomenti in difesa di questo postulato sono i soliti, che si ripetono da Kant in qua, e mirano a mettere in chiaro la soggettivit della legge morale come della verit, della bellezza ecc. Ma per 1' autore la legge

EPICUREISMO

129

morale non scaturisce dalla natura noumenica dello spirito, anzi da quella concreta e empirica; non un necessitazione razionale, ma attuale, di fatto. Il suo fondamento quindi non pu esser dato dalla
metafisica. Tralasciando ogni altra ragione,

ogni

eti-

ca metafsica essenzialmente eteronoma e dommatica. Perch, se il principio del bene e del dovere appartiene al mondo dei noumeni, dell'in s e per s, e cade per fuori l'ambito appreziativo della coscienza e oltre i limiti della conoscibilit, esso non un valore e non ha senso razionale per noi. Anche quando la cosa in s, invocata per fondare la morale, fosse il fondo metafsico del nostro essere migliore, fosse, cio, in noi, ma non per noi la cosa non muterebbe gran fatto; perch d'un quid, che sia al di l
della
e

mia esperienza,
via maestra
:

io

non colgo
la

af"atto il

valore

la legittimit .

La
dare

dunque
la

ricerca empirico-psidell'

cologica
il

perch solo

scienza

anima

ci

pu

che hanno la lor radice nell'anima. Essa, vero, non pu giungere che al fatto, al dato soggettivo ma, gi si detto, il dovere non pu essere altro che un fatto e la sola oggettivit che si possa legittimamente richiedere, non

fondamento

dei valori,

'

non l'universalit del soggettivo. Ora la psicologia non trova nell'anima


se
:

se

non
Il

tre

attivit

l'intelletto,

il

volere e

il

sentimento.

fon-

damento

del bene

non pu

essere l'intelletto, perch

questo conosce, ma non valuta; e se v'ha un giudizio di bont, egli che il predicato buono o non buono si riduce a tradurre in linguaggio d' idee ci che in s una valutazione vissuta, estraintellettiva. L'intelletto bens il determinatore dell'utile, che, consistendo nell'adattamento di mezzi a fini, si
9

130

EPICUREISMO

fonda sul principio di causalit. Onde un'etica razionalistica non potrebbe essere che essenzialmente
utilitaria

N pu chiamarsi
bene.
Il

bene non

il volere a render ragione del bene perch evoluto, ma vo-

luto perch bene.

Non
non
si

resta

dunque

altro

che

il

sentimento, quando

voglia uscire dallo spirito, e negare l'autonomia di questo. E il sentimento, infatti, quell'attivit che, presa come base delle determinazioni etiche, s'accorda

meglio con cotesto principio capitale dell'autonomia dello spirito in quanto esso ci che vi ha di pi intimo nello spirito e di veramente soggettivo, come psichico. Noi posil lato vissuto di ogni fenomeno siamo oggettivare le idee e le azioni, cos da considerarle non pi nostre le une come imparate, le altre come coatte ma i nostri sentimenti sono nostri perch li viviamo. Il tuo cuore dice Schiller sei tu
: :

stesso.

immediatamente
o

In questo pi interno recesso dell'anima si genera la valutazione, ossia l'approvazione

la disapprovazione... Ogni concetto e ogni predicato di valore o di bont si pu da ultimo riportare a una valutazione del sentimento, a una convenienza una rappredelle cose cogl'interessi del soggetto
:

sentazione di sentimento . l sentimento, adunque, la prima radice del bene ma quale sentimento? C' il sentimento di dolore, che s'accompagna con la tendenza, nello stato d'impedimento e d' insoddisfazione che origine di quella
:

sentimento di piacere, corrispondente allo stato di libera espansione e di attuale soddisfazione; e v' il sentimento di calma, delia greca xj-tx, in cui si rie'
il

EPICUREISMO
vela quello
stato di tregua
e

131

proprio della avvenuta dell'armonia di tutte le tendenze. Ora il dolore certamente non bene. Il piacere, d'altra parte, pu essere nocivo; necessariamente breve e intermittente; decade ad ogni istante; il suo elevamento all'intensit primitiva, anzi la sua stessa apparizione, suppone il riposo e il pi delle volte il dolore e prolungandosi, stucca. V'ha tendenze, la cui funzionalit e soddisfazione normale non si rivela
soddisfazione
;

mai

nel piacere, e solo

il

loro
.

impedimento o

la loro

insoddisfazione

nel

dolore
e

il

piacere

poi ha,

quando si prova, un Pu anche mancare,

significato eccezionale e critico.

l'uomo stare

e sentirsi bene. Il

vero fine, il vero bene dunque la calma: la liberazione dal dolore. AH' edonismo bisogna sostituire r a 1 i p i s o La calma anche bene morale. Infatti dove tutto calma, anche la coscienza morale serena x-; e se si ricerca il senso di tutte le virt, di tutti gli istituti morali, di ogni ideale, di ogni movimento storico, anzi il senso di tutto il dello spirito umano, si trover che in fondo a tutto come uno spirito o un sospiro o un conato di pace . Questa, riassunta brevemente, la dottrina del professor Trojano. Il quale ne ha discorso col calore di sentimento che viene dalla convinzione di dir cosa vera e nuova, e dalla lunga meditazione di un soggetto al quale si sono dedicati studi speciali. E la forma della esposizione avr certamente conferito a conciliare gli animi degli uditori a una dottrina che a noi non pare in tutto accettabile. Senza contrapporre una tesi ad un'altra, scendiamo

mondo

sullo stesso terreno dell'autore, e

vediamo

in

primo

132

EPICUREISMO

luogo in che si distingua questo alipismo dal veccliio edonismo, che egli esplicitamente rifiuta. Egli osserva finemente, che lo stesso piacere non ci muove se non in quanto la rappresentazione che se ne ha p u n g e e
cio lo stato di calma in determinando il desiderio di rientrare nella calma. Sicch il motivo sempre il dolore, nel quale mutasi lo stesso piacere se non

stimola verso di esso;


ci

rompe

cui

troviamo,

e ci turba,

posseduto e la fuga del dolore quindi il fine delle nostre determinazioni. Ma tutto questo non mi pare distrugga il carattere edonistico della dottrina. Sar r edonismo di Epicuro, anzi che di Aristippo ma
:

sempre

edonismo.

Ammettiamo

pure

la

teoria

meramente psicologica della triplicit delle forme ammettiamo che ci sia un piacere che non sia calma, e una calma che non sia piacere resta sempre che la calma , come il piacere, il contrario del dolore, o almeno uno stato essenzialmente ed assolutamente diverso e che perci l'alipista come l'edonista non potr accettare una legge morale che imponga un dovere anche se doloroso; e trarr come
emotive;
;
;
,

l'edonista, ogni criterio di condotta dal benessere

da

conseguire.
tivo

Che importa che il piacere fruito sia quieinvece che motivo ? N anche la calma goduta
:
!

muove tutt' altro Soltanto la rappresentazione della calma, la quale non goduta punge ed attira a s turbandoci e ingenerando in noi il dolore, pu spingerci all'azione non la calma fruita, come pure benessere come vero piacere distinto da quel falso piacere, che, desiderato, si mescola alle punture dolorose del desiderio. In ci calma e piacere sono
,
:

perfettamente identici. Questo anzi il colorito psicologico di ogni finalit, che muove assetando di s. di una sete, s'intende, che, come tutte le seti di queste

EPICUREISMO
mondo, non pu
del
fine
,

133

riuscire piacevole.
col

Ma
fine

bisogna nostesso.
:

tare che questo riflesso psichico

una conseguenza

non pu scambiarsi
,

perch e' il fine ma questo non dipende da quello n tanto meno pu con quello identificarsi, e contrapporsi in questo modo al
tale riflesso doloroso,

piacere.

Ma
d'

il

dolore non

si

fugge, se

non

e'

l'esperienza
finisce col

uno
il

stato diverso

che riescacome dire ? pi pia-

cevole.
fare

Anche
callo.

ai guai, si sa, col

tempo

si

sperimentata come e noi potremo tendere pi gradevole del dolore verso r a 1 i p i a o non si sperimentata come tale, e la tendenza impossibile; e l'alipismo diventa inconcepibile. Ma se la calma apparisce gradevole e attira come tale, quello che ci attira veramente non lo stato della calma, ma quel certo grado di piacere che in tale stato si assapora. Sicch, in fondo calma e piacere non sono poi due forme emotive tanto dila

calma

si

verse quanto

mentre

il prof. Trojano sostiene. Egli stesso, adopera a chiarire le differenze della calma dal piacere, tradito dal suo stesso liaguaggio: Dallo

si

stesso stato di
re,

calma

, egli

dice,

non

si

cerca d'usci-

che quando la calma sia gi turbata dal desiderio acuto di stati pi intensamente gradevoli, e non per altro che per rientrare nella calma (p. 27). Donde si scorge che lo stato di calma precedente al
uno stato gradevole, e quello seguente nient' altro che uno stato pi gradevole che infine il motivo non se non quel di pi di gradimento. Cos il prof. Trojano, tornando a

moto dell'anima
;

definire la
ineffabile

calma
senso
e

ci

dir che essa consiste in


e

un

di

tranquillit
difetti,

di soddisfazione,

senza tripudi

senza

quali tutti conosciamo,

134

EPICUREISMO

esperienza. Ora sostituite alle parole e grata la parola piacevole (come si pu benissimo, senza mutare menomamente il pensiero espresso), e vi trovate innanzi in petto e in persona esso stesso, 1' Edonismo. Tutta la novit si riduce, se io non m' inganno, a novit di parole. Se invece del termine y.Xv-i'y. trovato in Platone e in Aristotele (1) col significato di privazione del dolore, ma non adoperato mai dagli

per

grata

gradevole

edonisti greci come termine tecnico d' una forma di sentimento, l'autore avesse prescelto quello pi comune di -:xc-y.:''-y., esprimente per l'appunto quella

pace

e serenit

dell'animo imperturbato che


si

l'autore stesso la calma, egli forse

per sarebbe avvisto

che una concezione identica alla sua, fin dal IV secolo a. C, l'aveva avuta un edonista noto veramente lippis et tonsoribus: Epicuro, Quella che Epicuro diToZ ^tay.To; \j'fiv.7. /.y). Tr,; !''-'//,; Txpacix (2) ceva corrisponde appuntino a quello stato di soddisfazione di cui ci parla il prof. Trojano, e che si prova quando tutte le nostre tendenze sono armonicamente pacificate . Anche Epicuro pone nel desiderio della calma la molla d'ogni nostro operare; aravra zpdcTToasv 'ttco; ar^-s XYo,i;.3v, e dice chiaramente 'j.r-t T-jcpSwasv (3). E in questa conquista della tranquillit mediante la liberazione dal dolore vede l'estremo d'ogni grandezza dei piaceri: 'oo; to asvc'Ooj; t~.v
r,

r,

r.ovwv,

r,

-xvT; to~ vo^;vTo;

-iixicir;,.'^
1'

(4)

maxmam

voluptatem
(1)

illam habemus, dice

epicureo di Cice5,

Ps. -Plat., Ax., 371


il

e Arist., Rhet.,

I,

15.

Platone adopera

nel senso di ?.v7ria


(2) (3)

neutro r /.vnov (Rcp.,

.585

A).

(4)

DioG. DiOG. DioG.

L.,
L.,

X,

128.

X, 128. L., X. 139.

EPICUREISMO
rone
(1),

135
detracto

qiiae percipitur

omni

dolore

ossia

che Cicerone stesso, traducendo il termine prescelto dal prof. Trojano, dice, per esprmere il pensiero del suo epicureo, indolentia; e gli interpreti tedeschi della dottrina di Epicuro dicono Schmerzlosigkeit {2). N pu dirsi che Epicuro ammetta accanto a questo piacere negativo anche il positivo come fine dell'uomo. ""A-v.vra -z--:o[j.vj, come s' visto, per coquello
stato
testo piacere (3).

Una
n,

sola la differenza tra

Epicuro

il

Troiano

francamente, a vantaggio di questo. Epicuro riconosce in questa -avr? -oZ l-^oZ^noz Szica-'ciCT'.; un' io^rr^, come s' visto; laddove il prof. Trojano si sforza di contrapporre la sua alipia al piacere. Egli fa perci o vorrebbe fare dell'alipia uno stato puramente negativo ( senza tripudi e senza difetti ), distinto assolutamente cos dal dolore come dal piacere laddove ad Epicuro non parve, come gi ad Aristippo che potesse ammettersi uno stato medio tra i due opposti poli del sentimento (non placiiit Epicuro medium esse quiddam inter dolorem et voluptatem) e tenne per
;
,

fermo che. scacciati


uoluptatis, e

col cibo e la

bevanda

la

fame

e le sete, ipsa detractio molestiae

consecutionem affert in generale, in omni re doloris amotio


efficit

successionem
(1)

uoluptatis

(4).

Epicuro, insomma,
Epicuro placet, nihil doII,

De

fin.,

I,

11, 37.

Siimma voluptas

est, ut

lere
(2)
(3,

(I, 11, 39).

Vedi

p. es.

Hegel, Gesch.

d. Philos.

Berlin, 1^3,

505.
:

se questo luogo
?.yu/iev

non

bastasse, la lettera a
t2.0(;

Meneceo parla chiaro


firjTe

"Orav ovv

^ov^v

VKpx^^^) ov rf rv aruv fjcov^


AjeZi
L.,

noi Tf tCv iv iTo^avaec Keifiva^ Xyonsv... XX t a/xa nrjTt raprreadai /card t^v pvx^v cvveipovre^:
(4)

Kar

Dice.

X, 131.

Cic, De

fin., 1, 11,

37 e 38. Cfr. su questo


libro,

punto
d'

zioni del

GuYAu nel suo bel

La morale

le giuste osservapicure, Paris, 1S78

chap. IV.

136

EPICUREISMO
il

ha

merito di chiamar

le

cose coi loro

nome. La

dottrina, del resto, sostanzialmente identica. Certo,

non pu non recar meraviglia veder


il

risor-

gere a tanto intervallo di tempo, dopo

cristiane-

dopo Kant, l'epicureismo raccomandato alla filosofia empirio-critica e confortato da accurate analisi psicologiche. Ma chi non sta alle pa fole, non pu negare che eflettivamente nel tentativo del prof. Trojano si tratti della risurrezione di tale, che pareva un morto quatriduano. Eppure, se io non prendo abbaglio il professor Trojano stesso giudica manchevole l'edonismo, o alipismo che sia, e insufficiente alla fondazione di una morale qualsiasi. Ed eccone le prove. Dopo aver parlato dell'eccellenza edonistica della calma sulle altre forme emotive, e avere quindi considerato la calma come bene nel solo e mero significato psicolo Ma la calma anche bene gico, egli si domanda morale? (1); e riconosce pertanto che tra bene edonistico e bene morale si deve fare una distinzione riconosce apertamente che un concetto non si pu ridurre all' altro. E ancora pi apertamente lo riconosce dove, accennando all'intimit del sentimento,
simo
,

moderna

dice: I miei sentimenti sano miei, perch

li

vivo

se essi sono morali, io sono veramente e intimamente buono (2); confessando cos che i sentimenti possono essere anche moralmente cattivi; e che
la
Il

bont quindi estranea alla natura del sentimento. che significa ammettere che l'edonismo una con-

cezione puramente psicologica (o se si vuole, economica); ma non una concezione morale.


(1)

(2;

Pag. Pag.

27.
25.

EPICUREISxMO
Inoltre,

137

risolve il Trojano la questione ora accalma sia anche bene morale ? Risponde Certo, se bene morale l'armonica esplicazione della natura totale dell'essere umano, o pi propriamente il sentimento di quest'intima pace e armonia . Cio: la calma bene morale, se bene morale appunto questa calma. Ma dopo essersi lasciato andare a questa trase, il Trojano torna a confessare l'assoluta insufficienza etica del suo edonismo aggiungendo Dove tutto calmo, anche la coscienza morale serena ; rilevando cio una concomitanza, n sempre vera n molto significativa, la quale, come concomi-

come
la

cennata, se

tanza

il

riconoscimento della diversit, ossia della


e'

dualit irriducibile di calma e coscienza morale: per-

ch non

concomitanza senza almeno due cose

concomitanti.

Quando infine il Trojano si riduce, come era ne cessano alla sua tesi, ad affermare l'identit del bene morale con la calma, e proclama poeticamente che in fondo a ogni virt, a ogni istituto morale ecc. come uno spirito o un sospiro o un conato di pace, egli riproduce ancora puramente e semplicemente la posizione dell'antico edonismo, epicureo o non epicureo, che, non potendo per amor del piacere, negar la morale, non la morale, in fondo, riduceva al piacere, ma questo a quella: affermando che vero piacere quello che ci dato dalla coscienza morale. L'edonismo moderno, almeno, giovandosi della teoria della
i piaceri sopra una scala di sviluppo, ponendo il piacere meramente organico sul primo gradino, e il morale sull'ultimo, o su uno degli ultimi (1). Ma l'antico, senza andar coU'analisi tanto

evoluzione, distribuisce

1)

L'osservazione non mia; ma, almeno in germe, del Giussa.ni,

Studi liicreziani, Torino, 189G, pag. lxxx e seg..

138

EPICUREISMO

per le lunghe, negava addirittura, come fa il professor Trojano, il piacere immorale o amorale, e tutto lo restringeva immediatamente a quello morale: avendo quindi buon giuoco (in apparenza) a farne tutta una cosa col bene etico. Ma contro cotesta posizione sta un'osservazione di Kant, che a nessun edonista moderno riuscito di smontare; n riuscir a nessuno
dei futuri.

Rivolgendosi specialmente ad Epicuro, Kant, nella


Critica della Ragion pratica nota, morale sul piacere perch il vero piacere quello che ci d la coscienza del bene operare, un circolo vizioso: giacch bisogna prima essere virtuosi, perch la coscienza di questa ci rechi piacere (1). II piacere una conseguenza della coscienza morale, non viceversa. Il piacere di una coscienza immorale sarebbe piuttosto prodotto dal male che dal bene operare. Il sospiro, il conato di pace tendenza virtuosa e movimento verso l'ideale per l'uomo virtuoso e animato dall'ideale; ma pel feroce assassino che ha distrutto o represso in s tutto l'umano, o par che non sia stato uomo giammai, il sospiro sanguinario e la pace riposta nella soddi-

Dialettica della
la

che fondare

La buona volont sua pace nel non turbare 1' altrui, anzi nel redimere, se pu, altrui dal dolore, o aiutarlo fraternamente in quest'opera di redenzione (p. 28); ma anche buona volont quella di chi trova la propria pace nel non turbare la pace del malvivente,
sfazione della sua efferatezza.
di

chi trova la

Vedi nella prefazione alla Tugendlchre (Werke, ed. Rosenkr. IX, profenda distinzione di piacere patologico e piacere morale e si potrebbe anche vedere il saggio sulla Diletlazione morale di Ottavio Colecchi, nelle sue Quistioni filosofiche, Napoli, 1843, II, 201
(1)

221)

la

e sgg.

EPICUREISMO
la

139

spirito

pace del prepotente che contrista ferocemente uno immortale ? Buona volont sarebbe stata quella del cardinal Federigo, se avesse preferito di non turbare la pace del povero don Abbondio? Bene la
il

pace, e

mantenimento
la

di essa,

quando

essa bene.

guerra talvolta bene. Bene certamente non sarebbe, per non turbare la pace che il professor Trojano prova nella tranquilla contemplazione di ci che a a lui par vero, non dirgli quello che par vero a me, e. forse non solo a me. E altre considerazioni si potrebbero aggiungere sopra altri punti di quelli che abbiamo accennati e non discussi della sua Prolusione: ma basta quello che abbiamo detto per ora dell'assunto principale in cui il prof. Troiano non giunge certo a rimettere in piedi una dottrina che, secondo noi, certo caduta per sempre.
1903.

Ma anche

vili.

PRINCIPII DI

ETICA DELLO SPAVENTA


(2)

i>

Il

libro fu pubblicato dall' autore nel 1869

col

titolo di Studi sull'etica di Hegel,

che a
etica

me
di

parso

opportuno mutare in Principii di


l'

B.

Spadel-

venta. L' etica di Hegel infatti era pure quella


autore, e

non

ripetuta da questo,

ma

ripensata ve-

ramente e fatta sua, e corretta in qualche particolare, appunto perch rivissuta nel suo spirito. Sulla fine del Proemio egli stesso dice d' aver voluto esporre
punti principali dell'etica di Hegel ma soggiunge Questa esposizione non sar n un compendio, n un estratto, n una parafrasi, ma il concetto dire quasi l'imagine che io mi son formato di essa, spiegato e definito nelle forme pi
i
; :

B.

Prefazione alla edizione da me curata dei Principii di etica di Spaventa nel 1904 (Napoli, Pierro). (2) Negli Atti della R. Acc. delle scienze e poi. di Sapoli voi. IV, 1869 estratto di pp. 165 in 4. Tutto il Proemio con l'Appendice al Proemio fu pubblicato nella Rivista bolognese, periodico mensile compilato dai
(1)

proff. Albicini, Fiorentino,


(1869)

Panzacchi, Siciliani, ann.


il

Ili, S. 2"*,

voi.

pp. 509-558, col titolo: L' Assoluto,

relativo e la relazione

as-

soluta.

142

PRINCIPII DI ETICA
si
.

DELLO SPAVENTA
1'

essenziali in cui

individua sempre pi

assolu-

tezza del volere


titolo di

plice interpretazione o

semcommento, come il modesto Stadi farebbe pensare; ma di una ricostru


si

Non

tratta,

adunque,

di

zione critica.

Questo volume

fa sguito agli

Scrtti

filosofici

me

raccolti

tre

anni

fa (1)

sar

seguito a

da mi-

nore intervallo da altri volumi, se trover quel favore che mi pare meriti per l'importanza della materia che v' trattata e per l'altezza della trattazione, cos opportuna al rinvigorimento di cui han bisogno nostri studi presenti di filosofa. Ma se non si noi

un certo risveglio della coscienza speculaquale questo ritorno allo Spaventa non estraneo, confesso che non oserei ripromettermi alcun pr dalla pubblicazione di questi Principi di etica. Dal 1869 ad oggi chi li ha studiati ? Chi ha mostrato, non dico di accettarli in tutto o in parte, ma di averli meditati ? Ho notato altrove (2) che perfino qualcuno dei nostri hegeliani, discutendo gli stessi argomenti che sono qui toccati dallo Spaventa, ha mostrato di non conoscere ci che questi ne aveva detto. Inutile dire che nessuna rivista ne pubblic mai una recensione; nessuno studioso si degn mai di consacrare a questo libro una critica o una censura, Terenzio Mamiani, come apparisce dal Proemio, aveva con un suo erroneo giudizio (felix culpa !) offerta allo Spaventa 1' occasione di scrivere questo libro; ma egli stesso, com'era naturale, data la sua cultura filosofica, non pot intendere la dottrina illutasse gi
tiva, al
A. Morano. Discorso premesso agli Scritti filosofici, p. CXIl. [Questo discorso sar prossimamente ristam.pato con correzioni e aggiunte dall'editore Vallecchi di Firenze!.
(1) Najjoli,
(2)

PRINCIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA

143

dal filosofo abruzzese. Al quale certamente allude nell'avvertenza delle Meditazioni cartesiane (1), date in luce sulla fine dello stesso 1869, dove accenna a quei dettatori moderni, il cui linguaggio
s irata

sibillino

egli dice, io

dispero di non

mai

deci-

comprendere. Ne vo' tacere altres che le tenebre sacre dentro alle quali si chiudono, a me non bastano per istimarli sovrani iddii della scienza . Ne! tuono un po' acre si sente il dispetto per quel fare tra sdegnoso e sarcastico con cui gli aveva rifrare e

sposto lo Spaventa.
della disperazione di di questi dettatori
la dottrina;

Ad

ogni

modo

la

confessione

non

la

disperazione del
la

mai comprendere il linguaggio moderni preziosa. Non si rifiuta inteso neppure il linguaggio. E Mamiani, confessata o no, stata

pure

non

molti.

disperazione di quasi tutti gli altri lettori, che questo scritto dello Spaventa

finora ha potuti avere.

Ma c' bisogno di dire che Spaventa (2) ? Lo Spaventa non


ro,

la

ma

un

filosofo
certi

difficile.

colpa non dello uno scrittore oscuLa sua prosa, chec-

ch ne paia a
fia,

presenti scrittorucoli di filosofrasche,

cercatori di belle parole, di detti epigrammatici,


citazioni

di

poetiche e simili

un vero

modello di stile filosofico. Le cui doti sostanziali non sono 1' eleganza della frase e la rotondit del
periodo,

schiva
la

trasparente la propriet metaforico d'espressione, nettezza di contorni del pensiero e per la conla
,

ma

chiarezza
sussidio

d'ogni

ci) Firenze, Le Monnier, lSt9, p. X. La dedica del 17 novembre di quell'anno i2; Non molti finora l'han potuto leggere, perch gli Atti accademici, in cui fu pubblicato, non sono facilmente accessibili, e dell' estratto non dovettero esser tirate pi che un centinaio di copie.

144

PRINCIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA
:

cisione e il rigore della forma qualit che lo Spaventa possedeva in sommo grado congiunte nella polemica con uno spirito sarcastico, che la conseguenza della sentita superiorit dell' ingegno
,

sull'argomento e non una delle ultime attrattive degli nostro scrittore. Si citano nella nostra letteratura, e a ragione, il Machiavelli e il Galilei come autori esemplari di prosa scientifica e filosofica. Ma io non dubito di affermare, che a paro con loro sta che se gli manca a volte la vivezza di lo Spaventa cotesti scrittori, ci deriva dalla diversa materia che lo Spaventa ha per le mani, e dal diverso grado di riflessione a cui si solleva. Del resto, in lui come in quei maestri dello stile, lo stesso incorporarsi del pensiero nella forma, lo stesso disprezzo dell' ornamento,
scritti del
;

la stessa

compenetrazione insomma
il

d' intelletto e d

pensiero espresso immediatamente come pensato. E gi questa non virt artistica, quanto piuttosto scientifica perch il vigore stesso del pensare che sdegna ogni aiuto estrinseco di abbellifantasia, e
;

menti
za

illusori e falsi

e dallo stesso vigore del pen-

siero sgorga quella chiarezza sovrana, che nella scien-

non

se

non coerenza

logica e profonda penetra-

zione dell'oggetto.
S' intende, che questa chiarezza non quella che rende una dottrina accessibile ai profani, o a quegli studiosi che non sono abbastanza preparati a intendere quella speciale dottrina come non vera chiarezza quella degli scrittori, che trattando, di filosofia, si lasciano intendere da tutti! Questa seconda chiarezza lo Spaventa certamente non ebbe, n cerc mai di avere, perch a lui non piacque di portare la filosofia dall'accademia nella piazza fermo nella convinzione che era stata gi
; , ,

PRINXIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA
comprensione
profani
il
I

14o

di Hegel, essere la filosofia

spiegadi esso.
e

zione del

mondo, non potenza riformatrice


perci

s'intende

che

ai

suo dovette

debba parere un linguaggio sibillino Ma n il Mamiani, n gli altri disperati si contendano di non capire e tacere. Sarebbe il partito pi prudente e stavo per dire pi onesto. Vogliono anche giudicare e mandare. Ma con qual frutto? Dopo trentacinque anni siamo da capo questo libro di Spaventa si ripresenta agli studiosi e vuol
:

essere studiato

e chi

lo

ripubblica,
i

dissotterrare
riusciti

un morto, poich

vvi di oggi

non crede di non sono

filosofia,

ancora a leggere l'elogio funebre di questa n mostrano comunque di aver superato la posizione di questo libro e di saper dire qualche cosa di pi. Giudicar senza leggere o, che lo stesso, senza capire, non fare i conti con i libri; e i libri non se ne stanno a sentenze non motivate.
,

Nel presente risorgere dello spirito filosofico forse sonata l'ora della giusta sentenza anche per questi Principii di etica: e forse si troveranno pi di venticinque lettori disposti a non appellarsi al linguaggio sibillino. Tanto pi che questo risorgere dello spirito
filosofico caratterizzato

nucleo di questo quarto e quinto, non


Il

libro,
fa

da un ritorno ad Hegel. formato dai capitoli terzo, che svolgere la seconda parte

della Filosofa dello spirito di Hegel; la quale tratta

dello

spirito

obbiettivo,
e lo spirito

che
lo

il

filosofo

di

Stoccarda
fa
i

faceva

tramezzare tra

spirito

subdi{Sitt-

1 1

v o
e

assoluto,
Hegel

appunto
costume

visa in tre sezioni:


lichkeit);

diritto, moralit,

fu

dallo

stesso

sviluppata

nella
10

U6

PRINXIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA
Il

Filosofa del diritto (1821! d).

resto del libro

una

introduzione allo studio dell' etica hegeliana, e un suo complemento. Importantissimi preliminari, dove
i

sono riassunti

chiariti

concetti

principali

della

metafsica hegeliana

e della psicologia,

rabile precisione con cui vi

per l'insupedeterminato il rapla triade

porto tra iogo. natura


tale di tutto
il

e spirito:

fondamen-

sistema.

Spero che oggi sia passata la paura di cui soffrifuo a poco tempo addietro molti cultori di studi filosofici a sentir parlare di triadi. Perch questa, messa proprio sulla soglia di quest'Elica, sarebbe veramente una pessima raccomandazione per essa. E" vero che ancora si continua da qualche arretrato a balbettare proteste di naturalismo; ma. via, oramai ammettono tutti, che se lo spirito non fuori della

vano

natura, tuttavia toto caelo differente del resto della natura, che ci che Hegel e Spaventa dicono natura senz'altro; e tutti, credo, ammettono altres,

che la logica si deve almeno considerare come Tintroduzione o la propedeutica a tutte le scienze, e che perci l'oggetto suo. che ben si potr dire anche Iogo
tra tanta

smania
le

di cercare

il

prestigio della scienza

nel vocabolario greco, preceda

logicamente

all'

og-

getto di tutte

scienze naturali

come

all'oggetto di

X temo che si voglia ora trovar a ridire sul posto che rispettivamente occupano nella triade la natura e lo spirito; ora che
tutte le scienze dello spirito.
Divisa anch'essa in tre parti 1. Das abstrakte Rechi i. Die MoDie Sittlichkeit. U System der Sittlichkeit di Hegel, pubblicato da G. MoLLAT < aus dem handschriftlichen Nachlasse des Verfassers > nel 18^ Osterwiech-Harz, Zickfeldti rimonta all'anno 1S02: ma gi ne aveva dato ampia notizia il Rosexkra>>z nel suo voi. G. W. F. HegeVs Leben Suppl. zu H s Werken'., Berlin, 1841, pp. 124 e sgg.
(1)
:

ralitt; 3.

PRINXIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA

147

s'insiste,

anche pi del dovere, sulla dipendenza di questo da quella, e parlano tutti di mens sana in carpare sana. La triade c', e bisogna perci sforzarsi

d' intenderla.

il

problema

oggi,

bench in forma

incompleta, cos vivo, che molti filosofi per disperazione di risolverlo razionalmente, si buttano in braccio al cosiddetto parallelismo, il quale, se s'accetta sinceramente per quel che la parola suona, l'abdicazione della ragion filosofica. Spaventa ha qualche cosa da dire su questo proposito; e non sar letto inutilmente, se sar letto senza credule pazzie
e con buona volont. N occorre rilevare l'importanza

del

Proemio con

sua appendice; perch oggi si sulla via d'accogliere il vero senso del soggettivismo, dell' assoluto e dell' apriori e le menti son pi disposte a intendere il pensiero dello Spaventa che non fossero nel 1869. Per coloro cui non bastassero le dichiarazioni dello autore nell'Appendice al proemio, intorno al senso del suo a priori, ho ristampato a posta un brano che mi sembra ben chiaro de' Principii di filosafia dello stesso Spaventa, diventati anch' essi quasi irreperibili (1).
la
;

Due soli punti mi paiono meritevoli di qualche dilucidazione, perch sono stati spesso e anche recentemente fraintesi
dal diritto, e
il
;

la

derivazione

della

moralit

valore del sopramondo.

E' parso che da Hegel lo Stato fosse concepito


legislatore morale; che la relazione posta

come
fi-

da questo
il

losofo tra pena e moralit corrispondesse al concetto

associazionistico della morale

secondo

quale

il

ili [Da me ristampati poi eoa molte agjjiunte inedjle, co! titolo di Logica e melafsica, nel 1911 presso il Laterza].

148

PRINCIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA
1

sentimento del dovere un prodotto delle sanzioni 1 ), Nulla di meno esatto. La moralit nasce nel processo ideale dello spirito obbiettivo, secondo Hegel, prima dello Stato; molto prima, poich c' di mezzo tutto Io sviluppo della Sittlichkeit, che presuppone la mo-

non s'intenderebbe il vaallo Stato. Il costume legittimato dalla moralit; non viceversa. E in ci la concezione hegeliana si distingue profondamente
ralit.

se cos

non

fosse,

lore etico attribuito

da Hegel

dal relativismo sofistico

e dal

positivismo. Certo, la

moralit puramente astratta, e le sue determinazioni concrete provengono dalla storia; ma pretendere altrimenti, non rendersi ragione della natura storica dell'uomo anche come essere morale. Chi oggi non sa che le idee morali, i doveri determinati (tutta la Sittlichkeit), hanno una storia? E che perci voler concepire un dato sistema di morale concreta sub specie aeternitatis, come eternizzare il temporaneo, voler fissare 1" attimo fuggente, e far cos della pes-

sima metafisica ? Il merito appunto


facile

di Hegel,
il

scorgere tutto

la scienza dell'eterno e e

merito di cui non di aver fatto del solo eterno, che l'Idea,
valore,

di

non aver preteso

di

filosofare

mai su

altro

che sull'idea delle cose. Ora gli si rimprovera anche (a lui che fu maestro della comprensione storica del mondo umano!) di non avere inteso, come Vico, che natura di cose altro non che nascimento di esse (2).
recente memoria del prof F. Masci, La libert n;l secondo Kant ed Hegel, Appunti critici; estr. dagl Atti dell'Acc. di se. mor. e poi., Napoli, 1908, pp. 42-3. (2) 11 passo di Hegel su cui si crede, a quel che pare, di poter fondare tale appunto, questo della Philosophie des Rechts, S 258 <ed. Gans. Beri. 1840): WeJches nun der historische Ursprung des Staates
(1)

Vedi anche

la

diritto e nella storia

berhaupt, oder

l'ielniehr

iedes besondern Staates (in questoi yie/m^/ir

PRINCIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA

149

se per nascimento s'intende il nascimento ideale, questo appunto il metodo proprio di Hegel e se per nascimento si vuol intendere, come vuole Vico, il nascere in certi tempi e con certe guise, si ricordi pure la distinzione che il Vico stesso faceva tra il certo e il vero, e V ufficio diverso da lui as;

Ma

segnato alla
platrice

filosofia e alla filologia

1'

una conteml'altra

della

ragione

(l'idea

di Hegel),

dell'umano arbitrio (le Erscheinungen dell'Ideai. Ed Hegel certo non rifiuta la seosservatrice

conda parte della degnit vichiana, che compie ed


illustra
il

significato della prima:

le

quali (guise)

sempre nascon
ben
altra
;

che sono tali, indi tali


le

non altre

cose.

Neil' idea dello spirito obbiettivo definire lo Stato

mi pare che far dipendere la morale dallo Stato anzi importa fondare questo sulla morale, e non riconoscerne quindi il valore in un' istituzione che non realizzi l'idea morale. E allora come concepire un diritto avanti la moralit ? Come pensare che la giustizia punitiva sia un momento costitutivo o un elemento della morale? Prima di tutto bisogna distinguere tra diritto e diritto. Il diritto che il primo momento dello spirito obbiettivo non il diritto che riappare nel terzo momento del costume o politica l'uno il diritto
realizzazione {Wirklichkeit} dell' idea morale,

cosa

grande senso storico di Hegel !), seiner Rechte und Bestimsey oder gewesen sey...geht die Idee des Staates selbst nicht an, sonder ist in Rcksicht auf das wissenschaftliche Erkennen, vou dem hier allein die Rede ist, als die Ersclieinung cine historische Sasi
il

vede

mungen

clie

neghi

si pu rifiutare se non da chi wissenschaftliche Erkennen non essendovi <lubbio che altro fare scienza, ossia definire un concetto, altro narrare le Erschcinungen di questo concetto nel tempo e nello spazio.
.

AlTermazione cosi vera, che non


la

possibilit

del

150

PRINCIPII DI ETICA
diritto
il

DELLO SPAVENTA
Recht o strenge
il

astratto o

stretto {ahstrakte

Rechi), l'altro
:

diritto concreto, positivo,

diritto

come legge das Recht als Gesetz (1). Il primo, come momento logico dello Stato, al pari della moralit, ha un valore trascendentale, nel senso kantiano di questa parola e la sua dialettica si muove quindi in un
;

mondo

trascendentale. Ora, ci che trascendentale,


intuizione pura sono, com'

astratto dalla realt e inconcepibile in s e per s.

L' io puro, la categoria,

l'

noto, trascendentali appunto perch

presuppongono

qualche altra cosa, che


ci che Hegel
rito etico,

loro contenuto, loro proStato, realt dello spiideale, trascen-

dotto, loro fine, e perci loro intelligibilit. Cos, tutto

pone fuori dello


realt,
Il

non

ma momento

dentale, della realt stessa.

diritto concreto legge:

questo diritto logicamente anteriore al costume il presupposto ideale di ogni legge, il diritto astratto. Diritto e morale, dice lo Spaventa (2), presi in s, sono due astrattezze; hanno realt solo nell'ethos. Or come da un' astrattezza si passa all' altra Perch l'una prima e l'altra dopo? Il prima e il dopo, la generazione, qui evidentemente non pu essere se non
'?

una successione

logica,

una genesi ideale

(3).

genesi ideale vuol dire deduzione dialettica. Qual' la differenza tra il diritto e la moralit ? L'uno I' e-

sistenza esterna, e na della libert. L'ordine

l'altra

l'esistenza

inter-

giuridico s'adempie nella


;

manifestazione esteriore della libert V ordine morale s'instaura col riconoscimento intimo della legge, che la norma del volere veramente libero, e perci
(1)

Phil. d. Rechts, % 211.

(2)

Pag

189.

(8) Cfr.

pag. 114:
si

La moralit nasce

dal diritto; e cosi

si

distin

gue da

esso, e

mostra superiore. Intendo dire nascita ideale.

PRINXIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA

151

la realizzazione interiore della libert. Quest' analisi era stata fatta benissimo da Kant, che distinse in tal modo diritto e morale, e la legalit delle azioni con-

trappose alla moralit che scaturisce dalla stima della legge. Si tratta di vedere se la morale presuppone il
diritto o viceversa.

Ma
legale,

sere morale, un'azione

chiaro che se un'azione legale potr non esmorale non potr non essere
legale s'intenda
astratto.
il

quando per
del
diritto
s
il

una determinala

zione

Sicch

moralit in-

non inchiude la moralit. E come il processo dell'idea sempre dal semplice al complesso, e dal meno complesso al pi
chiude in
diritto, e

diritto

complesso, il processo dello spirito obbiettivo non pu andare dalla moralit al diritto, bens dal diritto
alla moralit. Infatti, se lo spirito fosse

morale pri?

ma
gli

che giuridico, a che l'intervento del diritto

Se

uomini non potessero non

essere morali,

il

diritto

non avrebbe senso. Gli occhiali non servono a chi ha buona vista. Ma come poi si potrebbe esser morale,
senza riconoscere i diritti supposti dalla moralit.
?
I

diritti,

dunque, son pre-

strano il momento dialettico della giupunitiva tra diritto e morale. In verit, se nel diritto non intervenisse la violazione di esso, in qual modo dato il diritto. Io spirito potrebbe elevarsi alla

N sembri

stizia

sfera della morale ? Il diritto non violato mai non avrebbe bisogno d'altro; il diritto violato deve reintegrarsi e si reintegra con la punizione del delinquente, la quale critica la soggettivit individuale del volere, per sollevarlo nella sua stessa intimit al riconoscimento del diritto e per alla realizzazione
;

della vera libert.

E Kant forse

dice altrimenti

quando

152

PRIXCIPII DI ETICA
legge

DELLO SPAVENTA
ufficio,

assegna alla

morale un doppio

uno

negativo, per fare un'

infinita rovina

delle ten-

denze egoistiche dell'anima, e uno positivo, per suscitare in essa la stima del dovere, e il primo ufficio
fa scala al

secondo?
la

tiche del

mondo

(1) E in tutte le concezioni emoralit forse un attributo pri

risultato di

immediato dello spirito, o non piuttosto il una redenzione dal male e il termine di una liberazione ascetica dalle tendenze malvage della natura, e quasi il coronamento del trionfo dello spi rito? O v'ha forse redenzione e liberazione dal male senza pena, senza riconoscimento del male stesso,
mitivo
e

senza sacrifizio del volere individuale


soggettivo
e ribelle

come

arbitrio

una

legge di giustizia, al diritto?

li

concetto di Hegel mille


effetto della sanzione.

miglia lontano dalla

dottrina

associazionistica, che fa

dovere

parla Hegel,
allo spirito,

non

il sentimento del Perch la pena di cui qualche cosa di imposto ah extra

ma

quella stessa
(2j,

intimit critica

come

dice lo Spaventa

che nella coscienza del violatore del diritto dimostra la nullit della sua azione e la fallacia del giudizio soggettivo, sul quale questa si fonda; quella intimit, che la ragione della pena esteriore e della sua sanzione nel diritto concreto. Giacch la giustizia penale di cui si parla nella sfera del diritto, non quella stessa giustizia penale che s'adempie nella terza sfera dello spirito obbiettivo, col presupposto della legge e per l'opera del potere
giudiziario.

La prima

e"

il

trascendentale

della se

conda. Nella seconda

la

sanzione degli associa-

li)
(2;

Critica

della ragione pratica

Analitica, cap.

III.

Principii di elica, pag. IX.

PRINCIPII DI ETICA
;

DELLO SPAVENTA

153

zionisti nella prima c' la pura dialettica dell'idea; un principio, che certo non pu recar meraviglia in un idealista come Hegel. Dopo queste avvertenze non mi par necessario combattere la vecchia e sempre nuova obbiezione quali mossa contro la dottrina hegeliana da coloro osservano, che la volont dello Stato pu essere cos
i

capricciosa, egoistica

un uomo perverso,
conforme

ed immorale, come quella di che raramente anzi essa cosi


all'onore
se

alla giustizia e

come

quella

di
la

un uomo dabbene
moralit procede

(1). Infatti,

logicamente

questo dev'essere la realizzazione di quella, quando la volont dello Stato capricciosa, egoistica ed immorale, l'unica conchiusione che se ne pu trarre , che lo stato avente una tale volont, non un vero Stato, senza dimenticare d' altronde che la filosofia deve guardare alla repubblica di Platone e non alla feccia di Romolo! E si potrebbe anche osservare, che quando lo Stato non quale dovrebb' essere, non lo Stato solo pecca, ma peccano prima gli antecedenti logici dello Stato, nei quali, per la dialettica da Hegel accennata, si dovrebbe
lo Stato, e

compiere prima quell'ordine morale di cui lo Stato non sarebbe poi che la consacrazione. N pu dirsi, che Hegel torni col suo ideale dello Stato al concetto pagano, per cui l'uomo esisteva per lo Stato, e non lo Stato per l'uomo. N l'una cosa, n l'altra perch lo Stato e l'uomo, cos opposti e divisi luno dall'altro, non sono, direbbe Hegel, se non due creazioni dell'intelletto astratto. Non c' l'uomo di qua, e lo Stato di l ma uomo e Stato sono unum et idem. L'uomo lo Stato e lo Stato l'uomo e
:

il) Cfr.

Masci, op.

cit.,

pag. 43.

154

PRINXIPII DI ETICA
il

DELLO SPAVENTA

lo Stato di se

fine dell'uomo,

medesimo,

in

perch l'uomo il fine quanto nello Stato si celebra la

natura politica dell'uomo.


moralit una funzione dello stesso ordine della funzione religiosa (della sfera dello spirito assoluto); la quale s'impernia bens necesInfine,
si

dice,

la

sariamente nella vita comune, nella comunione delle


coscienze
;

ma
l'

in

una comunione

libera, la

quale,

intima vita spiritualo, il bene come valore spirituale assoluto, ripugna ad ogni forma di organizzazione necessaria e coattiva . Ma qui si confonde: 1. l'assolutezza dello spirito con lo spirito assoluto 2. la coazione, che il lato esteriore della pena, con la sua essenza ed efficacia morale. Certo; lo spirito assolutamente, necessariamente morale ; ma tale assolutezza l'assolutezza del relativo. Solo

concernendo

in

un grado

suo, nella sfera del

detto, cio del

mente morale.
ria, la

moralit

mondo propriamente mondo dello spirito, esso assolutaMa fuori del mondo, fuori della stonon ha significato. Uno spirito solo,

un Dio

solitario,

fare un'opera

pu creare un'opera bella, ma non buona (1). Lo spirito perci pu supe-

rare la sfera della moralit.

assoluto in questa sfera;

(1) Cfr. Spaventa, Princ. di etica, pp. 92-3. [Tutto ci s'intenda detto, per altro, a schiarimento del pensiero hegeliano, elio lo Spaventa ac-

cettava.

Secondo Hegel,

infatti lo spirito
si

pratico

spirito obbietti-

elevano cosi Tarte come la religione e la filosofa. Ma e' un modo pi profondo d'intendere il rapporto delio spirito assoluto con l'obbiettivo e della teoria con la pratica per cui i due termini s' immedesimano, e lo stesso mondo sopramondo (cfr. la mia Teoria Generale dello spirito come atto puro, Bari, Laterza, 1920). Ma rimarr sempre vero che la moralit superata nel mondo superiore del pensiero, finch nella moralit si vegga uno spirito pratico diverso dal teorico, e l'azione perci si concepisca, come il contenuto di un giudizio].

vo

5,

al di

sopra del quale

PRINXIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA

155

ma

questa sfera non

assoluta,

appunto perch suall'assolutezza pro-

perabile, e quindi

non adeguata

pria dello spirito.

Quanto alla coazione, gi lo Spaventa ha notato (1) che essa non che relativa, perch l'uomo si determina sempre da s anche nella coazione , ed Hegel aveva molto insistito sul concetto che la vera punizione non ha nulla di personale, ma deriva dallo spirito. La vendetta mia, dice Dio nella Bibbia (2). Senza dubbio, quella coscienza in cui s' generato il
male, non pu, come quella tale coscienza, superarlo ; e per la essa ha bisogno dello spirito universale coazione strumento sociale pedagogico di primo ordine. Ma questo spirito non opera nel delinquente
;

in quanto il delinquente questo stesso spiche in un suo momento stato una data coscienza. Contrapporre ad Hegel il concetto della coscienza morale inaccessibile alle coazioni estrinseche, e che l'apprezzamento morale si fa dal punto di vista della ragione morale, significa dimenticare che Hegel ha fatto della libert l'attributo essenziale dello spirito. N lecito attribuire a lui un principio meccanico nello sviluppo di qualsiasi parte dello spirito. Anche il padre adopera la coazione per lo sviluppo della coscienza morale del figlio ma riesce allo scopo, solo quando la sua coazione sia sapiente risveglio e ravviamento dell'anima stessa del figliuolo. L' altro punto che ho detto di voler chiarire, perch anch' esso frequentemente frainteso, quello del valore del sopramondo. Il quale non in verit n sopra n sotto il mondo, ma dentro il mondo anche
se
rito,
;

non

(1)

Pag.

106.

2) Phil. d. R. p. 101.

156
sso,
i

PRLNXIPII DI ETICA
perci dentro
(1).
Il

DELLO SPAVENTA
proprio

la storia,

come vogliono

suoi critici

rito

che

si

sopramondo manifesta come arte,

la sfera dello spi-

religione e filosofa.

In che senso sono fuori della storia, del

mondo, delIl

l'ethos queste creazioni pi eccelse dello spirito?

concetto profondamente filosofico,

ma

anche molto

comune.
Tutti diciamo, senza saper di
filosofia hegeliana,

che neirarte e nella scienza c' qualche cosa di divino; e creazioni diciamo le opere d'arte; e lo stesso Galileo non si peritava di ragguagliare intensive la cognizione scientifica umana a quella di Dio. Ora
ci che
divino,' eterno, e per fuori della storia e
storico. Cos

del
tali

mondo
le

volgarmente son dette immorfattori della


storia.
tali,

opere d'arte.
in

Sono

Si,

ma non
zio, e

quanto opere

d'arte. In

quanto

sono

un mondo senza tempo e senza spaper di un sopramondo, i cui cittadini sono Omero, Virgilio, Dante, Shakespeare, Goethe, Manzoni.. Le opere artistiche sono elementi della storia per gli effetti estrinseci da esse prodotte nella societ in cui sorgono, come sono pure fatti storici, in quanto traggono loro succhi e la loro origine da elementi storici; ma non sono n questi elementi, che non valgono nulla senza la potenza creativa della fantasia, n quegli effetti, senza dei quali ogni opera bella rimarrebbe bella lo stesso, senza perdere nulla del proprio valore. E tanto vero che l'arte non ha spazio n tempo, in quanto produzione spirituale, che nelvisioni eterne di
i

l'arte

non han
;

significato tutte le differenze indivi-

duali

e la stessa

individualit dell'artista scompare

(1) Cfr.

ancora Masci,

op.

cit. p.

]tt

e passim.

PRINCIPII DI ETICA
spirito

DELLO SPAVENTA
atTerma in tutta
alle
la

157

innanzi allo
universalit.

che

s'

sua

Un

fatto
;

storico

legato
se

sue
la

contingenze
di
vi

concrete

non

s'

intende

non da punti

scienza e la stessa religione, ha qualche cosa in cui tutti gli spista soggettivi; l'arte, invece,
riti
si

come

accomunano
le

in

una comune
col

spiritualit, in

cui s'annullano
sare l'umanit
la

distinzioni individuali. Si

ammirante

pu penmedesimo sentimento
;

d'arte, e dimentica quindi di tutte che distinguono persona da persona raccolta quasi in un gran tempio, assorta in un medesimo slancio d'adorazione, o in una immensa scuola, pensosa d'un medesimo vero; ma non si pu pensarla avente tutta in ciascun individuo un medesimo diritto e un medesimo dovere concreto. Onde lo spirito che non procede nel suo sviluppo se non affermando la propria universalit, e che perci essenzialmente universale, in questa sfera dell' arte attinge la sua piena libert dalla natura; la quale, in vece, nella sua manifestazione spaziale e temporanea,
le

medesima opera
differenze

tutta
dirsi

una

fitta

rete di

limiti. Allora lo spirito

pu

veramente assoluto. Una statua vetusta, di cui si sia ignorato per secoli l'autore, non aggiunge nulla al suo pregio se un giorno sia dato scoprire il no-

me

di chi l'ebbe

a scolpire

ma un

fatto

storico

inconcepibile senza determinazioni geografiche e cronologiche, n un' azione eroica e' fuori del con-

cetto
il

astratto della filosofia

senza
:

1"

eroe.

Il

bello,

dio di una religione positiva, la verit non .sono dell' individuo, ma della umanit il risorgimento di

uomini determinati, che si chiamano Mazzini, Gioberti, Cavour, Vittorio Emanuele, Garibaldi. Tra questi uomini che fanno la storia viItalia

opera

di alcuni

158

PRINXIPII DI ETICA

DELLO SPAVENTA

Yono pure quelli che, quasi iddii nello spirito, contemplano una realt senza tempo, e vi immergono
s
,

il

come persone sopramondo


;

particolari. Nello

stesso

mondo

nello spirito stesso s'adempie la


;

sua perfetta liberazione ma un grado non l'alsebbene nella vita s'alternino ad ora ad ora, e il poeta debba smettere a un certo punto di poetare, per mangiare come l' infimo degli animali. cos un di l del bene e del male ma di l dal mondo, ove il bene e il male s' affermano, e solo in quanto
tro,

l'uomo
1904.

poeta, o

adora, o s'affisa nel vero.

IX.

BUDDISMO ED ESTETISMO
Il

(^

De Lorenzo
;

valoroso insegnante e studioso di

geologia ma anche lettore appassionato di poeti e di pensatori non per vanit di dilettante, anzi per

potente bisogno d'un animo delicato e di uno spirito vigorosamente speculativo. Legge i poeti con finezza
penetrazione superiore a quella di molti letterati
di professione, e

medita

le filosofie

dei

grandi,

non

per recarvi un' informazione da erudito, ma per assaporarvi l'aspro gusto dei pensieri difficili e profondi. Nelle horae subseciuae, che gli lasciano gli aridi studi cui ha consacrata specialmente la sua attivit scientifica, si rifa del silenzio misterioso e triste della natura inconsapevole bevendo avido alle pi ricche fonti spirituali dell' umanit la parola pi intensa delle anime, la parola che pi intensamente gli faccia vibrare le intime corde dell'anima. Il suo poeta perci Shakespeare il pi grande
:

(1)

A
e

proposito della

1*

edizione del libro di Giuseppe


1904.

De Lorenzo,

india

buddismo antico, Bari, Laterza,

160
dei poeti
,

BUDDISMO ED ESTETISMO
com'egli
lo definisce, e
il

pi sereno ed

obiettivo degli
la serenit del

umani pensatori

(p, 85).
la

cos

come

trova nel suo poeta, egli cerca nei suoi pensatori il sentimento, la fantasia, l'estro, il furore dei poeti e perci suoi autori sono
:

pensatore

Platone, Bruno, Schopenhauer, Nietzsche;


tutto
il

ma

sovrati

Buddho,

il

grande,

il

sublime Svegliato,

cui

divini Discorsi, tradotti ora in tedesco dal

arrivano a lui documento autentico di mento perpetuatosi attraverso due millenni


e,

Neumann, un insegnae

mezzo

sebbene alterato, ancor atto a nutrire gli spiriti di cinquecento milioni d' uomini (pi di un terzo dell'umanit intera). Beve questa parola, che di fronte alla muta natura gli svela il senso profondo dello spirito consapevole, e si compiace di notare che essa esprima sempre il pensiero medesimo, sia che risuoni pacata e solenne sulla bocca di Gotamo a pie del nevoso Himlayo, o che riecheggi dalla gemina Grecia col grande Eraclito e col divino Plalone sia che la ripeta, alunno dei greci, in Roma, Orazio scettico, o la predichi dopo parecchi secoli con possente fervore di fede Francesco d'Assisi. Michelangelo parr intuirla ne' suoi eterni fantasmi e 1' accenner apertamente in una sua mirabile lettera al Vasari. La ridir con tragico accento Amleto e il Recanatese la marteller nel suo verso accorato, o commenter nella sua prosa funerea. Torner a tradurla in filosofemi lo Schopenhauer con sarcasmo amaro, e la dommatizzer ancora con la sicurezza ispirata dell'estro
;

il

novello Zarathustra.

Ma

sar sempre la stessa padella sua letteratura pre-

rola. Tutti gli spiriti

magni

ferita e della

sua

filosofa fraternizzano

innanzi

al

De

Lorenzo in una comune, eloquente, commovente affermazione dell'essenza intima dell'uomo e della sua

BUDDISMO ED ESTETISMO
radicale
aspirazione. Egli ascolta
e

161
e fre-

ammirando

mendo,

ogni tratto in esclamazioni. in epiteti di superlativa ammirazione e in manifesti segni di vivo assentimento; discepolo docilissimo di
a

prorompe

questi grandi maestri, di sentire


s'esalta, e

quali in se stesso
gli spiriti

che

gli

appaiono

forse,

come

ma-

gni danteschi, in

un limbo, senza spazio

senza tem-

po, dove tutte o quasi le differenze storiche si dileguano, e si parla appunto un solo linguaggio, 1' eterno linguaggio dell'anima umana. Dilettazione anche questa di cultura raffinata che guarda non solo alle opere artistiche, ma alle filosofiche e religiose da un punto di vista prevalentemente artistico, e genera perci un sentimento disinteressato, per usare la impropria frase kantiana, che esprime appunto quella specie di godimento contemplativo che non muove all'azione, perch non tocca l'individualit dell'uomo, radice dell'operare. Ond' che il prof. De Lorenzo, dopo aver devotamente ascoltato i suoi maestri, e aver detto s ad Amleto che si uccide e al Buddho che rinnega anch'egli, a suo modo,
la

vita, torna,

come

se nulla fosse, ai suoi prediletti

studi geologici, torna a cercare la vita nel suo gabi-

netto

nel suo

mondo,
la

gi artisticamente spregiato
.

torna a godere ed amare

risale

dalla tenebre
sole.

del

limbo a rivedere

gran luce del

Questo suo libro non


critica,

propriamente un libro
di

di

n un libro di storia, n un libro

propa-

ganda

bench

l'autore vi dia

prova

di

molto acume

critico, di rara e difficile

erudizione slorica, di vivo

ardore ed entusiasmo per la dottrina morale del suo eroe. E un libro essenzialmente artistico e come tale pregevolissimo, tanto da incatenare il lettore,
,

11

162

BUDDISMO ED ESTETISMO
questi,
se

bench

abbia qualche pratica di storia


fare a

di filosofia,

non possa
i

meno,

quando

quan-

do, di fermarsi insoddisfatto,


a chi legga

come appunto accade


estetica,

poeti, se

la critica intellettuale s'insi-

nua qua

e l nella

contemplazione

dove

af-

fermazioni belle ma false sveglino e facciano ribellare l'intelletto che sonnecchiava. In questo libro infatti l'acume, l'erudizione e l'ardore entrano come elementi d'arte, come mezzi che aiutano il De Lorenzo a vedere e a sentire il suo Buddho, non a criticare il concetto che questi ebbe della vita per notarne, oltre il pregio, il difetto ; non a disegnarne con conscia accuratezza i lineamenti s da farlo distinguere nettamente da tutte le altre grandi figure storiche che per un verso o per l'altro gli assomigliano non a produrre in s e quindi negli altri quella veramente sincera ed efficace persuasione, che gi risoluzione o spinta
;

definitiva all'azione. Giacch nel

campo

dell'arte, del
la critica,

puro godimento
n per
le

estetico

non

c'

posto per

differenze propriamente storiche, n per ri-

soluzioni pratiche.
cos col

Fortuna pel De Lorenzo che egli s' immedesimi suo soggetto da trarre anche il lettore in quella stessa situazione fantastica in cui egli s' p
sto.

il lettore s'arresterebbe troppo innanzi che da questa stessa situazione, che il pregio del suo bel libro, derivano. Dal punto di vista critico gli parrebbe eccessiva l'ammirazione dell'autore per r intuizione ascetica di Gotamo, pur riconoscendo la verit che essa ravvisa. Perch il proprio

Altrimenti

ai difetti

degli artisti di circoscrivere la verit, e

di

non

ac-

corgersi perci che una parte

di essa

non

tutta la

verit, e in questo senso perci


la verit.
I!

non propriamente De Lorenzo contrappone il Buddho al Cri-

BUDDISMO ED ESTETISMO
sto e sta pel

163

primo

ma

lasciando stare che nell'apprez-

zamento pur allo

del cristianesimo egli dimentica quello, che


stesso proposito (p. 40) aveva osservato,

cio, per certi lati

manchevoli che

cristianesimo, la faute n'est


tore

che posson notare nel pas Voltaire, un pensasi

pu

arrestarsi forse a questa

come

all'altra sola

concezione della vita oltre il Buddhismo, quasi che il pensiero umano non avesse fatto altro dopo Ges, che ripetere 1' uno o 1' altro motivo ? E prima di Ges, tutta la filosofa greca, nella cui trama il De Lorenzo non scorge che il sottil filo pessimistico-ascetico che pur v' intessuto, non dice e non prova nulla contro l'intuizione buddhistica ? Egli che si compiace di ravvicinare, anche troppo, Platone al Sakya Gotamo, com.e e perch non pensa ad Aristotele, la cui critica della trascendenza platonica ha un'importanza capitale nella storia, non dico della filosofia, ma del mondo? E nella sua coscienza di uomo moderno come non sente le segrete molle della ribellione a ogni ascetismo, che nega la vita per non averla compresa, se tutto il mondo moderno una lotta contro la trascendenza, e perci uno sforzo continuo per intenderla vita com''? Eppure egli parla spesso d'immanenza e combatte, la metafisica; e non so perch o almeno se la piglia con essa come scienza del trascendente ma non s'accorge mai che l'ascetismo pur esso un disconoscimento dell'immanente
possibile
; ;

in

quanto

tale.

se

detto, la sua verit e sarebbero al mondo tanti asceti e non si scriverebbero dei libri come questo del De Lorenzo. L'ascesi infatti rappresenta un momento dello sviluppo della vita etica dello spirito il quale non pu sollevarsi alla sua dignit morale

Certo, l'ascesi ha,

come ho
ci

non

l'

avesse

non

164
se

BUDDISMO ED ESTETISMO
non staccandosi
,

contrapponendosi a

quelle

inclinazioni naturali {Neigungen) a cui Kant, fondatore della scienza della ragion pratica, vuol sottratto
il

volere

ma un momento

un momento

e l'anti-

tesi

superata in una sintesi superiore in cui le passioni, il cui dominio fu scosso, siano riconosciute e governate dallo spirito venuto in possesso della sua

va

libert.

Le
;

sante verit non


il

sono veramente
dolore, resta

quattro

perch, dopo annientato

pur

sempre
sime.

lo spirito, e resta la vita dello spirito,

che

poi la vita di tutto e che importa altre verit santis-

troppo qui sarebbe da dire, e a me piace Nota aggiunta dallo Spaventa alla sua Prolusione del 1862 (1), dove il valore reale del buddismo espresso con contorni cos netti e precisi e con osservazioni cos profonde ed evidenti insieme, che lo stesso De Lorenzo, se vorr leggerle, le trover mirabili e magistrali, pi forse che non gli sembrino altre pagine d' altri scrittori da lui citati. Il critico noterebbe anche tutte le conseguenze che il De Lorenzo accetta dal suo principio che tutto dolore, e che il niente perci il rifugio a cui bisogna aspirare. Ma gi nel principio s' intende che la radice di una lunga serie di idee non approvabili, non perch assolutamente false, ma perch vere solo a met. Ancora dal punto di vista storico, tralasciando pure molti raffronti (in specie, quello con Platone), che se giovano a mostrare la costante umanit di certe vedute, le quali per la loro stessa natura si devono e s

Ma

rimandare

alla bellissima

(1)

Ristampata nel voi. La

filosofia italiana nelle sue relazioni

con

la

filos.

europea. Bari, Laterza, 1908, pp. 34-41.

BUDDISMO ED ESTETISMO
dovranno sempre

165

ripetere; non si potrebbe non osservare che interamente inesatto il raccostamento di Gotarao al Kant, accennato in vari punti, ma espressamente istituito poi in uno speciale paragrafo del terzo capitolo. Tra l'uno e l'altro pensatore c' un abisso. L'autore trova l'analogia nella decisa fermezza, da parie di entrambi, di evitare ogni questione trascendente, per rimaner sempre nel campo immanente della possibile esperienza (pag. 132). Ora tale caratteristica, se corrisponde molto approssimativamente allo spirito della filosola critica, ripugna fortemente a quello della buddistica, come prova la stessa citazione del De Lorenzo. Il quale riporta prima le quattro antimonie delV Antitetica trascendentale e dopo averle commentate (e n anche il commento tutto... kantiano) dice con molta disinvoltura che non altrimenti si esprime Gotamo in un memorabile dialogo... col suo discepolo Mlunkyputto che nel Discorso 63 dei Majjhimanikyo, e che il De Lorenzo stesso traduce in bella prosa italiana dal tedesco del Neumann, come molti altri brani della stessa raccolta, che formano l'attrattiva maggiore di questo libro. Ora in cotesto dialogo, al discepolo che chiedeva a Gotamo perch questo non si fosse pronunziato mai su questioni cosmologiche, analoghe a quelle delle antinomie kantiane, l'asceta risponde che egli non s' occupato di ci perch ci non salutare,

non

arciascetico,

non mena

al

distacco,

non

al rivol-

gimento, non alla dissoluzione, non


alla visione,

ci io
ci

non non al risveglio, non all' estinzione pernon r ho partecipato . E prima ha detto che
al sollievo,
:

ad insegnare,

perci ad acquistare la cognizione di

la vita. Sicch il Buddho non dice che queste sono questioni insolubili, e tanto meno dice perch; ma solo prepone 1' ascetica alla scienza.

non basterebbe

166
Il

BUDDISMO ED ESTETISMO
contrario allo spirito kantiano,

che

che vuole

la

scienza anche

quando

l'ha dichiarata impossibile; se

non

altro, in servigio della vita pratica.

dal punto di vista pratico,

come non

sorridere

dell'ingenua seriet con cui il De Lorenzo, da buon discepolo di Leopardi e di Schopenhauer, cerca ed approva nel Buddho la sentenza contro le donne, dichiarate inferiori agli uomini, perch inette alle azioni virili (come se gli uomini poi fossero atti alle femminili !) e ricorda che tutti gli uomini grandi
;

hanno considerata, anzi desiderata

la

morte come

li-

beratrice, e fa l'apologia del suicidio, senza sospettare


si debba cercare qualche cosa che avventura ci che Buddho e tutti gli altri grandi uomini non vi trovavano, e che il De Lorenzo stesso dice di non trovarvi il piacere Sorridere dico, perch in questo misoginismo, in que-

mai non

se nella vita

sia per

ammirazione del monaco Ghanno suicida rappreun colloquio di marmorea, nitidissima forma e di altri simili atti magnanimi, o di belle lodi del suicidio cantate da dolenti poeti o filosofi pessimisti, troppo chiaro che in fondo non e' se non commozione d' artista, alla quale non si trover
sta

sentato in

critico arcigno
1904.

che non voglia partecipare,

X.
I

NUOVI SAGGI DELLO SPAVENTA

(^

Questo volume

fa sguito a quello dei Saggi di cri-

pubblicato da B. Spaventa nel 1867, come primo di una serie, in cui l'autore avrebbe raccolti parecchi altri scritti delia stessa natura sparsi per varie riviste. Parte dei quali io gi radunai, insieme con gli articoli e le memorie accatica filosofica, politica e religiosa

demiche
filosofici,

dello Spaventa posteriori al '67 negli Scritti


dati in luce nel 1900; ossia quelli, che, piut-

tosto che veri e propri saggi di critica, erano studi,

discussioni e ricerche originali; e

il

resto son lieto di

poter oggi presentare, compiendo il disegno dell'autore, con quegli altri saggi congeneri che lo Spaventa

ebbe occasione di scrivere nel 1872, quando imprese a pubblicare con Francesco Fiorentino e con Vittorio Imbriani un Giornale napoletano di filosofia e lettere. Ho tralasciato soltanto alcune recensioni, che, per il valore dei libri che v' erano presi in esame, non
(1)

Prefazione

filosofica, di B.

al volume: Da Socrate a Hegel, Nuovi Saggi di critica Spaventa, Bari, Laterza, 1905.

168

NUOVI SAGGI DELLO SPAVENTA


E
ne

tali da suscitare un grande in rimasta fuori la polemica con la Civilt cattolica, che 1' autore annunzi pure nell'elenco dei saggi da pubblicare, premesso al detto volume del '67, perch essa da s dar luogo a un libro separato, che sar fra breve dato alle stampe. (1) Ma. con questo volume, i piccoli scritti di filosofia dello Spaventa, che erano sepolti in vecchie e rare riviste, la massima parte del Cimento e nella Rivista contemporanea di Torino, degli anni 1854-56, sono

mi son sembrate pi

teresse.

stati tutti

ristampati; e la promessa del

'67,

almeno

per questa parte, sciolta. Cos 1' avesse potuta scioEgli non v' avrebbe gliere prima lo stesso autore fatte n aggiunte n correzioni, come non ne fece ai Saggi ristampati da lui, per non toglier loro il pre r unico valore che hanno , diceva 1' autore gio, col suo bonario sorriso, di essere tali e quali furono pensati e formati in quel tempo . Ma, oltre che la ristampa a lui avrebbe suggerito qua e l note e postille, come ve n' ha nel volume del '67, ben altrimenti interessanti che non possano essere quelle apposte da me co! solo intento di agevolare la lettura
1

del libro,
tori

dando precisa

notizia di cose, libri,

scrit-

accennati nel testo; la presente pubblicazione, an ticipata di qualche decennio, non sarebbe stata senza vantaggio grande degli studi italiani.

Nocque
ci)

assai, di certo, alla

fortuna

dell'

insegna-

gimento

[E fu infatti pubblicato nel 1911 nella Biblioteca storica del Risoritaliano, pubbl da T. Casini e V. Fiorini. A parte anche sono stati ristampati i Principii di etica, Napoli, Pierre, 1904. Dagli Scritti filosofici, bens rimase fuori 1' annunziata lettera False accuse contro r hegelismo. Finora non m' era riuscito di rintracciarla; ma fu da me

recentemente ritrovata in un vecchio giornale e quindi ristampata


nella Critica XVIII (1920) 246 e
312J.

NUOVI SAGGI DELLO SPAVENTA


forma quasi
direi
il '67,

169

mento
oltre
i

dello Spaventa la

clande-

stina della sua attivit letteraria.

Dopo

Saggi, diede a luce

Princpii di filosofia,

quando non

pubblic pi nessun libro; e, tolti i pochi articoli del (jiornale napoletano (la cui vita non and oltre il primo anno), tutti i suoi scritti d' allora in poi furono

sempre
in Italia

inseriti negli Atti della R.

scienze morali e politiche di Napoli. E'


i

Accademia delle pur vero che

cultori

della filosofia

qualche cosa non destinata


i

alle scuole,

erano, costretti a ricorrere agli


quali poi

volendo stampare sono tutti, o atti delle accademie;


,

non

si

trovano se non nelle principali


del resto, cercati se

bi-

blioteche, e qui

non sono,

non

di professione, respingendo per solito i lettori col cipiglio pedantesco e la goffaggine della maggior parte del loro contenuto, dovuto ai troppi accademici che si trovano ancora nelle accademie. Ma si vorr concedere, m'immagino, che

raramente dagli studiosi

tra

nostri accademici,

nostri soliti cultori della


ci

fi!

losofia, e

Bertrando Spaventa una differenza

sia

Dico non solo tra filosofa e filosofia, ma tra forma e forma di presentare la filosofia. Lo Spaventa era uno scrittore, e costoro sono in generale estensori d'un pensiero che li affatica, e che essi non riescono a digerire.

Lo Spaventa
un disegno
colorito;

era

un* intuizione della vita, e

un uomo, era un' anima: aveva non un'intuizione astratta,


contenuto
e

a grandi linee, senza

senza

ma

un' intuizione della vita concreta, della

vita in cui vibrava l'anima sua, di filosofo e d'italiano, e d' italiano liberale dell' Italia risorgente, e di

coscienza ribelle

al

caltolicismo

un' intuizione

che

comprendeva

nella cornice grandiosa della logica del

mondo

la filosofa del

pensiero italiano, nel suo pas-

170

NUOVI SAGGI DELLO SPAVENTA

sato e nel suo presente, nella


e spirituale.

sua scienza ideale e nella sua storica lotta contro ogni tirannide politica

Onde

la filosofia
e

governava nello Spaquale ami-

venta tutta r anima,


e

ispirava in lui la vita pubblica

la privata; cos la politica della societ, dalla

non
cizie

credette
,

mai

di potersi appartare,
^

come

le

le

simpatie

le

antipatie personali. In tutte le


i

sue azioni,

come

in tutti

suoi scritti sempre quella

coscienza. Tutti sapevano chi era Bertrando Spaventa,

perch in

lui la filosofia era

l'uomo;

il

suo

nome

era

una bandiera.

Ma

egli studi

stessi principii del

esamin
steruo,
,

tutte le

sempre, rielabor pertinacemente gli suo pensiero e per confermarli forme che veniva assumendo via via
;

la filosofia

contemporanea; e non le giudic dall' ecome un volgare dommatico. ma vi entr den-

tro e saggiandone con rigore la struttura logica, ne mostr l' insufficienza, e quindi la necessit del

concetto superiore a cui


ripet mai;

egli

mirava. Perci non


s'

si

ma

al centro, in cui

era collocato, fece

logica, di cui ci sono pochi esempi nella storia della filosofia, tutti gli studi, tutte le critiche che venne facendo. Questa unit d una coscienza sempre desta ci appunto che fa di lui un uomo, e uno scrittore: un uomo nel miglior senso, come ragione consapevole di s; e uno scrittore, che scrive perch qualche cosa gli s' agita nel!' anima, ma qualche cosa che ha vita e valore assoluto. Da questa unit vera del pensiero dello Spaventa quel suo profondo senso filosofico, proprio dei pochi pei quali la filosofia non geometria dell" intelletto, ma emendatio intellectus, riforma e unificazione di tutto l'uomo, della scienza e della fede, dell'intelligenza e della volont, della mente e del cuore: non l'oc-

sempre convergere, con energia

NUOVI SAGGI DELLO SPAVENTA

171

cupazione della scuola e il lavoro del cervello, ma la missione della vita e il pascolo dell'anima. In lui, insomma, nel grado pi alto dello spirito si riassumevano e risolvevano, come si riassumono e risolvono sempre quando questo grado pi alto ci sia per gradi inferiori. davvero, tutti
i

siffatti scrittori

lettori

non mancano; o

se

la

Spaventa non ne ebbe quanti ne meritava, una causa, fu, come ho detto, anche questa, dell' essere stati i ladsuoi scritti poco conosciuti e poco accessibili dove libri, che il pubblico italiano s' trovati innanzi neir ultimo trentennio hanno conferito per lunga pezza a fargli perdere il gusto della vera spe;

culazione filosofica.

Ma
di

ora a pi segni
filosofia

si

viene mostrando

il

bisogno

una

pi seria.

E dopo

tante delusioni, gli


assoluto, sono

spiriti, agitati

dal desiderio di

un sapere

ricondotti naturalmente allo Spaventa.


dei suoi scritti bisogna

allo studio

pure in parte, attribuire quel notevole risveglio delle tendenze idealistiche, che e" ora nei nostri studi filosofici. Quindi l'opportunit della presente raccolta, di cui gli studiosi vorranno esser grati all' editore Laterza, che si vengono acquistando tante belle benemerenze verso buoni studi di filoi

sofia.

saggi che ne fanno parte, con

un

criterio analogo'67,

a quello seguito dallo stesso autore nel dinati cronologicamente;


in cui

sono
al

or-

non tanto rispetto

tempo
data

vennero

scritti,

e di

cui per ciascuno

a suo luogo r esatta indicazione,


il

quanto piuttosto per

in ciascun saggio

periodo storico a cui appartiene la dottrina di cui si prende a discorrere: da quella

172

NUOVI SAGGI DELLO SPAVENTA


esame porse occasione
nel 1856

di Socrate, al cui

una

Hegel intorno ai rapporti dell' anima col corpo, che lo Spaventa nel 1872 contrappose alle discussioni dei naturalisti intorno alla natura delle psicopatie. Sono tutti brevi scritti, veri saggi, che l'autore cominci a raccogliere dopo l'esempio del De Sanctis, i cui Saggi critici vennero in luce, la prima volta, nel 1866, e gi erano stati sparsamente pubblicati negli stessi anni e nelle stesse riviste piemontesi, in cui erano apparsi quelli dello Spaventa (1 Entrambi venuti in Piemonte, quando 1' Italia era col, corate disse lo Spaventa, da Napoli, vi portavano, pure indirizzati a diversi studi, lo stesso animo; quell'animo cosi efficacemente rappresentato dal nostro filosofo neir avvertenza premessa alla Filosofa di Gioberti, quando ricord la sua giovinezza e quel suo stato, in cui poteva gi dire tra s e s il suo s e il suo no in cose di filosofia, senza che in tali giudizi ci entrasse altra ragione che quella che egli credeva la stessa ragione e soggiungeva Noi altri giovani allora eravamo tutti cos; era una specie di ambiente o di rapina (a dirla con Dante che ci avvolgeva tutti allo stesso modo. Meno pratici, pi astratti, ma meno pregiudicati; e pronti ad aprire l'animo al Vero sotto qualunque forma ci si presentasse; senza sospetto, in uno stato quasi d'innocenza, confidando
del Varavo Berlini, a quella di
;.
;
:
i

memoria

ciecamente

nella verit e solo nella verit,

noi

(1) Il BoNGai non era la mente pi adatta a intendere n il valore dello Spaventa, n quello del De Sanctis Vedi tutta%-ia il giudizio che egli, nel 1S5, dava in certe lettere, pubblicate allora in Toscana e poi divenute celebri, sull'importanza dell'opera di entrambi quei suoi

conterranei a Torino: Perch la letteratura italiana non sia popolare in Italia. 4 ediz. Napoli. D. Morano, IfiSl, pp. 31-38.

NUOVI SAGGI DELLO SPAVENTA


alla

173

guardavamo

terribili mostri,

rico sapeva e
e

buona e senza paura a questi o quei che in quel tempo solo qualche chiespacciava (perch Io sapeva li per tali,

che poi, in virt del progresso nelle cose umane, buone come nelle cattive, diventarono mostri davvero anche tra coloro che non erano chierici... Quello era ambiente di schiettezza e di sincerit, a cominciare da noi medesimi . Quello stesso ambiente, che poi descrisse il De Sanctis nel libro della sua
cos nelle

Giovinezza.
Costretti a vivere in

invece di

libri

Piemonte del proprio lavoro, che nessuno avrebbe pagati, dovettero

entrambi acconciarsi a scrivere articoli di riviste; e quindi a rivolgere la loro dottrina e il loro ingegno, anzich a studi originali, alla critica di quello che si veniva scrivendo, e che per s attirava gi 1' attenzione del pubblico. Ma in quelle recensioni ciascuno di loro metteva tutto se stesso, mostrando come in letteratura e in filosofia ci fosse un modo superiore di giudicare, per l' Italia generalmente nuovo, e che tanto negli studi letterari quanto nei filosofici rendeva necessario un rinnovamento. Erano eccitamenti, che non si pu dire che abbiano prodotto subito l'effetto desiderato; e non era possibile, data la difformit di studi tra questi autori e i lettori, sopra tutto nelr Italia superiore, dove quelle riviste erano lette. E perci il De Sanctis e lo Spaventa pensarono a ristampare quegli scritti, dopo il 1860, quando poterono rivolgersi a un pubblico, anche merc loro, pi preparato a intendere la loro parola e a trarne vantaggio.

Dei

Saggi
la

critici del

De Sanctis

stato detto

che

pochi, assai

ebbero, su

pochi libri di letteratura, di critica, giovent meridionale, altrettanta azio-

174

NUOVI SAGGI DELLO SPAVENTA


E
quello che furono per la letteratura
i

ne

(1) .

critici del

De

Sanctis, furono per la filosofia

Saggi Saggi

di critica dello Spaventa: chi,


bile,

aveva
.

scritto in Italia

da tempo immemoracon tanta chiarezza, con


e

tanto brio
e

con tanta profondit


la

vigor di pensiero,

libert

di

spirito ed entusiasmo,

bench pacato

decoroso, per

verit?

Non erano

trattati dottrinali;
altri

ma

erano stimoli potenti a pensare, a criticare

non guardare se non alla verit, a intender la filosofia come forma suprema dello spirito, a tener la scienza come * la vera seriet della vita , Era un parlare, scevro
e se stessi, a farsi idee chiare e distinte, a
di scolasticismo e di pedanteria, senza rettorica, alla

buona
altri; e
lo

come

di chi parla col

cuore

al

cuore degli

badava quindi a ripetere che, siccome la scienza scopo dell'uomo maturo, l'avvenire, l'ultima
,

t'onsacrazione

chi

si

fa

ad impararla

deve avere,

buona disposizione, una certa fede in chi la insegna, una certa dose di pazienza: deve aspettare, che la luce venga quando ha da venire ; e chiamava attorno a s, con frase del suo Bruno, i felici e ben nati ingegni, verso 1 quali nessuno onorato studio
pi che
altri,

una

certa

perso;
r amore

e di essi
(2).

sperava guadagnare

1'

assenso e

quelli almeno che si I felici e ben nati ingegni, facciano conoscere per opere egregie, sono pochi in ogni tempo; e non meraviglia se allo Spaventa non sieno toccati molti discepoli degni di lui. Non biso-

gna dimenticare che

grandi

maestri non fanno

(1) ToRRACA. F. De Sanctis e la sua seconda scuola nel periodico La settimana, 7 dicembre 19{^, a. I, n. 38, p. 402 Bari, (2) La filos. itaL nelle sue relazioni con la filosofia europea Laterza, lOC'S, pagg. 34-41.
;

NUOVI SAGGI DELLO SPAVENTA


i

175

tempo
saggi
'67:

a conoscere tutti

loro scolari.

questi Nuooi

pu

sperarsi che trovino oggi assai pi scolari


i

non ne abbian trovati Saggi del veramente felici e ben nati, pei quali non sar perduto lo studio onorato da me posto da pi anni a rannodare, come ho potuto, questo filo predelio Spaventa, che
scolari

zioso della nostra tradizione filosofica.


Napoli, 22 giugno 1913.

XI.

LA TEORIA DELLA CONOSCENZA DEL MARTINETTI


La
lettura di questo

volume

stata
e

gradita sorpresa.
//

Non conoscevo

per me una non conosco un


:

altro libro del Martinetti

che ora vedo annunziato sistema Sankhya, pubblicato fin dal 1897 e quasi
;

non sospettavo che tra i nostri giovani insegnanti ce ne fosse uno capace di scrivere un libro di filosofia cos serio, com' questa Teoria della conoscenza. In molte pagine della quale ho sentito vibrare uno
spirito fraterno, ansioso d'intendere l'intima essenza

del reale e fiso con insistenza infaticata nell'idea intuita


tinetti

Giacch il Marsuo punto di vista fondamentale si pu dire dei nostri sebbene il contenuto della sua filosofia sia molto diverso. Vede chiaramente anche lui, e sente, che lo spirito il reale, e che il principio uno; e se con lui non si d'accordo, con lui mi pare che si possa discutere. Egli viene all'idealismo da altri porti e per altri mari; e non chiede all'idealismo quello che gli chiediamo noi ma il nostro incontro appunto perci pi sila vera essenza di] esso.
il

come
per

12

178

LA TEORIA DEL MARTINETTI


a

gnificativo, e cagione
giore.

noi di soddisfazione

mag-

essendo possibile n utile un'esposizione paril volume (che forse avrebbe guadagnato in chiarezza ed efficacia, se si fosse alleggerito, specie nella seconda parte, d'una gran quanticolareggiata di tutto
tit di esposizioni di sistemi divrgenti, la cui discus-

Non

non giova alla dimostrazione pi piena dell'assunto proprio dell'autore), io desidero qui riassumere in breve la prima parte di esso dove il Martinetti si apre la strada alla sua maniera di concepire la conoscenza e la realt. E la parte pi interessante, e dalla cui valutazione dipende il giudizio sulla dottrina dell' autore. Ed anche la parte pi bella. Nella sua drammaticit, mal celata sotto l'apparente tranquillit sistematica, che si rispecchia nel vigor
sione
,

rattenuto dello

stile,

arieggia (dico, arieggia) l'anda-

mento

della Fenomenologia

hegeliana

un progresso
il

di concetti, ciascuno dei quali supera

precedente,
I^ti'v

fino al concetto assoluto, annunziato fin da principio

col detto di

Parmenide:

-o yo ajT vosTv

-i

/.-A

Il

problema

quello di tutta la filosofia

moderna;
soluzioni

la relazione tra lo spirito e la realt.

le

vanno dall'ingenuo concetto

della coscienza volgare,

che fa la realt e tutte le sue determinazioni indipendenti dal soggetto che le conosce, fino al principio dell'idealismo, che identifica l'essere col pensare. Principio, la cui necessit ben dimostrata; bench le conseguenze che se ne ricavano, non siano accettabili, n si possa plaudire a tutte le critiche che il
Martinetti

oppone

alle soluzioni precedenti.


il

Dello stesso

realismo ingenuo

Martinetti di-

LA TEORIA DEL MARTINETTI


stingue due forme: una pi semplice
in se
e

179

primitiva in

cui lo spirito, conoscendo, crede di cogliere la realt

medesima; e una pi riflessa (Empedocle, Democrito Aristotele, Stoici, Epicurei, Kirchmann), nata dall'esperienza degli errori del senso, e per cui il contenuto della percezione si sdoppia nella realt in s e nella sua rappresentazione in seno alla co,

scienza.

Lo

spirito passivo soggetto all'azione degli

oggetti che

imprimono in esso le proprie immagini. La conoscenza come uno specchio della realt. Dottrina
realt in s e realt percepita, sia gi
il

falsa,

bench questo sdoppiamento della realt in un passo verso


,

riconoscimento della spiritualit dell'oggetto. Falperch ci sono molti fatti evidenti a dimostrare che le rappresentazioni non sono una copia della realle illusioni, o provenienti da cause fsiche o da t anomalia del soggetto, le sensazioni illusorie, le allucinazioni, i sogni tutta una copiosa serie di fenomeni psichici, inesplicabili se il conoscere dipendesse dall'oggetto e non dal soggetto. Inoltre e questo il punto essenziale, la psicologia ormai ha chia rito che le esperienze normali non sono men soggettive delle altre, e sono anch'esse mere costruzioni psichiche. Sappiamo che ogni immagine la fusione di sensazioni attuali con numerosi elementi rappresentativi, e per una costruzione che d alla molteplicit dei dati un' unit, che non nei dati. Sappiamo che lo spazio soggettivo e le stesse sensazioni non sono fatti semplici e irresolubili, ma sintesi di elementi pi semplici. Sicch la realt percepita non viene a noi da una realt che fuori di noi;
sa,
:

ma

si

forma

e si

scienza: la realt a noi nota, dice benissimo


tinetti,

organizza appunto nello nostra coil Marmateriale estrasoggettiva,

non

realt

ma

180

LA TEORIA DEL MARTINETTI


realt spirituale condizionata dall'unit e dal-

una
N

l'attivit soggettiva .
si

pu

dire che questa realt nostra riproduca


s.

poi la realt in

Tale giudizio

infatti
,

be un confronto tra le due realt che bile, non potendo il senso trascendere la sua
attivit.

importereb impossisfera della

Lo
,

realt in s inaccessibile; del resto,

quand'anche tale non fosse, il confronto non si potrebbe far mai non potendosi giudicare della somiglianza tra una rappresentazione e un oggetto che non rappresentazione. Di pi di questa realt inconcepibile gi la stessa esistenza, I colori, i suoni,
:

gli

odori, tutte

le

qualit sensibili sono forme della

nostra attivit cosciente. Un oggetto sensibile senza il soggetto a cui si rappresenti inconcepibile.
11

carattere soggettivo dell'esperienza

si

comincia

parzialmente a riconoscere nel tifico, il quale ammette che


nel soggetto dall'azione del

realismo scienle

sensazioni prodotte
esteriore

mondo

non

ab-

biano altro contenuto che soggettivo; ma dalle quacorpi distingue lit che solo il soggetto vede nei bens quelle che sono il fondamento delle prime, e si devono presupporre nei corpi stessi, affinch siano possibili le sensazioni; donde la distinzione lockiana di qualit secondarie (suoni odori sapori ecc.) e qualit primarie (grandezza forma numero posizione, movimento); distinzione, che risale a Leucippo e Democrito, ed presentemente il presupposto tacito od esplicito delle scienze fisiche e della filosofia naturalistica in genere, che riducono tutti i fenomeni fisici a movimento, di questo facendo la forma pi semplice e pi universale dell' esperienza. Il movimento sarebbe la realt assoluta. Lasciando stare
, , ,
, , ,

LA TEORIA DEL MARTINETTI


l'equivoco che
si

181

annida in questa pretesa riduzione

di tutte le forze fsiche ai

movimento

(intanto

il

mondo

che noi conosciamo non consta di solo movimento), quel che importa notare dal punto di vista gnoseologico , che queste qualit primarie non ci sono date da intuizioni immediate, ma sono costruzioni psichiche come le secondarie. Senza 1' attivit soggettiva che costruisce la estensione, come costruisce il colore .dell'estensione, non c' il colore, ma non c' n anche l'estensione. E poi, com' impensabile un colore che non sia di un esteso impossibile anche pensare un esteso che non sia colorato la
,
:

separazione delle qualit primarie dalle secondarie assurda. La radice di questa forma di realismo sta nel pregiudizio istintivo che fa del tatto il senso della realt per eccellenza. Ma noto quanto poco legittimo sia il privilegio accordato a questo senso.
Il

realismo critico

invece, pur mantenendo


sottrae alle

sempre

la realt esterna al pensiero, si

contraddizioni del realismo scientifico, dichiarando la realt, qual' in s, inconoscibile, e facendo soggettivo tutto
in
il

contenuto dell'esperienza, tutte

le

forme

dato di rappresentarci il reale. Si possono distinguere tre forme progressive di realismo


cui
e'

critico: la naturalistica, la scettica e la trascendentale. Il naturalismo critico (Spencer,

Riehl)pone una specie

di parallelismo tra

il

mondo
s,

delle rappresentazioni e quello delle cose

in

in

che dal primo noi saremmo autorizzati a conchiudere, in una maniera approssimativa, sulla natura del secondo. Io direi questo un criticismo ingenuo. Il Martinetti ne indica il vero difetto: Il rapporto che il realismo scientifico crede di stabilire tra i fatti sog-

modo

182

LA TEORIA DEL MARTINETTI


non
in realt altro
*>

gettivi e la realt fsica

che un

rapporto fra ordini diversi di sensazioni


pere,

(p. 61). Il

criticismo scettico dalla dualit dell'essere e del sa-

deduce che
:

il

r essere

e cos del

sapere non pu raggiungere mai soggetto com^ dell' oggetto noi


le

non vediamo
s'inspira
il

azioni e reazioni d' ignoti fattori.

apparenze variabili, effetto di A questo principio recente tentativo del Wahle. Da queste
se

non

due forme

di criticismo il Martinetti distingue il realismo trascendentale del Kant, che sfugge alle conseguenze estreme dello scetticismo attribuendo allo spirito un'attivit ordinatrice, che d valore universale ed obbiettivo alle costruzioni empiriche (1). Ma anche in questa forma il criticismo non evita l' errore di concepire la conoscenza come rispecchiamento d' una realt esterna ed eterogenea. Concetto erroneo, perch derivante dal solito parallelismo di
basta quest' attivit puramente soggettiva a salvare Kant dallo non aggiunge ? Lo stesso Martinetti riconosce che ci nulla alla conoscenza delle cose in s (p. 6-5), cio della verit. Kant bifronte come Giano; se guardate alla cosa id s, al dualismo della
(1)

Ma

scetticismo

conoscenza e della realt, Kant fenemenista ed scettico. Ma Kant ha un'altra faccia, che quella in cui s'affis chi dopo di lui fece progredire il pensiero filosofico, e diede quindi il vero valore alla lilosofia kantiana nella storia del pensiero. Kant, volere o non volere, fonda il nuovo concetto dell' oggetto, come produzione dello spirito> e trasforma profondamente il concetto della fenomenalit. Il suo fenomeno oggettivo, la necessaria soggettivit del reale. Kant l'autore della famosa rivoluzione eliocen trica dell'essere e del pennon va dal fenosiero. Egli parte dalla scienza e arriva al fenomeno meno alla scienza, e perci la sua conclusione non pu essere logi;

ma la soggettivit della realt ossia 1" iMartinetti (65 n.) rifiuta al kantismo la caratteristica di idealismo trascendentale, perch la cosa in se viene pensata da Kant come una realt straniera alla nostra coscienza. Ma appunto

camente
dealismo.

lo scetticismo,

Il

per ci r idealismo di Kant trascendentale Kant ha dimostrato la idealit del trascendentale ossia dello schema della realt che oggetto della scienza. Tutto sta a penetrare il vero significato del trascendentale di Kant.
;

LA TEORIA DEL MARTINETTI


fenomeni
diretto,
e

183

s; parallelismo, che

noumeni, rappresentazioni e oggetti in non in nessun modo un dato


tentativo d'interpretazione del carat-

ma un

od illusorio del mondo della rappresentazione . Ora dalla tesi kantiana scaturiscono due difficolt insolubili, secondo il Martinetti 1.^ Il fenomeno non pu essere se non alcunch di totalmente subbiettivo e se Kant dice che il fenomeno presuppone ci di cui sia fenomeno, ci vuol dire che nel concetto della relativit assoluta imtere limitato
:

plicita una contraddizione. Una esistenza assolutamente relativa non potrebbe affermare la propria relativit, se non vi fosse in essa almeno un oscuro presentimento di ci che assoluto. Ma anche que-

sto oscuro presentimento deve essere nell'esperienza. Questa non quindi una pura parvenza subbiettiva, un'immagine essa deve almeno in parte essere, non la conoscenza della realt assoluta (che un con:

cetto

contraddittorio),
(1).

ma

la realt la

assoluta
e

medeil

sima

poi,

noumeno

cosa,

noumeno

(1) X anche questo mi pare ben detto. La contraddizione da rilevare era quella tra la relativit generale della esperienza e 1' assolutezza parziale della medesima: non questa (a cui non si pu giungere dalla tlottrina kantiana) tra esperienza che in generale fenomeno ed esperienza che parzialmente dovrebbe essere realt assoluta, noumeno (giacch un oscuro presentimento della realt, non la realt
, ,

stessa). La prima contraddizione, beninteso, era da rilevare, date le premesse del Martinetti. Che in realt a Ivant non imputabile nep-

pure questa contraddizione senza mettere la sua critica sullo stesso piano del suo oggetto, che l'esperienza. Il passaggio dal fenomeno al noumeno operato dalla critica, non dallesperienza. e Kant non d per relativa la sua critica, ma l'esperienza la quale anzi in tanto pu dichiararsi relativa, in quanto si ritiene assoluta la critica che ne dimostra o si vuole ne dimostri la relativit. Kant si contraddirebbe se ponesse la relativit come assoluta: ma egli questa relativit non la pose, n poteva; come nessuno scettico mai stato scettico verso il suo medesimo scetticismo. E com' vana la vecchia critica dello scetticismo, che rimprovera agli scettici il dommatismo delle loro ne;

184

LA TEORIA DEL MARTINETTI


;

il fenomeno, rapporto della cosa al pensarebbe un rapporto tra due noumeni un rapporto reale, certo, percb tra due reali (1); siccb

pensiero

siero,

come

fenomeno dovrebbe esser reale, assoluto, s cio, non dovrebbe esser fenomeno. Come pura modificazione soggettiva, non potrebbe avere una relazione con l'oggetto in s. E in
anche
il

le

cose in

quanto ombra dell'oggetto


intermedio tra
1'

in s,

ed esso stesso og-

getto diminuito, relativo, rappresenterebbe


essere e
il

un

essere

non

essere, di cui sarebbe

sempre inconcepibile il rapporto come con l' oggetto divenuto in alla seconda potenza.
2.

cos
tal

col soggetto

caso un in-s

Se

la realt

percepita
solo

realt in s

non

non

conoscibile,

un puro fenomeno, la ma non n


vi
si

anche pensabile. Perch ogni categoria che


casse, l'esistenza o la
la

appli-

non

possibilit,

non esistenza, la possibilit o e una categoria bisognerebbe

pure applicarvela per pensarla, facto cadere nel regiK) dei fenomeni

la
(2).

farebbe

ipso

gazioni (che sono anch'esse altrettante affermazioni perch lo scetticismo non mai assoluto, ma relativo a speciali forme di sapere (cfr. una mia osservazione nella Critica, II, 326-7), cosi non vale opporre a Kant, che l' affermazione del noumeno contrasta col principio
!

Una contraddizione in Kant e' ma profonda di questa accennata dal Martinetti ed la contraddizione tra le due faccie da cui pu esser guardato, come si disse cio, la contraddizione (nel seno stesso della critica) tra il suo idealismo (trascendentale) e il suo realismo tra il concetto della prodella soggettivit del conoscere.
pi
;
: :

il concetto di un noumeno sottoposto all'esperienza e indipendente da essa. , insomma, la^ contraddizione feconda degli avanzamenti posteriori. (1) Quest'argomento mi sembra anch'esso poco stringente. E' forse un assioma che la natura di un rapporto dev'essere identica alla natura de' suoi termini ? In chimica, p. e., non cos. E tutto ci che vivo, organico, spirituale non risulta da rapporti di natura diversa dei termini ? (2) Quest'osservazione e vera e antica; ma non vero quello che il Martinetti soggiunge che Kant, cio, abbia intravvisto questa contrari-

duttivit e oggettivit dello spirito e

LA TEORIA DEL MARTINETTI


Il

185

realismo kantiano si trova innanzi a queste difper lo stesso suo presupposto reali stico, in cui gi il Maimon e il Deck videro un avanzo di dommatismo. Bisognava liberarsi dal preconcetto della opposizione tra l'elemento a priori e il contenuto sensibile dell'esperienza, col quale perdura in Kant il falso presupposto della opposizione dell' oggetto al soggetto. L'elaborazione del concetto del contenuto dell'esperienza, per mostrarne la spiritualit, doveva essere la via per la quale la filosofia posteriore avrebbe eliminate le difficolt e le contraddizioni, in cui si dibatte il pensiero kantiano; il cui
ficolt insolubili

tentativo, lungi dall' essere

un punto
il

di vista oltree,

passato, conserva per noi tutto


fu l'inizio, cos

suo valore

come

rimarr l'incrollabile fondamento d'ogni speculazione idealistica (p, 73).


e

rimane

Una
si

transizione del realismo kantiano all'idealismo


nel

pu trovare

realismo idealistico
fenomeno

dello

Schopenhauer, nonch del Lotze, del Bergmann e del Paulsen: in cui si mantiene il principio della distinzione irriducibile tra
e

noumeno,

ma

si

dizione, e ne siano prova le sue oscillazioni intorno al concetto dei noumeno, ora dato come il fondamento positivo della nostra esperienza . ora come un puro concetto limite. Questa non oscillazione: il nou-

meno

fondamento del fenomeno, per Kant, in quanto concetto mia Riforma della dialettica hegeliana, Messina, 1913, pp. 185-193. Secondo Kant, il concetto del fenomeno, limitato, e il suo limite garenzia della realt assoluta celata sotto il fenomeno. N an

limite (cfr. la

che vero che


soltanto
rit

il termine di concetto limite applicato alla cosa in so un'ambigua similitudine spaziale destinata a celare l'oscudel pensiero , perch un limite fra due estensioni implica la
:

conoscenza dell'una e dell'altra (p. 71i osservazione vecchia, ma che non regge. Al noumeno, dato il concetto della falsa soggettivit (e quindi della falsa oggettivit) in cui effettivamente Kant ancora intricato, si perviene astraendo da tutte le categorie del pensiero, cio dai pensiero stesso. Ora, da Kant e da tutti, astraendo dal pensiero, a che

186

LA TEORIA DEL MARTINETTI


la rivelazione di

ammette
e

questo

nell'

autocoscienza,

quindi anche

la possibilit di

una interpretazione
di quella

della realt esteriore


a noi e a noi

sull'analogia
nota.

intima

immediatamenle

Nota o come vo-

lont (Schopenhauer), o

come rappresentazione quale

centro di coordinazione (Lotze),o come io (Bergmann), o, in generale, come realt spirituale (Paulsen) (1). Ma in tutte queste dottrine resta il gran difetto del

disconoscimento del valore proprio del mondo fenomenico. La metafisica idealistica che esse costruiscono, minata dal presupposto realistico della loro gnoseologia. Se fenomeni, come tali, non hanno valore assoluto, l'assoluto metafisico dovr ridursi a quell'astratto principio dell'essere in s, quale si rivela nella coscienza; la cui realt dipende appunto dalla molteplicit fenomenica che ne il contenuto concreto. Sicch, negato il fenomeno, si nega ogni assoluto (2). Il difetto, insomma, che in Kant proviene dalla opposii

zione di
rire

un noumeno
,

al

fenomeno non pu scompala loro


il

da queste dottrine, nonostante


attraverso la coscienza,

pretesa di

rompere
altro si

fitto

velo ond'

limite

pu arrivare col pensiero, se non a un limite".' Al di l del non ci sar nulla se si ritiene pensiero ^ essere ci sar 1' es;

sere

dualismo, da cui parti Kant. (1) Al Martinetti sfugge che una pari costruzione e' anche in Kant, nella sua metafisica teleologica, che poi il punto di partenza di
(il

noumeno),

se si parte dal

Schopenhauer.
(2) < 11 passaggio , dice il Martinetti, a questa concezione della conoscenza [esperienza = realt] avrebbe dovuto essere tanto pi facile per ridealismo metafsico, in quanto per esso non sussiste la questione della possibilit della partecipazione diretta della nostra coscienza ad una realt eterogenea (p. &2). Ci non esatto. La loro metafisica idealistica appunto fondata sulla loro gnoseologia realistica. Questa precede quella, e la condiziona. L'unificazione del fenomeno col noumeno,

resa impossibile dalla gnoseologia di questi realisti, non e' infatti nella loro metafisica. E senza questa unit una gnoseologia idealistica
impossibile.

LA TEORIA DEL MARTLXETTI


fasciato
il

187

noumeno. Una
si

volta scissa la realt dalla cola realt nello stesso

noscenza, questa rimarr eternamente irraggiungibile.


Il

difetto

elimina ponendo

il

fenomeno; che

punto

di vista

idealistico.

Ma

posta quest'identit di essere e di apparire, comesi spiega la distinzione del non-io dall'io? Questo, che il problema dell' idealismo, ha ricesostenuta vuto varie risposte. Il

fenomenismo

gi dai Cirenaici nell' antichit, e rinnovato in tutto

suo rigore da D. Hume nella filosofa moderna nega affatto la distinzione, riducendo l'io e il nonio a pure illusioni, e ogni contenuto della coscienza a una sene di rappresentazioni. Il fenomeno, secondo questa concezione, non la realt in so, anzi la negazione d'ogni vera realt. E questa concezione s'avvolge quindi in tutti gli assurdi propri dell'empirismo, ai quali crede di sottrarsi perch si serve, senza che se ne accorga, dell' attivit del soggetto a
il

spiegare la realt
inconciliabile
col

riconosce

perci

un principio

suo assunto fondamentale.


si

Il

fenomenismo

potrebbe dire

il

perfezionamento

logico della concezione kantiana del


distinto dal

fenomeno come
rispetto al feno-

noumeno. E per questo


contrappone direttamente
di Fichte;
il

menismo

si

l'idealismo

trascendentale

quale nella sua Dottrina della scienza si propose di eliminare dall' esperienza quel residuo che Kant sottraeva all'attivit creatrice del soggetto, e che per Maimon era ancora irriducibile a zero. Lo scopo che Fichte si propone quindi di convertire la regressione analitica per mezzo di cui Kant aveva sceverato l'elemento formale, in una deduzione sintetica abbracciante cos la materia come la forma dell'esperienza (pag. 93).
,

188
II

LA TEORIA DEL MARTINETTI


Martinetti

contro il sisteil suo radicale soggettivismo idealistico, ritiene ancora, nella sua teotre osservazioni

muove

ma

di Fichte: 1. Fichte, nonostante

ria della riflessione, la distinzione realistica tra essere

impossibile costruire, come vuole Fidell' esperienza partendo unicamente dal soggetto 3. la deduzione dialettica di Fichte ci d una realt dipendente dal soggetto empirico e
e sapere;
chte,
il

2.

mondo
;

non
n

ci

spiega

la

molteplicit dei

soggetti empirici,

la molteplicit corrispettiva dei reali.

distinzione tra essere e sapere, che farebbe ricadere r idealismo fichtiano nell' errore e nelle difficolt del realismo, sarebbe la opposizione che Fichte fa del non-io alla coscienza non-io, che bens
;

La

un prodotto, come

la

coscienza, dell'Io assoluto,


;

ma

inconscio un inconscio che un inconscio assoluto, e relativamente all'Io assoluto, che al di qua della coscienza, e relativamente all'io empirico, a cui il non-io si contrappone. Ora qual

un prodotto

per s

chiede il Martinetti, tra l' inconcosa in s ? Un rigido idealismo non pu tentare altra esplicazione della realt che con una successione di atti coscienti: e ciascuno di questi esige rigorosamente d' essere riferito ad un soggetto che ne sia consapevole . Questa critica per esatta? o non proviene da una erronea intelligenza del pensiero di Fichte? L'Io assoluto al di qua della coscienza in quanto riflessione, ossia al di qua della coscienza empirica; ma
differenza vi
scio
, si

assoluto e la

esso stesso
lizza

coscienza, che si reada lui creata dell'io e von der Einheit durch die Trennung zar del non-io Vereinigiing /L'io empirico identico all'Io assoluto; verit in fieri, progressiva, che tende la sua verit
io,

coscienza.

attraverso la dualit
:

LA TEORIA DEL MARTINETTI


luppo.

189

a quell' Unit, che meta trascendente del suo svidella coscienza tanto che l'uno sia la negazione assoluta dell'altro. Altrimenti non rampollerebbero della medesima radice. La loro identit fon-

Ora,

l'oggetto

il

soggetto

differiscono, certo;

ma non

damentale nel loro comune principio, e quindi anche nel fine comune. L'oggetto non un dato
originario del soggetto (difetto del realismo), e quindi

non

gli

assolutamente

opposto. Dei tre


sintesi,
e
l'

momenti
non
che

dialettici, tesi, antitesi e


io (io

il

non-io, che

non-io la sintesi quanto l' ancontengono la tesi, perch provengono da essa il non-io non io empirico ma Io assoluto come r io empirico e se l' io empirico, la verit dell' Io assoluto, bisogna pur dire che il non-io anche io empirico, coscienza. Altro che assoluto inconscio! Certo, come coscienza il non-io non puro non-io. Ma il pregio di Fichte appunto questo: di porre il non-io, non come puro non-io, ma come produzione dell' Io assoluto, Quanto all'obbligo che il Martinetti fa all' idealismo rigido rispetto alla spiegazione della realt, se ne parler appresso.
titesi
:

empirico) antitesi, sintesi. Ora tanto

io (empirico)

Ad ogni modo, aggiunge il Martinetti, Fichte non che , deduce, n poteva dedurre il non-io dall' Io come s' visto, il secondo punto della sua critica. Egli sa bene che quella di Fichte, iniziatrice d'una logica nuova, non vuol essere una deduzione analitica (le idee dedotte sono contenute nell'idea prima), sibbene una deduzione sintetica (le idee dedotte sono uno ma chiede giustamente che sviluppo della prima) questa deduzione non introduca altro fattore diverso dal suo principio. Fichte in realt deduce, non da
;

190

LA TEORIA DEL MARTINETTI ma


:

da due principii a) Il principio della molr immaginazione creatrice, la produzione inconscia che vela 1' unico Spirito in una serie indefinita di apparenze inadeguate; bj l'attivit della riflessione che limita questa produzione incoscia, r eleva alla coscienza, la riconduce all'unit e tende, come a fine ideale supremo, all'unit dello Spirito assoluto (p. 100). Anche qui, mi pare, il Martinetti vede la dualit, ma non vede l'unit da cui e quindi non vede bene neppure la dualit deriva
uno,
teplicit,
;

immaginazione produttiva e la riflessione non stanno in Fichte 1' una contro I' altra, come due opposti originari, due principii, perch hanno tutte due la loro radice nell'autocoscienza assoluta. Il sorgere della riflessione dovuto, vero, ad un atto
la dualit.

L'

questa l'assoluta L'essenza delgiacch cotesta libera attivit l' autocoscienza non concepibile autocoscienza che non sia coscienza: e in quanto Vanto, il s non-io ( divendi assoluta
libert (p. 101);

ma

libert

dell'assoluta

autocoscienza.

tato,

per l'immaginazione creatrice, non-io),

la rifles-

sione, r autocoscienza

non pu non

essere coscienza

empirica, coscienza del non-io, riflessione. N anche questa critica, dunque, accettabile. La facolt veramente miracolosa, come la chiama lo stesso Fichte, non la riflessione, bens l'immaginazione produttiva, da

cui

Questa facolt e non all' Io puro


;

dipende la molteplicit del non-io. veramente un presupposto accanto

provata.

Pi verit

c' nella terza

obbiezione

La

realt de-

dotta da Fichte non la nostra realt . dir vero, una realt di formato tascabile,

Non , a come di-

LA TEORIA DEL MARTINETTI


ceva
lo
;

191

Schelling e ripete il Martinetti ossia una unicamente dipendente dal soggetto empirico perch l'Io puro non (come inesattamente crede il Martinetti, un io legato comunque al soggetto empirico,
,

realt

autocoscienza in generale (Icbheit (il non-ioj di Fichte non la realt assoluta, quella che importa a noi. Perch la sua dialettica non ci pu dare se non il nonio che Io: ossia non pu dal Soggetto in s cavare altro oggetto, che 1' oggetto soggettivo, 1' oggetto che il Soggetto crea a s come puro soggetto: non l'ogiiberhauptj.

ma

la mentalit, V

Ma

certo la realt

getto in

s.

Pregio di Fichte aver dimostrato che la conoscenza non possibile se l' oggetto del conoscere non prodotto dello stesso soggetto. Ma il suo difetto

consiste

appunto nella
,

soggettivit,

irrealt

di

queir oggetto che poteva derivare dal soggetto puro. Il suo difetto 1' identico difetto del Rosmini combattuto dal Gioberti anche il suo essere un essere ideale. Pure, anche in questa critica
.

il

getto

pensiero del Martinetti oscuro. Insomma, l'ogprodotto dall' Io puro quello stesso og,

getto che la coscienza empirica trova in se


e

medesima
empiquesta
ri-

da cui bisogna astrarre per

risalire

dall' io

rico all'Io puro.


rica l'oggetto

Ma

r oggetto della coscienza empila

in s,

realt

assoluta

'?

domanda Fichte non pu

rispondere.

cerca di

spondervi Schelling. E poich la radice del difetto di Fichte era nel suo principio puramente soggettivo, Schelling parte da un principio che sia soggettivo e oggettivo insieme l' i d e n t i t della natura e dello spirito (la natura che in s spirito e lo spirito che in Ragione assoidentit che ragione s natura)
:

192

LA TEORIA DEL MARTLNETTI

Iuta (1). Lo sviluppo cieco della ragione la natura; lo sviluppo consapevole, Io spirito. L'intuizione intellettuale ci fa vedere l'identit dei dueprocessi.

A
una

Schelling

il

Martinetti fa due osservazioni, in

com'era da aspettarsi, contro Schelling l'accusa di realismo mossa a Fichte. Il processo inconscio della natura una cosa in s. Se la natura fosse un vero prodotto dell'intelligenza, potrebbe
delle quali ripete,

non in se stessa: non potrebbe essere che un atto di intelligenza un pensiero (p. 108). Io veramente non so intendere come oltre una coscienza per s ci possa essere una coscienza per altri (la natura cosciente per noi I). Ma quel che mi preme osservare che,
essere inconscia relativamente a noi,
in se stessa
,

anche in questo caso,

inesatto prendere per cosa

in s l'inconscio della natura: inesatto, perch

non

assolutamente inconscio ci che i n s spirito, inesatto, anche perch cosa e infatti diverr conscio in s non ci che non pu essere soggetto, ma ci che non pu essere oggetto di coscienza. L' altra critica, pi radicale, muove in fondo dalla precedente. Non sapendo concepire intelligenza che non sia coscienza, il Martinetti dice che 1' assunto di Schelling di dedurre 1' obbiettivo dall' Assoluto non poteva non fallire anch'esso; perch vero che Schelling dice quest' Assoluto identit indifferente di soggetto ed oggetto, ma realmente questa identit as;

(1) Il Martinetti farebbe consistere la idealit della natura secondo Schelling in ci, che essa [la natura] non sussiste indipendentemente dalle condizioni del conoscere in generale (101). Se fosse cos, non ci sarebbe differenza tra Fichte e Schelling. Del resto, lo stesso Martinetti soggiunge Essa un momento della vita dello Spirito che in essa
:

si

realizza e

si

svolge

(106).

LA TEORIA DEL MARTINETTI


soluta sempre

193

ancora in utima analisi, come conoscere assoluto, come absolate Ichheit una cosa sola con il Soggetto assoluto (p. 109). Quindi l' impossibilit di arrivare al vero oggetto, reale. Ma questa interpretazione del principio di Schelling a me non par sostenibile. A questo modo, dopo Fichte, Schelling non s'intenderebbe. Se il Martinetti avesse riconosciuta con Schelling la possibilit del concetto di Ragione indipendentemente dalla coscienza avrebbe
,

profonda differenza tra il principio di Fichte e quello di Schelling, e non avrebbe scritto che un essere che sia l'indifferenza perfetta del soggettivo e dell' oggettivo, la coincidenza perfetta del Soggetto e
vista la

non concepibile nemmeno in astratto (1). verissimo che anche Schelling non esplica, postula in realt 1' elemento obbiettivo . Ma perch? Non perch non sia possibile porre l'identit dello spirito con la natura, ma perch critica vecchia la sua identit presupposta (intuita), non provata. Del resto, nell'apprezzamento che dell'idealismo di Fichte e di Schelling fa il Martinetti, entrano, naturalmente, i presupposti del suo modo di risolvere il problema della conoscenza. Nella sua rassegna storicoideale delle soluzioni del problema del rapporto tra dopo Fichte e il pensiero e l' essere egli infatti
dell'oggetto

Schelling,

non accenna nemmeno, a Hegel, che ne

(1) 11 Martinetti ne adduce questa ragione ... perch, tolta la distinzione del soggetto e dell' oggetto, tolta anche la condizione della Starebbero freschi i filosofi, se ci fosse loro pensabilit ^ (109). vero. Cosi non potremmo parlare di spazio puro perch, sottratto il contenuto sensibile, cessa l' intuibilit dello spazio. E questa infatti lasciamo a la critica di Spencer all' apriorit dello spazio. Ma via Spencer queste ingenuit. Il transcendentale non reale sebbene sia

condizione e principio di realt)


trascendentale,

non come

reale,

ma si deve pensare appunto come Vedi su questo punto il mio Rosmini e


:

Gioberti, Pisa, 1898, p. 217 sgg.

13

194

LA TEORIA DEL MARTINETTI

la conclusione. E la ragione del silenzio, se ve n'ha una. forse da cercare nel giudizio dell" autore sui valore della dialettica hegeliana (1). Contro la direzione idealistica trascendentale che mette capo a Hegel egli, del resto, ha una obbiezione pregiudiziale. Checch dica Hegel, a lui non giova occuparsene, perch non gli par possibile una soluzione trascendentale del problema. La verit bisogna cercarla per via affatto

diversa.

Il

Martinetti aderisce alle idee fondamentali

di quella filosofia

immanente
movendo da
F.

o del

dato imsi

mediato,

che,

A. Lange,

riat-

tacca a Berkeley e a Malebranche pi che a Kant, ed rappresentata principalmente da Guglielmo Schuppe Giovanni Rehmke e Riccardo von Schubert-Soldern.
filosofia riesce a un idealismo assoperch anch'essa identifica l'essere col pensiero; anzi pretende di essere pi rigorosamente idealistica che non fosse l'intuizione hegeliana. Alla quale per direttamente si contrappone pel suo principio dell'im-

Anche questa

luto,

manenza:

ossia pel concetto dell'importanza essenziale

del dato della

dell'immanenza

coscienza empirica. Tutta la filosofia si riduce a un'analisi accurata del


:

laddove la filosofia idealistica dato sperimentale trascendentale era una ricostruzione dell' esperienza sulla base del trascendentale, e mirava, fino a Hegel, a rendere sempre pi puramente trascendentale la
sua costruzione. Per Hegel era ultimo ci che per gl'immanentisti primo. Per Hegel l'ordine logico del reale era inverso all'ordine psicologico della conegativo, ma non dimostrato. Si rinota critica del Trendelenburg icome se al Trendelenburg non si fosse risposto) e anche all'Esame deli hegelianismo dell' ottimo prof. Allievo. troppo pocol
(1)

Vedi

p. 393 e segg. Giudizio

manda

alla

LA TEORIA DEL MARTINETTI


scienza
;

195

per questi idealisti

due ordini coincidono,

si

crede, almeno, che coincidano. Senza questa dif-

grazie alla ferenza anche quella di Hegel sarebbe una filosofa del dato; e lo Schuppe, Fenomenologia almeno nel metodo, dovrebbe ritenersi hegeliano e trascendentalista. Ma questo punto non ben chiaro, n alla mente dello Schuppe, n a quella del Mar-

tinetti.
Il punto manente,

di partenza,
la

adunque, dell'idealismo im-

unit inscindibile, dataci dalla coscienza,

dell'oggetto col soggetto. Non v' soggetto vuoto, n oggetto cieco per usare una frase kantiana. La realt
a noi nota, tutta la realt, di cui
realt cosciente.
si

pu
,

parlare,

Un

oggetto fuori della coscienza

deve tenerla

impensabile. Questa la prima verit e la filosofa presente se vuol intendere la realt. Ed l'unica via aperta dinanzi a lei, poich s' la fvisto che distinguendo soggetto da oggetto losofia non pu dal soggetto passare all'oggetto (difetto dell'idealismo trascendentale^, n dall'oggetto tornare al soggetto (scoglio del materialismo, e difetto
, , ,

in generale, del realismo).

il

segreto
:

unit

sibile la

Questa unit, bene intesa, a trascendere questa come spegnere la luce e rendersi imposvisione delle cose. Ancora in Berkeley e in
del

mondo. Guai

Malebranche restava un sostrato trascendente (Dio


e le

anime):

ma
!

bisogna rigidamente starsene

stretti

al dato.

Non

v' realt fuori della sccscienza.


;

Stretti al
la

dato presto detto ma stretta al dato coscienza empirica, la coscienza immediata, dove
sar possibile

n anche possibile una filosofia immanente. Io intendo, o posso intendere, l'immanenza della coscienza
nell'oggetto,
e

non non

una

flosofa

trascendentale,

ma

viceversa;

ma non l'imma-

196

LA TEORIA DEL MARTINETTI

nenza della filosofia in cotesta unit di coscienza e che il dato immediato. Per filosofare mi par bene che il pensiero si debba muovere, prodi oggetto,

cedere
E
ceda.

dal dato, cio trascendere

il

ci credo bene che

anche

il

Martinetti
,

dato stesso. lo conegli


ci

Ma non

questo trascendere
si

dir,

che

illegittimo. L'

errore comincia quando, partiti


finisce col

dal dato, per spiegarselo

natura sua, che


bile di oggetto e

dimenticare la quel tal nodo indissolusoggetto, quella dualit di una unit,


di essere
:

che

la

coscienza

come

lo

Schelling,

ponendo quell'oggetto
coscienti.

dimenticarono Fichte e e quella natura, che


il

non sono

Ma

allora bisogner chiudere

mondo

dentro

mia coscienza, negando tutto ci che fuori del mio spazio e del mio tempo? No: in questo appunto consiste la caratteristica dell' idealismo immanente. Bisogna distinguere coscienza e coscienza. C' la coscienza dell' individuo, puro momento soggettivo; e c' la coscienza assoluta, genebrevi confini della

sono presenti tutti gli elementi della realt, che sparsamente si presentano alle coscienze individuali: coscienza assoluta, in cui, bens soggetto ed oggetto sono sempre avvinti come due poli della medesima realt unica.
rica, a cui

io chiedo se in questa posizione d' un soggetto assoluto, quale che sia poi coscienze individuali con esso la relazione delle (dove il Martinetti si diparte da' tedeschi), il pensiero

Senza entrare in particolari,

non

sia gi saltato fuori del dato

immediato. Questo

una realt e realt d'una coscienza; ma dice appunto coscienza mia di una realt, e realt della m i a coscienza. Donde e come
dice bens coscienza
di

LA TEORIA DEL MARTINETTI


questa coscienza fuori delle
coscienze? Se

197
fuori...

non

fuori ?

Se questa coscienza assoluta ( toconcreta del contenuto cosciente: p. 115) si deve pensare come 1' assoluta realt, essa non pu essere che oggetto della mia coscienza: cosciente, alla sua volta, quanto si voglia (a differenza del non-io di Fichte e della natura schellinghiana), ma oggetto
talit

E l'immanenza?

Ecco che gi l'unit immediata perch dei due termini, delle due facce del soggetto -oggetto, non ne avete posta come assoluta che una: l'oggetto, scisso dal soggetto suo, cio da me. Che, alla sua volta, sia esso stesso cosciente, a me che importa? La monade non ha finestre, dice Leibniz. E nel chiuso d'una coscienza, che non sia la mia, io non posso penetrare. Ad ogni modo, vi si penetri o no, questo mondo assoluto trascende il dato, rispetto al quale puro oggetto, contenuto, termine avulso dall'unit organica immediata della co scienza da cui si parte.
della

mia

coscienza.

trascesa

Ma non questa la vera e la maggiore difficolt sibbene nella arbitrariet della coscienza in s (diciamo cos) che si postula. Se si parte dal dato, come giusto, almeno provvisoriamente, questo non ci d punto la coscienza d' un oggetto che cosciente, ma, solo, la coscienza di un oggetto la cui essenza appunto questa di essere oggetto, ossia il polo opposto del soggetto, che coscienza. Quest'oggetto non seva benissimo ma non parato in re dal soggetto soggetto. Questo il dato. E non potrebbe essere altro. Se l'oggetto della coscienza nella coscienza stessa (si badi bene), fosse soggetto di coscienza, ognun vede che un atto cosciente si ridurrebbe a un
:

198

LA TEORIA DEL MARTINETTI

assurdo processo all'infinito; perch non vi sarebbe ragione per non far poi l' oggetto coscienza di un oggetto alla volta sua anch'esso cosciente, e cos via. Padronissimi, dir il Martinetti padronissimi voi di fare inconsciente 1' oggetto; se non che, come si far esso cosciente? L'oggetto se non puro og getto arbitrario individuale, ma ha un valore assoluto dev' essere pure indipendente dalla coscienza effimera e fallace dell' individuo. Orbene se si deve stare all'attestazione del dato, codesto oggetto, indipendente dalla mia coscienza, deve pur essere oggetto d' un soggetto. Altrimenti, noi trascendiamo il dato. Non questo un volerne troppo dal povero dato ? Il dato coscienza empirica, individuale; dato. Voi gli voltate le spalle, dichiarandolo effimero, individuale, fallace: buttandogli in viso i difetti inevitabili della sua natura, per darvi in braccio, non a un e poi, chiedato, ma ad una escogitazione vostra dete ancora al dato che vi rianimi dell'alito della sua coscienza 1' astratta e morta realt da voi escoe il dato gitata. un po' troppo. O stiamo al dato ha i suoi difettucci ma ha anche quello che questo tesoro, con cui voi vorrete speculare, questa dualit in uno, che la coscienza, il rapporto im:

dal dato, e ci
spinti

manente dell'oggetto col soggetto. O astragghiamo preoccupiamo dell'oggetto come tale,


da quel suo valore obbiettivo indipendente dalla
ci

coscienza, che
trascesa,

apparisce nella coscienza stessa; e

allora bisogna aver pazienza: l'unit, quell'unit,


il

tesoro ci sfugge dalle


il

mani

il

proprio del

dato, cio

dato,
Il

ito,

appunto perch vogliamo


carpito
;

spiegarcelo.
il

congegno del giocattolo

ma

congegno

spezzato.

LA TEORIA DEL MARTLNETTI


Questo
il

199

dato ce lo dice fin da principio, e la colpa nostra se ce ne accorgiamo troppo tardi. Non v' atto di coscienza (e il Martinetti lo sa benissimo) che non contrapponga alla coscienza l'oggetto suo; non v' coscienza, che non ponga una differenza irriducibile nel seno di se medesima. L'oggetto perci, se

coscienza empirica, non nella posizione del soggetto individuale ma per il concetto, per 1' autocoscienza assoluta, in cui
;

non si potr concepire mai negazione del soggetto. verissimo getto tutt' altro che negazione del tutt' altro, non pel dato, non per la
oggetto,

se

non come
1'
:

la

bens che soggetto

og

ma

siamo tanto lontani dal dato, che esso non si vede pi: tanto lontani, che scomparso il soggetto individuale
sua dualit irriducibile. Analizzi il concetto, o dica pure, se vuole, la coscienza del concetto: ma del concetto vero, della filosofa e ""veda un po' il
e la
:

Martinetti se la dualit di oggetto e soggetto, dei due


poli, c'

scienza

me

pi nella sua coscienza divenuta autocose e' pi lui, in quanto lui, e non non altri veda se pi necessario, se pi
;

veda

Ma la realt questa qui, chiusa nel mio cervello ? E veda anche se per l'assoluta autocoscienza abbia pi valore la preoccupazione del solipsismo. La quale dipende appunto da questo errore, in cui incorrono molti oggi (1), di voler flosofare senza togliersi l' incomodo... di filosofare. Lo spirito che fa la filosofia
possibile

domandarsi

scienza,

pu interrogare sulla realt del mondo della conon lo spirito che ha innanzi a s questo mondo, spettatore ansioso di quanto lo circonda, die si
nel suo ultimo

ci) Anche il prof. B. Varisco, segnatamente La Conoscenza, studi, Pavia, Bizzoni, 1904.

volume:

200

LA TEORIA DEL MARTINETTI

mentico di s e del suo destino. Questo spirito che chiamare coscienza volgare lo spirito che spettatore ecc. ecc., e non ha bisogno di filosofare, ma di guardare e vedere. O perch rompere il capo con la filosofia a chi ha da fare altro meio soglio

stiere?

fautori della filosofia popolare e dell'inse-

gnamento della non r intendono


la

coscienza

s'

non ne vuoi sapere, La filosofia nasce quando trasformata; quando s' sollevata dal
filosofia

a chi

ma

cos.

uno, poich la coscienza filosofica, la coscienza delTuno, del concetto; e allora coscienza di se medesima, autocoscienza. Ora, facciamo la filosofa partendo dal dato della coscienza; ma, s'avverta bene, di quale coscienza? Il problema filosofico , ripeto, il problema della coscienza filosofica il dato perci il dato di questa, cio r autocoscienza e nell' autocoscienza non e' pi la dualit, con buona pace del Martinetti: e c' assoluta unit il concetto il concetto nel suo movimento. Stiamo al dato Altrimenti che idealismo
all'

vario e tende

quando

tale,

appunto

immanente facciamo?

Con queste rapide


di aver persuaso n

osservazioni
il

non intendo

certo

Martinetti, n altri. Sento gi

si torner ad opporre: ma l'autocoscienza l'autocoscienza raggiunta da voi, cio la vostra indi-

che mi

viduale autocoscienza. Opposizione, che non dimostra

pochezza d'ingegno in chi la fa, ma la difficolt grande della posizione dell'idealismo assoluto. E io qui non posso rispondere se non invitando ancora a riflettere sulla elevazione della coscienza logicamente
richiesta dalla stessa posizione del
fico. L'

problema

filoso-

ma

autocoscienza assoluta autocoscienza di me; di che mi son fatto, merc il lavoro filosofico,

LA TEORIA DEL MARTINETTI


soggetto assoluto: cio, di

201

me che non sono pi me. Senza arrivare a questo segno, la pretesa di filosofare vana non meno di quella di chi volesse veder tutta la valle, senza salire 1' erta del monte. Il Martinetti apporta alcune modificazioni alla filosofia dello Schuppe che non star a discutere, poich credo inaccettabile il punto di partenza. N dir nulla delia seconda parte del libro (che mi pare assai pi debole della prima), consacrata alla teoria della conoscenza razionale, dove 1' autore mira a mostrare, sulla stessa base del principio della conoscenza sensibile, r obbiettivit, sempre cosciente, degli elementi razionali dello spirito. Poich questa costruzione vuol essere un'introduzione alla metafisica, staremo a vedere la metafisica che ne dovr dare la giustificazione e
;

allora

si

potr tornare a discorrerne.

1905.

XII.

PRAMMATISMO RAZIONALE
la dottrina che si proposto di esporre Giovanni Marchesini in un libro intitolato Le finzioni dell'anima. Dove a un certo punto si legge che la sincerit assoluta, che si esaurisce nella pura constatazione,
sarebbe, a ben riflettere, immorale (pag. 230). Tesi,
si
il

direbbe, buttata
quale,

a sconcertare ogni critico onesto

dopo un ammonimento di questo genere, non pu non farsi questa domanda Ma io sar immorale agli occhi dell'autore, se gli user un'assoluta sincerit, constatando puramente pregi del suo E devo credere l'autore tanto libro? e quest'altra: immorale da aver usato un'assoluta sincerit constatando semplicemente quel che gli sembrava vero? Fuori di scherzo, questa delle Finzioni una terribile dottrina. Si tratta, nientemeno, di condannare
:

come
in

finzioni tutti

valori dello spirito, la verit e

la virt in capite libri:

nome
:

della verit e della virt. Ora,

Redi, se la
varsi
egli,

condannarle per l'appunto il Bacco del terra comincia a tremare, ha dove salcome ognun sa, si salva nel mare. Ma

204

PRAMMATISMO RAZIONALE

un povero diavolo di filosofo, seguace del prammatismo razionale architettato cosi ingegnosamente dal dotto professore di Padova in qual cantuccio dei
,

o degli abissi potr andarsi a cacciare? Se il dotto professore ci avesse pensato bene, credo che non si sarebbe avventurato per questa via, nella quale,
cieli

una volta

entrati, bisogna fatalmente rinculare ma che dico rinculare'? bisogna precipitare gi gi a

rotta di collo, all'infinito. Se per

mala

sorte avve-

nisse che io cascassi da questo mo'ndo,

sempre tro-

, dice il Burchio del Bruno, quando universo infinito. Ma chi pu immaginare il paese in cui andrebbe a cadere il nostro prammatista ? Chi professi infatti questa dottrina che la verit una finzione, deve credere che questa verit sia pure una finzione, e che sia una finzione anche quest'altra, e una finzione poi questa terza, e cos all' infinito; e chi professa conseguentemente, come fa il Marchesini, che finzione anche la moralit (assoluta, egli aggiunge, ma con l'Ardig afferma d'altra parte che assoluta la posizione d'ogni di-

vare! di paese
1'

sente che

stinto, e

quindi ogni moralit in quanto moralit), altro che per finzione quel culto sacro di questa finzione, che l'ultima parola del suo libro (p. 299) ; che se una idealit morale per usare il suo linguaggio, l'ispiratrice dell' etica pedagogica da lui propugnata, n anch'essa potr al-

non pu dare

trimenti concepirsi che

come una

finzione; la quale,

a sua volta, non potr essere sanzionata se non per una terza finzione, e cos ancora all'infinito. In nome di quali verit, in nome d quale moralit parler insomma chi dia per finzione ogni verit e ogni moralit
.'

PRAMMATISMO RAZIONALE
,

205

Giacch il prof. Marchesini non eleva non nopunto il valore di cotesta parola che ha preso a tema della sua filosofica composizione. Defibilita
,

nisce la finzione

come quel

prevalere d'uno stato

interno, di coscienza, per

cui... si

d corpo

alle

ombre,
libro

proiettandosi nel

mondo

reale

un prodotto
in tutto
33,

della imil

maginazione sinonimo di

(p. 7).
falso

Finzione

(pp. 13, 23,

43

ecc.):

falso

obbiettivamente, bench soggettivamente tenuto per vero. Il prammatismo anglo-americano, per quanto strampalato, non era giunto a tanto. Esso riduceva un valore ad un altro, non ogni valore alla sua negazione, come fa questo prammatismo che pure si dice razionale {Incus a non lucendo) perch a differenza del primo, non sarebbe in conflitto con la coscienza scienza scientifica (p. 188). Il prammatismo
, ,

del

James una specie di umanismo irrazionalistico; il prammatismo marchesiniano il regno della confusione e delle tenebre perfette, non rotte nem

ma

meno

dal bagliore dell'aff'ermazione scettica; ed

il

preciso contrapposto d'ogni

umanismo, poich spoglia del valor suo ogni attivit essenziale dell' uomo. E una filosofia strabiliante. Tra il positivismo dell'Ardig, a cui l'autore serba ancora una dubbia fede, tra le pretensioni idealistiche (che gli fanno gabellare
per idealistico questo suo presente positivismo, p. Vili) e tra questo prammatismo di nuovo eonio, il Marchesini ha fatto un cibreo non pi veduto.

La

scienza

Il

Marchesini non ha

il

coraggio, vera-

mente

di dirvi netto: la scienza finzione. Preferisce

dirvi v' finzione nella scienza (p. 31);

questa teoria:

Non pu

negarsi che

partecipi alle qualit intrinseche al

ma ne d Vero scientifico Vero, che di esil

206
sere (sic)

PRAMMATISMO RAZIONALE
il

soggetto,

una funzione cerebrale una reazione del cui inizio e fondamento sensazione...
,

La

scienza della cosa, se provocuta necessariamente

dalla cosa,

tuttavia

della cosa stessa,

un

distinto nuovo,

una trasfigurazione ideologica dinamicamente

evolvente

(sic)

dalla natura bruta, costituentesi


.

come

Conclusione: dunque propriamente fittizia la volgare credenza che la scienza della natura sia della natura anzich della percezione della natura e delle funzioni ideali che la percezione stessa
altro da questa
possiede...

E una

finzione... la pretesa oggettivit della

scienza

(p. 52-53).

E non

della scienza soltanto; poi-

Marchesini si appella all'Ardig, che riduce ogni pensiero, in ultima analisi, a sensazione, e dalla soggettivit e relativit di questa trae la negazione dell'oggettivit della scienza e poich il Marchesini stesso ha detto che le qualit del vero scientifico sono le quail
;

ch

lit

d'ogni vero.

Dunque, diremo contro la volgare credenza che non c' oggettivit vera e propria nella cognizione e nella scienza No, qui interviene il prammatismo.
'?

La

finzione dell'oggettivit della scienza praticamente legittima e necessaria (p. 84). Praticamente,
il

dice

Marchesini
di

ma
;

in realt

non assegna nesalla


legittimit

suna ragione

carattere
e

pratico

il suo essenzialmente etico culto sacro (moralmente) delle finzioni morali. E appunto perci si stacca dal James. Ma la parola e' . Del resto, la stessa arrembata logica del suo positivismo si ribella alla conclusione scettica del fenomenismo sensistico con questo mirabile ragionamento La dissimulazione della subbiettivit della scienza ra-

della finzione teoretica

non pu assegnarla;
:

prammatismo

infatti

zionalmente legittima. La natura

si

costituita nella

PRAMMATISMO RAZIONALE
mia meute come scienza, epper
tivazione del dato scientifico
(p. 196).

207

legittima l'obbiet-

Avete inteso)?
scienza,

La natura

si

costituita a casa

mia come

me

assente e innocente: la colpa tutta del dina-

mismo

evolvente

Io

non
:

ci

ho che vedere: dunque,

niente soggettivismo.
legittima

perch se l'obbiettivazione essere pi una finzione. Invece, no: legittima razionalmente, e pure finzione.
,

Cos almeno parrebbe

non dovrebbe
,

cibreo

gica,
sini

? A pag. 58 messo alle strette dalla lodopo che ha assodato a suo modo (il Marchenon s'accorge punto che questo modo natu-

ralismo materialistico) l'oggettivit della scienza, riil contenuto della finzione, sapete a che ? Non r indovinereste su cento; a identificare la scienza della natura con la natura Se sia propria questa la volgare credenza di prima, non detto; ma scommetto che il dotto professore di Padova pronto a dirmi che questa poi una dottrina di Hegel Sarebbe, infine, una di quelle credenze bugiarde (!) che, secondo il Marchesini, si possono assumere come razionalmente sincere (p. 45).

duce

-;

entrare, perch,
a giudizi

Nella trattazione delle finzioni etiche non vorrei schiettamente essa mi porterebbe
,

n io ho mai studiato la filosofia della finzione. Il prof. Marchesini insegna ufficialmente filosofia morale in uno universit dello Stato e io dovrei dirgli che egli non s' orientato ancora nei problemi pi elementari di questa filosofia. E se anche non dicessi precisamente cos, questa sarebbe egualmente la conclusione del discorso. Tutta la sua trattazione tralasciando l' errore fondamentale del libro di adoperare un con-

ben gravi

208

PRAMMATISMO RAZIONALE
il

come questo di finzione, che suptermine correlativo (che invece non si ammette), poggia su equivoci volgari, a capo dei quali questo che il valore etico in quanto tale debba avere una realt empirica, oltre che ideale; e che non avendola empirica, l'affermazione della sua idealit
cetto di rapporto,

pone

s per l'incremento moessenzialmente falsa. Kant, s'intende, pel prof. Marchesini non esistito: e dico Kant, non perch a lui bisogni fermarsi, ma perch da lui certamente bisogna rifarsi; perch con lui comincia davvero la scienza della morale, e in generale dello spirito. Il Marchesini grida alla finzione, appena d di naso nell'assoluto, perch in realt la moralit con tutti i suoi elementi non , n pu esser che relativa. D'accordo, lo ha detto anche Kant; ma questa osservazione non infirma, nel terreno della morale, la realt dell'assoluto. L'autore studii, se crede, la dottrina dei postulati della Ragion pratica, e la trasformi se ritiene ci necessario; ma non la butti a mare se non vuole

sia

una

finzione, utilizzabile

rale,

ma

anche la moralit. Io francamente non avrei avuto il coraggio di proclamare che l'assoluto morale sia una finzione; n invidio al prof. Marchesini il suo coraggio. Credo anzi che nell'interesse dell' etica pedagogica , che gli sta tanto a cuore, egli stesso, se ci rifletter abbastanza, si persuader che proprio non conviene pubblicare pubblicare di questi libri. Meglio negar l'assoluto e affannarsi a cavar la luce dal buio, che dire che questo assoluto e' , ma
buttarvi
, ,

come

finzione.

Un'etica positiva

dev" essere, in

un

certo senso, idealistica


Via, smetta
scienza; e
se,

(p. 256),

dice

il

Marchesini.
!

Bella maniera davvero d'essere idealistica


il

prof.

Marchesini

le finzioni

della

per non restare indietro, vuol essere idea-

PRAMMATISMO RAZIONALE
lista

209

anche
gli

lui, Io

dica chiaro; e vada a fondo del-

l'idealismo, scacciando quella sgualdrina di

natura

che
1906.

entra in casa cos di soppiatto.

Postilla polemica.
II

caso

mi

fa capitar sott'occhio
(1)

con molto ritardo

un'irosa nota

del prof. Marchesini contro la

mia

recensione delle Finzioni dell'anima. Quindi il ritardo di questa replica; il quale per altro pu aver giovato a sedare intanto le ire del Marchesini. Le quali non bastano a commuovermi, come non mi sorprende che a lui sia parsa una falsificazione la mia esposizione
netta e cruda del suo pensiero; perch
gi che solo

sapevo che

una grande ingenuit poteva avere inle

spirato e sorretto
zioni.

enormit filosofiche delle Fin-

l'ingenuit congiunta alla strafalcioneria abi-

tuale al positivismo, e della quale esso Marchesini

ha

dato sempre prove stupende (2), mi offrono una spiegazione sufficiente dell'accusa che mi scaglia contro
in cotesta nota: che io avrei falsato
spirito,

ma

la lettera del

suo

libro.

non Anche

soltanto Io
la lettera?

Gi:
1."

il

Marchesini ne adduce ben quattro prove.


ch'io ho condannato
il

Egli asserisce
i

zioni tutti

valori dello spirito; invece

come finmio libro


,

tende a salvare razionalmente e praticamente pur attraverso la finzione (le cui forme e ragioni sono ivi
il) Per un nuovo metodo di critica, nella Riv. di fdos. e se. uff', gennaio-febbraio 1906, p. 152. (2) V. le recensioni de' suoi scritti pubblicate dal Tocco nelVArchii> fiiT Gesch. d. P/ii7os., 1896, IX, 40-47, e nella Rivista d'Italia, 15 ottobre

1899,

pp. 342-4.
14

210

PRAMMATISMO RAZIONALE
valori,
il

largamente vagliate), appunto cotesti


le idealit

cio
re-

supremo

della vita,

come

dovere, la

sponsabilit, l'altruismo, e via dicendo.

Questa,

dunque, la prima prova. La quale non prova; o proctie gi rifulgeva nel va quella stessa ingenuit libro in questione. I valori dello spirito sono finpure bisogna salvarli zioni, e non e' che dire
,

come
bile

chi dicesse:

il

Il

tale filosofo

bene che faccia


discorso
,

filosofo.
:

Ascoltato un tal mira-

un

asino; pure,

io dissi

l'asino!

il

Viene ora

il

falsato lo spirito e la

s' scoperto Marchesini a dirmi che ho lettera, perch egli tendeva a

qui nel filosofo

filosofo, pur dichiarato e patentato come non s'accorge che quello che si pu salvare cos, se pur si salva, l'asino anzi che il filosofo. Del resto, egli falsa spirito e lettera della mia critica quando d ad intendere che io, avendo rilevata la tesi finzioni, abbia tadella famosa equazione: valori

salvare

asino: e

ciuto della sua

tendenza

salvare razionalcotesti

mente

praticamente
;

valori-finzioni.
la

Inutile ripetermi; riscontri chi vuole

mia recen-

sione a pag. 206 dove aggiungo bens che la legittimit e necessit della finzione nel libro del Marchesini non punto dimostrata, e resta una parola.
2.

Sulla razionalit da

me propugnata
di

di queste

idealit egli crede

buon mezzo

volare, facendo credere eh' io le

polemica di sorconsideri come fal-

sit:
zione,

tale infatti l'interpretazione eh' egli, reggen-

dosi sull'equivoco,

mi
le

attribuisce, del fatto della fin-

molte pagine che questa interpretazione smentiscono inappellabilmente Faccio credere ? Non del Marchesini la definizione, da me riferita, della finzione come quel pre>:-.

non ostante

PRAMMATISMO RAZIONALE
dir molto in breve, si

211

valere d'uno stato interno di coscienza, per cui, per

d corpo alle
reale

ombre,
dell'

proiettandosi nel

mondo

un prodotto
la

imfin-

maginazione ? . Riscontri chi vuole Finzioni, e veda se io ci metto nulla


zione,
si

pag. 7 delle

di

mio. La

dice nella stessa pagina,

quell' arti-

ficio interiore per


tive

verit a credenze

cui si d forma di obbietche sono dovute a un sineffetto

golare disporsi dell'anima per

di
e

intimi bi-

sogni

ecc.

zogna

la men[due sinonimi!] nascono spontaneamente e

pag. 13:

La finzione

s'impongono come mezzo protettivo della societ e degli individui. tanto maggiore il bisogno d'ingannarsi vicendevolmente, quanto pi difficile la lotta per la vita ecc. Pag. 23: Quanto ristoro avrebbero gli affanni dell'anima, se si potesse sostituire ingenuamente alle coscienti tristezze della realt vera,
le

vergini allucinazioni d'una


di fede o di
,

realt diversa,

luminosa

amore

pag. 24, esempli-

ficando la finzione di cui vittima un suo amico, il Marchesini dice che era, nella sua credenza, in-

gannato
gli

dal suo pensiero teoretico che, obbiettivato, suggeriva un giudizio falso, fittizio, inPag, 33 Non v' torno al suo reale sentimento. campo dell'attivit psichica in cui non serpeggi la

finzione.

Immaginando come reale ci che

si alterano nella considerazione di s proprio essere interiore; si mentisce a se stesso psicologicamente, come si mentisce agli altri socialmente . Pag. 43 L'opera della cultura morale si badi intesa a creare anPag. 45: Pu zitutto questi compromessi! . assumersi come razionalmente sincera una credenza

non

reale,

gli aspetti del

bugiarda

212

PRAMMATISMO RAZIONALE

Questo,
della

lo

spirito

questa

la

lettera
pel

della

prima parte
chesini

(pp. 1-63) del libro, consacrata a\V Analisi

finzione.

Dunque
il

che
il

la

finzione

non

sia

vero,

ma

falso,

non sono

10 faccio credere,

ma piuttosto lui darlo a credere. E se uno di noi si aggira nell'equivoco quello non posso essere io. Il Marchesini in tutto il libro non dice mai che le finzioni non siano...
,

Marche che vorrebbe


io

finzioni;

ma

soltanto

si

affanna a sostenere che sono

moralmente vantaggiose, perch pedagogicamente rigenerative: e di questo io feci ben cenno nella recensione, pur notando che il suo affannarsi riesce, e non pu non riuscire, vano. E il perch lo dissi anche sicch se il Marchesini vuol intendere gi messo suir avviso. Basta per ora aver dimostrato che non
;
,

falsai

la lettera

lo spirito.

3.

pag. 58 del libro

si

legge

'

Se

si

indentifisi

casse la scienza della natura con la natura,

com-

metterebbe un errore paragonabile a quello per cui s' identificassero le vibrazioni dell'etere con la luce '. 11 mio critico scrive eh' io in quella pagina identifico la scienza della natura con la natura . Qui dovrei dare io del falsario al Marchesini ma il vero che egli non ha capito la mia osservazione. Rilegga pacatamente la pag. 207 del mio articolo. Dopo aver rilevato quale sia la maggior finzione della scienza, secondo 1' autore, cio la volgare credenza nella pretesa oggettivit della scienza , io dicevo testual!

mente cos A pag. 58, messo alle strette della logica, dopo che ha assodato a modo suo (l' Autore non s' accorge punto che questo modo naturalismo
:

materialistico)

l'oggettivit

della

scienza, riduce
?

il

contenuto della finzione,

sapete a che

Non

l'

indo-

PRAiMMATISMO RAZIONALE
:

213

vinereste su cento a identificare la scienza della natura con la naturai.

Questa identificazione, dunque, secondo la mia espoil residuo di finzione, rimasto al Marchesini dopo aver giustificato quel che giustificabile, a modo suo di vedere, della fede nell' oggettivit della scienza. E come io ho detto e ripetuto che per lui la finzione il falso, veniva a dire che tale identificazione non vera pel Marchesini, ma, appunto, falsa. Certo, il Marchesini poteva non intendere il senso della mia osservazione la quale, pertanto, era questa che nessuno, mai, n fuori n dentro la filosofia, stato mai vittima di questa stranissima finzione che identifichi la scienza della natura addirittura con la natura, in modo da volersi satollare, p. es., delle carni della vitella del zoologo, anzi che di quella del beccaio
sizione, era
;
:

4. Il

Gentile osserva che ho trascurato

il

Kant,

Kant, pi volte ricordata, mi valse precisamente come punto di partenza nella trattazione critica del prammatismo (pag. 146 e passim).

Ora,

la

dottrina del

Io rimproverai al Marchesini di
la

non avere studiato

dottrina dei postulati della ragion pratica. Ora egli pu parlare e sparlare di Kant quanto vuole: e creda

che
ni,

quanto ne ha sparlato nelle FinzioMa certo che la dottrina dei poo non 1' ha intesa e stulati o non r ha studiata studiarla. ancora di I postulati di bisogno quindi ha premesse teoriche, vere, ma finzioni, Kant non sono della ragion pratica. La quale ragion pratica, che la stessa coscienza morale, diventata consapevole della propria natura (presso a poco quella medesima che il Marchesini ha fatto parlare nel suo Saggio di etica pedagogica ;, deve negare se stessa per nese volessi ridire

non

la finirei pi.

214
gare
tica,
i

PRAMMATISMO RAZIONALE
suoi postulati
la
;

perch, in quanto ragion pra-

non pu negare
veda

se stessa (spero

che

il

Marche-

contraddizione che si oppone a tale negazione), essa non pu negare postulati. Sicch la conoscenza della cosa in s data nei postulati, ilsini
i

legittima dal punto


toria.

di vista

teoretico, e

contradit-

saldamente certa per la ragion pratica un nuovo mondo che lo spirito, penetrando con la riflessione morale in se stesso, discopre al di l della visione fenomenica naturalistica. Kant col primato della ragion pratica afferma i diritti dello spirito al di sopra della concezione deterministica della natura. Il Marchesini con la sua teoria delle Finzioni nega i valori dello spirito e non sospetta nemmeno quella seconda vista data al genio di Kant, naturalista e matematico, dal vivo senso della vita morale (1).
fittizia,
:
,

non

ma

1907.

(1)

Per

le ulteriori proteste

polemiche del Marchesini vedi

Critica,

V. 175.

XIII.

IL

FORMALISMO ASSOLUTO

Compiendo K. Fischer il suo ottantesimo anno il 23 luglio 1904, il suo successore nella cattedra di Heidelberg, il Windelband, cur in suo onore una
raccolta di studi;
nella

quale

all'insigne
si

veterano,

che

si

ritirava dall' insegnamento,

volle presentare
al

sfondo d' un riepilogo retrospettivo dei progressi compiuti dalle varie discipline speculative nel corso del secolo XIX. E alla raccolta collaborarono oltre Otto Liebmann con una bella poesia filosofica al Fischer, il Wundt per la PsicoErnesto Trcsltsch logia Bruno Bauch per 1' Etica Emilio Lask per per la Filosofia della religione quella del diritto; Enrico Rickert per la Filosofia della storia; Carlo Groos per l'Estetica e lo stesso Windelband per la Logica e la Storia della filosofia. Non tutti gli articoli, com' naturale, stanno insieme ben d'accordo; ma una certa affinit di tendenze non pu dirsi neppure che vi manchi tutti gli scrittori convenendo almeno nell'affermare l'autonomia
sullo
, ;

un' immagine nuovo secolo

degli

studi

filosofici

principio del

216

IL

FORMALISMO ASSOLUTO
Ma
ci

dello spirito e l'irriducibilit de' suoi valori.

che costituisce una vera lacuna di questa raccolta, dato il suo titolo (1) e il suo intento, la mancanza di
articoli speciali sulla Metafsica e sulla Gnoseologia,

bench

di questa

si

occupi per indiretto

il

Windel-

band

nello scritto sulla Logica; e inoltre, la scarsis-

sima informazione che tutti questi scrittori, dal Wundt al Windelband, mostrano di possedere di quello che nel sec. XIX si fatto in filosofia fuori della Germania. Sicch al contenuto di questi volumi sarebbe stato
pi adatto il titolo: Die deutsche Philosophie iin Beginn etc. L'Italia, non occorre dirlo, per gli estensori di questo secolare bilancio consuntivo e preventivo,

non ha
storiche

fatto niente in filosofia. Solo

il

Wundt

nella

bibliografa del suo articolo ricorda tra le esposizioni


la

Psicologia

contemporanea del

Villa,

ma
di

forse giusto perch in questo libro

non

si

parla
.

psicologi italiani,
to

come non

ce ne fossero stati

e cer-

non

ce ne sono stati dell' indirizzo del

eccezione di alcuni pochi lavori


storia generale. L'Italia

trascurabili in

Wundt, ad una

che VUomo Ma la Francia


per
gli

di genio del
e
i

non avrebbe prodotto altro Lombroso, citato dal Groos!

paesi di lingua inglese, salvo che

studi di

Logica, non

mi sembrano

trattati

molto meglio
;

dell'Italia.

Del resto, poco male se non si pretendesse alla compiutezza o se la Germania avesse conservato fino a questi ultimi decenni! il primato filosofico che ebbe tra tutte le nazioni dal cadere del sec. XVIII alla prima met del XIX. Se non che questo primato da un pezzo gravemente compromesso; e in Inghilterra,
Die Philosophie ini Beginn des zwanzigsten Jahrhunderts. FestKuno Fischer herausgegeben von W. Windelband, Heidelberg. Winter, lfc04-5, voli. 2
(1)

schrift fr

IL

FORMALISMO ASSOLUTO

217

in Francia, in Italia ci sono stati pensatori

da reg-

gere senza svantaggio al confronto dei germanici per solidit e originalit di pensiero.

Comunque, poich
pre
fici,

la

la

fucina

pi

laboriosa

Germania rimasta pur semanche di studi filoso-

di monografe, le quali
i

molto interessante e profcua questa serie con molta chiarezza riassumono pi notevoli tentativi e i progressi pi importanti che han fatti col nell'ultimo secolo le varie
riesce

discipline filosofiche.

Eccellenti per questo verso

le

due del Windelband,

che non

si

prestano ad esser riassunte, perch sono

esse stesse

un

riassunto;

ma

meritano d'essere larga-

mente conosciute. Quella sulla Logica espone in breve con grande precisione e chiarezza e con acute osservazioni critiche tutto
delle recenti teorie il lavoro logiche e gli scarsi frutti che ne son derivati. Giustissimo il giudizio circa il valore della logica matematica, che il W. chiama una logica del tappeto verde
(eine
al

Logik des grinen TischesJ e un logische Sport, quale per altro non deve negarsi il merito di un esercizio di acutezza formale . Lo scritto sulla storia della filosofia importante per ci che giustamente vi detto delle origini di questa disciplina scientificamente intesa, connesse col

movimento romantico
al

idealistico della

Germania
tesi,

principio del secolo XIX; e in generale per la


v'

che
al
si

difesa

del

carattere filosofico della

stessa

storia

della filosofia. Le sue conclusioni intorno metodo pi razionale della storiografia filosofica
i

possono facilmente argomentare da chi conosca Windelband. Ma, non potendo ora entrare in particolari, diremo soltanto che non ci pare accettabile senza riserve quello che il Windelband
lavori storici del

218

IL

FORMALISMO ASSOLUTO

dice intorno alla via di uscita dal famoso circolo, in cui tanti sono rimasti impigliati, della filosofia, che presuppone la conoscenza della storia della fi-

deve alla sua volta presupporsi in accinga allo studio della storia della filosofia (1). La soluzione proposta dal Windelband troppo empirica, e non risolve davvero le difficolt.
losofia, e intanto
si

chi

Nessuna delle monografie di questi due volumi dimostra meglio il punto di vista generale in cui i vari autori convengono, di quella del Bauch sull'Efica, seguace del Windelband. Il Bauch distingue tre indirizzi prevalenti nel sec,

etico

dei naturalisti
e

l'

dommastismo XIX: individualismo imil

moralistico;

il

criticismo. Espone
primo
e del

secondo, mostrandone l'insufficienza: chiarisce infine e difende il principio dell' etica critica. Contro il dommache vuol cavare dal fatto la tismo naturalistico riassume la sua critica in questi egli norma etica, termini Se qualche cosa ha valore solo in quanto naturalmente necessario, allora ogni reale egualcaratteri pi generali del
, :

mente fornito

di valore; e se egualmente tutti gli opposti principii (Gegensizej, in quanto reali, hanno valore, nessuno di essi ha diritto di essere da pi e

superare e sopraff'are appunto perch sono natura e quindi forniti di valore, e perch sopra di essi non c' una norma, che tolga loro tale diritto. Sicch ogni valutazione naturalistica annulla se medesima in una contraddizione necessaria e insolu-

meglio degli
e

altri, e di volerli

intanto tutti

hanno questo

diritto,

bile

(I,

51).

(1) Cfr. la

mia Riforma

della dialettica hegeliana, pp. 151-164.

IL

FORMALISMO ASSOLUTO

219

La stessa obbiezione fondamentale il Bauch rivolge contro r individualismo; il quale, riconoscendo solo in ci che naturalmente necessario il principio determinante del valore, non ha n anch'esso un criterta di valore, che lo ponga al di sopra dell'originario dommatismo pur da esso gi felicemente superato, Considerate come fatti naturali, entrambe le intuizioni [l'individualistica e la sua opposta] sono del pari naturalmente necessarie e per indifferenti sub specie naturae . L' individualismo rifiuta la conseguenza del dommatismo, ma non il principio e porta quindi in se stesso il germe della propria dissoluzione. Di esso il Bauch dice hegelianamente er mass sich selbst aufheben ! E a proposito di questa contraddizione intrinseca,, in cui il dommatismo e l'individualismo s'avvolgono volendo ricavare dalla natura il principio del valore,, il Bauch fa un' osservazione che basta da sola ad attestare il pregio e il difetto dell'indirizzo critico di
;
:

questi filosofi,

Del resto

, egli
il

dice, questa contraddizione nella

filosofia pratica

preciso analogo di quella che


teoretici
,

mettono

certi

indirizzi

comquando cercano

empirico-naturale ci che gi condizione trascendentale di esso, e in esso appunto efficace. Pu forse sembrare che anche la norma stessa debba essere considerata come un fatto. E cos
di fondare nel fatto
si

parla

della

realt
p.
e.

di

fatto

(Tatschlichkeit)

del

principio logico,
noi spesso

della realt di fatto del prin-

cipio di ragione, di contraddizione ecc.

cos

anche

abbiamo

detto che per assoluta necessit

logica deve esserci

la

norma
si

in

generale
si

onde
prin-

parrebbe che anche da noi


cipio di esistenza alla

sia applicato
e

il

norma,

che

possa quindi

220

IL

FORMALISMO ASSOLUTO

parlare di una realt di fatto della norma, quasi d

un

essere del dover essere fSollenJ.

il concetto del fatto in una tale applicazione assume un senso pi indeterminato. Un fatto, un reale empirico non , e non pu esser norma; proprio come l'essere del dover essere non ha che vedere con l'esistenza di ci che dev'essere. La realt di fatto della norma non consiste nella sua esistenza reale, nella

Ma

sua reale

effettivit,

sibbene nella sua validit ed

ef-

ficacia ideale. Talch, in generale, sarebbe giusto pro-

porre, che non si estendesse il concetto del fatto oltre l'ambito dell'esistenza reale e non si riferisse alia validit ideale, per non rendere troppo indeterminato il contenuto di cotesto concetto, essendo affatto indifferente che la norma pervenga alla realt nei fatti
psicologici, e che l'essere del dover
l'esistenza

essere

passi al-

come
al

ci

che doveva essere

fals GesolltesJ.

<}iacch questa estensione del concetto conduce ne-

cessariamente

malinteso

come
Il

se

il

concetto di

fatto fosse applicato nello stesso senso, in cui presso

a poco

lo

usa

il

dommatismo.

quale, quanto alla

rettamente il concetto, ma edifica dommaticamente sopra vedute logicamente false. Qui invece si tratta, per l'applicazione di quel
terminologia,

adopera

concetto, falsa anzitutto terminologicamente, di assumere lo stesso normativo come fatto applicazione
:

che nel pensiero

subito

tacitamente

corretta,

come

fatto razionale preso, del tutto a ragione,


critiche.

come

base di vedute

Ma

(Umbiegung)

del concetto,

questo stravolgimento che riporta il fatto razio-

nale al fatto, d'altra parte, in certo modo funesto meno senza dubbio nel rispetto etico, dove simili tentativi non han bisogno di distruggere la base cri
tica, in

quanto

essi

appunto, da una parte, non fanno

IL

FORMALISMO ASSOLUTO
il

221

del puro fatto, nel senso del latto naturale,

fondastesso

mento

della valutazione,

e,

dall'altra,

il

fatto
di gi

per l'Etica, deve valere


il

ma piuttosto nel rispetto logico-gnoseologico, dove


fatto

come qualcosa

dato

bens

non deve essere considerato come un dato, come un trascendentalmente condizionato, e


s'incorre

dove per conseguenza con


di fatto

la estensione del concetta facilmente nella confusione del punto di vista trascendentate con l'empirico-genetico (I, 91-2).

In questa difesa dal punto di vista trascendentale,,

vero punto di vista kantiano, contro il nail merito non piccolo del Windelband e per i kantiani d'Italia non pu e dei suoi seguaci essere stato inutile il brano che ho voluto riferire dello scritto del Bauch. Bisogna persuadersi che trascendentalismo (o criticismo) ed empirismo sono termini antitetici e contradittorii, tra i quali bisogna risolversi. E Kant certo ha dimostrato per quale dei due termini occorra optare. Ma anche innegabile che il trascendentalismo puro e semplice, dopo pi di un secolo dalla Critica della ragion para e dalla Critica della ragion pratica, troppo poca cosa; e si potrebbe dire che questa Festschrift, di cui nello scritto del Bauch ho voluto additare il comune principio speculativo, sarebbe stata pi adatta a rappresentare lo stato della filosofia al principio del XIX, anzi che del XX secolo. Quando il Bauch bada bene a distinguere il fatto razionale (Vernunfttatsache) dal fatto naturale (NaturtatsacheJ la norma dal fatto, il dato dalla sua condizione, afferma il problema

che

il

turalismo,

della

moderna
lo

filosofia

ma non

risolve;

come scienza dello spirito, non sente neppure il bisogno

222
di

IL

FORMALISMO ASSOLUTO
Direi

una

soluzione.

perci

che resta indietro

allo stesso

Kant

il

quale, se costruisce la

prima

Cri-

tica sul concetto della Naturtatsache, e poi la

seconda

Critica su quello della Vernunfttatsache, sente tuttavia


il

bisogno di una unificazione pur che sia della du-

plice realt della natura e dello spirito, e costruisce


la terza Critica, che scopre una Xaturtatsache che anche, o dev' essere anche, Vernunfttatsache ! R Bauch nota che la prima occasione,

ma puramente terminologica,
punto dentale con l'empirico-genetico, la
plorata
del

alla

de-

confusione
il

di vista trascen-

diede niencreatore dello stesso criticismo nel suo concetto del <fatto della ragion pura. Ma dimentica di avver-

temeno che
che
oltre

tire

siffatta

confusione,

di

cui

Kant

da Kant trae origine anche l'unificazione che suo merito incontestabile che una filosofia pi profonda deve fare del fatto natu certo a incolparsi,

non

rale

dello spirituale;

cio
di

il

superamento

la

negazione assoluta del punto

vista

naturalistico,
j

da

cui

muove

la Critica della

ragion para. L'affer:

mazione del Sollen contro il Sein non basta un puro SuUen, che non sia anche Sei/7, non vale pi. perch meno anzi molto meno del puro Sein reale, in quanto non lo comprende dentro di s. E verissimo che nell'essere in quanto . non troveremo mai r essere che dev'essere ma anche vero che non , non il dover essere, in quanto dev' essere e potr darci mai la realt morale e spirituale, in generale. L'osservazione ormai vecchia.
; ;

J
"

Quando

il

Bauch parla

di

un

Sein des Sollens, in-

tende che sia ben distinto dalla esistenza empirica del contenuto del Sollen (Dasein des Gesolltes), e

IL

FORMALISMO ASSOLUTO

223

dal fatto psicologico della norma: e sta bene. Se non che questo essere, che non semplice fatto, ma valore,

cio spirito,

dopo che
fare
i

si

distinto dall'essere na-

turale, deve
:

pur

conti con questo.

tutt' altra

dato

il

Sollen,

che

La questione cosa dal fatto


questo Sollen Cos par-

del

dommatismo
fuori di
il

e dell'individualismo,
il

ha

s e di contro a s

fatto?
si
;

rebbe, a sentire

Bauch,

il

quale

limita a ripetere

Kant, puramente e semplicemente e dopo aver sostenuta j'indeducibilit e assolutezza del valore, che forma e norma dell'operare, continua: Il contenuto dell'azione affatto indifferente verso il suo valore, assolutamente privo di valore; il volere, soltanto la volont, la pura forma del volere che si determina per il dovere, ci che decide del valore. Questo il significato dell'autonomia del volere: che esso si determina esclusivamente per il dovere. E l'autonomia insieme il supremo prin-

cipio della moral

e...

questo principio

come

il pi universale, perch assoluto e universalmente valido, anche il pi individuale, appunto perch s nessun il contenuto dell'operare non possiede in determinato valore etico, ma ogni azione nella sua forma deve uniformarsi al principio universalmente valido. Esso, perch universalmente valido, in quanto principio, in quanto pura forma, assolutamente super-individuale; ma, perch applicabile a tutto il contenuto della vita reale, a ogni caso concreto, insieme assolutamente individuale (I, 96-7). Ecco il formalismo kantiano crudo crudo. verissimo che il valore morale non pu essere se non nella forma; ma che cosa questo contenuto dell'operare, della vita reale ecc., che si contrappone alla forma? Se la forma

224
il

IL

FORMALISMO ASSOLUTO

volere, in quanto

essere

ma

il

autonomo, il contenuto dovr qualche cosa fuori del volere, un volibile volibile in tanto volibile, in quanto voil

luto, creato cio dal volere:

volere in atto.
!

Il

contenuto in quanto ... forma Finch il kantismo non s' intenda appunto come la smaterializzazione assoluta della materia (in tutti i sensi storici di questo termine), finch il formalismo kantiano non si concepisca rigorosamente come formalismo assoluto la riforma kantiana della filosola sua importanza. fa non pu apparire in tutta contenuto

L''apriori trascendentale di

Kant

inizia

(o

meglio,

compie) questa rivoluzione nella


tutto l'aposteriori,
il

filosofia:

che in-

ghiotte, per dir cos, per la sua stessa trascendentalit,

dato, il fatto in quanto fatto, il Kant non se ne accorse. I neokantiani, come il Windelband e come il Bauch, con la loro opposizione di Sollen e di Sein, di forma

naturale, e cosi via.

contenuto, in generale, ripetono ancora Kant, sia manifestissimo che il formalismo vero assoluto formalismo, che il vero
e di

non vedono come ormai


il

Sollen

vero Sein,

viceversa

ossia,

che

la verit

loro nella loro unit.


1907.

XIV.

INTORNO ALL' INDIVIDUALISMO ETICO NEL SECOLO XIX


Siamo innanzi
compiacciano
di

una

di quelle

compilazioni

(1) acsi

ciabbattate. che le nostre accademie diresti quasi

provocare per accrescere la confusione degli studi filosofici e confermare l'opinione che questi studi si possa coltivarli senza metodo e senza cervello. Prima regola di metodo infatti per qualsiasi lavoro storico o critico, che si prenda diretta cognizione delle opere che devono esser materia della storia o della critica seconda, che si acquisti anche una sufficiente familiarit con la letteratura corrispondente. E per questo riguardo l'Accademia di scienze morali
;

politiche di Napoli, su giudizio del prof. Masci,


esitato a dare la sua

non

approvazione a una filastrocca sconclusionata come questa, che pretende di abbrac-

ha

ciare

giudicare
il

sotto

presso che tutto

secolo

nome di individualismo, XIX (nonch suoi antei

cedenti storici) nella letteratura, nella filosofia, nella

(1) Giovanni C\i., L' individualismo etico nel secolo XIX: Opera premiata dalla R. Acc. di se. mor. e poi. di Napoli. Napoli, Tessitore, 1906.

15

226

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO


la

politica, ne'

somma
tri

cultura

movimenti morali dell' Europa

e sociali e dell'

in tutta in:

America

sul

fondamento

di altrui indicazioni e sulle tracce d'al-

lavori intorno a temi affini.


si

Qui

il

giovane autore

non

perita di determinare le cause economiche, p litiche e speculative della fortuna che le idee indivi-

dualistiche ebbero nell'ultimo secolo: di scorrere tutta


la storia della

morale evoluzionistica;
;

e poi dell'econo-

radicalismo filosofico; e poi del romanticismo in Germania, in Francia, in


individualistica
e poi del

mia

Inghilterra, in
;

America

e nei paesi

nordici

e poi del-

l'anarchismo e infine della dottrina nietzschiana, de' suoi antecedenti e della sua influenza sugli scritdiscorrendo di centinaia di pensatori pi recenti tori e di scrittori di ogni genere, dei quali non si capisce come il prof. Masci abbia potuto non accor gersi che l'autore non ne conosce di persona pi di quattro o cinque, e molto imperfettamente. Ci sono p. e. quattordici pagine (156-169) sull'idealismo roed evidente che mantico nei paesi scandinavi l'autore non fa se non riassumere e copicchiare gli scritti dell' Hffding. N certo si pu pretendere una cognizioD diretta dell'Heegard, del Kierkegaard, bench le pi notevoli delle opere siano anche tradotte in tedesco ma quel che non si pu incoraggiare quel cercare di darla a bere quel non dichiarare esplicitamente che di una cosa si parla per sentita dire, quel citare anzi, accanto al nome di uno scrit;
,

'

tore un'estesa bibliografia, quasi essa fosse

il

fonda-

che se ne dice, laddove solo un amminicolo preso a prestito da un manuale (1).


di ci

mento

(1)

Vedi l'esempio recato in

Critica,

(1907)

pag

335.

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO


Non sono
scientifica.

227

questi

giare nei giovani che

metodi di lavoro da incoragvogliono dedicare alla ricerca questi metodi qui saltano all' occhio
i

si

volume e voglia subito vedere la guardando a quello che ha cercato e ha saputo trovare poich chi non attinge direttamente alle fonti, d nel vago nelT impreciso e nel vacuo, e non lega l'attenzione del lettore, non afferra il suo spirito, non gli presenta un ordine di
di chi

scorra

il

sincerit dell'autore,

mette insieme in conchiuse ne pubblicano spesso dai professori di filosofa che nessuno pu leggere, perch nessuno pu cavarne un costrutto. Esemplifichiamo. In uno dei primi paragrafi l'autore ricerca le cause d' ordine speculativo, che agirono nello svolgimento dell'individualismo (pp. 39 sgg). Comincia col non sapersi risolvere a dir chiaro se queste cause ci sono o non ci sono state, o me Il glio se ci potevano o non ci potevano essere pensiero filosofico, per quanto pi (!) larghi e lontani possano sembrare i suoi legami con problemi d'ordine etico e pratico, qual quello che intende risolvere l'individualismo, ha per la sua importanza in quanto anch'esso contribuisce a dare allo spirito quella speciale orientazione generale, da cui emerger e sar resa possibile l'insorgenza d'una nuova concezione morale e d'una nuova corrente di srntimenti . Dunque, il pensiero filosofico agisce, bench indirettamente e da lontano, sulla vita pratica. Ma
pensieri netto e saldo
:

sione.

un

libro

come

l'autore ripiglia:

Certo

che, se

un indirizzo

spe-

culativo

non pu mai

essere la premessa necessaria

sufficiente d'un indirizzo pratico, esso per, quando risponde a esigenze profonde de'lo spirito e si accordi con nuove tendenze della vita etica, pu bene

228

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO


un concomitante

manifestazione di queste ultime un anstorico, e quindi di contraccolpo influire sullo svolgimento di esso . Sicch dopo aver detto molto importanti per lo svolgimento dell' individualismo le cause speculative, non si ha difficolt a sostenere che un indirizzo speculativo non pu mai essere la premessa necessaria d'un
essere della

tecedente o

indirizzo pratico: che cio

non pu mai esserne causa,

causa non potrebbe essere se non necessaria; altrimenti, non sarebbe causa. E poi, di nuovo, si vor rebbe tornare a dire che causa qualche volta ; ma quando ? Causa quando... effetto, rispondendo a esigenze profonde dello spirito e accordandosi con nuove tendenze della vita etica; le quali, naturalmente, de-

perch

la

vono precedere. Ma no queste esigenze e tendenze, dice il Cal, avranno la loro manifestazione a parte, di cui l'indirizzo speculativo pu essere un antecedente o un concomitante. E allora la manifestazione non avr in questo caso, V individualismo etico
:

che fare con l' indirizzo speculativo, che potr precederlo o accompagnarlo, ma come cosa al tutto diversa, parrebbe, da quelle tali esigenze e tendenze. No, ripiglia ancora il Cal una volta che esso antecedente o concomitante della manifestazione delle esigenze e tendenze, pu di contraccolpo influire sullo svolgimento di esse. E allora bisognerebbe risolversi ad ammettere come premessa necessaria (diciamo pure cosi) almeno di questo svolgimento r indirizzo speculativo
:
!

Il

caso di queste

ambagi

inestricabili,

di

spettacolo poco edificante di

chi

filosofeggia

questo senza
,

pensare, presso che


gliato,

non

sciolto

il

continuo. Qui l'autore tanodo gordiano teorico, prosegue

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO


affermando che due sono
filosofico influ
le

229

vie per cui

il

pensiero
1]

sul sorgere [anche sul sorgere


:

sul progredire dell'individualismo tra indiretta


;

una

diretta, l'al-

favorendo

le

idee individualistiche col


l'

Fichte, e suscitandole

come reazione con

Hegel:

giacch in Fichte
tenuti
i

sono quasi anticipatamente con-

germi d'una reazione all'idealismo obbiet!

tivo dell'Hegel
Il

che l' Io di Fichte tutt' altra cosa dell' Io di Stirner ma non si potrebbe negare l'influenza dell'idealismo subbiettivo del Fichte, specialmente quando si pensa alla sua dottrina della
;

Cal sa bene

libert

come

essenza della moralit

e alla

sua dottrina

in filosofa del diritto

che

in fondo, anarchica,

perch giunge ad affermare che scopo ultimo dello


stato quello di eliminare s stesso

e si pensi al

contrario, alla deificazione dello Stato e al quietismo


politico
l'Hegel
.

che

risponde
gli

all'idealismo obbiettivo delerrori


di

Lasciamo correre
sofa,

storia
le

della
:

filo-

che sono tanti qui, quante

asserzioni

per-

ch

la libert

non

per Fichte, ma n l' Hegel


;

essenza della moralit soltanto per tutto l' idealismo dal Kant alanarchica la dottrina fichtiana dello

Stato,

ma
la

socialistica

modo
in

deificazione hegeliana dello Stato


lo Stato di

n pu ammettersi in alcun perch


,

Hegel

di Dio. Ma cui si realizza quello che pi colpisce , al solito, il procedere del pensiero del Cal. Il quale vuole affermare l'influenza

qua dallo spirito pi pienamente 1' essenza

assoluto, in

diretta e positiva

del

subbiettivismo di Fichte sul-

l'individualismo; e non riuscendo ad indicare nessun rapporto concreto, conchiude tanto vero che l'ob:

biettivismo di Hegel, che viceveisa doveva poi influire

230

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO

negativamente, mena alla deificazione dello Stato, all'estremo opposto dell'individualismo Senza badare che poi l'obbiettivismo dell'Hegel figlio dello stesso subbiettivismo di Fichte Ma anche qui egli tronca il nodo, continuando: Certo che la considera1
1

zione dell'essere assoluto

come forma

soggettiva, co-

rappresenta, nella metafsica, l'analogo e l'antecedente storico di quella rivoluzione per cui si giunse ad affermare nel dominio pratico la supreio,

me

mazia

dell' io

suir ordine etico obbiettivo e sull'au-

torit della volont collettiva o della

norma morale . Che ci ha che fare Tessere analogo e storicamente antecedente con l'influire ? E quale analogia
e
e' tra un soggettivismo come quello di Fichte un soggettivismo empirico individualistico, come

quello di chi contrappone l'individuo alla societ?

che dopo averne negata la possibilit nella pagina precedente, il Cal istituisce tra la Ichheit del Fichte e V Io dello Stirner, per conchiudere che questo in fondo si riduce a quella, ei non s' accorge n anche l che quel che
al

Quanto

raffronto

c' di
la

comune

tra Stirner e Fichte,

si

ritrova in tutta

scuola hegeliana.
Basti di ci; perch l'esame di quel che

detto

intorno all' azione negativa dell'Hegel sulr individualismo ci obbligherebbe a molte altre minute osservazioni intorno all'indeterminatezza e alla scorrettezza del suo pensiero. Voglio solo aggiungere, a conferma delle mie osservazioni, che tanto poco il Cal ha ponderato le sue opinioni, p. e. nel punto
su
gini

dal Cal

cui

abbiamo ora richiamato V


poi,

attenzione, che

quando

p. 204,

viene a discorrere delle oriStirner,

della

filosofia

dello

che fa? Dimen-

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO


tica tutto

231
in

quello che ha detto della possibilit


dell'
;

azione della tlosofa sulla vita dimentica di aver negato l' influenza dell' hegelismo sull'individualismo, eccetto che nel senso negativo e dialettico che si detto, e scrive Tali volgarizzagenerale
:

tori

dell'anarchismo
d' indirizzo

e agitatori

tedeschi [qui non

si

tratta

speculativo,

ma

pratico] ci ripor-

tano a quel movimento filosofico e religioso che ha una speciale importanza per l'ulteriore sviluppo dell'individualismo anarchico, che rappresentato dalla sinistra hegeliana e che ha come il suo testo filosofico nelle

potrebbe

comprendere
e,

opere del Feuerbach. Senza di esso non si 1' individualismo anarchico


d'altra parte,
[si

stia bene attenti] esso profonda sugli spiriti contemporanei, da determinare delle tendenze etiche individualistiche [altro che analogo I] che non possono riportarsi in nessun modo all' individualismo

dello Stirner,

ha

esercitato

un' azione

cos

dello Stirner

>/.

riguardo, che il Cal non ha , per questo determinato se l' individualismo etico, che egli intendeva studiare, dovesse intendersi come un indirizzo di pensiero o come un indirizzo pratico: quinEgli
di

r ondeggiare continuo tra teorie


,

e agitazioni

so-

ciali

tra

speculazione
di

e letteratura;

quindi

l'impossibilit
siero

u valutazione, anzi di
il
,

anche una vera


di pen-

trattazione scientifica di tutto

movimento

Perch si sa che tanto nell'uomo pratico, quanto nel poeta e' una filosofia; che va apprezzata una volta come azione rispetto ai firappresentato.
ni pratici

storicamente determinati;

e un'altra,

invece

punto di vista estetico, per la vita che essa ha vissuto nell'anima di un artista; la prima e la seconda volta come tutt' altra cosa,
poesia, e cio dal

come

232

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO

tere sulla stessa linea.

non potersi metBisognava fin da principio distinguere nettamente tra individualismo e individualismo e risolversi a battere una sola strada. Non gi che nello sfondo non potessero vedersi le vie adiacenti e intersecantisi ad intervalli con quella prescelta ma, nello sfondo. E questa prospettiva al Cal mancata.
dalla vera e propria filosofia, e da
;

Pure quel che pi of'ende in questo lavoro non il difetto di metodo, quanto il difetto di cervello. Per fare la storia dell' individualismo bisogna intendere 1' individualismo, e giudicarlo. L' ha inteso il Cal ? Non star a discutere definizioni e giudizi particolari sulle varie forme di individualismo e sui loro rappresentanti. L'individualismo etico, egli ha detto, non conseguenza d' una veduta atotanto

mistica o

mona

listica
il

dell'

universo,
dell'

ma

solo

un

modo

di considerare

rapporto

individuo con

la societ, per cui si attribuisce il valore assoluto, il valore di fine all'individuo e il valore di mezzo alla societ, allo Stato: al contrarlo della concezione or-

ganico-socialitaria

che

fa dell'individuo

uno stru-

mento

dello Stato. Tali principii sono tra loro per-

fettamente antagonistici e irriducili, almeno finch non sia provato il che non pare ammissibile che individui e societ sono identici, che cio indi-

vidualit

e collettivit si

identificano e che,

come

l'in-

dividualit

buesta, alla

un frammento della vita sociale, sua volta, non che un aspetto della
(p.
7).

cos
vita

individuale

Donde

il

Cal abbia tratta

la notizia di

questo prin-

cipio opposto all'individualismo e con questo assolu-

tamente inconciliabile, non saprei

dire. Gli

esempi

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO

233

che cita (Hegel e Bluntschli) non sono a proposito; e bisognerebbe dimostrare che questi due filosofi, o meglio il primo di essi, del quale il secondo non rappresenta altro che una variante, abbiano ammesso questo dualismo immaginario degl'individualisti e del Cal tra individuo e Stato. Perch, ai contrario, concependo con Hegel, lo Stato come mom.ento dello spirito. l' opposizione tra individuo e Stato non pu avere nessun significato speculativo: allora l'indivi-

nello Stato in quanto Stato. E questo cos lampante in Hegel, che, secondo la sua filosofia dello spirito, l'individuo dev' essere prima Stato, per poter essere poi artista o scienziato, essendo la politica un

duo

momento
Stato

inferiore,

e
Il

quindi

antecedente a quello

dello spirito assoluto.

sacrificio dell'individuo allo

un modo

di dire,

pirico relativo alla

possibilit di

che ha un significato emun maggior rigore

nella concezione dei doveri politici dei cittadini, nel

paragone
un' altra.

di

una forma

politica concreta e storica

con

Ma

in realt l'individuo

tro di s se

non un

altro

non pu aver conindividuo, non lo Stato, il


lui stesso,

quale non pu essere altro che tico e antidemocratico che sia.


L'antitesi dei
il

per dispo-

condo

due opposti principii pu parere, sesi concilii quando si dice che vita individuale e vita sociale sono due facce della
Cal, che
;

stessa realt e che gl'interessi individuali e gl'interessi

della societ coincidono

ma

in realt

non

si

riesce a

conciliarla

per davvero, perch si viene a dire soltantocosa de! resto che adesso nessuno avrebbe il coraggio di negare apertamente o che lo sviluppo

completo dell'individuo non possibile senza luppo pi ampio e pi sicuro della vita sociale,

lo svicollet-

234
ti

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO

va; o che, viceversa, essendo la societ composta il suo pi completo sviluppo non possibile senza assicurare il massimo sviluppo delie enerd'individui,
gie e della felicit,
Il

comunque

intesa, degl'individui
si

viene a considerare o l'incremento dell'individuo (juale condizione necessaria all'incremento dell'organismo sociale, o questo

che, pel Cal, significa che

come condizione
viduo
.

necessaria all'incremento dell'indi-

La spiegazione , come si vede, un idem per idem, derivante dalla gi notata indeterminatezza di pen In ogni caso, o siero. Finalmente, si conchiude
:

l'individuo o la societ sono

considerati

come

fine

ultimo

come avente valore

assoluto e per s stante.


!

Ecco una conclusione strabiliante Porre in un rap porto assoluto due termini non pi, in filosofia, stabilire un' identit, anzi una differenza Dire che
!

l'incremento della societ consiste nell'incremento individuale e viceversa, porre l' individuo come per s stante, quindi sussistente fuori della societ, e viceversa. Questo il cervello del Cal. In caccia di parole non fissa concetti non si cura di riflettere sul proprio pensiero. Che cosa la societ, la comunit in generale ? Egli si contenta di una vaga immagine fantastica, tanto da poter restare in quel dualismo antagonistico di organismo sociale da un lato e di individuo dall' altro quasi una cassa, o altro recipiente, e un oggetto che in quella si deponga; o magari, una cellula e l'organismo, di cui essa fa parte, come si rappresentano grossolanamente
, :

nelle loro materiali differenze.

Nell'ultimo capitolo del libro cerca d'affrontare


:

il

problema discutendo il valore dell'individualismo e conchiude che la ribellione dell'individualista alla

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO

235

societ un'illusione, perch anch' egli, protestando contro di quella e condannandola, ispirato da un si sentimento altamente sociale . Non perch egli senta fuori della societ e nemico di lei, ma perch si sente parte di una societ migliore e pi progredita, d'una societ ideale, ed ha ben la coscienza che la sua opera di liberazione e di rivendicazione non ha la sua
<-<

il suo solo unico fine nel suo egoismo Osservazione giustissima, che dimostra come il Cal potrebbe far bene, se si sforzasse di disciplinare i suoi studi e il suo ingegno. Ma sua? Certo vi passa accanto senza insistervi e senza trarne il profitto possibile: e tira innanzi per giun-

sola ragione e

individuale

gere a una conclusione. E pesta e ripesta l'acqua nel mortaio, per la solita storia d' individuo e societ; e l'ultima parola , che la coscienza etica contemporanea accenna appunto a una forma di moralit, in

l'individuo non sia considerato come in mano dello Stato e elemento della societ come fine e valore per s, come
cui

uno strumento

unit morale alla cui costituzione e lo Stato e la societ han da concorrere in cui, insomma, come vero valore sia riconosciuta la persona cosciente di s e della sua alta responsabilit morale (p. 367). Insomma, l'individualismo ha ecceduto nella reazione (p. 364); ma aveva ragione e l'avvenire per lui.
;
;

Ma si pu chiedere: se 1' individuo vostro quello che ha una responsabilit, ed essere morale, la cui volont ha leggi e fini suoi propri per loro natura universali (p. 329); se il valore di questo individuo, contro quello che pensano gli anarchici, dipende anche dal principio d'autorit dell'autorit non fondata sull'arbitrio, ma ispirata a sua volta da
,

236

INT ORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO

principii etici, e atta ad elevare lo spirito individuale


a persona

morale

quindi veramente libera, trasfor;

mandolo
da cui
si

in attivit universale
partiti, e in cui, in

il

problema

stesso

realt, si

sempre

rimasti, non negato, anzich risoluto ? Una volta riconosciuta questa verit, che 1" individuo, che il valore assoluto, non individuo particolare, come cre-

dono

tutti g' individualisti,

ma

attivit universale, vo-

lont razionale e morale (e quindi anche Stato, di sicuro, se lo Stato ha esso stesso una qualsiasi raziona

lit),come

si

pu continuare
alla

a dire

che

il

fine,

il

va-

lore per s l'individuo, a cui lo Stato deve servire di

mezzo concorrendo

sua costituzione? Quale Stato?

Uno

Stato che autorit arbitraria, o

uno

Stato,

come

lo stesso

Cal lo vuole, autorit


la societ ideale
;

etica, cio volont,

dell'individuo in

quanto Stato?

Egli

ha rico-

che nella volont dell'individualista esagerato e perch poi non vuol riconoscere la societ ideale che dev'esser pure nella volont dell' individualista pi temperato e pi razionale ? quella societ ideale che gi, badi, la
nosciuta
stessa societ reale ?

a cui rindividualista
riflettere a questo,

si

anche quella tirannica, ripeto, ribella? Perch il Cal doveva

per entrare nella filosofia dell'etica;

che quella societ stessa contro cui possiamo protestare, perch ci opprime con la sua forza avversa alle aspirazioni spontanee della nostra individualit, una societ che vive nel nostro spirito, una societ per noi; senza di che non ce n'accorgeremmo nemmeno. E' per noi s' intende, non nel semplice senso conoscitivo, ma anche, e principalmente, etico:
,

e senza le relazioni

etiche tra sifi"atta societ e la nostra persona, senza tale immanenza di quella in questa, l'atteggiamento ribelle, o in qualunque modo indi-

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO


"vidualistico della

23T

persona non sarebbe concepibile. Al Masci, che giudic per l'Accademia di Napoli questo lavoro, parve che il Cal, contraddicendo all'asserzione, con cui aveva cominciato, dell'impossibilit di conciliare la veduta individualistica con quella solidaristica, affermasse in fine che la conciliazione avvenga pel concetto dell'individuo come volont buona, come Io nel quale si manifesti una coscienza universale. A questa osservazione dice il Cal con molto garbo rispondo facilmente che quest'ultima conclusione vera senza che l' antagonismo^

qual' io

l'intendo,

sia

eliminato.

Anche

se

il

pie-

sviluppo morale individuale non pu non accordarsi col pii ampio sviluppo della coscienza sociale, non men vero che il massimo valore morale non pu essere attribuito se non alla persona individuale o all'ente sociale e che l'uno o l'altro di questi due termini, e non tutti e due insieme, deve esser considerato come fine ultimo il valore etico non pu essere insomma uguale per ambedue , Ambedue! Bella cocciutaggine! L'individuo non quello di Stirner, non quello, apparente, di Nietz-

no

e perfetto

sche: l'individuo legge, costume, autorit, cio ma individuo e Stato son due N societ, Stato anche 1' avvertimento di chi gli vuol bene giova al bravo Cal, che sa cos facilmente rispon;

dere.

La

verit che

di

quel che

sia

in

sostanza

gli r individualismo, dato conto. affidato alla non se n' S' egli va ascritto, sua facilit, e ha scritto in fretta questo libro tanto inutile agli studi, quanto pretensioso e presuntuoso.

e del difetto

che propriamente

1907

238

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO


Postilla polemica.

sua Cultura filosofica sua triviale polemica contro la Critica, alla quale egli e i suoi discepoli attribuiscono il proposito curioso di esercitare una specie di terrorismo nel campo della filosofa ", s compiace di pubblicare un articolod'uno de' discepoli, del pi promettente, contro la severa recensione che nell'ultimo fascicolo della Critica io feci di quel degno aborto della scuola fiorentina, che L'individualismo etico nel secolo XIX un articolo, in cui r argomento principale consiste nello scagliare, con abito plebeo, ogni sorta di contumelie personali contro il recensente. Ora sappia il prof. De Sarlo che noi non aspettiamo, non possiamo aspettare da lui e da' suoi Cal il riconoscimento della diritta coscienza, della fede viva nell'energia del pensiero, dellentusiasmo, che ci animano nei nostri scritti e in quest' opera ingrata di risveglio de' dormienti, di fustigazione degl'inetti, dei pigri, dei ciarlatani, che ci siamo addossata con la compilazione di questa rivista. L'amico Croce ed io, per diverse vie, giungiamo a questo comune convincimento, saldissimo: che gli errori teorici hanno una radice morale; e che non lecito tenere per uomo di buona volont chi non fa nulla per portare un p" d'ordine e di luce nel proprio pensiero. Noi siamo convinti, in particolare, che egli e i suoi Cal vivono neghittosi in un caos mentale, che sarebbe principio per ritalia d nuova barbarie filosofica, peggiore di quella positivistica, da cui appena uscita, se il loro modo d comportarsi verso la filosofia, aiutato da
fase, del 15 ottobre della
il

Nel

prof.

De

Sarlo,

continuando

la

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO

239

molti, troppi motivi estraflosofici, assai potenti nel

l'animo di molti giovani d'oggi, riuscisse a prevalere


sull'indirizzo di critica libera, insistente, sincera, da

noi propugnato
bitarsi
all'

che quel caos deve proprio adde-

insufficienza del sentimento che essi


:

hanno

dovere insufficienza attestata quest' anno cos eloquentemente dalla rivista che han preso a pubblicare, e dal metodo di polemica che vi hanno
del
loro

adottato.

Sappiano, dunque, che noi non possiamo desiderare la stima di persone che ci paiono immeritevoli della stima di qualsiasi serio lavoratore per la ricerca della verit, per la quale unicamente lavoriamo noi. E per si possono sbizzarrire a loro posta tra gli epiteti ingiuriosi, che godono a lanciarci contro; non cosa che ci riguardi. Noi continueremo ad esaminare, ogni volta che ci parr opportuno, le loro pubblicazioni, e a giudicarle secondo il merito, respingendo sempre tranquillamente gl'improperii, di

compiacciono. potrei spassarmi a commentare qui la risposta dimostrando quante del Cal alla mia recensione nuove contraddizioni alle contraddizioni addebitae quanti spropositi nuovi agli sprotegli aggiunga positi di storia che indicai nel suo libro. Ma, oltre che debbo ai lettori, mi ratticne e sconil rispetto siglia l'inutilit di un tale commento, che potrebbe apparire una difesa del mio metodo critico messo dal Cal in istato d'accusa. E veramente io, di difendermi da certi giudizi non sento il bisogno: anche perch dai De Sarlo e Cal d'oggi, che a tutto ricorrono pur di vedere se non fosse possibile buttar gi il regno del
cui
si

Ora

terrore (ossia, scuotere

il

giogo di quel

controllo,
in

che per

la

prima volta abbiamo noi organizzato

240
Italia

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO


per
gli

studi filosofici)
ieri.

De Sarlo
chiaro da
sofica,

Cal di
s,

Chi

potrei

appellarmi

ai

ha

il

desiderio di veder

sproloquio della Cultura filomio articolo incriminato e lo stesso Individualismo manomesso; perch, se egli onesto e intelligente, trover facilmente di che darmi ragione su tutti i punti della m.ia critica (1). Nell'interesse obbiettivo degli studi due punti soli mi sembrano da rilevare. Uno riguarda il Fichte, do ve il Cal vuol ribadire l'erroneo giudizio che la sua dottrina dello Stato sia in fondo anarchica , bench ora dichiari esplicitamente che non si pu dire senz'altro che Fichte un anarchico e che su questo punto del suo pensiero egli non insiste (p. 282). E su che insiste? Il Cal reca una sola citazione, richiamando l'attenzione su queste parole del Naturrecht: Je besser der Staat eingerichtet ist, desto wenig wird man ihn bemerken, weil durch seine ruhende Kraft, durch sein inneres Gewicht, alle Mglichkeit (qui il Cal comincia a sottolineare) seiner usserem Wirksamkeit schon in der Entstehung aufletto lo

pu

rileggere

il

gehoben wird. Er

am Handeln . dunque, che elimini se stesso. Ma che ha da vedere ci con l'anarchismo ? Questa eliminazione: 1. presuppone la realt e il valore dello Stato (che deve eliminarsi): presupposto, che la negazione dell' anarchismo; 2. un'eliminazione che importa la ruhende Kraft, Vinneres Gewicht, appunto, dello Stato; esclude soltanto Vussere Wirksamkeit; ed quindi un reale mantenimento, non una negazione dello Stato; ed anche perci agli antipodi
selbst verhindert sich
,

L'ideale dello Stato

(1)

infiorato

Per un altro saggio degli errori, inesattezze e false citazioni onde l' Individualismo etico, si veda E. di Cajilo, in Rivista filo-

sofica, a. IX, pp. 537-544.

INTORNO ALL'INDIVIDUALISMO ETICO

241

dell'anarchismo. Una tale dottrina implicita anche nell'hegelismo, che elimina anch'esso a suo modo
(aufhebt, nei

due
?

sensi) lo Stato nello spirito assoluto.


1'

Ma
co.

il

Cal riconosce che

hegelismo
concetto

antianarchi-

Dunque

L'altro punto concerne


del libro di cui
si

il
,

fondamentale

tratta

della falsa distinzione tra

e Stato. Le mie avvertenze, non occorre non hanno giovato molto al Cal, il quale non arriva a capire come lo Stato e ogni altro valore sia un momento dello spirito, e quindi immanente nel-

individuo
dirlo,

l'individuo. Ebbene, io prendo atto di questa dichia-

razione da lui fatta in proposito Ma quando vorranno PERSUADERSI I NOSTRI IDEALISTI CONFUSIONARII CHE ALTRO l'attivit INDIVIDUALE, CHE SEMPRE INDIVIDUALE, ALTRO IL VALORE UNIVERSALE CH'ESSA ASSUME CONFORMANDOSI ALLA NORMA ETICA?. Dunque. siamO
:

il volere pensiero universale, la verit, in cielo; il pensiero individuale in terra. Ma, via, questo sar il volere e il pensiero dei De

intesi:

il

valore, a destra, volont universale:


Il

individuale, a sinistra.

Sarlo
1907.

compagni

il

nostro, no.

16

XV.

UNA BIOGRAFIA

DELL' ARDIG

titolo

Giovanni Marchesini ha pubblicato un volume col La vita e il pensiero di Roberto Ardig (1), Esso si apre con due ritratti il primo dei quali ci presenta il canonico Roberto x\rdig, a trentacinque anni, la faccia sospirosa e gli occhi misticamente
:

rivolti verso

il

cielo;

il

secondo,
il

il

prof.

Ardig,
spiail

settantenne, la lunga barba fluente,

la

fronte
e

nata e serena e lo sguardo tra


disfatto,
fsso

curioso

sodgli

con ferma insistenza a ci che


cosi

dinanzi.

Due fisonomie

diverse, che, a

non

saperlo, diffcilmente s'indovinerebbe che sono della


stessa persona. Cos, nel lavoro del prof. Marchesini,

che con questo libro ha voluto pagare un vecchio dopo averne debito di riconoscenza al suo maestro con tanti manuali scolastici procurato di diffondere

trovi gli uni accanto agli altri i docudottrine, menti spirituali del can. Ardig e del prof. Ardig; e non riesci a vedere come il canonico e il professore
le

(1)

Milano, Iloepli, 1907.

244
siano
lo

UNA BIOGRAFIA DELL' ARDIG


stati

un

solo

uomo
e

trasformarsi nel secondo

svolgimento morale
il

primo abbia potuto insomma, sia stato intellettuale di quest" anima,


e
il
;

quale,

di cui tuttavia l'autore ci


la vita e

promette
il

di

rappresentare

pensiero.

Questo evidentemente, era


e la

parte
egli

pi delicata

del

punto pi interessante lavoro del Marchesini,


;

poich

non voleva

restringersi alla semplice espo-

sizione del contenuto delle opere dell'Ardig

ma
v.

rap*

presentarci anche
getto

la vita,

che anch'io riconosco

og-

degno

di analisi psicologica e di storia

Rapil

presentarcela, s'intende, nell' interesse che

muove

biografo d'un filosofo


la

cio per illustrare l'origine e

formazione del pensiero del filosofo. pare che di questo intimo legame della biografia col pensiero del suo autore il Marchesini non si sia fatta un'idea chiara. Infatti stacca con un taglio

Ma

l'uomo dal pensatore; e nel primo libro tratta unicamente di quello, narrandone la vita; nel secondo e nel terzo discorre delle sue dottrine, senza accennare
netto

pi alle vicende di quella


in cui pure quelle dottrine

vita, cio di
si

quello spirito,

sono formate,

tore,

vita di un pensasviluppo del suo pensiero, facile argomentare. Nulla dell' ambiente morale (domestico, scolastico, civile) in cui quest'anima cominci a sentire e a pensare nulla degli studi, voglio dire no delle scuole seguite, ma degli autori nulla degl'indizi della vita studiati, dei maestri avuti spirituale dell'Ardig. Della crisi che determin la sua apostasia, sono pubblicati quei documenti di mons. L. Martini, che il Luzio gi comunic in un suo

Com' abbia potuto

trattare la
lo

mettendo da parte

coloarti del Corriere della sera del

15

maggio 1903

;.

UNA BIOGRAFIA DELL' ARDIG


ma senza nessuna illustrazione quello che in questi documenti,
meritava d'esser chiarito. Poi
lettere d'amici, attestanti la loro

245

che chiarisca tutto

come

or ora

si

dir,

articoli

di scolari e

razione

al filosofo; la

devozione e amminotissima storia della sua no-

mina

a professore di Storia della filosofia a

Padova

(una delle tante nomine, senza concorso, per cui va famoso il liberale dispotismo di Guido Baccelli, che magari poteva nominare mota proprio l'Ardig professore straordinario, e anche ordinario, ma non di Storia dello filosofia, per cui l'Ardig aveva un solo titolo, ma negativo alcune lettere di scarsissimo relative ad aneddoti interesse dello stesso Ardig non si crededella sua vita scientifica e infine rebbe la copia conforme di un parere dell' ingegnere capo del Genio civile di Mantova su certo Progetto Ardig per la difesa dalle inondazioni e pel risanamento completo della citt di Mantova parere che, secondo il Marchesini, conferisce a farci meglio conoscere l' indole della mente filosofica del
)

maestro.

documenti pubblicati dal Luzio sono le lettere anni 1869-71 tra mons. Martini (il sant'uomo, il cui nome legato al ricordo dei Martiri di Belfiore), allora vicario capitolare di Mantova, e le autorit ecclesiastiche superiori da una parte e
I

corse negli

l'Ardig. di cui
dall'altra.

il

Martini faceva grandissima stima,

costituiscono certo la parte pi attraente

del volume. Ma, per se stessi, se ci dicono qualche cosa dell'Ardig innanzi all'apostasia, accrescono, invece di scemare, le difficolt del problema di questa

apostasia. Giacch ci dimostrano che, anche dopo la sua uscita dalla chiesa, V Ardig era di sentimenti sinceramente e profondamente cattolici.

246

UNA BIOGRAFIA DELL' ARDIG


egli legge un pubblico discorso su Pomponazzi (sul quale, l'anno innanzi, s'era pub;

Nel marzo 1869


Pietro

blicata la monografa del Fiorentino)

discorso cbe,

provoca nel settembre la sospensione a divinis dell' Ardig. Questi si rassegna all'ordine, bench lo creda ingiusto e dettato non da zelo di religione, ma da spirito di partito *, e bench fermissimo nella risoluzione di non rinnegare in nessuna maniera quello che ha detto e stampato nella persuasione di dire e stampare il vero . E sta bene. Lo stesso atteggiamento ha assunto test il Fogazzaro, restando, pare, cattolicissimo. Infatti, nella stessa lettera al Martini (15 ottobre 1869j l'Ardig protesta: Ella sa che ho sempre amato, amo ed amer

appena pubblicato,

messo

all'Indice, e

sempre

la

fede

e la

professione cristiana cattolica

Non muta nulla del suo vestire stico, come il buon Martini il
al
;

strettamente ecclesia-

1 novembre assicura cardinale Quaglia continua in sue private pratiche di piet col suo conteguo modesto, severo ed esemplare , ignaro degli errori addebitatigli. Buon

prete,

modesto
il

nelle vie, devotissimo all'altare, rac-

piet ed

>. La sua suo raccoglimento nella celebrazione dei divini ministeri (com' detto in altra lettera del 15 agosto 1871) e nella recitazione delle salmodie era un vero esempio. Le stesse monache Orsoline, nell' oratorio delle quali celebr per qualche tempo la messa, ne erano meravigliate . Zelante degl'insegnamenti cattolici e a documento il Martini inviava a Roma, non certo a insaputa dell 'Ardig stesso un suo opuscolo del 1867, di cui il Marchesini avrebbe dovuto riferire qualche passo Una polemica colla Fa-

colto in coro, estraneo alle conversazioni...

villa sulla Confessione

>

in

difesa della confessione

auricolare.

II

2 settembre 1870 l'Ardig fa bens

una

UNA BIOGRAFIA DELL' ARDIG


tro

247

pubblica dichiarazione nella Gazzetta di Mantova conil dogma dell'infallibilit del Papa per ragioni che sono nella sua coscienza. Effetto di

violenta passione la dice


in

il

16 agosto 1871
la

il

Martini

una

lettera in cui

rifa

storia

di

questi guai

dell'Ardig, asseverando al card. Patrizi della S. In-

quisizione che
sta lettera

negli anni

passati

esso teneva per

(1). E in queMartini ci d ragguagli preziosi. L'Ardig aspettava d'essere interrogato dalla S. Congregazione intorno alle dottrine del Pomponazzi, e diceva: Spero di dare soddisfacenti spiegazioni, perch in sostanza le mie teorie sono quelle del Padre Secchi del quale ne ho usato perfino le parole (p. 16). Intanto nel 1870 pubblicava la Psicologia come scienza positiva : dove le idee principali della sua filosofia erano gi annunziate.

la infallibilit del
il

Papa

dalla Cattedra

Nel settembre di quell'anno il Martini gli scriveva addoloratissimo per la posizione, in cui lo vedeva; la quale, dicevagli, ti conduce a precipizio . E l'Ardig Ci che mi muove, e ci con un entusiasmo irresistibile, sono delle idee che credo vere . Non risulta quali fossero; ma non mi pare che si trattasse di idee scientifiche perch continua E sono le idee di tutta la mia vita! Non decliner n a destra n a sinistra non a destra per far piacere ai furiosi di un estremo, non a sinistra per farlo a quelli
:

(1) Si noti , avverte qui il Marchesini (p. 18 n.i, che la dichiarazione dell'A. a cui qui si accenna riguardava l'infallibilit personale del Papa, come fu definita dal Concilio Vaticano . No l'infallibilit proclamata da questo Concilio il 18 luglio 1870 appunto questa del Papa e.T cathedra. Vuol dire che intanto l'Ardig aveva cambiato opinione ma perch attribuirgli di questi spropositi?
: ;

248

UNA BIOGRAFIA DELL' ABDIC

E quindi (ne ho piena fiducia) non cadr precipizio. Un uomo di carattere ecco quel che all'Ardig premeva di essere, come egli dice in questa lettera. Non piegare innanzi alle minacce
dell'altro.

in nessun

e alle

persecuzioni de' suoi nemici


ai furiosi
dell'

ma,

d'altra parte,

non darla vinta

estremo opposto, ai nemici della Chiesa. Cattolico era ancora di certo. N le sue idee naturalistiche avevano per anco scac Ma se dovesse ciato dall'animo suo il trascendente avvenire (che Dio no '1 voglia) quello che Ella dice, tranquillizzi, ancora mi rester un conforto. Mi si
;

conforter...

l'approvazione sua dal cielo*.


comunicava a monsi,

Il

7 aprile del 1871 l'Ardig


la

determinazione, che era stato nella dolorosissima necessit di prendere di Di svestire l'abito, non svestire l'abito ecclesiastico. di mutare la vita e i costumi che in ci non ci potr essere nulla mai che possa farmi cambiare da quello che sono sempre stato. Quello che era stato sempre ? Dunque, egli intendeva rimanere intimamente in quella stessa devozione al cattolicismo. che esteriormente doveva invece spezzare. Avrei io potuto non prendere la determinazione suddetta ? Non solo non e' pi speranza di essere riammesso iu chiesa; ma Lei sa in che conto io sia tenuto da quelli che vi comandano. Ritenendo il vestito, anzich far del bene, farei del male. Per alcuni fosse sarebbe motivo di scandalo, per altri occasione di calunnia, per molti certo motivo di maldicenza contro di Lei. Io sarei un egoista o senza alcuna de'<
;

gnor Martini

e restassi se non mi tirassi da disparte come una testimonianza dei suoi nemici contro di

licatezza

Lei

UNA BIOGRAFIA DELL' ARDIG


Qui
ia
i

249
e'

documenti
>

intimi, in cui

il

Marchesini

in-

vita a ficcare lo sguardo, finiscono. Pel Marchesini,

O
il

redenzione avvenuta. Ma quale redenzione ? queste lettere mentiscono, per piet delicata verso
il

Martini,

vero motivo che determin

1'

Ardig a

svestire l'abito ecclesiastico; e

non hanno nessuna im-

portanza come documenti della crisi di coscienza atO esprimono, come a me pare indubitabile, con tutta sincerit, le vere condizioni di spirito deir Ardig; e allora attestano semplicemente che questi torn al secolo non per ragioni filosofiche, anzi per motivi religiosi per non essere di scandalo, rimanendo sospeso a diuinis, non sentendosi d'altra parte, per rimaner cattolico, di rinnegare il suo articolo contro l'infallibilit (p. 20). Del suo sincero desiderio di non lasciar l' abito ecclesiastico si ha una prova evidente nella lettera del 20 febbraio 1872 del Martini a non si sa qua! cardinale (p, 21) dove s d notizia d' un colloquio, poco innanzi avvenuto, tra l'Ardig e il nuovo vescovo di Mantova. L'Ardig aperse rispettosamente l'animo suo a Monsignore. Egli gli manifest il desiderio di altri colloquii, e l'Ardig promise che sarebbe stato sempre pronto alle vescovili chiamate . Colloquio e promessa, che non si potrebbero intendere, se l'Ardig avesse apostatato perch non pi credente. Credente rimase anche dopo che torn laico. E quando e come non credette pi, o s'acccorse, che lo stesso di non credere pi, da questi documenti non risulta n il Marchesini ha fatto nessuna ricerca in proposito, ritenendo, a quel che pare, che in quelle lettere il dramma fosse rappresentato fino al suo scioglimento.
traversata dal filosofo.
, :

250

UNA BIOGRAFIA DELL' ARDIG


come
dicevo,
dal

In realt, dunque,

canonico al

professore, dal mistico al filosofo dei fatto naturale

un gran

salto e per questo solo pu dirsi che il Marchesini sia mancato al suo assunto. Giacch l'epilogo che egli ci offre delle dottrine, abbastanza note e abbastanza facili a comprendersi del maestro,,
:

l'indice bibliografico e l'indice dei soggetti di tutti

volumi

delle Opere filosofiche, le cosiddette conside-

razioni critiche che aggiunge di suo,


a che possano giovare.
Il

non so a chi o problema storico che egli

doveva proporsi, era quello della genesi del pensiero dell'Ardig genesi, che aiutasse davvero ad appro;

fondire

l'

intelligenza

dei

suoi

motivi

personali

ideali e quindi

che nessuno vorr negargli nella storia della filosofia o della coltura filosofica italiana. Ma, nonch risolverlo, il Marchesini non ha presentato neppure questo problema. Ha voluto fare un altro tentativo di divulgazione della dottrina dell'Ardig. Ma, davvero che questa dottrina ha bisogno d' essere pi

anche

di quel

qualsiasi valore,

divulgata che gi non sia


di
prof.

si

pu parlare
(1)
,

sul serio
al

cospirazione dell'oblio

intorno

Ardig ? Il solo vero cospiratore secondo me, il Marchesini appunto, che nei suoi ultimi scritti modi pi strani il s'alTatica a contaminare in tutti positivismo del maestro con le tendenze idealistiche
i

oggi prevalenti, facendosi banditore di


* positivismo idealistico

non

so quale

che dovrebbe cacciar di nido lo schietto positivismo della scuola. Qiiis custodiet custodem ?
1907.

(1)

Op.

cit.,

p. 370.

XVI.

ROBERTO ARDIG
Se
il

valore d'un filosofo dovesse essere giudicata

dalle verit determinate, che per suo merito siano acquisite al sapere

umano,
il

opere, in cui esposto


dig, che lascia undici
dei quali

e quindi dalla vitalit delle suo pensiero; quello dell'Ar-

volumi
si

non

so quanti

di scritti, degli ultimi siano accorti quanto sono

primi, una volta attesi con desii con entusiasmo, cominciano a giacere presso che dimenticati nelle biblioteche, poich quasi nessuno pi degli scrittori di cose filosofiche, n fuori d' Italia n tra noi n tra gli scolari stessi di lui, sente il bisogno di discutere o ricordare una sua dottrina, non potrebbe non apparire assai scarso. E il giudizio non potrebbe non aumentare la tristezza e la piet, che colpirono gi gli animi quando la prima volta si annunzi che l' illustre vegliardo aveva fieramente attentato alla sua vita, divenutagli inutile e penosa . Giacch una ricca vita interiore, anche quando cominci ad affievolirsi prostrata dal peso degli anni, par debba riuscire sempre preziosa.
stati pubblicati, e

derio e

Ietti

-252

ROBERTO ARDIGO
occhi
dell'

agli

uomo, che

l'abbia vissuta

lungamente
al-

nella forte e lieta coscienza di


l'

un lavoro sacro

umanit.

Ma
pu

il

valore di Roberto Ardig non

quello che

risultare a chi paragoni la sua filosofia

con

le

dottrine prevalse

dopo

di lui, e

che anch'egli,

in certo
la

modo, aveva preparate; ma quello appunto che

sua stessa filosofia dimostr in atto durante il suo svolgimento, quando nella cultura del tempo ebbe le sue ragioni di essere, e si form, e attrasse a s le menti e gli animi suscitando tutto un movimento intellettuale, che ebbe la sua importanza storica come orientamento di tutto un periodo della nostra recente vita spirituale. Perch se oggi riesce molto diffcile a dire che cosa si possa tuttavia imparare dall'Ardig, molto g' italiani appresero, e molta fu l' impressione -che ricevettero da' suoi scritti, quando vennero per
la

prima volta

alla luce.

Si era intorno al Settanta. Rosmini e Gioberti erano scomparsi da un pezzo senza lasciare un discepolo capace d'intendere pi profondi motivi del loro idealismo e di proseguirne la speculazione. Gli hegeliani di Napoli tentavano rinsanguare e ravvivare la cultura italiana con lo spirito di una dottrina, a cui le menti non erano preparate, anzi ripugnavano: e doveva infatti essere riformata radicalmente per apparire, qual' era infatti e quale quei pensatori oscuramente l'intravvedei

vano,la meta stessa verso di cui

la filosofia italiana, nei


e vigorosi,

suoi rappresentanti pi cospicui scienza italiana


e vivo.
Il

secoli mirato; e quindi penetrare


e

aveva da davvero nella co

diventar sostanza d'un pensiero nostro proprio in quegli anni, in filosofo italiano

cui l'Italia,

compiendo con

la

sua ricostituzione

politi-

ROBERTO ARDIG

253

ca e l'abolizione del potere temporale della Chiesa un'opera secolare d portata mondiale, aveva pi forte il bisogno di un'altra coscienza animatrice, eraTerenzio Mamiani, Il quale aveva pubblicato le Confessioni

un metafsico- (1865) e con la rivista dai titolo pomposo La filosofa delle scuole italiane raccoglieva intorno a s gli scrittori pi autorevoli di filosofa, che ci fossero allora in Italia, per propugnare una nuova specie di platonismo, ossia una metafisica teistica e spiritualistica, che era la negazione di tutto il cod'

strutto della filosofia

moderna

dal secolo

XVII

in poi.

Questa era cominciata con

lore del pensiero e concetto d'una realt che fosse semplice oggetto ditradizione o di rivelazione o di presupposti dommatici inconciliabili

restaurazione del vadell' esperienza, e la critica d'ogni


la

con

la certezza del sapere scientifico


i

tonici,

umano. E nostri placon a capo il Mamiani, rimettevano in onore un nominalismo stantio, che della grande Scolastica aveva l' ingenuit della fede nel sovrasensibile, prine

con

la libert dello spirito

cipio e termine della vita

mondana; ma ignorava

le-

ansie angosciose e

le

ingenti difficolt affrontate nel

Medio Evo con ardore dialettico istancabile e con consumata perizia della discussione speculativa. E daPlatone amava prendere il nome, ma senza avventurarsi nello studio e nella meditazione diretta dei problemi che pullulano, quasi ad ogni respiro, dal pensiero del divino ateniese. Una filosofia, insomma, di nobile apparenza esteriore, ma senza intima vita, e chiusa ad ogni soffio degli studi stranieri contemporanei, come ad ogni ispirazione derivante dai grandi

movimenti

ideali dell' et

moderna. Filosofia
alla cieca

di car-

tapesta, fatta segno


di migliaia di fedeli,

tuttavia

venerazione

perch rispondente, nei princi-

254

ROBERTO ARDIG

pii tradizionali di cui si faceva forte, ad alcuni dei pi potenti bisogni dell'anima umana. Chi non vorr fare buon viso a una filosofia che lo assicuri che, senza troppo scomodarsi a pensare, si pu esser certi che c' un Dio, e e' un'anima sostanza diversa dalla materia dei corpi e sottratta al destino di tutte le cose materiali che si fanno e si sfanno ?

j ]

Venne

l'Ardig:

prima nel

'69

(aveva appena var*

cato la trentina, ed era canonico della cattedrale di Mantova, oltre che insegnante nel liceo) con una commemorazione del mantovano Pomponazzi, aristotelico del primo Cinquecento, naturalista, materialista, negatore della immortalit dell'anima; e poi, l'anno dopo, con una Psicologia come scienza positiva: che fu il libro forse che cominci a far capire all'autore stesso che la sua coscienza era in contraddizione con l'abito che indossava; e che smise infatti l'anno seguente. E <!ontinu a pensare svolgendo l' idea in cui s' era fermato: che il mondo, tutto, dal suo nucleo indistinto pi primitivo, sperduto nella notte pi remota dei tempi, su su, per la formazione del sistema solare, della vita, dell'uomo, del pensiero, con la sua unit di coscienza e personalit, con la sua logica e le sue idealit, ossia con tutto il valore della vita spirituale, non sia altro che un fatto naturale, meccanico. Alcune parti di questo sistema abbozz, altre accenn. Nel '77 diede un saggio La formazione naturale del sistema solare: parte, egli diceva, di un lavoro che avrebbe dimostrato la Formazione storica delle idee voigari di Dio e dell' anima. Gli studiosi di filosofia non e dell' ims' accorgevano, in verit, dell' originalit

'

j i

'

'

portanza scientifica di questi lavori; ma nei giornali se ne faceva un gran parlare, perch essi battevano

ROBERTO ARDIG
in breccia idee, che
tico italiano
si
il

255

nuovo movimento democra-

trovava tuttavia di fronte, salde e resisfenti. La Morale dei positivisti usc nel '78 nella Rivista repubblicana di Milano. E un ministro della Sinistra nel 1881 offriva telegraficamente all' Ardig
la

cattedra di Storia della filosofa nell'universit di

egli and a scrivere la sua trilogia: // Vero (1891), la Ragione (1894) e l' Unit della coscienza (1898), oltre una quantit di scritti minori ed articoli per le riviste, che nell'ultimo ventennio del secolo sorsero qua e l a bandire il verbo positivista.

Padova. Dove

Il

positivismo, di cui

1'

Ardig fu

la

mente pi

lu-

cida e coerente e pi fornita di cultura filosofica, ebbe

gran merito d'esser sorretto da una fede da carbonaio in un' intuizione, insufficiente quanto si voglia, anzi assurda (come quella che non conosce altro pensiero che il pensiero che toglie valore a se stesso, dichiarandosi e sforzandosi di dimostrarsi un semplice fatto, privo d' ogni intrinseca necessit); ma che liberava gli animi dalle idee volgari di Dio e dell'anima: veramente volgari, come i platonici nostri le presentavano, ossia concepite cos astrattamente da rendere impossibile ogni concetto di questo mondo in cui viviamo e di questa esperienza per cui sentiamo di viverci. Roberto Ardig squass e distrusse con violento urto e quasi con furia barbarica, sorda a ogni voce che parli di arte, di religione e di qualsiasi altro inil

teresse eterno, quella filosofia di cartapesta.


fic:

Non

edi-

ma

lasci libero

il

terreno a chi

si

sarebbe acfilosofia
la

cinto pi tardi alla costruzione.


tutta negativa, nella sostanza.

La sua
senza
le

fu

Ma

sua ne-

gazione, noi

staremmo ancora

a leggere

Confessioni

256
di

ROBERTO ARDIG
metafisico,
il

un

libro pi grosso e pi vuoto,

nelle materie speculative abbia avuto l'Italia


risorta a

che dacch

nuova

vita nel

mondo

delle nazioni.

l'I-

talia perci ricorder

con riconoscenza Roberto Ardig, come uno dei maestri che lavorarono pi efficacemente al rinnovamento dello spirito nazionale,
16 settembre 1920.

^^ /

INDICE
1.

La rinascita dell' idealismo


Filosofia e storia della filosofia Filosofia ed empirismo

pag.

II.

...

27

III.

45 69
89
121

IV,

Polemica hegeliana

V. Scienza e opinioni
VI. VII.
VIII.

Le ultime pagine dello Spencer


Epicureismo
I

....
...

>

127
141

principii di etica

dello Spaventa

>

IX.

Buddismo ed estetismo
I

159 167

X.
XI.
XII.

NUOVI SAGGI dello SPAVENTA

>
^
>

La teoria della conoscenza DEL Martinetti Prammatismo razionale


formalismo assoluto
nei.

177

203

XIII. Il

215

XIV. Intorno all' individualismo etico

se-

colo XIX
XV. Una biografia dell'Ardig
XVI. Roberto Ardig
. .
.
-.

^225

243
251

>

13DH

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B 29
t.l

Gentile, Giovanni Seggi critici. prima

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