,^^^
MANUALE DANTESCO
Voi.
II.
ENCICLOPEDIA DANTESCA
Parte
I.
A"2.
r.
ENCICLOPEDIA
DANTESCA
per l'Abate
.TAO.
PROF. FEREAZZI
Voi.
I.
'^'^
BASSANO
r
1
1>
Le
GW A
1'
A SAN
Z Z
AT
1865.
l'roprii'lii
F.C'ttcraria
433^
V.%
GIOVANNI
DELL' ALTISSLMO
<(
i;
DI SASSONIA
CHE
IL
NEL D CHE
IL
ABATE
km
3J
(Sii
^eito'cc
frenare non
solo
il
per V universo
si
squaderna,
ma
volgere tutte
le
altre
sommo
pensamenti
queW
alta
mente
u' s\
profondo
il
vero vero,
il
A
pi gagliardo
secondo,
intelletto.
si
pur
quello di ricordare,
comunque
tutti quelli
che si
inspirarono
neW altissimo
solenni ingegni vi fecero sopra; del sempre crescente di ammirazione che rendono
omaggio
ad
esso
abbracciare
il
se molte lacune
verran lamentate
mio lavoro^
se
me
me ne
venisse
le
il
compilo pi
iliffivilc,
come
il
buon
sarlore,
Che, com'egli
ha del panno,
fa
la
gonna.
Se non altro, almeno
dell'
lo
ardimento
il
lungo studio
al sacro
con
affetto
filiale,
omeri sorretta,
su
tante
questioni tuttavia
tornarci,
se
giovamento. - Che se
ini vedessi
merce
consigli,
il
che invoco,
quando che
sia,
degli altri poeti onore e lume, Vogliami il lungo studio e il grande amore. Che m'hiin fatto cercar lo tuo volume. Tu se' lo mio maestro e il mio autore...
Inf.
I
82.
Veggo
lio la
in
io
non ne
ma presento da lunge il d che si avr, che l'opera sua sar guardata da pi suhlime
chiave;
orizzonte. Gravina.
Quel popolo che ama con tanto entusiasmo la maschia poesia dell' Allighieri, che sente commuoversi al suono di quei versi pieni di magnanima ira. ia pur caduto in fondo d'ogni miseria, domani pofatidiche tr rilevarsi pi forte dalla sua tomba.
(
cu. p.3.50.
PECCHIO CRONOLOGICO
DELLA VITA DI DANTE ALLIGHIERI E DEGLI AVVENIMENTI CONTEMPORANEI E DI QUELLI CHE PREPARARONO IL SUO SECOLO CON OSSERVAZIONI CRITICHE INTORNO ALLE OPERE DEL POETA E ALLA LORO PUBBLICAZIONE
redentore della scienza critica, correttore dei codici, restauratore della lingua latina, benemerito della
maestro
di
Papa Alessandro
il
II,
lieo. Graziano,
monaco benedettino, d
decreto; aiuta
le leggi
al diritto
foro civile e
le
foro
ecclesiastico,
conciliando
dell'uno con
1109. Morte
di S.
uomo
santo. Par.
Muore
Chiesa,
la
beni
la
grande
(i6.
in
1
1135.
-
E sarebbe
Buondelmonti venuti di Valdigrieve. Par. xvi. stato meglio che fossero annegati nell' fi-
ma, anzicch transferiti a Firenze. Par. xvi. 143. 1152. Battisterio di Pisa, opera di Diotisalvi, sanese.
1153. La famiglia dei Cerchi, che stava a capo de'Eian-
venuta dai boschi di Val di Sieve, nel pivier d'Acone. Par. xvi. 65. - Donde alla parte Bianca il soprannome di
rhi
SPECCHIO CRONOLOGICO
U60. Morie
di
Pier
Lombardo, professore a
Parigi,
il
antichi, opera di
museo di colonnette e ruderi Bonanno e Tommaso da Pisa. 1183. Fiaccato a Legnano il superbo orgoglio Alemanno,
1175. Torre di Pisa, vero
per
lo
stile
bizantino,
ombra di studio nel nudo, espressione nelle teste ed ed una certa cura del panneggiato. 1215. Buondelmonte rompe la fede data ad una fanciulla degli Amide per isposarsi con una bellissima dei Donati.
certa
affetto,
Questo fu
lito
la
giorno
di
Pasqua, presso
a'
di Marte,
Di qui
originarono lo
(
Giov,
La casa di che nacque il vostro fleto, Per lo giusto disdegno che v' ha morti,
E posto
Le
Buondelmonte; quanto mal fuggisti noJ!ze sue per gli altrui conforti! Par. xvi.
ai
136.
fu
di
sanlo
chiama:
il
xxviii. 107.
Dante
-r
Cerchi (Bianchi),
il
mal
presente carca
Che tosto
ta
con Genova, muore a Pisa. Gli succede Cencio Savelli, romano, col nome di Onorio HI.
DELLA VITA
1*218.
DI
DANTE.
nome
della
porta
1220.
Giov. YUlani, L.
Il
pietra;
nuovamente
fu eretto
distrutto
nella
straordinaria
pietra,
da capo, tutto di
Dome-
nicano.
L'Imperatore Federico
glie a Firenze
il
I,
passando per
l'Italia, to-
fatti,
nel
sesto
di
Porla a
Duomo.
1227, Marzo.
Il
cardinale Ugolino
al
de' conti
di
Segna
d'Anagni assunto
1237. Fallo
pontificato, col
nome
di
Gregorio IX.
dal
a monte
il
ponte Ruhaconte,
di Milano, lo si S.
nome
di
podest
di Firenze
Appresso
chiam ponte
alle Grazie,
allora ammattonata.
G. Villani, L. vi.
il
e. 24.)
primo
di tutta la fa-
la
famosa.
1241, Agosto. Morte di Gregorio VII.
altissimi, eletto
(Il
papa
in
Anagni, col
nome d'Ined
nocenzo IV.
1248,
Villani
lo
dice Oltobuono
- L. vi. e. 24.)
de' Fiesohi,
Guelfi nella
il
tenta di stabilire
governo aristocratico.
1249. Pier delle Vigne, capuano, cancelliere di Federigo
II,
il
di
un trattato
latiFio
intorno
alla
dell'imperatore,
dagl' invidiosi
cortigiani
&
abbacinare, e chiudere
uccide,
dove disperatamente
xiii.
58
di edificare
il
presa parte
e
del
popolo,
del
Comune
[del Bargello).
Jacopo
di
Gu-
di
legno e
comune;
ed
11
il
dome-
13. Dee.
Morte
di
Federigo
li
in
Ferentino della
promo;
119
xiii.
iii.
120.
Fiorisce
Guido
delle Colonne,
rimatore siciliano
{De Vulg.
ed ampli
Darete.
Et. L.
1.
Storia della
guerra
Troia
di Ditti
di
Fiorisce Jacopo da
Leu tino,
il
xxiv. 56;
De
Vulg. El.
i.
12.
il
anonimo autore, vissuto a' tempi di Lucano. Vannucci ne pubblicava per la prima volta due volgarizGuido Bonatti, celebre Astrologo.
Inf. xx. 108. -
do
di
in S.
Tigri,
Gui-
DELLA VITA
DI
DANTE.
T osserva gentilezza
pure
si
profughi Guelfi.
Luglio. Per
giglio vermiglio in
la
divisione civile
Guelfi
pongono
il
campo
renze
il
xvi. 151.
1252,
re
Corrado, figliuolo
Federigo
II.,
viene nel
regno
di Napoli.
nel Mugello
S. Tri-
Viene edificato
il
ponte di
nit a casa
vi. e. 51.)
v'avea l'antichis-
Marte ricordata dal poeta, {pietra scema Par. xvi. 145.) caduta nel fiume nella il ponte. Che guarda memoranda piena del 1. Nov. 1333. - Nel Nov. del 1232 batsima statua
tuti
i
memoria,
{G.
della libert
da' fio-
rentini.
20 Ottobre.
degli Anchioni
popolo
firentino,
si
afforzatosi
nelle
case
di S.
Lorenzo,
leva a rumore,
eletti
stabilisce
liberamente
si
magistrati
levano
si
crea
capitano
questa occasione,
pri-
mo
popolo,
ossia
di
(
mezzo
si
si
costitu
cogli ordini
e.
Giov.
Villani,
vi.
34, 40.)
I
1253, 10 Ottobre.
rentini
s'
Napoli
arrende a Corrado.
rimettono
i
Fio-
impadroniscono
di Pistoia e vi
Guelfi.
Guerra contro Siena. Il re Corrado fonda l'Universit di Salerno. La scuola medica Salernitana aveva gi acquistato gran fama
fin
1254,
IV.
muore
di 7
fredi.
SPECCHIO CRONOLOGICO
Ghibellini in
A-
1256.
convento e
popolo
;
d'Ognissanti.
ma
il
avverso
a' Ghibellini,
capo all'abate
di
di
mano
nella congiura.
Inferno,
di
il
Sicilia.
1259. Manfredi scomunicato dal papa Alessandro IV. 12G0, 4 Settembre. Farinata degli liberti,
la
rabbia Fiorentina
vi. 80.).
vi.
112; Villani,
Bocca degli Abati, giostrando con la lancia di Giuda, tronca la mano con cui Jacopo de' Pazzi, capitano de'cavalieri, porlava lo stendardo
terra,
{Inf.xxxn.
80.).
non
Il
vi fu pi riparo: lo
scempio
gue
lelli
si
in rosso.
terribili
casi.
della sconfitta
di Montaperti.)
13 Settembre. Tulli
da
a'
nemici, e
si
co.
Guido Novello,
gli
il
co. Giordi
dano,
gli
Alberti
di
Mangona,
Aldobrandeschi
S.
DELLA VITA
Fiora, gli Ubaldin di Mugello,
bellini,
DI
DAME.
raccoltisi
lev imdifese
la
petuosamente contro
l'empia sentenza,
la
scellerata
proposta,
si
rimasero dalquesta
per
le
in religioso
dono
di grati-
come
[i.
scrive
il
sua pa-
104.).
Fiorisce
Folgore da
S.
Gemignano. Fra
le
i
altre
di Sonetti,
l'una sopra
mesi
Lemmo
Nasce
l'
di
in
Arrigo YII. e
deW Historia
d'una tragedia
intitolata Ezzelino,
smo
Dott. Filippo
fa
il
Nicol
Pisa.
Pisano
ecc.)
Battistero
di
ri-
cevuta con tanto plauso dai pi famosi giuristi, e tenuta come seconda regola del diritto civile. Era nato in Bagnolo,
il
1182.
Fu padre
di
Frani
cesco,
di
nell'
Inferno fra
rei
Origine de'
frali
Gaudenti
di
Bologna.
si
rico-
Angi chiamato
da
Manfredi.
IO
SPECCUIO CRONOLOGICO
Lucca, e lutto
Ghibellini.
il
Tifivi,
Guida di
Pistoia, p. 187.
1264.
Muore Farinata
la
degl' liberti.
1290 cominci
accosta, e dei
si
d' Amore, in cui amore secondo che a virt o a vizio costumi che a comporre vita onesta e mo-
desta
di leggiadra prosa
addicono. Scrisse pure in versi misti a novellette Costumi e il Reggimento delle Donne, i
opera in cui parlava alle mercantesse di Firenze dei coslumi delle regine e delle donne di ogni grado.
1265. Dante, l in cielo, tra la gioia dei santi, e
nia delle sfere, tesse la sua genealogia
:
l'
armo-
ei fa
parlare al suo
tritavo Cacciaguida:
Benedetto sie tu,
fu, trino
ed uno,
corapiacemmi
tua radice:
dice
Pure aspettando,
io fui la
si
Mio
figlio fu,
Viver
grida,
Insieme fui Cristiano e Cacciaguida. Moronto fu mio frate ed Eliseo; Mia donna venne a me di vai di Pado,
E quindi
il
soprannome tuo
lo
si feo.
Poi seguitai
iraperador Currado,
Ed
ei
mi cinse
venni in grado.
Dietro gli andai incontro alla nequizia Di quella legge, il cui popolo usurpa,
Per colpa del Pastor, vostra giustizia. Quivi fu' io da quella gente turpa
Disviluppato dal
Il
cui
E venni
Cacciaguida degli
Elisei,
che nacque
il
DELLA VITA
DI
DANTE.
11
in moglie una donzella naia degli Aldghleri di Ferrara, per bellezza e per costumi come per nobilt di sangue pregiata.
Avuto da essa un
i
figlio,
Aldigliiero,
nome da
lui e si
de-
venne Bellincione, da
Bellincione Allighieri
II,
luffi, poi in Donna Bella, onde il nostro poeta. Gli Allighieri avevano per arme uno scudo diviso pel mezzo in diritto, parte d'oro e parte nero, e tagliato pel traverso piano da
una fascia bianca. Le case degli Allighieri (che pi ne possedevano) restavano nel centro della citt e nel sesto di Por' San Piero: di fronte guardavano la piazzetta di S. Martino del Vescovo, e, piegando a sinistra, giugnevano fino alla piazzetta
de' Giuochi:
a tergo rispondevano
chiamata
in
divino poeta,
e che
guarda quasi
non
che una
alla luce
di esse;
il
ma
il
dir
che
in quella
appunto venisse
le quali
essa la pi meschina
circostanti,
pure agli
Allighieri appartenevano.
1864.) incaricava
il
cessarie
investigazioni
storiche
si
possa conFrul-
Il
signor G. Gargani.
in
Gli Allighieri
Camerata, un
piano
di Ripoli,
una
Firenze,
di santa
si
tradizione popolare
recasse
le
12
derv
to,
il
SPECCHIO CRONOLOGICO
fresco, assdendosi sopra
un miiricciuolo
in
quel pundice:
ove,
non ha molto,
fu collocata
Sasso di Dante:
Gli antichi miei, ed io nacqui nel loco
Dove si trova pria 1' ultimo sesto Da quel che corre il vostro annual giuoco. Par.
xvi. 40.
1263, 14 Maggio.
lico
nella
di
Nacque questo singolare splendore itanostra citt, vacante il romano imperlo per la
II,
morte
Federigo
dell'universo
tedra di
sedente papa Urbano IV nella catSan Pietro. {Boccaccio, Vita di Dante, p. 8. Dante, non iscevro delle credenze astronomiche, attribuisce
)
MCCLXY,
Gemini
il
sortito ingegno:
lume pregno
il
mio ingegno;
s'ascondeva vosco Quegli eh' padre d'ogni mortai vita, Quand' io senti' da prima l'aer tosco. Par.
e
xxii. 112.
E Brunetto
gli
suo nascere,
predice:
Se tu segui tua stella,
Non puoi
Dante pregiavasi
zarono Firenze,
Fu
Tutti
i
veramente
Di quei
fatto
il
rimaser, quando
maggiori
tali
due
Un Brunetto
Allighieri,
zio di
Fu
ei
chia-
ma
il
mio
ei
bel
San Giovanni.
Ed
vi
voleva prendere
corona
il
di alloro di
poeta
cappello.
Par.xw.S.
Pisa, scol-
fra
Guglielmo da
pUce l'Arca
di S.
Domenico
in Bologna.
DELLA VITA
1266, 26 Feb. Battaglia
dai Baroni pugliesi:
fitta,
si
DI
DANTE.
13
di
sdegnando
cam-
Fra mille po con la persona rotta da due ferite mortali. cadaveri, trovato il suo, gli alzarono i soldati nemici una
mora
lungo
di sassi.
il
Ma
Inf. xxviii.
Beatrice da Folco di Ricovero Gherardo Caponsacchi. Par. xvi. 121. I Portinari restavano poc' oltre di 50 passi lontano dagli Allighieri, ed abitavano dov' ora il palazzo Riccardi,
di
Porti nari,
da
Gilia
di
gi Salviati, (oggi
da Cepparello) airestremit
di via del
Corso, presso
il
Lodaringo,
o Roderigo di Landolo,
di
rono
pace,
le
cacciando e perseguitando
del qual
Ghibellini, ed
ardendo
case loro,
nome
si
chiamava una
che trad
ta,
suoi Ghibellini,
li
fece cacciare
con Farinae.
74) Inf.
XXVII. 121.
Per
la sconfitta e
morte
di re Manfredi,
Guelfi,
dopo
la
in
Firenze
Ghibellini,
quantunque rassicurati
che non verrebbe loro alcun male, se ne fuggono per paura. Toscana tutta, meno Pisa e Siena, si volge allora a parte
guelfa,
come prima
I
//. x. 50.
di
Domenicani
in
di
Bologna fermano
tal
erigere al
l'Italia
monumento che
quel tempo.
Ad opera
di
Bologna
si
conduce
in
14
patria, e
SPECCHIO CROKOLOGICO
il
contralto di
di
scolpire
pulpito del
Duomo
di Siena,
con obbligo
con-
ma
cap. 15)
D
venivano
lutti
perdoni concessi
di re
Agosto.
contro Siena.
Venuta
Carlo in Toscana.
Guerra
Federigo
II,
nel plano
di Tagliacozzo
il
nobile
giovinetto,
per
la te-
vii. 26, 28, 29; mcolini. Storia della Casa di Svevia; Canto in morte di Corradino). Guerra contro Pisa, e presa di Porto Pisano, e del
castello di Motrone.
Matteo Spinello,
storia intitolata
i
i
da
Giovinazzo,
termina
la
sua
fatti
Jacopo,
detto Lapo
degli
liberti,
iglio
Senesi e
e
guidali
da Provenzauo Salvani,
dal co.
Guido Novello,
L. VII.
lui inlitolato
il
Codice e del
De
Vulg. FA.
ii.
2.
DELLA VITA
DI
DAME.
15
1271. Gregorio
1272. Morte
di
X
\.
eletto papa.
III,
Enrico
re d' Inghilterra,
al
quale
succede Odoardo
Purg.
vii.
si
Baldovino
il
II
Papa convoca
Sindaci
Guelfi
dei Ghibellini,
li
si
fondasse una
si
Chiesa di cui egli pose la prima pietra, che Gregorio della Pace.
giorni
:
chiam San
il
Ma
si
la
il
papa sdegnato
e
ritir in
Ubaldini,
lasci
la citt
interdetta.
Fu ribenedetta nel
1276 da Innocenzo Y.
Rodolfo d'Absburgo, fondatore della grandezza della
casa d'Austria, eletto imperatore di Germania.
Purg.
vii.
94
Conv.
iv. 3.
gli
ghibellini,
ricacciati
dipoi
nel
1275,
ritornativi
nel 1279.
1274,
7.
sommo
per quella
69.),
potentissimo
della
ingegno che
nimicava per
abborrimento
principi,
quantunque partigiano
le
della monarchia,
gorato con
fattone
uno specchio,
1
Carlo
potea guardarsi e
xii.
Maggio. ?sove
la vita
compiuti, quan,in
d'ei cominci
et d'otto
mio nascimento, era tornato lo cielo della luce quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria girazione, quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente,
anni e quattro mesi.
Nove
fiate gi,
appresso
al
16
la quale fu
DELLA VITA
DI
DAME.
1
quali
non sapeano
la
che
si
nel suo
tempo
mosso verso
s
parte d'o-
quasi alla fine del mio nono anno. Ella apparvem vestita di
nobilissimo
colore,
convemia,
la
quale fu tosto a
mi comandava molte
l'andai cercando....
fiate
Io sono stato con amore insieme Dalla circulazion del sol mia iona... Son.yi. ediz.Uiul. Lo giorno che costei nel mondo venne ,.
ni. S.
Prima
eh' io fuor di
puerizia
fosse.
13.
di
Bagnorrea, teo-
da Filippo Bello,
di
Michele Zanche,
giudicalo
in/",
lU.
il
i
Guinicelli,
il
nobile
bolognese,
poeti
massimo
fra
che
prima
Dante scrissero
in lingua volgare.
Purg.xxw.^^.
in Pistoia
il
Papa Gregorio X muore in Arezzo. Guglielmo da Pisa, domenicano, scolpisce Pergamo di S. Giovanni evangelista, Forcivita.
Gioito
di
di
Yespignano.
di Arezzo,
Purg.
opera
XI. 94.
nel
duomo
Margaritone Aretino.
DELLA VITA
DI
DAME.
99.
di
17
Morie
di
Giovanni Gaelani,
in/",
casa
xix. 31.
vii. 57.
i
Discordie Ira
gbi e
i
gli
Admari conlro
Donali,
Tosin-
'Pazzi.
Morie
tura, secondo
di Nicola Pisano,
il
il
Ticozzl,
se
non
nuova
vita,
Albertano Giudice,
Fontana grande
vanni Pisano e
in Perugia.
rilievi
sono
di
Gio-
di Arnolfo.
Le ligure
in
bronzo e
la
conca
Fri-
Archiepiscopi pisani,
Domini Tarlati
gii
poteslatis,
sdegni per
le
antiche e
nuove
il
offese fra
Guelfi e
pace
di Nicol III.
E tanto pol
la
la
sua carit,
il
con-
amiche si congiunsero quelle destre che ancor rosseggiavano di sangue cittadino. [Villani,
della pace, e
L. VII. e. 5G; P.
amore e
p. 21.)
18 Oltob. benedisse
la
frati Predicatori.
Ne furono
architelti
li
in Portogallo,
Morte
atlante
scienza, e
di
Alberto
il
Grande, dello
il
dall'
Ozanam,
della
mondo
intiero
non
vi si pieg sotto, e
18
fonte battesimale,
SPECCHIO CRONOLOGICO
rompea uno
Non essendovi
da qualche maligno inimico fosse interpretato a sacrilegio queir atto che a carit del prossimo si dovea attribuire
ond' egli se ne scolpa.
Non mi parn meno ampi n maggiori, Che quei che son nei mio bel San Giovanni
Fatti per luogo de' battezzatori
L'
;
un degli quali, ancor non molt' anni, Rupp' io per un che dentro v'annegava:
E questo
uomo
1(5.
Mastro
vien arso vvo.
Adamo
11
supplizio
fu eseguito
Inf.
lungo
la via
che
xxx. 63.
vien nominato
casa
nome
di
19
di
Orsini.
il
avvenimenti della
citt di Firenze,
in cui
mor;
Giannotto
Morte
I
di Sordello,
Francesi,
rotti
Guido
compiutamente
il
Yespero. E
teggi la causa,
ma
i
perpetuo grido
pi
Muoiano
muoiano
Francesi
forte,
precisa
fedele dipintura,
Siciliano.
far
potesse del
Yespero
73.
da Procida; Michele A-
mari,
e. vi.,
Guerra
DELLA
1*282,
DI
VITA
DAME.
la
19
lo Giugno.
Il
popolo
di Firenze s solleva
contro
XIV
da prima
Da principio ebbero
arti, poi
l'onore di dare
sei delle
pure non era ascritto ad una delle sei arti. Il titolo di Grande era un gastigo che si dava col nome d'ammonizione, per la quale
i
cittadini dichiarati
Grandi
si
venivano
i;
Yil-
Pensando l'Allighieri al dolcissimo saluto di Beatrinove anni dopo che la vide, fu sopraggiunto da un soave sonno, nel quale egli ebbe una mirabile visione. Svegliatosi, si propose di scrvere un Sonetto, in cui trattare di quelle cose che gli era sembrato di vedere, e quindi
ce,
dessero
la loro opinione.
il
lui
comOltre
posto, e comincia:
rjentl core.
Nuova
3.
Guido
il
V.
Nuova
5 Giug. Rotta
assalito
d Carlo
di
d'Angi,
sua prigionia;
di
da Ruggiero
6 Agosto.
Lauria,
ammiraglio
Pietro III
d'Aragona. {Villani, L.
vii. 93.)
Famosa
mare
alla vincitrice
Morte
Piirg. VII. 103.
Bello.
Morte
di Pietro III
d'Aragona.
di Siena.
ed elezione a papa
di
Onorio IV,
20
(Iella
SPECCHIO CRONOLOGICO
casa de' Savelli {Villani, L. vi.
{id. e. 113.).
e. 107.),
che muore
a'
Aprile 1287
Enrico
Il
II
regna
in Cipro.
Comune
mura
1299,
di
della citt, e ne
struzione delle
movendo
sessantotto
Duomo
alla
Badia
Marchese
di
Toscana) prendevano
e
le
citt
venne murata questa iscrizione: - Che da mezzogiorno a ponente - Qui volgesse il primo cerchio delle mura di Firenze - Le fondamenta ritrovate - Confermano. - ISel picciol cerchio s'entrava per la porta che nomavasi per quei della
re,
occupava Firenze nel tempo antico da settentrione a mezzod dove v'avea un'antica statua di
e
il
Marte sopra Arno [la pietra scema) Marte il Battista. Par. xvi. 40.
Finisce la Storia
Battistero;
tra
romano, segretario di papa Martino IV, istorico prestantissimo, secondo i suoi tempi. La prima parte giugno fino al
1275, e fu pubblicata, tra gli
Script,
t.
altri,
vili.), e la
continuazione infino
impor-
Arag.X.U.)
Salvino d'Armato degli Armati, Firentino, invent
gli occhiali.
in S.
Maria Maggiore.
Duomo
di
Arezzo fatto da
Giovanni Pisano.
1287, Gennajo. Beatrice va a sposa di messer Simeone
de' Bardi,
Guglielmino
di
di
Arezzo,
DELLA VITA
DI
DAME.
21
federazione ghibellina, e
muore
di
dipoi
Gampaldino.
rinforza ad
11
partito ghibellino
A-
guelfi firentini
si
giungono
lino
alle porte
di quella
ma mentre
hf. xui,
in
queste fazioni
della
Comune
di
Firenze decreta
1'
abolizione
;
perch
ragionando intorno
nel
ai diritti dell'
trasporta quasi
erasi
seno
della
Costituente
di Francia.
A Bologna
modo medesimo
V Aprile
il
padre deU'atfiico
di
Dante,
S.Zenone.
Schiavi.)
e gli
di
Brunetto
compie
il
pum
di
23 Giugno. Fin
di Beatrice,
si
Folco Portinari,
padre
al-
avea posto
comperava
la
nel popolo
Maria. Intorno
si
al
1287 ne principi
costruzione,
di
come
raccoglie
si
0-
frati
di
S.
Egidio di peripse
mutare un pezzo
di terra
col
Portinari,
et
quod
nuper
quoddam
aedificare
[[ospitale
ad opus pauperum
del 23
infirmorum caepit
spedale ha
data
come
letti
fondatore.
Il
Comune applaudiva
22
SPECCHIO CRONOLOGICO
gli
faceva ogni
alla casa
di
mandarla
1.
29 Maggio.
Carlo
II.
coronato
re delle Sicilie da
papa Niccol IV a Rieti, i/if. xix. 99; Ptrr/. vn. 227; xx. 67. 11 Giugno. Memorabile giornata di Campaldino,
presso a Poppi, nella contrada detta Certamondo, nel Casentino, in cui
vennero
sconitti
Dante
cavallo, nella
cio tra
ma
si
offrirono
Onde
dimanda
ventura
Che non
si
il
nostro ar-
ticolo. Biblioteca
Dantesca italiana).
Unghe-
{yt7/am, L.
vii.
e.
135.)
in fronte la
il
Fulgeami gi
Di quella terra
corona
viii. 64.
9 Settemb.
Dante
ed
co' Fiorentini
ei
e co' Lucchesi fu
la
ad oste contro
a' Pisani,
rammenta
temer
presa di Capro-
E cosi
vid' io gi
gli fanti
94.
DELLA VITA
31
DI DANTE.
di
23
Decembre. Morie
Morie
e
di
1290, 9 Giugno.
in et
di
24 anni
due mesi,
che
il
poeta dopo
dieci
Tanto eran
gli
occhi miei
fissi
ed attenti
1.
morte di Beatrice, quando di carne a spirito era salita, si abbandona a' piaceri, e ad una vita allegra e spensierata assiem con Forese. Inf.i.; Purg.
E dopo
\XX, XXXXl.
Lass
di
sopra
in la vita
serena,
Rispos'io
mi smarri' in una valle, Avanti che l' et mia fosse piena, Inf. xv. 48. Se ti riduci a mente (Forese a Dante; Qual fosti meco e quale io teco fui. Ancor fia grave il memorar presente. Purg. xxui. US.
lui,
Fiorisce Onesto, bolognese, poeta, detto dall' Allighieri dottor illustre e di piena inteUifjenza nelle cose volnari.
De Vul El
pedestre,
i.
15. {Petr.
Tr.
Am.
iv.)
Fiorisce Dante da
colto e
di Fiesole, in-
ma
allora
pu andar disgiunta
Fondazione
la
Nina Siciliana,
femina che
Duomo
di
Orvieto,
monumento Ne fu
di 13
Novembre
Il
1291.
citt
Soldano
difesa
la
d'Acri,
sac-
cheggia tutta, e sessanta mila rimangono tra morti e feriti. poich II commercio Firentino n'ebbe inestimabile danno;
Acri dal Villani era chiamata un elemento del mondo.
Filippo
italiani,
fa
di
Francia,
di
due
prendere quanti
onde
ricche negozia-
Guido
di
di Montefeltro,
24
Ponl-ad-Era,
il
SPECCHIO CRONOLOGICO
pi forte castello d'Italia che fosse in piano. Morte di Nicol IV.
l)
muore
a Spira. {Vil-
mor
di dolore,
onde
la
guerra tra
gli
ed
figliuoli
del Marchese,
nella quale
133.
del
Comune da Fino
e buon da Berto
Tebaldo, Fiorentino.
15 Feb. Gianno della Bella, savio, valente
assai animoso
di
nomo,
buona
stirpe,
offeso
Frescobaldi, di nobile
si fa
E per questo
Villani, L. viii.
i. E non parvero posare, finche dabbene cittadino partirsi esule (5. Marzo 1294.) dalla terra tanto caramente diletta, abborrente dall' esser favilla di maggior incendio. Par. xvi. 127.
8 - Dino Compagni, L.
il
non videro
moglie Gemma,
sue case e
figlia di
mente
le
di quella famiglia,
ond'era
le torri sulla
Mannelto Donati, non propriail celebre Corso, che avea piazza di S. Pietro (oggi Mer(affine all'altra)
a'
catino,
ma
di
quella probabilmente
che
nostri giorni
Or poich
le
de' Donati, io
celli,
che
la gentil
la
morte
di
ho sempre avuto il sospetto, scrive il Fratidonna, giovane e bella, la quale, dopo Beatrice, guardava Dante da una finestra molto
lei accolta,
non
Y.
V.
36. -
Ebbe
in
di
Gemma
:
sette figli
morirono
tenera et
Pietro, a cui
attribuisce
mento
un ComVernon
Mibeni
nel 1845
in S.
i
DELLA VITA
paterni
;
DI
DANTE.
2(>
Jacopa
Anche
a Iacopo s'ascrivono
due Commenti che vennero pure pubblicati da lord Yernon nel 1848. Gli viene pure ascritto un componimento poetico,
il
Dottrinale,
la
in 00 capitoli,
di
sopra
Comedia
Dante,
messo
in
luce
per la prima
sappiamo solo che vivea nel 1351. - Beatrice vest l'abito religioso nel monastero di S. Stefano, detto dell Uliva di
Ravenna. Nel 1330 G. Boccaccio
a
le
rec dieci
fiorini
d'oro
nome
di
Dante
III,
spir
la posterit
mascodi co.
Dante,
III,
figlia
Pietro
onde
Sarego rimasero eredi delle facolt e del cognome Aligero. Il Consiglio generale della Comunit di Firenze (Maggio,
1864)
proponeva a
i
S.
Fiorentino, a tutti
Allighieri di
M. il Re componenti
conferire
il
patriziato
la
Scrive la
gloria
che
il
il
pi
bello
di
buono
nell'
opere
dell' arte
moderna, e il Delcluze il primo e il pi spirituale del romanzi intimi, rifiorito cosi graziosamente dalle muse, come
meglio non sapremo sperare. E ben a diritto ebbe
tare
il
can-
Amore
il
(Son.lO), e che
Amore
(SonA%,
di
se di tanta
squisita
armonia
inimitabile semplicit,
di
tanto
verit
profumo
gli
d' ineffabile
mestizia,
tanta
passione
e
seppe avvivare
colorire
si
con
tinui
la
9),
movimenti che
e queir occulta
color del
core,
che
al
tempo
movea
zioni
t vestuta.
Onde non
maraviglia
se
anche
le
altre na-
26
e gareggiassero e
11
SPECCHIO CRONOLOGICO
a renderla
famigliare
il
nella
lingua
loro;
Delcluze (1841,
Ltel (London, 1842.); il Garow (Le Monnier 1846); il The early italan poets from Cullo tV Alcamo to Dante Allighier in the originai metres tor/ether with Dante' s
il
Rossetti
hi D. G. Rossetti, London, Smith, The Vita ISuova of Dante. Translated wit an Introduction and Notes by T. Martin, London, 1862) la recassero in inglese; I'Oykuausen (Lipsia, 1824), e C. Forster (Lipsia, 1841) in tedesco; Fr. Csaszar (Pest, 1854 2. ediz.) in ungherese; come il Canzoniere venisse voltato
Vita JSuova
)
translated
(
1861
il
Martin
in
Delcluze
Delhays, 1854)
In tedesco
da
C. L.
Kan-
in inglese dal
Burce
Whytte, e
intitolata
rfa/
al
volgare solamente,
sto
si
ebbe que-scri-
31.).
Cos
il
l'amicizia,
ve
te
il
Giuliani,
stata cagione,
perch
volgare italico
gi diffuso per
colla
opinione.
meudipar-
tr'era ancor
tono
il
Fauriel ed
il
Fraticelli;
Rrunone Rianchi ed
il
Giu-
VArrivabene nel 1293; il Foscolo nel 1694, nel suo vigesimo nono anno; il Riscioni nel suo vigesimo quarto; il Delcluze nel 1290, ed il Wegele verso il 1300. E a questa sentenza si accosta pure il prof. Lubin {Intorno all'epoca della V. N. p. 28.), e ne assegna l'epoca dopo la
liani nel 1292;
ci
prova come
avvenimenti,
le
DELLA VITA
rissimo, e raccontare
il
DI
DANTE.
27
indicarne la
affine di
sentenza, e darcene
farci
un saggio
in ciascun genere,
conoscere
le fasi
interpretato
il
titolo
di
vede che un racconto dell' edella sua infanzia [Early li f, vita mattutina) WFauriel
Garow non
vi
ai
raggi di un
Lubin
la
storia di ci che la
ne delle seguenti;
fezionamento di
la storia deirinlellettuale
lui,
iniziata
perci
al
quasi
l'introduzione alla
il
divina Comedia,
la
proemio
di
Convito;
Witte
il
Wer/ele
confessione
crisi
l'anima sua,
ritorno
alla
religione
il
dopa
che cercava^
onde
vuole
ticelli
il
titolo di Vita
Nuova non
di fanciullezza,
la pi
ricordo di (giovent,
vita f/iovanile,
il
come Fra-
ed Emilio Anth,
chiarori pi puri,
in
bens con esaltezza maggiore: daWesperienza ed illuminata dai breve vita trasformata, o direi con
Trlvulzio, ritiene che Vita
et della gio-
ma
al
meno
la
ma
rigenerazione in
vita
la stessa
nella
una passion nuova, sicch nel presente libro intende solo trattare della vita amorosamente vissuta con Beatrice, che in essa non s'avvis neppur dicevole il trattare alquanto della partita che la sua donna fece da noi V. N. % 29. 1293. A spese dell'arte di Calimala incrostato di marmi
bianchi e neri
il
tempio di S. Giovanni.
28
SPECCHIO CRONOLOGICO
(L'ultima notte di carnovale) Vanni Fucci, bastardo
Duomo
di Pistola,
(il
dossale,
pal-
d'argento,
rimpetto l'aitar di S. Jacopo.) Il furto fu tentato ma non posto ad efletto. (Y. Tiqri, Guida di Pistoia, p. 124.)
1294, 5 Luglio. Celestino V.
(
Abruzzese, assunto
Abruzzi, in
Aquila consagrarsi, e fiss la sede in Napoli. Non guari dopo abdica al triregno per le male arti del card. Benedetto Gaetani, che a'24Decemb. gli sostituito in Napoli, col nome
di
Bonifazio YIIL
iii.
59; Inf.
li
lani,
L. vili.
e. 7. ;
Morte
dato principio
di
Arezzo, dell'ordine
dopo di aver anno avanti alla fondazione del monastero degli Angioli. A lui venne attribuita la gloria di aver perfejjionato il Sonetto^ dandogli una forma pi regolare e di aver dettato alcune prose nelle quali si cominciava a veder
dei Cavalieri Gaudenti,
l'
religioso e militare
qualche calore
di
eloquenza e
stile ordinato.
Morte
tore del
di ser
comune ad Alfonso
scrisse in francese
la
bat-
Fu
m.aestro
dal fiorentino
di miele tratto
Bono Giamboni
di
fiori
chiama un arnia
delle pi
diversi,
un composto
preziose
gioie
le
dell'antico senno,
comprende
per
scienze
quell'et;
ad
autore
del
Tesoretto,
libro
in
versi
Tesoro,
il
Tesoretto
furono ridotti a
DELLA VITA
G. B. Zannoni
(Fir.
DI
DAME.
di
29
Molini, 1824.).
la gloria
forma
di
si
descrive
luoghi fantastici e
osserva astronomiche della D. C. si accordino con quelle esposte da Brunetto nel L. II. del suo Tesoro,
vizi e le virt. 11 31inich
dipinge imaginevolmenle
nozioni
come molte
S.
Benato
sono definitivamente
il
due
libri!
il
il
Tesoretto stato
Manuale
Dante.
regnare in Sici-
Federigo
lia.
III.
d'Aragona comincia
Morte
di
xii.
1.
viaggi.
Il
Taeffe,
nel
Verso
la fine del
sanguineo di
Gemma, moglie
ed a
lui carij^imo.
a scienza.
arti
Che Dante
si
ascrivesse
alla
sesta
il
delle selle
Fraticelli
lo
deduce
d'
aver
in
esso
come
ricavasi
se prima
non
si
vi
ha pure quella
Dante con
la
leggenda: Dante
in
CCXXXXVIL Anche
un Codice
30
SPECCUIO CRONOLOGICO
va
fino al 1300,
a pag. 47
si
trova
il
nome
dell' Allighieri
3.).
Nel
Dante pone Lapo per uno dei conoscitori del buon volgare; infatti le sue rime sono dettate in uno stile assai terso, e le immagini afl'ettuose e gentili.
13.
Palermo.
19 Maggio. Morte di Celestino Y.
Discordie cittadinesche gravissime a Pistoia. Bian-
chi e Neri.
fioren-
e nel 1282
BruneUo
Yeqezio,
della
forma
di onesta vita
di Martino
Dumense;
autore
dell'
versit di
Monte.
1297. Secondo
del
il
Fraticelli scrive
la
IF
e la lY^ parte
vella,
prima che
parli filosofa,
il
germe
re posteriori,
Il
enciclopedia
suo secolo.
Convito solo
egli,
dopo
lo
morte
di
ci.)
r intervallo
esuli
di
tempo che
d
si
frappone fra
sua dagli
e l'elezione
;
mani
cio
Tommaseo
il
C.
1305;
e la
Witle
il
nel 1308;
lo
Gregoretti,
varcato
45^ anno,
dopo
1310;
secondo trattato
DELLA VITA
anteriore al 1300;
il
DI
DANTE.
ti
IV
III
scritto
dopo il 1300; ili eh' l'introduquando Dante avea gi in pronto quattordici trattati che doveano sela materia di lutti guirlo, ai quali i^uUa pi mancava che dare l'ultima mano,
non dopo
il
1308;
il
Epoca della
cominciato
;
con un appendice
Il
suW epoca
seguendo
Graz. 1862).
Perticari,
Villani
(1),
il
Nuova,
secondo
ma
lui,
necessariamente innanzi
il
soggetto
ritorno
di
finale
libro,
del poeta,
fiore dell'e-
quando
t
la
prima
passato,
quando
il
il
debbe
illustra
maturarsi col
tuisce
senno,
libro
quella
filosofica
disciplina
uomo che
la
quella
nuova poesia
della vita,
come
prima
Nuova
vito
et.
fu scritta
dopo che
era entrato
ne avea
r/i
trapassato l inPic-
gresso.
XLV, Marzo
il
chioni vuole
Trattato dopo
1310,
nel
IV
scritto
oltre
per
di pi
ne trae con-
seguenza che
le
dottrine
civili
vennero dal
sommo
poeta
Ri-
mandato
al confine.
IV
(1)
quale per
il
non perfetto
si trova,
se non sopra
le tre;
quale,
vede, alta, bella sottile e g-randissima opera riuscia, perocch ornato ap-
di belle
ragioni llosolchc
ed astrologiche.
133.-Compose ancora un Commento in prosa in fiorentino vulgare sopra tre delle sue Canzoni distese, comecch egli appaia lui avere avuto intendimento, quando il cominci, di commentarle tutte, bench poi o per mutamento di proposito o per mancamento di tempo che avvenisse, pi commentate non se ne trovano da lui; e questo intitol
Convivio, assai bella e laudevole operetta. Jiocc. Vita di Dante,
p. 67.
32
del 1298. -
SPECCHIO CRONOLOGICO
Che
il
li
1300
Io
lo
riterrei,
anche francheggiato
si
dall' autorit
di
dovuto comporsi di XV Trattati, quattordici de' quali servir dovefano ad illustrare altrettante Canzoni d'argomento morale o filosofico. Conv. i. 12. - La vivanda di questo Convito sar di quattordici
Conv.
II.
15.
Il
Convito
d'Amore, come
far
Conv. i.;
luogo
gnanimit (Coy.
trovato per
li
vi.
26)
il
nel
savi
il
manto
men-
zogna {Conv.
IV.
1.);
e quivi
Giustizia, la quale
e nel-
l'ultimo
men
lo).
come sarebbero la vanit e la superbia [Conv. La gran mente di Dante tracciava vasto il disegno.
il
Fraticelli,
menso tesoro
distendeva per
a fe-
e rivoletti
C43ndar le
campagne. Quest'opera, condotta che fosse stata al suo compimento, ci avrebbe presentato insieme riunita intera la sapienza di quell'et; et in cui prese la mossa
risorgimento
dell'
il
i
umano
degl' italiani. -
Ben meritarono
il
dell'
accurata pubblicazione
1826;
tutto
vito
il il
diligentissimo Fraticelli. La prima edizione del Confatta in Firenze dal Buonaccorsi, 1409. (Basilea
venne
;
1557
Basilea,
Strasburgo, Zetzzero,
DELLA VITA
DI
DANTE.
31^
1009; Ginevra, Gosse, (Venezia, Pasquali, 1740); Zana, 1760, 1772; Venezia, Pasquali, 1797 ecc.) fu voltalo in tedesco dal KA^^EalESSER.
Il
Venezia,
Il
Convito
Boutenceck a ratrattati
gione
di
Dante
ai migliori
lilosoiici
1. 1.
p. 61.).
1297. Discordie
il
di
il
coi Colonnesi e
quale scomunicato.
8 Settembre.
testimoniare
la
il
somma prudenza
Giuliani,
d'un popolo
di origine
si
grande, scrive
dai pi
savi di Firenze
si
dal potere
degli uomini.
le
concetto
non
di farle corrispondenti
un
solo volere.
(
Villani,
L.
254.
il
pergamo
Andrea
della
di Pistoia,
tempo
scoltura,
nel
30 Dee. Per lo
comune
e popolo
si
fonda
il
palaz-
costretto
sul
fondarlo a smusso,
posare
liberti {Villani,
sa.
si
L.\ li.
e. 26.);
aggiunte che
[M os
Palazzo dei
imsuo
la dignit
muore
Vti. 11.
in
regno
3
il
34
SPECCHIO CRONOLOGICO
I
compelilore Alberto
di casa d'Austria.
che fu
il
Puro. vi. 97. 1299, 8 Maggio. Ambascieria di Dante al comune di S. Gemgnano, col quale stabili un accordo concernente alcuni
particolari
della
taglia
guelfa.
[Ex
librs
Ileformationum
De Senis
quaderno,
il
libro pubblico,
staccandone una
donde si potea aver la prova di una sua ingiustizia. Durante de' Chiaramontesi, doganiere e camerlingo della Camera del sale, toglie una doga dello staio per fare suo
profitto di tutto
il
avanzava:
Ch'era sicuro
il
sostener
lo
quaderno puzzo
Del villan d'AgugUon, di quel da Signa Che gi per barattare ha l'occhio aguzzo. Par. xvi. 35.
1300. Focaccia de' Cancellieri, nobile pistoiese, mozza una mano ad un giovanetto suo cugino per un' impertinenza fanciullesca da lui commessa, e non contento di tale atroce
vendetta,
corse a casa
il
zio paterno,
le
dei Neri, che dapprima divisero Pistoia e poi Firenze (Cerchi e Donati).
ne derivarono
parti
dei Bianchi
il
primo
Villani L.
viii.
e. 36.
Inf.
ii.
xxvu.
28. - Casella
muore
in quel
romeaggio. Purg.
di Oderisi
76.
Morte
3 Aprile. Comincia
11
l'
Gregorelti vuole la notte dello smarrimento nella selva sia quella che precede la domenica delle palme, dal 2 al 3
segnando il calendario gregoriano di queir anno la pasqua nel giorno 10 Aprile il Torricelli ritiene il 3 Aprile,
Aprile,
;
dom. delle palme, come giorno proemiale al viaggio ch'ei chiama dei sette giorni, assegnandone tre ore nel giorno ottavo il Minich la notte tra la domenica delle palme ed
;
il
il
giorno 3 ed
il
4 (Y. Appendice
DELLA VITA
DI
DANTE.
35
VArrivahene Ira il 4 ed il o; il P. Ponta [Orologio di Dante Allighieri) fa cominciare 1' azione dal plenilunio di Marzo (14 giorni di luna), cio dal tramonto del sole del 2 Aprile, sabato di passione, e a mano a mano ne descrive l'itinealle considerazioni sulla sintesi della div. coni. p. 42);
rario per
Ordinamento
(Roma,
tre Cantiche
1856)
ci
ritesse la Sinopi,
il
da
lui
non
il
diparte
il
De
Sanctis
il
il
minciato
14 Marzo; Thouar
15; lo lineili, ed
Tommaseo,
la
notte
;
Marzo
1300
al
del 1301
al
primo
25 Marzo
il
mana
dopo
1300,
santa,
il
P.
Bartolommeo Sorio
P.
Guerra
sei
di
Passione 2 Aprile
e compiuto
dopo
le sei
Sabato Santo 9
di esso
questo
Viaggio
dramma
di sette giorni.
Modena, Cappelli,
1859.) L'in-
signe astronomo Ernesto Capocci nelle sue Illustrazioni cosmografiche della divina Comedia, Napoli, 1856,
ci
offre in
il
giornale di tutto
il
viaggio, ciie
Domenica
in
delle
palme
Inferno
Notte
Dante smarrito
vaga per
e.
i.
lo
appresenta
ombra
di Virgilio,
deputato da
guider al-
Beatrice a salvarlo;
pel
esortandolo a seguirlo
cammino
inferno^
donde
lo
36
SPECCHIO CRONOLOGICO
r Empireo. Danle
Virgilio.
si
muove
lien dietro a
%. [Ripensa e si
vello
sgomenta; riconfortato dal nole tre donne benedette che han di lui cura nel cielo, e la
suo duce, rivelandogli
in
suo soccorso
II.
e.
-
il
giorno
4,
Lunedi (santo)
la
0. Principia la
.
....
mura
porta infernale
e. in.
6.
Mezza notte r Giunge, discendendo sempre (4." cerchio guardato da Pluto) ove son puniti
gli
avari e
prodighi (fuori le
della
e. vji.
citt di Dite)
12.
gli eresiarchi
(dentro
la citt
e. xi.
18.
g'
impostori dell'arte
e.
xx.
...
. .
tra' fal-
e
.e.
xxix.
24.
Termina
il
xxxiv.
III.
0.
giorno
5,
Marted (santo)
centro
coste di Lucifero,
della
e passano oltre
il
emisfero
........
e
nell' altro
id.v.68.
mezzo
in circa si
trovano sulla
id.v.96.
montar
su, e senza
prima Gamica
I. giorno
-
e,
Mercoled (santo)
PurgatoriQ
ore
0.
principia
col
che risponde
DELLA VITA
al princpio del di partenza
DI DANTE.
Tj
S'avvengono
.
in
il
da
del
farsi
per salire
suoi 7 regni
(il
monte
Purgatorio)
id.v.31.
il
che traghetta
le
e.
ii.
gi sorto
il
12.
monte
id.v.5a.
e. vi.
Declina
Sta per
il
finire.
Questi
li
mena
nuovo
e. VII.
giorno
,
gi finito
il
anime
diarli
ivi raccolte.
loro
insie. vili.
guardia,
e fugano
venuta a
16.
Sono
in
suir erba e
...
.
e. ix.
giorno
7,
Gioved (santo)
- L' aquila, cio Lucia,
id. v.
0.
40
2.
Gi
la
o.
Tramonta
().
ex.
gli
addita
il
la
scala pel
primo
P dale. xii
9.
Vespro -Salgono
parimenti
fronte
il
cancellato
un
secondo
dalla
e.
xv.
IO.
Il
Sole
si
appressa
al
.e. xvii.
.id. v. 70.
E tramontalo mezzanotte
indi
- Si
fermano
si
Rimangono
addormenta
tra
.
gli
accidiosi,
e.
Dante
xviu.
38
SPECCHIO CRONOLOGICO
Sogna
-
la
femmina balla
e.
xix.
1. giorno
0.
8,
Venerd (santo)
gi spuntato
il
va tra
5.
gli
v.37.
XXII.
8.
Due ore
6. al
circa
7.*^
dopo mezzod
Trapassano dal
sormontato da
c.xxv.
ed ultimo cerchio,
fiamme
9,
Si
appressa
le
il
i
fiamme
calando
in
due schiere
e.
opposte
11. Sta
il
xxvi.
Sole -L'angelo
g' invita a
pas.
e.
xxvii.
Tramonta
sasso
il
Sole;
son fuori
del fuoco
si
fermano a pernottare
appare Lia
in
sogno,
id. v.
92.
finita
-Si desta e
VII.
si
giorno
9, fSabato (santo)
0.
Principia
il
giorno quarto -
Gmngono
monte
.
al
Para.
c.xxviii.
Mezzod - Matelda
lo
Euno, e
alle
la
lo
stelle.
Cantica
vili, giorno
ore
0.
IO,
Domenica
(di
Pasqua)
Paradiso
s
Sorge
trice
il
slancia verso
cielo,
CI.
la terra,
18.
Guarda
e.
xxii.
24.
in
La torna guardare, sovrastando a Cadice e. xxvii. Indi si avvia felice all' Empireo a prendervi la Pasqua compagnia del sodalizio eletto alla gran cena del bene. )>
detto Agnello.
DELLA VITA
11
DI
DAME.
il
39
giorno
di
in
aver verificalo
egli
mezzanotte del 5
invece del 3;
ma
ci
prova
non l' avea certo osservato, ma preso da' lunari del tempo, quando cominci a scrivere la grand' opera; se pur noi facesse scientemente, per comporre tutto quanto il suo poema entro limiti della setsolo che un colale istante egli
i
timana maggiore.
15 Giugno. Dante entr ne' Priori e vi stette sino
il
15 Agosto. Ebbe a coleghi, come abbiamo dal Priorista autentico della Signoria
che
si
NolTo di Guido, Neri di messer Jacopo Giudice, Nello d'Arrighetto Doni, Bindo di Donato Bilenchi e Ricco Falconetti;
Gonfaloniere
di
Giustizia,
Faccio da Micciole.
lettera ricordata
Tutti
11
una sua
da Bruno Are-
rato,
mio Priorato, ebbero cagione e principio; del quale Priobench per prudenza io non fossi degno, nientedimeno
per fede e per et non ne era indegno.
Musaici della
in
facciata
di
Roma,
Italia
fatti
Come
in
di
il
da Filippo Nossuti e terminati da Gaddo Gaddi. si divulga in Firenze la nuova della venuta
di
Carlo
Valois,
guelfi
fiorentini
veggono
arrivato
tempo
della vendetta,
di
profondere tesori, usare accorgimenti, tentare ogni via perch egli venisse a Firenze, col pretesto di fermare la
pace e ricomporre a buon ordine il governo, riputandosi certi che parte bianca ne sarebbe per sempre disfatta.
Mandarono ambasciatori
Bonifacio,
Ancona,
Firenze
col secreto
comando
la
di
spegnere
trame
runa
deliberazione
di
'lO
SPECCHIO CRENOLOGICO
congiura contro
mezzo
all'ovile.
Eletto ambasciatore
papa Bonifazio,
per islornare
tal flagello,
voce che
rimaiufo,
l'
tendo
Se
io
in se tutta
vo,
chi
rimane ?
si
io
temendo non
Dante tornava
lu.
presso
E per
Lo principe
nuovi Farisei,
Cimabue lavora
di
di
musaico
alla
Tribuna del
Duomo
Roma.
23 Giugno,
l
Bianchi ed
incitati
Acquasparta:
tra' quali
Priori,
per non
i
si
mostrare
di parte,
mandi
tra
Guido Cavalcanti,
amico
di
Dante,
e.
genero
viii.
42). In questa
occasione Guido,
contratta
maremma
(
volterrana)
Tu
sent, Ballatetta,
rando,
protendevano
le
braccia
ai
parenti
alla
negata
la
patria, e perch
inflessibilit del
la incorrotta rettitudine
Maggio.
Figtt^e
Bianchi Pistoiesi,
i
coli'
i
aiuto
si
de' Bianchi
Neri,
quali
rifugiano in
Villani, L. viii. e. 45
),
fawS
la
di
Onde muover
DELLA VITA
DI
DANTE.
41
le armi conlro Pistoia, perch dominata dai Bianchi, ed a meglio ottenere la vittoria si collega con quella di Lucca.
Capitano
de' collegati
di
in
fu
eletto
figliuolo
marchese
di
Giovagallo,
Manfredi,
marito
Alagia,
Lunigiana,
nella vai di
Magra, ond'egli da
Dante chiamato vapor di Valdmagra. La battaglia avvenne Tanno 1302 nel piano eh' tra Serravalle e Montecatini, nel campo Pesciatino, ch'egli chiama Campo piceno.
//.VI. 66; XXIV. 142 - Spezzer la nebbia allude all'antica
Vallis nebulae vai di nebbia poi vai di ISievole dalle
nebbie
onde gi
1
fu
ingombra per le sue acque stagnanti. js^ov. Mentre Dante era in Roma, oratore a Bola
riceve solennemente
signoria
la
Corso pure
ed arse
le
vi ritorna e la
anche assenti.
Villani, L. vili. e.
49 - Dino Compagni, L.
ii.)
Morte
Firenze,
di
1302, 27 Gen.
Caute
Gabrielli
d'
Agubbio, podest
di
condanna Dante
all'esigilo. -
Z>ow?)mm Palmerium
de Altovilis de
Petri Majoris ;
n. 19.
e. 2.):
nuovo
contumacia
il
stoltezza, eh' la
il
grande uomo
di baratteria, e notinsi le
aures nostras, et curiae nostrae notitia, fama referente, pervenit.-Egli che nota
il
villan...
ha l'occhio aguzzo;
in deriso
egli
che nomina
si
barattieri accanto ai
egli era
Ed
ei
fosse
che
Ga-
42
brielli,
il
SPECCHIO CRONOLOGICO
carico d'oro, e delle maledizioni dei buoni e dei
altra
tristi
non meno
il
ca-
Trevigne
a'
gionato
il
de' Gabrielli
fa pigliare
corrotto
di parte nera,
molti
cittadini,
cui quelli
avevano
gelosia,
li
co' Bianchi
)
fuorusciti e
al carnefice.
le
sue vicende
Scacciato
dalla
guelfa
di
gli
Siena,
ripara
prima a
Intanto
che
senza nulla
concludere,
si
Romagna,
di
secondo
il
compagni
il
esiglio
rjran
Lombardo,
si
qualche aiuto
al partito suo,
e vi
trat-
da quel Signore.
1304,
Il
Troya vuole
del 1304.
vi
si
recasse
il
Marzo
ma
io
perch Bartolom-
meo mor
nove anni.
su per
nel marzo
Paracl, xviii. 18 -
Neri
Bianchi.
pren-
dono il borgo e poggio di Puliciano, e pongono l'assedio ad una fortezza che teneano firentini, ma vengono dispersi, ed alcuni presi e decapitati. [Villani, L. viii. e. 60.)
i
la
Boemia. Par.
DELLA VITA
7
DI
DANTE.
43
in
Sellembre. Bonifazio,
il
imprigionalo
Anagni,
Colonna
ed
il
Nogareto,
regolatori
dell'assalto
contro
il
Pontefice.
il
Ottobre 1303
Piirg. XX. 8o.
Villani, L. viii. e. 63 -
Dino Compagni,
L.
II.)
nome
di
Benedetto XI.
cardinale
parti,
in
ai
e.
1304, 10 Marzo.
d'Ostia,
Nicol
Albertini
da Prato,
XI
onde
d
li
persuadesse a metter gi
gli
odii
ed a
fatelli.
Giunto
a Firenze
il
10 Marzo, scrive
a'
medesimi
nome
ma
{S.
di cui egli faceva parte, ne detta la risposta. Opere minori di Dante Allighieri, per cura di P. Fraticelli,
)
v. IH. p. 438.
Quantunque
in
a' d
26 aprile, raunato
il
popolo
con
rami
di ulivo
mano,
si
pacificassero,
pure
le
benevole
non
Dopo alcunrmesi
d'inutili trattative,
(
Giugno
e.
),
lanciandole
contro l'interdetto.
l'
[Villani, L. viii.
sfidato
70.)
Allighieri,
d'ogni
il
speranza,
incominciato
suo esigilo.
di
e navicelle,
a vedersi
con
tormenti ed uomini nudi a guisa di anime tormentate querelantesi con altissime strida.
Il
il
quale
minato
70.) -
44
Forse, scrive
il
SPECCUIO CRONOLOGICO
Minich,
la
peso
dtella folla
che assisteva
agli spi-
inflitti
da'
demonj
e lo
indusse
suo poema.
il
5 Giugno. Filippo
pur
dianzi
conclave perch
ad un suo suddito. nuovo papa fu l'arcivescovo di Bordeaux, Bertrando de Got di Guascogna che prese il nome di Clemente V. Abbindolato egli dal re francese, trasse prigioniera in Avignone
80 - Y. Rahanis, Cle-
ment V et Philippe le Bel, Paris, 1858 - Lettre a M. Ch. Daremberg su l'entrevue de Bertrand de Got avec Philippe le Bel. 1858 - Christophe, histoire de la Papaut pendant le
XIV
1.
178 e seg.
trevue de Philippe-le-Bel
de Bertrand de Got,
la
Saintes
au
Monarchie
Paris.)
pontificale
siicele
ou
la
Papaut Avignon,
Romena
la
Casentino {Villani,
L*.
viii. e.
72). Poco
la
dopo
di
rotta
della Lastra,
Dante male'dicendo
61.)
va
Bologna,
in
1.*^
Marzo 1306,
che
i
Bolognesi, riaccostandosi
ai
da un legato
in Perugia,
forse propinatogli
la
d'ordine di Fiil
lippo
il
Bello.
P.
Marchese
vuole avvenuta
4 Luglio
1304
Conti Guidi,
nepoti
lui
virt,
DELLA VITA
sue fortune.
fra
gli
Il
DI
DAME.
la lettera
41)
Fraticelli
ne assegna invece
v. ni. p. 445.
primo
libro
documento
gue,
ei
umano
due altissime questioni di filosofa e di linguistica, se non adeguatamente almeno non falsamente. Venuto a' dialetti dell'Europa romano-barbara li divide in
secondo
le
tre,
oe'il
e s;
fermasi su Investiga
questo
ultimo,
penisola,
di
il
li
esamina
dare
tutti,
tutti
li
combatte,
rigido
soverchio verso la
privilegio
di
il
pure
nome
alla lingua,
ma
la fa-
suo dialetto;
lo
che
ma
ei
una lingua comune all'Italia, e di creare al pensiero nazionale un elevala maniera di esprimersi; e cos ei prende a mostrare che la vera italiana favella non n losca, n lombarda, n d'altra provincia, ma una sola, e di tutta la
terra - ch'Appenin parte e
il
mar circonda
e l'alpe. - In-
segnando a' suoi coetanei, come questo idioma illustre, fondamentale non avea nessun limite, ma faceasi bello di ci
ch'era migliore
in
umano. Nel
sone e
illustre, e
II
libro,
non compiuto,
ei
di quali
modo
scrive
il
P. Ponta,
che quest'opera
le
sia
rimasta im-
perfetta.
regole al volgare
di qtial sia composizione, sino al parlare d'una sola famiglia; dei quali tutti si fa uso nella Comedia, chi ben ne
cerca. - Del disegno di quest'opera,
I.
di
questo
46
SPECCHIO CRONOLOGICO
di fare,
libri
tendo
quattro
L.n.
e.
4.)
due soli (1). Che il trattato de Vulg. El. fosse scritto da Dante nel suo esigilo egli fuor di dubbio, perch'ei slesso ce lo dice. (L. i. 6, 17.) - \\ Balbo lo vuole cominciato nel 1304, e che prima del Gennajo 1305 giugnes-
non ne
scrisse che
se sino al
e. xi.
come vivo
mor
logna per
fa
tuttavia, Guglielmo
marchese
di
Monferrato, che
in quel
le
lo dettasse
a Bo-
sovra tutti
Il
Fraticelli vuole
scritto
il
libro dal
1305
al 1306,
ed
il
L Emiliani
pugna
senza
lo ritiene scritto a
Ravenna. Lo Scolari
ne im-
l'autenticit.
ma
nome
di
traduttore
la luce nel
{\. Foscolo, Discorso sul Tes'o, cxxvi.) Il testo latino vide 1577 in Parigi per Jacopo Corbinelli, da un codi propriet
di Pietro
Del Bene,
Fu esso tradotto
ital.
in tedesco,
da C.Kankegiesser,
Ferkow: Ueber
della
Mundarten der
Sprache (Sui
dialetti
lingua
voi. ni.
Fughs
Mgen Zeilwbrter
in d.
Blanc:
Von den
(1)
italien.
Mundarten
nella
Grammatica
italiana, Halle,
quattro
fine,,
Fece un libretto che intitola De Vulfiari Eloquio, ne promette fare libri, ma non se ne trova se non due, forse per l' affrettato suo
ove con forte e adorno latino e belle ragioni riprova tutti i volgari Gi vicino alla sua morte, compose uno libretto
il
in prosa latina,
deva
imprendere
la
mecch per lo detto libretto apparisca lui avere in animo di dovere in ci comporre quattro libri, o che pi non ne facesse dalla morte
soprappreso, o che perduti sieno gli altri, lamente. Boccaccio, Vita di Dante, p. 67.
DELLA VITA
DI
DAME.
4i
intorno
Dante nel
in. 137,
libro della
Nicolini,
di
Opere,
Dante
magdi S.
il
27 Agosto
fu testimonio
Martino,
in
quondam
Pie-
di
Madonna
La casa abitata dal poeta l'antichissima casa Carrarese a S. Lorenzo, per via di donna venuta
degli Scrovigni. -
ai
Vi
e
vendette - Qui
Giotto - Ebbe
nel
vecchio Castello,
la
si
di torre
che chiamasi
una casa che conserva sempre il nome di lui. - Benvenuto da Imola ed il Boccaccio nella vita di Dante riferirono che i primi sette
torre di Dante,
presso
canti del
poema furono
furono
il
tempo
Marprima
il
Boccaccio credette
delia
C. viii.
L'Ai -
Ma
il
Minick
appoggiato a validissimi argomenti, trova preferibile l'opinione che Dante avesse intrapreso
presente, con unit
di
il
r esigilo, e che quindi ei mut e rifuse essenzialmente quei primi canti, ovvero li riprodusse sotto altro aspetto, e con
nuovo intendimento.
Corradlno, ed
al
- Morocllo,
Mulazzo, con-
48
SPECCHIO CRONOLOGICO
per
la
pace da
la
ed
il
vescovo
di
di Luni.
Abbandi cui
donala
corte di Moroello,
11
innamora
un alpigiana caFraticelli,
componimento poetico
il
cenno
la lettera di
Dante, secondo
Witte ed
il
pur
ch'io
m doglia:
di
{Dante,
Dante a Opere Minori, Y. ni. p. 450) Emanuelle Gerini nelle sue memorie storiche della Luniqiana
I.
Opere, Minori, Y.
p.
139); Lettera
sia stato
di Alberto,
Marchese Yalditrebbia,
a cui fa tenore
il
Eugenio
invece
Sett. 1859);
Fraticelli,
I.
di Yillafranca.
Morte
di
il
Cantico
secolo,
Manuale
I.^
composto nell'estreme ore di vita, modello di estemporanea poesia, nella quale, vedesi avverato il favoloso canto de' cigni, che diconsi allorch muoiono, pi soavemente cantare. 1307. Dante si porta in Mugello, ove interviene ad un
da
lui
congresso
Gaudenzio.
di
nome suo
sta scritto
con
altri
venti
in
uno
strumento rogato da ser Giov. d'Ampinana, in forza di che pi agiati fra gli esuli si obbligavano di rifare le case
i
degli Ubaldini
nell'impresa di togliere
de' Guelfi.
castello di
L' impresa
Monte
A^^cianico.
documento
la
originale, tratto
Pelli. -
dall'archivio di Firenze
fu
pubblicato dal
Grande
Brocchi,
il
il
P. Idelfonso,
il
il
1307;
celli
Giugno del 1304; il Fratidocumento: occasione guerrae factae vel faciendae per Castrum montis Accianighi lo ritiene indubitatamente del Giugno 1306.
Troya ed
dalle
Balbo
del
al
poi
parole
In
dalla
quest'
stretto
fame
e dalla neve,
suoi seguaci
presso Novara,
e con Margherita,
DELLA VITA
il
Di
DANTE.
49
barbaro coslume
di quei
tempi
vili. e.
ecc., Lipsia,
1844; Schlosser
C.
Ablard und Dukin, ecc. Gota, 1807.) /w/". xxviii. 55. Dante a Forl presso Scarpetta degli Ordelaffi, Capitano generale dei Ghibellini. Secondo gli storici Flavio
F.,
che
l'
uccisione
di
sia
predetto
da' morti
ad esempio
Arrigo
Lussemburgo, suo successore all'impero, /^wrr/. vi. 86. 6 Ottobre. Corso Donati, consanguineo di Gemma,
di
ghibellini,
ammogliatosi
in sospetto
si
colla figlia di
di
aspirare
alla
scolparsi,
si
difende
coir armi,
finche
abbandonato da molti,
d
alla
alla
fuga:
Croce, da
alcuni soldati Catalani, per loro ucciso. E" pare che nel
gli
un pie nella
staffa,
e che
il
cavallo lo
viii.
e.
al
composti
dieci,
piuttosto ritocchi
vi abbia
vanno
al
e che
Ciacco e quel
magnanimo
sei
componesse
padre
di
co.
e che
nel castello
sul Conca,
dettasse
xjx in
reggitor
che accenna
cente
il
di Francia.
Ma-
laspina,
Marchese
scritti
II.
furono
11
ricordo dei
tristi casi
VoL.
30
di
SPECCHIO CRONOLOGICO
fra
il poeta fa predire da Maometto, ci darebbe argomento com'egli nell'estate del 1B07 fosse giunto presso il line della Divina Comedia, cio al Canto xxvjii,
Doloino,
che
pi
mentre viveva in Forl presso gli Ordelaffi. Di fatti d'altro non si parla che della Romagna nei 4 canti dal xxvii al XXXI dell'Inferno: ivi l'episodio appartenente a Guida
s'odono
le
di Montefeltro; ivi
preveggono
lui
esigilo a Dante,
ma
da
odiato;
ivi
litico di
ferocissimo
in inferno
i
desiderio di Mastro
conti
Adamo
veder giugnere
Romena. I tre ultimi canti altra rimembranza di Romagna, il delitto, cio, di frale Alberigo Manfredi di Faenza. Secondo lo stesso Troya, Dante pubblica l'Inferno nell'Ottobre del
Guido ed Alessandro dell'Inferno contengono un
1308, prima d'incaminarsi alla volta di Parigi, un 40 giorni
prima dell'elezione
nia. -
di
La divina Comedia
i
sovente con
tenera cura
l'Allighieri
l del Po,
il
quando
xv.
9.},
i
ebbe
gran Lom(/w/".
Alpi di Chiarentana
xii. 3),
giuochi
122.)
ed
Verona.
[Inf.xv.
Nel xvu
il
prolungano
le
ricordanze di Lombardia.
i
Nel solo XX
territorio di Brescia,
il
fortezza di Peschiera,
in Po, le paludi
lago di Garda,
la
mantovane,
di
naccolsi
a'
Signori
Casalodi,
il
sono argomenti
di
al
versi
bellissimi,
ostello,
la
che riconducono
pensiero di Dante
primo
tosto s'incontra
Venezia,
XXI.
7.)
La Lunigiana, ov'egli
si
aggirava nel
1306 presso
ed a Luni,
i
meno
belli
sovrastanti a Carrara
la
spelonca fra
xxvi
si
rintraccia
Dante
in
Lombardia ed
in
al
1306 ed
al prin-
DELLA VITA
cipo
del
DI
DAME.
inoltre
i
51
gli
1307.
Vi
si
scorgono
scolpiti
sdegni
nostro
avaro seno
rampogne
Andal.-
secondo
il
Faggiuola.
5 Gennaio. Incoronazione di Arrigo VII in Aquisgrana.
Dopo l'interregno d' un'anno, anche a sollecitazione di Clemente V che lo avea additato agli elettori come il mifjliore uomo di Lamagna, il pi cattolico, da venir a grandissime
cose,
(
ad imperatore
i. ).
il
27 Nov. 1308.
ad Heilbronn riceve
di
la risposta
di S.
e d cui
un'esemplare dell'Inferno affinch serbasse di lui pi ferma memoria. - Famosa lettera di Fra Ilario ad Uguccione della
Faggiola, impugnata dal Witte, dal Prof. Venturi, dal Prof.
Centofanti, sostenuta dal Troya, dal Balbo, dal Minich, dal
Fraticelli, e
due
sul
riviere,
di
in
principio
di
del Purgatorio,
ove nomina
;
estrerai
quella marina
l'altro,
la
discesa di Noli
-Nella contrada
egli,
di
Fouarre
{Itue
lezioni del Prof. Sigieri, cui salv dall' obblio. /'ar. x. 137.
a
Essendo
egli a Parigi,
sostenendo
in
una dlsi
sputazionc De
52
SPECCHIO CRONOLOGICO
fatti
state,
poi
quel
medesimo ordine seguendo, sottilmente solvendo e rispondendo agli argomenti contrari la qual cosa quasi miracolo
:
da
tutti fu reputata.
Morte
usurpa
vili. 75.
il
di
a'
Carlo
di
Napoli.
figli
Roberto d'Angi,
Par.
trono
suoi nepoti,
di Carlo Martello.
per calare in
e
Italia,
lettera ai
ai
vagheggiando il due re di Napoli e di Sicilia, Roberto e Federico, Senatori di Roma, ai Duchi, Marchesi e Conti, ed a' potutti
in sulle mosse nuove speranze, trionfo del proprio partito, indirizza una
era
Dante accendendosi
di
poli
d'Italia.
In essa
esorta le genti
a dimostrarsi
fedeli al
nuovo
iii.
Minori, Y.
p. 462. fio-
III
Ottobre.
Arrigo
discende
il
in
Italia.
- In
questa
il
Ghibellinismo, pubblica
suo
De Monarchia; la vera e grande inspirazione di quella mente potentissima, superiore alle superstizioni legali
dell'epoca,
in cui se vi
ha
la cieca
che teneva
spada
ma
vi
quod per duellum acquiritur de jure acquiritur ha anche la coraggiosa tesi della indipendenza del
civile, e l'altissima e
potere
nuova idea
di
di
una
politica cui
l'accentramento universale
tutte
le
forze
deve esser
intellet-
mezzo a promuovere V
tiva di lutto
il
potenza
genere umano. -
Trattato de Monarchia fu
critici.
,.,.
un
(Yita di Dante, L.
ii.
11,),
mediocre libro,
il
(Sommario
Balbo;
DELLA VITA
abbiettissimo libro
\
DI DANTE.
53
di Pusleiia)
;
Cant {Margherita
socfno
teorica
del qhibeUinismo,
eroico
il
Gioberti
la
produ-
che si fosse a quel tempo scritta intorno alla famosa controversia dalle pi forti potenze intellettuali dei medio evo, V Emiliani Giudici Storia delle Leti. Ital. 1. 167.)
(
il
primo
libro, nel
i
quale
le
prof.
Europa
le
cristiana
romano impero
providenziali
nella
r Allighieri, questo
diritti della
sede con
le
il
libro nel
1328
fu
di
opponesse,
'1
simigliante
si
sfor-
fare
delle
ossa dell'autore,
a eterna
si
il
infamia
fosse opposto
cui
fiorentino,
nome
si
fu
trat-
furono
il
di
Witte vogliono
stato scritto da
una delle prime opere di Dante, un'opera che appartiene alla Vita Nuova, e sviluppa le ragioni che lo muovono ad assegnare una data gi di gran lunga anteriore a quella che generalWitte,
Dante prima
poi lo vuole
mente
ticelli
gli si attribuisce,
Il
Fra-
ma non
Troya,
il
giorno a Pisa.
La prima
54
falla in Basilea
SPECCHIO CRONOLOGICO
nel 1559 per l'Opporino,
volgarizzala nel
da Jacopo dal Rosso, e nel 1467 da Marsilio Ficino ad istanza de' suoi amici Bernardo del Neri ed Ani. ManeUi. E. Bollai ricorda una Iraduzione anonima, mancarne d'alcune
carte, che
n.
si
UGl
di Parigi, sotto
il
1756, veduta e lodata dal Marsand - Anche nella Biblio(Y. Abeken Bernh. Dante' s Bu.ch:
Auszuge. Berlin und Stettin, 1826; 31onarchcy odereu. Basilea, per Nicol
in
Vescovo,
il
giovine, 1559.)
omaggio
Io
personalmente
te,
al
novello
vidi
quale
si
udii le clementissimo,
tuoi, e le in te
lo
quando le mie mani toccarono i piedi mie labbra pagarono il loro debito. Allora esult spirilo mio, e tacitamente dissi tra me: Ecco
ecco chi toglie
i
l'agnello di Dio;
Epist. VII, 2.
peccati
del
mondo
~
e
12 Aprile. Mentre
coli' esercito
accampato
in sulle
14.
nome ed
rore
a quello
pure degli
che
esuli
ghibellini toscani,
g' indirizza
una
Ietter,
al
la fonte dell'
Arno, il 16 Aprile 1311. -II Co. Trova opina che fosse scritta nel castello di Porciano, dei Conti Guidi, a cinque miglia dalla sorgente del fiume. Y. Dante^ Opere
Minori, Y.
III.
p.
Passa di Casentino
si
Romagna,
e per breve
tempo
narra
ferma a
Forl, di
della Scala, a
l'infelice
nome
liorentini,
Can Grande
gnante ancora
Jl
della Scala,
in et di veni' anni,
re-
suo fratello Alboino, guerreggia contro a' Guelfi della trevigiana, e per via d'accordi occupa la citt di Vicenza. - Ricciardo da Camino trucidato; v'ha
ehi dice per tradimento
del Signor
di
Verona;
tulli
per
DELLA VITA
DI
DAME.
alla famiglia de'
53
consentono che
la
congiura
sia stala
Caminesi
in
San
Giovanni Lalerano.
Alfonso comincia regnare in Castiglia.
19 Sett. Arrigo giunge sotto Firenze, e
alla badia di
si
attenda
San
Salvi.
24 Ag. Morte
di
maremma
da
Pisa,
dell'istorie Pisane,
libri
XVI)
(
Il
Barlhold ed
il
Koo'p
K'nicj
pubblicarono
tre
documenti
Uarthold,
II.
llmerziuf
Voi.
aiis
Append. pag. 45
I.
e seg.
p.
Koop,
di
Gescliichlsblatter
d'A-
rezzo,
Federigo conte
di
Montefeltro,
dei
Capitani
Settembre 1313
Prato,
intorno
la
alla
morte
di
falsit
Questi docu-
Prof. Ficker
I.
inseriva
nel
(jeschichlsbltter
aus
Gerhardi de Fracheto,
nella
negli
fol.
anni
1316-1334, Ms.
leggesi:
Marciana
die
(CI.
X. cod. xlvi,
in
174.) in cui
beati
MCCCXIII
Apostoli,
xxuii Augusti,
festa
Bartliolomei
in
dominus imperalor
obiit de
ulcere
;
carbunculi
ecc. e ci
d pure
ragguagli
veleno,
come
la
sibi
Bernardinus de Monte Pulziano... venenaverat eum, dando corpus Christi), ma che ne andasse purgato, specialle
mente per
deposizioni
di
Bartolomeo
di
Yaragnana,
56
SPECCHIO CRONOLOGICO
l'
Francoforle, 1685.)
Voi. 2. p. 2. p. 104.)
to,
Ma
il
Leo,
il
propugnano
autorit
del
),
dell'avvelenamen-
appoggiati
all'
Re Giovanni,
i.
dei 7
{Miscellanea,
326) sopra
di
veteri
membrana
del
convento domenicano
AeW Archivio
da un
reale
di Parigi,
tunque Arrigo non avesse corrisposto all'alto concetto che s aveano formato i Ghibellini, col variar di fortuna. Dante non cambia di opinione verso di lui, e grato alle sue buone intenzioni, ed altri chiamando in colpa del poco effetto di queste, imagina che nel paradiso fosse a lui preparato
splendido seggio.
1313-15. Dante
(
ma
il
altres nel
suo casei
situato presso
Falcucci,
fiume Saonda, a
miglia da Gubbio.
Un
porta Sant'Agostino,
questa iscrizione
fece collocare nella parete laterale Hic mansit - Dantes Alegherius poeta - Et
carmina
P.si
Poeta
in
questo torno
tempo
dolense di Santa Croce di Fonte Avellana, situato nel territorio di Gubbio, sul fianco dell'Alpe detta Catria; luogo
orrido
e
solitario,
essendovi
Priore Fra
Dante nel 1318. La camera, ove si tiene che egli abitasse, e vi scrvesse parte del suo poema, chiamasi tuttora la camera di Dante; e, sotto un busto di marmo rappresentaiil
DELLA VITA
il
DI DANTE.
37
cubkulum hospes - In quo Dantes Aligherius habUasse - In eoque non minimam praeclari ac - Pene divini operis sui partem com - Posuisse dicitur undique fatiscens - c tantum non solo aequatum - Philppiis Roduphius - Laurentii JSicolai Cardinalis - Amplissimi fratris filus summus - Collegii praeses pr eximia erga - Civem suum pietate refici hancque - lllius effigicm ad tanti viri memo - Riam revocandam
Antonio Petreio - Canon. Florent. procurante - Collmiri mandavit - Kal. Maii 3IDLV11. - Camald. Monaci re vtius cognita - Hoc in loco ab ipsis restaurato - Posuerunt Kal. Nov. MDCXXIL - Il Troya vuole che si conducesse presso Bosone nel 1317-18, e che vi erudisse i figli del suo amico Bosone, autore
dell'
Avventuroso Ciciliano e
di
Bastiano,
ambadella
Veneziani,
per rallegrarsi in di
lui
nome
elezione a
Doge
di
p. 500.
Rodano,
canchero
Lettera di Dante
Roma
Pietro,
dal partito
507.
Lodovico
il
Morte
di Filippo
Guelfi della di bel nuovo Marca trevigiana, capitanati da Jacopo di Carrara. Par. ix. 45, 14 Luglio. Uguccione della Faggiuola, strenuo capi-
Can
della Scala
rompe
s'
insignorisce di Lucca.
non ne perdette
la signoria
qui scrisse la
58
terz'
SPECCHIO CRONOLOGICO
qui
di
s'
innamor
di
nome Gentucca,
Clemenza,
figlia di
Carlo Martello,
il
va moglie
di
Luigi
succeduto a Filippo
m^e
ed
ivi
compie
il
Purgatorio.
in
il
questo
poeta
ne dettasse
primi
Arrigo Yll
in Italia, nell'
otto canti, mentre aspeltavasi autunno del 1300, a' quali pur si
debbe aggiugnere l'ottavo, dove s'odono le rimembranze si tenere dell' ospitalit trovata da Dante presso Franceschino Malespina di Muiazzo e Moroeilo e Corrado di Yillafranca.
Lerici
Testimoni
di
ricordi di
di ISoli
e di Turhia.
La menzione
di questi luoghi
Bismantova
di
ci
cime
ove fu segretario
di
Modena
e di
Regcielo
L'aver mutato
la
sembra
stanco,
serenit
dei primi
quale
si
va riconfortando con
di
la
Casella.
viii al
dopo 111310
suo recente
pi tardi, e per
risentono ancora
il
del
poeta in onore di
al
d'ira
quali
si
mostrarono
ebbe
la
sua
ei la
anda-
DELLA VITA
DI
DANTE.
59
vano
ivi
formando,
Queste Bolle,
senno
in
di
Dante,
furono
l'
inganno
Bianchi
eh' egli
non mai pi
del
tutta
la
i
memoria
ed
danari comperate da
e di
avuto
in
mira
le
ridette
la
era slata
violentemente offesa
Tolta a' 14 Giugno 1314 Lucca al re Roberto da Uguccione, Dante ripara in quella citt, e riprende la tela del poema rallentata ed anche sospesa per qualche tempo, e vi compose il G. xxiii, ed il XXIV - Neil' intervallo dei 5 mesi
fra l'assedio di Cigoli e la vittoria di Montecatini,
il
poeta
avvicendava
gli
la
sua dimora
fra Pisa e
Lucca, e componeva
ultimi
canti.
Purgatorio
fu
dedicato dal
poeta
Moroello
Malaspina,
marchese
6
di Yillafranca, o,
secondo
altri a
Moroello, mar-
chese di Valditrebbia.
Roberto
in Firenze,
Novembre. Zaccaria d'Orvieto, vicario del re condanna per la terza volta Dante Alli-
mano
del carnefice,
ov' egli
Comune.
Can Grande
della Scala.
ma pur anco da
7 Agosto
di
Caors (Jacopo, vescovo di Avignone Villani, L. esecrato s spesso da Dante. Par. xxvii. 58.
Co. Guido di Battifole [Villani, L. ix.
Sotto
il
di lui
regime,
il
d 11
Decembre,
fecesi
i
concedevasi facolt a
tutti
fuoruscili
potere a certe
lasciando ogni
l'
Ma
Dante,
non
avea lasciato
altezza
60
(de'
SPECCnJO CRONOLOGICO
nedire
come
il suo ritorno con Questa Epistola un apologia Dante, perch da essa apparisce la sua inno-
colpevole,
ricomperare
nome.
Opere
Minori, V.
III. p.
521.
Dante a Verona. Famosa sua Lettera a Can Grande non solo porta espressi e splendidi caratteri dell' AUighieri, ma determina preciso il verace metodo di commentare il divino poema -Dante, Opere Minori, Y. III. p. 528 -Fin dal 1819, lo Scolari avea dichiarata non genuina
della Scala, che
i
minu-
tamente
nella
la
approvala dal
tenne con
Ma
il
le
al Picei (1846)
anni
i
ami-
mi onoro, il pi dolio tra viventi comentatori di Dante in Italia, ebbe scoperta un'importantissima testimonianza di Filippo Villani in favore dell' autenticit, e la stamp nella
Gazzetta di Venezia del
16 Ottobre 1847.
lo Scolari tor-
n pi pertinace in campo. Ma allora entr a combatterlo XtW Album romano il P. Ponta, n mancarono repliche contro repliche. Tale opinione sostenne
ancora
il
Giuliani in
n. 127). Il
Witte svolgeva
si
pi
nevoli e convincenti
ci
si
non
di
manco
lo Scolari
Centenarii, 1855).
Ma
da ultimo
61
-
valorosamente comenlavala di nuovo, e propugnavano l'aulenticit il P. Giuliani da ritenerne vinta la prova. (Genova,.
Sanibolino, 1856; Giuliani, Metodo di comentare la D. C. p.
3-125; V. L'Articolo del Tigri sulla dissertazione del Giuliani, Spettatore, 10 Maggio, 1857; Witte, Studi germannici
sopra Dante deli anno 1855, Spetattore 4 Maggio, 1856.) 1318. 16 Dee. Can Grande, in parlamento a Soncino,
vien eletto Capitano generale della lega ghibellina in
bardia.
Lom-
1319.
Biografi di Dante
in
Friuli,
Patriarca
si
Pagano
guelfo.
crede che
parti delle
Pagano alcune
dalli
paesani
Sedia di Dante.
1320. Dante,
Valvassone.
al
il
Del
Virgilio, significavagli di
Para-
diso.
Pare per
il
lo
compiesse
quest'anno.
primi ix canti,
secondo
canti che
Troya, furono
ei
guccione; ed
prima della cacciata di lipur vuole che nel 1317 ordinasse gli otto
scritti
vanno dal x
al xvii. -
la II
il
Yeggasi
Se Dante dedicasse
a Federigo
111,
An-
tologia di Firenze,
gloriosae,
20 Gemi, In inclyta urbe Verona, in sacello Helenae coram universo clero veronensi, praeter quosdam,
rogamina non admitper humilitatis virtutem Spiritus Sancti panperes, ne aliorum excellentiam probare videantur, sermonibus eorum
interesse refugiunt. - Et
I).
in
anno a nativitate
N.
J.
C. 1320,
in die Solis...
Februarias
ptimus a Januariis Idibus et decimus tertius ante Kalendas . 24. ) sosteneva la tesi filosofica colle forme
(
scolastiche
Quaestio de
Aqua
et terra:
Se l'acqua nella
sua
cl>e
sfericit, vale
quaU
62
SPECCHIO CRONOLOGICO
Ravenna, accoltovi amorevolmente da Guido V. Novello, nipote della famosa Francesca. Egli non assent, scrive il Marlinetti, che Dante stesse nel suo principesco palazzo, sapendo come la filosofia e la poesia amino
Dante
la quiete e il riposo, e non le consuetudini romorose che sono nelle case de' grandi: sicch per renderlo libero e indipendente gli assegn una sua abitazione, la quale semal convento de' Frati minori di Francesco (oggi appartiene alla nobile famiglia Fabri ), provvedendolo nel medesimo tempo di ci che ad un esule,
Quivi
si
condusse
tenere
1'
ufficio di giudice,
Ma-
ria in Zenzanigola. ci
lasci scritto
il
Anche per opera dell' Allighieri, come Vasari, si rec in Ravenna il celebre suo
figlia di
amico Giotto
di
S.
Francesco.
La
Dante,
Beatrice,
si
vivere.
naca nel convento di S. Stefano dell' Uliva, dove cess di E Giovanni Boccaccio, allorch si condusse a Ravendi
pagare
monaca.
Il
Martinelli vuole
che Dante
fin dal
1318
si
riducesse a Ravenna.
muover guer-
di ridurla a sensi
di
Ma poco
o nulla da
dispose tosto
Se non che negatogli da' Veneziani il passo per mare, dov prendere la via di terra; e, transitando con
disagio
contrasse la febbre,
Il
Villani la vuole
un
pregevole codice di questo storico, che si conserva nella iscriMarciana di Venezia, si legge nel mese di Settembre.
DELLA VITA
DI DANTE,
6.t
Ad sua septembris
Il
Ravenna, dinanzi
in
alla
a grande onore,
11
abito di
dei
poeta e di grande
frati
filosofo.
Martinelli,
nella Chiesa
brevit
tempo,
in
un umile sepolcro.
- G. Eoccaccio,
ai
dopo
di
Fiorentini
:
Ahi,
gli
facesti... se le ire,
qualunque che muoia, come si crede, comincia a tornare in le medesima, e nel tuo diritto conoscimento comincia a vergognarti di avere fatto contra la tua antica umanit; comincia a voler apparer madre e
morte
di
le
quale tu
riliutasli,
di rila
almeno
averlo morto
grazia alla
il
tuo seno,
tua
Ma
egli gi
antivedeva
di Firenze si
(1).
decretava
di erigere
si
Ma
la
E questo desiderio
di fare
ammenda
Comune
indiritta
il
Ma anche
i
questa volta
;
non ne
perci
si
ristettero
horentini
ed
ai
20
X un
line,
Michelangelo
olTrivasi di prestar la
rimpatriale un
monumento, che
64
riuscito
SPECCDIO CRONOLOGICO
veramente degno di esse. [Io Michclangiolo Schultore il medesimo a vostra Santit suplicho, offerendomi al Divin Poeta fare la SepuUtira sua chondecente e in locho onorevole in questa citt. - 11 documento originale s consort
il
11
preghiera alla citt di Ravenna (4 Maggio 1864) per ottenere da essa come fraterno dono, quanto pi doloroso, tanto
pi nobile,
la restituzione
di poter porre
delle ossa di Dante, chiedendo dove furono serbate una epigrafe che ricorla fiorentina
riconoscenza.
Ravenna non pativa l'animo di staccarsi da quel tesoro per cinque secoli e mezzo religiosamente serbato, e
a
Ma
adonestava
il
rifiuto
e reverente
))
omaggio
che onorano
gli avi
Considerando che
Allighieri in
Ravenna non pu, {)ei destini felicemente mucome perpetuazione d'esilio, una
con duraturo vincolo tutte
essendo
la
le citt italiane;
Considerando che
appresterebbe
la citt di
Ravenna, desiderosa
ad onorare
la
associarsi
alla celebrazione
non
si
in retta guisa
memoria
abbandonando
d
11
tanto culto
ed amore del
nome
Ravenna una
sua preghiera.
glio
non
potere accogliere
65
gr italiani: Amurosoli
(trad. in inglese dal
Fr. - Arici Cesare - Balbo Cesare Bunbury, Londra, 1862.) - Boccaccio Gio-
Costa Paolo - Crescimbeni Giovan Maria Domenico di Maestro Bandino - Fabroni Angelo - Fanelli G.B. -Ferrucci Catterina - Filelfo Mario - Fossati LuigiFraticelli Pietro - Giudici Emiliani Paolo - Gregoretti
Francesco - Landino Cristoforo
Giuseppe
-
ThOUAR PIETRO
Tra
(18;V2) f
gli
Stranieri:
-
(1826) -
(176")-Blang
1839)-FellerF.X. (1797)-FLoro Hartwig (1858)- Grasse Giov. Teod. (1842) - Grohmann Gmv. (1796) Kannegiesser Carlo
LoD. (1814)-K0HLER Luigi (1839) - Kopisch Aug. (1842)-La,-
Montor Artaud (1841)-Nordmann Giov. (1852) - Oettinger Edoardo (1850) -Pricigi C. (1853) - Quinet Ed.-Raumer Cab. (1842) - Reumont Alf. (1838) - Strechfuss Carlo (1824) Struckow D. (1842) - Wagner Adol. (1826) - Wegele Franc. (1852) - WisMAYR Gius. (1815) - Witte Carlo (1831). - Zeloni
C. (1844).
Una
Dante'
Rivista
di
Dante
fu dettata
da
Teodoro Paur:
s,
Ueber
;
die
Ouellcn
der Lebensgerschichte
et
Gorlizza, 1862
e da
VOL. U.
CARATTERE MORALE
E
se
il
DI
DANTE
il
mondo
sapesse
Amore.
lui
Il
primo
affetlo, la
prima educazione
ili
questo
spirito singolare
con incredibile soavit di melanconia in quella prosa fervida e passionata, cli'ei medesimo intitol Vita Nuova. Novenne,
nella dolce stagione,
nel
la
dolcezza del
i
ornamenti
Al primo sorriso,
di
alla
le
vergini anime
prese a tremare
di
lui
fortemente
Vita
che apparia
nelli
menomi
polsi
orribilmente:
Purg. XXX.
far
Amore
:
signoreggi l'anima
sua, la quale fu
compiutamente lutti i suoi piaceri Amore gli comandava molte volte ch'e cercasse di questa Angiola giovanissima.
Vita ISuova 2. Ne' 18 anni,
pel suo
dolcissimo salutare,
inebbriato
si
come
part
questa
fa manifesta, col
fedeli
in
d'Amore:
picciolo
Vita N.
3.
Se
tempo
prire:
gli
distruggea
se ne poteva
rico-
4.
Accortosi che
donna gentile
farsi
ei
:
Vita N. 5. xMa,
so ne disconforta,
ne
fa
lamen-
CARATTERE MORALE
DI DAiNTE.
67
lanza con un Sonetto {Vita N. 7); va per lei {VitaN. 9); si duole che s tosto non rivenga, onde per consiglio d'A-
more
Vita
si
sceglie
jy.
un
altra gentile
che
sia velo al
ragionava oltre
termini
della
cortesia,
il
in
Beatrice se ne offende,
e gli niega
dolcissimo salutare,
fine
di tutti
li
suoi
Vita
]\.
10, 18.
Di che
gli
come pargoletto battuto, piange amarissimamente, finch vinto e lasso s' addormenta. Ma Amore fra il sonno lo riconforta, lo indetta a scriverle una Ballata, adorna di soave armonia, profferendosi egli
che, appartatosi dalle genti,
stesso interprete dell'ardente sua passione presso Beatrice
Vita Y. 12.
:
Combattuto dipoi da una battaglia di pensieri, se Amore sia o no buona cosa, scrive su ci un Sonetto: Vita Y. 13. - Un bel giorno persona amica lo conduce dove erano di molte gentili donne adunate, ma la vista di
Beatrice gli vince ciascun sentimento, onde V amico avvistosi dalla
sua trasfigurazione
il
ed
camera
condizione che disconfiggeva la poca sua vita, non per ammaestrato dalle passate passioni dal non cercar pi la l^duta di lei: Vita i\. 14,15. 10. Fatto ornai chiaro il suo segreto, anche per le molte durate sconfitte, vien chiesto per alcune donne gentili del fine dell'amor suo. Dacch
il
saluto,
il
sempre mai quello che fosse loda di quella gentilissima: Vita iV. 18. Tra la bellezza do' campi, lungo le pure acque correnti di un limpido ruscello, la sua lingua quasi per se slessa mossa disse: Donne che avete intelletto d'amore, e queste parole le si ripone nella mente con gran letizia, sicch ritornato alla citt, pensando alquanti di, dett l'intera Canzone. In essa parla alle donne e alle donzelle, che non era cosa da parlarne altrui. E fa che un angelo parli a Dio d' un nuovo miracolo gentile che si vede nel mondo
e che
fin
lass risplende;
ma
del quale
il
Iddio risponde:
Aspettale
alquanto
si
che
gli
uomini
Ju
68
CARATTERE MORALE
DI
DA>TE.
all'
inferno dei
do a narrare le doli di questa desiderata dagli Angeli, dice due versi che toccano il subblinie: E qual so/frisse di starla Vita A'. 19. In a vedere Diverria nobil cosa, o si morria questa Canzone vi il germe dei tre regni visitati o veduti
:
in visione,
lo. -
lo fa in
un Sonetto
ed in un altro ne dice,
in atto anche dove non sarebbe in potenza da chi da lei veduto: Y. iV. 21. ISon guari dopo muore il padre di Beatrice, e canta il dolore di lei [V. N. 22); inferma egli stesso, e delirando imagina
che Beatrice
Vita
A'.
sia
23.
Ma come
nel
di
bellezza,
fiore
Signor
della
na benedetta Maria,
lore,
in tanto
(1)
do-
in
tante
afflizioni,
lagrime rimase
che
parca
36.
di fuori
una vista d terribile sbigottimento: Vita N. N per volgere di tempo il dolore si disacerba n
;
alcun conforto
sospiri,
gli
li
gli
valea
[Conv.
il
ii
12);
riaccendendosi
si
riaccendea pure
sollevato
lagrimarc. Hi
guisa che
di piangere:
della
Nuova 40. Al compiersi delFannovale morte, scrive un Sonetto [Vita Nuova 35) per mesta
commemorazione di lei, che in cielo si vivea cogli Angeli e in terra coli' anima sua: Comimi. 2. Se non che un pensiero
soave, piacente dilettoso trasporlavalo spesso in l'alto cielo,
nel
reame ove
gli
per vero
in cielo,
onde ne trae
quale
per andar
Conv. n, 8
Canz.
iv.
vii. 2,
3;
(1) Era divenuto quasi come una cosa salvatica a riguardare. Bocc, Vita di /)aMc.- Vedi Canzone vii. Di Gino da Pistoia, a Dante AUighieri per la morte di Beatrice; e il Sonetto di Guido Cavalcanti: lo vengo H
giorno a
te
infinite volte.
CARATTERE MORALE
Vili. l.
DI
DANTE.
69
E siccome
non pu mal
finir chi le
ben presto ad altra vita migliore, l dove quella gloriosa donna vive della quale fu l' anima sua innamorata Conv. ii. 9. E quanta semplicit e purezza di affetto, quanta verit di passione, che profumo d'ineffabile tristezza non vi traspira per entro a quelle care pagine,
di passare anch' egli
:
suo cuore!
Come
la
vide indossava
iY.
una vestina
leg-
{Vita
ch'ebbe
quasi
il
primo saluto,
37;
Canz.w.L);
prova. Canz.
Amore
s'
lei belt si
4 - in lei
accoglie
perfino da
non parere cosa mortale, ma un novo miracolo anzi uno de' bellissimi angeli
26.
il
Ma
pi
che bella,
la
sua
beati-
primo diletto dell'anima sua {Conv. ii. 12.), la gloriosa donna della sua mente {Vita iV. 2.) era buona; anzi in altissimo grado di bont: Vita J\\ 22. Ella donna di virt {Inf. ii. 76) d'ogni ben la vera porta
tudine (F. N.
5, 9),
;
Canz.
V. 1.);
j\.
distruggitrice
di tutti
vizi,
e regina
della
virt {Vita
Canz. V. 4. - Chi per virt non degno del cielo e non merta salute Non speri mai d'aver sua compagnia. Bai. ii. E bastava il lume de' giovinetti suoi occhi, perch il suo
fedele
diritto
Vita i\. 12. Inf. ii. 98 ; Purg. xxxi. 134) tenesse il camino [Purg. xxx. 121; Canz. iv. 2); perch il suo intendimento si guardasse sempre da tutte cose vili Vita N. 13), e si reggesse sempre col consiglio della ragione: Vita 1\. 2. L' amor di Dante non distrugge ma feconda, aggiunge una forza immensa al sentimento del dovere, in
{
(
breve, ha
la virt santifcatrice
dell'anima. La potenza di
buono
in migliore, di migliore
in ottimo
Conv.
i.
2) che
ri-
70
tletleva
in
lu
CARATTERE MORALE
DI DAiNTE.
da Beatrice
versi. Quando ella apparia da parte alcuna nullo nemico mi rimanea, anzi mi giungea una fiamma di caritade, ia quale mi facea perdonare a chiunque m'avesse offeso: e ohi allora m'avesse addimandato di cosa alcuna, la mia ri-
quello che
mai non fu
si
Y. iV. 43.
Ove
il
suo desiderio
Beatrice
il
adempia,
fu
adunque
gli
la
poeta,
che
Amore
cos
che guid
;
ali
principio
del pi
si
gran poema
che
si
onori
Fumano
ingegno.
Non appena
il
i
poeta, e
cui
La donna
trasformata
un
idea.
Ogni volta
che
amante non pu sostenere ella dice cose mente dell'altissimo vate si perde. E finalmente, giunti presso alla suprema luco, ella siede fra le anime pi vicine a Dio, ed al poeta concessa un istante la visione celeste. Ecco la fine del lungo viaggio, ecco dove viene a compiersi il desiderio de' due amanti {P.Villari). E bene // Sire della cortesia esaud i suoi voti. Quando egli ebbe degnamente detto di lei quando ebbe raccolto in un volume ci che per l'universo si squaderna, quando ebbe compiuto r immortale poema, la pi sublime apoteosi d creatura umana, allora quegli che a tanto ben sortillo Pialuce che
dietro
rapito
;
cui la
xi. 109)
e la sua
la gloria della
V. iV. 43.
71
Dante
i
am Sempre
a fede.
conducono
a raffermarli
primo
ricorda
j\.
33
il'
ci
pure l'amico
immediatamente dopo
mortai corpo,
cos
primo.
Cos
come am
lui,
Casella nel
Vam
sciolto
con
affetto
(/^?^f(/.xxiii.
55); ed
ei si
lui
ma
suo
e per antonomasia
amico
De VuUj.
El.
i.
ii.
2.
dissimili
chi simili
di stato
conglungonsi
anche tra Dio e l'uomo non viene per dismisura ad impedirsi l'amicizia [Ep. a Cangrande, 2), ei am assai
Carlo Martello, ed ebbe ben onde, e
sia
si
oltre
che
le
Cangrande della Scala: Ep. a Cangrande, 1. Dell'amimemorandi precetti; e quantunque volte avvestile,
facea lo
e di pi allo affetto
i.
impresse uscivang'U
viii.
le
parole: Canz.
55.
Oentiiezza d' animo. Fin da' primi anni preselo uno amore alle cose gentili, onde ei confessava: aver vita in lui un pensiero che conducealo con sua dolce favella
squisito
diletto
quanto
pi,
piacente
Canz.
8); e
:
xii.
2)
[Canz. XVII.
faceva dire di se ad
Amore:
Cos leggiadro
e
Ballala
i.
- Ver
Dante cortesia
onestadc
si
tutt'uno
scom-
pagnano mai:
V.
Il
pi gentile
Amore
Son. 10.
-E
72
bella tanto
CARATTERE MORALE
DI
DANTE.
manto Imperiale colui dov'ella regna, Ella verace insegna, La qual dimostra u' la virt dimora. - La quale cortesia, avvegnacch a ciascuna et sia bella, alla giovent massimamente la si rende necessaria: Conv. IV. 26. Onde osserva bene il Giuliani, come sempre
fa
di
il
Che
degno
poeta
a'
costumi gentili
quale
fosse informato
ci
si
tenesse
in
narra,
la
come
quel
de' cittadini
di vita eterna, si
quale, ricordandosi di
tavolette
lungo s uomini
quali
si
Non appena
di riverenza,
se n'accorse
muove
come
si
a gente degna.
di
questi segni
di
gentile onoranza
tenne contento,
ma
venutogli in pen-
siere di dire parole per rima, quasi per annovale della sua
donna,
il
cuore
si
lo eccita a rivolgerle
cui visita
Amore
anni pure
veritatis
al vero
il
Freno
all'
ingegno.
da' primi
In
amore
1,),
aqua
et terra
al
s
vero
si
fece
turpitudini
di
non disconosceva
poche amarezze.
il
pericoli
ed ardito poegli la
Ma
Tommaseo,
d
venne
l'alto ingegno
che
Provvi-
denza r ebbe potentemente fornito tenne a freno, acciocch non corresse senza la scorta della virt, o dalla giustizia divso. Temeva il poeta che questo dono divino, abusandone, non solo gli cadesse sfruttato, ma eh' peggio, gli tornasse
perpetualmente
a
danno: Inf.xwu
a' bcncfizii.
lui
21.
Gratitudine
con espressioni
gentili, ..o
CARATTERE MORALE
impresse
di si
DI
DANTE.
vi traluce
73
tutta
la
grande
affetto,
che ben
Marte, dove
il
prio
pudore risparmiasse
il
pudore
prima dell'altrui chiedere, desse e facesse: Par. xvii. 85. E a mostrargli pi oltre che le fronde del suo amore, egli
alteramente confessa:
mirati
i
d aver
spesso
molto
molto
e
ri-
suoi donuzzoli,
e segrecjatili
a vicenda
segregati
percorsi,
piti
Comedia
Paradiso;
quella
sub praesenti epistola, tanquam sub epigrammate proprio dedicatam, Yobis adscribo, Vobis offero, Yobis denique re-
dell'esiglio
ma
solo perch
affetti
gli
toglieva
mezzi d'adempiere
11.
a'
pi sentiti
di gratitudine
{Ep,
di
.ed egli, cos potente maestro di stile, doleasi pure non avere tanto profonda affezione che bastasse rendere grazia per grazia, supplicando Quei che vede e puote al
3.
) ;
iv. 121.
suoi difetti: le sue confessioni mai a velare coli' ipocrisia sono conformi al carattere franco e schietto di lui: Inf. n. 103; Purg. ix. 118; xxxii. 115; xxxi. D'invidia non si
tenne
al tutto
lo
m'incuora Buona umilt, e gran lumor m'appiani, Nel xiii se ne accusa di nuovo:
Gli occhi, diss' io,
mi
Ma
che poca l' oITesa Fatta per esser con invidia volti. Troppa pi la paura, ond' sospesa L'anima mia, del tormento di sotto.
picciol tempo,
Che gi
lo
v. 133.
Ma dell'umano
i
mali
effetti.
74
CARATTERE MORALE
p. 23,
DI DA>TE.
Dante
di
sentisse la bellezza
Come E ben
parola umilt; e
risorgere dell' -
pareaanzi se ne compiacesse
svelto, ci veniva simbolo
Anche
(
Purg.
131
),
dove
fu
come
la
pianti,
non vien meno, e che dove questa in un cuore retto si trasempre nuove cagioni ad alimentarla sorgono dal nostro limo, miseri ftyliiioli d'Eva che siamo noi. [Ptirg. xn. 70.) Entrando nel fumo, soffre la pena degli irosi Purg. xvii. 13.); e fra' golosi trova Forese a cui dice: - Se ti riduci alla mente Qual fosti meco e quale io teco fui: Purg. xxiii. 115 - Giunto fra lussuriosi, si purga passando attraverso le fiamme {Purg. xxvii. 13 xxxi. 22-67) n in altri luoghi
(
i
;
si
men che
onesti amori:
Canz.ww; Ep.
sempre con ira lui grandemen-
IH.
Ma
anzi
scaglia
te onorata, non per vili cupidigie, ma perch dall'avarizia deduceva tutte le miserie del mondo: Inf.i. 49; Purg. viii. 124 Par. xvii. 73. Il poeta nella imagine della liberalit
;
altri
gran sentenza
di Boezio,
come
l'avarizia faccia
sempre
gli
uomini
Tempera
di Dante.
La tempera
di
Dante pativa
pi presto rompersi
Sta,
Giammai
cima per
La potenza di dispettare, da molti vantata, ma che natura a ben pochi larg davvero; e della quale colm a Dante la
(1) Ecco i luoghi donde questo sentimento agevolmente rivelasi: i. color umile; xi. Viso vestito d'umilt; xn. E si l' umilia -eh' ogni offesa oblia; xxi. Pcjisiero umile ; xxiii. Pregava l' una l'ultra umilementc ; ivi: lo diveniva nel dolor si umile vedendo in lei tanta
umilt; xxvi. D' umilt vestuta ; xxvii. La vista sua face ogni cosa umile; % xxviii. si cosa umil che non Si crede; xxxii. Ch' luce della sua umiltade ; xxxv. Nel del dell' icmiltate. or' Maria.
CARATTERE MORALE
misura,
fu a lui fonie
DI DAISTE.
/D
che iu
43.
il
Foscolo, fu inesorabile
appo
in
lu lo
sdegno
conscia mente
quella tarda,
ma debito, ma certa ed
e pregust nella
eterno dura-
non posso
dir, se
a'
seguenti:
Ella
non
ci
Ma
si
posa. Purg.
vi. 04.
Lo sdegno, soggiunge il Nicolini, in Dante fu indizio di animo forte; e in tante mutazioni di tempi di persone e di costumi, non vi ha magnanimo che contro quelle cose, le quali principalmente biasimale furono dall' AUighieri, non
arda d'onestissima indignazione.
Amore
di patria.
Suo
esi^^lio.
Ei che SCriveva
il
tenea
stretto
Alla salute
lo
della patria
con ardentissimo
fu
quasi per
2.
desiderio
la
so(jnando,
sempre intento
Ep.
i.
repubblica
l'ebbe tutto.
si
Onde ninna
si
ascoltava, a niuna
niuna pace
portasse
imprendeva, e
alcuno
quale
pondo
la
pigliava, se egli in ci
lui
non desse
le
in
prima
sua
sentenza. In
za, in lui
sommariamente
.
il
divine cose e
umane pareano
che laceravano
della filo-
essere fermate
la
Nella
ferocia
de' partiti
patria sua,
76
CARATTERE MORALE
il
DI
DANTE.
Ma
quale giustissima
la ingiustizia dell'altre
si
due abbattesse,
nella
accost,
quale,
secondo
il
di giustizia;
operando continovamente ci che salutevole alla sua patria e a' suoi concittadini conosceva Boccaccio Yita di Dante. N si creda, dice Nicolini, fare oltraggio al Poeta, chiaman:
uomo
di parte,
come
am
la patria,
non gi a modo
la
di lusin-
ghiero
falso adultero,
ma di casto
mal guidata,
la
la citt
che di giorno
giorno pi spolpavasi
mina
ma-
nifesto
jattura della
degli erranti,
gente abbominava e dispregiava, non per infamia o vituperio ma degli errori, e gridava solo alla gente che
s'
in-
vallee
Paradiso,
-Di essere fiorentino si teneva ad onore; ma non di costumi, de' quali facea di forbirsi. al poema ei scolpiva questa terribile confessione:
natione
Florentinus
ei
se
ne part
qual Ippolito
;
Atene
per
la
spietata
ma non
nome
di
de' fuoru-
nel
1304 indirizzava
il
al
card. Nicol
Prato,
che
proponeasi
richiamo in
queste
memorande
parole:
E per qual
al
vento
gne? E
le
CARATTERE MORALE
"
i
DI DAISTE.
il
>'
segglano, se non perch coloro, quali con folle presunzione avevano spezzali diritti civili, sottomettessero il collo al
i
giogo
si
(li
conducessero? Perch
dal nervo
punta
legiitinia
della nostra
al solo
intenzione,
e mirer nel
gradissimo
studio
vegliate
i
vivo
di
aflnch
tornino ai
solchi
buona cittadinanza, chi sar s\ ardito di renderne a voi grazie condegne? Non ci possibile a noi, n a quanta
lorentina gente trovasi
in terra.
Ma
se in cielo piet
ella
ne renda a voi
le giuste
profani
litigi
de' cittadini
L.,
uomo
pace,
di
fummo da
come annunziavano
mettere in tutto
mani, noi,
e del
giusto,
le
vostre lettere,
di
di
por ter-
guerre,
e di
com-
nelle
paterne vostre
deposte oggmai
spade,
con sincera e
spontanea volont ricoveriamo sotto il vostro arbitrio, come vi sar narrato per le risposte del sopraddetto Frate L.
vostro messo, e per pubblici solenni strumenti
manifesto. Lctt.
1.
si
vedr
ingegn
di rendersi
caro
ai
tent
di
rientrare
in
patria
colle
armi, e fu
la
dopo
poco
quale w0Ji^^^
lo strale
dell' esilio,
perch
del
al
danno ^*y^''
valore tuc^/'*^
' '
un
la
senno
Allora cominci
a dispregiare
il
compagni
d' infortunio, e
la
reput bello
di
farsi
morte
Enrico
MI,
incessiuUe desiderio
ritorno al suo
Arno, alla
78
CARATTERE MORALE
DI
DAME.
sentito
dove uvea
senza
da prima
l'acr
al fuoco,
il
tenero padre,
donna sua,
suo
patrimonio ridotto
in pubblico,
lei
nell'arme,
egli,
bianco
di
destino
fra'
persi versato
{Inf.
[Canz. XIX.
s'
abbanla
dona (Par.
vedea infuturarsi
sua
Che se pur un' istante parca fiaccasse sotto mole della sventura che il gravava, era per sorgere pi grande
Par.,\\\i. 98.
la
:
Come
Per
la
la fronda,
che
flette la
si
cima
leva
Nell'abbandono e nella miserrima solitudine dell' esiglio non si abbass mai a supplicazioni a lamenti codardi, ma ritenne tutta la indomita alterezza dell'animo; che aWalto disperso rimanea la pi sublime delle consolazioni; la sicurt della propria coscienza, quella buona compagnia chQ
del sentirsi
offerta
la
si
pura:
Inf.
di
speranza
dichiarasse
vili patti
con queste
il
magnamine
r>
e sdegnose parole
egli
adunque questo
si
glorioso modo,
richiama alla
questo
studi
or
fruttano
il
largo
sudore e
le fatiche
negli
durate? Lungi dall'uomo della filosofia famigliare questa bassezza propria d'un cuor di fango, eh' egli a guisa d'un
eerto Ciolo, e di altri uomini di mala fama, patisca, quasi
CARATTERE MORALE
* prigioniero,
j>
DI
DANTE.
I
79
venire offerto
al riscatto
Lungi dairuomo',
ai
d'ingiuria offeso,
il
suoi
benemerenti paghi
tributo!
Non
ma
Dante non
in
isfregii, lo
entra, io
non si non entrerovvi giammai. E che? non polr io da qualunque angolo della terra mirare il sole e le stelle?
prontamente. Che se
Fiorenza per via onorata
io sotto
Non potr
cissime
le
dol-
verit,
se pria
gloria,
renza?-N
il
3.4.- Eppure
caro
;
morte; eppure
il
struggeagli l'anima;
nome
ed
niente
sua terra,
sempre nella commoveasi tutto mi per lo dolce suon della onde con profondo dolore e con ardente afletto
del fiorito suo nido rampollavagli
ei
il
ricorda spesso
bel
i.
1.);
il
gli
era tolto
il suo bel san Giovanni, dove uu ( Canz. xix. 3.) ruppe un fonte battesimale per salvare un fanciullo che vi annegava Jnf. xix. 17. ; e dove era entrato nella
dal viso
fede
che fa
conte l'anime
di
a Dio {Purg. xxv. 10); ed egli sperare che il poema sacro al quale avea
e terra
mano
e cielo
potesse vincere
del bello ovile,
un giorno
in che
la
crudelt che
H serrava fuori
e
avea
e,
dormito agnello
nemico
a'
Fiorenza, che ei
am sempre, bench
(>);
(1)
il
rammentiamo
:
le
parole
Dino Compagni Cari e quali comunemente tutti prendeste il sacro balvalenti concittadini, tesimo di questa fonte... Sopra questo sacrato fonte onde traeste il santo battesimo tjxurate tra voi buona e perfetta pace. - La memoria del fonte battesimale era a quc" tempi tenuta meritamente sacra.
di
80
CARATTERE MORALE
DI DANTE.
vita,
e nella quale,
il
sua
con
buona pace d
V anima sua,
1.
lei,
cuore d riposare
terminare
tempo che
gli
era dato:
Conv.
Eppure tanto cuocevagli l' esigilo ch'ei considera la morte come un bando, e il bando come una morte Inf. XV. 81. Onde non meravglia se l'esule poeta, cui la
3.
:
patria per suo ben far gli era diventata nemica {Inf.w. 64),
giorno che
finisce,
cV
amore
8. -
la mestizia e
Tra' duo
liti
non molto distanti alla tua patria: Par. XXI. 106 - Quanta poesia in questo ultimo verso s semplice! - E gi, per gli splendori antelucani, Che tanto
d' Italia
sur gon
sassi,
men
in
Che cara
e pietosa
imagine
Ed
i.
ricor-
dato da lui:
il
5; ed
Che
si
volgono
o^l
Purg. xxm.l^; e
elio
stea:
quello
Veronica nostra.
12; V.
di
JS.
41.
Anche
6.,
cadendogli
struzioni,
dare
me cunctis, sed pietatem majorem ftlorum habeo, quicumque in exilio tabescentes, patriam tantum sommando
Piget
revsunt
(1)
{!).
al
la capiot^e
della
fosse stata
che n
altri
contro a
dico,
me
avria fal-
d'esilio
di
povert. Poich
figlia di
bellissima e famosissima
(
Roma, Fiorenza,
nel
colmo della mia vita, e nel quale, con l)UO,na pace di quella, desidero con tutta il cuore di riposare l'animo stanco, e terminare il tempo che m' dato), per le parti quasi tutte, alle quasi mendicando, sono andato, quali questa lingua si stende, peregrin
quale nato e nudrlto
fui fino
,
CARATTERE MORALE
DI
DANTE.
81
Dante Cristiano.
cristiano.
Con
i
credenze,
verso
raflerma la fede e
muove
la
sovente agitato.- N
sua mente
ii.
48);
83),
ma
n'ora
pieno da
La
chiesa
la
fede dava
la fede
ali
E
e
se
mia? E soggiungeva, che non era occulto come egli amava bene
ha
piissima e sposa {Ep. ix. 7)
11.
cielo
bene sperava
madre
fisso
{Conv.
6),
egli,
una
{
delle
Ep. ix.
mostrando, contro a mia voglia, la piaga iloUa fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata. Veramente io sono stato legno senza vela e senza governo portato a diversi porli e foci e liti dal
vento secco che vapora
to; nel cospetto de' quali
la
dolorosa povert
occhi di molli, che forse per alcuna fama in altra forma m'aveano imagina-
ma
di
minor
pregio
si fece
1.
Conv.
3 - Conciossiacosach
mi
sia quasi
sentato, per che fatto mi sono forse pi vile che '1 vero non vuole, non solamente a quelli alli quali mia fama era gi corsa, ma eziandio agli altri, onde le me cose senza dubbio meco sono alleviate... Conv.\. 4 -
Ma
noi,
a cui
s come a' pesci il mare, quantunque Arno avanti che avessimo denti, e che amiamo che per averla amala, patiamo ingiusto esigilo. E bench
il
mondo
patria,
d'
secondo
il
non
ameno
di
cittadino
De VuUi.
El.i.i -
E tanto
fu
dura
la
povert
nel
suo
esiguo, che neanche gli consent d'intervenire all'esequie del suo benefattore, Alessandro conte di Romena, scusandosene per iscritto ai nepoti
di lui
lacryraosis exequiis;
Uberto e Guido: Me vestrum vestrae discretioni excuso de absentia quia nec negligentia, neve ingratiludo me tenuil,
quam
fecit
exilium. Kp.
ii.
3.
allo
Scaligero
me
VOL.
II.
82
CARATTERE MORALE
DI DAINTE.
gli
avveniva alzare
che
El.
i.
la
veri,
egli facealo
sempre con
di per-
3); e
all'ar-
temendo
ca,
ufficio
por
mano
5.
teneasi contento
pungere
buoi calcitranti
-
La Chiesa
il
4.)
perocch
d'
fondamento della Chiesa Cristo: De Mon. iii. 10. La na sentenza di maggior vigore, ed rompilrice
calunnia, merc della
cristia-
ogni
somma
lumina:
ei
dice di metter
mano
lume
ognuno ed
debet patri,
nessuno rimprovera,
lla
grande e
difficile
filius
reverentia fretus
quam
pius
quam
pius
filius
in Ecclesiam,
omnes Christianos
al
in. 3 - JS
nome
di quel
Ep.
sire
XI. 33.
vi
ha un giusto
suoi
servi
facevagli dimenticare
nemici suoi, e
dirizzando
gli
tura, innamoravasi di
sempre pi
lodarlo.
Che
se facevasi
contemplare
il
a far sacriicio del suo volere a Dio Son. 43. La vita era poco desiderabile per lui la morte, quando si vive in una triste societ, dove l'uomo onesto ha sempre la peggio, una vera grazia di Dio; onde il poeta diceva di s:
:
Lunga
xxxi. 128.
Ma
Che
gi non
io
fla
non sia
mi viva; '1 tornar mio tanto tosto, col voler prima alla riva. Purg. xxiv.
io
76.
Olire di che
del beatifico
la
il
lume produce ne' ben finiti, facevagli riguardare morie come una benedizione di Dio
:
CARATTERE MORALE
DI
DANTE.
^'^
Qual si lamenta perch qui si moiii Per viver coiass, non vide quive Lo refrigerio dell'eterna ploia. l'ar. xiv.
25.
ci
onde
Perch
divoiAi
la sia accetla a
pronta
che
sia fatta
con affezione,
clie
L'uomo con
preghiera,
calda iV amore e di viva speranza, vince la volonti divina, non per avanzamento di forza, come avviene che un'uomo vinca un altro, ma perch Dio stesso che vuole esser mezzi perch si vinca, cosicch pu dirsi che la cinto, e d divina volont vinca nell' esser vinta Par. xx. 94. Ed ei di s ci dice, che Cuor di mortai non fu mai s digesto
i
:
divozion
tutto
il
suo gradir
come
lui
140);
cuore,
eh'
una
in
chi, se
non un anima
le s
a rdcntemen
te-
innamorata
la
di Dio,
potea ritrovare
il
Poeta pregava
che
1"
anima sua gi
fat'.a
sana,
degna
di risalire all'
petto,
perch non
gli
fallisse
il
ritorno
al
devoto trionfo
mni
in
gli affetti, e
[[l
dolcezza non
sicch
sempre amore accende [Par.\.H.), che senza termine si doglia Chi, per amor di cosa che non duri Eternalmente,
lama
N disconfessa
il
esser
concorsi in
lui
tulli
suo cuore
84
volgere
CARATTERE MORALE
a Do: Par. xw.';
il
DI
DANTE.
e che la conoscenza
amor
torlo e postolo
riva
del
diritto:
fico
Id. v. G.
li
perch
non dubitava
chiamarsi: dolce
tra
in.
Par.
IX.
24
buon
non menava ai
tor-
grandemente rinchiuso Par. xxvii. anima santa: Purg.xwu.l; e contraddistinta da evidenti segnali ch'era amata da Dio {Purg. xiii. 148), e perci sicura di cenare alle nozze celesti: /^o?\ xxx. 135. Devozione affettuosa a M. \, e a H, Lucia. Ei fu affetuosamente devoto di Maria e dell'illustre vergine
l'
Siracusana
S. Lucia. il
Nel Convito
ci fa
avesse ad imporre
nome
una
Maria
la
si
quale,
si
gentile,
nemica di ciascun crudele, chiesta dalla donna facea a raccomandare il poeta impigliato nella
11,
97), e trassela a
simboleg-
giare
la di
grazia
divina,
seggio
presso a Maria.
-U^
nome
sempre iivoco
E mane
e sera.
Par. xxiii.88.
E ben quattro
che
s
/^(ir. Ili
dolcemente
-E
sovente
gli
piace d'in-
trodurre
nome
di
Maria,
e la divozione ad essa,
dove
vuole addolcire ed ingentilire le rimembranze, di che solo vederne l'origine nel cuore di lui: Purg. v. 105; xviii. 19;
Par. XV. 133. - E di questo
compiace che
;
la
sua Beatrice
( 5)
e scrive di
che
lo
sima a gloriare
Mc^Tia,
lo
l'insegna di quella
reina benedetta
CARATTERE MORALE
di
DI
DANTE.
questa
Beatrice
beata:
29 -
nelle
colloca la morta
donna
nel ciel
Son. 24.
Con
tutte
quali Imagini
ci
poi
ritrae quella
Donna
eccelsa, ottima di
che ad apr/r
alto
Amor
volse
la
chiave,
e dagli Angeli pi
altri,
Tommaseo,
dopo
in
lui
moltissimi
nella
Donna
che
(jentile,
mossasi prima
pretazione feconda
di lei sola
(7/". 11.
giudizio
di
lei
sola:
lei
non ricorre,
xxxiii. 14. -
di
fatti
vede per
io
che all'arte dei Notai e dei Giudici, amasse inscriversi a quella dei Medici e degli Speziali, per quel sentimento
divoto
e
egli
nutr
al
sempre
campo
vermiglio avea
S.
Maria
Anche
il
Canzone
dolce
nome
di Vergine.
Le poesie che
il
Petrarca, scrive
Laura, finiscono con una delle sue pi belle Canzoni. E quee come a quella, eh' avea
sentito
i
pi santi
e
di
afletti,
e congiunto
sulla
il
in
s stessa
tre
pi teneri
gliuola
e
pi
soavi
si
nomi
terra, di
madre,
gli
di fi-
sposa,
confida
poeta
che
sarebbe
di
di struggersi
S6
in
CARATTERE MORALE
DI DA?>TE.
vita di lagrime
il
come cosa
che
il
poi,
morendo, legava
al
Tommaseo, da
Ritratto.
curvetto, ed era
simi panni
(Ij
il
sempre vestito
N.
Tommaseo,
io
mi
far anche
)
:
di citare. -
Ingegno ardito,
(
ma
frenato dal
Inf. xxv. 21
ma
sdegnoso
di volpini
viii.
accorgimenti:
37; xxvi. 10);
;
si
ma
1. Breve ed arguto nel dire (Pwfj. m. 78), non bugiardo; nemico degl' ippocriti, aperto a' sapienti, come specchio che rende le imagini delle cose di fuori. Sorride dignitoso
xxv
alle
umane
follie,
ama
Inf.
xxx.
130);
ma
piange
scusa
fin
47; Parq.yi.
11.
ma
osati
a fin di
la
desta meraviglia
fin
ne' malvagi,
quando provocatrice non sia: Inf. viii. 37; xiv. 4, Ogni vero e' ha faccia di menzogna egli evita (Inf. xvi. 118. j: egli negli studi s'affanna e suda (Purg. xxv. 3; xxix.37; xxxi. 140; Par. xxv. 1; font;. 111. 9; De Vul. El. ni. 1; Ep. li. a Moroello Ulalaspina]; quasi scultore, modella e intaglia e pulisce l'opere sue. Negli amori invescato (Purg. XXIV. 37; XXXI. 49, Cans, vili): da ogni avarizia abborrente { passfw ), e ancor pi d' ogn' invidia Purg. xm. 133 ). - Amante della lode, si loda da s (Inf. iv. 104; Inf. xv. 55; xvi. 127; Purg. xvii. 94; Purg.xxw. 49;
{Inf. X.30; xviii. 83
(
Par. n. 1; xxv. 1 ); ma i proprll falli confessa {Inf. ii 105; Purg. i. 58; IX. 112; xxx. 115) e degli amici suoi. Sdegna i beni della sorte, e al
dolore di lunga
mano
si
Ama
Yiii.
ma
xi. -
le
prime consuetudini
;
gli
son care, e
55;
gentile
prime amicizie
El.
i
V. N.
3, 24,
25, 33, 35
Purg.
li.
88.
Par.
e
Da Vul.
nella
tali
9, u. 2,
Ep.
iv.
Ep.
e
Tutto ci che
Inf. xxx. 141. -
alto
e
umana natura
voce,
riconosce,
i
lo
sia,
ad
la
10.
uomini
gravit
ubbedisce e teme
rimproveri loro:
negli atti
4, 7,
(
Ama
iii.
il
iie|la
negli sguardi,
49; Conv.
xi.
8;
iv.
iii.
25);
teme che
xii,
tempo
103;
non
gli
passi
perduto: Inf.
14;
Purg.
78;
81;
xyiiJ.
CARATTERE MORALE
maturila convenevole,
lino, e gli
il
DI
DA^TE.
'1
87
naso aquicolore
e
il
era bruno,
e' capelli
e la barba spessi,
neri
crespi,
sempre nella
faccia
e
si
;
in non trapassare il segno della necessit quel prendendo n alcuna curiosit ebbe mai pi in uno che in un altro: dilicati lodava, e il pi si pasceva de' grossi, oltremodo
i
biasimando coloro,
gono
e in avere le cose
e quelle
fare con
somma
non mangiare per vivere, ma piuttosto vivere per mangiare. Ninno altro fu pi vigilante di lui e negli studi e in qualunque altra sollecitudine il pugnesse; intantoch pi volle e la sua famiglia e la donna se ne dolsono, primach a' suoi costumi adusale, ci mettessero in non calere. Rade volte, se non domandalo, parlava, e quelle pensatamente e con
diligenza apparecchiare; affermando, questi colali
voce conveniente
laddove
si
alla
Sommamente
si
dilett in
suon
le quali
di piacevole e
amore sottoposto,
assai
questo amore ferma credenza di che fosse movilore del suo ingegno a dovere, prima
e di gloria,
ma
in tanto la dilucid e
kce
di dietro
s n' ha fatti e
le
sue contempla-
zioni
non
piaciuta
gli fosse
ne
gli
veniva,
88
CARATTERE MORALE
DI
DANTE.
quantunque di alcuna cosa stato fosse addomandato, giammai infino a tanto che egli o fermata o dannata la sua immaginazione avesse, non avrebbe risposto al dimandante;
il
in
gli
altre
parti
dimandato,
il
nostro poeta,
animo
Preelesse di
stare In eslio,
Oh
isdegno laudabile
lo
magnanimo,
nel
per va
grembo
gli
suoi con-
valesse
...
uomo
in tutte le
Tra cotanta
luogo
virt,
la lussuria, e
...
non solamente
ma
POLITICA DI DA^TE
Ogni speculazione politica deve avere per incopo
della civilt dell'umano genere
l'utile
-De Mun.
I. 1.
Scopo della
civilt il proniovimento, lo sviluppo alla potenza intellettiva del genere umano. - DeMon. 1.3.
(Nemmeno
a'
quali tanto di ci
ol
e di pi preciso
insieme
e. 11.)
Dante fu
BALBO.
Nella
solo e
5, 6
il
Divina
il
migliore
Commento
politico del
4,
legge interamente
tratteggiato
di Dio {Mon. l. 10; Par. XI11.52) - quindi anch'esso uno: Par. 1. 103. Le cose
che Dante credeva nel secolo XIII. Dio uno - l'universo un pensiero
tutte
vengono da Dio -e
il
tutte partecipano pi o
line
meno
(
alla
si
muovono
11.2;
Par.
112.),
mare dell'Essere Conv. ma tutte son mosse dalla stessa volont. Signore, tutte nreritano il nostro amore
ciascuna naturata:
secondo
il
grado
64... -
di eccellenza di cui
L'umanit una: Conv. iv. 15. Do non fece nulla indarno: se quindi esiste una moltitudine di uomini raccolti sotto un'unit collettiva, egli perch v' uno
Par. XXVI.
scopo unico per
lutti assieme:
lutti i.
Mon.
4.
le
(DeMon.i.^-) e questo
pu una
come uno
Iddio -
come
lo
cerlamenle nell'origine.
90
POLITICA DI DANTE.
(
l)c
mondo
Mon. i. uno
scopo. Or essa richiede tal cosa da cui possa venire rappresene questa l'unit di governo.
allora necessario
un centro
un potere
forte della
dei
(Ij
pi
alti
intelletlL naturalmeiltc
a dirigerlo,
differente
N punto
la sua teoria
torit imperiale fu
podest
come
disse Gioberti,
Monarchia universale, avente Roma a capo. E perfino nel paradiso imaginava una Roma di cui Cristo cive Romano (Purg. xxxii, 102)
;
un Impero
seggio (/nf.
di cui egli
1.
l'
la
sua cittade
l'alio
174),
42),
con una Corte co' suoi Conti e Baroni (Par.xxiv.112, modo di quella che sostiene volere Iddio sulla terra. -
Dio avea preparato a Giulio Cesare la Monarchia, come mezzo di quella pace ch'egli voleva: Augusto per lui sommo eroe, sommo fondatore,
tipo degl'Imperatori. Costantino, trasportando la sedia imperiale, andava
contra
il
Cielo,
la
il
cielo
maledizione
rovina d'Italia, e
pre-
L'
vore
Impero romano, fondato con tanti chiari argomenti del divino fail solo imperio legittimo, sotto il quale pu l'umanit esser queta
disfatto
e virtuosa:
menomato
quello,
tutto disordine:
ogni altro
e di
di discordia civile
-
l'umana societ
dispose che
le
re...
cose
dal sagrosanto
il
genere umano
si
si
presumendo ergon
perch
la
la
spada di
tingano
dal cielo,
severo giudice.
Ep.
vi. 1.
al
comanda-
mento
di Dio,
e chi
repugna
comandamento,
della
recalcitra contro
la volont,
stimolo. Ep.
del
romano
2. -
principe, re del
.
.
mondo
e ministro di Dio
. .
tumultuaste? Epist.w.
v. 4.
Cristo
in ceppi
si
POLITICA DI
DAME.
da adempiersi i
91
distinti
che Dante chiama V universale Reluiione dell' umana specie: Conv. II. 4. E cos verr mantenuta la concordia fra i reggitori di Stati, cittadi,
e questa pace
in
si
diffonder
dal
centro nelle
da queste
sar
E dove
a
il
seggio dell'Impero?
ogni argomento anaassumendo il linguaggio d'una assoluta e sintetica asserzione, come se gli recasse sorpresa la minima espreslitico,
sione di dubbio.
Egli
citt,
non pi ^/oso/o, ma credente. Mostra Roma \a santa come la chiama, di cui anche le pietre son degne, a
di
suo avviso,
Non v'ebbe, n
mansue-
comando,
di
pi fermezza
sovra lutto il santo popolo romano Conv. De Mon. ii. passim. Dio scelse Roma d' infra tutte le genti. Essa ha gi dato al mondo due volte unit, ed
l'italiano, e
:
11.4;
il
mondo
la
la sola forza
branco d'uomini? Dante confessa anch'egli d'averlo creduto un momento, e che tutta la sua anima era per rivoltarsi suoi occhi furoiM) contro una tanta usurpazione. Ma poi
i
aperti: nelle pagine della storia di quel popolo vide spiegarsi l'opera della Vrow'Kenzdi :-praedestinationem
divinam-
necessitava
che
il
mondo
dicazione
di
Ges potesse
della
di
far
ecco
il
segreto
lei
Roma Roma
a questa opera -
individualmente
non avea ambizione, essa non combattea per proprio interesse, ma si era volata a una missione. Populus ille sanctus,
pius
et
gloriosus,
ut
02
POLITICA DI
DAME.
procurarci
(1).
f/entis
E quando
il
Roma pos
mondo
non ebbe bisogno del secondo Vangelo negli scritti stessi di Dante (giacche
si
unit. Si cerchi
nostre citazioni
lo
Roma
esercitava su tutta
il
la
specie
umana.
Trattato
Il
libro II
de Monarchia,
capitolo IV
del
II
del Convito
Ma
oltre a
quanto
si
molto
da apprendere negli
scritti di
lui,
Dante,
come pu
scorgersi dai
che abbiamo
citati.
Vi ha la
Giordano Bruno
vi
vedemmo
bene
ta
la
pi esplicita forse e la pi antica di tutte. La vidella specie umana, la legge di continuo suo moto ascendente all'appoggio d sempre
la
collettiva
il
sviluppo,
pi estese associazioni;
comune
la
- la teoria
il
del
dovere,
con tutto
si
base e
vuole
non iscorgesi su che fondamento chiamar francese - tutto troviamo chiaramente indicato in questi libri di un Italiano
prova che ogni dominio de' Romani fu previsto da lui propter zeium patriae et zelum justitiae, e conclude che i Romani acquisierunt principatum quodam jure naturae, a quo iabet exordium omne justura principium. E S. Agostino scrisse: Deo placuit orbem terrarum per Romanos debellare, ut in unam wcietatem reipublicae legumque
(1)
S.Tommaso,
perductum longe lateque pacaret. E S. Leone: Dispositio divinitus operi maxime conqruebat, ut multa regna uno confoederarentur imperio et
cito pervios haberet populos praedicatio generulis quos
unius tencret
regimen
civitatis,
POLITICA DI DANTE.
del
93
secolo decimoterzo,
ha lunga-
siavi
suo seggio,
Roma. Giunto a questa conclusione, Dante dovea naturalmezzi per realizzare un tale mente fermarsi a cercare concetto. Scrtti lettor, di un italiano vivente. Voi. Hip. liiO. L'errore di aver cercato in Germania il liberatore
i
tanta ope-
Parvegli
:
di
trovare
il
principio
egemonio nell'imperio
pel
tedesco
titolo
il
quale,
e la successione
Ma non
volle
gi sottoporre
stranieri:
giacch
Dante sostituene
do
allo
scettro
bastardo
^di
Costantino
Koma
lo trasferiva
pontefici
si
che
lo
trapiantavano
in
Francia,
poi
nella
Romagna,
un
italiano vivente.
Willemainy Corso di Letteratura del M. Evo. Lez. XII.) Nel terzo libro
dell'imperatore e
ei
il
diritto
divino
conseguente
la
sua indi-
monarca universale,
alla Politica
sommo
Pontelice
(Ij.
;i) Dante suppose che lo spirito e la materia fossero ciascuna con >ua vita propria, senza inirerenza (iell'altra, e ne infer la indipenilenzii do' due poteri spirituale e temporale. Una volta entrato questa porta, si
d carriera e
li
edillca a
suo modo.
11
la
come il papa lo fa immediatamente da Dio... Non un semplice ritorno, come pretende Wegele, al passato. Ci del passato e del futuro, del progresso e del regresso. Ci in germe l'alTrancamento del laicato, e il camino a pi larga unit. Intravvedi la nazioiR* die succede al comune. K un sogno cle in parte diventa storia, lira iu fondu il sogno dei lihilielliui. Il merito di Dante d'averlo allargato a
i
sistema,
e di esserne slato
il
lilosofo.
94
POLITICA DI DA>T.
in
propugnala
questo libro della Monarchia quella che professa nella Divina Coniedia. - I GueK volendo la supre-
(juello
mazia della Chiesa sull'impero chiamavano questo luna, sole [De Non. iii. 4); all'inversa Ghibellini. Dante per lo
i
contrario
li
chiama due
dalla
soli,
tutti e
due
furono
stabiliti
Provvidenza,
[)ramento
di
forze
il
e di eguale autorit:
L'Imperatore
famiglia
sole
pu esser
e virtuosa
citt
luminosi
Ma
debbe pur risiedere il successor del maf/gior Piero 21}. Sull'orizzonte dunque de' sette colli doveano questi due soli (l); il sole imperiale che illumina
della vita
;
Jnf.
i.
levarsi
le vie
il
religiosi destini
dell'umanit ed
scam-
il
umanit.
La base
fragile,
ma
l'edifizio
bello
di
disegno e concordia
levista
(1)
di parli.
De Sanctis, Carattere
Dante
sua utopia,
C408 del
Contemporanea di Torino, Gennaio, 1838. due suoi fini: Ci fu bisogno all'uomo di due direttivi, secondo sommo Pontefice, il quale a norma delle rivelazioni dirizzasse
i
l'umana generazione
le filosofiche
dottrine,
ne Mon.
ni.
lo; Conv. 4) -
La virt
numero
delle virt
sue
...
La forma
della Chiesa
fatti
non altro che la vita di Cristo ne' detti e la vita sua fu uno esempio della Chiesa mi-
litante,
sommo Pontefice,
v'
l'ufficio
Dato
ho fatto io cos voi facciate; e specialmente disse a S. Pietro, poich come in S. Giovanni si legge: l'officio del Pastore gli ebbe commesso
Pietro seguita me.
Ma
i ministri miei combatterebora qui non il regno mio:'* Ds Mon. in. li. - Ogni legge divina nel grembo dei due Testamenti si contiene, nel qual grembo non posso trovare la cura delle cose tem-
mondo
fosse,
ma
porali al
comandamento essere
ed
i;J.
i
rimossi,
come apple
parole di
Dtf
Mon.
in.
POLITICA DI
spirituale
DAME.
la
T6
non riceva
e in
l'essere
il
De Mon.
ni. 4.
Questi due
soli si
(P.
Ozanam,
e. 4.
2.) urtarsi
non pu prclendcre
parte alcuna
al
la signoria
a rivendicarne un omaggio.
in
Essa non pu
farsi
un regno
quelk)
questo
altro
mondo senza
impero
Il
un
le
dell'eternit.
quale aspira
rit
non pu attecchire, mestieri che mini, perch l'una autoove trascorra, non pu, come dovrebbe, esser dall'altra
infrenata
(1).
il
buon mondo
feo,
Duo
L'un
Soli aver,
Col pasturale; e l'uno l'altro insieme Per viva forza mal convien che vada; Perocch, giunti, l'un l'altro non teme.
Ch'ogni erba
si
conosce per
lo
seme.
..
Roma,
Per confondere in s duo reggimenti. Cado nel fango, e s brutta e la soma. Marco mio, diss'io, bene argomenti; Ed or discerno, perch del retaggio
Li figli di
ai
tempi
di
Silvestro,
(2).
''ome
(1)
li
figliuolo di
s ed a Cesare tutte
gli
le
uomo, mentre a rivelazione del Santo se partisse due regni, distribuendo a cose, giudic si rendesse all'uno ed altro ci che
come
appartiene.
Ep.
v.
xx. 10;
xxxiii. 70;
Par.
ix.
xxvii. 147.
La donazione
di
ne-
sangue nel medio-evo. - Il DoUiuQcr, Die Puisl-Fulclen dea MUclalters, (Le favole del Medio-Evo intorno ai papi) Monaco, 1S0.1, consacra il terzo articolo alla Donazione di Costa>ntino, gi conosciuta sotto il titolo di Edictum o di Conslitutum
gata dalle storia,
ma
96
POLITICA DI
DAME.
!
Oh
popolo
felice
oh gloriosa
avesse.
Italia
se quegli che
Vi
scem
l'
De
3/o7i.
ii.
11.
che sesue, con le leggi e meco, Solln buona intenzion clic f mal frutto.
Per cedere al Pastor si fece {,M-eco. Ora conosce come il mal, deilutto Dal suo hene operar, non gli e nocivo, Avvegna che sia il mondo indi distrutto. Par. xx. Ahi, Costantin, di quanto mal fu maire,
55.
Non
la
tua conversion,
te
ma
quella dote
Che da
prese
il
primo
La Chiesa, seguita
10
la
il
poeta, in nessun
il
modo
la
era disposta
qual cosa, se
Chiesa non poteva ricevere, dato che Costantino avesse potuto fare questo, nientedimeno tale azione non era possibile riceversi,
non essendo
il
paziente disposto.
Adunque
ilercatore.
Priviledium Constantini, che leggesi fra le false Decretali d'Isidoro l Dolliuier vuole che la donazione Constantiniana, anzich di origine greca, come altri la disse, indubitatamente fosse fabbricata in
di
Roma da un membro
di favorire l'acquisto
del clero
romano
tra
il
i
porale di tutta r
11
Italia, e di
romano.
al
DoUmger
accennasse incontrastabilmente
Diplo-
ma
una sua lettera a Carlomagno, del 777. La Civilt Cattolica colloca l'origine della Donazione nella prima met del secolo IX, essendo stati i primi a farne menzione Enea Vescovo di Parigi, a. 871
della Donazione in
Incmaro
di
patria francese;
di
la
Vienna, m. 875 - E
la
vuole pure di
ivi
prima comparsa, ed
Donazione
si
pure, oltre
le false Decretali, si
falsi Capitolari di
lo
scopo
di quella falsa
Impero d'Occidente,
e le
fatta dal
Papa
in
sdegnatissimi contro
grande poeta ghibellino dell'Alemagna, Gualtiero di Voltiultpoide, ha mondato un simile grido: si direbbe che Dante traducesse questi versi di Vogelwoide L'Imperatore Costantino prodiga al seggio
il
:
di
"
Roma pi doni che dire non saprei: gli dona corona. A questa vista un angelo grida ad alta
gura. tre volte sciagura!..
,
la
spada,
:
la
croce,
la
voce
Sciagura, scla-
ora
il
molto di lale
mondo.
V.
POLITICA DI
e manifesto
DAME.
97
che
la
modo
di possessione,
modo
di alienazione conferire:
De Non.
Il
ni. 10.
P. Berardinelli della C. di
la
facolt
di
possedere,
niente della dominazione temporale, anzi ei vi legge in pi luoghi della D. Comedia e della Monarchia espressa grave-
Il
il
P. Serio
pensiero
.Monarchia
romano impero
in
Carlomagno,
alla
al
il
propagazione del Cristianesimo per tutta la terra ed mantenimento della giustizia e della pace; conciossiacch
lo loco
il
la
a conservarvi
debita libert del cattolico magistero, e della sua vera giurisdizione che ha dal primato apostolico su tutto
il
mondo.
Veggasi Berardinelli,
Il
La Monarciia temporale del romano La Civilt Cattolica, 2 Luglio, 1864, p. 84. ecc. ecc. - E degli Alemanni veggasi Schreibcr Wilfi. Die politischcn und relif/iosen Doctrinen unter Ludwig dem Baiern (Le dottrine politiche e religiose
i^d-T- Marcucci G.Ji.
Pontefice secondo rAllifihieri, p.7; 30-36 -
sotto Lodovico
pur esposta dei confini
il
l'opinione
Dante intorno
alla
questione
dell' autorit
il
pontificia
llasse,
impero e
pontificato:
IL G. Ueber die
Vereiniin
guwj dcr
temporale
geistlichen
romi-
Teyleriana d'Harlem
DoeUinger
./.
J. J.
Papstthum
und Kirchenstaat.
Ilistorisch-politische
Considerazioni storico-politiche,
II.,
Chiesa e Slato nazionale) nella Ilistorische Zeitschrift di IL V. Sybel, 1862, Voi. I. p. 47-107.
Dante
7
nacquo
98
POLITICA D[ DANTE.
Guelfo, Guelfo crebbe, Guelfo combatt, Guelfo am. Guelfo govern la sua patria: Inf. x. 40. Per i pi si volle che
dopo l'esiglio mutasse parie e co' Ghibellini tenesse, anzi per antonomasia fu chiamato il poeta ghibellino. II Faurie, il WiUemain, VAmpre lo Schlegel vogliono, non allrimenti che
Coriolano, da guelfo per vendetta
ghibellino.
politico,
si
rimutasse in rabbioso
VArtaud
come
per
fa
due
Giov.
politico lo
ira.
per vilt
ma
Wegele ed
il
Ghibellino
ed ai
Guelfi avversario, fu
l'
come
lui.
C.
di esserlo,
ultimo per ira, e molto troppo, quantunque ei non credesse e professasse di non esserlo. Strana apologia,
P. Berardinelli, ghibellino, e
scevera dal
ma
il
ghi-
bellinismo a certe sue proprie norme attemperava^ cos non fu mai guelfo pretto. Mostrarsi tutto intero di parte non
poteva,
forza,
a'
come pure ad una parte attenersi gli era quasi che meno infedelmente rispondesse alle sue dottrine suoi desideri alle sue passioni. Il Buongiovanni, ne' suoi
Prolegomeni, non solo il ritiene mai ghibellino, ma guelfo sempre, e guelfo di moderazione e di senno, in tutto devoto
grandezza
che vide sempre nel loco santo ed in Roma la Anche l Picchioni ci prova com'ei fu guelfo moderatissimo fin da principio, e non che aver cambiato
alla Chiesa,
d'Italia.
sua parte,
esagerati
Pontefici,
fedelissimo
di essa, e
vi
si
mantenne,
scostandosi
dagli
ai
ma
Reali
di
di
Francia inclinava. Dante tent sempre la difficilissima parte conciliatore nelle celebri contese del primato che gi da
si
due secoli tra l'autorit ecclesiastica e civile non che di paciere fra le accanite parti che
vagliavano
agitavano,
tra-
l'Italia
miseramente.
G.
Giusti,
di
semplice
Guelfo,
:
xxiv. 150.
i
cozz
La somiglianza de' casi e l' esiglio racBianchi co' Ghibellini, non per essere d'uno stesso
POLITICA DI DANTE.
90
la
sentimento,
in patria.
ma
mira
di
tornare
trov bene
il
d' essersi
unito con
bisogno di dividersi da
difatti si elesse
ventura da s; e
per
un par-
Esulando
dialit e
egli
qua e
Italia,
cione,
dal
Salvatico, da un
ramo Ghibellino Malaspina, come da un Guido Pagano della Torre, da un Guido ^'ovello,
davano speranza di sanare le piaghe d'Italia che N vaglia il dire, che quando il settimo Arrigo discese in Italia, con lettere veementissime invitasse
che
gli
l'avevan morta.
di Neri,
quella
che spandendo
la
romano
pontefice,
inducendolo
una parte del popolo battezzato a destra, l'altra a sinistra. Che ad Arrigo ricorressero e Ghibellini e Bianchi, Giovanni Villani il dice chiaramente. Ed egli pur notevole che quando Arrigo cal a Firenze e ne assedi una porta,
egli
il
non
vi volle essere,
con sentimento
di
vero cittadino,
mano
a minarla
anzich capitanare
la Grecia.
le
E* chi pi di
lui
ha inesorabilmente flagellato
e
fraterne
la
piaga della
seminatori
Par. xvn. 32 - Ed
poeta dannava
di scandali e di dissensioni
pena
di
sangue,
ad essere
nona bolgia
dell'
ottavo tremendo
e pressocch
lo
mostrandosi
fierissimo
viii. 4o)
che accendeva
pensava che il parteggiare dei cittadini avrebbe sul venerando capo d' Italia accumulato secoli di quella sventura che fa vili, di quella servit che non ha speranze, e coli' occhio deliamente credeva di vepesi del derla, come il Lucifero del suo Inferno, da tutti
i
mondo
costretto.
Quindi ingenerata
la
HO;
100
re
II
POLITICA Di DAKTE.
ferocemente l'una
contro Lucca {Inf.
l'altra;
XX..
contro Pistoia
41);
contro Siena
contro Pisa
(Inf.
la
xxxiii. 79);
contro Genova
xxxiii. 151);
contro
Romagna (/n/". xxvii.37); la Marca Trevigiana, la Lombardia e la Romagna: Purg. xvi. 115. E per si scaglia contro la
dolce terra latina che dalle proprie discordie, e dalle forze
era miseramente
la dolce
contro
comando
Ma
sovrattutto
la
se
ne dolca delle
che dilaniavano
fieramente
prorompe dall'anima
qual volta scrivo cosa
mia! quanta
Canz. XX.
piet
mi
strigne per
nella
Ahi! quanto
in te la
sempre congregarsi
al
alla
tua morte,
Coft luci
bieche e torte,
Dacch
la citt partita
2),
in/', vi.
61
si
aggiunta a Marte
non pi regna onorata, non pi gli egregi citi loro gran fatti, ma notasi male r eccelso suo nome; sicch tra i traditori punito per esso lei qual verace non segue V asta del vedovo giglio, reso ornai
[Canz. XX.
sudicio
e vano, posto a ritroso sull'aste, e fatto vermiglio per divisione: Par. xvi. 152 - Di questo mal seme lo studio
di
il
mutare e
Purg.
vi.
139.
La sua Firenze
divenuta specchio
di parte;
{Canz.w.^) simile al bambino che morendo di fame, caccia da s la balia che vorrebbe ristorarlo [Par. xxx.
139);
(i\V
le
piume,
al
ma
con dar
{Purg.Y,U^);
POLITICA DI
flusso e riflusso perpetuo del
:
DAME.
egli
101
i liti senza jwsa Par. xvi. 82. Sicch ternamente minacciosa esclama:
Ma se non muti alla tua nave guida, Maggior tempesta con fortunal morte
Attendi per tua sorte,
Che
le
Fa pi per
Il
te,
4.
due
fazioni, guelfa e
bene
Guelfo oppone
al
armi
di Carlo
n, re di Puglia,
insegna romana,
eh ' l'insegna dell'impero universale del mondo. -Il Ghibellino dicendosi sostenitore dell' impero, fa in elTetto per s,
usurpatore
al pari del
Guelfo:
sacrosanto segno,
vi. 31.
muove centra
'1
il
E chi
11
vostri mali.
uno al pubblico segno i gigli gialli Oppone, e l' altro appropria quello a parte, S eh' forte a veder qual pi si falli,
Faccian
Sott' altro
gli Ghibellin,
Sempre chi la giustizia e lui diparte: E non l'abbatta esto Carlo novello Co' Guelfi suoi, ma tema degli artigli
Ch' a pi alto leon trasser Io vello. Par.
vi. 97.
Ora uno, che non piegando da alcuna costa, accusa Ghibellini in un mazzo coi Guelfi di tutti mali del suo tempo, osserva egregiamente il Giusti, si dir che sia Ghibellino? Sicch la fortuna serbavagli tanto onore che /' una parte e
i
di lui,
ma
lungi
fia
com-
pagni slessi
di esigilo,
far loro,
102
Stolli
POLITICA DI
DAME.
abbandonali a loro
tali
neiruUle proprio, e
sviluppate
dal
di averli
stessi,
bestie
malte.
Anche
due
il
i
predominio
un potere
cos
sull'altro
(l).
Egli
non err
fra
due campi
rivali,
l'Ozanam [P.
iv. 1),
ma
E quando le fazioni sembravano invilupparlo nei loro tumultuosi movimenti e renderlo mallevadore dei loro delitti,
genio.
egli
di
esse;
le
sue severe
una mazza infaticabile sulla testa degli autori e dei compagni del suo Bianchi, sui Ghibellini ed Guelfi. Egli esilio, sui Neri ed contemporanei il numero non temette di moltiplicare fra dei propri nemici, onde conservare il suo nome puro da
parole discendevano
alterni colpi di
i i i
come
ma
l'attuale progresso
il
lascerebbe ine-
scusato
pregiudizio volgare.
giunta
l'ora di rendere al
si
gliosa
nel
Paradiso;
non aver
egli
(1)
le
Provincie ed
municipi dispogliati
era, al dire del Gar-
non
di
ma
un mezzo produttore
solamente
ei
serbate all' Imperatore obbedienza, ma predicava ben anco: serbate come liberi il reggimento, con che voleva ammonite ie citt a non sacrificare il proprio governo, le proprie franchigie, la propria libert. La devozione in lui non fu n poteva mai essere servilit. Tutte le nazioni, regni, citt, egli pur scrive, hanno le loro propriet, per le quali bisogna con differenti leggi governarle, perch la legge regola che drizza la vita: De Man. 1. 16. Dante voleva conciliare l'unit
predicava
politica con
le
civili
libert,
gli
parte gbibeUina,
POLITICA DI DANTE.
103
eitpa,
confusa
la
ed
lui
aver
avuto
di crearsi
A
II
te
na bello
(1)
mento
Purg,
in mondo andava cercando: N pi bello saluto di questo gli possono rendere le ombre benedette che si abbattono in lui: Frati miei: Dio vi dea pace: Purg. xxi. 113. - E la bella Arimi-
la
Po discende
sui, (Inf. v. 96.)
a ricompensa
dal poeta
al suo
mal
amico
le
fossero
documento
Errando
egli
su per
monti
della
di
Lunigiana,
S.
picchiava
un giorno
Il
monistero
monaco che
una
lunga storia
attorno,
di dolori sul
macro
uno
di quegli sguardi
:
lentamente rispondeva
(Ij
Pace. -
Scrivendo egli
a'
grandi
1-2
V.
Minich Seruf
R.
Appendice
Il reprit le
ville
bton de plerin, et pendant dix aiines (1311-i:21), errant de en ville, accueilli tour a tour chez des gibelins et cbcz des guelfes in-
aux opinlons de ses hlos, car il habitait toujours une spbere aux parlis, il s'obslina esprer cantre tonte esperance. Il croyait invinciblement la venne d' un rdempteur. Il se preparali
difl'rent
.;uprieure
rparation et ce triomphe,
il
se glorifait lui
moine dans
la cit divine...
te fia
bello
Averti fatta parte per te stesso. Saint-Ren Taillundier, Revue des deux Mondes, 1 Dee. 18o6^
p. 489
104
della terra,
gli
POLITICA Di
DAME.
non
s'intitola
il
piace
di
unire
La pace
uni-
ai
venne dal
cielo
lunga
sanit,
gagliardia, bellezza;
ma
compagnia cant: Sia terra affli uomini di buona voperch era conveniente
Il
E questa
sommo
qual
nelle
costume servarono
salutazioni sue,
suoi
discepoli,
e Paolo
come
a ciascheduno
pu esser manifesto:
il
De Non. L. N con
regno dei
Ti
i.
5.
altro
nome
gli
cieli
ponga in pace
Quinci
si
verace corte,
esilio. Purg.x's.. 16.
D' aver,
anime sicure quando che sia, di pace stato. Purg. xxvi. Il del della divina pace. Par. ii. 112. In la sua volontade nostra pace. Par. in. 8o. E da esilio venni in questa pace. Par. x. 129.
53.
E venni
Che solo
vita intera
in lui
d'amore e di pace ! Par. xxvii. 8. vedere (la creatura) ha lasuapace. Par xx.\.102.
Che
anzi
ove
la patria
virt,
nuli' altro ei pi
Lunga
Se innanzi tempo grazia a s noi chiama. Inf. xxxi. 128. Non so, risposi lui, quant' io mi viva;
3Ia gi
non
fia
'1
Perocch
Di giorno
'n
il
gi
rno pi di ben
si spolpa,
E a
E da questa ruina
fosse
non voleva campare; voleva innon vedersi vivo quando la patria morta. Questa imagine si fa veramente pietosa e leegli
POLITICA DI
DAME.
105
egli
neiissima,
e sovra tutto
dei popoli e delle nazioni non E nou sapete, sfrenati e folli, che diritti pubblici non hanno fine se non col termine del tempo, non possono andar soggetti al computo di prescrizione alcuna? Certo gli articoli delle leggi altamente dichiarano, dominii pue l'umana ragione argomentando stabilisce, blici delle cose, per qualsivoglia lunghezza di tempo trasandati, non poter giammai venir meno, n, assotigliati che
I diritti politici si
prescrivono.
siano,
venir conquistati.
Perciocch
quello
che
all' utile
od anco solo
la
infievolire.
il
E questo n vuole
Iddio, n vuol
al tutto in
natura, e
Canoni
e di
politici.
gli
uomini
civile
compagnia potrebb' esservi senza un ripartimento di uffici diversi, e senza una disuguaglianza di condizioni, all'ordine
universale necessarie
:
E pu egli esser (cive), se gi non si vive Diversamente per diversi uffici? Par. viii. 118.
La
la
regola direttiva
iv.
della vita:
De Mon.
i.
9;
umane
tendenze, affinch
al
Ma
leggi
non sieno un nome vano senza subbietto. Che imporla che vi sieii le leggi, se pochi pongon mano adesse? Piirg.wi. 97. - Dinanzi alla veneranda maest della legge non vi debbono essere n immunit n privilegi; tanto pi che dove l'argomento della mente S'aggiunge al mal volere e alla possa. Nessun riparo vi pu far la gente: Inf. xwi.
55. -
servit,
ma
anzi
a chi
lOG
filigenlemenle,
libert.
POLITICA DI DANTE.
apparisce,
altro
qual essa
la
E che
ai
infatti
la libert,
se
appianano
'
5.
le ric-
il
commercio;
vi.
la
le
buone
leggi, la
onorati
e protetti
Purg.
137.
La semplicit poi del costumi custode alla loro pue quindi alla pace, senza la quale non pu esservi libert vera n ferma. Per, siccome nel C. xxiii. ^4 del
rit,
Purgat. egli
biasima
gli
e,
f-
16)
fa valici-
comenda altamente
delle antiche
il
vivere modesto.
quivi tutte le pi
civile: Inf.
e di cortesie,
Mancata
questa gara
Superbia, invidia ed avarizia sono
La
hanno
68.
La tua citt eh' piena D'invidia si, che gi trabocca il sacco. Inf. La gente nuova, e i subiti guadagni, Orgoglio e dismisura han generata,
vi. 49.
Onde
xxiii;
vizi della
democrazia e
il
mer-
il
plebeo
il
villano
che grandezza
d'animo e un vero merito, e venuti da povert subitamente in ricchezze per arti ladre e vili, sono superbi e
insolenti,
e pur
tra
fregi
e l'oro sentono
sempre della
lordura
villana
da cui son sorti. L'orgoglio nasce da ruvida e natura e da egoismo, qual suol essere della gente
al
mondo
il
danaro. La
dismisura comprende
la
POLITICA DI DANTE.
107
E Dante chiama
perbi, e
ritrosi passi
[Purg. x.
su-
cielo
a retro va
sentenze
iPurg.Xi.X^}; con le quali due tremendo dimostrava chiaro che l'umilt fosse il motore unico di quello che noi chiamiamo progresso. Il che, quanto s'accordi con l'opinione e col
chi pi di gir s affanna
il
Bianchi.
Il
germe
delle sventure
dirsi
al
e de' vizi
a Firenze
schiatte,
pu
come
cibo indigesto
Sempre
Come
del corpo
il
67.
Pensiero di molta
filosofia,
La
forza
mal
diretta
danno che a
tutela.
La
meno
si
riposta
nella
forza
hanno gravissimi
mali.
perenni: muoiono
regni; ma ci che muoiono pu conservarli pi lungamente si la virt Par. xvi. 76. Dei Re, e de' loro ministri. Come debbano con Amate il lume della dursi nel governo dei popoli.
citt,
i
Sapienzia,
si
Congiungasi
la filosofica
autorit
che
al
bene e perfettamente reggere. Oh miseri, presente reggete e oh miserissimi, che retti siete che
1 !
si
congiugne
colli vostri
reggimenti,
n per proprio studio, n per consiglio; sicch a lutti si pu dire quella parola dello Ecclesiaste: Guai a te, terra,
lo cui re fanciullo,
li
cui principi la
domane mangia-
no:
la
e a nulla terra
terra, lo cui
pu dire quello che seguila: Beata re nobile, e li cui principi usano il suo
si
108
POLITICA DI DANTE.
prese avete.
altri
dico a voi
:
principi e tiranni
consiglio: e
di
umana
vita per
vostri
Meglio
6. -
Conv. iv.
Lo
rege
si
letificher in Dio,
lui,
giurano in
parlano
perocch serrata
le inique cose.
mente proporre; perocch ciascuno vero Rege deve massimamente amare la verit. Onde scritto nel libro ;di Sapienzia: Ambite il lume di Sapienzia, voi, che siete dinanzi alli popoli: e il lume di Sapienzia essa verit: Convito, IV. 16. - Il re deve additare della vera e ben ordinala societ almen la parte principale, cio la giustizia
((
:
Convenne rege aver, che discernesse Della vera cittade almen la torre. Purg.
xvi. 93.
Salomone chiesto da Dio a dimandare ci che meglio gli tornasse, non chiese di tutta specie sapienza, ma il senno
di re
:
chiese senno,
Acciocch re sufficiente
pi veg-
le
forma
di lettere, descriventi
Dilif/ite
i
un
justitiam
cittadini pei
non
{De
si
re,
Mon.
terra
i.
14. -
Il
Re
re della
La
ti
far.
Che
se
gli si
possono rendere
e
di dolore, a
Trajaiio
L'altrui bene
te
che
(la,
'l
POLITICA DI
Puvfj. X.
85.
-
DAME.
di
109
La pi bella prerogativa
il
un Principe
l'imperatore
l'indulgenza e
perdono.
Il
chiederanno, essendo
egli
il
Cesare, e la
maest derivando
mezzo guiderdoner:
Ep. v.
mano
come
da un punto si biforca la potest di Pietro e di Cesare, volentieri corregge la sua famiglia, ma pi volentieri le
usa misericordia
:
Ep. v.
5. -
di
aver veduto
del principe
i
il
conviene all'imperiale
- Ufizio
pure
pur quello
di
proteggere
la
Religione e
suoi ministri.
il
quale
primogenito figliuolo
padre debbe,
trista e
muove
Se
all'ira
vni. 73.
grandi uffizj sieno ben locali; non s'innalzi di' mag (fior gradi che gente degna d'onore, e che poi porti fede al glorioso uffizio:
Delle tue ricchezze onora e fregia
Qual
ligliiiol te
pi pregia,
Non recando
a' tuoi
Pochi sono
gli
onorati
vetusti discenda-
no dal potere! La
succhio,
la
usa
pi terribile jattura
stessi re:
di
uno
mina
estrema degli
E se mio frate questo antivedesse, L'avara parerla di Catalogna Gi fuggirla, perch non gli offendesse;
110
poltica DI DANTE.
Che veramente provveder bisogna per altrui, s cha sua barca Per lui, Carica pi di carco n(^n si pogna. La sua natura che di larga parca
Discese, avria mestier di tal milizia
viii. 76.
mai
r/li
dei Cesari:
delle
per essa
di
lieti
onori tornano in
Pier
Vigne
e
sua grandezza
di
in basso messo,
e per
fufjffire
disdegno di
bella
xiii. 56.
L opera grande
:
Romeo
cipe di
gli
mal gradita: le parole bicce mossero il prinProvenza a dimandare ragione a questo giusto che
fu
sette e
avea assegnato
Par.
vi. 127.
le
E con coraggio
sicuro
fa
il
poeta a percuotere
prime altezze della societ del suo tempo, e la tirannide scostumata che malmenava l'umanit, e ci dispiega il votutte le iniquit e
in cui
i
sono scritte
re cattolici sono a
Dio e
mondo
lui la
Come l'uomo
pesa su
che disconobbero
supremo loro
uftzio,
come porci
vili.
in
49.
(1)
Brunetto
liatini
gpli
fu Iflaestro.
Che in la mente m' fitta, ed or m'accora, La cara e buona imagine paterna Di voi, quando nel mondo ad ora ad ora M'insegnavate come l'uom s'eterna: E quanto io l' abbo in grado, mentr' io vivo, Convien che nella mia lingua si scerna. Inf. xv.
82.
nejs^li
studii.
Mi
Dante confessa che prima della morte di Beatrice gli era ancor difficile l'intendere bene il latino. Le parole che
rivolsegli
Amore
gli
fu solo
si
il
primo
dilelto della
libro
Tullio.
Ma
avvegnacch, cosi ne ocrive, duro mi fosse prima entrare nella loro sentenza, finalmente v'entrai tant' entro, quanto
V arte di Grammatica,
potea fare: Conv.
ii.
eh' io avea, e
13.
qual
Prima
di
stesso
confessa,
era
ben tenue e fuggevole nella sua mente il lume delle grandi cognizioni, onde l'ingegno suo vedea di molte cose quasi
come sognando
andare
fi)
:
Conv.
ii.
13.
Da
indi
in
qua cominci ad
ove
la Filosofia si
Leonardo Aretino
ci fa
alcune pistole
pria
mano
scritte.
112
DEGLI STUDI DI
e
DAME.
sicch
sentire
ili
della sua
dolcezza,
che
il
ma
-
di tulle quelle
lei
avessero a
111.
1.
quanto
dalla parte del suo corpo (cio sapienzia), fiera, che non
mi
ridea,
e
in
le
disdegnosa,
eh' io
non
potea vedere
il
dimostrazioni ....
di lutto
questo
difetto
vede
verit certissimamente
'1
le
sue persua-
dimostra
:
la
e in queste
il
due
si
cere altissimo
Paradiso. Conv.
di
iii.
beatitudine,
15.
qual
massimo bene
se
medesimo,
poetare
senza aiuto d'alcun maestro, l'arte del dire parole per rima:
lui
l'
arte
del
Ei salutava
primo Sonetto
la
giudicassero
sua visione.
il
ci
apprende
modo
per
lui
nimenti.
La sua
F. iV. XIX.
zione
d'Amore.
alquanti d
dentro),
Dapprima nota (ripone nella mente) V ispiraE poi sovressa pensando, ecco che dopo Amore gli detta di nuovo in cuore (gli favella
Amore che
spira,
la
fa notare le spirazioni
e da ultimo le detta,
ecco tutta
Non diversa
l'arte
sommi
poeti
mondo
civile.
Ma
Trasse
le nuove rime, comiaciando: Donne, ch'avete intelletto d'amore. Ed io a lui: r mi son un che, quando
Amore
modo
49.
113
d' italiana
qui alle
due scuole
Bonaggiunta,
dolce
sHl nuovo,
inspirata
dal
Ma
per non
ci
tace
come
non
talora sgomentasselo
il
pen-
se ne ragiona:
letto e
Conv.iu.L-per
la
Onde
e con paura di cominciare. Il pensiero della comenta egregiamente il Giuliani, ardua e grande alla quale altri per cimentarsi, sgomenta l'animo, e nel desiderio che pur lo eccita a dire, una segreta forza lo ritiene dal cominciare. Imperocch, presa una volta la via,
ci
conviene procedere,
e tra
1'
per
pericoli e la coscienza
uomo
tava
primo
fra
nuovi
lirici;
e,
precelti, e forse
ne sorpassava
gli
esempi.
il
Casella ricorda
ma
da
messa
ragiona,
Cominci
Che
mi suona. Purg.
il
ii.
112.
E Carlo Martello, dal cielo di Venere, ricorda della prima Canzone del Convito:
Tu
nel
principio
mondo
gi dicesti:
il
viii. 37.
Un
tori
ombre
de' rima-
che
aveano preceduto:
Trasse veggio qui colui che fuore nuove rimo, cominciando: Donne, ch'avete intcUclto d'umore. Furg. xxiv.
di' s' io le
Ma
49.
VOL.
II.
114
Grandezza
e difficoltik del
tema assuntosi.
7.
Che non
Se
mo
Per aiutarmi,
al
Non si verria, cantando il santo riso, E quanto il santo aspetto facea mero. E cos, figurando il Paradiso,
Convien saltare
il
sacrato poema,
Come
cammin
reciso.
ponderoso tema, E r omero mortai che se ne carca. Noi biasmerebbe, se sott' esso trema.
5Ia chi
il
pensasse
N da nocchier
eh' a s
medesmo
parca. Par.
xxm.
o'^
Nel Purgatorio, l'ingegno del poeta picciola nave (i.l); e nel Paradiso a chi lo segue e' d sdegnoso coTisiglio
:
Tornate a riveder
vostri
liti,
Non vi mettete in pelago; che forse, Perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua ch'io prendo giammai non Minerva spira, e conducemi Apollo, E nove 3Iuse mi dimostran l'Orse.
corse:
Voi altri pochi, che drizzaste il collo Per tempo al pan degli Angeli, dei quale Vivesi qui, ma non sen vien satollo, Metter potete ben per r alto sale
Vostro navigio, servando mio solco
Dinanzi all'acqua che ritorna eguale. Par.
ii.
1.
Quantunque
di s
:
nel C.
sia,
XIV
del Purgatorio,
v. 20,
ei
dica
Dirvi chi
ed elevato ingegno:
Tu
se' solo colui, da cui io tolsi
i.
Lo bello stile che m' ha fatto onore. Inf. Perocch ciascun meco si conviene Nel nome che son la voce sola, Fannomi onore e di ci fanno bene. Inf.
86.
vi. 91.
DEGLI STUDI DI
E pi
d'
DAME.
1 1'>
Cos
n'andammo
Parlando cose^ che il tacere bello, S com'era il parlar col dov' era. Inf.
Se tu segui tua
stella,
iv.
100.
Non puoi
Se ben m' accorsi nella vita bella. E s'io non fossi s per tempo morto,
Veggendo
Dato
t'
il
cielo a
all'
te
cosi benigno.
avrei
Ed
ei
chiama soave
la
la
Ballata sua,
armo(F. Y.
quali vi sar
XII.
stile
)
;
Amore
tutte
le
volte che
far mestieri
e
il
soave
e ricorda
che poi tenne sempre nel ragionar d'Amore (Conu. iv.l.), l' amorosa lima che ha pulito i suoi delti, e bei
di Fede.
Professione
Alla
son bella.
mia novella: ponete mente almen com' io uomini, che vedere non potete la sentenza di questa Canzone, non la rifiutate per; ma ponete mente la sua bellezza,
ch'^ande,
mone....
in essa
Si
si
si
per costruzione...,
si
per lo
numero
Le quali cose
Conv.
II.
12, -
Ed un
altra sua
Ed
egli alla
un tempo ed imitativo, perch le sue descrizioni spirino col suono quel terribile che dentro all'anima sente [Inf. xxxii. 1); e perch il suo dire non suoni diverso del fatto
{Inf. xxxii. 12)
;
e,
quando
lo
chiegga
il
soggetto, pi lumiix.
noso sialo
stile e
70.
Le sue
invocazioni alle
Muse
rivelano
il
buono
116
Fammi
DEGLI STUDI DI
DAME.
Parnaso
Assai mi
fu,
ma
or con
ambedue
M' uopo entrar nell'arinfjo rimase Entra nel petto mio, e spira tue Si come quando Marsia traesti Della vagina delle memhre sue.
divina virt, se mi
ti
presti
Segnata nel mio capo io manifesti, Venir vedr' mi al tuo diletto legno,
foqlie
1.
Che la materia
tu
mi
13.
g'
ingegni
regni.
Fai gloriosi,
rendili longevi,
i
Ed
Le
Illustrami di
ch'io rilevi
Egli
nomo
d' intellelto
Far. xxii.
12)
mano
alla
cielo e terra,
che
gli
:
avesse ad aprire
11
ritorno
patria
Se mai continga che il poema sacro, Al quale ha posto mano e cielo e terra,
S che
m'ha
Vinca la crudelt, che fuor mi serra Del bello ovile, ov'io dormii agnello Nimico a' lupi, che gli danno guerra; Con altra voce omai, con altro vello
Ritorner poeta, ed in sul fonte
Del mio battesmo prender
il
I.
E
in
tale era
pure
il
generoso volo
di Virgilio:
Primus ego
patriam mecum, modo vita super sit, Aonio rediens deducam vertice Musas, ecc. Georg, iii. 10. Ed alla sua Musa chiedeva canti, di cui gli slessi suoi
la
grandezza,
i.
consumino. Par.
s'
12.
Via
piii l
che
punir di lor
117
xxvii 47.
nome tuo nel mondo tegna fronte, Inf. Se la fama tua dopo te luca. Inf. xvi. 66.
Se
'1
Per
S' elle
le
note
ti
giuro,
vote. Inf. xvi. 127.
non sien
di
lunga grazia
Ed
il
primato
Tener
lo
dell' italiana
poesia:
campo, ed ora ha Giotto il grido. fama di colui s'oscura. Cosi ha tolto l'uno all'altro Guido La gloria della lingua, e forse nato Chi l'uno e l'altro caccer di nido. Purg.xnH.
Si che la
(1)
Nell'interpretazione
di
del
poema
ci
guardare
al
dove altissimi concetti e morali e politici sono adombrati da poetiche finzioni. {Epistola Magnifico Domino Kant
grandi...
E
7.)
(1
contemporanei
di
il
musa
italiana.
Gino
Pistoia cantava in
Amor,
fu
dell' alto
monte, Drieto
l'
sommo
in
come
e
aringhiera parlare,
poeta e filosofo e retorico perfetto, tanto in dittare e versificare, nobilissimo dicitore, e in rima sommo: col pi-
pulito
e bello stile che mai fosse in nostra lingua insino al suo tempo pi innanzi. G. Villani, IX 135. - Questi fu quel Dante che a' nostri secoli fu conceduto di speziale grazia da Dio questi fu quel Dante, il quale primo doveva al ritorno delle muse sbandite d' Italia, aprire la via. Per costui la chiarezza del fiorentino idioma dimostrata; per costui ogni bellezza di vulgar parlare sotto debiti numeri regolata; per costui la
;
morta poesia meritamente si pu dire resuscitata. Boccaccio, Vita di Dante, p. 7. - Egli primo la poesia italica, non altrimenti tra noi italici esalt e rec in pregio, che la sua Omero tra' Greci o Virgilio tra' Latini. Davanti da costui, comecch per poco spazio d'anni innanzi si creda che trovata fusse, ninno fu che sentimento o ardire avesse (dal numero delle sillabe e dalla consonanza dalle parti estreme in fuori J Ji farla essere strumento di alcuna artificiosa materia; anzi solamente in leggerissime cose di amore con essa si esercitavano. Gostui mostr con effetto, con essa
ogni altra materia potersi trattare,
nostro, /d.p.27. e glorioso sopra altro fece
il
vulgar
la critica di
Veggasi specialmente
troisime, livre IX,
Lamennais, Esquisse d' une philosophie, Tome chap. ix Id, La Divine Comdie de Dante Allighieri,
il
;
V Introduction,
i.
xii.
Villemain., Cours
de
Lit-
trature au moyen-ge,
sofischer Beziehung.
(
118
voi,
Aguzza qui, lettor, ben gli occhi Che il velo ora ben tanto sottile.
Certo, che
'1
viu. 19.
italiana.
La lingua italia-
mamma
tempi non era che bambina; la lingua che chiamava babbo: iwf. xxvii.7; in qua et m'uierculae comu-
non aveva
di
5;
il
volgare era corruttibile non istabile; governato a legge del solo piacimento, dell'wso solo e non deWarte seguace: Conv.
1.
5.
di
aver scritto
il
suo Tesoro
pii
in lingua francesca,
dileltevole e pi
1. 1.
comune che
Tesoro,
-Ma
la propria loquela, per lui nobilmente arricchita, traspare sovente da' suoi versi: -Za sua loquela ti fa manifesto Hi quella nobil patria natio:
il
vivissimo
amore per
Jnf. X. 25. -
sua
favella
Inf.
Questa
moderna
Faranno
paese
favella
Purg. xxvi.
chiari ancora
dove
il
amore
perfettissimo
amore di
lui
sempre
delli
lo
prese: Conv.i.
fu via^ per
andare innanzi, e
Conv.
i.
cosi... gli fu
grandissimo
benefattore:
Va. -
Dal principio
della
mia vita
119
cre:
appare,
sciuta,
manifesto ch'essa in
me massimamente
Conv.
1.
Ed
lo
ci
qinal sua favella lasciare per alcun' altra, dove necessit non
costringesse: Conv.
i.
sia
bene
11.
se naturale
quello;
queste
e ho
tre
cose,
aggiunge, mi fecero
a propugnarlo, a per-
prendere
lo
dentalmente
amo
amato
{Id.) - e
che commendano
(Coni'.
1.
lo
Volgare
altrui, e lo proprio
dispregiano
11);
sicch lieramente
dipartendosi
LIO); e
abbominevoli
d'Italia che
hanno a
egli
1.13.
suona nella bocca meretrice di questi adulteri: Conv. -E intendimento suo, e quello dell'amico suo Guido
fu
di scrivere
la
Cavalcanti,
volgare {V.
N.
amore
gere
che altissimi
novissimi concetti
convenevolmente^
esprimono {Conv.
1.
10),
si
quali
10.
-E
lui
divinava:
satolleranno migllaja,
piene. Questo sar luce nuova, sole nuovo; il quale surger ove r usalo (il latino) tramonter, e dar luce a coloro che
120
sono
finisce
DEGLI STUDI
in
DI
DANTE.
proprio volgare:
quello,
...
ciascuna
di tutte
-
dita
appare,
quello eh'
i.
le citt
italiane, e
sia di
ninna
16:
E nell'opera
:
amico Gino da Pistoia Quelli che pi dolcemente e pi sottilmente han scritto poemi, sono stati suoi domestici, e famigliari, cio Gino da
istessa cos favella di s e del suo
Pistoia
V amico
suo'.y)
i.
IO
Il
Volgare,
i
il
quale
vede,
suoi di onore
si
essendo egli
plesse
vocaboli Italiani,
di tante
di
pertanti
costruzioni,
contadineschi
accenti,
egregio,
cos
districalo,
cos
e V Amico
17. - Gosi
nobile proposito
fisso, e
tenne fermo,
il
termine
a confu-
pienamente
ci
la lingua nostra.
dalla particella
umano
Jnf. xxxni. 80
V.
N. 25; Conv.
i.
2.
AMMAESTBAJiEMl
DI
lEITiRATURA
Mostrerolli
Oltre,
quanto '1 potr mentar mia scuola. Purg. XXI. quella scuola Perch conoscili
, . .
L'arte.
tura.
maestro
fa
'l
discente,
La Natura non
ci
d norme non
pi,
ci
del bello
i
del
eh'
fornisce
rappresentarli,
anche segni e lo stromento per merc del gran dono della favella, e della
podest
in
v' abbella.
A
ma
ci
discipline,
la
e l'uso
trova
e
il
mente
combina; l'arte conduce ad effetto convenientepensiero della mente: Par. x. 43. - Perch Virgilio
il
potesse dichiarare
pratica),
ma
si
anco
la
ragione
(la teoria).
Par.xxvi. 123.
La regola dell'arte vuole si osservi una giusta proporzione delle parti di un tutto fra loro, e questa regola moderatrice che debbe governare la' fantasia chiamata dal poeta lo fren dell' arte. Nelle menti vigorosissime una
grande
inquietudine agita aflollatamente
gli
i
pensieri* e
li
rimodella in pi guise, e
aduna continuatamente
in varie
Purg.xxxiu.H.
122
AMMAESTRAMENTI
i
DI
LETTERATURA.
:
Ogni arte ha
Ma
suoi confini
il
or convien che
Pi dietro a sua bellezza poetando Come alVultimo suo ciascun artista. Par, xxx.3.
11
Nuova
vago
componimenti,
l'una stanza
come
rarne
sensi
ci
nascosti;
lo
Tommaseo,
alle
misure del raziocinio adattare, e desiderare che altri vegga com'' li avesse adattati. N certamente l'Italia ha poeta che tanto volo lasciasse alla fantasia, n poeta che
con pi
forti
legami sapesse
lo
la
fantasia moderare:
eli' io
non soglio Perch non corra, che virt noi guidi; S che se stella buona, o miglior cosa
'ngegno allreno
E pi
M'ha dato
il
/n/".
xxvi. 21.
Del che
si
sorti
un
felice
alla virt,
altrimenti lo
perde.
di poesia italiana: l'antica
di
Bonaggiunta
la
e degli
freddi
concettisti,
nuova,
quella dei
dolce
di
consonanze e
il
amava
linguaggio
conobbe
il
e gli riusc
appieno
la
prova:
quando
Amore
*
modo
52.
AMMAESTRAMEMl
DI
LETTERATURA.
123
In questi versi, prima dei Baumgarten e del Wiiikelman, Dante definisce bene l'estetica: in essi si comprende
il
segreto
della poesia
e dell'eloquenza
al poeta,
e
il
di
tutte l'arti
del vivere.
Prima condizione
cuore,
1'
senza
il
quale
si
ma non
;
poesia:
mi son un che
mente): Se-
colla
modo che
a
Veggio ora
la
me
(Bonaggiunta),
si
la
scuola
Forse diretro a
me
34.
Ma
si
grado
alla gente,
scrivendo d'Amore,
xxiv. 48), questo
(Pttrr/.
un cieco che non vede, non sente la differenza -che corre tra uno stile copiatore fedele della natura e del sentimento, ed uno caricato e falso
scrittore
:
E qual pi
Purg. xxiv.
61.
Dello
al
stile.
iiiffiicoitsk dell'espressione.
La ma-
concetto, non potendo imprimere la forma che vorrebbe Vero che, come forma non s'accorda
Molte
fiate alla
intenzion dell'arte,
Perch' a risponder
la materia sorda. Par. 1. 127. Similemente operando all'artista, C'ha l'abito dell'arte e man che trema. Par. xiii. 77.
Molte volte
11
al
fatto
il
dir vien
meno.
mio veder
il
fu
maggio
a tanto oltraggio. Par. xxxiii. 33.
Che
E cede
memoria
Dicer del sangue e delle piaghe appieno, Ch'i' ora vidi, per narrar pi volte?
Per
Ogni lingua per certo verra meno lo nostro sermone e per la mente,
12
AMMAESTRAMENTI
DI
LETTERATURA.
1.
comprender poco seno. Inf. xxviii. Ma voglia ed argomento ne' mortali... Diversamente son pennuti in ali. Par. xv. 79. Per se le mie rime avran difetto,
a tanto
C hanno
Di ci
Cam.
xv.
1.
Non pure
ma
non sono, perocch la lingua mia non di tanta facondia, che dir potesse ci che nel pensiero mio se ne ragiona... Se difetto sia nelle mie parole... di ci da biasimare la debilit
dello 'ntelletto
e la
cortezza
del nostro
parlare
lo
quale
Nostro
quello
intelletto,
cio la fantasia),
la
non puote
perocch
fantasia
noi
li
lo di che...
Pi ampli sono
che ad accennare
il
pensiero
nostro,
ma
sola-
perfetto intelletto
si
termina,
Conv.
in. 4. -
Onde
l'
il
poeta invocava
sua Musa
Le
85.
E rendeva
meravglia,
avvertito
s'ei
pi luminoso
s
stile
il
dir non fosse diverso. Inf. xxxii. 12. tu vedi ben com'io innalzo
ix.70.
La mia materia, e per con pi arte Non ti maravigliar, s' io la rincalzo. Purq,
Or convien ch'Elicona per me
versi,
E Urania m'aiuti
col
suo coro,
V affetto
D'
Il
il
senno...
s
un
seno d'un
Il
medesimo peso e
valore.
all'
AMMAESTRAME^T1
Come
Sovra
si
'1
DI
LETTERATURA.
125
(E nel mio parlare vor/lio esser aspro: Caw2. ix. 1; con rima aspra e sottile : Canz. xvi. l. - E dice aspra, quanto al suono
del dettato,
Conv.
IV.
2.)
r premerei di mio concetto il suco Pi pienamente; ma perch'io non l'abbo, Non senza tema a dicer mi conduco. Che non impresa da pigliare a gabbo,
Descriver fondo a tutto l'universo,
N da lingua che chiami mamma e babbo. Ma quelle Donne aiutino il mio verso,
Ch' aiutaro Anflone a chiuder Tebe,
S che dal fatto il dir
Il
non
1.
poeta
la
dimandava un linguaggio
terribile
forte
ed imitativo,
l'armonia
in
perch
suono quel
lui
che dentro
egli sentiva:
E
tura.
visibile
parlare [Purg.
x. 95)
le
chiama
gli
il
modo da
lui
parole
effetti della
scol-
ci
si
componga
ad impressionarci
gagliardamente
ma
ai
e profondit
xiii. 78.
SI,
;
non
si
vede. Viene
alcuno dall'una parte della campagna, e vuole andare a una magione eh' dall'altra parte, e per sua Industria, cio per
accorgimento e per bont d'ingegno, solo da s guidato, per lo diritto cammino si va l dove intende, lasciando le
vestigie de' suoi passi dietro da s. Viene
un
altro appresso
126
AMMAESTRAMENTI
DI
LETTERATURA.
e
magione andare,
non
gli
me-
stiere se
il
non seguire
altri
le vestigie lasciale, e
cammino, che
pruni e per
le ruine,
ed
alla
parte dove dee non va... Chi ha alcuna scorta, e bene non
camina,
lo
suo errore e
- Il
il
Perticari,
egregiamente annotava:
pw
dirsi
di
chi
abbandona
De
Vulg. El.
ii.
4.
E Dante c'insegna
deve trarsi il bello stile che fa le opere immortali. Da essi apprese egli a scegliere nel discorso quell'espressione eh'
la migliore,
ne-
128.
maggior Musa, fu
'1
continuo da
canta
mia Tragedia
in alcun loco,
Ben
quanta. Inf.xx.U.
Vagliami
il
lungo studio
e il
grande amore.
Tu
Tu
e
fa
se'
se' lo
solo colui,
Lo bello
clic
mio maestro e il mio autore: da cui io tolsi stile che m' ha fatto onore. Inf. i.
82.
le
faville,
mille;
di
dramma. Purg.
xxi. 94.
AMMAESTRAMENTI
DI
LETTERATURA.
grotte, Purg. xxii. 64.
27
allegati tutti
insieme
V. iY. .
25
Inf iv. 79
),
Da
sembra riconoscere T eccellente magistero che gli acquist tanta gloria. -N le lodi dei contemporanei si tace; ed ei chiama Guido Guinicelli il Massimo {De Yulg. El.\. 13), e \\ padre suo e degli altri migliori che usassero mai rime d'amore, dolci e leggiadre: Purg. xxvi. 57.
N duopo
le
ci
il
basta leggere
ma
ci
fermarsi entro
:
quelli,
bene addentro
opere lette
Or
ti
riman,
lettor,
sopra
'1
tuo banco,
Messo
t'
ho innanzi
ornai per te
il
ti
Egli
ci
inoltre
necessario
ritornare
sovente
coli'
amo-
l'intelletto
Dante diceva:
l\[eccssit,
io
pensava, andando,
Prode acquistar
1'
nelle
abito
Quella cosa
che pi adorna e
comenda le umane operazioni, e che pi dirittamente a buon fine le mena si quelle disposizioni che sono ordinate allo inteso line: Conv.i.o. -Ver l'abito della scienza potemmo
la verit
speculare: Conv.
ii.
14. - Nulla
cosa
utile,
se
non
in (juanto usata,
1.
tamente: Conv.
9.
uno
studio
il
quale
mena l'uomo
il
un
altro studio,
quale
ni. 12.
Vagliami
lunf/o studio e
il
(rande amore,
i.
Che m'han
volume. Inf.
le
83.
Lungo
ecco
s'avviva nell'amore, e questo in quello, cosi l'uomo giunge air abito dell'arte e della scienza. Ma pochi sono quelli
AMMAESTRAMENTI DI LETTERATURA. 128 che all'abito da lutti desiderato possono pervenire {Conv. conciosiacosach se non per ispazio di tempo ed as1. 1.
) ;
siduit di studio
si
possono prendere
-
le
regole e
le
dottrine
De
Vulg.
El
1.
1.
E Dante
stesso,
mirabile
ingegno ed
unico,
assidua a studio
per non
si
fallire a glorioso
porlo
140) e per pi
annimacro [Par.xwi.
fami, freddi
sotto
V ombra di Par-
naso;
sofj'erse
e vigilie: Pwrr/.
xxix.37.
gli
Oh quante
che
occhi dell'altre
si
Amore
Conv.m.X. -E nell'Epistola
le
restria intuebar.
(IJ
senno e
la
scienza
non vengono da
Dal princi-
il
ci lasci scritto:
non secondo i costumi de' nobili odierni si diede alle fanciuUescIie lascivie e agli ozii, nel grembo della madre impigrendo, ma nella propria patria
sua puerizia con istudio continovo diede alle liberali arti, e io quelle mirabilmente divenne esperto. E crescendo insieme cogli anni l'animo e
la
lo
ingegno, non
si
a'
oggi cia-
scuno,
dispose,
le
ma
sprezzando
transitorie
piena notizia delle finzioni poetiche e dello artiflzioso dimostramento di quelle. Nel quale esercizio famigliarissimo divenne di Virgilio, di Orazio,
d Ovidio, di Stazio e di ciascuno altro poeta famoso...
Partendo
tempi
argo-
debitamente,
le istorie
da s, e
ment, non senza lungo affanno e studio d' intendere. E preso dalla dolcezza del conoscere il vero delle cose racchiuse dal cielo, n niun' altra pi cara di questa trovandone in questa vita, lasciando del tutto ogni
tutto a questa sola si diede. Ed acciocch non vista da lu rimanesse, nelle profondit altissime della teologia con acuto ingegno si mise, n fu dalla intenzione lo effetto lontano, perciocch non curando n caldi, n freddi, n vigilie, n digiuni, n alcuno altro corporale disagio, con assiduo studio pervenne a conoscere della divina essenza e delle altre separate intelligenze, quello che per umano ingegno qui se ne pu ancor prendere. E cosi come
altra temporale sollecitudine,
niuna parte
di filosofia
cosi in
9.
fu assiduissimo,
il
si
ri-
disponea,
luuovere.
in tanto che
Id. p. 39.
potea
(Veggasi
quanto
gli
AMMAESTRAMEISTI
s,
DI
LETTERATURA.
indefesso:
129
ma
si
Tra colanlo
senno D quanto per tua cura fosti pieno, diceva Virgilio a Stazio: Purg. xxi. 23. Il sapere non dolce ne' suoi principii: la letizia ne sar poi la ricompensa; ma non viene
Pur. x. 31. Onde non camino in sulle prime ci sembri aspro, ronchioso malagevole che la montagna della scienza tale Che sempre al cominciar d sotto grave, E
che
ci
in
dobbiamo sgomentare se
men fa male
di studio e
Purg.
iv.
90. -
Se
liti
di dubitazioni che
cominciar
il
dcW eria
steremo
losofia
dilettoso
monte:
continuando
le
la
luce della
fi-
ad
irradiarci,
cadranno tutte
dubitazioni,
qiasi
e
pieno di certezza
lo
Coni),
ii.
16. -
L'amore ove
ebbe
con
gli
occhi
la
della
carne desterebbe
r//or/a.
i.
mirabili amori.
E Dante per
e
dolcezza della
n
piet
17.
di figlio,
debito amore,
Lo qual dovea Penelope far lieta, Vincer potevo dentro a me l' ardore Ch' i' ebbi a divenir del mondo esperto,
E
Egli fa
degli vizii
umani
dunque
mestieri, secondo
lui, e
Lascia
varca.
Che qui buon con la vela e co' remi Quantunque pu ciascun, pinger sua barca. Purg.
xii. 5.
Che seggendo
Inf. XXIV. 47.
in
sotto coltre:
Ed
nostro
sommo
molti tanto
presuntuosi,
che
si
credono tutto
:
e per questo le
d'uno speziale). - Non poterono gli amorosi desiri, n Le dolenti lagrime, n la sollecitudine casalinga, ne la lusinghevole gloria de' pubblici offici, n il miserabile esilio, n la intollerabile povert giammai colle loro forze rimuovere il nostro Dante dal principale intendimento, cio da' sacri studi; perocch... egli nel mezzo di qualunque pi fiera delle passioni sopraddette,
si
Id. p. 20.
VOL.
130
AMMAESTRAMENTI
DI
LETTERATURA.
nel
massimamente abbomina
primo degli
:
Tommaso
Sono
ingegno presuntuosi, che credono col suo intelletto potere misurare tutte le cose, stimando lutto vero quello che a loro pare, e falso quello che a loro non pare. E quinci nasce, che mai a dottrina non vengono,
molli, tanto
di loro
credendo da s sufficientemente essere dottrinali, mai non domandano, mal ascoltano, disiano essere domandati, e, anzi la domandazlone compiuta, male rispondono: Conv. iv. 15.
Yergogninsi
dacia
gli idioti
di
che vadano
alle canzoni,
quali
non altrimenti
il
solemo
riderci, di quello
i
che
si
farebbe di un cieco
quale
distinguesse
De Vul El. ii. 13. Modo di procedere nel rintracciare la verit e Poni ben mente al nell'acquisto delle cog^nizioui.
colori:
modo
sideri
la
verit
che tu de-
conoscere,
ti
giovi,
me
com'
io
vado
124.
Ogni
verit, che
non
un
principio,
si
manifesta per
la
necessario
in
ricorra,
:
le
proposizioni
assumono De Mon. i. 2. - Come nelle superiori questioni abbiamo fatto, similmente nella soluzione di questa si vuole
pigliare
si
formino
si
ricerca.
non giova
il
affaticarsi
vero
i
conciossiach solo
principio la
mezzi:
s
De Mon.wi,^.
La natura vuole
che ordinatamente
procedendo da quello che conoscemo meglio, in quello che conoscemo non cos bene dico che la natura vuole, in quanto
;
questa via
di
principio
le
Locke
in
nostre
AMMAESTRAMENTI
DI
LETTERATURA.
131
)
Locke mal pu
(
Mal Iragge
a questa
ire
ly.'^^. -
Per l'abito
ii.
potemo
la verit
speculare: Con?;,
s
14.
Ci
fa
lieve
fantasia^
che
hanno conchiuso. E
bito trasvolando
nell'altra,
si
sottilissimamente
principio, e nulla
argomentare, e non
IV. 13. - Il
muovono da niuno
falsi
principii,
dimostrando, non
conchiude verit
Conv.
iv. 9.
Ad
acquistar
cognizioni
ma
ragionamenti e
le
danno
Inf. x. 19.
veri sapienti
riguardano sempre con gratitudine chiunque pu avvantaggiare la non mai compiuta ricchezza.
Il
dubbio buono e fecondo, quello che viene da Istinto di a^ensione dell'anima umana,
a' piedi del
il
di
il
vero,
ed germe
si
di quello
esita,
s,
Se l'uomo dubita,
l'umanit procede;
la famiglia
alcuni uomini
dividono tra
umana
si
aduna
il
in se stessa
si
pi e pi intima-
mente: Par.
IV. 129. - Il
poeta
ad accertare da s stesso
DI
vero,
rivolgere la
qui
chieda,
ricorre
ai
nell'altra
Conviemmi udirlo da
voi...
che io per
me indarno
L'esperienza
arti
fermare
costante,
le
singolari cognizioni di ci
all'arte,
x. 63.
porgono fondamento
stabiliscono
la
comune: Par.
Esperienza, se giainmai
Ja pruovi,
fi.
95.
132
AMMAESTRAMEMl
Si perdoni al poeta,
DI LETTEIIATURA.
egregamenle annoia
poema
il
in
alcuna parte.
pi certo, e lo condensa
del cercare
il
sentenze talvolta
la via,
potenti,
vero segna
anche
l
meno che
)
teologico, siccome
dove pone
dubbio
modesto ed onesto
due dettami che a
come
altro
Definizione della Poesia. La Pocsia non che una finzione rettorica, e posta in musica: De Yul.ELu. 4. -Li poeti coli' arte musaica le loro parole hanno Le parole sciolte sono pi capaci a legate: Conv. iv. 6.
Poesia. -
ben descriver
le cose. Inf.
xxviu.
1.
poeti conceduta
:
maggior licenza
di parlare
che
alli
prosaici dicitori
Materie da
Cri di
che
si
La salute, i piaVenere e la virt sono quelle tre grandissime materie, denno grandissimamente fc-atlare, com' la gagliarl'ardenza dell'amore,
(
dezza dell'armi,
la regola
della
veremo
gli
uomini
illustri
le
la
aver volgarmente cantalo; cio armi; Arnaldo Daniello lo amore: rettitudine; Cino da Pistoia lo amore;
:
Amico suo la rettitudine De Vulg. El. ii. 2. Noi usiamo lo stile tragico, (il sommo stile sublime. degli stili) quando colla gravit delle sentenzie, la superbia
delle costruzioni,
e la eccellenzia
concorda insieme... Che a trattare lo stile tragico qui la di/ficult, qui la fatica; perci che mai senza acume d' ingegno, n senza assiduit d' arte, ne senza abito di scienza non si potr fare. De Vulg. El. ii. 4.
Scienza e dottrina necessaria al poeta. Per esser vero poeta conviene onorare (saper profondamente) ogni scienza, ed ogni arte. Chi solo fa versi cinguettiere cantante,
colui che
Non
Quel
si
dee dicere
AMMAESTRAMEMl
DI
LETTERATURA.
dile'.to
133
colla sapienza in
si si
dilettano dilettano
e che
e V altre scienze fuggono abbandonano, che sono tutte membra di sapienza: Conv. m.l. Scelta del subietto. Ciascuno debbe pigliare il peso della materia eguale alle proprie spalle, acci che la virt di esse dal troppo peso gravala, non lo sforzi a ca-
De Yulg.
11.
El.
ii.
4.
Le cose buone
ai
ai
degni,
pi degni, e le ottime
1. s
vengono:
Z^e yi!//f/.j7.
Donna
degnissimi
non poter
si
se-
le
parole
alte cose:
altamente,
vile.
Canz.
ii.
1.
dunque
la
sciocchezza di coloro,
quali senza
gegno,
per
si
cose somme.
Adunque
quila,
la loro
non vogliano l'aDe Yulg. El. ii. 4. maggior potenzia che quella
in
che pu
colui che
modo che
faccia
De
11.
Yulg. El.
17.
si
pertiene
alli
Rettorie!.
Conv.
quello
che pi
lo fa:
Conv.
i.
5.
In ciascuna scienza la
mostra:
12. -
Coni).
11.
sermone
lo
bene
della
che
che
si
com-
ai nostri
il
cavallo al soldato;
ottimi
soldati.
e con-
venendosi
ottimi
cavalli
agli
T ottima
134
AMMAESTRAMENTI
si
DI
LETTERATURA.
Vulfj. El.
ii.
conviene: De
1. -
non possono essere se non dov' scienza ed ingegno: De Yiilg. El. ii. - La bont e la bellezza di ciascun sermone sono in tra loro partite e diverse che la
;
la
bellezza
nell'ornamento delle
avvegnacch
ii.
la
bou-
12.
(Il Perticarl
annotava
Dunque anche
Dante facea
Esordio.
Il
proemio
il il
me
preludio nel suono. Questo denominato esordio, si fa dai poeti in un modo e dai retori in un altro. Perocch questi, a conil
proemio per
ciliarsi
la
proposta
soggiungono pur anco una qualche invocazione... Ad esordir bene richieggonsi tre cose, secondo Tullio nella nuova Rettorica, e sono; che altri renda benevolo e attento e docile l' uditore In utimateria
ma
poeti, oltre a ci
litate
dicendorum
:
benevolentia paritur:
dociltas.
in
admirablitate
della
attento
in possibilitate
Lett. a
Cangrande
massimamente
dell'
dee intendere
suasioni,
sia,
alla persuasione,
cio all'abbellire
au-
come
li
promettere
di
dire
nuove
7.
Parlare di s
per
li
Rettorici alcuno di s
i.
medesimo non par lcito. Non si concede medesimo senza necessaria ca2.
Confutazione. Acci che alla nostra investigazione possiamo avere un picciolo calle, gittiamo fuori della selva 11. - Giova gli arbori attraversati e le spine: De Ynlg. El.
1.
prima riprovare
il
sommerso
avverso. Par.
ii.
Nel falso
L'
Il
il
argomentar cU'
61.
intelletti,
quaK
che
piegando
opinioni correnti,
non
di
rado avviene
AMMAESTRAMENTI
DI
LETTERATURA.
si
133
difficili
ne restino occupati,
tanto
fa
s'
si
che poscia
rendano
in
ad ac-
xiii.
Ii8. - In-
quanto
la verit si
meglio apparire,
modo
quelli
tenne
il
che prima
sempre combatt
e poi,
E con
tutta licenza,
ve-
mia
vittoria,
tenga
lo
campo
delle menti di
9.
-Gassi
falsificato
il
lor pa-
rere
d
Par.
11.
83
),
loro
false ragioni
nulla ruggine
che
Couv.iv. 15.
si
itrsomentazionc.
I)ene
Quella Orazione
del Rettorico,
pu
dire che
venga
dalla fabbrica
la
quale a cia-
scuna parte pone mano al principale intento: Conv. ni. 1.Fastidium est in rebus manifestissimis probationes adducere:
De Mon. ni. 13. - Gli argomenti debbono essere stringenti: (Deve armarsi d'ogni ragione: Par. xxiv. 49. - Con aperta
ragione: Jnf. xi. 33. - Aperte prove: Par.
xiii.
124. -
Argo-
menti gravi: Inf. xxvii. 106. - sillogismo, che ,la mi ha conchiusa Acutamente s, che in verso d' ella Ogni dimostrazion mi pare ottusa: Par. xxiv. 94. I
tuoi argomenti
Mi son
certi, e
prendon
rettorico,
mia
fede,
Che
gli altri
mi sarian
E
pare
Conv.
Il
bel
la
11.
modo
quando
di fuori
(apparentemente)
Rettorico
Conv.
ii.
8.
Siccome
molte
volte
avviene
che
l'
ammonire pare
presuntuoso per certe condizioni, cos suole lo Rettorico indirettamente parlare altrui, dirizzando le sue parole, non
a quello per cui dice,
ma
parole
fa
136
lei
AMMAESTRAMENTI
immediatamente, che non
DI
LETTERATURA.
degno: Vita
i\tiova, .12.
mollo laudabile in Retlorica la Dissimulazione, e anche necessaria, cio quando le parole sono a una persona, e
la
sempre
vare
la
difesa
dall'altro,
simigliante all'opera di quello il castello da un lato per leche non vanno a una parte la
la
nome
significa: Conv.
li.
Mi volgo
alla
Canzone,
e,
lei
come
Ed
una figura
si
parla,
che
chiama
li
Prosopopea
poeti
Conv.
111. 9.
si
colui che dice, pi caldo parlar dietro riserva, Purg. xxx. "1.
dee
dice,
Ciascuno buono fabbricatore nella fine del suo lavoro quello nobilitare e abbellire dee, in quanto puote, acciocch
pi celebre e pi prezioso da lui
si
Grammatica
138.),
La Grammatica,
xii.
comune consenso
di
molte genti
quale per
la
(il
lo singolare arbitrio si
muove) non
le autorit,
ci
imperfettamente date
e d coloro dai quali
divsi:
ed
de'
fatti
degli antichi,
ci
la
9.
(
diversit
luoghi
fa
essere
De Vulg.
si
El.
i.
Conv.
ii.
14.)
Traduzioni.
nizzata
Nulla
cosa
armosenza
la
pu
armonia.
E questa
AMMAESTRAMENTI
ragione per che
DI LETTERATURA.
di
137
in
come
l'altre
greco
latino,
loro: e questa
la
ragione
per che
che essi furono trasmutati di di musica e d' armonia ebreo in greco, e di greco in latino, e nella prima trasmutazione
tutta quella dolcezza
10. pag. 99.)
i.
7.
(Y.
CowiM.
Commenti.
La sposizione
la
vera sentenza
si
di
quelle
delle sue
la
conto,
ma
sottile
ammaestra:
le altrui scritture
Questo Signore, cio queste Canzoni, alle quali questo Comento per servo ordinato, comandano, e vogliono essere esposte a tutti coloro alli quali pu venire si lo loro
intelletto,
(Vogliono
quali
mate-
Co?iy.
I.
7. -
Non
in
non per
lo
suo uso,
danari e dignit...
quanto per quelle guadagnano La malvagia disusanza del mondo hajaa coloro
ma
sciato la letteratura
che
per
l'
hanno
fatta
di
donna
filosofo
meretrice
Conv.
i.
9. -
Non
si
colui eh'
amico
d sapienzia
Conv.
iii.
11.
si
Ciiudizio dell'opere.
Nel giudicio
i
dell'opere
precetti
ma
non
merito
letti,
se
letti,
certo
lodarli
o vituperarli
cos,
sempre
ed
cos. B. Bianchi.
138
AMMAESTRAMENTI
DI
LETTERATURA.
li
voce pi eh'
al
ver drizzan
volti,
pu essere che
ci
loro concetti
sieno
che
la
:
derisa
53.
Rispetto reciproco tra i cultori d' un'arte medesima, tra gli uomini di lettere. -Fra quelli che professano una medesim'arte non deve regnare invidia. Chi un valente uomo infama degno d'essere fuggito dalla
gente, e merita di essere da tutti scacciato: Conv.
iv. 29.
L'invidioso non
lo
ama
l'arte
ma
manca
ama vera-
mente un'arte, gode ch'essa avanzi e venga illustrata, e perci ricorda ed ascolta i nomi onorati, ne ritrae con affezione l'opere degne {Inf. xvj. 60), le raccomanda allo studio ed all' ossequio altrui, non ne nutre che una nobile emulazione, derivante dall'amore dell'arte medesima:
Nel
si
conviene
iv. 91.
sola,
Fannomi
godono
di vedersi d conoscersi e di
Grazioso
fia lor
vedervi assai:
di bel
:
Piircj. viu.
45. -
Onde
Virgilio a
,
soggiorno
Menerotti ad esse
47. -
E non
Purg.
vii.
l'affettuoso discepolo
a cuore
la
conol 've
Ch'aver si pu diletto dimorando: Piirg.wi. 62. Dante, vedendo in luogo aperto luminoso ed alto la schiera degli spiriti illustri, avea il sentimento del sublime, ed espri-
mealo
in
me
stesso
m' esalto.
Magnifico concetto!
AMMAESTRAMENTI
Per egli non tace
d'alcuni uomini,
dell' eccellenza,
il
DI
LETTERATURA.
139
sommi
in vero,
ma
lo che serve al poeta di fare meritato tributo di lode una bellissima tirata sopra le umane vanit: Purg.xi.^o.L'uomo non deve insuperbirsi e schifare altrui, per ingegno perocch non v' mai merito s grande che eh' egli abbia
;
non possa darsene uno maggiore Purg. xi. 94. - Quanto cara e bella insieme non la pittura del grande uomo di
:
intelletto
che
ci
lasci
il
1.
Scena
II.
Era su l' uscio, Quasi per guardia delle cose belle, Uom d'aspetto magnanimo e robusto,...
Che con fronte benigna insieme e grave. Con regal cortesia invit dentro
Ei grande e 'n pregio
me
negletto e basso.
Oh che
FILOSOFIA DI DANTE
"
il
pi grande
come
ci fosse poco,
ecco
il
fondare
immensa
sintesi,
che richiamando
1'
a' piincipii
la filosofia,
la storia,
estetica e
ad impugnarv
DALL' OKGABO
Sposa dell' imperatore del non solamente sposa ma suora e figlia dilettissima: Conv. li. 12. - La bellissima onestissima figlia dell'imperatore dell'universo: Conv.u.^. - Donna dell'intelletto: Cont). 111. 19. - Questa donna fu figlia d'Iddio, regina di tutto, nobilissima e bellissima Filosofia: Coni', u. 13. - Veramente donna piena di dolcezza, ornala d'onestade, mirabile di
cielo... e
savere, gloriosa
di
libertade...
donna
sono
le
sue dimostrazioni,
le quali dritte
telletto,
Oh
140
FILOSOFIA DI DANTE.
quando essa
alli
ramente
guarda,
Cony.
fine
II.
e
16.
delli
vizi:
la verit...
della Filosofia
eccellentissima
dilezione
che
feli-
difetto, cio
vera
intende,
gentil cosa,
Filosofia...
quant'elli vede
in
quando mira
dov'. questa
quanto perfettissimamente Filosofia uno amoroso uso di sapienza p. 241). -Quella luce virtuosissima Filosofia,
1
in s la
(
vede...
ni. 12.
Y. Conv.
fiori
t:
Conv.
La scienza non
si
deve
nascondere
ma
comunicare.
di sapere.
Tutti
gli
uomini natul'
ralmente desiderano
La scienza
ultima per-
non
sempre uno,
successione
ma
molti
e finito
1'
sicch, propriamente
parlando,
non
crescere
suo dilatare,
ma
di piccola cosa in
grande
cosa...
cagione
IV.
d' imperfezione,
ma
di
13.
li
Nel
desiderare
della
successivamente
Scienza per-
finiscono
fetta
desideri!,
e viensi a perfezione... e
nobile perfezione,
13. l'
infelice...
Per
secondo
la
sentenza
seggono pane degli Angeli si mangia, e mieri quelli che colle pecore hanno, comune cibo! Conv.\.l.{Pochi drizzan il collo Per tempo al pan cleijli Angeli, del quale
del Filosofo: Conv. ni. 15. beati que' pochi che
Oh
a quella
mensa ove
il
Vivesi qui
cui
ma non sen vlen satollo: Par. ii. 10.) - Quelli, alla anima questo raggio divino non risplende, sono siccome
FILOSOFIA DI
valli volte
la luce
DAME.
141
ad aquilone, ovvero spelonche sotterranee, dove non discende se non ripercossa da da quella illuminata: Conv.
ineffabile sapienza
la
iv. 20. -
altra parte
fa
Ond'
egli
si
ad esclamare:
quanto povera
levando
gli
voi,
occhi suso
a queste cose,
!
nel
Conv. in.
Oh peggio che
gli
Aprite
ella
occhi vo-
che voi
il
foste,
fu amatrice di
e poich
voi,
fatti
acconciando e ordinando
foste, per voi dirizzare,
vostro processo;
in
li
comandamenti
loro,
siccome
quelli
che v'annunziano
la
peradrice...
dice,
Non chiudete
la
gli
dicendo che
della beatitudine
andando
mirando
le loro operazioni, di
ch'esser debbono a
cxmmino
i.
Ma
la scienza
non
{V.De Non.
1.): Gli
uomini
ovvero perch eccellentemente ammaestrati, eccellentemente ammaestrare: De ViiUj. FA. 1. 17. - Coloro che sanno debbono
liberalmente porgere della
loro
buona ricchezza
si
\.
alli
veri
refrigera
1.
FILOSOFIA DI D.NTE
IL
VERO
La
virt della verit
rV'. 3.
il
vince. Conv.
Ho meco
domatizzando
rit
il
quale
d'
aauici
da
preferirsi.
Ep.IX. 5.
Filosofi antichi
da Parmenide
di capo,
fino
anime attraverso a tutti i gradi della creazione, sino a che le vede risalire alle stelle donde emanarono: Par. IV. 2l.- Zenone vide e credette il fine della vita umana essere solamente la rjida onest, donde la setta
le
Platone
degli Stoici
Epicuro
Platone
la
Socrate con
posero
fine
nella
nostra
opera-
mezzo
eh' viriti:
che
iv.6.
filosofi del
ch le ambagi della scolastica facessero loro smarrire la buona via, e l'amore dei sistemi vincesse in essi l'amore
del vero
:
Par.
xiii. 97.
trasporta
e
il
L'amor dell'apparenza
81.
si
spazia nessun
l'ero.
-Castro intelletto, se
IL
VERO.
si
143
spazia.
Posasi
in esso,
come
fera ia lustra,
;
Se non, ciascun desio sarebbe frustra. Nasce per quello, a guisa di rampollo,
Appi
Ch'ai
del vero
il
dubbio, ed natura,
collo. Par. iv. 124.
sommo
L'intelletto dell'
fiera nella
uomo
si
una
splendida e do-
il
albero,
si
faccia, la
conferma nei risultamenti d'ogni scoperta che quale quei limiti che sono nel campo dello sci-
bile allontana,
di arrivare al
ma non
toglie.
alla
damento che
ciascun
disio
la
esser giunto
si
al
suo scopo,
la
senza
che
in
alcuna cosa
gravi
di
gli
acqueti
il
cuore e
mente.
Non meno
pro-
fondi,
ma
data terzina: ed
in collo.
natura, Ch'ai sommo pinge noi di L'amore del vero, dal quale deriva il corso
il
delle
nazioni
e
la
cosicch ta
guerra,
sensata.
il
Non
stoltamente
mia
e la
lighieri
sommo
di collo
su quelli
che che
ci
le leggi
precedono : quindi le care speranze di quei progressi immutabili della natura promettono alle genequali
razioni future, le
godranno
la
vera
utilit del
tempo,
di' l'esperienza.
uomo
144
FILOSOFIA DI DANTE.
insensata cura de' mortali,
Quanto son
Quei che
ti
difettivi sillogismi
Par. xxi.
il
1.
vero: Purg.
L'animo
derio passionato;
si
Il
giudizio
mezzo
la
Ira l'apprensione
e l'appetito.
Imperocsi
ch prima
seguita o
e
la
fugge.
l'appetito,
non
in alcun
mente libero. Ma se il giudizio mosso dall'appetito in qualunque modo preveniente, non pu esser libero, ma menato da altri e preso: De Mon. 14. - Agli uomini, che volano con lo appetito innanzi alla considerazione della ragione, sempre questo seguita: ch'eglino male disposti, e posposto il lume della ragione, sono tirati come ciechi,
i.
dall'affetto, e
pertinacemente
de' loro
la loro cecit
niegano.
Onde
pei
;
ma
che molti,
termini
uscendo,
discorrano
campi
e cos
provocano alcuni ad
ira
ed indignazione,
altri a riso
De Mon. in. 3. - Siccome la parte sensitiva dell'anima ha suol occhi, colli quali apprende la differenza delle cose, in quanto elle sono di fuori colorate; cos la parte razionale
ha suo occhio, col quale apprende
in
la
fine ordinate:
e quest'
la di-
screzione.
E siccome
colui
va sempre, secondo che gli altri, giudicando il male e 'l bene; cos quelli ch' cieco del lume della discrezione,
sempre va nel suo giudicio secondo il grido, o diritto o falso che sia. Onde qualunque ora lo guidatore cieco conviene che esso, e quello anche cieco eh' a lui s'appoggia, vengano a mal fine: Conv. 1. 11. L'amore della propria opinione lega V intelletlo ed impedisce l'esaminare sottilmente quanto necessario
preservarsi dall'errore: Par.
xiii.
onde
le
nascono
falsi
giudici,
nascono
non
IL
VERO.
;
145
per che
li
buoni sono
esaltati.
in
malvagi onorati ed
La
Conv.
iv. 1. -
prendere piede; che cosi come l'erba multiplica nel campo non cultivato, e sormonta e cuopre la spiga del formento,
sicch, disparte agguardando,
desi
il
il
mala opinione nella mente non gastigata, n corretta, cresce e multiplica, sicch la
frutto finalmente
;
cos la
cio
:
la
vera opinione
iv. 7.
:
si
nasconde, e
perde
Conv.
La verit sola L' intelletto delF uomo cinto di nebbia pu disnebbiarlo e purgare la caligine che lo lede Purgat.xxvm. 89. Questa luce pi che altro si trova nel Verbo rivelato. Purg. xxvm. 81. La dimostrazione della verit debbe farsi per prove chiare
:
ed evidenti, valide
Quel
s
Sol,
nell'
petto,
Provando e riprovando il dolce aspetto. Par. ni. 1. Gil r animo di quel eh' ode, non posa Ne ferma fede per esemplo ch'aia La sua radice incognita e nascosa, N per altro argomento che non paia. Par xvii.
131).
alla
d'
ricerca
del vero
colui
ma
in
xiii.
121.
ma
pro-
Da questa
Esperienza,
se
Instanzia pu dliherarti
(jiammai la pruovi.
a' rivi di vostr'arti.
Par.
ii.
94.
nuove cose il fine non certo, perciocch l' esperienza non mai avuta, onde le cose usate e servate sono
Delle
YOL.
II.
10
146
FILOSOFIA DI DANTE.
si mosse la Racomandare che l'uomo avesse diligente riguardo a entrare nel nuovo cammino, dicendo: che nello statuire le nuove cose, evidente ragione dee essere
gione
dirillo civile) a
DifBdensEa dei sensi nei nostri giudizi. Nostra Conv. ii. 3. - Omnis opinio quae est contra sensum est mala opinio: Qunes. De Ter. et Aq. 5. - Dove il senso non apre la verit, avviene che il giudizio de' mortali vada fuori del vero
conoscenza comincia dal senso
:
Egli erra
52.
a' sensi la
Vedi che
Il
la
ragione ha corte
l'ali.
Par.
ii.
56.
senso
s'inganna
il
di
L obbietta
comiin...
parere,
secondo
pi
massimamente
intellettuali,
nelli sensibili
:
comuni,
volte ingannato
Conv.
iv. 8.
l dove Imperocch
le
senso spesse
li
nostri occhi
pupille
del vipistrello,
gli
Conv.
6.
Il
savio primie-
ramente attinger alle fonti dell'osservazione, poi lento avanzer nelle vie del ragionamento; avr piombo a' piedi; senza l'appoggio di una distinzione aiutatrice non valicher
i
due passi
difficili
del
e del no:
Veramente pi volte appaion cose, Che danno a dubitar falsa niatera, Per le vere cagion che son nascose. Purg. xxii. Con questa distinzion prendi il mio detto; E cos puote star con quel che credi Del primo padre e del nostro Diletto. E questo ti fia sempre piombo a' piedi, Per farti muover lento, com'uom lasso, E al si e al no, che tu non vedi Che quegli tra gli stolti bene abbasso, Che senza distinzione afferma o niega. Cosi ucir un come neir altro passo.
;
28.
IL
VERO.
14'
Non sien
le
giudicar, s
in
Le Liade
Par.
xjii.
100
COSMOLOGIA DANTESCA
Dio
il
primo Motore
di
tulio
[Purg.
128.
xw.^);
il
primo puiilo
la vita dell'
l'anima insomma,
ii.
Quanto
perch vi
splendore,
Il
bisogno
cli'e
anche fuori
suo
cio perch
infinita perfezione.
Le creature
per amarlo,
perse in
ed
il
cre
fu l'amore,
pu dire che nella loro creazione s'anovi amor l eterno Amore. Dio nella sua eternit,
s
Dio
fu
atto,
senza processo d
non erano
ma
ne cosUluivano
il
line diretto. V.
Par. xxix. 10
Dio in tutto
e seg.
il
Sapienza
di
Quanto per mente o per occhio si gira Con tanto ordine f, eh' esser non puote
Senza gustar
di lui chi ci rimira. Par. x. 4.
i
raggi
Uno manendo
Iddio pinge
la
come
in
sua virt
cose
per
modo
di diritto
148
FILOSOFIA DI
DAME.
modo
ripercuote
II.
minate. Par.
112;
vii.
17;
xiii.
52.
L'universo, come un complesso d forze vive che rampollano dall' atto creatore, ciascuna per istinto, officj e vitalit
ma
da un perenne conato
sere a porti diversi:
movono
quale e
fine,
Al quale
fatta la toccata
norma.
Pi
al principio loro e
si
men
vicine
Onde
Per Con
lo
Par.
1.
103.
Accennata queir alta legge ontologica, in cui s' inchiude, come in germe, la filosofia della storia, che non poi altro che la storia dell'eterna sua vita, il progresso dell' universale incivilimento, legge suprema, secondo la quale
nit via via trasformandosi
terra,
l'umacompie i suoi destini sopra la legge che Vico chiama legge dell'umanit, e che fu
ed espressa nel C.
iv.
nostro
mondo
II
figu-
principio
i cui rapporti delle cose sono spesso inaccesnostro intendimento. Inf. vii. 73. L'ordine universale ebbe corainciamento simultaneamente
alla creazione,
comprendendovi
gli
Angeli e
le altre
crea-
ture.
fa
Questa coordinazione armonica, dice il Giambullari, vedere quanto sublimiore filosofia, con altissima dottrina
peripatetica avesse Dante. In soli sei versi rinchiuse la sostanza, l'atto puro, la potenza,
il il
composto
di questi due,
modo
della
loro creazione,'
e l'ordine
col
quale sono
(lisposl e legati
insieme;
COSMOLOGIA.
Concreato fu ordine e costrutto
Alle sufilanzie, e quelle furon
149
cima
Pura potenzia tenne la parte ima mezzo strinse potenzia con atto Tal vime, che giammai non si divima. Par. xxix.
;
Nel'
31.
si
103. -
ii.
130.
METAFISICA E PSICOIOGIA.
*
La prima Filosofia. Conv. I. I. La prima scienza... la Metafisica. Couv. IL 14. La Metafisica tratta delle prime sustanze, le
quali noi non potemo simiglianteraente intendere, se
non per
IL
15.
li
loro
effetti...
La
Metafisica
non sono
Generazione umana. Plirr/. XXV. 37; IV. 21. Dell'Anima. Platone voleva che l'anima umana
discendesse dalle stelle; e che per la morte alle stelle
ritornasse: Par. iv. 12.
si
Nell'a-
ma
animale, razionale:
Anima
Qual d' una pianta, in tanto differente, Che quest' in via, e quella gi a riva,
Tanto ovra
poi,
che gi
ed
ivi
si
muove
e sente.
imprende
ond' semente.
La virt eh' dal cuor del generante, Dove natura a tutte membra intende.
Ma, come d'animai divegna fante,
Non
Che
130
Dall'
FILOSOFIA DI DANTE.
S clic, per sua dottrina, f disgiunlo
anima
il
possibile intelletto,
Perch da Ini non vide organo assunto. Apri alla verit che viene il petto,
E sappi
Lo Motor primo a
Sovra tant'arte
Spirito
di
lui si
volge
lieto,
natura, e spira
nuovo di virt repleto, Che ci che truova attivo quivi tira In sua sustanzia, e tassi un'alma sola. Che vive e sente, e se in s rigira. Purfj. xxv.
52.
Opinione di Avicenna,
di Aristotile. V. Conv.
di
d'Alg^azel, di Pittagora e
la dotlrna
IV. 21.
L'anima ha Empedocle:
Ma
la
li
profondi
'1
fori,
Ond' usc
sangue,
fi'
Ristretta s'
sul qual io secea. Purq. v. 73. anima) entro in mezzo del core,
le teorie allora
il
quale dice
onde
si
forma
in
il
gran parte
mio cerebro,
il
cervello.
!
Partito porto
lasso
spirito
divino:
essa
parte
celeste
corpo.
Lo Motor primo a
Sovra tant' arte
Spirito
volge lieto
di natura, e
spira
"70.
79.
'1
mi
toglie
Ma
spirata
rarlfi
Immortalit
L' anima umana, come dell' anima. immediatamente da Dio immortale. Dio nello spila innamora di s, sicch sempre ella lo desidera:
Ci che da lei senza mezzo distilla
Non ha poi
fine,
perch non
si
muore
METAFISICA E PSICOLOGIA.
La sua imprenta, quand' ella sigilla. Par. vii. 67. La nostra vita senza mezzo spira La somma beninanza, e la innamora Di s, si che poi sempre la desira. Par. vii. 142.
151
qui
mi piace riportare
fra quelle
si
la
sua
professione
di
fede
suir immortalila dell'anima, bella per se quanto ogni altra ch'io conosca
date da'
filosofi;
atta poi a
motempo
per
l'affetto
che gliela
si
de' filosofi,
in questo,
come
che
alcuna perpetuale.
E questo
:
massimamente par volere Aristotile in quello deW Anima; questo questo par volere massimamente ciascuno Stoico
par volere Tullio spezialmente in quello libello della Vecchiezza
;
la
Giudei,
Sarncini
e Tartari,
qualunque
tutti
altri
vivono
Che se
la
fossero
ingannati,
natura
umana
perfetlis-
ma
di tutte le altre
l'uomo
Onde
tutti
menlrecch vivono, cio d'altra vita, se la nostra speranza fosse vana, maggiore sarebbe lo nostro difetto, che di nullo
altro animale;
stati,
che
'1
la ragione,
umana
posta avesse
corsi,
poich detto
corpo sono
e questo
anche
152
impossibile.
FILOSOFIA DI DANTE.
non potrebbono,
fosse
:
se
in
noi alcuna
parte
immortale non
lo
si
conciossiacosach
immortale
convegna essere
le
pensa
diverse
ovvero debba proporzione avere allo informatore: e dal mortale allo immortale nulla sia proporzione. Ancora n'accerta la dottrina veracissima
informato
da informatore
di Cristo, la
via,
felicit
di quella
immor-
sopra tutte
la
altre
ragioni;
perocch Quelli
re,
nostra
immortalit
vede e misura, la quale noi non potemo perfettamente vedemenlrech '1 nostro immortale col mortale mischiato; ma vedemolo per fede perfettamente; e per ragione lo vedemo con ombra d'oscurit, la quale incontra per mistura del mortale coli' immortale. E ci dee essere potentissimo argomento, che in noi l'uno e l'altro sia; ed io cos
credo, cos affermo, e cos certo sono,
dove quella gloriosa donna vive, della quale fu l'anima mia innamorata. Conv., Trai. II.
l
L'anima
fetto, l'atto
si
con
nione con
la
congiunge col corpo, come la causa coli' efla potenza, la forma alla materia. Ha l' umateria, ma non l'identit. Detta anche forma
sostanziale:
da materia, ed
Specifica virtude
dimostra
ma
che per
effetto,
xviii. 49.
Come
Eench l'anima nostra abbia facolt distinte, ella una; onde per questa sua unit non pu esser capace di ricvere in un solo istante due simultanee impressioni. Vero
che
il
METAFISICA E PSICOLOGIA.
l'altra,
153
che
la
ma
se la percezione
zione.
cos
dell'attenforti
impressioni
colle
fuggitive; onde
Che alcuna virt nostra comprenda, L' anima bene ad essa si raccoglie, Par eh' a nulla potenzia pi intenda: E questo centra quello error, che crede Che un'anima sovr' altra in noi s'accenda. E per quando s'ode cosa o vede, Che tenga forte a s l'anima volta, Vassene il tempo, e l'uom non se n'avvede:
Ch' altra potenzia quella che
l'
ascolta,
ha l'anima intera:
Purg.
iv. 1.
'
Questa
di noi stessi,
a restarcene sordi
allo strepito
di mille
trombe che
squillino d'appresso.
lume
ch'uom non s'accorge, Perch d'intorno suonin mille tube. Chi muove te, se i], senso non ti porge? Muoveti lume, che nel ciel s'informa, Per s, per voler che gi lo scorge. Purg.
in pi pensieri
l'
xvii. 13.
La mente divisa
men
forte ad
rampolla
ognuno
Che sempre
uomo,
in cui pensier
Sovra pensier, da s dilunga il segno, Perch la foga l' un dell' altro insella.
Purfj. v. IG.
Un'appetito,
un
desiderio,
un'affetto,
Tanto eran gli occhi miei fissi ed attenti disbramarsi la decenne sete.
gli altri sensi
Che
m'eran
1.
non guardi? Purg. xxix. m'apparve, s com'egli appare Subitamente cosa che disvia Per meraviglia tutt' altro pensare. Purg. xxvm. 37.
ci che Vieri diretro a lor
61.
Quando l'anima
impressionata
concentrata in s stessa,
da cose esterne.
154
FILOSOFIA DI DAISTE.
Te lucis ante s divotamente
Le usc di bocca, e con s dolci note, Cue fece me a me uscir di mente. Purg.
vili
13. si
Quanto pi
la sensibilit
fa
che ne deriva:
vuol, quanto la cosa pi perfetta.
'1
Che
Pi senta
vi lOC.
La memoria
ha
la virt
:
non
di tener
dietro all'intelletto,
suo infaticabile
corriere
Perch, appressando s
al
suo
disire,
Nostro intelletto
si
profonda tanto,
ire.
Che retro
la
memoria non pu
la
Par.
i.
7.
memoria
rispetto all'altre
Forse maggior cura, Che spesse volte la memoria priva. Fatto ha la mente sua negli occhi oscura. Purg.
xxxiii. 124.
Dell'Amore.
gran legge
di
L'Amore regge
Amore:
A' Creator,
n creatura mai,
....
E
cos
il
fu senza amore,
Lo
Istinto naturale
primo dell'amore sempre retto: l'anima, ancorch sia come fanciulla che pargoleggia tra il pianto e il riso, e siccome creata da quel Bene eh' autore d'ogni
aspiri a gioire,
gioia,
movimento d'amore
Purg. xvi. 85. Il primo sempre buono; il male incomincia laddove il bene minore assorbe maggiore desiderio ed eccita pi viva allegrezza. Qui la materia buona di per buona la cera, non bella s, rea la forma che vi s' imprime l'Immagine del sigillo: Purg.xvn.^L Pu la libert dun
;
que errare o considerando e amando meno l'oggetto pi degno, pi il meno. Il bene immenso pu l'uomo amarlo immensamente, quanto le sue forze consentono ne' beni secondi egli dee misurarsi ma a nessun bene per dappoco
;
;
sia,
negare
il
suo pregio, se
METAFISICA E PSICOLOGIA.
155
non quand'esso impedisca il conseguimento di beni maggiori, cio quando perda la sua natura di bene, come non guadagno un acquisto cui segua danno.
E
eh'
ad amare,
il
si
La mente cos insieme destata ad attendere, e per meglio apprendere l'idea della cosa piacente; e perch il piacere, in quanto tale, un bene vero, n male divelta se non quando ci priva di piaceri maggiori, per l'affetto della cosa che piace trae sempre origine da veritii. La mente che la apprende, la viene svolgendo, e con la persuasione
muove
il
libero arbitrio,
e converte
il
desiderio
in volere.
Questa conversione l'amore; amore eh' moto di natura, ma che per la riflessione seguita da un nuovo piacere diventa pi forte. C' dunque un primo moto di
piacere animale,
il
quale precede
I
[la
riflessione;
e c'
un
secondo
il
gono vigore
spirituale,
secondati, la spossano.
ci
Amore pertanto
moto
ha parte; e sebbene il suo oggetto gli venga di fuori sebbene le impressioni esteriori possano indebolire la volont, nondimeno in quanto egli riflessione, cio in quanto amore, riman sempre libero. La potenza del conoscere e* del volere messa in atto dalle cose di fuori, senza la cui impressione non sagiacch la riflessione
;
stessi,
ma
quali
:
senza
nel
dei
germe non produrebbero, n il germe senz' essi ma germe la vita. Le prime notizie del vero, e le disposizioni primi desiderii sono nell'uomo come nell'ape l'istinto
il
del fare
il
miele
demerito;
ma
deve preceder
di quello.
Il
l'assenti-
bene e
il
male non nel sentimento, ma si nell'assenso. Onde quando anco l'uomo non avesse elezione nel prescegliere gli oggetti
156
FILOSOFIA DI DANTE.
modo che
men
belli e
giun-
gano a
la
far
guardia e
Clmltliy
Firenze,
Le Mounier. - Y.
Giusti,
Dottrina
:
Giusti,
Amore
dunque seme
Esser conviene
di giustizia e di
peccato:
Amor sementa
E
d'
dessi tante
intelligenze ministre
la vita
della
le
Provvidenza: da loro
emana
sparsa in tutte
delle piante
moto
E VAmor
che move
all' si
il
sole e
V altre
stelle diffonde
un molo
in
preordinato
di pianeta
meno
fra gli
umani
individui, e a
Come
cos
la
virt loro
Purg.
Il
XXVI. 73; XX. 13; xxx. 109; Par. iv. 58; xxii. 112. cielo
nostra sensibilit,
ma
questa
non lega la volont dell'uomo: essa pu in noi trovare una resistenza, la quale, faticosa da prima, diventa inevitabile, dopo aver fedelmente combattuto:
Voi che vivete ogni cagion recate
Pur suso
al cielo, s
come se
tutto
Movesse seco di necessitate. Se cos fosse, in voi fora distrutto Libero arbitrio, e non fora giustizia,
METAFISICA E PSICOLOGIA.
Per ben,
letizia, e
lo7
Lo cielo i vostri movimenti inizia; Non dico tutti; ma. posto eh' io '1 dica,
Lume
E libero voler cbe, se fatica Nelle prime battaglie col ciel dura, Poi vince tutto, se ben si notrica, Purg.
xvi. 67.
Libert umana.
Dio, opera In noi
sommessa
la
alla
;
egli ci
volonl
e questo dono,
il
pi eccellente e
pi degno
tutte
le
della
sua bont,
suoi,
La mente in voi, che '1 ciel non ha in sua cura. Purrj. Lo maggior don, che Dio per sua larghezza Fesse creando, e alla sua bontatc Pi conformato, e quel ch'ei pi apprezza.
Fu
pi che
creature intelligenti,
IJaec lihertas,
est
lotius nostrae
iberlatis
a Deo colatum. De
Mon.
14.
Color che ragionando andaro al fondo,
Purg.
xviii. C7.
La volont non saprebbe piegarsi che per la propria determinazione, pari ad una fiamma cui gli sforzi replicati di una forza straniera non possono costringere s che discenda quando la sua naturale tendenza la fa salire. Egli vero che la volonl sembra talvolta cedere alla violenza, ma questo ancora dipende dalla propria elezione; gli un male ch'ella patisce per la paura di un mal peggiore:
Se violenza quando quel che pat Niente conferisce a quel che sforza ; Non f ur quest' alme per essa scusate
;
1S8
FILOSOFIA DI
DAME.
;
Ma
fa
come natura
face in fuoco,
Se mille volte violenza il. torza Perch, s'ella si piega assai o poco,
Segue
la forza ... V.
i
Par.
iv.
73-103.
movimenti istintivi sfuggono al suo dominio, e che spesso, mal suo grado, il sorrso e le lagrime
Vero che
i
tradiscono
di
Ma
fuor
quste
volont padroneggia
la
la
propria
elezione. - In fra
si
muovessero
colla
5:
Dunque
bisogno
ammettere
il
principio del
le
buone e mal-
Purg.
xviii.
Per
tal
guisa supponendo in
una
il
fatale
necessit
amore, v'ha
dirne
in noi
trabocco.
-
Dell'Idee.
11
Non
pu spiegar
l' l'
prime:
uom
crede. Par.
45.
Onde vegna
intelletto
uomo non
di
tali
che compongono
63.
Esistono pertanto
di fuori, e
non
che ne annuncia
la
invisibile
Che
la figura
malagevole il seguitare gli andamenti umano perch nel numero delle percezioni
obbietti dissimili
dello
spirito
originate da
;
e allor questa
le
son propri,
in
pu ad una pi che ad un'altra rivolgersi nuova idea trae seco tutti gli accessori che i quali possono col proceder del tempo dipercezione
la
venire
questa
la
parte
principale.
Quindi
avviene che
proposta:
METAFISICA E PSICOLOGIA.
Glie
159
sempre l'uomo,
in cui
pensier rampolla
v. 16.
Sovra pensier, de s dilunga il segno, Perch la foga l'un dell'altro insella. Pura.
facolt
rapporti
implicitamente
la
propone
qual
Tragge intenzione, e dentro a voi la spiega, S che l'animo ad essa volger face. l'urg. xviii.
2*2.
Cosi
il
fatto sensibile T
intelligibile.
Questa
spirito
umano
di
una delle
la
causa
principale
nostra
I
debolezza,
nel
medesimo tempo,
maraviglia a dirsi
razionale, e per
Vostro ingegno
.
ma
s stesso tuttavolta
al
per
e possesso di s
si
l'
attivit, portata al
fa rillessione:
Non m'accors'io,
Anzi
il
se
primo pensier,
del
FENOMENI
"
Slato di rilassamento
lamenle
il
sonno:
Poi quando fur da noi tanto divise Quell'ombre, che veder pi non potersi,
si
mise,
:
E tanto d' uno in altro vaneggiai, Che gli occhi per vaghezza ricopersi, E il pensamento in sogno trasmutai. Purg.
xviii, 130.
160
FILOSOFIA DI DANTE.
concilia
il
Un sonno soave
istinto
le
loro
bambini.
forse dedurre
di
un
tal effetto
da au-
mento,
ma
per moderato,
Mirabile evidenza
con
che
il
penoso
E quale quei che suo dannaggio sogna, Che sognando desidera sognare, Si che quel eh' , come non fosse agogna. Inf. xxx.
13C.
E r
oppressione che
aiutare in
ci
vorremmo
pondo.
si
sogna.
lasse
..
Par.
xi. 26.
tali
percezioni che
il
cessano:
ventre:
31.
Quel mi svegli col puzzo che n'usciva. Purg. xix. Ivi pareva eh' ella ed io ardesse,
non muore del tutto, non d subito luogo a una perfetta vigilia, ma rimane di lui qualsonno,
rotto
che
sia,
di Lutto
viso chiuso,
Che
muoia
tutto.
Purg. xvu.
40.
Lenti
Ad
Fenomeno
ancora sotto
e del trovarsi
E dopo
Qual colui che sonniando vede, il sogno la passione impressa Rimane, e l'altro alla mente non riede. Par. E come al lume acuto si disonna Per lo spirto visivo che ricorre
lixxiii. 58.
161
lo svegliato ci
Che mi scoss' io, s come dalla faccia Mi fugg '1 sonno, e diventai smorto, Come fa l'uom che spaventato agghiaccia. Purg. ix.40.
le visioni sue esser apprenveramente esistenti, e del proprio inganno si accorge solo quando risvegliato pu paragonare le immagini sognate che restano nella memoria con l'apprensione vivissima ch'egli per mezzo dei sensi, non pi legati dal
sione
di fuori
lei
vere,
miei non
falsi errori,
FILOSOFIA
Con
MORALE
Quelle parole
le
La moralit
dine
mo-
piove fiammelle
di
diritto,
che
si
rale dottrina;
non che
Conv. in.
dell' uomo - ISuo fine - Vita cosa sia. - Della vita speculativa e In tra gli effetti della divina sapiencontemplativa. Conv. iii. 8. - La natura za, r uomo mirabilissimo: umana perfettissima di tutte le altre nature di quaggi: Conv. 11. 9. -La nobilt umana, quanto dalla parte di molti
IVobiltd e
grandezza
umana che
(1)
sando
la
La morale Filosofia ordina noi all'altre scienze: Conv. ii. 15. -Cesmorale filosofia, l'altre scienze sarebbero celate alcun tempo, e
non sarebbe generazione, ne via di felicit, e indarno sarebbero scritte M. - Mirando costei... ogni viziato torner diritto e buono.... costei ch'umilia orini perverso, cio volge dolcemente chi
e per antico trovate:
fuori del debito ordine piegato: Conv. ni. 15.
VOL.
II.
11
162
FILOSOFIA MORALE.
iv.
19 -
L'anima umana
na natura a guisa
sempiterna Intelligenza:
divina luce,
perocch
Angiolo,
come
in
Conv. ni.
2.
Onde
in. 2.
di
ma
non
nato per la
ma
Cliimavi
Mostrandovi
le
Purg.wv.
148.
Lo rege eterno con le rote magne. Pwrg. xis. 61. gente umana, per volar su nata, Perch a poco vento cosi cadi? Purg. xu, 93.
>
La vita dell'uomo
affinch poi
87.
I.
un mare;
il
porto
il
cielo, al
quale
opere,
xvii.
{Inf.
coi
desideri
coli'
La
1;
vita
non si ribalta il mal tardato remo. Pur/j. non che una selva oscura ed erronea
IV.
Conv.
24);
un'assai
picciola
vigilia
de' nostri
semi
XXV.
v. 3;
;
un viaggio
38);
un cor-
le
pregato:
saro.
Nostra
virt...
avver-
Ma
la
sprona, soggiungevano:
Quest'ultima preghiera. Signor caro, Gi non si fa .per noi, che non bisogna, Ma per color che dietro a noi restare.
La
il
citt
Paradiso
una vera
FILOSOFIA MORALE.
cill;
163
ma
tu vuoi dire.
Che vivesse
xiii. 94.
la
sua perfezione,
cosa desiderata.
fa
E questo
sempre
torre
grande
umana possa
,
la sete,
che sempre
che detto
sete
non rimanga
sazia se non
si
nel pensiero:
Conv.m.^.
E questa
ii.
appunto perch
s
19),
mai non
vero (Par.
in. 15. il
iv.
queta
14);
il
sommo
esso solo
principio
della
la
nostra beatitudine
somma
il
(Cony.
22);
l'ultimo desi-
sommo bene
il
uomo
Conv.
iv.
accoglie tutto
bene,
Lume non se non vien dal sereno Che non si turba mai, anzi tenebra, Od ombra della carne, o suo veneno. Par. xix. 03. Ci che non muore e ci che pu morire Non se non splendor di quella idea Che partorisce, amando, il nostro Sire. Par, xiii. 32. Ciascun ben che fuor di lei (dell'essenzia divina) si trova Altro non che di suo lume un raggio. Par. xxvi. 32.
L'uomo, considerato nella mortale sua condizione sulla terra, non , egli vero, pi che un difettoso insetto, [entomata in difetto) ma,* compiendosi la sua formazione, gli verranno date ali per volare verso il bene supremo: Noi non siamo
che vermi,
Par.
X. 124.
ma vermi
da cui usciranno
le angeliche farfalle
L'uomo dunque dee esser denominato dalla ragione, e non dal senso; n da altro che sia meno nobile, onde quando si dice: vvere., si dee intendere usare la ragione,
eh' sua speziai vita,
pi nobile parte.
E per
chi
dalla
ragione
parte,
usa
pur
la
ii.
parte
8. -
sensitiva,
bestia:
Conv.
Dunque
se vivere
164
FILOSOFIA MORALE.
da essere, e cos essere morto. E non si parie dall'uso della ragione chi non ragiona il line della sua vita? E non
si
parte dall'uso
della ragione
chi;
non ragiona
e ci
si
il
cam-
Certo
si
parte,...
manifesta
massimamente in colui che ha le vestigie innanzi e non le mira... Levando l'ultima potenzia dell'anima, cio la ragione, non rimane pi uomo, ma cosa con anima sensitiva solamente, cio animale bruto: Con?;, iv. 7. -Ma la maggior parte degli uomini vivono secondo senso, e non secondo ragione, a guisa di pargoli; e questi cotali non conoscono le cose se non semplicemente di fuori, e la loro boutade, la quale a debito fine ordinata, non veggiono, perocch hanno chiusi gli occhi della ragione, i quali oltrepassano senza vedere quel fine, cui la bont ordinala, onde tosto
veggiono tutto
spesso sono
ci
la loro
;
e tristizie; e
come pargoli, senza uso di ragione Conv. i. 4. Uomo, da s virt fatta ha lontana, Uomo non
bestia
in
2.
1
gi, B)a
Dio, qual maraviglia, Voler cadere ch'uom somiglia: servo di signore! Ovver di vita in morte Caw:;. xviii. - Servo non di signor, ma di vii servo Si fa, chi da
si
cotal signor
scosta. Id. 3.
noi potemo avere due felicit, secondo due diversi cammini buoni, e ottimi, che a ci ne menano
In questa vita
runa
(avvegnacch per
pervegna a buona
felicit)
ne mena
pratico e speculativo
Imperocch l'uso del nostro animo doppio, cio (pratico tanto quanto operativo),
altro
sia
r uno e r
contemplare
noi
dilettosissimo
pi.
operare per
noi,
ma
considerare
e
le
opere di
quest'uso
quell'altro
di
nostra
usi
somma
felicit...
Veramente
questi
FILOSOFIA MORALE.
165
E questa
)
parte in questa
sommo
lui
se
I
non inquanto
effetti...
suoi
La
contemplazione pi piena
sia...
luce
spirituale,
che altra
cos appare,
che
la
nostra beatitu-
questa
felicit
di cui si parla,
mo-
intellettuali
le quali
rittissime a
menare
somma
beatitudine: Cowy.
iv.
22.
La vita contemplativa.... pi* eccellente e pi divina.... Questa vita pi divina, e quanto la cosa pi divina,
pi di Dio somigliante; manifesto
ii.
5.
adom-
si
smaga
mani;
Lei lo vedere e
me
l'
xxvu
101.
mondane,
posse,
umane
Com' poco verde in sulla cima dura...! Purg. \i. 91. Non il mondan rumor altro che un fiato.. Vurg. xi. La vostra rinomanza color d'erba... Purg. xi. 11^. insensata cura de' mortali... Purg. xi.S. Udir come le schiatte si disfanno... Par. xvi. 76.
.
100.
delle
sempiterne. - La
natura
ed
in
prima
beni ferire
si
pasce,
pi altro
non chiede: Purfiat. xvi. 91-101. Ma questo picciol bene non ci pu rendere quaggi felici; desso impotente a
166
FILOSOFIA MORALE.
si
dee:
Altro ben
la
Non
felicit,
non
buona
Ibeni
Purg.wn.
Ilio. -
soffio {corta
In f.
VI.
eppure noi corriam dietro ad essi e c'inganniamo {Pur(j. XVI. 32) trattando l'ombra come cosa salda (Pwr/7.xxi.l36);
noi ci rabbuffiamo con lena affannata per codeste apparenze
mutabili e passaggere
il
contrario [Conv.
fisso
pur
di
s
con-
aderge
diffonde,
sua e che
divide!
questo globo,
talium:
De Mon.)
uomo veramente
Aggiunpassi
che
il
mondo
l'amore delle
i
lor piacere,
volgono
nostri
a via non vera {Purg. xxx. 130; xxxi. 35), deturpano le anime {Purg. xv. 146), e fanno si che noi adoriamo la fattura
di
Dio contro
ci
il
Fattore
Ma
verr poi
tempo che
vita
:
ricrederemo,
ma
il
altamente cattolico,
non pu a meno
Ben
Chi, per
amor
di cosa
Virt: in esisa ogni vero bene ed ogni vera grandezza. Rende 1' uomo felice e libero: come se ne acquisti l'abito. Cammino della virt.
Li costumi sono beltate dell'anima: Conv. ni. lo. - Nulla
FILOSOFIA MORALE.
fa la
167
Onde
che quella
quale
le
Conv.i.W.
'
tempo
e dispre-
giamento
ili.
di quelle
altri
oscura dei
vizi,
pi
l'uomo
felice in
sua operazione
Canz. xvi.
iv. 27.
5. -
Non
pu esser savio
XIII. 5. -
chi
non
buono: Conv.
Senza
Canz.
sempre sottana. Lui obbedisce, Canz. xviii. 5. - La virt possession a lui acquista onore che sempre (jova... essa sola fa l'uom sgnou di se [Canz.
XVIII. 2), libero in
sua potest,
eh' la
ragione: Conv.
iv.
13.-
Comn iv. 2. - La virt non cura la morie, non temendola punto, dacch mal pu la morte distruggere
d'ogni libert:
essa virt, ne
il
seguace onore.
il
Ma
ne avverte
filosofo poeta,
che
pi adorna e
tamente a
sizioni
5.
-Nulla
in
i.
cosa
po9. -
Coni',
L'abito di virUide
si
avere non
Conv.
I.
si
pu,
ma
11. -
operar virtute,
11
ma
13.-
natura
umana
apparecchi
la
terra a sen>inare.
Oh
beati quelli
168
FILOSOFIA MORALE.
lai
semente coltivano come si conviene... Se l'appetito dell'animo non bene culto e sostenuto diritto per buona consuetudine, poco vale la sementa, e meglio sarebbe non
che
essere
seminato.
e ancora
fare e a rifrenare
la
umana
felicit
Conv.
iv. 21.
;
ma
a misura
che uno
vi si avanza,
si
fa piana,
un piacere ed un bisogno dell'anima: Questa montagna tale, Che sempre al cominciar di sotto grave, E quanto uom pi va su, e men fa male Purg. iv. 88. - La virt rassomigliata ad un monte; la salita n' malagevole, ma il monte dilettoso Princpio e cagon di tutta fjioja: In f.i.ll.I buoni propositi vanno spinti all'eflelto con crescente ardore: il solo arrestarsi nel cammino della perfezione un dare indietro uno dei segni d' essere perfetto nella virt il diletto che nell' operarla si sente: Come, per sentir pi dilettanza. Bene operando 1' uom, di giorno in
:
come a
cui di
ben
far giova
cammino
della virt
d'animo
debolis-
un
fallo
iv. 37. -
Un
come
gia,
il
sonnolenza morale.
perch
gli altri
non guarda
il
guarda
viii.
le genti,
ma
fermo che non crolla Purg. v. 13. - Ogni ancor che leggiero fallo all' uom buono si rende grave, perch coli' abitudine gli si raffina il sentimento del ben
come
torre,
sembra
farsi timido,
pure ascoltando
Ad una
coscienza dignitosa e
:
netta, anche
un picciolo fallo amaro morso Purg. in. 8. Quanto pi r uomo si purifica con lo spirito, tanto pi forte
FILOSOFIA MORALE.
169
eh' era
il
soggetto
d'
fu caro
a'
chit,
come
lezione a'
e la
fa
ringiovanire.
Dante se ne impadronisce e due donne appariscono, delle informe balba ma lo sguardo fisso sopra
filosofi.
lui
sembrava renderle
e,
la belt,
il
colorito e la voce:
ella
cantava,
la
sua
ri-
ne rivelava
femmine era
DI
saggezza:
.
.
Mi venne
fatti
Puro.
7. 3i.
svanisce
vizio
comparisce nella
di
vizio
si
veste sempre
nel cuore:
forme e
e
testa,
Fra r erba
il
Quindi maggiore
pericolo
mostrano
loro difetti
sono pi pericolose,
non
pu
Conv.
iv. 9.
Dell'appetito sensitivot debbc ubbidire alla ragione: S^i appetiti viziosi, ove a tempo si domino, L'appetito sensitivo avpossono cangiar natura.
Vita
Nuova
40
perch da servo
che dovrebb' essere se ne fa signore, e tanto divien baldanzoso, che gli occhi, che alla mente lume fanno. Chiusi
per lui
si
3.
Sicch
l'uomo che se ne
ocelli
ha
la
oscura
[Purg.wwu.
intento
fuori
conoscenza e
si fa
verit.
Quando
seguitatrice
di viziose dilettazioni,
tanto inganno, e
1.
Conv.
1.
Onde questo
;
che siccome
uno
sciolto ciivallo,
quanto eh'
elio sia di
170
s senza
il
FILOSOFIA MORALE.
quanto ch'elio
la
I
quale guida quello con freno e con isproni: Conv. iv. 2G. viziosi appetiti, domati dai teneri anni per buona edu-
cazione, son
meno
:
leri
se fatica Nelle
prime
battaf/lie col
lutto,
se ben si notrica
il
assenna esservi
un modo quasi d'insetare l'altrui natura sopra diversa E per nullo che possa essere scusato; che sedi sua naturale radice l'uomo non acquista sementa, bene la pu avere per via d'insetazione: cos fossero tanti quelli
radice.
di
fatto
che s'insetassero,
si
buona radice
lasciano disviare
Conv.
iv. 22.
Come
si
debbano combattere
e
banno
al voler
e Tincere le pas-
per vincerle
fa mestrieri
la
corrispondenza dell'uomo;
la grazia di
la
Dio:
non
si
di
vergogna da
follia:
Canz.xu. Chiusa:
Se
la
lucerna che
ti
in alto
Trovi nel tuo arbitrio tanta cera, Quant' mestiere infino al sommo smalto. Purg.\in.m.
Ad una passione che ne signoreggi dobbiamo opporre il combattimento d'un'opposita virt: la vigilanza e il predominio dello spirito libero e retto sull'appetito disordinato;
onde
il
E con
essa
vizi
consuetudinarii
e fassi
fuggono e
si
vincono per
buona consuetudine,
passioni consuetudinarie
vanno
II
via; perocch
'1
corrompe
ma
le connaturali,
tutto
che mollo per buona consuetudine si facciano lievi, del lutto non se ne vanno, quanto al primo movimento; ma vannsene bene del tutto, quanto a durazione, perocch la
consuetudine equabile nella natura, nella quale
il
prin-
FILOSOFIA MORALE.
171
cpio (li quelle (quantunque rimanga sempre il molo primo delle naturali passioni, pure la buona consuetudine ne
impedisce
il
della natura).
E per
pi laudabile
l'uomo che
indirizza
s e regge
sostiene in
buono reggimen-
Conv.
III.
8.
ponga mente
ed
alle diverse
scorge
diversi gradi,
secondo che
in esso
vi
ebbe parte
in
immoviene
Anche
operato
la
il
qualit
della cosa
gli
o della persona
cui
male,
prima:
35.
lodo, Inf.
iii.
La setta dei
cattivi
a'
Dio spiacenti ed
nemici
sui. Inf.
iii.
C2.
dietro
al piaceri
della
sommettendo
al talento (//". v.
39); o
danno
la
preda
Alla dannosa colpa della gola. Inf.
vi. 33.
falsi
quali
Fur guerci mente in la vita primaia, Che con misura nullo spendio lerci. Inf.ya. 40;
di poi
di color cui vinse l'ira. Inf. vii. 116;
Si della
annoverano
quelli
L'anime
di
Cile portar
vii.
123.
Ai
giori,
vizii
di
colpe
11
mag-
quelle
malizia
si
derivano.
sapiente
poeta Investiga
fine
i
cui effetti sono o la violenza o la frode, sempre l'ingiuria, da ci, come da una sorgente, fa sgorgare tutti i mali che
il
mondo maggiormente
contristano:
172
Ingiuria
FILOSOFIA MORALE.
D'ogni malizia ch'odio
il
in cielo acquista,
fin
fine,
ed ogni
cotale
xi. 22.
i
si
comprese
poeta
:
malvagi
violenti,
nell'ingiuria
per frode,
il
di Cicerone,
fi-
violenti
hanno
di
pi ragioni:
Dio, a s, al
;
prossimo
si
puone
Far forza
Onde omicide
e ciascun clie
.
mal
fiere,
Guastatori e predon,
in s
man
violenta
xi. 32,
Anche nella frode son distinti molti gradi di apprese come possa l'uomo usarla In colui che
in quei
reit, e ci
si fida
ed
uccida
amor che
E
trui
i
tra
falsi
vanno annoverati
perfidi,
quelli
con cosigli
o
e fecero quasi
del vero,
la verit
con
parole,
prezzo delle
le
qual specie
fiducia
societ,
di frode esercitansl
per lo pi contro
la
i
non ha
speciale,
e per
i
offendono
fede pubblica e la
non infrangono
che
pi stretti e
pi sacri legami.
i
Ma
,
sotto
profondo,
traditori punisce
quei
la
come
di
madre
quel che
FILOSOFIA MORALE.
173
;
tradirono
re,
sistema di
da Dante,
lutti
Ciel
non vuole,
come incontinenza
Meu Dio
offende e
men Liasimo
Levando, dice
scolastica,
buona
;
e teologica
flosoia.
Incontinenza
la
la
malizia vi aggiunge
l'operazione
di-
perversione dell'intelletto:
bestialit,
E direbbesi adombrata
crimina-
tores, incontinentes,
immiles.
La genesi e l'ordine delle passioni, secondo la divisione Tommaso, sono toccati anche in altro luogo del divino poema, giusta il quale si stabilirebbe che l'ordine dell'amore
di S.
poeta
Della Superbia. Della Superbia cosi sentenziava il 11 superbo non pensa alla comune madre: Purg. xi. 63. - Il figliuolo di Eva va col viso altero senza guardarti a sua va; Purg. xii. 71. - Il verme non s'accorge della sua piccolezza, l'embrione e l'aborto del verme invanisce
:
dell'imperfezione sua
Purg.
x. 124. -
mseri
e lassi
montano
in vanagloria e
volare
albagia
fa
non ha schermo:
spuntare
Purg.
x.
la gloria,
quel medesimo
morire;
quella
fama per cui gelosia l'uomo scortese, un fiato mulabile, una luce oscurata da altra luce che segue, un punto
impercettibile rispetto aireternit: Purg. xi. 100. - L'orgoglio,
il
scono-
174
scibili:
FILOSOFIA MORALE.
Parg.
x. 116.
fa ire
senza
riposo:
e sovente riirosi:
Purg. Purg.
X.
123, - e
trae
al
malanno
le intere
generazioni.
XI. 67.
riportati dal
umilt, veggansi
passi
Ragionamenti
42o}, l
-Anche
il
dove fu
svelto, ci
mostra che
sempre nuove cagioni ad alimentarla sorgono dal nostro limo, miseri ftgliuoli d'Eva che siamo noi: Purg. xii. 70. Fa d'uopo che umilmente senta di se, chi pretende a cose alte, acciocch mentre s'innalza sopra s, non cada da s. N al sommo della virt e della felicit si perviene
senza aver prima gittato buon fondamento nella vera umilt,
1' animo dalle caligini del mondo. Dell'Invidia. L'Invidia, come suona il vocabolo suo, non vede, o mal vede, o non vuol vedere i meriti altrui, che
e disnebbiato
non
le
approda
all'
intelletto
il
ragione ar-
gomentare per
allora
la
come quello giudice che ode pure l' una parte. Onde quando questi cotali veggiono la persona famosa, incontainvidi,
;
nente sono
pari potenza
meno gssere pregiati; e questi non solamente passionati mal giudicano, ma, diffamando, agli altri fanno mal giudicare: Conv. 1. 4. La invidia sempre dov' alcuna paritade: Conv. 1. 11. E Gino pure cantava ISon d invidia quel eh' meraviglia. Lo quale vizio regna ov' paraggio. - Il livore suole fabbricar menzogne a danno degli assenti degni di
:
invidia, e
trasmuta
le
Aqua
et
Terra. l.-Se vede alcuno sormontare, e l'invidia n'attrista: la teme che non ci sieno pi per esso lei podere, grazia,
onore
e
il
fama [Purg.
che
xvii. 118): se
uno
il
si
fa lieto in vista,
le
lividore,
il
le riarde
perfino
sangue,
pare in
si
tutto
fa
FILOSOFIA MORALE.
lieta de'
XIII.
175
sue venture!
la
di
Puvff.
HO. E
primogenita
i
del diavolo:
sua invidia
f'
dipartire dall'inferno
vizi
mondo
(//'.
1.
117),
onde
Essa
ha
ix. 127.
si
facciano
miseri scambievolmente
il
(/n/". xiii.
pi che altrove
corti,
le arti
perch
maligno, e
mena
sue puttanesche.
il
Dell'Ira.
furia, e nel
si
mette
in
onde
l'irato
nella strozza
senza parola
Inf. XII.
24
ferito che gir non sa, ma qua e l saltella ove non possa difogarsi con altri, si volge
medesmo co' denti {Inf. viii. 63), e consuma dentro con la sua rabbia {Inf.YU.l); onde il poeta filosofo
in s
s
la
xii.
49 -
Ad
essa opposta la
la
Man-
Beir Accdia.
men vivo
di quel
che
da
farsi invincibile.
Chi
si
fa
Inf.u.^i.
le
Tutte
passioni
e
son
tormentose,
ci
bestia s
malvagia
ria che
fa senza
(in/".
1.58):
onde
piange
ivi
il
e s'attrista
[Inf.
tesoro nascosto:
Cowy.
i.
9.
L'avaro
non empie mai la sua bramosa voglia (/n/". i. 98); la sua fame senza fine cupa, quantunque pi che tutte l altre bestie abbia preda {Purg.xx.l.): esso, pieno a gola, dopo il pasto ha pi fame che pria: Par, 1.99. L'avaro male-
176
dello non s'accorge
FILOSOFIA MORALE.
andando dietro
111.
al
numero
il
Conv.
15. -
L'avarizia
il
mon(U)
che
sempre
f'
Non pi per
sen-
Vende
Poscia
gli
la
n pi per
lei
e patteggiarne,
Come
fan
li
Poi c'hai
il
sangue mio a
te s tratto,
Che non
si
n pi rlspello
pide vele
pi sante:
al
le
cu-
Le cose di Dio, che di bontate Deon essere spose, e voi rapaci Per oro e per argento adulterate.
Inf. xix. 2.
Tulle
rizia
le passioni
sono idolatre,
ma
sensi
dell'umanit:
:
E che
In breve:
il
sacra fame
Come
Ch'a
signoreggia:
Corre l'avaro,
ma
pi fugge pace
FILOSOFIA MORALE.
Che
infinito
177
vaneggia.
colei
Ecco giunti a
che ne pareggia:
Dimmi, che
hai tu fatto,
Che non si perde al cane; Che da sera e da mane Hai ragunato, e stretto ad arabe mano, Ci, che s tosto ti si fa lontano... Canz.xyiu.L
e seg.
Della iiola.
della
l'Allighieri
chiama dannosa
la colpa
gola
alla
v. 128,
che
le
colpe
della gola
son seguite da
L'amore del gusto, cio il naturai trasposto del bere e del mangiare non deve accendersi in troppo desiderio, e diventar passione [troppo desio
ci
non fuma)
la
fama
intelletto coi
dobbiamo
il
quanto
E
e
Temperanza
regola
golosit
della
nostra sopcrchievole
Romane
ghiande.
ruscello.
Mle e locuste furon le vivande. Che nudriro il Battista nel diserto; Perch'egU glorioso, e tanto grande. Quanto per l'Evangelio v' aperto,
Al servizio
di
/'w;//.
xxu.Uo.
Dio mi
fei
si
fermo.
Che pur con cibi di liquor d' ulivi. Lievemente passava e caldi e gieli.
Contento ne' pensier contemplativi,
/'r. xxi. 114.
Incontinenza.
VoL. n.
178
carne, non servano
ffcnza,
FILOSOFIA MORALE.
umana
lefjge,
ma
creature fuor
d' inlelli-
sommetlono
(/?i/.
al talento la ragione,
l'appetito
(ji
V. 39; Pwrr/.
:
xwi.
84.), s
abbia in pastura
Divorar
cil)o,
Purg. xiv.
42.
Non moverieno
piede
di
leggiadro;
Ma come
al furto
il
ladro,
xvii. 2, 3.
Chi pecca
fa,
quanto
/n/".
in
licito
il
sua legge:
v. 56):
il licito la legge, il libito la volont. Il tempo che l'uomo passa nell'errore tempo perduto, com'uom che torna alla smarrita strada, Che infino ad essa li par ire
invano
pietra:
Purg.
i.
119.
Il
peccato
ci
si
fa
nell'intelletto
di
di
compiace
peccare
mi piacque
non umana: Inf. xxiv. 124. Nissuna condizione d'uom reo infatti tanto spaventevole, quanto quella di colui, che sfacdi
gli
morendo dimentichi
Iddio... Egli
pensa
comando
di esso:
divino,
si
faccia
stromento
Ep.
VI. 2, 3.
Per
ix.
dello
Inferno, v. 37,
voleva
significato
i
il
rimorso,
onde
pecdi
delitti di
pura malizia; ed
di Dio
Il
ministro
pi crudele dell'ira
nei
catori
in
questa vita
che nell'altra.
d'
volto
poi
cui Virgilio tien chiusi gli occhi del suo Alunno, rappresenta
il
l'intelletto,
E bene
le
magnanima impresa. Ma
FILOSOFIA MORALE.
gli
179
il
ha insegnalo col
Gorgone,
la
fatto
terri-
bile
gli
custodia degli
lo
nel chiudersigni-
da s stesso, e
studio delle
cose
filosofiche,
B.
S
riabile,
Etd dell'uomo - IjS vita nostra un cammino vasecondo il variar dell'et, che richiede studi
e operazioni diverse.
Altro
costumi
Conv.
1.
1. - Altri
altri
portamenti sono
L'anima nobilitata ordinatamente procede per una semplice via, usando li suoi
ragionevoli ad una et pi che ad
altre...
atti nelli
loro tempi
:
e etadi siccome
iv.
all'
sono ordinati
et,
Conv.
24 -
in quello di Seneitute,
iv. 27.
data sta-
La prima
la quale s'entra nella buona tempo V anima nostra intende al crescere e all'abbellire del corpo, onde molte e grandi trasmutazioni sono nella persona: Conv. iv. 24 - L'adolescente per mino-
iv. 26)
che
la
parte
razionale
Co7iy.iv.24.
non possa certe cose fare senza curatore di perfetta et: Suo precipuo intendimento di acquistare quello
che a perfezione e a maturit venire possa. Conv.
iv. 27. -
necessarie
all'entrare
nella
citt
corporale:
Coy.
24 (Cans. xvi.
;
7).
non che
fallo,
non
si
ausi
a fallare:
Conv.
IV. 25.
si
La Giovent
Coy.
26.
la
IV.
24;
ed
Con?;, iv. 7,
Ad
onde
gli
ma
ad altrui essere
utile: {Conv.
180
IV. 27)
:
FILOSOFIA MORALE.
ad essa
si
forte ed
amo-
2G
Cyanz.xw.l.
Che
si
Appresso
se,
la propria perfezione, la
quale
s'
acquista nella
non pur
magli
altri; e
come una
che dura
anni: Conv.
dente,
iv. 24.
si giusta,
larga
Da ultimo
Contemplando
passati
:
Dio
si
rimarita.
li
che l'aspetta,
E benedice
tempi
buono marinaro, che come esso appropinqua al porto cala le sue vele, e soavemente con debole conducimento entra in quello (Quando mi vidi giunto in quella parte Di mia et, dove ciascun dovrebbe Calar
Canz. xvi.
il
;
Come
le
vele e raccoglier
le
),
cos noi
doverne
mondane
operazioni, e tornare a
;
sicch a quello
E in avemo dalla nostra propria natura grande ammaestramento di soavit, che in essa cotale morte non dolore, n alcuna acerbit; ma siccome un pomo maturo leggiermente e senza violenza si spicca dal suo ramo; cos la nostra
vegna con tutta soavit
e con tutta pace.
si
nobile anima
in
questa et. e
cammino
mare
lo
e tornare a porto.
Oh
miseri e
vili
per
l
dove dovreste riposare, impeto del vento rompete, e perdete voi medesimi
e l
iv. 28.
Della Famiglia - Genitori e Figli. compagnevole animale; a sua sufficienza compagnia domestica di famiglia: Conv. iv. 1. -
L'
ei
UOmo
richiede
^'ella
casa
FILOSOFIA MORALE.
il
181
line
preparare
la
uno bisogna
che sia regola e regga, quale padre di famiglia si chiama, ovvero bisogna che in luogo suo sia un'altro, secondo la sentenza d'Aristotile: ogni cosa dal pi antico governata:
l'officio del quale,
altri
e legge:
De Mon.
Quando pi cose
uno
fine
sono
Conv.wA. movimento di
:
/>e iH/on. 1. 17. - (Una parola intuiti era ed un modo, S cheparea tra esse ogni concordia: Purg. xvi. 20.) Non v'ha cos intima amist come quella da buon padre a buon figliuolo, e da buon figliuolo a buon padre: Yita^.
pi volont:
22 -
Il
primo comandamento
il
di
correggere
suo
tiglio,
suonava
cos
maestramento del tuo padre. E poi lo rimuove incontanente dall'allrui reo consiglio e ammaestramento, dicendo: Non
ti
di lusinghe,
s
ne
di diletto
li
peccatori,
lo tglio
tosto
com' nato
mammella della madre s'apprende; cos tosto, come alcuno lume d'aniiiio in esso appare, si dee volgere alla correzione del padre, e 'l padre lui ammaestrare. E guardisi
che non
scuno
gli
dea
di s
sia contrario
all'altre.
E per dice e comanda la Legge, che a ci provvede, che la persona del padre sempre santa e onesta dee
apparere
a'
suoi
tigli ...
Al padre
si
alli
vuole Iddio.
E
'l
se non in vita
il
padre, reducere
si
dee
volont in padre
padre muore intestato, reducere si dee a commette il suo governo: Comimv. 24-
Ottime sta ogni hgliuolo, quando secondo le forze della De le vestigio del padre perfette
:
11. -
il
rendere
al
padre buona
testimo-
Conv.
IV. 29.
Ma
padre o da alcuno
FILOSOFIA MORALE.
di schiatta nobilitato,
non solamente
vile,
ma
vilissimo, e
scacciato: e deesi
il
L'uomo degno d'essere da lutti buono uomo chiudere gli occhi per non
in
sola
memoria
rimasa a'
Conv.
iv. 20.
Riverenza
Maggiori ed
a' iHaestri.
UnO
de' pi
line ordinale,
(
e quest' la Discre)
Conv.
I.
Discrezione,
discernimento
che
fa
conoscere l'ordine
di ragione
:
di
Coni', iv. 8
al
mag-
giore
di
il
minore
la
debita
disconfessare
IN'on
segno.
iv.
reverenza negare
debita
suggezione:
in
Conv.
8.
una
citt,
non saprebbe tenere le vie senza insegnamento di colui che le ha usale; cos l'adolescente eh' enlra nella selva erronea
di questa vita
dalli suoi
il
buon cammino,
se
maggiori non
alli
fosse mostrato.
il
mostrare
:
loro comandamenl non fosse obbediente Chiunque imprende il camino della virt, e vuol ragionare il fine della sua vita, deve seguitare fedele il savio maestro... cui la ragione commette il suo governo: Conv.Y.S. - Il discente quanto puote, segue il maestro: Inf. XI. 104. - Sicch debbono essere ubbiditi i maestri e
varrebbe, se
IV. 24.
Conv.
maggiori
che in alcuno
modo pare
che
il
commesso
La vera obbedienza conviene avere Ire cose, senza le quali essere non pu: vuole essere dolce, e non amara; e comandata interamente e non spontanea; e con misura e non
dismisurata
:
Conv.
i.
7.
li
- In
mestiere
gli artefici
deono sugmestieri e
gelli al principe e al
maestro
-Ei
non
le mira e
per dice
FILOSOFIA MORALE.
183
:
Quelli
morr che
si
di-
il
maestro
si
Conv.
iv. 7.
Per in
Conv.
iv. 17.
Ed
ia
allora
il
Pronto e libente
N
e vita,
solo obbedienza,
maggiori
abbiamo ricevuto ed essere e nutrimento sicch non paiamo ingrati: Conv. iv. 26.
costor
si
E se non
fosse
dicerei,
/?)/.
Che meglio stesse a te, che a lor, la fretta, lo non osava scender della strada Per andar par di lui: ma '1 capo chino
Tenea,
(
xvl15.
com'uom che
riverente vada.
)
/n/".
xv.43.
Lo Duca mio
E
cor>
allor
mi
die di piglio,
Reverenti mi
(
gambe
il
ciglio.
Purg.
i.
49.
davanti a Catone
Uella Bellezza - Si fa manifesta massimamente nella faccia, ma disfavilla ncj^li occhi e nella bocca. Tra le corporali boutadi vanno annoverate bellezza, fortezza e quasi perpetua valetudine Conv. iv. 19. - La bellezza del corpo risulla dalle membra, in quanto sono debitamente ordinate: C'onr. iii. 5. - Quella cosa dice l'uomo
esser bella,
dalla loro
le cui
parti
debitamente rispondono,
perch
risulta piacimento,
le
(il
5.
Quando
che l'ordine
membra rende un
armonia mirabile: e
getta sopra quelle
la buona disposizione, cio la sanit, un colore dolce a riguardare Coni', iv. f. - Non si pu avere buona abitudine di membra senza la sanit: De Man. ii. 6.
:
184
Nella faccia
ficio,
FILOSOFIA MORALE.
dell'
uomo l'anima
che
in
simile;
quivi
si riduce in atto. - Ma nella faccia, massimamente in due luoghi adopera l'anima, negli occhi e nella bocca, e quelli massimamente adorna, e quivi pone lo intento tutto
a far bello,
litudine
si
se puote: e questi
pu la presente puote l'anima esser passionata, che alla finestra degli occhi non vegna la sembianza, se per grande virt dentro non si chiude... Dimostrasi nella bocca, quasi siccome colore dopo vetro. E che ridere se non una coruscazione e dilettazione dell' anima, cio un lume apparente di fuori secondo che sta
negli occhi tanto manifesta, che conoscer
Di nulla cosa
dentro? Conv.
ni. 8.
Portamento
zionale,
esteriore.
Debbe
dove
la divina luce pi
nel parlare
e negli alti,
:
gli
fa mestieri esser
rare
Conv.
IV. 25. -
La soavit degli
in
tutti li
atti
che avvalora ed
Conv.
ni. 14.
E
quasi
al
atti
bellezza risplendente
suW onest
Conv.
ci
iv. 8. -
L' orrevole
dipinta
E di grande autorit ne' lor semLa gente d'anime trovata a' pie del monte del Purgatorio, andava pudica in faccia e nell'angravi,
Inf. iv. 112. -
in.
^1; ed
ei
ci
e gli atti
FILOSOFIA MORALE.
185
di riverenza
Par. XXXI. 49
Purcj.
XII.
IV. 25. -
il
viso
e fili
atti
adorni:
Conv.
da noi:
Atto
volentieri
lo viso in
quando contro a voglia si va, che s mostra in non guardare nella parte dove si va: Conv. i. 8. Sia moderato il riso con un' onesta soavit, e con poco movimento delle membra, sicch l'anima paia modesta e non dissoluta. E il poeta con soavissima espressione ne dipinge il mirabile riso della sua donna che mai non si sentia se non dell'occhio: Conv. ni 8. La fretta toglie il decoro alla movenza delle membra,
,
La
fretta che
/'
o-
AmmaeslramenH
si
degli
Antichi,
18: Sia
e
il
mento.... nell'apparenza
nei
movimenti
deve servare
2,
la persona ; e quello dello Somma, 102: - All'onest e gravit nuoce la fretta. (L'esser
affabile piacevolezza,
cortese,
la
amorevole,
loquela graziosa
voce soave,
avere
lo
sembianti
con
bella
tenza,
p. 270.)
e la
nome suo
ii.
sia ricevuto
i.
4.
Conv.
1.
Della Donna: sua bellezza; quanto pi semplice pi bella. Inverecondo vestire. Doti di che debbe andar fornita una d<nna. Pudore. Paura del disonore. Innanzi a donna non si tengano parole men che oneste. A chi debba la donna concedere i suol affetti. Belt e saggezza sono le virt con che la donna pu svegliare e ridurre in atto amore nell'uomo: Son. 10. Ma la bellezza d'una donna non si pu manifestare, quando gli
adornamenti
dell' azziniare e delle
veslimenta
la
fanno pi
{lyon
donne contlgiate,
non
186
FILOSOFIA MORALE.
cintura Che fosse a veder pi che la persona: Par, xv. 101) ; onde chi vuole bene giudicare d'una donna, guardi quella
quando
solo
si
sia
con
di stile e
abbondanza
il
di
parola affet-
ed
al
pennecchio,
e,
e,
padri
le
grande corruttela
dore,
si
bel
pu-
pu dire che
la
corruzione
al
colmo. E
il
poeta
le sfacciale
e svergo-
ed inverecondo vestire
si
fa
preveggente annunziatore
xviii. 2, ei
di
pur canta:
mercato rie' non saggi? Che il savio non pregia uom per vestimenta, Perch sono ornamenta, Ma pregia il senno e li gentil coraggi.
Yeggano
li
pongono
l'o-
che ornare
propria.
vanto
di
di ci fattore:
non
essi
donna non sia scompagnala da saggezza. E ch' pii bello in donna che savere? Ma oltre che saggia il filosofo la vuole pure cortese nella sua grandezza: Canz.ix.L Nulla cosa in donna sta pi ben che cortesa Conv. 11. 11. - Cortesia e oneslade luti' uno: Id. - E perch la
la belt in
3.
donna si possa dire gentile negli alti ed amorosa, Canz. xii. (Adorna assai di gentilezze umane: Caw:;. iv. 1. Gentile piaceri: V. JS. 26), debbe andar coroe piena di lutti nala di umilt: V.N. 26; cinta ed ornata alla guisa che
i
alla etade si
conviene:
Y. J\.
2;
vestita di gentilezza, di
amore
e di
fede:
.
lare: V. N.
5on. 18;
FILOSOFIA MORALE.
187
s
il
{Donna
sicura,
fallo
di
virl.
Inf.w. 18.)
pur udire
altrui divicn timida: per l'altrui fallanza timida s rimane: /^ar xxvii. 31. - Guardiano d'ogni pi bella virt
nella
donna
il
Pudore.
Il
mo
vedemo
donne buone
e neili adolescenti,
l
dove
si
ma ove
si
dipingono
fall
Oh
quanti
e
domande
eziandio
ma
che
la
IV. 25. - In
vilt e ignobilil:
Lo pudico e nobile uomo mai non parl s, che a una donna non fossero oneste le suo parole. Ahi quanto sta male a ciascun uomo che onore vada cercando, menzionare cose, che nella bocca d'ogni donna slieno male! Conv. iv. 2o. E donna leggiadra non deve amare se non chi segue virt e conoscenza. La bella ch'Amore consente essere in donna sin dal suo decreto antico, non fu formata che per disposarsi a virt: Canz. xviii. 1. - Onde ognuna che sente
nare.
dipillo pregio delia bellezza
ad uomo non
virtuoso, perch virt debb' esser seano d'amore. risca colai donna, che per cagion di voler
Oh
pe-
amare un
e crede
tristo
Amore
rafjione,
quando
volont e allo
Canz.
Conv.
xviii. 7.
Vergogna, Verecondia.
sonoranza
:
Vergogna
tema di di-
iv. 19.
pentimento del
fallo e
maggior difetto [Inf.xxx. 143); e ve n' ha un'altra che nasce da dispiacere, e questa trista: Inf. xxiv. 142. Vergogna
188
FILOSOFIA MORALE.
in lutti
non sempre
pu
far
l)uona scusa al
(
fallo,
ma
solo
Conv.
Che
fa
l'uom
di
v. 2o.
La Verecondia una paura di disonoranza per fallo commesso; e di questa paura nasce un pentimento del
fallo,
il
quale ha
fallire:
in se
a pi non
Conv.
Amore.
L'amore
Amor,
...
Amore
ed
Amore
che
sona amata:
naturalmente
che
le passioni della
s
amante,
amici
in
cos l'odio
gli
desiderio
e ogni
altra passione;
li
dell'
uno sono
perch
tulle le cose
comuni
Conv.
iv. 1 -
unimento di propria sua natura l'anima corre o tosto o tardi, secondoch libera o impedita Conv. in. 2. - Non subitamente nasce amore e fassi grande e viene perfetto, ma vuole alcuno tempo e nutrimento di pensieri, massi:
mamente
lo
impediscono.
contrario: Conv. n.
La mente
1'
si
diletta
sem-
uso massimamente
dilettoso
quanto
per
Ogni cosa amabile tanto pi amala, pi propinqua all'amante: De Mon. I.13 (//". v. 127).
Conv.
iv. 22. -
Quanto l'agente pi
la passione...
al
Onde quanto
cosa desiderata pi
si
FILOSOFIA MORALE.
189
;
appropinqua
bile e pi
(li
al
desiderante, lanlo
si
il
desiderio maggiore
l'anima pi passionata, pi
abbandona
la
ragione:
10. -
Due
sorte
amori
vi
.
amar si pu bellezza per diletto, E amar puossi virt per alto oprare. Son.
.
42.
Amicizia.
profanato:
il
i
Il
nome
di
amico
sacro,
ma
pi sovente
proverbio
ci
amicizia
amico di ventura come rota si ffira. - E della apprendeva questi nobilissimi dettati: Quegli si
:
non
ed a cui
la
be-
nevolenza
cosacch
nostra vita
alla verit
'.
di
quelli
abbisogni:
8.
Dall'amore
la
e alla virt
nasce
la
vera perfetta
cagione efficiente
11.
xxii. 10.
quella
utilit,
non
amist vera,
si
ma
per acci:
meno amist
amistadi
pu
dire
Conv.
11 - La maggior parte
dell'
si
paiono seminare
nell'et prima,
perocch
in essa
grazioso:
la
reggimenti
che sono dolce e cortesemente parlare, dolce e cortesemente servire e operare Conv. iv. 25. Intra dissimili di eostumi
:
si
vede, similitudine
iii.
comune
la
1.
3; ni.
1.
Simiglianza
si
3. si
amico
si
fa
Conv.
E non meno
dissimili
che
simili di stato
a chi
190
FILOSOFIA MORALE.
alle
preemnenli
inferiori
persone.
Ove
poi
rivolgasi
lo
non conster che ari illustri e sommi principi assai di frequente s'amicarono uomini di fortuna oscuri e per onest preclari? E come no? se anche tra Dio e l'uomo non vien per dismisura
s, forse
ad impedirsi l'amicizia? Ep. a Cangrande, ^ ^. - ^e non che nelle persone dissimili di stato conviene, a conservazione
di quella,
in tra loro,
che
la dissi-
militudine
similitudine
quasi
ni. 1.
riduca,
siccome
si
intra
il
signore ed
servo: Conv.
-Ciascun amico
1.
duole del
ama: Conv.
1.
Conv.mA.
contare segretamente:
Quando l'amico
amico quello
conosce
che
vergogna crescerebbe
suo
ammonendo, o menomerebbe suo onore, o conosce l' amico suo non paziente, ma kacondo all'amonizione, ei s'adopera come quello savio guerriero che combatte il castello da un lato per levare la difesa dall'altro, che non vanno a una
parte la 'ntenzione dell' aiutorlo, e la battaglia: Conv.
li
in. 10.
muove
lui...
l'amatore a tre
a esser
1'
cose: l'una
a magnificare
l'amato; l'altra
Quanto
amico
ha
di
boutade
in
podere ed occulto,
ei
lo fa
avere in atto
provvedenza:
nel
Con?;. 1. 10. - Provenzano Salvani liberamente campo di Siena, Ogni vergogna deposta, s'affsse: E l
per trar V amico suo di pena. Che sostenea nella prigion di Carlo, Si condusse a tremar per ogni vena: Purg. xi. 134 - Gli amici sono quasi parti di un tutto, perocch 'l tutto loro
uno volere e uno non volere: Conv.
i.
6.
Uno medesimo
si
accresce per
consuetudine: Conv.
II.
1.
13
-Un
sol volere
d'ambedue:
Jnf.
138: Tanto
m'
bel,
quanto a te
non mi parto dal tuo volere: Inf. xix. 38: Esser non puote mio (voler) che a te si nieghi: Purg. i. 57. Se gli amici hanno uno stesso volere, dunque gli stessi desideri!, dunque la stessa fisionomia per cui vengono appalesati:
il
FILOSOFIA MORALE.
Pur
191
mo
venieno
S che d'
fei.
^'olisi la
Che tutti i carchi sostenere addosso De' l'uomo infino al peso eh' mortale. Prima che '1 suo magi,More amico provi, Che non sa, qual sei trovi E s' egli avven che gli risponda male, Cosa non che costi tanto cara; Che morte n'ha pi testa e pi amara. Canz.
;
i.
3.
Consiglilo e Consig;iicrc.
Male tragge
al
segno
quello che noi vede; e cos mal pu ire a questa dolcezza chi
prima non l'avvisa... Onde nobilissimo e necessario questo segno vedere, per dirizzare a quello l'arco delle nostre
operazioni, e
massimamente
adunque ci mestieri ricorrere agli altrui consigli, se da noi medesimi aver non li possiamo Purg. in. 62. Il buon con:
ad ogni
xvm.
13.
Uno
de' caratteri
buon consigliere
si
che abbia
le
esperienza
del
e
mondo,
perch
cose conte:
i
Inf.xw. 62;
i
vengono buoni consigli, quali conducxDno s ed altrui a buon line nelle umane nostre operazioni Conv. iv. 27. Qualunque ora lo guidatore cieco, convien ch'esso e quello cieco ch'a lui s'appoggia, vengano a mal fine: Conv. i. l. Tutte le qualit del buon consigliere sono
:
in
questo verso:
xii.
45; essa
{Inf.
mostrer ci che
67),
II.
necessario al nostro
campare
al
e con desiderio
1*35),
disporr
il
nostro
cuore
bene
:
onde noi acquisteremo prode nelle parole sue consigliere prudente non attender Il dimandati consigli, ma preveggendo per lui, senza richiesta, ce ne sar liberale, siccome la rosa che non pure a quello che
{Inf.
va a
lei
per
lo
ma
ci
eziandio a qua-
lunque appresso
il
va
Conv.
iv. 27.
Come
il
abbiamo scelto
ha concesso
cielo ci
192
per nostra salute,
FILOSOFIA MORALE.
padre {Pura. xxx. 50), acquetarsi in lui; esso intender meglio che noi ragioniamo: Inf. ii. 35. E sar pur bella cosa
a noi, del suo
nostri
pensieri,
ammonir
ez'.andij
ci
comunicargli
vero:
quando
ci
sar confermalo
Son
io
pi certo:
ma
gi
mi era avviso
dirti. Inf. xxvi. 49.
voleva
consigli che
alla nostr'arle, e
ci
che
diede
non
li
ha
dati. Quelli
figliuoli all'arte,
ma
non
s'i
che non
convengano alcuna volta decimare cio a quelli miseri, a cui solo il grado divino
a Dio) rimaso
:
e dare a Dio,
(F esser cari
Conv.
iv. 27.
Prudenza.
memoria
conoscenza delle
buona si richiede documento, e buona presenti per non prender inganno a deteresser
prudente
E
il
il
la
sua
Prudenza
il
conoscere
le
cose presenti e
provedere
future. -
Prudenzia,
cio Senno,
per
virt,
avvegnacch
mostri
la via
morali
e
virt,
per
che
si
compongono,
senza
quella
ssere
non
possono.
sbadatamente avventurarci,
virt
II s'
ma
ci
duopo guardare
Pwrg.
xii.
la
nostra
e\h
aW alto
passo: Inf.u.X.-
76;
non
innanzi di mettersi
ad alcuna opera
eletto seco
bera
preveggano
che po-
vengano
meno
gli
prudente ade-
FILOSOFIA MORALE.
193
pera ed istma Che sempre par che innansi s prover/qia: Inf. XXIV. 2'J. - Egli buono armarsi di provedenza: Par. xwi.
109.
La prudenza
Ma per
e la cautela
L'imprudente ha varihezza
sempre si tiene Pusillanimit. Il pusillanimo. meno che non ... il pusillanimo sempre fa maggiori gli altri che non sono... Con quella misura che l'uomo misura s medesimo misura le sue cose, che sono quasi parte di s medesimo Conv. 1. 11. Fortezza nelle sventure Nell'avversit non ci venga mai manco la fortezza; ma dobbiamo essere presti,
:
{Inf.
xx 53),
j,
Par. xvii. 24
a chi pi s'abbandona: Par. xvii. 107. - Aristotile disse che quanto pi l'uomo soggiace all'intelletto, tanto meno
soggiace alla fortuna: Conv.
iv. 11.
Onde
la
durezza
Gino:
tro
1
dell' esigilo
avea purificato
suo amico
prego,
che
llosofi,
Seneca,
a noi
come
da un padre ai figli son porti; e dalla memoria tua non cada un momento quella sentenza: se voi foste cosa del mondo, il mondo ci eh' sua cosa amarebbe: Ep.iv.Ho. Del Tempo t buon uso del Tempo. Tutte le nostre brighe, se bene vegnamo a cercare li loro principii, procedono
quasi dal non conoscere V uso del tempo... che in tutte nostre
operazioni
si
deve attendere
'1
Conv.
iv. 2.
Cos
Maestro; ed
'1
Perduto
ed ejji
Prenderai
di nostra dimora. Pur^.x vii. Non perder l'ora. Inf xin.80. Pensa che questo di' mai non raggiorna ... Io era hcn del suo ammonir uso, di
89.
non perder tempo... Pwry. xii.84. il tempo non si perda Per poco amor ... l'urg. xvm. 103. VOL. 11.
Ratto, ratto, che
Par
191
Il
FILOSOFIA MORALE.
tempo che
e'
imposto
si vuole.
Pi utilmente compartir
Purg.
xxiii. 3.
Quanto uno
pi avanti
II
nella
tanto pi apprezza
confronto di ci che
gli
:
suo perfezionamento
78.
Del parlare.
la
le parole, dice
Sapienza.
Il
volgo misura
Il
dottrina dal
numero
le
delle
Savio misura
e sceglie loco e
parole
dee
parole sieno ricevute e fruttifere vengano : Conv. tv. 2. Le troppe parole, e malamente gettate, potrebbero non essere ben ricevute e tutte andare in erba vana; e le troppo scarse
sterilit
d'opere buone
lo
agli
Conv. iv.
2.
Il
nostro parlare
A'.
14),
male, dovendo essere, quasi seme ci' operazione, {Conv. iy. 2) e sempre ad alcun intendimento e utilit E perch le nostre
.
parole ottengano
il
migliore e
pi sicuro efletto,
il
savio
suole proferirle con voci soavi dilettose o piacenti a chi le ode, e indi persuasive della verit di cui sono interpreti
fedeli:
Co?tr.
ii.
2.
nobili spiriti
la
piana {Inf.
ii.
(Par.
la
i.
95]
ei
parlare onesto e
113; in/, x. 23.
inf.
cilia
II.
67,
Il
adesca e ne con-
la
benevoglienza altrui:
xiii. 53.
Taluna volta
si fa
pi scolpita ed animata,
onde Dante;
Talor parliamo l'un alto, e l'altro basso, Secondo l' affezion eh' a dir ci sprona^ Ora a maggiore, ed ora a raiuor passo. Purg. xx. 118. La voce mia di granile affetto impressa. Par. vni. 44.
Ma
ci
:
il
precetto del
poeta
FILOSOFIA MORALE.
Parla, e
.Non
Il
sii
195
xiii. 78.
dimandar pi die
V. N. 12.
li
V. Y. 10.
buono
udito
che non
di
rado
fia
laudabile
tacerci:
Inf.
XV. 103; ed
Il
tacere bello,
S coni' era
iv. 101;
consiglio
tempo
>
e loco...
'1
mezzo
Lode
<i
Lode d'altrui.
Parlare alcuno di s
li
concede per
lodare non
medesimo pare non lecito... Non si reltorici, alcuno di s medesimo sanza nenon
sia
maggiormente
vituperio chi
E ancora
tanto
la
la
propria loda
il
proprio biasimo
uomo che
sia di s
vero e giusto
Conv.
i.
2. -
L'essere lodatore
di s
medesimo
/ postutto biasimevole
a chi'l fa:
cessit
Y. iY. 29. il
neir esprimere
costretto a registrarlo:
xxx.
G3.
Dante,
e'
che
fece
una volta sola nella sua grande opera, tuttavia si vede quanto accuratamente e' se ne scusa, e come e' rigetta
la colpa nella necessit,
che
di
uomo: Quando
necessit qui
si
io
mi volsi
al
registra.
lecito lodare,
giare s medesimo,
suo
li
i.
196
FILOSOFIA MORALE.
L'uomo
degno
ma
in
non ha podest, non merita n vituperio, ne loda; perocch l'uno e l'altro da rendere ad altrui, avvegnacch le cose siano parte dell'uomo medesimo:
Conv.
al
111.
2.
viso alcuno
Conv.
i.
2.
- L'
sontuoso a lodare
s'egli piacere
altrui,
della
non ponendo bene propio mente persona lodata; perch molle volle
d biasimo,
Conv.
o per difetto
Onde molta
10.
conviene
iii.
Compagni
naturalmente
IV. 1. -
cattivi.
Le
avviene che
st nel
mondo
Se
si
confonde
t'
Canz.
ti
xviii. 7.
forb. Inf. xv, C9.
invita, o ti ritiene,
ti
metta.
Che
buon
col
tiene.
Ma
egli avvien,
altri si getta
In compannia, che non ha che disdetta Di mala fama, eh' altri di lui suona. Con rei non star n ad inciegno n ad arte;
Che non fu mai saver tener lor parte. Canz. xm. Chiusa.
dice Salomone,
mirando
le loro
cammino
di
Che
fa
nascere
fiori e
xxn.
47.
Quivi son
li
gigli,
si prese il buon cammino. Par. xxiu. E r amorosa fronde Di radice di bene altro ben tira. Poi suo simile in grado. Canz. xvm. 7.
Al cui odor
74.
Stoltamente
ei si
costumi ammaestrare
le
mani
di
FILOSOFIA MORALE.
197
bench queste persuadessino il falso e quelle il vero: De Mon. i. lo. - L'esempio assai pi efficace che la parola: 1' esempio spesso quasi mai la parola: basta
le parole,
;
ti
rendo,
Se non
lo far:
che
1'
la
dimanda onesta
76.
Si dee seguir
con
Anche
si
di
leggeri
guastano:
ch'ha nome Alagia:
casa
Buona da
s,
purch
la nostra
E pi
funesto e ruinoso, se
La mala condotta
dal grandi:
la
cagion che
il
mondo ha
Perdono
carissimi,
nemici. Perdonate, perdonate oggimai che con meco avete ingiuria sofferto; affinch il
a'
5.
pastore vi conosca pecorelle del suo gregge: Zp. v. Amate da cui male aveste. Purij. xm. 36. Lo mal eh' avem sofferto Perdoniamo a ciascuno, e tu perdona
Benigno, e non guardare
al
iwihira,
e si fa ghiotto
della
mente
il
W aprir
alti
cuore
all'
Della ivobiif k.
matrimoni,
gli
gli
le signorie grandi,
gioni di nobilt,
durata La
falsa opinion
i
tra
nui, Che
ISipote
Vuom chiama
fllio
colui
Uomo
fjentil,
che pu dicere:
fui
di cotal valente.
Ma
cam-
vilissimo
mino,
poscia V erra,
sembra a chi 1 ver guata Chi avea scorto E tocca tal, eh' morto e va per
(siccome
si
terra...
Che
le divzie,
crede)
Non
posson gentilezza
di
198
FILOSOFIA MORALE.
nobilt
L'
non avendo
rumi
umana
La
nobilt...
cielo...
vunque
nobilt:
virt,
iv.
nobilt...
Conv.
La nobilt se
di
generazione
in
generazione non
si
siccome un manto
in
bici lo
di
quando
logora,
il
tempo
di
sangue,
Ben
se' tu
manto cbe
tosto raccorce,
non s'appon di die in die, Lo tempo va d' intorno con le force. Par.
S che se
xvi. 1.
io
;...
sono
se
i
di
cotale
schiatta;
120)
che
il
divino seme
non cade
in ischiatta,
la stirpe
cio in istirpe,
ma
non
fa
le sin-
ma
le singulari
L'uomo
vile,
gli occhi
che
in
sola la
memoria
Le ricchezze pericolosamente nel che sommettendo ci che promettono, apportano il contrario. Promettono le false traditrici sempre, in certo numero adunate, rendere il raunatore pieno d'ogni appagamento; e con questa promissione, conducono l'umana volont in vizio d'avarizia... Promettono le false traditrici, se ben si guarda, di trre ogni sete e ogni mancanza, e apportar saziamento e bastanza: e questo fanno nel principio a ciascuno uomo, questa promissione
loro accrescimento
Delle Ricchezase.
sono imperfette,
in loco
di
di
saziamento e
di
refrigerio,
FILOSOFIA MORALE.
loco di bastanza, recano
199
cio
maggior quantit a desiderio; e con questo paura e sollecitudine grande sopra r acquisto. Sicch veramente non quetano, ma pi danno cura, la qual prima senza loro non s'avea... Conv.
nuovo termine,
IV. 12.
si
misura che
si
viene acquistando
-
gli
umani
desideri!
come vivono sicuri, quando di quelle hanno rannate, come s'appagano come si riposano. E che altro cotidianamente pericola
alcuno?
lo
e uccide le citt,
le
contrade, le singulari
si
pu:
Coiv.w. 12.
-La
male;
camminando,
lo
in
soggiornando,
di
li
ma dormendo, non
mondo vanno, che
fan tremare,
pur
perdere
miseri
ma
la
sanno
vento
fa
dimenare,
lo
cammino pi
al
breve...
E quanto
posseditore
di
della ricchezza
prendere quella
possessione?...
sione,
Anche
privazione di
bene,
quale
fa gli
uomini
vera
splendienti e amati...
L'uomo
di diritto appetito e di
ama; e non amandole non si unisce ad esse; ma quelle sempre di lungi da s essere vuole, se non in quanto ad alcuno necessario servigio sono
le
conoscenza
ordinate
il
perfetto collo
diritto
si
imperfetto non
d'appetito e verace di conoscenza, per loro perdita non disface: Conv. iv. 13.
La descrizione che
73. 96),
fa
il
Inf. vil
contrario a quello
200
tleir antichit.
FILOSOFIA MORALE.
Se presso a' Gentili essa una Dea cieca che dispensa pazzamente beni del mondo, in lui un angelo ministro della Provvidenza, che governa sapientei
mente
la
il
conseguenza
la
di
cUfension
l'
de' senni
polente sia
vicende, e ci ha
Delle Yirt caritative. Piet; VIisericordia ; Beneficenza ; L<arghezza. Di una sorta di lar ji^hezza detestabile. Piet ed umilt, massimamente congiunte, fanno della persona bene sperare, e massimamente la piet, la quale fa rlsplendere ogni altra bont col lume suo. Piet non passione, anzi una nobile disposizione di animo,
cio dolersi
dell'altrui male,
uno speziale
Conv. u. 11 -Misericordia
1 -
madre
;
di
beneficenza: Co7iy.
bene
ma
8.
non
trista
onde se
il
dono non
lieto nel
:
id.-La dimanda onesta Si dee seguir con l'opera tacendo: Inf. XXIV. 77.- Com' anima gentil che non fa scusa. Ma fa
sua twglia della voglia
dischiusa
:
altrui, Tosto com' per segno fuor Purg. xxxiii. 130. - La nostra carit non serra
porte
libero e
non
isforzato
:
onde
la
provata liberalit
'l
si
perciocch dare
domandato da una
perch dice Seneca
:
ma
il
compera, tuttoch
si
spendono: Conv.
donare
in
i.
compera, che quella dove e'prieghi 8.- Io vo' che ciascun m'oda: Qualcon
trista
smaga. Che
vender tanto caro. Quanto sa sol chi tal Volete udir, se piaga? Tanto chi prende
gli
FILOSOFIA MORALE.
e s
201
il
bisogno
altrui
gli
non apre subito le ali delle mani, ma attende che dimandi l'opportuno soccorso prima di prestarlo, gi ha negato: Che quale aspetta prego, e Vuopo vede, Malignamente gi si mette al nego: Purg. xvii. 59. Quegli,
si
ix. 24),
conosce
lo
altrui biso-
buono: Purg.xwiu.^^.
La sua
pur soccorre A chi dimanda, ma molte fiale Liberalmente al dimandar precorre: Par. xxxiii. 16. Il dono poi deve andar condito con soavi ed accorte parole, perch Vovra tanto piii gradita Dell' operante, quanto pi appresenta Della bont del cuore ond'
dono dee essere simigliante a quella del ricevitore; cio a dire, che si convenga con lui, e che sa beneficii maggiore quello utile: Conv. i. 8. - In tra tutti
La
la
provvedenza
in far s
che
al ricevitore
vada
l'
l'utilit
conseguente
la
memoria
i.
il
Quando
l'uomo riceve beneficio deve mostrarsi conoscente ver lo benefattore Conv. ii. 7. - Avvegnacch non possiamo simile beneficio rendere... ci corre obbligo rendere quello che migliore per noi si pu con tanta sollecitudine e prontezza, e cosi almeno mostrare la nostra buona volont: Cony. in. 1. - Ma non rado che l'opra grande bella riesca mal gradita: Par. xi. 128; e che di buon seme
poi
:
.si
e torni
molto diverso
il
guiderdon dal-
l'
Larghezza virt,
fa gli
la quale perfetto bene, e la quale uomini splendidi e amati: Conv.w. 13. - Ma la lar-
ghezza vuole
essere a luogo e tempo, tale che il largo non neccia a s, n ad altri la qual cosa non si pu avere sanza prudenza e sanza giustizia Conv. iv. 27. - E il filosofo tocca il sublime, quando con veemente eloquenza, sgorga: :
202
tagli dal cuore,
stillanti dello
(f
FILOSOFIA MORALE.
di larghezze,
che rapite
meno
al-
le
mirabili vestimenla;
drappo d'in su
l'altare, e coprirne
si
Non
altrimenti
dee ridere,
ti-
ranni, delle
alla
vostre
li
messioni,
sua casa
li
con
mensa,
iv. 27.
DOTTRINE TEOLOGICHE.
La
divina scienza... piena tutta di pace, la quale
non soffer lite alcuna d'opinioni, o di Kofstici argomenti, per la eccellentissima certezza dol
fettamente ne fa
suo suggello lo quale Iddio... Questa... peril vero vedere, nel quale si
COKV.
II. 15.
Thelogus Dantes nullius dogmatis expers. - GIOV. DAI. VIRGILIO. Ed ho imparato pi teologia In questi giorni clie ho riletto Dante
fatto
non
avia.
SALVINI
teologi
a F.
REDI.
Dante
u' era
c'est le
pomc du
Dante. Le divine Comdie est l'eipression potique du Christianisme orthodoxe, du Ch;i.stiaiiisme plein de jeunesse et de foi.
MAGNIN.
L'
UOmO
debb' esser conlento a quelle dimostrazioni che si possono ricavare dagli effetti, pei quali si viene in cognizione delle
cagioni loro, e
quello
in
di
che
falli gli
ammaestra
Fede:
DOTTRINE TEOLOGICHE.
203
soffcrr
la
tormonli e caldi e
Virt dispone,
pieli
Simili corpi
Che come
Malto
fa
si sveli.
chi
Possa trascorrer
in tre
Pur^.m.
31.
Se coli' umana ragione si potesse tulio comprendere, non si sarebbe veduto nel mondo desiar senza fruito tanti
sublimi
intelletti,
in cui si
che ora dato loro eternamente per lutto. state contenti, umana gente, al quia
Che se potuto aveste veder
tutto.
;
E disiar vedeste senza frutto Tai, che sarebbe lor disio quetato.
Ch' eternalraente dato lor per lutto. Purg.
iii,
3".
Onde
il
noi
dobbiamo
fine
Ed
la
a simile
intendimento n'avverte
che a certo
bada
ma
Non
:
da parte dello
Conv.
iv. 13. -
scibile
des
convenga,
possibile
ma
sapere a misura
Tutto non
di conoscere,
dacch
la
del
tutto
l'angelico
Conv.
iv. 5.
lentem usque ad perfectionem reperies? Audiant Psalmistam dicentem: Mlrabilis facta est sclentia tua, et me confortata Quam est, et non poter ad eam. Audiant Isaiam dicentem distant coeli a terra, tantum distant viae meae a viis veslris. Loquebatur equidem in persona Dei ad hominem. Audiant
:
quam
vocem E
dicentis:
potestis
venire. Et haec sufficiant ad inquisitionem intentae veritatis: 22. nel Cont\ Tratt. IV.
5:
Oh
istoltissime e vilisslme
204
DOTTRINE TEOLOGICHE.
E debole
tra
la filosofia, a cui
mezzo
l'umano
Lume
Dir
ti
intelletto e Dio.
.
.
Quella
ti
fia
tra
'1
vero e
l'
intelletto.
Purg.
vi. 44.
t'aspetta
Lo
figliuolo di
le verit
sopranaturali,
cose
noi necessarie
ci
rivel....
De Non.
iii.
15.
Misterj.
perci
il
che Dio stesso per la grandezza dei medesimi fu costretto rserbarne gran parte per s. Ei gli sarebbe stato impossibile,
se anche lo avesse voluto,
farsi
umana
il
sesto
In tutto
si fare
il
impresso
suo verbo
Non rimanesse
Noi non possiamo veder per entro all'altezza de' Misteri, mentre che il nostro immortale col mortale mischiato, ma
per ragione
lo
vedemo
si
ombra
in
cV oscurit,
la
mortale
coli'
immortale: Conv.
Le verit
della fede
;
vedranno
ivi
il
altri principii
giacch
e si chiarisce:
L (nel cielo)
>'on dimostrato;
si
ma
per s noto,
1'
A
I
uom
accendere ne debbono di voglia di vedere Dio, onde conoscere ci che noi teniam per fede Por. ii. 37.
misterj
:
DOTTRINE TEOLOGICHE.
205
DO nella sua eternit, fuor dei limili del tempo, e fuor d' ogni limite comprensibile dell'
Della Creazione.
dirsi
intorno a
Dio
fu
compiuta
processo di tempo, n questo vieta che, secondo quel concetto venissero poi le creature svolgendosi in nuove specie,
le
quali tutte
di
non
solamente
non
il
erano fuori
fine diretto.
del
concetto
Dio,
ma ne
le
costituivano
Par. xxix.
L'eterno
Amore
sue magnificenze;
Non per avere a s
Ch'esser non pu,
di
bene acquisto,
ma
tempo
fuore,
Fuor d'ogni altro comprender, come i piacque, S'aperse in nuovi amor l'eterno Amore. l*ar. xxix.
13.
L'esistenza di
li
mini di
tutti
I
abbiano
dimostrati.
Idee; nel
le
i
chiam
La
filosofi si
nome
d'Intelligenze.
ha
squarciato
il
velo
che
ne separava
da
loro
queste
creature eccellenti.
numero
della
va
Il
di
paro
colle
loro
perfezioni:
nella
loro
intendimento,
fermo
verit,
oblio
non conosce questa alternativa, a noi propria, di di rlminisccnza: Par. xxix. 70. La grazia illula loro fedelt
la loro
volont,
mai d'esser libera nell'abitudine della 58. In quelle dunque la potenza non
dall'atto; l'alto semplice constituisce
il
giustizia
si
Par. xxix.
distingue
punto
loro
modo
di essere,
ciascuna gerarchici
206
DOTiaiNE TEOLOGICHE.
d'una delle
tre
persone
in s
della Trinit;
a ciascun ordine
un'attribuzione
differente,
attivo.
nove
cori
motori delle nove comunicano una celerit proporzionata essi medesimi sono infocati, e intervengono
i
a tutti
fisico
si
Par.
ii.
27
Ma
I
esercita nel
mondo
morale.
costruiscono: Conv.
si
ii.
14,
il
seme
si
svolge
mescono
coi beati,
mostrano
giudici,
guardie e con-
i medesimi combattono con esito alterno, perch la salute e la perdita delle anime sono il prezzo delle loro contese Par. XXXI Pura. v. 1 04 viii. 9o; ix. 76 Inf. ix. 85. e passim. Ozanam, Dante e la Filosofa cattolica. P. II. cap. lY. 4. Una parte degli angeli appena creata prevaric, ^el Convito, 11. 6, ei ritiene che una decima parte non fosse
nemici, e
fedele a Dio
Fu
maledetto
...
Superbir
mondo spirituale dove avevano il primo posto, questi angeli ribelli abbiano subito vergognosamente una trasformazione materiale, e abbiano del pari ricevuto forme corporee {Inf. passim, soprattutto Jnf. xii. XVII. xxxi); nel mentre che loro si concede un impero quasi
Ei pare che, caduti dall'altezza del
supremo
i
sulla natura.
Ad
essi
si
sono soggette
le
le
tempeste,
[Purr/. v.
fulmini, e al loro
cenno
raccolgono
acque
112),
appagano talvolta
la loro
intervento soprannaturale
ti
si
legano
della
maga;
ma
essi esercitano
un'azione pi generale
-%
e pi costante sugli
umani
DOTTRINE TEOLOGICHE.
loro.
207
Noi
della
vedemmo tciulere insidie lungo l'arduo cammino scienza. Li vedemmo aprire alle Ire sorla di conculi
piscenza
le
non
la
si
stancano,
le
che attira
volont ondeggianti
la
Inseguono
tomba, n temono
contenderla agli
angeli, e di rinovare
cos'i le lotte
Inf.xwu.
a
che
Ne
al
tempo
Non furono
fur fedeli a Dio,
ma
in.
-28.
Cos per una reminiscenza della poesia pagana che la teologia cattolica
Giganti,
mutali
in
demonj,
sono
fatti
guardiani dello
ai
luoghi
o in diverse
parli,
e ricevono
danno:
/m/". viii.
82; xxi.
il
Ma
primogenito, gi
pi bello
tra gli spiriti, e che ora la pura volont, che cerca soltanto
il
dolore,
il
il
sistema dell'iniquit.
Il
peccato e
il
anime sono ci che la gravezza pel corpo, lui hanno precipitato dove il centro istesso della terra, a cui tendono tutti corpi. La generale gravitazione
che per
le
lo
i)arli lo
stringe;
la
il
suo
pena
II,
il
Dante
la
Filosofia
Le Religioni se-
208
DOTTRINE TEOLOGICHE.
nei loro
gnano
dogmi
la
l'antesignano di questo
S' ei fu s bel
movimento
di
degradazione:
com'
E contra 'I suo Fattore alz le ciglia, Ben dee da lui procedere ogni lutto. Inf. xxxiv. Questa natura al suo Fattore unita Qual fu creata, fu sincera e buona
; ;
34.
Ma
Da
Di Paradiso, perocch
torse
L' idolatria,
fil:
vili.
1.
iv.
e seg.
Della Redenzione.
signifi-
Come
di
vii. 85.
Che
zione
poteasi
in grazia
;
Dio doveva rimettere l'uomo, o l'uomo doveva dare a Dio una riparafare allora?
dunque
ma
l'uomo non potea tanto inchinarsi, quanto aveva la sua superbia: dunque Iddio solo
lo fece
poteva riparare, e
di farlo per s
Dimesso avesse, o ehe l' uom per s Avesse soddisfatto a sua folla...
Non potea
1'
uomo
Mai soddisfar, per non poter ir giuso Con umiltate, obbediendo poi. Quanto disubbidendo intese ir susoj E questa la ragion perch l' uom fue
Da
Riparar
Dunque a Dio convenia con le ve sue l' uomo a sua intera vita. Dico con 1' una, o ver con ambedue ...
.... Pi largo fu Dio a dar s stesse
In far r
uom
sufficiente a rilevarsi.
sol
da s dimesso.
Alla giustizia, se
Non
DOTTRINE TEOLOGICHE.
209
felici l,
cos'i
ardui!
la
Paradiso
si
Redenzione...
Limbo) un Possente
Con segno
Ed
vo' che
essi,
Spiriti
Prescienza di Dio.
distrugge
la libert del
scie\iza,
che
fa la
non
scienza l'evento:
del
quaderno
stende.
Tutta dipinta nel cospetto eterno. Necessit per quindi non prende,
in
che
si
specchia
xvii. 38.
vede; e nondimeno
l'
Egli
ma
cela lui
Della Grazia.
la
a infondere
:
Grazia impenetrabile
Per larghezza
umano
intelletto
di grazie divine,
Che s alti vapori hanno a lor piova. Che nostre viste l non van vicine. Purg. xxx.
112.
indispensabile
tittare:
a noi
la
appro-
D oggi a noi
Senza
la
la cotidiana
A
Grazia:
qual per questo aspro diserto retro va chi pi di gir s'affanna. Purg.
La sollecitudine di
ben
operare rinnovella
in
noi
la
merito
si
la
Grazia in ragione
dell' affetto
con che
E non
raccoglie
ma
sie certo,
voL. n.
14
210
Secondo che
/)0TTR1^E TEOLOGICHE.
Clic ricever la grazia meritorio,
l'affetto
1'
Quando
Lo raggio della grazia, onde s'accende Verace amore, e che poi cresce amando,
Multiplicato in te tanto risplende.
Che
ti
Per
la scala del
risalirla.
donde nessuno discende senzn Gustale una volta le delizie del cielo, non si pu
Paradiso,
al
scendere
manifesti,
conviene
daW ombra
la
che impedisce
il
lume, onde
monte a spogliarvi
121.
Tirfii CardiiBaii.
i
di tutti
tempi, foriere
noscono
la rivelazione,
cielo,
ww.
131. -
Pury.
necessario
che
ben
fiso
Convien eh'
a' nostri
raggi
si
B>eiia Fede.
S. Paolo,
cose sperate,
E arf}omento
delle
Chiesto egli lass ne' cieli delle cose ch'ei credesse e delle
ragioni del suo credere risponde: l'autorit delle scritture e
miracoli
l'essersi
; i i
quali se
non fossero
sarel)he
il
miracolo massimo
senza miracoli propagata la fede s ardua all'umana debolezza da uomini poveri ed astinenti. Le cose che crede sono: l'unit, eternit immutabilit di Dio, dimostrategli da
prove
gli
La fede
(1)
confermaiio;
(1)
Principalissimo
miracoli
fatti
DOTTRINE TEOLOGICDE.
21.1
gli
vengono anco
la ri-
ma
la
divina autorit
la
corrobora e
della fede
soggiunge di credere
IV. 35.
credenza
il
-La porta
il
bat-
tesimo: Inf.
Inf.
II.
La Fede
conte
sali
princpio
di salvazione:
28;
essa
cieli
fa
V anime a
Dio:
Al regno de'
non
Dio: Inf.
IV.
38.
sal
in Cristo,
N pria n
La fede verace {Par. xiv. 41) vince ogni errore [Inf. iv. essendo che illuminata dalla somma luce del cielo ogni nutorilfi convince, n pu mentire, n torcersi da via di
48),
onde
la stessa
Nemo, quantumcumque moralibus et inlellectualibus virlutibus, ctsecundum habltum etsccundum operationem perfeclus, absque lde salvari potest: dato, quod nunquam aliquid de Christo audiverit; nam hoc ratio humana per se justum inlueri non potest, fide tamen adjuta, potest: De Mon.u.
8
Qui
in
filium
Dei Christum,
praesentem,
sive
jam
in.
La fede pi che
tutte
le altre
l'umana generazione, siccome quella per la quale campiamo da eternai morte, e acquistiamo eternai vita: Conv.m. 7. Ma egli non basta picchiarsi il petto pel conseguimento della salute; la fede senza l'opere morta:
Ma
vedi, molti irridan Cristo, Cristo,
in iiindicio assai
Che saranno
106.
...
suoi. Molti
minore del suo potere, e fatti poi nel nome suo per li santi sono s ostinati che d quei miracoli per alcuna nebbia siano dubbiosi, e non possano credere miracolo alcuno, senza visibilmente
di ci
avere
sperienza. Conv.
iii.
7.
l'
Tommaso
pruova. D^ Mon.u.
4.
212
D0TTR1^E TEOLOGICHE.
Della gloria futura,
il
qual produce
6".
Da
ma
blimi cantici
di S.
Davidde,
al
l'
i
alta
Teoda,
Jacopo vennero
poeta
fondamenti
di quella
speranza
stillata
die
luce piovuta
insieme
dall'alto.
essere
Iddio infinito ed inejfahil bene deve Della Carit. Filosoia e autorit rivelata il nostro supremo amore
:
ce lo insegnano.
Filosofia che ci
pagani,
che scende anch'essa da tradizioni rivelate in origine, insegna che Dio il supremo desiderio delle cose immortali,
e
ci
l'
eternit di Dio
l'
immortalit
Mos
Dio
autore
primo del bene e rinnovatore di quello. Ragioni ed indirizzi all'amore ci devono essere la bellezza e bont dell' universo, i doni da Dio largiti [all' umana natura, la
redenzione,
la
gloria
parano ad essa:
Lo raggio della grazia, onde s'accende Verace amore, e che poi cresce amando. Par. x. Che il hene, in quanto ben, come s'intende, Cos accende amore, e tanto maggio, Quanto pi di bontate in s comprende.
83.
Dunque
all'
Che ciascun ben che fuor di lei si trova Altro non , che di suo lume un raggio. Par. xxvi. Lume non , se non vien dal sereno Che non si turba mai, anzi tenebra,
28.
Od ombra
Tutto
Perocch
difettivo ci che
L'eterna luce,
Che
"Vista
sola
s'
Non
, se non di quella alcun vestigio Mal conosciuto, che quivi traluce. Par.
Il
DOTTRINE TEOLOGICHE.
lulti gli altri
213
amori
si
rocch
il
vince e soperchia
Dalla fede
Conv.
ni, 14.
vien la speranza
del preveduto
desiderare,
le
per
la
quali
Ire virt
Atene
celestiale,
dove
della' verit
Peccato.
Solo
il
Il
la
sovrana
dignit dell'anima:
peccato
falla dissimile al
sommo
bene,
vii.
Id.
la
colga
la
morale,
a cui
in
altra vita,
volont satanica.
in
solo
la
morte
Come
Da un
fec'io,
il
governa
/n/".
Mentre che
11
tempo suo
si
xxxiii. 129.
peccatore non
alla dispeil
ramo
fiore del
pentimento vi pu sbucciare:
Si non si perde, Che non possa tornar Teterno amore, Mentre che la speranza ha fior del verde. Purg.
ni. 133.
un buon Con-
Il
mano
le
una
21
DOIiTRIKE TEOLOGICHE.
di color diversi. Purg. ix. 70. Divoto mi gettai a' santi piedi Misericordia chiesi, e cli'ei m'aprisse; Ma pria nei petto tre fiate mi diedi. Id. 109.
Nella
porta
simboleggiava
il
poeta
la
sacramentale
le disposizioni
lungo
per traverso
il
nella ricordanza
Dio
oleso
peccato;
nello
scalino
che pare
di Dio,
un porfido fiammeggiante e sanguigno, l'amore che come fiamma deve accendersi nel penitente,
di
sendo che
dirigere
in
ragione di quello
a medicar
si
rimettano
piaghe,
peccati.
penitente,
le
e perch
non
usare convenientemente
la
chiave d'argento:
esigesi
in
lui
molta arte
ed accortezza,
molla dottrina,
Umilt
alla vista
e mestizia ond'
preso
il
Purg.
IX. 116.
1
Le macchie e le male inclinazioni che peccati lasciano neiranima del Cristiano, anche dopo la sacramentale assoluzione, debbono essere lavale ad una ad una per la temporale
penitenza e con
le
imposte: Purg.
Il
ix.
IX.
91;
Il
pentimento disarma la divina Giustizia: Purg.ww.^^. La porla, in cui adombrata la Confessione, apre il varco d'un aringo umiliante e faticoso, ma dove la fatica va scemando, e l'ignominia si cancella grado a grado che
il
peccatore
1
si
indietro
per
avvicina al termine. Guai se alcuno riguardi lui verrebbe meno il frutto delle sostenute
D0TTU1^E TEOLOGICHE.
215
prove: Purg.
i\. 132. si
appliclier
profana e
si
sanie Scritture
gli
presenteranno sui
vizj
il
ondegli
una energica preferenza: Purgai, passim, Da quel punto si appiglier senza esidei quali vuol
le
distruggere
traccie.
L'abitudine
distrugger
e,
le disposizioni
perverse formate
malvage
Questi
sforzi e le resistenze
cizio della
0,
spontanea
il
come mezzo
di
di
reprimere,
per |)arlare
linguaggio ascetico,
mortilcare e an-
l'anima innocente,
lasciando in
dolore
puote a riparazione
Tultavolla
i
molti
del cuor
umano pu
ancora
si
pi
prestare
al
pi
austero
coraggio, sarebbero
insufficienti;
levano a intorbidar
si
memoria,
il
Pura.
morale
compirsi
al cammino della penitenza E d'altra parte l'opera della rigenerazione una seconda creazione, la quale non potrebbe
91.
senza
l'
intervento
della
divinit.
Perci
verr
che
onnipotenza,
la (piale si fatta
28;
al
quali Dio
non
tratta
le
colpe,
consolazione,
pentimento per
216
la
DOTTRINE TEOLOGICHE.
xwi.. La
riabilitazione
mani
del Crea-
d'Eden mortale, una beatitudine che la pu gustar sulla terra. Questa beatitudine
proprie azioni:
Purri.xwi. e se^
Ozanam, Dante
II,
e
1.
la
cap.
la
III.
di s
Principio
proprii
si
al
pentimento
e
l'
conoscenza
falli,
amata, onde
Assolver non
pente;
N pentere
Per
la
mi
torse
si f
85.
D addietro nella via di Dio, e perde la grazia chi tempo della penitenza si volge con qualche affetto
terrene cose gi abbandonate: Purg.
iv.
nel
alle
132.
La purgazione delle passioni, e la conversione difficile, ma non impossibile a chi voglia con fermezza, ed abbia
l'aiuto della Grazia:
Purg.iv.^'.
:
Non
vi
si
iv.
132; v. 53.
finch
cielo,
Purg.
in. 135.
Santificazione delle fe^tc. Diem Solis, quem Salvator per gloriosam suam nalivitatem, ac per admirabilem suam resurrectionem nobis nnuit venerandum: Quaestio de aqua et terra, 24. Efficacia della prejs^hiera.
.
.
noster
30;
in istato di grazia,
:
che
iv. 133.
Che lass
voce degl'innocenti:
DOTTRINE TEOLOGICHE.
Di a Giovanna mia, che per
217
me
chiami
Purg. vm. 71.
L dove
Dig;iuno.
Mle e locuste furon le vivande, Che nudriro il Batista nel diserto: Pcrch'egli glorioso, e tanto grande,
Quanto per
1'
Evangelio
v' aperto.
la
lingua sciolta,
Par. xxvii. 132,
Voto.
Dante argomenta
voto dal
Ma appunto perch
quanto che nessun vincolo di legge positiva o naturale, imponendo una pi o meno indiretta necessit, limita quella facolt del volere per cui l'uomo simile a Dio e tende
ad esso. Se non che condizione essenziale
la
al
spontaneit piena,
di quel
la
;
genza
che
si
fa
traggono
vole,
la
scemano
l'obbligazione.
Ed essendo
il
promessa di cose non conformi a ragione, cio non cosa santa. - La Chiesa dispensa dal perch non in tutto conforme a ragione, o perch voto, nuove condizioni lo rendono tale che, se il promettente dovesse rifarlo, se ne asterrebbe per meglio compiere 1 proprii doveri, o perch l'intelligenza e la spontaneit non
cattiva in s,
fu piena.
atti
Ma Dante
di
distingue
la
gli
non fare, e il patto stretto con Dio; e aflerma che gli atti possono permutarsi, ma il patto rimane, e che quella permutazione stessa dee farsi non dal difficile al facile, ma dal mono al pi, s che il baratto non
promessi
fare o
permutare
il
meno
merito dei
sacrilizj interiori
i
compensa l'alleggerimento degli atti esteriori; di che preti non possono essere giudici, ma ciaschedun uomo negli intimi suoi pensieri. Tommaseo.- Par. in. 29-49;
V. 22. ao.
218
noi cullo
delle
I)OTTUl^E TEOLOGICHE.
sacre
imagiiii,
egregiamente compreso da
vostro ingegno.
Dante
al
Per questo
la Scrittura
condescende
mano
;
Par. iv 40.
La Chiesa
pissima e sposa
Cattolica.
(/i;9.
La Chiesa Cattolica
madre
ii.
ix. 7.)
menzogna
Conv.
ii.
4 -
La
calunnia,
merc
Conv.
della
iv.
illumina:
via, verit e
luce;
mento andiamo alla felicit di quella immortalit; verit, perch non soffer alcuno errore; lume, perch illumina noi nelle tenebre dell'ignoranza mondana: Conv. ii. 9. Fuori della Chiesa cattolica apostolica romana non vi ha salute
:
Purg.
II.
100.
i
Gli eresiarchi, e
nali alle
pene d'Inferno:
s.s. ScrittHre.
gli
Ed
gran
in
fallo
il
contraddire ad
ancorch ci
abuti!
avvenisse
sogno.
Oh summum
facinus,
etiamsi contingat in
somniis,
lenlione
Non enim peccatur in Moysen, non in in Malha^um, nec in Paulum, sed Spiritum Sanclum qui loquitur in illis. Nam quamquam
unicus tamen dictalor Deus qui beneplacitum suum nobis per multorum calamos explicare dignatus est De Man. 4 - E duramente pur
:
i.
il
modo
ancor questo quass si comporta Con men disdegno, che quando posposta La divina scritlura, o quando torta. Non vi si pensa quanto sangue costa Seminarla nel mondo, e quanto piace Chi umilmente con essa s'accosta, far. xxix.
88.
DOTTRmE TEOLOGICHE.
Oltre
il
219
quale
il
mandato
in
efenio,
abbiamo l'autorit
de' venerandi
Concili
ne' quali
fedele dubita,
a' discepoli,
concios-
avendo
consumazione del
ancora
i
secolo,
come Matteo
di
testimonia.
Sono
altri,
le scritture
de' dottori,
Agostino e degli
quali
Dopo
rit
:
Chiesa sono
le
Costituzioni,
le
chiamano
De Non. ni. 3. - La cristiana sentenza di maggior merc della somma luce del cielo che quella allumina: Cony. IV. 15. Onde amaramente si duole che Dottor
vigore...
i
Marini sieno
mondo e d Dio: Purg. xvi. 108.- Ah! madre piissima, Sposa di Cristo, quai figli generi spiritualmente nell'acqua a tuo rossore medesimo!... Giace Gregorio tuo fra le tele de' ragni: giace Ambrogio negli abbandonati ripostigli de'Cherici; giace Agostino; non si curano Dionisio, Damasceno e Beda; e non so quale Specchio, Innocenzio e l'Ostiense si predicano. E perch ci? Quelli intendevano
e l'altra strada, del a Dio,
siccome
al
Quando l'anima
le fale
colt divine
ed umane che
le
appartennero;
la
primarie,
at-
T intelligenza e
volont
si
Il
fatte pi
raccolsero sotto
nome
di sensibilit,
all'intutto.
suo luogo
potenza informasi
ond' dotata.
vi
si
colora
cos\ l'aria
prende
la
nuova
forma che
siero
gli
le
in cui ciascun
la
cui
l'
anima
ripiglia
uflicj
.,
220
DOTTRINE TEOLOGICHE.
pi lino,
umano
il
divino.
mute;
. .
Memoria, intellgenzia, e volontade. In atto, molto pi che prima, acute Tosto che luogo l la circonscrive, La virt formativa ratrgia intorno,
Cosi e quanto nelle
membra
si
vive
mette
Virtualmente
80.
Nel pensare alla gravezza delle pene dell'anime purganti che pur si convertirono, non dobbiamo
smarrirci, n rimuoverci spaventali dal
di tornare a Dio. Anzicch alla natura delle
Purgatorio.
del Paradiso.
Al
peggio che
possa accadere,
del
queste
pene non
Non vo'
potranno
durare
ti
al
di l
giudizio
universale:
per, lettor, che tu
smaghi
Come
Pensa
il
debito
si
paghi.
Non attender
la
Oltre la
Tsel
forma del martire; succession pensa che, a peggio, gran sentenzia non pu ire. Purg.
;
x. 106.
:
Purg. xii. 112; XXIII. 71.86. Le preghiere dell'anime purganti non hanno virt di mondarle dai peccali, perch tuttavia disgiunte da Dio
la
Purgatorio
pena
sofferta
con
letizia
difetto,
vi. 41.
il
dell'uomo e
che,
quell'Ente; ne segue non pu esser fatta di subito degna del pieno godimento di lui, e che una prova
di
possente volont
per
sia,
di
aspettazione
men
dolorosa concilia
due grandi
DOTTRINE TEOLOGlCnE.
e gli rende
de' cari
221
il
meno
pensiero
suoi,
quasi
le
tenebre del
;
viventi e
li
rende migliori
nel
visibile
ed
esercitando l'affetto
10
nel passato e
e fa
tempo avvenire,
e dello
amplia
e lo
innalza;
del
mondo
invisibile
una
alla
iii.
132;
Inferno.
26; vm. 71; xi. 22. 31. 127;'xiii. 79, 87; xxvi. 130; Par. xv. 95. La tradizione popolare, forse dai fenomeni
vi.
l'
vulcanici, ha posto
pi
Egli
basso dell'universo,
era naturale che vi
e
si
il
pi lontano dall'empireo.
Dio per
i
la
sieno
la
parte
di
quelli
che posero
in
non
cale
l'eterno
amore!
Oz. -
Giustizia mosse il mio alto fattore: Fecemi la divina potestate, La somma sapienza e il primo amore, Inf.
ni. 4.
Le pene d'inferno cresceranno quando le tombe dischiuse avranno ridonato morti ad una vita senza fine perciocch quanto pi completo un essere, pi compiutamente
i
si
ne deriva:
Ritorna a tua scienza,
la
cosa pi perfetta.
vi. 106,
A
ma
la
memoria
del passato;
un tormento di pi: Inf. x. 46; xv. 55. Stranieri al presente, quantunque si scopra a' loro sguardi l'avvenire; somiglianti
della colpa senza
memoria
pentimento
a'
quei vecchi
le
la cui
vista indebolita
tane,
quali
pi
si
oscure.
Ma
222
iiisliio
DOTTRINE TEOLOGICHE.
ad
quando, consumali
tempi,
chiuderanno
in essi
le
conoscenza
sar spenta:
97: Quelle slesse idee che qui durano ancora sono confuse,
tenebrose, n punto al livello della scienza, e
meno
a quello
estinto. Pertanto
gli
spirili
dell'inferno
contemplazione
lelto,
la cui
privazione amarissima
stezza. -
La mancanza dell'amore
colpevoli.
si
volont
vicenda
tormenti
Inf. ni.
58
),
quell'o-
dio contro Dio disfidato nel mezzo delle loro pene: Inf. xiv.
52; XXV.
il
l.
Quindi
il
le
bestemmie contro
il
il
Creatore, contro
genere umano,
luogo,
tempo,
parenti;
:
mondo, avidi
di
infiniti
ancora
di
vendette,
non cessano
[Inf.
V. 7(); XXXI. /G) nella durala e nella intensit, perch tutti ingenerati dalla perdita del bene supremo, ossia di Dio. -
Ozaiam, P.
II.
C.
II.
3.
si
Lass
dore,
in cielo
per letiziare
le
acquista,
si
aumenta splensi
ma
gi
nell'inferno
ombre
tristi
dei dannati
fanno
Neir inferno
Pur /.
xii.
11^;
xxin.71.86.
Pi larga la via che mette
torio: Purf}. X. 2.
EilKcrEilt
all'
inferno che
al
purga-
delle
io
pene
d*
Inferno.
iii.
eterno duro:
8.
E
eiVelli
piet
il
lerato colui
non averne alcuna pei dannati: sarebbe scelche sentisse compassione in mirare ne' rei gli
la piet
pi soelerato di colui
diviii
Ch'ai giudicio
dottrim; teologiche.
223
laradiso.
tano
Al
(li
\i\
dove
si
segui-
nono cielo che invilui)[)a gli altri nel suo vortice immenso, si trova il cielo <>ni[)ireo, pura luce, luce intellettuale piena d'amore, amore ik vero bene, fonte d'ogni gioia, gioia che avanza ogni
le rivoluzioni
degli astri,
dolcezza
strumento dell'ordine
<leir
posto
ai
all'intelessi
ligenze
traluce,
che
li
muovono amando,
alla societ
e alla gioia
che da
di loro
come da viva
come vincolo
titudine.
forma
bea-
Dante domanda a Piccarda: Desiderate voi pi alto luogo di questo a maggiore felicit? Ed ella risponde: La carit che contenta il nostro volere, il quale ha pace
dal conformarsi
al
ci fa
gosia,
dere
del
bene
de' consorti
sia.
qualunque
il
esso
E questo
vita sociale
perch sola
a quello;
solo l'amore
de' fratelli
pu
nelle
Tommaseo.
la
Dio unico
in
sostanza;
potenza,
la
sapienza e l'amore
per
modo che
nel
s'
appuntano
il
luoghi e tutti
circoscrive
tempi
Par. xxix.
e che
12.
Egli
cir-
colo che
scritto:
il
mondo
per nulla
circon-
Purff.w..-Par.xiv.^O. Immenso,
il
mutabile egli
eterno, imprimo Vero fuori del quale tutto texix. 6i. xxxiii. 04.
nebre
fine.
Par.
iv. 96. si
Nel
suo pensiero
al
tutte le creature
I
loro
fatti
stessi contingenti
rillcttono
anticipatavista
cos
la
dello
224
spettatore
DOTTRINE TEOLOGICHE.
seduto sopra
e non
;
la
sponda segue
il
corso del na
lo dirige:
egli l'invariabile
quale diventa
pervenire
la
sorgente e
tali
misura
di tutta la giustizia.
a.
profondit
cui
non saprebbe
come
il
medesimo grado
numeri,
:
di perfezione
suprema,
adope-
danno un
randosi
il
equilibrio indistruttibile,
linguaggio dei
ne sarebbe conceduto
definire Iddio la
prima I^fjualit Par, xv. 74. Quanto maggiore il numero dei beali in Cielo tanto maggiore lo splendore ed il gaudio del celeste soggiorno
;
Beali, secondo
meno
iv. 34.
L'anime in Paradiso son tulle liete del posto loro assegnalo. Sentono esse medesime la giustizia di una varia proporzione
di gloria;
e la coscienza che ne
hanno
si
fa
un elementi
le
la
le
dove
Per
si
perdono, come
guisa,
dei
in
nell'Oceano.
il
tal
differenti
trova ciascuna
della
termine
suoi
desiderj,
cio
la
somma
felicit,
ond'essa capace; e dalla medesima variet del ben operare ridonda un concerto meraviglioso a lode del supremo
lli-
muneratore: Par.
iii.
70. e seg.
La chiarezza
della visione,
la
della
luce
in
cielo
dunque crescente
gli
splendori
secondo
e
la
la
grazia
xxi.
operante sul
Cosi e
Par.xw;
l'amore
la
bellezza visibile
intelligibile,
forza
amore
umano con
uno con
reno,
la
la
la
potenza e
corpo ter-
accrescendosi
mente, e
DOTTRINE TEOLOGICHE.
225
non potr
affaticare
beati,
perch
gli
organi stessi
E intende,
in
armonia spandono fin negli organi corporei armonia contemperata di venust e di vigore, condizioni indivisiljili d'integra bellezza. - Tommaseo, Bellezza e Civilt, Firenze,
le
facolt
delio
spirito
esercitate,
Le Monnier, 1837, pag. 43. La beatitudine. degli eletti tutta riposta nella visione
di
Dio
(Par. xxviii);
a questo
immenso specchio,
li
in
una
o sar, e
la
quale
il
verifichi,
scoprono anche
si
concetto e
desiderio.
il
base e come
la
felicit;
Tatto per
nel punto
cui essi
amano n'
forma;
decreti
li
eterni
che
tarli
si
sforzano ad accetquella
e ad eseguirli
Par.
ni. 79.
E per
guisa che
l'intuizione
alla
appartiene all'intendimento,
;
e la dilettazione
ossia
volont
cosi conoscenza e
alla
la
amore beatitudine,
potenza.
l'uomo innalzato
altrui a godere,
si
pi alta
Considerata poi
che
si
l'uomo e Dio,
il
soggetto
e l'obietto,
Ozanam
delle genti
umane, e quindi pi conveniente alla natura loro.- Laonde l'umana generazione sarebbe qui, quasi pianta
i.
57.
l'
meditare
novissimi per
acquisto
Oh! dissi lui, per entro i luoghi tristi Venni stamane, e sono in prima vita. Purg.
viii.
58.
L'
alla realt;
2^26
DOTTRINE TEOLOGICHE.
la corrutlibilil, se la legge
creati
cosi
hanno
fine le
comune delle creature, legge che sono l'opera d'altri esseri cose prodotte dal concorso della
;
ma
sono eterne
vengono immediatamente dalle mani del Creatore. L'Eterno non d una vita caduca; l'umanit opera sua, r intera umanit, e anima e corpo, si form dalle sue
mani,
animata dal suo soffio, il sesto giorno del mondo nell'ultimo intiera, e corpo ed anima, risorger.- Oz. Ci che da lei senza mezzo distilla
Non ha poi fine ... Par. vii. 67. E quinci puoi argomentare ancora
Vostra resurrezion, se tu ripensi
fessi allora,
vii.
145.
Pi non
desta
Quando verr
la
nimica podest,
la trista
Ciascun ritrover
tomba,
vi. 94.
supremazia
P.
del
Romano
il
Pontefice che
nou
BERAKDrNELLI,
Coraedia. p. 429.
Ges Cristo
holicamente
le
Pietro avesse
lui
il
sim-
regno dei
cieli:
Inf. xix.
91;
Furg.
IX.
S. Pietro
col martirio, e ci
Vescovo di Roma, e vi fin suoi giorni non a caso, ma per divina predestina-
Roma dovesse essere la sede di Pietro Roma lo loco santo, U' siede il suf:
Inf. n. 23. -
Yaticano,
V altre
2*27
D Roma,
Par.
139.
Solo
santa
mura
e
d riverenza: e
lo
predicato
provato
Conv.
vi. 5. -
Egli
non
fu
la salute
nostra
fu
detto
Pasci,
quei
Pietro,
e Paolo, r apostolo
fu
:
Roma
Ep.
consacrata qual
ix. 2. -
La sede della
Roma: Ep.ix.ll.
dovea
sostituirsi all'antica
Nuova
unit politica
secondo
il
verissimo concetto di
Roma dei Papi dovea raccogliere e stringere intorno a se la gran famiglia delie nazioni, meglio che non avea fatto la Roma dei Consoli e dei Cesari, soggiogandole colla spada; e di
preparazione ed agevolamento. La
il
magistero
di lei gi
professavano
Cristianesimo, dovea formare le Cristianit, tutte congiunin una gran societ religioso-politica, il cui Rettore non poteva essere che il supremo Pastore della Chiesa,
gendole
altri
cio
il
Romano
Pontefice.
Ne' Vescovi di
gere
Roma
si
debbono riconoscere
successori
ha un'eguale autorit
di lui nel
regdi
solamente
onore,
ma
eziandio di giurisdizione
Par.
V. 71]; xxvii.
La Chiesa romana nel C. xix. dell'Inferno chiamata la bella Donna ; nel C. ii del Purgatorio ci apprende che chi non muore nel seno della Chiesa romana, segregato da cosi fatto principio della unilicazione cattolica, non si salva, li
sacrosanto
chiesa di
il
ovile
romano e quello
dell'
;
ork' universo;
fede
la
Roma
e la Chiesa universale
il
pastore romano e
vincolo della
il
comune,
ampia e
lui:
Epist. IX.
il
ad Card.
si
poeta amaramente
228
La santa Gerusalemme
pressoch estinta:
carro
nari destituta,
sola sedentesi
altri
{Ep. ad Card.); ed
della chiesa
prima schiera
per
in
la
Sposa
di Cristo, per la
eh'
Roma,
virilmente combattano...
Guaschi,
dono ad usurpare
esempio per
vii; S.
dei Latini,
:
resti
in
tutti
secoli avvenire
Rerum
10
;
Senilium,
e.
4, 5, 6, 7, 8, 9,
Capacelatro,
Storia di S. Catterina,
In
Y.)
della
moltissimi
la
luoghi
Divina
Comedia
apparisce
la
i
manifesta
sedia
romana ed
con cui
Pontetce.
egli lo intitola,
di successor del
Cristo;
{Piirg. XY.^i)-
pastore;
Gran Gran prete; [Inf.xwn. 40) Sommo pastore ; (Par. vi. 17) - Dal sommo ufficio; {Inf. - Santo ufficio; [Par. xxx. 46) -Il pastore che xxvii. 91.
pastore; {Purg. xix. 107) (
Romano
)
Pwrgf, xvi. 60
precede
fa guida; [Purg. xvi. 98) - Marito e sposo legittimo della Chiesa; (Inf. xix. 37, 111) - Prefetto del foro
e si
divino; {Par. xxx. H2) - Sole che fa vedere la strada di Dio: Purg. xvi. 106, - Ed aggiungne che oltre la dignit
del gran manto,
dal fango,
la
guarda
non
il
pu pi
Purg. xix.
110.
- Oltre
vecchio ed
il
ai Cristiani
che hanno
Per Dante
il
rendersi
il
muovere
ed
ed
il
secondare
:
la
sua
dottrina
il
consiglio
del
Pontefice
Par.
vi. 22,
DEL ROMANO
Fuori
della Chiesa
PONTEFICE.
si
229
romana non
d riparo a salute.
Niuno pu essere ricevuto dall'Angelo guidatore dell'anime nella via del cielo, se non si accoglie dove l'acqua di Tevere s'insala: Purg.
ii.
100.
somme
Chiavi,
;
pu serrare
e disserrare
di
il
cielo
presentante
quanta ne viene loro da quello comunicata; ed esso, rapla suprema podest evangelica, sicch Domenico
si fa
disseminare legittimamente
il
parola di Dio,
il
di
combattere contro
con
mondo
errante, e
non comincia
suo
sommo Ponteil
l'ufficio apostolico.
Is
per
lui
;
disconfessato
la
podest di prodigiuni; di
di prescrivere
impedire
si
mangi qualunque
cibo per
98);
e nota
il
come ogni
religioso Instituto
sugsue
sono
sentimenti
il
padre dei padri (^p. vii. 7); il suo dominio neW ambito della paternit {De Mon. m.U); nella apostolica Monarchia,
la cui
unit
attaccare non
si
pu
(Zip. vii.
3),
successore
di Pietro,
regno
e
[De Non.
1);
sommo
pontefice e Vicario
iii.
di Cristo,
il
minor lume; cui il Pontefice illumina della sua apostolica benedizione: Ep. v. 10. Non che, egli scrive, il principe romano,
3.
L'Imperatore
in
questa mortale
felicit
sa ordinata. Cesare
la
quale
il
con maggior
posto
il
quale
di tutte
natore:
De Mon.
ui.
15.
E ponendosi
dimostrare che
230
l'uffizio del
Monarca dipendeva immcdialamenle da Dio e non dal Pontefice, e sospettando per avventura non altri potesse in mala parte volgere il suo discorso, si espresse in
questi termini:
Illa
rcverentla
fillus
frelm,
quam
plus
flius
debet patri,
in
quam
plus
iii.
3.
Anastasio
fra'
simoniaci Nicol
III,
mente y,
il
a'
quali
cieli,
ancor vivi
ei
forava
fa
buca infocata,
S. Pietro
con quest'ultimo,
fulminare da
XXII; egli ben vero che con velenosissime parole ricorda come il capo reo torceva il mondo (Par. vili. 131); che l'umana famiglia sviavasi, non vi esfrancese Giovanni
governasse {Par. xxvii. 140); che privimendaci (Par. xxvii. 135); che si comperava e vendeva dentro dal tempio fondato sul sangue
la
1
che
Roma
che
la
buona
tralignava
la
nella mali-
mistica vigna
;
imbiancava per
colle
la reit del
vignaio {Par.
col
xii. 87)
che non
del
spade
ma
facevasi guerra
pane che
la piet
;
Signore a
tutti
xviii. 125)
che
il
usava
il
suo soperchio,
i
attristava
mondo, calcando buoni e sollevando pravi ch'ei si aveano fatto Dio d'oro e d'argento
eransi trasmutati del tutto dalla primitiva
xxii. 93); che l'occhio loro, fisso
ed
chiarezza
{Par.
pure
non
prendea che
20. -
Mon
i
ii.
Oltre a ci
gli
parca strano
in vessillo
che
le chiavi di S. Pietro
fossero segnacolo
che contri
il
battezzati com-
e che
giasse,
e che
il
231
il
fautore
di
discordie fraterne.
Se non che
la
poeta
non
non
traligna
Purg.
xii. 90.
Ed
pur bello
lo
vedere,
comech l'impeto
sdegno
sospingesse
pur tuttavia
tenne
l
nella vita
si
dove
purga
l'avarizia, e
il
dove
la giustzia e la
speranza fanno
men duro
sensi
soffrire,
E non prima
Y,
gli
si
fare:
Rivolgasi inoltre
delia
rettitudine,
alla
al
pensiero a considerare,
come
il
cantore
ira
infiammato
di
contro
persona
Bonifacio YIII,
credere
il
vacante
luogo
quella
santo
fece
di Pietro,
quando ricorda
di Francia,
il
la prigionia
che di
lui
mala peste
(li
baldo Filippo,
nome
Bello,
ma
di
costumi vizialo e
fortemente
efficaci eh'
il
fatto
Alagna entrar lo liordaliso, E nel Vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; Veggiolo rinnovellar l'aceto e il fele, E tra nuovi ladroni essere anciso. Veggio il nuovo Pilato s crudele Che ci noi sazia, ma, senza decreto. Porta nel tempio le cupide vele. Purg. xx.
Veggio
in
85.
Onde
alto
pel poeta
un grado
Do su
la terra, e
da rendere
in croce.
Non
si
pu tacere
del
resto,
come
pi sieno
papi
232
rammentati dal poeta con lode, Pietro, Lino, Clemente, Sisto, Pio, Agapito, Callisto, Urbano, Silvestro, non ostante la
donazione alla quale egli credeva, Gregorio
il
Grande, e
di
della
Divina
liberti,
Ditam.
ii.
11,
che ritrae
dell'
amarulenta
bile
del
nostro sommo).
Contro
a' Prelati
Gli ecclesiastici
ma
solo
come deposi10.
:
Quantunque
il
la
De Mon.
Contro
IX.
Papa ed
Par.
do-
mores, non oh
112.
ficlem et
ctrinam. Bellarmino).
Scomuniche e loro efficacia: Purg. iii. Abuso delle censure: Par. xviii. 127.
ORDINI RELIGIOSI
(1)
La Provvidenza divina stabil per la sua Sposa, la Chiesa, due principi in favore di lei, S. Francesco e S. Domenico
Par.
XI. 28.
religiosi appartiene
xi. 97.
di di-
Lode
religiosi fondati
da
S.
Domenico e
da S. Francesco
Par. x. 82.
t'
(1) Non torna a religione pur'quelli che a San Benedetto e a SanAgustino e a San Francesco e a San Domenico si fa d'abito e di vita
simile, ma eziandio a buona e vera religione si pu tornare in matrimonio stando, che Iddio non vuole religioso di noi se non il cuore: Coni\
IV. 28.
ORDINI RELIGIOSI.
233
Iddio conserva
il
dei costumi,
le quali
mantengono
la
primitivo
ed approvata
risoluzione
di
si
ammenda
argomento
di
simo generale
tolo del
dell'
nel
1310,
si
fece
capo dei
Chi
si
Par.
xii.
124.
chiostro,
non appena
ci
il
possa,
debbe tornarsene
Biasimo
le
Par.
in. 107.
Ove non
:
Par.
carte in tutto
alle
cappe
de' buoni
Domenicani
a' frati a' frati
Par.
xii.
125.
:
Contro
Francescani e Domenicani
Par.
xi.
124-137.
Contro Contro
Contro
XXIX. 87.
tempo
Par.
Frati di S. Maria, o di
Inf. xxiii.
Madonna,
Godenti:
vi. 17.
COGNIZIONI SCIENTIFICHE
FISIOLOGIA
(d)
Piante criptogame.
il
Dante accenna
alle
piante
le
seminiamo:
Quando alcuna pianta Senza seme palese vi si appiglia. E saper di che la campagna santa, Ove tu se', d'ogni semenza piena, E frutto ha in s che di l non s schianta. Purg.
il
xxviii. 118
Par. V.
U8:
E vero frutto verr dopo
il fiore.
ammetteva
l'Allighieri,
che
il
fiore
precede
il
frutto ed
il
Tozzetti.
variabili,
la
na-
tura di
(1) Isella
Divina Comedia
si
passo che vi
ria di
trova
di
un epoca e
le
si in mezzo a inesauribili ricchezze, e ad ogni germe qualche idea, il di cui sviluppo fu poi la gloun nome. P. Lioy. - La Divine Comdie embrasse tout.
in
C'est
le
Lorsque la terre manque auxpieds de l'homme, les ailes du pote l'enlvent au elei, et l'on ne sait en lisan ce merveilleux poraequ'admirer davantage, de ce que sait l'esprit, ou de ce que l'imagination devine. Al. Dumas.- Quel sommo sapea quanto il suo secolo e pi del suo secolo. Tommaseo. - Con la divinazione del genio spinse ardimentoso il pensiero
nell'avvenire. Vaisnucgi.
FISIOLOGIA.
clima. CI posto,
in
235
non dee far meraviglia il vedersi provare una contrada taluna pianta senza seme palese che le dia
anche dopo,
si
farebbero
un vanto
Galilei
ben espresse.
- Capocci.
vino altro
non
sia
Il
luce del
al
sole,
maritata
lotti:
coli'
umido
della vile.
Redi scriveva
Maga-
leggete Dante,
mente, quel Dante con tanti bellissimi passi del quale ornata avete la vostra lettera, leggete Dante, vi dico, e troerele
E perch meno ammiri Guarda
Giunto
il
la parola,
all'
umor che
Se
si
considerino le similitudini,
le
l'enfatiche
espressioni,
chiaro
meglio
Dante ha
vedere
Da non mollo
Neochimici
lempo dobbiamo
la
ed
il
modo
per
cui
si
vestano
le foglie
delle piante:
alla propriet
fenomeni
si
riduce
che ha
di
sostanza,
altre,
la
unita con
che
la
luce
aspri
il
si
ritrovavano.
guarda
che
il
sugo acido
a
dell'agresto
Il
in
quello
far vino.
gran Galileo,
di
and
si
al sentire
Dante,
maturazione
dell'
che formano
il
il
Magalotti:
vino altro
non
se
non
la
236
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
Azione della luce e del sole sui fiori, e sulla vegetazione. E Dante conosceva pure l'influenza e l'azione ch'esercita la luce del sole sopra
della quale essi aprono
i
i
fiori,
per cagione
all'
petali, e
i
discuoprono
pistilli
apparire
le
dell'astro benefico
gli
i
stami ed
per celebrare
nozze, e fecondare
la
oviarii o pistilli,
certa
quale fondato
grande
fioretti dal
notturno gelo
'1
127.
Mathmatiques,
Questo terzetto citato anche dai Libri, (Hisloire des ii. 175), come una delle pi belle osservapi energicamente il nostro poeta al xxii del dove espresse lo schiudersi della rosa a' rai del pi meno secondo la propria possanza che suona
:
Ed anche
Par. 55
sole,
vitale virt:
Cosi m' ha dilatata mia fidanza,
Come
il
Sol fa la rosa,
quando
aiierta
Ed
ariete
espresse pure
il
sole dello
de' benefici
raggi, e
il
aggiunga
sulla fio-
Ma non
tanto conobbe
l'
influenza
della luce
anche come a
lieve dei venti
tal
che ne scuotesse
lo
pulviscolo fecondante
degli stami
trasportasse
ai
pistilli
per effettuare la
la
nebbia e
il
la pioggia,
in
modo
tale
da
frutto desiderato.
Targioni Tozzetti.
FISIOLOGIA.
Ben
fiorisce negli
237
uomini
il
volere;
Ma
la
xxvn. 124.
Le piante ed
E
la
fiori
riempiono
zefiri
scuotono:
percossa pianta tanto puote, Che deliba sua virtute l'aura impregna, E quella poi girando intorno scuote. Puro, xxviii, 109.
N minor cognizione
di
dimostra
vita
aver avuto
il
la
Come per
verde
medesimo aereo
la
dalle piante
o in esse raccolto,
quale
alla
maturazione dei
frutti, si
deve
nell'atmosfera
carbonico
si
deposita
nelle
foglie,
e di vario
colore le
gran luce,
di
le foglie di
Che
se
si
privano
piante della luce, o con portarle all'oscurit o con sotcuoprirle con corpi opachi perdono
teoria non vi
il
terrarle
color verde.
E questa
(juando cantava:
La vostra nominanza color d' erba, Che viene e va, e quei la discolora. Per cui eli' esce della terra acerba. Purrj.
xi. 118.
Sapeva adunque che le piante, vicino a terra, e sotto di essa, non sono verdi, al che allude queir esce della terra acerba, cio che non hanno provato 1' azione della luce del
sole,
e che altres
si
ed impedito loro l'influsso benefico del sole, il qual color verde a poco a poco prendono le nascenti foglie,
coperte,
e
sempre
tinte di
le
sono nel
238
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
ed indurate.
volle
vestire
gli
Angeli
discesi nella valle del Purgatorio a guardia del serpente: Verdi, come fogliette pur mo nate,
Erano
Targiom Tozzetti.
specie di circolazione, confermata modernamente. Perci conoscendo con qual forza il succhio sale dalle radici
soffi
e spumi
il
rotto tronco
),
portando
un legno verde
ad ardere sul fuoco, dal calore del quale rarefatti e spinti l'umido e l'aria contenuti nei vasi del legno e della corleccia, escono in
forma
di
spuma, e con
:
sibilo dalle
ricise
Come d'un
Dall'
stizzo verde,
un
E
Il
xiii.40.-Targioni Tozzetti.
Redi ed
altri naturalisti,
dall' istessa
terzina,
dimo-
una letizia un gemito. iVatura delle piante. Che se S voglia ricercare se Dante avesse cognizione della natura delle piante e del loro diverso modo di crescere, lo possiamo ben rilevare dall'ordine che Virgilio ebbe da Catone Uticense di cingere a Dante la testa di un giunco schietto, cio senza nodi o
spirito interno,
foglie,
scirpus romanus,
pianta
detta
si fa
monocotiledoni da
sempre per
la
parie
le parti
che
si
gemme
della radice,
al
priet di riprodurre
altre
steli simili
i
da
gemme
virgulti,
fenomeno
l'Allighieri,
da Virgilio:
FISIOLOGIA.
Quivi mi cinse, s com' altrui piacque
2;^9
maraviglia
Subitamente
onde
la svelse.
Puro.
(
>
133.
iii.
Targioni 'Pozzetti.
V. Conv.
3.
Quantunque Dante
parlasse in senso figurato, io sospetterei quasi eh' egli presagisse la teoria eh' la gloria di Cesalpino, prima che di
Jussieu, sulla classificazione dei vegetabili, appoggiata alla costituzione dell'embrione, e ci
Ogni erba
si
quando disse:
lo
conosce per
Le recenti scoperte
zioni fra
il
onorano
mondo
delle materie
ramo
sue spoglie? Inf.
ni. 113.
Rende
-P, Lioy.
delle piante,
re,
si
la SOla
cognizione
ma
esse, facendo
vedere come
le
pose nell'orrida selva dei violenti: Inf. xiii. 4. 97. -Neppure vi dimenticata la cognizione del terreno e del nutrimento,
e la dimestichezza
delle piante
si
che
dalla
buona coltura
dell'attento agricoltore
ottiene,
come
Ma
Si fa
il
mal seme,
non
colto,
Targioni Tozzetti.
Polrebbons numerare
Dante mento
per
es.
dal che
potrebbes
trarre argo-
pi che di viole
Colore aprendo.
FISICA
Tu ben la mia Fisica nota. Inf. XI. 101. Delle cose sensibili, universalmente pigliandole, tratta la Fisica... Delle cose corruttibili, che cotidianamente compiono lor via, e la loro
materia
si
muta
di
forma
in
forma
CONV.
II. 15.
l^eve.
Poteva
S
la Fsica
dove
si
neve?
come
di
quando
si
il
corno
Pioggia.
dell'atmosfera
d
s'
si
in
seno
per un abbassamento
temperatura; allorch
imbatte
in freddi venti,
d'aria
come
il
'1
freddo
il
Conv.
iv. 18.)
il
Capocci,
il
venti,
in pioggia. Sest. in. 1.
si
converta
vapori
118.
quando
dice:
Lioy.
FISICA.
241
debbia.
La
nebbia non che vapore acqueo e conl'aere stipa. Inf. xxxi. 36,
Xeve.
Anche
la
xxvn.
neve non che vapore acqueo, G7. La neve per forza dei raggi
Par.
ii.
Venti.
Franklin,
di
Tremuoto.
Dove,
di
Le moderne osservazioni
di
la
vento
gli avversi ardori. Inf. ix. 69. - Lioy. -
Impetuoso per
Egli noto che una delle cagioni del vento disequilibrio di calorico nell'atmosfera. -
Ed osserv non
il
solo dai
turbamento dell'aria
ma anche
:
da vapori
di
dell' aria
che spira
si
dall'altra,
edora
chiama
col verso:
102.
Ed accenna
i'
la
opinione di Aristotile,
secchi
il
vapori
caldi
montando all'estremo
viii.
commuovono
la
il
vento: Par.
pioggia,
neve
il
vento
vento, se
vapore
Trema forse pi gi poco od assai Ma, per vento che in terra si nasconda, Non so come, quass non trem mai. Purg. xxi.
;
55.
Cos originavano
il
tremuoto
ma
meteore.
Tuono.
il
tuono e
le
si
242
E
Se subito
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
fug'^'o,
come tuon
clie si dilegua,
la
E secondo pure
tuoni
si
for-
mano
Folgore.
Ed accenna
fuoco di nube
alla
si
Come
disserra.
Per dilatarsi s che non vi cape, E fuor di sua natura in gi s' atterra. Par.
xxiii. 40.
forse
darla meglio in
primo de'
il
fisici
di-
fulmine di
mano
di
a Giove,
con pi veil
che
gli
antichi
non dissero
nuvole
in
si
alzino
presso la sfera
ch'esso
fuoco
loro s'imprigioni.
Non
si
dice
gi che
fulmini
ma quando
pioggia
sta per
piovere,
quando
nuvole pregne
s
di
alzano
fin lass:
veloce moto
Da quel
Acque
e Fiumi.
Il
provengono dall'acque cadenti dal cielo, e queste dalle perpetue immense evaporazioni che dalla superficie di tutti
1
mari e di tutte
le terre
si
sollevano
in nevi.
nell'
atmosfera, e pi
si
rappigliano in pioggie ed
- Dante,
meglio
di
suo principio
Infin l, 've si
Di quel che
il
i
ciel della
marina asciuga,
Vaccolini - LlOY.
Ond' hanno
fa
Preme, legge idraulica che le colonne superiori dell'acqua, premendo, aggiungano rapidit alle colonne di sotto, E |nel
xxviii. del
Purg.
v. 121.
FISICA.
243
L'acqua che vedi non surge di vena Che ristori vapor che giel converta,
Come
liurae
il
qui, dice
felte nozioni
di fisica,
un prodigio:
che
modo,
geli infievoliscono,
temporanea-
delle loro
E con molta
quanto pi
il
esattezza dichiara
come
l'esalazioni, e
si
va-
e dalla terra,
elevano
calore
li
rarefa
tre
Flusso e riflusso del mare. E meglio secoli dopo, come notavano il Magalotti ed
del flusso
la
del Galilei
il
Capocci,
parla
attribuendo alla
Luna
xvi. 82.
Bussola.
Si
1'
ago
al
alla stella
Parer mi fece
volgermi
xii. 29.
Ecco,
tezza,
in
di
Quanta esatquanto affetto espresso questa comparazione! iNotisi ancora il modo di esistere questa nobile intelligenza: la Bussola, almeno la sospendice
il
quanta vivacit,
il
tanto lo conosce,
colpito,
lo
senza
1'
ne rimane
- (Che s
consacra negl'immortali
come
si
gira
L'ago
alla
la
calamita
degli
liberti)
-Onde vcdemo
Luce. E
designava
la luce essere
immateriale.
u. 33.
244
COGNIZIONI SCIENTIFICOE
E com' essa
luce e
il
va-
pori e l'umidit:
Ch'Amor consunse come sol vapori. Or, come ai colpi degli caldi rai
Della neve riman nudo
il
Par.
xii. 15.
suggello
ii.
E dal calore
106.
chi
pu tacere, scrive
Yaccolini,
come bene
il
poeta
al
dipinga quell'Angelo, che nel xii del Pim/. v. 88. venne per indicare a lui ed a Virgilio la scala onde salfre
ci
secondo girone?
E dopo
tisse
rifratta, e perfettamente conoscesse il giuoco della luce, e quindi anticipasse la dottrina prospettiva che Montuda ha
la fine
XIV
forse voi
mi darete
nel
ii.
la baia:
ma
si
abbiate
pazienza, e leggete
come
mostra
facessero foderati di
suo tempo
Cosi,
E indi r altrui raggio si rifonde come color torna per vetro, Lo qual diretro a s piombo nasconde.
ed
L'
Immagine
di fuor
entro impetro.
La
sole,
virl,
che da Beatrice
gli
da
:
lui
paragonata
s
al
incidente
49.
ma
come bene
che
i
V. 16
a significare
suoi
da
angelico splendore:
FISICA.
245
Come quando
Salta lo raggio
dall'
all'
opposita parte,
Salendo su per
lo
modo parecchio
Dal cader della pietra in igual tratta. S come mostra esperienza ed arte;
Cos mi parve da luce rifratta
Ivi dinanzi a
me
esser percosso;
la
Perch a fuggir
I
mia
vista fu ratta.
raggi non sono altro che un lume che viene dal prin-
cpio della luce per l'aere infno alla cosa illuminala: Conv.
II.
7.
Ed
altra
v. 73.
di tratti pennelli
avean sembiante;
Di sette
liste,
Onde
Che
fa l'arco
Sole, e Delia
il
cinto.
mia
vista
colori della
Newton che
ottici,
la
decomponesse
sia la scelta
col prisma!
ch'ei
fa di
liste,
e dell'alone lunare.
Lascio poi
di
ammirare
mitologici
slesse
due
sole parole,
de' convenienti
il
arnesi
Arco baleno.
baleno formisi per
luce del sole
si
Molto
le
come l'Arco
in cui
la
rinfranga e rifletta:
E come l' aere, quand' ben plorno, Per r aUrui raggio che in se ^i rillette, Di diversi color si mostra adorno, Purg xxv.
91.
24G
COGNIZIONI SCIENTIFICHE
dove per dire che una corona di liicenli spiriti cominci a girare, ed intorno ad essa n'apparve una maggiore composta d'altri beati, si vale di una similitudine presa appunto da que' due archi che veggionsi il pi delie volte, l'uno
interno, e l'altro esterno:
Come si volgon per tenera nube Due archi paralleli e concolori, Quando Giunone a sua ancella julte,
Nascendo
di quel d' entro quel di fuori,
Ch'
Sol vapori.
e quanto esattamente
e graziosamente dipinte
in si
brevi tocchi!
spiccante; vedete
a guisa
di
in
ordine inverso,
una riverberazione, d'un eco del primo arco. L'eco indi, che vi ha tanto mirabilmente servito a rappresentarvi il primo concetto, diviene a sua volta argomento di un altro vaghissimo quadro: la tenera ninfa che amor consunse con le sue fiamme; soggiungendo finalmente, per
colmar
la
misura,
l'
altro mirabile
al
modo
Perch'io
la
(la
voglia tua)
Che
106.
Eccoci innanzi all'improvviso una scena bellissima, pennelleggiata con una sola parola, co' suoi
ricchi, abbaglianti
:
fenomeno che
talvolta
si
ottica illusione
Luna
vaghi colori dell'iride. Yeggasl di qual momento sia r introduzione di questo soggetto, e quanto propria, poetica, evidente, efficacissima la comparazione che adopera per ren-
derne sensibile l'astrusa idea della mistica intuizione del cosmo nel suo divino Autore. - Veggo il tuo desiderio nel verace
specchio che fa di s parelio, larva, vero specchio insomma,
alle altre cose; e nulla fa di s parelio
inimitabile. - Capocci. -
FISICA.
247
fuochi parl Virgilio,
i.
stelle
ardenti. Di questi
Georfj.
come
^565;
jEn. y. 527.
:
Ma
il
s tosto
v. 37.
Movendo gli occbi che stavan sicuri, E pare stella che tramuti loco, Se non che dalla parte onde s'accende
Nulla sen perde, ed esso dura poco. Par. xv. 13.
Veggasi, dice
il
Capocci,
come non
lasci
verun fenomeno
il
che
si
prova mica
al
non
si
tratta
di
onde quella larva fatua e fugace di stella s, ora noi abbiamo riconosciuto che tra queste diverse generazioni di corpi non vi tutto quel divario che prima i saggi credevano; poich le stelle cadenti, bench di mole picciolissima, sono anch'esse veri corpi
nel luogo
mossa.
Del resto
celesti,
la terra.
Attrazione universale.
dell'attrazione
nosce
in Filopone, in in
Cecco d'Ascoli,
in
Keplero e
in altri,
Dante; egli
vi parla del
si
punto
d'
Al qual
11
traggon
ogni parte
si
menta la virtus tractoria di Keplero. - Lioy. Dove la gloria del poeta vince il nostro immaginare si nell'aver egli dell'attrazione universale dato cenno assai
elesse
prima che Newton, aiutato dalle scoperte del Galilei, ne il gran sistema del mondo. E per ci ch' dell'attrazione celeste: Italia nostra pu andare con ragione superba,
sia stato altres
il
che Dante
il
248
E
di fji
COGNIZIONI SCIENTIFICHE
Questi ordini di su tutti rimirano,
vincon
s,
che,
piacque di leggere di su
sertazione del
critici
tutti
quale
non sanno negare al postutto, che nel v. 129 quasi un germe poetico, ed una perfigurazione della grande idea di Newton. Quanto poi all'attrazione terrestre, ecco le parole di Guido Guinipi severi sentenziando, questo
celli e
gran dialogo
il
dono
al
all'Italia
:
cav. Monti.
il
Tu
passasti
centro
presenta
Tu passasti
Al qual
si
il
punto
d'
traggon
ogni parte
pesi.
non
ti
da tutta
la terrestre
tirati
circonferenza
potentemente
Peri. Se questo passo di Dante per avventura fosse venuto sotto gli occhi di Newton, m'avviso che a concepire
il
destato
pomo
un
Suppone, (e ci fa grande onore al suo acume ed alla sua scienza, avuto riguardo all'ignoranza in cui allora si
era
sulle vere
leggi
i
della
fisica
costituzione
del
nostro
globo)
che
il
pesi,
corpi gravi,
sono
d'
verso
avvi-
la
Ma la cosa nel fatto non va cos... Capocci. Antipodi. Anche bene degli Antipodi, gi tanto oscuri alla mente degli uomini, prima che il lume dell' italiano Colombo li rischiarasse, non meno che della gravi-
al
FISICA.
249
il
tendono tutti i gravi: ed allora rovemedesimo, ivi forse dove sembrato era che fosse disceso. Che se non foste contento a questo, ponete
sciatosi sopra
sulla bilancia
eh' detto
fra gli
altri
luoghi nel
i.
Fatto avea di l
Tal foce, e quasi
mane
e di
qua sera
(V.
mia opinione.
3.
Purg.wA.)
Anche
Fr. Petrarca
Sest.
i.
le
Verso occidente,
che
il
d nostro vola
1.
A
e
il
Pulci
Perche pi oltre navicar si puote, Per che l'acqua in ogni parte piana... E puossi andar gi nell' altro emisperlo, Per che al centro ogni cosa reprime
:
le stelle
sublime.
E laggi son
3Ia noi
citt, castella e
imperio
certi periodi
soflra
qual fenomeno
gli antichi
chiamano
il
grande anno:
Per
lo
il
Pi volte
mondo
parl,
xu.
41.
Platone di questo
molto pi Cicerone,
Marco
Antonio,
Dante,
il
ma
ninno con tanta poesia e novit, siccome fece quale finse il mondo universo come un'essere
intelletto
della teoria
difficile citare.
de Beaumont
resto
di
Leopoldo de Buch.
250
servono
fisici
per ispiegare
cata-
palesemente
risulti dalle
la terra
sporse,
Per paura
mar
velo,
;
E venne all' emisperio nostro e forse Per fuggir lui lasci qui il luogo voto Quella che appar di qua, e su ricorse. Inf, xxxiv.
120.
Lioy.
Manifeslum
sunt
in
quod virtus elevans est illis stellis, quae regione coeii istis duobus circulis contenta (cio
est,
che descrive
il
polo dello
ut magnes attrahil ferrum, sive per modum generando vapores pellentes, ut m particularibus montuosltaUhus. Quaestio de aqua et terra, 21.
Prof. Yolpicelli nell'accademia Tiberina
Il
enunciate implicitamente ed esplicitamente prima che fossero professate dalla scienza, come, per esempio, certe verit
riflessione
della
brine,
luce,
al
al
moto dei
di
cadenti,
al
prodursi delle
alle
carbonizzarsi
altri
fatti
dei combustibili,
vibrazioni sonore,
ed
scienze naturali.
SUIEilTICOE E GEOMETRIA.
(1)
Quest'
dire,
uomo
il
singolare
si
le
sue esprestanti
sioni sono
come
tanti segni
stenografici,
i
pensieri
;
pi vasti
come
d'
riconcentrati in
il
una formola
dif-
finendovi sovente
per mezzo
Dell'Aritmetica.
scienze
sotto alcun
quelli
Del lume
i
s'alluminano; perocch
loro suggelti
sono lutti
di
numero
considerati,
si
nelle
considerazioni
procede... L'Arismetica la
(1) Se v'ha chi desideri di vedere i profondi calcoli della Geometria sottommessi alla ragione poetica, legga Dante perch Dante sommo Geometra. V. Monti. - Che se Michelangelo fu debitore del sublime dina-
mico, che riluce nella fiera e tragrande persona del suo Mos e nel tre-
mendo
la
e dell'abisso,
vogliam credere che l' architettura dantesca non sollevasse sua mente al sublime matematico, e non gli suggerisse il pensiero di mettere in cielo l'opera del Brunelleschi? La geometria e l'architettonica del Purgatorio e dell'Inferno sono fondate sul sistema curvilineo del cono, cho nell'antica simbologia era emblema fallico ed emanatistico, e un addolcimento del sistema piramidale pi vetusto e parimente espressivo del Teocosmo. Ma la sostituzione della linea torta alla diritta accenna da un lato al trapasso estetico del sublime al bello, e della et cosmogonica alla succedente, e dall'altro lato al surrogamento del principio di creazione al
dogma
panteistico; giacch
al cerchio,
il
e del poligono
importa quello
due
La geometria dantesca risale, come la geografia, la cosmogralia e l'astronomia mitiche che l'accompagnano, all'antichit classica ed orientale, secondoch si vede nel monte del Purgatorio, il cui emblema ligurale somigliantissimo anche in botanica all'Edcne di Linneo) si accoppia coU'antictono di Platone, di Aristotile, di Cicerone,
estrerai della forinola....
(
di
ia
Macrobio, di Manilio,
scuola
d'
di Jlela,
di Eratostene,
i
e si
pu
dire,
di tutta
Primato.
252
COGNIZIONI SCIENTIFICHE
il
numero, quanto
in s considerato,
Conv. n. 14.
che
il
numero non
un aggregato
cinque e
il
di unit:
Rata
sei:
Del Cerchio. La Geometra S due repugnanti ad essa siccome tra 'l punto e '1 cerchio (e dico cerchio largamente ogni ritondo, o corpo, superfcie); che, siccome, dice Euclide, il punto principio di quella, e, secondo ch'e' dice, il cerchio perfettissima
Della Geometria.
intra
muove
figura in quella,
di fine;
punto e '1 cerchio, siccome tra principio e fine, si muove la Geometria. E questi due alla sua certezza repugnano; che '1 punto per la sua indivisibilit e immisurasicch tra
'1
e il cerchio per lo suo arco impossibile a quadrare perfettamente, e per impossibile a misurare appunto. bile,
E ancora
la
Geometria
14.
senza
fa
dimostrare
la vista
dove
gli
conceduto
di ritrarre
con parole
ultima di Dio:
Qual il geometra che tutto s'afJge Per misurar io cercliio, e non ritrova, Pensando, quel principio ond' egl'indige: Tale era io a quella vista nuova Veder voleva, come si convenne
:
come
vi s' indova;
dalla
stessa
fonte
pur tratta
tutti
la
sublime imagine
dell'Eterno, contemplato
zioni, in quel
come centro
li
punto a cui
a cui tutte
le creazioni
E
tica
nel
XIII
di
poe-
sia
MATEMATICHE E GEOMETRIA.
(liamelro del cerchio,
Triangol
253
retto:
senza
che formi
un angolo
Se del mezzo cerchio far si puote s eh' un retto non avesse. egli pi
N potea
che
si
vivamente significare
del Purg. v. 40:
er'alto che vincea la vista,
l'alta ripa
del
legge nel iv
Lo
e.
sommo
lista.
;
Un
il
mezzo per conseguenza dista dai due estremi di 45*^, Una lnea dal detto mezzo al centro del quadrante, fa un angolo con uno de' suol lati, precisamente di 45^. Egli chiama lista quella tal linea, perch allora ed anche poi, si usato uno stromento per misurar gli angoli, detto
suo punto
il suo nome. poneva a perpendicolo, con un filo a piombo, l'altro lato a squadra, teneva naturalmente la linea orizzontale; ed un raggio, una lista girevole dall' un de' capi intorno al centro dello stromento, dirigendosi ad un astro ad un campanile ecc., dava suU' arco del quadrante ove rispondeva l'altra estremit, l' altezza angolare
Quando uno
si
suir orizzonte
dell'
oggetto
il
in
proposito.
Disagevolissimo
i
43^
cendo che
nelle
la
medesima
si
il
centro in
uu
spiriti, costellati
sfere
di
Marte, detta
in tondo:
venerabil segno,
die fa
giuntura di quadrato
Tetragono.
ragona
egli gi la
come
drata
Virgilio quella di
cubica) che
comunque
lo stesso:
Dette mi fur di mia vita futura
Parole gravi
avvegnach'
io
mi senta
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
Ben tetragono
ai colpi di
fiore di
In
goli ottusi.
l'altro nel
di pi allo concetto
quel-
13,
ove
la chiara e perfetta
delle
mondane
future cose
beati, vien
in
comparata alla chiarezza di quell'assioma, che un triangolo non possono contenersi due angoli ottusi
:
s t'insusi,
come veggion
le
le
terrene menti
Non
Anzi che sieno in s, mirando il punto A cui tutti li tempi son presenti ).
Ecco
di
nuovo
il
la
la
poesia
senza alterarne
(
costume,
Conv.
iv.
).
L'angolo d'incidenza eguale all'angolo di riflessione. QuestO sarebbe linguaggio di cattedratico prosatore.
Ma
si
far poetico
al
se parlando
Il
raggio
modo parecchio
si
A
S
Il
diparte
arte.
Purg. xv.
16.
Torelli in
al
Sibiliali
prende
a chiosare
questo passo di Dante, e cita una proposizione della catottrica di Euclide, e ci reca
Linea perpendicolare.
Neil' accennata
bellissima
comparazione del raggio che da acqua o da specchio si ripercuote, egli ha bisogno di esprimere la perpendicolare. Chi saprebbe collocare questa voce con un qualche garbo
nel verso
stesso
e collocarvela
noi saprebbe!
Che
adunque
in
tale
stretta
il
osserver
che un grave
descrive
cadendo una
visibile,
la via di signilicar
ma
te la
dipnger e te
la
render
MATEMATICHE K GEOMETRIA.
255
chiamandola con elegantissimo rigor matematico il cader (Iella pietra. Artificio di poesia bellissima ed evidentissima.
V. Monti.
Vuol egli cavare un paragone meglio adattato ad esprimere la smisurata idea della eternit? Ed egli lo trae dal moto proprio del cielo delle stelle fsse, il quale s compie
per
la
si
precessione,
in
26 mila anni,
ed allora credevasi
il
che
compisse
in
Capocci,
106.
ASTRONOMIA
"
E
il
io ogni
dove mirare
gli
Non
d'ogni dove,
?
DANTE, Ep.X,4.
Vedete
Humboldt accennare
salutando
il
alle quattro
Poeta italiano
come
il
Colombo
vin col calcolo l' esistenza, or confermata nuovi pianeti. DALL' ONGARO.
di
notte
si
Ed
eCCOC
Pesci,
stando
Sole
il
nel
di
sull'orizzonte,
ed
carro
l'
orizzonta,
xi. 112.
E U Carro
Ed
Lo bel pianeta che ad amar conforta, Faceva tutto rider 1' oriente, Velando i pesci eli' erano in sua scorta. Purg.i.
19.
?56
COGNIZIONI SCIEMIFICIIE.
Ed ora
cidentale
la
dei
Luna due
giunta
all'
il
orrizzonle,
al confine
oc-
emisferi
Sole,
che
le
opposto, di
presso
al plenilunio,
in sul sorgere:
Gi tiene il confine D'iimbcdiie gli emisperi, e tocca l'onda Sotto Sibilili Caino e le spine. E gi iernotte fu la luna tonda, Inf. xx. 124.
e'
il
efficacia di tale
esinanimento:
di
il
Capocci,
quantunque nulla
nuovo
ci
fa
meraviglia,
come
in
che non pu
il
11
calor diurno
Intiepidar pi
Quando i geomanti lor maggior fortuna Yeggiono in oriente, innanzi all'alna, Surger per via che poco le sta bruna. Purg.
xix. 1.
sei
gli
manca
s
L'ombra
piano dell'orizzonte,
piano.
questo mentre
se
il
mezzo
come
si
allontanasse:
si
il
parere, non
;
vede pi
riguardante
dileguano
pi belle:
lontano
questo
mondo
al letto piano,
Quando il mezzo del cielo a noi profondo Comincia a farsi tal, che alcuna stella Perde il parere infno a questo fondo; E come vien la chiarissima ancella
Del Sol pi oltre, cos
il
ciel si
chiude
infino
a questo fondo
di
il
in
risi
farci
guardare
la disparizione
delle stelle,
come
se
cielo
ASTRONOMIA.
257
Imagine, dice
di
il
Ranalli,
concepirne altra pi ingegnosa. Da quanti poeti, e in quante maniere diverse non era stata figurala quell'ora
il sole? Perch tornasse a fare effetto, quasi imagine non mai figurata, usa una perifrasi tolta da' calcoli della scienza astronomica. Cosi Dante non solo le cose
che precede
comuni,
soie,
come
il
dire:
manca un'ora
circa
al nascer del
l'
abbellisce
ma
ancor
imagine
astronmica.
Quivi,
ne aggiunge
il
prof.
Minich,
con meravigliosa
in cui
di
primavera, all'istante
sva-
meno
Se
s
la
Ma
se
debba valutare
si
la
detta estensione
sopra un circolo di
il
altezza,
l'alba comincerebbe,
secondo
poeta,
la
allorch
il
Sole
durata del
crepuscolo
l'attuale
stabilita,
misura teorica, e
stagione.
E per
il
nel Purgatorio,
ci
giunto a ponente
di
quello
levante.
al Sole,
(
in direzione
opposta
La non
giacch
Sole
si
Gi era
E
Uscia
la notte
di
che opposita a
lui cerchia.
Gange
Che
le
caggion di
man quando
soverchia;
L dove io era, della bella Aurora Per troppa etate divenivan rance. Putq.w.
1.
si
veggiono
in cielo
vermiglio della
1"
258
aurora,
e
il
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
di
poco
il
Sole.
E Dante,
il
volendo mostrare
di questi effetti:
terzo
Pu
darsi,
dice
il
Capocci,
pi felice
il
idea del far succedere al dilicato candore della prima et, roseo colore della fiorita giovent, ed u questo finalmente
la tinta avvizzita, e
Con come tante altre di questo mondo! Il Caro nella sua lettera a Taddeo Zuccaro additandogli il come avesse a dipingere l'Aurora gli rammenta
itterica della troppa ctale?
come
che essa ha
ha tre nomi
di
16. -
Ed
il
sole
nascente freddo
col
le
membra
intirizzite
dal
della notte:
Il
Sol conforta
la notte
10.
un'ora
mezzo
il
di Sole al
mezza terza
tempo dell'equinozio;
riede. Inf. xxxiv.
E gi
sole a
%.
di Sole:
due ore. Purg.
ix. 44.
E
il
a quest'ora
presenta
del
il
Di mezzo
capricorno. Purg.
ii. SSi,
Modo
leggiadrissimo,
dice
il
Ranalli,
come pure lucida tela li A quattro ore di Sole, nel quarto g^iorno dopo plenilunio:
raggi solari,
Lo scemo
Rigiunse
della luna
al letto
x. 74.
Notisi la propriet
di quel
nominare
lo la
mente; conciossiacch la parte scema della luna, quando essa mancante, dopo il plenilunio, volta a ponente, e perci tocca primamente l'orizzonte, quando quella giunge
al
tramonto:
ASTRONOMIA.
2o9
Son
le dieci
ore a
un
bel circa t
salito era
Son presso
le
nudici
del giorno
al
temo,
su
l'
mezzo giorno:
Ferve 1' ora sesta. Par. xxx. 2. Vienne ornai, vedi eh' tocco
Meridian dal Sole, ed alla riva
Copre
Marocco. Purg.
iv.
107.
Virgilio dice:
sol
medium
Ma
vi forse la bellezza
lighieri,
che
il
Ma-
Mauritania.
di
figura
meriggio?
Vedi che torna
Dal servigio del di
l'
Quando
tezza.
il
Sole
si
cangiando
al-
meridiano varia
di
posizione,
secondo
fassi
:
qua e
Teneva il Sole il cerchio di merigge, Che qua e l, come gli aspetti, fassi, Purg.
xxxiii. 103.
v. 11,
il
il
plaga Sotto
la
quale
Sol mostra
men
fretta.
Ed
il
orientale all'occidentale:
Il
Sol
muta quadra
all'
Ad
indicarci
al Sole,
come farebbe
si
ser-
La luna
in
un giorno
mezzo da che
260
COGNIZIONI SClENTIFlCnE.
si
avanzata
i
la
giunge
si
sotto
nostri
meridiano inferiore,
di
di sopra.
ad occidente, dopo
meridiano
E
Sole
gi la
Luna
sotto
d(>po
il
il
mezzod.
al
li
Sole
ha lasciato
il
meridiano
Toro. Se
ivi nel
opposto, perci
notte
come
cerchio di merigge
2.
Sole.
Quanto
il
compiuta e
rimane a percorrere:
terza,
'1
in ver la sera
Vcspero
Il
e qui
mezza notte
I.
:
il
Sole prog^redisce sensibilmente verso sera poggilo volto a levante getta l'omtira:
Vedi ornai che
'1
ed
vi. 31.
Salendo alla dirittura di oriente, vediamo innanzi propria ombra, originata dall' intercettare che fa
i
la
il
nostra
corpo
Il
sole ne tra-
monta
della
disparizione
si
della
nostra
ombra che
il
ci
innanzi.
L'orizzonte
fa tutto
Verso
raggi
Dinanzi a
me
E
Che
il
di
saggi.
si
ombra che
spense,
Sentimmo
E pria che in tutte le sue parti immense Fusse orizzonte fatto d'un aspetto, E Notte avesse tutte sue dispense... Purg. xxvii.
S sa
64.
ASTRONOMIA.
avvicinandosi
il
261
diventa bianca,
Sole, in
un bel
d sereno,
massime presso dell'orizzonte, ove appunto il Sole va calando, il qual effetto pi veduto che avvertito fa cantare
al
poeta:
Feriami
'1
occidente
di cilcstro.
:
Purg. xxvi.
5.
tramonto
di presso
Ed
il
il
poeta
prende occa-
sione a parlarci di
alle
un fenomeno che
lo
pu essere sostenuto
mai
nell'alpe
Non
Come, quando
fla la
In giugnere a veder,
com'
io rividi
1.
Lo Sole
in pria,
nuova dipintura perfetta, come in un dagherotipo di quel che tutti veggiamo la sera, al cessar della luce diurna, ma senza troppo badare al modo onde questa luce va gradatamente ad estinguersi. - Questa coccoletta, che noi chiamiamo il globo terrestre, avviluppata in una
Ed
eccoci una
sottil falda
di aria,
la
quale
la ricopre
come
di
la
peluria
Ma
l'aria si
va diradando per
modo
che
che all'altezza
luce del sole,
40 miglia
cessa al tutto
si
quando esso
la
abbassato
18*^
meno
sovraggiunge
notte.
Ma
gli ultimi
vien dietro la notte, illuminano una porzione sempre pi piccola del menisco, della cupola aerea che ci sovrasta al punto del tramonto, gli ultimi raggi del sole
:
l'illuminano tutta;
detti
ma
si
abbassa,
raggi tangenti
alla
terrestre,
s'inalzano;
difl'usa
:
262
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
Gi eran sopra noi tanto levati
Gli ultimi raggi che la notte segue,
Cbe
le stelle
apparivan da pi
lati. Piirg.
xv. 70.
Veggasi quanto
sa esalto e
di
ap-
da vari
il
al C.
xx
del
Pa-
Quando
mondo alluma
il
si
Lo
ciei,
che sol
rifa
di lui
parvente
in
due ore
E
la terza:
Fatti avea
il
passi con che sale, duo nel loco ov' eravamo, terzo gi chinava in giuso l'ale. Purg.x.1.
la notte de'
cominciata mezzanotte:
Gi eran quasi che atterzate l'ore Del tempo eh' ogni stella pi lucente. Son.
Quando mi mossi.
alla
mezzanotte
al
le ultime stelle
meridiano,
cac-
E
del
al C.
XX vili
del Purg. v. 1 ci d
no sfoggio
di
eru-
a quattro canti
mondo, secondo
E al C. vili, del Purg. v. 133. volendo esprimere vagamente e poeticamente che non passeranno sette anni che egli nel tempo del suo esigilo dovr sperimentare la cortesia
cosi
fa
parlare
all'ombra
di
Corrado
Or
va, che
11
Sol
non
si
ricorca
il
Montone
Con tutti e quattro i pie copre ed inforca, Che cotesta cortese opinione TI fla chiavata ....
E novera pure
lume
della luna.
il
Io
spegnersi del
ASTRONOMIA.
Mi non cinquanta
volte
fia
263
raccesa
La faccia della donna che qui regge... Inf. \. 79. Cinque volte racceso, e tante casso, Lo lume era di solto dalla luna. Inf. xxvi. 130.
E con
la
luna anzicch
la
luce
della
mezzo
di
noverare
le
lunazioni con le
sue
noi
fasi,
quella
11
Sole,
secondo
la
teoria
di
di
Dante
tutte
fonte
che poi
di
altre
sensibile luce s
prima
{Coni',
poi tutti
li
ili.
22), esso
vita,
che
Con
li
com'
e indi
iii.
pi potenti
per
quelli
che
il
gran
i.
pianeta
si
40.
Cicerone
Sonno
di Scipione
avea chiamalo
il
Sole
Mente del mondo. Ma Dante si alz eminente sopra lutti poeti, quando con un solo verso racchiuse la pi mai
11
Sole l'imaginazione,
cantando
x. 28.
grande idea della Natura, questo suo grande ministro, che altamente
la
in tutta la
moto
e la vita,
ti
sentirai
dissima meraviglia.
sull'intonso
E
di
allora
farai
nume
sterili
Delo,
sul
biondo
Latona, e
quanti
laliua.
altri
nomi
il
gli
profonde
poesia
greca
-E
chiama
Sole e
la
Luna occhi
del cielo:
Purg.
264
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
iv.
delle Metamorfosi,
chiamando
il
sole
mondo avea
epigramma amochiama occhi del cielo le stelle, metafora leggiadrissima, imitata pur dall' Ariosto, C. XIV. 39, e dal Tasso, Ger. x. 22. Dante per che non usurpa mai cosa alcuna senza farla migliore, considerando
forse a Piatone che in quel suo notissimo
roso,
conservatoci
da Laerzio,
che
gli
il
giudizio
sono veramente
il
Sole e
la
Luna ha con-
anche
il
il
Ed
28.
il
Ranalli,
quanto
eli'
sia bello e
nuovo
indicarsi
il
tutta nuova,
e con la quale
Quando
Ad
ritorna,
Cade virt
infiammate corna
di novel colore. San. 8.
Che veste
mondo
Ma
moto,
se ben
si
rifletta,
ci
che prendendo
le
un
po' alia
l'
grossa,
di
ce
lo
Onde
esattezza
cotal
di
quel
pendendo da
ci
il
corso
delle stagioni,
legate
tra
immutabilmente. Questa durata esattamente di 365 giorni e 24222 centomillesime parti di giorno, ossia (trascurando le minori frazioni) circa 24 centesime parti di un giorno.
Giulio Cesare, nella sua famosa riforma del Calendario, aveva posta cotal parte frazionaria un po' pi grande, cio l'avea fatta di 23 centesimi, l'avea accresciuta di un cente-
xxvn, 143,
ASTRONOMIA.
a cui
265
il
Dante
allude.
giuliano, ai
suoi tempi in uso, dietro tale supposizione de' 23 centesimi, cio di 1/4 di giorno, portava un intero giorno di pi
dopo
4 anni,
il
centesimo di pi,
avecumulandosi per
dava d'avanzo
un
Lilio
se n'era accorto
il
ed
il
nuova riforma
questo
del
del
Pontefice
Gregorio XIII
poeta
che rimedi
sconcio -
Capocci -
Pervenuto
il
al
primo
balzo
Purgatorio,
in
un
il
e ne
dimanda
la
spiegazione a
Fossero in compagnui
quello specchio,
Che su
Tu
vedresti
Zodiaco rubecchio
Ancora all'Orse pi stretto rotare, Se nwi uscisse fuor del cammin recchio. Purg.
Egli consueto a' poeti
il
iv.
G.
dire
la tal
cosa splende
al
Diametro del
di
Sole.
la
Alla
pi gente
Sole
pare
2): e
il
cercamento e
coli' altre
la
umana ragione
sue
ach
miglia,
appare
di quantit
Luna.
266
Par.
II.
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
-
di Beatrice
confuta l'opinione da
La Luna
le in
circa
un
50 minuti pi
dopo. Onde
rore
al
un quattro ore
le stelle
appaion
La luna, quasi a mezza notte tarda, Facea le stelle a noi parer pi rade, Fatta com'un seccliion che tutto arda. Purg.
xviii. 76.
dai secchioni di
rame
ne' quali
ma-
onde rimpalmarne le navi, trasse egli il paragone esatto e lampante. Se avvenga per avventura che quel pattume bituminoso ad un tratto si accenda,
rinai fanno bollir la pece
avrassl
il
secchione
ardente,
tal
quale
occorreva
di
far
osservare. La
Luna
si
se vi
si
Sole a levante e per in basso; cos la mezza Luna nel nascere sarebbe apparsa come posata sull'orizzonte col suo diametro in alto, che avrebbe rappresentato in profilo Torlo
della
scodella.
Ma
la
di
un
tre giorni
ed invece
di offrir superiormente
un
profilo rettilineo,
T avea rilevalo
sua supertcie.
men
chiare
che ricoprono
al
la
contatto dell'oriz-
ins,
la fosse
De Mon.
i.
Aurora Lunare.
La concubina di Titone antico s' imbiancava al balzo d'oriente, Fuor delle braccia del suo dolce amico: Di gemme la iua fronte era lucente,
Gi
ASTRONOMIA.
Poste in figura del freddo animale, Che con la coda percuote la gente:
267
il
m.
1.
Non
da leggersi, dice
stupenda
per novit di concetto e splendore d voci. - Col qualitativo concubina egli intende distinguere e dinotare l'aurora della
il
suo nascere: in
e la
Luna era prossima ad alzarsi, sua aurora avea ingemmata la fronte delle belle stelle
e la notte, dei
passi con che sale, delle parti che percorre nell'arco semi-
al
zanotte; n'avea fatti due di cotali passi, cio due terzi del
cielo
nel
pu
al
avendo cos immaginosamente personificata la Dea dallo ammanto, le trasferisce il modo usato dagli astri nel loro trascorrere per la tolta celeste: questi nelle prime due terze parti del loro apparente corso ascendente si elevano rapidamente, e nell'altra terza parte si vanno molto
egli
stellato
modo che
senza
presso al meripi
diano
guadagnar
vedesi
non
portava pi in alto.
Capocci.
Anche
il
prof.
xx\
accenna
con
meravigliosa
approssimazione
la
durata
del
E ne ricorda
Vedem
S,
I'
alone lunare
la figlia di
Cosi cinger
Latona
aere pregno
Par. \. 67.
tal volta,
il
quando
fll
1'
che ritenga
che
fa la zona.
il
Quando
il
vapor che
U.
268
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
Costellazione della Crociera. Le Stelle (Iella CrOCe australe vennero scoperte due secoli dopo Dante, quando
l'ardimento europeo spinse
i
emisfero:
Vidi quattro stelle
Non
viste
alla
i.
32.
Le quattro chiare
stelle,
non solo nel Catalogo di Tolomeo, anche da Marco Polo, e figurate pure in un Globo, costruito da Abou-Cassem nel 1225.
ma
Il
Yespucci
le
si
occhi
quattro
polo boreale,
non mai
innanzi,
che
dalla
prima coppia umana. Andrea Corsali, illustre navigatore lrentino, in una sua lettera a Giuliano de' Medici, duca di Firenze, (6 Gen. 1515) le chiamava: croce meravigliosa,
la
il
pi
gloriosa
di tutte
le costellazioni
dei cieli.
Di
fatti
cielo ivi
all'altre
ingemmato di quelle belle stelle, prossime altredue fulgidissime del Centauro, ed incastonale,
vivo bagliore della Yia-lattea
direi,
nel pi
che col
Il
si
sito
deve rispondere
in
mezzo
al
grande Oceano
pacifico,
un
Capocci,
-della
seguendo l'Humboldt,
il
Dante,
come
ei
lo
chiama
moderna filosofia naturale, con le sue calcolazioni ne convince, come circa a 7 mila anni addietro, il polo australe
si
trovasse
alla
abbastanza lontano
dalla Croce
per renderlo
prima gente in quelle regioni patriarcali dell'Asia, e che per conseguenza Dante conoscesse il moto di processione degli equinozj, e non solo si avesse presente
visibile
lutto
il
ma
si
ancora
ai
Questa dantesca anticipazione del vero, scrive V. Monti, un puro caso, ma quando noi veggamo la
i
segreti
I
della
sapienza
ingegno sono
di verit
impressi
di
un
carattere
di
grandezza e
ASTR0^0M1A.
togliere ad ogni sensato lettore
il
269
coraggio di giudicarli.
Lesione
ix.
incisa
giusto rappresentato
coU'astrolabio
si
il
meravigliosamente dal Galle nel sec. XVI, dove Amerigo Vespucci in atto di osservare
fatte costellazioni.
Da un
stampa vi
parole:
ritratto
di
Dante posto
M. ecc.
torti his
mi
stellas
Sotto
al ritratto,
come
in
un
pilastro, si
i
leggono
quali la tradu-
Fanfani,
il
Borrjhini
i.
58.
Le tre
stelle vespertine:
Tre facelle
polo di qua tutto arde. Purfj.
Di che
il
viii.
89.
viii.
86.
Il
Capocci vuole
sin-
golarissima,
meglio
metallo trovansi
le
Fo-
deW Eridano
e della
Il
Ma
segno
ei
si
giovasse della
poetiche
sue imagi ni
sommamente
270
COGNIZIONI SClENTlFICnE.
il
e leggiadre, vaglia
fare
intendere
il
principio del xiii del Paradiso, dove, meraviglioso spettacolo de' 24 beali
in
lu
due
circoli,
e alla
di
sua donna,
stelle,
le
vuole egli
pi lucenti
che
del
24
le quali facciano
runa dentro
l'altra.
un bellissimo campo stellato, con le quindici stelle fisse di prima grandezza onde s'ingemmano le diverse regioni
del cielo, appresso le sette dell' Orsa minore, da ultimo le
due che terminano la maggiore. Anche al xxx del Purg. v. 5 ricorda le sette stelle della maggior Orsa, il settentrione piii basso, che servono ad additare
il
stella Veneree
Neil' ora credo,
che
dell' oriente
Prima raggi nel monte Citerea, Che di fuoco d' amor par sempre ardente. Purg. ixvu. Lo bel pianeta che ad amar conforta,
Faceva tutto rider V oriente. Pura.
1.
94.
19.
La
Che
'1
stella
viii.
da coppa or da
stella
ciglio.
Nella Canz.
ci sta
xi. 1
ci
dice
lo
che nell'inverno La
raggio lucente, che
velo.
d'amor
il
rimota Per
le
la 'n forca
S di traverso, che
si
fa
Anche
ei
viene a segnare
che suo
i
La
stella di
la
Venere due
fa
:
cerchio che
2. - Il cielo di
Venere ha due
eh'
l'una
sua
14.
Mercurio e Venere.
lui,
come ha
poi dimostrato
il
Copernico.
circa
ac-
ASTR0^0M1A.
siero.
271
circck
E ove pongasi mente al valore della parola ne rester pi dubbio: e questo valore lo si un' altro passo della div. Comedia [Par. xu. 19).
L'aspetto del tuo nato, Iperione,
non
da
ritrae
si
muove
Dione, far.xxii. 143.
Maia
mercurio.
E
Cos
s
come
corda queta,
v. 91.
corremmo
occhi
Gitlando
gli
sopra
intorno al Sole
non possa mai appressarsi a noi quanto Venere. Infatti Venere pcrigea, cio alla minore distanza, lontana dalla terra 23 milioni di miglia; Mercurio perigeo rimane pi
lontano del doppio.
Ma
il
che
tutti
Luna a 160
di
Sole a sei
s'
milioni
60 mila miglia!
chiarissimo
quanto
ingannassero
in tutto,
ma
Del resto egli colla sua gran mente gi sembra che travedesse questi errori intorno alla posizione di Mercurio, avendo
notato
le
Mercurio
del suo
miglia,
la pi
che di dugento trentadae secondo pone Alfergano, che dice quello essere,
Tuna
miglia:
che
pi va velata
Conv.
II.
de' raggi
del Sole,
stella:
14.
Marte.
Ed ecco qua, su
Per
li
'1
Gi nel ponente sopra '1 suol marino: Cotal m'apparve, s'io ancor Io veggia.
Un lume
stro col
per
lo
mar venir
s ratto...
Purg.
ii.
13.
paragone
di
lume apparso
272
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
la
faccia del
1'
lume e
astro
non pu esser pi bella. Ed pure da osservarsi che non gli sfuggisse che quando Marte in opposizione col Sole,
e perci in sul tramonto, allorcli queslo in sul sorgere,
allora
il
perch in Toscana,
il
monti.
E questo pianeta
XIV
del par.
v. 8G.
vien chiamato:
L'affocato riso della stella.
le cose,
perch
e
il
quando pi
la
seguono,
li
quali per
ii 14.
Saturno.
//
//
il
gelo,
ii.
Canz.xi.
l;
e Purg. xix. 3:
14,
freddura
di
14 ne reca pure
le
la tar-
secondo
vuole
di
tempo
lo
suo cerchio
l'
altra
si
che sopra
tutti
gli altri
Giove.
'1
Ci ricorda
il
si
rav-
il
di
figlio.
Pun.
xxii. 145.
stella.
Giove
stella di
14.
stelle.
pi
si
veggono risplendere
si
sta
bella
ASTRONOMIA.
273
Via Lattea.
il
che
Funo dei poli, e l'altro ci tiene ascoso: e mostraci un solo movimento da Oriente a Occidente e un altro che da Occidente
vulgo chiama
Santo Jacopo
;
e mostraci
a Oriente, quasi
ci
ii.
15 -(Opinioni di-
che cinge
Questa bella zona albicante, meravigliosa, fosforescente, il cielo intorno intorno, e che tanta bellezza accrepei poeti che per
il
mal
guidato da Fetonte (ynf.xvii.lOG), e pei filosofi non altro che la saldatura dei due emisferi l'un contro l'altro, e al tempo
di
Dante tutto
di
al
Ma
in
nel XIV.
del Par. v. 97
poeta
si
divinazione
quel
portentoso
quei
vuole
insinuarci
che
lumi minori
mag(}i
insieme
alle
albicanti abbiano
regioni sideree:
Come distinta da minori e maggi Lumi biancheggia tra i poli del mondo
Galassia
s,
P. Lioy, cio fino da Tommaso Wright, Via Lattea era stata considerata ora con Aristotile quale
che Huygene attribuiva ad una nebulosit generale, venne coli' aiuto dei pi forti telescopi riconosciuta dipendere da strati di
stellare, e la bianca luce suffusa di cui risplende,
numero
potenti
indefinito.
clie
Galileo, senza
oggid ingrandiscono
la
Equatore.
'l mezzo cerchio chiama Equatore E che sempre riman tra
Che
si
del
moto superno,
il
Che
in alcun' arte,
il
Sole e
verno. Pura.
iv. 79.
Dante chiama
VOL.
II.
l'Equatore
cerchio
del molo
superno^
18
per
274
la
COGNIZIONI SGIENTIFICnE.
cielo nell'
va sempre scemando, sino a divenir nulla affatto ai pol. Indi ci fa notare ch'esso Equatore sempre rimane tra il Sole e
in quel cerchio
fuori del quale, ne' successivi paralleli,
il
verno;
ci
eh'
verno
prodotto dal
boreale,
quando
il
Sole
si
quando
il
Sole va
al tropico
boreale da quest'altra
Sole ed al verno:
8.
quella parte
all'altro si percote.
il moto diurno di tutto il cielo del primo mobile (da oriente a ponente) venisse ad incontrarsi
col
moto
ad oriente). E
moto diurno
pi violento:
(dall'
i
si
dirama
Cos,
dice Y. Monti,
fisica celeste
i
una
pi
astrusi
misteri,
e la sua liosoia
di poesia.
al V.
mondo
pi vivo,
essendo realmente
s
come
ne' terrestri
vita.
tutto
guente pi
Il IBole
sull'Equatore, al
ed
il
eclittica
formano tre
ne viene a
punto dell'orizzonte
E con
ci
ASTRONOMIA.
dichiarare la temperie
la
Zio
di
materia terrestre,
a disporla
delle
novelle
Esce congiunta, e
Pi a suo
Par.
i.
37.
Ed
il
Sole presso
l'eclittica,
questo con
segni zodiacali.
si
E per
togliere
in cui,
si
l'equi-
venendo
trovava
ove in dette spire si appresenta (a noi dell'emisfero boreale) sempre [Viii tosto: giacch di l dall'equinozio di primavera
accade una progressiva anticipazione nel sorgere del Sole:
Lo ministro maggior della natura, Che del valor del cielo li monJo imprenta, E col suo lume il tempo ne misura, Con quella parte clie su si rammenta
Congiunto,
si
girava per
le
s'
spire
Conv.
111.
5.
Zodiaco.
che
il
Lo Zodiaco
Purg,
segno che
nobilmente
xviii.
i
chiamato
strade
V,].
sole infiamma:
L' obliquo
pianeti porta.
Se l'obliquit dello Zodiaco, ossia dell'eclittica eh' nel suo mezzo, fosse diversa da quel eh' , le stagioni ed il loro
avvicendarsi porterebbero grande perlurbazionne alle nostre
faccende,
X.
15.
Si pretende che I.UCC Zodiacale. primi a por mente alla luce zodiacale sieno stati Childrey, Chardyn e Rothmann altri dicono un certo iTanccsco Noci nel 1084. Cassini la consider come un anello di corpi planetarj minutissimi esteso da Venere a Marte. Rifiutata tale ipotesi
i
si
ricorse
a quella
oggid addottala
che riguarda
la
luce
zodiacale
come un
276
Perch
I
COGNIZIONI SCIENTIFICUE.
Fetonte abbandon
'1
li
freni.
ciel,
come pare
ancor, si cosse.
//", xvii.
107.
comentalori giurano sull'autorit l'uno dell'altro chequi Dante intenda parlare della Via Lattea. Per me ricordo l'opinione ben altrimenti scientifica che sulla Via Lattea ha
il
filosofo
Dante
in quei
due versi abbia inteso favellare della luce una metafora che in s
adotceleste. P. Lioy.
racchiude
tata su tal
il
fenomeno
Errori Astronomici.
sfera elementare
A' SUOi
d
la
Credevasi
che
la
parte pi sublime
i.
38; Conv.
3);
del folgore,
Par.
92.
una parte illuminata dal Sole, terminasse con la sua punta nel pianeta di Venere Par. ix. 108. Dante prende partito di attribuire le macchie che vi hanno nella Luna ai corpi rari e densi della sna superficie
Par.
II.
69.
Riteneasi
a'
suoi
tempi
che
la
luna distasse
di
50 mila.
pisse in quasi
Marte si comdue anni (Cowi;. ii. 15; Par. xvi. 38), e che il 24 ore, complesse l'immenso suo giro Intorno alla
ii.
che
terra: Par.
21.
il
moto diurno
di tutto
il
primo motore (da oriente a ponente) venisse ad incontrarsi col moto orbitale opposto dagli altri cieli inferiori (da occidente a ponente]: Par.x.l.
cielo del
E che
le stelle
ma
come
II
pianeti
Par. xx.
sol
6; xxiii. II
Esse
possono tramandare
illumina tutto
il
riverbero,
quando
Sole che
mondo,
dell' enisperio
nostro si discende.
ASTRONOMIA.
277
E che
nel C.
le orbite dei
nella terra
Par. x. 17.
Ma
XX
di dubitanza,
eleva sopra
varii pregiudizi
del secolo,
quantunque col debito riserbo che la prudenza impone ad ogni individuo contemporaneo, che non voglia esser preso
per pazzo.
Questa terra
fissa
e
5.
non
si
gira;
essa col
mare
Il
Capocci,
dopo
di averci
mostrato come
il
poeta dal
centro della terra alla sua superficie in un solo giorno percorresse 3400 miglia a piombo,
lo
ii);
poi in
cielo
accosta pi a noi,
rimane sempre
di l
si
20 milioni
di miglia, e nella
sua masindi in
sima distanza ne
vm);
un tempo ancor pi breve, e quasi in un baleno raggiugne il Sole, percorrendo un tratto doppio del precedente [Par.x); dopo
il
in Giove, nel
il
sesto pianeta
[Par. xviu)
donde,
in
men che
settimo di
discostato
Saturno
la
poeta
si
pi di nove
in dieci volte
Ma
al
La pi vicina delle
mila volte,
(Par. xxii)
;
cio
di
rimano da noi lontana pi di 200 dugento mila volte 83 milioni di miglia l alla stella dei Gemini, donde si piace di
veduta del sistema planetario a volo
si
godere
la
bella
di
aquila. Quivi ei
muove con
in 6 ore,
me-
ridiano a occidente
di
incirca
un 1300 milioni per minuto secondo. - Gi ei fa l'ultimo dal nido di Leda, cieli corporei passo ascendente su per
i
:
278
COGNIZIOM SClEMiFlClIK.
il pi veprimo mobile, che rapisce lutti
velocissimo,
il
Errori geografici.
tempi, Dante pone
i
Secondo
la
Geografia
de' suoi
emisfero
Supponeva che il Mediterraneo avesse 90 gradi di estensione, mentre non ne ha che 50 ove ne avesse 90, sarebbe vero che ci farebbe meridiano, dove prima era orizzonte,
:
si
muove
un quarto
terra
11
Par.
ix. 86.
il
Mediterraneo:
ix. 82.
che l'acqua
si
spanda. Par.
E
si
tale, dice
il
le
non contano:
le
che propria-
mente
Il
si
spande tra
propriet e da
buon geologo.
assai
;
che
il
meno
da. Gerusalemme
il
da quello
ma
quello, dice
lo stato d'incertezza,
zioni geografiche.
Ed
massime per le longitudini, nelle posia me, aggiunge egli, sta in testa che
egli che sapeva tutto quel che poteva sapersi in quel tempo, con quel suo meraviglioso acume, dovea nudrire qualche
d attribuire a
Ma-
rocco (/%r/7.
quell'impero.
IV. 138),
Poneva
l'Italia a
45*^
mezza strada
tra
Gerusalemme e Mason
rocco, cio a
Ma indicava Marsiglia con la precisione del NauticalAlmanac. Buggea e Marsiglia hanno esattamente lo stesso grado di longitudine, e perci lo stesso meridiano: Par.
IX. 91.
Siviglia
non
si
dilunga
da Gerusalemme
che
di
50
As^il0^0MIA.
anziccli 90
11
:
279
ne dice
terra ai
in largo,
Inf. xx.
il
124
Ma
devesi riflettere,
a'
Capocci, clic
ed
come ora
lo
stesso
poteva esprimersi
su tale
la
Luna
ci
non
in
si
ma
pi oltre
sull'oceano Atlantico;
la
con
quel
sotto
Sibilia,
conferma che
Gibilterra a'
Da
met
de'
lidi
opposti di Siria,
non
l'
vi
ha che
Par.
la
orizzonte di uno
ix.
detti
due luoghi
sia
meridiano
per l'altro:
geografia
Tal
era allora
lo stato
infantile
della
e della
E presuponeva che a ponente in Ispagna ove cadono mare le acque dell' Ebro, sovrastasse latta Libra, la Libra celeste, e per l'opposto ad oriente, le onde dell'altro fiume, il Gange, si muovesse sotto la sferza del Sole ivi culminante: Purrj. xxvu. 1.
in
MEDICINA
Di quel
clie
natura
Parg.
cari.
XXIX.
tal
136.
conto
messo nel
Non
frenolo-
avvenirsi nella
Medici ricordati.
Greco, da Coo
Galeno,
di
Dei medici
ci
ricorda Ippocrate,
{Inf.Y.l^;Purg.xs.i\.\^l; Conv.i.S);
in Asia,
Pergamo
ed
Avicenna, Arabo,
[Inf. iv.
143; Conv.
Avverrois, kr^ho,
de' suoi
tempi Taddeo, medico fiorentino, di gran reputazione nelle scienze fisiche che mori in Bologna nel 1293 (?) Par.xu. 83.
Della generazione.
La scienza
fisiologica
ed insiepi bella
me
de' corpi
scorge come
le
alcune scoperte della moderna embriologia, e che forse potrebbero farsi germe a qualche altra nuova scoperta
generazione, scrive
stotile,
l'
.
egregio
D'*.
Asson, pensava
con Ari-
che lo sperma (parte elaborata e perfetta del sangue) non assorbito dalle vene, ma rimasto come alimento che dalle mense si leva, acquisti nel cuore quella virt infor(1)
dicata specialmente agli Archivi delle arti, tra le altre iraagini, si vede
dipinta quella di
MEDICINA.
281
vi
prende
le
il
schiarsi
uomo pensante:
Purg. XXV.
parte donde
Dante nomin l'ombelico dalla sua vera funzione, la preso prima nostro alimento; e defin l'intestino dalla pi ignobile tra le sue elaborazioni, che vi
sostengono
dell'orrida
gli
all'opportunit
di
sangue,
membra
DJ
Asson.
Le dottrine esposte
da Dante
il
Prof. Filippo
uomo
l'of-
attivo
il
ciclo
di
vegetante
modo
la
creatura mediante
cordone ombellicale od
ilo,
viva di
parla due volte di quel delicato vincolo sanguifero, sia quando, a fare intendere la cicatrice che sta in
preso
cavo del ventre favella di quella parte, dove primamente il nostro alimento intrauterino Inf. xxv. 86.
:
Le
il
D"".
rstotile.
manifestazioni
somme
si
le funzioni,
ne consiste
magi-
vegetabili* o nutritive,
le
animali
o sensitive e
2;
motrici
intellettuali:
Conv.
Tr.
m.
e.
Purg. xx\.
Dante espose egregiamente l'ordine, con cui vanno succedendosi queste funzioni nell'umano embrione. Questo, in-
*i82
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
mazione. In vero ascende quel primo sbozzo d' essere organico per la scalea della vita, e fassi animale, e tal
si
palesa
il
perch
si
muove
e sente:
primi
alti
dell'animalit, che
estremo
muove
e sente,
vanno formando
le
e al fine
palesano
e dello stendersi,
movimenti.
Come
poi
il
feto di semplice
animale divenga fante, cio acquisti con la favella intelletto. Dante n' apprende che, quando la testura del cerebro perfetta. Dio, lieto della
soffia
un
le funzioni di tutte,
e s in s rigira.
'si
fa
membra
Consegue spontanea da questa dottrina un obbiezione a una sentenza di Averroe, che lo intelletto possibile (come chiamavasi allora dalla scuola), passivo
-
in
intendimento
eh'
facolt
dell'anima razionale.
Meno
ne
meno rigorosamente
principio
giusta,
il
dell'unit dell'anima:
si
tre
anime l'una
all'altra
succedessero.
Come Dante
che assente
di quella, io
anime,
la
negazione
non dir. Certo che, ammettendo poi l'unificazione delle due inferiori nella razionale, cerca di porre in accordo due opinioni, a prima giunta, irreconciliabili, la successione di tre anime e l'unit dell'anima. Egli mira
indubbiamente a combattere
la
MEDICINA.
a provare l'unit dell'anima in quel passo della divina
dia,
283
Come-
ove
statuito, che,
l'
potenze,
esercizio
al)bastanza
di
una valevole
aggiunge:
iv. 5.
E questo contni quello error, che crede, Che un'anima sovr'altre in noi s'accenda. Pwrgf,
Dante
dimora dello
sprito vitale
cuore. Circa
rebbe vanit
e descrissero
il
il
Arveo
la
trovarono
a-
\m.-D/Asson.-{
1.
il
V. 90 del C.
dell'in/',
inclina
Magalotti
ivi
donde
lo terrebbe
movimenti e
delle arterie).
Dopo Dante, che chiam lago la parte ima e cava del (/n/". 1. 20), Arveo chiam questo tnr/wmjs promptuarium et cisterna. Osservo che, durante la notte trascorsa dallo smarrito poeta nell'orrida selva, gli si mantenne la
cuore
paura stretta
nacciava,
al
il
pericolo
liera
lo
mi-
ma non
il
Ma quando
e fecegli
la
lupa rese
si
i
imminente
fece
polsi.
pericolo,
allora
di
centrale
periferica,
tremare
le
vene e
Le vene e Varterie interpretano alcuni. Nella Vita Muova, dice Dante che alla prima comparsa di Beatrice lo
spirito vitale, abitante nel cuore,
te,
cominci tremare
s\
for-
che appariva
ne'
menomi
polsi.
in
tribuiva,
come
eh'
il
amore,
al reflusso
il
del sangue,
sangue
per
le
vene
io
disperso
Lo
cor, che
chiama, ed
divengo bianco.
Questa chiamata
di recente
moderno
che fu
Io,
acla
il
ceppi
Comunque
il
che
compiuto ministero
sanguigno intendesse
a fisiologicamente espri-
284
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
l'influsso
mere
il
delle passioni
sugli
organi deslinati
Scolari,
rilevante funzione.
V.
DJ Asson. (Lo
vi
il
inlerpretando
20 del C.
I.
dell'//".,
scritta l'affluenza
di
Dante per
che
il
poeta
in
conoscenza
di causa).
il
non consider
la
.
n subordinata interamente vita del sangue a quegli organi alla foggia de' moderni
e
si uniform a Mos, secondo il quale il sangue ad Empedocle che questo liquido chiam il
solidisti. Egli
V anima,
alla
latice
vita.
In vero,
A zzo VI
marchese
Ond'usci
Fatti
il
mi furo
grembo
Il
-Dot. Asson.
Del cervello.
Dante nel
far
Partito porto
Dal suo principio, eh' 'n questo troncone. Inf. xxvni, 140
significar
volesse
diviso
eh' nel
cervello un rigonfiamento,
il
seguendo
che
il
cos
l'
opinione di Aristotile,
quale fu di parere
cervello
si
sagora e Plistonico,
al riferire di
il
Del passo.
scrizione
del
Segu
i
passo
dettali
Dopo aver
membra
il
pie fermo
sempre era
il
pi basso. Inf.
i.
30.
Quando
basso.
si camina sul piano, il piede fermo sempre il pi Con quel verso adunque espresse Dante, che dal
le
membra
alla
il
prima
chiam
MED1CI^A.
285
Apprendono l'analomla
progressione
la
giuntura dell'anca,
muovesi il tronco, per traslocarsi nella progressione, ubbedendo alle potenze muscolari de' membri inferiori, che alternativamente l'uno appresso l'altro si fermano e muovono, avanzando e acquistando terreno nel passo. -D/Asson.-
Del cibo.
ti,
Certi
ni. 13.
il
uomini formosi e
membru-
lo contrario di
questo: Conv.
Egli
non basta
il
corpo se ne
rinfranchi,
ma
necessario che lo
le
stomaco
lo dispensi
la
equa-
bilmente in tutte
parti
onde ne viene
digestione.
La
un poco a mensa,
\. ZI.
Perch
11
cibo rigido
e'
hai preso
mento
Il
soperchio di cibo, o
la
mescolanza
di pi cibi
dannosa
alla salute:
della gola, Jnf. vi. 53.
La dannosa colpa
Colpe della gola,
Del corpo
Principio fu del mal ... il cibo che s' appone. Par.xwi. 138.
Lo Stomaco pieno d'umori venenosi e contrarli ... vivanda non tiene Conv. i. 1. V amore del gusto, cio il naturai appetito del bere e del mangiare, non deve accendersi in troppo desiderio, e
:
diventar passione (troppo desio non fuma) nella qual parola fuma ci mostra bellamente come la crapula turbi ed olfuschi r intelletto
coi fumi
che manda
al cerebro.
Nei cibi
dobbiamo attenerci a un giusto mezzo, il quale debb' esser determinato dal puro bisogno: esuriendo sempre quanto
(jiusto:
Il
i
/^wr//.
XXIV. 152.
tessuti
le perdite,
ma
i
come
ei:a
discipline,
fa
morire
di
fame
la
tgliuoli di
et
loro
286
COGNIZIONI SCIEMIFICUE.
naturali
stati
del corpo
umano,
pose Dante
la
mente ad alcuni
morbosi, e fu in questo
non meno verace e vivo pennelleggiatore. Febbre. Egli non dimentica alcuno dei fenomeni, quando ci entra la febbre. Ei segna il triemito e il dibat-
in
unghia, onde
al
Della quartana,
e'
E segna
lo sbadiglio precursore,
sentir di febbre:
Co' pie fermati sbadigliava
E quando,
duole forte
la
il
le
un
molesto aridore
Tu
cuoce
le fauci,
inestinguibile la sete, e
capo che
ti
A
Li
onde
ti
crepa
. . .
La lingua
s' io
ho sete
Che fuman come man bagnata il verno Per febbre acuta gittan tanto leppo.
Quanto pi languidamente
il
Petrarca:
Quel ha gi l nervi e i polsi e i pensier egri, Cui domestica febbre assalir suole. San. 56. p. 2.
e.
somma
debo-
somma
sensivit: Purn.
xxu.
rit
34. - Inf.
xxxiu. 61.
idropc o Ascite.
nota
il
E l' idropico descrive con tale veche ne disgrada un'opera nosologca e medica; e vi
volto e
il
collo arido
e scarno,
e l'ingrossamento
assai
il
de' visceri
ipocondriaci,
onde grosso
e
il
ventre pel
e du-
ventre incroiato
gli
umori,
MEDICINA.
rivolgendosi
questi
287
dove non dovrebbero, onde dispaiale le membra, mentre altre ingrossano, dimagrano l'altre. N fenomeni pi salienti di questa malattia, la dimentica
i
sete
ardente ed Inestinguibile, e
la
stanchezza,
effetti
es-
un
Pur ch'etrli avesse avuto l'anguinaia Tronca dal lato che l' uomo ha forcuto. La grave idropisia che s (Us\mia
Le
membra con
'1
l'
umor
le
Che
vis'o
non risponde
lui
Faceva
tener
labbra aperte,
le
...
. . .
.... che mi
,
.
vai, eh'
ho
l'
membra
.
legate
un
gli
percosse
epa croia
Lo muover per
(jravi
A
Disse
onde
l'
ti
crepa,
Greco, la lingua, e
acqua marcia
Che
ventre innanzi agli occtii si t'assiepa. S' i' ho sete, ed umor mi rinfarcia. Inf. xxx. 49 e seg.
't
Etisa.
cia l'etico:
Faceva
lui
tener
le
labbra aperte,
Come
L'un verso
mento
e l'altro in
Sii.
Epilessia.
sintomi
sensi)
L'epilessia,
il
morbo
o
sacro,
avvilisce
e
i
meglio interrompe
ddV
oppila z ione
chiudimento
dei
dirittamente infesti
chi del
non possono
medico in questa famosa comparazione. Al cessare dell'insulto non rintegransi tosto il senso e il movimento volontario: rimane ancora una stupidezza un languore.
A' tempi di Dante dominava in medicina l'iimorismo, e questa
rimento
E qual
Per forza
non sa corno.
il
tira,
d'altra
Quando si leva, che intorno si mira, Tutto smarrito dalla grande angoscia
Ch'egli
ha
so/ferta, e
guardando sospira.
ruraiisi.
ricorda un'altro
specie
288
(li
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
tetano,
che potrla
persona
chiamarsi
Iropostono,
in
cui
egli
di dietro,
di fianco si curvi
degl'indovini,
ma
che con
un
certo
scavezzamento
le spalle:
di collo
la testa si gira in
guisa di guardare
Ma
io noi vidi,
n credo che
sia. Inf.
xx. 16.
Da s stesso per dice, che in patologia questo travolgimento non si conosce, facendo cos aperto ch'egli era in
quella disciplina molto innanzi, e che, penetrato l'andamento
della morale caducit, sapeva rallargare
il
campo
nosologico.
Scabbia.
dipinge
gli
N
vidi
r
Come
a scaldar
Dal capo
a' pie di
schianze maculati;
E non
vidi
Da ragazzo aspettato dal signorso, N da colui che mal volentier vegghia; Come ciascun menava spesso il morso
Dell'
la
gran rabbia
la scai)bia.
si
traevan gi l'unghie
Come
Dietro Galeno,
la
presentano
squame
a quelle dello
mostrava
era
.
moderni discernono col nome (Vittiosi, e che a quei tempi indistinta, e andava confusa con le altre lebbre.
sson.
DJ
lo
Malattia d'Occhi.
coloramento, e
in
trasmuta
in
alcuno
volte, che per essere la tunica della pupilla sanguinesa molto per alcuna corruzione d' infermitade, le cose paiono quasi tutte rubiconde .... E per essere lo viso debilitato
MEDICINA.
289
le
ma
nostra lettera
in sulla carta
umida.
si
E questo
dilungano
quello
le scrit-
lievemente
discreta
pi
sottile;
e in
ci pi
rimane
la
lettera
lo
che
om-
corpo
rivinsi
la virt disgregata,
mentre dappresso gli son confusi: rioi veggiam, come quei e' ha mala luce: Inf. x. 100. - Il miope animica, per discersoli oggetti vicinissimi che di lontano non gli nere bene
i
giunge
nerbo del viso: Inf. v. 21. Pazzia. Precipua cagione del delirio e della mania
il
un
forte dolore.
Tanto
il
dolor
le f la
mente
Ed
la
IV. 151.
travagliati
gli
in
su
le
piume,
vi.
Ma con
149.
E ricorda
salasso t
fuor di vena spiccia. Purrj..
ix. 102.
miasmatici. E ricorda pure la provenienza dall' Africa, non meno che de' rettili velenosi, delle pestilenze: Inf. xxiv. 85. N disconosce gl'influssi de' luoghi miasmatici, e grama chiam nella slate quella lama che il Mincio impaluda [Inf. xx. 81) e rammenta la
Pestilenze, e
luo{;;;lii
;
infezione e
il
puzzo che
si
leva,
di
tra la slate e
l'
autunno,
Maremma
e di Sardegna, e
Don.
Asson.
Sui.
II.
19
290
COGMZIOM SCIEMIPICHE.
iissidcrazionc. E delinea pure l'assiderazone delle anime immerse nella ghiacciaia del cupo abisso, notando
la lividezza della faccia, lo stridore dei denti, l'insensibilit
della
parte esposta
al freddo,
quasi
fosse
incallita,
e lo
e rinconcentra la
ambascia del cuore: Inf. xxxii. 33. - DJ Associ. N gli fuggirono allo Paure e patemi d'animo. fenomeni che ingenera in noi la sguardo scrutatore tutti forti patemi di animo. paura ed
La paura, non che un gagliardo morale commovimento, agita il sangue per tutte le membra e accelera il battito
dei polsi
:
Mi
Di
fa
tremar
le
vene e
polsi. Inf.
90.
tremi. Purg.\i\. t. condusse a tremar per ogni vena. Purg. xu. 138.
il
il
sangue s'aduna.
perch
li
nella paura
l'
uomo
si
fa pallido,
sangue per
'l
le
vene disperso
i.
cor
che
chiama: Cans.
Che nel lago
3.
1.
19.
sangue per se non triema, ma in un'estremo abbatlimento, il cuore e l'arterie scemano di molto l'azione loro, per lo che il sangue sembra sostare ed oscillare.
il
La paura sconcerta
diminuzione degli
l'
somma
perch
tuffo
atti vitali,
nella temperail
di esistenza;
42.
solo
:
pu diminuirne
Inf.
si
iii.
gli atti,
ma
135.
in s
paura
il
nostro cuore
si
rimpicciolisce,
il
Ma quando
siam
fatti sicuri,
il
corpo:
....
Non
stringer,
ma
Un
altro fenomeno,
:
degno
di attenzione,
notava
nello
MEDICINA.
S
291
l'istinto
con-
servatore
La paura
ci
che
si
senta
il
; l'anticipa.
sebbene lontani, gi
Io
sentiva dappresso:
s,
glMnimagino
che gi
li
mesi
desimi
della div.
costante procedimento
di
di natura. Cosi lo
quel tremuoto
;
sudore
grande
alcuni
iii.
132.
E quando vide
egli
visi fatti
gli
freddo,
ne ricorda che
orribili viste
venne paura
perch questi
gli
cuor mi s'accapriccia
ne' lor
membri Recenti e vecchie dalle fiamme incese ! Ancor men duol, pur ch'io me ne rimembri: Inf. xvi. IO. Sovente un forte patema interrompe in un punto Finnervazione, onde la persona cade vinta: Inf. v. 141; Purg.
XXXI. 85.
il
cuore
gli
sua attivit,
ma
poco stante
pu piangere n sospirare; ma vi succedono poco stante lagrime, quasi crisi della malattia: certo T insi
;
Purg.xw.^.
effetti,
norj
contemporanei
ma
successivi. L'
immenso dolore
poi gli viet
indi
dapprima
r impietos
rola,
lo
(V. 42),
d'un tratto
f'
per dolore
l'a-
mordergli
zione del
labbra:
v. 58.
comune
292
COGNIZIONI SClENTiriCUE.
questo
il
primo
effetto
nasce
secondo da diffusione
di
eccitamento.
L' assuefazione ottunde il se nso. Dante fa dire a Virgilio che conviene scendere adagio, a ffinch il senso a poco a poco s'avvezzi al triste fiato:
tardo,
senso
Al
triste fiato
GIURISPRUDENZA DANTESCA
SPECIALMENTE PENALE
Tatto uo amor laggi pose a dritta.
Par.
Diligite justitiam
...
XX.
121.
XVni.
1366,
91.
jnreconsultorum
trovasi
il
imagines,
di
Romae
tolto
in lY.
di
ritratto
Dante
dal
Museo
SCOLARI.
merit
le lodi
altro
Di Grazian, che
uno e r
altro fro
il
romana
si
e ne mostri
giustizia e
diritti
divini
{Par. vi);
ed
ei
pure
piace
la
di gloria a quei
che amarono
La
bene legge.
il
l'
amministrarono nei popoli : Par. xviii. Dio Cre l'uomo sociale, n v'ha alcuno
bene dello intelletto che lo neghi. La societ la naturale ed ispontanea unione delle forze comandata all'uomo dalla providenza, e regolata dalla lgge della
che abbia
necessit per raggiungere lo scopo
comune
della prosperit,
GIURISPRUDENZA.
merc'
la
1
293
importa leggi
1.
:
Il
la societ
egge
l'
15)
la
nd irizza
una guida o freno che umane tendenze, onde non corrano dietro al torto amore, e che debba tener Vuomo dentro a sua meta [Purg.xw.lii). arte di bene e d'equit: Conv. IV. 9. - Se gli uomini bene conoscessero; l'equit, e conosciuta la servassero, la Ragione scritta non sarebbe meragione scritta (Conv.
istinto,
che governa
le
stieri: Id.
La ragione jus una proporzione reale e personale tra e uomo, la quale quando si osserva conserva 1' umana congregazione, e quando corrotta la corrompe... necessario che il fine di qualunque ragione sia il bene comune, ed impossibile che sia ragione quella che non attende al bene comune. E per Tullio nella i^rimdi Rettorica dice:
uomo
le leggi a utilit della Renon si dirizzano a utilit di coloro che sono sotto la legge, hanno solo il nome di leggi, ma in verit non possono essere leggi. Imperocch conviene che le leggi uniscano gli uomini insieme a utilit comune
se le leggi
De Mon.
ii.
o.
Non
ma
anzi
De Mon.
i.
14.
fiorisca,
che
le
leggi
subbietto.
Che importa
pongono
mano ad
rit
della
privilegii;
che dove
S'aggiugne
far la gente
mal voler e
Inf. xxxi. 53.
alla possa
naturale
servit,
ma
,
a chi guarda
essa
la
E che
altro
infatti
all'
libert,
azione,
passaggio che
appianano
ai loro
seguaci?
294
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
Giustiniano
il
troppo
e il
vano {Par.
Le leggi vogliono esser corrette con discrezione [co\Y occhio) della ragione merc cui essa apprende la differenza delle cose in quanto sono ad alcuno fine ordinate [Conv. 1. 11), e con amore e zelo della giustizia, onde il poeta, rivolgendosi alla patria sua, esclamava:
le genti a vita civile.
laudi
'1
mondo
'1
3.
La frequente mutabilit
pubblico
;
sempre
al
regime
sicch
il
Purg.
Anche
nella giurisprudenza
si
debbono
lasciare le dot-
Torna sempre
scuola,
dettati
le
dell'italica
di tutte
scienze e di tutte le
umane:
Da questa instanzia pu
Esperienza, se giammai
deliberarti
la pruovi,
Ed
ei,
ma come
li
filosofo, taccia di
presontuosi
giureconsulti, e
la filosofia
danna
:
al silenzio,
ii.
perch
dispregiavano
speculativa
De Mon.
10.
il
Le idee
prof.
dell'Allighieri
sulla nozione
Carmignani {Dissertaz. sulla Monarchia di Dante) razionalmente considerato, sulla libert, sulla giustizia, sulla
legge
come
sono d'una meravigliosa esattezza, e d'una pi meravigliosa originalit. Gli Scolastici non seppero imaginare un diritto,
che dalla volont d'un superiore e da una legge preesistente non derivasse. Dante lo ravvisa nella ragione e nelle
GIURISPRUDENZA.
295
la
ravvisano. La prima
al
la delinl-
zione convenire
principio
morale,
buona o cattiva
in se stessa,
senza
diritti
di
La seconda , che, una facolt, la quale forza inerente alla volont, ma una nozione, la quale spetta airuflicio dell' intelletto. La terza, e segnabile, che
renza razionale tra la morale e
il
il
diritto.
diritto
non
il
diritto,
come
di
nozione,
egli
obbligazione non
per
si
origine e
in
titolo
l'
eguaglianza
di
ragione,
la
quale
converte
eguaglianza
i
in faccia alla
diritti
stare in pro-
che
il
diritto
non pu concepirsi
il
tra gli
gli
quale solo
pone
uni cogli
altri. il
vanit cercare
il
diritto
il
mente
da
lui,
filosofica
non
nisse
della
vi ,
il
n altra notizia ve ne ha che quella che ne forsuo uso. osservabile che Dante, a differenza
de'
comune
moderni
scrittori
di filosofia
il
del
diritto,
<//rz7fo
avanti
libert,
non
la libert
avanti
il
il
diritto;
e,
come alcuni
filosofi
la
parlar non
la
possa di libert.
dal libero
Egli distingue
arbitrio,
libert
giuridica
sagacemente non
tutto
di
il
quali
appetiti
libert
giuridica
296
esser tale,
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
prendere
il
proprio carattere.
modo
la
umano.
La societ
filosofico
la civilt
suo vero
punto
di
vista,
il
mezzo necessario a
consistere nel
promuovere
ne
lui
il
umana, ch'egli
fa
magdi
comento,
la
e se tale
non
non merita
che
o
il
nome
legge
tra
legge:
data
la
gli
personali
reali
uomini conviventi
in
un secolo in cui la ragione umana era ancor nell'infanzia, proclamava la scienza nemica di crudelt:
Dante
in
ii.
100.
Dante che avea a fjiustiza suo dsire, che nel Convito diceva di se medesimo come abboni inasse e dispregiasse gli
errori delle genti,
erranti,
ma
acciocch
si
la
dritto calle
ii.
drizzasse;
Dante,
il
2),
fa
sapientemente a classare e
la vilt
librar con giusta lance ogni operazion che merla pena [Purg.
XVII. 115), e crea
della colpa
ei
segna
gradazione e ne giudica
la gravit. -
Un
des
rcens
le
r Enfer et
Purgatoire
complet, o se retrouvent
droit canon et le droit
droil romain,
le
germanique du moyen ge. Cesi M. Wegele qui a eu cette ide. Il est fcheux, que le docte historien compromette ici la valeur de ses recherches en voulant prouver que le droit germanique tient plus de place dans la Divine Comdie que le droit canon et le
droit romain. C'est prcisment le contraire qui est vraei,
r originante du
punir
la faute
germanique en matire pnale est de elle-mme, tandis que le droit romain se preoccupo surtout des crimes commis contre l'tat, et le droit canon, des infractions aux lois de Y glise.
droit
pour
la fante
Dante,
cUtiraens
aux ennemis de
l'
glise et de l'empire,
il
rend
GIURISPRUDENZA.
297
de la morale prive. Comment M. Wegele a-l-il mconnu systme du pole aprs l'avoir si bien mis en lumire? Ajoutons seulement, pour tre tout fall exact, que l' esprit vanglique apparali sans cesse dans les sentences
lois
ici
le
de
la juslice chrtienne.
il
La coscience du coupable
la
lui la
mise
des
mi, et plus
lait
hirarchie
responsabilil de ses
mnagemens pour
les
grands de ce monde l
qui
Combien
se tiennent
seronl couchs
Tallandier. -
comme
Dell' imputabiiit.
traviamenti,
L'
uomo
la
imputabile
virtii
ne' suol
la
avendo
egli innata
la
che consiglia,
a'
porta
dell' assenso-,
aprendola
buoni
desiderii, e chiudendola
a' cattivi:
sono nostro operazioni che soggiacciono alla ragione e alla volont.... Sono anche operazioni che la ragione considera
nell'atto della volont, siccome offendere e giovare... stare
casto e lussuriare, e queste del tutto soggiacciono alla nostra volont, e per
elle
semo
delti
da loro buoni e
rei,
perch
nostra
stensi
la
si
nostre operazioni
dono: Co)u\
IV. 9.
giudica la malizia e
Quest'
il
boutade
Conv.
si
i.
principio l onde
piglia
Cagion
di
Che buoni
amori accoglie e
viglia.
Lume
E
si
bene
dal
dunque prodotta
imputabile. L'
uomo che ha
la
298
sione, se egli
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
non vorr cedere all' impulso malvagio. Laonde anche gli appetiti e le male cupidgie che surgono entro noi per forza di necessit, ove non sien frenate, e si torcano a nequizia, sono capaci per s stesse di biasimo e di pena:
Merto... di biasmo cape
{Purij. w. 60);
la potestate.
perch
xviii, 72.
Di ritenerli in noi
Purg.
onde
il
E pi
fatali,
ma non
sono
tutti
n sempre, n da
strutto
Libero arbitrio, non fora giustizia
Per ben,
letizia^ e
xvi. 71.
Dante distingueva l'azione che non pi tale, per violenza, e quella che non lo per timore. Questa, quantun-
que avvertita
dalla legge,
- Coactus volui:
s'
ammorza,
Ma
fa
come natura
face in fuoco,
il
torza
Segue
la forza...
fiate gi, frate,
Molte
addivenne
si
non
si
convenne...
e
A
Che
la
forza al voler
mischia,
fanno
S che scusar
Ma
Se
posson le offense. Voglia assoluta non consente al danno, consentevi in tanto, in quanto teme.
si
non
si ritrae,
iv. 73.
e seg.
Le
azioni
adunque che
di sfug-
non lasciano per d'essere volontarie; imperocch partono da principio intrinseco, e si fanno con pienissima cognizione. La vo...
Que-
l'uomo non
GIURISPRUDENZA.
far ci
299
fare,
che
fa,
ma
pure
lo
fa,
volendolo
volendo
in certo
modo che
Antol. mor.
filos. e.
\y)
paura
si
la
Per subita paura sf/af/liarda: Inf. ma buona voglia: //". xvi. 50.
In due
modi
fa
De
Off.
della
La frode che abusa della mente pi rea violenza, sicch frodolenti posseggono le infime bolge
1.
137).
e per pi tormentati:
in cielo acquista,
fine,
ed ogni
fin
cotale
xi.
22. si
gradi
dell'imputabilit in
qualunque reato
valutano
in
la intelligenza, e la
quando V ar-
nessun riparo
e il
(1) Ci si
pone
il
il
il Rossi, seguendo la dottrina di Kant, fondamento della punizione nel principio morale dell'espiazione;
Mancini
nella
giustizia
nell' utilit
fuse
insieme
il
in
un principio
composto;
il
Mamiani
l'essimi fa consistere
principio
supremo
della
umana imitatrice della divinn, ma nel considerare la giustizia umana come una face delia giustizia eterna, nel riconoscere il diritto in
la giustizia
contro
la
sua violazione;
il
il
tutela
giuridica,
violatore
ripari a
scapito dei proprii diritti l'audace negazione che col delinquere fece alla
legge;
il
Tolnmei nel
conseguire
insomma
la
il
il
Jertauld vuole
il
che
per
san-
diritto
potere
la
all'esecuzione
del suo
comando;
seconda,
il
col castigo
triste effetto dell'esempio: Disobbedienza alla legge e punizione son due idee che necessariamente si concatenano fra loro. Faustino Ulia ritiene che la giustizia penale esista perch la societ esiste, perch e
300
il
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
timore e l'esempio,
e pecff/io: Jnf.
onde
1.
altri
132. -
La
sua ragione di essere sta nella violazione del precetto - perch io fui ribellante alla sua legge : Jnf. 1. 125. - la sua applicaziosuccessi.
ne dev'essere impreteribile, n pu dipendere da eventuali Oltre della sua certezza, il principio della tutela
Lasciate ogni speranza, voi che entrate.
Nulla speranza
gli
conforta mai,
Non che
di posa,
ma
di
minor pena.
debito
si a'
La
societ
vuol che
il
Pianto giusto
porzionare
Par.
ix. 5.
Il
speculativo
e logico,
non
tras-
istintivo ed emprico.
s
Non
si
che
si
lo
come
Il
martirio
l
debb' essere
al
65.
la
pena
col peccalo.
si
La
pena se
alla colpa
vii. 40.
si
giustamente
morse: Par.
ano
L'uomo,
degli attributi,
una
delle condizioni
guenza immediata e diretta del dovere che imposto alla societ di proil prof. Ortolan vuole che lo scopo vedere alla propria conservazione
;
di
di un male inflitto in certi casi a colui che ha violato il fini prossimi E due sono per riuscire a questo fine remoto
ji
il
pi importante
supremo ha la sua ragione nella utilit e la sua misura nella giustizia: con la pena si ristabilisce la eguaglianza negata dal delitto. Ad. Franck trova la legislazione penale fondata sul principio della ripa razione e del diritto che ha la societ al
principio
come
quello che
GIURISPRUDENZA.
disfare,
.301
Par.
VII. 97.
si
la
ma
pi grave se adopera
e maggiore se
non solo
la violenza,
ma
anche
la frode: Inf.
si fa
pi nera la colpa,
quando
il
delinquente,
impronta
il
male altrui {Purg. xvn. 2*2), e tutto adopera a provveduto fine, s come cocca in suo segno diretta {Par. vin. 104), aspettando a nuocere e tempo e luogo (1) [Petr. 5on. 21), ed iscemasl
quando
offesa.
altri
la
dell'ira
forze,
cieca
non ha tempo
di raccogliere
sue
i
n a vedere
lo stato
delle cose,
n a riconoscere
un violento affetto, al dire di Seneca, Commota semel et concussa mens ei servii a quo impellitur (2). L' impubere et, a cui non isplende ancora la luce discretiva non imputabile:
suoi doveri, giacch da
Innocenti Iacea r et novella. Inf. xxxiii. 88.
dono {Conv.
ancora
iv. 26),
che
in lui
la
perfettamente discernere:
di colpa
Conv.
iv.
24.
Cos pure
va scevro
chiunque ha torta
la mente, e
non sano
l'intelletto:
-Maggior
il
duta: Inf.
ni
al loco.
I.
dietro
un canto
come
il
cacciatore
-Ar. Compagni.
(8)
IX. 73.
Qual duro freno, o qual ferrigno nodo, s' esser pu, catena di diamante Far che V ira servi ordine e modo, Che non trascorra oltre il prescritto inante ?... E s' a crudel, s'ad inumano effetto Queir Impeto talor l'animo svia Merita escusa perch allor del petto Non ha ragione imperio, n balia. Ariosto, xlii.
Qual,
;
;
1. S.
302
fifano
COGNIZIONI SCIENTIFICnE.
sien dipartiti, e
rendono imputabili anche coloro che [Inf. \\x. 40), non solo
00'
di
ma anche inducendo a delinquere coi mai conforti e malvagi pungelli: Inf. xxviii. Ilio, 138; xxx. 89. Allora soltanto trionfa la libert, secondo la sentenza Montesquieu, quando le leggi traggono ciascuna pena
Il
pi grande degl'Italiani,
poema
il
volle tornata
in
special-
mente
avvantaggia
caggia.
L'umana
Solo
creatura:
e,
s'una manca,
clie
falla dissimile al
sommo
bene.
Perch dal lume suo poco s'imbianca. Ed in sua dignit mai non riviene, Se non riempie dove colpa vota, Contra mal dilettar coi giuste pene. Par. vu
76.
il
il
pa-
commisurato
nelle
massime
in
azioni ingiuriose.
i
Questa legge
si
osserva
pressocch tutti
La colpa commisa non vuol esser solo giudicata secondo ma secondo la mente del legislatore. Il disubbidire su un punto, che non esiga violenza nell' ubbidire,
la materia,
aggrava
la
colpa:
.... non
Fu per s
Il
il
Ma solamente
colpa all'oppresso,
il
ma
la
pena venuta
vero fallo:
la
La colpa seguir
parte offensa
la
come
suol
ma
vendetta
.
Ecco,
dice
Tommaseo,
personificata colpa,
vendetta,' cio
una dottrina
di jus criminale
Del Giudice.
GIURISPRUDENZA.
allo Ingiurianle,
303
ma pena
non
data
allo ingiuriante
da chi ha
una giurisdizione
giuria
Il
di punire.
Onde
se la
punizione,
ma
piuttosto in-
De Mon.
ii.
2.
la
mente
degli
uomini...; la
cupidit
sia,
i.
della giustizia:
scacciati
quelli
Id. i.
De Mon.
Il
13. il
che riducono
giudice non
-
perturbazione
d'animo:
gare
xiii.
parie: Conv.
in
5.
falsa parte, n
affetto
eli
119. (//".
Guai se
la
pena,
giudicata
in
su
le
acfatta
cuse
xxviii. 44),
non
giusta
vendetta ed
contro coscienza.
giustizia che
Guai se
altri
potesse, dire:
la colpa
Ov' questa
xix. 77. -
7 condanna? Ov'
sua? Par.
La corte dev'esser verace {Purg.xw. 17), n soggetta ad inganno: A Minos fallir non lece: Inf. xxix. 120. - L'altrui giustizia non ci francherebbe di colpa: L'altrui bene a te che fia se 'l tuo metti in obhlio? Purg. x. 89. - Dante chiama l'esercizio dell'autorevole ministerio .del giudice, qual
l'esame ed
v. 18. il
giudizio dei
rei,
reo
alla
confessione
tanta accusa
Tua
confession con-
Oltre di che
si
ci
non
Par.
iv.
Giustizia in s,
in propria
il
torto:
il
giusto e vogliono
ci
giusto,
prima
dar sentenza,
pensano bene, e
lardi scoccano un arco, da cui una volta uscito lo strale non pu revocarsi. Gl'ingiusti, o I men saggi, fanno II contrario, a mo' degli antichi lorentini verso Danto, e a loro bene sta il suo rimprovero:
304
COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
Ma
11
sommo
della bocca.
loro giudizio,
han
la giustizia sulle
ma se sia veramente giustizia, non imporla. Ogni grave soggetto vuoisi discutere nel silenzio delle passioni e nella calma della ragione:
Per
E questo ti fla sempre piombo a' piedi farti muover lento, com'uom lasso... ecc.
Pa?-.
xm,
112.
....
tenetevi stretti
A
nelle
Del giuramento.
cause criminali
ritenendolo
avviso,
Sulla
e
civili
sono
del
contrario
non potendo esso aggiungere nulla alla forza della promessa che dalla morale e dal diritlo non derivassero. Ci sembra che l'Allighleri approvasse la prestazione del giuramento l ove dice:
allo superfluo,
Tutto m' offersi pronto al suo servigio Con l'affermar che fa credere altrui. Purg. xxvi.
104.
come un
versi che
si
Ma
se
le
Come pure
bene istituiti ramento che
d
il
i
Macchiavelli
cittadini
le leggi,
quando scrisse Nei governi temono assai pi rompere il giuperch temono assai pi la potenza
:
giuramento
negozii
che
la
un dannato a
129.
COG^IZIOM POIICIOTIB
un saggio
di
una dis-
stato
il
l'
unico fra
il
poeti
suo immortale
poema
arte,
secondo
la diversit
si
dei
soggetti,
quasi altrettante
gemme,
vili.
inserite
ritrovano.
in/",
i.
70; xxxiv.
Par.
vii. 1.
1.:
Purg.
i.
46;
93
13;
;
IX.
xix. 50.
,
73. 99
xiii.
XX. 3
xxx. 17 e seg.
;
e seg.
xii.
Dalla provenzale
Purg.
;
128
xxviii. 131
Par.
(1)
i.
le
tictona
15. -
IH. 5
Id.
;
Autentin
iv.
Ilormen
Id.
iv.
22
Polysemus
ii.
Epis. xi, 7
Alleon:
11
10.
non
nell'
si
pu bene sapere; perch la sua sentenza non si trova cotale una translazione, come nell' altra. B credo che fosse l'errore dei
perch altrimenti non confesserebbe
ci
traslatori...,
la
Fraticelli, in-
mostra come Dante pi volte nelle sue opere desse segno di aver letto i poemi di Omero, che certo gli fu mestieri aver letto nell' originale, perch a suo tempo, come ne dice Dante medesimo, non era ancora mutato di greco in latino, come l' altre scritture de' greci: Conv. i.7. - Un'articolo sul Grecismo di Dante trovasi in un Mss. del secolo XVIU della Palatina, contenente alcune Postille sulla
terpretatele altrimenti,
Divina Comedia del Lanzi e di G.D. S.-Ne scrissero inoltre Giangirolimo Gradenigo nel suo Jlagionamento intorno alla Letteratura Greco-italiana; Domenico M. Mapni nplla sua lezioue Dell'antichit delU laikre VOL.
II.
20
306
COGMZIOiM POLIGLOTTE.
Dalla francese: Inf.
xm. Vi;
xxiii.
48, 95;
xxvii. 67;
Piirg. XI. 51; xvi. 126; xx. 48; Par. xi. 89.
vii.
1;
;
x. 11;
xii. 88;
;
xxxi.
xxiii.
74
xxix. 51
Par.
vii. 1, 3
xxxi. 127.
da
Raphel mai amech sab almi. Qualche spiegazione n'era gi stala tentata, fin dal cinquecento, ed anche a' d nostri la
linguistica, specialmente in
l'enigma,
nel vero
il
abbiano colto
la lingua,
da
Maggi non esita ad affermare che Dante ha inteso veramente di chiudere un significalo in quelle parole, desumendole dalle lingue orientali note al
cui tolse quel verso.
ei
pure
il
Raph
ai-mi,
della
cavandone l'inSacra
Scrittura,
le voci,
donde
duce:
il
e lo tra-
{del)
chi {vieni)?
scritta,
pozzo,
gli si accosta, e
contro
al
chi
vieni
tu all'acqua
profondo,
ossia
pozzo,
del
Zabio.
Noi non
minuta
greche
analisi,
in
Firenze
il
Lenzoni ed
il
Mazzoni
Difese di
Dante; il Bulgarini nella Risposta al Cariero; il de Romanis nelle sue Annotazioni alla vita di Dante del Tiraboschi; il Dionisi nell'Anedoto V; r Arrivabene nel suo Secolo di Dante; il Panizzi nel suo Essay on the romantic narrative poetry of the Italians il Bruce Whyte nella sua Uist. des langues Bomanes. Da ultimo l'ab. Celestino Cavedoni pubblicava le sue Osservazioni critiche intorno alla qusetione se Dante
;
sapesse di yrcco, Modena, Soliani, 1800, in cui con GiannozzoManetti, valente polij?lotta del secolo
XV,
COGNlZIOiM POLIGLOTTE.
nella dotta spiegazione che d
di setta, o piuttosto di
307
nome
conoscenza dell'ebraico,
lui
da
[Dal Giornale
dell' Istituto
Lombardo).
trova chiara e certa
r Abate
e
Esalta
lo
lo
splendor mio
neW
mondo,
Ti mostra Satanasso!
ti
un
si
articolo pubblicalo
nella Rivista
ital.
un miscuglio
simi
di ebraico
linguaggi faraigliaris-
all'israelita Manoello,
l'Allacci, e
amico
di Dante,
come
ci
tra-
mand
Anche
perch dissolvere
il
mio esercito
il
(la
Venturi e
de Cesare
ci
nel
suo poema
che,
se-
che
si
condo
sommano
a 117.
:
Dal dialetto
lombardo: In f. ]ix.l&;
xxiv. 12;
fi) H Boccaccio nel Comento del ix dell'Inferno v. 133, dice che la e il Perticar trova pure roniavoce Spaldo pur voce romajrnuola gnuola la voce rQuardi Inf. xxvi. 108j, quel solo termine proprio che
;
(
Ilomagnuoli
dai rustici
il
di
termini che dividono i campi, i pali non che creasse dal gavagno di essi ringavagna del G. xxiv. Inf. v. 12; e lo Strocchi ritiene che Romagna traesse la voce cotenna a significare il porco,
i
il
Bello
sarebbe morto
in caccia
dall'impeto d'un
308
COGNIZIOM POLIGLOTTE.
Par. xix. 67
;
xxvii. 20, 25; Purg. ni. 128; xin. 52; xx. 70;
XXI. 15.
(1)
di diavoli,
non
ma
eti-
mologia
sua
turi
1.^
all'ufficio
Il
in
cui egli
Cantica. -
ridetto articolo
la
aggiungeva che
il
Ven-
aveva pronta
Dante
esotico o poliglotto.
(I)
e Celtico, e
Diocesi
di Como, Milano, Classici, 1856, prende ad illustrare nel line alcune voci
della divina
Gomedia spiegate
e pi specialmente
DANTE E LA MUSICA
(1)
La Musica tutta relativa, siccome si vede nelle parole armonizzate, e nelli canti,
de' quali tanto pi dolce armonia resulta, quanto pi la relazione bella, perch massimamente in essa s'intende. La Musica trae a s gli spinti umani, che sono quasi principal-
armonia) quando
il
ode,
e la virt di tutti
quasi corre allo spirito sensibile che riceve suono. Con\. t. 2. e. 14.
Non voglio mandare in oblivione lasuavissima musica e piena di sensuale dilettazione, la quale per tutta 1' opera contenuta
per le joconde
e limate rime con mirabile
Anonimo
della Div.
Com. in Ferrara,
del 1450
Am
sopra
poema
lo fece
immortale.
:
Si
ii.
crede
76.
che costui
musica
gli fosse
maestro
Purg.
N solamente all'ingegno
fece onore
di costui
fu amorevole;
ma
:
nome
eterno
gli
poich fu
colui,
di
ch'era compositore
strumenti
(1)
Sommamente
;
si dilett in
suoni e
in
ciascuno, clic a qiie' tempi era ottimo cantore e sonatore, fu amico ed ebbe
sua usanza
le
quali di
piacevole e maestrevole
Vita di Dante,
musica
-
e di suoni. Aretino. -
La musica
Rosmini.
pellegrini concetti,
Nel paradiso...
la
- 11 Paradiso uua vera musica delle pura musica della luce. Schelling.
sfere...
310
musici,
i
DANTE E LA MUSICA.
colli
le teste
de' quali
ornava
di sculture
arte, conciossiacch
prendendo spesso da
lei le
comparazioni,
qualora
gli
ebbe quindi occasione a conservare memoria di alcuni istrumenti e di alcune usanze dell'arte, che per lo mutare dei
tempi sarebbero ora ignorate. Cos da un luogo del canto
XXX
della
prima cantica
(v. 49)
ment
dolcissimo suono)
il
di
cantare a pi voci,
quando una
riando tuono:
E come in voce voce si discern, Quando una ferma e l'altra va e riede. Par.
e
viii.l7.
d'una foggia
mi
di
si
mostra com'ella
lo
sia antica:
rivolsi attento al
primo tuono,
parea
suono.
E,
Te
Deum luudamus, mi
al dolce
si
stea
no
s'
inlendon
le parole.
Purg.
ix. 139.
nostro secolo
avanzato troppo in
un
vizio pessimo
le arti, che per compagnia si aiutano e si avvaLa musica ora dispregia manifestamente la poesia, senza la quale una volta non fece mai passo. Il suono degl' instrumenti par che superbisca di volersi scompagnare dall'umana voce; e qualora le si unisce, eie fa la pi rea compagnia rea del mondo, e studiasi di offuscarla ed assordarla. Ne' balli si direbbe che di mal grado la musica
di
separare
lorano.
si
lei
s'intromette? poca,
i
e la pi trista; tanto
tempi.
Ma
nella et di
Dante
canto,
il
suono, la danza
DAME
(come
lezza)
E LA MUSICA.
311
ondech
poesie di Petrarca e di Boccaccio, che uomini e donne al suono di musica ballando cantavano. Talora avveniva che
per intervalli di cadenze o d pause convenienti alle ragioni varie de' balli un poco si arrestassero le voci e la danza,
continuando tuttavia
a
il
il
suono
tempo
il
ballare e
che cantando e danzando in giro dovessero esprimere cosa onde l'allegrezza crescesse: di che la danza rinforzando,
gli
che
avresti veduto spinger quei davanti, tirare quei dietro si teneano per mano, alzar la voce, farsi nella faccia
e ne' gesti pi gai: 7^wf(3f.xiv.l9.-/^af.x.-70. Par.xviii.7G. Lodi della nasica. Oltre che istorico della musica,
quanto lodatore
suoni
di essa
Egli
ti
delle pi nette
e insieme pi
all'animo
gradite.
al suo pronipote Dante come l'uomo riceve per l'orecchia nell'animo una grata conso-
nanza
di voci e di strumenti:
Da
indi, si
vista
il
tempo che
13.
in
qualunque
afal
nulla sia
che veramente
cuore
scriver la sera
stendere sulla
terra
un comunal poeta avrebbe cominciato a le brune ali e 'l bruno manto della
ti
richiama a quella
que
in
la
mattina
si
mar
E questa
campane che
in quell'ora,
i
annunziando
il
fine delle
cristiani a ringraziar
Dio
l.
E vedi
quanta anima
egli
d a quel
llebile
suono, e
come
lo
fa
312
DANTE E LA MUSICA.
tali
E
con
che
concelti
avea
egli
della
infinita
gli
avidit.
il
Yeggasi com'
si
egli
dava
che
che
affetto
prega
il
gentil
;
potentissimo,
doveano
e
arrestarono
come
Purg. n. 75.
Ascolta
il
divin poeta:
:
Ed io Se nuova legge non ti toglie Memoria o uso all' amoroso canto, Che mi solea quetar tutte mie voglie,
Di ci
ti
Amor
Cominci
mi ragiona^
dolcemente,
Che
la
Lo mio Maestro, ed io, e quella gente Ch' eran con lui, parevan si contenti, Com' a nessun toccasse .altro la mente. Noi eravam tutti fissi ed attenti
Alle sue note, ed ecco
il
ii.
200.
E ben
disperati
egli sentiva
come
in tutti
venuto
a'
Purgatorio,
procura
a s stesso
quelle
anime buone
Purg.
i.
4,
vincerebbono
la
di
do-
DANTE E LA MUSICA.
lore
ineffabile
313
sligne
il
non
la
musica del secondo regno pur del modo umano Ma nell'animo a lui capiva un'armonia
suo Paradiso, nel quale non
gli
ancora pi beata e alta e troppo maggiore del nostrg caduco intendere. Di questa riemp
altro diletto altra cura
il
che contemplare
eterni veri,
e con suoni
e con melodie
e danze perpetue
il
celebrare
il
sommo
dori, e
vero.
E qui
ci
mancherebbe
tempo se con
lui
e splen-
celestiali.
elle
abbiano
il
Or volete sapere per alcun modo che ragione allo strepito della nostra terrena musica? Udite,
udite
non pu nota,
nella
mente
l'
le
sentisse? com'enlro
bench ne serbasse
eternamente vivo
il
piacere:
il
3.
Da mia memoria
Che pi? conoscete quanto indicibilmente egli amava la sua donna; come tutto viveva in lei, come per appressarsele
un poco
si
lanciasse
E nondimeno
perfino
fu talvolta
il
di
Paradiso
gli tolse
pensiero
musica nel Poema. Tutta la Divina Comedia piena di musica e di armonia. Ma Dante per la
musica Quanta
fece
e quale ne porse nelle sue dolcissime poesie 1
col canto
e col
musici
ac-
compagnarle; come
vede
in quella bellissima
Canzone:
314
DANTE E LA MUSICA.
Amor
che nella mente mi ragiona,
si fa
dal suo
Casella
cantare nell'ingresso
del Purgatorio;
il
dalla
quale
soavit
vedemmo
il
rapiti
il
poeta stesso e
suo compagno
Virgilio e quelle
anime fortunale.
Tutto
sacro
poema
mirabilmente pieno
d'armonia e
musica verissima. Primieramente dico la musica ossia la temperatura e modulazione de' suoni propria unicamente
del
nostro idioma,
la
quale come
si
trova eccellente in
venne alterata
al-
quanto
e ristretta;
sima
gli
conviene cercarla
dunque rinvenirla pura schietta ricchisin Dante che n' vero tesoro.,.
ed esprime
Egli pienissimo di quella musica la quale con varii e accordati [suoni imita
furon mai
pi gentili e pi teneri
umani affetti Dove gli amori? dove gli disperazioni pi atroci? dove lo
gli
giubilare pi estatico?
la
il
dolersi
gratitudine? dove
il
salutare?
dove
il
poser
scritto
mano
cielo
e
e
terra.... -
Giordani,
il
V. Abozzo
sopra Dante
la
Musica, e
Discorso, Meriti di
sono scelte
proprie e
dere col suono materiale l' effetto de' sentimenti, sarebbe non terminarla mai che ninno di questa armonia imitativa, sia massima propriet ed eleganza, fu cercatore quanto l'Allighieri, il quale nel principio 'del xxi% dell' Inf. ce lo dice egli stesso con quei versi, che pur sono di essa armonia
;
bellissimo esempio:
Se
io avessi le
si
Come
converrebbe
buco,
DANTE E LA MUSICA.
Sovra
'1
315
dicer
mi conduco. Ranalli,
lettera a
i.
640
E
e'
il
Tommaseo
i
in
una sua
Giovanni Salghetti
Divina Comedia.
passi
indicava
versi
pi musicabili
d' autori
nella
illustri,
che a
me
maniera
tutte
ho intanto
Avvertite
Irascelti
di Dante.
le
che non
s
canti
ho notate
si
bellezze
maggiori,
a
perch
ce n' di riposte
moltitudine di uditori;
una ha la
proprii
onde non
tutto
commove
della
si
si
pu
scolpire acconciamente;
n nel-
stessa
parola,
narrato,
pu con pari
nel
dell'arte
vostro talento,
vedrete voi,
che saprete
riguar-
dare dall'alto, collo spavento negli occhi e l'affanno nell'anima, quasi presentendo
fa
i
(l),
tremolar
marina,
(2).
il
sull'onda
commossa
naturali
il
rinasce
pensiero
(3)
;
rapito
a veramente soprannaturale
grandezza
e la
solleverebbe con se
a intentata sublimit.
la
per
(1) Inferno,
(2)
Canto
1, terz.6.
Guardai in
allo... aterz.9,
13, fosse
persona viva.
-
Purgatorio,
CI.
t.5.
Dolce color, a
davante.
Poit.3.
Va dunque,
(3) (4)
alla fine
onde la svelse.
Paradiso, C.
1, 1. 1.
t. 3.
La gloria
a.
t.
3,
non pu
ire.
Purg. C. 10,
Noi salivam a
t. 7,
per deserti.
316
sanlo
alla
alla
si
DANTE E LA MUSICA.
in
di Beatrice
regione luminosa
e da questo al pianeta
dove appariscono
che fecero
ma
in
bene non per puro generoso amore del bene, parte per voglia di fama (3).
il
ora
della
sera
(4),
il
sorriso
;
d'una valle
d'Inferno
piterno
cui
fiorita,
ove
le
il
contrapposto a queste
(6),
il
primo affondare
(8),
occhi
nel bujo
semcui
(7).
A
il
Caronte tumulto
e alla
travolse
le
de' sensi
alle Furie,
le
minacce, e
avete
di
contro l'apparire
dell'angelo navigante e volante (11); e i due che col suono delle verdi ali fanno fuggire la biscia insidiante alla valle
de' pii (12).
I
tormenti
degli acci-
hanno riscontro
(17),
i
nelle
pene che
purgano
pigri ^16)
superbi
superbi in Purga-
Ges
(18),
da Dante recala
Par. C.
e al loro
Quando Beatrice a t, 31, ad esso riedi. Giunto mi vidi a 1. 12, permanendo unita. (3) Par. C. 5, t. 30. Lo suo tacer a t. 33, amori. (4) Purg. C.8, 1. 1. Era gi V ora a t. 2, si muore. (5) Purg. C. 7, t. 23. Oro e argento a t. 20, parSn di fiori (6) Inf. C. 3, 1. 1. Per me si va a 1. 10, turbo spira. (7) Inf. C. 4, 1. 1. Ruppemi a t. 4, veruna cosa. (8) Inf. C. 3, t. 33. Quinci fur quete a t. 42, volge in desio. (9) Inf, C. 5, t. 9. Ora incomincian a 1. 14, minor pena. (10) Inf. C. 9, 1. 12. E altro disse a t. 40, alcun ritegno. (II) Purg. C. 2, t.5. Ed ecco, qual a t. 8, a lui n' uscio (12) Purg. C.8, t. 8. r vidi a 1. 14, verr via via. E poi t, 33. Da quella parte a t. 36, rivolando iguali.
(I) 1, 1. 16.
(2J
Par. C.
2, t. 9.
(13)
Inf. C. 6, t. 2.
Nuovi tormenti a
ficca a t.21,
l'
t. 3,
somersa.
Ma
movemmo
t.
36, dolorosi
anni.
Una palude a
t.
Sl
42,
1.
parola integra.
carro
Purg.
4,
29.
Ma
se
te
10,
mena?
posso.
(17)
(18)
Purg.
Purg.
11. 38. Io
11,
1.
cominciai
alla fine,
non
Padre a
t. 7,
sprona.
DANTE E LA MUSICA.
pregare,
curvati
sotto gran soma,
317
le altere
s'oppongono
avesse in dispetto
l'Inferno
suoi strazii
(1).
Dal fiero
amico
di Dante,
Casella (2);
e questa imagne
mite s'ine
gno
(3);
e Sordello
vi far
meglio
sentire
Romeo
(4),
Casella
tuttoch principe,
amato da Dante
Ma
che,
e
in
(7),
in
Purgatorio
la
Pia
(8),
in
Paradiso Piccarda
Piccarda apparisce
cantando
Ave
Maria; e
Avete
le
vi
(11).
da
s, in
parrebbero
loro infuriato
delle
colombe quiete
Poi quelle
Tosco a
23.
t.
27,
ben quell'arte.
Purg.
2,
U anime
Ma
vedi a
t. 3,
TpeuU vai
Poi 3G,
Ed
io a
t.
41,
Dio manifesto.
(3)
(4)
Purg.
Par. Par.
6, 20.
t.
24,
abbracciava.
a
25.
6, 8,
43.
5.
E
Io
dentro
(5)
mora mora.
Poi 42
fa parlare.
si tace.
Io
32,
Ma
se
a conoscer
alla fine,
(8)
(9)
morto cade. Purg. 0, 44. Deh quando alla Par. 3, 4. Quali per vetri a
a 4i, piit tardo.
fine,
t.
gemma.
occhi santi. Poi 41, Cosi par-
8,
lommi
(10)
Purg.
10, 12.
L'Angel
essa a
1.
16; suggella.
felice.
(II) Par. 7, 3.
t.
Ed
t. 6,
cantando a
27, rivolte.
(12j
(13)
(14J
Purg.
Purg.
2, 17.
Inf. 12, 8.
2,
Come le 28. non sanno. Qual a saltella. 42-43. Come quando- Maggior cura.
318
della
DAME
gloria
E LA MUSICA.
che guarda a
(B); del
lui
come colore d'erba. come fiore al mattino (2) ; con piet come madre a figliuolo
(1)
riha
vaneggiante
suflragio,
come
e
cia
(4);
di chi dubita se
i
suoni dell'organo, or
or no,
le
paroalla
e dell'orinolo
le
mattutina preghiera
anime amanti (7). Se questi cenni punto punto vi fanno, seguiter sopra Dante e il Tasso e l'Ariosto e il Petrarca e altri Lrici se no, smetteremo. Addio di cuore. - J\. Tommaseo.
:
\.TommdiSQO, Bellezza e Civilt, all'articolo: Corrispondenza della Musica con la Poesia, Firenze, Le Mounier, 1837.
pag. 127.
V. Tommaseo, Inspirazione
547-363.
e Arte, all'articolo:
Dionisi
Le Mounier, 1858,
Purg.
p.
(1)
(3)
(4
Le vostra - Acerba. Quale i fioretti - stelo. Par. 1, 34. Ond' ella appresso - deliro. Purg. 6, 1. Quando 5 da essa.
11, 39.
(5) (6)
Purg.
Purg.
7, 4,
Quale
colui
non
9, 49.
Tale imagine
parole.
(7)
COMEDIA.
Galilei
Vicenzo,
Il
lamento del
dell' illustre
Co. Ugolino.
Questa
Composizione Musicale
Donizzetti Gaetano,
Se
tu odi la terribile
morte sua
de' figliuoli,
ad informare
fieri
il
e lugubri accordi.
tralasciare
di questo
suo lavoro,
che invitato
al collegio
Parigi, fu
sovrana eccel-
lenza di arte.
Puoti.
Morlacchi Francesco, Perugino, Parte del Canto xxxiii, dell' Inferno, posta in musicale declamazione con accompa-
gnamento
parlato
il
di Piano-forte,
Ne ha
il
Mezzanotte neWOrniologia
Perugia ed
prof.
letterati di Pisa.
XYI
compositori fiamminghi.
11
intitolata
Maestro Cav. Paccini componeva (1864) una sinfonia Dante: Vi si dipinge col magistero de' suoni i
dell' Inferno
ii),
tormenti
[P.
la
i),
le
finalmente
il
ritorno
trionfale
Dante
sulla
terra accla-
mato e celebrato da
tutte le genti.
DAME
lE BEILE ARTI.
mi sedea in parte, nella quale rieordaiidomi di lei, disegnava un angelo sopra
certe tavolette.
Io
VITA NUOVA,
non
,
35.
l'
arte
poich' egli
a cosi dire,
pittura e dei
monumenti
religiosi dei
Storia dell'arte.
zano
si
A misura
che
l'arti belle si
avan-
al loro
perfezionamento,
la gloria
dei
passati artisti
avanti,
va ecclissando, e chi vien dopo fa dimenticare chi fu se gi non succedano etati grosse, tempi in che
fiorisce,
l'ingegno non vi
annebbiato dalle
umane
posse,
tristi
usanze.
vanagloria delle
cima dura,
grosse
i
!
Se non giunta
dall' etati
Purg.
xi. 91.
Cimabue
e la
la pittura
debbe
principii del
suo rinasci-
mento,
gloria
di
ad
una nuova
maniera di disegnare e di colorire; ma il sole della pittura sorse con Giotto; egli tant' oltre condusse l'arte da venirne a modello di grandezza e tenerne il principato.
Credette Cimabue nella pintura
Tener
lo
S che la
campo, ed ora ha Giotto il grido, fama di colui oscura. Purg. xi. 95.
a'
Oderisi da Gubbio, della scuola di Cimabue, miniatore tempi di Dante celebratissimo, o come dicono Francesi enluminer, riman vinto dal suo discepolo Franco, bolognei
ed armonia dei
le glorie
Da questo Franco
e al dire
:
ebbero principio
del Malvasia,
il
0, dissi lui, non se' tu Oderisi, L'onor d'Agubhio, e l'onor di quell'arte Ch' alluminare chiamata in Parisi?
DAME
E LE BELLE ARTI.
321
Che pennellcggia Franco bolognese: L'onore tutto or suo, e naio in parte. Purg.
xi. TI.
colui che
s,
mai non
la
vide cosa
che dipinge,
tanto
ma non ha
arie
io
ama
sua
che
sempre
la
sguardo
ama
4.
L'arte di Dio
nella
la Natura:
De Mon.
il
i.
La natura
mente
in
come
instrumento,
mediante
quale
si
la
similitudine
il
spande...
cielo
)e
Mon.
la
il.
2.
Quando
materia di
supremo arlelce prende a disporre sua propria mano, a sigillarvi la chiara luce
il
eterna idea da
in questa cera
lui
Tutta
L'arte
si
105;
la
natura,
Ove
ma
dai capolavori
la natura.
L'
ingegno
nientemente
il
Natura
e altrove:
Tratto t'ho qui con infjegno e con arte.
ix. 71
x. 8.
:
l'arte
sia freno
dell'ingegno:
lascia
Non mi
pi ir
limite,
lo fren dell'arte.
Purg.xxxiu.lil.
a'
21
Ogni arte ha un
VOL.
II.
supremi
322
DANTE E LE BELLE
ARTI.
sia
giunto air.cslremo
suo potere, per toccare la perfezione dell' opera sua, debbe rimanersene; altrimenti, dice il Guerrazzi, il bello
non sarebbcr
l
arti
qiial
ma mine:
pi
a
Par.
viii.
si
108.
Purg.x\i\.(il.
gradire oltre
mette,
:<Jon
stilo.
... or convien die '1 mio seguir desista Pi dietro a sua bellezza, poetando,
Come
(all'
ideale dell'arte)
Difficolt dell' artista, Difficolt dell'espressione. tenuto a valersi di mezzi al lutto materiali, nell' esprimere adeguatamente la poesia del concetto che quasi nella mente
fjH
fallisce,
raggia {Conv.uiA); spesso la materia arrendevole gli e mal risponde al disegno ed al fine imaginato:
Vero
Molte
cle,
s'
accorda
127.
fiate alla
'ntenzion dell'arte,
Pefcli' a risponder la
1.
Non
II.
forma: Conv.
rilevare
ritrarre la
forma che
le
gli sta
:
nell'intelletto,
le
figure com' ei
ha concctte
Par.
xviii. 86.
L' artista
dia
V abito
dell' arte e
man
xiii. 77.
Quindi quella grande idea del bello che l'artefice sublime non crede aver mai afferrata, presentandosi sempre maggiore dell'opera il concetto, e la perfezione diviene perpetuo desiderio dell' arte,
l'intelletto.
anche quantunque
i.
la
man
obbedisca al-
Buonarroti, Son.
Fine dell'arte.
zione della bellezza,
il
Il
fine
:
dell'arte la rappresenta-
piacere
Purg. xxxi.
se
49.
il
Buonarroti cantava:
3Ia
lei
non potea
sola tolgo
splendore
ma
vocazione Nascendo, mi fu data la bellezza Che di du' arti m' lucerna e specchio: Madr. vii. Ma questa rappresentazione del bello non debb' esser l'unico e supremo fine dello
artista,
al diletto,
la
an-
miglior
DAME
parte di noi:
lo
E LE BELLE ARTI.
'i*2Ji
commuoverla
grandi e gentili
Arte
f'
afletti:
pasture
Da
L'artista
e
:
che nullo dipintore potrebbe porre alcuna ligura, se intenzionalmente non si facesse pria tale, quale la figura esser dee: Conv. iww. e. 10. - Il vizio dell' artefice si apprende di leggieri all'oe all'austero
pera,
il
Buonarroti
natura altrui
nell'arti,
pinger
Ed
in ogni
perch
volta
officio.
vizio trov
ebbero dimenticato
ed
il
nobile
luspirarJonc.
belle, ciriamale
Come
nelle lettere,
anche nelle
arti
visibile
parlare (Purg.
non
si
chiamava inspirazione certa idea, che in mancanza donna da copiare, nascevagli nell'animo [Leti. piti. 1.84); e il Buonarroti hai mortale al divin non vanno gli
di bella
:
za grazia
spirazione.
penser
vano. -
Onde non
caso
diccsi in-
Dell'Arte cristiana. Il divino e lo spirilo, di lor non sono capaci di bellezza artistica, e non possono diventar Ijelli se non in qualche modo umanandosi e
ragione,
modo
dell'animo
si
Trasumanar
significar...
Non
si poria.
Par.
i.
11.
esseri
324
puramente
43)
mestieri
che
che
li
Par.
u\. 58), se
vogliamo
sguardo,
- In
lor
lieti
sembianti,
amore
meraviglia
e dolce
ci
xi. 76.
il
libri
divinamente
imma-
gini, similitudini
le glorie celesti,
fonte inesausta
delle
pi recondite
e squisite
bellezze,
ponga innanzi e
ci
rendono
idealit,
poi. Nella Piccarda de' Donati {Par. ni. 10-15. Id. 58) vi
ha
tanta
bellezza artistica
e tanta
quanta a mente
umana
Dante nel ritrarre gli Angeli in tanta copia e con si variate immagini nel Purgatorio e nel Paradiso, e nessun poeta, non eccettuati Byron e Moore, seppe trarre da questa credenza tanta e cos profonda poesia
31; XXXI. 130; xxxii. 105,112. Potenza artistica del poeta.
abilit
dell'artista,
:
Purg. viu. 25
Par.
ii.
Dante meraviglia
la
che con
effigiato le
immagini
Qunl
di
istoriate nel
pennel fu maestro e di
Che ritraesse l'ombre e gli atti, ch'ivi Farien mirar ogni ingegno sottile?
Morti
li
morti, e
di
vivi
parean vivi:
il
me
chi vide
vero...
Purg. xii.94.
anche il poeta, nel descrivernele, si mostra potente di parola e maestro di stile. Come signor della parola e poeta veramente, cio oratore, aggiunge il parlar vivo che
spira visibile dalla pietra. Que' mirabili intagli, altri a linee ombreggiate (segnate nella superficie con righe a modo che 6.), s'incide nel rame, parvi discriminis umbrae. Metam.
i.
Ma
325
sono eloquenti all'occhio e alla mente, volano e si scolpiscono nel pensiere e per
che prendono l'intelletto. Dante, colla
i
fantastiche visioni
pi
ci
alti
segreti dell'arte.
barca.
E
una
pi
si
non uno
solo,
ma
affetti
nuova Produsse esso visibile parlare. L'artista potr benissimo giungere a imprimere negli atteggiamenti e nel volto delle sue figure la domanda e la risposta, ma non mai un
dialogo continuato,
gliate e dipinte,
una
E
valse
il
poeta dei
pittori,
a significar
colle
dice
il
G. B. Nicolini,
ma
con-
seppe atteggiarli,
passioni,
i
come richiedea
la
personaggi, che
la
na-
le attitudini
alcuni dei quali son partiti fra loro di cosi breve con-
fine, e di
rapidi
movimenti dell'animo
iv
in
un modo
Pi chiaro assai che per parlar distinto. Par.
12,
Fu notato
Comedia,
che,
si
dopo aver
segue
letto la descrizione
della divina
L' AUighieri,
mente
la
pi
maraviglioso accorgimento
colla facilit di
pittura,
le parti del
un grande
artista le
il
e senza scuotere
Volili, 243.
320
DAME
clil
E LE BELLE ARTI.
al
Ma
potrebbe dare
ammiritraiti
razione pel
modo
di
poema
si
trovano
come
Vanni Guido di Montefellro, Beltramo, Adamo di Brescia e il conte Ugolino? E procedendo nel Purgatorio,, ehi fece mai pi belio e venerando il secondo Catone? E chi mai dipinse costume pi soave di quello tVi Casella, pi affetvalcante, Pier delle Vigne, Brunetto, Bonifazio Vili,
Fucci,
tuoso di quel
di
Buonconte e pi magnanimo di quello di Sordelk)? I ritratti d Guido del Duca, di Ugo Capelo^, del poeta Stazio, di Forese, di Guido GuiniceUi, sono quali dovevano* essere. E nelParadiso, principalmente, folgoreggiano
i
ritraili di S.
Tomaso
d'Aquino,
di
modo
di significare-
che te
le
fa
pur uguale,
ma
le
giacch
in lui
forme,
ma
le
come
nella
scultura
o intaglia che
:
ben
gli
si
pu
tuoi ragionamenti
Mi son
s eerti, e pi-endon s
mia
fedt.
Che
gli altri
mi sarian carboni
Ranalli,
Ammaesh\ della
Lelterut. IV,
((i2-ec.
armonicamente temprati
colori. -
Tommaseo^
Bellezza
corporeo,
Civilt, p. IG'.
il
modo, l'abito
il
scultore,
seconda
le occorrenze,
arti,
i
eleggendo
punta
di
e di tinte,
preciso
dello
contorni e divertsificandoU sfumando dando alle sue immagini il risentito e scalpello, dal poco risalto dei bassi, dei
aiezzirilievi sino
airinterno contorno;
al perfetto
spiccare
327
i
divini crea-
poesia
non s'inspirassero? La poesia, infatti, l'arte in cui si riuniscono e s'immedesimano pregi delle due industrie lgurative, i quali sono spesso impossibili ad accordare col pennello e colle raspe, che lavorano sopra una materia
i
esteriore,
in
cui
contrarli
la
attuarsi;
tiva e
il
dove che
unit propria, e
arrendevole
della parola,
il
esprimere
le
opposizioni
accoppiare insieme
Del Primalo,
p. 378. lo Schelling,
il il
regno delle
la
del
poema,
Purgatorio
parte
pittoresca.
Potenza degli
Artisti.
Anche
dalle
finte sciagure
Per mensola talvolta una figura Si vede giunger le ginocchia al petto, La qual fa del non ver vera rancura Nascere a chi la vede ... Pury. x. 130.
Del colorito.
ma
ci fa
duopo
sfumatura
di colori:
Per salta
la
pennn, e non
lo scrivo,
pieghe.,
Non che
li
'1
disegno adombra
1.
la
cosa;
colori l'avvivano:
l'A-
riosto,
58:
Ch' io non adombri o incarni
il
mio disegno.
il
Del modello.
Come
ci
pittore che
6.
La simile pentura.
328
ci
esemplo e
l'
N dimentica
la
si
luce necessaria
collochi
in parie
,
n dilettare
gli altrui
il
maestro:
Come
Glie
>'
non
si
pu mostrare,
di color
dar diletto
n d'arte. Canz.xi..
vedea
Un'altra istoria nella roccia imposta:
Per eh'
io
varcai Virgilio, e
f'
mi presso,
capolavori degli
ci
artisti,
attrag-
modo che
ci
in
pur vederli
e perch
ci
in noi stessi
ne esaltiamo.
artista
E per
che
li
le loro bellezze,
creava,
sono
mi
di
cari e desiderabili:
dilettava di guardare
3Icntr' io
Le immagini
tante umilitadi,
per lo Fabro loro a veder care. Purg. \. 97. Gli occhi miei eh' a mirar erano