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e.

,^^^

MANUALE DANTESCO
Voi.
II.

ENCICLOPEDIA DANTESCA
Parte
I.

A"2.
r.

ENCICLOPEDIA

DANTESCA
per l'Abate

.TAO.

PROF. FEREAZZI
Voi.
I.

'^'^
BASSANO
r
1

1>

Le

GW A

1'

A SAN

Z Z

AT

1865.
l'roprii'lii

F.C'ttcraria

433^
V.%

ALLA MAEST DEL RE

GIOVANNI
DELL' ALTISSLMO
<(

i;

DI SASSONIA

CANTO TRADUTTORE INSIGNE


GRAN COMENTO FEO

CHE

IL

DEGLI STUDI DANTESCHI FAUTORE VERAMENTE REGIO

QUESTA ENCICLOPEDIA DEL POETA


'(

CHE SOVRA GLI ALTRI COME AQUILA VOLA


IL

NEL D CHE
IL

BEL PAESE DALL'ALPE AL MARE

SECENTENIO NATALE FESTEGGIA


L'

ABATE

GIUSEPPE JACOPO PROF. FERRAZZI


CON DEVOTISSIMO OSSEQUIO A TANTO PRINCIPE
C.

XIV MAGGIO MDCCCLXV.

km

3J

(Sii

^eito'cc

frenare non

solo

il

grande volume di Dante Allighieri


con amore
e

in cui si trova legato


ci che

a fondo descritto tutto

per V universo

si

squaderna,

ma

volgere tutte

le

altre

opere sue per farne una sintesi


di lontano quel

armoniosa; seguire anche

sommo

che con la divinazione del genio si


raccogliere
i

spinse ardimentoso nell'avvenire;


di

pensamenti

queW
alta

mente

u' s\

profondo
il

Saver fu messo, che se

vero vero,
il

A
pi gagliardo

veder tanto non surse

secondo,

ella certo un'

impresa da sbigottirsene non che altro ogni


- iV

intelletto.

men arduo cimento


di volo,

si

pur

quello di ricordare,

comunque

tutti quelli

che si

inspirarono

neW altissimo

canto; toccare degli studj che tanti

solenni ingegni vi fecero sopra; del sempre crescente di ammirazione che rendono

omaggio

ad

esso

due mondi; in breve,

abbracciare

il

culto riverente che cinque secoli professarono

all'opera pi stupenda della letteratura risorta in Europa.

Onde non sar meraviglia


in questo

se molte lacune

verran lamentate

mio lavoro^

se

dovendo correre tanti argomenti per

me

nuovi, io abbia fatto qualche volta ritroso cammino. Oltre

di che non vorrei


il

me ne

venisse

pur colpa per aver adottato


bello che

metodo di semplice accoglitore, essendomi parso

le

dottrine di Dante non avessero bisogno di essere infiorate,

u questo sarebbe stato per avventura

il

compilo pi

iliffivilc,

come

il

buon

sarlore,

Che, com'egli

ha del panno,

fa

la

gonna.
Se non altro, almeno
dell'
lo

spero, varr a trovarmi grazia


e
il

ardimento

il

lungo studio

grande amore che posi


io,

al sacro

poema; l'aver voluto anch'


e

con

affetto

filiale,

concorrere alla festa del dolce

verace mio padre; l'aver


piii forti

mostrato desiderio di un opera, che da


potrebbe metterci nel buon
combattute,
e
filo

omeri sorretta,

su

tante

questioni tuttavia

tornarci,

se

male non avviso, di grandissimo


confortato nel paziente
e

giovamento. - Che se

ini vedessi

travaglioso tentativo, prenderei maggior lena a consecrarvi

anche per V innanzi


senno,
le

miei studj, onde,

merce

consigli,

il

amorevoli comunicazioni dei pi insigni Dantisti,


potessi,

che invoco,

quando che

sia,

ridonare al mio paese


dell' altissimo poeta.

men incompiuta questa Enciclopedia

degli altri poeti onore e lume, Vogliami il lungo studio e il grande amore. Che m'hiin fatto cercar lo tuo volume. Tu se' lo mio maestro e il mio autore...
Inf.
I

82.

Veggo
lio la

in

Dante un'immenso mistero;

io

non ne

ma presento da lunge il d che si avr, che l'opera sua sar guardata da pi suhlime
chiave;

orizzonte. Gravina.
Quel popolo che ama con tanto entusiasmo la maschia poesia dell' Allighieri, che sente commuoversi al suono di quei versi pieni di magnanima ira. ia pur caduto in fondo d'ogni miseria, domani pofatidiche tr rilevarsi pi forte dalla sua tomba.
(

parole!) Ccreseto. Dell'Epopea in Italia,

cu. p.3.50.

PECCHIO CRONOLOGICO

DELLA VITA DI DANTE ALLIGHIERI E DEGLI AVVENIMENTI CONTEMPORANEI E DI QUELLI CHE PREPARARONO IL SUO SECOLO CON OSSERVAZIONI CRITICHE INTORNO ALLE OPERE DEL POETA E ALLA LORO PUBBLICAZIONE

1089. Morte di Lanfranco, fondatore di celeberrima scuola,

redentore della scienza critica, correttore dei codici, restauratore della lingua latina, benemerito della

maestro

di

Papa Alessandro
il

II,

buona flosoUa, anima incontaminata.


vita
il

lieo. Graziano,

monaco benedettino, d
decreto; aiuta
le leggi

al diritto

canonico, e mette in luce


il

foro civile e
le

foro

ecclesiastico,

conciliando

dell'uno con

leggi dell'altro. Par. x. 104.

1109. Morte

di S.

Anselmo, eccelso per virt ed elo-

quenza, teologo esimio, metafisico sommo,


XII. 137.

uomo

santo. Par.

1113. Irnerio, legista, fondatore e regolatore dello studio

bolognese, chiosa ed interpreta la collezione delle Pandette.


1115.

Muore
Chiesa,

la

Contessa Matilde, facendo erede de' suoi


e costanza,

beni

la

donna mirabile per coraggio

grande
(i6.

in
1

ogni tempo, e per quel secolo pi grande ancora.

1135.
-

E sarebbe

Buondelmonti venuti di Valdigrieve. Par. xvi. stato meglio che fossero annegati nell' fi-

ma, anzicch transferiti a Firenze. Par. xvi. 143. 1152. Battisterio di Pisa, opera di Diotisalvi, sanese.
1153. La famiglia dei Cerchi, che stava a capo de'Eian-

venuta dai boschi di Val di Sieve, nel pivier d'Acone. Par. xvi. 65. - Donde alla parte Bianca il soprannome di
rhi

Selvaggia. Inf. vi. 05.

SPECCHIO CRONOLOGICO

U60. Morie

di

Pier

Lombardo, professore a

Parigi,

il

lodato maestro delle sentenze. Par. x. 107.

antichi, opera di

museo di colonnette e ruderi Bonanno e Tommaso da Pisa. 1183. Fiaccato a Legnano il superbo orgoglio Alemanno,
1175. Torre di Pisa, vero

l'Imperatore nella pace di Costanza riconosce la libert


delle citt collegate.

1210. La pittura rude e gretta


sotto
il

per

lo

stile

bizantino,

pennello di Giunta, pisano,

comincia a dare una

ombra di studio nel nudo, espressione nelle teste ed ed una certa cura del panneggiato. 1215. Buondelmonte rompe la fede data ad una fanciulla degli Amide per isposarsi con una bellissima dei Donati.
certa
affetto,

Questo fu
lito

la

cagione della morte del Buondelmonte, assail

ed ucciso da' parenti dell'abbandonata fanciulla,


la

giorno

di

Pasqua, presso
a'

chiesa di S. Stefano, alla statua scema

di Marte,

pie del Ponte vecchio.

Di qui

originarono lo
(

fazioni guelfa e ghibellina


Villani, L. V. e. 38; Atto

che funestarono Firenze.


Vannuci, 75.)
.

Giov,

La casa di che nacque il vostro fleto, Per lo giusto disdegno che v' ha morti,

E posto

fine al vostro viver lieto,

Era onorata essa e suoi consorti.

Le

Buondelmonte; quanto mal fuggisti noJ!ze sue per gli altrui conforti! Par. xvi.
ai

136.

fu

Mosca Lamberti, che

parenti ed amici degli


la

midei, adunati nella case degli liberti a deliberare

vendetta dell'onta ricevuta, incuorandoli a vendetta


gue, disse:

di

sanlo

chiama:

il

Capo ha cosa fatta. Inf. mal seme della gente losca.


i

xxviii. 107.

Dante

Inf. xxviii. 108.

-r

Cerchi (Bianchi),

Donati (Neri), sopra porla S.


loro

Pietro, per le loro gare ed

il

mal

talento, autori della

perdizione della lor patria:


Sovra la porta, eh'
al

presente carca

Di nuova fellonia di tanto peso,

Che tosto

ta

iattura della barca. Par. \\i. 94,


III

1216, 26 Luglio. Innocenzo


cificarla

recandosi a Pisa per pa-

con Genova, muore a Pisa. Gli succede Cencio Savelli, romano, col nome di Onorio HI.

DELLA VITA
1*218.

DI

DANTE.

Costruzione del ponte alla Carraia, dal


iv. e.

nome

della

porta
1220.

Giov. YUlani, L.

8 - L. v. 51.): fu compiuto nel


[hi. L. v. 52.).
i

Il

Vasari lo vuole architettalo da Lapo

Ruinato nella memoranda inondazione dell'Ottobre 1269,


gittarono
piloni
in

Domenicani Fra Sisto e Ristoro, con grande maestria ne


i

pietra;

nuovamente
fu eretto

distrutto

nella

straordinaria
pietra,

piena del 1333,


*

da capo, tutto di

per opera d Fra Giovanni da Campi, pure

Dome-

nicano.

L'Imperatore Federico
glie a Firenze
il

I,

passando per

l'Italia, to-

suo contado, ponendolo sotto l'autorit

dell'Impero. Pi tardi lo restituisce, per intercessione del

Papa, a cagione dei gloriosi

fatti,

operati dai Crociati fio-

rentini alla presa di Damiala.

1220. Nascita di Rrunetto Latini,

nel

sesto

di

Porla a

Duomo.
1227, Marzo.
Il

cardinale Ugolino
al

de' conti

di

Segna

d'Anagni assunto
1237. Fallo

pontificato, col

nome

di

Gregorio IX.
dal

1232. Nascita di Arnolfo di Cambio.

a monte

il

ponte Ruhaconte,
di Milano, lo si S.

nome

di

messer Rubaconte da Mandella


[Pure/, xii. 102.).

podest

di Firenze

Appresso

chiam ponte

alle Grazie,

da una cappella dedicata a


si

Maria delle Grazie, che ancora


la citt sin

vede sopra una delle sue pile.- Fu lastricata


(

allora ammattonata.

G. Villani, L. vi.
il

e. 24.)

1240. Nascila di Giov. Cimabue,

primo

di tutta la fa-

miglia dei pittori che fecero poi

la

scuola fiorentina tanto

famosa.
1241, Agosto. Morte di Gregorio VII.

1243, Giugno. Sinibaldo de' Fieschi, de' conti di Lavagna,


di
spiriti

altissimi, eletto
(Il

papa

in

Anagni, col

nome d'Ined

nocenzo IV.
1248,

Villani

lo

dice Oltobuono
- L. vi. e. 24.)

de' Fiesohi,

erroneamente eletto nel 1241.


2.

Feb. Gli liberti, cacciano di Firenze


e Federigo
II,

Guelfi nella
il

notte della Candelara,

tenta di stabilire

governo aristocratico.
1249. Pier delle Vigne, capuano, cancelliere di Federigo
II,
il

buon cimatore, ed autore


potest

di

un trattato

latiFio

intorno

alla

dell'imperatore,

dagl' invidiosi

cortigiani

&

SPECCHIO- CKOKOLOG ICO


lo fa
s'

accusato d'infedelt. Federigo


in carcere,

abbacinare, e chiudere
uccide,

dove disperatamente
xiii.

dando del capo

nel rauro. Inf.


1*250.

58
di edificare
il

presa parte
e

palazzo del Capitano,

del

popolo,

del

Comune

[del Bargello).

Jacopo

di

Gu-

glielmo di Frenzetto da Quarata, Gherardo di Gianni Speziale,

e Falco di Buono, Sindaci a ci nominati dal consi-

glio degli Anziani,

comperano non poche case


il

di

legno e

di pietra, torri, casolari

ed orti nei popoli di S. Appolonia


27 Gen. 1255
(stile

e di S.Stefano, alla Badia, tra

comune;

ed
11

il

31 di Luglio dell'anno medesimo. Fu edificato nel 1255.


iSecrologio di S. Maria

Vasari ne vuole architetto quel Lapo tedesco da cui ap11

prese l'arte Arnolfo di Cambio.

ISovella ci fa sapere che vi lavorarono anch'essi, e vi fe-

cero alcune grandi volte quei due illustri architetti


nicani fra Sisto da Firenze,

dome-

e fra Ristoro da Campi. {Pas-

serini, del Pretorio di Firenze)

13. Dee.

Morte

di

Federigo

li

in

Ferentino della

Puglia, pr' dell'armi, sagace e grande ne' consigli,


tore delle scienze e delle lettere italiane.
59, G8; xxiii. 66;
Inf. x.

promo;

119

xiii.

Purg. xvi. 117; Par.

iii.

120.

Fiorisce

Guido

delle Colonne,

rimatore siciliano

{De Vulg.
ed ampli
Darete.

Et. L.

1.

12.). Scrisse delle cose inglesi [Uistora


:

de Begibus et rebus Angliae)


la

tradusse dal greco in latino,


di

Storia della

guerra

Troia

di Ditti

di

Fiorisce Jacopo da

Leu tino,

il

Notaio, poeta. Purg.

xxiv. 56;

De

Vulg. El.

i.

12.
il

Volgarizzamento del libro dei Costumi, intitolalo


libro di Calo, di
11

anonimo autore, vissuto a' tempi di Lucano. Vannucci ne pubblicava per la prima volta due volgarizGuido Bonatti, celebre Astrologo.
Inf. xx. 108. -

zamenti, nel 1829.

[Opus Guido Bonatti continens x tractatus astronomiae, Aug.


Vind. 1491.)

do

di

Pergamo Como. (V.

in S.

Tigri,

Bartolommeo di Pistoia, opera Guida di Pistoia p. 192.)

Gui-

Fiorisce Bonaggiunta, della famiglia Urbicciani, da

Lucca, notaio e poeta, nelle cui rime, se manca, per gi-

DELLA VITA

DI

DANTE.

T osserva gentilezza

dizio di Dante, verit di affetti,


di

pure

si

eloquio e gaiet d'imagini.


1251, 7 Gen.
Il

Purff. xxiv. 20.

popolo fatto pi animoso ne' suoi divii

samenti, per la morte di Federigo IL, richiama in patria

profughi Guelfi.
Luglio. Per
giglio vermiglio in
la

divisione civile

Guelfi

pongono

il

campo

bianco. Nell'arme antica di Fi-

renze

il

giglio era bianco in


11

campo vermiglio. Par.


di

xvi. 151.

1252,

re

Corrado, figliuolo

Federigo

II.,

viene nel

regno

di Napoli.

- Contese de' Fiorentini co' Ghibellini

nel Mugello
S. Tri-

co' Senesi e Pisani.

Viene edificato

il

ponte di

nit a casa

Frescobaldi oltrarno {G. Villani, L.

vi. e. 51.)

pie' del ponte, sulla destra dell'Arno, di

v'avea l'antichis-

Marte ricordata dal poeta, {pietra scema Par. xvi. 145.) caduta nel fiume nella il ponte. Che guarda memoranda piena del 1. Nov. 1333. - Nel Nov. del 1232 batsima statua
tuti
i

primi fiorini d'oro della purezza d 24 caratti, con


e delle vittorie ottenute

l'impronta del giglio da un lato, e di S.Giovanni dall'altro,


in

memoria,
{G.

della libert

da' fio-

rentini.

Villani, L. vi. 54.)


Il

20 Ottobre.
degli Anchioni

popolo

firentino,
si

afforzatosi

nelle

case

di S.

Lorenzo,

leva a rumore,
eletti

stabilisce

di governarsi per magistrati

liberamente
si

da lor medi carica:

desimi. Per pubblico voto


in

magistrati

levano

luogo del podest


del popolo

si

crea

come magistrato supremo un


In
il

capitano

con 36 caporali e dodici anziani.


celo

questa occasione,

al dire degli antichi cronisti, si fece


il

pri-

mo

popolo,

ossia

di
(

mezzo
si

si

costitu

cogli ordini
e.

della libert democratica.

Giov.

Villani,

vi.

34, 40.)
I

1253, 10 Ottobre.
rentini
s'

Napoli

arrende a Corrado.
rimettono
i

Fio-

impadroniscono

di Pistoia e vi

Guelfi.

Guerra contro Siena. Il re Corrado fonda l'Universit di Salerno. La scuola medica Salernitana aveva gi acquistato gran fama
fin

da' tempi de' Greci e degli Arabi.

1254,
IV.

21 Maggio. Morte del re Corrado. Papa Innocenzo


in Napoli
il

muore

di 7

Dicembre. Guerra con Man-

fredi.

SPECCHIO CRONOLOGICO

Poggibons e Volterra sono prese da' Fiorentini,


quali
si

accordano con Pisa, e rimettono

Ghibellini in

A-

rezzo, cacciati dal conte

1256.

Frali Umiliati, a'quali l'arte della lana

Guidoguerra de' Conti Guidi. and decitt,

bitrice della sua

importanza industriale, che dapprima avean


poscia a S. Lucia
il

preso stanza a S. Donato, fuori della


sul Prato,
la chiesa
si

riducono ad abitare stabilmente

convento e
popolo
;

d'Ognissanti.

1258, Luglio. Gli liberti studiano a novit;

ma

il

avverso

a' Ghibellini,

corre a furore alle case degli liberti

atterra da' fondamenti tutte le torri e case loro; fa mozzare


il

capo all'abate

di

Yalombrosa, D. Tesauro de' Signori


(in

di

Beccheria da Pavia xxvni. 19. 11 Agosto.


Sicilia.

piazza S. Apolinare, ora S.Firenze),

apponendogli d'aver avuto

mano

nella congiura.

Inferno,

Manfredi coronato a Palermo re

di

il

Fra Guidotto da Bologna {Bono Giamboni?) scrve


re di

libro: Fiore di Uettorica intitolato a re Manfredi,

Sicilia.

1259. Manfredi scomunicato dal papa Alessandro IV. 12G0, 4 Settembre. Farinata degli liberti,

capo dei ghisanguinosa

bellini in Montaperti, presso Arbia, sconfigge in

battaglia l'esercito guelfo, distrugge

la

rabbia Fiorentina
vi. 80.).

che superba era a quel tempo [Purg.

vi.

112; Villani,

Bocca degli Abati, giostrando con la lancia di Giuda, tronca la mano con cui Jacopo de' Pazzi, capitano de'cavalieri, porlava lo stendardo
terra,

{Inf.xxxn.

80.).

Caduta l'insegna per


fu orribile; nel san-

non
Il

vi fu pi riparo: lo

scempio

gue
lelli

si

sazi la lunga sete dell'odio, e l'Arbia and colorata

in rosso.

luogo infame per

la scellerata carnificina de'fra-

conserva ancora una paurosa tradizione de'


[Alto Vannucci;

terribili

casi.

Gius. Porri, Cronache

della sconfitta

di Montaperti.)

13 Settembre. Tulli

nobili e popolani colle loro

famiglie partono dolorosamente, lasciando Firenze facile pre-

da

a'

nemici, e

si

riparano a Lucca che sola rimase a parte


Il

guelfa in tutta Toscana.

co.

Guido Novello,
gli

il

co. Giordi

dano,

gli

Alberti

di

Mangona,

Aldobrandeschi

S.

DELLA VITA
Fiora, gli Ubaldin di Mugello,
bellini,

DI

DAME.

cogli altri pi polenti ghi-

raccoltisi

parlamento ad Empoli, nell'insolenza


si

della vittoria, sostennero

dovesse tor va Frenza. Farisi

nata degli Uberli, colla spada nuda alla mano,

lev imdifese
la

petuosamente contro
l'empia sentenza,

la

scellerata

proposta,
si

patria a viso aperto. All'ardito atto tutti


e,

rimasero dalquesta

per

le

energiche parole del prode ca;

valiere, Firenze fu salva {Inf. x. 91

Villani, vi. 83.). In

congiuntura Margaritone manda


alla greca,

in religioso

dono

di grati-

tudine al cittadino guerriero un Crocifisso grande, dipinto

come
[i.

scrive

il

Vasari, per avere fra molte altre


la

opere egregie, da soprastante rovina e pericolo


tria liberato

sua pa-

104.).

Fiorisce

Folgore da

S.

Gemignano. Fra

le
i

altre

rime compose due corone


dell'anno, e l'altra sopra
i

di Sonetti,

l'una sopra

mesi

giorni della settimana.

Lemmo
Nasce
l'

di
in

Giovanni d'Orlandi, da Pistoia, poeta.

Padova Albertino Mussato, autore della storia di

//form Augusta, che contiene

Arrigo YII. e

de' suoi tempi, e

deW Historia

de geslis Italicorum, scfitiOTe

d'una tragedia

intitolata Ezzelino,

che dest tale entusia-

smo

a Padova, che venne incoronato. {\. Eniliani Giudici,


It.;

Storia della Let.

Dott. Filippo
fa
il

Nicol
Pisa.

Pisano

Zamboni Pergamo del

ecc.)

Battistero

di

1260. Morte di Accorso, autore della celebre Chiosa,

ri-

cevuta con tanto plauso dai pi famosi giuristi, e tenuta come seconda regola del diritto civile. Era nato in Bagnolo,

a cinque miglia da Firenze,

il

1182.

Fu padre

di

Frani

cesco,
di

morto nel 1293, cui Dante pose

nell'

Inferno fra

rei

laide colpe, (xv. 110.).

1261. Manfredi d Costanza al principe Pietro d'Aragona.


Piirg. VII. 129.

Origine de'

frali

Gaudenti

di

Bologna.

Nicol Pisano fa l'arco di S. Domenico in Bologna.


1262.
1

Guelfi fuoruscili, sconftti dal co. Guido,

si

rico-

verano a Bologna dopo un accordo.


1263. Carlo
d'

Angi chiamato

da

Urbano IV. contro

Manfredi.

IO

SPECCUIO CRONOLOGICO

Lucca, e lutto
Ghibellini.

il

resto della Toscana; addivengono

Facciata di S. Pietro in Pistoia, con disegno gotico


antico.
(

Tifivi,

Guida di

Pistoia, p. 187.

1264.

Muore Farinata
la

degl' liberti.

Nascita di Francesco da Barberino in Yaldelsa. Nel

1290 cominci

tratt della natura d'


s'

accosta, e dei
si

d' Amore, in cui amore secondo che a virt o a vizio costumi che a comporre vita onesta e mo-

sua opera dei Documenti

desta

di leggiadra prosa

addicono. Scrisse pure in versi misti a novellette Costumi e il Reggimento delle Donne, i

opera in cui parlava alle mercantesse di Firenze dei coslumi delle regine e delle donne di ogni grado.
1265. Dante, l in cielo, tra la gioia dei santi, e
nia delle sfere, tesse la sua genealogia
:

l'

armo-

ei fa

parlare al suo

tritavo Cacciaguida:
Benedetto sie tu,
fu, trino

ed uno,

Che nel mio seme

se' tanto cortese...


io

fronda mia, in che

corapiacemmi
tua radice:
dice

Pure aspettando,

io fui la

Cotal principio, rispondendo, femmi.

Poscia mi disse: Quei, da cui Tua cognazione...

si

Mio

figlio fu,

e tuo bisavo fue. Par. xv. 47-88.

cos riposato, a cos bello


di cittadini, a cos fida

Viver

Cittadinanza, a cos dolce ostello.

Maria mi die, chiamata in alte E neir antico vostro Battisteo,

grida,

Insieme fui Cristiano e Cacciaguida. Moronto fu mio frate ed Eliseo; Mia donna venne a me di vai di Pado,

E quindi

il

soprannome tuo
lo

si feo.

Poi seguitai

iraperador Currado,

Ed

ei

mi cinse

della sua milizia.


gli

Tanto per bene oprar

venni in grado.

Dietro gli andai incontro alla nequizia Di quella legge, il cui popolo usurpa,

Per colpa del Pastor, vostra giustizia. Quivi fu' io da quella gente turpa
Disviluppato dal
Il

cui

mondo fallace. amor molte anime deturpa,


dal martirio a questa pace. Par. xv. 130.

E venni

Cacciaguida degli

Elisei,

che nacque

il

1106, avea preso

DELLA VITA

DI

DANTE.

11

in moglie una donzella naia degli Aldghleri di Ferrara, per bellezza e per costumi come per nobilt di sangue pregiata.

Avuto da essa un
i

figlio,

e ad onore di essa nominatolo


il

Aldigliiero,

suoi discendenti presero


il

nome da

lui e si

chiamarono Aldghieri: comecch


trazione di questa lettera
[Boc. Vita di Dante). Di Allighieri

vocabolo poi, per

de-

d corrotto rimanesse Allighieri


I,

venne Bellincione, da

Bellincione Allighieri

II,

maritatosi da prima in Lapa Cia-

luffi, poi in Donna Bella, onde il nostro poeta. Gli Allighieri avevano per arme uno scudo diviso pel mezzo in diritto, parte d'oro e parte nero, e tagliato pel traverso piano da

una fascia bianca. Le case degli Allighieri (che pi ne possedevano) restavano nel centro della citt e nel sesto di Por' San Piero: di fronte guardavano la piazzetta di S. Martino del Vescovo, e, piegando a sinistra, giugnevano fino alla piazzetta
de' Giuochi:

a tergo rispondevano

sulla piazza de' Donati,


si

detta oggi della Rena. Quella che d recente


la

chiamata
in

casa di Dante, ed a cui venne apposta l'Iscrizione:


il

questa casa degli Allighieri nacque

divino poeta,

e che

resta di contro al fianco settentrionale della torre di Badia,


e

guarda quasi

diritto la via de' Magazzini,

non

che una
alla luce

di esse;
il

ma

il

dir

che

in quella

appunto venisse
le quali

divino poeta, un dir cosa non molto probabile, essendo


delle
Il

essa la pi meschina

circostanti,

pure agli

Allighieri appartenevano.
1864.) incaricava
il

Municipio fiorentino (Maggio,


dalle quali

cav. av. Emilio Frullani, di fare le ne-

cessarie

investigazioni

storiche

si

possa conFrul-

chiudere con sufiiciente certezza l'autenticit della vera casa


abitata dall'Allighieri, per poi trattarne l'acquisto.
lani si associava per le dette ricerche
il

Il

signor G. Gargani.
in

Gli Allighieri

avevano delle possessioni

Camerata, un

miglio distante dalla porta a Pinti, per andare direttamente


a Fiesole (oggi del cav. Guido Giuntini), nella Piaggentina nel popolo di S. Ambrogio, a S. Miniato a Pagnolle, e iu

piano

di Ripoli,

luoghi tutti vicini alla citt.

una
Firenze,
di santa
si

tradizione popolare

che Dante, quando stava in

recasse

le

sere della calda stagione sulla piazza

Maria del Fiore, detta allora santa Reparata, a pren-

12
derv
to,
il

SPECCHIO CRONOLOGICO
fresco, assdendosi sopra

un miiricciuolo

in

quel pundice:

ove,

non ha molto,

fu collocata

una memoria, che

Sasso di Dante:
Gli antichi miei, ed io nacqui nel loco

Dove si trova pria 1' ultimo sesto Da quel che corre il vostro annual giuoco. Par.

xvi. 40.

1263, 14 Maggio.
lico

nella
di

Nacque questo singolare splendore itanostra citt, vacante il romano imperlo per la
II,

morte

Federigo

negli anni della salutifera incarnazione

dell'universo

tedra di

sedente papa Urbano IV nella catSan Pietro. {Boccaccio, Vita di Dante, p. 8. Dante, non iscevro delle credenze astronomiche, attribuisce
)

MCCLXY,

all'influsso della costellazione dei


gloriose stelle, o

Gemini

il

sortito ingegno:

lume pregno
il

Di gran virt, dal quale io riconosco


Tutto, qual che si sia,

mio ingegno;

s'ascondeva vosco Quegli eh' padre d'ogni mortai vita, Quand' io senti' da prima l'aer tosco. Par.
e

Con voi nasceva,

xxii. 112.

E Brunetto
gli

Latini, dalla stella che pot sul

suo nascere,

predice:
Se tu segui tua stella,

Non puoi

fallire a gloriosa porto. Inf. xv. 53.

Dante pregiavasi
zarono Firenze,
Fu
Tutti
i

di essere di famiglia nobile, e

veramente

credevasi discendere da uno di quei Romani che colonizfirilia

primogenita di Roma. Inf. xv. 77.


Roman, che
di
vi

Di quei
fatto
il

rimaser, quando

nido di malizia tanta.

maggiori

Dante furono Guelfi; e per

tali

due

volte cacciati dal Ghibellini.

Un Brunetto

Allighieri,

zio di

Dante, Irovossi alla battaglia di Montaperti, ove tenne un


posto assai distinto, poich era una delle guardie del Carroccio. Inf. X. 46.

Fu

battezzato in S. Giovanni di Firenze, eh'

ei

chia-

ma

il

mio
ei

bel

San Giovanni.

Inf. xix. 17.


la

Ed

vi

voleva prendere

corona
il

di alloro di

poeta

In sul fonte Del mio battesmo prender

cappello.

Par.xw.S.
Pisa, scol-

Fra Nicola Pisano, con

fra

Guglielmo da

pUce l'Arca

di S.

Domenico

in Bologna.

DELLA VITA
1266, 26 Feb. Battaglia
dai Baroni pugliesi:
fitta,
si

DI

DANTE.

13

di

Benevento. Manfredi tradito


di

sdegnando

sopravvivere alla scon-

lancia ove pi ardente la zuffa, e rimane sul

cam-

Fra mille po con la persona rotta da due ferite mortali. cadaveri, trovato il suo, gli alzarono i soldati nemici una

mora
lungo

di sassi.
il

Ma

poi le diseppellite ossa furono trasportate


L. lvjii. c. 9.)

fiume Verde. {G. Villani,

Inf. xxviii.

Beatrice da Folco di Ricovero Gherardo Caponsacchi. Par. xvi. 121. I Portinari restavano poc' oltre di 50 passi lontano dagli Allighieri, ed abitavano dov' ora il palazzo Riccardi,
di

15; Pvrg.m. 105-130. Aprile. Nascita


e

Porti nari,

da

Gilia

di

gi Salviati, (oggi

da Cepparello) airestremit

di via del

Corso, presso

il

canto de' Pazzi.

La loro arme faceva una


e Catalano di*

porta con due leoni rampanti.

Lodaringo,

o Roderigo di Landolo,

di

Malevolti, due frati Gaudenti, corrotti da' Guelfi, turbala

rono

pace,
le

cacciando e perseguitando
del qual

Ghibellini, ed

ardendo

case loro,

e segnatamente quelle degli liberti,

ch'erano nel Gardingo,


105.

nome

si

chiamava una

contrada presso Palazzo vecchio. {Villani,L. yiuli) Inf. xxiii.


Di questo partito fu consigliere Giovanni Soldaneri,

che trad
ta,

suoi Ghibellini,

li

fece cacciare

con Farinae.

e fu capo al governo novello. [Villani, L.\ii.

74) Inf.

XXVII. 121.

Per

la sconfitta e

morte

di re Manfredi,

Guelfi,

dopo

la

seconda cacciata, tornano di bel nuovo


i

in

Firenze

[Villani, L. VII. e. 15. ):

Ghibellini,

quantunque rassicurati

che non verrebbe loro alcun male, se ne fuggono per paura. Toscana tutta, meno Pisa e Siena, si volge allora a parte
guelfa,

come prima
I

della battaglia di Monlaperti era tutta


e. 20.)

ghibellina. [Villani, L. vii.


--

//. x. 50.
di

Domenicani
in

di

Bologna fermano
tal

erigere al
l'Italia

Santo fondatore del loro instituto

monumento che

non avesse pari

quel tempo.

Ad opera

tanto grande in-

vitano Nicol Pisano e fra Guglielmo da Pisa. (V. P. Marchese.

Memorie, ecc. i. 73.) 29. Seti. Nicola Pisano,

di

Bologna

si

conduce

in

14
patria, e

SPECCHIO CROKOLOGICO

con frale Melano, cistcrciense, ferma


il

il

contralto di
di

scolpire

pulpito del

Duomo

di Siena,

con obbligo

con-

durlo a termine in un sol anno, siccome fece.


1267, 16,17 Aprile. De' Ghibellini cacciati in questo torno,
al venir di

Guidoguerra, mendatovi da Carlo d'Angi, nesallora,

suno ne torn per


Inf. X. 51.

ma

taluni nel Feb. del 1208, ad


lib. 7.

intercessione del legato Apostolico. {Yillani,

cap. 15)

D
venivano

lutti

perdoni concessi
di re

a' Ghibellini, gli liberti

esclusi. Inf. x. 83.

Agosto.
contro Siena.

Venuta

Carlo in Toscana.

Guerra

1268, 23. Agosto, Corradino, figliuolo di Corrado, nipote


di

Federigo

II,

nel plano

di Tagliacozzo

viene alle mani

con Carlo d'Angi. Dapprima vincitore, e poi vinto dagli


scaltrimenti,

e preso nella fuga,


a'

il

nobile

giovinetto,

per

sentenza di giudici iniqui,


sta, e in lui fin la

29 Ottobre ebbe mozza

la te-

casa di Svevia. Jnf. xxviii. 16; Purg.

XX. 67. [G. Villani,

vii. 26, 28, 29; mcolini. Storia della Casa di Svevia; Canto in morte di Corradino). Guerra contro Pisa, e presa di Porto Pisano, e del

castello di Motrone.

Matteo Spinello,
storia intitolata
i
i

da

Giovinazzo,

termina

la

sua

Diurnali, ossia Giornali, nella quale narra

fatti

accaduti nel regno di Napoli dal 1247, quando l'au-

tore era in et di 17 anni, fino al 1268; storia preziosa per

essere la prima Cronaca italiana.


Fiorisce

Jacopo,

detto Lapo

degli

liberti,

iglio

del famoso Farinata, poeta tiorentlno.

1269, Giugno. Disfatta che

Senesi e
e

gli altri Ghibellini,

guidali

da Provenzauo Salvani,

dal co.

Guido Novello,

toccarono dai fiorentini, presso Colle di Yaldelsa. [Villani,


e. 31.) Purg. XI. 120; xui. Ilo. 1270. Gino da Pistoia (Guittoncino q' Sinibuldi, de' 67gibuldi, ed anche de' Sigishuldi), amicissimo di Dante, e da

L. VII.

lui inlitolato

il

Cantor dell'Amore, autore del Comento del

Codice e del

Trattato delle Successioni.


di

De

Vulg. FA.

ii.

2.

Nell'anno stesso Guido

Monforte uccide nella

chiesa di Viterbo Enrico, figlio di Riccardo, re de' Romani,

DELLA VITA

DI

DAME.

15

e nipote di Enrico III, re d'Inghilterra. [Villani, L.!. e. 39)


Inf. XII. 118.

1271. Gregorio
1272. Morte
di

X
\.

eletto papa.
III,

Enrico

re d' Inghilterra,

al

quale

succede Odoardo

Purg.

vii.

130; Par. xix. 121.

1273, 22. Lug. Gregorio X, nel recarsi al Concilio di Leone,

passa per Firenze: vi

si

trovavano pure Carlo d'Angi e


dei

Baldovino
il

II

cacciato da Costantinopoli. In quest'occasione


i

Papa convoca

Sindaci

Guelfi

dei Ghibellini,

li

astringe al bacio di pace, fulmina la scomunica contro chi


la

rompesse, e a memoria del fatto volle

si

fondasse una
si

Chiesa di cui egli pose la prima pietra, che Gregorio della Pace.
giorni
:

chiam San
il

Ma
si

la

pace non dur che quattro


Mugello, presso
Card.

il

papa sdegnato
e

ritir in

Ubaldini,

lasci

la citt

interdetta.

Fu ribenedetta nel

1276 da Innocenzo Y.
Rodolfo d'Absburgo, fondatore della grandezza della
casa d'Austria, eletto imperatore di Germania.

Purg.

vii.

94

Conv.

iv. 3.

Per paciera di papa Gregorio X, riammessi


esuli

gli

ghibellini,

ricacciati

dipoi

nel

1275,

ritornativi

nel 1279.

1274,

7.

Marzo. Morte di S.Tomaso d'Aquino in Fossadi erudizione

nuova, nel napoletano, teologo impareggiabile,


smisurata, di liberi pensamesiti, politico
et.
gli

sommo

per quella

Gravi autorit portano eh' un medico di Carlo d'Angi


propinasse
il

veleno [Purg. xx.


il

69.),

per disfarsi di quel

potentissimo
della

ingegno che

nimicava per

abborrimento

pessima signoria; e nel suo libro del governo dei

principi,

quantunque partigiano
le

della monarchia,

gorato con
fattone

pi fiere invettive la tirannide


nel quale

avea sfold'un solo, e


110.

uno specchio,
1

Carlo

potea guardarsi e
xii.

riconoscere le sue sembianze. Par. x. 98;

Maggio. ?sove
la vita

giri di sole eransi

compiuti, quan,in

d'ei cominci

d'amore. Beatrice era

et d'otto

mio nascimento, era tornato lo cielo della luce quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria girazione, quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente,
anni e quattro mesi.

Nove

fiate gi,

appresso

al

16
la quale fu

DELLA VITA

DI

DAME.
1

chiamata da molli Beatrice,


lo cielo stellato era

quali

non sapeano
la

che

si

chiamare. Ella era gi in questa vita stala tanto, che

nel suo

tempo

mosso verso
s

parte d'o-

riente delle dodici parti l'una d'un grado:


principio del suo

che quasi dal


io la vidi

anno nono apparve a me, ed

quasi alla fine del mio nono anno. Ella apparvem vestita di
nobilissimo
colore,

umile ed onesto, sanguigno, cinta ed


si

ornata alla guisa che alla sua giovanissima elade


na... D'allora innanzi

convemia,
la

Amore signoreggi l'anima

quale fu tosto a

lui disposata... Egli

mi comandava molte
l'andai cercando....

volte, eh' io cercassi per vedere quesl'angiola giovanissima:

ond'io nella mia puerizia molto


Vita N. .
II.

fiate

E fu suo tostamente dalla sua puerizia. Id. %. xu.

Io sono stato con amore insieme Dalla circulazion del sol mia iona... Son.yi. ediz.Uiul. Lo giorno che costei nel mondo venne ,.

La mia persona parvola sostenne

Una passion nuova. Cam.

ni. S.

Tosto che nella vista mi percosse


L'alta virt, che gi m'avea trafitto

Prima

eh' io fuor di

puerizia

fosse.

Purg. xxx. 47.

Tosto fu vostro, e mai non s' smagato. Ballata m.

13.

Lug. Morte di S.Bonaventura

di

Bagnorrea, teo-

logo e filosofo sommo, alta gloria immortale della scienza,

altamente pure da Dante celebrato.


1275. Pier della Broccia,
fatto morire

da Filippo Bello,

di Francia, di cui era segretario.

di

Michele Zanche,

Purg. vi. 19. ucciso a tradimento da Branca


il

d'Oria, suo genero, per occupare in sua vece

giudicalo

Logodoro in Sardegna, 1276. Morte di Guido


di

in/",

xxii. 88; xxxiii.

lU.
il
i

Guinicelli,
il

nobile

bolognese,
poeti

padre dell'italica letteratura,

massimo

fra

che

prima

Dante scrissero

in lingua volgare.

Purg.xxw.^^.
in Pistoia

il

Papa Gregorio X muore in Arezzo. Guglielmo da Pisa, domenicano, scolpisce Pergamo di S. Giovanni evangelista, Forcivita.
Gioito
di

Bondone nasce a Colle

di

Yespignano.
di Arezzo,

Purg.
opera

XI. 94.

1277. Mausoleo di Papa Gregorio


di

nel

duomo

Margaritone Aretino.

DELLA VITA

DI

DAME.
99.
di

17

Morie

di

Papa Adriano Y. Purg. xix.


III,
e. 54.)

1277. Elezione di Nicol

Giovanni Gaelani,
in/",

casa

dogli Orsini. [Villani, L. vii.

xix. 31.
vii. 57.
i

1278. Morie di OUoearo, re di Boemia. Purg.

Discordie Ira
gbi e
i

gli

Admari conlro

Donali,

Tosin-

'Pazzi.

Morie
tura, secondo

di Nicola Pisano,
il

il

quale ridusse l'archi leta pi

Ticozzl,

se

non

agli antichi ordini,

grandiosa maniera, e la scultura richiam prima d'ogni


altro a

nuova

vita,

padre dell'arte dopo

onde merit d'essere riguardato come gotica barbarie. i tempi della


di

Volgarizzamento dei Trattati

Albertano Giudice,

bresciano, per Sofi're di del Grazia, notaio pisloiese.

Fontana grande
vanni Pisano e

in Perugia.

rilievi

sono

di

Gio-

di Arnolfo.

Le ligure

in

bronzo e

la

conca

forono fuse da maestro Rosso.

Giovanni Pisano pone mano all'erezione del Camposanto


derici.
di Pisa. (A. D.

MCGLXXYIII, tempore Domini


et

Fri-

Archiepiscopi pisani,

Domini Tarlati
gii

poteslatis,

operarlo Orlando Sardella, Johanne Magistro aedificanie.)


8 Oli. Ribollendo tuttavia
le

sdegni per

le

antiche e

nuove
il

offese fra

Guelfi e

Ghibellini, giunge nunzio di

pace

cardinale Ialino Malabranca, de' Predicatori, legato

di Nicol III.

E tanto pol

la

sua parola, tanlo

la

sua carit,
il

che ne' feroci pelli,


forlo dell'

albergo di odii crudeli, scese

con-

amiche si congiunsero quelle destre che ancor rosseggiavano di sangue cittadino. [Villani,
della pace, e
L. VII. e. 5G; P.

amore e

Marchese, Scritli vari,

p. 21.)

18 Oltob. benedisse
la

Frate Latino card. Malabranca fond e


di S. M. Novella de' due conversi dome-

prima pietra della Chiesa

frati Predicatori.

Ne furono

architelti

nicani Fra Sisto e Fra Ristoro.

1279. Primo anno del regno di Dionisi


/^ar. XIX. 139.

li

in Portogallo,

Morte
atlante
scienza, e

di

Alberto

il

Grande, dello
il

dall'

Ozanam,
della

che port sulla sua testa

mondo

intiero

non

vi si pieg sotto, e

che fece maravigliare di


de' CaviciuUi nel
2

s le genti. Par. x. 98.

Dante per salvare un garzonello


VOL.
II.

18
fonte battesimale,

SPECCHIO CRONOLOGICO

rompea uno

degli stalli de' battezzatori.

Non essendovi

alcun testimonio del fatto, ne avvenne che

da qualche maligno inimico fosse interpretato a sacrilegio queir atto che a carit del prossimo si dovea attribuire
ond' egli se ne scolpa.
Non mi parn meno ampi n maggiori, Che quei che son nei mio bel San Giovanni
Fatti per luogo de' battezzatori
L'
;

un degli quali, ancor non molt' anni, Rupp' io per un che dentro v'annegava:

E questo

sia suggel eh' ogni

uomo

sganni. Inf. xix.

1(5.

Mastro
vien arso vvo.

Adamo
11

di Brescia, falsatore de' fiorini d'oro,

supplizio

fu eseguito
Inf.

lungo

la via

che

da Firenze conduce a Romena.


1281, 22 Feb.
Il

xxx. 63.
vien nominato
casa

cardinale Simone, gi canonico di Tours,

nativo di Moncip nella Brie in Francia,


Pontefice, col

nome

di

Martino IV. Pur(j. xxiv. 22.


III,

19

Agosto. Morte di ISicol

di

Orsini.

{Villani, L. vu. e. 58.)

Ricordano Malespini, forse


a registrare
la
gli

il

primo che incominci


continu
e quindi

avvenimenti della

citt di Firenze,
in cui

sua cronaca fino a quest'anno,


di

mor;

Giannotto

Francesco, fratello di Ricordano Malaspini, con-

tinuolla fino al 1286.

Morte
I

di Sordello,

Francesi,

rotti

mantovano. Purg- vi. 58. pure nello stesso anno presso a


Dante
il

Forl, dal Co.

Guido

di Montefeltro. Inf. xxvii. 43.


in tre versi
ci

1282, 31 Marzo. Yesperi siciliani.


ritrae

compiutamente

il

Yespero. E

poeta non solo trat-

teggi la causa,

ma
i

ancora una delle circostanze pi seil


!

gnalate del tumulto, che fu


Francesi,
versi
e

perpetuo grido
pi

Muoiano

muoiano

Francesi

Onde, dice l'Amari, que' tre


la

resteranno per sempre come

forte,

precisa

fedele dipintura,
Siciliano.

che ingegno d'uomo

far

potesse del

Yespero

Se mala signoria, che sempre accora


Li popoli suggetti, non avesse

Mosso Palermo a gridar: Mora, mora. Par. yiu.


[Ariosto, xxxiii. 20; Nicollni,
Giov.

73.

da Procida; Michele A-

mari,

e. vi.,

Guerra

del Yespero Siciliano).

DELLA
1*282,

DI

VITA

DAME.
la

19

lo Giugno.

Il

popolo

di Firenze s solleva

contro

XIV

Signori: Inslituita invece


fiiron Ire,
i

Signoria dei Priori, che

da prima

poi crebbero a sei.

Da principio ebbero
arti, poi

l'onore di dare

Capi allo sialo tre sole

sei delle

maggiori, cio un Priore per sestiere, escludendo l'arte dei


Giudici e iNolai che per sua natura era gi addetta all'am-

ministrazion governativa. Niuno polea entrare in Ufficio se

pure non era ascritto ad una delle sei arti. Il titolo di Grande era un gastigo che si dava col nome d'ammonizione, per la quale
i

cittadini dichiarati

Grandi

si

venivano
i;

a privare d'ogni uffizio nella citt. {Dino Compagni,


lani, L. VII. e. 79.)

Yil-

Pensando l'Allighieri al dolcissimo saluto di Beatrinove anni dopo che la vide, fu sopraggiunto da un soave sonno, nel quale egli ebbe una mirabile visione. Svegliatosi, si propose di scrvere un Sonetto, in cui trattare di quelle cose che gli era sembrato di vedere, e quindi
ce,

indirizzarlo ai pi famosi poeti del suo tempo, perch gliene

dessero

la loro opinione.

il

primo Sonetto per


gli

lui

comOltre

posto, e comincia:

ciascun' alma presa, e

rjentl core.

Gino da Pistoia e Dante da Maiano,


canti, e
intitola

rispose Guido Caval-

ne segu una dolcissima amicizia. Nella Vita

Nuova
3.

Guido

il

primo degli amici suoi.

V.

Nuova

1284. Arnolfo costruisce la Loggia sopra la piazza d Orto


S. Michele.

5 Giug. Rotta
assalito

d Carlo
di

d'Angi,

sua prigionia;
di

da Ruggiero
6 Agosto.

Lauria,

ammiraglio

Pietro III

d'Aragona. {Villani, L.

vii. 93.)

Purg. xx. 79.


in poi

Famosa

rotta de' Pisani alla Meloria, la

maggior battaglia navale del medio evo, dalla quale


questa allora
sua.
(

precipit, senza rialzarsi pi mai, la potenza pisana. Pass


in

mare

alla vincitrice

Genova, antica emula

Villani, L. vii. c. 92.)

Morte
Piirg. VII. 103.

di Filippo III, Nasello, di Francia, e principio


il

del regno di Filippo

Bello.

Morte

di Pietro III

d'Aragona.

Giovanni Pisano lavora nel duomo


rugia [Purg. XXIV.

di Siena.

1285, Marzo. Morte di Papa Martino lY, avvenuta in Pe22.),

ed elezione a papa

di

Onorio IV,

20
(Iella

SPECCHIO CRONOLOGICO
casa de' Savelli {Villani, L. vi.
{id. e. 113.).

e. 107.),

che muore

a'

Aprile 1287

Enrico
Il

II

regna

in Cipro.

Par. xix. 145.


conel

Comune

decreta un nuovo ingrandimenlo delle

mura
1299,
di

della citt, e ne

struzione delle

commette la cura ad Arnolfo. La mura non si cominci propriamente che


dalla Porta al Prato,
torri.

movendo

sessantotto

vennero incoronate L' Architetto, con provisione del 1


e

Aprile 1300, fu fatto franco


dina.
spini
11 e.

da qualunque gravezza cittaprimo ampliamento, descrittoci da Ricordano Male-

Lxvi., era stato fatto nel 1078. Dal

Duomo

alla

Badia

(fondata nel 978 dalla Cont. Willa, figliuola di Bonifazio,

Marchese

di

Toscana) prendevano
e

le

prime mura della

citt

Fiorenza, dentro alla cerchia antica

Ond' ella toglie ancora

terza e nona. Par. xv. 97.

Allo stremo della via Calzaiuoli, presso a S. Maria del Fio-

venne murata questa iscrizione: - Che da mezzogiorno a ponente - Qui volgesse il primo cerchio delle mura di Firenze - Le fondamenta ritrovate - Confermano. - ISel picciol cerchio s'entrava per la porta che nomavasi per quei della
re,

Pera. Par. xvi. 104. (presso piazza S. Firenze). Lo spazio che


era dal Ponte vecchio,

occupava Firenze nel tempo antico da settentrione a mezzod dove v'avea un'antica statua di
e
il

Marte sopra Arno [la pietra scema) Marte il Battista. Par. xvi. 40.
Finisce la Storia

Battistero;

tra

napoletana di Saba Malaspina,

romano, segretario di papa Martino IV, istorico prestantissimo, secondo i suoi tempi. La prima parte giugno fino al
1275, e fu pubblicata, tra gli
Script,
t.

altri,

dal Muratori [Rer.llal.


al 1285,

vili.), e la

continuazione infino

impor-

tantissima per la Sicilia, data in luce dal Di Gregorio [Bibl.

Arag.X.U.)
Salvino d'Armato degli Armati, Firentino, invent
gli occhiali.

M. nel 1317, e fu sepolto


del

in S.

Maria Maggiore.

1286. Altare maggiore

Duomo

di

Arezzo fatto da

Giovanni Pisano.
1287, Gennajo. Beatrice va a sposa di messer Simeone
de' Bardi,

Guglielmino

di

Ubertino de' Pazzi, vescovo

di

Arezzo,

DELLA VITA

DI

DAME.

21

ritolta a forza quella citt alla parto guelfa, la

federazione ghibellina, e

muore
di

dipoi

annoda alla combattendo per l' imsi

pero nella fatale giornata 20 Maggio.


rezzo.
citt,
I

Gampaldino.
rinforza ad

11

partito ghibellino

A-

guelfi firentini
si

giungono

lino

alle porte

di quella

ma mentre

tornano a Firenze, cadono in un'agla

guato leso loro dagl'Aretini presso


121.

Pieve del Toppo, e


vii.
e. 120.)

molti ne rimangono uccisi. {Villani, L.

hf. xui,

Sembra che Dante prendesse parte


1.
11

in

queste fazioni
della

del contado Aretino. Inf. xxii.

Comune

di

Firenze decreta

1'

abolizione
;

schiavit dei servi con una legge assai memorabile

perch

ragionando intorno
nel

ai diritti dell'

uomo, usava un linguagci

gio che sente della rivoluzione del 89, e

trasporta quasi
erasi

seno

della

Costituente

di Francia.

A Bologna

fatto lo stesso, e nel

modo medesimo

nel 1251. - Cunizza,

sorella di Ezzelino, fino dal


in

V Aprile
il

1263, con atto rogato


di

casa Cavalcante Cavalcanti,

padre deU'atfiico
di

Dante,

avea donato libert agli schiavi


in

sua famiglia, sterminata

S.Zenone.
Schiavi.)

{\. Filippo prof.

Zamboni, Gli Ezzelini, Dante

e gli

1288, Mercoled, IG Giugno. Diotidiete o Diomidiede, detto

anche Dede o Ded Buonincontri, grande amico


Latini,

di

Brunetto

compie

il

suo volgarizzamento De Ref/imine Princidal 1285.


in

pum

di

Egidio Colonna, Generale dell'ordine Agostiniano.

23 Giugno. Fin
di Beatrice,
si

Folco Portinari,

padre
al-

avea posto

cuore di erigere uno spedale,

e a tal uopo, con instrumento del 24 Aprile,

comperava
la

cuni terreni fuori della porta degli Albertinelli


di S.

nel popolo

Maria. Intorno
si

al

1287 ne principi

costruzione,
di

come

raccoglie
si

da un Breve del 20 Marzo 1287


accorda
ai

0-

norio IV con che

frati

di

S.

Egidio di peripse

mutare un pezzo

di terra

col

Portinari,
et

quod

nuper

quoddam
aedificare

[[ospitale

ad opus pauperum
del 23

infirmorum caepit

opere sumptuoso. L'atto della fondazione dello


la

spedale ha

data

Giugno 1288. Da esso abbiamo


primati vamcnte preparati dal
a quest'opera santa, chia-

come

fosse la fabbrica compiuta, la chiesa pure consegrala,


i

e che da dodici fossero

letti

fondatore.

Il

Comune applaudiva

22

SPECCHIO CRONOLOGICO
gli

Biava questo spedale la colonna dello Stalo,

faceva ogni
alla casa

anno una grossa elemosina, e diceva


del pubblico.

di

mandarla

1289, 12 Marzo. Morte di Ugolino. Jnf. xxxiii.

1.

2 Maggio. Carlo Martello visita Firenze in compa-

gnia del padre che veniva di Spagna, ov'era stato prigione.


Ei pare
ln

d'allora stringesse amicizia con questo giovane,

che cresciuta poi probabilmente nelle sue ambascierie a


Napoli,
fu

ad ogni modo pi tenera e costante che non


viii. 58.

suole tra principi e privati. Par.

29 Maggio.

Carlo

II.

coronato

re delle Sicilie da

papa Niccol IV a Rieti, i/if. xix. 99; Ptrr/. vn. 227; xx. 67. 11 Giugno. Memorabile giornata di Campaldino,
presso a Poppi, nella contrada detta Certamondo, nel Casentino, in cui

vennero

sconitti

fuorusciti ghibellini, spallegi.).

giati dagli Aretini {Villani, L. vii. e. 131; Dino, L.


si

Dante

trov a quella battaglia, e vi combatt valorosamente a


schiera di Messer Vieri
de' Cerchi,

cavallo, nella

cio tra

quei feditovi che questi non volle disegnare,


spontanei.

ma

si

offrirono

Onde

nel Purgatorio v. 91.

dimanda
ventura

Buonconte che era

slato in questa battaglia:


Qual
forza, o qual

Ti travi s fuor di Campaldino,

Che non

si

seppe mai tua sepoltura?

4 Settemb. Morie di Francesca di Rimin. Inf. v.97.


(Il

Gennarelli la vuole avvenuta nel 1285. - V.

il

nostro ar-

ticolo. Biblioteca

Dantesca italiana).

8 Settemb. Carlo Martello incoronato re d'


ria.

Unghe-

{yt7/am, L.

vii.

e.

135.)
in fronte la
il

Fulgeami gi
Di quella terra

corona
viii. 64.

che Danubio riga. Par.

9 Settemb.

Dante
ed

co' Fiorentini
ei

e co' Lucchesi fu
la

ad oste contro

a' Pisani,

rammenta
temer

presa di Capro-

na, e l'uscita del presidio vinto e sbigottito tra' vincitori:

E cosi

vid' io gi

gli fanti

Ch'uscivan patteggiati di Gaprona, Veggendo s tra nemici cotanti. Inf. xxi.

94.

Maestro Ulino dipinge nella sala /lei Consiglio del


Palazzo pubblico di Slena.

DELLA VITA
31

DI DANTE.
di

23

Decembre. Morie
Morie
e
di

Folco Portinari, padre di


. 22.

Beatrice buono in alto ({rado. V. N.

1290, 9 Giugno.
in et
di

Cealrice Portinari ne' Bardi,


e

24 anni

due mesi,

che

il

poeta dopo

dieci

anni rivede nel paradiso terrestre, discesa per guidarlo nel


cielo
:

Tanto eran

gli

occhi miei

fissi

ed attenti
1.

disbramarsi la decenne sete ecc. Purg. xxxii,


la

morte di Beatrice, quando di carne a spirito era salita, si abbandona a' piaceri, e ad una vita allegra e spensierata assiem con Forese. Inf.i.; Purg.

E dopo

\XX, XXXXl.
Lass
di

sopra

in la vita

serena,

Rispos'io

mi smarri' in una valle, Avanti che l' et mia fosse piena, Inf. xv. 48. Se ti riduci a mente (Forese a Dante; Qual fosti meco e quale io teco fui. Ancor fia grave il memorar presente. Purg. xxui. US.
lui,

Fiorisce Onesto, bolognese, poeta, detto dall' Allighieri dottor illustre e di piena inteUifjenza nelle cose volnari.

De Vul El
pedestre,

i.

15. {Petr.

Tr.

Am.

iv.)

Fiorisce Dante da
colto e

Maiano del Poggio


di

di Fiesole, in-

ma

allora

gran fama, e da cui non


la pi'ima

pu andar disgiunta
Fondazione

la

Nina Siciliana,

femina che

s'abbia notizie che poetasse in lingua volgare.


del

Duomo

di

Orvieto,

glorioso del genio italiano, vero santuario dell'arte.

monumento Ne fu

archilelto Lorenzo Maitani, senese. La prima pietra fu posta


il

di 13

Novembre
Il

dal pontelice Nicol IV.


di Babilonia

1291.
citt

Soldano
difesa

con grandosle attornia


Templari:
la

la

d'Acri,

indarno da' prodi

sac-

cheggia tutta, e sessanta mila rimangono tra morti e feriti. poich II commercio Firentino n'ebbe inestimabile danno;
Acri dal Villani era chiamata un elemento del mondo.
Filippo
italiani,
fa

di

Francia,

per infame consiglio


italiani

di

due

prendere quanti

erano nel suo regno,


le

sotto pretesto di punir gli usurai,

onde

ricche negozia-

zioni de' Fiorentini furono rovinate.

Guido
di

di Montefeltro,

signore di Pisa, o per difetto

guardia o per baratteria de' custodi, prende a Fireiitini

24
Ponl-ad-Era,
il

SPECCHIO CRONOLOGICO
pi forte castello d'Italia che fosse in piano. Morte di Nicol IV.
l)

Luglio. Rodolfo Imperatore

muore

a Spira. {Vil-

an, L. VII. e. 146.)


1*292.

Guglielmo, marchese di Monferrato in Alessandria

della Paglia, rinchiuso da' suoi sudditi in

una gabbia, dove


Alessandrini,

mor

di dolore,

onde

la

guerra tra

gli

ed

figliuoli

del Marchese,

nella quale

quei del Monferrato


vii.

del Canavese ebber la peggio. Purg.

133.

Pitture eseguite nel palazzo


di

del

Comune da Fino
e buon da Berto

Tebaldo, Fiorentino.
15 Feb. Gianno della Bella, savio, valente
assai animoso
di

nomo,

buona

stirpe,

offeso

Frescobaldi, di nobile

si fa

popolano, e di ghibellino guelfo.

Dett leggi che venner dette ordini di giustizia contro


a'

potenti che facessero oltraggio a' popolani.


(

E per questo
Villani, L. viii.

fu da' grandi di atrocissimo odio proseguito.


e.

i. E non parvero posare, finche dabbene cittadino partirsi esule (5. Marzo 1294.) dalla terra tanto caramente diletta, abborrente dall' esser favilla di maggior incendio. Par. xvi. 127.

8 - Dino Compagni, L.
il

non videro

Dante, consigliato da' parenti e dagli amici, prende


a

moglie Gemma,
sue case e

figlia di

mente
le

di quella famiglia,

ond'era

le torri sulla

Mannelto Donati, non propriail celebre Corso, che avea piazza di S. Pietro (oggi Mer(affine all'altra)
a'

catino,

ma

di

quella probabilmente

che

abitava sulla piazzetta della Rena, che fino


si

nostri giorni

continuala a chiamare la piazza de' Donati.

Or poich

le

case degli Allighieri rispondevano a tergo contro a quelle

de' Donati, io
celli,

che

la gentil

la

morte

di

ho sempre avuto il sospetto, scrive il Fratidonna, giovane e bella, la quale, dopo Beatrice, guardava Dante da una finestra molto
lei accolta,

pietosamente, sicch tutta la pietade pareva in

non
Y.

altra fosse che quella, ch'egli poi prese in moglie.

V.

36. -

Ebbe
in

di

Gemma
:

sette figli

Eliseo ed Allighiero gli


si

morirono

tenera et

Pietro, a cui

attribuisce

mento

latino sulla Divina Comedia, pubblicato dal


;

un ComVernon
Mibeni

nel 1845

mor a Verona nel 1364 e fu sepolto

in S.
i

chele di Caipagna. Jacopo, a cui furono restituiti

DELLA VITA
paterni
;

DI

DANTE.

2(>

prese stanza a Firenze e condusse in moglie una

Jacopa

di Biliotto degli Alfani.

Anche

a Iacopo s'ascrivono

due Commenti che vennero pure pubblicati da lord Yernon nel 1848. Gli viene pure ascritto un componimento poetico,
il

Dottrinale,
la

in 00 capitoli,
di

ed un capitolo in terza rima

sopra

Comedia

Dante,

messo

in

luce

per la prima

volta da Yindelino da Spira,

Venezia, 1477. - Di Gabriele

sappiamo solo che vivea nel 1351. - Beatrice vest l'abito religioso nel monastero di S. Stefano, detto dell Uliva di
Ravenna. Nel 1330 G. Boccaccio
a
le

rec dieci

fiorini

d'oro

nome
di

della repubblica fiorentina. In Francesco Allighieri,


tgli di
il

ultimo dei tre


lina

Dante

III,

spir

la posterit

mascodi co.

Dante,
III,

poeta Sovrano. Ginevra, unica

figlia

Pietro

nel 1549 entr nei Sarego di Verona,

onde

Sarego rimasero eredi delle facolt e del cognome Aligero. Il Consiglio generale della Comunit di Firenze (Maggio,
1864)

proponeva a
i

S.

Fiorentino, a tutti
Allighieri di

M. il Re componenti

conferire

il

patriziato

la

famiglia dei Co. Sarego-

Scrive la
gloria

Verona e loro discendenti in linea mascolina. Yta JSuova, il primo monumento di


nuovo miracolo
Sigalas chiamava
gentile,
il

ch'ei volle inalzalo a quel

soave psicologia amorosa,


caro libriccino del cuore,
lutto
ci eh' di

che
il

il

pi

vero principio rigeneratore di

bello

di

buono

nell'

opere

dell' arte

moderna, e il Delcluze il primo e il pi spirituale del romanzi intimi, rifiorito cosi graziosamente dalle muse, come
meglio non sapremo sperare. E ben a diritto ebbe
tare
il

can-

nostro poeta che

Amore
il

cor gentil sono una cosa

(Son.lO), e che

Amore

fonte del gentil parlare


e

(SonA%,
di

se di tanta

squisita

armonia

inimitabile semplicit,
di

tanto
verit

profumo
gli

d' ineffabile

mestizia,

tanta

passione
e

seppe avvivare

quelle brevi pagine

colorire
si

con
tinui

la

pi soave favella quegli improvvisi tremiti onde

sentia dai polsi

V anima partire [Son.

9),

e tutti que' conil

movimenti che
e queir occulta

sul volto gli dipingevano


virt,

color del

core,

che

al

tempo

de' dolci sospiri

movea
zioni

della sudi Angela giovanissima, benignamente d'umil-

t vestuta.

Onde non

maraviglia

se

anche

le

altre na-

invaghissero di tanta grazia affettuosa e verginale,

26
e gareggiassero e
11

SPECCHIO CRONOLOGICO
a renderla

famigliare
il

nella

lingua

loro;

Zeloni (Paris, Lacampe, 1844), e

Delcluze (1841,

Paris, Delahays, 1854) la facessero assaggiare ai Francesi;

Ltel (London, 1842.); il Garow (Le Monnier 1846); il The early italan poets from Cullo tV Alcamo to Dante Allighier in the originai metres tor/ether with Dante' s
il

Rossetti

hi D. G. Rossetti, London, Smith, The Vita ISuova of Dante. Translated wit an Introduction and Notes by T. Martin, London, 1862) la recassero in inglese; I'Oykuausen (Lipsia, 1824), e C. Forster (Lipsia, 1841) in tedesco; Fr. Csaszar (Pest, 1854 2. ediz.) in ungherese; come il Canzoniere venisse voltato

Vita JSuova
)

translated
(

1861

il

Martin

in

francese dal Fertiault (Paris, Lecou, 1854, in prosa) dal


(Paris,

Delcluze

Delhays, 1854)

In tedesco

da

C. L.

Kan-

^EG1ESSER e C. Witte (Lipsia, 1827, Lipsia, 1842) alla quale

traduzione ebbe pur parte

W-von Ldema.nn; da Carlo Krafft,


;

sacerdote protestante (Ilatisbona, 1859, inversi sciolti), e

qualche componimento dallo Sculegel

in inglese dal

Burce

Whytte, e
intitolata

rfa/

al

La Vita Nuova fu dall'Allighieri suo primo amico, a Guido Cavalcanti, e in


Rossetti. -

volgare solamente,
sto

perch simile. intenzione


.

si

ebbe que-scri-

suo amico {Vita ISuova,


il

31.).

Cos
il

l'amicizia,

ve
te
il

Giuliani,

stata cagione,

perch

volgare italico

gi diffuso per
colla

Rime d'amore s'accreditasse pi largamenla

prima e gentile prosa d'amore, In quale tempo


Roccaccio lo vorrebbe scritto nel 1291,

poeta dettasse questo suo primo lavoro varia n'


Il

opinione.

meudipar-

tr'era ancor

vivo F affanno per la sua donna, desiderata


si

dagli angioli, di carne a spirito salita; n da lui

tono

il

Fauriel ed

il

Fraticelli;

Rrunone Rianchi ed

il

Giu-

VArrivabene nel 1293; il Foscolo nel 1694, nel suo vigesimo nono anno; il Riscioni nel suo vigesimo quarto; il Delcluze nel 1290, ed il Wegele verso il 1300. E a questa sentenza si accosta pure il prof. Lubin {Intorno all'epoca della V. N. p. 28.), e ne assegna l'epoca dopo la
liani nel 1292;

pasqua del 1300,

probabilmente nella primavera dello stesso


le

anno. Egli distingue

poesie dal libello

ci

prova come

piacesse al poeta ordinare nel libro della mente tutte quante


le visioni, gli

avvenimenti,

le

beatitudini di quelF amore pu^

DELLA VITA
rissimo, e raccontare
il

DI

DANTE.

27

tutto in bella prosa, assembrandovi

quelle delle sue poesie liriche che bastassero

indicarne la
affine di

sentenza, e darcene
farci

un saggio

in ciascun genere,

conoscere

le fasi

diverse della sua musa. - E di varia


gli eruditi
ci

guisa venne pure per


Vita JS'uova.
stasi
11

interpretato

il

titolo

di

vede che un racconto dell' edella sua infanzia [Early li f, vita mattutina) WFauriel

Garow non

vi

avvisa la preparazione intellettuale del poeta, lo svolil

gersi che faceva

suo ingegno, quasi fiore


il

ai

raggi di un

candido e fervente affetto;

Lubin

la

storia di ci che la

nobile natura del poeta prepar nella prima et a perfezio-

ne delle seguenti;
fezionamento di

la storia deirinlellettuale

morale pere teolo-

lui,

iniziata

dall'amor suo per Beatrice,


la scienza filosofica

continuata dall'amor suo per


gica,

perci
al

quasi

l'introduzione alla
il

divina Comedia,
la

proemio
di

Convito;

Witte

il

Wer/ele

confessione

Dante medesimo sopra una


il

crisi

profonda che attraverso


deir infanzia,
riposo

l'anima sua,

ritorno

alla

religione
il

dopa

aver indarno cercato nella scienza

che cercava^

onde
vuole
ticelli

il

titolo di Vita

Nuova non

significa per loro - ricorda

di fanciullezza,
la pi

ricordo di (giovent,

vita f/iovanile,
il

parte de' comentatori, e segnatamente

come Fra-

ed Emilio Anth,

vita nuova, vita fortificata

chiarori pi puri,

in

bens con esaltezza maggiore: daWesperienza ed illuminata dai breve vita trasformata, o direi con
Trlvulzio, ritiene che Vita
et della gio-

ma

Dante, quasi pianta novella rinnovellata di novelle frondi,


11

Giuliani poi, accostandosi

al

Nuova non ebba


aV adolescenza,

intendersi: vita (jiovine o

vent, n possa tanto

meno
la

significare et prima, eh' quella


lui operata da Anuova di che si parla quale Dante ancor pauroso

ma

rigenerazione in
vita

more, vita amorosa,

la stessa

nel XXV. del Purgatorio;


della persona, sostenne

nella

una passion nuova, sicch nel presente libro intende solo trattare della vita amorosamente vissuta con Beatrice, che in essa non s'avvis neppur dicevole il trattare alquanto della partita che la sua donna fece da noi V. N. % 29. 1293. A spese dell'arte di Calimala incrostato di marmi
bianchi e neri
il

tempio di S. Giovanni.

28

SPECCHIO CRONOLOGICO
(L'ultima notte di carnovale) Vanni Fucci, bastardo

{mulo) di messer Fuccio de' Lazzari,


il

nobile pistoiese, ruba

tesoro di S. Jacopo del

Duomo

di Pistola,
(il

ladro alla sae


il

gristia di belli arredi, Inf. xxiv. 138.


liotto

dossale,

pal-

d'argento,

entrando in chiesa dalla porta grande

rimpetto l'aitar di S. Jacopo.) Il furto fu tentato ma non posto ad efletto. (Y. Tiqri, Guida di Pistoia, p. 124.)
1294, 5 Luglio. Celestino V.
(

Pietro da Murrone) romito

Abruzzese, assunto

al Pontificato. Ei volle tra 'suoi

Abruzzi, in

Aquila consagrarsi, e fiss la sede in Napoli. Non guari dopo abdica al triregno per le male arti del card. Benedetto Gaetani, che a'24Decemb. gli sostituito in Napoli, col nome
di

Bonifazio YIIL

[Villani, L. viii. e. 5.) Inf.

iii.

59; Inf.

XIX. 52. 3 Maggio. Si fonda la chiesa di S. Croce in Firenze,

oggid famosa per


//ul/e.

li

grandi Italiani che vi ebbero pace [Vil-

lani,

L. vili.

e. 7. ;

Mos Filippo, Santa Croce di Firenze,


Guittone (Guido)
di

Illustrazione storico-artistica ecc. Firenze, 1845.)

Morte
dato principio

di

Arezzo, dell'ordine

dopo di aver anno avanti alla fondazione del monastero degli Angioli. A lui venne attribuita la gloria di aver perfejjionato il Sonetto^ dandogli una forma pi regolare e di aver dettato alcune prose nelle quali si cominciava a veder
dei Cavalieri Gaudenti,
l'

religioso e militare

qualche calore

di

eloquenza e

stile ordinato.

Morte
tore del

di ser

Brunetto Latini, notaio ed ambasciadi

comune ad Alfonso
scrisse in francese

Spagna, esule dopo

la

bat-

taglia di 3Iontaperti per molti anni in Francia.


di Dante,
il ),

Fu

m.aestro

Tesoro (voltato in italiano


eh' egli

dal fiorentino
di miele tratto

Bono Giamboni
di
fiori

chiama un arnia
delle pi

diversi,

un composto

preziose

gioie
le

dell'antico senno,

opera enciclopedica che

comprende
per

scienze

storiche, fisiche e naturali, le belle

lettere, e le scienze morali e politiche, lavoro meraviglioso

quell'et;

ad

autore

del

Tesoretto,

libro

in

versi

settenarii italiani, in cui ragionando di morale e di filosofia

naturale giov assai alla lingua, volgendola a trattare le


gravi materie.
Il

Tesoro,

il

Tesoretto

furono ridotti a

miglior lezione, col soccorso dei Codici, e illustrati dall' ab.

DELLA VITA
G. B. Zannoni
(Fir.

DI

DAME.
di

29

Molini, 1824.).

Vorrebbero alcuni che a


aver fatto a Dante

Brunetto debba attribuirsi


concepire
il
il

la gloria

disegno della Divina Comedia, conciossiach


la

suo Tesorelto abbia


smarrisce

forma

di

una Visione, ove l'autore


i

si

per una selva,


i

descrive

luoghi fantastici e

osserva astronomiche della D. C. si accordino con quelle esposte da Brunetto nel L. II. del suo Tesoro,
vizi e le virt. 11 31inich

dipinge imaginevolmenle
nozioni

come molte

L'enciclopedia del Tesoro g del Tesoretto, dice


Taillandier,

S.

Benato

sono definitivamente

il

poetico riassunto delle

ricchezze in cui Dante ha spigolalo a


glioso destino di quei
Luigi, e
il

mani piene. Maravidi

due

libri!
il

il

Tesoro dedicato a San

Tesoretto stato

Manuale

Dante.
regnare in Sici-

129o. Morte di Carlo Martello.

Federigo
lia.

III.

d'Aragona comincia

Par. XIX. 130.

Morte

di

Taddeo, medico fiorentino, soprannominalo


80; Conv.
10.

ripocratista, celebre per le sterminate ricchezzze cumulate

con r arte sua. Par.

xii.

1.

Marco Polo ritorna da' suoi


suo commento
di

viaggi.

Il

Taeffe,

nel

Dante, vuole che questo celebre viaggiatore

fosse legato in amicizia coH'Allighieri, e che da lui avesse


notizia di parecchi fenomeni astronomici,

proprii del cielo

e della zona torrida.

Verso

la fine del

1295 muore Forese Donali, condi Dante,

sanguineo di

Gemma, moglie

ed a

lui carij^imo.

Purg. xxii. 76.

Dante d'Aldighiero degli Aldfhieri, poeta fiorentino


s'inscrive all'arte de' medici e degli speziali pi prossima

a scienza.
arti

Che Dante

si

ascrivesse

alla

sesta
il

delle selle
Fraticelli
lo

maggiori nel 1295, e non altrimenti,


dall'

deduce
d'

aver egli fatto parte del consiglio speciale, e


aringato nel 1295 e 1296,

aver

in

esso

come

ricavasi

dalle provisioni della repubblica, lo che

non avrebbe potuto

se prima

non

si

fosse fatto ascrivere ad un' arte. Nella Sala

del B. Archivio centrale di slato di Firenze, tra le imagini

d'alcuni uomini celebri


arti,

che furono descritti ad una delle


di

vi

ha pure quella

Dante con

la

leggenda: Dante
in

Allighieri Ned. Spes. M,

CCXXXXVIL Anche

un Codice

30

SPECCUIO CRONOLOGICO

dell'Arte de' medici e de' speziali, che comincia dal 1297 o

va

fino al 1300,

a pag. 47

si

trova

il

nome

dell' Allighieri

inscritto nel 1297.

1295. Fiorisce Lapo Gianni, o sia Giovanni Lapo, notaio,

amicissimo d Dante e di Guido Cavalcanti {Son.


Volf). El.
1.

3.).

Nel

Dante pone Lapo per uno dei conoscitori del buon volgare; infatti le sue rime sono dettate in uno stile assai terso, e le immagini afl'ettuose e gentili.
13.

Fiorisce Gianni Alfani, lorenlino, valente poeta.

1296. 25 Marzo. Federigo d'Aragona proclamato re di


Sicilia a

Palermo.
19 Maggio. Morte di Celestino Y.
Discordie cittadinesche gravissime a Pistoia. Bian-

chi e Neri.

Muore Bono Giamboni Del Vecchio, giudice


tino (1262) del 'popolo di S. Brocolo {Villani,
xii. 35),

fioren-

e nel 1282

del Sestier di S. Pietro, volgarizzatore del Tesoro di


Latini,
delle Storie di P. Orosio,
dell'

BruneUo

arte della guerra di

Yeqezio,

della

forma

di onesta vita

di Martino

Dumense;

autore

dell'

Introduzione alle virt, della Miseria dell'uomo,

e del Giardino di Consolazione.

versit di

Papa Bonifazio Vili accresce notevolmente l'UniRoma.


al

Musaici neir abside della chiesa di S. Miniato

Monte.
1297. Secondo
del
il

Fraticelli scrive

la

IF

e la lY^ parte

Convito, la prima prosa severa che vanti la nostra fala

vella,

prima che

parli filosofa,

il

germe

delle sue ope-

re posteriori,
Il

enciclopedia

della sapienza del


il

suo secolo.
Convito solo
egli,

Foscolo vuole che rAiligiiieri componesse

ne' suoi 48 anni,

dopo

lo

morte

di

Arrigo VII, quando

senz' altre speranze probabili, travedeva e ritentava l'oppor-

tunit di tornare in Firenze [Sez.

ci.)

Emiliani Giudici nella partita

r intervallo
esuli

di

tempo che
d

si

frappone fra

sua dagli

e l'elezione
;

Arrigo di Lussemburgo a re de' Ro;

mani
cio

Tommaseo
il

sul torno del 1306

C.

Balbo prima del


il

1305;
e la

Witle
il

nel 1308;
lo

Gregoretti,

varcato

45^ anno,

dopo

1310;

Scolari la seconda parte nel 1292,


il

IIF nel 1313. A. Lubin vuole

secondo trattato

DELLA VITA
anteriore al 1300;
il

DI

DANTE.

ti

IV
III

scritto

non prima del luglio 1301,

dopo il 1300; ili eh' l'introduquando Dante avea gi in pronto quattordici trattati che doveano sela materia di lutti guirlo, ai quali i^uUa pi mancava che dare l'ultima mano,

non dopo

il

1308;

il

zione dell'opera intera,


i

e ritoccarli specialmente per migliorare lo stile, in un'epoca

di parecchi anni posteriore al 1310 [Intorno ali


V.
jS.

Epoca della
cominciato
;

con un appendice
Il

suW epoca
seguendo

dei trattati del Convito,


il

Graz. 1862).

Perticari,

Villani

(1),

solo ne' suoi ultimi anni, u potuto per la morte finire

il

Cento fanti vuole non solamente sia da porsi dopo la Vita

Nuova,
secondo

ma
lui,

necessariamente innanzi
il

soggetto

ritorno

di

il poema, il cui Dante a Beatrice. Esso II

finale
libro,

de' nuovi amori

e dei nuovi studj


il

del poeta,
fiore dell'e-

quando
t

la

sua Beatrice gi morta, quando

prima

passato,

quando
il

il

frutto dell'et virile

debbe
illustra

maturarsi col
tuisce

senno,

libro

che rappresenta anzi costidell'

quella

filosofica

disciplina

uomo che
la

quella

nuova poesia

della vita,

come
prima

prosa della Vita

Nuova
vito

illustra la poesia di quella

et.

fu scritta

prima della sua entrata nella giovent;


v'

La Vita Nuova il Con1832.)


e
Il

dopo che

era entrato

ne avea

r/i

trapassato l inPic-

gresso.

{Antol. di Fireize, Voi.


scritto
il

XLV, Marzo
il

chioni vuole

Trattato dopo

1310,

nel

IV

trova date storiche sicurissime per ritenerlo


dieci anni avanti (Gap. III e VI), e

scritto

oltre

per

di pi

ne trae con-

seguenza che

le

dottrine

civili

vennero dal

sommo

poeta
Ri-

svolte nel Convito prima di esser


tiene ile. 28 del Trattato

mandato

al confine.

IV

scritto dall'Agosto all'Ottobre

(1)

E cominci un Commento sopra XIV


il

delle sopraddette sue Canzoni


la

morali (molto eccellenti) volgarmente,

quale per
il

non perfetto

si trova,

se non sopra

le tre;

quale,

sopravvenuta morte per quello che si


Gioo.

vede, alta, bella sottile e g-randissima opera riuscia, perocch ornato ap-

pare d'alto dettato e


Villani^ L.
IX. e.

di belle

ragioni llosolchc

ed astrologiche.

133.-Compose ancora un Commento in prosa in fiorentino vulgare sopra tre delle sue Canzoni distese, comecch egli appaia lui avere avuto intendimento, quando il cominci, di commentarle tutte, bench poi o per mutamento di proposito o per mancamento di tempo che avvenisse, pi commentate non se ne trovano da lui; e questo intitol
Convivio, assai bella e laudevole operetta. Jiocc. Vita di Dante,
p. 67.

32
del 1298. -

SPECCHIO CRONOLOGICO

Che

il

li

Trattalo sia scritto poco prima del

1300

Io

lo

riterrei,

anche francheggiato
si

dall' autorit

di

Dante stesso, ove diversamente non


tare queste parole:

vogliano interpredel secolo,

A'oi siamo all'ultima etade


avre!)l)e

dovuto comporsi di XV Trattati, quattordici de' quali servir dovefano ad illustrare altrettante Canzoni d'argomento morale o filosofico. Conv. i. 12. - La vivanda di questo Convito sar di quattordici
Conv.
II.

15.

Il

Convito

maniere ordinata, cio quattordici Canzoni


di Virt materiale

d'Amore, come
far

Conv. i.;

come un'altro dovea

luogo

d'Introduzione a tutta l'opera. Ch'egli avesse gi ordita


di questa grande opera, e che non ci mancasse che il mettervi la trama, incontestato. Nel VII Trattato ei dovea parlare anche della Fortezza e della Ma-

tutta intera la tela

gnanimit (Coy.
trovato per
li

vi.

26)
il

nel

penultimo, XIV. perch fosse

savi

senso allegorico, che vale quanto ve-

rit ascosa, sotto

il

manto

della favola, o sotto bella

men-

zogna {Conv.

IV.

1.);

e quivi

pure pi pienamente della


12;
iv. 27.);

Giustizia, la quale

solamente nella parte razionale, ovvero


1.

intellettuale, cio nella volont (Cony.

e nel-

l'ultimo

Trattato riserbavasi trattare di quelle cose che

fanno raen belle e


dell'anima,
111.

men

gradite le virt che sono beliate

lo).

come sarebbero la vanit e la superbia [Conv. La gran mente di Dante tracciava vasto il disegno.
il

Egli scrlvea, dice

Fraticelli,

per far parte altrui dell'im-

menso tesoro

delle sue cognizioni.

Era un fiume che non


si

potea tenersi ristretto fra brevi argini e


valli e pianure,

distendeva per
a fe-

e discendeva per canali

e rivoletti

C43ndar le

campagne. Quest'opera, condotta che fosse stata al suo compimento, ci avrebbe presentato insieme riunita intera la sapienza di quell'et; et in cui prese la mossa
risorgimento
dell'

il
i

umano

sapere, ed in cui furono gettati

fondamenti della nuova lingua e della nuova letteratura

degl' italiani. -

Ben meritarono
il

dell'

accurata pubblicazione

del Convito gli editori milanesi Trivulzio, Monti, e Magfii nel

1826;
tutto
vito

il il

Pederzini nel 1831;

Witte, lo Scolari e soprat-

diligentissimo Fraticelli. La prima edizione del Confatta in Firenze dal Buonaccorsi, 1409. (Basilea

venne
;

1557

Basilea,

Oporino 1559, 1566

Strasburgo, Zetzzero,

DELLA VITA

DI

DANTE.

31^

1009; Ginevra, Gosse, (Venezia, Pasquali, 1740); Zana, 1760, 1772; Venezia, Pasquali, 1797 ecc.) fu voltalo in tedesco dal KA^^EalESSER.
Il

Venezia,
Il

Convito

Boutenceck a ratrattati

gione

paragona questa opera

di

Dante

ai migliori

lilosoiici
1. 1.

deirantichit [Gescchte der schoenen Wissenchaften,

p. 61.).

1297. Discordie
il

di
il

papa Bonifazio Vili

coi Colonnesi e

con Filippo 1298. Guerra fra Venezia e Genova. Battaglia navale


Bello,

quale scomunicato.

de' Genovesi a Curzola.

8 Settembre.

testimoniare

la
il

somma prudenza
Giuliani,

d'un popolo

di origine
si

grande, scrive

dai pi

savi di Firenze

ordina ad Arnolfo di comporre un disegno


potesse n maggiore n
Il

della rinovazione di santa Ueparata con quella pi sublime

magnificenza che inventare non


pi
bella

si

dal potere

degli uomini.

conchiude: non doversi imprendere


il

le

memorabile decreto cose del Comune, se ad un cuore che


11

concetto

non

di farle corrispondenti

vien fatto grandissimo,


cittadini insieme uniti
intitolavasi S.
sari,
I.

perch composto dell'animo di pi


in

un

solo volere.
(

Maria del Fiore.

Villani,

L.

nuovo tempio vm. e. 9 Va;

254.

1298-i;i0l. Giov. di Nicola Pisano scolpisce


di S.

il

pergamo

Andrea
della

di Pistoia,

maraviglioso capolavoro del miglior


e

tempo

scoltura,

nel

quale super di gran lunga

quello del Battisterio di Pisa, fatto dal padre, ed ogni altro,


forse nel perfetto disegno, nella variet dei gruppi, spesso

a tutto rilievo, non che poi nell' espressione, forza di sen-

timento, e Unitezza di lavoro.

30 Dee. Per lo

comune

e popolo

si

fonda

il

palaz-

zo de' Priori, oggi Palazzo vecchio. Era opinione che Arnolfo


fosse

costretto
sul

fondarlo a smusso,

perch non avesse a


spianate
case
degli

posare

suolo occupato gi dalle

liberti {Villani,
sa.
si

L.\ li.

e. 26.);

opinione oggi dimostrata falle

Esso non usc di squadra se non per


fecero dipoi.

aggiunte che

[M os

Filippo, Illustrazione del

Palazzo dei
imsuo

Priori, Firenze, 1843.)

Adolfo di Nassau, guereggiando per


periale,

la dignit

muore
Vti. 11.

in

battaglia, e gli succede nel

regno
3

il

34

SPECCHIO CRONOLOGICO
I

compelilore Alberto
di casa d'Austria.

che fu

il

secondo imperatore uscito

Puro. vi. 97. 1299, 8 Maggio. Ambascieria di Dante al comune di S. Gemgnano, col quale stabili un accordo concernente alcuni
particolari

della

taglia

guelfa.

[Ex

librs

Ileformationum

terrae S. Geminiani, tempore d. Mini de Tolomeis,


Potestatis).

De Senis

Nicol Acciaioli, d'accordo con M. Baldo d'Aguglione, altera carta,


il

quaderno,

il

libro pubblico,

staccandone una

donde si potea aver la prova di una sua ingiustizia. Durante de' Chiaramontesi, doganiere e camerlingo della Camera del sale, toglie una doga dello staio per fare suo
profitto di tutto
il

sale o danaro che, vendendo,


etade

avanzava:

Ch'era sicuro

il

sostener

lo

quaderno puzzo

e la doga. Purq. xii. 104.

Del villan d'AgugUon, di quel da Signa Che gi per barattare ha l'occhio aguzzo. Par. xvi. 35.

1300. Focaccia de' Cancellieri, nobile pistoiese, mozza una mano ad un giovanetto suo cugino per un' impertinenza fanciullesca da lui commessa, e non contento di tale atroce

vendetta,

corse a casa

il

padre dell'amputalo giovinetto,


e lo uccise.

che pur era suo


cidio

zio paterno,
le

Del qual parrie

dei Neri, che dapprima divisero Pistoia e poi Firenze (Cerchi e Donati).

ne derivarono

parti

dei Bianchi

Inf. XXXII. 63.

22 Febbr. Papa Bonifazio Vili bandisce


Giubileo.
(

il

primo

Villani L.

viii.

e. 36.

Inf.
ii.

xxvu.

28. - Casella

muore

in quel

romeaggio. Purg.
di Oderisi

76.

Morte

da Gubbio, famosissimo miniatore,


imaginata azione del poema.

e che tenne fioritissima scuola in Bologna.

3 Aprile. Comincia
11

l'

Gregorelti vuole la notte dello smarrimento nella selva sia quella che precede la domenica delle palme, dal 2 al 3

segnando il calendario gregoriano di queir anno la pasqua nel giorno 10 Aprile il Torricelli ritiene il 3 Aprile,
Aprile,
;

dom. delle palme, come giorno proemiale al viaggio ch'ei chiama dei sette giorni, assegnandone tre ore nel giorno ottavo il Minich la notte tra la domenica delle palme ed
;

il

luned santo, cio tra

il

giorno 3 ed

il

4 (Y. Appendice

DELLA VITA

DI

DANTE.

35

VArrivahene Ira il 4 ed il o; il P. Ponta [Orologio di Dante Allighieri) fa cominciare 1' azione dal plenilunio di Marzo (14 giorni di luna), cio dal tramonto del sole del 2 Aprile, sabato di passione, e a mano a mano ne descrive l'itinealle considerazioni sulla sintesi della div. coni. p. 42);

rario per

tre regni spirituali. F.Lanzi, nel suo


le

Ordinamento
(Roma,

ond' ebbe Dante Allighieri informato

tre Cantiche

1856)

ci

ritesse la Sinopi,

il

Diario ed Orario del viaggio

dantesco, e lo vuole cominciato la notte del Gioved 7 Aprile,


e compiuto
e
il

16 sabato di sera, e che vi consumasse 216 ore,


si

da

lui

non
il

diparte

il

De

Sanctis
il

il

Giuliani lo vuole coil

minciato

14 Marzo; Thouar

15; lo lineili, ed

Tommaseo,
la

suir orme del Boccaccio, lo vogliono invece avvenuto


del venerd della settimana di passione, 24
il

notte
;

Marzo
1300
al

del 1301
al

Fraticelli, nella notte dell'ultimo giorno del

primo

del 1301 ab incarnatione, cio nella notte del 24

25 Marzo

a nativitate; Donato Giannotti

il

marted notte della settila

mana
dopo
1300,

santa,

il

P.

Bartolommeo Sorio

sera dagli otto al


;

9 Aprile, dal venerd santo sera al sabato santo


le

P.

Guerra

sei

pomeridiane del Sabato

di

Passione 2 Aprile

e compiuto

dopo

le sei

pomeridiane del successivo


di
(

Sabato Santo 9

di esso

mese, cosicch l'azione breve giro

questo
Viaggio

dramma

sia rinchiusa nel

di sette giorni.

poetico di Dante Allighieri,

Modena, Cappelli,

1859.) L'in-

signe astronomo Ernesto Capocci nelle sue Illustrazioni cosmografiche della divina Comedia, Napoli, 1856,
ci

offre in

un quadro l'Itinerario, mi piace di riportare.


1. ;;iorno
ore
0.
-

il

giornale di tutto

il

viaggio, ciie

Domenica
in

delle

palme
Inferno

Notte

Dante smarrito

una selva oscura,


.

vaga per

essa, giovandosi della luna piena

e.

i.

12. Al far del d trovasi a' pie


la cui salita
gli

d'un colle dilettoso, impedita da tre lere, che


si

lo

risospingono a rovinar nella valle. Gli


l'

appresenta

ombra

di Virgilio,

deputato da
guider al-

Beatrice a salvarlo;
pel

esortandolo a seguirlo

cammino

inferno^

donde

lo

36

SPECCHIO CRONOLOGICO

r Empireo. Danle
Virgilio.

si

muove

lien dietro a

%. [Ripensa e si

vello

sgomenta; riconfortato dal nole tre donne benedette che han di lui cura nel cielo, e la
suo duce, rivelandogli
in

discesa di Beatrice in inferno, per muoverlo

suo soccorso
II.

e.
-

il

giorno

4,

Lunedi (santo)
la

0. Principia la
.

notte - Entra per

a visitare le perdute genti

....
mura

porta infernale
e. in.

6.

Mezza notte r Giunge, discendendo sempre (4." cerchio guardato da Pluto) ove son puniti
gli

avari e

prodighi (fuori le

della
e. vji.

citt di Dite)

12.

Alba - Sono tra

gli eresiarchi

(dentro

la citt
e. xi.

18.

di Dite) indi a poco Pervengono pi gi tra

g'

impostori dell'arte
e.

divinatoria (4." bolgia)

xx.

Mezzod - Ancora pi gi, s'imbattono


satori ed alchimisti (10 bolgia)

...
. .

tra' fal-

e
.e.

xxix.

24.

Termina

il

giorno -Sono giunti nel pi profondo


a Lucifero

dell' abisso, innanzi

xxxiv.

III.
0.

giorno

5,

Marted (santo)
centro

Principia la notte - Si aggrappano alle vellute

coste di Lucifero,
della

e passano oltre

il

Terra, su per la verticale

emisfero

........
e

nell' altro

id.v.68.

Dopo un' ora


decca

mezzo

in circa si

trovano sulla
id.v.96.

piccola sfera, della faccia opposta alla Giu-

24. Indi riprendono, girando, a

montar

su, e senza

aver cura d'alcun riposo riescono a riveder


le stelle, alla fine del
la

giorno - Qui termina


id.v.l39.

prima Gamica
I. giorno
-

e,

Mercoled (santo)
PurgatoriQ

ore
0.

Alba - Questa seconda cantica


giorno naturale agli antpodi,

principia

col

che risponde

DELLA VITA
al princpio del di partenza

DI DANTE.

Tj

giorno artificiale del luogo


e.
i.

S'avvengono
.

in

Catone, che loro addita


a'

il

da
del

farsi

per salire

suoi 7 regni

(il

monte

Purgatorio)

id.v.31.
il

Sta per sorgere

Sole - Sopraggiunge l'angelo

che traghetta

le

anime a quelle sponde


il

e.

ii.

gi sorto

il

Sole -Si mescolano con le anime,

ansiose coni' essi di salire


12.

monte

id.v.5a.
e. vi.

Declina
Sta per

il

giorno. Incontrano Sordello

finire.

Questi

li

mena

nel fiorito buril

rone, ove son astretti ad attendere

nuovo
e. VII.

giorno
,

gi finito

il

primo giorno - Favellano alle

anime
diarli

ivi raccolte.

Vengono due angeli a


la biscia

loro
insie. vili.

guardia,

e fugano

venuta a

16.

Sono
in

incirca le 3 in 4 della notte - S'inchina

suir erba e

24. Sta per finire.


%'.

si addormenta Sogna deH' aquila che


-

...
.

e. ix.

lo rapisce, id. v. 13.

giorno

7,

Gioved (santo)
- L' aquila, cio Lucia,
id. v.

0.

Alba del secondo giorno


lo

porta suir estremo dell' antipurgatorio


il

40

2.

Gi
la

Sole alto pi che due ore - Entrano


id.v.90.

porla del Purgatorio


la

o.

Tramonta

Luna: salgono per una pietra fessa

().

sul primo ripiano Mezzod - Un'Angelo

ex.
gli

addita
il

la

scala pel

secondo ripiano, cancellandogli


la fronte

primo

P dale. xii

9.

Vespro -Salgono
parimenti
fronte

il

terzo ripiano, ove gli vien

cancellato

un

secondo

dalla
e.

xv.

IO.

Il

Sole

si

appressa

al

tramonto. Escono dal tristo


g' iracondi
. .

fumo, ove purgansi


12
18.

.e. xvii.
.id. v. 70.

E tramontalo mezzanotte
indi

- Si

fermano

Ira gli accidiosi

si

Rimangono
addormenta

tra
.

gli

accidiosi,
e.

Dante

xviu.

38

SPECCHIO CRONOLOGICO

24. Termin{\ la notte -

Sogna
-

la

femmina balla

e.

xix.

1. giorno
0.

8,

Venerd (santo)

gi spuntato

il

sole (terzo giorno). Si desta,


.
.

va tra
5.

gli

avari, golosi e lussuriosi


-

v.37.

Manca un'ora a mezzod


peranza

Giungono all'albero con pomi odorosi onde escono voci di teme.

XXII.

8.

Due ore
6. al

circa
7.*^

dopo mezzod

Trapassano dal
sormontato da
c.xxv.

ed ultimo cerchio,

fiamme
9,

Si

appressa
le

il
i

termine del giorno -Veggono tra


libidinosi
divisi

fiamme
calando

in

due schiere
e.

opposte
11. Sta
il

xxvi.

Sole -L'angelo

g' invita a

pas.

sar tra le fiamme, per giungere a Beatrice


12.

e.

xxvii.

Tramonta
sasso

il

Sole;

son fuori

del fuoco

si

fermano a pernottare

su' gradini tagliati nel


id. V. 68.

23. Sta per finir la notte -Gli


24.

appare Lia

in

sogno,

id. v.

92.

finita

-Si desta e
VII.

si

leva con Virgilio e Stazio. id.v. 109.


-

giorno

9, fSabato (santo)

0.

Principia

il

giorno quarto -

Gmngono
monte
.

al

Para.

diso terrestre in cima sul


6.

c.xxviii.

Mezzod - Matelda

lo

guida a bere del fonte

Euno, e
alle
la

lo

stelle.

rende puro e disposto a salire Termina senz'altro il giorno e c.xxx.


-

Cantica

vili, giorno
ore
0.

IO,

Domenica

(di

Pasqua)
Paradiso
s

Sorge
trice

il

giorno quinto - Lascia la terra e


il

slancia verso

cielo,

trasumanalo, con Bea-

CI.
la terra,

18.

Guarda

trovandosi col volgersi co' Ge-

melli, quasi sul

culmine della gran secca

e.

xxii.

24.

in

La torna guardare, sovrastando a Cadice e. xxvii. Indi si avvia felice all' Empireo a prendervi la Pasqua compagnia del sodalizio eletto alla gran cena del bene. )>

detto Agnello.

DELLA VITA
11

DI

DAME.
il

39
giorno
di

in

Pasqua queir anno, e quello del plenilunio, donde deriva quanto


Capocci confessa
di

aver verificalo

egli

avea fermato nel quadro


di Aprile,

dell' Itinerario. L' istante del

plenilunio dato dal calcolo per le 2 ore (da Parigi) dopo


la

mezzanotte del 5

invece del 3;

ma

ci

prova

non l' avea certo osservato, ma preso da' lunari del tempo, quando cominci a scrivere la grand' opera; se pur noi facesse scientemente, per comporre tutto quanto il suo poema entro limiti della setsolo che un colale istante egli
i

timana maggiore.
15 Giugno. Dante entr ne' Priori e vi stette sino
il

15 Agosto. Ebbe a coleghi, come abbiamo dal Priorista autentico della Signoria

che

si

conserva nelle Riformagioni

NolTo di Guido, Neri di messer Jacopo Giudice, Nello d'Arrighetto Doni, Bindo di Donato Bilenchi e Ricco Falconetti;

Gonfaloniere

di

Giustizia,

Faccio da Micciole.
lettera ricordata

Tutti

11

mali, cos egli in

una sua

da Bruno Are-

tino, e tutti g' inconvenienti miei dalli infausti comizj del

rato,

mio Priorato, ebbero cagione e principio; del quale Priobench per prudenza io non fossi degno, nientedimeno
per fede e per et non ne era indegno.

Musaici della
in

facciata

di

Santa Maria Maggiore

Roma,
Italia

fatti

Come
in
di
il

da Filippo Nossuti e terminati da Gaddo Gaddi. si divulga in Firenze la nuova della venuta
di

Carlo

Valois,

guelfi

fiorentini

veggono

arrivato

tempo

della vendetta,
di

nata gran ciurma nella chiesa


di

prendono animo, e ragsanta Trinit, giurano tutti

profondere tesori, usare accorgimenti, tentare ogni via perch egli venisse a Firenze, col pretesto di fermare la

pace e ricomporre a buon ordine il governo, riputandosi certi che parte bianca ne sarebbe per sempre disfatta.

Mandarono ambasciatori
Bonifacio,

al papa, e ne ottennero l'assenso. che avea gi creato Carlo conte di Romagna,

capitano dell'armi della Chiesa, e signore della Marca di

Ancona,

lo investe del titolo di paciere, e lo invia in

Firenze

col secreto

comando
la

di

spegnere

Bianchi, e ridurre laillt

tutta a parte guelfa. Dante, appena ebbe conosciuto le


de' Neri, e

trame
runa

deliberazione

di

chiamare Carlo in Firenze,


che preveda
la certa'

col santo anlore del cittadino

'lO

SPECCHIO CRENOLOGICO

della patria, protest contro lo iniquo proponimento, lo disse

congiura contro

la salvezza della repubblica, e dichiar di


il

opporsi con ogni sforzo, perch


in

lupo non fosse introdotto


a

mezzo

all'ovile.

Eletto ambasciatore

papa Bonifazio,

per islornare

tal flagello,

voce che
rimaiufo,

l'

uomo grande, senchi va ?


Bonifazio,

tendo
Se
io

in se tutta

l'onnipotenza del suo intelletto, dicesse:


s'

vo,

chi

rimane ?
si

io

temendo non

rialzasse la parte Bianca, se

Dante tornava
lu.

a Firenze, con buone parole lo ritiene


di siffatta frode gli

presso

E per

d aspro rabbuffo, chiamandolo:


de'

Lo principe

nuovi Farisei,

Inf. xxvii. 83.

1301, Gen. Morte di Guido Cavalcanti.

Cimabue lavora
di

di

musaico

alla

Tribuna del

Duomo

Siena. Pitture a fresco di Giotto nel palazzo Lateranense

Roma.
23 Giugno,
l

Bianchi ed

Neri rivengono alle prese,

incitati

pi che placati dalla mediazione del cardinale di


i

Acquasparta:
tra' quali

Priori,

per non
i

si

mostrare

di parte,

mandi

dano a confino alcuni

tra

capi de' Neri, e alcuni de' Bianchi,

Guido Cavalcanti,

amico

di

Dante,
e.

genero

Farinata, odiato da Corso. {Villani, L.

viii.

42). In questa

occasione Guido,

colto da gravissima infermit,

contratta

dal pestilente aere di Serazzano (nella

maremma
(

volterrana)

scrisse la pi affettuosa delle sue poesie

Tu

sent, Ballatetta,

che morte...) ed probabile ch'essa contribuisse a procacciargli


il

richiamo dal bando. Questo atto d'umanit parve iniqua

predilezione a danno di molti prestanti cittadini, che, sospi-

rando,

protendevano

le

braccia

ai

parenti

alla

negata
la

patria, e perch
inflessibilit del

Dante era temuto e odiato da molti per


suo carattere, per
il

la incorrotta rettitudine

delle sue azioni,


zialit.

ritorno dell' amico gli fu apposto a par-

Maggio.
Figtt^e

Bianchi Pistoiesi,
i

coli'
i

aiuto
si

de' Bianchi

Fiorentini, cacciano di Pistoia


(

Neri,

quali

rifugiano in

Villani, L. viii. e. 45

),

e accostati^ alla parte nera,


al potere,

fawS
la

che questa prevalga alla bianca. Venuta

cangia nella repubblica modi di governo e governanti.


repubblica
fireritina,

dominata dai Neri, delibera

di

Onde muover

DELLA VITA

DI

DANTE.

41

le armi conlro Pistoia, perch dominata dai Bianchi, ed a meglio ottenere la vittoria si collega con quella di Lucca.

Capitano

de' collegati
di
in

fu

eletto
figliuolo

Moroello IV. Malaspina,


di

marchese
di

Giovagallo,

Manfredi,

marito

Alagia,

Lunigiana,

nella vai di

Magra, ond'egli da

Dante chiamato vapor di Valdmagra. La battaglia avvenne Tanno 1302 nel piano eh' tra Serravalle e Montecatini, nel campo Pesciatino, ch'egli chiama Campo piceno.
//.VI. 66; XXIV. 142 - Spezzer la nebbia allude all'antica
Vallis nebulae vai di nebbia poi vai di ISievole dalle

nebbie

onde gi
1

fu

ingombra per le sue acque stagnanti. js^ov. Mentre Dante era in Roma, oratore a Bola

nifazio Vili, Carlo di Yalois entra in Firenze: add cinque,

riceve solennemente

signoria

la

guardia della citt:

Corso pure
ed arse
le

vi ritorna e la

guerra civile seco: saccheggiate


li-

case de' Bianchi: una legge dona al podest


i

cenza di chiamare a sindacato


(

fatti de' Priori,

anche assenti.

Villani, L. vili. e.

49 - Dino Compagni, L.

ii.)

Morte
Firenze,

di

Alberto della Scala.

1302, 27 Gen.

Caute

Gabrielli

d'

Agubbio, podest

di

condanna Dante

all'esigilo. -

Z>ow?)mm Palmerium

de Altovilis de
Petri Majoris ;

sextu Burgi; Dante Alagherii de sextu S.

Lippum Becche de sexlu Ultrarni; Orlanduc-

cium Orlandi de sextu Portae Domus. (Questa sentenza esiste


tuttavia nel libro del Chiodo delle Riformagioni, Capitoli,
Classe XI, disi.
i.

n. 19.

e. 2.):

e solo nel 1772 fu scoperta

nell'Archivio della comunit di Firenze, dannato di bel


in

nuovo

contumacia

il

10 Marzo, e ad esser arso vivo. - Con quella

stoltezza, eh' la

pena dell'odio, accusavasi

il

grande uomo

di baratteria, e notinsi le

parole della sentenza: ex eo qnod ad

aures nostras, et curiae nostrae notitia, fama referente, pervenit.-Egli che nota
il

villan...

da Signa che gi per barattare


i

ha l'occhio aguzzo;
in deriso

egli

che nomina
si

barattieri accanto ai

mezzani, mercenarii d'amore,


i

vendica dell'accusa volgendo

calunniatori con una di quelle ironie delle quali


di

egli era

maestro potente per pi

due canti continuata.


Saltarelli

Jnf. XXI. xxii dell' esiglio


gli

Ed

ei

doleasi gagliardamente che nell'onore

fosse

accomunato quel Lapo

che

poi nel Paradiso contristava d'infamia, xv. 128 - Gante

Ga-

42
brielli,
il

SPECCHIO CRONOLOGICO
carico d'oro, e delle maledizioni dei buoni e dei
altra
tristi

abbandonava Firenze per onorevole commissione in Sicilia.


d 4 aprile 1302,

non meno
il

Carlino de' Pazzi d per danari a tradimento


stello di Piano d

ca-

Trevigne

a'

Neri di Firenze, onde impri(

gionato

il

presidio ed impesine alcuni.

Villani, L.vui. e. 53.)

Inf. XXXII. 69.

Folcieri de' Calboli, eletto Podest in luogo di Gante

de' Gabrielli
fa pigliare

corrotto

con danaro dai capi


di

di parte nera,

molti

cittadini,

cui quelli

avevano

gelosia,
li

sotto pretesto che conspirassero

co' Bianchi
)

fuorusciti e

al carnefice.

Villani, L. vni. e. 59.

Dante a Siena. Qui riseppe meglio


e altrove.

le

sue vicende

e della casa bruciata e de' terreni guasti in pian di Ripoli

Scacciato

dalla

guelfa
di
gli

Siena,

ripara

prima a

Gargonza e ad Arezzo, ove


fino al 1304.

speranza in isperanza dimora


esuli fiorentini,

Intanto

che

senza nulla

concludere,

si

portano a Forl, dov'era capo Scarpetta degli

Ordelaffi, caldissimo sostenitore de' Ghibellini in

Romagna,
di

secondo

il

Troya, spedito da' suoi

compagni
il

esiglio

ambasciatore a Bartolommeo della Scala,


affine di ottener

rjran

Lombardo,
si

qualche aiuto

al partito suo,

e vi

trat-

tenne un certo tempo, accolto e trattato splendidamente

da quel Signore.
1304,

Il

Troya vuole
del 1304.

vi

si

recasse

il

Marzo

ma

io

ritengo vi fosse nel 1303,

perch Bartolom-

meo mor
nove anni.
su per

nel marzo

Paracl, xviii. 18 -

Can Grande aveva allora Una reminiscenza del sognell'ibi/", xii.

giorno di Dante a Verona, e dell'aver quinci peregrinato


la valle

d'Adige e nel Trentino trovasi

4; rv. 7; XX. 61.


6 Nov.
Il

papa manda legato a moderare


d'

Neri

quel medesimo cardinale


1303, 3 Marzo.

Acquasparta, venuto gi inutili

mente l'anno innanzi a moderare


I

Bianchi.

fuoruscili, assembrati a Mugello,

pren-

dono il borgo e poggio di Puliciano, e pongono l'assedio ad una fortezza che teneano firentini, ma vengono dispersi, ed alcuni presi e decapitati. [Villani, L. viii. e. 60.)
i

Alberto d'Austria invade e diserta


XIX. 115.

la

Boemia. Par.

DELLA VITA
7

DI

DANTE.

43
in

Sellembre. Bonifazio,
il

imprigionalo

Anagni,

per ordine di Filippo

Bello, re di Francia. Sciarra

Colonna

ed

il

Nogareto,

regolatori

dell'assalto

contro

il

Pontefice.
il

Bonifazio tanto dolore ne prese da averne spenta la vita


d 11

Ottobre 1303
Piirg. XX. 8o.

Villani, L. viii. e. 63 -

Dino Compagni,

L.

II.)

22 Ottobre. Nicol Boccasini, da Trevigi, frate predicatore, ascende


[Villani, L. vili.
il

soglio papale col


66.)

nome

di

Benedetto XI.
cardinale
parti,
in
ai

e.

1304, 10 Marzo.
d'Ostia,

Nicol

Albertini

da Prato,

gran politico e nemico del furor delle

qualit di ambasciatore, inviato da papa Benedetto


frenlini,

XI

onde
d

li

persuadesse a metter gi

gli

odii

ed a

raccogliere in patria gli esuli che pure erano

fatelli.

Giunto

a Firenze

il

10 Marzo, scrive

a'

fuorusciti di Arezzo, pro-

mettendo loro che sarebbero pienamente riamessi negli antichi diritti,


i

e che sarebbe loro ridonata la patria secondo


lor voti.

medesimi

Dante, non solo a

nome

del co. Ales-

sandro Guidi da Romena,


ghibellini,

ma

altres del consiglio de' dodici

{S.

di cui egli faceva parte, ne detta la risposta. Opere minori di Dante Allighieri, per cura di P. Fraticelli,
)

v. IH. p. 438.

Quantunque
in

a' d

26 aprile, raunato

il

popolo

sulla piazza di S. Maria Novella, le famiglie nemiche,

con

rami

di ulivo

mano,

si

pacificassero,

pure

le

benevole

intenzioni del cardinale e gli ardenti voti de' fuorusciti

non

sortirono alcun efletto.


il

Dopo alcunrmesi

d'inutili trattative,
(

Cardinale minacciato dov lasciare la citt

Giugno
e.

),

lanciandole

contro l'interdetto.
l'

[Villani, L. viii.
sfidato

70.)

Con questo giorno


Inf. X. 74. 81. 1
la bizzarra

Allighieri,

d'ogni
il

speranza,

credette che veramente fosse

incominciato

suo esigilo.

Maggio. Gli abitanti

di

borgo San Friano hanno


orribili

idea, di fingere nell'Arno l'Inferno sopra barche

e navicelle,

con fuochi e demonj

a vedersi

con

tormenti ed uomini nudi a guisa di anime tormentate querelantesi con altissime strida.
Il

ponte alla Carraia,


s

il

quale

era allora di legname da pila a pila,


titudine accorsa a quello spettacolo,

carico di tanta molin pi parti,


viii. e.

minato

cagion l'eccidio di molla gente. [Villani, L.

70.) -

44
Forse, scrive
il

SPECCUIO CRONOLOGICO
Minich,
la

luttuosa catastrofe per la ruiiia


il

dei ponte alla Carraia sotto

peso

dtella folla

che assisteva
agli spi-

al tnto spettacolo de' supplizj


riti

inflitti

da'

demonj
e lo

dannati, scosse la mente dell' AUighieri,

indusse

alla scelta del soggetto del

suo poema.
il

5 Giugno. Filippo

Bello che avea


il

pur

dianzi

coperta d'insulti la Chiesa di Dio, forza


la dignit pontificale venisse conferita
Il

conclave perch

ad un suo suddito. nuovo papa fu l'arcivescovo di Bordeaux, Bertrando de Got di Guascogna che prese il nome di Clemente V. Abbindolato egli dal re francese, trasse prigioniera in Avignone
80 - Y. Rahanis, Cle-

la sedia pontiticale. [Villani, L. viii. e.

ment V et Philippe le Bel, Paris, 1858 - Lettre a M. Ch. Daremberg su l'entrevue de Bertrand de Got avec Philippe le Bel. 1858 - Christophe, histoire de la Papaut pendant le

XIV

siede, Paris, 1853. Voi.


;

1.

178 e seg.

(trad. in ted. dal

Bitter, Paderbona, 1853)

Ab. Lacurie, Dissertation sur l'enet

trevue de Philippe-le-Bel

de Bertrand de Got,
la

Saintes

Ab. Andr, Histoire politique de

au

Monarchie
Paris.)

pontificale

siicele

ou

la

Papaut Avignon,

20 Luglio. Nascita di Fr. Petrarca.


21 Luglio. Sciaguratissima impresa (Baschiera Tosin-

ghi) alla Lastra, sopra Montughi, a due miglia da Firenze,


capitanata da Alessandro dei conti Guidi, signori di
nel

Romena
la

Casentino {Villani,

L*.

viii. e.

72). Poco
la

dopo
di

rotta

della Lastra,

Dante male'dicendo
61.)

mallezza de' suoi comallo studio


il

pagni di esigilo {Par. xvii.

va

Bologna,
in

e vi rimane probabilmente non oltre

1.*^

Marzo 1306,

che
i

Bolognesi, riaccostandosi

ai

Neri di Firenze, cacciarono

fuorusciti Bianchi, e furono interdetti e privati dello Studio


pontificio.

da un legato
in Perugia,

27 Luglio. Morte del santo pontefice Benedetto XI


per veleno,
11

forse propinatogli
la

d'ordine di Fiil

lippo

il

Bello.

P.

Marchese

vuole avvenuta

4 Luglio

1304

{Villani, L. vui. e. 80).

1305. Lettera di Dante, diretta ad Oberto

Conti Guidi,

nepoti

del conte Alessandro da

e Guido dei Romena, per

condolersi della morte del loro io Alessandro, esortandoli

a farsi eredi delle di

lui

virt,

com'essi erano eredi delle

DELLA VITA
sue fortune.
fra
gli
Il

DI

DAME.
la lettera

41)

Wilte opina che


[1

sia stata scritta

anni 1308 e 1311.

Fraticelli

ne assegna invece
v. ni. p. 445.

quest'epoca - Y. Dante, Opere minori,


Scrive
il

primo

libro

de Vulgar eloquio, primo


e dalla divisione delle lin-

documento
gue,
ei

della storia delle lingue. Incominciando egli dal-

l'origine di ogni parlare


tratta queste

umano

due altissime questioni di filosofa e di linguistica, se non adeguatamente almeno non falsamente. Venuto a' dialetti dell'Europa romano-barbara li divide in
secondo
le

tre,

affermazioni dell' of,


eh' l'attuale

oe'il

e s;

fermasi su Investiga

questo

ultimo,

de' popoli italiani.

l'indole e la condizione de' quattordici dialetti allora parlali


nella

penisola,
di
il

li

esamina
dare

tutti,

tutti

li

combatte,

rigido

soverchio verso la
privilegio
di
il

sua Firenze, negandole non

pure

nome

alla lingua,

ma

la fa-

colt di arricchirla pi facilmente col troppo;

suo dialetto;

lo

che

ma

ei

forse facealo pel solo desiderio di formare

una lingua comune all'Italia, e di creare al pensiero nazionale un elevala maniera di esprimersi; e cos ei prende a mostrare che la vera italiana favella non n losca, n lombarda, n d'altra provincia, ma una sola, e di tutta la
terra - ch'Appenin parte e
il

mar circonda

e l'alpe. - In-

segnando a' suoi coetanei, come questo idioma illustre, fondamentale non avea nessun limite, ma faceasi bello di ci
ch'era migliore
in

ogni dialetto, egli cercava di soflbcare


in fatto di

ogni contesa di primato

lingua nelle varie Pro-

vincie, ed insinuava l'alta massima,

che nella comunione


cerca per quali per-

reciproca dell'idee sta gran parte de' progressi dello spirilo

umano. Nel
sone e
illustre, e

II

libro,

non compiuto,

ei

di quali

cose abbiasi da' poeti scrivere nel volgare


il

specialmente lien discorso della Canzone,


si

modo

pi nobile che per lui


lersi,

cercava. Egli gravemente a do-

scrive

il

P. Ponta,

che quest'opera
le

sia

rimasta im-

perfetta.

Se compievasi. Dante assegnava

regole al volgare

di qtial sia composizione, sino al parlare d'una sola famiglia; dei quali tutti si fa uso nella Comedia, chi ben ne
cerca. - Del disegno di quest'opera,

non ancora incarnalo,

ce ne fa egli parola nel Tratt.


gi

I.

del Conv. .5:

di

questo

parler altrove pi compiutamente in un libro ch'io in-

46

SPECCHIO CRONOLOGICO
di fare,
libri

tendo
quattro

Dio concedente, di Volgare eloquenza. Dei


El.

che doveano comporlo [De Vulg.

L.n.

e.

4.)

due soli (1). Che il trattato de Vulg. El. fosse scritto da Dante nel suo esigilo egli fuor di dubbio, perch'ei slesso ce lo dice. (L. i. 6, 17.) - \\ Balbo lo vuole cominciato nel 1304, e che prima del Gennajo 1305 giugnes-

non ne

scrisse che

se sino al

e. xi.

del libro 1; trovandosi in questo mentovato

come vivo
mor
logna per
fa

tuttavia, Guglielmo

marchese

di

Monferrato, che

in quel
le

mese. Ritiene inoltre ch'ei


suo dialetto.

lo dettasse

a Bo-

molte lodi che ne dice, e pel magnificare ch'ei


il

sovra tutti

Il

Fraticelli vuole

scritto

il

libro dal

1305

al 1306,

ed

il

secondo non pi tardi del 1307.


al contrario

L Emiliani
pugna
senza

Giudici, sull'autorit del Villani e del Boccaccio,

lo ritiene scritto a

Ravenna. Lo Scolari

ne im-

l'autenticit.

Solo nel 1529 fu pubblicato in Vicenza in volgare,

ma

nome

di

traduttore

la versione fu ascritta al Trissino.

la luce nel

{\. Foscolo, Discorso sul Tes'o, cxxvi.) Il testo latino vide 1577 in Parigi per Jacopo Corbinelli, da un codi propriet

dice ritrovato a Padova,


fiorentino.

di Pietro

Del Bene,

Fu esso tradotto
ital.

in tedesco,

da C.Kankegiesser,

Lipsia 1845: l'argomento illustrato da C.L.


die

Ferkow: Ueber
della

Mundarten der

Sprache (Sui

dialetti

lingua
voi. ni.

italiana, nel libro:


p, 211. e seg.); dal

Romische Studien, Zurigo, 1808,


:

Fughs

Mgen Zeilwbrter

in d.

Ueber die sogenannten unregelmsroman. Sprachen, nebst Andeutungen


detti

iiber die wichtigsten

roman. Mundarten (Sui verbi cos


L. G.

irregolari nelle lingue romanze, con osservazioni sui dialetti

romanzi pi importanti; Berlino 1840); e da

Blanc:

Von den
(1)

italien.

Mundarten

nella

Grammatica

italiana, Halle,

quattro
fine,,

Fece un libretto che intitola De Vulfiari Eloquio, ne promette fare libri, ma non se ne trova se non due, forse per l' affrettato suo

d' Italia. Villani, ix. 135. -

ove con forte e adorno latino e belle ragioni riprova tutti i volgari Gi vicino alla sua morte, compose uno libretto
il

in prosa latina,

quale egli intitol De vulgari eloquentia, dove inten-

deva

di dare dottrina a chi'

imprendere

la

volesse, del dire in rima; e co-

mecch per lo detto libretto apparisca lui avere in animo di dovere in ci comporre quattro libri, o che pi non ne facesse dalla morte
soprappreso, o che perduti sieno gli altri, lamente. Boccaccio, Vita di Dante, p. 67.

non appariscono che due so-

DELLA VITA

DI

DAME.

4i

18i4, pag. 622, 677.) - V. iMcolini, Considerazioni


agli asserti di

intorno

Dante nel
in. 137,

libro della

Volgare Eloquenza ecc. Volgare eloquio.

Nicolini,
di

Opere,

168; Pertcari, Dell'Amor patrio


il

Dante

AUigliieri, e del suo libro intorno

1306. Dante a Padova, e vi chiama Pietro, figliuol


giore, c\Q

magdi S.

l'accompagn poscia a Ravenna. Certo

il

27 Agosto

fu testimonio

ad un contratto, rogato nella contrada

Martino,

in

casa Papafava, praesentihus Dantno

quondam
Pie-

XlUqerii de Florentta et nunc stai Padue in conlrata S.

Laurentii Si vuole che quivi innamorasse


li-a

di

Madonna

La casa abitata dal poeta l'antichissima casa Carrarese a S. Lorenzo, per via di donna venuta
degli Scrovigni. -

ai

Gualperti, indi ai Lazzara, Querini, Contarini, oggid Jacur.


si

Vi
e

legge l'iscrizione dettata dall'egregio Leoni: Fazioni


trassero - Dante - 1306 - Bai Carrara dai men duro esilio. Ottobre. ospitato dai Marchesi Malaspina {il ramo

vendette - Qui

Giotto - Ebbe

(qWo spino fiorito) in Lunigiana. [Purf/. vii. 133) - InMulazzo,

nel

vecchio Castello,
la

si

mostra ancora un resto


e
l

di torre

che chiamasi

una casa che conserva sempre il nome di lui. - Benvenuto da Imola ed il Boccaccio nella vita di Dante riferirono che i primi sette
torre di Dante,

presso

canti del

poema furono

preservati nell'occasione del sacco

dato alla casa di Dante in Firenze, e che questi


inviati all'autore nel

furono
il

tempo

del suo rifugio presso


lo stesso
il

Marprima
il

chese Moroello Malaspina. Quindi


di trovare
la

Boccaccio credette
delia

giuntura che annoda

C. viii.

Cantica co' precedenti nelle parole con cui incomincia

canto medesimo: lo dico seguitando. Anche Leonardo Aretino


asserisce nalla sua Vita di Dante che TAUighieri intraprese
la

divina Comedia prima di essere cacciato in esigilo


:

L'Ai -

rivabene vuole ne avesse scritto dieci canti

Ma

il

Minick

appoggiato a validissimi argomenti, trova preferibile l'opinione che Dante avesse intrapreso
presente, con unit
di
il

suo poema nella forma

concetto e di scopo, soltanto dopo

r esigilo, e che quindi ei mut e rifuse essenzialmente quei primi canti, ovvero li riprodusse sotto altro aspetto, e con

nuovo intendimento.
Corradlno, ed
al

- Morocllo,

uiiitamante a sue fratello


di

suo cugino Franceschino

Mulazzo, con-

48

SPECCHIO CRONOLOGICO

sliluiscono nel 6 Ottobre Dante Alligheri in loro procuratore

per

la

pace da
la

farsi tra essi

ed

il

vescovo
di

di Luni.

Abbandi cui

donala

corte di Moroello,
11

innamora

un alpigiana caFraticelli,

sentinese, e gliene scrive.


fa

componimento poetico
il

cenno

la lettera di

Dante, secondo

Witte ed

il

la Canzone viii: Amor, dacch convien

pur

ch'io

m doglia:
di

{Dante,

Moroello Malaspina, Dante,


vuole che l'ospite di Dante
gallo,

Dante a Opere Minori, Y. ni. p. 450) Emanuelle Gerini nelle sue memorie storiche della Luniqiana
I.

Opere, Minori, Y.

p.

139); Lettera

sia stato

marito d'Alagia del Fiesco;


il

il Marchese di GiovaTommaseo, il figliuolo

di Alberto,

Marchese Yalditrebbia,

a cui fa tenore
il

Eugenio
invece

Branchi {Piovano Arlotto,


Moroello

Sett. 1859);

Fraticelli,

I.

di Yillafranca.

Morte

di

Fra Jacopone da Todi. Yedi

il

Cantico
secolo,

riportato dal Nannucci,


Yol.
p. 387,

Manuale

della letter. del

I.^

composto nell'estreme ore di vita, modello di estemporanea poesia, nella quale, vedesi avverato il favoloso canto de' cigni, che diconsi allorch muoiono, pi soavemente cantare. 1307. Dante si porta in Mugello, ove interviene ad un
da
lui

congresso
Gaudenzio.

di

Bianchi fiorentini nella chiesa abbaziale di S.


Il

nome suo

sta scritto

con

altri

venti

in

uno

strumento rogato da ser Giov. d'Ampinana, in forza di che pi agiati fra gli esuli si obbligavano di rifare le case
i

degli Ubaldini

d'ogni spesa, che avrebbe potuto incorrere


il

nell'impresa di togliere
de' Guelfi.
castello di
L' impresa

governo del comune dalle mani


il Il

che allora medita vasi era contro

Monte

A^^cianico.

documento
la

originale, tratto
Pelli. -

dall'archivio di Firenze

fu

pubblicato dal

Grande

questione slata fatta intorno


Il

data di questo documento.

Brocchi,
il

il

P. Idelfonso,
il

il

Pelli lo riferiscono all'anno

1307;
celli

Giugno del 1304; il Fratidocumento: occasione guerrae factae vel faciendae per Castrum montis Accianighi lo ritiene indubitatamente del Giugno 1306.

Troya ed
dalle

Balbo
del

al

poi

parole

In
dalla

quest'

anno Frate Dolcino, scismatico,


fu preso con tutti
i

stretto

fame

e dalla neve,

suoi seguaci

presso Novara,

e con Margherita,

sua compagna, secondo

DELLA VITA
il

Di

DANTE.

49

barbaro coslume

di quei

tempi

fu arso vivo. {Villani, L.

vili. e.

84; Krone, Fra Dolcino

ecc., Lipsia,

1844; Schlosser

C.

Ablard und Dukin, ecc. Gota, 1807.) /w/". xxviii. 55. Dante a Forl presso Scarpetta degli Ordelaffi, Capitano generale dei Ghibellini. Secondo gli storici Flavio
F.,

Biondo, Paolo Bonoli, Giorgio Viviani Marchesi nel 1308 ne

divenne suo segretario.


1308.
1.*^

Maggio. Alberto d'Austria assassinato dal suo


fa

nepole Giovanni d'Austria. Dante


giudzio divino,
di

che

l'

uccisione
di

sia

predetto

da' morti

ad esempio

Arrigo

Lussemburgo, suo successore all'impero, /^wrr/. vi. 86. 6 Ottobre. Corso Donati, consanguineo di Gemma,
di

moglie di Dante, e fratello


fazione

Forese Donati, sovvertitore

della moltitudine contro le antiche famiglie, principe Clelia

che decret l'esiglio dei

ghibellini,

ammogliatosi
in sospetto
si

colla figlia di
di

Uguccione della Faggiuola, cade


dittatura:
citato

aspirare

alla

scolparsi,
si

difende

coir armi,

finche

abbandonato da molti,

d
alla

alla

fuga:

raggiunto presso San Salvi, fuori di porta


cadere
restasse

Croce, da

alcuni soldati Catalani, per loro ucciso. E" pare che nel
gli

un pie nella

staffa,

e che

il

cavallo lo
viii.
e.

trascinasse moribondo per alcun tratto. [Villani, L.


96.)

Purff. XXIV. 74.

In sullo scorcio dell'anno 1308 Dante compie la Cantica


dell'Inferno.
Il

Troya vuole che dal 1304


i

al

1305 egli abbia

composti
dieci,

piuttosto ritocchi
vi abbia

canti che dal sei

vanno

al

e che

chiamato sulla scena quell'ignobile


Farinata,

Ciacco e quel

magnanimo
sei

come due punti estremi


Vuole inoltre che

della miseria e della grandezza dell'uomo.

componesse
padre
di

che vengono appresso nel 1305, avendo


il

tuttavia stanza nel Casentino, presso

co.

Ruggiero, conte di Dovadola


della Faggiola,
l'

e che

Guido Salvatico, pur nel 1305


il

nel castello

sul Conca,

dettasse

xjx in
reggitor

che accenna
cente
il

elezione di Clemente V, apparendovi ben reil

cruccio del poeta contro la laida opra e

di Francia.

Dal 6 Ottobre 1306, in cui era ospite di Fr.


di Mulazzo, e presso
i

Ma-

laspina,

Marchese
scritti
II.

cugini di lui Cor-

radino e Moroello di Villafranca, secondo lo stesso Troya,

furono

canti dal 20 al 26.

11

ricordo dei

tristi casi

VoL.

30
di

SPECCHIO CRONOLOGICO
fra

il poeta fa predire da Maometto, ci darebbe argomento com'egli nell'estate del 1B07 fosse giunto presso il line della Divina Comedia, cio al Canto xxvjii,

Doloino,

che

pi

mentre viveva in Forl presso gli Ordelaffi. Di fatti d'altro non si parla che della Romagna nei 4 canti dal xxvii al XXXI dell'Inferno: ivi l'episodio appartenente a Guida
s'odono
le

di Montefeltro; ivi

predizioni di Pier da Medicina

della terra latina; ivi le lodi degli Ordelaft e de'Polentani;


si
l'

preveggono
lui

tradimenti di Malateslino, caro, prima del-

esigilo a Dante,

ma

ora nel 1307 fieramente e giustamente

da

odiato;

ivi

l'ammirabile descrizione dello stato ponel 1300, e s'ode


di
di
il

litico di

Romagna, qua! era

ferocissimo
in inferno
i

desiderio di Mastro
conti

Adamo

veder giugnere

Romena. I tre ultimi canti altra rimembranza di Romagna, il delitto, cio, di frale Alberigo Manfredi di Faenza. Secondo lo stesso Troya, Dante pubblica l'Inferno nell'Ottobre del
Guido ed Alessandro dell'Inferno contengono un
1308, prima d'incaminarsi alla volta di Parigi, un 40 giorni

prima dell'elezione
nia. -

di

Arrigo VII ad imperatore di Germalino al C. xvi ricorda

La divina Comedia
i

sovente con

tenera cura
l'Allighieri

luoghi veduti dal poeta di


il

l del Po,
il

quando
xv.
9.},
i

ebbe

suo primo rifugio presso


le

gran Lom(/w/".

bardo nel 1303; ricorda


il

Alpi di Chiarentana

corso dell'Adige {Inf.

xii. 3),

e del Brenta [Inf. xv. 7),


di

giuochi
122.)

ed

premi del drappo verde


si

Verona.

[Inf.xv.

Nel xvu
il

prolungano

le

ricordanze di Lombardia.
i

Nel solo XX

territorio di Brescia,
il

confini del Veronese, la

fortezza di Peschiera,
in Po, le paludi

lago di Garda,
la

mantovane,
di

il Mincio che cade dominazione tolta da' Buo-

naccolsi

a'

Signori

Casalodi,
il

sono argomenti

di
al

versi

bellissimi,
ostello,
la

che riconducono

pensiero di Dante

primo

presso Bartolommeo della Scala.

tosto s'incontra

bellissima descrizione dell'Arsenale, da- lui osservato in


(/n/".
i

Venezia,

XXI.

7.)

La Lunigiana, ov'egli

si

aggirava nel

1306 presso
ed a Luni,
i

Malaspina, forni vagli versi non

meno

belli

nel suo contemplar l'alpi Appenine,


l

sovrastanti a Carrara
la

dove l'etrusco Aronte abit


al

spelonca fra

mairmi, {Inf. xx. 46.) Cosi sino

xxvi

si

rintraccia

Dante

in

Lombardia ed

in

Toscana, dal 1302

al

1306 ed

al prin-

DELLA VITA
cipo
del

DI

DAME.
inoltre
i

51
gli

1307.

Vi

si

scorgono

scolpiti

sdegni
nostro

contro Bologna, che nel 1307 scacci

Bianchi dal suo seno,


il

per danari avuti da' Fiorentini... Recati a mente

avaro seno

[Inf. xviii. 63.),

rampogne

generali, a cui tengono

dietro le particolari contro Venedico Caccianemici e contro


i

Frati Godenti Catalani Malavolti e Loderingo degli

Andal.-

L' Inferno fu dedicato,

secondo

il

Troya, ad Uguccione della

Faggiuola.
5 Gennaio. Incoronazione di Arrigo VII in Aquisgrana.

Dopo l'interregno d' un'anno, anche a sollecitazione di Clemente V che lo avea additato agli elettori come il mifjliore uomo di Lamagna, il pi cattolico, da venir a grandissime
cose,
(

era egli stato eletto

ad imperatore
i. ).

il

27 Nov. 1308.

Villani, L. vili. 102; L. ix. e.

Nel mese di Agosto del 1309


di

ad Heilbronn riceve
di

la risposta

Clemante V che assentiva


Croce del Corvo, che
di quel-

coronarlo ad imperatore. (Bolla, Divinae sapientiae.)

Dante nel Monastero


l'ordine, di cui
fratello

di S.

apparteneva all'ordine de' Benedettini, vale a dire


il

d'Uguccione era uno de' superiori,

e d cui

Uguccione stesso era giusdicente o vicario o feu-

datario. Interrogato da frate Ilario, priore di quel cenobio,


ciie

dimandasse? rispondeva pace. E nel partire lasciavagli

un'esemplare dell'Inferno affinch serbasse di lui pi ferma memoria. - Famosa lettera di Fra Ilario ad Uguccione della
Faggiola, impugnata dal Witte, dal Prof. Venturi, dal Prof.
Centofanti, sostenuta dal Troya, dal Balbo, dal Minich, dal
Fraticelli, e

da ultimo da Eugenio Branchi. {Lettera di Euil

genio Branchi a Pietro Fraticelli,

Poliziano, Maggio, 1859.)

Di Lunigiana parte alla volta di Parigi. Passa per


le

due
sul

riviere,

di

che chiara reminiscenza quel passo,

in

principio
di

del Purgatorio,

ove nomina
;

estrerai

quella marina

(^m?v/. in. ^9)

l'altro,

due punti dove

accenna, come una delle pi scoscese,


{Purg.
IV. 25).

la

discesa di Noli

-Nella contrada
egli,

di

Fouarre

{Itue

presso alla piazza Mauhert) sullo strame,

du Fouarre, dove sedeva la


alle

turba degli studenti,

alunno immortale, interviene


e quivi

lezioni del Prof. Sigieri, cui salv dall' obblio. /'ar. x. 137.
a

Essendo

egli a Parigi,

sostenendo

in

una dlsi

sputazionc De

Quolibet, che nelle scuole della Teologia

52

SPECCHIO CRONOLOGICO

faceva, quattordici questioni da diversi valenti uomini e di

diverse materie, cogli loro argomenti e pr e conlra


dagli opponenti senza mettere in

fatti

mezzo raccolse e ordinarecit quelle;

tamente come poste erano

state,

poi

quel

medesimo ordine seguendo, sottilmente solvendo e rispondendo agli argomenti contrari la qual cosa quasi miracolo
:

da

tutti fu reputata.

Bocc. Vita di Dante, 40.


III

Morte
usurpa
vili. 75.
il

di
a'

Carlo

di

Napoli.
figli

Roberto d'Angi,
Par.

trono

suoi nepoti,

di Carlo Martello.

1310. Alla novella che Arrigo VII

per calare in
e

Italia,

lettera ai
ai

vagheggiando il due re di Napoli e di Sicilia, Roberto e Federico, Senatori di Roma, ai Duchi, Marchesi e Conti, ed a' potutti

in sulle mosse nuove speranze, trionfo del proprio partito, indirizza una

era

Dante accendendosi

di

poli

d'Italia.

In essa

esorta le genti

a dimostrarsi

fedeli al

nuovo
iii.

principe, perciocch chi resiste alla podest

imperiale resiste agli ordinamenti di Dio. - Y. Dante, Opere

Minori, Y.

p. 462. fio-

Ser Zucchero Bencivenni trasporta in volgare

rentino l'Opere di Pietro Crescenzio: Delle bisogna delle


ville.
(

III

idus Martii) Morte di Arnolfo.

Ottobre.

Arrigo

discende
il

in

Italia.

- In

questa
il

occasione Dante a rafforzare


trattato

Ghibellinismo, pubblica

suo

De Monarchia; la vera e grande inspirazione di quella mente potentissima, superiore alle superstizioni legali
dell'epoca,
in cui se vi

ha

la cieca

riverenza del passato,


infallibile la

e quella persuasione cavalleresca

che teneva

spada

ma

vi

quod per duellum acquiritur de jure acquiritur ha anche la coraggiosa tesi della indipendenza del
civile, e l'altissima e

potere

nuova idea
di

di

una

politica cui

l'accentramento universale

tutte

le

forze

deve esser
intellet-

mezzo a promuovere V
tiva di lutto
il

utile della civilt, la


Il

potenza

genere umano. -

Trattato de Monarchia fu
critici.
,.,.

levato a cielo e bistrattato, secondo le passioni de'

Strana abberrazione di mente dello spirito ghibellino


tessuto di sogni

un

(Yita di Dante, L.

ii.

11,),

mediocre libro,
il

(Sommario

della gloria d'Italia p. 258.) lo dice

Balbo;

DELLA VITA
abbiettissimo libro
\

DI DANTE.

53
di Pusleiia)
;

Cant {Margherita
socfno

teorica

del qhibeUinismo,

eroico

il

Gioberti

la

produ-

zione pi meditata, pi candida, eloquente e dirittamente


politica

che si fosse a quel tempo scritta intorno alla famosa controversia dalle pi forti potenze intellettuali dei medio evo, V Emiliani Giudici Storia delle Leti. Ital. 1. 167.)
(

il

primo

libro, nel
i

quale

le

scienze sociali abbiano posto in

alleanza tra loro


esperienza,
il

bisogni della speculazione e quelli della

prof.

Curmignani; saggia teoria delle costi-

tuzioni del santo Impero, che riunendo l'ordinamento della

Europa
le

cristiana

alle tradizioni dell'antico

romano impero
providenziali

cerca alla fine

nella

profondit de' consigli

ultime origini del potere e della societ, VOzanam. Morto


libro fu invocato

r Allighieri, questo
diritti della

al quale era indiritto, e

da Lodovico il Bavaro, che nel suo ghibellinismo violava


i

sede con

le

ambizioni della corte; onde

il

libro nel

1328

fu

dannato da messere Beltrando cardinale del Pogget-

to, e legato del

Giovanni XXII avuto


zava
il

papa nelle parti


e

di

Lombardia, sedente papa


ci
si

non essendo chi a

opponesse,

soprascritto libro, quello in pubblico, siccome cose

eretiche coiHenente, dann al fuoco.


di

'1

simigliante

si

sfor-

fare

delle

ossa dell'autore,

a eterna
si
il

infamia

confusione della sua memoria, se a ci non

fosse opposto
cui

uno valoroso e nobile cavaliere


Pino dalla Tosa,
tava,
si
il

fiorentino,

nome
si

fu

quale allora a Bologna, dove ci

trat-

trov, e con lui messer Ostagio da Polenta, potente

ciascuno assai nel cospetto del cardinale di sopra detto.


{

Boccaccio^ Vita di Dante, p. 60.

furono
il

dannate dal Concilio


dell' esiglio;

di

Alcune preposizioni per Trento. - 11 Wegele ed


sia

Witte vogliono

che questo trattato


il

stato scritto da

una delle prime opere di Dante, un'opera che appartiene alla Vita Nuova, e sviluppa le ragioni che lo muovono ad assegnare una data gi di gran lunga anteriore a quella che generalWitte,

Dante prima

poi lo vuole

mente
ticelli

gli si attribuisce,

cio agli anni 1310-1313.

Il

Fra-

vuole bens sia scritto prima del Volgare eloquio, del

Convito e della Comcdia,


U. Foscolo,
il

ma non

gi innanzi al suo esiglio.

Troya,

il

Bianchi nel 1312,


edizione
della

giorno a Pisa.

La prima

nel suo sogMonarchia venne

54
falla in Basilea

SPECCHIO CRONOLOGICO
nel 1559 per l'Opporino,

volgarizzala nel

da Jacopo dal Rosso, e nel 1467 da Marsilio Ficino ad istanza de' suoi amici Bernardo del Neri ed Ani. ManeUi. E. Bollai ricorda una Iraduzione anonima, mancarne d'alcune
carte, che
n.
si

UGl

trova nella Biblioteca Imp.

di Parigi, sotto

il

1756, veduta e lodata dal Marsand - Anche nella Biblio(Y. Abeken Bernh. Dante' s Bu.ch:

teca Riccardiana di Firenze, conservasi una Iraduzione fatta


sulla line del secolo xv.

Von der, Monafcm


Jlaroldt Basilius
Ioli.

Auszuge. Berlin und Stettin, 1826; 31onarchcy odereu. Basilea, per Nicol
in

Vescovo,

il

giovine, 1559.)

1311. A' primi di Gen. recasi a Milano a prestare

omaggio
Io

personalmente
te,

al

novello

imperatore Arrigo VII.

vidi

quale

si

conviene alla imperiale maest, benignissimo, e

udii le clementissimo,
tuoi, e le in te
lo

quando le mie mani toccarono i piedi mie labbra pagarono il loro debito. Allora esult spirilo mio, e tacitamente dissi tra me: Ecco
ecco chi toglie
i

l'agnello di Dio;
Epist. VII, 2.

peccati

del

mondo

~
e

12 Aprile. Mentre

coli' esercito

accampato

in sulle

rive del Po, attendeva Arrigo all'espugnazione di Cremona,


{Villani, L. IX.
e.

14.

Dante, impaziente d'indugio, a suo


altri

nome ed
rore

a quello

pure degli
che

esuli

ghibellini toscani,

g' indirizza

una

Ietter,

al

dire del Foscolo, spira fu-

ferocia. Essa porta la data: scrina in Toscana^ sotto

la fonte dell'

Arno, il 16 Aprile 1311. -II Co. Trova opina che fosse scritta nel castello di Porciano, dei Conti Guidi, a cinque miglia dalla sorgente del fiume. Y. Dante^ Opere
Minori, Y.
III.

p.

482; Par. xvni. 82; xxx. 142.


in

Passa di Casentino
si

Romagna,

e per breve

tempo
narra

ferma a

Forl, di

dove scrive una lettera a Can Grande


di lutti gli esuli toscani. In essa
ai

della Scala, a
l'infelice

nome

successo della legazione di Arrigo

liorentini,

de' quali deplora la cecit.

Can Grande
gnante ancora
Jl

della Scala,

in et di veni' anni,

re-

suo fratello Alboino, guerreggia contro a' Guelfi della trevigiana, e per via d'accordi occupa la citt di Vicenza. - Ricciardo da Camino trucidato; v'ha
ehi dice per tradimento

del Signor

di

Verona;

tulli

per

DELLA VITA

DI

DAME.
alla famiglia de'

53

consentono che

la

congiura

sia stala

tramata da' Ghibellini.

L'anima amara di Dante contro


1312, 29 Giugno.

Caminesi
in

traspira da' versi del Paradiso. - C. ix. 49.

Incoronazione di Arrigo VII

San

Giovanni Lalerano.
Alfonso comincia regnare in Castiglia.
19 Sett. Arrigo giunge sotto Firenze, e
alla badia di
si

attenda

San

Salvi.

1B13. Nascita di Giovanni Boccaccio.

24 Ag. Morte

di

Arrigo VII in Buonconvento, nella

maremma

toscana. Alcuni tennero che fosse stato avvelefatta di

nato nell'ostia, coperta di polvere soltilisssima,

napello, erba mortifera e velenosa, per fra Bernardino

da

Montepulciano. [Cronaca Pisana; Rondoni Ra/faello, arcip.


di

Pisa,

dell'istorie Pisane,

libri

XVI)
(

Il

Barlhold ed

il

Koo'p
K'nicj

pubblicarono

tre

documenti

Uarthold,
II.

llmerziuf

Heinrichs von LUtzelburg,


;

Voi.
aiis

Append. pag. 45
I.

e seg.
p.

Koop,
di

Gescliichlsblatter

der Sckweiz-, \ol.


e

122-127, in forma pi corretta) di Guido vescovo

d'A-

rezzo,

Federigo conte

di

Montefeltro,

dei

Capitani

dell'esercito imperiale. In data di Arezzo 14


al

Settembre 1313
Prato,

Cardinale vescovo d'Ostia, iNiccol da

intorno
la

alla

morte

di

Arrigo VII, da' quali verrebbe contestata

falsit

dell'accusa apposta a fra Bernardino.

Questi docu-

menti, in copie vidimate, rilrovansi a Lubecca nell'Archivio


dell'antico convento dei Predicatori, ed in quello dell'antico convento de' Predicatori a Lussemburgo, fondato da Arrigo
VII. 11

Prof. Ficker
I.

inseriva

nel

(jeschichlsbltter

aus

der Schweiz (Voi.

pag. 312-313.) un estratto del Chronicon


scritto

Gerhardi de Fracheto,
nella

negli
fol.

anni

1316-1334, Ms.
leggesi:

Marciana
die

(CI.

X. cod. xlvi,
in

174.) in cui
beati

MCCCXIII
Apostoli,

xxuii Augusti,

festa

Bartliolomei
in

dominus imperalor

obiit de

ulcere
;

carbunculi

terra de Bonconvento districtus Senensis

ecc. e ci

d pure

ragguagli
veleno,

come

la

pubblica voce tenesse morto Arrigo di

per opera dello stesso frate [quod quidam frater

sibi

Bernardinus de Monte Pulziano... venenaverat eum, dando corpus Christi), ma che ne andasse purgato, specialle

mente per

deposizioni

di

Bartolomeo

di

Yaragnana,

56

SPECCHIO CRONOLOGICO
l'

bolognese, chiamalo a curare


hach.

illustre infermo. (V. Dieffcnobiit,

De vero mortis genere ex quo Henrcus VII imp.

Francoforle, 1685.)
Voi. 2. p. 2. p. 104.)
to,

Ma

il

Leo,

il

Palacky, (Storia di Boemia,


la storia

propugnano
autorit
del
),

dell'avvelenamen-

appoggiati

all'

Chronicon Aulaereqiae (di


presso Dohner,

Pietro Abate di Knnigssaal

hisL Bohemiae, Yol. Y., rifiutando


del

Monumenta come supposta l' epistola


authentica

Re Giovanni,
i.

dei 7

Maggio 1346, stampata dal Baluzio

{Miscellanea,

326) sopra
di

veteri

membrana

del

convento domenicano

Verduno, e citata dal Bohmer nelle


p. 345. -

Regesta del Re Giovanni,


pubblicato gW Appendice
1847,
e
tratto

In funere Henrici VII Imperatoris,

Anche un ritmo latino Anonymi lamentatiOy


storico italiano, n. 18,

AeW Archivio

da un

manoscritto della Biblioteca

reale

di Parigi,

farebbe acquistar fede a tale credenza. - Quan-

tunque Arrigo non avesse corrisposto all'alto concetto che s aveano formato i Ghibellini, col variar di fortuna. Dante non cambia di opinione verso di lui, e grato alle sue buone intenzioni, ed altri chiamando in colpa del poco effetto di queste, imagina che nel paradiso fosse a lui preparato
splendido seggio.
1313-15. Dante
(

Villani, L. ix. e. 52.)

Par. xxx. 133.


Raffaelli.

Gubbio, presso Rosone de'

Vuoisi che Rosone non solo l'accogliesse nelle case sue,

poste nel quartier di sant'Andrea,


stello di Colmollaro,

ma
il

altres nel

suo casei

situato presso
Falcucci,

fiume Saonda, a

miglia da Gubbio.

Un

divenuto possessore delle

case de' Raffaelli, poste nel quartier Sant' Andrea, presso la

porta Sant'Agostino,

questa iscrizione

fece collocare nella parete laterale Hic mansit - Dantes Alegherius poeta - Et

carmina

scripsit - Federicus Falcutius - Virtuti et poster.


il

P.si

Costante tradizione pure che


ritraesse per alcun

Poeta

in

questo torno

tempo

nel monastero dell'ordine camal-

dolense di Santa Croce di Fonte Avellana, situato nel territorio di Gubbio, sul fianco dell'Alpe detta Catria; luogo
orrido
e
solitario,

[Par. xxi. 106.)

essendovi

Priore Fra

Moricone. Gli annali Avellanesi segnerebbero l'arrivo di

Dante nel 1318. La camera, ove si tiene che egli abitasse, e vi scrvesse parte del suo poema, chiamasi tuttora la camera di Dante; e, sotto un busto di marmo rappresentaiil

DELLA VITA
il

DI DANTE.

37

Poeta, avvi in una parete la seguente iscrizione. -//occc

cubkulum hospes - In quo Dantes Aligherius habUasse - In eoque non minimam praeclari ac - Pene divini operis sui partem com - Posuisse dicitur undique fatiscens - c tantum non solo aequatum - Philppiis Roduphius - Laurentii JSicolai Cardinalis - Amplissimi fratris filus summus - Collegii praeses pr eximia erga - Civem suum pietate refici hancque - lllius effigicm ad tanti viri memo - Riam revocandam
Antonio Petreio - Canon. Florent. procurante - Collmiri mandavit - Kal. Maii 3IDLV11. - Camald. Monaci re vtius cognita - Hoc in loco ab ipsis restaurato - Posuerunt Kal. Nov. MDCXXIL - Il Troya vuole che si conducesse presso Bosone nel 1317-18, e che vi erudisse i figli del suo amico Bosone, autore
dell'

Avventuroso Ciciliano e

di

Bastiano,

autore del Teleutelogio,


1314, 20 Marzo. Dante, inviato da Guido Polenta,
sciatore
a'

ambadella

Veneziani,

per rallegrarsi in di

lui

nome

elezione a

Doge

di

Giovanni Soranzo - Sua lettera a Guido


III.

Polenta. Y. Dante, Opere Minori, V.

p. 500.

20 Aprile. Morte di Clemente V a Roqueraaure sul

Rodano,

{Villani. L. ix. e. 54.) di quella specie di


il

canchero

delle scure o natiche,

quale da' medici del medio evo era


(V. Lettera del cav. Salvatore

chiamato lupus o lupulus. de Renzi


al

Co. Carlo Troya sulla malattia di Clemente V.)


a'

Lettera di Dante

Cardinali italiani, perch ces-

sassero lo scandalo della avignonese cattivit, e consolassero

Roma
Pietro,

e l'Italia, riconducendo tra noi l'augusto seggio di

che dell'una e dell'altra saldezza ed ornamento.


ai cardinali Italiani
III. p.

{Questa lettera debb'esser stata scritta prima del 14 Luglio


in

che venne fatta violenza

dal partito

guascone.) Y. Dante, Opere Minori, Y.

507.

Lodovico

il

Bavaro succede ad Arigo YII.


il

Morte

di Filippo

Bello, re di Francia. Por. xix. 118.


i

Guelfi della di bel nuovo Marca trevigiana, capitanati da Jacopo di Carrara. Par. ix. 45, 14 Luglio. Uguccione della Faggiuola, strenuo capi-

Can

della Scala

rompe

tano ghibellino, podest de' Pisani,


a che Uguccione

s'

insignorisce di Lucca.

Quivi l'Allighieri, accolto amorevolmente, prese stanza fino

non ne perdette

la signoria

qui scrisse la

58
terz'

SPECCHIO CRONOLOGICO

ullima parte del suo Purgatorio

qui
di

s'

innamor

di

una nobile e costumata giovine lucchese,


ghi. Purg. xxiv. 37.

nome Gentucca,

poi moglie di Bernardo Moria degli Antelminelli Alluccn-

Clemenza,

figlia di

Carlo Martello,
il

va moglie

di

Luigi

succeduto a Filippo

Bello. Par. ix. 1.

29 Agosto. Celebre vittoria di Montecatini.


1315, 15 Sett. Secondo
il

m^e
ed
ivi

compie

il

Purgatorio.

Troya ed il Fraticelli Il Troya vuole che

in
il

questo
poeta

incirnasse nel 1308 a Parigi questa

sua seconda Cantica,

ne dettasse

primi

Arrigo Yll

in Italia, nell'

otto canti, mentre aspeltavasi autunno del 1300, a' quali pur si

debbe aggiugnere l'ottavo, dove s'odono le rimembranze si tenere dell' ospitalit trovata da Dante presso Franceschino Malespina di Muiazzo e Moroeilo e Corrado di Yillafranca.
Lerici

Testimoni

di

quel suo viaggio sono

ricordi di

di ISoli

e di Turhia.

La menzione

di questi luoghi

ne' primi quattro canti ci assicura che di tutte le vie aperte

a Dante per andare a Parigi, ei trascelse quella di Lunigiana

e della riviera di Genova. L'accenno ch'ei fa di S.Leo e


di

Bismantova
di

ci

attesta parimenti di aver egli riveduto le

cime

Montefeltro dalla Romagna,

ove fu segretario

di

Scarpetta degli Ordelaffi per alcun tempo nel 1308, e d'esser


poscia disceso in Lunigiana pel tratto di
gio,

Modena

e di

Regcielo

all'ombra quasi di Bismantova.


gli

L'aver mutato
la

sembra
stanco,

avesse infuso nel petto

serenit

dei primi

cinque canti del Purgatorio, melodia dolcissima


il

quale

si

va riconfortando con
di

la

di un'animo memoria de' primi

suoi anni e del cantar

Casella.

Canti del Purgatorio

die vanno dal


al

viii al

xi furono composti poco


si

dopo 111310
suo recente

pi tardi, e per

risentono ancora
il

del

viaggio in Francia, l nel luogo dove

poeta in onore di

Oderisi da Gubbio ricorda l'arte che a/Zt/mmare chiamata


in Parigi (xi.81)

Dal Sett. 112


Anche

al

24 Agosto 1313 (undici


i

mesi) scrisse, salvo qualche ritocco,


pieni

canti dal xiv al xviii,

d'ira

sovente contra coloro

quali

si

mostrarono
ebbe
la

tiepidi amici dell' impero.

Pisa, nel xiv,

sua

parte de' biasimi, ed

ei la

disse abitata da' volpi ripiene di


s'

frodi; ed accenna senza dubbio alle parti, che gi

anda-

DELLA VITA

DI

DANTE.

59

vano

ivi

formando,

capitanate dai due Buonconti, a' quali

pareva, doversi con piena riverenza e sommessione obbedire


alle Bolle date in

1313, acciocch Arrigo VII non recasse molestia al re


berto.

Avignone da Clemente V. nel 2 Giugno Roa

Queste Bolle,

senno
in

di

Dante,

furono

l'

inganno
Bianchi

eh' egli

non mai pi
del

tutta

la
i

sua vita perdon alla


Ghibellini
di

memoria

Guasco; Bolle che

ed

dicevano essersi con gran pregio


Roberto. La pena di Adriano

danari comperate da

e di

Ugo Capeto pare abbia


le quali

avuto

in

mira

le

ridette
la

due Bolle per

era slata

violentemente offesa

parte dei Ghibellini [Purg. xix. xx).

Tolta a' 14 Giugno 1314 Lucca al re Roberto da Uguccione, Dante ripara in quella citt, e riprende la tela del poema rallentata ed anche sospesa per qualche tempo, e vi compose il G. xxiii, ed il XXIV - Neil' intervallo dei 5 mesi
fra l'assedio di Cigoli e la vittoria di Montecatini,
il

poeta

avvicendava
gli

la

sua dimora

fra Pisa e

Lucca, e componeva

ultimi

canti.

Quanta dolcezza quanta pace negli ulQuale certezza


di ritornare a Firenze!
11

timi sette canti!

Purgatorio

fu

dedicato dal

poeta

Moroello

Malaspina,

marchese
6

di Yillafranca, o,

secondo

altri a

Moroello, mar-

chese di Valditrebbia.

Roberto

in Firenze,

Novembre. Zaccaria d'Orvieto, vicario del re condanna per la terza volta Dante Alli-

ghieri, a perdere la testa per

mano

del carnefice,

ov' egli

fosse venuto nelle forze del

Comune.
Can Grande
della Scala.

1316, 10 Aprile. Uguccione cacciato non solo da Lucca,

ma pur anco da

Pisa, ripara presso

[Villani, L. XI. e. 78.)

7 Agosto
di

Elezione a pontefice di Giovanni XXII,


xi. e. 81.) -

Caors (Jacopo, vescovo di Avignone Villani, L. esecrato s spesso da Dante. Par. xxvii. 58.
Co. Guido di Battifole [Villani, L. ix.

Oltobr. 15 Sett. Elezione a podest di Firenze del


e. 79).

Sotto

il

di lui

regime,

il

d 11

Decembre,

fecesi
i

uno stanziamento pel quale


di

concedevasi facolt a

tutti

fuoruscili

potere a certe
lasciando ogni
l'

condizioni rientrare in Firenze.

Ma

Dante,

cosa pi caramente diletta,


dell'

non

avea lasciato

altezza

anima. Memoranda sua lettera ad un frate suo nepole

60
(de'

SPECCnJO CRONOLOGICO

Brunacc o dei Poggi), in cui disdegna di lasciarsi ribe-

nedire

come

prezzo vile al suo


della vita di

il suo ritorno con Questa Epistola un apologia Dante, perch da essa apparisce la sua inno-

colpevole,

ricomperare

nome.

cenza, e lo studio continualo della filosofia. Dante,

Opere

Minori, V.

III. p.

521.

Dante a Verona. Famosa sua Lettera a Can Grande non solo porta espressi e splendidi caratteri dell' AUighieri, ma determina preciso il verace metodo di commentare il divino poema -Dante, Opere Minori, Y. III. p. 528 -Fin dal 1819, lo Scolari avea dichiarata non genuina
della Scala, che
i

questa dedica del Paradiso.

Nella sua ristampa delle note

del Perazzini alla divina Comedia, cerc di confutare

minu-

tamente
nella

la

contraria opinione esposta dal Witte nel 1827,

sua edizione delle lettere di Dante,

approvala dal
tenne con

Picei, dal Torri, dal Torricelli.

Ma
il

le

nuove ragioni esposte


che di poi
si

parvero cos seducenti


cizia

al Picei (1846)

lo Scolari. In questi ultimi

anni
i

P. Giuliani, della cui

ami-

mi onoro, il pi dolio tra viventi comentatori di Dante in Italia, ebbe scoperta un'importantissima testimonianza di Filippo Villani in favore dell' autenticit, e la stamp nella
Gazzetta di Venezia del
16 Ottobre 1847.

lo Scolari tor-

n pi pertinace in campo. Ma allora entr a combatterlo XtW Album romano il P. Ponta, n mancarono repliche contro repliche. Tale opinione sostenne

ancora

il

Giuliani in

un'accuratissima e molto erudita dissertazione sopra la lettera

a Can Grande (G. Arcadico,


rio del

n. 127). Il

20 Settembre 1855, nel


al sacro ministei

cinquantesimo anniversario dell'assunzione


suo amico Goffredo Blanc,
si
il

Witte svolgeva
si

pi

importanti argomenti che


scritto delle Lettere di

ricavano da un antico manoconser-

Dante a Can Grande che


di

vano nella biblioteca


(Halis Saxon. typis ed.

Monaco. {Insunt observationes de

Bantis epistola nuncupatoria ad

Canem Grandem de la Scala, Heynemann, 1855.) Per quanto ragiomostrassero


le

nevoli e convincenti
ci

si

conclusioni del Witte,

non

di

manco

lo Scolari

perdurante nel suo sentimento,


la Scala,

rispose al Witte che non polca con lui entrare in accordo.

[De Dantis nuncupatoria ad Canem Grandem de


Mediolani
typis fratrum

Centenarii, 1855).

Ma

da ultimo

DELLA VITA DI DANTE.

61
-

valorosamente comenlavala di nuovo, e propugnavano l'aulenticit il P. Giuliani da ritenerne vinta la prova. (Genova,.
Sanibolino, 1856; Giuliani, Metodo di comentare la D. C. p.

3-125; V. L'Articolo del Tigri sulla dissertazione del Giuliani, Spettatore, 10 Maggio, 1857; Witte, Studi germannici

sopra Dante deli anno 1855, Spetattore 4 Maggio, 1856.) 1318. 16 Dee. Can Grande, in parlamento a Soncino,
vien eletto Capitano generale della lega ghibellina in
bardia.

Lom-

1319.

Biografi di Dante
in

vogliono che in quest'anno

avesse stanza in Udine ed

Tolmino, castello situato nei


presso
il

monti sopra Cividale del


della Torre,

Friuli,

Patriarca
si

Pagano

guelfo.

In questo ultimo sito


di

crede che
parti delle

Dante scrivesse a compiacenza


sporto sopra
il

Pagano alcune

sue cantiche... E a questa credenza consente uno scoglio


fiume Tolmino, chiamato oggid

dalli

paesani

Sedia di Dante.
1320. Dante,

Valvassone.
al
il

scrivendo e' primi mesi del 1320

Del

Virgilio, significavagli di

non aver ancor terminato


in

Para-

diso.

Pare per
il

lo

compiesse

quest'anno.

primi ix canti,

secondo
canti che

Troya, furono
ei

guccione; ed

prima della cacciata di lipur vuole che nel 1317 ordinasse gli otto
scritti

vanno dal x

al xvii. -

Opinione erronea che


111 di Sicilia.
:

la II
il

Cantica fosse intitolata a Federigo

Yeggasi

bellissimo articolo di Silvestro Centofanti

Se Dante dedicasse

a Federigo

111,

re di Sicilia, la Cantica del Paradiso,

An-

tologia di Firenze,

Marzo ed Aprile, 1832.

gloriosae,

20 Gemi, In inclyta urbe Verona, in sacello Helenae coram universo clero veronensi, praeter quosdam,

qui, nimia caritate ardentcs, aliorum


tunt, et

rogamina non admitper humilitatis virtutem Spiritus Sancti panperes, ne aliorum excellentiam probare videantur, sermonibus eorum
interesse refugiunt. - Et
I).

hoc factum est

in

anno a nativitate

N.

J.

C. 1320,

in die Solis...

qui quidem dies fuit se-

Februarias

ptimus a Januariis Idibus et decimus tertius ante Kalendas . 24. ) sosteneva la tesi filosofica colle forme
(

scolastiche

Quaestio de

Aqua

et terra:

Se l'acqua nella

sua
cl>e

sfericit, vale

a diro nella sua circoferen?a sia in

quaU

parte pi Alta della terra.

62

SPECCHIO CRONOLOGICO

Ravenna, accoltovi amorevolmente da Guido V. Novello, nipote della famosa Francesca. Egli non assent, scrive il Marlinetti, che Dante stesse nel suo principesco palazzo, sapendo come la filosofia e la poesia amino

Dante

la quiete e il riposo, e non le consuetudini romorose che sono nelle case de' grandi: sicch per renderlo libero e indipendente gli assegn una sua abitazione, la quale semal convento de' Frati minori di Francesco (oggi appartiene alla nobile famiglia Fabri ), provvedendolo nel medesimo tempo di ci che ad un esule,

bra sia quella in vicinanza


S.

condotto in miseria, pu abbisognare.


Pietro, figliuolo suo maggiore,

Quivi

si

condusse

chiamatovi dal Polenlano a


S.

tenere

1'

ufficio di giudice,

ed fama che abitasse in

Ma-

ria in Zenzanigola. ci

lasci scritto

il

Anche per opera dell' Allighieri, come Vasari, si rec in Ravenna il celebre suo
figlia di

amico Giotto
di
S.

a dipingervi alcune storie in fresco nella chiesa

Francesco.

La

Dante,

Beatrice,

esalare lo spirito, presso al s0{)olcro del padre,

si

amando di rese mo-

vivere.

naca nel convento di S. Stefano dell' Uliva, dove cess di E Giovanni Boccaccio, allorch si condusse a Ravendi

na, fu pure incaricato dalla repubblica firentina


dieci fiorini d' oro alla suddetta

pagare

monaca.

Il

Martinelli vuole

che Dante

fin dal

1318

si

riducesse a Ravenna.

1321. La Repubblica di Venezia prende a


ra
al

muover guer-

Polentano. Questi prega l'amico Allighieri a voler

portarsi con titolo di suo ambasciatore a quella repubblica

per tentare, se fosse stato possibile,


pace.

di ridurla a sensi

di

Ma poco

o nulla da

quel rgido Senato- pot ottesi

nere; ond'egli dolente della mala riuscita,


alla partenza.

dispose tosto

Se non che negatogli da' Veneziani il passo per mare, dov prendere la via di terra; e, transitando con
disagio

per quei luoghi paludosi,

contrasse la febbre,

torn infermo a Ravenna.

14 Settembre. Morte di Dante. -

Il

Villani la vuole

avvenuta nel mese

di Luglio. [Villani, L. ix. e. 135.) In

un

pregevole codice di questo storico, che si conserva nella iscriMarciana di Venezia, si legge nel mese di Settembre.

zione sepolcrale, dettata da Giovanni del Virgilio, amico di

Dante, termina cos:

DELLA VITA

DI DANTE,

6.t

Mille tercentis, ter septem Numinis annis,

Ad sua septembris
Il

idibus astra redit.

Villani (lice che fu seppellito in

Ravenna, dinanzi
in

alla

porta della Chiesa maggiore,

a grande onore,
11

abito di
dei

poeta e di grande
frati

filosofo.

Martinelli,

nella Chiesa

Minori francescani, in una cappella dell' Ardica, per la


del

brevit

tempo,

in

un umile sepolcro.

- G. Eoccaccio,
ai

dopo

di

aver con eloquenti parole rimproverato

Fiorentini
:

l'immeritato esigilo del grande poeta, cos prosegue

Ahi,

misera madre, apri

gli

occhi e guarda con alcuno rimordigli odii e le inimicizie

mento quello che tu


cessano per
la

facesti... se le ire,

qualunque che muoia, come si crede, comincia a tornare in le medesima, e nel tuo diritto conoscimento comincia a vergognarti di avere fatto contra la tua antica umanit; comincia a voler apparer madre e
morte
di

non pi inimica; concedi

le

debite lagrime al tuo tigliuolo;


e colui
il

concedigli la materna piet;

quale tu

riliutasli,
di rila

anzi cacciasti vivo siccome sospetto, desidera

almeno

averlo morto
grazia alla

rendi la tua cittadinanza,

il

tuo seno,

tua

sua memoria... Cerca di voler essere del tuo

Dante guardiana, raddomandandolo.


che Ravenna che degli onofi non l'avrebbe certo renduto
firentina

Ma

egli gi

antivedeva

di Firenze si
(1).

gloriava tra' futuri

Fin dal 1396 la Repubblica


al

decretava

di erigere
si

suo poeta un magnifico

sepolcro, ove le sue ceneri

fossero impetrate da Ravenna.


efletto.
si

Ma

la

preghiera cadde vuota d'

E questo desiderio

di fare

ammenda

dei torti aviti

svegli pi vivo nel 1429,

e ne' fasti consolari delle Riformagioni di Firenze leggesi la


lettera dal
ta,

Comune

indiritta

il

10 Febb. 1429 ad Ostagio Polen-

che venne pubblicala dal Gaye.


fu nulla.

Ma anche
i

questa volta
;

non ne

perci

si

ristettero

horentini

ed

ai

20

Ottobre lo 19 l'Accademia medicea indirizzava a Papa Leone

X un

memoriale a questo medesimo

line,

Michelangelo

olTrivasi di prestar la

sua opera a innalzare a quelle ossa


ispirato

rimpatriale un

monumento, che

da quel suo por-

tentoso ingegno e da quel suo ardentissimo cuore, sarebbe


(Ij

E quella savia Ravenna, che serba


11

tuo tesoro, allegra se ne goda,


!oda. Ci no, cxii.

Cbo e degna per gran

64
riuscito

SPECCDIO CRONOLOGICO

veramente degno di esse. [Io Michclangiolo Schultore il medesimo a vostra Santit suplicho, offerendomi al Divin Poeta fare la SepuUtira sua chondecente e in locho onorevole in questa citt. - 11 documento originale s consort
il

serva nel R. Archivio di Stalo.)


sospirato effetto.

Ma il nobile divisamento non Se non che Fiorenza era entrata

in isperanza di poter aprire la solennit centenaria del di-

vino poeta coir entrata in Firenze delle sue ossa, richiamate


alla fine dall'esilio

che dura da cinque secoli e mezzo.

11

Consiglio generale del Municipio fiorentino indirizzava una

preghiera alla citt di Ravenna (4 Maggio 1864) per ottenere da essa come fraterno dono, quanto pi doloroso, tanto
pi nobile,
la restituzione

di poter porre

delle ossa di Dante, chiedendo dove furono serbate una epigrafe che ricorla fiorentina

dasse la generosit ravennate e

riconoscenza.

Ravenna non pativa l'animo di staccarsi da quel tesoro per cinque secoli e mezzo religiosamente serbato, e
a

Ma

adonestava

il

rifiuto

con questa deliberazione:


agli atti
il

Considerando esser debito de' nepoti tributare perenne

e reverente
))

omaggio

che onorano

gli avi

Considerando che

deposito delle sacre ossa di Dante

Allighieri in

tati d'Italia, considerarsi

Ravenna non pu, {)ei destini felicemente mucome perpetuazione d'esilio, una
con duraturo vincolo tutte

essendo

la

legge che raccoglie

le citt italiane;

Considerando che
appresterebbe

la citt di

Ravenna, desiderosa
ad onorare
la

associarsi

alla celebrazione

del sesto centenario di Dante,

non

si

in retta guisa

memoria

del grande Italiano,

abbandonando
d

altrui quelle sacre ceneri

che furono e sono oggetto


cittadini ravennati;

11

tanto culto

ed amore del

Consiglio municipale incarica la Giunta d' indirizzare


della citt d

nome

Ravenna una
sua preghiera.

fraterna parola al Consdi

glio

municipale di Firenze esprimente rammarico


la
>>

non

potere accogliere

65

BIOGRAFI ED ELOGISTI DI DANTE

Dettarono Vite, Biografie ed Elogi del divino poeta tra

gr italiani: Amurosoli
(trad. in inglese dal

Fr. - Arici Cesare - Balbo Cesare Bunbury, Londra, 1862.) - Boccaccio Gio-

vanni - Borghi Gius.


CoRNiANi G. B.
-

Bruni Leonardo - Cereseto G. B.

Costa Paolo - Crescimbeni Giovan Maria Domenico di Maestro Bandino - Fabroni Angelo - Fanelli G.B. -Ferrucci Catterina - Filelfo Mario - Fossati LuigiFraticelli Pietro - Giudici Emiliani Paolo - Gregoretti
Francesco - Landino Cristoforo
Giuseppe
-

Litta Pompeo - Maffei


-

Mannetti Giannozzo-Missirini Melchiore -Orelli

T. C. - Pelli Giuseppe - Polentone Sicco - Redi Francesco

RiNUCciNi Filippo - Sacchi Defendente - Salpi Aurelio - San-

soviNO Francesco - Serassi Pietro Ant. - Tirabosghi Girol. -

ThOUAR PIETRO
Tra
(18;V2) f

YeLUTELLO ALESSANDRO - YlLLANI FILIPPO.

gli

Stranieri:
-

Abeken Bernardo Rodolfo


Baciienschwanz
L.

(1826) -

Arndt Lodov. (1846

L. G. Blangiiard P. (1805) - Chabanon M. (1773) -Fauriel C.

(176")-Blang

1839)-FellerF.X. (1797)-FLoro Hartwig (1858)- Grasse Giov. Teod. (1842) - Grohmann Gmv. (1796) Kannegiesser Carlo
LoD. (1814)-K0HLER Luigi (1839) - Kopisch Aug. (1842)-La,-

MENNAis F. (1855) -Massoni Papirio (1587) -Mongis T. A. (1831)

Montor Artaud (1841)-Nordmann Giov. (1852) - Oettinger Edoardo (1850) -Pricigi C. (1853) - Quinet Ed.-Raumer Cab. (1842) - Reumont Alf. (1838) - Strechfuss Carlo (1824) Struckow D. (1842) - Wagner Adol. (1826) - Wegele Franc. (1852) - WisMAYR Gius. (1815) - Witte Carlo (1831). - Zeloni
C. (1844).

Una
Dante'

Rivista

critica de' Biografi

di

Dante

fu dettata

da

Teodoro Paur:
s,

Ueber
;

die

Ouellcn

der Lebensgerschichte
et

Gorlizza, 1862

e da

Carlo Labitte, Biographes

Traducteurs de Dante, Revue des deux Mondes, lOct. 1841.

VOL. U.

CARATTERE MORALE
E
se
il

DI

DANTE
il

mondo

sapesse

cuor eh' egli ebbe.,


140.

Assai lo loda, e pi lo loderebbe. Par. VI.

Amore.
lui

Il

primo

affetlo, la

prima educazione

ili

questo

spirito singolare

E quando per l'Amore divenne non pi che una memoria ei la narr


ardentissimo fu l'Amore.

con incredibile soavit di melanconia in quella prosa fervida e passionata, cli'ei medesimo intitol Vita Nuova. Novenne,
nella dolce stagione,
nel

tempo nel quale

la

dolcezza del
i

cielo riveste de' suoi

ornamenti

la terra (Boccaccio), in casa

Portinari, vide per la prima volta Beatrice in sugli otto anni.

Al primo sorriso,
di

alla

prima parola parlata,

le

vergini anime

que' fanciulli armonizzarono in un soave ed arcano conla

cento d' amore:

persona sua purvola sostenne una passion


gli

nova, lo spirito della vita

prese a tremare
di
lui

fortemente
Vita

che apparia

nelli

menomi

polsi

orribilmente:

iYMoya, 2, 12; Son.Yi., Ediz. (riuL; Canz.iu.'; Ballata,u;

Purg. XXX.
far

41. D'allora innanzi


s

Amore
:

signoreggi l'anima

sua, la quale fu

tosto a lui disposata... che gli convenia

compiutamente lutti i suoi piaceri Amore gli comandava molte volte ch'e cercasse di questa Angiola giovanissima.
Vita ISuova 2. Ne' 18 anni,

pel suo

dolcissimo salutare,
inebbriato
si

gliene prese tanta dolcezza, che,


dalle genti:
in

come

part

questa

congiuntura ebbe una visione che


tutti
i

fa manifesta, col

suo primo Sonetto, a

fedeli
in

d'Amore:
picciolo

Vita N.

3.

Se

non che questo sentimento


la

tempo
prire:

gli

distruggea

persona, e gi portavane nel viso

tante delle insegne di


Vita
JS.

Amore che non


il

se ne poteva

rico-

4.

Accortosi che

suo segreto non era pensa d'altra

svelato altrui, quantunque alquanto conosciuto da Beatrice

per lunga consuetudine, [Vita

donna gentile

farsi

IS. 12) schermo della verit

ei
:

Vita N. 5. xMa,

partitasi essa di Firenze,

so ne disconforta,

ne

fa

lamen-

CARATTERE MORALE

DI DAiNTE.

67

lanza con un Sonetto {Vita N. 7); va per lei {VitaN. 9); si duole che s tosto non rivenga, onde per consiglio d'A-

more
Vita
si

sceglie
jy.

un

altra gentile

che

sia velo al

vero amor suo:


guisa che

10. Se non che di queste dimostrazioni d'affetto


li

ragionava oltre

termini

della

cortesia,
il

in

Beatrice se ne offende,

e gli niega

dolcissimo salutare,
fine

nel quale dimorava la sua beatitudine,


desideri.

di tutti

li

suoi

Vita

]\.

10, 18.

Di che

gli

giunge tanto dolore

come pargoletto battuto, piange amarissimamente, finch vinto e lasso s' addormenta. Ma Amore fra il sonno lo riconforta, lo indetta a scriverle una Ballata, adorna di soave armonia, profferendosi egli
che, appartatosi dalle genti,
stesso interprete dell'ardente sua passione presso Beatrice
Vita Y. 12.
:

Combattuto dipoi da una battaglia di pensieri, se Amore sia o no buona cosa, scrive su ci un Sonetto: Vita Y. 13. - Un bel giorno persona amica lo conduce dove erano di molte gentili donne adunate, ma la vista di
Beatrice gli vince ciascun sentimento, onde V amico avvistosi dalla

sua trasfigurazione

il

toglie di quel luogo

ed

egli a ritornarsi nella

camera

delle lagrime, dolersi di sua

condizione che disconfiggeva la poca sua vita, non per ammaestrato dalle passate passioni dal non cercar pi la l^duta di lei: Vita i\. 14,15. 10. Fatto ornai chiaro il suo segreto, anche per le molte durate sconfitte, vien chiesto per alcune donne gentili del fine dell'amor suo. Dacch

da Beatrice eragli negato


pose
lare
di

il

saluto,

il

essere nelle parole che lodano la donna sua.

supremo suo bone Onde si pro-

prendere quindi innanzi per materia del suo par-

sempre mai quello che fosse loda di quella gentilissima: Vita iV. 18. Tra la bellezza do' campi, lungo le pure acque correnti di un limpido ruscello, la sua lingua quasi per se slessa mossa disse: Donne che avete intelletto d'amore, e queste parole le si ripone nella mente con gran letizia, sicch ritornato alla citt, pensando alquanti di, dett l'intera Canzone. In essa parla alle donne e alle donzelle, che non era cosa da parlarne altrui. E fa che un angelo parli a Dio d' un nuovo miracolo gentile che si vede nel mondo
e che
fin

lass risplende;

ma

del quale

il

cielo patia difetto.

Iddio risponde:

Aspettale

alquanto

si

che

gli

uomini

Ju

68

CARATTERE MORALE

DI

DA>TE.
all'

possano ancora godere,


malnati racconti
:

e colui che andr

inferno dei

lo vidi la speranza de' beati. Quindi venen-

do a narrare le doli di questa desiderata dagli Angeli, dice due versi che toccano il subblinie: E qual so/frisse di starla Vita A'. 19. In a vedere Diverria nobil cosa, o si morria questa Canzone vi il germe dei tre regni visitati o veduti
:

in visione,
lo. -

che poi dovea incarnare coU'altissino suo can-,

Appresso, pregato a spiegare che cosa fosse Amore,

lo fa in

un Sonetto

y<7a iV. 20)

ed in un altro ne dice,

in atto anche dove non sarebbe in potenza da chi da lei veduto: Y. iV. 21. ISon guari dopo muore il padre di Beatrice, e canta il dolore di lei [V. N. 22); inferma egli stesso, e delirando imagina

che questo amore per Beatrice destato

che Beatrice
Vita
A'.

sia

morta, e cajita l'ambascia di quel delirio


anni,
fu dal

23.

Ma come
nel

Beatrice, tutta splendente di virt


degli

di

bellezza,

fiore

Signor

della

//m^r/^m chiamata a gloriare sotto l'insegna di quella rei-

na benedetta Maria,
lore,

Vita ]\uova 29) egli


in tante

in tanto
(1)

do-

in

tante

afflizioni,

lagrime rimase

che

parca

36.

di fuori

una vista d terribile sbigottimento: Vita N. N per volgere di tempo il dolore si disacerba n
;

alcun conforto
sospiri,
gli
li

gli

valea

[Conv.
il

ii

12);

riaccendendosi

si

riaccendea pure

sollevato

lagrimarc. Hi

guisa che

suoi occhi parevano


Vita

due cose che desiderassero

di piangere:

della

Nuova 40. Al compiersi delFannovale morte, scrive un Sonetto [Vita Nuova 35) per mesta

commemorazione di lei, che in cielo si vivea cogli Angeli e in terra coli' anima sua: Comimi. 2. Se non che un pensiero
soave, piacente dilettoso trasporlavalo spesso in l'alto cielo,
nel

reame ove

gli

Angeli hanno pace, e a pie di Dio. Quivi


ch'ella

per graziosa rivelazione dell' istessa sua viva Beatrice beata


[Conv. 11.9) sa

per vero

in cielo,

onde ne trae

lauta consolazione (Conv. n. 10), e ne va quasi rapito dalla


lolcezza, la

quale

lauta che lo fa desioso della morte


:

per andar

dov' ella era

Conv. n, 8

Canz.

iv.

vii. 2,

3;

(1) Era divenuto quasi come una cosa salvatica a riguardare. Bocc, Vita di /)aMc.- Vedi Canzone vii. Di Gino da Pistoia, a Dante AUighieri per la morte di Beatrice; e il Sonetto di Guido Cavalcanti: lo vengo H

giorno a

te

infinite volte.

CARATTERE MORALE
Vili. l.

DI

DANTE.

69

E siccome

aveale Dio per maffglor grazia dato, che

non pu mal

finir chi le

ha parlato; cos acquista certezza

ben presto ad altra vita migliore, l dove quella gloriosa donna vive della quale fu l' anima sua innamorata Conv. ii. 9. E quanta semplicit e purezza di affetto, quanta verit di passione, che profumo d'ineffabile tristezza non vi traspira per entro a quelle care pagine,
di passare anch' egli
:

rivelatrici de' pi intimi de' pi segreti palpiti del

suo cuore!

Come

in esse fatto tesoro di

ogni pi piccola circostanza,

lenendosi egli sempre stretto diretro al dittatore!

La prima volta che


germente sanguigna
11

la

vide indossava
iY.

una vestina

leg-

{Vita

2,3,39): nove anni dopo,


gli

ch'ebbe
quasi

il

primo saluto,

bianchissimo: Vita JSuova 3.


pallido,

apparve vestita di color L'aveva il viso d'un color


JS.

come d'amore [Vita


Per esempio di
d'

37;

Canz.w.L);
prova. Canz.

per bella tanto, ch'era l'esempio della bellezza vera; onde


di lei diceva
11.

Amore
s'

lei belt si

4 - in lei

accoglie

ogni belt luce. Canz. vu. 4; - e

perfino da

gentile {Vita N. 3,14,26),


del cielo: Vita
A'.

non parere cosa mortale, ma un novo miracolo anzi uno de' bellissimi angeli
26.
il

Ma

pi

che bella,

la

sua

beati-

primo diletto dell'anima sua {Conv. ii. 12.), la gloriosa donna della sua mente {Vita iV. 2.) era buona; anzi in altissimo grado di bont: Vita J\\ 22. Ella donna di virt {Inf. ii. 76) d'ogni ben la vera porta
tudine (F. N.
5, 9),
;

Canz.

V. 1.);
j\.

distruggitrice

di tutti

vizi,

e regina

della

virt {Vita

11.); quella in cui Dio mise grazia tanta:

Canz. V. 4. - Chi per virt non degno del cielo e non merta salute Non speri mai d'aver sua compagnia. Bai. ii. E bastava il lume de' giovinetti suoi occhi, perch il suo
fedele
diritto

Vita i\. 12. Inf. ii. 98 ; Purg. xxxi. 134) tenesse il camino [Purg. xxx. 121; Canz. iv. 2); perch il suo intendimento si guardasse sempre da tutte cose vili Vita N. 13), e si reggesse sempre col consiglio della ragione: Vita 1\. 2. L' amor di Dante non distrugge ma feconda, aggiunge una forza immensa al sentimento del dovere, in
{
(

breve, ha

la virt santifcatrice

dell'anima. La potenza di

continuo processo alla perfezione e alla purificazione {di

buono

in migliore, di migliore

in ottimo

Conv.

i.

2) che

ri-

70
tletleva
in
lu

CARATTERE MORALE

DI DAiNTE.

da Beatrice

subbiello conlinuo de' suoi


. . .

versi. Quando ella apparia da parte alcuna nullo nemico mi rimanea, anzi mi giungea una fiamma di caritade, ia quale mi facea perdonare a chiunque m'avesse offeso: e ohi allora m'avesse addimandato di cosa alcuna, la mia ri-

sponsione sarebbe stala solamente Amore, con viso vestito


d'umilt: Vita N. 11. Ma non ancor conlento di questa prima freschissima corona di che infior le tempie all'amor suo, quasi da mirabile visione rapito, ei vede cose che lo fecero proporre di non dir pi di quella Benedetta, infno a
lauto che non potesse pi degnamente trattare d lei: e dire di
lei

quello che

mai non fu
si

detto d' alcuna


ei

Y. iV. 43.

Ove

il

suo desiderio
Beatrice
il

adempia,
fu

pi non vorrebbe che morire.

adunque
gli

la

donna miracolosa che spir


le

poeta,

che

fece significare ci che dentro dettavagli


;

Amore
cos

[Purg. xxiv. 43)

che guid
;

penne delle sue


e cagione

ali

alto volo {Par. xxv. 49)


di

principio

del pi
si

gran poema

che

si

onori

Fumano

ingegno.

Non appena
il
i

accosta alle soglie del paradiso, Virgilio abbandona


s'

poeta, e
cui

avanza Beatrice, l'amore de' suoi giovani anni, colei


:

occhi, lucevano pi che la stella


le sfere celesti.

essa lo deve guidare per


si

La donna

del suo cuore

trasformata

nella teologia, nella scienza divina, in

un

idea.

Ogni volta

che

parla di Dio, gli occhi di Beatrice sfavillano di una


il

amante non pu sostenere ella dice cose mente dell'altissimo vate si perde. E finalmente, giunti presso alla suprema luco, ella siede fra le anime pi vicine a Dio, ed al poeta concessa un istante la visione celeste. Ecco la fine del lungo viaggio, ecco dove viene a compiersi il desiderio de' due amanti {P.Villari). E bene // Sire della cortesia esaud i suoi voti. Quando egli ebbe degnamente detto di lei quando ebbe raccolto in un volume ci che per l'universo si squaderna, quando ebbe compiuto r immortale poema, la pi sublime apoteosi d creatura umana, allora quegli che a tanto ben sortillo Pialuce che
dietro
rapito
;

cui la

cque di trarlo suso alla sua mercede {Par.

xi. 109)

e la sua

anima se ne and a vedere


d C^lui qui est per

la gloria della

sua Donna, cio di

quella benedetta Beatrice, che gloriosamente mira nella facti(k

omnia saecula benediclus:

V. iV. 43.

CARATTl'UE MORALE DI DANTE.

71

Sua fede nell'amicizia.


misur ogni suo
glio
atto,

Dante
i

am Sempre

a fede.

Dell'amist osserv per miiiulo

gradi; e secondo questi

ed eziandio quelli riguardi che me:

conducono

a raffermarli

Vita JSuova 33.


il

Guido Caa lui

valcanti fu per lui intitolato

primo
ricorda

de' suoi amici: Y. JS.

33, e nella Vita

j\.

33
il'

ci

pure l'amico

immediatamente dopo
mortai corpo,
cos

primo.

Cos

come am
lui,

Casella nel

Vam

sciolto

{Purg.n. 88); e ricorda


e quale egli

con

affetto

quale fosse stalo Forese con


xxiii. 113), e di

con Forese [Purg. suo volto


di

aver pianto sull'estinto


ch'e chia/'

(/^?^f(/.xxiii.

55); ed

ei si

loda dell'incendio d'affetto


iv. 1.)

cbe ardea per

lui

Cino da Pistoia [Ep.


iv. 5),

ma
suo

carissimo fratello [Ep.


:

e per antonomasia

amico

De VuUj.

El.

i.

ii.

2.

E siccome non meno

dissimili

chi simili

di stato

conglungonsi

per fede d'amicizia, che

anche tra Dio e l'uomo non viene per dismisura ad impedirsi l'amicizia [Ep. a Cangrande, 2), ei am assai
Carlo Martello, ed ebbe ben onde, e
sia
si

duole che anzi tempo


dichiara

morto, perch se pi fosse stato, avrebbegli mostrato ben

oltre

che

le

fronde del suo amore [Par. vui. 55)

che se per sola udita fu benevolo con una certa soggezione


d'animo, per veduta poi e devotissimo ed amico divenne
a
cizia dett

Cangrande della Scala: Ep. a Cangrande, 1. Dell'amimemorandi precetti; e quantunque volte avvestile,

niagli ricordare questa nobile virt, pi sereno e pi lieto si

facea lo

e di pi allo affetto
i.

impresse uscivang'U
viii.

le

parole: Canz.

3; Purg. xxvi. 113; 138; Par.

55.

Oentiiezza d' animo. Fin da' primi anni preselo uno amore alle cose gentili, onde ei confessava: aver vita in lui un pensiero che conducealo con sua dolce favella
squisito

rimirar ciascuna cosa bella Con pi


(

diletto

quanto

pi,

piacente

Canz.
8); e
:

xii.

2)

e diceasi pure coito a leggiadria

[Canz. XVII.

faceva dire di se ad

Amore:

Cos leggiadro
e

questi lo cor ave

Ballala

i.

- Ver

Dante cortesia

onestadc
si

tutt'uno

[Conv. iv. 27) che valore e cortesia non


/n/".

scom-

pagnano mai:
V.

xvi. 07; Pwrf/. x vi. 115.


si

Il

pi gentile

degli affetti, l'amore,

apprende solo a cuore gentile: Jnf.

106; Purg. xiv. 109:

Amore

cor gentil sono una cosa

Son. 10.

-E

nella Canz. xvii. cantava pure: Leggiadria, eh '

72
bella tanto

CARATTERE MORALE

DI

DANTE.

manto Imperiale colui dov'ella regna, Ella verace insegna, La qual dimostra u' la virt dimora. - La quale cortesia, avvegnacch a ciascuna et sia bella, alla giovent massimamente la si rende necessaria: Conv. IV. 26. Onde osserva bene il Giuliani, come sempre
fa
di
il

Che

degno

poeta

a'

costumi gentili
quale

fosse informato
ci

si

tenesse
in

molto obbediente. Nella Yita Nuova


giorno, nel
fatta
si

narra,
la

come

quel

compiva Tanno che


lei,

sua donna era

de' cittadini

di vita eterna, si

sedesse in parte nella

quale, ricordandosi di

disegnava un Angelo sopra certe


convenia di fare onore: 35. incontro ad essi in atto

tavolette

e mentre disegnava, volgendo gli occhi, vedesse


a'

lungo s uomini

quali

si

Non appena
di riverenza,

se n'accorse

muove

come
si

a gente degna.

di

questi segni

di

gentile onoranza

tenne contento,

ma

venutogli in pen-

siere di dire parole per rima, quasi per annovale della sua

donna,

il

cuore
si

lo eccita a rivolgerle

a quei cortesi della

cui visita

avea per grandemente onorato.


-

Amore
anni pure
veritatis

al vero
il

Freno

all'

ingegno.

da' primi

prese grandissimo amore al vero:

In

amore

a puertia mea continue siim mitritus (Quaestio de

1,),

aqua

et terra

al
s

vero

si

fece

mai timido amico


de' grandi,

{Par. xvii. 118); anzi egli

gloria di aver sortito la gloriosa


le

missione di tuonare contro


cuoto

turpitudini

di

annunciare l'austera e pericolosa verit, come vento perle

pi alte cime, e ne spera non poco argomento di

onore. Avrebbe temuto, tacendo, di perdere vita tra' posteri,


quella vita sovra ogni altra cosa da lui idoleggiata. Eppure

non disconosceva
poche amarezze.
il

pericoli

del suo franco

ed ardito poegli la

tare, {Inf. XVI. 79; Par. xvii.

HO.) che aveagli fruttato non


il

Ma

dal vero, scrive


-

Tommaseo,
d

venne

suggello del genio.

l'alto ingegno

che

Provvi-

denza r ebbe potentemente fornito tenne a freno, acciocch non corresse senza la scorta della virt, o dalla giustizia divso. Temeva il poeta che questo dono divino, abusandone, non solo gli cadesse sfruttato, ma eh' peggio, gli tornasse
perpetualmente
a

danno: Inf.xwu
a' bcncfizii.
lui

21.

Gratitudine

L' Ospitalit, ricevuta dai


si

Malaspina, celebrata per

con espressioni

gentili, ..o

CARATTERE MORALE
impresse
di si

DI

DANTE.
vi traluce

73
tutta
la

grande

affetto,

che ben

nobilt dell'anima sua -

di lass, dal cielo di

Marte, dove

tesse la genealogia della sua famiglia, unisce le lodi e celebra


la

magnitceuza di quel della Scala,

il

quale pare che per prodell'altrui necessit,


e,

prio

pudore risparmiasse

il

pudore

prima dell'altrui chiedere, desse e facesse: Par. xvii. 85. E a mostrargli pi oltre che le fronde del suo amore, egli
alteramente confessa:
mirati
i

d aver

spesso

molto

molto
e

ri-

suoi donuzzoli,

e segrecjatili

a vicenda

segregati

percorsi,
piti

ricercando quello che tornasse a lui pi degno e

grato; e soggiunge che nulla alla preminenza di lui

aver riconosciuto pi confacevole che la sublime cantica della

Comedia

la quale si fregia col titolo di

Paradiso;

quella

sub praesenti epistola, tanquam sub epigrammate proprio dedicatam, Yobis adscribo, Vobis offero, Yobis denique re-

comendo. Ep. a Cangrande, 3. -Della povert


talora doleasi acerbamente,

dell'esiglio

ma

solo perch
affetti

gli

toglieva

mezzi d'adempiere
11.

a'

pi sentiti

di gratitudine

{Ep,

di

.ed egli, cos potente maestro di stile, doleasi pure non avere tanto profonda affezione che bastasse rendere grazia per grazia, supplicando Quei che vede e puote al
3.
) ;

suo difetto rispondesse. Par.

iv. 121.

Confessione delle proprie colpe.


i

Dante llOn iscese

suoi difetti: le sue confessioni mai a velare coli' ipocrisia sono conformi al carattere franco e schietto di lui: Inf. n. 103; Purg. ix. 118; xxxii. 115; xxxi. D'invidia non si

tenne

al tutto

netto; fu superbo, e noi nascose. Nel C. xi


:

va chino co' superbi, e dice ad un di loro

lo

tuo ver dir


v. 118.

m'incuora Buona umilt, e gran lumor m'appiani, Nel xiii se ne accusa di nuovo:
Gli occhi, diss' io,

mi

fieno ancor qui tolti

Ma

che poca l' oITesa Fatta per esser con invidia volti. Troppa pi la paura, ond' sospesa L'anima mia, del tormento di sotto.
picciol tempo,

Che gi

lo

incarco di laggi mi pesa,

v. 133.

Ma dell'umano
i

mali

effetti.

non tacque la Lassa radice ed Anzi quest'anima nobilmente altera portava


superbire

sincerisslmo affetto alla virt creatrice della vera grandezza,

l'umiU, Del che veggansi: Le lodi date all'umilt dal su-

74

CARATTERE MORALE
p. 23,

DI DA>TE.

perbo poeta; Tommaseo,

(Milano, Reina, lSo4)


p. 363.

Dante
di

sentisse la bellezza

deW umilt, Tomm.


la
il
1.

Come E ben

sovente nella Yila Nuova ricorre


(1).

parola umilt; e
risorgere dell' -

pareaanzi se ne compiacesse
svelto, ci veniva simbolo

Anche
(

mile pianta o del giunco schietto

Purg.

131

),

dove

fu

come

la

virt radicata nell'umilt

pianti,

non vien meno, e che dove questa in un cuore retto si trasempre nuove cagioni ad alimentarla sorgono dal nostro limo, miseri ftyliiioli d'Eva che siamo noi. [Ptirg. xn. 70.) Entrando nel fumo, soffre la pena degli irosi Purg. xvii. 13.); e fra' golosi trova Forese a cui dice: - Se ti riduci alla mente Qual fosti meco e quale io teco fui: Purg. xxiii. 115 - Giunto fra lussuriosi, si purga passando attraverso le fiamme {Purg. xxvii. 13 xxxi. 22-67) n in altri luoghi
(
i
;

si

tace di alcuni suoi


2.

men che

onesti amori:

Canz.ww; Ep.
sempre con ira lui grandemen-

IH.

Ma

n d'accidia n d'avarizia s'incolpa mai, che


si

anzi

contro accidiosi ed avari

scaglia

sublime. La virt contraria all'avarizia per

te onorata, non per vili cupidigie, ma perch dall'avarizia deduceva tutte le miserie del mondo: Inf.i. 49; Purg. viii. 124 Par. xvii. 73. Il poeta nella imagine della liberalit
;

parea comprendere ogni amorevolezza, e sentiva pi che


la

altri

gran sentenza

di Boezio,

come

l'avarizia faccia

sempre

gli

uomini

odiosi, la larghezza chiari.

Tempera

di Dante.

La tempera

di

Dante pativa

pi presto rompersi

che piegarsi: E l'animo del poeta

ritratto vero ed espresso nei versi:


Vien dietro a me, e lascia dir le genti come torre, fermo, che non crolla
la
;

Sta,

Giammai

cima per

soffiar di venti. Purr/. v. 14.

La potenza di dispettare, da molti vantata, ma che natura a ben pochi larg davvero; e della quale colm a Dante la

(1) Ecco i luoghi donde questo sentimento agevolmente rivelasi: i. color umile; xi. Viso vestito d'umilt; xn. E si l' umilia -eh' ogni offesa oblia; xxi. Pcjisiero umile ; xxiii. Pregava l' una l'ultra umilementc ; ivi: lo diveniva nel dolor si umile vedendo in lei tanta

umilt; xxvi. D' umilt vestuta ; xxvii. La vista sua face ogni cosa umile; % xxviii. si cosa umil che non Si crede; xxxii. Ch' luce della sua umiltade ; xxxv. Nel del dell' icmiltate. or' Maria.

CARATTERE MORALE
misura,
fu a lui fonie

DI DAISTE.

/D

del pi alto compiacimento,

che iu

elevalo intelleUo possa capire:


Lo collo poi con le braccia mi cinse. Baciommi il volto, e disse: Alma sdegnosa. Benedetta colei che in te s'incinse. Inf. vm.

43.

L'ira sua, dice

il

Foscolo, fu inesorabile

appo
in

lu lo

sdegno

era non puro impeto di natura,

conscia mente

quella tarda,

ma debito, ma certa ed

e pregust nella

eterno dura-

tura vendetta, che


Dolce fa r ira sua nel suo segreto. Purg. xx. 9C.
Taci, e lascia volger gli anni:
S eh' io

non posso

dir, se
a'

non che pianto


4.

Giusto verr dirietro

vostri danni. Par. ix.


il

Altri potrebbe facilmente cavare

ritratto di lui dai versi

seguenti:
Ella

non

ci

diceva alcuna cosa

Ma

lascavane gir, solo guardando

guisa di leon quando

si

posa. Purg.

vi. 04.

Lo sdegno, soggiunge il Nicolini, in Dante fu indizio di animo forte; e in tante mutazioni di tempi di persone e di costumi, non vi ha magnanimo che contro quelle cose, le quali principalmente biasimale furono dall' AUighieri, non
arda d'onestissima indignazione.

Amore

di patria.

Suo

esi^^lio.

Ei che SCriveva

esserci di tutte le terre pi prossima

quella dove l'uomo

tiene se medesimo, perch ad essa pi unito [Conv.i. 12.),

sentiva pure potentemente questo legame di natura che

il

tenea

stretto

alla terra natia,


affetto,
:

Alla salute
lo

della patria

con ardentissimo
fu

quasi per
2.

desiderio
la

so(jnando,

sempre intento

Ep.

i.

Per nove anni


legazione
si

repubblica

l'ebbe tutto.
si

Onde ninna
si

ascoltava, a niuna

rispondeva, niuna legge


si

fermava, niuna se ne arrogava,


s'

niuna pace
portasse

facea, niuna guerra pubblica


la

imprendeva, e
alcuno

brevemente, niuna deliberazione


si

quale

pondo
la

pigliava, se egli in ci
lui

non desse
le

in

prima

sua

sentenza. In
za, in lui

tutta la pubblica fede, in lui ogni speranle

sommariamente
.

il

divine cose e

umane pareano
che laceravano
della filo-

essere fermate
la

Nella

ferocia

de' partiti

patria sua,

maturo uomo nel santo seno

solia allevato e nutrito,

pose ogni sua cura ed ogni studio

76

CARATTERE MORALE
il

DI

DANTE.

a voler riducere ad unit


blica.

diviso corpo della sua republe

Ma

perch vide tornar vane

sue fatiche, veggendo

che per se medesimo non poteva una terza parte tenere,


la

quale giustissima

la ingiustizia dell'altre
si

due abbattesse,
nella

tornandole ad unit; con quella

accost,

quale,

secondo

il

suo giudicio, era pi di ragione e

di giustizia;

operando continovamente ci che salutevole alla sua patria e a' suoi concittadini conosceva Boccaccio Yita di Dante. N si creda, dice Nicolini, fare oltraggio al Poeta, chiaman:

dolo fazioso: chiunque abbia sortito dalla natura un'indole


risentita e gagliarda, diventa necessariamente

uomo

di parte,

e dallo sceglierne una, deriva ogni forza nell'individuo


uelle nazioni. - Dante

come

am

la patria,

non gi a modo
la

di lusin-

ghiero

falso adultero,

ma di casto

evirile amatore [Perticari]:

le stesse urenti invettive


citt partila
;

con che vitupera


in

mal guidata,

la

la citt

che di giorno

giorno pi spolpavasi

di bene, gi disposta a triste

mina

[Purg. xxiv. 79j, fanno


il

ma-

nifesto

quanto gliene piangesse

vederla carica di nuova


la

fellonia di tanto peso,

onde ne verrebbe certa

jattura della

barca.-\\ grande Cittadino, in quanto poteva

gli errori della

degli erranti,

gente abbominava e dispregiava, non per infamia o vituperio ma degli errori, e gridava solo alla gente che
s'

per mal camino andavano, acciocch per dritto calle


del Purgatorio,
negli splendori del
al

in-

drizzassero: Conv. i\.l; 7^ar.xvi.95. Nel fondo dell'inferno,


nelle
la

vallee

Paradiso,

sua Firenze sempre presente


invisibile.

suo pensiero da rite-

nerla r eroina di quel poema, consecrato alla pittura dell'

solo di nazione, In fronte

-Di essere fiorentino si teneva ad onore; ma non di costumi, de' quali facea di forbirsi. al poema ei scolpiva questa terribile confessione:
natione

Florentinus
ei

non moribus. Sbandeggiato innocente,


d'

se

ne part

qual Ippolito
;

Atene

per

la

spietata

perfida noverca [Par. xvii. 46)

ma non

per questo divenne

tepido di carit del natio loco: Ep. i.L In


sciti

nome
di

de' fuoru-

nel

1304 indirizzava
il

al

card. Nicol

Prato,

che

proponeasi

richiamo in

citt degli esuli Bianchi,

queste

memorande

parole:

E per qual
al

altro fine a civil guerra corle

reramo? a che levammo

vento

candide nostre inse-

gne? E

le

nostre spade e lance per qual altra impresa ros-

CARATTERE MORALE
"
i

DI DAISTE.

il

>'

segglano, se non perch coloro, quali con folle presunzione avevano spezzali diritti civili, sottomettessero il collo al
i

giogo
si

(li

pietosa legge, e alla pace della patria per forza


la

conducessero? Perch
dal nervo

punta

legiitinia

della nostra
al solo

intenzione,

che tendevamo scoccando,

riposo, alla sola libert del popolo fiorentino mirava, mira

e mirer nel

tempo avvenire. Ora,


nostri

se per benefizio a noi


e ponete
cos

gradissimo
studio

vegliate
i

con tanta cura,


avversari

vivo
di

aflnch

tornino ai

solchi

buona cittadinanza, chi sar s\ ardito di renderne a voi grazie condegne? Non ci possibile a noi, n a quanta
lorentina gente trovasi
in terra.

Ma

se in cielo piet
ella

che proveda a rimunerare colali benedette opere,

ne renda a voi

le giuste

mercedi, a voi che di cos nobile


i

citt vestiste misericordia, e

profani

litigi

de' cittadini
L.,

correte a spegnere. Certamente da poi che per Frate

uomo
pace,

di

santa religione, persuasore di cittadinanzar e di


voi ammoniti e instantemente richiesti,
le stesse

fummo da

come annunziavano
mettere in tutto
mani, noi,
e del
giusto,
le

vostre lettere,
di

di

por ter-

mine ad ogni assalto e ardimento


nostre persone
figliuoli

guerre,

e di

com-

nelle

paterne vostre

a voi devotissimi e amici della pace


le

deposte oggmai

spade,

con sincera e

spontanea volont ricoveriamo sotto il vostro arbitrio, come vi sar narrato per le risposte del sopraddetto Frate L.
vostro messo, e per pubblici solenni strumenti
manifesto. Lctt.
1.

si

vedr

al Cardinal d' Ostia. - Per cessare l'as'

cerbit dell' esigilo us di ogni arte:

ingegn

di rendersi

caro

ai

suoi concittadini con istudi ed opere che gli acqui-

stassero fama, fece pratiche amichevoli coi capi del governo


fiorentino;

tent

di

rientrare

in

patria

colle

armi, e fu
la

cogli altri fuorusciti all'impresa della Lastra, sent farsi pi duro


si

dopo
poco

quale w0Ji^^^

lo strale

dell' esilio,

perch
del

al

danno ^*y^''
valore tuc^/'*^
' '

un

la

vergogna del poco


suoi

senno

degli esuli in quello sciagurato tentativo.

Allora cominci

a dispregiare
il

compagni

d' infortunio, e
la

reput bello
di

farsi

parte da s stesso. Fallitagli, per

morte

Enrico

MI,

ogni speranza di ritorno,


il

non pu non sospirare con


bel fiume d'

incessiuUe desiderio

ritorno al suo

Arno, alla

78

CARATTERE MORALE

DI

DAME.
sentito

(fran villa [Inf. xxiii. 95.),


tosco:

dove uvea
senza

da prima

l'acr

Pa?\ xxii. 117. - Egli solo, povero, dannalo


assai
figliuoli, la

al fuoco,
il

tenero padre,

donna sua,

suo

patrimonio ridotto

in pubblico,
lei

che avea a Campaldino e


pi nella toga, gi
il

a Caprona sudato per

nell'arme,

primo oratore e l'ottimo dei magistrati, vedeasi condotto


a tremar per ogni vena, mendicando a uscio a uscio un pane, e per durissimo calle scendere e salire le scale altrui: Par. xvii. 58. - Eppure egli exsul immerilus (passim;
Villani, IX. 135; xii. 44; Boccaccio, Vita, 22);
fiore,

egli,

bianco

per giudizio o forza


6),

di

destino

fra'

persi versato
{Inf.

[Canz. XIX.

sentiasi alla fortuna,

come vuol, presto

XV. 53); ben tetragono ai colpi di ventura (Par. xvii. 23);

perch pi grave torna V infortunio a chi pi vi

s'

abbanla

dona (Par.

XVII. 407.), e perch'ei


il

vedea infuturarsi

sua

vita vie pi l che

punire delle perfidie de' suoi nemici:

Che se pur un' istante parca fiaccasse sotto mole della sventura che il gravava, era per sorgere pi grande
Par.,\\\i. 98.
la
:

Come
Per
la

la fronda,

che

flette la
si

cima
leva

Nel transito del vento, e poi

propria virt che la sublima. Par. xxvi. 85.

Nell'abbandono e nella miserrima solitudine dell' esiglio non si abbass mai a supplicazioni a lamenti codardi, ma ritenne tutta la indomita alterezza dell'animo; che aWalto disperso rimanea la pi sublime delle consolazioni; la sicurt della propria coscienza, quella buona compagnia chQ

uom francheggia, sotto l usbergo XX vili. 115. Ed allora che gli fu


r
rimpatriare e di riavere
i

del sentirsi
offerta
la
si

pura:

Inf.
di

speranza

suoi beni, purch


i

dichiarasse

perdonato, e quindi colpevole, rifiuta

vili patti

con queste
il

magnamine

r>

e sdegnose parole

egli

adunque questo
si

glorioso modo,

per cui Dante Allighieri

richiama alla

patria dopo l'affanno d'un esiglio quasi trilustre?


il

questo
studi

merito dell'innocenza sua ad ognun manifesta? Questo


gli

or

fruttano

il

largo

sudore e

le fatiche

negli

durate? Lungi dall'uomo della filosofia famigliare questa bassezza propria d'un cuor di fango, eh' egli a guisa d'un
eerto Ciolo, e di altri uomini di mala fama, patisca, quasi

CARATTERE MORALE
* prigioniero,

j>

DI

DANTE.
I

79

venire offerto

al riscatto

Lungi dairuomo',
ai

banditore di giustizia, ch'egli,


offensori (juasi a' suoi

d'ingiuria offeso,
il

suoi

benemerenti paghi

tributo!

Non

questa la via di ritornare alla patria, o Padre mio;

ma

se un'altra per voi o per altri se ne trover, che la fama


e l'ouor di

Dante non
in

isfregii, lo

per quella- mi metter

entra, io

non si non entrerovvi giammai. E che? non polr io da qualunque angolo della terra mirare il sole e le stelle?
prontamente. Che se
Fiorenza per via onorata
io sotto

Non potr
cissime

ogni plaga del cielo meditare

le

dol-

verit,

se pria

non mi renda uom senza

gloria,

anzi d' ignomnia, in faccia al popolo

e alla citt di Fioi:p. x.

renza?-N

il

pane, io confido, verrammi meno.))

3.4.- Eppure
caro
;

la vita dell'esule gli

era amara che poco pi

morte; eppure
il

la carit del natio loco

struggeagli l'anima;

nome
ed

niente

sua terra,

sempre nella commoveasi tutto mi per lo dolce suon della onde con profondo dolore e con ardente afletto
del fiorito suo nido rampollavagli
ei
il

ricorda spesso

bel

paese ch'avea lasciato [Caiz.

i.

1.);

il

bel seijno degl'occhi suoi

che per lontananza

gli

era tolto

il suo bel san Giovanni, dove uu ( Canz. xix. 3.) ruppe un fonte battesimale per salvare un fanciullo che vi annegava Jnf. xix. 17. ; e dove era entrato nella

dal viso

fede

che fa

conte l'anime
di

non cessa mai


posto

a Dio {Purg. xxv. 10); ed egli sperare che il poema sacro al quale avea
e terra

mano

e cielo

potesse vincere
del bello ovile,

un giorno
in che

la

crudelt che

H serrava fuori
e

avea
e,

dormito agnello

nemico

a'

lupi divoratori della patria,

ritornandovi poeta, prendere la corona d'alloro in sul fonte


del suo battesmo (1); di ritornare nel dolce seno della sua

Fiorenza, che ei

am sempre, bench
(>);

vota d'amore e nuda


e

di plelate iCanz. vili.

della sua Fiorenza, iella quale

(1)

E perche veggasi come

ne' veri poeti

il

canto sia storico e nei

reri storici la narrazione sia radice e frutto di poesia,

rammentiamo
:

le

parole

Dino Compagni Cari e quali comunemente tutti prendeste il sacro balvalenti concittadini, tesimo di questa fonte... Sopra questo sacrato fonte onde traeste il santo battesimo tjxurate tra voi buona e perfetta pace. - La memoria del fonte battesimale era a quc" tempi tenuta meritamente sacra.

dolcemente consonanti con queste


i

di

80

CARATTERE MORALE

DI DANTE.
vita,
e nella quale,
il

nudrtto fu fino al colmo della

sua

con

buona pace d
V anima sua,
1.

lei,

desiderava con tutto


il

cuore d riposare

terminare

tempo che

gli

era dato:

Conv.

Eppure tanto cuocevagli l' esigilo ch'ei considera la morte come un bando, e il bando come una morte Inf. XV. 81. Onde non meravglia se l'esule poeta, cui la
3.
:

patria per suo ben far gli era diventata nemica {Inf.w. 64),

tornasse pi spesse volte a colorire pietosamente nei suoi


versi
il

peregrino dal nativo suo cielo lontano. - La camil

pana della sera che pare che pianga


pi viva raccende nel novo peregrin
il

giorno che

finisce,

cV

amore
8. -

la mestizia e

desiderio della cara patria: Purg. viii.

Tra' duo

liti

non molto distanti alla tua patria: Par. XXI. 106 - Quanta poesia in questo ultimo verso s semplice! - E gi, per gli splendori antelucani, Che tanto
d' Italia

sur gon

sassi,

ai peregrin surgon pi grati. Quanto tornando albergan


lontani: Purg. xxvii. 109.

men
in

Che cara

e pietosa

imagine

.bocca d'un esule indarno vicino alla patria! -

Ed
i.

ricor-

dato da lui:

il

peregrino che tornar vuole: Par.


essa e non ristanno:

5; ed

peregrini che, pensosi, giungono per cammin gente non nota.

Che

si

volgono

o^l

Purg. xxm.l^; e

quello, che si ricrea ]\el tempio del suo voto riguardando,

spera gi ridir com'


di Croazia

elio

stea:

Par. xxxi. 43; e perfino


la

quello

che viene a veder


si

Veronica nostra.

Che per V antica fama non


Conv.
IV.

sazia: Par. xxxi. 103. - V.


nel Volgare Eloquio,
ii.

12; V.
di

JS.

41.

Anche

6.,

cadendogli
struzioni,

dare

un esempio sui molti gradi delle co:

ne trae uno melanconicamente pietoso dall'esule

me cunctis, sed pietatem majorem ftlorum habeo, quicumque in exilio tabescentes, patriam tantum sommando
Piget

revsunt
(1)

{!).

Ahi piaciuto fosse

al

Dispensatore dell'universo, che


;

la capiot^e

della

mia scusa mai non


fu

fosse stata

che n

altri

contro a
dico,

me

avria fal-

lato; n io sofferto avrei

pena ingiustamente; pena,


di

d'esilio

di

povert. Poich
figlia di

piacere de'cittadmi della

bellissima e famosissima
(

Roma, Fiorenza,

gettarmi fuori del suo dolcissimo seno


al

nel

colmo della mia vita, e nel quale, con l)UO,na pace di quella, desidero con tutta il cuore di riposare l'animo stanco, e terminare il tempo che m' dato), per le parti quasi tutte, alle quasi mendicando, sono andato, quali questa lingua si stende, peregrin
quale nato e nudrlto
fui fino
,

CARATTERE MORALE

DI

DANTE.

81

Dante Cristiano.
cristiano.

E l'alllssinio poeta era intimamente


Il

Con
i

altera umilt e coraggio professava le proprie

credenze,

propri sentimenti che alla fede s'attengono.


io,

verso

quel che spera ocjni fedel, com'


il

{Par. xxvi. 60)

nella sua nohile semplicit onora

poeta, in cui la speranza

raflerma la fede e

muove
la

a carit l'animo dalle ire troppo


s'

sovente agitato.- N

sua mente

infiorava solo della cri-

stiana speranza {Par. xxv. 40), di vedere nella divina essenza

per s noto ci che lenea per fede, non dimostrato {Par,

ii.

48);

n solo se ne dilellava {Par. xxv.

83),

ma

n'ora

pieno da

pioverla e riversarla in altrui {Par. xxv. 78), non tenendosi


a veruno inferiore, onde potea francamente dire:

La

chiesa

militante alcun figliuolo ]\on ha con pi speranza: Par. xxv.


52.
egli

la

fede dava
la fede

ali

allo sperar suo:

E
e

chi noi sa,


lass nel

se

mia? E soggiungeva, che non era occulto come egli amava bene
ha
piissima e sposa {Ep. ix. 7)
11.

cielo

bene sperava

bene credeva: Parad. xxiv. 40. Della Chiesa Cattolica


e secretaria del Croci-

madre
fisso

{Conv.

6),

egli,

una
{

delle

della greggia di G. Cristo

Ep. ix.

minime fra le pecorelle 5 ), fu sempre figlio te-

mostrando, contro a mia voglia, la piaga iloUa fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata. Veramente io sono stato legno senza vela e senza governo portato a diversi porli e foci e liti dal
vento secco che vapora
to; nel cospetto de' quali
la

dolorosa povert

sono vile apparito agli


invilio,

occhi di molli, che forse per alcuna fama in altra forma m'aveano imagina-

non solamente mia persona


io

ma

di

minor

pregio

si fece
1.

ogni opera, s gi fatta, come quella che fosse a fare.

Conv.

3 - Conciossiacosach

mi

sia quasi

a tutti gl'Italici apprc-

sentato, per che fatto mi sono forse pi vile che '1 vero non vuole, non solamente a quelli alli quali mia fama era gi corsa, ma eziandio agli altri, onde le me cose senza dubbio meco sono alleviate... Conv.\. 4 -

Ma

noi,

a cui

abbiamo bevuto l'acqua


tanto Firenze,

s come a' pesci il mare, quantunque Arno avanti che avessimo denti, e che amiamo che per averla amala, patiamo ingiusto esigilo. E bench
il

mondo

patria,

d'

secondo

il

piacer nostro, ovvero secondo la quiete della nostra sensualit,

non

sia in terra loco pi


"

ameno

di

Fiorenza... ove son nato e di cui son


gli

cittadino

De VuUi.

El.i.i -

E tanto

fu

dura

la

povert

nel

suo

esiguo, che neanche gli consent d'intervenire all'esequie del suo benefattore, Alessandro conte di Romena, scusandosene per iscritto ai nepoti
di lui

lacryraosis exequiis;

Uberto e Guido: Me vestrum vestrae discretioni excuso de absentia quia nec negligentia, neve ingratiludo me tenuil,

sed inopina paupertas


scriveva- Urget

quam

fecit

exilium. Kp.

ii.

3.

allo

Scaligero

me

rei familiaris cgeatas. Ep. xi.22.


6

VOL.

II.

82

CARATTERE MORALE

DI DAINTE.
gli

nerisslmo e riverente. Che se pur

avveniva alzare
che
El.
i.

la

voce e propugnare invidiosi


sone
a
noi

veri,

egli facealo

sempre con
di per-

quella riverenza che debbesi usare ogni volta


superiori

giudichiamo {De Yulq.


di
i

3); e
all'ar-

temendo
ca,

ufficio

non commesso lasciava


a
solo

por

mano
5.

teneasi contento

pungere

buoi calcitranti
-

e per impervio calle vaganti: Epist. ad Card.


Cattolica non pu dire menzogna, {Conv.
ii.

La Chiesa
il

4.)

perocch
d'

fondamento della Chiesa Cristo: De Mon. iii. 10. La na sentenza di maggior vigore, ed rompilrice
calunnia, merc della

cristia-

ogni

somma

luce del Cielo, che quella al-

lumina:
ei

Co?ir. IV. lo.

Ravvalorato solo nel celeste aiuto,


all'opera della Volfuire Eloquenza;
del

dice di metter

mano
lume

e tutto fidente nel

supremo donatore, che d ad


alla

ognuno ed
debet patri,

nessuno rimprovera,
lla

grande e

difficile
filius

opera della Monarchia:

reverentia fretus

quam

pius

quam

pius

filius

mairi, pius in Cliristtcm, pius


in

in Ecclesiam,

pius in paslorem, pius

omnes Christianos
al

religionem profitentes pr salute veritatis, in hoc libro cer-

tamen incipio: De Mon.


Cantica, che nel

in. 3 - JS

vuole dar termine

trattato poetico di sacra dottrina, rinchiuso nell'immortale

nome

di quel

Dio eh' benedetto nei secoli:


cieli

Ep.
sire

XI. 33.

pensiero che lass ne'


i

vi

ha un giusto

che nel rimeritare

suoi

servi

vince ogni misura,


i

facevagli dimenticare

ogni rancore verso


il

nemici suoi, e

dirizzando

gli

occhi al cielo, laudando

creatore, egli crea-

tura, innamoravasi di

sempre pi

lodarlo.

Che

se facevasi

contemplare

il

gran premio venturo, sentiasi pi e pi pronto


:

a far sacriicio del suo volere a Dio Son. 43. La vita era poco desiderabile per lui la morte, quando si vive in una triste societ, dove l'uomo onesto ha sempre la peggio, una vera grazia di Dio; onde il poeta diceva di s:
:

Lunga

vita ancora aspetta,


//".

Se innanzi tempo grazia a se noi chiama.

xxxi. 128.

Non so.., quant'

Ma
Che

gi non
io

fla

non sia

mi viva; '1 tornar mio tanto tosto, col voler prima alla riva. Purg. xxiv.
io

76.

Olire di che
del beatifico
la

il

pensiero del gaudio che la pioggia eterna

lume produce ne' ben finiti, facevagli riguardare morie come una benedizione di Dio
:

CARATTERE MORALE

DI

DANTE.

^'^

Qual si lamenta perch qui si moiii Per viver coiass, non vide quive Lo refrigerio dell'eterna ploia. l'ar. xiv.

25.

Fervidissimo egli nella preghiera,


l)iamo orare,

ci

appreiuicva come doli-

onde

ffrazki ci s'impetri: l*ur.\\s..il.


sia in

Perch
divoiAi

la sia accetla a

Dio di mestieri che

pronta

[Par. XIV. 22)


iv. 134);

che surf^a su di cor che

grazia viva {Par.


dal dicer...
la

che

sia fatta

con affezione,

clie

cuor non parta:

/*af. xxxii. 144.

L'uomo con

preghiera,

calda iV amore e di viva speranza, vince la volonti divina, non per avanzamento di forza, come avviene che un'uomo vinca un altro, ma perch Dio stesso che vuole esser mezzi perch si vinca, cosicch pu dirsi che la cinto, e d divina volont vinca nell' esser vinta Par. xx. 94. Ed ei di s ci dice, che Cuor di mortai non fu mai s digesto
i
:

divozion

ed a rendersi a Dio Con

tutto

il

suo gradir

cotanto presto (/^ar.x.o5),

come

lui

e che devoto guani' esser


ii.

potca pi, ringraziava Iddio [Par.


il

140);

e che con tutto


tutti gli facea

cuore,

con quella favella

eh'

una

in

olocausto, guai conveniasi alla grazia novella per lui rice-

vuta: Par. xiv. 88.

chi, se

non un anima
le s

a rdcntemen

te-

innamorata
la

di Dio,

potea ritrovare

dolci note per ritrarci

soavit della preghiera di quell'anime nella valletta del


al

Purgatorio (vm. 10), tanto che


a noi uscir di mente?

leggerle solo fanno noi

il

Poeta pregava

che

1"

anima sua gi

fat'.a

sana,

piacente a Dio, avesse a disnodarsi del corpo [Par. xxxi. 85.;,


e fosse resa

degna

di risalire all'

ultima salute (Par. xxxiii.


e percoteasi

27); ond' egli piangeva spesso le peccata sue,


il

petto,

perch non

gli

fallisse

il

ritorno

al

devoto trionfo

(Par. xxii. 106); e pregava pure che gli fossero conservati

mni
in

gli affetti, e

che colla guardia della Vergine fosse vinto


/\/r.

[[l

ogni movimento umano:


ci

xwiii. 35. E con quanta

dolcezza non

parla sempre dell'amor divino, di quell'u-

sicch

sempre amore accende [Par.\.H.), che senza termine si doglia Chi, per amor di cosa che non duri Eternalmente,

lama

luce, che vista sola


il

poeta non pu non esclamare: fen

di quell'amor si spoglia: Par. \v. 10. -

N disconfessa
il

esser

concorsi in

lui

tulli

quei morsi che [MJtcano fare

suo cuore

84
volgere

CARATTERE MORALE
a Do: Par. xw.';
il

DI

DANTE.

V essere del mondo l'essere


ei vivesse {Id.

suo, la morte che


V. 08)
;

suo Dio sostenne, per eh'

e che la conoscenza

viva de' divini e degli umani


dell'
11

argomenti avealo tratto del mare


alla

amor

torlo e postolo

riva

del

diritto:
fico

Id. v. G.
li

perch

non dubitava

chiamarsi: dolce

tra

lazzi sorbi: Inf. xv. 65; apiello


divoratori della patria: Por.

del bello ovile a' lupi nemico

XXV. 5; anima bu'ona: Inf.

in.

127; a cui di ben far ffiova:

Par.

IX.

24

buon

cristiano, cui colpa


fiffluolo

non menava ai

tor-

menti: Inf xxviii. 46;


anzi nella divina grazia 2;

di grazia: Par. xxxi. 112;


:

grandemente rinchiuso Par. xxvii. anima santa: Purg.xwu.l; e contraddistinta da evidenti segnali ch'era amata da Dio {Purg. xiii. 148), e perci sicura di cenare alle nozze celesti: /^o?\ xxx. 135. Devozione affettuosa a M. \, e a H, Lucia. Ei fu affetuosamente devoto di Maria e dell'illustre vergine

l'

Siracusana

S. Lucia. il

Nel Convito

ci fa

sapere che se egli

avesse ad imporre

nome

a due citt, intitolerebbe

una

Maria
la

e l'altra Lucia: Conv. ni. 5.

si

dice fedele di Lucia,

quale,
si

gentile,

nemica di ciascun crudele, chiesta dalla donna facea a raccomandare il poeta impigliato nella
11,

selva, alla sua Beatrice (Inf.

97), e trassela a

simboleg-

giare

la di

grazia

divina,

ed assegnavale nel cielo altissimo

seggio

presso a Maria.

-U^

e sera invocava, e diceva


11

la Madonna sempre mattina VAve Maria:

nome

del bel fior, eh' io

sempre iivoco

E mane

e sera.

Par. xxiii.88.

E ben quattro
che
s
/^(ir. Ili

volte nel sacro


gli

dolcemente

poema nomin VAve Maria, suonava all'anima: Puff/, xiv. 40;

121; xvi. 34; xxxii. 92.


il

-E

sovente

gli

piace d'in-

trodurre

nome

di

Maria,

e la divozione ad essa,

dove

vuole addolcire ed ingentilire le rimembranze, di che solo vederne l'origine nel cuore di lui: Purg. v. 105; xviii. 19;
Par. XV. 133. - E di questo

suo amore alla Regiia della


si

gloria ne parla anche nella Yita Nuova, e

compiace che
;

ne fosse pure innamorata


lei:

la

sua Beatrice

( 5)

e scrive di

che

lo

Signore della giustizia chiam questa gentilissotto

sima a gloriare
Mc^Tia,
lo

l'insegna di quella

reina benedetta

cui nome fu in grandissima reverenza nelle parole

CARATTERE MORALE
di

DI

DANTE.

85 sue rime egli

questa

Beatrice

beata:

29 -

nelle

colloca la morta

donna

nel ciel

delV umilt dov' Maria:

Son. 24.

Con
tutte

quali Imagini
ci

poi

purissime e tulle maravigliose

e tulle celesti non


l'altre...

ritrae quella

Donna

eccelsa, ottima di

laidezza ed onore dell'umana generazione


/'

(Coni). IV. 5),

che ad apr/r

alto

Amor

volse

la

chiave,

circondata in forma di Rosa dai Santi


sublimi!
11

e dagli Angeli pi
altri,

Tommaseo,

dopo
in

lui

moltissimi

nella

Donna
che

(jentile,

mossasi prima

aiuto a Dante, con inter-

pretazione feconda
di lei sola
(7/". 11.

d'alia bellezza, avvisa Maria Vergine,


che

polca venir detto:


9G);
la

frange lass duro

giudizio

di

lei

sola:

che quul vuol grazia e

lei

non ricorre,

sua disianza vuol volar senz' ali: Par.


nella candida Rosa, coronante Maria
il

xxxiii. 14. -

di

fatti

Vergine nel Paradiso,


spicca
egli la
il

seggio di Beatrice, ed a quella

volo quando lascia Danle {Par. xxxi. 1); in quella


1'

vede per

ultima volta, giunte le mani, a pregare


lui:

Maria Vergine per

Par. xxxiii. 38. E divinamente inspi-

rala la preghiera che nell' ultimo Canto indirizza a questa

umile ed alta pi che creatura. -Ed

io

son d'avviso, meglio

che all'arte dei Notai e dei Giudici, amasse inscriversi a quella dei Medici e degli Speziali, per quel sentimento
divoto
e

riverentemente afleltuoso eh'

egli

nutr
al

sempre

per Nostra Donna, siccome a quell'Arte, ch'entro

campo

vermiglio avea

S.

Maria

col figliuolo al collo.

Anche

il

Petrarca moslrossi quanto mai tenerissimo della


la bellissima

Vergine, in onore della quale dettava


Vergine bella,

Canzone

dove ad ogni stanza


il
il

ripetuto con istante

fervore e con soavit penetrante

dolce

nome

di Vergine.

Le poesie che

il

Petrarca, scrive

Foscolo, dett intorno a

sta rivolta alla Beala Vergine,

Laura, finiscono con una delle sue pi belle Canzoni. E quee come a quella, eh' avea
sentito
i

pi santi
e
di

afletti,

e congiunto
sulla
il

in

s stessa

tre

pi teneri
gliuola
e

pi

soavi
si

nomi

terra, di

madre,
gli

di fi-

sposa,

confida

poeta

che

sarebbe

misericordiosa. Poi con una sublimit e con un affetto che

verun poeta non arriv mai a superare, invoca l'aiuto


lei,

di

onde poter cessare nella sua vecchia eia

di struggersi

S6
in

CARATTERE MORALE

DI DA?>TE.

lagrime, sopra le ceneri di tale che avea riempiuto la sua


e
di guai.

vita di lagrime

il

Petrarca teneasi sempre


cara
e santis-

con seco ne' suoi peregrinaggi,


sima, r imagine della Vergine,

come cosa

egregio dipinto di Giotto,

che
il

poi,

morendo, legava

al

Signor di Carrara, dono, dico

Tommaseo, da
Ritratto.

poeta, e pi che da principe.


(1)

statura, e poich alla

Fu questo nostro poeta di mediocre matura et fu pervenuto, and alquanto


di onestis-

curvetto, ed era
simi panni
(Ij

il

suo andare grave e mansueto,


in quello abito

sempre vestito

eh' era alla sua


cos ci

N.

Tommaseo,
io

nel discorso aggiunto al C. xxvi. dell'Inferno,

ritrae l'indole e la natura del poeta,

desunta da' passi della Divina Co-

media, eh' dovere


(

mi

far anche
)
:

di citare. -

Ingegno ardito,
(

ma

frenato dal

Inf. xxv. 21

caldo talvolta di febbre superba

Pura. xm. 136),

ma

sdegnoso

di volpini
viii.

accorgimenti:
37; xxvi. 10);
;

si

compiace nell'ira, nell'odio,


le villane significazioni della

nella vendetta {Inf.

ma

rabbia impotente non loda: Inf. xw.ll

1. Breve ed arguto nel dire (Pwfj. m. 78), non bugiardo; nemico degl' ippocriti, aperto a' sapienti, come specchio che rende le imagini delle cose di fuori. Sorride dignitoso

xxv

alle

umane

follie,

ama

talvolta dipingere le bassezze de' tristi


e

Inf.

xxx.

130);

ma

ben presto s'innalza


v. 7C);

piange
scusa

fin

sui meritati dolori: Inf. xvj.

47; Parq.yi.
11.

Docile all'autorit de' grandi,


si
fin

riverente alla Chiesa {Purg.

100; xxii. 71; Par.

{Inf. XIX. 16),


svili
)

ma

osati

a fin di

apparentemente audaci bene; l'adulazione gli in odio {Inf.


d'atti
gli

la

costanza nelle avversit


),

desta meraviglia

fin

ne' malvagi,

quando provocatrice non sia: Inf. viii. 37; xiv. 4, Ogni vero e' ha faccia di menzogna egli evita (Inf. xvi. 118. j: egli negli studi s'affanna e suda (Purg. xxv. 3; xxix.37; xxxi. 140; Par. xxv. 1; font;. 111. 9; De Vul. El. ni. 1; Ep. li. a Moroello Ulalaspina]; quasi scultore, modella e intaglia e pulisce l'opere sue. Negli amori invescato (Purg. XXIV. 37; XXXI. 49, Cans, vili): da ogni avarizia abborrente { passfw ), e ancor pi d' ogn' invidia Purg. xm. 133 ). - Amante della lode, si loda da s (Inf. iv. 104; Inf. xv. 55; xvi. 127; Purg. xvii. 94; Purg.xxw. 49;
{Inf. X.30; xviii. 83
(

Par. n. 1; xxv. 1 ); ma i proprll falli confessa {Inf. ii 105; Purg. i. 58; IX. 112; xxx. 115) e degli amici suoi. Sdegna i beni della sorte, e al
dolore di lunga

mano

si

apparecchia: /n/".x. 76,127; xv. 88; Par. xvii.S

Ama
Yiii.

conoscere nuovi uomini e nuove cose,


le

ma
xi. -

le

prime consuetudini
;

gli

son care, e
55;
gentile

prime amicizie
El.
i

V. N.

3, 24,

25, 33, 35

Purg.

li.

88.

Par.
e

Da Vul.
nella
tali

9, u. 2,

Ep.

iv.

Ep.
e

Tutto ci che
Inf. xxx. 141. -

alto
e

umana natura
voce,

riconosce,
i

lo

venera dove che

sia,

ad
la
10.

uomini
gravit

ubbedisce e teme

rimproveri loro:
negli atti
4, 7,
(

Ama
iii.
il

iie|la

negli sguardi,

//. iv. 112; Purg.

87; XXIX. 134; Par. xxxi

49; Conv.
xi.

8;

iv.
iii.

25);

teme che
xii,

tempo
103;

non

gli

passi

perduto: Inf.

14;

Purg.

78;

81;

xyiiJ.

CARATTERE MORALE
maturila convenevole,
lino, e gli
il

DI

DA^TE.
'1

87

suo volto fu lungo, e

naso aquicolore
e

occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi,


;

e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzalo

il

era bruno,

e' capelli

e la barba spessi,

neri

crespi,

sempre nella

faccia

maninconico e pensoso.., Ne' costumi


!Nel cibo

pubblici e domestici mirabilmente fu composto e ordinato,


e in tutti pi che alcun altro cortese e civile. nel poto fu moderato,
s\ in

e
si
;

prenderlo all'ore ordinale, e

in non trapassare il segno della necessit quel prendendo n alcuna curiosit ebbe mai pi in uno che in un altro: dilicati lodava, e il pi si pasceva de' grossi, oltremodo
i

biasimando coloro,

quali gran parte del loro studio ponelette,

gono

e in avere le cose

e quelle

fare con

somma

non mangiare per vivere, ma piuttosto vivere per mangiare. Ninno altro fu pi vigilante di lui e negli studi e in qualunque altra sollecitudine il pugnesse; intantoch pi volle e la sua famiglia e la donna se ne dolsono, primach a' suoi costumi adusale, ci mettessero in non calere. Rade volte, se non domandalo, parlava, e quelle pensatamente e con
diligenza apparecchiare; affermando, questi colali

voce conveniente
laddove
si

alla

materia di che diceva; non pertanto,


e con

richiedeva, eloquenlissimo fu e facondo,

ottima e pronta prolazione. -

Sommamente

si

dilett in

suon

e in canti nella sua giovanezza, e a ciascuno che a que' tempi

era ottimo cantatore o sonatore fu amico ed ebbe sua usanza


;

ed assai cose da questo diletto tirato compose,


fosse ad

le quali

di piacevole e

maestrevole nota a questi colali facea rivestire.

Quanto ferventemente esso


chiaro gi mostrato:
tulli

amore sottoposto,

assai

questo amore ferma credenza di che fosse movilore del suo ingegno a dovere, prima

imitando, divenire dicitore in vulgare, poi per vaghezza di

pi solennemente dimostrare le sue passioni,

e di gloria,

sollecitamente esercitandosi in quella, non solamente pass

ciascuno suo contemporaneo,


bella,

ma

in tanto la dilucid e

kce

che molli allora e poi

di dietro

s n' ha fatti e

far vaghi di essere esperti. Dilettossi similmente d'essere


solitario e

rimolo dalle genti, acciocch


gli

le

sue contempla-

zioni

non

fossero interrotte; e se pure alcuna che molto

piaciuta

gli fosse

ne

gli

veniva,

essendo esso tra gente,

88

CARATTERE MORALE

DI

DANTE.

quantunque di alcuna cosa stato fosse addomandato, giammai infino a tanto che egli o fermata o dannata la sua immaginazione avesse, non avrebbe risposto al dimandante;
il

che molte volte, essendo egli alla mensa, e essendo


e
in

in
gli

cammino con compagni,


oltre alle cose predette, di

altre

parti

dimandato,
il

avvenne... Boccaccio, \ita d Dante, 37 - Fu

nostro poeta,

animo

alto e disdegnoso molto...

Preelesse di

stare In eslio,

anzich per isconvencvole via


d

tornare in casa sua.

Oh

isdegno laudabile
lo

magnanimo,
nel

quanto virilmente operasti reprimendo


ritornare

ardente disio del

per va

meno che degna ad uomo

grembo

della filosofia nutricato!


di s,

Molto simigliantemente presunse


li

gli

parve meno valere, secondocch


e'

suoi con-

temporanei rapportano, eh'


fu questo valente

valesse

...

Oltre a queste cose,


...

uomo

in tutte le

sue avversit fortissimo


nei giovanili anni,

Tra cotanta
luogo

virt,

tra cotanta scienza... trov amplissimo

la lussuria, e
...

non solamente

ma

ancora ne' maturi

Boccaccio, Vita d Dante, 53.

POLITICA DI DA^TE
Ogni speculazione politica deve avere per incopo
della civilt dell'umano genere
l'utile

-De Mun.

I. 1.

Scopo della

civilt il proniovimento, lo sviluppo alla potenza intellettiva del genere umano. - DeMon. 1.3.

(Nemmeno

a'

nostri tempi, nei

quali tanto di ci

ol

discorre, nulla di piii largo

e di pi preciso

insieme
e. 11.)

fu detto da alcuno. Balbo, Vita di Bante, L.II.

Dante fu

l'italiano pi italiano che sia stato mai.

BALBO.

Nella
solo e
5, 6
il

Divina

Comedia, nel Trattato De Monarchia,

il

migliore

Commento

politico del

poema, nei Capitoli


si

4,

del Convivio, nelle sue Epistole


il

legge interamente

tratteggiato

sistema politico dell' Allighieri. Noi esporremo

a brevi cenni, anche sull'orme di riputati scrittori, quello

di Dio {Mon. l. 10; Par. XI11.52) - quindi anch'esso uno: Par. 1. 103. Le cose

che Dante credeva nel secolo XIII. Dio uno - l'universo un pensiero

tutte

vengono da Dio -e
il

tutte partecipano pi o
line

meno
(

alla
si

divina natura, secondo

per cui furono create. Tutte

muovono
11.2;

a diversi porti per lo gran


1.

Par.

112.),

Fiori nell'orto del

mare dell'Essere Conv. ma tutte son mosse dalla stessa volont. Signore, tutte nreritano il nostro amore
ciascuna naturata:

secondo

il

grado
64... -

di eccellenza di cui

L'umanit una: Conv. iv. 15. Do non fece nulla indarno: se quindi esiste una moltitudine di uomini raccolti sotto un'unit collettiva, egli perch v' uno
Par. XXVI.
scopo unico per
lutti assieme:
lutti i.

un'opera che deve compiersi da


L'umanit intera deve quindi dar
pi alto sviluppo
possibile
nella

Mon.

4.

opera perch tutte


sfera

le

potenze intellettuali diffuse nel suo


il

seno possano ricevere

del pensiero e dell'azione:

(DeMon.i.^-) e questo

pu una

solo ottenersi coli' armonia, e per conseguenza coll'as-

sociazione. L' umanit dev' essere una,


nella organizzazione

come uno

Iddio -

come

lo

cerlamenle nell'origine.

90

POLITICA DI DANTE.
(

L'unit viene Insegnala dalla intenzione di Dio

l)c

11) manifestata nel


tata,

mondo

esterno, e dalla necessit di

Mon. i. uno

scopo. Or essa richiede tal cosa da cui possa venire rappresene questa l'unit di governo.

allora necessario

un centro

a cui salga la generale ispirazione dell'Umanit,


leqrfe -

per ridiscenderne in forma di


unit e dell'appoggio
destinati
li]

un potere

forte della

dei
(Ij

pi

alti

intelletlL naturalmeiltc

a dirigerlo,
differente

che provegga con tranquilla sanella Divina Comedia. L'au-

N punto

la sua teoria

torit imperiale fu

sempre per Dante raltissimo unico ed eterno principio


onde quella continua adorazione
alla

dei suo sistema politico;

podest

imperiale, quasi fatata dal cielo, a quel sogno eroico,


della
tgli

come

disse Gioberti,

Monarchia universale, avente Roma a capo. E perfino nel paradiso imaginava una Roma di cui Cristo cive Romano (Purg. xxxii, 102)
;

un Impero
seggio (/nf.

di cui egli
1.

l'

Imperatore, dove avea

la

sua cittade

l'alio

174),
42),

115; Par. xxv.

con una Corte co' suoi Conti e Baroni (Par.xxiv.112, modo di quella che sostiene volere Iddio sulla terra. -

Dio avea preparato a Giulio Cesare la Monarchia, come mezzo di quella pace ch'egli voleva: Augusto per lui sommo eroe, sommo fondatore,
tipo degl'Imperatori. Costantino, trasportando la sedia imperiale, andava

contra

il

Cielo,
la

il

cielo

malediceva l'opera sconsigliata: frutto della


il

maledizione

rovina d'Italia, e

disfacimento dell'Impero. Lo ristabiil

raento dunque dell'Impero era di volere divino; ed egli teneasi


scelto a predicarlo ed a disporlo; egli
20.
il

pre-

precursore e l'apostolo: Inf.u.

L'

vore

Impero romano, fondato con tanti chiari argomenti del divino fail solo imperio legittimo, sotto il quale pu l'umanit esser queta
disfatto

e virtuosa:

menomato

quello,

tutto disordine:

ogni altro
e di

governo temporale un' usurpazione, un fomite


delitti: Inf. xiv.

di discordia civile
-

103-114; Par. xvi. oH; xviii. 98.


necessaria la

Al bene dunque del-

l'umana societ
dispose che
le

Monarchia, l'esercizio della quale appar-

tiene di diritto aire de' Romani.

La pietosa provvidenza deireterno


la

re...

cose

umane dovessero esser governate


serenit

dal sagrosanto
il

Imperio de' romani, aftch sotto

genere umano

si

stesse in pace, ed ovunque,

di s eccelso governo siccome chiede natura,

si

vivesse vita civile.

Queglino che temerariamente

presumendo ergon
perch
la

la

fronte contro questa manifestissima volont di Dio,


colui che dice la vendetta
fin

spada di
tingano

mia non cadde ancora

dal cielo,

d'ora le guance di pallore, perch su loro gi pende la sentenza del

severo giudice.

Ep.

vi. 1.

Chi resiste alla podest, resiste


al divino

al

comanda-

mento

di Dio,

e chi

repugna

comandamento,
della

recalcitra contro

la volont,

coeguale dell'onnipotenza: dura cosa calcitrare contro allo


V. 5. -

stimolo. Ep.

Non provate voi terrore

morte seconda, dapoich


contro
la gloria

primieri e soli abborrendo dal giogo della libert,

del

romano
2. -

principe, re del
.
.

mondo

e ministro di Dio
. .

tumultuaste? Epist.w.
v. 4.

Cristo

quand' egli era

in ceppi
si

afferm che quel potere, onde

cogtyi giccome Vicario di Cesare

vantava, dall'alto proveniva Ep.

POLITICA DI

DAME.
da adempiersi i

91
distinti

pienza a tulle le varie funzioni

impieghi, cio - e sostenga egli stesso le parti di pilota, di

capo supremo, onde recare

alla pi alta perfezione quella,

che Dante chiama V universale Reluiione dell' umana specie: Conv. II. 4. E cos verr mantenuta la concordia fra i reggitori di Stati, cittadi,

e questa pace
in

si

diffonder

dal

centro nelle

da queste
sar

ogni gruppo d'abitazioni, in ogni


{hi.)

c^sa, nel petto d'ogni persona.

E dove
a

il

seggio dell'Impero?

ogni argomento anaassumendo il linguaggio d'una assoluta e sintetica asserzione, come se gli recasse sorpresa la minima espreslitico,

A tale inchiesta Dante abbandona

sione di dubbio.

Egli

citt,

non pi ^/oso/o, ma credente. Mostra Roma \a santa come la chiama, di cui anche le pietre son degne, a
di

suo avviso,

riverenza: Quivi l'alto seggio dell'impero.


vi

Non v'ebbe, n

sar mai popolo dolalo d'una


il

mansue-

tudine maggiore per esercitare


che

comando,

di

pi fermezza

per sostenerlo, e d'una maggior capacit per acquistarlo,

sovra lutto il santo popolo romano Conv. De Mon. ii. passim. Dio scelse Roma d' infra tutte le genti. Essa ha gi dato al mondo due volte unit, ed
l'italiano, e
:

11.4;

nel suo seno, che

il

mondo

la

trover ancora, e per sempre.


materiale abbia assoggettato

Credete voi che

la sola forza

tante nazioni a Roma, che non era pi che una citt e un

branco d'uomini? Dante confessa anch'egli d'averlo creduto un momento, e che tutta la sua anima era per rivoltarsi suoi occhi furoiM) contro una tanta usurpazione. Ma poi
i

aperti: nelle pagine della storia di quel popolo vide spiegarsi l'opera della Vrow'Kenzdi :-praedestinationem

divinam-

necessitava

che

il

mondo

venisse preparato, fosse quasi

allivellalo sotto la regola di

dicazione

di

Ges potesse
della
di

far

un solo potere, onde la presorgere una nuova vita su


forza.

tutta quanta la terra. Dio consecr

ecco

il

segreto

lei

Roma Roma

a questa opera -

individualmente

non avea ambizione, essa non combattea per proprio interesse, ma si era volata a una missione. Populus ille sanctus,
pius
et

gloriosus,

propria commoda neglexisse videtur,

ut

02

POLITICA DI

DAME.
procurarci
(1).

pubblica pr salute immani


l'opra fu compiuta,

f/entis

E quando
il

Roma pos

dalle faliche, lnch


di
le

mondo

non ebbe bisogno del secondo Vangelo negli scritti stessi di Dante (giacche
si

unit. Si cerchi

nostre citazioni

farebber troppo frequenti)

lo

sviluppo di questo tema,

ch'egli appoggia all'autorit dei poeti, da lui sempre evo-

cata innanzi tutte, gi venendo sino a quella di Ges, che

riconobbe, com'egli afferma, colla sua morte la legittimit


della giurisdizione che

Roma

esercitava su tutta
il

la

specie

umana.
Trattato

Il

libro II

de Monarchia,

capitolo IV

del

II

del Convito

sono un solo inno a questa idea

che Dante venerava come religiosa.

Ma

oltre a

quanto

si

riferisce pi particolarmente al nostro soggetto vi ha

molto

da apprendere negli

scritti di
lui,

Dante,

come pu

scorgersi dai

pochi e sparsi pensieri di

che abbiamo

citati.

Vi ha la

tradizione della filosofia italiana che mira a fondere insieme


la

scuola di Pitagora con quella di Telesio, di Campanella


di

Giordano Bruno

vi

ha un' autorit da aggiungersi


avvertita da alcuno, seb-

all'altre che parlano in favore della dottrina del Progresso;

autorit che finora non

vedemmo

bene
ta

la

pi esplicita forse e la pi antica di tutte. La vidella specie umana, la legge di continuo suo moto ascendente all'appoggio d sempre
la

collettiva
il

sviluppo,

pi estese associazioni;

previsione dell'unit sociale che


le

sorger dalla distribuzione di tutte


dine allo scopo
quello che forma
(

varie funzioni in or-

comune
la

- la teoria
il

del

dovere,

con tutto
si

base e

merito d'una scuola, che


)

vuole

non iscorgesi su che fondamento chiamar francese - tutto troviamo chiaramente indicato in questi libri di un Italiano
prova che ogni dominio de' Romani fu previsto da lui propter zeium patriae et zelum justitiae, e conclude che i Romani acquisierunt principatum quodam jure naturae, a quo iabet exordium omne justura principium. E S. Agostino scrisse: Deo placuit orbem terrarum per Romanos debellare, ut in unam wcietatem reipublicae legumque
(1)

S.Tommaso,

nel libro de Redimine principum,


il

dominio da Dio, e che

perductum longe lateque pacaret. E S. Leone: Dispositio divinitus operi maxime conqruebat, ut multa regna uno confoederarentur imperio et
cito pervios haberet populos praedicatio generulis quos

unius tencret

regimen

civitatis,

POLITICA DI DANTE.
del

93

secolo decimoterzo,

che senza dubbio non dovettero


li

che aUa forma loro inatlraente l'obblio che

ha lunga-

mente coperti. E necessario quindi che


che
il

siavi

un potere che governi e


Italia, a

suo seggio,

l'impero cio, appartenga air

Roma. Giunto a questa conclusione, Dante dovea naturalmezzi per realizzare un tale mente fermarsi a cercare concetto. Scrtti lettor, di un italiano vivente. Voi. Hip. liiO. L'errore di aver cercato in Germania il liberatore
i

d'Italia, dice Gioberti, merita scusa,

perch questa divisa,


di

debole discorde non avca un braccio capace


ra.

tanta ope-

Parvegli
:

di

trovare

il

principio

egemonio nell'imperio
pel

tedesco
titolo

il

quale,

se per la sua stirpe era forestiero,

e la successione

apparente polca credersi italiano.


l'Italia
a'

Ma non

volle

gi sottoporre

stranieri:

giacch

l'imperatore, recandola ad essere nazione, dovea rimettervi


l'avito seggio e rendersi nazionale. Perci

Dante sostituene

do

allo

scettro

bastardo

^di

Costantino

giuridico di Giulio Cesare, restituendolo a

Koma

Carlomagno il e annula Bisanzio, e

lando l'opera del principe che


dei

lo trasferiva

pontefici
si

che

lo

trapiantavano

in

Francia,

poi

nella

Romagna,

mostr italianissimo. Gioberti^ Rinnovamento.

(Y. Scritti letterari di

un

italiano vivente.

Voi. Ili p. 3o8. -

Willemainy Corso di Letteratura del M. Evo. Lez. XII.) Nel terzo libro
dell'imperatore e
ei

prende a dimostrare, come


e per

il

diritto

divino

conseguente

la

sua indi-

l)endenza, ne' diritti e neiresercizo di


dal

monarca universale,
alla Politica

sommo

Pontelice

(Ij.

Del tutto conforme

;i) Dante suppose che lo spirito e la materia fossero ciascuna con >ua vita propria, senza inirerenza (iell'altra, e ne infer la indipenilenzii do' due poteri spirituale e temporale. Una volta entrato questa porta, si

d carriera e

li

edillca a

suo modo.

11

popolo e corrotto ed usurpatore,

la

societ viziosa e discorde. Unica medicina l'imperatore. Gli attribuisce tutti

come il papa lo fa immediatamente da Dio... Non un semplice ritorno, come pretende Wegele, al passato. Ci del passato e del futuro, del progresso e del regresso. Ci in germe l'alTrancamento del laicato, e il camino a pi larga unit. Intravvedi la nazioiR* die succede al comune. K un sogno cle in parte diventa storia, lira iu fondu il sogno dei lihilielliui. Il merito di Dante d'averlo allargato a
i

privilegi del papa, e

sistema,

e di esserne slato

il

lilosofo.

ed essersi alzato tino al concellu

94

POLITICA DI DA>T.
in

propugnala

questo libro della Monarchia quella che professa nella Divina Coniedia. - I GueK volendo la supre-

(juello

mazia della Chiesa sull'impero chiamavano questo luna, sole [De Non. iii. 4); all'inversa Ghibellini. Dante per lo
i

contrario

li

chiama due
dalla

soli,

volendo indicare che


e

tutti e

due

furono

stabiliti

Provvidenza,

che quindi devono

sussistere indipendentemente dall'altro, in

[)ramento

di

forze
il

e di eguale autorit:

L'Imperatore
famiglia
sole

sole sotto la cui


felice

un giusto lemDe Mon. iii. 11. guida soltanto l'umana


su questa terra,
il

pu esser

e virtuosa

che dalla santa


suoi raggi:

citt

debbe spandere da per tutto

luminosi

Purf}. xni. 16.

Ma

nel loco santo vi


:

debbe pur risiedere il successor del maf/gior Piero 21}. Sull'orizzonte dunque de' sette colli doveano questi due soli (l); il sole imperiale che illumina
della vita
;

Jnf.

i.

levarsi
le vie

il

sole pontificio che illumina


il

religiosi destini

dell'umanit ed

camino del cielo;

forte l'uno del diritto

della spada, l'altro dell'ascendente morale, frenantisi

scam-

bievolmente. Maggiore questo di quello,


dell'

il

quale bench dallo


per ampiezza di
e

umanit.

La base

fragile,

ma

l'edifizio

bello
di

disegno e concordia
levista
(1)

di parli.

De Sanctis, Carattere

Dante

sua utopia,

C408 del

Contemporanea di Torino, Gennaio, 1838. due suoi fini: Ci fu bisogno all'uomo di due direttivi, secondo sommo Pontefice, il quale a norma delle rivelazioni dirizzasse
i

l'umana generazione
le filosofiche

alla felicit spirituale, e dell'imperatore che, giusta


la

dottrine,

guidasse alla temporale felicit


di

ne Mon.

ni.

lo; Conv. 4) -

La virt

dare autorit al regno della nostra mortalit

contro alla natura della Chiesa: adunque non nel

numero

delle virt

sue

...

La forma

della Chiesa

fatti

suoi compresa. Infatti

non altro che la vita di Cristo ne' detti e la vita sua fu uno esempio della Chiesa mi-

litante,

specialmente de' pastori, e massime del

sommo Pontefice,
v'

l'ufficio

del quale pascere gli agnelli e le pecore:

Dato

ho esempio che come

ho fatto io cos voi facciate; e specialmente disse a S. Pietro, poich come in S. Giovanni si legge: l'officio del Pastore gli ebbe commesso
Pietro seguita me.

Ma

Cristo in presenza di Pilato questo regno dineg

i ministri miei combatterebora qui non il regno mio:'* Ds Mon. in. li. - Ogni legge divina nel grembo dei due Testamenti si contiene, nel qual grembo non posso trovare la cura delle cose tem-

dicendo: se regno di questo


bero,

mondo

fosse,

che da' Giudei non fossi preso,

ma

porali al

primo o novissimo sacerdozio essere commessa, ma piuttosto

trovo: Sacerdoti da quella per

comandamento essere
ed
i;J.
i

rimossi,

come apple

risce per le parole di Dio a Mos,

sacerdoti ulti;ni per

parole di

Cristo a' discepoli

Dtf

Mon.

in.

POLITICA DI
spirituale

DAME.
la

T6

non riceva
e in

l'essere

sua aulorlt, pure riceve


lo

che pi virtuosamente adoperi per


quale, in cielo
tefice:

lume della rjrazia,

il

terra f/rinfonde la benedizione del pon-

De Mon.

ni. 4.

Questi due

soli si
(P.

videro uscire della


ii.

loro orbita, scrive l'egregia


l'un contro l'altro, e
si

Ozanam,

e. 4.

2.) urtarsi

credette che fossero spenti. La Chiesa

non pu prclendcre
parte alcuna
al

la signoria

sulF Impero; essa non ebbe

suo stabilimento: nessun titolo l'autorizza

a rivendicarne un omaggio.
in

Essa non pu

farsi

un regno
quelk)

questo
altro

mondo senza
impero
Il

agire contro le proprie costituzioni:


di lei,

un

le

appartiene ben pi degno


al

dell'eternit.

misto e confuso governo

quale aspira

rit

non pu attecchire, mestieri che mini, perch l'una autoove trascorra, non pu, come dovrebbe, esser dall'altra
infrenata
(1).

Soleva Roma, che

il

buon mondo

feo,

Duo
L'un

Soli aver,

che l'una e l'altra strada

Facn vedere, e del mondo e di Beo. l'altro ha spento; ed giunta la spada

Col pasturale; e l'uno l'altro insieme Per viva forza mal convien che vada; Perocch, giunti, l'un l'altro non teme.

Se non mi credi, pon mente alla spiga,

Ch'ogni erba

si

conosce per

lo

seme.

..

D oggimai che la Chiesa di

Roma,

Per confondere in s duo reggimenti. Cado nel fango, e s brutta e la soma. Marco mio, diss'io, bene argomenti; Ed or discerno, perch del retaggio
Li figli di

Levi furono esenti. Purg. xvi. lOC.

Quindi quelle sue frequenti e passionate invettive contro


la

credula donazione di Costantino,


(iiielld clic

ai

tempi

di

Silvestro,
(2).

''ome

rec gran danno alla santit della Chiesa


Dio...
fatto

(1)

li

figliuolo di

Spirito evangelizzava in terra,

s ed a Cesare tutte
gli

le

uomo, mentre a rivelazione del Santo se partisse due regni, distribuendo a cose, giudic si rendesse all'uno ed altro ci che

come

appartiene.

Ep.

v.

9 - V. Puro. vi. 91;


r>9
;

xx. 10;

xxxiii. 70;

Par.

ix.

12G-140; XV. 123; xvi.


(2)

xxvii. 147.

La donazione

di

Costantino oggi con evidentissime prove


al

ne-

sangue nel medio-evo. - Il DoUiuQcr, Die Puisl-Fulclen dea MUclalters, (Le favole del Medio-Evo intorno ai papi) Monaco, 1S0.1, consacra il terzo articolo alla Donazione di Costa>ntino, gi conosciuta sotto il titolo di Edictum o di Conslitutum
gata dalle storia,

ma

creduta e difesa sino

96

POLITICA DI

DAME.
!

Oh

popolo

felice

oh gloriosa
avesse.

Italia

se quegli che

Vi

scem

l'Impero mal non fosse nato, ovvero la sua pia intenzione

non mai. incannato


1/ altro

l'

De

3/o7i.

ii.

11.

che sesue, con le leggi e meco, Solln buona intenzion clic f mal frutto.

Per cedere al Pastor si fece {,M-eco. Ora conosce come il mal, deilutto Dal suo hene operar, non gli e nocivo, Avvegna che sia il mondo indi distrutto. Par. xx. Ahi, Costantin, di quanto mal fu maire,

55.

Non

la

tua conversion,
te

ma

quella dote

Che da

prese

il

primo

e ricco patre! Inf. xix. 115. (1)

La Chiesa, seguita
10
la

il

poeta, in nessun
il

modo
la

era disposta

a ricevere cose temporali per


vieta,

precetto che espressamente

come abbiamo da Matteo... Per

qual cosa, se

Chiesa non poteva ricevere, dato che Costantino avesse potuto fare questo, nientedimeno tale azione non era possibile riceversi,

non essendo

il

paziente disposto.

Adunque

ilercatore.

Priviledium Constantini, che leggesi fra le false Decretali d'Isidoro l Dolliuier vuole che la donazione Constantiniana, anzich di origine greca, come altri la disse, indubitatamente fosse fabbricata in
di

Roma da un membro
di favorire l'acquisto

del clero

romano

tra

il
i

che allora meditavano

752 e il 774, allo scopo Papi della signoria temal clero

porale di tutta r
11

Italia, e di

ottenere nuove onorilicenze


I

romano.
al

DoUmger

ritiene che Adriano

accennasse incontrastabilmente

Diplo-

ma

una sua lettera a Carlomagno, del 777. La Civilt Cattolica colloca l'origine della Donazione nella prima met del secolo IX, essendo stati i primi a farne menzione Enea Vescovo di Parigi, a. 871
della Donazione in

Incmaro

di

patria francese;

Reims, m. 882, e Adone giacch ivi fece


coniarono
i

di
la

Vienna, m. 875 - E

la

vuole pure di
ivi

prima comparsa, ed
Donazione
si

pure, oltre

le false Decretali, si

falsi Capitolari di

Benedetto Levita, Oltrefu di confermare

dicch ritiene che

lo

scopo

di quella falsa

in Francia, coli' autorit di

Costantino Magno, l'inaugurazione del nuovo

Impero d'Occidente,
e le

fatta dal

Papa

in

pretendenze de' Greci,

sdegnatissimi contro

Carlomagno, ed attutare cos le ire il nuovo Impero e in-

sofferenti della perdita d'Italia,


(1)

Civ. Cuttol. Voi. X. p. 303.

grande poeta ghibellino dell'Alemagna, Gualtiero di Voltiultpoide, ha mondato un simile grido: si direbbe che Dante traducesse questi versi di Vogelwoide L'Imperatore Costantino prodiga al seggio
il
:

di

"

Roma pi doni che dire non saprei: gli dona corona. A questa vista un angelo grida ad alta
gura. tre volte sciagura!..
,

la

spada,
:

la

croce,

la

voce

Sciagura, scla-

La Chiesa era risplendente


le

ora

il

veleno serpeggia entro


al

di bellezza ed sue vene,.. Questi doni hanno recato


u. 11

molto di lale

mondo.

V.

Facto dogli Uberti, Dillumondo,

Ariosto, xxxiv. SO.

POLITICA DI
e manifesto

DAME.

97

che

la

Chiesa non lo poteva ricevere per


egli per

modo

di possessione,

modo

di alienazione conferire:

De Non.
Il

ni. 10.

P. Berardinelli della C. di
la

abbia mai negato

facolt

di

possedere,

Ges non trova che Dante o V uso conve-

niente della dominazione temporale, anzi ei vi legge in pi luoghi della D. Comedia e della Monarchia espressa grave-

mente la sentenza contraria. non abbia che vagheggiato


sacro

Il
il

P. Serio

vuole che Dante


della

pensiero

.Monarchia

universale di Rorfia cristiana, e solo abbia preso a cantare


il

romano impero

instituito dai papi

in

Carlomagno,

alla
al
il

propagazione del Cristianesimo per tutta la terra ed mantenimento della giustizia e della pace; conciossiacch
lo loco

sacro romano impero fu stabilito per


successor del magr/ior Piero,

santo U' siede

il

la

in perpetuo Sede Pontificale Apostolica, ed a mantenerla nella sua

a conservarvi

debita libert del cattolico magistero, e della sua vera giurisdizione che ha dal primato apostolico su tutto
il

mondo.

Veggasi Berardinelli,

Il

Concetto della Divina Comedia, p.

La Monarciia temporale del romano La Civilt Cattolica, 2 Luglio, 1864, p. 84. ecc. ecc. - E degli Alemanni veggasi Schreibcr Wilfi. Die politischcn und relif/iosen Doctrinen unter Ludwig dem Baiern (Le dottrine politiche e religiose
i^d-T- Marcucci G.Ji.
Pontefice secondo rAllifihieri, p.7; 30-36 -

sotto Lodovico
pur esposta dei confini

il

Bavaro) Landishuta, 1858; nella qual opera


di

l'opinione

Dante intorno

alla

questione

dell' autorit
il

pontificia
llasse,

e delle relazioni tra lo

impero e

pontificato:

IL G. Ueber die

Vereiniin

guwj dcr
temporale

geistlichen

und welllichen Obergetcall

romi-

sclien Kirchenstaatc (Sull'unione del potere ecclesiastico col


ecc.),

Harlem, 1852, opera premiata dalla societ


;

Teyleriana d'Harlem

DoeUinger

./.

J. J.

Kirchc und Kirchen,


Betra-

Papstthum

und Kirchenstaat.

Ilistorisch-politische

clitungen (Chiesa e Chiese, Pontiticato e stato della Chiesa,

Considerazioni storico-politiche,

Monaco 1861); Beuchlin

II.,

Kirchenstaat, Kirche und ISationalstaat (Stato ecclesiastico,

Chiesa e Slato nazionale) nella Ilistorische Zeitschrift di IL V. Sybel, 1862, Voi. I. p. 47-107.

Se Dante sia sfato Ohibellino.


YoL.
11.

Dante
7

nacquo

98

POLITICA D[ DANTE.

Guelfo, Guelfo crebbe, Guelfo combatt, Guelfo am. Guelfo govern la sua patria: Inf. x. 40. Per i pi si volle che

dopo l'esiglio mutasse parie e co' Ghibellini tenesse, anzi per antonomasia fu chiamato il poeta ghibellino. II Faurie, il WiUemain, VAmpre lo Schlegel vogliono, non allrimenti che
Coriolano, da guelfo per vendetta
ghibellino.
politico,
si

rimutasse in rabbioso

VArtaud
come
per

fa

due
Giov.

esseri distinti, del poeta e del

politico lo
ira.

chiama volubile indeciso, non


di Sassonia,
il
il

per vilt

ma

Wegele ed

il

Wtte solamente ideale ritengono


Il

ghibellinismo del poeta.


fiero

Boccaccio dichiara che niuno pi

Ghibellino

ed ai

Guelfi avversario, fu
l'

come

lui.

C.

Balbo, feroce ghibellino al-

di esserlo,

ultimo per ira, e molto troppo, quantunque ei non credesse e professasse di non esserlo. Strana apologia,

scrive San Renato Taillandier,


sulto.
lo
Il

che rassomiglia ad un in-

P. Berardinelli, ghibellino, e

scevera dal

vulgo dei perturbatori

massimamente ; tuttavia civili. Secondo il


fu mai,

Tommaseo, Dante pretto ghibellino non

ma

il

ghi-

bellinismo a certe sue proprie norme attemperava^ cos non fu mai guelfo pretto. Mostrarsi tutto intero di parte non

poteva,
forza,
a'

come pure ad una parte attenersi gli era quasi che meno infedelmente rispondesse alle sue dottrine suoi desideri alle sue passioni. Il Buongiovanni, ne' suoi

Prolegomeni, non solo il ritiene mai ghibellino, ma guelfo sempre, e guelfo di moderazione e di senno, in tutto devoto

grandezza

che vide sempre nel loco santo ed in Roma la Anche l Picchioni ci prova com'ei fu guelfo moderatissimo fin da principio, e non che aver cambiato
alla Chiesa,
d'Italia.

sua parte,
esagerati
Pontefici,

fedelissimo
di essa, e

vi

si

mantenne,

scostandosi

dagli
ai

scostandosene poi quando non pi


a'

ma

ora agli Angioini di Napoli, ora

Reali

di

di

Francia inclinava. Dante tent sempre la difficilissima parte conciliatore nelle celebri contese del primato che gi da
si

due secoli tra l'autorit ecclesiastica e civile non che di paciere fra le accanite parti che
vagliavano

agitavano,
tra-

l'Italia

miseramente.

G.

Giusti,

di

semplice

Guelfo,
:

nella suddivioiie del 1300, lo dice divenuto Guelfo bianco


Inf.

xxiv. 150.
i

cozz

La somiglianza de' casi e l' esiglio racBianchi co' Ghibellini, non per essere d'uno stesso

POLITICA DI DANTE.

90
la

sentimento,
in patria.

ma

perch avevano comune


si

mira

di

tornare

Dal 130o non

trov bene
il

d' essersi

unito con

questi usciti, e ben presto senti


loro, procacciarsi
tito tutto suo,

bisogno di dividersi da
difatti si elesse

ventura da s; e
per

un par-

tendente ad un fine pi alto ed universale.


l
l'

Esulando
dialit e

egli

qua e

Italia,

accolto con eguale cor-

benevoglienza cosi dal Vicario Imperiale, da Uguc-

cione,

dal

Salvatico, da un

ramo Ghibellino Malaspina, come da un Guido Pagano della Torre, da un Guido ^'ovello,

capi di parte Guelfa, ei appigliavasi via via a tutti coloro

davano speranza di sanare le piaghe d'Italia che N vaglia il dire, che quando il settimo Arrigo discese in Italia, con lettere veementissime invitasse
che
gli

l'avevan morta.

questo liberatore a percuotere quel nido


citt

di Neri,

quella

che spandendo

la

mala semente del


il

fiorino d' oro,

disviava dalla retta via


a tenere

romano

pontefice,

inducendolo

una parte del popolo battezzato a destra, l'altra a sinistra. Che ad Arrigo ricorressero e Ghibellini e Bianchi, Giovanni Villani il dice chiaramente. Ed egli pur notevole che quando Arrigo cal a Firenze e ne assedi una porta,
egli
il

non

vi volle essere,

con sentimento

di

vero cittadino,

quale, sebbene adirato con la patria, ricusa di por


;

mano

a minarla

pari a Temistocle, che elesse morire di veleno,


le

anzich capitanare

armi incitate contro

la Grecia.
le

E* chi pi di

lui

ha inesorabilmente flagellato
e

fraterne

lotte, in cui l'ira

va del pari del danno,


al
il

la

piaga della
seminatori

fortuna suole ingiustamente


Conv.
I.

piagato essere imputata?

Par. xvn. 32 - Ed

poeta dannava

di scandali e di dissensioni

pena

di

sangue,

ad essere

tagliati di fendente nella

nona bolgia

dell'

ottavo tremendo
e pressocch
lo

cerchio [Inf. xxviii.),


spirito di parte. - Egli

mostrandosi

fierissimo

crudele con Filippo Argenti [Inf.

viii. 4o)

che accendeva

pensava che il parteggiare dei cittadini avrebbe sul venerando capo d' Italia accumulato secoli di quella sventura che fa vili, di quella servit che non ha speranze, e coli' occhio deliamente credeva di vepesi del derla, come il Lucifero del suo Inferno, da tutti
i

mondo

costretto.

Quindi ingenerata

la

Purg. xiy. 64; xxm.

HO;

Par. xvi. 136.

mina delle citt: Onde non pu frena-

100
re
II

POLITICA Di DAKTE.

dolore e l'ira, vedendo l'Italia spezzata in brani, tutta

in balia di discordie di fazioni di

guerre tra stato e stato,


Purg.
vi. 7G.

tra paese e paese, tra famiglia e famiglia:

scg. - Quindi le gagliarde e ferlssime invettive contro le


citt e Provincie parleggianti e rodentisi

ferocemente l'una
contro Lucca {Inf.

l'altra;
XX..

contro Pistoia

[Inf. xxv. 10); (/w/. xxiv. 129);


(iw/".

41);

contro Siena

contro Pisa

(Inf.
la

xxxiii. 79);

contro Genova

xxxiii. 151);

contro

Romagna (/n/". xxvii.37); la Marca Trevigiana, la Lombardia e la Romagna: Purg. xvi. 115. E per si scaglia contro la
dolce terra latina che dalle proprie discordie, e dalle forze

e fazioni straniere xxvii. 27)


il
;

era miseramente
la dolce

lacera e divelta {Inf.

contro

terra latina che potea ripigliare

comando

dei popoli, ed invece, per contrariet di umori,


:

era ridotta vilmente a servire

Inf. xxviii. 70.


fazioni
gli

Ma

sovrattutto
la

se

ne dolca delle

che dilaniavano

fieramente

dolce patria sua, onde


:

prorompe dall'anima
qual volta scrivo cosa

contristata questo grido eloquente

misera, misera patria


te,

mia! quanta
Canz. XX.

piet

mi

strigne per

che a reggimento civile abbia rispetto: Conv.w.'^l.


st. 1.

nella

Ahi! quanto

in te la

iniqua gente pronta

sempre congregarsi
al

alla

tua morte,

Coft luci

bieche e torte,

Falso per vero

popol tuo mostrando.

Dacch

la citt partita
2),

in/', vi.

61

si

aggiunta a Marte

tadini la fioriscono in tutti

non pi regna onorata, non pi gli egregi citi loro gran fatti, ma notasi male r eccelso suo nome; sicch tra i traditori punito per esso lei qual verace non segue V asta del vedovo giglio, reso ornai
[Canz. XX.
sudicio
e vano, posto a ritroso sull'aste, e fatto vermiglio per divisione: Par. xvi. 152 - Di questo mal seme lo studio

di

cose nuove, l'incostanza dei reggimenti,

il

mutare e

rimutare perpetuo delle leggi, delle monete, dei costumi,


d tutto
:

Purg.

vi.

139.

La sua Firenze

divenuta specchio

di parte;

{Canz.w.^) simile al bambino che morendo di fame, caccia da s la balia che vorrebbe ristorarlo [Par. xxx.
139);
(i\V

inferma che non pu trovar posa in su


volta

le

piume,
al

ma

con dar

suo dolore scherma

{Purg.Y,U^);

POLITICA DI
flusso e riflusso perpetuo del
:

DAME.
egli

101

mare che cuopre ed iscuopre


con voce pa-

i liti senza jwsa Par. xvi. 82. Sicch ternamente minacciosa esclama:

Ma se non muti alla tua nave guida, Maggior tempesta con fortunal morte
Attendi per tua sorte,

Che

le

passate tue piene di strida.

Elefigi ornai, se la fraterna pace-

Fa pi per
Il

te,

o'I star lupa rapace. Canz. x\.


le

4.

poeta ebbe egualmente in ira


di questa, l'una e l'altra

due

fazioni, guelfa e

ghibellina, ond'era divisa l'Italia, perch volendo soltanto


il

bene

ugualmente vituperava Purg.


:

VI. 31. 97. Il

Guelfo oppone
al

gigli gialli, cio le


all'

armi

di Carlo

n, re di Puglia,

pubblico segno, cio

insegna romana,

eh ' l'insegna dell'impero universale del mondo. -Il Ghibellino dicendosi sostenitore dell' impero, fa in elTetto per s,

usurpatore

al pari del

Guelfo:
sacrosanto segno,
vi. 31.

Perch tu veggi con quanta ragione


Si

muove centra
'1

il

E chi
11

s'appropria, e chi a lui s'oppone. Par.

Ghibellino la politica dell'impero fa propria di una fae spesso

zione, e volgela ad argomenti d'interessi privali


di delitti:
Ornai puoi giudicar di que' colali,
eh' io accusai di sopra, e de' lor falli,

Che son cagion di tutti


L'

vostri mali.

uno al pubblico segno i gigli gialli Oppone, e l' altro appropria quello a parte, S eh' forte a veder qual pi si falli,
Faccian
Sott' altro
gli Ghibellin,

faccian lor arte

segno; che mal segue quello

Sempre chi la giustizia e lui diparte: E non l'abbatta esto Carlo novello Co' Guelfi suoi, ma tema degli artigli
Ch' a pi alto leon trasser Io vello. Par.
vi. 97.

Ora uno, che non piegando da alcuna costa, accusa Ghibellini in un mazzo coi Guelfi di tutti mali del suo tempo, osserva egregiamente il Giusti, si dir che sia Ghibellino? Sicch la fortuna serbavagli tanto onore che /' una parte e
i

V altra avrebbero fame


[Inf. XV. 70)
;

di lui,

ma

lungi

fia

dal becco V erba

anzi confessa di essersi sceveralo da' suoi


ingrati al

com-

pagni slessi

di esigilo,

bene che vorrebbe

far loro,

102
Stolli

POLITICA DI

DAME.
abbandonali a loro
tali

neiruUle proprio, e
sviluppate
dal

di averli

stessi,

lasciando di pi parteggiare con


le teorie

bestie

malte.

Anche

poeta nel Trattalo de Monarchia


alle

sono egualmente opposte

due

parti Ghibellina e Guelfa,

poich mirano all'equilibro e all'armonia dei due poteri,

mentre ciascuna fazione tendeva a promuovere


dell'

il
i

predominio

un potere
cos

sull'altro

(l).

Egli

non err

fra

due campi

rivali,

l'Ozanam [P.

iv. 1),

piant la propria tenda

sur un terreno indipendente, non per tenersi in un terreno


indifferente

ma

per combattere solo colla potenza del suo

E quando le fazioni sembravano invilupparlo nei loro tumultuosi movimenti e renderlo mallevadore dei loro delitti,
genio.
egli

protestava altamente contro

di

esse;

le

sue severe

una mazza infaticabile sulla testa degli autori e dei compagni del suo Bianchi, sui Ghibellini ed Guelfi. Egli esilio, sui Neri ed contemporanei il numero non temette di moltiplicare fra dei propri nemici, onde conservare il suo nome puro da
parole discendevano
alterni colpi di
i i i

come

ogni alleanza umiliante agli occhi della posterit. La posterit

ha delusa per gran tempo questa legittima speranza,


degli studj storici

ma

l'attuale progresso
il

lascerebbe ine-

scusato

pregiudizio volgare.

giunta

l'ora di rendere al
si

vecchio Allighieri quella ambita testimonianza eh' egli


fece

rendere prima dall'avolo Cacciagulda nella maraviconferenza descritta


Dante non voleva
regni

gliosa

nel

Paradiso;

non aver

egli

(1)

le

Provincie ed

municipi dispogliati
era, al dire del Gar-

delle lor leggi, de' loro usi,

delle loro libert;

non
di

mignani, colla sua 3Ionarcliia centralizzatore dell'autorit e del potere,


le condizioni civili d' allora

non permettendo pur

pensare alla moderna


;

centralizzazione, ed alla costituzione

di vasti stati e potenti rearai

ma

era piuttosto municipalizzatore dell'umanit, ravvisando nel municipio

un mezzo produttore
solamente
ei

e conservatore dell'indipendenza individuale - i\on


:

serbate all' Imperatore obbedienza, ma predicava ben anco: serbate come liberi il reggimento, con che voleva ammonite ie citt a non sacrificare il proprio governo, le proprie franchigie, la propria libert. La devozione in lui non fu n poteva mai essere servilit. Tutte le nazioni, regni, citt, egli pur scrive, hanno le loro propriet, per le quali bisogna con differenti leggi governarle, perch la legge regola che drizza la vita: De Man. 1. 16. Dante voleva conciliare l'unit

predicava

politica con

le

civili

libert,

gli

opposti vantaggi di parte guelfa e di

parte gbibeUina,

POLITICA DI DANTE.

103
eitpa,

confusa

la

propria causa con quella d' una razza


la gloria

ed
lui

aver

avuto

di crearsi

una parte speciale a

stesso, a lui solo:

A
II

te

na bello
(1)

Averti fatta parte per te stesso. Par. xvii. 68.

pi caldo voto del suo cuore era col civile riordinala

mento
Purg,

pubblica pace, quella lagrimata pace {Purg. x. 33)

in mondo andava cercando: N pi bello saluto di questo gli possono rendere le ombre benedette che si abbattono in lui: Frati miei: Dio vi dea pace: Purg. xxi. 113. - E la bella Arimi-

che tanto ardentemente di mondo


v. 61. -

nese che tratteggiava

la

terra dov'era nata, sedente


il

Sulla marina dove

Po discende
sui, (Inf. v. 96.)

Per aver pace co' seguaci

a ricompensa

di tanta piet sentita

dal poeta

al suo

mal

perverso, avrebbe pregato Iddio per la sua pace, se Iddio


le fosse stato
gli

amico

Inf, v. 41. e scuola

le

cose vedute voleva

fossero

documento

.... perch non scuse


D' aprir lo cuore all'acque della pace,
Che dall'eterno fonte san diffuse. Purg. xv. 131.

Errando

egli

su per

monti

della
di

Lunigiana,
S.

picchiava

un giorno
Il

alle porte del


gli

monistero

Croce del Corvo.

monaco che

apriva, lesse al primo sguardo tutta

una

lunga storia
attorno,

di dolori sul

macro

e pallido volto dello stra-

niero, e che cercate voi? gli chiedeva: Dante, girato lo sguardo

uno

di quegli sguardi
:

che sono testimoni del core,

lentamente rispondeva
(Ij

Pace. -

Scrivendo egli

a'

grandi
1-2

V.

Minich Seruf

R.

Appendice

alle Consider. sulla Sintesi, p.

Il reprit le

ville

bton de plerin, et pendant dix aiines (1311-i:21), errant de en ville, accueilli tour a tour chez des gibelins et cbcz des guelfes in-

aux opinlons de ses hlos, car il habitait toujours une spbere aux parlis, il s'obslina esprer cantre tonte esperance. Il croyait invinciblement la venne d' un rdempteur. Il se preparali
difl'rent

.;uprieure

rentrer Florence avec le conscration de la gioire... en attendant cette

rparation et ce triomphe,

il

se glorifait lui

moine dans

la cit divine...

Dante pouvait rpter fierement sadernirelieure l'loge que luiadresse


s;on aieul

Cacciaguida, aun dix-septime chant du Paradisi

te fia

bello

Averti fatta parte per te stesso. Saint-Ren Taillundier, Revue des deux Mondes, 1 Dee. 18o6^

p. 489

104
della terra,
gli

POLITICA Di

DAME.

non

s'intitola
il

che per uno che pre(ja pace, o


vii. -

piace

di

unire

suo nome a quelli de' Toscani che

universalmente pace desiderano: Ep.

La pace

uni-

versale, egli dice, tra tutte le cose la pi ottima a conse-

guitare l'umana beatitudine. Di qui avvenne che sopra


pastori

ai

venne dal

cielo

un suono che non disse: Ricchezvita,

ze, piaceri, onori,

lunga

sanit,

gagliardia, bellezza;

ma

disse Pace; perch la celestiale

gloria in Cielo a Dio e in


lont sia pace.
del Salvatore:

compagnia cant: Sia terra affli uomini di buona voperch era conveniente
Il

E questa

era ancora la propria salutazione


al

voi sia pace;

sommo

Salvatore esprimere una salutazione umana.


di poi
i

qual
nelle

costume servarono
salutazioni sue,

suoi

discepoli,

e Paolo

come

a ciascheduno

pu esser manifesto:
il

De Non. L. N con
regno dei
Ti

i.

5.

altro

nome

gli

piace tante volte chiamare

cieli

che con quello della pace:


la

Nel beato concilio

ponga in pace
Quinci
si

verace corte,
esilio. Purg.x's.. 16.

Che mi rilega nell'eterno


va
clii

vuole andar per pace. Purg. xxiv. lil.

D' aver,

anime sicure quando che sia, di pace stato. Purg. xxvi. Il del della divina pace. Par. ii. 112. In la sua volontade nostra pace. Par. in. 8o. E da esilio venni in questa pace. Par. x. 129.

53.

E venni
Che solo

dal martirio a questa pace. Pur. xv. 148.

vita intera
in lui

d'amore e di pace ! Par. xxvii. 8. vedere (la creatura) ha lasuapace. Par xx.\.102.

Neil' eterna pace. Par, xxxui. 8.

Che

anzi

ove

la patria

non tornasse all'antica

virt,

nuli' altro ei pi

vorrebbe che morire:

Lunga

vita ancora aspetta,

Se innanzi tempo grazia a s noi chiama. Inf. xxxi. 128. Non so, risposi lui, quant' io mi viva;
3Ia gi

non

fia

'1

tornar mio tanto tosto,

Ch'io non sia col voler prima alla riva.

Perocch
Di giorno
'n

il

luogo, u' fui a viver posto,

gi

rno pi di ben

si spolpa,

E a

trista ruina par disposto. Purg. xxiv. 76.

E da questa ruina
fosse

contrarla e cadervi, per

non voleva campare; voleva innon vedersi vivo quando la patria morta. Questa imagine si fa veramente pietosa e leegli

POLITICA DI

DAME.

105
egli

neiissima,

e sovra tutto

quando noi guardiamo che

scrisse queste cose nel bando.

dei popoli e delle nazioni non E nou sapete, sfrenati e folli, che diritti pubblici non hanno fine se non col termine del tempo, non possono andar soggetti al computo di prescrizione alcuna? Certo gli articoli delle leggi altamente dichiarano, dominii pue l'umana ragione argomentando stabilisce, blici delle cose, per qualsivoglia lunghezza di tempo trasandati, non poter giammai venir meno, n, assotigliati che
I diritti politici si

prescrivono.

siano,

venir conquistati.

Perciocch

quello

che

all' utile

universale ordinato, non pu senza danno di tutti perire,

od anco solo
la

infievolire.
il

E questo n vuole

Iddio, n vuol
al tutto in

natura, e

consenso degli uomini l'avrebbe

orrore: Epist. vi. 2.

Canoni
e di

politici.

Al ben essere di tutti


natura:
Conv.
-

gli

uomini
civile

ciascheduno in particolare richiedesi che vivano in


iv. 4.

societ a che gli ordin

compagnia potrebb' esservi senza un ripartimento di uffici diversi, e senza una disuguaglianza di condizioni, all'ordine
universale necessarie
:

E pu egli esser (cive), se gi non si vive Diversamente per diversi uffici? Par. viii. 118.

La

societ importa leggi: la legge

la

regola direttiva
iv.

della vita:

De Mon.

i.

15; la ragione scritta: Conv.

9;

un freno che ratliene l'uomo dentro a sua meta, che ingoverna


torto
le

dirizza l'istinto, e che

umane

tendenze, affinch

non corrano dietro


per fren porre
:

al

amore: onde convenne legge

Piirg. xvi. 94.

Ma

perch una civile comule

nanza, uno stato cresca e fiorisca, fa mestieri che

leggi

non sieno un nome vano senza subbietto. Che imporla che vi sieii le leggi, se pochi pongon mano adesse? Piirg.wi. 97. - Dinanzi alla veneranda maest della legge non vi debbono essere n immunit n privilegi; tanto pi che dove l'argomento della mente S'aggiunge al mal volere e alla possa. Nessun riparo vi pu far la gente: Inf. xwi.
55. -

L'osservanza alle sacrosante leggi, che della naturale

giustizia imitano l'imagine, se lieta , se franca,

mente provasi non essere

servit,

ma

anzi

a chi

non sola-r guarda

lOG
filigenlemenle,
libert.

POLITICA DI DANTE.

apparisce,
altro

qual essa

la

E che
ai

infatti

la libert,

se

maggiore delle non il libero


le leggi

passaggio della volont all'azione, passaggio che

appianano
'

loro seguaci? Epist. vi.

5.

tre fondamenti della felicit

d'uno stato sono


seconda
;

le ric-

chezze, la pace la sapienza. Procuran la prime soprattutto


l'agricoltura
'e

il

commercio;
vi.

la

le

buone

leggi, la

vigilanza, la virtuosa educazione

la terza gli studi

onorati

e protetti

Purg.

137.

La semplicit poi del costumi custode alla loro pue quindi alla pace, senza la quale non pu esservi libert vera n ferma. Per, siccome nel C. xxiii. ^4 del
rit,

Purgat. egli

biasima

gli
e,

svergognati portamenti delle


novello Isaia,
[Isaia
si
iii.

f-

rentine del tempo suo,

16)

castigo dell'inverecondo vestire delle femine,

fa valici-

natore di pubbliche calamit, cosi nel xvi. 115 del Paradiso

comenda altamente

delle antiche

il

vivere modesto.
quivi tutte le pi
civile: Inf.

Dov' gara di valore


belle virt cittadine ed
XVI. 67;
il

e di cortesie,

nerbo della floridezza

Purg. xiv. 109

xvi. 115; Par. xvi. 130. -

Mancata

questa gara
Superbia, invidia ed avarizia sono

La

tre faville e'

hanno

cori accesi. Inf. vi. 74.


e

Gente avara, invidiosa

superba: Inf. xv.

68.

La tua citt eh' piena D'invidia si, che gi trabocca il sacco. Inf. La gente nuova, e i subiti guadagni, Orgoglio e dismisura han generata,

vi. 49.

Fiorenza, in te, s che tu gi ten piagni. Inf.xvi.lZ.

Onde
xxiii;

vizi della

democrazia e

il

fasto villano de'

mer-

cadanti firentini senza rispetto abbominava: Inf. xv; Purg.

Par. xvi. L'esperienza dimostra vagli che


levati
al

il

plebeo

il

villano

potere per tutt' altro


i

che grandezza

d'animo e un vero merito, e venuti da povert subitamente in ricchezze per arti ladre e vili, sono superbi e
insolenti,

e pur

tra

fregi

e l'oro sentono

sempre della

lordura
villana

da cui son sorti. L'orgoglio nasce da ruvida e natura e da egoismo, qual suol essere della gente
al

nuova, che non impar

mondo

altra arte che far danari,

n altro stima che

il

danaro. La

dismisura comprende

la

POLITICA DI DANTE.

107

a cui spinge l'insolenza delle ricchezze, dove sono impotenti le leggi. -

ambizione, l'invidia e lutti

gli altri disordini

E Dante chiama
perbi, e

ritrosi passi

[Purg. x.

123') quelli dei

su-

aggiunge che senza T alimento del


fiorentino

cielo

a retro va

sentenze

iPurg.Xi.X^}; con le quali due tremendo dimostrava chiaro che l'umilt fosse il motore unico di quello che noi chiamiamo progresso. Il che, quanto s'accordi con l'opinione e col
chi pi di gir s affanna
il

sentire d certi politici d'oggid lascio al secolo giudicare.


/?.

Bianchi.
Il

germe

delle sventure
dirsi
al

e de' vizi

che tanto costarono

a Firenze
schiatte,

pu

che fosse nell'origine stessa delle varie


il

come

male de' corpi


la

cibo indigesto

Sempre

confusion delle persone

Principio fu del mai della cittade,

Come

del corpo

il

cibo che s'appone. Par. xvi

67.

Pensiero di molta

filosofia,

da servire di documento a co-

loro che ancor oggi

pensano dal violento accozzare de' po anzi a

poli diversi derivar forza agli imperi e alle nazioni.

La

forza

mal

diretta

danno che a

tutela.

La

vera grandezza delle nazioni


materiale,
chi

meno
si

riposta

nella

forza

che nella sapienza de' principi. Quando manca


le forze,

con senno diriga

hanno gravissimi

mali.

L'anarchia terribile, perch vi hanno forze materiali in


istato di violenza:

Par. xvi. 70. Le cose


le

umane non sono


:

perenni: muoiono

regni; ma ci che muoiono pu conservarli pi lungamente si la virt Par. xvi. 76. Dei Re, e de' loro ministri. Come debbano con Amate il lume della dursi nel governo dei popoli.
citt,
i

Sapienzia,

si

scrive nel libro di Sapienza, voi tutti che siete


:

dinanzi a'popoli; cio a dire


colla imperiale a

Congiungasi

la filosofica

autorit

che

al

bene e perfettamente reggere. Oh miseri, presente reggete e oh miserissimi, che retti siete che
1 !

nulla filosofica autorit

si

congiugne

colli vostri

reggimenti,

n per proprio studio, n per consiglio; sicch a lutti si pu dire quella parola dello Ecclesiaste: Guai a te, terra,
lo cui re fanciullo,

li

cui principi la

domane mangia-

no:
la

e a nulla terra

terra, lo cui

pu dire quello che seguila: Beata re nobile, e li cui principi usano il suo
si

108

POLITICA DI DANTE.

tempo a bisogno, e non a lussuria.


(ir

Ponetevi mente, nemici


e a voi

Dio, a' fianchi, voi che le verghe de' reggimenti d'Italia

prese avete.
altri

dico a voi
:

Carlo e Federigo regi,

principi e tiranni

e guardate chi a lato vi siede per


il

consiglio: e

annumerate quante volte


li

di

questo fine della

umana

vita per

vostri

consiglieri v' additato.

Meglio
6. -

sarebbe voi, come rondine, volare basso, che, come nibbio,


altissime rote fare sopra cose vilissime
:

Conv. iv.

Lo

rege

si

letificher in Dio,
lui,

e saranno lodati tutti quelli che


la bocca di coloro che Queste parole posso io qui vera-

giurano in
parlano

perocch serrata

le inique cose.

mente proporre; perocch ciascuno vero Rege deve massimamente amare la verit. Onde scritto nel libro ;di Sapienzia: Ambite il lume di Sapienzia, voi, che siete dinanzi alli popoli: e il lume di Sapienzia essa verit: Convito, IV. 16. - Il re deve additare della vera e ben ordinala societ almen la parte principale, cio la giustizia
((
:

Convenne rege aver, che discernesse Della vera cittade almen la torre. Purg.

xvi. 93.

Salomone chiesto da Dio a dimandare ci che meglio gli tornasse, non chiese di tutta specie sapienza, ma il senno
di re
:

chiese senno,

Acciocch re sufficiente

fosse. Par. xiii. 95.


il

e perch regale prudenza ottenne. Dante lo dice

pi veg-

gente dei re (W.v.104). E


precetto

le

sante creature vedute nella fa-

cella Gioviale, s'atteggiano in


ai re della terra, ai
:

forma

di lettere, descriventi
Dilif/ite
i

un

duci del mondo:

justitiam

qui judicatis terram

Par. xviii. 91. - Non sono

cittadini pei

consoli, n la gente pel re, sendo le leggi per la civilt, e

non
{De
si

questa per quelle. Consoli e


signori degli altri,
ministri

re,

per rispetto della via, sono

per rispetto del termine:

Mon.
terra

i.

14. -

Il

re porga benevola l'orecchia ai richiami


il

de' grandi che de' miseri: siccome

Re

dei re, cos

re della

non deggiono avere accettazione di persone. Quando pu

rendere sollecita giustizia non pretessa colorate cagioni di


indugio: Chifia dov'io
le

La

ti

far.

Che
se

gli si

possono rendere
e

parole della vedovella, di lagrime atteggiata


:

di dolore, a

Trajaiio

L'altrui bene

te

che

(la,

'l

tuo metti in obblio?

POLITICA DI
Puvfj. X.
85.
-

DAME.
di

109

La pi bella prerogativa
il

un Principe
l'imperatore

l'indulgenza e

perdono.

Il

tipo dei Cesari,

idoleggiato dal poeta,

perifoner a tutti che misericordia

chiederanno, essendo

egli
il

Cesare, e la

maest derivando

dal fonte della piet: clt

giudizio di lui abborre da ogni

severit e nel punire arrestasi di


del

mezzo guiderdoner:

Ep. v.

qua dal mezzo; al di l 3. - Quantunque per


la

divina concessione abbia in

mano

verga del temporale

castigo, pure, perch sappia odore di Colui, dal quale

come

da un punto si biforca la potest di Pietro e di Cesare, volentieri corregge la sua famiglia, ma pi volentieri le
usa misericordia
:

Ep. v.

5. -

E neWEpst. vu. 2 dice


si

di

aver veduto
del principe
i

il

suo Arrigo, quale

conviene all'imperiale
- Ufizio

maest benignissimo, e udito clementissimo.


si

pure

pur quello

di

proteggere

la

Religione e

suoi ministri.
il

Cesare quella riverenza usi a Pietro, la


usare verso
il

quale

primogenito figliuolo

padre debbe,

acciocch egli illustrato dalla luce della paterna grazia, con


pi virt
della terra illumini. De Mon. 15.il circolo Se non che i regi son molli, ma l buon son rari:_ Par. xui. 108. - 11 governo oppressivo e tirannico sempre con-

trista e

muove
Se

all'ira

popoli soggetti: dolore e vendetta

n' sempre naturale e funestissima conseguenza:


mata signoria, che
scmjyre accora

Li popoli suggetti, non avesse

Mosso Pulerm a gridar: Mora, mora. Purg.


I

vni. 73.

grandi uffizj sieno ben locali; non s'innalzi di' mag (fior gradi che gente degna d'onore, e che poi porti fede al glorioso uffizio:
Delle tue ricchezze onora e fregia

Qual

ligliiiol te

pi pregia,

Non recando

a' tuoi

ben chi non n' degno. Canz.xx.Z.


e

Pochi sono

gli

onorati

Romei che poveri

vetusti discenda-

no dal potere! La
succhio,

la

trista ?<//:; m, satellite della tirannia,

usa

solo ad impinguarsi dell'avere dei popoli,

a far dei denti


stato,

pi terribile jattura
stessi re:

di

uno

mina

estrema degli

E se mio frate questo antivedesse, L'avara parerla di Catalogna Gi fuggirla, perch non gli offendesse;

110

poltica DI DANTE.
Che veramente provveder bisogna per altrui, s cha sua barca Per lui, Carica pi di carco n(^n si pogna. La sua natura che di larga parca
Discese, avria mestier di tal milizia

Che non curasse di mettere in arca. Par.

viii. 76.

Vizio delle corti l'invidia: questa laida meretrice non


torce
i

mai

r/li

occhi putti dall'ospizio


tristi
lutti.

dei Cesari:
delle

per essa
di

lieti

onori tornano in

Pier

Vigne
e

sua grandezza
di

in basso messo,

e per

fufjffire

disdegno di
bella

giusto divenne ingiusto: Inf.

xiii. 56.

L opera grande
:

Romeo

cipe di
gli

mal gradita: le parole bicce mossero il prinProvenza a dimandare ragione a questo giusto che
fu
sette e

avea assegnato

cinque per diece


si

Par.

vi. 127.
le

E con coraggio

sicuro

fa

il

poeta a percuotere

prime altezze della societ del suo tempo, e la tirannide scostumata che malmenava l'umanit, e ci dispiega il votutte le iniquit e

lume che nel novissimo d sar aperto, V opere sozze onde


al

in cui
i

sono scritte

re cattolici sono a

Dio e

mondo
lui la

in dispregio: Par. xix. 1.12.

Come l'uomo

locato pi alto nella gerarchia dei poteri, tanto pi grave

pesa su

responsabilit delle sue operazioni. Quei regi,


il

che disconobbero

supremo loro

uftzio,

staran poi laggiuso,

come porci
vili.

in

brago, di s lasciando orribili dispregi: Inf.

49.

DEGLI STUDI DI DANTE


E DEL CONCETTO CH'AVEA DEL PROPRIO INGEGNO

E DELLE SrE OPERE

(1)

Brunetto

liatini

gpli

fu Iflaestro.

Che in la mente m' fitta, ed or m'accora, La cara e buona imagine paterna Di voi, quando nel mondo ad ora ad ora M'insegnavate come l'uom s'eterna: E quanto io l' abbo in grado, mentr' io vivo, Convien che nella mia lingua si scerna. Inf. xv.

82.

Ardore che avea di avanzare


^'ulla

nejs^li

studii.

ignoranza mai con tanta auerra


desideroso di sapere.
..

Mi

Purg. xx. 145.

Dante confessa che prima della morte di Beatrice gli era ancor difficile l'intendere bene il latino. Le parole che
rivolsegli

Amore

gli

sapeano molto oscure, onde prosegui

in volgare: Vita i\. xii.

fu solo
si

dopo ch'ei perdette


mise a leggere
il

il

primo

dilelto della

sua anima. Che

libro

della Consolazione di Boezio e (dWAmicizia di

Tullio.

Ma

avvegnacch, cosi ne ocrive, duro mi fosse prima entrare nella loro sentenza, finalmente v'entrai tant' entro, quanto

V arte di Grammatica,
potea fare: Conv.
ii.

eh' io avea, e

13.

un poco di mio iufiegno E furono Boezio e Tullio, quelli che


cio

colla dolcezza del loro

sermone inviarono lui nell'amore,


la scrittura di quella.
ei

nello studio di quella gentilissima Filosofia, colli raggi della


stella loro, la

qual

Prima

di

questo tempo, come

stesso

confessa,

era

ben tenue e fuggevole nella sua mente il lume delle grandi cognizioni, onde l'ingegno suo vedea di molte cose quasi
come sognando
andare
fi)
:

Conv.

ii.

13.

Da

indi

in

qua cominci ad

ove

la Filosofia si

dimostrava veracemente, cio


mano
pro-

Leonardo Aretino

ci fa

sapere che Dante avea una bellissima


ed era
in
la

di scritto: ei fu, die' egli, scrittore perfetto,

sua lettera magra


di

e lunga e molto corretta, secondo io ho veduto

alcune pistole

pria

mano

scritte.

112

DEGLI STUDI DI
e

DAME.

nelle scuole de' religiosi,

alle disptitazioni de' fdosofanti

sicch
sentire

ili

piccol tempo, forse di 30 mesi, cominci tanto a

della sua

dolcezza,

che

il

suo amore cacciava e

distruggeva ogni altro pensiero. E non solamente invagh


di
lei,

ma
-

di tulle quelle
lei

persone che alcuna prossimitade


filosoha parca a me,

avessero a
111.

o per familiarit, o per parenlela alcuna: Conv.

1.

E dal principio essa


quanto
che
le

quanto

dalla parte del suo corpo (cio sapienzia), fiera, che non

mi

ridea,
e

in

le

sue persuasioni ancora non intendea;


cio,

disdegnosa,

non mi volgea V occhio,


sue

eh' io

non

potea vedere
il

dimostrazioni ....

di lutto

questo

difetto

era dal mio lato:

Com?;. ni. 15.

Che gli occhi


si

della sapienza sono le sue dimostrazioni, colle quali


la

vede

verit certissimamente

'1

suo riso sono

le

sue persua-

sioni, nelle quali si

dimostra
:

la

luce interiore della sapienza

sotto alcuno velamenlo

e in queste
il

due

si

sente quel piain

cere altissimo
Paradiso. Conv.

di
iii.

beatitudine,
15.

qual

massimo bene
se

Dante ne' suoi 18 anni avea veduto per


V. ly. IH.
Il

medesimo,
poetare

senza aiuto d'alcun maestro, l'arte del dire parole per rima:

che mostra che per


tulli i fedeli di

lui

l'

arte

del

fu tutta ispirazione ed eccitamento di natura.


col

Ei salutava

primo Sonetto
la

Amore, e pregavali che


seguito ne' suoi compo-

giudicassero

sua visione.
il

ci

apprende

modo

per

lui

nimenti.

La sua

lingua parla quasi come per se stessa mossa:

F. iV. XIX.

zione

d'Amore.

alquanti d
dentro),

Dapprima nota (ripone nella mente) V ispiraE poi sovressa pensando, ecco che dopo Amore gli detta di nuovo in cuore (gli favella

ed egli giusta che ode, scrive.

Amore che

spira,
la

fa notare le spirazioni

e da ultimo le detta,

ecco tutta

poesia di Dante: V. N. xix. xxii.


de'
la

Non diversa

l'arte

sommi

poeti

che bastano ad avvivare e ingagliardire

propria nazione e rendersi maestri del

mondo

civile.

Ma

d s' io veggio gui colui che fuore

Trasse

le nuove rime, comiaciando: Donne, ch'avete intelletto d'amore. Ed io a lui: r mi son un che, quando

Amore

spira, noto, ed a quel

modo
49.

Che detta dentro, vo' significando. Pwrg. xxiv.

DEGLI STUDI DI DANTE.


11

113
d' italiana

sovrano poeta accenna


e quella
del

qui alle

due scuole

poesia; l'antica di Guittone d'Arezzo, del Notaio Lentino, di

Bonaggiunta,

dolce

sHl nuovo,

inspirata

dal

vero amore: Purg. xxiv. 55.

Ma

per non

ci

tace

come
non

talora sgomentasselo

il

pen-

siero che la sua lingua

fosse di quello che lo intelletlo


{la

vedea compiutamente seguace: Cowmii. 3

mia lngua non

di tanta facondia che dir potesse ci che nel pensier mio

se ne ragiona:
letto e

Conv.iu.L-per

la debilit del nostro intello

la

cortezza del nostro parlare

qual dal pensiero

vinto sicch seguire egli non lo puote appieno: Id.).


.

Onde

scrivea nella V.N.


derio di dire
fatica,

18: Cos dimorai alquanti d con desi-

e con paura di cominciare. Il pensiero della comenta egregiamente il Giuliani, ardua e grande alla quale altri per cimentarsi, sgomenta l'animo, e nel desiderio che pur lo eccita a dire, una segreta forza lo ritiene dal cominciare. Imperocch, presa una volta la via,

ci

conviene procedere,

e tra
1'

per

pericoli e la coscienza

della propria debolezza,

uomo

sente di dover raccogliere

tutte le sue forze

per non essere sopraffatto dall'alta im-

presa e mostrarsi vinto da vilt nel ritirarsene.


Delle sue Canzoni compiacevasi, e con diletto ne reci-

tava

versi a gloriarsi ch'era

primo

fra

nuovi

lirici;

e,

senza avere mai letto Pindaro, n'adempiva

precelti, e forse

ne sorpassava

gli

esempi.
il

Casella ricorda

principio di una sua canzone bellissi-

ma
da

e filosofica, che trovasi nel Convito, e che pare sia stata


lui

messa

in musica: Amor che nella mente mi


la

ragiona,

Cominci

egli allor s dolcemente,

Che

dolcezza ancor dentro

mi suona. Purg.
il

ii.

112.

E Carlo Martello, dal cielo di Venere, ricorda della prima Canzone del Convito:
Tu
nel

principio

mondo

gi dicesti:
il

Voi che intendendo

terzo del movete. Par.


all'

viii. 37.

Un
tori

altro principio lo fa riconoscere


lo

ombre

de' rima-

che

aveano preceduto:
Trasse veggio qui colui che fuore nuove rimo, cominciando: Donne, ch'avete intcUclto d'umore. Furg. xxiv.
di' s' io le

Ma

49.

VOL.

II.

114

DEGLI STUDI DI DANTE.

Grandezza

e difficoltik del

tema assuntosi.
7.

impresa da pifiliare a gabbo, Descriver fondo a tutto l' universo. Inf.xxxu.


sonasser tutte quelle lingue Che Pollnna con le suore fero
Del latte lor dolcissimo pi pingue,

Che non
Se

mo

Per aiutarmi,

al

millesmo del vero

Non si verria, cantando il santo riso, E quanto il santo aspetto facea mero. E cos, figurando il Paradiso,
Convien saltare
il

sacrato poema,

Come

chi trova suo

cammin

reciso.

ponderoso tema, E r omero mortai che se ne carca. Noi biasmerebbe, se sott' esso trema.
5Ia chi
il

pensasse

Non pareggio da picciola barca Quel che fendendo va r ardita prora.

N da nocchier

eh' a s

medesmo

parca. Par.

xxm.

o'^

Nel Purgatorio, l'ingegno del poeta picciola nave (i.l); e nel Paradiso a chi lo segue e' d sdegnoso coTisiglio
:

voi che siete in piccioletta barca,

Desiderosi d' ascoltar, seguiti


Dietro al

mio legno che cantando varca.


11

Tornate a riveder

vostri

liti,

Non vi mettete in pelago; che forse, Perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua ch'io prendo giammai non Minerva spira, e conducemi Apollo, E nove 3Iuse mi dimostran l'Orse.

corse:

Voi altri pochi, che drizzaste il collo Per tempo al pan degli Angeli, dei quale Vivesi qui, ma non sen vien satollo, Metter potete ben per r alto sale
Vostro navigio, servando mio solco
Dinanzi all'acqua che ritorna eguale. Par.
ii.

1.

Quantunque
di s
:

nel C.
sia,

XIV

del Purgatorio,

v. 20,

ei

dica

Dirvi chi

saria parlare indarno; Che 7 nome mio

ancor molto non suona;


e solo

per necessit registri

quantunque sfugga parlare di s, il suo nome [Purcj. xxx. 63),

pure egli aveva coscienza delia grandezza del suo nobile

ed elevato ingegno:
Tu
se' solo colui, da cui io tolsi
i.

Lo bello stile che m' ha fatto onore. Inf. Perocch ciascun meco si conviene Nel nome che son la voce sola, Fannomi onore e di ci fanno bene. Inf.

86.

vi. 91.

DEGLI STUDI DI
E pi
d'

DAME.

1 1'>

onore ancora assai mi fenno,

Ch'essi mi fecer della loro schiera,


Si eh' io fui sesto Ira cotanto senno.

Cos

n'andammo

inflno alla lumiera,

Parlando cose^ che il tacere bello, S com'era il parlar col dov' era. Inf.
Se tu segui tua
stella,

iv.

100.

Non puoi

fallire a glorioso porto,

Se ben m' accorsi nella vita bella. E s'io non fossi s per tempo morto,

Veggendo
Dato
t'

il

cielo a
all'

te

cosi benigno.

avrei

opaca conforto. Inf. xv. 35.

Ed

ei

chiama soave

la

sua nota, e gentile

la

Ballata sua,

dalla quale gliene verrebbe onore [Bai. in), e di soave

armo(F. Y.

na e di dolce suono vuole sieno adorne le sue parole, nelle

quali vi sar
XII.
stile
)
;

Amore

tutte

le

volte che

far mestieri
e
il

e ne' suoi pensieri cerca le dolci rime

soave

e ricorda

che poi tenne sempre nel ragionar d'Amore (Conu. iv.l.), l' amorosa lima che ha pulito i suoi delti, e bei
di Fede.

colori che per Beatrice ha trovati e messi in

Professione

Alla

rima Son. 33 prima Canzone del Convito ei


:

facea dire: diletta

son bella.

mia novella: ponete mente almen com' io uomini, che vedere non potete la sentenza di questa Canzone, non la rifiutate per; ma ponete mente la sua bellezza,

guai versi egli stesso faceva comento:

ch'^ande,
mone....
in essa
Si
si

si

per costruzione...,

si

per l'ordine del ser-

per lo

numero

delle sue parli...

Le quali cose

possono belle vedere, per chi bene guarda.

Conv.

II.

12, -

Ed un

altra sua

Canzone chiama piena di

bont, dolce ed amorosa: Canz. xui. Chiusa.

Ed

egli alla

sua poesia dimanda un linguaggio forte ad

un tempo ed imitativo, perch le sue descrizioni spirino col suono quel terribile che dentro all'anima sente [Inf. xxxii. 1); e perch il suo dire non suoni diverso del fatto
{Inf. xxxii. 12)
;

e,

quando

lo

chiegga

il

soggetto, pi lumiix.

noso sialo

stile e

pi potente l'arte: Pnrff.

70.

Le sue

invocazioni alle

Muse

rivelano

il

vivo sentimento che avea

della potenza del suo genio.


alto ingegno, or m'aiutate: Muse, mente, che scrivesti ci ch'io vidi, Qui si parr la tua nobilitate. Inf. ii. 7.

buono

.\pollo, all'ultirao lavoro

116
Fammi

DEGLI STUDI DI

DAME.

del tuo valor s fallo vaso,

Come dimandi a dar ramato alloro.


Insino a qui l'un gioito
di

Parnaso

Assai mi

fu,

ma

or con

ambedue

M' uopo entrar nell'arinfjo rimase Entra nel petto mio, e spira tue Si come quando Marsia traesti Della vagina delle memhre sue.
divina virt, se mi
ti

presti

Tanto, che V ombra del beato regno

Segnata nel mio capo io manifesti, Venir vedr' mi al tuo diletto legno,

coronarmi allor di quelle


e

foqlie
1.

Che la materia

tu

mi

farai degno. Par.

13.

diva Pegasea, che

g'

ingegni
regni.

Fai gloriosi,

rendili longevi,
i

Ed
Le

essi teco le cittadi e


te, s

Illustrami di

ch'io rilevi

lor figure coni' io l'ho concette:


82.

Paia tua possa in questi versi brevi. Par. xvm.

Egli

nomo

d' intellelto

[Inf. ii.l9); egli

non ignaro d'essere


;

uscito coir altezza del suo ingegno {Inf. x. 58


della volgare schiera {Inf.
ii.

Far. xxii.

12)

105), riponea tutta la sua spe-

ranza nel gran poema cui avea posto

mano
alla

cielo e terra,

che

gli
:

avesse ad aprire

11

ritorno

bene amata sua

patria

Se mai continga che il poema sacro, Al quale ha posto mano e cielo e terra,
S che

m'ha

fatto per pi anni macro,

Vinca la crudelt, che fuor mi serra Del bello ovile, ov'io dormii agnello Nimico a' lupi, che gli danno guerra; Con altra voce omai, con altro vello
Ritorner poeta, ed in sul fonte
Del mio battesmo prender
il

cappello. Par. xxv.

I.

E
in

tale era

pure

il

generoso volo

di Virgilio:

Primus ego

patriam mecum, modo vita super sit, Aonio rediens deducam vertice Musas, ecc. Georg, iii. 10. Ed alla sua Musa chiedeva canti, di cui gli slessi suoi
la

nemici ed emoli sentano


rata invidia
s

grandezza,
i.

e nella loro dispe-

consumino. Par.
s'

12.

Non vo' per che


Poscia che

a' tuoi vicini invidie,

infutura la tua vita


il

Via

piii l

che

punir di lor

perfidie. Par. xvii.07.

E dal nobile suo canto ripromettevasi l'immortalit;

DEGLI STUDI DI DANTE.

117
xxvii 47.

nome tuo nel mondo tegna fronte, Inf. Se la fama tua dopo te luca. Inf. xvi. 66.
Se
'1

Per
S' elle

le

note
ti

Di questa Gomeda, lettor,

giuro,
vote. Inf. xvi. 127.

non sien

di

lunga grazia

Ed

il

primato
Tener
lo

dell' italiana

poesia:

Credette Ciniabue nella pintura

campo, ed ora ha Giotto il grido. fama di colui s'oscura. Cosi ha tolto l'uno all'altro Guido La gloria della lingua, e forse nato Chi l'uno e l'altro caccer di nido. Purg.xnH.
Si che la

(1)

Nell'interpretazione
di

del

poema

ci

voleva poi avvertiti

guardare

al

senso allegorico nascosto sotto la lettera,

dove altissimi concetti e morali e politici sono adombrati da poetiche finzioni. {Epistola Magnifico Domino Kant
grandi...
E
7.)

(1

contemporanei
di

il

salutarono subito ad una voce la maggior

musa

italiana.

Gino

Pistoia cantava in

morte del poeta

Amor,
fu

dell' alto

monte, Drieto
l'

allo stil del

Su per la costa, nostro ragionare. Or chi potria


:

montare. Poi che son rotte

ale d' ogni 'ngegno ecc. Gino, GXIl. - Questi

sommo
in

come
e

aringhiera parlare,

poeta e filosofo e retorico perfetto, tanto in dittare e versificare, nobilissimo dicitore, e in rima sommo: col pi-

pulito

e bello stile che mai fosse in nostra lingua insino al suo tempo pi innanzi. G. Villani, IX 135. - Questi fu quel Dante che a' nostri secoli fu conceduto di speziale grazia da Dio questi fu quel Dante, il quale primo doveva al ritorno delle muse sbandite d' Italia, aprire la via. Per costui la chiarezza del fiorentino idioma dimostrata; per costui ogni bellezza di vulgar parlare sotto debiti numeri regolata; per costui la
;

morta poesia meritamente si pu dire resuscitata. Boccaccio, Vita di Dante, p. 7. - Egli primo la poesia italica, non altrimenti tra noi italici esalt e rec in pregio, che la sua Omero tra' Greci o Virgilio tra' Latini. Davanti da costui, comecch per poco spazio d'anni innanzi si creda che trovata fusse, ninno fu che sentimento o ardire avesse (dal numero delle sillabe e dalla consonanza dalle parti estreme in fuori J Ji farla essere strumento di alcuna artificiosa materia; anzi solamente in leggerissime cose di amore con essa si esercitavano. Gostui mostr con effetto, con essa
ogni altra materia potersi trattare,
nostro, /d.p.27. e glorioso sopra altro fece
il

vulgar

la critica di

tutte le nazioni con le pi calde ed entuil

siastiche parole salut l'Allighieri

sovrano poeta della civilt risorta.

Veggasi specialmente
troisime, livre IX,

Lamennais, Esquisse d' une philosophie, Tome chap. ix Id, La Divine Comdie de Dante Allighieri,
il
;

V Introduction,

i.

xii.

lxu. lxui. lxiv. ecc


L. XII.;

Villemain., Cours

de

Lit-

trature au moyen-ge,
sofischer Beziehung.
(

Schelling F. W. Ueber Dante infilo-

Gonsiderazionl sulla fllosofla dantesca.)

118
voi,

DEGLI STUDI DI DANTE.


ch'avete gl'intelletti sani,
Mirate la dottrina che s'asconde
Sotto
il

velame degli versi strani.

Inf. ix. 61.


al vero,

Aguzza qui, lettor, ben gli occhi Che il velo ora ben tanto sottile.
Certo, che
'1

trapassar dentro e leggiero. Purg

viu. 19.

Suo amore alla lingua


na
a' suoi
e

italiana.

La lingua italia-

mamma

tempi non era che bambina; la lingua che chiamava babbo: iwf. xxvii.7; in qua et m'uierculae comu-

nicant: Ep. a Cangrande 10.

Cose scritte oltre 150 anni


variati: Conv.
bello

non aveva
di

(Vita iV. 25);

molti vocaboli nel brieve torno


e
i.

50 anni erano spenti nati

5;

il

volgare era corruttibile non istabile; governato a legge del solo piacimento, dell'wso solo e non deWarte seguace: Conv.
1.

5.

Brunetto Latini confessava perch


la

di

aver scritto

il

suo Tesoro
pii

in lingua francesca,

parlatura francesca era

dileltevole e pi
1. 1.

comune che

tutti gli altri linguaggi:

Tesoro,

-Ma

Dante sentiva poter accrescere


e ch'io

alla propria lingua

e nobilt e grandezza: e che avrebbe potuto ben dire d'essa:

r idioma ch'io usai

feci: Par. xxvi. 114.

la propria loquela, per lui nobilmente arricchita, traspare sovente da' suoi versi: -Za sua loquela ti fa manifesto Hi quella nobil patria natio:
il

vivissimo

amore per

Jnf. X. 25. -

La tua chiara favella:


ii.

Inf. xviu. 13. - In

sua

favella

Inf.

57. - ]\ostra favella: Par. xviu. 72. :

Questa

moderna
Faranno
paese

favella

Par. xvi. 33. - Parlar materno

Purg. xxvi.

117. - Li dolci detti vostri Che, quanto durer l'uso moderno.


loro inchiostri: Purg.\x.\.\V.-Be\ suona: Inf. xxxiu. 80. N solamente del nativo suo volgare si fece amico, ma
i

chiari ancora

dove

il

amore

perfettissimo

amore di

lui

sempre
delli

lo

prese: Conv.i.

che con esso parlavano,... fu suo introducitore nella via della


suoi generanti
scienza, eh' l'ultima perfezione, in

12. Il volgare fu congiungitore

quanto con esso entr


il

nello latino, e con esso gli fu mostrato,


gli

quale latino poi

fu via^ per

andare innanzi, e
Conv.
i.

cosi... gli fu

grandissimo

benefattore:

Va. -

Dal principio

della

mia vita

ebbi con esso benevolenza e conversazione, e usato quello

deliberando, interpretando e questionando, per che se l'amilt

s'accresce per la consuetudine, siccome manifestamente

DEGLI STUDI DI DA?JTE.

119
cre:

appare,
sciuta,

manifesto ch'essa in

me massimamente

che sono con esso volgare tulio mio lemix) usato


12.

Conv.

1.

Ed
lo

ci

porgea ammonimento che mom rfe&a alcuno l'oriIO.

qinal sua favella lasciare per alcun' altra, dove necessit non
costringesse: Conv.
i.

Che quantunque non


la la verit,

sia

bene

senza lode d'ingegno apprendere

lingua strana, egli bia-

simevole comendare quella oltre


ditale acquisto: Conv.
1.

per farsi glorioso

11.

se naturale

amore principalla terza

mente muove l'amatore


difendere
lui

a Ire cose: l'una si a magnificare


di
ei

l'amato: l'altra a essere geloso


;

quello;

queste
e ho

tre

cose,

aggiunge, mi fecero
a propugnarlo, a per-

prendere

lo

nostro Volgare, lo quale naturalmente e acci-

dentalmente

amo

amato

{Id.) - e

petuale infamia e depressione dcUi malvagi uomini d'Italia,

che commendano
(Coni'.
1.

lo

Volgare

altrui, e lo proprio

dispregiano

11);

sicch lieramente

doleagli che a dispetto di

esso altri comendasse la


bella e migliore,

lingua d' Oco, dicendo eh' pi


dalla verit {Conv.
gli

dipartendosi

LIO); e

pieno di nobile disdegno, scagliavasi contro


cattivi
lo

abbominevoli

d'Italia che

hanno a

vile questo prezioso volgare,

quale se vile in alcuna cosa, non se non in quanto

egli

1.13.

suona nella bocca meretrice di questi adulteri: Conv. -E intendimento suo, e quello dell'amico suo Guido
fu
di scrivere
la

Cavalcanti,

Vita JSuova per


il

volgare {V.

N.

31); e scriveva in volgare


alla propria loquela,
in

Convito pel naturale

amore
gere

nella gran bont di quel vol-

che altissimi

novissimi concetti

convenevolmente^

sufficientemente e acconciamente quasi come per esso latino


si

esprimono {Conv.

1.

10),

volendo che nel suo Comento


sillabe,

si

vegga l agevolezza delle sue


condizioni, e
le

la propriet delle sue


le

soavi orazioni che di lui si fanno:

quali

chi bene agguarder,

vedr essere piene di dolcissima ed


1.

amabilissima bellezza: Cony.


di

10.

-E

delle splendide glorie

questo vulgare, per

lui

condotto a nobilissima perfezione,

divinava:

satolleranno migllaja,

Questo sar quello pane orzalo, del quale si e a me ne sovcrchieranno le sporte

piene. Questo sar luce nuova, sole nuovo; il quale surger ove r usalo (il latino) tramonter, e dar luce a coloro che

120
sono
finisce

DEGLI STUDI
in

DI

DANTE.

tenebre e in oscurit per lo usato sole che a loro


libro

non luce: Conv..V. - Nel


il

de Vulvari Eloquio deche


in

proprio volgare:

quello,
...

ciascuna
di tutte
-

dita

appare,

che in ninna riposa

quello eh'
i.

le citt

italiane, e

non pare che

sia di

ninna

16:

E nell'opera
:

amico Gino da Pistoia Quelli che pi dolcemente e pi sottilmente han scritto poemi, sono stati suoi domestici, e famigliari, cio Gino da
istessa cos favella di s e del suo

Pistoia

V amico

suo'.y)

i.

IO

Il

Volgare,
i

il

quale
vede,

innalzato di magislerio e di potenza, innalza


e di gloria.

suoi di onore
si

Gh'el sia da magisterio innalzato,


di tanti rozzi di

essendo egli
plesse

vocaboli Italiani,

di tante
di

pertanti

costruzioni,

tante difettive pronunzie,


cos

contadineschi

accenti,

egregio,

cos

districalo,

cos

perfetto e cos civile ridotto,

suo nelle loro


il

come Gino da Pistoia, Canzoni dimostrano: De Vul. El. 1.


al

e V Amico
17. - Gosi

sovrano maestro delle lettere italiane


fin

nobile proposito
fisso, e

tenne fermo,

che raggiunse che potea

il

termine

a confu-

sione di quelli che dispregiano ed accusano bast a mostrar

pienamente

ci

la lingua nostra.

La lingua piacque a Dante determinarla


eh' pi frequente nell'

dalla particella

umano

discorso, e propria all'afler;

mazone della verit

Jnf. xxxni. 80

V.

N. 25; Conv.

i.

2.

AMMAESTBAJiEMl

DI

lEITiRATURA

Mostrerolli
Oltre,

quanto '1 potr mentar mia scuola. Purg. XXI. quella scuola Perch conoscili
, . .

C'bai seguitata, e veggi sua dottrina. Purg. XXXIII. 8

L'arte.
tura.

La Natura procede da Dio, l'Arte dalla NaLa Natura segue l'Arte


come
'1

maestro

fa

'l

discente,

S che vostr' arte a Dio quasi nepote. Inf. xi. 97.

La Natura non
ci

solo ne' suoi aspetti e


fallaci

d norme non
pi,
ci

del bello
i

del

movimenti esterni buono; ma quel

eh'

fornisce

rappresentarli,

anche segni e lo stromento per merc del gran dono della favella, e della

podest

in

ciascuna nazione di perfezionarla.


Ma,
Opera naturale eh' uom favella cosi, natura lascia cosi
;

Poi fare a voi secondo che

v' abbella.

Par. xxvi. 130.

A
ma
ci

bene approfittare nelle

discipline,
la

non basta l'ingegno,


coltura dell'ingegno,

vuole per giunta l'arte, cio

e l'uso

eh' la perseveranza della coltura. L'ingegno, ri-

trova

e
il

mente

combina; l'arte conduce ad effetto convenientepensiero della mente: Par. x. 43. - Perch Virgilio
il

potesse dichiarare

suo allievo signore assoluto di s medee ascoltare l'orbe

desimo era duopo che pria guidato riavesse con ingegno e


con arte: Purg. xxvi. 130. - N solo
(la
si

pratica),

ma

si

anco

la

ragione

(la teoria).

Par.xxvi. 123.

La regola dell'arte vuole si osservi una giusta proporzione delle parti di un tutto fra loro, e questa regola moderatrice che debbe governare la' fantasia chiamata dal poeta lo fren dell' arte. Nelle menti vigorosissime una
grande
inquietudine agita aflollatamente
gli
i

pensieri* e

li

rimodella in pi guise, e

aduna continuatamente

in varie

disposizioni, finche poi l'animo riposato, sceverando gl'in-

convenienti dell'abbondanza, l'ingegno assoggettasi all'ordine, al freno dell'arte:

Purg.xxxiu.H.

122

AMMAESTRAMENTI
i

DI

LETTERATURA.
:

Ogni arte ha
Ma

suoi confini
il

or convien che

mio seguir desista


;

Pi dietro a sua bellezza poetando Come alVultimo suo ciascun artista. Par, xxx.3.
11

poeta non consent mai alla fantasia di violare quelle

leggi che prima avea poste all'ingegno. Nella Vita


egli

Nuova

vago

di mostrarci l'ossatura de' suoi

componimenti,
l'una stanza

e la ragione produttrice, notando perfino


fosse ancella e servigiale dell'altra ( 19),

come

rarne

sensi
ci

nascosti;

lo

non che di dichiache, osserva egregiamente il


i

Tommaseo,
alle

dimostra com'egli solesse

voli della fantasia

misure del raziocinio adattare, e desiderare che altri vegga com'' li avesse adattati. N certamente l'Italia ha poeta che tanto volo lasciasse alla fantasia, n poeta che
con pi
forti

legami sapesse
lo

la

fantasia moderare:
eli' io

non soglio Perch non corra, che virt noi guidi; S che se stella buona, o miglior cosa
'ngegno allreno

E pi

M'ha dato

il

ben, ch'io stesso noi m'invidi,

/n/".

xxvi. 21.

Del che

si

deduce un'altro nobilissimo precetto: Chi


indirizzarlo

sorti

un

felice

ingegno, debbe coltivarlo,


si

alla virt,

altrimenti lo

perde.
di poesia italiana: l'antica
di

Dante distingueva due scuole


di
altri

Guittone d'Arezzo, del Notaio,


coetanei,
sili

Bonaggiunta
la

e degli

freddi

concettisti,

nuova,

quella dei

dolce

nuovo, e delle nuove rime, inspirate da vero amore,

della quale egli stesso con compiacenza dicevasi fondatore.

Nella vecchia scuola, l'amore, per mezzo


di ritmi,

di

consonanze e
il

amava

ciarlare piuttosto che di parlare

linguaggio

della passione e del cuore. Della qual cosa Dante


il

conobbe
il

difetto; volle provarsi ad unire all'armonia dei versi

calore del sentimento, e cos, sulle rovine dell' antica, fon-

dava una scuola novella,


r mi son un
che,

e gli riusc

appieno

la

prova:

quando

Amore
*

spira, noto, ed a quel

modo

Che detta dentro, vo significando.


frate, issa vegg' io, diss'egli, il nodo Che il Notaio, e Guittone, e me ritenne Di qua dal dolce stil nuovo ch'i' odo. lo veggio ben come le vostre penne Diretro al dittator sen vanno strette. Che delle nostre certo non avvenne. Purg, xxiv.

52.

AMMAESTRAMEMl

DI

LETTERATURA.

123

In questi versi, prima dei Baumgarten e del Wiiikelman, Dante definisce bene l'estetica: in essi si comprende
il

segreto

della poesia

e dell'eloquenza
al poeta,

e
il

di

tutte l'arti

del vivere.

Prima condizione

cuore,
1'

senza

il

quale

si

posson far versi

ma non
;

poesia:

mi son un che
mente): Se-

quando Amore spira, noto (attendo, noto


conda condizione necessaria
finificando.

colla

espressione conveniente e pari

agli affetti sentiti: ed a quel

modo che
a

detta dentro, vo si-

Veggio ora

la

cagione che fu impedimento a

Jacopo da Lentino, a Guittone, ed


che non giungessimo a poetare
gione fu
il

me

(Bonaggiunta),

si

dolcemente. Questa ca-

Dante, eh' quanto a dire


d'espressione. E Dante
dell'inspirazione:
Poca
Si
favilla

non essere eglino accesi di amore, siccome fu la mancanza di sentimento e


si

crede d'aver creato

la

scuola

gran fiamma seconda:

Forse diretro a

me

con miglior \oci


i.

pregher perch Cirra risponda. Par.

34.

Ma
si

chi per venire in

grado

alla gente,

scrivendo d'Amore,
xxiv. 48), questo

mette oltre ad Amore dettatore

(Pttrr/.

un cieco che non vede, non sente la differenza -che corre tra uno stile copiatore fedele della natura e del sentimento, ed uno caricato e falso
scrittore
:

E qual pi

a gradire oltre si mette,


all'altro stilo.

Non vede pi dall'uno

Purg. xxiv.

61.

Dello
al

stile.

iiiffiicoitsk dell'espressione.

La ma-

teria fallisce spesso all'intenzione dell'artefice, e gli restia

concetto, non potendo imprimere la forma che vorrebbe Vero che, come forma non s'accorda
Molte
fiate alla

intenzion dell'arte,

Perch' a risponder

la materia sorda. Par. 1. 127. Similemente operando all'artista, C'ha l'abito dell'arte e man che trema. Par. xiii. 77.

Molte volte
11

al

fatto

il

dir vien

meno.

Inf. xiv. 04.

mio veder
il

fu

maggio
a tanto oltraggio. Par. xxxiii. 33.

Che

parlar nostro, che a tal vista cede,


la

E cede

memoria

Chi porla mai pur con parole sciolte

Dicer del sangue e delle piaghe appieno, Ch'i' ora vidi, per narrar pi volte?

Per

Ogni lingua per certo verra meno lo nostro sermone e per la mente,

12

AMMAESTRAMENTI

DI

LETTERATURA.
1.

comprender poco seno. Inf. xxviii. Ma voglia ed argomento ne' mortali... Diversamente son pennuti in ali. Par. xv. 79. Per se le mie rime avran difetto,
a tanto

C hanno

Di ci

Ch'entreran nella loda di costei, si biasmi il debole intelletto,


'1

parlar nostro, che non ha valore

Di ritrar tutto ci, che dice Amore.

Cam.

xv.

1.

Non pure

a quello che lo intelletto non sostiene,


sufficiente

ma

non sono, perocch la lingua mia non di tanta facondia, che dir potesse ci che nel pensiero mio se ne ragiona... Se difetto sia nelle mie parole... di ci da biasimare la debilit
dello 'ntelletto
e la

eziandio a quello ch'io intendo,

cortezza

del nostro

parlare

lo

quale

dal pensiero vinto sicch seguire lui non puote appieno...

Nostro
quello

intelletto,

per difetto della virt,


cose salire,

della quale trae

ch'el vede (ch' virt organica,


a certe

cio la fantasia),
la

non puote

perocch

fantasia

noi
li

puote aiutare, e che non ha


a parlare,

lo di che...

Pi ampli sono

termini dello 'ngegno a pensare, che a parlare,, e pi ampli

che ad accennare

il

pensiero

nostro,

ma

sola-

mente quello che a


parlare

perfetto intelletto
si

non viene, non eziandio


vincente del
la

quello che a perfetto intelletto


:

termina,

Conv.

in. 4. -

Onde
l'

il

poeta invocava

sua Musa

Illustrami di te, si ch'io rilevi

Le

lor figure cora' io

ho concetto. Par. xvm.


il

85.

E rendeva
meravglia,

avvertito

suo lettore che non prendesse

s'ei

cercava di sostenere con pi arte, e con


la

pi luminoso
s

stile
il

materia sublime di ch'ei favellava;

che del fatto


Lettor,

dir non fosse diverso. Inf. xxxii. 12. tu vedi ben com'io innalzo
ix.70.

La mia materia, e per con pi arte Non ti maravigliar, s' io la rincalzo. Purq,
Or convien ch'Elicona per me
versi,

E Urania m'aiuti

col

suo coro,

Forti cose a pensar, mettere in versi. Purg. xxix. 39.

V affetto
D'
Il

il

senno...
s

un

peso per ciascun di voi

fenno. Par. xv. 73.

sentimento, l'attitudine a bene esprimerlo, bisogna che

seno d'un
Il

medesimo peso e

valore.
all'

dar colore e forza


S' io avessi le

idee col suono della

parola uno de' necessarii requisiti dell'arte.


rime aspre
e chiocce.

AMMAESTRAME^T1
Come
Sovra
si
'1

DI

LETTERATURA.

125

converrebbe al tristo buco, qual pontan tutte l'altre rocce,

(E nel mio parlare vor/lio esser aspro: Caw2. ix. 1; con rima aspra e sottile : Canz. xvi. l. - E dice aspra, quanto al suono
del dettato,

che a tanta materia non conviene esser leno:

Conv.

IV.

2.)

r premerei di mio concetto il suco Pi pienamente; ma perch'io non l'abbo, Non senza tema a dicer mi conduco. Che non impresa da pigliare a gabbo,
Descriver fondo a tutto l'universo,

N da lingua che chiami mamma e babbo. Ma quelle Donne aiutino il mio verso,
Ch' aiutaro Anflone a chiuder Tebe,
S che dal fatto il dir
Il

non

sia diverso. Inf. xxxii.

1.

poeta
la

dimandava un linguaggio
terribile

forte

ed imitativo,
l'armonia
in

perch

sua descrizione fosse piena, e spirasse anche col

suono quel
lui

che dentro

egli sentiva:

era spesso frutto d'arte pi possente.

E
tura.

visibile

parlare [Purg.

x. 95)
le

chiama
gli

il

modo da

lui

tenuto per agguagliare con

parole

effetti della

scol-

ci

indarno confidasi uno scrittore di dare


esperte mani sieno trattate;
la fantasia. al

d con questo un utilissimo insegnamento. Poich al suo stile tanta

evidenza, quanta sogliono avere le arti del disegno, se da

ove quello non

si

componga

di voci rappresentanti imagini vive, atte

ad impressionarci

gagliardamente

Dante, non v'ha dubbio, diede

anche talvolta connato


concetti. Egli dice:

decoro ed alla perspicuit,


alle dipinture,

ma
ai

sempre per crescer fedelt

e profondit

Parla, e sii breve ed arguto. Purg.

xiii. 78.

Sfuaio campo con siepi, con


quasi impedimenti

SI,
;

de' classici. Una pianura ,con certi sentieri,


fossati,

fuori delli suoi stretti sentieri.


la

con pietre, con legname, con tutti E nevato

che tutto cuopre

neve, e rende una (igura in ogni

parte, sicch d'alcuno sentiero vestigio

non

si

vede. Viene

alcuno dall'una parte della campagna, e vuole andare a una magione eh' dall'altra parte, e per sua Industria, cio per

accorgimento e per bont d'ingegno, solo da s guidato, per lo diritto cammino si va l dove intende, lasciando le
vestigie de' suoi passi dietro da s. Viene

un

altro appresso

126

AMMAESTRAMENTI

DI

LETTERATURA.
e

costui, e vuole a questa

magione andare,

non

gli

me-

stiere se
il

non seguire
altri

le vestigie lasciale, e

per suo difetto

cammino, che

senza scorta ha saputo tenere, questo


li

scrto erra, e tortisce per

pruni e per

le ruine,

ed

alla

parte dove dee non va... Chi ha alcuna scorta, e bene non

camina,

lo

suo errore e
- Il

il

suo difetto non pu essere mag-

giore. Conv. IV. 7.


di

Perticari,

chiamata bellissima e piena


di Rafaello,

evidenza questa pittura, quanto un quadro


cos

egregiamente annotava:

pw

dirsi

di

chi

abbandona

la via segnata dai Classici.

Quanto pi strettamente imitiamo

grandi poeti, tanto

pi dirittamente componiamo; e per noi, che volemo porre


nelle opere nostre qualche dottrina, ci fu bisogno le loro poe-

tiche dottrine imitare:

De

Vulg. El.

ii.

4.

E Dante c'insegna

che dobbiamo avere in riverenza ed amore la bella scola


[Inf. IV. 92), cio gli

esempi sommi dell'arte; dai quali solo

deve trarsi il bello stile che fa le opere immortali. Da essi apprese egli a scegliere nel discorso quell'espressione eh'
la migliore,

dare alle parole quell'ordine che ad esse

conviene, a serbare ne' concetti le debite proporzioni,


cessari ornamenti,

ne-

a conoscere quelle idee accessorie, che

vagliono a modificare la principale.

Ed ascoltava i lor sermoni Gh'a poetar mi davano intelletto. Purg. xxu.


In Virgilio,
la nostra

128.

maggior Musa, fu
'1

continuo da

poter confessare che sapeva tutta a mente l'Eneide:


Euripilo ebbe nome, e cos
L' alta

canta

mia Tragedia

in alcun loco,

Ben

lo sai tu, che la sai tutta

quanta. Inf.xx.U.

degli altri poeti onore e lume.

Vagliami

il

lungo studio

e il

grande amore.

Che m' han fatto cercar lo tuo volume.

Tu
Tu
e
fa
se'

se' lo

solo colui,

Lo bello
clic

mio maestro e il mio autore: da cui io tolsi stile che m' ha fatto onore. Inf. i.

82.

Stazio dica a Virgilio: Al mio ardor fur seme


Che

le

faville,

mi scaldar, della divina fiamma,


pi, di

Onde sono allumati

mille;

Dell'Eneida dico, la guai mamma Fummi, e fummi nutrice poetando :


Senz'-essa

non fermai peso

di

dramma. Purg.

xxi. 94.

AMMAESTRAMENTI

DI

LETTERATURA.
grotte, Purg. xxii. 64.

27

Tu prima m'inviasti Verso Parnaso a ber nelle sue


Orazio, Ovidio,

Lucano vengono da Dante


;

allegati tutti

insieme

V. iY. .

25

Inf iv. 79

),

quasi autori che pi gli


al cuore.

dovettero essere famigliari e raccomandati


essi

Da

sembra riconoscere T eccellente magistero che gli acquist tanta gloria. -N le lodi dei contemporanei si tace; ed ei chiama Guido Guinicelli il Massimo {De Yulg. El.\. 13), e \\ padre suo e degli altri migliori che usassero mai rime d'amore, dolci e leggiadre: Purg. xxvi. 57.

N duopo
le

ci
il

basta leggere

grandi maestri del dire,


e meditare

ma

ci

fermarsi entro
:

quelli,

bene addentro

opere lette

Or

ti

riman,

lettor,

sopra

'1

tuo banco,

Dietro pensando a ci ehe si preliba,

S'esser vuoi lieto assai prima che stanco.

Messo

t'

ho innanzi

ornai per te
il

ti

ciba. Par. x. 22.

Egli

ci

inoltre

necessario

ritornare

sovente

coli'

amo-

roso pensiero sugli ammaestramenti ricevuti, e ritenere nella

memoria quello che


Senza

l'intelletto

una volta ha inteso:


v. 41.

che non fa scienza,


Io ritenere,

avere inteso. Par.

Dante diceva:
l\[eccssit,

io

pensava, andando,

Prode acquistar
1'

nelle

parole sue. Purg. xv. 41.

dello studio per coBsscgiiire

abito

dell'arte e della i^cieuza.

Quella cosa

che pi adorna e

comenda le umane operazioni, e che pi dirittamente a buon fine le mena si quelle disposizioni che sono ordinate allo inteso line: Conv.i.o. -Ver l'abito della scienza potemmo
la verit

speculare: Conv.

ii.

14. - Nulla

cosa

utile,

se

non

in (juanto usata,
1.

che senza uso non essere perfet-

tamente: Conv.

9.

uno

studio

il

quale

mena l'uomo
il

all'abito dell'arte e della scienza,

un

altro studio,

quale

nell'abito acquistato adopera, usando quello: e questo primo


quello, ch'io

chiamo qui Amore... Conv.


il

ni. 12.

Vagliami

lunf/o studio e

il

(rande amore,
i.

Che m'han

fatto cercar lo tuo

volume. Inf.
le

83.

Lungo

due condizioni necessarie ad aprofittare nelle umane discipline. Lo studio


studio e grande amore,

ecco

s'avviva nell'amore, e questo in quello, cosi l'uomo giunge air abito dell'arte e della scienza. Ma pochi sono quelli

AMMAESTRAMENTI DI LETTERATURA. 128 che all'abito da lutti desiderato possono pervenire {Conv. conciosiacosach se non per ispazio di tempo ed as1. 1.
) ;

siduit di studio

si

possono prendere
-

le

regole e

le

dottrine

De

Vulg.

El

1.

1.

E Dante

stesso,

mirabile

ingegno ed

unico,

per conseguire l'abito dell'arte, diede opera tanto


di

assidua a studio

leggere, che gliene rimasero debilitati gli

spiriti visivi (Coni', ni. 9); e

per non
si

fallire a glorioso

porlo

studi quanto pi pot (F. iY.43);

fece pallido [Purg. x\xi.


1.)

140) e per pi

annimacro [Par.xwi.
fami, freddi

sotto

V ombra di Par-

naso;

sofj'erse

e vigilie: Pwrr/.

xxix.37.
gli

Oh quante

notti furono, egli stesso ci aggiunge,

che

occhi dell'altre

persone chiusi dormendo


tacolo del mio

si

posavano, che limici nell'abia Moroello Malaspina, ricorda

Amore

(nella lilosola) fisamente miravano!


II,

Conv.m.X. -E nell'Epistola
le

sue Meditationes assiduas quihus tam caelestia qiium ter(1)


Il

restria intuebar.
(IJ

senno e

la

scienza

non vengono da
Dal princi-

il

Boccaccio nella Vita di Dante


li

ci lasci scritto:

pio della sua puerizia avendo gi

primi elementi delle lettere impresi,

non secondo i costumi de' nobili odierni si diede alle fanciuUescIie lascivie e agli ozii, nel grembo della madre impigrendo, ma nella propria patria
sua puerizia con istudio continovo diede alle liberali arti, e io quelle mirabilmente divenne esperto. E crescendo insieme cogli anni l'animo e
la
lo

ingegno, non
si

a' lucrativi studj,

a'

quali generalmente corre


di

oggi cia-

scuno,

dispose,
le

ma

ad una laudevole vaghezza


ricchezze, liberalmente si

sprezzando

transitorie

perpetua fama, diede a voler avere

piena notizia delle finzioni poetiche e dello artiflzioso dimostramento di quelle. Nel quale esercizio famigliarissimo divenne di Virgilio, di Orazio,
d Ovidio, di Stazio e di ciascuno altro poeta famoso...

Partendo

tempi
argo-

debitamente,

le istorie

da s, e

la filosofa sotto diversi dottori si

ment, non senza lungo affanno e studio d' intendere. E preso dalla dolcezza del conoscere il vero delle cose racchiuse dal cielo, n niun' altra pi cara di questa trovandone in questa vita, lasciando del tutto ogni
tutto a questa sola si diede. Ed acciocch non vista da lu rimanesse, nelle profondit altissime della teologia con acuto ingegno si mise, n fu dalla intenzione lo effetto lontano, perciocch non curando n caldi, n freddi, n vigilie, n digiuni, n alcuno altro corporale disagio, con assiduo studio pervenne a conoscere della divina essenza e delle altre separate intelligenze, quello che per umano ingegno qui se ne pu ancor prendere. E cosi come
altra temporale sollecitudine,

niuna parte

di filosofia

In varie etad varie scienze furono da lui conosciute studiando,

cosi in
9.

vari studi sotto vari dottori le comprese.

Ne' suoi studj

fu assiduissimo,

Boccaccio, Vita di Dante, p. quanto a quel tempo che ad essi

il

si
ri-

disponea,
luuovere.

in tanto che
Id. p. 39.

nicuna novit che s'udisse, da quelli


ivi

potea

(Veggasi

quanto

gli

accadde a Siena nello Stanzone

AMMAESTRAMEISTI
s,

DI

LETTERATURA.
indefesso:

129

ma

si

acquistano per isludio

Tra colanlo

senno D quanto per tua cura fosti pieno, diceva Virgilio a Stazio: Purg. xxi. 23. Il sapere non dolce ne' suoi principii: la letizia ne sar poi la ricompensa; ma non viene
Pur. x. 31. Onde non camino in sulle prime ci sembri aspro, ronchioso malagevole che la montagna della scienza tale Che sempre al cominciar d sotto grave, E

che
ci

in

seguito alle veglie durale:


il

dobbiamo sgomentare se

quanto uom pia va su,


noi
al

men fa male
di studio e

Purg.

iv.

90. -

Se

non temeremo labore

liti

di dubitazioni che

cominciar
il

dcW eria

multiplicatamente surgono, noi acqui-

steremo
losofia

dilettoso

monte:

continuando
le

la

luce della

fi-

ad

irradiarci,

cadranno tutte

dubitazioni,

qiasi
e

nebuletta mattutina alla faccia del sole, e rimarrii libero

pieno di certezza

lo

familiare intelletto, siccome V aere dalli


e illustrato.

raggi meridiani purgato


potesse vedere

Coni),

ii.

16. -

della sapienza vince tutti gli afietti. Platone disse che


la si

L'amore ove
ebbe

con

gli

occhi
la

della

carne desterebbe
r//or/a.
i.

mirabili amori.

E Dante per
e

dolcezza della
n
piet

dimenticato ogni disagio N dolcezza

V esigilo: De Yulg. Et.


la
il

17.

di figlio,

Dei vecchio padre, n

debito amore,

Lo qual dovea Penelope far lieta, Vincer potevo dentro a me l' ardore Ch' i' ebbi a divenir del mondo esperto,

E
Egli fa

degli vizii

umani

del valore. Jnf. xxvi. 9i.


il

dunque

mestieri, secondo
lui, e

precetto del poeta:

Lascia

varca.

Che qui buon con la vela e co' remi Quantunque pu ciascun, pinger sua barca. Purg.

xii. 5.

Che seggendo
Inf. XXIV. 47.

in

piuma, infama nonsivien, n


il

sotto coltre:

Ed

nostro

sommo

tra le tre orribili inferla jattanza,

mit nella mente degli uomini annovera pure


essendovi
sapere
;

molti tanto

presuntuosi,

che

si

credono tutto
:

e per questo le

non certe cose afl'ermano per certe

d'uno speziale). - Non poterono gli amorosi desiri, n Le dolenti lagrime, n la sollecitudine casalinga, ne la lusinghevole gloria de' pubblici offici, n il miserabile esilio, n la intollerabile povert giammai colle loro forze rimuovere il nostro Dante dal principale intendimento, cio da' sacri studi; perocch... egli nel mezzo di qualunque pi fiera delle passioni sopraddette,
si

trover componendo csbCisi e&ercitato.


II.

Id. p. 20.

VOL.

130

AMMAESTRAMENTI

DI

LETTERATURA.
nel

lo qiial vizio Tullio


Officii,

massimamente abbomina

primo degli
:

Tommaso

nel suo Contra - Gentili dicendo

Sono

ingegno presuntuosi, che credono col suo intelletto potere misurare tutte le cose, stimando lutto vero quello che a loro pare, e falso quello che a loro non pare. E quinci nasce, che mai a dottrina non vengono,
molli, tanto
di loro

credendo da s sufficientemente essere dottrinali, mai non domandano, mal ascoltano, disiano essere domandati, e, anzi la domandazlone compiuta, male rispondono: Conv. iv. 15.
Yergogninsi
dacia
gli idioti

di

avere da qui innanzi lauta audei

che vadano

alle canzoni,

quali

non altrimenti
il

solemo

riderci, di quello
i

che

si

farebbe di un cieco

quale

distinguesse

De Vul El. ii. 13. Modo di procedere nel rintracciare la verit e Poni ben mente al nell'acquisto delle cog^nizioui.
colori:

modo
sideri

ch'io or tengo nel rintracciare

la

verit

che tu de-

conoscere,

ti

giovi,

che altra volta tu sappi

senza altra guida indirizzarti alla verit cercata:


Riguarda bene a
Per questo loco
al

me

com'

io

vado

ver che tu desiri.


ii.

S che poi sappi sol tener lo guado. Par.

124.

Ogni

verit, che

non

un

principio,

si

manifesta per

la

verit d'alcun principio,

necessario

in

ciascheduna inche poi

quisizione avere notizia del principio, al quale analiticamente


si

ricorra,
:

per certezza di tutte

le

proposizioni

assumono De Mon. i. 2. - Come nelle superiori questioni abbiamo fatto, similmente nella soluzione di questa si vuole
pigliare

qualche principio fermo, nella virt del quale


gli

si

formino

argomenti della verit, ch'ai presente


prefisso,

si

ricerca.

Imperocch senza un principio


ancora dicendo
il

non giova
il

affaticarsi

vero
i

conciossiach solo

principio la

radice del pigliare

mezzi:
s

De Mon.wi,^.

La natura vuole

che ordinatamente

proceda nella nostra conoscenza, cio

procedendo da quello che conoscemo meglio, in quello che conoscemo non cos bene dico che la natura vuole, in quanto
;

questa via

di

conoscere in noi naturalmente innata. Conv.


6. -Innegabile

u. 1. - Quegli che conosce alcune cose in genere, non co-

nosce quelle perfettamente: Co7im.

principio
le

nel quale sono d' accordo Aristotile e

Locke

in

nostre

AMMAESTRAMENTI

DI

LETTERATURA.

131
)

idee 50)10 generali, pi sono incomplete.


al

segno quello che noi vede, e cos

Locke mal pu
(

Mal Iragge
a questa

ire

dolcezza chi prima non l'avvisa: Conv.


della scienza

ly.'^^. -

Per l'abito
ii.

potemo

la verit

speculare: Con?;,
s

14.

Ci

fa

contro que' molli che sono di


di quella

lieve

fantasia^

che

in tutte le loro ragioni

trasvanno, e anzi che sillogizzino

hanno conchiuso. E
bito trasvolando

conclusione poi vanno di sue pare


loro

nell'altra,
si

sottilissimamente
principio, e nulla

argomentare, e non
IV. 13. - Il

muovono da niuno
falsi

cosa veramenle veggiono vera nella loro immagine: Coii\


sillogismo con
:

principii,

dimostrando, non

conchiude verit

Conv.

iv. 9.

Ad

acquistar

cognizioni

non vuoisi sempre disputare;


avvicendare
i i

n solo vuoisi osservare,


osservazioni. Queste

ma

ragionamenti e

le

danno

materiali, e quelle le nozioni,


:

ossia la forma delle cognizioni

Inf. x. 19.

veri sapienti

riguardano sempre con gratitudine chiunque pu avvantaggiare la non mai compiuta ricchezza.
Il

natura e che serve

dubbio buono e fecondo, quello che viene da Istinto di a^ensione dell'anima umana,
a' piedi del
il

di
il

dubbio che nasce

vero,

ed germe
si

di quello
esita,
s,

Se l'uomo dubita,
l'umanit procede;
la famiglia

genere umano crede; se l'uomo


se

alcuni uomini

dividono tra

umana

si

aduna
il

in se stessa
si

pi e pi intima-

mente: Par.

IV. 129. - Il

poeta

mostra quasi sempre inetto


per line
di

ad accertare da s stesso
DI

vero,

rivolgere la

nostra ragione alla disciplina


Coni'. IV. 7.

ed all'esempio del maestro:


il

qui

che ove uopo

chieda,

ricorre

ai

suoi fidati e savi guidatori, con ripeter loro nell'una guii


)

nell'altra

Conviemmi udirlo da

voi...

che io per

me indarno

a ci contemplo: Par. xxviii. 57.


il fondamento di tutte le scienze e le umane. Ingenerale l'arte l'imitazione della natura [Inf. XI. 103), e le prove della esperienza, giovando a raf-

L'esperienza

arti

fermare
costante,

le

singolari cognizioni di ci
all'arte,
x. 63.

che nella natura


e

porgono fondamento

stabiliscono

la

verit dell' wso

comune: Par.

Esperienza, se giainmai

Ja pruovi,
fi.

Ch' esser suol fonte a' rivi di vostrarti. Par.

95.

132

AMMAESTRAMEMl
Si perdoni al poeta,

DI LETTEIIATURA.

egregamenle annoia

l'aver fatto didattica del suo


ripete egli
le

poema
il

in

cose volgarmente note,

Tommaseo, Ne ma cerca il nuovo


il

alcuna parte.

del vero e del noto, trasceglie


in

pi certo, e lo condensa
del cercare
il

sentenze talvolta
la via,

potenti,

vero segna

anche
l

poeta logico non


il

meno che
)

teologico, siccome

dove pone

dubbio

(in/', xi. 93.

modesto ed onesto
due dettami che a

come

fonte di scienza, e qui dove dice dell' esperienza che

esser suol fonte a' rivi di vostr' arti,

taluni paiono rivelati all'umanit dal Cartesio e da Bacone.

altro

Definizione della Poesia. La Pocsia non che una finzione rettorica, e posta in musica: De Yul.ELu. 4. -Li poeti coli' arte musaica le loro parole hanno Le parole sciolte sono pi capaci a legate: Conv. iv. 6.
Poesia. -

ben descriver

le cose. Inf.

xxviu.

1.

poeti conceduta
:

maggior licenza

di parlare

che

alli

prosaici dicitori

Materie da
Cri di

che

si

La salute, i piaVenere e la virt sono quelle tre grandissime materie, denno grandissimamente fc-atlare, com' la gagliarl'ardenza dell'amore,
(

N. 25. trattarsi colla poesia.


Vita

dezza dell'armi,

la regola

della

volont. Circa le quali tre cose

se ben risguardiamo) tro-

veremo

gli

uomini

illustri

Beltramo di Bornio Gerardo de Bornello


lo

le
la

aver volgarmente cantalo; cio armi; Arnaldo Daniello lo amore: rettitudine; Cino da Pistoia lo amore;
:

Amico suo la rettitudine De Vulg. El. ii. 2. Noi usiamo lo stile tragico, (il sommo stile sublime. degli stili) quando colla gravit delle sentenzie, la superbia

dei versi, la elevazione dei vocaboli


si

delle costruzioni,

e la eccellenzia

concorda insieme... Che a trattare lo stile tragico qui la di/ficult, qui la fatica; perci che mai senza acume d' ingegno, n senza assiduit d' arte, ne senza abito di scienza non si potr fare. De Vulg. El. ii. 4.

Scienza e dottrina necessaria al poeta. Per esser vero poeta conviene onorare (saper profondamente) ogni scienza, ed ogni arte. Chi solo fa versi cinguettiere cantante,

non poeta. Epper Dante a

bel diritto inlolava Virgilio:


iw/. iv. 73.

colui che

onora ogni scienzia ed arte:


vii. 3.

savio gentil che tutto seppe. Inf.

Non

Quel

si

dee dicere

AMMAESTRAMEMl

DI

LETTERATURA.
dile'.to

133

vero filosofo alcuno che per alcuno


in dire

colla sapienza in
si si

alcuna parte sia amico; siccome sono molti che


Canzoni e
di studiare in quelle,

dilettano dilettano

e che

studiare in Reltorca e in Musica,


e

e V altre scienze fuggono abbandonano, che sono tutte membra di sapienza: Conv. m.l. Scelta del subietto. Ciascuno debbe pigliare il peso della materia eguale alle proprie spalle, acci che la virt di esse dal troppo peso gravala, non lo sforzi a ca-

dere nel fango


le migliori ai

De Yulg.
11.

El.

ii.

4.

Le cose buone
ai

ai

degni,

pi degni, e le ottime
1. s

vengono:

Z^e yi!//f/.j7.

parlare della sua

Donna

conDante non voleva cimentarsi a altamente, che poi divenisse vile,


si

degnissimi

cio abbandonasse l'impresa per temenza di

non poter
si

se-

guitare in guisa, da raggiungere con


Ed
io

le

parole

alte cose:

non vo' parlar

altamente,
vile.

Che divenissi per temenza


Si confessi

Canz.

ii.

1.

dunque

la

sciocchezza di coloro,

quali senza

arte, e senza scienzia, confidandosi

solamente nel loro inle

gegno,
per

si

pongono a cantare sommamente


naturale desidia sono oche,
:

cose somme.

Adunque
quila,

cessino questi tali da tanta loro presunzione, e se

la loro

che altamente vola, imitare


di

Eloquenza. E qual cosa

non vogliano l'aDe Yulg. El. ii. 4. maggior potenzia che quella
in

che pu
colui che

cuori degli uomini voltare

modo che

faccia

non vuole volere, e colui che vuole non volere?


i.

De
11.

Yulg. El.

17.
si

L'ordine del sermone


12. -

pertiene

alli

Rettorie!.

Conv.

Lo sermone ordinalo a manifestare lo concetto umano. virtuoso quando quello fa e pi virtuoso


;

quello

che pi

lo fa:

Conv.

i.

5.

In ciascuna scienza la

scrittura stella piena di luce, la quale quella scienza di-

mostra:
12. -

Coni).

11.

16. - In ciascuna cosa di

sermone

lo

bene
della

manifestare del concetto pi amato e comendato: Conv.


1.
(

Da qui vedesi come Dante facesse gran conto


il

chiarezza del favellare,

che

sia detto a coloro

che

si

com-

piacciono d'una sublimit tenebrosa. Tor. Tasso interlineava

questa sentenza.) La loquela necessario istromento


concetti;

ai nostri

non altrimenti che


gli

il

cavallo al soldato;
ottimi
soldati.

e con-

venendosi

ottimi

cavalli

agli

T ottima

134

AMMAESTRAMENTI
si

DI

LETTERATURA.
Vulfj. El.
ii.

loquela agli ottimi concetti


Gli ottimi concetti

conviene: De

1. -

non possono essere se non dov' scienza ed ingegno: De Yiilg. El. ii. - La bont e la bellezza di ciascun sermone sono in tra loro partite e diverse che la
;

bont nella sentenza, e

la

bellezza

nell'ornamento delle

parole: e l'una e l'altra con diletto,

avvegnacch
ii.

la

bou-

tade sia massimamente dilettosa: Con?;,

12.

(Il Perticarl

annotava

Dunque anche

dalla parte del diletto


)

Dante facea

pi stima della sentenza che delle parole.

Esordio.

Il

proemio

il il

principio dell'orazione, co-

me

preludio nel suono. Questo denominato esordio, si fa dai poeti in un modo e dai retori in un altro. Perocch questi, a conil

prologo nella poesia, ed


lo pi

proemio per
ciliarsi

l'animo dell'uditore, sogliono prelibare


;

la

proposta

soggiungono pur anco una qualche invocazione... Ad esordir bene richieggonsi tre cose, secondo Tullio nella nuova Rettorica, e sono; che altri renda benevolo e attento e docile l' uditore In utimateria

ma

poeti, oltre a ci

litate

dicendorum
:

benevolentia paritur:
dociltas.

in

admirablitate
della

attento

in possibilitate

Lett. a

Cangrande

Scala, 18, 19.

In ciascuna maniera di sermone lo dicitore

massimamente
dell'

dee intendere
suasioni,
sia,

alla persuasione,

cio all'abbellire

au-

dienza, siccome quella eh' principio di tutte le altre per-

come

li

Rettoric fanno, e potentissima persuasione

a rendere l'uditore attento,


ii.

promettere

di

dire

nuove

e grandiose cose: Conv.

7.

Parlare di s

per

li

Rettorici alcuno di s
i.

medesimo non par lcito. Non si concede medesimo senza necessaria ca2.

gione parlare: Conv.

Confutazione. Acci che alla nostra investigazione possiamo avere un picciolo calle, gittiamo fuori della selva 11. - Giova gli arbori attraversati e le spine: De Ynlg. El.
1.

prima riprovare

il

falso e poi trattar lo vero:

Certo assai vedrai

sommerso
avverso. Par.
ii.

Nel falso
L'
Il

il

creder tuo, se bene ascolti


io gli far

argomentar cU'

61.

che richiesto dalla natura de' nostri


alle

intelletti,

quaK
che

piegando

opinioni correnti,

non

di

rado avviene

AMMAESTRAMENTI

DI

LETTERATURA.
si

133
difficili

ne restino occupati,
tanto
fa
s'

si

che poscia

rendano
in

ad ac-

cogliere e sostenere la luce della verit: Par.

xiii.

Ii8. - In-

intende riprovare lo falso,


e acciocch

quanto

la verit si

meglio apparire,

fugate le male opinioni,

la verit poi sia pi

liberamente ricevuta. E questo


Aristotile,

modo
quelli

tenne

il

maestro dell'umana ragione,


gli

che prima

sempre combatt

avversari della verit,


2. -

e poi,

convinti, la verit mostr: Conv. iv.

E con

tutta licenza,

con tutta franchezza d'animo da


race, per questa

ferire nel petto alle vi-

ziate opinioni, quelle per terra versando, acciocch la

ve-

mia

vittoria,

tenga

lo

campo

delle menti di
9.

coloro per cui fa questa luce avere vigore: Conv.w.


gli

-Gassi

argomenti degli avversari, e cos


(

falsificato

il

lor pa-

rere
d

Par.

11.

83

),

intelletto rimarr libero

loro

false ragioni

nulla ruggine

in guisa che rimanga nella mente

che

alla verit sia disposta:

Couv.iv. 15.
si

itrsomentazionc.
I)ene

Quella Orazione
del Rettorico,

pu

dire che

venga

dalla fabbrica

la

quale a cia-

scuna parte pone mano al principale intento: Conv. ni. 1.Fastidium est in rebus manifestissimis probationes adducere:

De Mon. ni. 13. - Gli argomenti debbono essere stringenti: (Deve armarsi d'ogni ragione: Par. xxiv. 49. - Con aperta
ragione: Jnf. xi. 33. - Aperte prove: Par.
xiii.

124. -

Argo-

menti gravi: Inf. xxvii. 106. - sillogismo, che ,la mi ha conchiusa Acutamente s, che in verso d' ella Ogni dimostrazion mi pare ottusa: Par. xxiv. 94. I

tuoi argomenti

Mi son

certi, e

prendon
rettorico,

mia

fede,

Che

gli altri

mi sarian

carboni spenti. Inf. xx. 100.)

E
pare
Conv.
Il

bel
la
11.

modo

quando

di fuori

(apparentemente)

cosa disabbellirsi, e dentro veramente s'abbellisce:


8.

Rettorico

dee molta cautela usare nel suo sermone,

acciocch l'avversario quindi non prenda materia di sturbare


la verit:

Conv.

ii.

8.

Siccome

molte

volte

avviene

che

l'

ammonire pare

presuntuoso per certe condizioni, cos suole lo Rettorico indirettamente parlare altrui, dirizzando le sue parole, non
a quello per cui dice,

ma

verso un altro: Cony.ii. 12. -Queste


s

parole

fa

che sieno quasi un mezzo,

che tu non parli a

136
lei

AMMAESTRAMENTI
immediatamente, che non

DI

LETTERATURA.

degno: Vita

i\tiova, .12.

mollo laudabile in Retlorica la Dissimulazione, e anche necessaria, cio quando le parole sono a una persona, e
la

intenzione a un' altra; perocch l'ammonire

sempre

laudabile e necessario, e non sempre sta convenevolmente


nella bocca di ciascuno...

savio guerriero che combatte

vare

la

difesa

dall'altro,

simigliante all'opera di quello il castello da un lato per leche non vanno a una parte la
la

intenzione dell' aiutorlo, e

battaglia: Conw. ni. 10.


il

Definizione quella ragione che


111.

nome

significa: Conv.

li.

Mi volgo

alla

Canzone,

e,

sotto colore d'insegnare a

lei

come

s scusare le conviene, scuso quella.


si

Ed

una figura
si

questa, quando alle cose inanimate


dalli Rettorici

parla,

che

chiama
li

Prosopopea

ed usanla molto spesso

poeti

Conv.

111. 9.

Gli argomenti pi robusti

si

debbono tenere per ultimi

perch facciano maggior colpo:


Come
E
il

colui che dice, pi caldo parlar dietro riserva, Purg. xxx. "1.

Sempre quello che massimamente


riservare di dietro
:

dire intende lo dicitore,


si si

(quello che pi di tutto gli sta a cuore sia inleso)

dee
dice,

perocch quello che ultimamente


9.

pi rimane nell'animo dell'uditore: Conv.u.

Ciascuno buono fabbricatore nella fine del suo lavoro quello nobilitare e abbellire dee, in quanto puote, acciocch
pi celebre e pi prezioso da lui
si

parta: Coy. iv. 30.


la

Grammatica
138.),

La Grammatica,

prim" arte {Par.

xii.

debb'essere una inalterabile conformit di parlare in

diversi tempi e luoghi pel

comune consenso

di

molte genti
quale per

regolata: non soggetta al singolare arbitrio di ninno: tro-

vata acciocch per

la

variazione del parlare

(il

lo singolare arbitrio si

muove) non
le autorit,

ci

fossero in tutto tolte


i

imperfettamente date
e d coloro dai quali
divsi:

ed
de'

fatti

degli antichi,
ci

la
9.
(

diversit

luoghi

fa

essere

De Vulg.
si

El.

i.

Conv.

ii.

14.)

Traduzioni.
nizzata

Nulla

cosa

per legame musaico

armosenza

la

pu

della sua loquela in altra tramutare


e

rompere tutta sua dolcezza

armonia.

E questa

AMMAESTRAMENTI
ragione per che

DI LETTERATURA.
di

137
in

come

l'altre

Omero non si mut scritture che avemo da


i

greco

latino,

loro: e questa

la

ragione

per che

versi del Psaltero


;

sono senza dolcezza

che essi furono trasmutati di di musica e d' armonia ebreo in greco, e di greco in latino, e nella prima trasmutazione
tutta quella dolcezza
10. pag. 99.)

venne meno: Conv.

i.

7.

(Y.

CowiM.

Commenti.

La sposizione
la

dev' esser luce, la quale ogni

colore della sentenzia {degli autori) faccia parvente: Conv. i.l.

Intende essa mostrare

vera sentenza
si

di

quelle

delle sue
la

Canzoni) che per alcuno vedere non

pu, s'io non

conto,

perch' nascosa sotto figura d'allegoria; e questo non so-

lamente dar diletto buono a udire,


Conv.
2. -

ma

sottile

ammaestra:

mento, e a cosi parlare, e a cos intendere


I.

le altrui scritture

Questo Signore, cio queste Canzoni, alle quali questo Comento per servo ordinato, comandano, e vogliono essere esposte a tutti coloro alli quali pu venire si lo loro
intelletto,

che quando parlano


i

elle sieno intese:

(Vogliono

essere esposte a tutti coloro,

quali

hanno gi tanta coe

gnizione d'esse Canzoni, che quando parlano, elle possano


essere intese d'un intelligenza almeno estrinseca
riale.)

mate-

Co?iy.

I.

7. -

Parlare, sponendo, troppo a fondo, pare


L'i.

non ragionevole: Conv.


i.ettcrati venali.

Li lunghi capitoli sono nemici della

Non
in

memoria: Conv. iv. 4. devono cliiamare letterali,


che acquistano
le lettere,

lo dico a vituperio di loro, quelli

non per

lo

suo uso,

danari e dignit...

quanto per quelle guadagnano La malvagia disusanza del mondo hajaa coloro

ma

sciato la letteratura

che
per

l'

hanno

fatta

di

donna
filosofo

meretrice

Conv.

i.

9. -

Non

si

dee chiamare vero


utilit....

colui eh'

amico

d sapienzia

Conv.

iii.

11.
si

Ciiudizio dell'opere.

Nel giudicio
i

dell'opere

debbe aver dinanzi non tanto

precetti

della teoria che

della pratica. Gl'inetti, e son molti, vuoti di discernimento,

ma
non

gonfi di superbia, decidono con ridicola prosopopea del


dei libri,

merito

senza pur averli

letti,

se

letti,

certo

intesi; e lodano o vituperano,

secondo che udirono o

lodarli

o vituperarli
cos,

da chi e come non importa. E stato

sempre

ed

cos. B. Bianchi.

138

AMMAESTRAMENTI

DI

LETTERATURA.
li

voce pi eh'

al

ver drizzan

volti,

E cos ferman sua opinione Prima ch'arte o ragion per

ior s'ascolti. Pur(j.xx\\.lt\.

Oltre di che dobbiamo moverci lento, e sempre col piombo


a' piedi,

nel criticare e calunniare le dottrine dei maggiori

e de' coetanei. Egli


diversi da quello che

pu essere che
ci

loro concetti

sieno

son presentati dalle loro parole, e

che

la
:

sostanza di essi sia tale da non meritare di essere


E forse sua sentenzia d' altra guisa Che la voce non suona, ed esser puole Con intenzion da non esser derisa. Par. iv,

derisa

53.

Rispetto reciproco tra i cultori d' un'arte medesima, tra gli uomini di lettere. -Fra quelli che professano una medesim'arte non deve regnare invidia. Chi un valente uomo infama degno d'essere fuggito dalla
gente, e merita di essere da tutti scacciato: Conv.
iv. 29.

L'invidioso non
lo

ama

l'arte

ma

s slesso, e cos gli

manca

stimolo a divenir grande.

Chi per contrario

ama vera-

mente un'arte, gode ch'essa avanzi e venga illustrata, e perci ricorda ed ascolta i nomi onorati, ne ritrae con affezione l'opere degne {Inf. xvj. 60), le raccomanda allo studio ed all' ossequio altrui, non ne nutre che una nobile emulazione, derivante dall'amore dell'arte medesima:
Nel

Perocch ciascun meco nome che son la voce

si

conviene
iv. 91.

sola,

Fannomi

onore, e di ci fanno bene. Inf.

Gli uomini illustri


gtraarsi a vicenda:

godono

di vedersi d conoscersi e di

Grazioso

fia lor

vedervi assai:
di bel
:

Piircj. viu.

45. -

Onde

Virgilio a
,

Dante che pensava


senza
cui stava

soggiorno

Menerotti ad esse
47. -

E non

diletto ti fien note

Purg.

vii.

l'affettuoso discepolo

a cuore

scenza di color che sanno, soggiungeva: Menane


dici.

la

conol 've

Ch'aver si pu diletto dimorando: Piirg.wi. 62. Dante, vedendo in luogo aperto luminoso ed alto la schiera degli spiriti illustri, avea il sentimento del sublime, ed espri-

mealo

in

quel verso meraviglioso:


Che di vederli in

me

stesso

m' esalto.

Inf. iv. 120.

Magnifico concetto!

Questo verso era la passione di lord

Byron, e ripetealo sovente.

AMMAESTRAMENTI
Per egli non tace
d'alcuni uomini,
dell' eccellenza,
il

DI

LETTERATURA.

139

di ricordare l'alterezza e la schifilt

sommi

in vero,

ma

che vinti dal gran disw

vivendo, non sono cortesi da rendere altrui


;

lo che serve al poeta di fare meritato tributo di lode una bellissima tirata sopra le umane vanit: Purg.xi.^o.L'uomo non deve insuperbirsi e schifare altrui, per ingegno perocch non v' mai merito s grande che eh' egli abbia
;

non possa darsene uno maggiore Purg. xi. 94. - Quanto cara e bella insieme non la pittura del grande uomo di
:

intelletto

che

ci

lasci

il

Tasso nella sua Aminta, Atto

1.

Scena

II.

Era su l' uscio, Quasi per guardia delle cose belle, Uom d'aspetto magnanimo e robusto,...

Che con fronte benigna insieme e grave. Con regal cortesia invit dentro
Ei grande e 'n pregio

me

negletto e basso.

Oh che

sentii! che vidi allora!

FILOSOFIA DI DANTE
"

L'Ozanain cliiama Dante

il

pi grande

filosofo de' suoi tempi, e

come

ci fosse poco,

ecco

il

Gioberti prender le mosse da lui per


l'

fondare

immensa

sintesi,

che richiamando
1'

a' piincipii

la filosofia,

la storia,

estetica e

la fede italiana, sorge glorioso,


il

ad impugnarv

colosso del panteismo moderng.

DALL' OKGABO

Sposa dell' imperatore del non solamente sposa ma suora e figlia dilettissima: Conv. li. 12. - La bellissima onestissima figlia dell'imperatore dell'universo: Conv.u.^. - Donna dell'intelletto: Cont). 111. 19. - Questa donna fu figlia d'Iddio, regina di tutto, nobilissima e bellissima Filosofia: Coni', u. 13. - Veramente donna piena di dolcezza, ornala d'onestade, mirabile di
cielo... e

Lodi della Filosofia.

savere, gloriosa

di

libertade...

Gli occhi di questa

donna

sono

le

sue dimostrazioni,

le quali dritte

negli occhi dell'in-

telletto,

innamorano l'anima, liberata nelle condizioni.

Oh

140

FILOSOFIA DI DANTE.

dolcissimi ed ineffabili sembianti, e rubatori siibitani della

mente umana, che


Filosofia apparite,

nelle dimostrazioni, cio negli occhi della

quando essa

alli

suoi drudi ragiona! Ve-

ramente
guarda,
Cony.
fine
II.

in voi la salute, per la quale si fa beato chi vi

e
16.

salvo dalla morte della ignoranza -Della Filosofia cagione efficiente


quella

delli

vizi:

la verit...

della Filosofia

eccellentissima

dilezione

che
feli-

non pat alcuna intermissione ovvero


cit,
III.

difetto, cio

vera

che per contemplazione della verit s'acquista: Conv.


in
III. tutto il cap. 11). Iddio, che tutto gira suo girare e suo intendere non vede tanto

11. (V. Conv.

intende,
gentil cosa,
Filosofia...

quant'elli vede
in

quando mira

dov'. questa

quanto perfettissimamente Filosofia uno amoroso uso di sapienza p. 241). -Quella luce virtuosissima Filosofia,
1

in s la
(

vede...
ni. 12.

Y. Conv.

cui raggi fanno

fiori

rinfronzire e fruttificare la verace degli uomini nobilIV. 1.


-

t:

Conv.

Desiderio della seienza.

La scienza non

si

deve

nascondere

ma

comunicare.
di sapere.

Tutti

gli

uomini natul'

ralmente desiderano

La scienza

ultima per-

fezione della nostra anima, nella quale sta la nostra ultima


felicit,

sicch tutti naturalmente al suo desiderio siamo sug-

getti: Conv. L. -l desiderio della scienza

non

sempre uno,
successione

ma

molti

e finito

1'

uno, viene l'altro


lo

sicch, propriamente

parlando,

non

crescere

suo dilatare,

ma

di piccola cosa in

grande

cosa...

Questo cotale dilatare non


perfezione maggiore: Conv.
scienza

cagione
IV.

d' imperfezione,

ma

di

13.

li

Nel

desiderare

della

successivamente
Scienza per-

finiscono
fetta

desideri!,

e viensi a perfezione... e

nobile perfezione,
13. l'

per suo desiderio perfezione


la

non perde: Conv.iw.


dottrina
s'

Chi gltta via la sapienza e

infelice...

Per

abito della sapienza seguita che

acquista e felice essere e contento,

secondo

la

sentenza

seggono pane degli Angeli si mangia, e mieri quelli che colle pecore hanno, comune cibo! Conv.\.l.{Pochi drizzan il collo Per tempo al pan cleijli Angeli, del quale
del Filosofo: Conv. ni. 15. beati que' pochi che

Oh

a quella

mensa ove

il

Vivesi qui

cui

ma non sen vlen satollo: Par. ii. 10.) - Quelli, alla anima questo raggio divino non risplende, sono siccome

FILOSOFIA DI
valli volte
la luce

DAME.

141

del Sole mai

ad aquilone, ovvero spelonche sotterranee, dove non discende se non ripercossa da da quella illuminata: Conv.
ineffabile sapienza
la
iv. 20. -

altra parte
fa

Ond'

egli

si

ad esclamare:

che cos ordinasti,

quanto povera
levando
gli

nostra mente a te comprendere!


tenendoli
5.

voi,

a cui utilit e diletto io scrivo, in

quanta cechit vivete, non


fissi

occhi suso

a queste cose,
!

nel

fango della vostra stoltezza


e mirate che anzi

Conv. in.

Oh peggio che
gli

morti, che l'amist di costei fuggite!


stri,

Aprite
ella

occhi vo-

che voi
il

foste,

fu amatrice di
e poich

voi,
fatti

acconciando e ordinando
foste, per voi dirizzare,

vostro processo;

in

vostra similitudine venne

a voi: e se tutti al suo cospetto venire non potete, onorate


lei

ne' suoi amici, e seguite

li

comandamenti

loro,

siccome

quelli

che v'annunziano

la

volont di questa eternale Imorecchi a Salomone che ci vi

peradrice...
dice,

Non chiudete
la

gli

dicendo che

via de' giusti quasi luce splendente,


al d

che procede e cresce infino


loro dietro,

della beatitudine

andando

mirando

le loro operazioni, di

ch'esser debbono a

voi luce nel

cxmmino
i.

questa brevissima vita: Conv. in. 15.


si

Ma

la scienza

non

{V.De Non.

1.): Gli

uomini

deve nascondere ma comunicare illustri perch illuminati di

potenz'Li sogliono con giustizia e carit gli altri illuminare,

ovvero perch eccellentemente ammaestrati, eccellentemente ammaestrare: De ViiUj. FA. 1. 17. - Coloro che sanno debbono
liberalmente porgere della
loro

buona ricchezza
si
\.

alli

veri

poveri, e sicno quasi fonte vivo, della cui acqua


la

refrigera

naturai sete che mai non sazia: Conv.

1.

FILOSOFIA DI D.NTE
IL

VERO
La
virt della verit
rV'. 3.
il

ogni autorit con-

vince. Conv.

Ho meco
domatizzando
rit

maestro de' Filosofi,

il

quale

d'

ogni morale soggetto, la vetutti gli

insegn esseie sopra

aauici

da

preferirsi.

Ep.IX. 5.

Filosofi antichi

vaneggiarono nella ricerca del vero;

da Parmenide
di capo,

e da' superbi suoi eleatici che gittavans nella

profondit del ragionamento senza conoscere dove dessero


li quali andavan e non sapean dove (Par. xiii. 125) ad Epicuro e a' suoi seguaci che l'anima col corpo morta fanno {Inf.x.V)', da Pitagora, che fa discendere

fino

anime attraverso a tutti i gradi della creazione, sino a che le vede risalire alle stelle donde emanarono: Par. IV. 2l.- Zenone vide e credette il fine della vita umana essere solamente la rjida onest, donde la setta
le

Platone

degli Stoici

Epicuro
Platone

la

volupt, cio diletto senza dolore


il

Socrate con

posero

fine

nella

nostra

opera-

zione, senza soperchio e senza difetto, misurata col

mezzo

per nostra elezione preso,


demici; da ultimo

eh' viriti:

e questa setta dal-

l'Accademia, dove Platone studiava, s'intitol degli Accai

Peripatetici, seguaci d'Aristotile,

che
iv.6.

Uiro e a perfezione la Filosofia


II

morale ridussero Conv.


:

poeta biasima duramente

filosofi del

suo tempo per-

ch le ambagi della scolastica facessero loro smarrire la buona via, e l'amore dei sistemi vincesse in essi l'amore
del vero
:

Par.

xiii. 97.

Voi non andate gi per un sentiero


Filosofando; tanto
vi

trasporta
e
il

L'amor dell'apparenza

suo pensiero. Par. xiii.

81.

Fuori di Dio non


Io

si

spazia nessun

l'ero.

-Castro intelletto, se

veggo ben che giammai non si sazia il Ver non lo illustra,

IL

VERO.
si

143
spazia.

Di fuor dal qual nessun vero

Posasi

in esso,

come

fera ia lustra,
;

Tosto che giunto l'ha: e giunger puollo

Se non, ciascun desio sarebbe frustra. Nasce per quello, a guisa di rampollo,

Appi
Ch'ai

del vero

il

dubbio, ed natura,
collo. Par. iv. 124.

sommo

pinge noi di collo in

In queste poche terzine compresa la filosofia d molti


libri.

L'intelletto dell'
fiera nella

uomo

si

adagia in alcune verit, come


fa

una

sua caverna, e la storia

splendida e do-

lorosa fede cli'ei le difende con una ferocia, la quale vince

d'assai quella delle belve.


il

Che dal prudente dubitare nasca

vero, e dal vero


si

il

dubbio, siccome rampollo al pie d' un

albero,
si

faccia, la

conferma nei risultamenti d'ogni scoperta che quale quei limiti che sono nel campo dello sci-

bile allontana,
di arrivare al

ma non

toglie.

alla

speranza che ha l'uomo


la filosofia ^miglior fon-

primo vero, non d


sarebbe
frustra.

damento che
ciascun
disio

la

sentenza compresa in questo verso: Se non^


Infatti,

per quanti siano

giorni del mortale su questa terra, egli l'abbandona senza

esser giunto
si

al

suo scopo,
la

senza

che

in

alcuna cosa
gravi
di

gli

acqueti

il

cuore e

mente.

Non meno

pro-

fondi,

ma

invidiosi veri, sono le ultime parole della ricorcollo

data terzina: ed
in collo.

natura, Ch'ai sommo pinge noi di L'amore del vero, dal quale deriva il corso
il

delle

nazioni

e
la

progresso della civilt, natura:


dato a potenza alcuna

cosicch ta

guerra,
sensata.
il

quale vien fatta alla ragione, una crudelt in-

Non

rompere quello che


gli

Vico chiam legge [dell'umanit; e su


lo

stoltamente

malvagi, che indarno

mia

e la

un tempo l'infasventura. Mirabilmente concorda con Bacone l'Altentano, pesa ad


al

lighieri

osservando che noi siamo spinti

sommo

di collo

in collo, d'altezza in altezza, e saliti, per cos dire,

su quelli

che che

ci

le leggi

precedono : quindi le care speranze di quei progressi immutabili della natura promettono alle genequali

razioni future, le

godranno

la

vera

utilit del

tempo,

di' l'esperienza.

iMcolini, Dell' universalit e nazionalit


2;);J.

della Divina Comedia. Y. Nicolini, Opere, IH.

appas^iionato non vero n giuHto estimatore di s e delle cose.


L'

uomo

144

FILOSOFIA DI DANTE.
insensata cura de' mortali,

Quanto son
Quei che
ti

difettivi sillogismi

fanno in basso batter l'ali

Par. xxi.
il

1.

L'occhio carnale rocchio che non vede


XV. 234. -

vero: Purg.

L'animo

infermo allorch di troppo desi-

derio passionato;
si

e allora falsa nel parere le cose, che ci

appresentano discordanti dal vero:

Conv. in. 10. -

Il

giudizio

mezzo
la

Ira l'apprensione

e l'appetito.

Imperocsi

ch prima

cosa s'apprende, e poich'ella compresa

giudica buona o mala, e ultimamente colui che ha giudicalo


la

seguita o
e

la

fugge.

l'appetito,

non

in alcun

Adunque se il giudizio muove in tutto modo da lui prevenuto, certa-

mente libero. Ma se il giudizio mosso dall'appetito in qualunque modo preveniente, non pu esser libero, ma menato da altri e preso: De Mon. 14. - Agli uomini, che volano con lo appetito innanzi alla considerazione della ragione, sempre questo seguita: ch'eglino male disposti, e posposto il lume della ragione, sono tirati come ciechi,
i.

dall'affetto, e

pertinacemente
de' loro

la loro cecit

niegano.

Onde
pei
;

spesso avviene, che la falsit non solamente ha patrimonio,

ma

che molti,

termini

uscendo,

discorrano

campi
e cos

altrui, ov' eglino nulla

intendendo, nulla sono intesi

provocano alcuni ad

ira

ed indignazione,

altri a riso

De Mon. in. 3. - Siccome la parte sensitiva dell'anima ha suol occhi, colli quali apprende la differenza delle cose, in quanto elle sono di fuori colorate; cos la parte razionale
ha suo occhio, col quale apprende
in
la

differenza delle cose,

quanto sono ad alcuno

fine ordinate:

e quest'

la di-

screzione.

E siccome

colui

ch' cieco degli occhi sensibili

va sempre, secondo che gli altri, giudicando il male e 'l bene; cos quelli ch' cieco del lume della discrezione,
sempre va nel suo giudicio secondo il grido, o diritto o falso che sia. Onde qualunque ora lo guidatore cieco conviene che esso, e quello anche cieco eh' a lui s'appoggia, vengano a mal fine: Conv. 1. 11. L'amore della propria opinione lega V intelletlo ed impedisce l'esaminare sottilmente quanto necessario
preservarsi dall'errore: Par.
xiii.

onde
le

118. - Della falsa opinione

nascono

falsi

giudici,

e de' falsi giudizi

nascono

non

IL

VERO.
;

145
per che
li

giuste riverenzic, e vilpensioni


villano dispetto tenuti, e
li

buoni sono
esaltati.

in

malvagi onorati ed

La

qual cosa pessima confusione del mondo:

Conv.

iv. 1. -

Pericolosissima negligenzia poi a lasciare la mala opinione

prendere piede; che cosi come l'erba multiplica nel campo non cultivato, e sormonta e cuopre la spiga del formento,
sicch, disparte agguardando,
desi
il

il

formento non pare, e per-

mala opinione nella mente non gastigata, n corretta, cresce e multiplica, sicch la
frutto finalmente
;

cos la

spiga della ragione,


quasi sepulta
si

cio
:

la

vera opinione
iv. 7.
:

si

nasconde, e

perde

Conv.

La verit sola L' intelletto delF uomo cinto di nebbia pu disnebbiarlo e purgare la caligine che lo lede Purgat.xxvm. 89. Questa luce pi che altro si trova nel Verbo rivelato. Purg. xxvm. 81. La dimostrazione della verit debbe farsi per prove chiare
:

ed evidenti, valide
Quel

s
Sol,

nell'

aifermare che nel contraddire.


il

che pria d'amor mi scald

petto,

Di bella verit m'avea scoverto,

Provando e riprovando il dolce aspetto. Par. ni. 1. Gil r animo di quel eh' ode, non posa Ne ferma fede per esemplo ch'aia La sua radice incognita e nascosa, N per altro argomento che non paia. Par xvii.

131).

Vie pi che indarno torna

alla
d'

ricerca

del vero

colui

ch' privo d'arte, poich dopo


in cerca del vero,

essere slato per vie torte


indietro, privo di sapere,

non solo torna

siccome era innanzi,

ma

in

peggior condizione, cio pieno

di errori: (V. pag. 130)


Vie pi che indarno da riva si parte, Perch non torna tal qual ei si move, Chi pesca per lo vero e non ha l arte. Par.

xiii.

121.

solo r Allighieri era osservatore delte cose,

ma

pro-

cedeva anche all'esperienza, e se ne serviva nelle sue dimostrazioni


:

Da questa
Esperienza,
se

Instanzia pu dliherarti

(jiammai la pruovi.
a' rivi di vostr'arti.

Ch'esser suol fonte

Par.

ii.

94.

nuove cose il fine non certo, perciocch l' esperienza non mai avuta, onde le cose usate e servate sono
Delle
YOL.
II.

10

146

FILOSOFIA DI DANTE.

si mosse la Racomandare che l'uomo avesse diligente riguardo a entrare nel nuovo cammino, dicendo: che nello statuire le nuove cose, evidente ragione dee essere

e nel processo e nel fine commisurate. Per


(il

gione

dirillo civile) a

quella che partire

ne faccia da quello che lungamente

usato: Conv.]. 10.

DifBdensEa dei sensi nei nostri giudizi. Nostra Conv. ii. 3. - Omnis opinio quae est contra sensum est mala opinio: Qunes. De Ter. et Aq. 5. - Dove il senso non apre la verit, avviene che il giudizio de' mortali vada fuori del vero
conoscenza comincia dal senso
:

L'opinion... de' mortali, Dove chiave di senso non disserra. Par. n

Egli erra

52.

Bene spesso anche dietro


s'alza poco:

a' sensi la

ragione va poco avanti,

dietro a' sensi

Vedi che
Il

la

ragione ha corte

l'ali.

Par.

ii.

56.

senso

s'inganna
il

di

lontano: Inf.\x\i. 25. gente,

L obbietta

comiin...
parere,

senso inganna: Purg.xxix. il. - Il sensuale


la

secondo

pi

molte volte falsissimo,


il

massimamente
intellettuali,

nelli sensibili
:

comuni,

volte ingannato

Conv.

iv. 8.

l dove Imperocch
le

senso spesse
li

nostri occhi

non altrimenti che sono chiusi mentre che l'anima


organi del nostro corpo:

pupille

del vipistrello,

legala e incarcerata per


ii.

gli

Conv.

6.

Il

savio primie-

ramente attinger alle fonti dell'osservazione, poi lento avanzer nelle vie del ragionamento; avr piombo a' piedi; senza l'appoggio di una distinzione aiutatrice non valicher
i

due passi

difficili

del

e del no:

Veramente pi volte appaion cose, Che danno a dubitar falsa niatera, Per le vere cagion che son nascose. Purg. xxii. Con questa distinzion prendi il mio detto; E cos puote star con quel che credi Del primo padre e del nostro Diletto. E questo ti fia sempre piombo a' piedi, Per farti muover lento, com'uom lasso, E al si e al no, che tu non vedi Che quegli tra gli stolti bene abbasso, Che senza distinzione afferma o niega. Cosi ucir un come neir altro passo.
;

28.

IL

VERO.

14'

Perch'egP incontra che pi volte piega


L
l
'

opinion correnfe in falsa parte,

poi l'affetto lo intelletto lega...

Non sien

le

genti ancor troppo sicure

giudicar, s
in

Le Liade

come quei che stima campo pria che sien mature.

Par.

xjii.

100

COSMOLOGIA DANTESCA
Dio

il

primo Motore

di

tulio

[Purg.
128.

xw.^);

il

primo puiilo
la vita dell'

dell' atlrazione universale,

l'anima insomma,

immensa creazione Par.


:

ii.

Quanto
perch vi
splendore,

esiste fu creato dal nulla.


il

Il

cre tulle le cose, non fu


fosse,

bisogno

cli'e

motivo per cui Dio ne avesse, ma


il

anche fuori

di lui, in chi sussistesse

suo

cio perch

vi fosse chi partecipasse della sua

infinita perfezione.

Le creature

intelligenti poi furono fatte


le

per amarlo,
perse in

ed

il

motivo per cui Dio

cre

fu l'amore,

a guisa che ben

pu dire che nella loro creazione s'anovi amor l eterno Amore. Dio nella sua eternit,
s

fuori dei limili del

tempo, e fuori d'ogni limite comprensibile


le voci

dell'uomo, senza che possano propriamente usarsi

innanzi e dopo, cre. La creazione, quale stava nel concetto


di

Dio

fu

compiuta con un solo


le

atto,

senza processo d

tempo, n questo vieta che, secondo quel concetto, venissero poi

creature svolgendosi in nuove specie, corona

e perfezionamento delle prime, le quali tutte non solamente

non erano

fuori del concello di Dio,

ma

ne cosUluivano

il

line diretto. V.

Par. xxix. 10
Dio in tutto

e seg.
il

Sapienza

di

sistema della creazione:

Quanto per mente o per occhio si gira Con tanto ordine f, eh' esser non puote
Senza gustar
di lui chi ci rimira. Par. x. 4.
i

Creature intelligenti, specchi che da s rilletlono


della divina luce, vere

raggi

imagini di superiore perfezione:


la larghezza

Vedi l'eccelso ornai e


Speculi
fatti

Dell'eterno Valor, poscia che tanti


s'ha, in che si spezza,
in s,

Uno manendo
Iddio pinge
la

come
in

davanti. Par. xxix. 142.

sua virt

cose

per

modo

di diritto

148

FILOSOFIA DI

DAME.

raggio, ed in altre per

modo

neir intelligenze raggia


nell'altre
si

splendore riverberato, onde la divina sua luce senza mezzo,


di
illu-

ripercuote
II.

da queste intelligenze prima


64;
viii.

minate. Par.

112;

vii.

17;

xiii.

52.

L'universo, come un complesso d forze vive che rampollano dall' atto creatore, ciascuna per istinto, officj e vitalit

dinamica diversa dall'altro,


si

ma

che tutte afiaticale

da un perenne conato
sere a porti diversi:

movono

per lo gran mare deli' es-

Le cose tutte quante


Ilann' ordine tra loro; e questo forma

Che l'universo a Dio fa simigliantc. Qui veggion l'aite creature l'orma


Dell'eterno valore,
il

quale e

fine,

Al quale

fatta la toccata

norma.

Nell'ordine ch'io dico sono accline

Tutte nature per diverse sorti.

Pi

al principio loro e
si

men

vicine

Onde
Per Con
lo

movono a diversi porti gran mar dell'essere, e ciascuna


che la porti
..
.

istinto a lei dato

Par.

1.

103.

Accennata queir alta legge ontologica, in cui s' inchiude, come in germe, la filosofia della storia, che non poi altro che la storia dell'eterna sua vita, il progresso dell' universale incivilimento, legge suprema, secondo la quale
nit via via trasformandosi
terra,

l'umacompie i suoi destini sopra la legge che Vico chiama legge dell'umanit, e che fu
ed espressa nel C.
iv.

svolta con profonda sapienza dal Centofanti, indovinata dall'iAllighieri

del Paradiso, v. 124-133.


al

Piano della Provvidenza, rispetto


della causalit,
sibili al

nostro

mondo
II

figu-

rato in uno spirito moderatore, rappresentante

principio

i cui rapporti delle cose sono spesso inaccesnostro intendimento. Inf. vii. 73. L'ordine universale ebbe corainciamento simultaneamente

alla creazione,

comprendendovi

gli

Angeli e

le altre

crea-

ture.
fa

Questa coordinazione armonica, dice il Giambullari, vedere quanto sublimiore filosofia, con altissima dottrina

peripatetica avesse Dante. In soli sei versi rinchiuse la sostanza, l'atto puro, la potenza,
il il

composto

di questi due,

modo

della

loro creazione,'

e l'ordine

col

quale sono

(lisposl e legati

insieme;

COSMOLOGIA.
Concreato fu ordine e costrutto
Alle sufilanzie, e quelle furon

149

cima

Del mondo, in che puro atto fu produtto.

Pura potenzia tenne la parte ima mezzo strinse potenzia con atto Tal vime, che giammai non si divima. Par. xxix.
;

Nel'

31.

La legge della perfezione cosmico-morale riesce pi ammirabile, qualora la


l'

si

consideri in armonia col piano del1.

ordine universale. Par.

103. -

ii.

130.

METAFISICA E PSICOIOGIA.

*
La prima Filosofia. Conv. I. I. La prima scienza... la Metafisica. Couv. IL 14. La Metafisica tratta delle prime sustanze, le
quali noi non potemo simiglianteraente intendere, se

non per
IL
15.

li

loro

effetti...

La

Metafisica

tratta delle cose senza materia e clie


sensibili.

non sono

Generazione umana. Plirr/. XXV. 37; IV. 21. Dell'Anima. Platone voleva che l'anima umana
discendesse dalle stelle; e che per la morte alle stelle
ritornasse: Par. iv. 12.
si

Opinione di Aristotile e dei Peripatetici.


nima, distinte tra loro

Nell'a-

ma

tuttavia unite, e l'una reggentesi

sull'altra, esistono tre forze, vegetativa,

animale, razionale:

Anima

fatta la virtute attiva,

Qual d' una pianta, in tanto differente, Che quest' in via, e quella gi a riva,
Tanto ovra
poi,

che gi
ed
ivi

si

muove

e sente.

Come fungo marino; Ad organar le posse


Or
si

imprende

ond' semente.

spiega, figliuolo, or si distende

La virt eh' dal cuor del generante, Dove natura a tutte membra intende.
Ma, come d'animai divegna fante,

Non
Che

vedi tu ancor: quest' tal punto


pili

savio di te gi fece errante;

130
Dall'

FILOSOFIA DI DANTE.
S clic, per sua dottrina, f disgiunlo

anima

il

possibile intelletto,

Perch da Ini non vide organo assunto. Apri alla verit che viene il petto,

E sappi

che, s tosto coni' al feto

L' articolar del cerebro perfetto.

Lo Motor primo a
Sovra tant'arte
Spirito
di

lui si

volge

lieto,

natura, e spira

nuovo di virt repleto, Che ci che truova attivo quivi tira In sua sustanzia, e tassi un'alma sola. Che vive e sente, e se in s rigira. Purfj. xxv.

52.

Opinione di Avicenna,
di Aristotile. V. Conv.
di

d'Alg^azel, di Pittagora e
la dotlrna

IV. 21.

L'anima ha Empedocle:
Ma

la

sua sede nel sangue, conforme

li

profondi
'1

fori,

Ond' usc

sangue,
fi'

Ristretta s'

sul qual io secea. Purq. v. 73. anima) entro in mezzo del core,

Con quella vita che rimane spenta


Solo in quel punto ch'ella sen va via. Canz. in.
11
3.

Cuore, principio del cervello, secondo

le teorie allora
il

universalmente seguite dal grande Aristotile,


esser quivi
vitali,
il

quale dice

principio della vita, e T officina degli spiriti

onde

si

forma

in
il

gran parte
mio cerebro,

il

cervello.
!

Partito porto

lasso

Dal suo pr indino, eh'

'n questo troncone. /n/'. xxvtii.141.

L'anima umana, emanazione dello


la

spirito

divino:

essa

parte

celeste

dell'uomo: distinzione dell'anima e del


lui si

corpo.
Lo Motor primo a
Sovra tant' arte
Spirito

volge lieto

di natura, e

spira
"70.

nuovo di virt repleto. furg. xxv. E quando Lachesis non ha pi lino,

Solvesi dalla carne, ed in virtute

Seco ne porta e V umano e il divino. Purg. xxv. Tu te ne porti di costui V eterno

79.

Per una lagrimetta che

'1

mi

toglie

Ma
spirata
rarlfi

io far dell' altro altro governo. ?urg. v. 106.

Immortalit

L' anima umana, come dell' anima. immediatamente da Dio immortale. Dio nello spila innamora di s, sicch sempre ella lo desidera:
Ci che da lei senza mezzo distilla

Non ha poi

fine,

perch non

si

muore

METAFISICA E PSICOLOGIA.
La sua imprenta, quand' ella sigilla. Par. vii. 67. La nostra vita senza mezzo spira La somma beninanza, e la innamora Di s, si che poi sempre la desira. Par. vii. 142.

151

qui

mi piace riportare
fra quelle
si

la

sua

professione

di

fede

suir immortalila dell'anima, bella per se quanto ogni altra ch'io conosca
date da'
filosofi;

atta poi a

strare quanto Dante

scostasse da coloro che a suo


e bellissima

motempo

eran detti Epicurei;


ispira.

per

l'affetto

che gliela

Intra tutte le bestialitadi quella stoltissima, vilissima

e dannosissima chi crede, dopo questa vita, altra vita non


essere:

perciocch, se noi rivolgiamo tutte le scritture,

si

de' filosofi,
in questo,

come
che

degli altri savi scrittori, tutti concordano

in noi sia parte

alcuna perpetuale.

E questo
:

massimamente par volere Aristotile in quello deW Anima; questo questo par volere massimamente ciascuno Stoico
par volere Tullio spezialmente in quello libello della Vecchiezza
;

questo par volere ciascuno poeta, che secondo


;

la

fede de' Gentili hanno parlato


ge,

questo vuole ciascuna Lege

Giudei,

Sarncini

e Tartari,

qualunque
tutti

altri

vivono

secondo alcuna ragione.


orribile.

Che se
la

fossero

ingannati,

seguiterebbe una impossibilit, che pure a ritrarre sarebbe

Ciascuno certo che

natura

umana

perfetlis-

ma

di tutte le altre

nature di quaggi: e questo nullo niega;

e Aristotile l'aflerma, quando dice nel duodecimo degli Animali, che

l'uomo

perfettissimo di tutti gli animali.

Onde
tutti

conciossiacosach molti che vivono, interamente siano mortali,

siccome animali bruti, e sieno senza questa speranza

menlrecch vivono, cio d'altra vita, se la nostra speranza fosse vana, maggiore sarebbe lo nostro difetto, che di nullo
altro animale;

conciossiacosach molti sono gi


vita per quella
:

stati,

che
'1

hanno data questa


impossibile
e

e cosi seguiterebbe, che

perfettissimo animale, cio l'uomo, fosse imperfettissimo; ch'


:

che quella parte, cio

la ragione,

che sua per-

fezione maggiore, fosse a lui cagione di maggiore difetto; che

del tutto pare diverso a dire.

natura, contro a s medesima, questa speranza nella

E ancora seguiterebbe, che la mente


,

umana

posta avesse
corsi,

poich detto

che molti alla morte del


;

corpo sono

per vivere nell'altra vita

e questo

anche

152
impossibile.

FILOSOFIA DI DANTE.

Ancora vedemo continua sperienza della nostra


le quali essere

immortalit nelle divinazioni dei nostri sogni,

non potrebbono,
fosse
:

se

in

noi alcuna

parte

immortale non
lo
si

conciossiacosach

immortale

convegna essere
le

revelante, o corporeo o incorporeo che sia, se ben


sottilmente.

pensa

E dico corporeo, o incorporeo per


immediato,

diverse

opinioni ch'io truovo di ci;

ovvero debba proporzione avere allo informatore: e dal mortale allo immortale nulla sia proporzione. Ancora n'accerta la dottrina veracissima
informato

e quel che mosso,

da informatore

di Cristo, la

quale via, verit e luce

via,

perch per essa

sanza impedimento andiamo alla


talit; verit,

felicit

di quella

immor-

perch non soffer alcuno errore; luce, perch


che ne
la fa certi

illumina noi nelle tenebre dell'ignoranza mondana. Questa


dottrina,
dico,

sopra tutte
la

altre

ragioni;

perocch Quelli
re,

n'ha data, che

nostra

immortalit

vede e misura, la quale noi non potemo perfettamente vedemenlrech '1 nostro immortale col mortale mischiato; ma vedemolo per fede perfettamente; e per ragione lo vedemo con ombra d'oscurit, la quale incontra per mistura del mortale coli' immortale. E ci dee essere potentissimo argomento, che in noi l'uno e l'altro sia; ed io cos
credo, cos affermo, e cos certo sono,

ad altra vita migliore

dopo questa passare;


cap. IX, p. 149.

dove quella gloriosa donna vive, della quale fu l'anima mia innamorata. Conv., Trai. II.
l

L'anima
fetto, l'atto

si

con

nione con

la

congiunge col corpo, come la causa coli' efla potenza, la forma alla materia. Ha l' umateria, ma non l'identit. Detta anche forma

sostanziale:

da materia, ed
Specifica virtude

Ogni forma sustanzial, che setta con lei unita,

ha in s colletta,. La qual senza operar non sentita,


si

dimostra

ma

che per

effetto,
xviii. 49.

Come

per verdi fronde in pianta vita. Purg.

Eench l'anima nostra abbia facolt distinte, ella una; onde per questa sua unit non pu esser capace di ricvere in un solo istante due simultanee impressioni. Vero
che
il

nostro spirito passa con tal rapidit da un'idea al-

METAFISICA E PSICOLOGIA.
l'altra,

153

che

la

successione pu sembrare simultaneit:

ma

se la percezione
zione.

pu esser veloce, non


le
il

cos

dell'attenforti

Non bisogna confondere


Quando per

impressioni

colle

fuggitive; onde

poeta filosofo mirabilmente:


dilettanze ovver por doglie,

Che alcuna virt nostra comprenda, L' anima bene ad essa si raccoglie, Par eh' a nulla potenzia pi intenda: E questo centra quello error, che crede Che un'anima sovr' altra in noi s'accenda. E per quando s'ode cosa o vede, Che tenga forte a s l'anima volta, Vassene il tempo, e l'uom non se n'avvede:
Ch' altra potenzia quella che
l'

ascolta,

altra quella che

ha l'anima intera:
Purg.
iv. 1.
'

Questa

quasi legata, e quella sciolta.

L'immaginazione talora ne rapisce fuori


fino
ci

di noi stessi,

a restarcene sordi

allo strepito

di mille

trombe che

squillino d'appresso.

ritenuta facolt mista, che anche


e subbietto:

d'olire senso ritragga

lume

immaginativa, che ne rube


Talvolta s di fuor,

ch'uom non s'accorge, Perch d'intorno suonin mille tube. Chi muove te, se i], senso non ti porge? Muoveti lume, che nel ciel s'informa, Per s, per voler che gi lo scorge. Purg.
in pi pensieri
l'

xvii. 13.

La mente divisa

men

forte ad
rampolla

ognuno

Che sempre

uomo,

in cui pensier

Sovra pensier, da s dilunga il segno, Perch la foga l' un dell' altro insella.

Purfj. v. IG.

Un'appetito,

un

desiderio,

un'affetto,

quando sono molto

intensi, attutiscono gli altri:

Tanto eran gli occhi miei fissi ed attenti disbramarsi la decenne sete.
gli altri sensi

Che

m'eran

tutti spenti. Pwn/. xxxii.

1.

Purch pur ardi


Si neir affetto delle vive luci,

non guardi? Purg. xxix. m'apparve, s com'egli appare Subitamente cosa che disvia Per meraviglia tutt' altro pensare. Purg. xxvm. 37.
ci che Vieri diretro a lor

61.

Quando l'anima
impressionata

concentrata in s stessa,

da cose esterne.

non pi Questo addiviene in una

profonda meditazione e tanto pi nell'estasi:

154

FILOSOFIA DI DAISTE.
Te lucis ante s divotamente

Le usc di bocca, e con s dolci note, Cue fece me a me uscir di mente. Purg.

vili

13. si

Quanto pi
la sensibilit

stretta l'anima col corpo, pi viva

fa

che ne deriva:
vuol, quanto la cosa pi perfetta.
'1

Ritorna a tua scienza,

Che

Pi senta

bene, e cos 4a doglienza. Inf.

vi lOC.

La memoria
ha
la virt
:

nell'alte speculazioni e contemplazioni

non

di tener

dietro all'intelletto,

suo infaticabile

corriere

Perch, appressando s

al

suo

disire,

Nostro intelletto

si

profonda tanto,
ire.

Che retro

la

memoria non pu
la

Par.

i.

7.

Maggior cura toglie spesso che meno interessano:

memoria

rispetto all'altre

Forse maggior cura, Che spesse volte la memoria priva. Fatto ha la mente sua negli occhi oscura. Purg.

xxxiii. 124.

Dell'Amore.
gran legge
di

L'Amore regge

tutte le creature. Dal

creatore alia pi umile delle

creature veruna sfugge alla

Amore:
A' Creator,

n creatura mai,

....
E
cos
il

fu senza amore,

naturale o d'animo. Purq. xvii. 91.

poeta argomenta della genesi dell'Amore.

Lo

Istinto naturale

primo dell'amore sempre retto: l'anima, ancorch sia come fanciulla che pargoleggia tra il pianto e il riso, e siccome creata da quel Bene eh' autore d'ogni
aspiri a gioire,

gioia,

nel gusto de' piccoli beni s'inganna


:

se non sia guidata e or rattenuta

movimento d'amore

Purg. xvi. 85. Il primo sempre buono; il male incomincia laddove il bene minore assorbe maggiore desiderio ed eccita pi viva allegrezza. Qui la materia buona di per buona la cera, non bella s, rea la forma che vi s' imprime l'Immagine del sigillo: Purg.xvn.^L Pu la libert dun
;

que errare o considerando e amando meno l'oggetto pi degno, pi il meno. Il bene immenso pu l'uomo amarlo immensamente, quanto le sue forze consentono ne' beni secondi egli dee misurarsi ma a nessun bene per dappoco
;
;

che paia e per materiale che

sia,

negare

il

suo pregio, se

METAFISICA E PSICOLOGIA.

155

non quand'esso impedisca il conseguimento di beni maggiori, cio quando perda la sua natura di bene, come non guadagno un acquisto cui segua danno.

E
eh'

pi di proposito nel C. xvni. del Purgatorio: - L'anima, creata pronta

ad amare,
il

si

muove agilmente verso


airs|if-

ogni cosa che piace, e


fetto.

senso del piacere la desta

La mente cos insieme destata ad attendere, e per meglio apprendere l'idea della cosa piacente; e perch il piacere, in quanto tale, un bene vero, n male divelta se non quando ci priva di piaceri maggiori, per l'affetto della cosa che piace trae sempre origine da veritii. La mente che la apprende, la viene svolgendo, e con la persuasione

muove

il

libero arbitrio,

e converte

il

desiderio

in volere.

Questa conversione l'amore; amore eh' moto di natura, ma che per la riflessione seguita da un nuovo piacere diventa pi forte. C' dunque un primo moto di
piacere animale,
il

quale precede
I

[la

riflessione;

e c'

un

secondo

il

qual segue ad essa.

piaceri riflessi sospingono

pi fortemente la volont, e misurati che sieno, le aggiun-

gono vigore
spirituale,

secondati, la spossano.
ci

Amore pertanto

moto

ha parte; e sebbene il suo oggetto gli venga di fuori sebbene le impressioni esteriori possano indebolire la volont, nondimeno in quanto egli riflessione, cio in quanto amore, riman sempre libero. La potenza del conoscere e* del volere messa in atto dalle cose di fuori, senza la cui impressione non sagiacch la riflessione
;

rebbe sentita da noi


causa l'anima
della pianta,
si

stessi,

e per quella pi occasione che

viene svolgendo, come la vita della pianta in

verzura di fronde. La virt d'essa vita prodotta dall'intimo

ma

promossa dagli esterni elementi,

quali
:

senza
nel
dei

germe non produrebbero, n il germe senz' essi ma germe la vita. Le prime notizie del vero, e le disposizioni primi desiderii sono nell'uomo come nell'ape l'istinto
il

del fare

il

miele

e in que' moti non ha luogo n merito n

demerito;

ma

innata insieme la virt del consiglio, cio

della riflessione deliberante, la quale

deve preceder
di quello.
Il

l'assenti-

mento, e star quasi custode alla soglia

bene e

il

male non nel sentimento, ma si nell'assenso. Onde quando anco l'uomo non avesse elezione nel prescegliere gli oggetti

156

FILOSOFIA DI DANTE.

pi buoni e pi belli da vagheggiare, e nel munirsene lutto


intorno per

modo che

men

belli e

mcn buoni non

giun-

gano a
la

far

impeto nell'anima sua; quando questi forzassero


ripari

guardia e

con subito prepotente assalto, l'anima


e

avrebbe pur armi da respingerli, e rimanere, imperatrice


di s.
(

Tommaseo, del Concetto del BellOy Y. Bellezza


p. 40,

Clmltliy

Firenze,

Le Mounier. - Y.

Giusti,

Dottrina
:

di Dante sull'Amore, Lettera a Ferdinando Grazzini


Scritti vari. p. 242.)

Giusti,

Amore

dunque seme
Esser conviene

di giustizia e di

peccato:

Amor sementa
E
d'

in voi d'ogni virtute,


xviii, 103.

ogni operazion cbe merla pena. Purg.

Dottrina sull'influsso degli astri. Sono


deit,

dessi tante

intelligenze ministre
la vita

della
le

Provvidenza: da loro

emana

sparsa in tutte

famiglie delle piante, e

in tutte le specie degli animali:

L'anima d'ogni bruto e


Lo raggio
e
il

delle piante

Di complession potenziata tira

moto

delle luci sante. Par. vu. 139.

E VAmor

che move
all' si

il

sole e

V altre

stelle diffonde

un molo
in

preordinato

universo in virt dei giri del cielo empireo,

che via via

propagano sempre pi rapidi

di pianeta

pianeta sino alla terra. L'ordine impreterribile del lor molo


dispensa, a chi pi a chi

meno

fra gli

umani

individui, e a

chi l'una e a chi l'altra, le virt divine di che le stelle sono

diversamente dotate. cera,


alle

Come

cos

la

virt loro

il suggello impronta la docile imprime incancellabile carattere

anime degli uomini dal giorno

della loro nascita:

Purg.
Il

XXVI. 73; XX. 13; xxx. 109; Par. iv. 58; xxii. 112. cielo

certamente esercita una specie d'iniziativa sulla pi


della

parte dei movimenti


iniziativa

nostra sensibilit,

ma

questa

non lega la volont dell'uomo: essa pu in noi trovare una resistenza, la quale, faticosa da prima, diventa inevitabile, dopo aver fedelmente combattuto:
Voi che vivete ogni cagion recate

Pur suso

al cielo, s

come se

tutto

Movesse seco di necessitate. Se cos fosse, in voi fora distrutto Libero arbitrio, e non fora giustizia,

METAFISICA E PSICOLOGIA.
Per ben,
letizia, e

lo7

per male, aver lutto.

Lo cielo i vostri movimenti inizia; Non dico tutti; ma. posto eh' io '1 dica,

Lume

v' dato a liene ed a malizia,

E libero voler cbe, se fatica Nelle prime battaglie col ciel dura, Poi vince tutto, se ben si notrica, Purg.

xvi. 67.

Libert umana.
Dio, opera In noi

Una potenza pi grande, quella d senza coslringerci. Ha egli in noi creato


stessi,
:

questa potenza migliore di noi

che non per nulla


ha compartito libera
il

sommessa
la

alla
;

potenza del cielo


il

egli ci

volonl

e questo dono,
il

pi eccellente e

pi degno
tutte
le

della

sua bont,

pi prezioso agli occhi

suoi,

creature intelligenti lo hanno ricevuto:

maggior forza ed a miglior natura


tcvi. 79.

Liberi soggiacete, e quella cria

La mente in voi, che '1 ciel non ha in sua cura. Purrj. Lo maggior don, che Dio per sua larghezza Fesse creando, e alla sua bontatc Pi conformato, e quel ch'ei pi apprezza.

Fu
pi che

della volont la libertate,


le

creature intelligenti,

tutte e sole furo e son dotate. Par. v. 19.

IJaec lihertas,
est

swe princpium hoc

lotius nostrae

iberlatis

maximum donum humcmae naturac


1.

a Deo colatum. De

Mon.

14.
Color che ragionando andaro al fondo,

S'accorser d'est innata libertate;

Per moralit lasciaro al mondo. Onde pognam che di necessitate

Surga ogni amor che dentro a voi s'accende,


Di ritenerlo in voi
la potestate.

Purg.

xviii. C7.

La volont non saprebbe piegarsi che per la propria determinazione, pari ad una fiamma cui gli sforzi replicati di una forza straniera non possono costringere s che discenda quando la sua naturale tendenza la fa salire. Egli vero che la volonl sembra talvolta cedere alla violenza, ma questo ancora dipende dalla propria elezione; gli un male ch'ella patisce per la paura di un mal peggiore:
Se violenza quando quel che pat Niente conferisce a quel che sforza ; Non f ur quest' alme per essa scusate
;

Che volont se non vuol, non s'ammorza,

1S8

FILOSOFIA DI

DAME.
;

Ma

fa

come natura

face in fuoco,

Se mille volte violenza il. torza Perch, s'ella si piega assai o poco,

Segue

la forza ... V.
i

Par.

iv.

73-103.

movimenti istintivi sfuggono al suo dominio, e che spesso, mal suo grado, il sorrso e le lagrime
Vero che
i

tradiscono
di

pi segreti pensieri: Purg. xxi. 125.


circostanze,
la

Ma

fuor

quste

volont padroneggia
la

la

propria

elezione. - In fra
si

due oggetti che egualmente

muovessero
colla

rimarrebbe eternamente indecisa: Par. iw.l, [Ov.Met.w.


Tigris ut audltis..,)

5:

Dunque

bisogno

ammettere
il

volont una facolt che la consigli e vegli

principio del

consentimento per accogliere o respingere


vagie affezioni
noi
:

le

buone e mal-

Purg.

xviii.

Per

tal

guisa supponendo in

una
il

fatale

necessit

amore, v'ha
dirne

in noi

che presieda al nascimento dello ugualmente una potenza capace d'impe-

trabocco.
-

Dell'Idee.
11

Non

pu spiegar
l' l'

l'origine delle idee


ii.

prime:

ver primo che

uom

crede. Par.

45.

Onde vegna

intelletto

Belle prime notizie,

uomo non
di
tali

sape. Purg. xviu. 35.

Le quali se uomo rifiuta mestieri ammettere come


l'intimo dell'essere nostro:
Innata v'
la virt

confessare innate, almeno


le facolt

che compongono

che consiglia. Purg.xvni.

63.

Esistono pertanto
di fuori, e

dei principj che


ci

che noi non

vengono dal siamo punto procurati. Avvi una


ci

non

creazione interiore continua

che ne annuncia

la

invisibile

presenza della divinit.


Il

nostro cervello resta segnato dalle percezioni:


S

come cera da suggello,


impressa non trasmuta. Purg. xxxiii.
79.

Che

la figura

malagevole il seguitare gli andamenti umano perch nel numero delle percezioni
obbietti dissimili

dello

spirito

originate da
;

e allor questa
le

son propri,
in

pu ad una pi che ad un'altra rivolgersi nuova idea trae seco tutti gli accessori che i quali possono col proceder del tempo dipercezione
la

venire

questa
la

parte

principale.

Quindi

avviene che

mente umana giunga ad uno scopo diverso


si

da tutto quello che in principio

proposta:

METAFISICA E PSICOLOGIA.
Glie

159

sempre l'uomo,

in cui

pensier rampolla
v. 16.

Sovra pensier, de s dilunga il segno, Perch la foga l'un dell'altro insella. Pura.

Avvi neiruomo una


veduti,
e

facolt

che delle sensazioni s'imi

padronisce, che svolge e coglie


li

rapporti

implicitamente
la

propone

alle operazioni dell'intelletto,

qual

facolt dicesi apprensione.


Vostra apprensiva da esser verace

Tragge intenzione, e dentro a voi la spiega, S che l'animo ad essa volger face. l'urg. xviii.

2*2.

Cosi

il

fatto sensibile T

elemento necessario d'ogni nozione


fatalit di nostra natura, la

intelligibile.

Questa

iniziativa dei sensi nelle operazioni dello

spirito

umano
di

una delle
la

causa

principale

nostra
I

debolezza,

nel

medesimo tempo,

maraviglia a dirsi
razionale, e per

condizione del nostro perfezionamento

conseguenza della nostra grandezza.

Vostro ingegno
.

solo da sensato apprende


iv. 40.

Ci che fa poscia d' intelletto degno. Par.


Il

pensiero concepisce s stesso,

ma

s stesso tuttavolta

al

suo nascimento non comprende; e non avviene se non

per

una operazione continuata ch'egli prende conoscenza


;

e possesso di s
si

l'

attivit, portata al

suo pi alto grado,

fa rillessione:

Non m'accors'io,
Anzi
il

se

primo pensier,

del

non com'uom s'accorge, suo venire. Par. x. 35.

FENOMENI
"

CHE PRECEDONO ACCOMPAGNANO E SEGUONO IL SONNO ED IL SOGNO

Slato di rilassamento

mentale che precede immediata-

lamenle

il

sonno:
Poi quando fur da noi tanto divise Quell'ombre, che veder pi non potersi,

Nuovo pensier dentro da me

si

mise,
:

Del qual pi altri nacquero e diversi

E tanto d' uno in altro vaneggiai, Che gli occhi per vaghezza ricopersi, E il pensamento in sogno trasmutai. Purg.

xviii, 130.

160

FILOSOFIA DI DANTE.
concilia
il

Un sonno soave
istinto
le

sonno. Questo pur sanno per


i

madri, mentre cercano di addormentare


S potrebbe

loro

bambini.

forse dedurre
di

un

tal effetto

da au-

mento,

ma

per moderato,

eccitamento: Pure/, xxxii. 61.

Chi assonna non sa pi pronunciar parola per diminuta e perturbata innervazione:


E caddi, come l' uom, cui sonno piglia. Inf. iii, 136. Mi richinava come 1' uom ch'assonna. Par. vii. 15. Si che non parli pi com'uom che sogna. Purg. xxxin. 33.

Mirabile evidenza

con

che

il

poeta esprime un sogno

penoso

E quale quei che suo dannaggio sogna, Che sognando desidera sognare, Si che quel eh' , come non fosse agogna. Inf. xxx.

13C.

E r

oppressione che

aiutare in

prova sognando quando un gran pericolo e non si pu:


si
il

ci

vorremmo

Quell'ombre... andavan sotto

pondo.

Simile a quel che talvolta

si

sogna.

Disparmente angosciate tutte a tondo,

lasse

..

Par.

xi. 26.

Nel sogno destansi


Fendendo
i

tali

percezioni che

il

cessano:

L'altra prendeva, e dinanzi l'apriva


drappi, e mostravami
il

ventre:
31.

Quel mi svegli col puzzo che n'usciva. Purg. xix. Ivi pareva eh' ella ed io ardesse,

E s l'incendio immaginato cosse, Che convenne che il sonno si rompesse.


Purg.
Il
IX. 31, e xxxii. 71.

non muore del tutto, non d subito luogo a una perfetta vigilia, ma rimane di lui qualsonno,
rotto

che

sia,

che cosa e s'adopra per ricomporsi: Come si frange il sonno, ove


rsuova luce percuote
il

di Lutto

viso chiuso,

Che

fratto guizza pria che

muoia

tutto.

Purg. xvu.

40.

Lenti

Ad

usar lor vigilia quando riede. Purg, xv. 137.

Fenomeno
ancora sotto

del destarsi improvvisamente,


la

e del trovarsi

impressione dei sognali fantasmi:

E dopo

Qual colui che sonniando vede, il sogno la passione impressa Rimane, e l'altro alla mente non riede. Par. E come al lume acuto si disonna Per lo spirto visivo che ricorre

lixxiii. 58.

DEL S0>>0 E DEI SOGNI.


Allo splendor che va di gonna in gonna,

161

lo svegliato ci

che vede abborre,

S nescia la sua subita vigilia,

Fin che la stiraativa noi soccorre. Par. xxvi. 70.

Che mi scoss' io, s come dalla faccia Mi fugg '1 sonno, e diventai smorto, Come fa l'uom che spaventato agghiaccia. Purg. ix.40.
le visioni sue esser apprenveramente esistenti, e del proprio inganno si accorge solo quando risvegliato pu paragonare le immagini sognate che restano nella memoria con l'apprensione vivissima ch'egli per mezzo dei sensi, non pi legati dal

L'uomo che sogna crede


di cose

sione

sonno, ha degli obbietti presenti: Quando l'anima mia torn


Alle cose, che son fuor di
Io riconobbi
i

di fuori

lei

vere,

miei non

falsi errori,

Purg. xv. 115.

FILOSOFIA
Con

MORALE
Quelle parole
le

quai la tua Etica pertratta... Inf. XI. 79.


e bellezza della Filosofia...

La moralit
dine

la bellezza della sapienza... risulta dall' or-

delle vift morali,

che fanno quella

piacere sensibilmente... Sua belt, cio


ralit,

mo-

piove fiammelle

di

fuoco, cio appetito

diritto,

che

si

genera nel piacere della moil

rale dottrina;

quale appetito ne diparte

dalli vizii naturali,

non che

dagli altri (1).


15.

Conv. in.

dell' uomo - ISuo fine - Vita cosa sia. - Della vita speculativa e In tra gli effetti della divina sapiencontemplativa. Conv. iii. 8. - La natura za, r uomo mirabilissimo: umana perfettissima di tutte le altre nature di quaggi: Conv. 11. 9. -La nobilt umana, quanto dalla parte di molti

IVobiltd e

grandezza

umana che

(1)

sando

la

La morale Filosofia ordina noi all'altre scienze: Conv. ii. 15. -Cesmorale filosofia, l'altre scienze sarebbero celate alcun tempo, e

non sarebbe generazione, ne via di felicit, e indarno sarebbero scritte M. - Mirando costei... ogni viziato torner diritto e buono.... costei ch'umilia orini perverso, cio volge dolcemente chi
e per antico trovate:
fuori del debito ordine piegato: Conv. ni. 15.

VOL.

II.

11

162

FILOSOFIA MORALE.

suoi frulli, quella dell'Angelo soperchia, lutlocch l'angelica


in la
(la

sua unitale sia pi divina: Conv.

iv.

19 -

L'anima umana

qual colla nobilt della potenzia ultima, cio ragione,


nobilt della potenza pi sublime) partecipa della dividi

na natura a guisa

sempiterna Intelligenza:
divina luce,

perocch
Angiolo,

l'anima tanto in quella sovrana potenzia nobilitata, e


dinudata da materia, che
chiamato:
la

come

in

raggia in quella, e per l'uomo divino animale da' Filosofi

Conv. ni.

2.

Onde
in. 2.

di

questa cos mirabile

creatura, non pur colle parole da temere di trattare,

ma

eziandio col pensiero: Conv.


Egli perci

che l'uomo debbe avere sempre dinanzi

agli occhi la dignit di sua natura: egli

non

nato per la

vita materiale de' bruti,


Fatti

ma

per seguir virtute e conoscenza:

Considerate la vostra semenza:

non foste a viver come bruti,


11

3Ia per seguir virtute e conoscenza. Inf. xxvi.118.

Cliimavi

cielo, e intorno vi si gira,

Mostrandovi

le

sue bellezze eterne,


a terra mira.

E l'occhio vostro pure

Purg.wv.

148.

Batti a terra le calcagne,


Gli ocelli rivolgi al logoro, che gira

Lo rege eterno con le rote magne. Pwrg. xis. 61. gente umana, per volar su nata, Perch a poco vento cosi cadi? Purg. xu, 93.
>

La vita dell'uomo
affinch poi
87.
I.

un mare;

il

porto

il

cielo, al

quale
opere,
xvii.
{Inf.

bisogna continuamente vogare

coi

desideri

coli'

La
1;

vita

non si ribalta il mal tardato remo. Pur/j. non che una selva oscura ed erronea
IV.

Conv.

24);

un'assai

picciola

vigilia

de' nostri

semi
XXV.

[Inf. xxvi. 113);


1)7);

nou che una milizia {Par.

v. 3;
;

un viaggio

all'eternit (Inf. x. 132; Canz. xvin. 2)

un camin corto ch'ai termine vola {Purg. xx.


rere alla morte {Purg. xxxiii. 34)
C. XI.
;

38);

un cor-

del Purgatorio, v. 19,

le

onde acconciamente nel anime purganti dopo aver


l'antico

pregato:
saro.

Nostra

virt...

Non spermentar con


s

avver-

Ma

libera da lui, che

la

sprona, soggiungevano:

Quest'ultima preghiera. Signor caro, Gi non si fa .per noi, che non bisogna, Ma per color che dietro a noi restare.

La

il

citt

vera ferma e stabile, destinala da Dio alle anime,


:

Paradiso

frate mio, ciascuna cittadina D'

una vera

FILOSOFIA MORALE.
cill;

163

ma

tu vuoi dire.

Che vivesse

in Italia perefirlna: Purcf,

xiii. 94.

Ciascuna cosa massimamente desidera


e in quella ne
s'

la

sua perfezione,

acquieta ogni suo desiderio, e per quella ogni

cosa desiderata.
fa

E questo

quello desiderio che

sempre
torre

parere ogni dilettazione manca; che nulla dilettazione


in

grande

questa vita, che all'anima


lo desiderio,

umana possa
,

la sete,

che sempre

che detto
sete

non rimanga
sazia se non
si

nel pensiero:

Conv.m.^.

E questa
ii.

appunto perch
s

naturale, e perpetua [Par.


alla fonte dell'eterno

19),

mai non

vero (Par.
in. 15. il

iv.

126); ivi solo

queta

l'anima nostra: Comu.


[Inf. HI. 18; Conv.
IV. 22):
ii.

L'unico bene dell'intelletto


intelligibile Iddio {Conv.

14);
il

sommo

esso solo

principio

della

pace {Vita N. 2o);


iv.

la

nostra beatitudine

somma
il

(Cony.

22);

l'ultimo desi-

derabile (Cony. IV. 12);


dell'

termine ultimo del


s'

sommo bene
il

uomo

Conv.

iv.

12. In Dio solo

accoglie tutto

bene,

ed ogni altro bene

fuori di lui difettivo: Par. xxxiii. 103.

Lume non se non vien dal sereno Che non si turba mai, anzi tenebra, Od ombra della carne, o suo veneno. Par. xix. 03. Ci che non muore e ci che pu morire Non se non splendor di quella idea Che partorisce, amando, il nostro Sire. Par, xiii. 32. Ciascun ben che fuor di lei (dell'essenzia divina) si trova Altro non che di suo lume un raggio. Par. xxvi. 32.

L'uomo, considerato nella mortale sua condizione sulla terra, non , egli vero, pi che un difettoso insetto, [entomata in difetto) ma,* compiendosi la sua formazione, gli verranno date ali per volare verso il bene supremo: Noi non siamo
che vermi,
Par.
X. 124.

ma vermi

da cui usciranno

le angeliche farfalle

L'uomo dunque dee esser denominato dalla ragione, e non dal senso; n da altro che sia meno nobile, onde quando si dice: vvere., si dee intendere usare la ragione,
eh' sua speziai vita,

ed atto delia sua


si

pi nobile parte.

E per

chi

dalla

ragione

parte,

usa

pur

la
ii.

parte
8. -

sensitiva,

non vive uomo, ma vive

bestia:

Conv.

Vivere nell'uomo ragione usare.


l'essere dell'uomo,

Dunque

se vivere

e cos da quello uso partire partire

164

FILOSOFIA MORALE.

da essere, e cos essere morto. E non si parie dall'uso della ragione chi non ragiona il line della sua vita? E non
si

parte dall'uso

della ragione

chi;

non ragiona
e ci
si

il

cam-

mino] che far dee?

Certo

si

parte,...

manifesta

massimamente in colui che ha le vestigie innanzi e non le mira... Levando l'ultima potenzia dell'anima, cio la ragione, non rimane pi uomo, ma cosa con anima sensitiva solamente, cio animale bruto: Con?;, iv. 7. -Ma la maggior parte degli uomini vivono secondo senso, e non secondo ragione, a guisa di pargoli; e questi cotali non conoscono le cose se non semplicemente di fuori, e la loro boutade, la quale a debito fine ordinata, non veggiono, perocch hanno chiusi gli occhi della ragione, i quali oltrepassano senza vedere quel fine, cui la bont ordinala, onde tosto
veggiono tutto
spesso sono
ci

che possono, e giudicano secondo

la loro
;

veduta... Questi cotali tosto sono vaghi, e tosto sono sazii


lieti,

e spesso sono tristi di brievi dilettazioni

e tristizie; e

tosto amici, e tosto nemici; ogni cosa fanno


:

come pargoli, senza uso di ragione Conv. i. 4. Uomo, da s virt fatta ha lontana, Uomo non
bestia
in
2.
1

gi, B)a

Dio, qual maraviglia, Voler cadere ch'uom somiglia: servo di signore! Ovver di vita in morte Caw:;. xviii. - Servo non di signor, ma di vii servo Si fa, chi da
si

cotal signor

scosta. Id. 3.

noi potemo avere due felicit, secondo due diversi cammini buoni, e ottimi, che a ci ne menano

In questa vita

runa

la vita attiva, e l'altra la contemplativa, la quale


l'attiva si

(avvegnacch per

pervegna a buona

felicit)

ne mena

a ottima felicit e beatitudine... La felicit della vita con-

templativa pi eccellente che quella dell'attiva.... Conv.


IV. 17. -

pratico e speculativo

Imperocch l'uso del nostro animo doppio, cio (pratico tanto quanto operativo),
altro
sia

r uno e r
contemplare
noi

dilettosissimo
pi.

avvegnacch quello del


si

Quello del pratico

operare per

virtuosamente, cio onestamente, con prudenza, con

temperanza, con fortezza, e giustizia; quello dello speculativo


si

non operare per


e

noi,

ma

considerare
e

le

opere di

Dio e della natura:


beatitudine e

quest'uso

quell'altro
di

nostra
usi

somma

felicit...

Veramente

questi

FILOSOFIA MORALE.

165

l'uno pi pieno d beatitudine, che l'altro; siccome lo


speculativo,
il

quale senza mistura alcuna uso della nostra

nobilissima parte eh' l'intelletto.


vita perfettamente
lo

E questa
)

parte in questa

suo uso avere non pu, lo quale


intelligibile

vedere Iddio (che


r Intelletto considera
cosa che quaggi
dine,

sommo
lui

se
I

non inquanto
effetti...

e mira lui pei*


di

suoi

La

contemplazione pi piena
sia...

luce

spirituale,

che altra

cos appare,

che

la

nostra beatitu-

questa

felicit

di cui si parla,

prima trovare possiamo

imperfetta nella vita attiva, cio nelle operazioni delle


rali

mo-

virt, e poi quasi perfetta nelle operazioni delle virt


;

intellettuali

le quali

due operazioni sono vie spedite e dialla

rittissime a

menare

somma

beatitudine: Cowy.

iv.

22.

La vita contemplativa.... pi* eccellente e pi divina.... Questa vita pi divina, e quanto la cosa pi divina,
pi di Dio somigliante; manifesto

che questa vita

da Dio pi amata: Conv.

ii.

5.

- In Lia e Rachele sono

adom-

brate dal poeta queste due vite:


Io mi son Lia, e vo' movendo intorno Le belle mani a farmi una ghirlanda. Per piacermi allo specchio qui m'adorno;

Ma mia suora Rachel mai non


Eir

si

smaga

Dal suo miraglio e siede tutto giorno.


de' suoi begli occhi veder vaga.

Coni' io dell'adornarmi colle

mani;

Lei lo vedere e

me

l'

ovrare appaga. Purg.

xxvu

101.

Vanittk delle cose


vanagloria
dell'

mondane,
posse,

umane

Com' poco verde in sulla cima dura...! Purg. \i. 91. Non il mondan rumor altro che un fiato.. Vurg. xi. La vostra rinomanza color d'erba... Purg. xi. 11^. insensata cura de' mortali... Purg. xi.S. Udir come le schiatte si disfanno... Par. xvi. 76.
.

100.

Ella cosa troppo indegna dell' ente ragionevole affac-

cendarsi tanto per cose fuggitive e caduche e nessun pensiero


darsi
si

delle

sempiterne. - La

nostra anima per sua


la diletta,

natura

volge verso tutto ci che


ghiotta,
di questi

ed

in

prima

sente appetito [sapore] delle cose materiali; e solo a questi

beni ferire

si

pasce,

pi altro

non chiede: Purfiat. xvi. 91-101. Ma questo picciol bene non ci pu rendere quaggi felici; desso impotente a

166

FILOSOFIA MORALE.

quietare l'anima nostra, anzi le diviene sorgente di rovina,


se lo
si

abbracci con pi cura che non

si

dee:

Altro ben
la

che non fa l'uom felice;

Non

felicit,

non

buona
Ibeni

Essenzia, d'ogni ben frutto e radice:

Purg.wn.

Ilio. -

commessi alla fortuna non sono che un breve


buffa

soffio {corta

In f.

VI.

^\); -vanit con breve uso (iPMrf/. xxxi. 60);

eppure noi corriam dietro ad essi e c'inganniamo {Pur(j. XVI. 32) trattando l'ombra come cosa salda (Pwr/7.xxi.l36);
noi ci rabbuffiamo con lena affannata per codeste apparenze

mutabili e passaggere

per false imaf/ini di bene, che nulla

promission rendono intiera {Purg. xxx. 131), anzi sommet-

tendo ci che promettono, apportano


IV.

il

contrario [Conv.

12): l'occhio nostro

fisso

alle cose terrene

pur

di
s

con-

tinuo a terra mira [Purg. xvi. 130; xix. 52), n mai


in allo
:

aderge

Purg. xix. 118. - Con quanto senno e con quanta


la

novit dal poeta filosofo la ricchezza,

potenza, tutti gli

splendori mondani sono paragonati alla luce che per natura


si

diffonde,

e passa di cosa in cosa che nessuno pu far


di necessit si
cieli

sua e che

divide!

//. vii. 73. - Al vedere

poi dall'alto dei


ei

questo globo,

che ci fa tanto feroci,

sorrideva del vii sembiante di questa aiuola {areota mor-

talium:

De Mon.)

e davaci per miglior consiglio di averla

per meno, e chiamare


a volgere altrove
gasi
i

uomo veramente

probo, chi apprende

suoi pensieri, cio al cielo. fallace

Aggiunpassi

che

il

mondo

{Par. xv. 156),

l'amore delle
i

cose presenti, col falso

lor piacere,

volgono

nostri

a via non vera {Purg. xxx. 130; xxxi. 35), deturpano le anime {Purg. xv. 146), e fanno si che noi adoriamo la fattura
di

Dio contro
ci

il

Fattore

Purg. xvii. 102.

Ma

verr poi

tempo che
vita
:

ricrederemo,

ma
il

troppo tardi, della bugiarda


poeta,

Purg. xix. 108. Onde


di

altamente cattolico,

non pu a meno
Ben

non gttare dal pi profondo dell'anima


termine s doglia che non duri

questo grido potente:


che senza

Chi, per

amor

di cosa

Eternalraente, quell'amor si spoglia. Par. xv. 10.

Virt: in esisa ogni vero bene ed ogni vera grandezza. Rende 1' uomo felice e libero: come se ne acquisti l'abito. Cammino della virt.
Li costumi sono beltate dell'anima: Conv. ni. lo. - Nulla

FILOSOFIA MORALE.
fa la

167

tanto grande, quanto la grandezza della propria bont,

quale madre e conservatrice dell'altre grandezze.


eh'

Onde

nulla grandezza puote l'uomo avere maggiore,


della virtuosa operazione,

che quella

sua propria bont, per la


delli veri onori, delli veri amici,

quale

le

grandezze delle vere dignitad e


delle vere ricchezze,

delle vere potenzie,

della vera e chiara fama, e acquistate e conservate sono:

Conv.i.W.
'

L'uso della virt conduce mirabili bellezze,

cio contentamento in ciascuna condizione di

tempo

e dispre-

giamento
ili.

di quelle

cose che gli

altri

fanno signori: Conv.


i

13. - Chi nella virt nella luce:


il

raggi del pianeta

celeste gli inondano l'anima,

tristo invece nella selva

oscura dei

vizi,

amara che poco


il

pi

questo amore splende,


zionalmente
Virt
fa
gli altri

tutti gli altri

morte: Inf.i. 16.- Ove amori si fanno scuri e


Conv.
in. 14.

quasi spenti; imperocch

suo oggetto eterno impropor:

oggetti vince e soperchia

l'uomo

felice in

sua operazione

Canz. xvi.
iv. 27.

5. -

Non

pu esser savio
XIII. 5. -

chi

non

buono: Conv.

Senza
Canz.

oprar virtute nessun puote acquistar verace lode


Virtute, al suo fattor
:

sempre sottana. Lui obbedisce, Canz. xviii. 5. - La virt possession a lui acquista onore che sempre (jova... essa sola fa l'uom sgnou di se [Canz.
XVIII. 2), libero in

sua potest,

eh' la

ragione: Conv.

iv.

13.-

L' anima disposata a virt donna, altrimenti serva fuor

Comn iv. 2. - La virt non cura la morie, non temendola punto, dacch mal pu la morte distruggere
d'ogni libert:
essa virt, ne
il

seguace onore.
il

Ma

ne avverte

filosofo poeta,

che

quella cosa che


e che pi diritdi quelle dispoi.

pi adorna e

tamente a
sizioni

comenda le umane operazioni buon line le mena, si l' abito


non
in

che sono ordinate all'inteso fine Conv.


utile, se

5.

-Nulla
in
i.

cosa

quanto usata nella sua bont


:

po9. -

tenza, che senza uso non essere perfettamente

Coni',

L'abito di virUide

si

avere non
Conv.
I.

si

pu,

ma

morale che intellettuale subitamente conviene che per usanza si acquisti


fa

11. -

Per essere virtuoso

mestieri non solamente


iji,

operar virtute,
11

ma

l'abito della virt avere: Conv.


la

13.-

benigno seminatore non attende se non che


gli

natura

umana

apparecchi

la

terra a sen>inare.

Oh

beati quelli

168

FILOSOFIA MORALE.
lai

semente coltivano come si conviene... Se l'appetito dell'animo non bene culto e sostenuto diritto per buona consuetudine, poco vale la sementa, e meglio sarebbe non
che
essere

seminato.

E pero vuole Santo Agustino,


le

e ancora

Aristotile nel secondo (\q\V Etica, che

l'uomo s'ausi a ben


tallo,

fare e a rifrenare

sue passioni, acciocch questo

per buona consuetudine, induri, e rifermisi nella sua retti-

tudine sicch possa fruttificare, e del suo frutto uscire


dolcezza dell'

la

umana

felicit

Conv.

iv. 21.
;

Agi' incipienti la via della virt faticosa

ma

a misura

che uno

vi si avanza,

si

fa piana,

e finisce poi col divenire

un piacere ed un bisogno dell'anima: Questa montagna tale, Che sempre al cominciar di sotto grave, E quanto uom pi va su, e men fa male Purg. iv. 88. - La virt rassomigliata ad un monte; la salita n' malagevole, ma il monte dilettoso Princpio e cagon di tutta fjioja: In f.i.ll.I buoni propositi vanno spinti all'eflelto con crescente ardore: il solo arrestarsi nel cammino della perfezione un dare indietro uno dei segni d' essere perfetto nella virt il diletto che nell' operarla si sente: Come, per sentir pi dilettanza. Bene operando 1' uom, di giorno in
:

giorno S'accorge che la sua virtute avanza: Par. xviii. 58.


Seguette,

come a

cui di

ben

far giova

Par. ix. 24. - Nel


vilt

cammino

della virt

un passo indietro per


ci

d'animo
debolis-

un

fallo

enorme, una rovina: Purg.

iv. 37. -

Un

simo assalto all'improvviso


la virtute

pu vincere, specialmente se stanca. Noi stessi non ci sappiamo ben ridire,


:

come
gia,
il

abbiasi smarrita la diritta via


- Il virtuoso,

noi siamo in istato di

sonnolenza morale.

cui nso e natura privilee

perch

gli altri

torcano dall'onesto, solo va dritto,


;

mal camin dispregia

non guarda

il

fare dei pi,

guarda

solo alla legge [Purg.


sta,

viii.

130); egli lascia dir


:

le genti,

ma

fermo che non crolla Purg. v. 13. - Ogni ancor che leggiero fallo all' uom buono si rende grave, perch coli' abitudine gli si raffina il sentimento del ben

come

torre,

fare, tanto eh' egli


falli altrui
:

sembra

farsi timido,

pure ascoltando

Par. xxvii. 33. -

Ad una

coscienza dignitosa e
:

netta, anche

un picciolo fallo amaro morso Purg. in. 8. Quanto pi r uomo si purifica con lo spirito, tanto pi forte

FILOSOFIA MORALE.

169

diviene nella contemplazione del Vero, sorgente del pi puri


e dei pi grandi piaceri
Il
:

Purg. xv. 32.


la virt,

contrasto del vizio con

eh' era

il

soggetto

d'

una favola, come smbolo,

fu caro

a'

mitogral dell' anti-

chit,

come

lezione a'

e la

fa

ringiovanire.

quali l'una pallida,


lei

Dante se ne impadronisce e due donne appariscono, delle informe balba ma lo sguardo fisso sopra
filosofi.

lui

sembrava renderle
e,

la belt,

il

colorito e la voce:

ella

cantava,

sirena armoniosa, gi cattivava le orecchie im-

prudenti. L'altra moslravasi per lo contrario semplice e ve-

neranda, gittando uno sguardo disdegnoso sopra


vale, e stracciandole nell' indignazioni le vesti,
le

la

sua

ri-

ne rivelava

brutture di che era tutla contaminata. L'una di queste


la volutt, l'altra la
in

femmine era
DI

saggezza:
.
.

Mi venne
fatti

sogno una femmina balba

Puro.

7. 3i.

alla luce della verit, al


il

subentrare della ragione,


il

svanisce

prestigio dei sensi, e


li

vizio

comparisce nella
di

sua vera deformit. -

vizio

si

veste sempre
nel cuore:

forme e
e
testa,

di atti lusinghieri per insinuarsi


i fior

Fra r erba

venia la mala striscia. Volgendo ad or ad or la

il

dosso Leccando come bestia che si lscia: Purg. vui. 101.


il

Quindi maggiore

pericolo

che quelle cose che prima nou


perocch d
:

mostrano

loro difetti

sono pi pericolose,

loro molte volte prendere guardia

non

pu

Conv.

iv. 9.

Dell'appetito sensitivot debbc ubbidire alla ragione: S^i appetiti viziosi, ove a tempo si domino, L'appetito sensitivo avpossono cangiar natura.

versario della ragione

Vita

Nuova

40

perch da servo

che dovrebb' essere se ne fa signore, e tanto divien baldanzoso, che gli occhi, che alla mente lume fanno. Chiusi
per lui
si

stanno alla luce del vero: Canz. xviii.


lascia vincere fatto

3.

Sicch

l'uomo che se ne
ocelli

ha

la

mente sua negli


di

oscura

[Purg.wwu.

126): e per l'occhio dell'anima


di

intento

alle folli cose


la

fuori

conoscenza e
si fa

verit.

Quando

malizia vince nell'anima, essa


nelle quali riceve
:

seguitatrice

di viziose dilettazioni,

tanto inganno, e
1.

per quelle ogni cosa tiene a vile

Conv.

1.

Onde questo
;

appetito conviene essere cavalcato dalla ragione

che siccome

uno

sciolto ciivallo,

quanto eh'

elio sia di

natura nobile, \^t

170
s senza
il

FILOSOFIA MORALE.

s conduce, e cos'i questo appetito, che irascibile e concupiscibile si chiaftia,

buono cavalcatore bene non


sia nobile,
alla

quanto ch'elio
la
I

ragione ubbidire conviene;

quale guida quello con freno e con isproni: Conv. iv. 2G. viziosi appetiti, domati dai teneri anni per buona edu-

cazione, son

meno
:

leri

contro la ragione; Lbero voler che,

se fatica Nelle

prime

battaf/lie col

del dura, Poi vince


poeta
ci

lutto,

se ben si notrica

Purg. x\i. 76. E

il

assenna esservi

un modo quasi d'insetare l'altrui natura sopra diversa E per nullo che possa essere scusato; che sedi sua naturale radice l'uomo non acquista sementa, bene la pu avere per via d'insetazione: cos fossero tanti quelli
radice.
di

fatto

che s'insetassero,
si

quanti sono quelli che dalla

buona radice

lasciano disviare

Conv.

iv. 22.

Come

si

debbano combattere
e
banno
al voler

e Tincere le pas-

sioni. - Le passioni possono esser combattute e vinte


Da quei
buona
radice. Vurg. xi. 33.

per vincerle

fa mestrieri

la

corrispondenza dell'uomo;
la grazia di

la

quale giova a custodire e ad accrescere


Egli
folle
chi

Dio:

non

si

rimove Per tema


mena

di

vergogna da

follia:

Canz.xu. Chiusa:
Se
la

lucerna che

ti

in alto

Trovi nel tuo arbitrio tanta cera, Quant' mestiere infino al sommo smalto. Purg.\in.m.

Ad una passione che ne signoreggi dobbiamo opporre il combattimento d'un'opposita virt: la vigilanza e il predominio dello spirito libero e retto sull'appetito disordinato;
onde
il

poeta: Io avea una corda intorno cinta,


la

E con

essa

pensai alcuna volta Prender


XVI. 106. I

lonza alla pelle dipinta: Inf.


si

vizi

consuetudinarii
e fassi

fuggono e

si

vincono per

buona consuetudine,

l'uomo per essa virtuoso... Le

passioni consuetudinarie

per buona consuetudine del lutto

vanno
II

via; perocch

'1

principio loro, cio la mala consuesi

tudine, per lo suo contrario


principio
delle quali

corrompe

ma

le connaturali,

per natura del passionato,

tutto

che mollo per buona consuetudine si facciano lievi, del lutto non se ne vanno, quanto al primo movimento; ma vannsene bene del tutto, quanto a durazione, perocch la
consuetudine equabile nella natura, nella quale
il

prin-

FILOSOFIA MORALE.

171

cpio (li quelle (quantunque rimanga sempre il molo primo delle naturali passioni, pure la buona consuetudine ne

impedisce

il

processo, percli la sua forza equivale a quella

della natura).

E per

pi laudabile

l'uomo che

indirizza

s e regge

s malnaturato contro all'impeto della natura,


si

che colui che bene naturato


to
:

sostiene in

buono reggimen-

Conv.

III.

8.

Gradi diversi nel male. - Genesi delle passioni.


Nel male, ove
si

ponga mente

alle sue cagioni, a' suoi effetti,


vi
l'

ed

alle diverse

sue applicazioni, l'occhio del savio

scorge

diversi gradi,

secondo che

in esso

vi

ebbe parte
in

immoviene

derato appetito della natura, o l'astuta malizia della ragione.

Anche
operato

la
il

qualit

della cosa
gli

o della persona

cui

male,

d maggiore o minore bruttezza.

Filosolca classificazione dei vizi, e da


L' anime triste di coloro Che visser senza infamia o senza

prima:
35.

lodo, Inf.

iii.

La setta dei

cattivi
a'

Dio spiacenti ed

nemici

sui. Inf.

iii.

C2.

Poi la bassa schiera de' sensuali, che seguono come bestie


rappelito {Purg. xxvi. 84), o vau
libidine, la ragione
si

dietro

al piaceri

della

sommettendo

al talento (//". v.

39); o

danno

la

preda
Alla dannosa colpa della gola. Inf.
vi. 33.

Appresso son dannati


tuna,
i

falsi

estimatori dei beni della for-

quali
Fur guerci mente in la vita primaia, Che con misura nullo spendio lerci. Inf.ya. 40;
di poi
di color cui vinse l'ira. Inf. vii. 116;

Si della

annoverano
quelli

L'anime

di

Cile portar

dentro accidioso fummo, /n^

vii.

123.

Ai
giori,

vizii

dell'umana fragilit ne seguono


che da sola
il

di

colpe
11

mag-

quelle

malizia

si

derivano.

sapiente

poeta Investiga

fine
i

d'ogni malizia, e conosciuto essere

cui effetti sono o la violenza o la frode, sempre l'ingiuria, da ci, come da una sorgente, fa sgorgare tutti i mali che
il

mondo maggiormente

contristano:

172
Ingiuria

FILOSOFIA MORALE.
D'ogni malizia ch'odio
il

in cielo acquista,
fin

fine,

ed ogni

cotale
xi. 22.
i

con forza o con frode altrui contrista. Inf.

Quindi nella ingiuria che

si

esercita con forza,


esercitata

comprese
poeta
:

malvagi

violenti,

nell'ingiuria

per frode,
il

malvagi frodolenti. Sulle vestigia


vi

di Cicerone,

fi-

losofo sentenzia la fraude pi nera della violenza

violenti

hanno

di

pi ragioni:

Dio, a s, al
;

prossimo

si

puone

Far forza

dico in loro ed in lor cose,

Com' udirai con aperta ragione.


Morte per forza e ferute dogliose Nel prossimo si danno, e nel suo avere
Ruine, incendj e collette dannose
;

Onde omicide

e ciascun clie
.

mal

fiere,

Guastatori e predon,

Puote uomo avere

in s

man

violenta

ne' suoi beni...

Puossi far forza nella Deitade,

bestemmiando quella, E spregiando natura e sua bontade, Inf.

Gol cor negando e

xi. 32,

Anche nella frode son distinti molti gradi di apprese come possa l'uomo usarla In colui che
in quei

reit, e ci
si fida

ed

che fidanza non imborsa: Questo modo di retro par che


Pur
lo vincol d'

uccida

amor che

fa natura. Inf. xi. 52.

quindi sono colpevoli a questo modo:


Ipocrisia, lusinghe e chi affatura.
Falsit, ladroneccio e simonia,

Ruffian, baratti, e simile lordura.

Per l'altro modo quell'amor s'obblia Che


fa natura, e quel eh' poi aggiunto,
si cria, Inf. xi, 58.

Di che la fede speziai

E
trui
i

tra

falsi

vanno annoverati
perfidi,

quelli

che frodarono alurj furto

con cosigli
o

e fecero quasi

del vero,

seminatori di discordia, quelli che falsarono


il

la verit

con

parole,

prezzo delle

cose con l'opera,


chi

le

qual specie
fiducia
societ,

di frode esercitansl

per lo pi contro
la
i

non ha

speciale,

e per
i

offendono

fede pubblica e la

non infrangono
che

pi stretti e

pi sacri legami.
i

Ma
,

sotto

alle bolgie digradanti, nel

profondo,

traditori punisce

quei
la

tradirono fratelli o altri congiunti; che tradirono

patria, eh' parentela pi intima,

come

di

madre

quel che

FILOSOFIA MORALE.

173
;

tradirono

benefallori che son da tenere pi che se padri


il

quel che tradirono Dio, o

re,

che, nel concetto di Dante,


il

era l'immagine di Dio sulla terra. Secondo


Aristotile, seguito

sistema di

da Dante,

lutti

peccati possono passare

per tre gradi:


Le
tre disposizion, che
il

Ciel

non vuole,

Incontinenza, malizia, e la matta


Bestialitade, e

come incontinenza

Meu Dio

offende e

men Liasimo

accatta. Inf, xi. 82.

Levando, dice
scolastica,

Tommaseo, resta un succo


il

a questa distinzione la corteccia


di

buona
;

e teologica

flosoia.

Incontinenza
la

la

corruzione del volere

malizia vi aggiunge
l'operazione
di-

perversione dell'intelletto:

bestialit,

slruggitrice della social fede e unit.


la triplice distinzione

E direbbesi adombrata
crimina-

nelle parole dell'Apostolo:

tores, incontinentes,

immiles.

La genesi e l'ordine delle passioni, secondo la divisione Tommaso, sono toccati anche in altro luogo del divino poema, giusta il quale si stabilirebbe che l'ordine dell'amore
di S.

corrotto consiste nei quattro peccati spirituali della superbia,


dell'invidia, dell'ira, e dell'accidia, e nei tre carnali della
avarizia, della gola e della lussuria. Purg. xvii. 109, 137,

poeta

Della Superbia. Della Superbia cosi sentenziava il 11 superbo non pensa alla comune madre: Purg. xi. 63. - Il figliuolo di Eva va col viso altero senza guardarti a sua va; Purg. xii. 71. - Il verme non s'accorge della sua piccolezza, l'embrione e l'aborto del verme invanisce
:

dell'imperfezione sua

Purg.

x. 124. -

Le posse degli uomini


non sanno
di

mseri

e lassi

montano

in vanagloria e

volare
albagia
fa

incontro a quella giustizia, innanzi a cui l'umana

non ha schermo:
spuntare

Purg.

x.

123 e seg. - Quel sole che


la
fa

la gloria,

quel medesimo

morire;

quella

fama per cui gelosia l'uomo scortese, un fiato mulabile, una luce oscurata da altra luce che segue, un punto
impercettibile rispetto aireternit: Purg. xi. 100. - L'orgoglio,

il

gran desio delV eccellenza, infermit dell'occhio e della


- caligine e

mente: Pwrf/.x. 122.

tumore; Purg.xi. 31.119


e le rende

febbre superba: Jnf. xxix. 97 - giogo di servit: Purg.xu.


1 - contrazione che rannicchia le forze

scono-

174
scibili:

FILOSOFIA MORALE.

Parg.

x. 116.

13G - sogno di alanno che

fa ire

senza

riposo:

Pur<j. xi. 26, - ed a passi radi

e sovente riirosi:

Purg. Purg.

X.

123, - e

trae

al

malanno

le intere

generazioni.

XI. 67.

Dell' afletto trice della vera

che quest'anima altera ebbe alla virt creal'

riportati dal

umana grandezza, Tommaseo, ComecUa


e J\ote,

umilt, veggansi

passi

di Dante Aitigli ieri, con


p. 363.

Ragionamenti
42o}, l

Milano, Reina, 1854,

-Anche

il

risorgere qV umile pianta o del giunco schietto [Purg.i.

dove fu

svelto, ci

mostra che

la virt radicata nella


si

umilt non vien meno, e che dove questa in un cuore


trapianti,

sempre nuove cagioni ad alimentarla sorgono dal nostro limo, miseri ftgliuoli d'Eva che siamo noi: Purg. xii. 70. Fa d'uopo che umilmente senta di se, chi pretende a cose alte, acciocch mentre s'innalza sopra s, non cada da s. N al sommo della virt e della felicit si perviene
senza aver prima gittato buon fondamento nella vera umilt,
1' animo dalle caligini del mondo. Dell'Invidia. L'Invidia, come suona il vocabolo suo, non vede, o mal vede, o non vuol vedere i meriti altrui, che

e disnebbiato

non

le

approda

all'

intelletto

il

sole del vero. - L' Invidia


la

cagione di mal giudicio; perocch non lascia

ragione ar-

gomentare per
allora

la

cosa invidiata, e la potenza giudicativa

come quello giudice che ode pure l' una parte. Onde quando questi cotali veggiono la persona famosa, incontainvidi,
;

nente sono
pari potenza

perocch veggiono assai pari membra e

e temono, per la eccellenzia di quello cotale,

meno gssere pregiati; e questi non solamente passionati mal giudicano, ma, diffamando, agli altri fanno mal giudicare: Conv. 1. 4. La invidia sempre dov' alcuna paritade: Conv. 1. 11. E Gino pure cantava ISon d invidia quel eh' meraviglia. Lo quale vizio regna ov' paraggio. - Il livore suole fabbricar menzogne a danno degli assenti degni di
:

invidia, e

trasmuta

le

cose dette bene: Quaest. de

Aqua

et

Terra. l.-Se vede alcuno sormontare, e l'invidia n'attrista: la teme che non ci sieno pi per esso lei podere, grazia,

onore
e
il

fama [Purg.
che

xvii. 118): se

uno
il

si

fa lieto in vista,
le

lividore,
il

le riarde

perfino

sangue,

pare in
si

tutto

volto [Par. xv. 82): se altri addolora, ed ella

fa

FILOSOFIA MORALE.
lieta de'
XIII.

175
sue venture!
la

danni altrui assai pi che


figlia

di

Puvff.

HO. E

primogenita
i

del diavolo:

sua invidia

f'

dipartire dall'inferno

vizi

a tribolare l'umana radice,

a recare la miseria e la morte nel


tuttavia
la

mondo

(//'.

1.

117),

onde
Essa
ha

sua invidia tanto pianta: Par.


Gi):

ix. 127.
si

morte comune, perch cagione che gli uomini

facciano

miseri scambievolmente
il

(/n/". xiii.

pi che altrove

suo trono nelle

corti,
le arti

perch

in quelle esercita l'occhio

maligno, e

mena

sue puttanesche.
il

Dell'Ira.
furia, e nel

si

L'Ira snatura affatto l'uomo,


il

mette

in

suo violento erompere dentro


gorgoglia voci

fiacca [Inf. xilIq);

onde

l'irato

nella strozza

senza parola

integra [Inf.wn. 125); incomposto della persona, non altri-

menti che tauro


(

Inf. XII.

24

ferito che gir non sa, ma qua e l saltella ove non possa difogarsi con altri, si volge

medesmo co' denti {Inf. viii. 63), e consuma dentro con la sua rabbia {Inf.YU.l); onde il poeta filosofo
in s

s
la

dice cieca e folle: Inf.

xii.

49 -

Ad

essa opposta la
la

Man-

suetudine che modera la nostra ira e

nostra troppa pa-

zienza contro a' mali esteriori: Conv.w.V,

Beir Accdia.

L'Accidia V amore del bene scemo


cio
si

di suo dovere (Pwr//. xvn. 85),

men vivo

di quel

che

debito al bene vero. Guai a chi


l'accidia: la debolezza cresce

lascia sopraffare dal-

da

farsi invincibile.

Chi

si

fa

coraggio acquista un che d vigore, e l'opera successiva


l'accresce: Inf. xxiv. 52.
I

tiepidi nell'esercizio della loro

virt ben presto aggelansi:

Inf.u.^i.
le

Dell'Avarizia. ma r avarizia una


pace
stato,
1.

Tutte

passioni
e

son

tormentose,
ci

bestia s

malvagia

ria che

fa senza

(in/".

1.58):

l'avaro trema sempre di perder l'acqui-

onde

in tutti i suoi pensier

piange
ivi
il

e s'attrista

[Inf.

55): dove signoreggia l'avarizia


di vita (//'.
in

sol tace; cessa ogni

attivit eh' indizio

sono a mano dell'avaro, sono


la terra l ove
il

i tesori che i. 60 \ perch pi basso luogo, che non

tesoro nascosto:

Cowy.

i.

9.

L'avaro

non empie mai la sua bramosa voglia (/n/". i. 98); la sua fame senza fine cupa, quantunque pi che tutte l altre bestie abbia preda {Purg.xx.l.): esso, pieno a gola, dopo il pasto ha pi fame che pria: Par, 1.99. L'avaro male-

176
dello non s'accorge

FILOSOFIA MORALE.

che desidera s sempre desiderare,


impossibile
a giungere:
tutto
il

andando dietro
111.

al

numero

il

Conv.

15. -

L'avarizia
il

male che ocnipa


51.

mon(U)

[PuTcj. XX. 8.);

gran nemico degli uomini


i.

[Inf. vi. 115),


lei

che

vivere grami: Inf. limento d'umanil, che essa


li

sempre

f'

Non pi per

sen-

Vende
Poscia
gli

la

carne loro, essendo viva,

ancide come antica belva:

Molti di vita, e s di pregio priva. Purg. xiv. 61;

n pi per

lei

vincoli di sangue, che


figlia,

Veggio vender sua

e patteggiarne,

Come

fan

li

corsar dell'altre schiave.

avarizia, che puoi tu pi farne,

Poi c'hai

il

sangue mio a

te s tratto,

Che non

si

cura della propria carne? furg. xx. 80;

n pi rlspello
pide vele
pi sante:

al

luogo santo, che forta nel tempio


e
fa

le

cu-

(Pur//. XX. 13),

baratto perfino delle cose

Le cose di Dio, che di bontate Deon essere spose, e voi rapaci Per oro e per argento adulterate.

Inf. xix. 2.

Tulle
rizia

le passioni

sono idolatre,

ma

pi che l'altre l'avatulli


i

che l'oro adora, e per l'oro dispoglia


Fatto V' avete Dio d' oro e d' argento

sensi

dell'umanit:
:

E che
In breve:

altro da voi all'idolatre,

Se non ch'egli uno, e voi n'orate cento? Inf. xix. 112.

Avarizia spense a ciascun bene

Lo nostro amore, onde operar perdesi. Pwrf/.xix.l21.

Avea ben donde

il

poeta di esclamare col Maestro suo:


tu, o

Perch non reggi

sacra fame

Dell'oro, l'appetito de' mortali? Purg.-si\nAO;

e d'interrogare nel Canzoniere l'avaro:

Kon sa dove vada, Per dolorosa strada

Come
Ch'a

l'avaro seguitando avere,


tutti

signoreggia:

Corre l'avaro,

ma

pi fugge pace

(0 mente cieca, che non puoi vedere Lo tuo folle volere! )


Col numero, ch'ognora passar bada,

FILOSOFIA MORALE.
Che
infinito

177

vaneggia.
colei

Ecco giunti a

che ne pareggia:

Dimmi, che

hai tu fatto,

Cicco avaro di!?fatto?

Rispondimi, se puoi altro che nulla:


3Ialedetta tua culla,

Che lusing cotanti sonni invano:


Maledetto lo tuo perduto pane,

Che non si perde al cane; Che da sera e da mane Hai ragunato, e stretto ad arabe mano, Ci, che s tosto ti si fa lontano... Canz.xyiu.L

e seg.

Della iiola.
della

l'Allighieri

chiama dannosa

la colpa

gola

[Inf. vi. 537),

perch dannosa agli averi,

alla

salute e alla chiarezza della ragione. E ce lo spiega l'istesso

poeta nel xxiv. del Purg.

v. 128,

dicendone a maggior lume,


miseri guadagni.

che

le

colpe

della gola

son seguite da

L'amore del gusto, cio il naturai trasposto del bere e del mangiare non deve accendersi in troppo desiderio, e diventar passione [troppo desio
ci

non fuma)
la

nella qual parola

fama

moslra bellamente come

crapula turbi ed offuschi lo


al

intelletto coi

fumi che manda


bisogno,
del

cerebro. Nei cibi

dobbiamo

attenerci a un giusto mezzo,

il

quale debbe esser determi-

nato dal puro


principale
fine

e non far di esso come ultimo e godimento umano: Esuriendo sempre

quanto

giusto: Purg. xxiv. r2.


ci fa della e

E
e

bellissima la lode che

Temperanza

regola

freno della nostra

golosit

della

nostra sopcrchievole

astinenza nelle cose che conservano la nostra vita: Conv.w.ll.


E
le

Romane

antiche per lor bere

Contente furon d'acqun, e Daniello


Dispregi cibo, ed acquist savere.

Lo secol primo quanl'oro fu bello;


F savorose con lame
le

ghiande.
ruscello.

E nettare con sete ogni

Mle e locuste furon le vivande. Che nudriro il Battista nel diserto; Perch'egU glorioso, e tanto grande. Quanto per l'Evangelio v' aperto,
Al servizio
di

/'w;//.

xxu.Uo.

Dio mi

fei

si

fermo.

Che pur con cibi di liquor d' ulivi. Lievemente passava e caldi e gieli.
Contento ne' pensier contemplativi,
/'r. xxi. 114.

Incontinenza.
VoL. n.

gl'inconlinent involti ne' diletti della


12

178
carne, non servano
ffcnza,

FILOSOFIA MORALE.

umana

lefjge,

ma

creature fuor

d' inlelli-

sommetlono
(/?i/.

al talento la ragione,

seguendo come bestie


che par che Circe

l'appetito
(ji

V. 39; Pwrr/.
:

xwi.

84.), s

abbia in pastura
Divorar
cil)o,

Purg. xiv.

42.

Qual non dir fallenza


ed a lussuria intendere?
il
.
.

Non moverieno

piede
di

Per donneare a guisa

leggiadro;

Ma come

al furto

il

ladro,
xvii. 2, 3.

Cos vanno a pigliar vilian diletto. Canz.

Bruttezza del peccato.


lui,

Chi pecca

fa,

quanto
/n/".

in

licito

il

libito {libito fa lecito in

sua legge:

v. 56):

il licito la legge, il libito la volont. Il tempo che l'uomo passa nell'errore tempo perduto, com'uom che torna alla smarrita strada, Che infino ad essa li par ire

invano
pietra:

Purg.

i.

119.

Il

peccato

ci
si

fa

nell'intelletto
di

di

Purg. xxxii. 73. Chi pecca e

compiace

peccare

giustamente pareggiato a bestia: vita bestiai


e

mi piacque

non umana: Inf. xxiv. 124. Nissuna condizione d'uom reo infatti tanto spaventevole, quanto quella di colui, che sfacdi

ciatamente e senza alcun timore


piace
;

Dio fa tutto ci che

gli

e da questo castigo spesso percosso l'empio, cio che


s stesso,
egli

morendo dimentichi
Iddio... Egli

che vivendo dimentic

da credere, avvenir talvolta per mirabii


si

giudizio di Dio che per la stessa via onde l'empio


di sfuggire a'meritati castighi,
piti; e

pensa

per essa pi gravemente precial

che quegli che sciente e volente ripugn

comando
di esso:

divino,

non volente ed insciente


le

si

faccia

stromento

Ep.

VI. 2, 3.

Per

Furie dal sovrano poeta dipinte nel C.


ei ci

ix.

dello

Inferno, v. 37,

voleva

significato
i

il

rimorso,

onde
pecdi

sono pi specialmente seguiti


questo
il

delitti di

pura malizia; ed
di Dio
Il

ministro

pi crudele dell'ira

nei

catori

in

questa vita

che nell'altra.
d'

volto

poi

Medusa, che avea potenza


il

impietrare la gente, e contro

cui Virgilio tien chiusi gli occhi del suo Alunno, rappresenta

piacere sensuale che indura


e spegne
in
lui

il

cuore dell'Homo, ne oscura


questo mezzo
Virgilio

l'intelletto,

ogni gusto delle cose divine.


di

E bene

le

maligne Furie vollero servirsi


la

per impedire a Dante

magnanima impresa. Ma


FILOSOFIA MORALE.
gli

179
il

ha insegnalo col
Gorgone,
la

fatto

due grandi armi contro


ocelli, figurata

terri-

bile
gli

custodia degli
lo

nel chiudersigni-

da s stesso, e

studio delle

cose

filosofiche,

(icato nell'aiuto di Virgilio.

B.
S

riabile,

Etd dell'uomo - IjS vita nostra un cammino vasecondo il variar dell'et, che richiede studi

e operazioni diverse.

Altro
costumi

conviene a dire e operare

a una etade, che ad altra; perch certi costumi sono idonei


e laudabili a una etade, che sono sconci e biasimevoli ad
altra
:

Conv.

1.

1. - Altri

altri

portamenti sono

L'anima nobilitata ordinatamente procede per una semplice via, usando li suoi
ragionevoli ad una et pi che ad
altre...

atti nelli

loro tempi
:

e etadi siccome
iv.

all'

ultimo suo frutto

sono ordinati
et,

Conv.

24 -

ciascuna parte della nostra

siccome dice Tullio

in quello di Seneitute,
iv. 27.

data sta-

gione a certe cose: Conv.

La prima

et o adolescenza dura fino al venticinquesimo

anno, ed porta e via, per


vita. Infino a quel

la quale s'entra nella buona tempo V anima nostra intende al crescere e all'abbellire del corpo, onde molte e grandi trasmutazioni sono nella persona: Conv. iv. 24 - L'adolescente per mino-

ranza d' etade lievemente merita perdono [Conv.


in
lui

iv. 26)

che

la

parte

razionale

non pu ancora perfettamente

discernere; per che la Ragione vuole che dinanzi a quell'et

Co7iy.iv.24.

non possa certe cose fare senza curatore di perfetta et: Suo precipuo intendimento di acquistare quello
che a perfezione e a maturit venire possa. Conv.
iv. 27. -

Quattro cose rendonsi


del ben vivere:

necessarie

all'entrare

nella

citt

obbedienza, soavit^ vcrgorpia,


iv.

corporale:

Coy.

24 (Cans. xvi.
;

7).

adornezza questa et pur


;

necessario d' essere rifrenato

sicch non trasvada sicch

non che

d'esser penitente del

fallo,

non

si

ausi

a fallare:

Conv.

IV. 25.
si

La Giovent
Coy.
26.
la
IV.

compie nel quarantacinquesimo anno


il

24;

ed

colmo della naturai vita:

Con?;, iv. 7,

Ad

essa data la perfezione e la maturit; acciocch

dolcezza del suo frutto a s e altrui sia profittabile, che,


civile,

siccome Aristotile dice, l'uomo animale


si

onde

gli

richiede non pur a s,

ma

ad altrui essere

utile: {Conv.

180
IV. 27)
:

FILOSOFIA MORALE.

ad essa

si

vuole essere temperala,


CoJit;. iv.

forte ed

amo-

rosa, e cortese e leale:

2G

Cyanz.xw.l.

Che

si

conviene ornai altro cammino

Alla mia nave, gi lunge dal porlo. Son. 40 a Cino.

Appresso
se,

la propria perfezione, la

quale

s'

acquista nella

gioventute, conviene venire a quella che alluma

non pur

magli

altri; e

conviensi aprire l'uomo quasi

come una

rosa che pi chiusa stare non pu; e l'odore ch' dentro


generato, spandere;
e questo conviene

essere nella terza


di presso a dieci
'pru-

et, cio nel senio [Conv. iv. 27),

che dura

anni: Conv.
dente,

iv. 24.

- L'anima nobile nella senetta si


si

si giusta,

larga

allegra di dire bene e pr

d'altrui, e d'udire quello, cio eh' e affabile: Id. iv. 27.

Da ultimo
Contemplando
passati
:

nella quarta parte della vita


la line
7. -

Dio

si

rimarita.
li

che l'aspetta,

E benedice

tempi

buono marinaro, che come esso appropinqua al porto cala le sue vele, e soavemente con debole conducimento entra in quello (Quando mi vidi giunto in quella parte Di mia et, dove ciascun dovrebbe Calar
Canz. xvi.
il
;

Come

le

vele e raccoglier

le

sarte. Inf. xxvii. 79

),

cos noi

doverne

calare le vele delle nostre

mondane

operazioni, e tornare a
;

Dio con tutto nostro intendimenlo e cuore


porto
ci
si

sicch a quello

E in avemo dalla nostra propria natura grande ammaestramento di soavit, che in essa cotale morte non dolore, n alcuna acerbit; ma siccome un pomo maturo leggiermente e senza violenza si spicca dal suo ramo; cos la nostra
vegna con tutta soavit
e con tutta pace.

anima senza doglia

si

parte dal corpo ov'ella stata...


la

Rendesi dunque a Dio


le

nobile anima

in

questa et. e

attende la fine di questa vita con molto desiderio, e uscire


pare dell'albergo e ritornare nella propria mansione:
uscire le pare di
di

cammino

e tornare in citt: uscire le pare

mare
lo

e tornare a porto.

Oh

miseri e

vili

che colle vele

alte correte a questo porto:

per
l

dove dovreste riposare, impeto del vento rompete, e perdete voi medesimi
e l
iv. 28.

ove tanto camminato avete! Conv.

Della Famiglia - Genitori e Figli. compagnevole animale; a sua sufficienza compagnia domestica di famiglia: Conv. iv. 1. -

L'
ei

UOmo

richiede

^'ella

casa

FILOSOFIA MORALE.
il

181

line

preparare

la

famiglia al ben vivere:

uno bisogna

che sia regola e regga, quale padre di famiglia si chiama, ovvero bisogna che in luogo suo sia un'altro, secondo la sentenza d'Aristotile: ogni cosa dal pi antico governata:
l'officio del quale,

secondo Omero, dare regola agli


i.l.

altri

e legge:

De Mon.

Quando pi cose

uno

fine

sono

ordinate, una di quelle conviene essere regolante, ovvero reg-

gente, e tutte l'altre rette e regolate da quella


Di questo nasce la concordia eh' uniforme

Conv.wA. movimento di
:

/>e iH/on. 1. 17. - (Una parola intuiti era ed un modo, S cheparea tra esse ogni concordia: Purg. xvi. 20.) Non v'ha cos intima amist come quella da buon padre a buon figliuolo, e da buon figliuolo a buon padre: Yita^.

pi volont:

22 -

Il

primo comandamento
il

di

Salomone quando intendea


:

correggere

suo

tiglio,

suonava

cos

Odi, tiglio mio, l'am-

maestramento del tuo padre. E poi lo rimuove incontanente dall'allrui reo consiglio e ammaestramento, dicendo: Non
ti

possano quel fare

di lusinghe,
s

ne

di diletto

li

peccatori,
lo tglio

che tu vadi con loro. Onde


alla

tosto

com' nato

mammella della madre s'apprende; cos tosto, come alcuno lume d'aniiiio in esso appare, si dee volgere alla correzione del padre, e 'l padre lui ammaestrare. E guardisi
che non
scuno
gli

dea

di s

esemplo nell'opera, che

sia contrario

alle parole della correzione;


iiglio

che naturalmente vedemo cia-

pi mirare alle vesllgie delli paterni piedi, che

all'altre.

E per dice e comanda la Legge, che a ci provvede, che la persona del padre sempre santa e onesta dee
apparere
a'

suoi

tigli ...

Al padre

si

dee reducere ogni altra


Colossensi: Figliuoli,

obbedienzia; onde dice l'Apostolo


ubbidite
alli

alli

vostri padri per tutte cose; perciocch questo

vuole Iddio.

E
'l

se non in vita

il

padre, reducere

si

dee

a quello che per lo padre nell'ultima


lasciato; e se

volont in padre

colui cui la Ragione

padre muore intestato, reducere si dee a commette il suo governo: Comimv. 24-

propria natura seguila


.t/o/i.
1,

Ottime sta ogni hgliuolo, quando secondo le forze della De le vestigio del padre perfette
:

11. -

pero, dice Tullio, che


di

il

hgliuolo del valente

uomo dee procurare


nianza
:

rendere

al

padre buona

testimo-

Conv.

IV. 29.

Ma

quelli che dal

padre o da alcuno

182 SUO maggiore


quella,

FILOSOFIA MORALE.
di schiatta nobilitato,

non solamente

vile,

ma

vilissimo, e

non persevera in degno d'ogni

dispetto e vituperio pi clie altro villano: Conv. iv.7.


vile disceso degli buoni maggiori,

scacciato: e deesi

il

L'uomo degno d'essere da lutti buono uomo chiudere gli occhi per non
in

vedere quello vituperio vituperante della bont che


la

sola

memoria

rimasa a'

Conv.

iv. 20.

Riverenza

Maggiori ed

a' iHaestri.

UnO

de' pi

belli e dolci frutti

della discrezione (la parte razionale ha


la differenzia delle cose,
ii>

suo occhio col quale apprende

quanto sono ad alcuno


zione
:

line ordinale,
(

e quest' la Discre)

Conv.

I.

Discrezione,

discernimento

che

fa

conoscere l'ordine
di ragione
:

di

una cosa ad altra ed proprio allo


)

Coni', iv. 8

la riverenza che debbe

al

mag-

giore
di

il

minore
la

Reverenza non altro che confessione


Irreverenza,

debita

soggezione per manifesto segno.


debita

disconfessare
IN'on

soggezione per manifesto


la

segno.
iv.

reverenza negare

debita

suggezione:
in

Conv.

8.

Siccome quelli che mai non fosse stalo

una

citt,

non saprebbe tenere le vie senza insegnamento di colui che le ha usale; cos l'adolescente eh' enlra nella selva erronea
di questa vita
dalli suoi

non saprebbe lenre


gli

il

buon cammino,

se

maggiori non
alli

fosse mostrato.

il

mostrare
:

loro comandamenl non fosse obbediente Chiunque imprende il camino della virt, e vuol ragionare il fine della sua vita, deve seguitare fedele il savio maestro... cui la ragione commette il suo governo: Conv.Y.S. - Il discente quanto puote, segue il maestro: Inf. XI. 104. - Sicch debbono essere ubbiditi i maestri e

varrebbe, se
IV. 24.

Conv.

maggiori

che in alcuno

modo pare

che

il

loco paterno tiene essere

commesso

dal padre, o da quelU) Conv. iv. 24. :

La vera obbedienza conviene avere Ire cose, senza le quali essere non pu: vuole essere dolce, e non amara; e comandata interamente e non spontanea; e con misura e non
dismisurata
:

Conv.

i.

7.
li

- In

ciascuna arte e in ciascuno

mestiere

gli artefici

discenti sono ed esser


di quelle, in quelli
si

deono sugmestieri e

gelli al principe e al

maestro
-Ei

in quella arte: Coni). iv. 9.

parte dall'uso della ragione

colui che ha le vestigie innanzi e

non

le mira e

per dice

FILOSOFIA MORALE.

183
:

Salomone non ebbe


scepolo,

nel quinto cap. dei Proverbi

Quelli

morr che
si

disciplina, e nella moltitudine della stoltizia sar


f

ingannato,)) cio a dire; colui morto che non

di-

che non segue

il

maestro
si

Conv.

iv. 7.

Per in

ciascuna dottrina dal maestro

vuole aver rispetto alla

[acuit del discente, e per quella via menarlo, che pi a lui


sia lieve
:

Conv.

iv. 17.

Ed
ia

allora

il

discente... a dottor seconda

Pronto e libente

quel eh' egli esperto,


si

Perch la sua bont

disasconda. JPar.xxv. 64.


ai

N
e vita,

solo obbedienza,

ma dobbiamo pure amore

maggiori

nostri, dalli quali

abbiamo ricevuto ed essere e nutrimento sicch non paiamo ingrati: Conv. iv. 26.

costor

si

vuol esser cortese:


il

E se non

fosse

fuoco che saetta


i'

La natura del luogo,

dicerei,
/?)/.

Che meglio stesse a te, che a lor, la fretta, lo non osava scender della strada Per andar par di lui: ma '1 capo chino
Tenea,
(

xvl15.

com'uom che

riverente vada.
)

/n/".

xv.43.

davanti a suo maestro Brunetto Latini

Lo Duca mio
E
cor>

allor

mi

die di piglio,

parole e con mani e con cenni


fc le
)

Reverenti mi
(

gambe

il

ciglio.

Purg.

i.

49.

davanti a Catone

Uella Bellezza - Si fa manifesta massimamente nella faccia, ma disfavilla ncj^li occhi e nella bocca. Tra le corporali boutadi vanno annoverate bellezza, fortezza e quasi perpetua valetudine Conv. iv. 19. - La bellezza del corpo risulla dalle membra, in quanto sono debitamente ordinate: C'onr. iii. 5. - Quella cosa dice l'uomo

esser bella,
dalla loro

le cui

parti

debitamente rispondono,

perch

armonia esser bello, quando


Conv.
1.

risulta piacimento,
le
(il

onde pare T uomo sue membra debitamente rispondono:


corpo) bene ordinato e disposto,
e per tutte le parti,

5.

Quando

allora bello per tutto

che l'ordine

debito delle nostre

membra rende un

piacere non so di che

armonia mirabile: e
getta sopra quelle

la buona disposizione, cio la sanit, un colore dolce a riguardare Coni', iv. f. - Non si pu avere buona abitudine di membra senza la sanit: De Man. ii. 6.
:

184
Nella faccia
ficio,

FILOSOFIA MORALE.
dell'

uomo l'anima

pi adopera del suo uf-

che

in

alcuna parte di fuori, tanto sottilmente intende,

che per sottigliarsi quivi, tanto quanto nella sua materia


puote, nullo viso ad altro
tenzia della materia,
la

simile;

perch l'ultima po-

qual in tutto quasi dissimile,

quivi

si riduce in atto. - Ma nella faccia, massimamente in due luoghi adopera l'anima, negli occhi e nella bocca, e quelli massimamente adorna, e quivi pone lo intento tutto

a far bello,
litudine
si

se puote: e questi

due luoghi per bella simisi

possono appellare balconi dell'anima, avvegnacdimostra. Dimostrasi


si

ch quasi velata, spesse volle vi


passione, chi bene la mira...

pu la presente puote l'anima esser passionata, che alla finestra degli occhi non vegna la sembianza, se per grande virt dentro non si chiude... Dimostrasi nella bocca, quasi siccome colore dopo vetro. E che ridere se non una coruscazione e dilettazione dell' anima, cio un lume apparente di fuori secondo che sta
negli occhi tanto manifesta, che conoscer

Di nulla cosa

dentro? Conv.

ni. 8.

Portamento
zionale,

esteriore.

Debbe

V uomo porre Ogni

studio in quelle operazioni che sono proprie dell' anima ra-

dove

la divina luce pi

espeditamente raggia, cio


7. -

nel parlare

e negli alti,
:

che reggimenti e portamenti soConv. ni.

gliono essere chiamati

ben entrare nella


soave e grazioso.

porla della giovent

gli

fa mestieri esser

La grazia s'acquista per soavi reggimenti che sono dolce


e cortesemente parlare, dolce e cortesemente servire e ope-

rare

Conv.

IV. 25. -

La soavit degli
in
tutti li

atti

che avvalora ed

accende Amore consiste


onesti, dolci, e

sembianti della persona


:

senza soperchio alcuno

Conv.

ni. 14.

E
quasi

al

severo poeta piace di scolpirci spesso questi


e

atti

esteriori, questi nobili

laudabili portamenti [V.JS. 2.),


in

bellezza risplendente

suW onest

Conv.
ci

iv. 8. -

L' orrevole

gente del castello della nobilt


e

dipinta

con occhi tardi


hianti:

E di grande autorit ne' lor semLa gente d'anime trovata a' pie del monte del Purgatorio, andava pudica in faccia e nell'angravi,
Inf. iv. 112. -

dare onesta: Purg.


^

in.

^1; ed

ei

ci

ricorda l'atto onestato

sodo: Purg. xxix. 134;

e gli atti

ornati di tutte onestati:

FILOSOFIA MORALE.

185
di riverenza

Par. XXXI. 49
Purcj.
XII.
IV. 25. -

il

viso

e fili

atti

adorni:
Conv.

82. - Gli alti villani sieno lungi


lil)ero
,
si

da noi:

Atto

quando una persona va


mostra nel tenere volto

volentieri
lo viso in

ad alcuna parte che


quella: atto sforzato

quando contro a voglia si va, che s mostra in non guardare nella parte dove si va: Conv. i. 8. Sia moderato il riso con un' onesta soavit, e con poco movimento delle membra, sicch l'anima paia modesta e non dissoluta. E il poeta con soavissima espressione ne dipinge il mirabile riso della sua donna che mai non si sentia se non dell'occhio: Conv. ni 8. La fretta toglie il decoro alla movenza delle membra,
,

e disconviene alla maest della persona


nest dismaffa: Pur(/. ni. 11.
il

La

fretta che

/'

o-

Alla quale sentenza fa chiosa

precetto di Seneca, ricordatoci negli


Z)/s. VII. 1.

AmmaeslramenH
si

degli

Antichi,

18: Sia
e

il

tuo andare senza disordina-

mento.... nell'apparenza

nei

movimenti

deve servare

pi diligentemente regola d'onest, in quanto che gli atti

dimostrano quello che


1,

2,

la persona ; e quello dello Somma, 102: - All'onest e gravit nuoce la fretta. (L'esser

bene usante con


e pronta
e

affabile piacevolezza,

cortese,
la

amorevole,

giocondo e bene complessionato, avere


feconda,
la

loquela graziosa

voce soave,

dolce e ben sonora;


gli altri

avere

lo

sguardo e l'andare composto e


maniera.
Passavanti, Specchio
iv.

sembianti

con

bella

della vera Peni-

tenza,

Trattato della Vanagloria. C.


la

p. 270.)

L'uomo buono dee


e

sua presenza dare a pochi


il

e la

familiarit dare a neno, acciocch

nome suo
ii.

sia ricevuto

non ispregiato: Conv.

i.

4.

- Alle secretissime cose noi do-

vemo avere poca compagnia:

Conv.

1.

Della Donna: sua bellezza; quanto pi semplice pi bella. Inverecondo vestire. Doti di che debbe andar fornita una d<nna. Pudore. Paura del disonore. Innanzi a donna non si tengano parole men che oneste. A chi debba la donna concedere i suol affetti. Belt e saggezza sono le virt con che la donna pu svegliare e ridurre in atto amore nell'uomo: Son. 10. Ma la bellezza d'una donna non si pu manifestare, quando gli
adornamenti
dell' azziniare e delle

veslimenta

la

fanno pi

ammirare ch'essa medesima

{lyon

donne contlgiate,

non

186

FILOSOFIA MORALE.

cintura Che fosse a veder pi che la persona: Par, xv. 101) ; onde chi vuole bene giudicare d'una donna, guardi quella

quando

solo

sua naturai bellezza

si

sia

con

accidentale adornamenlo discompagnala:

lei da tulio Conv.i.O. - Le

donne, con semplicit

di stile e

abbondanza
il

di

parola affet-

tuosa, con soavit impareggiabile di poesia esaltale a cielo dal

poeta, venivano dallo specchio senza


al fuso

viso dipinto, intente

ed

al

pennecchio,
e,

e,

madri affettuose, vegghiavano


- Indizio
Il
il

a studio della culla,


li

consolando usavano l'idioma che pria


di

padri

le

madri trastulla: Par. xv. 117.


il

grande corruttela
dore,
si

vestire disonesto nella donna.

bel

sesso per natura pudibondo. Quand'esso perdette

pu-

pu dire che

la

corruzione

al

colmo. E

il

poeta

gridava con parole di fuoco contro

le sfacciale

e svergo-

gnate firentine {Purg.xxm), ed a castigo dello sfoggiato

ed inverecondo vestire

si

fa

preveggente annunziatore
xviii. 2, ei

di

calamit alla sua patria. E nella Canz. Ornarsi, come vendere


Si volesse ai

pur canta:

mercato rie' non saggi? Che il savio non pregia uom per vestimenta, Perch sono ornamenta, Ma pregia il senno e li gentil coraggi.

nel Conv. ni. 4:

Yeggano

li

cattivi malnati, che

pongono
l'o-

lo studio loro in azziniare la loro

persona, che dee essere


fare,

tutta con oneslade

che non altro a


la

che ornare

pera d'altrui, abbandonare

propria.

-N alcuno meni mai


e

vanto

di

beltade eh' abbia nel suo corpo, che non fu egli


Iddio
Signore,

di ci fattore:

esso fece noi

non

essi

noi: Conv. in. 4 -

donna non sia scompagnala da saggezza. E ch' pii bello in donna che savere? Ma oltre che saggia il filosofo la vuole pure cortese nella sua grandezza: Canz.ix.L Nulla cosa in donna sta pi ben che cortesa Conv. 11. 11. - Cortesia e oneslade luti' uno: Id. - E perch la

la belt in

3.

donna si possa dire gentile negli alti ed amorosa, Canz. xii. (Adorna assai di gentilezze umane: Caw:;. iv. 1. Gentile piaceri: V. JS. 26), debbe andar coroe piena di lutti nala di umilt: V.N. 26; cinta ed ornata alla guisa che
i

alla etade si

conviene:

Y. J\.

2;

vestita di gentilezza, di

amore

e di

fede:
.

lare: V. N.

essere di molto leggiadro par^ 18. - In donna da pregiar virtute. Bai u -

5on. 18;

FILOSOFIA MORALE.

187
s
il

{Donna
sicura,
fallo

di

virl.

Inf.w. 18.)

Donna onesta permane di


al

per la coscienza di sua integrila:

pur udire

altrui divicn timida: per l'altrui fallanza timida s rimane: /^ar xxvii. 31. - Guardiano d'ogni pi bella virt

nella

donna

il

Pudore.

Il

Pudore un ritraimento d'anisiccome


richiesti

mo

da laide cose, con paura di cadere in quelle;


nelle vergini e nelle

vedemo

donne buone

e neili adolescenti,
l

che tanto sono pudici, che non solamente


tentati sono di fallare,
di

dove
si

ma ove

pure alcuna imaginazione


possa, tutti

venereo compiacimento avere

si

dipingono
fall

nella faccia di pallido o di rosso colore... rifrena questo pudore!


fa

Oh

quanti
e

quante disoneste cose

domande
eziandio

tacere! quante disoneste cupiditati raffrena! quante male

tentazioni non pur nella pudica persona diffida,


in quello

ma

che

la

guarda! quante laide parole ritiene! Conv.


la

IV. 25. - In

donna pur laudabile


lei

paura del disonore


Conv.

per colpa: sfacciatezza in esso


IV. 19. -

vilt e ignobilil:

Nullo atto laido che non sia laido quello nomi-

Lo pudico e nobile uomo mai non parl s, che a una donna non fossero oneste le suo parole. Ahi quanto sta male a ciascun uomo che onore vada cercando, menzionare cose, che nella bocca d'ogni donna slieno male! Conv. iv. 2o. E donna leggiadra non deve amare se non chi segue virt e conoscenza. La bella ch'Amore consente essere in donna sin dal suo decreto antico, non fu formata che per disposarsi a virt: Canz. xviii. 1. - Onde ognuna che sente
nare.
dipillo pregio delia bellezza

con onesto e bel disdegno do-

vrebbe coprire quanto

di belt in lei dinanzi

ad uomo non

virtuoso, perch virt debb' esser seano d'amore. risca colai donna, che per cagion di voler

Oh

pe-

amare un
e crede

tristo

umo, disgiunge sua belt da bonl naturale,


un appetito irrazionale, fuor d'orlo di invece appetito d'animo, spettando pur
intelletto:
alla

Amore

rafjione,

quando

volont e allo

Canz.
Conv.

xviii. 7.

Vergogna, Verecondia.
sonoranza
:

Vergogna

tema di di-

iv. 19.

Vi una vergogna che nasce dal

pentimento del

fallo e

questa bella e santa, e lava ogni

maggior difetto [Inf.xxx. 143); e ve n' ha un'altra che nasce da dispiacere, e questa trista: Inf. xxiv. 142. Vergogna

188

FILOSOFIA MORALE.
in lutti

non sempre

pu

far

l)uona scusa al
(

fallo,

ma

solo

nei giovani e negli inesperti:


Del color consperso

Conv.

iv. 19, 25.

Che

fa

l'uom

di

perdon talvolta degno. Pun.

v. 2o.

La Verecondia una paura di disonoranza per fallo commesso; e di questa paura nasce un pentimento del
fallo,
il

quale ha
fallire:

in se

un'amaritudine, eh' gastigamenlo


iv. 23.

a pi non

Conv.

Amore.

L'amore
Amor,
...

attesta gentilezza d'animo, che:


apprende. Inf.
10.
v. 100.

al cor gentil ratto s'

Amore

e cor gentil sono


:

una cosa. Son.

ed

detto pur di lui


11

fonte del gentil parlare. Son. 42.

Amore

che

sona amata:
naturalmente

Coni'. IV. 1. in tra

congiunge e unisce l'amante con la perLe cose congiunte comunicano


s le loro qualit; intantoch talvolta

che l'una torna del tutto nella natura dell'altra, incontra

che

le passioni della
s

persona amata entrano nella persona


si

amante,
amici
in

che l'amor dell'una


e
'1

cos l'odio
gli

desiderio

e ogni

altra passione;
li

comunica nell'altra, e per che


nemici odiali
;

dell'

uno sono

dall' altro amati, e

perch

greco proverbio detto:

Degli amici esser deon

tulle le cose

comuni

Conv.

iv. 1 -

gliando e sottilmente considerando,

Amore, veramente pinon altro che uni-

niento spirituale dell'anima e della cosa amata, nel quale

unimento di propria sua natura l'anima corre o tosto o tardi, secondoch libera o impedita Conv. in. 2. - Non subitamente nasce amore e fassi grande e viene perfetto, ma vuole alcuno tempo e nutrimento di pensieri, massi:

mamente

dove sono pensieri contrarli che


'1

lo

impediscono.

Allora prima che questo amore divenga perfetto, conviene

molta battaglia intra


che
gli

pensiero del suo nutrimento, e quello


2. -

contrario: Conv. n.

La mente

1'

si

diletta

sem-

pre nell'uso della cosa amata, eh' frutto d'amore, in quella


cosa,

che massimamente amata,


:

uso massimamente

dilettoso

quanto
per

Ogni cosa amabile tanto pi amala, pi propinqua all'amante: De Mon. I.13 (//". v. 127).
Conv.
iv. 22. -

Quanto l'agente pi
la passione...

al

paziente s unisce, tanto pi forte


la

Onde quanto

cosa desiderata pi

si

FILOSOFIA MORALE.

189
;

appropinqua
bile e pi
(li

al

desiderante, lanlo
si

il

desiderio maggiore

l'anima pi passionata, pi

unisce alla parte concupisciConv.


iii.

abbandona

la

ragione:

10. -

Due

sorte

amori

vi
.

hanno, sensuale ed intellettuale:


,

amar si pu bellezza per diletto, E amar puossi virt per alto oprare. Son.
.

42.

Amicizia.
profanato:
il
i

Il

nome

di

amico

sacro,

ma

pi sovente

pi sono amici della ventura: lnf.\\.^^\ onde

proverbio
ci

amicizia

amico di ventura come rota si ffira. - E della apprendeva questi nobilissimi dettati: Quegli si
:

dice amico, la cui amist

non

celata alla persona amata,


la

ed a cui

la

persona amata anche amica; sicch


Conv.
iii.

be-

nevolenza
cosacch

sia d'ogni parte:

Il - L'operazione della conciossiaConv.


i.

virt per se dee essere acquistatrice di amici,


la

nostra vita
alla verit
'.

di

quelli

abbisogni:

8.

Dall'amore
la

e alla virt

nasce

la

vera perfetta

amist: Conv. in.

Della vera amist

cagione efficiente

virt... Fine dell'amist vera la

buona dilezione che


iii.

procede dal convivere.... secondo ragione: Conv.


Amore, Acceso di virt, sempre altro accese Pur che la fiamma sua paresse fuore. Furg.

11.

xxii. 10.

L' amist per onest fatta vera e perfetta e perpetua

quella

per diletto fatta o per

utilit,

non

amist vera,
si

ma

per acci:

dente... l'amist i^er utilit,


IH.

meno amist
amistadi

pu

dire

Conv.

11 - La maggior parte

dell'

si

paiono seminare

nell'et prima,

perocch

in essa

comincia l'uomo a esser

grazioso:

la

qual grazia s'acquista per soavi

reggimenti

che sono dolce e cortesemente parlare, dolce e cortesemente servire e operare Conv. iv. 25. Intra dissimili di eostumi
:

amist esser non pu, dovunque amist


s'intende, corre

si

vede, similitudine
iii.

comune

la

lode e lo vitupero: Conv.


viii.

1.

Simile a simil correr suole: Canz.


fa

3; ni.

1.

Simiglianza
si

nascer diletto: Canz. xvui.

3. si

Alcun vizioso dunque non


ni. 1 -

mostri amico, perch in ci


di colui cui

prende opinione non buona

amico

si

fa

Conv.

E non meno

dissimili

che

simili di stato

congiungonsi per fede d'amicizia. Dacch,


utili,

se vogliasi riguardare le amicizie dilettevoli ed


vi bada,
si

a chi

parr che ben sovente per esse stringonsi le

190

FILOSOFIA MORALE.
alle

preemnenli

inferiori

persone.

Ove

poi

rivolgasi

lo

sguardo all'amicizia vera e per

non conster che ari illustri e sommi principi assai di frequente s'amicarono uomini di fortuna oscuri e per onest preclari? E come no? se anche tra Dio e l'uomo non vien per dismisura
s, forse

ad impedirsi l'amicizia? Ep. a Cangrande, ^ ^. - ^e non che nelle persone dissimili di stato conviene, a conservazione
di quella,

una proporzione essere


a
il

in tra loro,

che

la dissi-

militudine

similitudine

quasi
ni. 1.

riduca,

siccome
si

intra

il

signore ed

servo: Conv.

-Ciascun amico
1.

duole del

difetto di colui ch'egli

ama: Conv.

1.

Nessuno dee l'amico

suo biasimare palesemente, perocch a s medesimo d del


dito nell'occhio:
difetto

Conv.mA.

All'amico dee l'jiiomo lo suo


Conv. L'i.
al

contare segretamente:

Quando l'amico
amico quello

conosce

che

vergogna crescerebbe

suo

ammonendo, o menomerebbe suo onore, o conosce l' amico suo non paziente, ma kacondo all'amonizione, ei s'adopera come quello savio guerriero che combatte il castello da un lato per levare la difesa dall'altro, che non vanno a una
parte la 'ntenzione dell' aiutorlo, e la battaglia: Conv.
li

in. 10.

naturale amore principalmente


si

muove
lui...

l'amatore a tre
a esser
1'

cose: l'una

a magnificare

l'amato; l'altra

geloso di quello; la terza a difendere

Quanto

amico

ha

di

boutade

in

podere ed occulto,

ei

lo fa

avere in atto

e palese... La gelosia dell'amico fa l'uomo sollecito a lunga

provvedenza:
nel

Con?;. 1. 10. - Provenzano Salvani liberamente campo di Siena, Ogni vergogna deposta, s'affsse: E l

per trar V amico suo di pena. Che sostenea nella prigion di Carlo, Si condusse a tremar per ogni vena: Purg. xi. 134 - Gli amici sono quasi parti di un tutto, perocch 'l tutto loro
uno volere e uno non volere: Conv.
i.

6.

Uno medesimo
si

studio dev'essere tra loro, perch di questa concordia l'a-

mist confermata e accresciuta... L'amist


la

accresce per

consuetudine: Conv.
II.

1.

13

-Un

sol volere

d'ambedue:

Jnf.

138: Tanto

m'

bel,

quanto a te

piace:... sai ch'io

non mi parto dal tuo volere: Inf. xix. 38: Esser non puote mio (voler) che a te si nieghi: Purg. i. 57. Se gli amici hanno uno stesso volere, dunque gli stessi desideri!, dunque la stessa fisionomia per cui vengono appalesati:
il

FILOSOFIA MORALE.
Pur

191

mo

venieno

tuoi pensier Ira' miei

S che d'

Con simil atto e con simile faccia. entrambi un sol consiglio

fei.

Inf. xxin. 28.

^'olisi la

gravit e la nobilt della sentenza racchiusa nei

versi seguenti all'intuito

degna del sommo poeta:

Che tutti i carchi sostenere addosso De' l'uomo infino al peso eh' mortale. Prima che '1 suo magi,More amico provi, Che non sa, qual sei trovi E s' egli avven che gli risponda male, Cosa non che costi tanto cara; Che morte n'ha pi testa e pi amara. Canz.
;

i.

3.

Consiglilo e Consig;iicrc.

Male tragge

al

segno

quello che noi vede; e cos mal pu ire a questa dolcezza chi

prima non l'avvisa... Onde nobilissimo e necessario questo segno vedere, per dirizzare a quello l'arco delle nostre
operazioni, e

massimamente

da gradire quegli che a coloro

noi ve;?giono, l'addita: Cony. iv. 22. Nelle nostre dubbiezze

adunque ci mestieri ricorrere agli altrui consigli, se da noi medesimi aver non li possiamo Purg. in. 62. Il buon con:

sigliere ci sar in quelle di conforto [hif. iv. 18), e

ad ogni

nostro uopo di soccorso: Purg.


di

xvm.

13.

Uno

de' caratteri

buon consigliere

si

che abbia
le

esperienza

del
e

mondo,
perch

perch egli allora ha


dalla prudenza

cose conte:
i

Inf.xw. 62;
i

vengono buoni consigli, quali conducxDno s ed altrui a buon line nelle umane nostre operazioni Conv. iv. 27. Qualunque ora lo guidatore cieco, convien ch'esso e quello cieco ch'a lui s'appoggia, vengano a mal fine: Conv. i. l. Tutte le qualit del buon consigliere sono
:

mirabilmente espresse dal nostro poeta


Che vede,
e

in

questo verso:
xii.

vuol dirittamente, ed ama. Par. xvni. 105.


fia la
ci

La sua parola ornata


ci
II.

nostra scoria: Purg.

45; essa
{Inf.

mostrer ci che
67),
II.

necessario al nostro

campare
al

e con desiderio
1*35),

disporr

il

nostro

cuore

bene
:

onde noi acquisteremo prode nelle parole sue consigliere prudente non attender Il dimandati consigli, ma preveggendo per lui, senza richiesta, ce ne sar liberale, siccome la rosa che non pure a quello che
{Inf.

Purg. XV. 141.

va a

lei

per

lo

suo odore, rende quello,


le

ma
ci

eziandio a qua-

lunque appresso
il

va

Conv.

iv. 27.

Come
il

abbiamo scelto
ha concesso

consiglio saggio {Purg. xiu. 75), cui

cielo ci

192
per nostra salute,

FILOSOFIA MORALE.

dobbiamo considerarlo qual dolcissimo

padre {Pura. xxx. 50), acquetarsi in lui; esso intender meglio che noi ragioniamo: Inf. ii. 35. E sar pur bella cosa
a noi, del suo
nostri
pensieri,

ammonir
ez'.andij
ci

usi [Purg. \u. 85),

comunicargli
vero:

quando

ci

paiono scevri d'ogni


il

dubbio, cosi meglio

sar confermalo

Maestro mio, risposi, per udirti

Son

io

pi certo:

ma

gi

mi era avviso
dirti. Inf. xxvi. 49.

Cile cos fusse, e gi


I

voleva

consigli che

non hanno rispetto


noi

alla nostr'arle, e
ci

che

procedono solo da quel buono senno che Iddio


(eh' prudenza)
di colui che ce
la
li

diede

non

li

ha

dati. Quelli

dobbiamo vendere a' che hanno rispetto

figliuoli all'arte,

quale abbiam comperata, vender possiamo,


si

ma

non

s'i

che non

convengano alcuna volta decimare cio a quelli miseri, a cui solo il grado divino
a Dio) rimaso
:

e dare a Dio,
(F esser cari

Conv.

iv. 27.

Prudenza.
memoria
conoscenza delle

dalle vedute cose per trarne

buona si richiede documento, e buona presenti per non prender inganno a deteresser

prudente

minarsi all'azione, e buona provveden:^a dalle future: Conv.


IV. 27.

E
il

il

Paruta dal nostro filosofo tolse di peso

la

sua

definizione della prudenza:


passate,

Prudenza
il

ricordarsi delle cose


le

conoscere

le

cose presenti e

provedere

future. -

Prudenzia,

cio Senno,

per

molti posta tra le morali


le intellettuali
:

virt,

da Aristotile anche tra


elle

avvegnacch
mostri
la via

essa sia conducitrice delle

morali
e

virt,

per

che

si

compongono,

senza

quella

ssere

non

possono.

Conv. v. 11. - Alle forti imprese non dobbiamo

sbadatamente avventurarci,
virt
II s'

ma

ci

duopo guardare
Pwrg.
xii.

la

nostra

e\h

possente, fidarci poi

aW alto

passo: Inf.u.X.-

prudente va sempre atteso innanzi:


fa di tratto
;

76;

non

delibera mai subito:


s

innanzi di mettersi

ad alcuna opera

eletto seco

Inf. xxiv. 22, poi

bene a considerarla: dopo alcun consiglio ne esamina la mente, e deli-

bera

alla perfine, dispostosi all'uopo,


si

non tarda a compierla.


le difficolt
ci

La prudenza esige che


trebbero attraversare
la

preveggano

che po-

nostra via, perch non


Il

vengano

meno

gli

argomenti necessari a vincerle.

prudente ade-

FILOSOFIA MORALE.

193

pera ed istma Che sempre par che innansi s prover/qia: Inf. XXIV. 2'J. - Egli buono armarsi di provedenza: Par. xwi.
109.

La prudenza
Ma per

e la cautela

non mai soverchia

Presso a color, che non vej^gon pur l'opra,


entro
i

pensier miran col senno. Inf. xvi 119.


e

L'imprudente ha varihezza

senno poco. Inf. xxix. 114.


. .

sempre si tiene Pusillanimit. Il pusillanimo. meno che non ... il pusillanimo sempre fa maggiori gli altri che non sono... Con quella misura che l'uomo misura s medesimo misura le sue cose, che sono quasi parte di s medesimo Conv. 1. 11. Fortezza nelle sventure Nell'avversit non ci venga mai manco la fortezza; ma dobbiamo essere presti,
:

come vuol, alla fortuna


ai colpi d ventura
(

{Inf.

xx 53),
j,

e sentirci ben tetragoni


i

Par. xvii. 24

quali son pi gravi

a chi pi s'abbandona: Par. xvii. 107. - Aristotile disse che quanto pi l'uomo soggiace all'intelletto, tanto meno
soggiace alla fortuna: Conv.
iv. 11.

Onde
la

durezza
Gino:
tro
1

dell' esigilo

avea purificato

il poeta che nella grande sua anima, il

con queste sublimi e cristiane parole confortava

suo amico

Ioti esorlo, fratello carissimo, ad esser paziente conti


i

dardi di Nemesi. Leggi,


dall' eccellentissimo fra

prego,

rimedi delle sventure

che

llosofi,

Seneca,

a noi

come

da un padre ai figli son porti; e dalla memoria tua non cada un momento quella sentenza: se voi foste cosa del mondo, il mondo ci eh' sua cosa amarebbe: Ep.iv.Ho. Del Tempo t buon uso del Tempo. Tutte le nostre brighe, se bene vegnamo a cercare li loro principii, procedono

quasi dal non conoscere V uso del tempo... che in tutte nostre
operazioni
si

deve attendere
'1

Conv.

iv. 2.

Cos

Maestro; ed
'1

Dissi lui, trova, che

Alcun compenso, tempo non passi


io:
xi. 13.

Perduto

ed ejji

Vedi he a ci penso. Inf

Prenderai

Alcun buon frutto

di nostra dimora. Pur^.x vii. Non perder l'ora. Inf xin.80. Pensa che questo di' mai non raggiorna ... Io era hcn del suo ammonir uso, di

89.

non perder tempo... Pwry. xii.84. il tempo non si perda Per poco amor ... l'urg. xvm. 103. VOL. 11.
Ratto, ratto, che

Par

191
Il

FILOSOFIA MORALE.
tempo che
e'

imposto
si vuole.

Pi utilmente compartir

Purg.

xxiii. 3.

Quanto uno

pi avanti
II

nella

cognizione delle cose,


in
il

tanto pi apprezza

tempo che trova sempre breve


rimane ad imparare
e a fare per

confronto di ci che

gli
:

suo perfezionamento

Di perder tempo a chi pi sa pi spiace. Purg. in.

78.

Del parlare.
la

L' uomo Stolto moltiplica


la

le parole, dice

Sapienza.

Il

volgo misura
Il

dottrina dal

numero
le

delle

parole e forte s'inganna.


discrezione: {(7onv.iv.
al parlare:
2),

Savio misura

e sceglie loco e

con tempo opportuni


si

parole

Inf. xxvi. 77.

In tutte nostre operazioni

dee

attendere, e massimamente nel parlare, se vogliamo le nostre

parole sieno ricevute e fruttifere vengano : Conv. tv. 2. Le troppe parole, e malamente gettate, potrebbero non essere ben ricevute e tutte andare in erba vana; e le troppo scarse

potrebbero esser cagione di


ascoltanti:

sterilit

d'opere buone
lo

agli

Conv. iv.

2.

Il

nostro parlare
A'.

non debb' essere


che sarebbe

indarno ovvero di soperchio {V.

14),

male, dovendo essere, quasi seme ci' operazione, {Conv. iy. 2) e sempre ad alcun intendimento e utilit E perch le nostre
.

parole ottengano

il

migliore e

pi sicuro efletto,

il

savio

suole proferirle con voci soavi dilettose o piacenti a chi le ode, e indi persuasive della verit di cui sono interpreti
fedeli:
Co?tr.
ii.

2.

nobili spiriti

che avean stanza nel

castello della Psobilt, descritto al C. iv. dell' Inferno, par-

lavan rado con voci soavi; e


e

la

sua Beatrice dicea soave


ed

piana {Inf.

ii.

36), e in suono amoroso {Par. xvii. 7), e in

sorrise paroletle brevi


affetto
il

(Par.
la

i.

95]

ei

pur ricorda con

parlare onesto e
113; in/, x. 23.

parola ornata del suo Maestro:


dolce dire
//i/".

inf.
cilia

II.

67,

Il

adesca e ne con-

la

benevoglienza altrui:

xiii. 53.

Taluna volta

pel mollo affetto la parola ci

si fa

pi scolpita ed animata,

onde Dante;
Talor parliamo l'un alto, e l'altro basso, Secondo l' affezion eh' a dir ci sprona^ Ora a maggiore, ed ora a raiuor passo. Purg. xx. 118. La voce mia di granile affetto impressa. Par. vni. 44.

Ma

ci
:

sar buono l'aver sempre alla mente

il

precetto del

poeta

FILOSOFIA MORALE.
Parla, e
.Non
Il
sii

195
xiii. 78.

breve ed arquto. Purg.


utile ci sia.

dimandar pi die

V. N. 12.

Savio poi conosce quando


Pi tacer, che ragionare, onesto. Par. xvi.
43.

n parla mai olire


Ised pur
altri

li

lerniini della cortesa:


lo sciorinare

V. Y. 10.

buono

quanto fu per noi dagli


il

udito

che non

di

rado

fia

laudabile

tacerci:

Inf.

XV. 103; ed
Il

tacere bello,

S coni' era

M parlar col doV era. Inf.

iv. 101;

consiglio

che pure Grazinolo de' Bambagluoli ritraea dal


e

nostro poeta: - Si convien seguir


e

tempo
>

e loco...

'1

mezzo

bel tacer tra

Lode
<i

troppo e 'l poco. e disprezzo di s stesso


"1

Lode d'altrui.

Parlare alcuno di s
li

concede per
lodare non

medesimo pare non lecito... Non si reltorici, alcuno di s medesimo sanza nenon
sia

cessaria cagione parlare... Lodare s da fuggire in quanto


si

pu, che quella loda

maggiormente
vituperio chi

.vituperio; loda nella

punta delle parole,

cerca loro nel ventre. Chi loda s,

mostra che non crede


e

essere buono tenuto; che non g' incontra senza maliziata


coscienza...

E ancora
tanto
la

la

propria loda

il

proprio biasimo

da fuggire, perch non


e^siimatore
:

uomo che

sia di s

vero e giusto

propria carit ne inganna:

Conv.

i.

2. -

L'essere lodatore

di s

medesimo

/ postutto biasimevole

a chi'l fa:
cessit

Y. iY. 29. il

Di qui manifesto perch Dante

neir esprimere

suo nome siasene scusato, come da nePurfi.

costretto a registrarlo:

xxx.

G3.

Dante,
e'

ancorch altra cagione avesse del nominarsi

che

fece

una volta sola nella sua grande opera, tuttavia si vede quanto accuratamente e' se ne scusa, e come e' rigetta
la colpa nella necessit,

che

di

vero basta a scusare ogni

uomo: Quando
necessit qui
si

io

mi volsi

al

suon del nome mio Che d


pur biasimevole
disprelo

registra.

Annotazioni al Decamcrone.,]). i2. il

Che se non par

lecito lodare,

giare s medesimo,

perch all'amico dee l'uomo

suo

difetto contare segretamente; e nullo pi

amico che l'uomo


Conv.
2.

ais; onde nella camera de' suoi pensieri s medesimo ri-

prendere dee e piangere

li

suoi difetti e non palese

i.

196

FILOSOFIA MORALE.

L'uomo

degno

di loda o d vituperio solo in quelle

cose che sono in sua podest di fare o di non fare;


quelle, nelle quali

ma

in

non ha podest, non merita n vituperio, ne loda; perocch l'uno e l'altro da rendere ad altrui, avvegnacch le cose siano parte dell'uomo medesimo:
Conv.
al
111.

2.

Villania fa chi loda

o chi biasima dinanzi


esser pre-

viso alcuno

Conv.

i.

2.

- L'

uomo non dee

sontuoso a lodare
s'egli piacere

altrui,

della

non ponendo bene propio mente persona lodata; perch molle volle
d biasimo,
Conv.

credendosi alcuno dare loda,


discrezione in ci avere

o per difetto

dello dicitore, o per difetto di quello che ode.


si

Onde molta
10.

conviene

iii.

Compagni
naturalmente
IV. 1. -

cattivi.

Le

cose congiunte comunicano

in tra se le loro qualit, intanto

avviene che

talvolta l'una torna del lutto nella natura dell'altra: Conv.

In ciascuno ciascuno vizio assembro, Perch ami-

st nel

mondo
Se

si

confonde
t'

Canz.
ti

xviii. 7.
forb. Inf. xv, C9.

Da' lor costumi fa che tu


cavaliei-

invita, o ti ritiene,
ti

Innanzi che nel suo piacer

metta.

Spia se far lo puoi della tua setta;

se non puote, tosto l'abbandona,


'1

Che

buon

col

buon sempre camera


che spesso

tiene.

Ma

egli avvien,

altri si getta

In compannia, che non ha che disdetta Di mala fama, eh' altri di lui suona. Con rei non star n ad inciegno n ad arte;
Che non fu mai saver tener lor parte. Canz. xm. Chiusa.

Del bnono e del cattivo esempio.


sti,

La via dei giu-

dice Salomone,

quasi luce splendente che procede e

cresce infino al d della beatitudine,

andando loro dietro,


15.

mirando

le loro

operazioni, eh' esser debbono a noi luc nel

cammino

di

questa brevissima vita: Conv.uL


Uomini
furo, accesi di quel caldo
i

Che

fa

nascere

fiori e

frutti santi. Par.

xxn.

47.

Quivi son

li

gigli,

si prese il buon cammino. Par. xxiu. E r amorosa fronde Di radice di bene altro ben tira. Poi suo simile in grado. Canz. xvm. 7.

Al cui odor

74.

Stoltamente

ei si

crede parlando bene, e male operando,

gli altri nella vita e nei

costumi ammaestrare

le

mani

di

FILOSOFIA MORALE.

197

bench queste persuadessino il falso e quelle il vero: De Mon. i. lo. - L'esempio assai pi efficace che la parola: 1' esempio spesso quasi mai la parola: basta
le parole,
;

Giacobbe persuaderanno pi che

Altra risposta, disse, non

ti

rendo,

Se non

lo far:

che
1'

la

dimanda onesta
76.

Si dee seguir

con

opera tacendo. Inf. xxiv.

Anche
si

buoni per l'altrui esempio cattivo,


Nepote ho
io di l

di

leggeri

guastano:
ch'ha nome Alagia:
casa

Buona da

s,

purch

la nostra

^'on faccia lei per

esemplo malvagia, ?urg. xix. 142.


il

E pi

funesto e ruinoso, se
La mala condotta

malo esempio vien dato

dal grandi:

la

cagion che

il

mondo ha

fatto reo. Purfj. xvi. 103.

Perdono
carissimi,

nemici. Perdonate, perdonate oggimai che con meco avete ingiuria sofferto; affinch il
a'
5.

pastore vi conosca pecorelle del suo gregge: Zp. v. Amate da cui male aveste. Purij. xm. 36. Lo mal eh' avem sofferto Perdoniamo a ciascuno, e tu perdona
Benigno, e non guardare
al

nostro merto. Purg. xv. 16.

Qualunque che adonta per


vendetta, e ferma nella sua
vii

iwihira,

e si fa ghiotto

della

mente

il

male altrui impronti), P^r^. xvii.


lo

danno di chi l' offese 121; non faccia scusa


dall' eterno fonte

W aprir
alti

cuore

all'

acque della pace. Che

son diffuse. Purg.xv. 130.

Della ivobiif k.
matrimoni,
gli

Perch veggiono fare le parentele e


edificii la

gli

mirabili, le possessioni larghe,

le signorie grandi,

pi gente credono quelle essere ca-

gioni di nobilt,

anzi essa nobilt

credono quelle essere:


cos

Coni;. IV. 8. - Egli tanto

durata La

falsa opinion
i

tra

nui, Che
ISipote

Vuom chiama
fllio

colui

Uomo

fjentil,

che pu dicere:

fui

di cotal valente.

Bench sia da niente:


il

Ma
cam-

vilissimo

mino,

poscia V erra,

sembra a chi 1 ver guata Chi avea scorto E tocca tal, eh' morto e va per
(siccome
si

terra...

Che

le divzie,

crede)

Non

posson gentilezza

dar, n trre. Perocch vili son di lor natura: Canz. xvi 2.


{Benichi,\].) Vedete, quanti sono coloro che sono ingannati
I

Cio coloro che per essere

di

famose e antiche generazioni.

198

FILOSOFIA MORALE.

e per essere discesi di padri eccellenti credono essere nobili,

nobilt
L'

non avendo

in loro. Conv. iv. 29.


li

Rade volte risurge per

rumi

umana

probitale... Punj. vii. 121

La

nobilt...

rende esemplo del


quivi
19. -

cielo...

vunque
nobilt:

virt,
iv.

nobilt...

De Mon. ii. 3. Donon virt dovunque


:

Conv.

La nobilt se

di

generazione

in

generazione non

si

rinfranca con novelle virt vien meno,


al

siccome un manto
in
bici lo

quale se non s'aggiunge


si

di

quando

quando un pezzo dove


riduce a nulla:

logora,

il

tempo

colle sue for-

poca nostra nohilt

di

sangue,

Se gloriar di te la gente fai Quaggii, dove l'affetto nostro langue,

Ben

se' tu

manto cbe

tosto raccorce,

non s'appon di die in die, Lo tempo va d' intorno con le force. Par.
S che se

xvi. 1.

Nessuno per poter dire: dee credere esser con essa


in lui [se

io
;...

sono
se
i

di

cotale

schiatta;

frutti delle virt

non non sono


vii.

non possed del miglior retaggio: Purg.

120)

che

il

divino seme

non cade

in ischiatta,
la stirpe

cio in istirpe,

ma

cade nelle singulari persone;

non

fa

le sin-

gulari persone nobili,

ma

le singulari

persone fanno nodisceso degli buoni


e deesi
lo

bile la stirpe: Conv. iv. 20. -

L'uomo

vile,

maggiori, degno d'esser da tutti scacciato:

buono uomo chiudere


rimasa
Conv.
iv. 29.

gli occhi

per non vedere quello vi-

tuperio vituperante della bont


:

che

in

sola la

memoria

Le ricchezze pericolosamente nel che sommettendo ci che promettono, apportano il contrario. Promettono le false traditrici sempre, in certo numero adunate, rendere il raunatore pieno d'ogni appagamento; e con questa promissione, conducono l'umana volont in vizio d'avarizia... Promettono le false traditrici, se ben si guarda, di trre ogni sete e ogni mancanza, e apportar saziamento e bastanza: e questo fanno nel principio a ciascuno uomo, questa promissione
loro accrescimento

Delle Ricchezase.

sono imperfette,

in certa quantit di loro accrescimento affermando; e poich

quivi sono adunate,

in loco
di

di

saziamento e

di

refrigerio,

danno e recano sete

casso febricanle intollerabile: e in

FILOSOFIA MORALE.
loco di bastanza, recano

199
cio

maggior quantit a desiderio; e con questo paura e sollecitudine grande sopra r acquisto. Sicch veramente non quetano, ma pi danno cura, la qual prima senza loro non s'avea... Conv.

nuovo termine,

IV. 12.
si

misura che

si

viene acquistando
-

gli

umani

desideri!

fanno pi ampii. Id.

Pongasi mente alla vita di coloro


di tutti

che dietro vanno a queste false meretrici, piene


difetti,

come vivono sicuri, quando di quelle hanno rannate, come s'appagano come si riposano. E che altro cotidianamente pericola
alcuno?
lo

e uccide le citt,

le

contrade, le singulari

persone, tanto quanto lo nuovo raunamento d'avere appo

quale raunamento nuovi desideri! discuopre, al

fine delli quali senza ingiuria

d'alcuno venire non

si

pu:

Coiv.w. 12.

-La

possessione delle ricchezze dannosa per


di

due ragioni: l'una ch' cagione


lo

male;

l'altra ch' pri-

vazione di bene. Cagione di male, che fa pure vegghiando


possessore timido e odioso. Quanta paura quella di colui
in

che appo s sente ricchezza,

camminando,
lo

in

soggiornando,
di
li

non pur vegghiando,


l'avere,

ma dormendo, non
mondo vanno, che
fan tremare,

pur

perdere
miseri

ma

la

persona per l'avere! Ben


lo
li

sanno

mercatanti che per

vento

fa

dimenare,

che 1 quando seco ricchezze


le foglie,

portano: e quando senza esse sono, pieni di sicurt, can-

tando e ragionando fanno


porta,

lo

cammino pi
al

breve...

E quanto

odio quello che ciascuno

posseditore
di

della ricchezza

per invidia, o per desiderio

prendere quella

possessione?...
sione,

Anche

privazione di

che possedendo quelle,

bene la loro posseslarghezza non si fa, che


e
la

virt, la quale perfetto

bene,

quale

fa gli

uomini
vera

splendienti e amati...

L'uomo

di diritto appetito e di

ama; e non amandole non si unisce ad esse; ma quelle sempre di lungi da s essere vuole, se non in quanto ad alcuno necessario servigio sono
le

conoscenza

ricchezze mai non

ordinate

ed cosa ragionevole, perocch


si

il

perfetto collo
diritto
si

imperfetto non

pu congiungere... L'animo, ch'

d'appetito e verace di conoscenza, per loro perdita non disface: Conv. iv. 13.

La descrizione che
73. 96),

fa

il

poeta della fortuna

Inf. vil

importantissima pel concetto

contrario a quello

200
tleir antichit.

FILOSOFIA MORALE.

Se presso a' Gentili essa una Dea cieca che dispensa pazzamente beni del mondo, in lui un angelo ministro della Provvidenza, che governa sapientei

mente

la

successione di questi beni, e


il

il

loro giro, e trovasi

cos l'analogia tra l'ordine fisico e

morale. Questa vicenda,


di equilibrio, oltre

conseguenza
la

di

una legge providenziale

cUfension
l'

de' senni

umani, giacch per quanto savio e


tali

polente sia

uomo non pu impedire

vicende, e ci ha

dimostrato la convinzione dei secoli.

Delle Yirt caritative. Piet; VIisericordia ; Beneficenza ; L<arghezza. Di una sorta di lar ji^hezza detestabile. Piet ed umilt, massimamente congiunte, fanno della persona bene sperare, e massimamente la piet, la quale fa rlsplendere ogni altra bont col lume suo. Piet non passione, anzi una nobile disposizione di animo,

apparecchiata di ricevere amore, misericordia e altre caritative passioni. Misericordia,


cio dolersi

dell'altrui male,

uno speziale

effetto della piet:


1.

Conv. u. 11 -Misericordia
1 -

madre
;

di

beneficenza: Co7iy.

Dare e giovare a uno

bene

ma

dare e giovare a molti pronto bene, in quanto


di Dio, eh' universalissimo lieta e

prende simiglianza da' beneficj


benefattore: Conv.
i.

8.

La virt dee esser

non

trista

in alcuna sua operazione,

onde se

il

dono non

lieto nel
:

dare e nel ricevere, non in es?o perfetta virt n pronta

id.-La dimanda onesta Si dee seguir con l'opera tacendo: Inf. XXIV. 77.- Com' anima gentil che non fa scusa. Ma fa
sua twglia della voglia
dischiusa
:

altrui, Tosto com' per segno fuor Purg. xxxiii. 130. - La nostra carit non serra

porte

giusta voglia: Par. ni. 43. La virt dee avere atto

libero e

non

isforzato
:

onde

la

provata liberalit
'l

si

dare non dimandato


parte non virt,

perciocch dare

domandato da una
perch dice Seneca
:

ma
il

mercatanzia; perocch quello ricevitore


datore non venda
si
;

compera, tuttoch
si

che nulla cosa pi cara

spendono: Conv.
donare
in

i.

compera, che quella dove e'prieghi 8.- Io vo' che ciascun m'oda: Qualcon

tardare, e guai con vana vista,


Volge
il

Qual con sembianza

trista

smaga. Che

compera paga. '/ negar poscia non

vender tanto caro. Quanto sa sol chi tal Volete udir, se piaga? Tanto chi prende
gli

pare amaro: Cos altrui

FILOSOFIA MORALE.
e s

201
il

concia lavaro. Canz. xvui. 7 - Chi al vedere

bisogno

altrui
gli

non apre subito le ali delle mani, ma attende che dimandi l'opportuno soccorso prima di prestarlo, gi ha negato: Che quale aspetta prego, e Vuopo vede, Malignamente gi si mette al nego: Purg. xvii. 59. Quegli,
si

a cui di ben far giova (Par.


gna, e ci eh' ad essa
benignit non

ix. 24),

conosce

lo

altrui biso-

buono: Purg.xwiu.^^.

La sua

pur soccorre A chi dimanda, ma molte fiale Liberalmente al dimandar precorre: Par. xxxiii. 16. Il dono poi deve andar condito con soavi ed accorte parole, perch Vovra tanto piii gradita Dell' operante, quanto pi appresenta Della bont del cuore ond'

uscita: Par. vn. 106. -

dono dee essere simigliante a quella del ricevitore; cio a dire, che si convenga con lui, e che sa beneficii maggiore quello utile: Conv. i. 8. - In tra tutti

La

faccia poi del

eh' pi prezioso a chi lo riceve

liberalit di colui, che cosi discerne

e in quello detta pronta donando Conv. 1. 13. :

Nel datore dee essere


parte rimanga
e far
s,
1'

la

provvedenza

in far s

che dalla sua

utilit dell'onestate, eh'

sopra ogni utilit;


dall'uso della cosa

che

al ricevitore

vada
l'

l'utilit

donata, e cos sar V uno e

altro lieto, e per

conseguente
la

sar pi pronta liberalit... L'utilit suggella

memoria
i.

dell'immagine del dono,

il

quale nutrimento dell'amist, e


8.

tanto pi forte lo suggella, quanto essa migliore: Conv.

Quando

l'uomo riceve beneficio deve mostrarsi conoscente ver lo benefattore Conv. ii. 7. - Avvegnacch non possiamo simile beneficio rendere... ci corre obbligo rendere quello che migliore per noi si pu con tanta sollecitudine e prontezza, e cosi almeno mostrare la nostra buona volont: Cony. in. 1. - Ma non rado che l'opra grande bella riesca mal gradita: Par. xi. 128; e che di buon seme
poi
:

.si

mieta mal frutto,


opre.

e torni

molto diverso

il

guiderdon dal-

l'

Larghezza virt,
fa gli

la quale perfetto bene, e la quale uomini splendidi e amati: Conv.w. 13. - Ma la lar-

ghezza vuole

essere a luogo e tempo, tale che il largo non neccia a s, n ad altri la qual cosa non si pu avere sanza prudenza e sanza giustizia Conv. iv. 27. - E il filosofo tocca il sublime, quando con veemente eloquenza, sgorga: :

202
tagli dal cuore,
stillanti dello
(f

FILOSOFIA MORALE.

tuona contro certi ostentatori

di larghezze,

spremuto sangue de' poveri.


pupilli,
l'

Ahi malaslrui e malnati, che disertate vedove e


alti

che rapite

meno

possenti, che furate ed occupate

al-

trui: e di quello corredate convili,

donate cavalli e arme,


edificale
li

robe e danari; portate


altro fare, che levare
il

le

mirabili vestimenla;

mirabili editicil; e credetevi larghezza fare: e che questo


il

drappo d'in su

l'altare, e coprirne
si

ladro e la sua mensa!

Non

altrimenti

dee ridere,

ti-

ranni, delle
alla

vostre
li

messioni,

che del ladro che menasse


la

sua casa
li

convitali, e la tovaglia furata di su l'altare

con

segni ecclesiastici ancora ponesse in su

mensa,

e non credesse che altri se n'accorgesse: Conv.

iv. 27.

DOTTRINE TEOLOGICHE.
La
divina scienza... piena tutta di pace, la quale

non soffer lite alcuna d'opinioni, o di Kofstici argomenti, per la eccellentissima certezza dol
fettamente ne fa

suo suggello lo quale Iddio... Questa... peril vero vedere, nel quale si

cheta l'anima nostra.

COKV.

II. 15.

Thelogus Dantes nullius dogmatis expers. - GIOV. DAI. VIRGILIO. Ed ho imparato pi teologia In questi giorni clie ho riletto Dante

Che nelle scuole

fatto

non

avia.

SALVINI
teologi

a F.

REDI.

Raffaello nella disputa del Sacramento colloca tra

degno per l'intima dottrina penetrante per tutto il poema. - Tommaseo.

Dante

u' era

L'epope divine par excellence,

c'est le

pomc du

Dante. Le divine Comdie est l'eipression potique du Christianisme orthodoxe, du Ch;i.stiaiiisme plein de jeunesse et de foi.

MAGNIN.

Della Ragione e della Rivelazione.

L'

UOmO

debb' esser conlento a quelle dimostrazioni che si possono ricavare dagli effetti, pei quali si viene in cognizione delle
cagioni loro, e
quello

non presumere d'intendere pi


ed a quelle della ragione
ci

in

di

che

falli gli

mostrano, che circa le cose superiori

alle forze del senso


la

ammaestra

Fede:

DOTTRINE TEOLOGICHE.

203

soffcrr
la

tormonli e caldi e
Virt dispone,

pieli

Simili corpi

Che come
Malto

fa

non vuol eh' a noi


la infinita via,

si sveli.

chi

spera che nostra ragione


persone.

Possa trascorrer

Che tiene una sustanzia

in tre

Pur^.m.

31.

Se coli' umana ragione si potesse tulio comprendere, non si sarebbe veduto nel mondo desiar senza fruito tanti
sublimi
intelletti,

in cui si

sarebbe quetato quel desiderio

che ora dato loro eternamente per lutto. state contenti, umana gente, al quia
Che se potuto aveste veder
tutto.
;

Mestier non era portorir Maria

E disiar vedeste senza frutto Tai, che sarebbe lor disio quetato.
Ch' eternalraente dato lor per lutto. Purg.
iii,

3".

Onde
il

noi

dobbiamo
fine

raffrenarci dal soverchio investigare

perch delle cose.

Ed
la

a simile

intendimento n'avverte

che a certo

bada

nostra potenza non pure dalla

parte dell'uomo desiderante,


siderato: e per Paolo dice:

ma
Non
:

da parte dello
Conv.
iv. 13. -

scibile

des

pi sapere, che sapere

convenga,
possibile

ma

sapere a misura

Tutto non

di conoscere,

dacch

la

divina Provvidenza che

del

tutto

l'angelico

l'umano intendimento soverchia,


:

occultamente a noi molte volte procede

Conv.

iv. 5.

nell'opuscolo intorno agli elementi dell'acqua e della terra:


Desinant homines quaerere quae supra eos sunt, et quaerant usque quo possunt, ut trahant ad se immortalia et divina pr posse, ac malora se relinquant. Audiant amicum Job, diccntem Numquid vestigia Dei comprehendes et omnipo:

lentem usque ad perfectionem reperies? Audiant Psalmistam dicentem: Mlrabilis facta est sclentia tua, et me confortata Quam est, et non poter ad eam. Audiant Isaiam dicentem distant coeli a terra, tantum distant viae meae a viis veslris. Loquebatur equidem in persona Dei ad hominem. Audiant
:

vocem Apostoli ad Romanos


et sapentiae Dei!

altitudo divitiarum scientiae,

quam

incomprehensibilia judicia ejus, et

Invesligabiles viae ejus? Et denique audiant propriam Crealoris

vocem E

dicentis:

Quo ego vado, vos non


e.

potestis

venire. Et haec sufficiant ad inquisitionem intentae veritatis: 22. nel Cont\ Tratt. IV.
5:

Oh

istoltissime e vilisslme

204

DOTTRINE TEOLOGICHE.

besliuole che a guisa d'uomini pascete, che presumete contro

a nostra Fede parlare

e volete sapere, filando e zappando,

ci che Iddio con tanta

prudenza ha ordinato! Maladetti

siate voi e la vostra presunzione, e chi a voi crede.

E debole
tra

la filosofia, a cui

guida solo l'umana ragione:


il

Purg. xxxiii. 83. La Rivelazione

fanale che sta di

mezzo

l'umano
Lume
Dir
ti

intelletto e Dio.
.
.

Quella
ti

fia

tra

'1

vero e

l'

intelletto.

Purg.

vi. 44.

Quanto ragion qui vede


poss'io; da indi in
l

t'aspetta

Pure a Beatrice, eh'

opra di fede. Purg, xviii. 46.

Lo

Sprito Santo pe' profeti e sacri scrittori, per l'eterno

figliuolo di

Dio Ges Cristo, e pe' suoi discepoli,


e
le

le verit

sopranaturali,

cose

noi necessarie

ci

rivel....

De Non.

iii.

15.

Misterj.

Impenetrabilit dei Misterj del creatore del


;

cielo della terra e degli abissi

perci

il

poeta teologo disse

che Dio stesso per la grandezza dei medesimi fu costretto rserbarne gran parte per s. Ei gli sarebbe stato impossibile,
se anche lo avesse voluto,
farsi

comprensibile alla mente

umana

Colui che volse

il

sesto

Allo stremo del mondo, e dentro ad esso


Distinse tanto occulto e manifesto,

In tutto

Non poteo suo valor r universo, che

si fare
il

impresso

suo verbo

Non rimanesse

in infinito eccesso. Par. xix. 40.

Noi non possiamo veder per entro all'altezza de' Misteri, mentre che il nostro immortale col mortale mischiato, ma

vedremolo per fede perfettamente


con

per ragione

lo

vedemo
si

ombra
in

cV oscurit,

la

quale incontra per mistura del


iv. -

mortale

coli'

immortale: Conv.

Le verit

della fede
;

vedranno
ivi
il

Dio non dimostrate da


il

altri principii

giacch

Principio della verit,

vero onde ogni vero deriva

e si chiarisce:
L (nel cielo)
>'on dimostrato;
si

vedr ci che tenem per fede,


fia

ma

per s noto,
1'

A
I

guisa del ver primo che

uom

crede. Par. ii.43.

accendere ne debbono di voglia di vedere Dio, onde conoscere ci che noi teniam per fede Por. ii. 37.
misterj
:

DOTTRINE TEOLOGICHE.

205

DO nella sua eternit, fuor dei limili del tempo, e fuor d' ogni limite comprensibile dell'

Della Creazione.

uomo, senza che possa


lui

dirsi

che innanzi della creazione,

intorno a

fosse nulla, e senza che possano propriamente

usarsi le voci nnaizi e dopo cre.


nel concetto
di

Dio

fu

compiuta

La creazione quale stava in un solo atto, senza

processo di tempo, n questo vieta che, secondo quel concetto venissero poi le creature svolgendosi in nuove specie,

corona e perfezionamento delle prime,

le

quali tutte
di

non

solamente

non
il

erano fuori
fine diretto.

del

concetto

Dio,

ma ne
le

costituivano

Par. xxix.

L'eterno

Amore

cre gli Angeli non per accrescere

sue magnificenze;
Non per avere a s
Ch'esser non pu,
di

bene acquisto,

ma

perch suo splendore

Potesse, risplendendo, dir: sussisto;


In sua eternit, di

tempo

fuore,

Fuor d'ogni altro comprender, come i piacque, S'aperse in nuovi amor l'eterno Amore. l*ar. xxix.

13.

Degli Angeli e della loro caduta.


spirituali creature e
i

L'esistenza di
li

loro ministeri furon presentiti dagli uo-

mini di

tutti
I

tempi, tutto che imperfettamente

abbiano

dimostrati.

Idee; nel

nomarono Dei; Platone linguaggio comune sono gli Angeli, e


pagani
le

le
i

chiam
La

filosofi si

piacquero chiamarle piuttosto col


fede

nome

d'Intelligenze.

ha

squarciato

il

velo

che

ne separava

da
loro

queste

creature eccellenti.

Seminate nell'universo, con cui esse


il

nacquero, per mantenervi l'ordine e la vita,

numero
della

va
Il

di

paro

colle

loro

perfezioni:
nella

Par. xxix. *U e seg.


costante visione

loro

intendimento,

fermo

verit,

oblio

non conosce questa alternativa, a noi propria, di di rlminisccnza: Par. xxix. 70. La grazia illula loro fedelt

minante, cui merit

nel giorno della tentazione,


la

conferma per sempre

la loro

volont,

quale non cessa


:

mai d'esser libera nell'abitudine della 58. In quelle dunque la potenza non
dall'atto; l'alto semplice constituisce
il

giustizia
si

Par. xxix.

distingue

punto

loro

modo

di essere,

esse sono intelligenze, sono amore


pertanto, ineguali tra loro, esse
si

Par. xxi. 74. - Ci non dividono in tre gerarchle,


:

ciascuna delle quali in tre ordini.

ciascuna gerarchici

206

DOTiaiNE TEOLOGICHE.

attribuita la contemplazione speciale

d'una delle

tre

persone
in s

della Trinit;

a ciascun ordine

un'attribuzione

differente,

ciascuna persona divina potendo essere considerata


stessa
ne' suoi rapporti
colle
altre

due: Par. xxix. 32. queste attribuzioni contemplative corrisponde un ministero


I

attivo.

nove

cori

sfere dei cieli; loro


agli ardori di cui

motori delle nove comunicano una celerit proporzionata essi medesimi sono infocati, e intervengono
i

degli angeli, sono

a tutti

fenomeni del mondo

fisico
si

Par.

ii.

27

vni. 34. etc.

Ma
I

soprattutto la loro azione

esercita nel

mondo

morale.

nove ordini della scienza umana s'informano a queste


si

gerarchie, e sul loro modello


lo.

costruiscono: Conv.
si

ii.

14,

Per loro mezzo

il

seme
si

della virt s'infonde e


si

svolge

nell'anime. Se nelle gioie del paradiso


nel purgatorio invece

mescono

coi beati,

mostrano

giudici,

guardie e con-

solatori dei giusti sofferenti.

nell'inferno, vi rischiarano le tenebre

Le loro apparizioni terribili quando vogliono fiac-

i medesimi combattono con esito alterno, perch la salute e la perdita delle anime sono il prezzo delle loro contese Par. XXXI Pura. v. 1 04 viii. 9o; ix. 76 Inf. ix. 85. e passim. Ozanam, Dante e la Filosofa cattolica. P. II. cap. lY. 4. Una parte degli angeli appena creata prevaric, ^el Convito, 11. 6, ei ritiene che una decima parte non fosse

care l'audacia dei demonj. Sulla terra riscontrano


li

nemici, e

fedele a Dio

principio del cadere


il

Fu

maledetto
...

Superbir

Par. xxix. 49 e seg.

mondo spirituale dove avevano il primo posto, questi angeli ribelli abbiano subito vergognosamente una trasformazione materiale, e abbiano del pari ricevuto forme corporee {Inf. passim, soprattutto Jnf. xii. XVII. xxxi); nel mentre che loro si concede un impero quasi
Ei pare che, caduti dall'altezza del

supremo
i

sulla natura.

Ad

essi
si

sono soggette
le

le

tempeste,
[Purr/. v.

fulmini, e al loro

cenno

raccolgono

acque

112),

appagano talvolta

la loro

vendetta sulle reliquie dei


colpevoli imprendmen-

morti, se l'anime ad essi sfuggirono: Purij.\. 124. Al quale

intervento soprannaturale
ti

si

legano

della

maga;

ma

essi esercitano

un'azione pi generale
-%

e pi costante sugli

umani

destini: la tentazione l'opera

DOTTRINE TEOLOGICHE.
loro.

207

Noi

della

vedemmo tciulere insidie lungo l'arduo cammino scienza. Li vedemmo aprire alle Ire sorla di conculi

piscenza

le

porte dell'inferno. Somiglianti a pescatori che

non
la

si

stancano,
le

ascondono sotto ingannevole esca l'amo


:

che attira

volont ondeggianti
la

Purr/. xiv. 145.


di

Inseguono

preda sino oltre

tomba, n temono

contenderla agli

angeli, e di rinovare

cos'i le lotte

de' primi giorni:


il

Inf.xwu.
a

112; 7^wrr/.v.ll2. Nella punizione sta


Essi

loro secondo ufficio.


infernali,

regnano sulla gente perduta nel luoghi


essi.
si

ciascuno de' quali presiede uno d


tra la turba dei disgraziati
ferenti

Cos sulla soglia

scontrano quegli angeli indif-

che
Ne

al

tempo

della ribellione celeste:


ribelli,

Non furono
fur fedeli a Dio,

ma

per s foro. Inf.

in.

-28.

Cos per una reminiscenza della poesia pagana che la teologia cattolica

non disconfessava, Caronte, Minosse, Cerbero,


i

Pluto, Flegia, le Furie,


i

Centauri, le Arpie, Gerione, Caco,

Giganti,

mutali

in

demonj,

sono

fatti

guardiani dello
ai

bolgie successive. - Legioni innumerevoli stanno o


elevati della citt dolente,

luoghi

o in diverse

parli,

e ricevono

dileltamenlo dallo spettacolo terribile che reciprocamente


si

danno:

/m/". viii.

82; xxi.
il

Ma

queste legioni dipendono


il

da un solo padrone, che


male, la fonte d'ogni

primogenito, gi

pi bello

tra gli spiriti, e che ora la pura volont, che cerca soltanto
il

dolore,

il

vecchio nemico della

umanit. Trista e bugiarda paroda della divinit, imperatore


del regno dei dolori, egli ha il suo trono di ghiaccio in un punto che il mezzo e il fondo dell'abisso, attorno al quale stanno in diversi ordini le nove gerarchie de' reprobi sul
;

quale posa tulio


dolore

il

sistema dell'iniquit.

Il

peccato e

il

anime sono ci che la gravezza pel corpo, lui hanno precipitato dove il centro istesso della terra, a cui tendono tutti corpi. La generale gravitazione
che per
le

lo

avvolve, pesa sovr'esso, da tutte

i)arli lo

stringe;
la

il

suo

delitto fu di voler attirare a s tulle le creature,

pena
II,

di essere oppresso sotto

il

peso della creazione. - Ozanam,


parte
e.

Dante

la

Filosofia

catloUca nel XII secolo,

Depravazione della creatura.

Le Religioni se-

208

DOTTRINE TEOLOGICHE.
nei loro

gnano

dogmi

la

depravazione della natura. Lucifero

l'antesignano di questo
S' ei fu s bel

movimento

di

degradazione:

com'

egli ora brutto,

E contra 'I suo Fattore alz le ciglia, Ben dee da lui procedere ogni lutto. Inf. xxxiv. Questa natura al suo Fattore unita Qual fu creata, fu sincera e buona
; ;

34.

Ma
Da

per s stessa pur fu isbandita


si

Di Paradiso, perocch

torse

via di verit e da sua vita. Par. vn. 35.


il

L' idolatria,
fil:
vili.
1.

primo errore dei primi popoli. Par.

iv.

e seg.

Della Redenzione.

Con prove teologiche,

signifi-

cate con meravigliosa chiarezza dimostra la necessit delia

venuta del Verbo e della morte del Redentore, e comincia


a
dire:
Vostra natura, quando pecc tota
Nel seme suo, da queste dignitadi,

Come

di

Paradiso fu remota. Par.

vii. 85.

Che
zione

poteasi

in grazia
;

Dio doveva rimettere l'uomo, o l'uomo doveva dare a Dio una riparafare allora?

dunque

ma

voluto innalzarsi con

l'uomo non potea tanto inchinarsi, quanto aveva la sua superbia: dunque Iddio solo
lo fece

poteva riparare, e
di farlo per s

pi che se Iddio avesse tentato

medesimo senza umanarsi:


isso

che Dio solo per sua cortesia

Dimesso avesse, o ehe l' uom per s Avesse soddisfatto a sua folla...

Non potea

1'

uomo

ne' termini suoi

Mai soddisfar, per non poter ir giuso Con umiltate, obbediendo poi. Quanto disubbidendo intese ir susoj E questa la ragion perch l' uom fue

Da

poter soddisfar per s dischiuso.

Riparar

Dunque a Dio convenia con le ve sue l' uomo a sua intera vita. Dico con 1' una, o ver con ambedue ...
.... Pi largo fu Dio a dar s stesse
In far r

uom

sufficiente a rilevarsi.
sol

Che s'egli avesse

da s dimesso.

tutti gli altri


il

modi erano scarsi


Figliuol d Dio
vii. 91.

Alla giustizia, se

Non

fosse umiliato ad incarnarsi. Par.

DOTTRINE TEOLOGICHE.

209

Vcggasi quanta lucidezza,


logica in mister]
Il

felici l,

ingenuit di poesia teo-

cos'i

ardui!
la

Paradiso

si

aperse solo dopo


di vittoria incoronato.

Redenzione...

Ci vidi venire (nel

Limbo) un Possente

Con segno

Trasseci l'ombra del primo parente...

Ed

altri molti; e fedeli beati:

vo' che

sappi che, dinanzi ad

essi,

Spiriti

umani non eran

salvati. Inf. iv. 53.

Prescienza di Dio.
distrugge
la libert del
scie\iza,

alle cose nostre e al nostro line

La prescienza di Dio intorno non importa necessit, n

nostro volere, perciocch l'evento


la

che

fa la

non

scienza l'evento:
del

La contingenza, che fuor


Della vostra materia non
si

quaderno

stende.

Tutta dipinta nel cospetto eterno. Necessit per quindi non prende,

Se non come dal viso

in

che

si

specchia
xvii. 38.

Nave che per corrente gi discende. Par.

Giustizia dei giudizi di Dio:


Per nella giustizia sempiterna La vista che riceve il vostro mondo, Com' occhio per lo mare, entro s'interna; Che. bench dalla proda veggia il fondo,
In pelago noi

vede; e nondimeno
l'

Egli

ma

cela lui

esser profondo. Par. xix. 58.

Della Grazia.
la

La cagione movente Dio


all'

a infondere
:

Grazia impenetrabile
Per larghezza

umano

intelletto

di grazie divine,

Che s alti vapori hanno a lor piova. Che nostre viste l non van vicine. Purg. xxx.

112.

indispensabile
tittare:

a noi

la

Grazia divina a ben


manna,
xi. 13.

appro-

D oggi a noi
Senza
la

la cotidiana

A
Grazia:

qual per questo aspro diserto retro va chi pi di gir s'affanna. Purg.

La sollecitudine di

ben

operare rinnovella

in

noi

la

studio di ben far grazia rinverda. Purg. xvni. 105.


Il

merito

si

accresce nel ricevere


la
si

la

Grazia in ragione

dell' affetto

con che
E non

raccoglie

Yoglio che (Jubbi,

ma

sie certo,

voL. n.

14

210
Secondo che

/)0TTR1^E TEOLOGICHE.
Clic ricever la grazia meritorio,

l'affetto

1'

aperto. Par. xiix. 64.

Quando
Lo raggio della grazia, onde s'accende Verace amore, e che poi cresce amando,
Multiplicato in te tanto risplende.

Che

ti

conduce su per quella scala,


x. 82.

U' senza risalir nessun discende. Par.

Per

la scala del

risalirla.

donde nessuno discende senzn Gustale una volta le delizie del cielo, non si pu
Paradiso,
al

scendere

fango della terra, o rimanervi disceso.


ci
si

Nella vita mortale, acci Dio


studiarci a liberar l'anima

manifesti,

conviene

daW ombra
la

o tcnebj-a della carne


la

che impedisce

il

lume, onde

ragione possa discernere

verit illuminatrice della via che


Correte
al

conduce a vita beata:


lo scoglio,
ii.

monte a spogliarvi

Ch'esser non lascia a voi Dio manifesto. Par.

121.

Tirfii CardiiBaii.
i

Furono esse fra gli uomini

di tutti

tempi, foriere

della rivelazione, lreparanli la via dinanzi

a lei: Pur(). x\ix. 130; xxxi. 104.


Virtiii 'rcoio;;?ai3.

Scouosciute a quelli che non cosolo

noscono

la rivelazione,

con essa discesero dal


Puvf/.

cielo,

destinate a ritornarvi un giorno:

ww.

131. -

Pury.

XXXI. 109. - Egli

necessario

che

queste virt miri

ben

fiso

chi vuole conseguire la celeste beatitudine:


Ci che vlen quass del njortal mondo,

Convien eh'

a' nostri

raggi

si

maturi. Par. xxv. 35.

B>eiia Fede.
S. Paolo,

Fede, secondo la sublime definizione di

letteralmente tradotta da Dante, sustanzia d

cose sperate,

E arf}omento

delle

non parventi: Par. xxiv. 04.

Chiesto egli lass ne' cieli delle cose ch'ei credesse e delle
ragioni del suo credere risponde: l'autorit delle scritture e
miracoli
l'essersi
; i i

quali se

non fossero

sarel)he

il

miracolo massimo

senza miracoli propagata la fede s ardua all'umana debolezza da uomini poveri ed astinenti. Le cose che crede sono: l'unit, eternit immutabilit di Dio, dimostrategli da

prove
gli

fisiche e metafisiche e dalle Scritture sante.


le

La fede
(1)

viene da queste, e da' miracoli che

confermaiio;

(1)

Principalissimo

fondamento della fede nostra sono


il

miracoli

fatti

per colui che fu crocifisso,

quale cre la nostra ragione, e volle

DOTTRINE TEOLOGICDE.

21.1
gli

Le prove della religione detta naturale


dalla scienza,
schiara. Poi

vengono anco
la ri-

ma

la

divina autorit

la

corrobora e
della fede

soggiunge di credere
IV. 35.

alla Trinit e tal

credenza
il

attingere dal Vangelo: C. xxiv.

-La porta
il

bat-

tesimo: Inf.
Inf.
II.

La Fede
conte
sali

princpio

di salvazione:

28;

essa
cieli

fa

V anime a

Dio:

Par. xxv. 10.

Al regno de'

non

mai chi non ador debitamente

Dio: Inf.

IV.

38.
sal

mai chi non credette

in Cristo,

N pria n

poi cli'el si chiavasse al legno. Par. xix. 104.

La fede verace {Par. xiv. 41) vince ogni errore [Inf. iv. essendo che illuminata dalla somma luce del cielo ogni nutorilfi convince, n pu mentire, n torcersi da via di
48),

verit, eh' Dio,

onde

la stessa

fede ha vita: Conv.i\.V6:


CO.

Senza la fede hen far non hasta. Purg. xxu.

Nemo, quantumcumque moralibus et inlellectualibus virlutibus, ctsecundum habltum etsccundum operationem perfeclus, absque lde salvari potest: dato, quod nunquam aliquid de Christo audiverit; nam hoc ratio humana per se justum inlueri non potest, fide tamen adjuta, potest: De Mon.u.
8

Qui

in

filium

Dei Christum,

praesentem,

sive

jam

sive venturum, sive passum crcdidcrunt, et credendo


ci

^peravenint, et sperunlcs cUar itale arsernnt, et ardentes

cohaeredes factos esse mundus non dubitat: De Non.


3.

in.

La fede pi che

tutte

le altre

cose utile a tutta

l'umana generazione, siccome quella per la quale campiamo da eternai morte, e acquistiamo eternai vita: Conv.m. 7. Ma egli non basta picchiarsi il petto pel conseguimento della salute; la fede senza l'opere morta:
Ma
vedi, molti irridan Cristo, Cristo,
in iiindicio assai

Che saranno

A lui, che tal che Della l^pcranza.


Speme
clic
ros.=;e

men propc non conobbe Cristo. Par. \\\.

106.

...

uno attender certo

suoi. Molti

minore del suo potere, e fatti poi nel nome suo per li santi sono s ostinati che d quei miracoli per alcuna nebbia siano dubbiosi, e non possano credere miracolo alcuno, senza visibilmente
di ci

avere

sperienza. Conv.

iii.

7.
l'

razione del primo principio, senza


S.

Il miracolo mediante la opeoperazione dei secondi fattori, come


<-

Tommaso

nel terzo vonivo a' Gcnlili

pruova. D^ Mon.u.

4.

212

D0TTR1^E TEOLOGICHE.
Della gloria futura,
il

qual produce
6".

Grazia divina e precedente merto. Par. xxv.

Da

molli chiarissimi sacri scrittori,


di

ma

soprattutto dai sue


dell' epistola

blimi cantici
di S.

Davidde,
al

l'
i

alta

Teoda,

Jacopo vennero

poeta

fondamenti

di quella

speranza
stillata

die

bene innamora, eh'

luce piovuta

insieme

dall'alto.

Le anime amiche di Dio hanno per oggetto della

loro speranza la beatitudine del corpo e dell'anima.

essere

Iddio infinito ed inejfahil bene deve Della Carit. Filosoia e autorit rivelata il nostro supremo amore
:

ce lo insegnano.

Filosofia che ci

apprende che quanto pi


de' filosofi

l'oggetto conoscesi buono, e pi s'ama, che per Dio, bene

sommo, pi merita amore. L'autorit

pagani,

che scende anch'essa da tradizioni rivelate in origine, insegna che Dio il supremo desiderio delle cose immortali,
e
ci

comprova insieme con

l'

eternit di Dio

l'

immortalit

degli spiriti. L'autorit rivelata specialmente per bocca di

Mos

e dell' Apostolo della carit, Giovanni, ci dice che

Dio

autore

primo del bene e rinnovatore di quello. Ragioni ed indirizzi all'amore ci devono essere la bellezza e bont dell' universo, i doni da Dio largiti [all' umana natura, la
redenzione,
la

gloria

sperata da' fedeli

beni che pre-

parano ad essa:
Lo raggio della grazia, onde s'accende Verace amore, e che poi cresce amando. Par. x. Che il hene, in quanto ben, come s'intende, Cos accende amore, e tanto maggio, Quanto pi di bontate in s comprende.
83.

Dunque

all'

essenzia, ov' tanto avvantaggio,

Che ciascun ben che fuor di lei si trova Altro non , che di suo lume un raggio. Par. xxvi. Lume non , se non vien dal sereno Che non si turba mai, anzi tenebra,

28.

Od ombra
Tutto

della carne, o suo veneno. Par. xix. 64.


il

Perocch

ben, eh' del Yolere obietto.


fuor di quella
perfetto. Par. xxxiii. 103.

s' accoglie in lei, e


l

difettivo ci che

L'eterna luce,

Che

"Vista

sola

s'

altra cosa vostro

sempre amore accende; amor seduce,


v. 8.

Non

, se non di quella alcun vestigio Mal conosciuto, che quivi traluce. Par.

Il

divino amore tutto eterno, dove questo amore splende

DOTTRINE TEOLOGICHE.
lulti gli altri

213

amori

si

fanno scuri e quasi spenti; impegli altri

rocch

il

suo oggetto eterno improporzionaimente


:

vince e soperchia
Dalla fede

Conv.

ni, 14.

vien la speranza

del preveduto

desiderare,
le

per

la

speranza nasce l'operazione della carit, per


si

quali

Ire virt

sale a filosofare a quella

Atene

celestiale,

dove

gli Stoici e Peripatetici

ed Epicurei, per l'arte

della' verit

eterna in un volere concordevolmente concorrono. Conv.m.V.


Il

Peccato.
Solo

il

Il

peccato toglie ed avvilisce

la

sovrana

dignit dell'anima:
peccato

quel che la dis franca,

falla dissimile al

sommo

bene,
vii.

Perch del lume suo poco s'imbianca. Pai\

Id.

Trascinata la volont negli ultimi abissi del vizio, pare che


ivi

la

colga

la

morte, innanzi cio che la vita fisica abbia


la vita

compiuto l'ultima ora, manca


C)uindi

morale,

gi chiusa nel carcere infernale,


il

a cui

e l'anima venne dannata.

suo corpo come


di altra

in

possesso di altra anima, di

altra vita,

volont satanica.
in

solo

la

morte

una condanna anticipata;


Tosto che l'anima

luogo dell'uomo non pi

un'animale che rimane, un demonio.


traile,

Come
Da un

fec'io,

il

corpo suo l' tolto


il

(limonio, che poscia


'1

governa
/n/".

Mentre che
11

tempo suo
si

tutto sia volto,

xxxiii. 129.

peccatore non

debbe mai abbandonare

alla dispeil

razione: fino all'ultima ora della vita dura verde


della speranza, e
il

ramo

fiore del

pentimento vi pu sbucciare:

Si non si perde, Che non possa tornar Teterno amore, Mentre che la speranza ha fior del verde. Purg.

ni. 133.

Confessione sacrsiuicntale. Doti di


fessore.

un buon Con-

Il

colpevole mal saprebbe essere giudice della

propria sincerit, arbitro della misura delle lagrime che dee


versare, esecutore delle pene ch'egli ha meritato. Quindi la

necessit d'un ministero esteriore, d'un tribunale dell'anime,


il

cui giudice, riducendosi in sua

mano

le

due chiavi della

scienza e dell'autorit, possa dischiudere e serrare, secondo


iJ

merito, la porta della riconciliazione.


Vidi

una

porta, e tre gradi di Botto,

21

DOIiTRIKE TEOLOGICHE.
di color diversi. Purg. ix. 70. Divoto mi gettai a' santi piedi Misericordia chiesi, e cli'ei m'aprisse; Ma pria nei petto tre fiate mi diedi. Id. 109.

Per sire ad essa,

Nella

porta

simboleggiava

il

poeta

la

sacramentale
le disposizioni

confessione; negli scalini di diverso colore,


necessarie al peccatore per conseguire
stificazione;
la

grazia della giu-

nello scalino bianco, la sincerit con che dele colpe, in


lo

vonsi scoprire al sacerdote

quello tinto pi che

perso e (runa pietra arsiccia e per

lungo

per traverso

crepato, la contrizione del cuore, per cui viene a spezzarsi


la

sua antica durezza, e


di

il

lutto e l'amaritudine dell'anima


col

nella ricordanza

Dio

oleso

peccato;

nello

scalino

che pare
di Dio,

un porfido fiammeggiante e sanguigno, l'amore che come fiamma deve accendersi nel penitente,
di

sendo che
dirigere

in

ragione di quello
a medicar

si

rimettano
piaghe,

peccati.

Scienza e discrezione necessarie nel Confessore per ben


il

penitente,

le

e perch

non

abbia indebitamente ad assolvere chi non ben disposto.


Difficolt
di

usare convenientemente

la

chiave d'argento:

esigesi

in

lui

molta arte

ed accortezza,

molla dottrina,

gran cognizione del cuore umano, ed oltre a ci un cuore


acceso di carit e pieno di Dio: Purg.
ix. 122.

Umilt
alla vista

e mestizia ond'

preso

il

cuore del Sacerdote


si

dei mali dell'anima, per cui

unisce col pec-

catore ad implorare con le lagrime la divina misericordia:

Purg.

IX. 116.
1

Le macchie e le male inclinazioni che peccati lasciano neiranima del Cristiano, anche dopo la sacramentale assoluzione, debbono essere lavale ad una ad una per la temporale
penitenza e con
le

opere salisfaltorie dal sacro ministro


112.

imposte: Purg.
Il

ix.

dolore necessario all'espiazione della colpa: Par.


VII. 82.

IX.

91;
Il

pentimento disarma la divina Giustizia: Purg.ww.^^. La porla, in cui adombrata la Confessione, apre il varco d'un aringo umiliante e faticoso, ma dove la fatica va scemando, e l'ignominia si cancella grado a grado che
il

peccatore
1

si

indietro

per

avvicina al termine. Guai se alcuno riguardi lui verrebbe meno il frutto delle sostenute

D0TTU1^E TEOLOGICHE.

215

prove: Purg.

i\. 132. si

Quegli che vorr camnare sino al

termine delia via

appliclier

da prima alla meditazione


le

degli esempi che T istoria

profana e
si

sanie Scritture

gli

presenteranno sui

vizj
il

ondegli

purgato e sulla virt

a loro contraria. Cosi

vizio e la virt, considerale in tipi

viventi, dov' ebbero la loro

pi completa espressione, non

saprebbero paragonarsi senza che nello slesso tempo non


determinassero
soprattutto
xiii. 37.

una energica preferenza: Purgai, passim, Da quel punto si appiglier senza esidei quali vuol
le

tare alla pratica degli atti opposti a quelli


in s

distruggere

traccie.

L'abitudine

con egual forza


dall' abitudine,

distrugger
e,

le disposizioni

perverse formate

divenuta una seconda natura


inclinazioni della

ella stessa neutralizzer le

malvage

natura: Purgai, passim.

Questi

sforzi e le resistenze

che s'incontrano, conducono all'esersofl'erenza

cizio della
0,

spontanea
il

come mezzo
di

di

reprimere,

per |)arlare

linguaggio ascetico,

mortilcare e an-

nullare gli sregolati appetiti. L'imagine di Dio che riempie

l'anima innocente,

disparve per lo peccato,


il

lasciando in

sua vece un volo cui solo


riempiere: Pwrr/. xix. 91
;

dolore

puote a riparazione
Tultavolla
i

/^ar. vii. 79.

molti

soccorsi che la scienza pi profonda

del cuor

umano pu
ancora
si

pi

prestare

al

pi

austero

coraggio, sarebbero

insufficienti;

imperocch v'hanno dei secreti orrori che


la

levano a intorbidar
si

memoria,

il

demonio del terrore


:

mette ancora a traverso


vili.

Pura.

morale
compirsi

al cammino della penitenza E d'altra parte l'opera della rigenerazione una seconda creazione, la quale non potrebbe

91.

senza

l'

intervento

della

divinit.

Perci

verr

sollecitandone l'adempimento colla preghiera; la preghiera

che

fa dolce. forza alla stessa


di lasciarsi

onnipotenza,

la (piale si fatta

una soave legge

vincere dall'amore, per vincere


vi.

poi alla sua volta colla bont: Parf/.

28;

ix. 82. xi. l;

Par. XX. 94. - infine,


al

al

termine del corso espiatorio, come


ad
un' autorit religiosa,
le

suo principio, cos per uscirne come per entrarvi, coned


quelle

verr sottommettersi ancora


accettare

medesime condizioni senza


la
la

quali Dio

non

tratta
le

punto con noi:


lacrime per

confessione per l'obblio delle


e
il

colpe,

consolazione,

pentimento per

216
la

DOTTRINE TEOLOGICHE.

riabilitazione definitiva: Purg.

xwi.. La

riabilitazione

restituisce all'uomo la serenit

della primitiva innocenza;

e lui ritorna quale egli era all'uscire delle

mani

del Crea-

tore, e ricostruisce nella letizia della coscienza

d'Eden mortale, una beatitudine che la pu gustar sulla terra. Questa beatitudine

una specie maggiore non si


terrestre posta

nell'esercizio virtuoso dell'umana facolt, e in un'attivit

costante che a se rende testimonianza della legittimit delle

proprie azioni:

Purri.xwi. e se^

Ozanam, Dante
II,

e
1.

la

Filosofia Cattolica nel XIII secolo, Parte

cap.
la

III.

di s

Conversione. medesimo e de'


il

Principio
proprii
si

al

pentimento
e
l'

conoscenza

falli,

odio della cosa dianzi

amata, onde

rimorso. Purg. xxxi. 83.


pu, chi non
si

Assolver non

pente;

N pentere
Per
la

e volere insieme puossi,

contraddizion che noi consente. Inf. xxvii. 82.

Di tutt' altre cose, qual

mi

torse

Pi nel suo amor, pi mi

si f

nemica. Purg. xxxi.

85.

D addietro nella via di Dio, e perde la grazia chi tempo della penitenza si volge con qualche affetto
terrene cose gi abbandonate: Purg.
iv.

nel
alle

132.

La purgazione delle passioni, e la conversione difficile, ma non impossibile a chi voglia con fermezza, ed abbia
l'aiuto della Grazia:

Purg.iv.^'.
:

Conversione nello scorcio della vita

Non
vi

si

Purg. pu disperare della clemenza del


:

iv.

132; v. 53.
finch

cielo,

abbia alito di vita

Purg.

in. 135.

Santificazione delle fe^tc. Diem Solis, quem Salvator per gloriosam suam nalivitatem, ac per admirabilem suam resurrectionem nobis nnuit venerandum: Quaestio de aqua et terra, 24. Efficacia della prejs^hiera.
.
.

noster

Orando, grazia convien che s'impetri. Par. xxxii. 147.


Decreto del Cielo orazion piega. Purs.
vi.

30;

specialmente qualora s'elevi da un'anima

in istato di grazia,
:

che

peccatori non possono meritare n per s, n per altri


prima non m'aita, Che surfja su di cor che in grazia viva: L'altra che vai, che in del non udita? Furg.
Se orazione
in

iv. 133.

Che lass

nel cielo ascoltala la

voce degl'innocenti:

DOTTRINE TEOLOGICHE.
Di a Giovanna mia, che per

217

me

chiami
Purg. vm. 71.

L dove

agi' innocenti si risponde.

Dig;iuno.
Mle e locuste furon le vivande, Che nudriro il Batista nel diserto: Pcrch'egli glorioso, e tanto grande,

Quanto per

1'

Evangelio

v' aperto.

Purg. xxii. 151.

Tale, halbuzicndo ancor, digiuna,

Che poi divora, con

la

lingua sciolta,
Par. xxvii. 132,

Qualunque cibo per qualunque luna.

Voto.

Dante argomenta

l'alto valore del

voto dal

valore della libert che consacra s stessa spontaneamente.

Ma appunto perch

spontanea, l'obbligazione pi sacra, in

quanto che nessun vincolo di legge positiva o naturale, imponendo una pi o meno indiretta necessit, limita quella facolt del volere per cui l'uomo simile a Dio e tende
ad esso. Se non che condizione essenziale

la
al

valore del voto

spontaneit piena,
di quel

la
;

qual richiede la piena intelli-

genza

che

si

fa

e tutte quelle circostanze che de-

traggono
vole,
la

alla pienezza del volere o dell' intendere

scemano

l'obbligazione.

Ed essendo

il

voto atto altamente ragione-

promessa di cose non conformi a ragione, cio non cosa santa. - La Chiesa dispensa dal perch non in tutto conforme a ragione, o perch voto, nuove condizioni lo rendono tale che, se il promettente dovesse rifarlo, se ne asterrebbe per meglio compiere 1 proprii doveri, o perch l'intelligenza e la spontaneit non
cattiva in s,
fu piena.
atti

Ma Dante
di

distingue

la

materia del voto, cio

gli

non fare, e il patto stretto con Dio; e aflerma che gli atti possono permutarsi, ma il patto rimane, e che quella permutazione stessa dee farsi non dal difficile al facile, ma dal mono al pi, s che il baratto non
promessi
fare o

paia un volere far gai)bo a Dio e agli uomini


pria coscienza.

e alla prola licenza di


il

Alla Chiesa stessa


col pi,

permutare

il

meno

nega egli se non quanto

merito dei

sacrilizj interiori
i

compensa l'alleggerimento degli atti esteriori; di che preti non possono essere giudici, ma ciaschedun uomo negli intimi suoi pensieri. Tommaseo.- Par. in. 29-49;
V. 22. ao.

Culto delle sacre imag;iiii.

Lo spirito della Chiesa,

218
noi cullo
delle

I)OTTUl^E TEOLOGICHE.

sacre

imagiiii,

egregiamente compreso da
vostro ingegno.

Dante

Co?i piirlar conviene!

al

Perocch solo da sensato apprende


Ci die fa poscia d' intelletto degno.

Per questo

la Scrittura

condescende

vostra facultate, e piedi e

mano
;

Attribuisce a Dio, ed altro intende


Gabrielle e Michel Ai rappresenta

K Santa Chiesa con aspetto umano


.

Par. iv 40.

La Chiesa
pissima e sposa

Cattolica.
(/i;9.

La Chiesa Cattolica

madre
ii.

ix. 7.)

e segretaria di Cristo: Conv.

G - La santa Chiesa non pu dir


cristiana sentenza di

menzogna

Conv.

ii.

4 -

La

maggior vigore ed rompitrice d'ogni

calunnia,

merc
Conv.

della
iv.

illumina:

somma luce del cielo che quella 15 - La dottrina veracissima di Cristo


via,

via, verit e

luce;

perch per essa senza impedi-

mento andiamo alla felicit di quella immortalit; verit, perch non soffer alcuno errore; lume, perch illumina noi nelle tenebre dell'ignoranza mondana: Conv. ii. 9. Fuori della Chiesa cattolica apostolica romana non vi ha salute
:

Purg.

II.

100.
i

Gli eresiarchi, e
nali alle

loro seguaci d'ogni setta, sono danInf. ix. 127; Inf. x.


il

pene d'Inferno:

s.s. ScrittHre.

gli

Ed

poeta aveva in tanta venera-

zione la Bibbia che parevagli


essa,

gran
in

fallo

il

contraddire ad

ancorch ci
abuti!

avvenisse

sogno.

Oh summum

facinus,

etiamsi contingat in

somniis,

aeterni splritus In-

lenlione

David, non in Job, non


in

Non enim peccatur in Moysen, non in in Malha^um, nec in Paulum, sed Spiritum Sanclum qui loquitur in illis. Nam quamquam

Scriplores divini eloqui multi sint,


est

unicus tamen dictalor Deus qui beneplacitum suum nobis per multorum calamos explicare dignatus est De Man. 4 - E duramente pur
:

i.

riprende coloro che interpretano


in

il

senso delle Ss. Scritture

modo

diverso da quello che dalla Chiesa fu stabilito:

ancor questo quass si comporta Con men disdegno, che quando posposta La divina scritlura, o quando torta. Non vi si pensa quanto sangue costa Seminarla nel mondo, e quanto piace Chi umilmente con essa s'accosta, far. xxix.

88.

DOTTRmE TEOLOGICHE.
Oltre
il

219
quale

vecchio e nuovo Testamento,

il

mandato

in

efenio,

abbiamo l'autorit

de' venerandi

Concili

ne' quali

Cristo esser stato presente nessun

fedele dubita,
a' discepoli,

concios-

siach noi abbiamo. Cristo aver detto

avendo

a salire in cielo: Ecco, io sono con voi or/ni d, infmo alla

consumazione del
ancora
i

secolo,

come Matteo
di

testimonia.

Sono
altri,

le scritture

de' dottori,

Agostino e degli
quali

quali aver avuto l'aiuto dello Spirito Santo chi dubiter.


la

Dopo
rit
:

Chiesa sono

le

Costituzioni,

le

chiamano

Decretali che pur souo da venerare per l'Apostolica auto-

De Non. ni. 3. - La cristiana sentenza di maggior merc della somma luce del cielo che quella allumina: Cony. IV. 15. Onde amaramente si duole che Dottor
vigore...
i

Marini sieno

derelilli, (Par. ix. 133)

che facevano vedere l'una

mondo e d Dio: Purg. xvi. 108.- Ah! madre piissima, Sposa di Cristo, quai figli generi spiritualmente nell'acqua a tuo rossore medesimo!... Giace Gregorio tuo fra le tele de' ragni: giace Ambrogio negli abbandonati ripostigli de'Cherici; giace Agostino; non si curano Dionisio, Damasceno e Beda; e non so quale Specchio, Innocenzio e l'Ostiense si predicano. E perch ci? Quelli intendevano
e l'altra strada, del a Dio,

siccome

al

vero line ed all'ottimo; questi a conse7.

guire censi e benelzii: Ep. ix.

neiraiiiiDia discioita da! corpo.


si

Quando l'anima
le fale

disgiunge dal corpo dlsciolto, seco adduce tulle

colt divine

ed umane che

le

appartennero;
la

primarie,
at-

cio la memoria, tive; le seconde,


il

T intelligenza e

volont
si
Il

fatte pi

cio quelle che tutte


iuerti

raccolsero sotto

nome

di sensibilit,

all'intutto.

suo merito o deil

merito, quasi forza che la trascina, determina


di

suo luogo

pena, di espiazione, o di ricom[)ensa. Giunta appena al


di s la

luogo assegnato, esercita intorno


trice

potenza informasi

ond' dotata.
vi
si

E come l'atmosfera umida


rilletlono,

colora

de' raggi che

cos\ l'aria

prende

la

nuova

forma che
siero
gli

le

viene impressa, e ne risulta un corpo sottile

in cui ciascun
la

scuso ha l'organo suo proprio, ciascun penin

sua esterna espressione,

cui

l'

anima

ripiglia

uflicj

della sua vita animale, e appalesa la sua presenza

colla parola, col sorriso o colle lagrime:

.,

220

DOTTRINE TEOLOGICHE.

E quando Lachesis non ha


Seco ne porta e
1'

pi lino,

Solvesi dalla carne, ed in virtute

umano

il

divino.

L'altre potenzie tutte quante

mute;
. .

Memoria, intellgenzia, e volontade. In atto, molto pi che prima, acute Tosto che luogo l la circonscrive, La virt formativa ratrgia intorno,
Cosi e quanto nelle

membra
si

vive

Cos l'aer vicin quivi

mette

In quella forma, che in lui suggella


1' alma che ristette Perocch quindi ha poscia sua paruta, chiamai' ombra; e quindi organa poi Ciascun sentire insino alla veduta. Purg. xxv.

Virtualmente

80.

Nel pensare alla gravezza delle pene dell'anime purganti che pur si convertirono, non dobbiamo
smarrirci, n rimuoverci spaventali dal
di tornare a Dio. Anzicch alla natura delle

Purgatorio.

buon proponimento pene dobbiamo


alla

meglio por mente a quello che ad esse succeder, cio


!)eatitudine

del Paradiso.

Al

peggio che

possa accadere,
del

queste

pene non
Non vo'

potranno

durare
ti

al

di l

giudizio

universale:
per, lettor, che tu

smaghi

Di buon proponimento, per udire

Come
Pensa

Dio vuol che


la

il

debito

si

paghi.

Non attender
la

Oltre la
Tsel

forma del martire; succession pensa che, a peggio, gran sentenzia non pu ire. Purg.
;

x. 106.
:

Purg. xii. 112; XXIII. 71.86. Le preghiere dell'anime purganti non hanno virt di mondarle dai peccali, perch tuttavia disgiunte da Dio
la

Purgatorio

pena

sofferta

con

letizia

Non s'ammendava, per pregar,


Perch
il

difetto,
vi. 41.

prego da Dio era disgiunto. Pur^.

Posta da un lato la purit della giustizia dell'Ente che

il

fine ultimo dell'umanit, posta dall'altro l'imperfezione


la

dell'uomo e
che,

quell'Ente; ne segue non pu esser fatta di subito degna del pieno godimento di lui, e che una prova
di

possente volont

per

pura che un'anima


pi o

sia,

di

aspettazione

men

dolorosa concilia

due grandi

attributi della giustizia e della bont, e salva l'uomo dalle

ruine della speranza superba e della superba disperazione,

DOTTRINE TEOLOGlCnE.
e gli rende
de' cari

221
il

meno

affannosa la morte, e diffonde


luce avvivalrice, tra
i

pensiero

suoi,

quasi

le

tenebre del
;

sepolcro, e cos conforta

viventi e

li

rende migliori
nel
visibile

ed

esercitando l'affetto
10

nel passato e
e fa

tempo avvenire,
e dello

amplia

e lo

innalza;

del

mondo

invisibile

una

vita, e de' viventi e de'

morti una sola ope-

rosa e cospirante famiglia - T. - V. Purg. xxvii.

Orazione de' vivi utile


140, 144;
IV.

alla

anime purganti. Purg,

iii.

132;

125, 147; xxiii.

Inferno.

26; vm. 71; xi. 22. 31. 127;'xiii. 79, 87; xxvi. 130; Par. xv. 95. La tradizione popolare, forse dai fenomeni
vi.
l'

vulcanici, ha posto

inferno nelle viscere del globo terrestre.


il

L'antica scienza rappresentava questo luogo come

pi
Egli

basso dell'universo,
era naturale che vi

e
si

il

pi lontano dall'empireo.

relegassero le anime allontanate per


di

sempre dal soggiorno


11

Dio per
i

la

ragione del peccalo.

Tuttavolta l'Inferno conserva

segni dell'Immensit divina.

potere, la sapienza e l'amore lo preparano sin dal prin-

cipio; diciamo l'amore, perciocch giusto che eterni dolori

sieno

la

parte

di

quelli

che posero

in

non

cale

l'eterno

amore!

Oz. -

Giustizia mosse il mio alto fattore: Fecemi la divina potestate, La somma sapienza e il primo amore, Inf.

ni. 4.

Le pene d'inferno cresceranno quando le tombe dischiuse avranno ridonato morti ad una vita senza fine perciocch quanto pi completo un essere, pi compiutamente
i

si

esercitano le sue funzioni

dell'anima e del corpo pi viva

quanto pi stretta l'unione si fa la sensibilit che

ne deriva:
Ritorna a tua scienza,

Che vuol, quanto


Pi senta
'1

la

cosa pi perfetta.
vi. 106,

bene, e cosi la doglienza. Inf.


la
il

A
ma
la

pena dell'intelletto rimane

memoria

del passato;

un tormento di pi: Inf. x. 46; xv. 55. Stranieri al presente, quantunque si scopra a' loro sguardi l'avvenire; somiglianti
della colpa senza

memoria

pentimento

a'

quei vecchi
le

la cui

vista indebolita

discern le cose lon-

tane,

quali

pi

si

avvicinano, tanto pi loro diventano

oscure.

Ma

questa profetica chiarit, solo riflesso che arriva

222
iiisliio

DOTTRINE TEOLOGICHE.

ad

essi della luce eterna, si ecclisser


si

quando, consumali

tempi,

chiuderanno
in essi

le

porte dell'avvenire. Allora ogni

conoscenza

sar spenta:

Inf.vi.^i; xxviii. 76; x.

97: Quelle slesse idee che qui durano ancora sono confuse,
tenebrose, n punto al livello della scienza, e

meno

a quello

della Ulosola, la quale formata dalT amore, e l'amore vi

estinto. Pertanto

gli

spirili

dell'inferno

sono privi della


di ogni tri-

contemplazione
lelto,

di s\ bella cosa, eh'

beatitudine dell' inlele piena

la cui

privazione amarissima

stezza. -

La mancanza dell'amore
colpevoli.
si

l'ultimo supplizio delle

volont

Quindi quell'odio reciproco per cui a


le

vicenda

maledicono, quell'odio contro s stesse che


i

incita e le precipita contro

tormenti

Inf. ni.

58

),

quell'o-

dio contro Dio disfidato nel mezzo delle loro pene: Inf. xiv.

52; XXV.
il

l.

Quindi
il

le

bestemmie contro
il

il

Creatore, contro

genere umano,

luogo,

tempo,

parenti;
:

quel desi7/.iii. 100.

derio del nulla, che non


Agitati

mal sar soddisfatto


al

ancora dalle passioni ch'ebbero


di lodi, di volutt

mondo, avidi
di
infiniti

ancora

di

vendette,

non cessano

meritare e soffrire castighi interminati, dolori

[Inf.

V. 7(); XXXI. /G) nella durala e nella intensit, perch tutti ingenerati dalla perdita del bene supremo, ossia di Dio. -

Ozaiam, P.

II.

C.

II.

3.
si

Lass
dore,

in cielo

per letiziare
le

acquista,

si

aumenta splensi

ma

gi

nell'inferno

ombre
tristi

dei dannati

fanno

pi oscure a misura che sono

e dolenti: Par. ix. 70.

Neir inferno

lamenti sono feroci, nel purgatorio ral-

legrati dalla speranza e dal piacere di Dio:

Pur /.

xii.

11^;

xxin.71.86.
Pi larga la via che mette
torio: Purf}. X. 2.
EilKcrEilt
all'

inferno che

al

purga-

delle
io

pene

d*

Inferno.
iii.

eterno duro:
8.

Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate. Inf.

E
eiVelli

piet

il

lerato colui

non averne alcuna pei dannati: sarebbe scelche sentisse compassione in mirare ne' rei gli
la piet

della giustizia di Do:


Qui vive
CJii

quando ben morta.


passion porta? Inf. \^.
i8.

pi soelerato di colui
diviii

Ch'ai giudicio

dottrim; teologiche.

223

laradiso.
tano

Al

(li

\i\

delle sfere celesti,


oltre
il

dove

si

segui-

nono cielo che invilui)[)a gli altri nel suo vortice immenso, si trova il cielo <>ni[)ireo, pura luce, luce intellettuale piena d'amore, amore ik vero bene, fonte d'ogni gioia, gioia che avanza ogni
le rivoluzioni

degli astri,

dolcezza

Par. \\\. 37.


la dottrina dell' ordine, e

Nel primo del Paradiso posta

strumento dell'ordine
<leir

posto
ai

l'amore; nel secondo, l'idea


moti
de' cieli,

ordine viene applicala

all'intelessi

ligenze
traluce,

che

li

muovono amando,
alla societ

e alla gioia

che da
di loro

come da viva

pupilla; nel terzo mostrasi l'amore,


dei beati
e

come vincolo
titudine.

forma

bea-

Dante domanda a Piccarda: Desiderate voi pi alto luogo di questo a maggiore felicit? Ed ella risponde: La carit che contenta il nostro volere, il quale ha pace
dal conformarsi
al

volere di Dio; la carit che


nostri,

ci fa

gosia,

dere

del

bene

de' consorti
sia.

qualunque

il

esso

dacch Iddio vuole che


stianesimo,

E questo

principio del Crila

da cui solo pu avere anche


le

vita sociale

quel tanto di felicit che

dato sulla terra,

perch sola

l'obbedienza ad un volere invitto e provvido ed amoroso

pu rendere rassegnati, ed insieme santamente sdegnosi d'ogni


altro volere
coitrario

a quello;

solo l'amore

de' fratelli

pu

nelle

ineguaglianze inevitabili poste dalla natura,

cagionate dalla volontaria debolezza nostra, costituire alcun


principio d* uguaglianza.

Tommaseo.
la

Dio unico

in

sostanza;

potenza,

la

sapienza e l'amore

pigliano in lu una triplice personalit,

per

modo che

nel

linguaggio degli uomini consente esser chiamato col plurale e


col singolare: Inf. in. 4. - Par. xiv. 21. - xxiv. 139.
il
i

Egli spirito, egli


tutti
i

centro indivisibile ove

s'

appuntano
il

luoghi e tutti
circoscrive

tempi

Par. xxix.
e che

12.

Egli

cir-

colo che
scritto:

il

mondo

per nulla

circon-

Purff.w..-Par.xiv.^O. Immenso,
il

mutabile egli

eterno, imprimo Vero fuori del quale tutto texix. 6i. xxxiii. 04.

nebre
fine.

Par.

iv. 96. si

Nel

suo pensiero
al

tutte le creature
I

trovano previste e coordinate


vi
si
;

loro

fatti

stessi contingenti

rillcttono

anticipatavista

mente senza divenir per necessarj

cos

la

dello

224
spettatore

DOTTRINE TEOLOGICHE.

seduto sopra
e non
;

la

sponda segue

il

corso del na

viglio sulle onde,


la

lo dirige:

Par. xvii. 37. Egli


propria volont,

bont senza contini

come bene supremo


la

[Par. xxvi. 16),


la

egli l'invariabile

oggetto della sua

quale diventa
pervenire

la

sorgente e
tali

misura

di tutta la giustizia.
a.

Pure questa giustizia ha


la

profondit

cui

non saprebbe

corta nostra ragione,

come

il

fondo del mare

cui l'occhio impotente del nocchiero


y/. XX. 20. ~ Par. IV. 07; xix. 86.
attributi, levati al

mal pu scandagliare: Da ultimo lutti suoi


i

medesimo grado
numeri,
:

di perfezione

suprema,
adope-

danno un
randosi
il

equilibrio indistruttibile,

per guisa che,

linguaggio dei

ne sarebbe conceduto

definire Iddio la

prima I^fjualit Par, xv. 74. Quanto maggiore il numero dei beali in Cielo tanto maggiore lo splendore ed il gaudio del celeste soggiorno
;

Par. XV. 53.


I

Beali, secondo

proprii meriti, partecipano pi o

meno

dell'eterna gloria, che Dio spira negli eletti: Par.

iv. 34.

L'anime in Paradiso son tulle liete del posto loro assegnalo. Sentono esse medesime la giustizia di una varia proporzione
di gloria;

e la coscienza che ne

hanno

si

fa

un elementi
le

constilulivo della loro felicit;

perciocch l'amore che

rende beale, concentra

la
le

volont loro nella volont divina,

dove
Per

si

perdono, come
guisa,
dei
in

acque che mettono


condizioni,

nell'Oceano.
il

tal

differenti

trova ciascuna
della

termine

suoi

desiderj,

cio

la

somma

felicit,

ond'essa capace; e dalla medesima variet del ben operare ridonda un concerto meraviglioso a lode del supremo
lli-

muneratore: Par.

iii.

70. e seg.

La chiarezza
della visione,
la

della

luce

in

cielo

dunque crescente
gli

secondo l'ardor dell'amore, l'amore secondo


visione

splendori

secondo
e
la

la

grazia
xxi.

operante sul
Cosi e

pensiero insieme e l'affetto:


sta
tra
la

Par.xw;

l'amore
la

bellezza visibile

intelligibile,

forza

dell' intelligenza sta tra la grazia

meritoria del libero

amore

umano con
uno con
reno,
la

la

gratuita dell'amore divino, che lo Spirito


la sapienza. - Rivestito
la
il

la

potenza e

corpo ter-

persona umana otterr

sua perfetta interezza,


la

accrescendosi

quel lume gratuito che illustra

mente, e

DOTTRINE TEOLOGICHE.

225

quindi F ardore del cuore, e quindi l'esterna chiarezza, la


cui luce

non potr

affaticare

beati,

perch

gli

organi stessi

del corpo saranno forti a ogni pi intenso diletto.


tra

E intende,
in

armonia spandono fin negli organi corporei armonia contemperata di venust e di vigore, condizioni indivisiljili d'integra bellezza. - Tommaseo, Bellezza e Civilt, Firenze,
le

r altre cose, che

facolt

delio

spirito

esercitate,

Le Monnier, 1837, pag. 43. La beatitudine. degli eletti tutta riposta nella visione
di

Dio

(Par. xxviii);

a questo

immenso specchio,
li

in

una

sola e fssa veduta, scoprono essi ci che fu, ,

o sar, e

prima ancora della parola


che
li

la

quale
il

esprima, e del fatto


il

verifichi,

scoprono anche
si

concetto e

desiderio.

La loro vista tanto pi vi


maggiori
i

quanto ne sono meriti ( Visione di Dio, Par,vm. 91 ix. 61-73 xi. 19


sprofonda,
;
;

XV. G; XXI. 88; xxix. 1 - Conoscenza

il

eir avvenire, passim,

soprattutto nelxvii.l3). L'atto per cui veggono adunque


la

base e come

la

materia della loro


la

felicit;

Tatto per
nel punto

cui essi

amano n'

forma;

decreti
li

eterni

che
tarli

si

lasciano dai beati comprendere,


:

sforzano ad accetquella

e ad eseguirli

Par.

ni. 79.

E per

guisa che

l'intuizione
alla

appartiene all'intendimento,
;

e la dilettazione
ossia

volont

cosi conoscenza e
alla
la

amore beatitudine,
potenza.

l'uomo innalzato
altrui a godere,
si

pi alta

Considerata poi

sott' altro rapporto,

beatitudine Dio slesso


il

che

si

l'uomo e Dio,
il

soggetto

e l'obietto,

toccano senza confondersi, e

finito sussiste distinto in

cospetto dell' infinito. Il

Ozanam

Paradiso, creato da Dio,

perch fosse stanza propria

delle genti

umane, e quindi pi conveniente alla natura loro.- Laonde l'umana generazione sarebbe qui, quasi pianta
i.

fuori del suo cielo, e pero [>i fiacca: Par.

57.
l'

^ecessit di della virt.

meditare

novissimi per

acquisto

Oh! dissi lui, per entro i luoghi tristi Venni stamane, e sono in prima vita. Purg.

viii.

58.

Risurrezione de' corpi.


sfumare innanzi
YOL.
II.

L'

Ombra deve un giomo


devoio

alla realt;

questi corpi caduchi

cedere a quelli che rianimati usciranno della tomba, perch


15

2^26

DOTTRINE TEOLOGICHE.

la corrutlibilil, se la legge

di quelle creature soltanto

creati

cosi

hanno

fine le

comune delle creature, legge che sono l'opera d'altri esseri cose prodotte dal concorso della
;

materia prima, e della influenza degli astri


quelle che

ma

sono eterne

vengono immediatamente dalle mani del Creatore. L'Eterno non d una vita caduca; l'umanit opera sua, r intera umanit, e anima e corpo, si form dalle sue
mani,

animata dal suo soffio, il sesto giorno del mondo nell'ultimo intiera, e corpo ed anima, risorger.- Oz. Ci che da lei senza mezzo distilla

Non ha poi fine ... Par. vii. 67. E quinci puoi argomentare ancora
Vostra resurrezion, se tu ripensi

Come r umana carne


Che
li

fessi allora,
vii.

primi parenti intrambo fensi. Par.


si

145.

Pi non

desta

Di qua dal suon dell' angelica tromba.

Quando verr

la

nimica podest,
la trista

Ciascun ritrover

tomba,
vi. 94.

Ripiglier sua carne e sua figura.

Udir quel che in eterno rimbomba. Inf.

8EI ROMANO PONTEFICE


Non
vi quasi tesi di Teologia riguardaute la

supremazia
P.

del

Romano
il

Pontefice che

nou

potrebbe intitolarsi di qualche verso di Dante.

BERAKDrNELLI,

Concetto della Divina

Coraedia. p. 429.

Ges Cristo
holicamente
le

volle che fra gli Apostoli

Pietro avesse
lui

il

primato, e ci principalmente signific con dare a


chiavi
del

sim-

regno dei

cieli:

Inf. xix.

91;

Furg.

IX.

127; Par. xxiv. 35; xxxii. 49, 124.


fu

S. Pietro

col martirio, e ci

Vescovo di Roma, e vi fin suoi giorni non a caso, ma per divina predestina-

zione che la citt di


e de' suoi successori
:

Roma dovesse essere la sede di Pietro Roma lo loco santo, U' siede il suf:

eessor del magr/ior Piero

Inf. n. 23. -

Yaticano,

V altre

DEL ROMANO POiNTEFICE.


part elette

2*27

D Roma,

che san state


ix.
le

cimitero Alla milizia

che Pietro seguette:

Par.

139.

Solo

alVuso suo creata

santa

Le pietre che dentro


il

mura
e

sue stanno^ son degne

d riverenza: e
lo

suolo dov ella siede,

degno oltre quel:

che per gli uomini

predicato

provato

Conv.

vi. 5. -

Egli

non

fu

che per noi e per

la salute

nostra

fu

detto
Pasci,

quei

che della carit fu interrogato tre volte:


il

Pietro,

sacrosanto ovile,... e per cui da Pietro ancora


delle genti,

e Paolo, r apostolo

fu
:

Roma
Ep.

consacrata qual

sede apostolica col proprio sangue


sposa di Cristo

ix. 2. -

La sede della

Roma: Ep.ix.ll.
dovea
sostituirsi all'antica

Nuova

e pi vasta unit che

unit politica

dell'Impero Romano, ed a cui questa unit

dell'Impero era servita,


Dante,
di

secondo

il

verissimo concetto di

Roma dei Papi dovea raccogliere e stringere intorno a se la gran famiglia delie nazioni, meglio che non avea fatto la Roma dei Consoli e dei Cesari, soggiogandole colla spada; e di
preparazione ed agevolamento. La

queste nazioni, che sotto


il

il

magistero

di lei gi

professavano

Cristianesimo, dovea formare le Cristianit, tutte congiunin una gran societ religioso-politica, il cui Rettore non poteva essere che il supremo Pastore della Chiesa,

gendole
altri

cio

il

Romano

Pontefice.

Ne' Vescovi di
gere

Roma

si

debbono riconoscere

successori

di Pietro, ne' quali vi


la

ha un'eguale autorit

di lui nel

regdi

Chiesa universale, con primato non

solamente

onore,

ma

eziandio di giurisdizione

Purg. xx. 86; xxvii. 46;

Par.

V. 71]; xxvii.

47; xxx. 142.

La Chiesa romana nel C. xix. dell'Inferno chiamata la bella Donna ; nel C. ii del Purgatorio ci apprende che chi non muore nel seno della Chiesa romana, segregato da cosi fatto principio della unilicazione cattolica, non si salva, li
sacrosanto
chiesa di
il

ovile

romano e quello

dell'
;

ork' universo;
fede

la

Roma

e la Chiesa universale

il

pastore romano e

centro dell'unit cattolica,

vincolo della
il

comune,

anzi forma della fede istessa,

pastore di tutta quanta e

ampia e
lui:

dilatata la Chiesa di Cristo, era

una stessa cosa per

Epist. IX.
il

ad Card.
si

poeta amaramente

doleva della sedia pontificia,

228

DEL ROMANO PONTEFICE.

quasi pianta, fuor distia regione, trasportata in Avignone:


Inf. XIX. 86;

Par. xxxii. 154.


il

La santa Gerusalemme

pressoch estinta:

carro

della sposa del Crocifisso fuori

della sua orbita, la citt di

nari destituta,

sola sedentesi

Roma, d'ambedue suoi lumie vedova, degna di esser


i

compianta da Annibale non che da


egli si rivolge a' Cardinali italiani,

altri

{Ep. ad Card.); ed
della chiesa

prima schiera

militante, archimandriti del mondo, affinch tutti unanimi

per
in

la

Sposa

di Cristo, per la

Sede della sposa,


s

eh'

Roma,

per l'Italia nostra,... per tutta l'universit dei peregrinanti


terra,

virilmente combattano...

che l'obbrobrio dei


a' posteri

Guaschi,

quali, di tanto furibonda cupidigia accesi, intenla gloria


i

dono ad usurpare
esempio per
vii; S.

dei Latini,
:

resti

in

tutti

secoli avvenire

Ep. ai Card, raccolti in

conclave a Carpentras, 11. (Y. Petrarca,


Catterina da Siena, Leti.
lib.

Rerum
10
;

Senilium,

e.

4, 5, 6, 7, 8, 9,

Capacelatro,

Storia di S. Catterina,
In

Y.)
della

moltissimi
la

luoghi

Divina

Comedia

apparisce
la
i

manifesta

riverenza grandissima del poeta verso


il

sedia

romana ed
con cui

Pontetce.

egli lo intitola,

nomi E onorevoli sono sempre qualora gli venga dato di ricordarlo


:

di successor del

maggior Piero; [Inf.n.'il)- Vicario di

Cristo;

{Piirg. XY.^i)-

pastore;

Gran Gran prete; [Inf.xwn. 40) Sommo pastore ; (Par. vi. 17) - Dal sommo ufficio; {Inf. - Santo ufficio; [Par. xxx. 46) -Il pastore che xxvii. 91.
pastore; {Purg. xix. 107) (

Romano
)

Pwrgf, xvi. 60

precede

fa guida; [Purg. xvi. 98) - Marito e sposo legittimo della Chiesa; (Inf. xix. 37, 111) - Prefetto del foro
e si

divino; {Par. xxx. H2) - Sole che fa vedere la strada di Dio: Purg. xvi. 106, - Ed aggiungne che oltre la dignit
del gran manto,
dal fango,

che non pu non pesare a chi


si

la

guarda

non
il

pu pi

salire in questa vita:


il

Purg. xix.

110.

- Oltre

vecchio ed
il

nuovo Testamento rammenta


;

ai Cristiani

che hanno

Pastore della Chiesa a lor guida


v. 76. -

questo bastare a lor salvamento: Par.


cristiano, {Purg. xxii. 61

Per Dante
il

la stessa cosa seguire la navicella di Pietro ed


) ;

rendersi

il

muovere
ed

piedi con la Chiesa


fido

ed

il

secondare
:

la

sua

dottrina

il

consiglio

del

Pontefice

Par.

vi. 22,

DEL ROMANO
Fuori
della Chiesa

PONTEFICE.
si

229

romana non

d riparo a salute.

Niuno pu essere ricevuto dall'Angelo guidatore dell'anime nella via del cielo, se non si accoglie dove l'acqua di Tevere s'insala: Purg.
ii.

100.

Al Pontefice solo conferita Tauloriti delle ond'


ei

somme

Chiavi,
;

pu serrare

e disserrare
di

il

cielo

{Inf. xxvii. 103)

ed esso, principio e fonte


essi

ogni autorit e giurisdizione nei

ministri inferiori della Chiesa, sicch tanta parte ne derivino

presentante

quanta ne viene loro da quello comunicata; ed esso, rapla suprema podest evangelica, sicch Domenico
si fa

nel XII del Paradiso v. 88,


la licenza di

a chiedere riverente alla Sedia


la

disseminare legittimamente
il

parola di Dio,
il

di

combattere contro
con

mondo

errante, e

non comincia

suo

apostolato che coli' autorit delegatagli dal


ice

sommo Ponteil

l'ufficio apostolico.

Is

per

lui
;

disconfessato
la

valore delle scomuniche [Purg. in 137)


sciogliere dal voto (Par. V. 35);

podest di prodigiuni; di

di prescrivere

impedire

si

mangi qualunque

cibo per

qualunque luna (Par.


ii.

xxvii. 132); di concedere indulgenze [Purg.

98);

e nota
il

come ogni

religioso Instituto

debba prima ricevere

sugsue

gello delle sante chiavi: Par. xi. 98.


I\ dissimili

sono

sentimenti
il

del poeta nell'altre

opere. Nell'epistola ad Arrigo

romano pastore nominato

padre dei padri (^p. vii. 7); il suo dominio neW ambito della paternit {De Mon. m.U); nella apostolica Monarchia,
la cui

unit

attaccare non

si

pu

(Zip. vii.

3),

successore

di Pietro,

che veramente porta


iii.

le chiavi del celeste

regno
e

[De Non.

1);

sommo

pontefice e Vicario
iii.

di Cristo,
il

successore di Pietro: 3Ion.

minor lume; cui il Pontefice illumina della sua apostolica benedizione: Ep. v. 10. Non che, egli scrive, il principe romano,
3.

L'Imperatore

non sia al romano pontefice


ciossiacli

in

questa mortale

felicit

alcuna cosa soggetto, conalla felicit immortale

sa ordinata. Cesare
la

quale

il

primogenito figliuolo usare verso

adunque quella riverenza usi a Pietro, il padre debbe,


virt,.

acciocch illustrato dalla luce della paterna grazia irraggi


la terra

con maggior

Alla quale da colui solo pre-

posto

il

quale

di tutte

cose spirituali e temporali gover-

natore:

De Mon.

ui.

15.

E ponendosi

dimostrare che

230
l'uffizio del

DEL ROMANO PONTfiFlCE.

Monarca dipendeva immcdialamenle da Dio e non dal Pontefice, e sospettando per avventura non altri potesse in mala parte volgere il suo discorso, si espresse in
questi termini:
Illa

rcverentla
fillus

frelm,

quam

plus

flius

debet patri,
in

quam

plus

matri, plus in Chrlstun, pius

Ecclesiam, plus in Pastorem, plus in omnes christianam

rellfflonem profitentes, pr salute veritatis in hoc libro cer-

tamen inciplo: De Man.


Celestino Y, Martino
ivi stesso

iii.

3.

Egli ben vero che caccia nel limbo per dapocaggine

nel Purgatorio per ghiottoneria, ed


fra gli eretici

Adriano per avarizia, che sfolgora


II,

Anastasio

fra'

simoniaci Nicol

III,

Bonifacio YIII, e Clela

mente y,
il

a'

quali
cieli,

ancor vivi

ei

forava
fa

buca infocata,
S. Pietro

e che fin da'

con quest'ultimo,

fulminare da

XXII; egli ben vero che con velenosissime parole ricorda come il capo reo torceva il mondo (Par. vili. 131); che l'umana famiglia sviavasi, non vi esfrancese Giovanni

governasse {Par. xxvii. 140); che privimendaci (Par. xxvii. 135); che si comperava e vendeva dentro dal tempio fondato sul sangue
la
1

sendo chi ben

legi eran venduti e

dei martiri, e sulla verit dei miracoli [Par. xviii. 123)

che

Roma

faceva mercato di Cristo {Par. xvii. 51)


di vite

che

la

buona

pianta, seminata da Pietro,

tralignava
la

nella mali-

gnit di un pruno (Par. xxix. Ili); che

mistica vigna
;

imbiancava per
colle

la reit del

vignaio {Par.
col

xii. 87)

che non
del

spade

ma

facevasi guerra

pane che

la piet
;

Signore a

tutti

liberamente dispensa {Par.

xviii. 125)

che
il

l'avarizia nei pontefici


i

usava

il

suo soperchio,
i

attristava

mondo, calcando buoni e sollevando pravi ch'ei si aveano fatto Dio d'oro e d'argento
eransi trasmutati del tutto dalla primitiva
xxii. 93); che l'occhio loro, fisso

{Inf. xxix. 105);


{Id. v. 112),

ed

chiarezza

{Par.

pure

alle cose terrene,

non

adergeasi in alto (Pwr//. xxix. 118), e mentre le sostanze


de' loro consorti moltiplicavano, ninna cura
li

prendea che
20. -

quelle della Chiesa andassero disperse

Mon
i

ii.

Oltre a ci

gli

parca strano
in vessillo

che

le chiavi di S. Pietro

fossero segnacolo

che contri
il

battezzati com-

battesse {Par. xxvii. 51),

e che

Vicario di Cristo parteg-

giasse,

e che

il

capo della religione, tutta pace ed amore,

DEL ROMANO PONTEFICE.


fosse

231
il

fautore

di

discordie fraterne.

Se non che
la

poeta

percuote l'individuo tralignante,

non

sedia che per s


il

non

traligna

Purg.

xii. 90.

Ed

pur bello
lo

vedere,

comech l'impeto

del suo indocile

sdegno

sospingesse

ad usar parole ancor pi gravi di quelle onde rimprover


l'avarizia di Nicol III,

pur tuttavia

egli senta frenarsi dalla

riverenza delle somme


lieta: Inf. xix. 100.

chiavi che questi

tenne
l

nella vita
si

Oltre a ci, giunto

dove

purga

l'avarizia, e
il

dove

la giustzia e la

speranza fanno

men duro
sensi

soffrire,

com'egli ebbe richiesto ad uno spirito chi fosse,


di Pietro,

ed avutone in risposta, che fu successore


tendosi

rimorso dalla sua dignitosa e netta coscienza,

inginocchi in atto di riverire l'eccelsa dignit di colui.

E non prima
Y,
gli

si

lev in piedi, che da quel pontefice, Adriano


di cosi

fosse stalo imposto


il

fare:

Purg. xix. 130.-

Rivolgasi inoltre
delia
rettitudine,
alla
al

pensiero a considerare,

come

il

cantore
ira

infiammato
di

com' era da veemente


tanto da

contro

persona

Bonifacio YIII,

credere
il

vacante
luogo
quella

cospetto d Dio (non per degli uomini)

santo
fece

di Pietro,

quando ricorda
di Francia,
il

la prigionia

che di

lui

mala peste
(li

quell'audacissimo, quel ri-

baldo Filippo,

nome

Bello,

ma

di

costumi vizialo e

lordo, esce con empito in parole cos poderose d sentenza,

fortemente

efficaci eh'
il

buono recarle qui innanzi:


mal futuro e
il

Perch men paja

fatto

Alagna entrar lo liordaliso, E nel Vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; Veggiolo rinnovellar l'aceto e il fele, E tra nuovi ladroni essere anciso. Veggio il nuovo Pilato s crudele Che ci noi sazia, ma, senza decreto. Porta nel tempio le cupide vele. Purg. xx.
Veggio
in

85.

Onde
alto

pel poeta

l'autorit pontificia tocca


d

un grado

da farne dell'uomo un Vicario


la

Do su

la terra, e

da rendere

persona del Pontefice quasi altrettanto sacra


di

che quella del Figliuolo


Cristo, la

Dio. In Bonifazio, nel pontefice

tante volte per lui svituperato, non vede che l'magne di

seconda volta confitta

in croce.

Non

si

pu tacere

del

resto,

come

pi sieno

papi

232

DEL ROMANO PONTEFICE.

rammentati dal poeta con lode, Pietro, Lino, Clemente, Sisto, Pio, Agapito, Callisto, Urbano, Silvestro, non ostante la
donazione alla quale egli credeva, Gregorio
il

Grande, e

nel secolo precedente al suo, Innocenzio ed Onorio. - (Vedi

Giamb. Giuliani, Del Cattolicismo


Yeltro allegorico
lino 1851.)

di

Dante Allighieri e del

della

Divina

Comedia, Savona, Sambo-

Fasto de' Cardinali e prelati avari


cias
il

Par. xxi. 124. (jFac-

confronto di questo brano con quello di Fazio degli

liberti,

Ditam.

ii.

11,

che ritrae

dell'

amarulenta

bile

del

nostro sommo).

Contro

a' Prelati

avari e simoniaci: Inf. xix. lOG.

Gli ecclesiastici

non debbon considerarsi come padroni

dei lor benefzi e delle loro rendite,


tari:

ma

solo

come deposi10.
:

Quantunque
il

la

Chiesa guarda tutto


-

della gente che


ii.

per Dio dimanda: Par. xxii. 82.

De Mon.

Contro
IX.

Papa ed

sacerdoti avidi de' beni terreni


et

Par.
do-

133; xviii. 137. [Oh vitam

mores, non oh
112.

ficlem et

ctrinam. Bellarmino).

Scomuniche e loro efficacia: Purg. iii. Abuso delle censure: Par. xviii. 127.

ORDINI RELIGIOSI

(1)

La Provvidenza divina stabil per la sua Sposa, la Chiesa, due principi in favore di lei, S. Francesco e S. Domenico
Par.
XI. 28.

L'approvazione degli ordini


ritto ai

religiosi appartiene
xi. 97.

di di-

romani pontefici: Par.


degl' instituti
:

Lode

religiosi fondati

da

S.

Domenico e

da S. Francesco

Par. x. 82.

t'

(1) Non torna a religione pur'quelli che a San Benedetto e a SanAgustino e a San Francesco e a San Domenico si fa d'abito e di vita

simile, ma eziandio a buona e vera religione si pu tornare in matrimonio stando, che Iddio non vuole religioso di noi se non il cuore: Coni\
IV. 28.

ORDINI RELIGIOSI.

233
Iddio conserva
il

Nella corruzione generale

dei costumi,

sempre dell'anime sante,


Ordini religiosi lodati,
chi vi entra: con questo
trarvi,
in

le quali

mantengono
la

primitivo

fervore del proprio instituto: Par. xi. 130; xii. 121.

ed approvata

risoluzione

di

si

riconosce apertamente che l'en

ammenda

delle proprie colpe,

argomento

di

salute: Inf. xxvii. 67.

Fra Matteo d'Acquasparta, che poi fu cardinale, dodice-

simo generale
tolo del

dell'

ordine francescano, nel 1287 port assai

rilassamento alla regola. Fra Ubaldino di Casale, nel capi-

suo Ordine tenuto a Genova


rigoristi
:

nel

1310,

si

fece

capo dei
Chi
si

Par.

xii.

124.

legato co' voti monastici a Dio, forzato contra

suo grado ad escire dal

chiostro,

non appena
ci

il

possa,

debbe tornarsene
Biasimo
le

Par.

in. 107.

Ove non
:

tornasse, acconiv. 80.

discenderebbe alla fattagli violenza


a' frati
il

Par.

degenerati: de' Francescani buoni, poche

carte in tutto

volume, e poco panno volersi


:

alle

cappe

de' buoni

Domenicani
a' frati a' frati

Par.

xii.

125.
:

Contro

Francescani e Domenicani

Par.

xi.

124-137.

Contro Contro
Contro
XXIX. 87.

Camaldolesi: Par. xxi. 119.


Benedettini: Par. xxii. 74.
predicatori vani,
del suo

a' frati a' frati,

tempo

Par.

Frati di S. Maria, o di
Inf. xxiii.

Madonna,

detti poi frati

Godenti:

103; xxxiii. 118; Purg.

vi. 17.

COGNIZIONI SCIENTIFICHE
FISIOLOGIA

(d)

Piante criptogame.
il

Dante accenna

alle

piante

microscopiche e criptogame, nate senza che ne veggiamo

seme, o senza che

le

seminiamo:

Quando alcuna pianta Senza seme palese vi si appiglia. E saper di che la campagna santa, Ove tu se', d'ogni semenza piena, E frutto ha in s che di l non s schianta. Purg.
il

xxviii. 118

qual teorema maggiormente ravvalorato al C. xxvii del

Par. V.

U8:
E vero frutto verr dopo
il fiore.

Dalle quali sentenze chiaro apparisce che con Linneo e tutti


1

Botanici del secol nostro,

ammetteva

l'Allighieri,

che

il

fiore

precede

il

frutto ed

il

seme, dal quale nasce poi no-

vella pianta. - Targioni

Tozzetti.

Dalle piante scosse,


l'aria ritrae e

da venti tanto diversi e

variabili,

s'impregna della loro virt, che indi trasporta


e figlia,

e scuote sul rimanente della terra, la quale concepe


fa

propagare diverse piante, diverse legna; secondo


tali virt,

la

na-

tura di

e della propria qualit

del suolo e del

(1) Isella

Divina Comedia
si

passo che vi
ria di

trova
di

un epoca e
le

si in mezzo a inesauribili ricchezze, e ad ogni germe qualche idea, il di cui sviluppo fu poi la gloun nome. P. Lioy. - La Divine Comdie embrasse tout.

in

C'est

rve des sciences dcouvertes, et

le

rve dessciences iconnues.

Lorsque la terre manque auxpieds de l'homme, les ailes du pote l'enlvent au elei, et l'on ne sait en lisan ce merveilleux poraequ'admirer davantage, de ce que sait l'esprit, ou de ce que l'imagination devine. Al. Dumas.- Quel sommo sapea quanto il suo secolo e pi del suo secolo. Tommaseo. - Con la divinazione del genio spinse ardimentoso il pensiero
nell'avvenire. Vaisnucgi.

FISIOLOGIA.
clima. CI posto,
in

235

non dee far meraviglia il vedersi provare una contrada taluna pianta senza seme palese che le dia
anche dopo,
si

origine. Molti naturalisti, venuti

farebbero

un vanto
Galilei

di tali idee cosi

ben espresse.

- Capocci.

maturazione delle frutta.


che
il

Previene l'opinione del


che
la

vino altro

non

sia
Il

luce del
al

sole,

maritata
lotti:

coli'

umido

della vile.

Redi scriveva

Maga-

leggete Dante,

quel Dante che quasi lutto sapete a

mente, quel Dante con tanti bellissimi passi del quale ornata avete la vostra lettera, leggete Dante, vi dico, e troerele
E perch meno ammiri Guarda
Giunto
il

la parola,

caler del Sol, che si fa vino

all'

umor che

dalla vite cola. Purg. xx.y.76 - Vaccolim..

Se

si

considerino le similitudini,
le

l'enfatiche

espressioni,

prese dalle funzioni che


zione,
di

piante esercitano nella vegeta-

chiaro

apparisce che ninno dopo Teofrasto


fatto

meglio

Dante ha

vedere

tali fisiche verit.

Da non mollo
Neochimici

lempo dobbiamo
la

alle scoperte del Lavoisier e dei


fruiti,

spiegazione della maturazione dei


i

ed

il

modo

per

cui
si

sughi da prima acidi dei medesimi, in dolci e soavi


s

trasmulino, e perch di vario colore


la

vestano

le foglie

delle piante:
alla propriet

spiegazione dei quali


la luce

fenomeni

si

riduce

che ha

di

togliere agli acidi quella

sostanza,
altre,

la

quale combinala ed intimamente


la

unita con

converte queste in acidi,

qual sostanza Lavoisier


il

disse ossigene, cio generatore degli acidi, per

che

la

luce

del sole togliendo o facendo esalare nell'atmosfera l'ossi-

geno, miti e dolci rende


acidi

sughi dei fruiti che in principio

aspri
il

si

ritrovavano.

Eppure Dante avea dello:

guarda
che
il

calar del sol che si fa vino, ecc. mostrando cos

calore del sole, sempre congiunto alla luce, produce

questa mutazione del

sugo acido
a

dell'agresto
Il

in

quello

dolce dell'uva matura alta

far vino.

gran Galileo,
di

accostandosi pi d'ogni altro alle moderne scoperte fisicochimiche,

and

si

pu dire del pari


la

al sentire

Dante,

attribuendo alla luce


ti

maturazione

dell'

uva, e gli elemen-

che formano

il

il

vino con quella sentenza illustrata dal

Magalotti:

vino altro

non

se

non

la

luce del sole

236

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

mescolala con l'umido dell'uva.


Tarfiioni Tozzetti.

Lett. V. delle scientifiche. -

Azione della luce e del sole sui fiori, e sulla vegetazione. E Dante conosceva pure l'influenza e l'azione ch'esercita la luce del sole sopra
della quale essi aprono
i
i

fiori,

per cagione
all'

petali, e
i

discuoprono
pistilli

apparire
le

dell'astro benefico

gli
i

stami ed

per celebrare

nozze, e fecondare
la

germi contenuti negli

oviarii o pistilli,

quale ammirevole operazione quattro secoli dopo fu resa


e determinata
il

certa

da Linneo Sponsalia plantarum, sul


s\

quale fondato

sistema detto perci sessuale di

grande

investigatore della natura. - Targioni Tozzetti.


Quale
i

fioretti dal

notturno gelo
'1

Chinati e chiusi poi che

Sol g' imbianca,


ii.

Si drizzan tutti aperti in loro stelo. Inf.

127.

Mathmatiques,

Questo terzetto citato anche dai Libri, (Hisloire des ii. 175), come una delle pi belle osservapi energicamente il nostro poeta al xxii del dove espresse lo schiudersi della rosa a' rai del pi meno secondo la propria possanza che suona
:

zioni di scienza naturale, fatte dall'Allighieri.

Ed anche
Par. 55
sole,

vitale virt:
Cosi m' ha dilatata mia fidanza,

Come

il

Sol fa la rosa,

quando

aiierta

Tanto divien quant' ella ha di possanza.

Ed
ariete

espresse pure

il

vivificante influsso della Itce sulla


il

vegetazione, V inturgidire delle piante, quando


le riscalda

sole dello

de' benefici

raggi, e

il

colore che liete


di vita

rinovano avanti che quella luminosa sorgente


altra stella: Purg. 32.

aggiunga
sulla fio-

Ma non

tanto conobbe

l'

influenza

della luce

ritura e fecondazione del frutto che al fiore succede, quanto

anche come a
lieve dei venti

tal

bisogno cooperasse l'aere sereno, l'aura


il

che ne scuotesse
lo

pulviscolo fecondante

degli stami

trasportasse

ai

pistilli

per effettuare la

fecondazione dei germi e dei semi, e come contraria a tale

operazione fosse l'aria umida,

la

nebbia e
il

la pioggia,

in

modo

tale

da

far abortire e distruggere

frutto desiderato.

Targioni Tozzetti.

FISIOLOGIA.
Ben
fiorisce negli

237

uomini

il

volere;

Ma

la

pioggia continua converte

In bozzacchioni le susine vere. Par.

xxvn. 124.

Le piante ed
E
la

fiori

riempiono

zefiri

della loro virt aniali

HKtiva, ch'essi poi

spargono e quasi delle loro

scuotono:

percossa pianta tanto puote, Che deliba sua virtute l'aura impregna, E quella poi girando intorno scuote. Puro, xxviii, 109.

Funzioni della vegetazione.


delle funzioni della vegetazione

N minor cognizione
di

dimostra
vita

aver avuto

il

nostro poeta quando ripone


delle foglie:

la

delle piante nel color

Come per

verdi fronde in pianta vita. Pwrff.xviii.54.


il

qui duopo osservare che ora dimostrato che

verde

delle foglie dipende dalla scomposizione del

medesimo aereo
la

acido carbonico assorbito

dalle piante

o in esse raccolto,

prodotto dalla forza vegetativa delle medesime,


scomposizione, come
luce del sole, perch
la

quale
alla

maturazione dei

frutti, si

deve

facendo essa esalare

nell'atmosfera

dalle piante ossigene o aria vitale e respirabile dell'acido

carbonico, rende salubre l'aria che respiriamo, e frattanto


il

carbonico

si

deposita

nelle

foglie,

e di vario

colore le

dipinge, per lo che sempre pi verdi sono le piante esposte


alla

gran luce,

di

quelle all'ombra, e tanto pi verdi sono

le foglie di

quegli alberi che mai non se ne spogliano, perch

tutto l'anno esposte alla luce del giorno.


le

Che

se

si

privano

piante della luce, o con portarle all'oscurit o con sotcuoprirle con corpi opachi perdono
teoria non vi
il

terrarle

color verde.

E questa

sembra ottimamente esposta dal poeta

(juando cantava:
La vostra nominanza color d' erba, Che viene e va, e quei la discolora. Per cui eli' esce della terra acerba. Purrj.

xi. 118.

Sapeva adunque che le piante, vicino a terra, e sotto di essa, non sono verdi, al che allude queir esce della terra acerba, cio che non hanno provato 1' azione della luce del
sole,

e che altres

si

scolorano se di nuovo dalla terra sieno

ed impedito loro l'influsso benefico del sole, il qual color verde a poco a poco prendono le nascenti foglie,
coperte,
e

sempre

tinte di

un verde pi gaio che cupo

le

sono nel

238

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

tenero loro sviluppo e giovinezza, che quando sono adulte

ed indurate.

Di tal gentil colore

volle

vestire

gli

Angeli

discesi nella valle del Purgatorio a guardia del serpente: Verdi, come fogliette pur mo nate,

Erano

in veste, Purg. vui. 28. -

Targiom Tozzetti.

Circolazione delle piante.

Pare anche che non


egli
alla

fosse ignota a Dante l'ascesa del succo nelle*piante, o quasi

specie di circolazione, confermata modernamente. Perci conoscendo con qual forza il succhio sale dalle radici

estremit degli alberi, fa che

soffi

e spumi

il

rotto tronco
),

dallo sterpo della selva de' violenti {Inf. xiii 43


la similitudine di

portando

un legno verde

non stagionato, messo

ad ardere sul fuoco, dal calore del quale rarefatti e spinti l'umido e l'aria contenuti nei vasi del legno e della corleccia, escono in

forma

di

spuma, e con
:

sibilo dalle

ricise

estremit dei predetti vasi e tubi

Come d'un
Dall'

stizzo verde,

un

de' capi, che dall'altro

ch'arso sia geme,


In/".

E
Il

cigola per vento che va via.

xiii.40.-Targioni Tozzetti.

Redi ed

altri naturalisti,

dall' istessa

terzina,

dimo-

strano le medesime piante avere un sentimento, quasi uno

una letizia un gemito. iVatura delle piante. Che se S voglia ricercare se Dante avesse cognizione della natura delle piante e del loro diverso modo di crescere, lo possiamo ben rilevare dall'ordine che Virgilio ebbe da Catone Uticense di cingere a Dante la testa di un giunco schietto, cio senza nodi o
spirito interno,

foglie,

scirpus romanus,

pianta

detta
si fa

monocotiledoni da

Jussieu, l'accrescimento delle quali


inferiore,

sempre per

la

parie

con ispingere dalla radice all'atmosfera

le parti

che

si

sviluppano dalle sotterranee

gemme

della radice,

al

contrario che nelle altre piante, dette dicotiledoni, succede,


le quali si sviluppano, crescono e si distendono nelle parli estreme del tronco. Tali piante monocotiledoni hanno pro-

priet di riprodurre
altre

sempre nuovi rampolli o

steli simili
i

da

gemme

della radice; per lo che, tagliandone

virgulti,

nuovi e simili ne ripullulano, ed ecco come esprime questo

fenomeno

l'Allighieri,

parlando del giunco di cui fu cinto

da Virgilio:

FISIOLOGIA.
Quivi mi cinse, s com' altrui piacque

2;^9

maraviglia

che qual egli scelse


l

L" umile pianta, cotal si rinacque

Subitamente

onde

la svelse.

Puro.
(

>

133.
iii.

Targioni 'Pozzetti.

V. Conv.

3.

classiGcaziune dei vcgpetabili.

Quantunque Dante

parlasse in senso figurato, io sospetterei quasi eh' egli presagisse la teoria eh' la gloria di Cesalpino, prima che di
Jussieu, sulla classificazione dei vegetabili, appoggiata alla costituzione dell'embrione, e ci
Ogni erba
si

quando disse:
lo

conosce per

seme. P?^rsf.xvi.ll4.-P. Liot.

Le recenti scoperte
zioni fra
il

delle chimica vegetale che

onorano

Liebig, Bonssingault e tanti altri insigni scienziati, le rela-

mondo

inorganico e l'organico, le rimutazioni


in quel verso sublime:

delle materie

non trovansi espresse


Il

ramo
sue spoglie? Inf.
ni. 113.

Rende

alla terra tutte le

-P, Lioy.

delle piante,
re,

Coltivazione delle piante. come oggetto filosofico,

si

la SOla

cognizione

rivela nel divino canto-

ma

volle egli mostrarsi ancor perito nella coltivazione di

esse, facendo

vedere come

le

piante abbandonate a s stesse


frutto, e tali le

ed inselvatichite crescono distorte e senza

pose nell'orrida selva dei violenti: Inf. xiii. 4. 97. -Neppure vi dimenticata la cognizione del terreno e del nutrimento,
e la dimestichezza
delle piante
si

che

dalla

buona coltura

dell'attento agricoltore

ottiene,

degenerare che accade nelle

come per lo contrario il piante quando sono abbando-

nate a s stesse, ed negletta la coltivazione del terreno,

come

rileva dai seguenti versi:

Ma
Si fa
il

tanto pi maligno e pi Silvestro


terren col

mal seme,

non

colto,

Quant'egli ha pi di buon vigor tcrrestro. Purg. xxx. 118.

Targioni Tozzetti.

Polrebbons numerare

vari fiori e le piante nominate da

Dante mento
per
es.

nella sua Cantica,

dal che

potrebbes

trarre argo-

della sua cognizione individuale e speciale delle piatite,

dal xxxii. del Purg. v. 58


Meri che di
ro<ic e

pi che di viole

Colore aprendo.

FISICA
Tu ben la mia Fisica nota. Inf. XI. 101. Delle cose sensibili, universalmente pigliandole, tratta la Fisica... Delle cose corruttibili, che cotidianamente compiono lor via, e la loro
materia
si

muta

di

forma

in

forma

CONV.

II. 15.

l^eve.

Poteva
S

la Fsica

venire in miglior soccorso delia

poesia, che in quel terzetto,


della

dove

si

parla della formazione

neve?
come
di

vapor gelati fiocca

In giuso l'aer nostro,

quando
si

il

corno

Della capra del ciel col Sol

tocca Pur. xxvii. 67. - Ranalli.

Pioggia.
dell'atmosfera
d
s'

si

L'accumulazione dei vapori acquei


scioglie in pioggia
la

in

seno

per un abbassamento

temperatura; allorch
imbatte
in freddi venti,

massa d'aria che n' satura,


un'altra,

o finalmente quando una corrente

d'aria

umida viene ad incontrarsi con


Ben
sai

come

il

nostro Poeta ha mirabilmente espresso:


come
nell'aer si raccoglie

Quell'umido vapor che in acqua riede,


Tosto che sale dove
(Vedi Dante, Canz. x. St. 3
;

'1

freddo

il

coglie. Purg. v. 109.


1
;

Ganz. xi. St.

Conv.

iv. 18.)
il

Avrebbe potuto meglio esprimersi, aggiunge

Capocci,

il

povero nostro amico Melloni presentemente se ancor vivesse? Ed il Petrarca cantava:


L'aer gravato, e l'improvvisa nebbia

Compressa intorno da rabbiosi


Tosto conven, che
I

venti,
in pioggia. Sest. in. 1.

si

converta

vapori

son principio e cagione alle poggie. Purg. xxx.

118.

parla dell'altezza delle nuvole elettriche,


Tra duo liti d'Italia surgon sassi, E non molto distanti alla tua patria,
Tanto, che
i

quando

dice:

tuoni assai suonan pi bassi. Par. xxi. 106.

Lioy.

FISICA.

241

debbia.

La

nebbia non che vapore acqueo e conl'aere stipa. Inf. xxxi. 36,

densato dal freddo aere:


Vapor che

Xeve.

Anche

la

stretto in gelo: Par.

xxvn.

neve non che vapore acqueo, G7. La neve per forza dei raggi

del sole riman privata dei freddo e delia bianchezza, e al


sol si dissigilla:

Par.

ii.

127; xxxiii. 64.

Venti.
Franklin,

di

Tremuoto.
Dove,
di

Le moderne osservazioni

di
la

Kaemts, che servono a ediiicare

bellissima teoria dei venti,

oggi adottate in meteorologia,

rinvengons come miniate in quelle parole:


11

vento
gli avversi ardori. Inf. ix. 69. - Lioy. -

Impetuoso per

Egli noto che una delle cagioni del vento disequilibrio di calorico nell'atmosfera. -

Ed osserv non
il

solo dai

vapori e da' raggi solari nascesse


{Inf. xxxiii. 105),

turbamento dell'aria

ma anche
:

dal foco interno della terra; o

da vapori

accesi pur sotto terra


Inf. x. 77.

per nascente zolfo o per


Inf. in. 133.

altra incognita cagione

La terra lagrimosa diede vento.

di

questa misteriosa agitazione

dell' aria

che spira
si

quando danna parte e quando

dall'altra,

edora

chiama

borea, libeccio, maestrale e via dicendo, potea meglio e pi

brevemente e pi spiccatamente indicare che

col verso:
102.

E muta nome, perch muta lato? Purg.xi.

Ed accenna
i'

la

opinione di Aristotile,
secchi

il

quale dice, che


della terza

vapori

caldi

montando all'estremo
viii.

regione dell'aria, percossi da fredde nuvole,


l'aria, indi
il

commuovono
la
il

vento: Par.

22. - Aristotile pure distingue


la
:

l'umido vapore dal secco, dall'umido


la

pioggia,

neve

grandine, la brina: dal secco

il

vento

vento, se

vapore

sottile: se pi forte, tremuoto:

Trema forse pi gi poco od assai Ma, per vento che in terra si nasconda, Non so come, quass non trem mai. Purg. xxi.
;

55.

Cos originavano

il

tremuoto

ma

forse ei credeva in con-

fuso quella forza elettrica


le

che d sovente origine a tutte


scoppi

meteore.

Tuono.

Ed osserv pure come

il

tuono e
le

si

spanda per l'aere:


voL.
II.

242
E
Se subito

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
fug'^'o,

come tuon

clie si dilegua,

la

nuvola scoscende. Purt). xiv. 134.


la dottrina di Aristotile
i

E secondo pure

tuoni

si

for-

mano

nella seconda regione dell'aria: Par.xx^. 105.

Folgore.

Ed accenna
fuoco di nube

alla
si

formazione delle folgori:

Come

disserra.

Per dilatarsi s che non vi cape, E fuor di sua natura in gi s' atterra. Par.

xxiii. 40.

La qual comparazione saprebbe


versi, oggid
il

forse

darla meglio in

primo de'
il

fisici

viventi Alessandro Volta, o


di cui
si

meglio l'avrebbe data l'americano Franklin,

di-

rebbe che strapp


rit

fulmine di

mano
di

a Giove,

con pi veil

che

gli

antichi

non dissero

Prometeo aver rapito

foco del cielo? - Yaccolini.


Aristotile, S.

Toma so, Seneca tengono


le

fulmini non ca-

dere se non quando


del fuoco,
s

nuvole
in

si

alzino

presso la sfera

ch'esso

fuoco

loro s'imprigioni.

Non
si

dice

gi che

fulmini

cadano quando piove,


le

ma quando
pioggia

sta per

piovere,

quando

nuvole pregne
s

di

alzano

fin lass:

Non scese mai con


Fuoco
di

veloce moto

spessa nube, quando piove


confine cbe pi remoto. Purg. xxxii. 109.

Da quel

Acque

e Fiumi.

Il

Mengotti nell'Idraulica: I fiumi

provengono dall'acque cadenti dal cielo, e queste dalle perpetue immense evaporazioni che dalla superficie di tutti
1

mari e di tutte

le terre

si

sollevano
in nevi.

nell'

atmosfera, e pi

si

rappigliano in pioggie ed

- Dante,

meglio

di

Buffon, ne esprime la relazione fra l'evaporazione del mare,


e le acque che raccolgonsi
dal nei fiumi, e vi dice che l'Arno

suo principio
Infin l, 've si

rende per ristoro

Di quel che

il
i

ciel della

marina asciuga,
Vaccolini - LlOY.

Ond' hanno

fiumi ci che va con loro. Purg. xiv. 34.

Pi l'acqua fonda, pi quella di sopra preme e


rapide le correnti di sotto:
Quasi torrente eh' alta vena preme. Par. xu.
99.

fa

Preme, legge idraulica che le colonne superiori dell'acqua, premendo, aggiungano rapidit alle colonne di sotto, E |nel
xxviii. del

Purg.

v. 121.

FISICA.

243

L'acqua che vedi non surge di vena Che ristori vapor che giel converta,

Come

liurae
il

ch'acquista o perJc lena.

qui, dice

Capocci, splendono del pari giuste e pei-

felte nozioni

di fisica,

che a que' tempi sono certamente

un prodigio:
che

imperocch, per esprimersi in colai


la

modo,

convien che egli intenda appieno


1

generazione de' fonti,

vapori alimentano, riducendosi in pioggie nelle parli


i

superiori de' monti, e che

geli infievoliscono,

temporanea-

mente arrestando parie

delle loro

acque fluenti; insomma

acquistano cosi e perdono lena precisamente com'' divisa.

E con molta
quanto pi
il

esattezza dichiara

come

l'esalazioni, e
si

va-

pori che s'innalzano dalle acque

e dalla terra,

elevano

calore

li

rarefa

L' esalazion dell'

acqua e della terra,


Capocci.

Che, quanto posson, dietro al caler vanno. Purg. xxviii. 98.

tre

Flusso e riflusso del mare. E meglio secoli dopo, come notavano il Magalotti ed
del flusso
la

del Galilei
il

Capocci,

parla

e del riflusso del mare,

attribuendo alla

Luna

vera preponderanza che ha, nell' effettuarlo:


E come il volger del del della luna liti senza posa. Par. Cuopre ed iscuopre
i

xvi. 82.

Bussola.
Si

mosse voce, che


in

1'

ago
al

alla stella

Parer mi fece

volgermi

suo dove. Par.

xii. 29.

Ecco,

tezza,
in
di

Quanta esatquanto affetto espresso questa comparazione! iNotisi ancora il modo di esistere questa nobile intelligenza: la Bussola, almeno la sospendice
il

Capocci, un' altra meraviglia.


dirci pure,

quanta vivacit,

sione dell'ago calamitato, che


ai

il

nostro Flavio Gioia forn

naviganti, era allora allora inventala (1302). Dante in-

tanto lo conosce,
colpito,
lo

senza

1'

aiuto delle gazzette,


suoi
versi!

ne rimane
- (Che s

consacra negl'immortali

come

si

gira

L'ago

alla
la

calamita

per natura. Fazio

degli

liberti)

-Onde vcdemo

calamita sempre dalla parte della


ni. 3.

sua generazione ricevere virt: Conv.

Luce. E

designava

la luce essere

immateriale.

Com' acqua recepe Raggio di luce permanendo unita. Par.

u. 33.

244

COGNIZIONI SCIENTIFICOE

E com' essa

luce e

il

sole assorbiscano dalla terra

va-

pori e l'umidit:

Ch'Amor consunse come sol vapori. Or, come ai colpi degli caldi rai
Della neve riman nudo
il

Par.

xii. 15.

suggello
ii.

E dal calore

e dal freddo primai. Par.


il

106.

chi

pu tacere, scrive

Yaccolini,

come bene

il

poeta
al

dipinga quell'Angelo, che nel xii del Pim/. v. 88. venne per indicare a lui ed a Virgilio la scala onde salfre
ci

secondo girone?

A noi venia la crealura bella Bianco vestila, e nella taccia quale


Par tremolando mattutina
stella.
il

E dopo
tisse

tutto questo, se io vi dir che

nostro Dante sen-

molto innanzi anche

in ci, eh' della luce riflessa e

rifratta, e perfettamente conoscesse il giuoco della luce, e quindi anticipasse la dottrina prospettiva che Montuda ha

supposto essere stata conosciuta da' moderni verso


del secolo

la fine

XIV

forse voi

mi darete
nel
ii.

la baia:

ma
si

abbiate

pazienza, e leggete

come

88. del Paradiso ei


al

mostra

degli specchi conoscitore, e


si

facessero foderati di

apprende come foglie di piombo:


ci

suo tempo

Cosi,

E indi r altrui raggio si rifonde come color torna per vetro, Lo qual diretro a s piombo nasconde.

ed

al xxiii dell'in/*, v. 25.


S' io fossi d'

L'

Immagine

di fuor

impiombato vetro, tua non trarrei


d'

Pi tosto a me, che quella

entro impetro.

La
sole,

virl,

che da Beatrice

gli

diviene a poter fissare nel

da
:

lui

paragonata
s

al

raggio riflesso eh' esce dello

incidente

come secondo raggio suole


i.

Uscir del primo e risalire insuso. Par.

49.

Intorno alla meccanica della luce ben puossi dalle cose


dette inferire la dottrina del poeta:
glio vi si manifesti intorno
catottrica, udite
alla
si

ma

perch questa me-

legge fondamentale della


occhi

come bene
che
i

esprime nel xv del Purg.


furono
percossi

V. 16

a significare

suoi

da

angelico splendore:

FISICA.

245

Come quando
Salta lo raggio

dall'

acqua o dallo specchio

all'

opposita parte,

Salendo su per

lo

modo parecchio

quel che scende, e tanto si diparte

Dal cader della pietra in igual tratta. S come mostra esperienza ed arte;
Cos mi parve da luce rifratta
Ivi dinanzi a

me

esser percosso;
la

Perch a fuggir
I

mia

vista fu ratta.

raggi non sono altro che un lume che viene dal prin-

cpio della luce per l'aere infno alla cosa illuminala: Conv.
II.

7.

Ed

altra

prova della profonda sua dottrina ed acuzia


fisica

neir osservare ogni fenomeno importante in fatto di

l'abbiamo nel xxix del Purg.


E

v. 73.

vidi le fiammelle andare avante,

Lasciando dietro a se l'aer dipinto,

di tratti pennelli

avean sembiante;

S che di sopra rmianea distinto

Di sette

liste,

tutte in quei colori,


il

Onde
Che

fa l'arco

Sole, e Delia

il

cinto.

Questi stendali dietro eran maggiori


la

mia

vista

Veggasi com'ebbe bene analizzato e distinto


luce, senza attendere

colori della

Newton che
ottici,

la

decomponesse
sia la scelta

col prisma!

Veggasi ancora quanto mirabile


questi due bei fenomeni
quelle vaporose e splendide
di vista
i

ch'ei

fa di

per dare adeguata idea d

liste,

che seguivano a perdila

sette candelabri. Senzach con tale associazione

mostrasi eziandio inslrulto dell'analogia Ira T origine dell'arco baleno


l'altro

e dell'alone lunare.

Lascio poi

di

ammirare
mitologici

portento di provvedere nel medesimo tempo, con le

slesse

due

sole parole,

de' convenienti
il

arnesi

Apollo e Diana secondo

lor proprio bisogno.

Arco baleno.
baleno formisi per
luce del sole
si

Molto
le

innanzi che Antonio de Dominis

aprisse agli altri la strada, egli dimostravac

come l'Arco
in cui
la

rotonde goccio d pioggia,

rinfranga e rifletta:

E come l' aere, quand' ben plorno, Per r aUrui raggio che in se ^i rillette, Di diversi color si mostra adorno, Purg xxv.

91.

E pongasi mente a quel luogo

del xii. v. 10 del Paradiso,

24G

COGNIZIONI SCIENTIFICHE

dove per dire che una corona di liicenli spiriti cominci a girare, ed intorno ad essa n'apparve una maggiore composta d'altri beati, si vale di una similitudine presa appunto da que' due archi che veggionsi il pi delie volte, l'uno
interno, e l'altro esterno:

Come si volgon per tenera nube Due archi paralleli e concolori, Quando Giunone a sua ancella julte,
Nascendo
di quel d' entro quel di fuori,

guisa del parlar di quella vaga,

Ch'

amor consunse come

Sol vapori.

portento della sua arte e della sua parola! Quante


cose,

e quanto esattamente

e graziosamente dipinte

in si

brevi tocchi!

Yoi vedete l'arco principale pi colorito e


il

spiccante; vedete
a guisa
di

secondario coi colori

in

ordine inverso,

una riverberazione, d'un eco del primo arco. L'eco indi, che vi ha tanto mirabilmente servito a rappresentarvi il primo concetto, diviene a sua volta argomento di un altro vaghissimo quadro: la tenera ninfa che amor consunse con le sue fiamme; soggiungendo finalmente, per
colmar
la

misura,

l'

altro mirabile

paragone de' vapori

al

modo

stesso dileguati dai raggi ardenti di quell'altro Dio,

Capocci - V. Libri, Yaccolini.

Perch'io

la

veggio noi verace speglio

(la

voglia tua)

Che

fa di se pareglie l'altre cose,

nulla face lui di s pareglio. Par. xxvi

106.

Eccoci innanzi all'improvviso una scena bellissima, pennelleggiata con una sola parola, co' suoi
ricchi, abbaglianti
:

soliti colori freschi,

pareglio, qui vale quel bel

fenomeno che

talvolta

si

ammira nell'atmosfera, ove con

ottica illusione

ripetuto al vivo l'imagine splendente del Sole e della


col pi

Luna

vaghi colori dell'iride. Yeggasl di qual momento sia r introduzione di questo soggetto, e quanto propria, poetica, evidente, efficacissima la comparazione che adopera per ren-

derne sensibile l'astrusa idea della mistica intuizione del cosmo nel suo divino Autore. - Veggo il tuo desiderio nel verace
specchio che fa di s parelio, larva, vero specchio insomma,
alle altre cose; e nulla fa di s parelio

a Lui, unico, immenso,

inimitabile. - Capocci. -

FISICA.

247
fuochi parl Virgilio,
i.

stelle

ardenti. Di questi
Georfj.

come

nella sentenza del volgo:

^565;

jEn. y. 527.
:

Ma

il

poeta filosofo con pi verit e pi vicino a natura


Vapori accesi non vid'io
Quale per
li

s tosto
v. 37.

Di prima notte mai fender sereno. Purq.


seren tranquilli e puri

Discorre ad ora ad or subito fuoco,

Movendo gli occbi che stavan sicuri, E pare stella che tramuti loco, Se non che dalla parte onde s'accende
Nulla sen perde, ed esso dura poco. Par. xv. 13.

Veggasi, dice

il

Capocci,

come non

lasci

verun fenomeno
il

interessante, senz'avvertenza: e ne presenta bellamente


trasalir

che

si

prova mica

al

subito trascorrere pel cielo de' globi


;

Igniti e delle stelle cadenti

spiegando disinvoltamente che

non

si

tratta

di

vere stelle; perch ninna ne manca

onde quella larva fatua e fugace di stella s, ora noi abbiamo riconosciuto che tra queste diverse generazioni di corpi non vi tutto quel divario che prima i saggi credevano; poich le stelle cadenti, bench di mole picciolissima, sono anch'esse veri corpi
nel luogo

mossa.

Del resto

celesti,

che s'incendono nel cadere verso

la terra.

Attrazione universale.
dell'attrazione

presentimenti della teoria

universale che la storia della scienza rico-

nosce

in Filopone, in in

Cecco d'Ascoli,

in

Keplero e

in altri,

non mancano come di un

Dante; egli

vi parla del

centro della terra,

si

punto
d'

Al qual
11

traggon

ogni parte
si

pesi. Inf. xxxiv. 10.

ferventissimo appetito, di cui

ragiona nel Convito, ram-

menta la virtus tractoria di Keplero. - Lioy. Dove la gloria del poeta vince il nostro immaginare si nell'aver egli dell'attrazione universale dato cenno assai
elesse

prima che Newton, aiutato dalle scoperte del Galilei, ne il gran sistema del mondo. E per ci ch' dell'attrazione celeste: Italia nostra pu andare con ragione superba,
sia stato altres
il

che Dante
il

primo a discoprire e pubblicare


poeta, chiaramente l'espresse

sistema intorno all'attrazione, sviluppato poi ed illustrato


11

dall'inglese Isacco Newton.


in quel terzetto:

Par. xxviii. 127.

248
E
di fji

COGNIZIONI SCIENTIFICHE
Questi ordini di su tutti rimirano,

vincon

s,

che verso Dio

Tutti tirati sono, e tutti tirano.

Cosi l'Editore romano; e


fa accorti

che,

il dligenlissimo Portirelll ne non altrimenti not Giuseppe Barctti, cui

piacque di leggere di su
sertazione del
critici

tutti

mirano, allegando una disla

matematico Tagliazucchi, sopra

quale

non sanno negare al postutto, che nel v. 129 quasi un germe poetico, ed una perfigurazione della grande idea di Newton. Quanto poi all'attrazione terrestre, ecco le parole di Guido Guinipi severi sentenziando, questo
celli e

di Giulio Perticari, interlocutori nel pi

gran dialogo
il

della Proposta, di che ha fatto

dono
al

all'Italia
:

cav. Monti.
il

GuiD. Egli (Dante) invece di dire


della terra, ecco che
ti

Tu

passasti

centro

presenta

pensiero una delle pi


:

alte verit della fisica, la principale delle sue leggi, dicendo

Tu passasti
Al qual
si

il

punto
d'

traggon

ogni parte

pesi.

in questa sublime imagine

non

ti

par egli proprio di vedere


i

da tutta

la terrestre
tirati

circonferenza

corpi tutti a linea retta

potentemente

verso quel punto?

Peri. Se questo passo di Dante per avventura fosse venuto sotto gli occhi di Newton, m'avviso che a concepire
il

sistema dell'attrazione, questo solo verso gliene avrebbe


il

destato

pensiero meglio che l'accidentale caduta di un


bel raggio di luna nel suo giardino. - Vaccolini.

pomo

un

Suppone, (e ci fa grande onore al suo acume ed alla sua scienza, avuto riguardo all'ignoranza in cui allora si
era
sulle vere

leggi
i

della

fisica

costituzione

del

nostro

globo)

che
il

pesi,

corpi gravi,

sono

d'

ogni parte tratti

verso

centro terrestre, e questo

verissimo. Per con


ci

giusta logica indotto a credere che a misura che

avvi-

ciniamo a cotal punto,


pi forte.

la

sua virt debba divenire sempre

Ma la cosa nel fatto non va cos... Capocci. Antipodi. Anche bene degli Antipodi, gi tanto oscuri alla mente degli uomini, prima che il lume dell' italiano Colombo li rischiarasse, non meno che della gravi-

tazione, presentiva l'altissimo poeta, laddove per uscire del

baratro infernale avvinghiossi egli

al

corpo di Lucifero che

FISICA.

249

tiene (nel suo concetto)


a quel centro, a cui

il

centro della terra: gir attorno

tendono tutti i gravi: ed allora rovemedesimo, ivi forse dove sembrato era che fosse disceso. Che se non foste contento a questo, ponete
sciatosi sopra

sulla bilancia

della critica quello

eh' detto

fra gli

altri

luoghi nel

i.

del Paradiso v. 43.

Fatto avea di l
Tal foce, e quasi

mane

e di

qua sera
(V.

e verrete, ne sono certo nella

mia opinione.
3.

Purg.wA.)

Anche

Fr. Petrarca

Sest.

i.

le

tenebre nostre altrui fann'alba.


'i

Nella stagion che

Ciel rapido inchina

Verso occidente,

che

il

d nostro vola
1.

A
e
il

gente che di l forse l'aspatta. Petr. Canz.iv.


:

Pulci

Morg. Mag. xxv. 229.


Sappi che questa opinione e vana,

Perche pi oltre navicar si puote, Per che l'acqua in ogni parte piana... E puossi andar gi nell' altro emisperlo, Per che al centro ogni cosa reprime
:

S che la terra per divin misterio

Sospesa sta fra

le stelle

sublime.

E laggi son
3Ia noi

citt, castella e

imperio

conobbon quelle genti prime.

Cirandi cataclismi mondiali.


grande idea che il mondo a una rivoluzione e si rinnovelli ?
Il

Che diremo poi della


stabiliti

certi periodi

soflra

qual fenomeno

gli antichi

chiamano

il

grande anno:
Per
lo
il

quale chi creda

Pi volte

mondo
parl,

in caos converso. Inf.

xu.

41.

Platone di questo

molto pi Cicerone,

Marco

Antonio,
Dante,
il

ma

ninno con tanta poesia e novit, siccome fece quale finse il mondo universo come un'essere

senziente, che sentisse amore, e in quegli ardori rinnovasse


so

medesimo. Opera pi magnifica dell'umano


si

intelletto

della teoria

con cui oggi


credo sia
la

spiega la storia geologica del nostro pianeta


Ebiiene,
al

difficile citare.

genio di Dante balen


e dei
di Elia

splendida luce della teoria degli


i

sollevamenti che rende immortali

abbassamenti nomi di Cordier,

de Beaumont
resto

di

Leopoldo de Buch.

Questa teoria del

quasi un secolo prima era stata esposta dal friulano

250

COGNIZIONI SCIENTIFICHE - FISICA.

Lazzaro Moro e da Cirillo Gennerelli.


codesta teoria onde
strofi
si

Noi crediamo che


le

servono

fisici

per ispiegare

cata-

geologiche onde la terra va soggetta,

palesemente

risulti dalle

due seguenti terzine dell'Inferno:


T)a

questa parte cadde gi dal cielo; che pria di qua


di lui f del
si

la terra

sporse,

Per paura

mar

velo,
;

E venne all' emisperio nostro e forse Per fuggir lui lasci qui il luogo voto Quella che appar di qua, e su ricorse. Inf, xxxiv.

120.

Lioy.

Manifeslum
sunt
in

quod virtus elevans est illis stellis, quae regione coeii istis duobus circulis contenta (cio
est,

fra la linea equinoziale e quella

che descrive

il

polo dello

zodiaco intorno al polo del mondo), sive elevet per moclum


attractions
piilsionis,

ut magnes attrahil ferrum, sive per modum generando vapores pellentes, ut m particularibus montuosltaUhus. Quaestio de aqua et terra, 21.
Prof. Yolpicelli nell'accademia Tiberina

Il

leggeva nel 1862

alcuni suoi discorsi intorno le verit della Divina Comedia,

enunciate implicitamente ed esplicitamente prima che fossero professate dalla scienza, come, per esempio, certe verit

intorno alla velocita


(jravi

riflessione

della
brine,

luce,
al

al

moto dei
di

cadenti,

al

prodursi delle
alle

carbonizzarsi
altri
fatti

dei combustibili,

vibrazioni sonore,

ed

scienze naturali.

SUIEilTICOE E GEOMETRIA.

(1)

Quest'
dire,

uomo
il

singolare

si

piace di usare, a mo' di


:

nostro proprio linguaggio

le

sue esprestanti

sioni sono

come

tanti segni

stenografici,
i

segni algebrici, che vi rappresentano

pensieri
;

pi vasti

come
d'

riconcentrati in
il

una formola

dif-

finendovi sovente

per mezzo

moto, il tempo, lo spazio una equazione. - CjVPOCCI.

Dell'Aritmetica.
scienze
sotto alcun
quelli

Del lume
i

dell' Arisniellca tutte le

s'alluminano; perocch

loro suggelti

sono lutti
di

numero

considerati,
si

nelle

considerazioni

sempre con numero

procede... L'Arismetica la

(1) Se v'ha chi desideri di vedere i profondi calcoli della Geometria sottommessi alla ragione poetica, legga Dante perch Dante sommo Geometra. V. Monti. - Che se Michelangelo fu debitore del sublime dina-

mico, che riluce nella fiera e tragrande persona del suo Mos e nel tre-

mendo
la

Giudizio al cantordi Catone, di Capaneo, di Farinata, dell'empireo

e dell'abisso,

vogliam credere che l' architettura dantesca non sollevasse sua mente al sublime matematico, e non gli suggerisse il pensiero di mettere in cielo l'opera del Brunelleschi? La geometria e l'architettonica del Purgatorio e dell'Inferno sono fondate sul sistema curvilineo del cono, cho nell'antica simbologia era emblema fallico ed emanatistico, e un addolcimento del sistema piramidale pi vetusto e parimente espressivo del Teocosmo. Ma la sostituzione della linea torta alla diritta accenna da un lato al trapasso estetico del sublime al bello, e della et cosmogonica alla succedente, e dall'altro lato al surrogamento del principio di creazione al

dogma

panteistico; giacch
al cerchio,

il

passaggio della linea


dell' infinito
i

retta alla curva,

e del poligono

importa quello

al finito, e si fonda sulla

doppia attinenza dell'atto creativo verso

due

La geometria dantesca risale, come la geografia, la cosmogralia e l'astronomia mitiche che l'accompagnano, all'antichit classica ed orientale, secondoch si vede nel monte del Purgatorio, il cui emblema ligurale somigliantissimo anche in botanica all'Edcne di Linneo) si accoppia coU'antictono di Platone, di Aristotile, di Cicerone,
estrerai della forinola....
(

di
ia

Macrobio, di Manilio,
scuola
d'

di Jlela,

di Eratostene,
i

e si

pu

dire,

di tutta

Alessandria, tranne Ipparco e

suoiseguaci... Gioberti, Del

Primato.

252

COGNIZIONI SCIENTIFICHE
il

scienza del numero... infinito


Il
:

numero, quanto

in s considerato,

Conv. n. 14.
che
il

numero non

un aggregato
cinque e
il

di unit:

Rata

Dall' un, se si conosce,

sei:

Par. xv. 56.

Del Cerchio. La Geometra S due repugnanti ad essa siccome tra 'l punto e '1 cerchio (e dico cerchio largamente ogni ritondo, o corpo, superfcie); che, siccome, dice Euclide, il punto principio di quella, e, secondo ch'e' dice, il cerchio perfettissima
Della Geometria.
intra

muove

figura in quella,

che conviene per aver ragione

di fine;

punto e '1 cerchio, siccome tra principio e fine, si muove la Geometria. E questi due alla sua certezza repugnano; che '1 punto per la sua indivisibilit e immisurasicch tra
'1

e il cerchio per lo suo arco impossibile a quadrare perfettamente, e per impossibile a misurare appunto. bile,

E ancora

la

Geometria
14.

senza

certissima per se, e per la sua ancella che


spettiva: Conv.
11.

macula d'errore, e si chiama Pro-

fa

pure ricorso all'istessa geometria, e precisamente


fin

air impossibilit di dimostrare la quadratura del circolo, per

dimostrare
la vista

dove

gli

conceduto

di ritrarre

con parole

ultima di Dio:
Qual il geometra che tutto s'afJge Per misurar io cercliio, e non ritrova, Pensando, quel principio ond' egl'indige: Tale era io a quella vista nuova Veder voleva, come si convenne
:

L'imago al cerchio, Ma non eran da

come

vi s' indova;

ci le proprie penne. Par. xxxui. 133.

dalla

stessa

fonte

pur tratta
tutti

la

sublime imagine

dell'Eterno, contemplato
zioni, in quel

come centro
li

delle grandi rivolu-

punto a cui

tempi son presenti. Quel


e spente
e vive

punto centrale l'occhio sempre aperto del pitagorico Demiurgo,


Y. Monti.
dinanzi

a cui tutte

le creazioni

e future non sono che un breve ed unico punto di vista.

E
tica

nel

XIII

del Par. v. 101,

volendo recare esempi


le altre un'assai

di

cose impossibili a dimostrare, usa fra


cerchio

poe-

maniera tolta pure dalla Geometria: se in un semisi

possa iscrivere triangolo, un lato del quale

sia

MATEMATICHE E GEOMETRIA.
(liamelro del cerchio,
Triangol

253
retto:

senza

che formi

un angolo

Se del mezzo cerchio far si puote s eh' un retto non avesse. egli pi

N potea
che
si

vivamente significare
del Purg. v. 40:
er'alto che vincea la vista,

l'alta ripa

del

Purgatorio, quasi impossibile a salire anche carpando, di quel

legge nel iv
Lo

e.

sommo

E la costa superba pi assai, Che da mezzo quadrante a centro

lista.
;

Un
il

quadrante, ossia un quarto di cerchio, contiene 90"


di

mezzo per conseguenza dista dai due estremi di 45*^, Una lnea dal detto mezzo al centro del quadrante, fa un angolo con uno de' suol lati, precisamente di 45^. Egli chiama lista quella tal linea, perch allora ed anche poi, si usato uno stromento per misurar gli angoli, detto
suo punto
il suo nome. poneva a perpendicolo, con un filo a piombo, l'altro lato a squadra, teneva naturalmente la linea orizzontale; ed un raggio, una lista girevole dall' un de' capi intorno al centro dello stromento, dirigendosi ad un astro ad un campanile ecc., dava suU' arco del quadrante ove rispondeva l'altra estremit, l' altezza angolare

quadrante, ch'era appunto quel che indicava

Quando uno

de' suoi lati

si

suir orizzonte

dell'

oggetto
il

in

proposito.

Disagevolissimo
i

dovea dunque essere

pendio superando pi assai

43^

d'inclinazione sul piano dell'orizzonte. - Capocce.


L'irrefragabile verit d'una proposizione espressa, di-

cendo che
nelle

la

medesima

si

fa nel vero come

il

centro in

uu

circolo. L'esatta croce ch'

formata da' beati


il

spiriti, costellati

sfere

di

Marte, detta
in tondo:

venerabil segno,

die fa

giuntura di quadrato

Par- xiv. 101.


del Par. parlando del suo

Tetragono.

Allorch nel xvu


gli

trisavolo Cacciaguida, vuol dire ch'ei sente l'animo forte a

sostenere le gravi sciagure che

sono predette, non paalla pi

ragona

egli gi la

sua fermezza n alle roveri n alle rupi,

come
drata

Virgilio quella di

Enea e del re Latino, ma


al

solida delle figure geometriche,

tetragono, (figura qua-

cubica) che

comunque

tu lo volga e rivolga, sempre

lo stesso:
Dette mi fur di mia vita futura

Parole gravi

avvegnach'

io

mi senta

254 Ecco un bel

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
Ben tetragono
ai colpi di

ventura. Par. xvii. 22.

fiore di

sentimento germoglialo sugli aridi

rovi delia geometria. Y. Monti.

In

un triangolo non possono contenersi due an-

goli ottusi.
l'altro nel

E pi bello e medesimo canto, v. conoscenza che hanno in Dio


i

di pi allo concetto

quel-

13,

ove

la chiara e perfetta

delle

mondane

future cose

beati, vien

in

comparata alla chiarezza di quell'assioma, che un triangolo non possono contenersi due angoli ottusi
:

cara pianta mia (che


Che,

s t'insusi,

come veggion
le

le

terrene menti

Non

capere in triangolo due ottusi,


Cos vedi cose contingenti,

Anzi che sieno in s, mirando il punto A cui tutti li tempi son presenti ).

Ecco

di

nuovo
il

la

geometria chiamala ad ornare

la

poesia

senza alterarne
(

costume,

senza tirarla fuor di strada.


:

Quadrangolo, triangolo, pentagono, ricordati

Conv.

iv.

).

L'angolo d'incidenza eguale all'angolo di riflessione. QuestO sarebbe linguaggio di cattedratico prosatore.

Ma

si

far poetico
al

se parlando

della luce dirai

Il

raggio

che scende pari

raggio che sale:


o dallo specchio

Come quando dall'acqua


Salendo su per
lo

Salta lo raggio all'opposita parte,

modo parecchio
si

A
S
Il

quel che scende, e tanto

diparte

Dal cader della pietra in igual tratta

come mostra esperienza ed

arte.

Purg. xv.

16.

Torelli in

una sua lettera

al

Sibiliali

prende

a chiosare

questo passo di Dante, e cita una proposizione della catottrica di Euclide, e ci reca

una figura geometrica.

Linea perpendicolare.

Neil' accennata

bellissima

comparazione del raggio che da acqua o da specchio si ripercuote, egli ha bisogno di esprimere la perpendicolare. Chi saprebbe collocare questa voce con un qualche garbo
nel verso
stesso
e collocarvela

senza prosa? Credo che Apollo


far

noi saprebbe!

Che

adunque

in

tale

stretta

il

nostro poeta? Risolver nei suoi principii l'idea di questa


linea,

osserver

che un grave

descrive

cadendo una
visibile,

perpendicolare, trover non solamente


quella linea,

la via di signilicar

ma

te la

dipnger e te

la

render

MATEMATICHE K GEOMETRIA.

255

chiamandola con elegantissimo rigor matematico il cader (Iella pietra. Artificio di poesia bellissima ed evidentissima.
V. Monti.

Vuol egli cavare un paragone meglio adattato ad esprimere la smisurata idea della eternit? Ed egli lo trae dal moto proprio del cielo delle stelle fsse, il quale s compie
per
la
si

precessione,

in

26 mila anni,

ed allora credevasi
il

che

compisse

in

36 mila. Potevansi forse, dice


xi.

Capocci,

trovar termini pi lontani? Purg.

106.

ASTRONOMIA
"

E
il

che? Non potr


cielo,

io ogni

dove mirare

gli

specchi del sole e degli astri?


sotto

Non

d'ogni dove,
?

speculare dolcissime veritadi

DANTE, Ep.X,4.
Vedete

Humboldt accennare
salutando
il

alle quattro

stelle del Purgatorio,

Poeta italiano

come

il

Colombo

delle costellazioni antartiche,

pi meraviglioso in questo di Leverrier che di-

vin col calcolo l' esistenza, or confermata nuovi pianeti. DALL' ONGARO.

di

Con che vaghezza


dall'astronomia, non

e variet d'imagini e di color presi


ci

dipinge le diverse et del giorno,


fitto

dal primo albeggiare al


Eia
i

pi alto della notte?


.

notte

si

appressa al suo termine


il

Ed

eCCOC

Pesci,

stando

Sole
il

nel
di

segno dell'Ariete, gi levati

sull'orizzonte,

ed

carro

Boote giacere ad occidente

sopra quella parte donde spira Coro:


I

pesci guizzali su per


tulto sovra
'l

l'

orizzonta,
xi. 112.

E U Carro

Coro giace. Inf.

Ed

eccoci pure l'Aurora, fregiata di questi stessi pesci,


di

con quel nobilissimo solitario

Venere per soprappi:

Lo bel pianeta che ad amar conforta, Faceva tutto rider 1' oriente, Velando i pesci eli' erano in sua scorta. Purg.i.

19.

quasi oscurando col suo maggior lume.

?56

COGNIZIONI SCIEMIFICIIE.

Ed ora
cidentale

la

dei

Luna due

giunta

all'
il

orrizzonle,

al confine

oc-

emisferi

Sole,

che

le

opposto, di

presso

al plenilunio,

in sul sorgere:

Gi tiene il confine D'iimbcdiie gli emisperi, e tocca l'onda Sotto Sibilili Caino e le spine. E gi iernotte fu la luna tonda, Inf. xx. 124.

All'ultima ora della notte


parte dei Pesci
:

e'

son alzali tutto Acquario, e

il

calor diurno del d precedente al tutto


1*

estinto: dovuta alla terra

efficacia di tale

esinanimento:
di

con che, dice


apprenda, pure

il

Capocci,

quantunque nulla

nuovo

ci

fa

meraviglia,

come

in

quel secolo, in cui


egli

per certo non facevansi osservazioni meteorologiche,


si

mostri cosi biioa intendente di fisica:


^'el^ ora

che non pu
il

11

calor diurno

Intiepidar pi

freddo della luna,

Vinto da Terra o talor da Saturno;

Quando i geomanti lor maggior fortuna Yeggiono in oriente, innanzi all'alna, Surger per via che poco le sta bruna. Purg.

xix. 1.

sei

mila miglia lontano

gli

era mezzod, ed egli a seicento

miglia pi ad oriente: onde


del sole.

manca
s

oltre un'ora al sorgere

L'ombra

della terra gli


al
letto

era inclinala quasi al


In

piano dell'orizzonte,

piano.

questo mentre
se

il

mezzo

del cielo, la sua parte culminante, per la luce cre-

puscolare, comincia a farsi profondo

come

si

allontanasse:
si

poich ogni stella minore perde


dal fondo ove trovasi
il

il

parere, non
;

vede pi

riguardante

ed a misura che vien


si

oltre l'Aurora, la chiarissima ancella del sole,

dileguano

man mano anche

le stelle pi grandi, infno alle


di

pi belle:

Forse semita miglia


Ci ferve l'ora sesta, e

lontano

questo

mondo

China gi l'ombra quasi

al letto piano,

Quando il mezzo del cielo a noi profondo Comincia a farsi tal, che alcuna stella Perde il parere infno a questo fondo; E come vien la chiarissima ancella
Del Sol pi oltre, cos
il

ciel si

chiude

Di vista in vista infno alla pi bella. Par. xxx. 1.

Notisi quanto stia

bene quel dire

infino

a questo fondo
di
il

in
risi

corrispondenza della leggiadra idea, venutagli

farci

guardare

la disparizione

delle stelle,

come

se

cielo

allontanasse, facendosi pi profondo.

ASTRONOMIA.

257

Imagine, dice
di

il

Ranalli,

che trascende ogni possibilit

concepirne altra pi ingegnosa. Da quanti poeti, e in quante maniere diverse non era stata figurala quell'ora

il sole? Perch tornasse a fare effetto, quasi imagine non mai figurata, usa una perifrasi tolta da' calcoli della scienza astronomica. Cosi Dante non solo le cose

che precede

comuni,
soie,

come

il

dire:

manca un'ora

circa

al nascer del
l'

abbellisce

con imagine poetica,

ma

ancor

imagine

poetica rende pi peregrina con dottrine cavate dalla scienza

astronmica.
Quivi,

ne aggiunge

il

prof.

Minich,

con meravigliosa
in cui

approssimazione accenna la durala del crepuscolo mattutino

poco dopo l'equinozio


niscono le stelle

di

primavera, all'istante

sva-

meno

appariscenti fino al sorgere dell'alba.


dall' Allighieri,

Se
s

la

lunghezza dell'arco terrestre, indicato

dovesse prendere sull'equatore,


di

quel periodo di tempo

sarebbe poco minore


si

un'ora e quattro minuti.

Ma

se

debba valutare
si

la

detta estensione

sopra un circolo di
il

altezza,

l'alba comincerebbe,

secondo

poeta,
la

allorch

il

Sole

trova a 16 gradi sotto l'orizzonte, e


cos'i

durata del

crepuscolo
l'attuale

stabilita,

sarebbe ancora pi prossima alsi

misura teorica, e

potrebbe applicare ad ogni

stagione.

E per

significare essere gi vicino

il

comparire del sole


dice ch'esso era
di
)

nel Purgatorio,

con bellissima imagine


all'orizzonte
(

ci

giunto a ponente

di

quello

levante.
al Sole,
(

notte che gira opposta

in direzione

opposta

La non

essendo essa altro che l'ombra della terra che ne intercetta


i

raggi) esce fuori del Ganc/e (oriente) nel nostro emisfero,


il

giacch

Sole

si

trova in opposizione al tramonto:


il

Gi era

Soie all'orizzonte :iunto,

Lo cui meridian cerchio coverchia Jerusalem col suo pi alto punto:

E
Uscia

la notte
di

che opposita a

lui cerchia.

Gange

fuor colle bilance,

Che

le

caggion di

man quando

soverchia;

S che le bianche e le vermiglie guance,

L dove io era, della bella Aurora Per troppa etate divenivan rance. Putq.w.

1.

Tre diversi colori


tar del Sole:
VOL.
il
II.

si

veggiono

in cielo

prima dello spunil

bianco dell'ora mattutina,

vermiglio della
1"

258
aurora,
e
il

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

rancio che precede


il

di

poco

il

Sole.

E Dante,
il

volendo mostrare
di questi effetti:

sorgere del Sole, rappresenta

terzo

Pu

darsi,

dice

il

Capocci,

pi felice

il

idea del far succedere al dilicato candore della prima et, roseo colore della fiorita giovent, ed u questo finalmente
la tinta avvizzita, e

Con come tante altre di questo mondo! Il Caro nella sua lettera a Taddeo Zuccaro additandogli il come avesse a dipingere l'Aurora gli rammenta
itterica della troppa ctale?

come

cui finisce questa fugace illusione,

che essa ha

tre stati e tre colori distinti, cosi

ha tre nomi

alba vermiglia e rancia.


I

primi raggi del sole


:

nascente incominciano a vestire


Inf.
1.

di

luce le cime de' monti

16. -

Ed

il

sole

nascente freddo

col

suo calore ravviva

le

membra

intirizzite

dal

della notte:
Il

Sol conforta
la notte

Le fredde membra che

aggrava. Purg. xix.

10.

un'ora

mezzo
il

di Sole al
mezza terza

tempo dell'equinozio;
riede. Inf. xxxiv.

E gi

sole a

%.

Son due ore


E
il

di Sole:
due ore. Purg.
ix. 44.

sole er' alto gi pi che


ci

E
il

a quest'ora

presenta
del

Capricorno dal mezzo banda del meridiano:


Da
Lo
Sol, eh'
'1

una caccia astronomica, in cui cielo, ove slavasi, passa all'altra


giorno

tutte parti saettava

il

avea colle saette conte


ciel cacciato
il

Di mezzo

capricorno. Purg.

ii. SSi,

Modo

leggiadrissimo,

dice

il

Ranalli,

come pure lucida tela li A quattro ore di Sole, nel quarto g^iorno dopo plenilunio:
raggi solari,
Lo scemo
Rigiunse
della luna
al letto

chiamando saette avea chiamati Lucrezio.


il

suo per ricorcarsi. Purg.

x. 74.

Notisi la propriet

di quel

nominare

lo la

scemo della luna,


cosa pi evidente-

invece della luna stessa, che dipinge

mente; conciossiacch la parte scema della luna, quando essa mancante, dopo il plenilunio, volta a ponente, e perci tocca primamente l'orizzonte, quando quella giunge
al

tramonto:

ASTRONOMIA.

2o9

Son

le dieci

ore a

un

bel circa t
salito era

Ben cinquanta gradi Purg. iv. 15. Lo Sole.


.

Son presso

le

nudici

E gi le quattro ancelle eran Rimase addietro, e la quinta era


Drizzando pure
in

del giorno
al

temo,

su

l'

ardente corno. Purg. xxii. 118.

mezzo giorno:
Ferve 1' ora sesta. Par. xxx. 2. Vienne ornai, vedi eh' tocco
Meridian dal Sole, ed alla riva

Copre

la notte gi col pie

Marocco. Purg.

iv.

107.

Virgilio dice:

sol

medium

caelo conscenderat igneus orbem.

Ma

vi forse la bellezza

che negli accennati versi dell'Al-

lighieri,

che

il

rappresenta dall'effetto e con un pensiero

tanto peregrino? Imperciocch essendo mezzod nel luogo

ov'ei finge di trovarsi, portava che fusse notte sopra rocco


tica

Ma-

Mauritania.
di

figura

E vuoi pi gentile, pi vera, pi poequesta per la medesima significazione del

meriggio?
Vedi che torna
Dal servigio del di
l'

ancella sesta. Purg. xu. 80.

Quando
tezza.

il

Sole

si

appressa al meridiano pi splendente,

e va pi rimessamente, con pi lenti passi,


Il
il

cangiando

al-

meridiano varia

di

posizione,

secondo
fassi
:

luogo degli spettatori,


E pi

qua e

come l'orizzonte, l come gli aspetti

corrusco, e con pi lenti passi,

Teneva il Sole il cerchio di merigge, Che qua e l, come gli aspetti, fassi, Purg.

xxxiii. 103.

Nel xxiii. del Farad,


la

v. 11,
il

il

cerchio del mezzod chiamalo

plaga Sotto

la

quale

Sol mostra

men

fretta.

Ed

il

Sole a mezzod passa in un subito dal quadrante

orientale all'occidentale:
Il

Sol

muta quadra

all'

ora sesta. Par. xxvi. 142.

nn'ora circa dopo mezzo giorno.


quesl' ora,
si

Ad

indicarci

serve della luna opposta

al Sole,

come farebbe
si

chi per indicare l'ora in un quadrante di orologio,

ser-

visse dall'altra estremit pi l3reve dell'indice, aggiungen-

dovi dodici ore.

La luna

in

un giorno

mezzo da che

260

COGNIZIONI SClENTIFlCnE.
si

fu piena, cio in perfetta opposizione col sole,

avanzata
i

tanto verso oriente, che quando


piediy
al

la

giunge
si

sotto

nostri

meridiano inferiore,
di
di sopra.

ad occidente, dopo
meridiano
E

dovuto inoltrare aver passato da pi di un'ora il


il

Sole

gi la

Luna

sotto

nostri piedi. Inf. xxix. 10.

Son passate due ore


eh' in Ariete,

d(>po
il

il

mezzod.
al

li

Sole

ha lasciato
il

meridiano

Toro. Se

ivi nel

meridiano vi avea culminare


la
il

segno del Toro, agli Antipodi dovea


gli

segno dello Scorpione che


Al Sole avea

opposto, perci

notte

come

in potere dello Scorpione:


il

cerchio di merigge
2.

Lasciato al Tauro, e la notte allo Scorpio. Purg. xxv.

Restano tre ore di

Sole.

Quanto
il

tratto dalla sfera

celeste corre tra l'ora terza


(cio 45 grad), tanto gli

compiuta e

nascer del Sole

rimane a percorrere:
terza,

Quanto tra l'ultimar dell'ora

'1

principio del di' par della spera,


di fanciullo, scherza,

Che sempre, a guisa Tanto pareva gi


Essere
al Sol del
l,

in ver la sera

suo corso rimaso:

Vcspero
Il

e qui

mezza notte

era. Purg. xv.

I.
:

il

Sole prog^redisce sensibilmente verso sera poggilo volto a levante getta l'omtira:
Vedi ornai che
'1

ed

poggio l'ombra getta. Purg.

vi. 31.

Salendo alla dirittura di oriente, vediamo innanzi propria ombra, originata dall' intercettare che fa
i

la
il

nostra

corpo

raggi solari, che vengono dall'occidente.

Il

sole ne tra-

monta
della

dietro le spalle, e lo sentiamo per mezzo della vista

disparizione
si

della

nostra

ombra che
il

ci

innanzi.

L'orizzonte

fa tutto

d'un' aspetto coll'abbuiarsi


sasso,

Dritta salia la via per entro

Verso

tal parte, eh' io toglieva

raggi

Dinanzi a

me

del Sol eh' era gi lasso.


l

E
Che
il

di

pochi scaglion levammo


l'

saggi.
si

Sol corcar, per

ombra che

spense,

Sentimmo

dietro ed io e gli miei Saggi.

E pria che in tutte le sue parti immense Fusse orizzonte fatto d'un aspetto, E Notte avesse tutte sue dispense... Purg. xxvii.
S sa

64.

che quella parte d cielo che prima appariva azzurra,

ASTRONOMIA.
avvicinandosi
il

261
diventa bianca,

Sole, in

un bel

d sereno,

massime presso dell'orizzonte, ove appunto il Sole va calando, il qual effetto pi veduto che avvertito fa cantare
al

poeta:
Feriami
'1

Sole in su V omero destro,


1'

Che gi, raggiando, tutto Mutava in bianco aspetto


Il

occidente

di cilcstro.
:

Purg. xxvi.

5.

tramonto

di presso

Ed
il

il

poeta

prende occa-

sione a parlarci di
alle

un fenomeno che

lo

avea colpito a mezzo


e con-

nebbie delle montagne, ove

disco solare, dispogliato

della sua radiosa ghirlanda,

pu essere sostenuto
mai
nell'alpe

templato a bell'agio sotto insolito aspetto:


Ricorditi, lettor, se

Ti colse nebbia, per la qual vedessi

Non

altrimenti che per pelle talpe

Come, quando

vapori umidi e spessi

diradar cominciansi, la spera

Del Sol debilemente entra per essi;

fla la

tua immagine leggiera

In giugnere a veder,

com'

io rividi
1.

Lo Sole

in pria,

che gi nel corcare era. Purg. xvii.

nuova dipintura perfetta, come in un dagherotipo di quel che tutti veggiamo la sera, al cessar della luce diurna, ma senza troppo badare al modo onde questa luce va gradatamente ad estinguersi. - Questa coccoletta, che noi chiamiamo il globo terrestre, avviluppata in una

Ed

eccoci una

sottil falda

di aria,

la

quale

la ricopre

come
di

la

peluria

intorno a una pesca.

Ma

l'aria si

va diradando per

modo

che

ne' suoi strati superiori,


di rifletterci
la

che all'altezza
luce del sole,

40 miglia

cessa al tutto
si

quando esso
la

abbassato

18*^

circa sotto dell'orizzonte. Allora ogni

luce crepusculare vien

meno

sovraggiunge

notte.

Ma

prima di questo punto,


serjue, a' quali

gli ultimi

raggi del sole, che la notte

vien dietro la notte, illuminano una porzione sempre pi piccola del menisco, della cupola aerea che ci sovrasta al punto del tramonto, gli ultimi raggi del sole
:

l'illuminano tutta;
detti

ma

a misura che questo


superficie
la

si

abbassa,

raggi tangenti

alla

terrestre,

s'inalzano;

rimanendo nel perfetto buio


di sotto,

parte opposta dell'atmosfera


ivi

verso oriente; prescindendo dalla luce

difl'usa
:

dagli altri strati ancora illuminati pi in allo, fino a ponente

262

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
Gi eran sopra noi tanto levati
Gli ultimi raggi che la notte segue,

Cbe

le stelle

apparivan da pi

lati. Piirg.

xv. 70.

Veggasi quanto

sa esalto e

ben detto, quel levarsi sopra


che cosi permettono
lati.

di essi di quegli ultimi rar/g

di

ap-

parire alle pi belle stelle


radiso, V.
1
:

da vari
il

al C.

xx

del

Pa-

Quando

colui che tutto

mondo alluma

Dell' emisperio nostro si discende,

il

giorno d'ogni parte

si

Lo

ciei,

che sol
rifa

di lui

consuma, prima s'accende,

Subitamente si Per molte luci,


ffiion

parvente

in

che una risplende.

due ore
E

di notte passate, ed per compiersi

la terza:
Fatti avea

il

passi con che sale, duo nel loco ov' eravamo, terzo gi chinava in giuso l'ale. Purg.x.1.
la notte de'

cominciata mezzanotte:

la quarta ora di notte


i.

Gi eran quasi che atterzate l'ore Del tempo eh' ogni stella pi lucente. Son.

Gi ogni stella cade, che saliva

Quando mi mossi.

Inf. vii. 98.

Dal tramonto del sole sino

alla

mezzanotte
al

le ultime stelle

che spuntano sull'orizzonte ascendono ciando innanzi quelle tutte che


le

meridiano,

cac-

precedono, quindi, passate

quelle, discendono per altre sei all'occidente.

E
del

al C.

XX vili

del Purg. v. 1 ci d

no sfoggio

di

eru-

dizione astronomica per darci l'ora anche

a quattro canti

mondo, secondo

dati geografici di quei giorni conosciuti.

E al C. vili, del Purg. v. 133. volendo esprimere vagamente e poeticamente che non passeranno sette anni che egli nel tempo del suo esigilo dovr sperimentare la cortesia

dei signori Malaspina,


:

cosi

fa

parlare

all'ombra

di

Corrado

Or

va, che

11

Sol

non

si

ricorca

Sette volte nel letto che

il

Montone

Con tutti e quattro i pie copre ed inforca, Che cotesta cortese opinione TI fla chiavata ....

E novera pure
lume
della luna.

il

tempo dal rinovars e

Io

spegnersi del

ASTRONOMIA.
Mi non cinquanta
volte
fia

263

raccesa

La faccia della donna che qui regge... Inf. \. 79. Cinque volte racceso, e tante casso, Lo lume era di solto dalla luna. Inf. xxvi. 130.

E con

la

sua solila sagacia e profondila dice di sotto dalia


il

luna anzicch

lume della lima, perocch

la

luce

della

luna, che ne porge

mezzo

di

noverare

le

lunazioni con le

sue
noi

fasi,

quella

che illumina Temisfero disotto, l'inferiore


sotto dello sapien-

visibile; quello ciie accade nell'altro emisfero, disopra, noi

veggiamo giammai: perci quel di


Sole.

temente, e non a caso, detto da vero maestro.

11

Sole,

secondo

la

teoria
di

di

Dante
tutte

fonte

universale di luce [Conv. u\.l),


stelle

che poi
di

altre

s'informano: {Conv. u.\) esso


e

sensibile luce s

prima
{Coni',

poi tutti

li

corpi celestiali ed elementali allumina

ili.

22), esso

padre d'ogni mortai


da levante

vita,

che

Avante, infino a tanto che s'asconde,

Con

li

bei raggi infonde

Vita e virt quaggiuso


Nella materia
s,

com'

disposta, Canz. xvii. 6;

e indi

riduce le cose a sua similitudine di lume, quanto


7 - Gl'influssi del sole divengono
della Costellazione
in

esse per la loro disposizione possono dalla sua virt lume


ricevere: Conr.
iii.

iii.

pi potenti

per

quelli

che

il

gran
i.

pianeta

si

ritrova: Canz. xvn. 7; Purg. xxxii. 53; Par.


nel

40.

Cicerone

Sonno

di Scipione

avea chiamalo

il

Sole

Mente del mondo. Ma Dante si alz eminente sopra lutti poeti, quando con un solo verso racchiuse la pi mai

gnifica lode di che

mai possa esaltare

11

Sole l'imaginazione,

cantando

Lo ministro maggior della natura. Par.

x. 28.

Metti ben addentro alla mente


e alia vista di

grande idea della Natura, questo suo grande ministro, che altamente
la

seduto sul trono della luce distribuisce e vibra


creazione
il

in tutta la

moto

e la vita,

ti

sentirai

dissima meraviglia.
sull'intonso

E
di

allora

farai

compreso di granun riso di compassione


figlio di
la

nume
sterili

Delo,

sul

biondo

Latona, e

quanti
laliua.

altri

nomi
il

gli

profonde

poesia

greca

-E

chiama

Sole e

la

Luna occhi

del cielo:

Purg.

264

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
iv.

XX. 132. Ovidio nel


occhio del

delle Metamorfosi,

chiamando

il

sole

mondo avea

gi delibalo questo pensiero, mirando

epigramma amochiama occhi del cielo le stelle, metafora leggiadrissima, imitata pur dall' Ariosto, C. XIV. 39, e dal Tasso, Ger. x. 22. Dante per che non usurpa mai cosa alcuna senza farla migliore, considerando
forse a Piatone che in quel suo notissimo
roso,

conservatoci

da Laerzio,

che

gli

occhi del cielo per eccellenza, secondo

il

giudizio

de' nostri sensi,

sono veramente

il

Sole e

la

Luna ha con-

centrato in questi due fuochi tutta la sparsa luce dell'idea


platonica,

anche

il
il

e rendendone pi vivo l'effetto, ha reso nuovo concetto, e pi poetica l'espressione. - \.o?//. -

Ed

Sole pure n' misuratore del tempo:


Lo ministro maggior della natura, Che del valor dei cielo il mondo imprenta, E col suo lume il tempo ne misura. Par. x.

28.

Chi potrebbe dire, aggiugne

il

Ranalli,

quanto
eli'

sia bello e

nuovo

indicarsi

il

sole sotto questa figura

tutta nuova,

e con la quale

consuona quest'altra del Petrarca:


'1

Quando

Pianeta che distingue l'ore,


si

Ad

albergar col Tauro


dall'
il

ritorna,

Cade virt

infiammate corna
di novel colore. San. 8.

Che veste

mondo

Ma
moto,

se ben

si

rifletta,
ci

questo meraviglioso indice lumicose

noso, a tutti visibile,

rende cotali servigi per via del suo

che prendendo

le

un

po' alia
l'

grossa,
di

ce

lo

possiamo supporre uniforme.

Onde

esattezza

cotal
di

misura dipende dalla conoscenza pi o meno esatta


suo moto. La durata dell'anno tropico,
del Sole allo slesso tropico,

quel

data dal ritorno


diloro

cio allo stesso solstizio;

pendendo da

ci

il

corso

delle stagioni,

legate

tra

immutabilmente. Questa durata esattamente di 365 giorni e 24222 centomillesime parti di giorno, ossia (trascurando le minori frazioni) circa 24 centesime parti di un giorno.
Giulio Cesare, nella sua famosa riforma del Calendario, aveva posta cotal parte frazionaria un po' pi grande, cio l'avea fatta di 23 centesimi, l'avea accresciuta di un cente-

simo; eh' appunto quella


Centesma eh'
laggi negletta. Par.

xxvn, 143,

ASTRONOMIA.
a cui

265
il

Dante

allude.

Perci quel calendario,

giuliano, ai

suoi tempi in uso, dietro tale supposizione de' 23 centesimi, cio di 1/4 di giorno, portava un intero giorno di pi

dopo

4 anni,

il

quale quarto anno invece di 3G3 giorni ne

va 366 - Sicch quel


cento anni,
secolo
si

centesimo di pi,

avecumulandosi per

dava d'avanzo

un intero giorno, e dopo

un
Lilio

era fatto un bisestile di pi del bisogno. - E Dante


:

se n'era accorto

In questo ne sapeva quasi quanto

il

ed

il

Clavio, che nel 1582 operarono la

nuova riforma
questo
del

del

Pontefice

Gregorio XIII
poeta

che rimedi

sconcio -

Capocci -

Pervenuto

il

al

primo

balzo

Purgatorio,
in

volendo significare con poetica imagine ch'egli era


cmisperio opposto
al nostro,

un
il

finge di stupirsi di vedere

Sole fra s e l'aquilone,


Virgilio,
il

e ne

dimanda

la

spiegazione a

quale cos risponde:


Se Castore e Polluce
di

Fossero in compagnui

quello specchio,

Che su

gi del suo lume conduce,


il

Tu

vedresti

Zodiaco rubecchio

Ancora all'Orse pi stretto rotare, Se nwi uscisse fuor del cammin recchio. Purg.
Egli consueto a' poeti
il

iv.

G.

dire

la tal

cosa splende

al

par del sole, e Dante trova nella cognizione dell'astro-

nomia una maniera tutta nuova e leggiadrissima:


SI che, se
Il

Poscia tra esse un lume si schiar, il cancro avesse un tal cristallo.


d.

verno avrebbe un mese d'un sol

Pur. xxv. 100.


il

Diametro del
di

Sole.

la

Alla

pi gente

Sole

pare

larghezza nel diametro di un piede [Epist. a Can^rande


si

2): e

ci falsissimo, che, secondo

il

cercamento e
coli' altre

la

invenzione che ha fatto


arti,
il

umana ragione

sue

diametro del corpo del Sole cinque volte quanto


la

quello della terra, e anche una mezza volta; conciossiaco-

ach

terra per lo diametro suo sia seimila cinquecento


lo

miglia,

diametro del Sole,

che alle sensuale apparenza


iv. 8.

appare

di quantit

d'uno piede, Irentacinque mila sette-

cento cinquanta miglia: Conv.

Luna.

Teoria del poeta sulle ntacchic lunari.

Ei le attribuisce ai corpi rari e densi della sua superficie.

266
Par.
II.

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
-

Dante per bocca


Conv.
ii.

di Beatrice

confuta l'opinione da

lui recata nel

14 sull'ombra della luna, e d'essersi


xxii. del Par. v. 139. Ei

ingannato ritorna a parlare nel C.

slavagli a cuore di mostrarsi ricreduto di quell'errore.

La Luna
le in

nel suo plenilunio sorge a! cader del Sole, che


di di in di

opposizione. Sorgendo poscia

circa

un

50 minuti pi
dopo. Onde
rore
al

tardi, la quinta notte sorge

un quattro ore
le stelle

suo apparire sull'orizzonte


le

appaion

pi rade, dileguando, come suole,


:

minori col suo chia-

La luna, quasi a mezza notte tarda, Facea le stelle a noi parer pi rade, Fatta com'un seccliion che tutto arda. Purg.

xviii. 76.

dai secchioni di

rame

col fondo sferico,

ne' quali

ma-

onde rimpalmarne le navi, trasse egli il paragone esatto e lampante. Se avvenga per avventura che quel pattume bituminoso ad un tratto si accenda,
rinai fanno bollir la pece

avrassl

il

secchione

ardente,

tal

quale

occorreva

di

far

osservare. La

Luna

si

trovava non lungi dall'ultimo quarto,


perocch essa essendo nel de-

se vi

si

fosse trovata esattamente ei l'avrebbe assomigliata

piuttosto ad una scodella:

crescere, la sua parte piena. Torlo rotondato, era volto al

Sole a levante e per in basso; cos la mezza Luna nel nascere sarebbe apparsa come posata sull'orizzonte col suo diametro in alto, che avrebbe rappresentato in profilo Torlo
della
scodella.

Ma

la

Luna essendo ancor lontana


era ancor gibbosa
;

di

un

tre giorni

dal detto quarto,

ed invece

di offrir superiormente

un

profilo rettilineo,

T avea rilevalo
sua supertcie.

sensibilmente nel mezzo:


le parti pi o

pi o meno, ed alla rinfusa, per

men

chiare

che ricoprono
al

la

Ora a questo aggiungasi, che presso


zonte,
il

contatto dell'oriz-

gioco variabile dei vapori e delle rifrazioni, danno


di quell'astro, rivolta

sovente alla parte frastagliata


in fiamme. - Capocci. - (V.

ins,

un'apparenza diffusa e vagante, come se veramente

la fosse

De Mon.

i.

13; in. 4J.

Aurora Lunare.
La concubina di Titone antico s' imbiancava al balzo d'oriente, Fuor delle braccia del suo dolce amico: Di gemme la iua fronte era lucente,
Gi

ASTRONOMIA.
Poste in figura del freddo animale, Che con la coda percuote la gente:

267

la notte de' passi,

con che sale,

Fatti avea duo, nel loco ov' eravamo,

il

terzo gi chinava in gluso l'ale. Purg.


il

m.

1.

Non

da leggersi, dice

Ranalli, cosa pi bella e

stupenda

per novit di concetto e splendore d voci. - Col qualitativo concubina egli intende distinguere e dinotare l'aurora della

Luna, l'albor crepuscolare che precede


sulle tre ore di notte circa, la

il

suo nascere: in

e la

Luna era prossima ad alzarsi, sua aurora avea ingemmata la fronte delle belle stelle
e la notte, dei

dello Scorpione (sull'orizzonte ad oriente);

passi con che sale, delle parti che percorre nell'arco semi-

diurno ascendente, dall'orizzonte

al

suo culminare a mezal

zanotte; n'avea fatti due di cotali passi, cio due terzi del

suo corso orientale,

per giungere in mezzo

cielo

nel

meridiano, e stava per finire l'altro terzo. Chi poi esperto


nella contemplazione del corso notturno degli astri,

pu

al

giusto valutare la bellezza di questo dire poetico. Perocch

avendo cos immaginosamente personificata la Dea dallo ammanto, le trasferisce il modo usato dagli astri nel loro trascorrere per la tolta celeste: questi nelle prime due terze parti del loro apparente corso ascendente si elevano rapidamente, e nell'altra terza parte si vanno molto
egli

stellato

pi rimessamente elevando; per

modo che
senza

presso al meripi

diano

corrono per un certo tratto


stelle

guadagnar

quasi nulla in altezza. Sicch attribuendo questo procedere


delle
alla Notte,

vedesi

bene quanto propriamente


l'ale,
le

dica che quel suo terzo passo gi chinava in guso


cio gi gi le raccoglieva e

non

portava pi in alto.

Capocci.

Anche

il

prof.

Minich ritiene qui indicata l'aurora lunare,

anzicch la solare, e conferma questa induzione coli 'esame


dei primi versi del C.

xx\

del Paradiso, in cui l'AUighieri

accenna

con

meravigliosa

approssimazione

la

durata

del

crepuscolo mattutino poco dopo l'equinozio di primavera.

E ne ricorda
Vedem
S,

I'

alone lunare
la figlia di

Cosi cinger

Latona
aere pregno
Par. \. 67.

tal volta,
il

quando
fll

1'

che ritenga

che

fa la zona.
il

Quando

il

vapor che

porta pi spesso. Par. iitii.

U.

268

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

Costellazione della Crociera. Le Stelle (Iella CrOCe australe vennero scoperte due secoli dopo Dante, quando
l'ardimento europeo spinse
i

nostri navigatori sotto l'altro

emisfero:
Vidi quattro stelle

Non

viste

mai fuor che

alla

prima gente. Purg.


Purg.
viii. 88.

i.

32.

Le quattro chiare

stelle,

non solo nel Catalogo di Tolomeo, anche da Marco Polo, e figurate pure in un Globo, costruito da Abou-Cassem nel 1225.

Si trovano esse descritte

ma

Il

Yespucci
le

si

vantava nel 1501


viste

aver veduto co' suoi


per l'elevazione del
eccetto

occhi

quattro

stelle, a noi invisibili

polo boreale,

non mai

innanzi,

che

dalla

prima coppia umana. Andrea Corsali, illustre navigatore lrentino, in una sua lettera a Giuliano de' Medici, duca di Firenze, (6 Gen. 1515) le chiamava: croce meravigliosa,
la
il

pi

gloriosa

di tutte

le costellazioni

dei cieli.

Di

fatti

cielo ivi

all'altre

ingemmato di quelle belle stelle, prossime altredue fulgidissime del Centauro, ed incastonale,
vivo bagliore della Yia-lattea

direi,

nel pi

che col
Il

si

addensa, offre uno spettacolo unico ed ammirando.

sito

deve rispondere

in

mezzo

al

grande Oceano

pacifico,

un

po' pi al sud dell'isola di Baas, dell'arcipelago dell'isole


della Societ, tanto famose pei racconti del Gook.
Il

Capocci,
-della

seguendo l'Humboldt,

il

Dante,

come

ei

lo

chiama

moderna filosofia naturale, con le sue calcolazioni ne convince, come circa a 7 mila anni addietro, il polo australe
si

trovasse
alla

abbastanza lontano

dalla Croce

per renderlo

prima gente in quelle regioni patriarcali dell'Asia, e che per conseguenza Dante conoscesse il moto di processione degli equinozj, e non solo si avesse presente
visibile

lutto

il

cielo nel ten>po della sua visione,

ma

si

ancora

ai

primordi del mondo.


forse stata

Questa dantesca anticipazione del vero, scrive V. Monti, un puro caso, ma quando noi veggamo la
i

imaginazione di Dante indovinare


tissimo

segreti
I

della

sapienza

divina, do])biam concludere che anche

sogni di queir alcerto

ingegno sono
di verit

impressi

di

un

carattere

di

grandezza e

che inspirano riverenza, e debbono

ASTR0^0M1A.
togliere ad ogni sensato lettore
il

269
coraggio di giudicarli.

Lesione

ix.

Vi ha pure una bella stampa, inventata dallo Stradano e

incisa

giusto rappresentato
coU'astrolabio
si
il

meravigliosamente dal Galle nel sec. XVI, dove Amerigo Vespucci in atto di osservare
fatte costellazioni.

Da un

lato della quale


in

stampa vi
parole:

ritratto

di

Dante posto

Dantes AUfierus florentinus


descrpsit

M. ecc.
torti his

mi

stellas

mezzo di tali anno salutis antarcticas cap.^ primo Purgapoeta


epistolis adductis.

ah Americo Yespucci in suis


eh ' figurato

Sotto

al ritratto,

come

in

un

pilastro, si
i

leggono

versi danteschi recati dal Yespucci, sotto

quali la tradu-

zione latina cos:


Ego, inde versus, intuebar aethera
Poli Nothi, adnotavi ibi astra quatuor,

Nisi a priori gente visa nemini.


Nitet micatque

fiamma quadrupla aethere

Mihi plaga orbis orba esse cerneris

Nequis videre quando tanta lumina.


P.

Fanfani,

il

Borrjhini

i.

58.

Le tre

stelle vespertine:
Tre facelle
polo di qua tutto arde. Purfj.

Di che

il

viii.

89.

Trovansi esse assai pi vicine alla circonferenza della ruota,


l'equatore,

che all'asse: Piirg.

viii.

86.

Il

Capocci vuole
sin-

sieno V Achernaar, e q famose nubi di Magellano, due bellissime e mirabili nebulose,

d'una forma e d'una luce

golarissima,

per dir meglio de' cumuli d'innumere nebulose

conglobate insieme, e che ne avesse cognizione da Marco


Polo,

da qualche altro traflicante italiano contemporaneo,


le

meglio

scorgesse in qualche globo arabo, sul cui terso


effigiate

metallo trovansi

guisa di fiamme. - Un' abile


il

astronomo, ora defunto, dice


malliaut, Achernaar,

Minich, ha pensato che

le

tre stelle vespertine dell' AUighieri corrispondessero a

Fo-

e Canopo, ossia alle stelle principali

nelle costellazioni del Pesce Australe,

deW Eridano

e della

JSave degli Argonauti.

Il

Minich poi vuole non abbiano che

una simbolica ed ideale significazione.

Ma

per dimostrare a qual


le

segno

ei

si

giovasse della
poetiche

astronomia per rendere

sue imagi ni

sommamente

270

COGNIZIONI SClENTlFICnE.
il

e leggiadre, vaglia

fare

intendere

il

principio del xiii del Paradiso, dove, meraviglioso spettacolo de' 24 beali

spiriti, che divisi danzano intorno a

in
lu

due

circoli,

l'uno dentro dell'altro,

e alla
di

sua donna,
stelle,
le

vuole egli
pi lucenti

che
del

sfimmagini una riunione


lrmamento,

24

le quali facciano

runa dentro

l'altra.

due corone roteanti ugualmente Ei dunque ci pone dinanzi agli occhi

un bellissimo campo stellato, con le quindici stelle fisse di prima grandezza onde s'ingemmano le diverse regioni
del cielo, appresso le sette dell' Orsa minore, da ultimo le

due che terminano la maggiore. Anche al xxx del Purg. v. 5 ricorda le sette stelle della maggior Orsa, il settentrione piii basso, che servono ad additare
il

polo al nocchiero, per guidare le navi in porto.

stella Veneree
Neil' ora credo,

che

dell' oriente

Prima raggi nel monte Citerea, Che di fuoco d' amor par sempre ardente. Purg. ixvu. Lo bel pianeta che ad amar conforta,
Faceva tutto rider V oriente. Pura.
1.

94.

19.

La
Che
'1

stella

Sol vagheggia or da coppa or da ciglio. Par.

viii.

Notisi l'attenzione che Dante fa al girar di Venere intorno


al Sole or

da coppa or da
stella

ciglio.

Nella Canz.
ci sta

xi. 1

ci

dice
lo

che nell'inverno La
raggio lucente, che
velo.

d'amor
il

rimota Per
le

la 'n forca

S di traverso, che

si

fa

Anche

ei

viene a segnare

tempo, che Venere guarla Terra,

data dal Sole, interposto fra esso pianeta e

che suo
i

perci riceve in minore copia le amorose influenze.

La

stella di
la

Venere due
fa
:

fiate era rivolta in quello

cerchio che

parere serotina e mattutina, secondo


Conv.
si
ii.

due diversi tempi


proprietadi
:

2. - Il cielo di

Venere ha due
eh'

l'una

la chiarezza del suo aspetto,


stella, l'altra si la
ii.

soavissima a vedere pi che altra

sua

apparenza, or da mane, or da sera: Conv.

14.

Mercurio e Venere.

E merita veramente attenzione


al

quel che pure nota sui pianeti inferiori Mercurio e Venere,


ponendoli a dirittura in giro intorno
Sole circa e vicino
Il

lui,

come ha

poi dimostrato

il

Copernico.

circa

ac-

coppiato con vicino un'esplicita definizione del suo pen^

ASTR0^0M1A.
siero.

271
circck

E ove pongasi mente al valore della parola ne rester pi dubbio: e questo valore lo si un' altro passo della div. Comedia [Par. xu. 19).
L'aspetto del tuo nato, Iperione,

non
da

ritrae

Quivi sostenni, e vidi coni'


Circa e vicino a lui

si

muove
Dione, far.xxii. 143.

Maia

mercurio.
E
Cos
s

come

saetta che nel segno


la

Percuote pria che sia

corda queta,
v. 91.

corremmo
occhi

nel secondo segno. Par.

Gitlando

gli

sopra

una mappa planetaria, scorgesi


fa

manifesto come nel

giro che Mercurio

intorno al Sole

non possa mai appressarsi a noi quanto Venere. Infatti Venere pcrigea, cio alla minore distanza, lontana dalla terra 23 milioni di miglia; Mercurio perigeo rimane pi
lontano del doppio.

Ma

il

sistema tolemeaico allora portava

che

tutti

pianeti girassero intorno alla Terra: la

Luna a 160
di

mila miglia; Mercurio a 310 mila; Venere ad 832 mila: ed


il

Sole a sei
s'

milioni

60 mila miglia!

chiarissimo

quanto

ingannassero

in tutto,

ma

questo allora credevas.

Del resto egli colla sua gran mente gi sembra che travedesse questi errori intorno alla posizione di Mercurio, avendo

notato

le

sue strette attinenze col Sole, dicendo pi sotto:


Che
si

vela ai mortai con gli altrui raggi.

Mercurio
del suo
miglia,

la pi

piccola stella del cielo; che la quantit

che di dugento trentadae secondo pone Alfergano, che dice quello essere,

diametro non pi,

delle vent'otto parti,

Tuna

del diametro della Terra, lo qual


l'altra propriet
si

sei mila cinquecento

miglia:

che

pi va velata
Conv.
II.

de' raggi

del Sole,

che nuli' altra

stella:

14.

Marte.
Ed ecco qua, su
Per
li
'1

presso del mattino,

grossi vapor Marte rosseggia

Gi nel ponente sopra '1 suol marino: Cotal m'apparve, s'io ancor Io veggia.

Un lume
stro col

per

lo

mar venir

s ratto...

Purg.

ii.

13.

Notisi la propriet del

paragone

di

questo pianeta rossa-

lume apparso

all'Allighieri, e sovraltutto nell'averlo


il

posto vicino al tramonto sopra

suol marino; per che, a

quella poca altezza, vie pi vedesi rosseggiante Ira' vapori

272

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
la

pi grossi; senzacch l'analogia locale sopra


mare, de' due termini del suo confronto
il

faccia del
1'

lume e

astro

non pu esser pi bella. Ed pure da osservarsi che non gli sfuggisse che quando Marte in opposizione col Sole,
e perci in sul tramonto, allorcli queslo in sul sorgere,

allora

il

pianeta sia pi vicino a noi e molto pi radiante.

dice gi nel ponente,

perch in Toscana,
il

sulle rive del

Tirreno, non pu scorgersi mai


l dei

suol marino orientale di


nel'

monti.

E questo pianeta

XIV

del par.

v. 8G.

vien chiamato:
L'affocato riso della stella.

Marte disecca e arde


a quello del fuoco
affocato di colore,
;

le cose,

perch
e

il

suo calore simile

e questo quello per che esso appare

quando pi

quando meno, secondo


'1

la

spessezza e rarit delli vapori che


loro

seguono,

li

quali per

medesimi molte volte s'accendono: Conv.

ii 14.

Saturno.

//
//

pianeta che conforta

il

gelo,
ii.

Canz.xi.

l;

e Purg. xix. 3:

freddo pianeta; e Conv.

14,

freddura

di

Saturno. Era opinione degli antichi astrologi che Saturno tro-

vandosi nell'emisfero notturno apportasse gran freddo. E nel


Conv.
II.

14 ne reca pure

le

due propriet, secondo l'astrologia


cfL'una
si

del suo tempo, del Cielo di Saturno:

la tar-

dezza del suo movimento per dodici segni; che ventino ve


anni e pi,

secondo

le scritture degli Astrologi,


;

vuole

di

tempo

lo

suo cerchio

l'

altra

si

che sopra

tutti

gli altri

pianeti esso alto.

Giove.

'1

Ci ricorda

il

candore che veramente


temperar
Giove

si

rav-

visa nella luce di questo gran pianeta:

Quando m' apparve


Tra
padre e
'1

il

di

figlio.

Pun.

xxii. 145.

Lo candor della temprata

stella.

Par. xvni. 08.


ii

Giove

stella di

temperata complessione: Conv.


si

14.

stelle.

Nei monti che pi

elevano, fuori dei

pi

bassi e pi densi strati dell'atmosfera,


le

ove non giungono


le stelle

crasse esalazioni terrestri,


Vedev'io

si

veggono risplendere

pi chiare e grandi del solito:


le stelle

Di lor solere e pi chiare e maggiori.

Purg. xxvii. 89.


la

dall'alto dei cieli

si

sta

pure Dante godendo

bella

veduta del sistema planetario a volo d'uccello: Par. xxii.

ASTRONOMIA.

273

Via Lattea.
il

La Galassia cio quel bianco cerchio,


la via di

che

Funo dei poli, e l'altro ci tiene ascoso: e mostraci un solo movimento da Oriente a Occidente e un altro che da Occidente
vulgo chiama
Santo Jacopo
;

e mostraci

a Oriente, quasi

ci

tiene ascoso: Conv.

ii.

15 -(Opinioni di-

verse sulla Via Lattea. Id.)

che cinge

Questa bella zona albicante, meravigliosa, fosforescente, il cielo intorno intorno, e che tanta bellezza accrepei poeti che per
il

sce allo stellato della notte, non appar

quella regione riarsa per cui trascorse

carro del Sole

mal

guidato da Fetonte (ynf.xvii.lOG), e pei filosofi non altro che la saldatura dei due emisferi l'un contro l'altro, e al tempo
di

Dante tutto
di

al

pi una specie di meteora sullunare.


il

Ma
in

nel XIV.

del Par. v. 97

poeta

si

slancia verso la giusta

divinazione

quel

portentoso
quei

fenomeno che eccede


iraaginativa.
e

sublimit ogni pi ardita ed iperpoetica

vuole

insinuarci

che

lumi minori

mag(}i

insieme
alle

albicanti abbiano

una nobile origine ed appartengano

regioni sideree:

Come distinta da minori e maggi Lumi biancheggia tra i poli del mondo
Galassia
s,

che fa dubbiar ben saggi.

Fin dal 1750, scrive


la

P. Lioy, cio fino da Tommaso Wright, Via Lattea era stata considerata ora con Aristotile quale

un immensa cometa, ora con Tychone quale una massa


d' etere cosmico in un'agglomerazione incipiente. A di nostri r astronomia non ignora che la Via Lattea un' ammasso

che Huygene attribuiva ad una nebulosit generale, venne coli' aiuto dei pi forti telescopi riconosciuta dipendere da strati di
stellare, e la bianca luce suffusa di cui risplende,

stelle stipate fra loro in


il

numero
potenti

indefinito.
clie

Galileo, senza

soccorso dei telescopi

oggid ingrandiscono

l'orizzonte degli astronomi, indovinava la costituzione fisica


delle Nebulose
;

Dante e Giordano Bruno indovinavano

la

costituzione fisica della Via Lattea.

Equatore.
'l mezzo cerchio chiama Equatore E che sempre riman tra

Che
si

del

moto superno,
il

Che

in alcun' arte,
il

Sole e

verno. Pura.

iv. 79.

Dante chiama
VOL.
II.

l'Equatore

cerchio

del molo

superno^
18

per

274
la

COGNIZIONI SGIENTIFICnE.
cielo nell'

suprema velocit del


;

apparente suo giro diurno

va sempre scemando, sino a divenir nulla affatto ai pol. Indi ci fa notare ch'esso Equatore sempre rimane tra il Sole e
in quel cerchio
fuori del quale, ne' successivi paralleli,
il

verno;

ci

eh'

assolutamente vero, come vedesi col


Poich

globo, pel luogo da essi occupato fuori de' tropici.


il

verno

prodotto dal

maggior abbassamento del Sole


accosta al tropico australe dall'al-

sull'orizzonte, e questo accade pe' luoghi del nostro emisfero

boreale,

quando

il

Sole

si

tra parte dell'Equatore; e per l'opposto nell'emisfero australe,

quando

il

Sole va

al tropico

boreale da quest'altra

banda. Ond' sempre vero ch'esso Equatore trovasi tramezzo


al

Sole ed al verno:

nel X. del Par. v.

8.

quella parte
all'altro si percote.

Dove l'un moto

il moto diurno di tutto il cielo del primo mobile (da oriente a ponente) venisse ad incontrarsi

Credevasi allora che

col

moto

orbitale opposto degli altri inferiori (da occidente


in ci consiste

ad oriente). E

quel percuotersi d'un moto

air altro. E in ci che soggiunge indica poi con precisione


eh' ei voleva intendere al
il

punto stesso dell'Equatore, ove


Equatore)

moto diurno

pi violento:
(dall'
i

Vedi come da indi


L'obliquo cerchio che

si

dirama

pianeti porta. Par. x. 13.

Cos,

dice Y. Monti,

senza usurpare alla

fisica celeste
i

una
pi

sola parola tecnica, ei n'esprimo con rigorosa esattezza

astrusi

misteri,

e la sua liosoia

procede sempre in abito

di poesia.

al V.

del Paradiso, v. 87, l'Equatore pur chiamato


il

quella parte ove

mondo

pi vivo,

essendo realmente
s

dottrina provata che sotto l'Equatore,

ne' corpi celesti,

come

ne' terrestri
vita.

tutto

ha pi movimento, e per conse-

guente pi
Il IBole

sull'Equatore, al
ed
il

punto degli equinozi!. _.


si

Coll'intersezione de' quattro cerchi (l'orizzonte stesso, l'equatore,

eclittica

cloruro degli equinozj)


il

formano tre
ne viene a

croci, dal qual

punto dell'orizzonte

Sole esce congiunto con

miglior corso e con miglior stella.

E con

ci

ASTRONOMIA.
dichiarare la temperie
la

Zio

di

quella stagione atta a riscaldare


a
rivestirsi

materia terrestre,

a disporla

delle

novelle

forme, nell'annuale svolgimento del regno organico:


Surge a' mortali por diverse foci La lucerna del mondo ma da quella Cbe quattro cerclii giugne con tre croci. Con miglior corso e con migliore stella
;

Esce congiunta, e
Pi a suo

la mondana cera modo tempera e suggella.

Par.

i.

37.

Ed

altrimenti ripete questa idea, cio che


di

il

Sole presso
l'eclittica,

l'Equatore, presso l'intersezione

questo con

ove han principio

segni zodiacali.
si

E per

togliere
in cui,
si

l'equi-

voco, aggiugne che

trovava nel punto

venendo
trovava

indi a descrivere le spire ne' paralleli successivi,

ove in dette spire si appresenta (a noi dell'emisfero boreale) sempre [Viii tosto: giacch di l dall'equinozio di primavera
accade una progressiva anticipazione nel sorgere del Sole:
Lo ministro maggior della natura, Che del valor del cielo li monJo imprenta, E col suo lume il tempo ne misura, Con quella parte clie su si rammenta
Congiunto,
si

girava per

le
s'

spire

In che pi tosto ognora

appresenta. Par. x. 28.

DeirEcliltica che segna in due parti l'Equatore, dei poli, ecc.


V.

Conv.

111.

5.

Zodiaco.
che
il

Lo Zodiaco
Purg,
segno che

nobilmente
xviii.
i

chiamato

strade
V,].

sole infiamma:
L' obliquo

79; e al x. del Par. v.

pianeti porta.

Se l'obliquit dello Zodiaco, ossia dell'eclittica eh' nel suo mezzo, fosse diversa da quel eh' , le stagioni ed il loro
avvicendarsi porterebbero grande perlurbazionne alle nostre
faccende,
X.

quasi oqni potenza (juaggii sarebbe morta: Par.

15.

Si pretende che I.UCC Zodiacale. primi a por mente alla luce zodiacale sieno stati Childrey, Chardyn e Rothmann altri dicono un certo iTanccsco Noci nel 1084. Cassini la consider come un anello di corpi planetarj minutissimi esteso da Venere a Marte. Rifiutata tale ipotesi
i

si

ricorse

a quella

oggid addottala

che riguarda

la

luce

zodiacale

come un

anello di materia vaporosa fuggila dalla


:

atmosfera del Sole. Leggo in Dante

276
Perch
I

COGNIZIONI SCIENTIFICUE.
Fetonte abbandon
'1

li

freni.

ciel,

come pare

ancor, si cosse.

//", xvii.

107.

comentalori giurano sull'autorit l'uno dell'altro chequi Dante intenda parlare della Via Lattea. Per me ricordo l'opinione ben altrimenti scientifica che sulla Via Lattea ha

esposto l'AUighieri nel xiv. del Paradiso; ricordo

il

filosofo

precursore di Vico e di Herder, e m'impunto a credere che

Dante

in quei

zodiacale, e ne abbia favellato con

due versi abbia inteso favellare della luce una metafora che in s
adotceleste. P. Lioy.

racchiude
tata su tal

il

senso della teoria oggi dagli astronomi

fenomeno

Errori Astronomici.
sfera elementare

A' SUOi

d
la

Credevasi

che

la

del fuoco tenesse

parte pi sublime
i.

dell'aria sino al concavo dell'orbe lunare {Par.


111.

38; Conv.

3);

e la sfera del fuoco fosse sito proprio


si

del folgore,

donde fugge velocissimo quando


su qualche oggetto terrestre
:

precipita su d'una nube,


i.

Par.

92.

E secondo Tolomeo, che l'ombra


:

conica della Terra, da

una parte illuminata dal Sole, terminasse con la sua punta nel pianeta di Venere Par. ix. 108. Dante prende partito di attribuire le macchie che vi hanno nella Luna ai corpi rari e densi della sna superficie
Par.
II.

69.

Riteneasi

a'

suoi

tempi

che

la

luna distasse
di

dalla Terra a 160 mila miglia,

onde ne toglievano meno

50 mila.

E che Mercurio perigeo


Venere {Par.
cielo in
v. 93); e

fosse pi vicino alla Terra che


la rivoluzione di

pisse in quasi

Marte si comdue anni (Cowi;. ii. 15; Par. xvi. 38), e che il 24 ore, complesse l'immenso suo giro Intorno alla
ii.

che

terra: Par.

21.
il

credevasi pure allora che

moto diurno

di tutto

il

primo motore (da oriente a ponente) venisse ad incontrarsi col moto orbitale opposto dagli altri cieli inferiori (da occidente a ponente]: Par.x.l.
cielo del

E che

le stelle

splendessero non gi di luce propria,

ma

retlessa dal Sole,

come
II

pianeti

Par. xx.
sol

6; xxiii. II

Esse

possono tramandare
illumina tutto
il

riverbero,

quando

Sole che

mondo,

dell' enisperio

nostro si discende.

ASTRONOMIA.

277

E che
nel C.

le orbite dei

pianeti varie, influendo in varie diefl'etti


il

rezioni, creassero vari

nella terra

Par. x. 17.

Ma

XX

del Purfj. v. 20,


si

grande uomo, con un lampo


i

di dubitanza,

eleva sopra

varii pregiudizi

del secolo,

quantunque col debito riserbo che la prudenza impone ad ogni individuo contemporaneo, che non voglia esser preso
per pazzo.

Questa terra

fissa

e
5.

non

si

gira;

essa col

mare

centro al cielo: Conv.m.

Il

Capocci,

dopo

di averci

mostrato come

il

poeta dal

centro della terra alla sua superficie in un solo giorno percorresse 3400 miglia a piombo,
lo

segue nel meraviglioso

rapidissimo volo ch'ei fa nei cieli: in pochi minuti secondi


gi alla prima stella, al cielo della

200 mila miglia {Par.


pi sterminato di un
di

ii);

poi in

Luna; ed ha valiche un attimo, in un volo molto


il

50 milioni di miglia, tocca

cielo

Mercurio [Par.y); appresso con un salto pi mortale


si

trapassa in Venere, la quale quando

accosta pi a noi,

rimane sempre

di l
si

20 milioni

di miglia, e nella

sua masindi in

sima distanza ne

allontana oltre 140 [Par.

vm);

un tempo ancor pi breve, e quasi in un baleno raggiugne il Sole, percorrendo un tratto doppio del precedente [Par.x); dopo
il

pianeta di Marte (Par. xiv), facendo un altro gran

salto verso l'empireo, ascende

in Giove, nel
il

sesto pianeta

[Par. xviu)

donde,

in

men che

noi dico, nel

settimo di
discostato

Saturno
la

Par. xxi. In questo mezzo


della terra

poeta

si

dal centro orbitale

pi di nove

in dieci volte

distanza media del sole, cio 10 volte 83 milioni di miglia.

Ma

questo bel tratto di 800 milioni un gioco appetto


stelle.

al

volo eh' gi per fare infino alle


stelle ov'ei si slancia,

La pi vicina delle

mila volte,
(Par. xxii)
;

cio
di

rimano da noi lontana pi di 200 dugento mila volte 83 milioni di miglia l alla stella dei Gemini, donde si piace di
veduta del sistema planetario a volo
si

godere

la

bella

di

aquila. Quivi ei

muove con
in 6 ore,

quella costellazione dal

me-

ridiano a occidente

con una velocit

di

incirca

un 1300 milioni per minuto secondo. - Gi ei fa l'ultimo dal nido di Leda, cieli corporei passo ascendente su per
i
:

278

COGNIZIOM SClEMiFlClIK.
il pi veprimo mobile, che rapisce lutti

cio dall' ottava sfera ei passa nella nona, eh'


loce cielo,
il

velocissimo,

il

gli altri inferiori

con s nel moto diurno: Par. xxviii.

Errori geografici.
tempi, Dante pone
i

Secondo

la

Geografia

de' suoi

termini dei climi ai termini del nostro

emisfero

Par. xxvii. 82.

Supponeva che il Mediterraneo avesse 90 gradi di estensione, mentre non ne ha che 50 ove ne avesse 90, sarebbe vero che ci farebbe meridiano, dove prima era orizzonte,
:

perch tanto accade a chi


di longitudine, cio per

si

muove

sulla terra per 90 gradi


di circonferenza di essa

un quarto

terra
11

Par.

ix. 86.
il

Poeta per altro egregiamente chiamava


La maggior valle
In

Mediterraneo:
ix. 82.

che l'acqua

si

spanda. Par.

E
si

tale, dice

il

Capocci, veramente rimasa anche dopo che


il

frugato per tutto

globo terracqueo, sendocch


ivi la terra

le

valli degli oceani

non contano:
le

che propria-

mente
Il

si

spande tra

acque. Lo che detto con molta

propriet e da

buon geologo.
assai
;

che

il

Marocco distava poeta suppone

meno

da. Gerusalemme
il

da quello

ma

quello, dice

Capocci, era allora

lo stato d'incertezza,

zioni geografiche.

Ed

massime per le longitudini, nelle posia me, aggiunge egli, sta in testa che

egli che sapeva tutto quel che poteva sapersi in quel tempo, con quel suo meraviglioso acume, dovea nudrire qualche

sospetto d'un tale errore; laonde piacemi

d attribuire a

quella espressione alla riva copre la notte gi col pie

Ma-

rocco (/%r/7.
quell'impero.

IV. 138),

l'intendimento di designar un luogo


le rive di

anche pi occidentale, ove prolungar dovevansi

Poneva

l'Italia a
45*^

mezza strada

tra

Gerusalemme e Mason

rocco, cio a

pi ad occidente di quella citt che

tre ore del giro diurno.

Ma indicava Marsiglia con la precisione del NauticalAlmanac. Buggea e Marsiglia hanno esattamente lo stesso grado di longitudine, e perci lo stesso meridiano: Par.
IX. 91.

Siviglia

non

si

dilunga

da Gerusalemme

che

di

50

As^il0^0MIA.
anziccli 90
11
:

279
ne dice
terra ai
in largo,

Inf. xx.
il

124

Ma

devesi riflettere,
a'

Capocci, clic

poeta non aveva

suoi servigi quel bel


la

globo che ora noi abbiamo in sul tavolo. N


suoi tempi era cos ben compassata in lungo

ed

come ora

lo

stesso

Marco Polo, suo contemporaneo,


di lui

poteva esprimersi

con maggior precisione


Sibilla,

su tale
la

oscura bisogna. Di pi quando egli ne dice che


toccava V onda sotto
dinota, che la

Luna
ci

vedete che positivamente


e

non
in

si

trovava pi culminante sopra Siviglia,

ma

pi oltre

sull'oceano Atlantico;
la

con

quel

sotto

Sibilia,

conferma che
Gibilterra a'

era gi discesa nel suo curvo giro

diurno, pi gi verso occidente.

Da
met
de'

lidi

opposti di Siria,

non
l'

vi

ha che
Par.

la

de' 90, eh' egli suppone, per far che

orizzonte di uno
ix.

detti

due luoghi

sia

meridiano

per l'altro:
geografia

Tal

era allora

lo stato

infantile

della

e della

nautica, priva per anco della bussola, e de' sussidii poscia


trovati per la esatta determinazione delle longitudini.

E presuponeva che a ponente in Ispagna ove cadono mare le acque dell' Ebro, sovrastasse latta Libra, la Libra celeste, e per l'opposto ad oriente, le onde dell'altro fiume, il Gange, si muovesse sotto la sferza del Sole ivi culminante: Purrj. xxvu. 1.
in

MEDICINA
Di quel

Un de' famigliari sommo Ippocratc,

clie

natura
Parg.

Agli animali f ch'ella ha pi

cari.

XXIX.
tal

136.

Tenne le cose della medicina in da divenirne dottissimo. VARCHI.


erano
distinti
i

conto

Costretto a scegliere tra le arti diverse onde


cittadini di Firenze, erasi

messo nel

corpo dei medici. N usurpava tale qualit.... OZAJi^AM, C. IV. (1)

Non

finezza di scienza biologica,

frenolo-

gia e fisionomica, che

dantesca biologia. D.r

non possa ASSON.

avvenirsi nella

Medici ricordati.
Greco, da Coo
Galeno,
di

Dei medici

ci

ricorda Ippocrate,

{Inf.Y.l^;Purg.xs.i\.\^l; Conv.i.S);
in Asia,

Pergamo

(in/, iv. 143; Conv.i.S);


ii.

ed

Avicenna, Arabo,

[Inf. iv.

143; Conv.

14, 15; in. 14; iv. 21);


) ;

Avverrois, kr^ho,

(in/, iv. 144;

Coni;, iv. 13.

de' suoi

tempi Taddeo, medico fiorentino, di gran reputazione nelle scienze fisiche che mori in Bologna nel 1293 (?) Par.xu. 83.

Della generazione.

La scienza

fisiologica

ed insiepi bella

me

la patologica gli rese

agevole di fare della generazione


la

de' corpi

e dell'infusione dell'anima in essi,

e nuova e filosofica e insieme poetica spiegazione. Per essa di


leggieri
si

scorge come

le

antiche opinioni presentissero


- Sulla

alcune scoperte della moderna embriologia, e che forse potrebbero farsi germe a qualche altra nuova scoperta
generazione, scrive
stotile,
l'
.

egregio

D'*.

Asson, pensava

con Ari-

che lo sperma (parte elaborata e perfetta del sangue) non assorbito dalle vene, ma rimasto come alimento che dalle mense si leva, acquisti nel cuore quella virt infor(1)

Nella gran Sala del R. Archivio centrale di Stato di Firenze, de-

dicata specialmente agli Archivi delle arti, tra le altre iraagini, si vede
dipinta quella di

Dante Allighieri Med, Spez. MGGLXXXVH.

MEDICINA.

281

maliva medesima, che


le

vi

prende
le

il

sangue, che poi discorre

vene a ingenerare tutte


col

agli organi genitali dell'uomo, e spinto nell'utero a

schiarsi

membra. Trasportato quindi immisangue mestruo, sopra questo come potenza

allora operando, lo coagula e lo ravviva, e n'esce l'embrione,

che di piaula fatto animale diviene aline

uomo pensante:

Purg. XXV.
parte donde

Dante nomin l'ombelico dalla sua vera funzione, la preso prima nostro alimento; e defin l'intestino dalla pi ignobile tra le sue elaborazioni, che vi
sostengono
dell'orrida
gli

alimenti; forse per servire

all'opportunit
di

bolgia tutta ingombra di

sangue,

membra

sparse, di viscere dilaniate: Inf. xxviii. -

DJ

Asson.

Le dottrine esposte

nel Convito sulla generazione si ri-

sentono un poco degli errori degli Averroistici,


stesso rigettati nel Purgatorio: Conv. iv. 21.

da Dante

il

Prof. Filippo

quell'altissimo, quasi al par degli odierni,


;

Cardona scriveva: Ben sapevasi da come accada il


all'

mistero della generazione onde parla a dilungo e da maestro,

percorrendo lamodernit, vuoi nel concedere


ficio

uomo

l'of-

attivo

dare alla donna

il

passivo nel lavoro for-

mativo del portato, vuoi nel fare a questo portato, come


a soggetto della forza vitale correre
di
il

ciclo

di

vegetante

senziente e di razionale. Sapeva benissimo in che


il

modo

la

creatura mediante

cordone ombellicale od

ilo,

viva di

conserva colla pregnante;

giacch in un medesimo Canio

parla due volte di quel delicato vincolo sanguifero, sia quando, a fare intendere la cicatrice che sta in

mezzo del ventre,

dicendo ove comincia nostra labbia, e quando per descrivere


il

preso

cavo del ventre favella di quella parte, dove primamente il nostro alimento intrauterino Inf. xxv. 86.
:

Le

tre vite, scrive pure

il

D"".

Asson, che, seguendo Afanno riuscire


il

rstotile.

Dante ammise nell'uomo, rappresentano quelle Ire

manifestazioni

somme

della vita, alle quali


in cui
le

si

anche oggid tutte


stero:
le

le funzioni,

ne consiste

magi-

vegetabili* o nutritive,
le

animali

o sensitive e
2;

motrici

intellettuali:

Conv.

Tr.

m.

e.

Purg. xx\.

Dante espose egregiamente l'ordine, con cui vanno succedendosi queste funzioni nell'umano embrione. Questo, in-

*i82

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

iiauzi lutto, pianta,

diverso dalla vera pianta in ci, che


e quella al termine di sua tipica for-

esso in sulla via,

mazione. In vero ascende quel primo sbozzo d' essere organico per la scalea della vita, e fassi animale, e tal
si

palesa
il

perch

si

muove

e sente:

primi

alti

dell'animalit, che

nostro poeta concede al zoolito, o fungo marino,


anello della serie:
Tanto ovra poi che gi
si

estremo

muove

e sente,

Come fungo marino.


Quinci
si
s

vanno formando
le

e perfezionando gli organi

e al fine

palesano

alterne e antagonistiche posizioni del piegarsi


i

e dello stendersi,

movimenti.

Come

poi

il

feto di semplice

animale divenga fante, cio acquisti con la favella intelletto. Dante n' apprende che, quando la testura del cerebro perfetta. Dio, lieto della

meravigliosa opera sua, vi

soffia

un

novello spirilo pieno di virt, l'anima razionale, che tira


in propria.sostanza le altre

due anime, una sola formandone,


vegeta, sente, riflette:

che sola governando

le funzioni di tutte,

Che vive, sente,

e s in s rigira.
'si

Cos l'anima razionale uscita da Dio,


a cui lo muove, la bont dell'origine,

fa

per Dante ca-

gione e atto del corpo mostrando, colle maravigliose azioni


e,

bench una, a diverse


risolvesi: Conv.

potenze conformasi, e nelle diverse


Tratt. HI.
e. 2.

membra

Consegue spontanea da questa dottrina un obbiezione a una sentenza di Averroe, che lo intelletto possibile (come chiamavasi allora dalla scuola), passivo
-

voleva dall'animo separato. E nel vero


lo

in

esso era posto

intendimento

eh'

facolt

dell'anima razionale.

Meno
ne

spontanea, anzi oserei dire

meno rigorosamente
principio

giusta,

sorge un'opposizione ad altra sentenza, allora dominante,

che feriva dirittamente


ed era che
le

il

dell'unit dell'anima:
si

tre

anime l'una

all'altra

succedessero.

Come Dante
che assente
di quella, io

potesse o sapesse conciliare, colla sua dottrina,


alla successione delle tre

anime,

la

negazione

non dir. Certo che, ammettendo poi l'unificazione delle due inferiori nella razionale, cerca di porre in accordo due opinioni, a prima giunta, irreconciliabili, la successione di tre anime e l'unit dell'anima. Egli mira
indubbiamente a combattere
la

successione delle anime,

MEDICINA.
a provare l'unit dell'anima in quel passo della divina
dia,

283

Come-

ove

statuito, che,
l'

sebbene l'anima possegga parecchie


intenso
se,

potenze,

esercizio

al)bastanza

di

una valevole

a tutte assorbirle e concentrarle in

aggiunge:
iv. 5.

E questo contni quello error, che crede, Che un'anima sovr'altre in noi s'accenda. Pwrgf,

Del cuore e del sangue.


aveva
stabilito a

Dante

nella Vita ISuova,


il

dimora dello

sprito vitale

cuore. Circa

poi le funzioni di questo centro rilevantissimo della vita, sa-

rebbe vanit
e descrissero
il

il

voler scorgere, in pochi versi, descritta la

circolazione del sangue, quale Cesalpino ed

Arveo

la

trovarono
a-

\m.-D/Asson.-{
1.

il

Biagioli che interpretando

V. 90 del C.

dell'in/',

inclina

a credere che Dante

vesse un'anticipata conoscenza della circolazione del sangue.


Il

Magalotti

vuole che pigliasse


per dotto
nei

ivi

polsi per le arterie,


nell' ufficio

donde

lo terrebbe

movimenti e

delle arterie).

Dopo Dante, che chiam lago la parte ima e cava del (/n/". 1. 20), Arveo chiam questo tnr/wmjs promptuarium et cisterna. Osservo che, durante la notte trascorsa dallo smarrito poeta nell'orrida selva, gli si mantenne la
cuore

paura stretta
nacciava,

al

lago del cuore perch


instava.

il

pericolo
liera

lo

mi-

ma non
il

Ma quando
e fecegli

la

lupa rese
si
i

imminente
fece
polsi.

pericolo,

allora

l'impressione del terrore

di

centrale

periferica,

tremare

le

vene e

Le vene e Varterie interpretano alcuni. Nella Vita Muova, dice Dante che alla prima comparsa di Beatrice lo
spirito vitale, abitante nel cuore,
te,

cominci tremare

s\

for-

che appariva

ne'

menomi

polsi.

in

una Canzone, atla pallidezza

tribuiva,

come
eh'
il

elVetto di mestizia per

amore,

al reflusso
il

del sangue,

disperso per le vene, al cuore. -

sangue

per

le

vene
io

disperso

Fuggendo corre verso


-

Lo

cor, che

chiama, ed

divengo bianco.

Questa chiamata
di recente

del cuore potrebbe, da qualche

moderno

tisiologo, esser intesa

per quella facolt assorl)ente attiva cordata


a'

che fu
Io,

acla
il

ceppi

venosi del cuore.

dal mio canto,


sia direi,

stimo pura espressione poetica.

Comunque
il

che

poeta, ne' precitati passi, meglio che


del circolo

compiuto ministero

sanguigno intendesse

a fisiologicamente espri-

284

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
l'influsso

mere
il

delle passioni

sugli

organi deslinati
Scolari,

rilevante funzione.
V.

DJ Asson. (Lo
vi
il

inlerpretando

20 del C.

I.

dell'//".,

vuole trovare regolarmente denel cuore


e pensa

scritta l'affluenza
di

ristagno di questo fluido

Dante per

effetto della paura,

che

il

poeta

in

pi luoghi abbia parlato dei movimenti del sangue con perfetta

conoscenza

di causa).

il

Che se pose lo sangue straniero

spirito vitale nel cuore,


alla
vita,

non consider

la
.

n subordinata interamente vita del sangue a quegli organi alla foggia de' moderni
e
si uniform a Mos, secondo il quale il sangue ad Empedocle che questo liquido chiam il

solidisti. Egli

V anima,
alla

latice

vita.

In vero,

l'anima di Iacopo del Cassero,


di

stato assassinato nel vicino Oriago per vendetta

A zzo VI

marchese

di Ferrara, cosi diceva:


Gli profondi fori,

Ond'usci
Fatti

il

sangue, in sul qual io sedea,


in

mi furo

grembo
Il

agli Antenori. Purg. v. 73

-Dot. Asson.

Del cervello.
Dante nel
far

famoso Floriano Caldani pens che dire a Bertramo del Bornio:


il

Partito porto

mio cerebro, lasso!

Dal suo principio, eh' 'n questo troncone. Inf. xxvni, 140

significar

volesse

diviso

dalla midolla spinale,


il

eh' nel

tronco delle vertebre, e di cui

cervello un rigonfiamento,
il

seguendo
che
il

cos

l'

opinione di Aristotile,

quale fu di parere

cervello

si

dovesse considerare quale appendice della


tal

midolla spinale. Erano di

sentenza anche Aristotile, PrasGaleno.


nostro poeta anche nella dedella fisiologia.

sagora e Plistonico,

al riferire di
il

Del passo.
scrizione
del

Segu
i

passo

dettali

Dopo aver

riposate nella selva le

membra

stanche dal lungo camino,

riprese egli la via nella deserta piaggia:


Si che
.

il

pie fermo

sempre era

il

pi basso. Inf.

i.

30.

Poscia, al cominciar dell' erta, gli mossero incontro le fiere.

Quando
basso.

si camina sul piano, il piede fermo sempre il pi Con quel verso adunque espresse Dante, che dal

luogo ove ripos


S

le

membra

alla
il

prima

salita del colle, la

via era piana. Altrove


. .

chiam

passo un muover d'anca.


xxiii. 71.

che noi eravam nuovi

Di compagnia ad ogni muover d'anca. Inf.

MED1CI^A.

285

Apprendono l'analomla
progressione
la

e la fisiologia, che centro della

giuntura dell'anca,

intorno alla quale

muovesi il tronco, per traslocarsi nella progressione, ubbedendo alle potenze muscolari de' membri inferiori, che alternativamente l'uno appresso l'altro si fermano e muovono, avanzando e acquistando terreno nel passo. -D/Asson.-

Del cibo.
ti,

Certi
ni. 13.
il

cibi fan gli

uomini formosi e

membru-

e ben veracemente coloriti, certi fanno

lo contrario di

questo: Conv.
Egli

non basta

prendere cibo, perch

il

corpo se ne

rinfranchi,

ma

necessario che lo
le

stomaco

lo dispensi
la

equa-

bilmente in tutte

parti

onde ne viene

digestione.

La

digestione aiutata dal riposo:


Convienti ancor sedere

un poco a mensa,
\. ZI.

Perch

11

cibo rigido

e'

hai preso

Richiede ancora aiuto a tua dispensa. Par.


Il

cibo bene smaltito sar salutare, e lascier vitale nutri:

mento

Par. xvii. 131.

Il

soperchio di cibo, o

la

mescolanza

di pi cibi

dannosa

alla salute:
della gola, Jnf. vi. 53.

La dannosa colpa
Colpe della gola,

Seguite gi da miseri guadagni. Purg. xxiv. 128.

Del corpo

Principio fu del mal ... il cibo che s' appone. Par.xwi. 138.

Lo Stomaco pieno d'umori venenosi e contrarli ... vivanda non tiene Conv. i. 1. V amore del gusto, cio il naturai appetito del bere e del mangiare, non deve accendersi in troppo desiderio, e
:

diventar passione (troppo desio non fuma) nella qual parola fuma ci mostra bellamente come la crapula turbi ed olfuschi r intelletto
coi fumi

che manda

al cerebro.

Nei cibi

dobbiamo attenerci a un giusto mezzo, il quale debb' esser determinato dal puro bisogno: esuriendo sempre quanto
(jiusto:
Il
i

/^wr//.

XXIV. 152.

bisogno del cibo maggiore nei corpi teneri, perch

tessuti

non solamente debbono ristorare


di tutte le altre

le perdite,

ma
i

di pi pigliare incremento. Dante, spertissimo della tisiologia,

come
ei:a

discipline,

fa

morire

di

fame
la

tgliuoli di

et

Ugolino pi o men presto, secondocch minore o maggiore: Inf. xxviii. 70.

loro

286

COGNIZIONI SCIEMIFICUE.
naturali
stati

Oltre alle azioni e funzioni

del corpo

umano,

pose Dante

la

mente ad alcuni

morbosi, e fu in questo

non meno verace e vivo pennelleggiatore. Febbre. Egli non dimentica alcuno dei fenomeni, quando ci entra la febbre. Ei segna il triemito e il dibat-

timento de' denti


le

in

noia di cicogna, quel gelo che stringe

viscere e discorre in tutta la persona, e perfino la smorta


il

unghia, onde
al

febbricoso non vorrebbe

uscir del sole,

veder pur l'ombra triema:


Quale
colui,

Della quartana,

e'

cb' s presso al riprezzo ha gi 1' unghie smorte,


il

E triema tutto pur guardando

rezzo. Inf. xvii. 83.

E segna

lo sbadiglio precursore,

non appena cominciamo

sentir di febbre:
Co' pie fermati sbadigliava

Pur come... febbre

l'assalisse. /w/".xxv. 89.

E quando,
duole forte

la
il

febbre monta sul gagliardo dell'accessione,


capo, bruciano
ci

le

membra, un' arsura

un

molesto aridore
Tu

cuoce

le fauci,

inestinguibile la sete, e

per infino un fumo puzzolente ne viene dall'ardore febbrile:


hai l'arsura, e
77

capo che

ti

duole. Inf. xxx. 129.


Inf. xxx. 121. 120.

A
Li

te sia rea la sete

onde

ti

crepa
. . .

La lingua

Che duo tapini,


.
.

s' io

ho sete

Che fuman come man bagnata il verno Per febbre acuta gittan tanto leppo.

Quanto pi languidamente

il

Petrarca:

Quel ha gi l nervi e i polsi e i pensier egri, Cui domestica febbre assalir suole. San. 56. p. 2.

Nel Trat.Y. del Convito,

e.

12, ricorda la sete d casso (petto)

fehricunte intollerabile. 9iaciienza. -- Estrema macilenza induce


lezza; apporta ora torpore ed ora

somma

debo-

somma

sensivit: Purn.

xxu.
rit

34. - Inf.

xxxiu. 61.

idropc o Ascite.
nota
il

E l' idropico descrive con tale veche ne disgrada un'opera nosologca e medica; e vi
volto e
il

collo arido

e scarno,

e l'ingrossamento
assai
il

de' visceri

ipocondriaci,

onde grosso
e
il

ventre pel
e du-

putrido umore che lo gonia,


ro.

ventre incroiato
gli

E nota come T ascite guasti e corrompa

umori,

MEDICINA.
rivolgendosi
questi

287

dove non dovrebbero, onde dispaiale le membra, mentre altre ingrossano, dimagrano l'altre. N fenomeni pi salienti di questa malattia, la dimentica
i

sete

ardente ed Inestinguibile, e

la

stanchezza,

effetti

es-

senzialmente legati alla natura del morbo:


r
vidi

un

fatto a ^uisa di Uuto,

Pur ch'etrli avesse avuto l'anguinaia Tronca dal lato che l' uomo ha forcuto. La grave idropisia che s (Us\mia
Le

membra con
'1

l'

umor
le

che mal converte,


alla ventraia,

Che

vis'o

non risponde
lui

Faceva

tener

labbra aperte,
le

...
. . .

.... che mi
,
.

vai, eh'

ho
l'

membra
.

legate

un

gli

percosse

epa croia

Lo muover per

.... ancor che mi sia tolto le membra che son


te sia rea la sete
'1

(jravi

A
Disse

onde
l'

ti

crepa,

Greco, la lingua, e

acqua marcia

Che

ventre innanzi agli occtii si t'assiepa. S' i' ho sete, ed umor mi rinfarcia. Inf. xxx. 49 e seg.
't

Etisa.
cia l'etico:

ricorda pure la sete che di continuo cruc-

Faceva

lui

tener

le

labbra aperte,

Come

l'etico fa, che per la sete


'1

L'un verso

mento

e l'altro in

su riverte. Inf. xxx.

Sii.

Epilessia.
sintomi
sensi)

L'epilessia,
il

morbo
o

sacro,

avvilisce

e
i

meglio interrompe

senso e l'intlusso della volont. E


(licantropia,

ddV

oppila z ione

chiudimento

dei

che seguir sogliono l'applicazione degli agenti pi


alla vita

dirittamente infesti
chi del

non possono

celarsi agli oc-

medico in questa famosa comparazione. Al cessare dell'insulto non rintegransi tosto il senso e il movimento volontario: rimane ancora una stupidezza un languore.
A' tempi di Dante dominava in medicina l'iimorismo, e questa

malattia deducevasl dagli umori rattenuti nel loro discor-

rimento

E qual
Per forza

e quei che cade, e


di

non sa corno.
il

denion che a terra

tira,

d'altra

opjnlazion che lega l'uomo,

Quando si leva, che intorno si mira, Tutto smarrito dalla grande angoscia
Ch'egli

ha

so/ferta, e

guardando sospira.

Inf. xxiv. 112.

ruraiisi.

ricorda un'altro

morbo nervoso, una

specie

288
(li

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.
tetano,

che potrla
persona

chiamarsi

Iropostono,

in

cui

egli

immagina che n davanti ne


torca
la

di dietro,

di fianco si curvi

degl'indovini,

ma

che con

un

certo

scavezzamento
le spalle:

di collo

la testa si gira in

guisa di guardare

Forse per forza gi di parlasia


Si travolse cos alcun del tutto,

Ma

io noi vidi,

n credo che

sia. Inf.

xx. 16.

Da s stesso per dice, che in patologia questo travolgimento non si conosce, facendo cos aperto ch'egli era in
quella disciplina molto innanzi, e che, penetrato l'andamento
della morale caducit, sapeva rallargare
il

campo

nosologico.

Scabbia.
dipinge
gli

N
vidi

dimentica quelle alterazioni del tessuto

cutaneo, che sono delli malori della pelle, onde mirabilmente


scabbiosi
:

r
Come

duo sedere a se poggiati.


s'

a scaldar

appogy:ia tegghia a tegghia,

Dal capo

a' pie di

schianze maculati;

E non

vidi

giammai menare stregghia

Da ragazzo aspettato dal signorso, N da colui che mal volentier vegghia; Come ciascun menava spesso il morso
Dell'

unghie sovra s per

la

gran rabbia
la scai)bia.

Dai pizzicor, che non ha pi soccorso.

si

traevan gi l'unghie

Come

coltel di scardova le scaglie,

d'altro pesce che pi larghe r abbia. Inf. xxix. 73.

Dietro Galeno,
la

Greci del basso impero e gli Arabi rap-

presentano

lebbra per una forma squamosa di cutanea

malattia. Dante, nello assomigliare le

squame

a quelle dello

scardova, o d'altro pesce che pi larghe l'abbia,

mostrava

riguardare a quella sembianza di malattia squamosa, che


i

era
.

moderni discernono col nome (Vittiosi, e che a quei tempi indistinta, e andava confusa con le altre lebbre.
sson.

DJ
lo

Malattia d'Occhi.
coloramento, e
in

L'oi'gano visivO, Cio l'OCChio,


fatica
si

quale per infermit e per

trasmuta

in

alcuno

alcuna debilit; siccome avviene spesse

volte, che per essere la tunica della pupilla sanguinesa molto per alcuna corruzione d' infermitade, le cose paiono quasi tutte rubiconde .... E per essere lo viso debilitato

MEDICINA.

289
le

Incontra in esso alcuna disgregazione di spirilo, sicch

cose non paiono unite,


la

ma

disgregale, quasi a guisa che fa

nostra lettera

in sulla carta

umida.
si

E questo
dilungano

quello

per che molti quando vogliono leggere

le scrit-

ture dagli occhi, perch la imagine loro venga dentro pi

lievemente
discreta

pi

sottile;

e in

ci pi

rimane

la

lettera
lo

(ben composta) nella vista .... Per aflalicare


le stelle

viso molto a studio di leggere, in tanto debilitai gli spiriti


visivi,

che

mi pareano tutte d'alcuno albore


dell'occhio

om-

brate: e per lunga riposanza in luoghi scuri e freddi, e con


aflreddare
lo

corpo

con acqua chiara,

rivinsi

la virt disgregata,

che tornai nel primo buono stato di


gli oggetti,

vista: Coni?, in. 9.


Il

Presbita non iscorge che a gran distanza

mentre dappresso gli son confusi: rioi veggiam, come quei e' ha mala luce: Inf. x. 100. - Il miope animica, per discersoli oggetti vicinissimi che di lontano non gli nere bene
i

giunge

nerbo del viso: Inf. v. 21. Pazzia. Precipua cagione del delirio e della mania
il

un

forte dolore.
Tanto
il

dolor

le f la

mente

torta. Inf. xxx. 21.

Ed

la

mente non sana per

l'alterazione del cerebro: Conv.

IV. 151.

Sen glo come persona trista e matta. Inf. xxvii. 111.

N dimentica l'inquietudine onde son


infermi
:

travagliati

gli

Vedrai te somigliante a quella inferma,

Che non pu trovar posa

in

su

le

piume,
vi.

Ma con

dar volta suo dolore scherma. Purg.


il

149.

E ricorda

salasso t
fuor di vena spiccia. Purrj..
ix. 102.

Come sangue che

miasmatici. E ricorda pure la provenienza dall' Africa, non meno che de' rettili velenosi, delle pestilenze: Inf. xxiv. 85. N disconosce gl'influssi de' luoghi miasmatici, e grama chiam nella slate quella lama che il Mincio impaluda [Inf. xx. 81) e rammenta la
Pestilenze, e
luo{;;;lii
;

infezione e

il

puzzo che

si

leva,
di

tra la slate e

l'

autunno,

dagli spedali di Valdichiana,

Maremma

e di Sardegna, e

l'antica micidial conlagione d'Egina: Jnf. xxix. 46. -

Don.

Asson.
Sui.
II.

19

290

COGMZIOM SCIEMIPICHE.

iissidcrazionc. E delinea pure l'assiderazone delle anime immerse nella ghiacciaia del cupo abisso, notando
la lividezza della faccia, lo stridore dei denti, l'insensibilit

della

parte esposta

al freddo,

quasi

fosse

incallita,

e lo

aggelamento delle lagrime che rincaccia

e rinconcentra la

ambascia del cuore: Inf. xxxii. 33. - DJ Associ. N gli fuggirono allo Paure e patemi d'animo. fenomeni che ingenera in noi la sguardo scrutatore tutti forti patemi di animo. paura ed

La paura, non che un gagliardo morale commovimento, agita il sangue per tutte le membra e accelera il battito
dei polsi
:

Mi
Di

fa

tremar

le

vene e

polsi. Inf.

90.

Men che dramma sangue m' rimasa che non


Si

tremi. Purg.\i\. t. condusse a tremar per ogni vena. Purg. xu. 138.
il

il

quietarsi dalla paura importa

cessare di quel tremito


il

ch'essa genera nella cavit del cuore, ove

sangue s'aduna.
perch
li

Donde avviene che


il

nella paura

l'

uomo

si

fa pallido,

sangue per
'l

le

vene disperso
i.

Fuggendo corre verso

cor

che

chiama: Cans.
Che nel lago

3.

Allor fu la paura un poco queta,


del cuor

m'era durata. Inf.

1.

19.

sangue per se non triema, ma in un'estremo abbatlimento, il cuore e l'arterie scemano di molto l'azione loro, per lo che il sangue sembra sostare ed oscillare.
il

La paura sconcerta
diminuzione degli

l'

innervazione, onde ne segue


e sovrattutto

somma
perch
tuffo

atti vitali,

nella temperail

tura vitale una quasi sospensione

di esistenza;

assennatamente Dante diceva che della paura era


gelafo: Purg.
viii.

42.

solo
:

pu diminuirne
Inf.
si
iii.

gli atti,

ma

interromperli e quasi abolirli


Nella
ristretto.

135.
in s

paura

il

nostro cuore
si

rimpicciolisce,
il

Ma quando

siam

fatti sicuri,
il

cuore pare di-

latarsi e diffondere forza a tutto

corpo:

Non aver tema


Fatti sicur, che noi

....

siamo a buon punto:


ix. 4(5.

Non

stringer,

ma

rallurga ogni vigore. Purg.

Un

altro fenomeno,
:

degno

di attenzione,

notava

nello

influsso della paura

essa sgagliarda e d forza, lo che non

MEDICINA.
S

291
l'istinto

potrebbe altrimenti spiegare che invocando


:

con-

servatore

Inf. xxv. 25-28.


fa

La paura
ci

che

si

senta

il

male, quando ancra non

; l'anticipa.

Dante era tanto paventoso dei demoni che,


gli

sebbene lontani, gi
Io

sentiva dappresso:
s,

glMnimagino

che gi

li

sento. Inf. xxiii. 24.

Un'oggetto che gi veramente eccit l'anima, ancorch


ci si

tolga dinanzi, lascia tuttavia la continuazione de'


effetti.

mesi

desimi

Intervenendo poi che cessino alquanto,


presente

risvegliano ben tosto e con impeto uguale, qualvolta l'obbietto


ritorni
all'

immaginativa. In molti luoghi


tal

della div.

Comedia viene espresso

costante procedimento
di

di natura. Cosi lo

spavento che Dante ebbe


il

quel tremuoto
;

tale che ancora a pensarci gli eccita


fu
il

sudore

grande
alcuni

travaglio sofferto: Inf.

iii.

132.

E quando vide
egli

visi fatti
gli

cagnazzi per gran


e verr

freddo,

ne ricorda che
orribili viste

venne paura

sempre (mirando) dei gelati guazzi,


dice similmente: Io vidi, ed anche
[Inf. xxii. 31)
:

perch questi

gli

richiameranno ognora quelle

[Inf. xxxii. 70): altrove


il

cuor mi s'accapriccia

Aim, che piaghe vidi

ne' lor

membri Recenti e vecchie dalle fiamme incese ! Ancor men duol, pur ch'io me ne rimembri: Inf. xvi. IO. Sovente un forte patema interrompe in un punto Finnervazione, onde la persona cade vinta: Inf. v. 141; Purg.
XXXI. 85.

Sovente ce ne viene un' abbattimento nervoso


conserva in paye
organi
estremi,
la

il

cuore
gli

sua attivit,

n solo son privati


il

ma

poco stante

cuore rende virt di

fuore: Purr/. xxxi. 91.

E spesso ancora non


sospiri e le

questo stato non durevole

pu piangere n sospirare; ma vi succedono poco stante lagrime, quasi crisi della malattia: certo T insi
;

terna ambascia viene alleviata:

Purg.xw.^.
effetti,

Sovente producono contrarli

norj

contemporanei

ma

successivi. L'

immenso dolore
poi gli viet
indi

del Co. Ugolino


il

dapprima

r impietos
rola,
lo

(V. 42),

pianto, gli tolse la pail

impietr (v. 49),


le

d'un tratto

f'

per dolore
l'a-

mordergli
zione del

labbra:

v. 58.

Per Tafilizione del cuore,

comune

sensorio sui muscoli riraan quasi sospesa.

292

COGNIZIONI SClENTiriCUE.

l'innerva zione siffaltamenle interrotta, che non pu esservi


secrezione delle lagrime, e
il

questo

il

primo

effetto

nasce

secondo da diffusione

di

eccitamento.

L' assuefazione ottunde il se nso. Dante fa dire a Virgilio che conviene scendere adagio, a ffinch il senso a poco a poco s'avvezzi al triste fiato:

Lo nostro scender conviene esser


S che s'ausi prima un poco
il

tardo,

senso

Al

triste fiato

Inf, xi. 10.

GIURISPRUDENZA DANTESCA
SPECIALMENTE PENALE
Tatto uo amor laggi pose a dritta.
Par.
Diligite justitiam
...

XX.

121.

qui jndicatis terram. Pai.

XVni.
1366,

91.

Nella serie de'ritratti dei giureconsulti, lUnstrinm

jnreconsultorum
trovasi
il

imagines,
di

Romae
tolto

in lY.
di

ritratto

Dante

dal

Museo

Marco Maotora Benavids, giureconsulto padovano.

SCOLARI.

Graziano da Chiusi, ordinando

canoni, diede un intero


si

sistema di giurisprudenza ecclesiastica, e


del pi grande italiano del medio evo:
Queir
Aiut
s,

merit

le lodi

altro

fiammeggiare esce del riso


l'

Di Grazian, che

uno e r

altro fro

che piace in paradiso. Par. x. 103.


il

dal cielo di Mercurio

poeta fa che Giustiniano,

il

riformatore delle leggi, ritessa l'istoria dell'aquila

romana
si

e ne mostri
giustizia e

diritti

divini

{Par. vi);

ed

ei

pure

piace
la

di assegnare alto seggio

di gloria a quei

che amarono

La

bene legge.
il

l'

amministrarono nei popoli : Par. xviii. Dio Cre l'uomo sociale, n v'ha alcuno

bene dello intelletto che lo neghi. La societ la naturale ed ispontanea unione delle forze comandata all'uomo dalla providenza, e regolata dalla lgge della
che abbia
necessit per raggiungere lo scopo

comune

della prosperit,

GIURISPRUDENZA.
merc'
la
1

293
importa leggi
1.
:

Il

per fezonamento. Dunque


la

la societ

egge
l'

regola direttiva della vita {De Mon.


iv. 9);

15)

la

nd irizza

una guida o freno che umane tendenze, onde non corrano dietro al torto amore, e che debba tener Vuomo dentro a sua meta [Purg.xw.lii). arte di bene e d'equit: Conv. IV. 9. - Se gli uomini bene conoscessero; l'equit, e conosciuta la servassero, la Ragione scritta non sarebbe meragione scritta (Conv.
istinto,

che governa

le

stieri: Id.

Onde convenne legge per

fren porre. Purg. xvi. 94,

e certo: senz'esso fora la vergogna meno. Purg. vi. 90.

La ragione jus una proporzione reale e personale tra e uomo, la quale quando si osserva conserva 1' umana congregazione, e quando corrotta la corrompe... necessario che il fine di qualunque ragione sia il bene comune, ed impossibile che sia ragione quella che non attende al bene comune. E per Tullio nella i^rimdi Rettorica dice:

uomo

le leggi a utilit della Renon si dirizzano a utilit di coloro che sono sotto la legge, hanno solo il nome di leggi, ma in verit non possono essere leggi. Imperocch conviene che le leggi uniscano gli uomini insieme a utilit comune

che sempre si vuole interpretare pubblica.

se le leggi

De Mon.

ii.

o.

Non

la civilt a fine delle leggi,

ma

anzi

le leggi a fine di civilt:

De Mon.

i.

14.
fiorisca,

Perch una civile comunanza, uno stato cresca e


fa mestieri

che

le

leggi

non sieno un nome vano senza


se vi sien le leggi, se pochi

subbietto.

Che importa

pongono

mano ad
rit

esse? Purg.w.^l. Dinanzi alla veneranda auto-

della

legge non vi debbono essere n immunit n


tanto pi
al
:

privilegii;

che dove

S'aggiugne
far la gente

mal voler e
Inf. xxxi. 53.

alla possa

V argomento della mente Nessun riparo vi pu


leggi, che della
,

L'osservanza alle sacrosante

naturale

giustizia imitano V imagine, se lieta

se franca, non solaanzi,


la

mente provasi non essere


libert:

servit,

ma
,

a chi guarda

diligentemente, apparisce, qual

essa
la

E che

altro

infatti
all'

libert,

maggiore delle se non il libero


le leggi

passaggio della volont

azione,

passaggio che

appianano

ai loro

seguaci?

{Epist. vi. 5.)

294

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

Le leggi debbono essere chiare, nette e precise, n soggette alla troppo


facile interpretazione altrui.
ler/f/^

Giustiniano

altamente lodato perch d'entro alle

con che quel

savio imperatore racconci


trasse
il

il

freno ali llalia (Pwrr/. vi.88),


vi. 13), e

troppo

e il

vano {Par.

per esse illumin

Le leggi vogliono esser corrette con discrezione [co\Y occhio) della ragione merc cui essa apprende la differenza delle cose in quanto sono ad alcuno fine ordinate [Conv. 1. 11), e con amore e zelo della giustizia, onde il poeta, rivolgendosi alla patria sua, esclamava:
le genti a vita civile.

E le focose tue mal giuste leggi Con discrezion correggi,


Sicch
le

laudi

'1

mondo

'1

divin regno: Caiz. xx.

3.

La frequente mutabilit
pubblico
;

delle leggi ruinosa

sempre

al

regime

sicch

il

poeta con iierissimo disdegno rimprovera


sottili

Fiorenza pei suoi tanto

provvedimenti, che a mezzo


filava d'ottobre:

novembre non giungeva quello che


VI. 139.

Purg.

Anche

nella giurisprudenza

si

debbono

lasciare le dot-

trine vaghe, incomprensibili ed inapplicabili.

Torna sempre
scuola,

vero che l'esperienza, giusta


fondamento solidissimo
arti

dettati
le

dell'italica

di tutte

scienze e di tutte le

umane:
Da questa instanzia pu
Esperienza, se giammai
deliberarti
la pruovi,

Ch'esser suol fonte ai rivi di vostr'arti. Par. u. 94.

Ed

ei,

non come ghibellino,


i

ma come
li

filosofo, taccia di

presontuosi

giureconsulti, e
la filosofia

danna
:

al silenzio,
ii.

perch

dispregiavano

speculativa

De Mon.

10.
il

Le idee
prof.

dell'Allighieri

sulla nozione

del diritto, cos

Carmignani {Dissertaz. sulla Monarchia di Dante) razionalmente considerato, sulla libert, sulla giustizia, sulla
legge

come

espressione della mente e della volont sociale,

sono d'una meravigliosa esattezza, e d'una pi meravigliosa originalit. Gli Scolastici non seppero imaginare un diritto,

che dalla volont d'un superiore e da una legge preesistente non derivasse. Dante lo ravvisa nella ragione e nelle

sue leggi, perch per queste sole leggi son consciute ed


esistono le proporzioni,

definendolo una personale o reale

GIURISPRUDENZA.

295
la

proporzione da uomo a nomo, osservata


verll

quale avvi rela-

zione sociale Ira loro. Nella quale definizione cinque grandi


si

ravvisano. La prima
al

che non polendo


relazione

la delinl-

zione convenire

principio

morale,

per cui un' azione


ai

buona o cattiva

in se stessa,

senza

diritti

di

alcuno, bisogna concludere che l'Allighieri concep la diffe-

La seconda , che, una facolt, la quale forza inerente alla volont, ma una nozione, la quale spetta airuflicio dell' intelletto. La terza, e segnabile, che
renza razionale tra la morale e
il

il

diritto.

nel sistema suo,

diritto

non

il

diritto,

come
di

nozione,

ha un'esistenza propria, indipenparla.


vi corrisponda ed La quarta consiste
;

dente da quella d'una obbligazione che


infatti

egli

obbligazione non

nel dare al diritto

per
si

origine e
in

titolo

l'

eguaglianza

di

ragione,

la

quale

converte

eguaglianza
i

in faccia alla

legge, in quanto che non potrebbero

diritti

stare in pro-

porzione tra loro se eguali non fossero. La quinta finalmente


,

che

il

diritto

non pu concepirsi
il

tra gli
gli

uomini che nel


in relazione gli

loro slato di societ,

quale solo

pone

uni cogli

altri. il

Dante sagacemente soggiunge, essere una


fine del diritto

vanit cercare
il

senza conoscerlo, essendo

diritto

il

vero e solido fondamento dell'ordine; e giusta-

mente
da
lui,

gloriasi dell' originalit della nozione del diritto posta

ed osserva che ne' Digesti

filosofica

nozione del diritto

non
nisse
della

vi ,
il

n altra notizia ve ne ha che quella che ne forsuo uso. osservabile che Dante, a differenza
de'

comune

moderni

scrittori

di filosofia
il

del

diritto,

e delle pi celebri politiche epigrafi, pone


la

<//rz7fo

avanti

libert,

non

la libert

avanti
il

il

diritto;

e,

come alcuni

filosofi

praticarono, non defini

diritto per la libert. Egli


di guisa

la

considera al diritto inerente


si

che senza diritto


distinzione
utilit,

parlar non
la

possa di libert.
dal libero

Egli distingue
arbitrio,

libert

giuridica

sagacemente non
tutto

avvertita dai parteggiatori del priiicipio della


il

sistema de' quali riposa su questo gravissimo errore. La


giudicare della rettitudine delle
;

libert giuridica , nel sistema dell'AUighieri, la facolt che

compete ad ogni uomo


sue azioni
dai
:

di

il

libero arbitrio dagli appetiti determinabile


la

quali

appetiti

libert

giuridica

non dee mai, per

296
esser tale,

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

prendere

il

proprio carattere.

Definita per tal

modo

la

libert, egli la considera lo stato

ottimo del genere

umano.

La societ
filosofico
la civilt

civile considerala dall'AUighieri, nel

suo vero

punto

di

vista,

il

mezzo necessario a
consistere nel

promuovere
ne
lui
il

umana, ch'egli

fa

magdi

giore sviluppamento possibile dell'umano intelletto. La legge

comento,
la

e se tale

non

non merita
che
o

il

nome
legge
tra

legge:

quale proposizione, riferendola alla difinizione da


la

data

al diritto e alla libert, significa

la
gli

espressione delle proporzioni

personali

reali

uomini conviventi

in

societ civile tra loro.

un secolo in cui la ragione umana era ancor nell'infanzia, proclamava la scienza nemica di crudelt:
Dante
in

Lucia nemica di ciascun crudele. Inf.

ii.

100.

Dante che avea a fjiustiza suo dsire, che nel Convito diceva di se medesimo come abboni inasse e dispregiasse gli
errori delle genti,

non per infamia o vituperio degli


1),

erranti,

ma

degli errori (Conv. iv.

acciocch
si

la

gente, che per mal

cammino andava, per

dritto calle
ii.

drizzasse;

Dante,

il

cantor della rettitudine {De Vul. Et.


nel XVII del Purgatorio,
si

2),

nel xi dell' Inferno e

fa

sapientemente a classare e
la vilt

librar con giusta lance ogni operazion che merla pena [Purg.
XVII. 115), e crea

un nuovo codice penale. Secondo


la

della colpa

ei

segna

gradazione e ne giudica

la gravit. -

Un

des

rcens
le

r Enfer et

Purgatoire

commentateurs a pu recomposer avec le code penai d'Allighieri, code


la
fois
le

complet, o se retrouvent
droit canon et le droit

droil romain,

le

germanique du moyen ge. Cesi M. Wegele qui a eu cette ide. Il est fcheux, que le docte historien compromette ici la valeur de ses recherches en voulant prouver que le droit germanique tient plus de place dans la Divine Comdie que le droit canon et le
droit romain. C'est prcisment le contraire qui est vraei,

r originante du
punir
la faute

germanique en matire pnale est de elle-mme, tandis que le droit romain se preoccupo surtout des crimes commis contre l'tat, et le droit canon, des infractions aux lois de Y glise.
droit

pour

la fante

Dante,

avec son inflexible logique, rserve ser plus crucis

cUtiraens

aux ennemis de

l'

glise et de l'empire,

il

rend

GIURISPRUDENZA.

297

des arrls de juslice sociale plult qu'il n' applique les

de la morale prive. Comment M. Wegele a-l-il mconnu systme du pole aprs l'avoir si bien mis en lumire? Ajoutons seulement, pour tre tout fall exact, que l' esprit vanglique apparali sans cesse dans les sentences
lois
ici

le

d'Allighieri. Sa libre dislribution des

chtimens est le triomphe


est

de

la juslice chrtienne.
il

La coscience du coupable
la
lui la

mise
des

mi, et plus

lait

place haut dans

hirarchie

pouvoirs, plus lourde pse sur


oeuvres. Point de
a

responsabilil de ses

mnagemens pour

les

grands de ce monde l
qui

Combien

se tiennent

l-haut pur de grands rois,

seronl couchs
Tallandier. -

comme

des porcs dans ce bourbier, ne lais-

sant d'eux-mmes que d'horribles mpris! - Saint- Ren

Dell' imputabiiit.
traviamenti,

L'

uomo
la

imputabile
virtii

ne' suol
la

avendo

egli innata
la

che consiglia,
a'

quale dee custodire

porta

dell' assenso-,

aprendola

buoni

desiderii, e chiudendola

a' cattivi:

Pwrr/. xvii. G2. - Quelle

sono nostro operazioni che soggiacciono alla ragione e alla volont.... Sono anche operazioni che la ragione considera
nell'atto della volont, siccome offendere e giovare... stare

casto e lussuriare, e queste del tutto soggiacciono alla nostra volont, e per
elle

semo

delti

da loro buoni e

rei,

perch
nostra
stensi

sono proprie nostre del tulio; perch quanto


le

la
si

volont ottenere puote, tanto

nostre operazioni

dono: Co)u\

IV. 9.

Nel volere e nel non volere nostro


la

giudica la malizia e
Quest'
il

boutade

Conv.
si

i.

principio l onde

piglia

Cagion

di

meritare in voi, secondo


e rei
V'

Che buoni

amori accoglie e

viglia.

Purg. xvin. 6i.

Lume
E

dato a bene ed a malizia,

libero voler che, se fatica

Nelle prime battaglie col cl dura

Poi Vince tutto, se ben

si

notrica. Purg. xvi.75.

Questi versi racchiudono l'espressione dei principi supremi


del reato, e dell' imputabilit cio nozione ingenita del

bene
dal

e del male e libero arbitrio. Un' azione

dunque prodotta

consenso (\q\V intelligenza e della Ubera volont dell'agente

imputabile. L'

uomo che ha

la

coscienza del bene e del male

e che ha libera scelta vincer sempre nella lotta della pas-

298
sione, se egli

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

non vorr cedere all' impulso malvagio. Laonde anche gli appetiti e le male cupidgie che surgono entro noi per forza di necessit, ove non sien frenate, e si torcano a nequizia, sono capaci per s stesse di biasimo e di pena:
Merto... di biasmo cape
{Purij. w. 60);
la potestate.

perch
xviii, 72.

Di ritenerli in noi

Purg.

onde

il

poeta cantava di s medesimo:


lo 'ngegno affreno eh' io non soglio, Perch non corra, che virt noi guidi; S che se stella buona, o miglior cosa. Mi ha dato il ben, eh' io stesso noi m' invidi.

E pi

Inf. xxvi. 19.

Gl'Istinti, ne' cuori mortali

per motori, sono


tutti vincibili
:

fatali,

ma non

sono

tutti

n sempre, n da

ove fosse di-

strutto
Libero arbitrio, non fora giustizia

Per ben,

letizia^ e

per male, aver lutto. Purg.

xvi. 71.

Dante distingueva l'azione che non pi tale, per violenza, e quella che non lo per timore. Questa, quantun-

que avvertita

dalla legge,

non assolutamente involontaria;


est.

coacta voluntas, voluntas

- Coactus volui:

Se violenza quando quel che pat


Niente conferisce a quel che sforza
...

Che volont, se non vuol, non

s'

ammorza,

Ma

fa

come natura

face in fuoco,
il

Se mille volle violenza


Perch,
s' ella si

torza

piega assai o poco,

Segue

la forza...
fiate gi, frate,

Molte

addivenne
si

Che, per fuggir periglio, contro a grato


Si f di quel che far

non
si

convenne...
e

A
Che
la

questo punto voglio che tu pense

forza al voler

mischia,

fanno

S che scusar

Ma
Se

posson le offense. Voglia assoluta non consente al danno, consentevi in tanto, in quanto teme.
si

non

si ritrae,

cadere in pi affanno. Par.


si

iv. 73.

e seg.

Le

azioni

adunque che

fanno per timore, affine

di sfug-

gire qualche grave sciagura che ne soprast,

non lasciano per d'essere volontarie; imperocch partono da principio intrinseco, e si fanno con pienissima cognizione. La vo...

lont eccitata dal timore non lascia di esser volont


sto volontario misto, perch per esso vorrebbe

Que-

l'uomo non

GIURISPRUDENZA.
far ci

299
fare,

che

fa,

ma

pure

lo

fa,

volendolo

volendo

con dispiacere, pare


{

in certo

modo che

voglia e non voglia.

Antol. mor.

filos. e.

\y)

XXI. 2d. - Vinse

paura
si

la

Per subita paura sf/af/liarda: Inf. ma buona voglia: //". xvi. 50.

In due

modi

fa

ingiuria o con forza o con frode {Cic.

De

Off.

della

La frode che abusa della mente pi rea violenza, sicch frodolenti posseggono le infime bolge
1.

137).

e per pi tormentati:

D'ogni malizia ch'odio


Ingiuria
il

in cielo acquista,

fine,

ed ogni

fin

cotale
xi.

con forza o con frode altrui contrista. Inf.


I

22. si

gradi

dell'imputabilit in

qualunque reato

valutano

in

ragione diretta dell'influenza che su lo stesso esercita e


volont delV agente, perch
al

la intelligenza, e la

quando V ar-

gomento della mente aggiunto

malvolere, cha pur mal

chiede, che cerca solo di nuocere {Purg. v. 12), ed alla possa,


vi pu far la gente: i^t/". xxxi. 55. [La forza mal voler giunto air ingegno Sai che pu tutto. Pulci, Morg. Mag. i. 24. Della pena. La pena (l) e essenzialmente la ripara-

nessun riparo
e il

zione di un dovere violato, la retribuzione del male per male,

(1) Ci si

consenta recare alcune delle pi celebri teorie sulla genesi

del diritto punitivo. Degli Italiani,

pone
il

il

il Rossi, seguendo la dottrina di Kant, fondamento della punizione nel principio morale dell'espiazione;

Mancini

nella

giustizia

nell' utilit

fuse

insieme
il

in

un principio

composto;
il

Mamiani

nella giustizia retributiva;

l'essimi fa consistere

principio

supremo

della

pennuta non nella moralit, n certo nel fare

umana imitatrice della divinn, ma nel considerare la giustizia umana come una face delia giustizia eterna, nel riconoscere il diritto in
la giustizia

s medesimo, ovvero l'attuazione obbiettiva del bene assoluto nella forma


di retribuzione

contro

la

sua violazione;
il

il

Carrara nel principio della


del
diritto

tutela

giuridica,

essendo mestieri che

violatore

ripari a

scapito dei proprii diritti l'audace negazione che col delinquere fece alla

legge;

il

Tolnmei nel

diritto di far fidempiere la legge, di far

conseguire

quel dato line a cui la legge e e dev'essere rivolta, nel diritto


di giuridica

insomma
la
il

sanzione civile. De' Francesi

il

Jertauld vuole
il

che
per

san-

zione penale inchiuda diie conseguenze: la prima,


sociale
di costringere direttamente
il

diritto

potere
la

all'esecuzione

del suo

comando;

seconda,
il

diritto di castigare la ribellione e di distruggere

col castigo

triste effetto dell'esempio: Disobbedienza alla legge e punizione son due idee che necessariamente si concatenano fra loro. Faustino Ulia ritiene che la giustizia penale esista perch la societ esiste, perch e

300
il

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

risarcimento del danno sociale, cagionato dall'azione crimiil

nosa, ed ha per oggetto


fufjf/a il

timore e l'esempio,
e pecff/io: Jnf.

onde
1.

altri

male per altrui commesso,

132. -

La

sua ragione di essere sta nella violazione del precetto - perch io fui ribellante alla sua legge : Jnf. 1. 125. - la sua applicaziosuccessi.

ne dev'essere impreteribile, n pu dipendere da eventuali Oltre della sua certezza, il principio della tutela
Lasciate ogni speranza, voi che entrate.
Nulla speranza
gli

giuridica esge per logica necessit che sia irredimibile.

conforta mai,

Non che

di posa,

ma

di

minor pena.
debito
si a'

La

societ

vuol che

il

paghi: Purg. x. 108.


danni
:

Pianto giusto
porzionare

debbe venir dirietro


pena
al delitto

Par.

ix. 5.

Il

princpio vero, sul quale deve sorgere la dottrina del prola

speculativo

e logico,

non
tras-

istintivo ed emprico.
s

Non

si

potrebbe rinvenire una norma


si

giusta alla quantit delle pene da applicarsi, ove

curasse del tutto di tener ragione della quantit del male

che

si

racchiude nel commesso reato,


necessario a riguardarsi:
Purch sia colpa
e

lo

che Dante accenna

come
Il

duol d'una misura. Purg. xxx. 108,

martirio
l

debb' essere

al

furor dolor compito: Inf. xiv,


Petrarca

65.

gaggi commensurati col merlo [Par.vi.i^); W remuneil

rare altrettanto del merto: jPar.xx.40, -Anche

cantava che debbe:

Gir del pari

la

pena

col peccalo.
si

La

pena se

alla colpa
vii. 40.

si

misura, nulla giammai

giustamente

morse: Par.
ano

L'uomo,

ne' termini sui,

dovrebbe sodsiccome conse-

degli attributi,

una

delle condizioni

della sua vita,

guenza immediata e diretta del dovere che imposto alla societ di proil prof. Ortolan vuole che lo scopo vedere alla propria conservazione
;

del diritto penale sia quello

di

concorrere alla conservazione e al buon

essere sociale, contribuendo all'osservanza del diritto nella societ, merc


l'applicazione
diritto.

di un male inflitto in certi casi a colui che ha violato il fini prossimi E due sono per riuscire a questo fine remoto
ji

della pena: l'esempio

e la correzione morale, dei quali


il

il

pi importante

per la societ l'esempio. Tissot ritiene complesso


e compiuto del diritto penale,

supremo ha la sua ragione nella utilit e la sua misura nella giustizia: con la pena si ristabilisce la eguaglianza negata dal delitto. Ad. Franck trova la legislazione penale fondata sul principio della ripa razione e del diritto che ha la societ al
principio

come

quello che

pari dell' individuo di conservarsi e di difendersi.

GIURISPRUDENZA.
disfare,

.301

ohedlendo poi quanto (suhbdendo intese ir suso:

Par.

VII. 97.

Lo che per fermo non

si

Irasanda dai seguaci


colpa possono cre-

della teorica del Romagnos, del Giuliani, e del Rosmini.

Le circostanze che accompagnano


scere e diminuire l'imputabilit.
in l'avere del

la

Chi fa forza nelle cose e

prossimo merita pena;


;

ma

pi grave se adopera

violenza {Inf. xii. 46)

e maggiore se

non solo

la violenza,

ma

anche

la frode: Inf.

xxv. 25. Cos

si fa

pi nera la colpa,

quando

il

delinquente,

({hiotto della vendetta,

impronta

il

male altrui {Purg. xvn. 2*2), e tutto adopera a provveduto fine, s come cocca in suo segno diretta {Par. vin. 104), aspettando a nuocere e tempo e luogo (1) [Petr. 5on. 21), ed iscemasl

quando
offesa.

altri

spinto dall' ira o dallo sdegno d


la

la

ragione manifesta, qerch


e folle

momentanea mente nel bollore


le

dell'ira
forze,

cieca

non ha tempo

di raccogliere

sue
i

n a vedere

lo stato

delle cose,

n a riconoscere

un violento affetto, al dire di Seneca, Commota semel et concussa mens ei servii a quo impellitur (2). L' impubere et, a cui non isplende ancora la luce discretiva non imputabile:
suoi doveri, giacch da
Innocenti Iacea r et novella. Inf. xxxiii. 88.

L'adolescente per minoranza d'etade, lievemente merita per-

dono {Conv.
ancora

iv. 26),

che

in lui

la

parte razionale non pu

perfettamente discernere:
di colpa

Conv.

iv.

24.

Cos pure

va scevro

chiunque ha torta

la mente, e

non sano

l'intelletto:

secondo difetto di corpo pu esser la mente non

sana... per l'alterazione del cerebro: Conv. iv. 15.

-Maggior

carico poi acquistasi pel

mi uso che fruga

il

reo alla rica-

duta: Inf.
ni
al loco.

I.

97; V. 55. - Di qui la ragione perche altri sosten-

dietro

un canto

postosi di piatto L'attende,

come

il

cacciatore

-Ar. Compagni.
(8)

IX. 73.

Con agguatevok ingann falsamente colorato. Dino

Qual duro freno, o qual ferrigno nodo, s' esser pu, catena di diamante Far che V ira servi ordine e modo, Che non trascorra oltre il prescritto inante ?... E s' a crudel, s'ad inumano effetto Queir Impeto talor l'animo svia Merita escusa perch allor del petto Non ha ragione imperio, n balia. Ariosto, xlii.
Qual,
;
;

1. S.

302
fifano

COGNIZIONI SCIENTIFICnE.

minor penitenza, e perch


la...

6i\' \V\n felli

sien dipartiti, e

perch men crucciata


Oltre di che
si

giustizia gli martelli: Jnf.M.Hl.

prestano concorso morale alla colpa

rendono imputabili anche coloro che [Inf. \\x. 40), non solo

col consiglio fraudolente {Inf. xxiii. 115.; xxvii. 116; xxviii.


97),

00'

di

ma anche inducendo a delinquere coi mai conforti e malvagi pungelli: Inf. xxviii. Ilio, 138; xxx. 89. Allora soltanto trionfa la libert, secondo la sentenza Montesquieu, quando le leggi traggono ciascuna pena
Il

dalla peculiar natura del delitto.

pi grande degl'Italiani,

dice C. Sozzi, nel


fantasia,

poema

il

pi sublime che vanti l'umana

volle tornata

in

onore questa dottrina,


s'

special-

mente

nel C. VII. del Paradiso:


Di tutte queste cose

avvantaggia
caggia.

L'umana
Solo

creatura:

e,

s'una manca,
clie

Di sua nobilt convien


il

peccato quel che la disfranca,

falla dissimile al

sommo

bene.

Perch dal lume suo poco s'imbianca. Ed in sua dignit mai non riviene, Se non riempie dove colpa vota, Contra mal dilettar coi giuste pene. Par. vu

76.
il

Egli vuole osservato


tire cio

il

contrapasso [Inf. xxviii. 142),


al

pa-

commisurato
nelle

precedente operare (//. xxx.70j,

massime
in

azioni ingiuriose.
i

Questa legge

si

osserva

pressocch tutti

supplizj per lui immagnati.

La colpa commisa non vuol esser solo giudicata secondo ma secondo la mente del legislatore. Il disubbidire su un punto, che non esiga violenza nell' ubbidire,
la materia,

aggrava

la

colpa:

.... non
Fu per s
Il

il

gustar del legno

la cagion di tanto esilio,


il

Ma solamente

trapassar del segno. Par. xxvi. 115.

mondo vuol dare

colpa all'oppresso,
il

ma

la

pena venuta

dal vero, dir dov'


In grido,

vero fallo:
la

La colpa seguir

parte offensa
la

come

suol

ma

vendetta
.

Fia testimonio al ver che la dispensa. Par. xvir. 115

Ecco,

dice

Tommaseo,

personificata colpa,

vendetta,' cio

pena, vero dispensator della pena, ed ecco nell'idolo poetico

una dottrina

di jus criminale

da farne una nuova genesi.

Del Giudice.

La punizione non semplicemente pena

GIURISPRUDENZA.
allo Ingiurianle,

303

ma pena
non

data

allo ingiuriante

da chi ha

una giurisdizione
giuria
Il

di punire.

Onde

se la

pena non data

dal giudice ordinario,


:

punizione,

ma

piuttosto in-

De Mon.

ii.

2.

giudice deve guardarsi da ogni apparenza di cupidit:


la

la

cupidit facilmente travia

mente

degli

uomini...; la

cupidit

per poca ch'ella

sia,
i.

o nubila o abbaglia l'abito

della giustizia:
scacciati
quelli
Id. i.

De Mon.
Il

13. il

E perci debbono essere


giudice a

che riducono
giudice non
-

perturbazione

d'animo:
gare
xiii.

deve ascoltare pure l'una


piegargli V intelletto: Par.

parie: Conv.
in

5.

L'opinione corrente non lo debbe pie-

falsa parte, n

affetto
eli

119. (//".

Guai se

la

pena,

giudicata

in

su

le

acfatta

cuse

xxviii. 44),

non

giusta

vendetta ed

contro coscienza.
giustizia che

Guai se

altri

potesse, dire:
la colpa

Ov' questa
xix. 77. -

7 condanna? Ov'

sua? Par.

La corte dev'esser verace {Purg.xw. 17), n soggetta ad inganno: A Minos fallir non lece: Inf. xxix. 120. - L'altrui giustizia non ci francherebbe di colpa: L'altrui bene a te che fia se 'l tuo metti in obhlio? Purg. x. 89. - Dante chiama l'esercizio dell'autorevole ministerio .del giudice, qual
l'esame ed
v. 18. il

giudizio dei

rei,

Vatto di cotanto uffizio: Inf.


il

Giudice esperto sa forzare

reo

alla

confessione

della propria colpa:

tanta accusa

Tua

confession con-

viene esser congiunta: Purg. xwi.^.

Oltre di che
si

ci

avverte che sentenza irrevocabile


la

non

pronunzi se non se dopo


07. -

pi diligente e matura di-

samina, onde non paia ingiusta la nostra giustizia agli occhi


de' mortali:

Par.

iv.

Giustizia in s,

in propria

natura considerata, una certa rettitudine e regola, che

da ogni parte scaccia

il

torto:

Molti han consiglio ia cor,

De Mon. i. 13. ma tardi scocca.


il

Per non venir senza consiglio all'arco. Purg. \1.1Z0.

Quelli che intendono


di

il

giusto e vogliono
ci

giusto,

prima

dar sentenza,

per timore di errare

pensano bene, e

lardi scoccano un arco, da cui una volta uscito lo strale non pu revocarsi. Gl'ingiusti, o I men saggi, fanno II contrario, a mo' degli antichi lorentini verso Danto, e a loro bene sta il suo rimprovero:

304

COGNIZIONI SCIENTIFICHE.

Ma

11

popol tuo l'ha in


il

sommo

della bocca.

hanno sempre pronto


giustizia,

loro giudizio,

han

la giustizia sulle

labbra, fan deliberazioni, pronunciano decreti che dicon di

ma se sia veramente giustizia, non imporla. Ogni grave soggetto vuoisi discutere nel silenzio delle passioni e nella calma della ragione:
Per

E questo ti fla sempre piombo a' piedi farti muover lento, com'uom lasso... ecc.

Pa?-.

xm,

112.

....

tenetevi stretti

A
nelle

giudicar .... Par. xx. 133.

Del giuramento.
cause criminali
ritenendolo
avviso,

Sulla
e
civili

prestazione del giuramento


molti

sono

del

contrario

non potendo esso aggiungere nulla alla forza della promessa che dalla morale e dal diritlo non derivassero. Ci sembra che l'Allighleri approvasse la prestazione del giuramento l ove dice:
allo superfluo,
Tutto m' offersi pronto al suo servigio Con l'affermar che fa credere altrui. Purg. xxvi.
104.

come un

versi che

si

spiegano coll'altro che segue:

Ma

se

le

tue parole or ver giuraro. Purg. v. 109.

Come pure
bene istituiti ramento che
d

il
i

Macchiavelli
cittadini

le leggi,

quando scrisse Nei governi temono assai pi rompere il giuperch temono assai pi la potenza
:

Dio che quella degli uomini.


che criminali.

La scuoia tedesca conin tutti


i

traria alla prestazione del


civili

giuramento

negozii

Dante, che sapea trar profitto di tutto ci che osservava


nella circostante natura,
s

che

la

sua poesia l'idealit

del reale, seppe cavare anche dalla vista di

un dannato a

morte una bellissima similitudine:


.... mi prese un
gielo
;

Qual prender suol colui eh' a morte vada. Purg. xx.

129.

COG^IZIOM POIICIOTIB

G. Venturi pubblicava nel 1811

un saggio

di

una dis-

sertazione [Gaz. Veronese, n. Il) con che facevasi a consi-

derare l'Alligheri sotto l'aspetto di Po/(9/oWo, nel che egli


dice,

stato

il

primo, per non dire

l'

unico fra
il

poeti

d'ogni nazione. Basta scorrere qua e

suo immortale

poema
arte,

per riscontrare dovunque modi e parole affatto stra-

niere al linguaggio italiano, che a bella posta con piacevole

secondo

la diversit
si

dei

soggetti,

quasi altrettante

gemme,
vili.

inserite

ritrovano.
in/",
i.

Dalla lingua latina:

70; xxxiv.
Par.
vii. 1.

1.:

Purg.

i.

46;
93

13;
;

IX.

140; x.44; xii.llO; xiii.29; xv. 38;


;

xix. 50.
,

73. 99
xiii.

XX. 3

xxx. 17 e seg.
;

e seg.

xii.

100; XV. 28; xxiii. 128


e

xxv. 98; xxviii. 91. 93.


1 e seg.
;

Dalla provenzale

spaynuola: Purfj. xxvi,


99
xiv. 96, 99

Dalla greca: Inf. xx. 9; xxiv. 11. 86. 87; xxxi. 61


X.

Purg.
;

128

xxviii. 131

Par.
(1)

i.

xvu. 24; xxi. Ili

xxvi. 17; XXXI. 104.


(1)

Nel Convito trovansi citate


:

le

greche parole: Protonoe: n. 4; An;

tictona
15. -

IH. 5
Id.
;

Autentin

iv.

Ilormen
Id.

iv.

22

Polysemus
ii.

Epis. xi, 7

Alleon:
11

Comos, tragos, oda:


di

10.

Prov. Greco citato: Cont.n.


15 si fa a dedurre
si dicesse di ci,

Perticari dalle seguenti parole del Convito,

che Dante non sapesse

greco: Quello che Aristotile

non
nell'

si

pu bene sapere; perch la sua sentenza non si trova cotale una translazione, come nell' altra. B credo che fosse l'errore dei
perch altrimenti non confesserebbe
ci

traslatori...,

la

sua ignoranza sul pail

rere di Aristotile per la discrepanza delle traslazioni. 51a

Fraticelli, in-

mostra come Dante pi volte nelle sue opere desse segno di aver letto i poemi di Omero, che certo gli fu mestieri aver letto nell' originale, perch a suo tempo, come ne dice Dante medesimo, non era ancora mutato di greco in latino, come l' altre scritture de' greci: Conv. i.7. - Un'articolo sul Grecismo di Dante trovasi in un Mss. del secolo XVIU della Palatina, contenente alcune Postille sulla
terpretatele altrimenti,

Divina Comedia del Lanzi e di G.D. S.-Ne scrissero inoltre Giangirolimo Gradenigo nel suo Jlagionamento intorno alla Letteratura Greco-italiana; Domenico M. Mapni nplla sua lezioue Dell'antichit delU laikre VOL.
II.

20

306

COGMZIOiM POLIGLOTTE.
Dalla francese: Inf.

xm. Vi;

xxiii.

48, 95;

xxvii. 67;

Piirg. XI. 51; xvi. 126; xx. 48; Par. xi. 89.

Dalla tedesca: Inf. xiv. 8; xxxii. 26.

Dalla inglese: Inf. xxxi. 113.

Dalle lingue orientali: Inf.


67; Purg. xi. 11
;

vii.

1;
;

x. 11;

xii. 88;
;

xxxi.

xxiii.

74

xxix. 51

Par.

vii. 1, 3

xxxi. 127.

Pietro Giuseppe Maggi nel 1854 prendeva ad illustrare


il

verso che Dante pone in bocca del gigante Nembrotto,


lui collocato al

da

nono e pi basso cerchio dell'Inferno:

Raphel mai amech sab almi. Qualche spiegazione n'era gi stala tentata, fin dal cinquecento, ed anche a' d nostri la
linguistica, specialmente in

Germania, s'affatic a scioglierne


gl'interpreti

l'enigma,
nel vero
il

ma non sembra che


Il

abbiano colto
la lingua,

concetto di Dante, o indovinata

da

Maggi non esita ad affermare che Dante ha inteso veramente di chiudere un significalo in quelle parole, desumendole dalle lingue orientali note al
cui tolse quel verso.

suo tempo. Yersatissimo in questa sorta di studj,

ei

pure
il

ne proponeva una pi corretta lezione, leggendo invece

mai amech zahi terpretazione nel lesto medesimo


verso:
el

Raph

ai-mi,
della

cavandone l'inSacra
Scrittura,
le voci,

donde
duce:

il

poeta presumibile ne togliesse

e lo tra-

{del)

gigante air acqua, al profondo [del] Zabio, cantra


Il

chi {vieni)?
scritta,

che consuona col contesto della scena de-

ove Nembrotto, torreggiando a mezza persona dal


si

pozzo,

volge gridando colla fiera bocca a Virgilio che


dicendo, secondo la nuova versione
del gigante, al
:

gli si accosta, e

contro
al

chi

vieni

tu all'acqua

profondo,

ossia

pozzo,

del

Zabio.

Noi non

seguiremo l'illustratore nella


questa versione,
nelle
loro

minuta
greche

analisi,

sulla quale appoggia

in

Firenze

il

Lenzoni ed

il

Mazzoni

Difese di

Dante; il Bulgarini nella Risposta al Cariero; il de Romanis nelle sue Annotazioni alla vita di Dante del Tiraboschi; il Dionisi nell'Anedoto V; r Arrivabene nel suo Secolo di Dante; il Panizzi nel suo Essay on the romantic narrative poetry of the Italians il Bruce Whyte nella sua Uist. des langues Bomanes. Da ultimo l'ab. Celestino Cavedoni pubblicava le sue Osservazioni critiche intorno alla qusetione se Dante
;

sapesse di yrcco, Modena, Soliani, 1800, in cui con GiannozzoManetti, valente polij?lotta del secolo

XV,

col Boccaccio, con Pier Vettori, col SalvinI,

ritiene cbe Dante ignorasse la greca lingua.

COGNlZIOiM POLIGLOTTE.
nella dotta spiegazione che d
di setta, o piuttosto di

307

del vocabolo ZahiOy

nome

capo religioso. Ci basti aggiungere


la

com'esso, a giustificare in Dante


cita

conoscenza dell'ebraico,
lui

allre voci di questa lingua

da

adoperate nel poema,


si

oltre all'erudizione di cose arabe che

scorge nel Convito.


Contedini;
Giorn,
l'in-

[Dal Giornale

dell' Istituto

Lombardo).
trova chiara e certa

r Abate
e

M. A. Land (Roma 1819,

Arcad. Maggio, 2 Luglio 1819)

terpretazione del verso Raphel mai ecc. nell'arabo idioma,

vuole che suoni letteralmente:


abissOy

Esalta
lo

lo

splendor mio

neW

siccome rifoUjor per


il

buone armi ebraiche, interpreta


aleppe:

e, armato d Pape Satan, pape Satan

mondo,

Ti mostra Satanasso!

ti

mostra nella maest dei

tuoi splendori, principe Satanasso. - In

un
si

articolo pubblicalo

nella Rivista

ital.

N.^ 36, 31 Gen. 1864, e caldaico,

vuole questo verso

un miscuglio
simi

di ebraico

linguaggi faraigliaris-

all'israelita Manoello,
l'Allacci, e

amico

di Dante,

come

ci

tra-

mand
Anche

che in volgare suonerebbe: Lascia o Dio!


il

perch dissolvere
il

mio esercito
il

(la

mia potenza) nel mondo?


diedero altre interpre-

Venturi e

de Cesare

ci

tazioni di questo verso.

Dal dialetto' romagnuolo: Inf.xviu.Gi; xxiii. 7; xxvii.


21; Purg. xxiv, 55.
(l)
Il

Dal dialetto tridentino: -

Prof. F. Lunelli pubblicava

l'elenco di alcuni vocaboli usati da Dante

nel

suo poema
che,
se-

che

si

riscontrano anche nel dialetto tridentino,


lu,

condo

sommano

a 117.
:

Dal dialetto friulano

Par. xiv. 27.


xxiii. 7;

Dal dialetto

lombardo: In f. ]ix.l&;

xxiv. 12;

fi) H Boccaccio nel Comento del ix dell'Inferno v. 133, dice che la e il Perticar trova pure roniavoce Spaldo pur voce romajrnuola gnuola la voce rQuardi Inf. xxvi. 108j, quel solo termine proprio che
;
(

Ilomagnuoli adoperano a nominare


e le colonne che difendono le vie;

Ilomagnuoli
dai rustici

il

di

termini che dividono i campi, i pali non che creasse dal gavagno di essi ringavagna del G. xxiv. Inf. v. 12; e lo Strocchi ritiene che Romagna traesse la voce cotenna a significare il porco,
i

per dire che Filippo

il

Bello

sarebbe morto

in caccia

dall'impeto d'un

cinghiale. Par, xix. 120.

308

COGNIZIOM POLIGLOTTE.
Par. xix. 67
;

xxvii. 20, 25; Purg. ni. 128; xin. 52; xx. 70;

XXI. 15.

(1)

Senza nulla parlare del tanti nomi


capriccio inventati da Dante,

di diavoli,

non

ma

che hanno acconcia

eti-

mologia
sua
turi
1.^

all'ufficio
Il

in

cui egli

ha voluto impiegarli nella

Cantica. -

ridetto articolo
la

aggiungeva che

il

Ven-

aveva pronta

materia per un volume non piccolo,

cui gli piaceva intitolare:

Dante

esotico o poliglotto.

(I)

Pietro Monti nel suo Saggio di Vocabolario della Gallia Cisalpina

e Celtico, e

appendice del Vocabolario dei dialetti delle Citt

Diocesi

di Como, Milano, Classici, 1856, prende ad illustrare nel line alcune voci
della divina

Gomedia spiegate

colle voci dei dialetti,

e pi specialmente

di quello della Valtellina.

DANTE E LA MUSICA

(1)

La Musica tutta relativa, siccome si vede nelle parole armonizzate, e nelli canti,
de' quali tanto pi dolce armonia resulta, quanto pi la relazione bella, perch massimamente in essa s'intende. La Musica trae a s gli spinti umani, che sono quasi principal-

mente vapori del cuore, sicch quasi cessano da


ogni operazione;
si

l'anima intera (alla dolce


1'

armonia) quando
il

ode,

e la virt di tutti

quasi corre allo spirito sensibile che riceve suono. Con\. t. 2. e. 14.

Non voglio mandare in oblivione lasuavissima musica e piena di sensuale dilettazione, la quale per tutta 1' opera contenuta
per le joconde
e limate rime con mirabile

arte composte, et eziando per la proporzione


dei versi con giusta

e debita misura. Lettore

Anonimo

della Div.

Com. in Ferrara,

del 1450

Cod. Riccard. 2560.

Storia della musica.


e nel sacro
nella

Am

sopra

gli altri Casella,

cantore eccellentissimo, e dopo morte singolarmente onorollo,

poema

lo fece

immortale.
:

Si
ii.

crede
76.

che costui

musica

gli fosse

maestro

Purg.

N solamente all'ingegno
fece onore

di costui

fu amorevole;

ma
:

ad un'altro suo cittadino, Belacqua;


diede
usato
in

nome

eterno

gli

guiderdone del piacere avutone in vita


di celere

poich fu
colui,

di

andare domesticamente a sentir sonar


e di
altri

ch'era compositore

strumenti

(1)

Sommamente
;

si dilett in

suoni e

in

canti nella sua giovinezza, e a

ciascuno, clic a qiie' tempi era ottimo cantore e sonatore, fu amico ed ebbe

sua usanza

ed assai cose da questo diletto tirato compose,


p. 38.- Dilettossi di

le

quali di

piacevole e maestrevole

nota a questi cotali facea rivestire. Boccaccio,

Vita di Dante,

musica
-

e di suoni. Aretino. -

La musica

l'algebra della bellezza.

Rosmini.

Chi potrebbe descrivere la soavit


i

e la variet musicale della verseggiatura dantesca, e

pellegrini concetti,

che l'armonioso plettro del cantore di Casella pu destare negli studiosi


dall'arte principe? Gioberti.

Nel paradiso...

la

- 11 Paradiso uua vera musica delle pura musica della luce. Schelling.

sfere...

310
musici,
i

DANTE E LA MUSICA.
colli

le teste

de' quali

ornava

di sculture

d'intagli. Purg. iv. 121.

di piccolo pregio gli obbligata la storia di questa

arte, conciossiacch

prendendo spesso da

lei le

comparazioni,

qualora

gli

occorse di rappresentare con similitudine di

sensibile esempio alcun suo pi

nuovo ed elevato concetto,

ebbe quindi occasione a conservare memoria di alcuni istrumenti e di alcune usanze dell'arte, che per lo mutare dei
tempi sarebbero ora ignorate. Cos da un luogo del canto

XXX

della

prima cantica

(v. 49)

dedusse Vincenzo Galilei


organi e de' moderni. Cos

l'antichit del liuto. Cos dalle dantesche descrizioni argo-

ment

la differenza degli antichi

della giga, (strumento, che al dire di Francesco Buti, faceva

dolcissimo suono)

chi ha riserbato ricordanza fuorch

il

quattordicesimo della ni Cantica? v. 118.


Cos
ci

tenne memoria di un modo

di

cantare a pi voci,

quando una

sta ferma sullo stesso tuono, e un'altra va va-

riando tuono:
E come in voce voce si discern, Quando una ferma e l'altra va e riede. Par.
e
viii.l7.

d'una foggia
mi

di

cantare che tuttavia

si

usa nelle chiese,

mostra com'ella
lo

sia antica:
rivolsi attento al

primo tuono,
parea
suono.

E,

Te

Deum luudamus, mi
al dolce

Udir in voce mista

Tale immagine appunto mi rendea


Ci ch'i' udiva, qual prender si suole

Quando a cantar con organi


Ch'or
Il
s or si

si

stea

no

s'

inlendon

le parole.

Purg.

ix. 139.

nostro secolo

avanzato troppo in

un

vizio pessimo

le arti, che per compagnia si aiutano e si avvaLa musica ora dispregia manifestamente la poesia, senza la quale una volta non fece mai passo. Il suono degl' instrumenti par che superbisca di volersi scompagnare dall'umana voce; e qualora le si unisce, eie fa la pi rea compagnia rea del mondo, e studiasi di offuscarla ed assordarla. Ne' balli si direbbe che di mal grado la musica

di

separare

lorano.

si

mescoli, poich quanta parte di

lei

s'intromette? poca,
i

e la pi trista; tanto

appena per notare e misurare


la poesia,
il

tempi.

Ma

nella et di

Dante

canto,

il

suono, la danza

DAME
(come
lezza)

E LA MUSICA.

311

nei secoli felici


si

della Grecia maestra d'ogni genti:

ondech

facevano bellissima e amichevolissima compagnia il nome di ballata rimane in testimonio ad alquante

poesie di Petrarca e di Boccaccio, che uomini e donne al suono di musica ballando cantavano. Talora avveniva che

per intervalli di cadenze o d pause convenienti alle ragioni varie de' balli un poco si arrestassero le voci e la danza,

continuando tuttavia
a

il
il

suono

dal quale scorte le persone,

tempo

il

ballare e

canto ripigliavano. Accadeva talora

che cantando e danzando in giro dovessero esprimere cosa onde l'allegrezza crescesse: di che la danza rinforzando,
gli

che

avresti veduto spinger quei davanti, tirare quei dietro si teneano per mano, alzar la voce, farsi nella faccia

e ne' gesti pi gai: 7^wf(3f.xiv.l9.-/^af.x.-70. Par.xviii.7G. Lodi della nasica. Oltre che istorico della musica,

quanto lodatore
suoni

di essa

Egli

ti

dice che la percezione dei

delle pi nette

e insieme pi

all'animo

gradite.

E quindi Cacciaguida afferma


Dio quello che avvenir dee

ch'egli chiaramente vede in

al suo pronipote Dante come l'uomo riceve per l'orecchia nell'animo una grata conso-

nanza

di voci e di strumenti:

Da

indi, si

come viene ad orecchia


ti

Dolce armonia d'organo, mi viene

vista

il

tempo che

s'apparecchia. Par. xvn,

13.

Anzi egli tiene che a commover l'animo


fetto,

in

qualunque

afal

nulla sia

pi efficace de' suoni,

che veramente

cuore

con maravigliosa possa discendono. Egli vuole de:

scriver la sera

stendere sulla

terra

un comunal poeta avrebbe cominciato a le brune ali e 'l bruno manto della
ti

notte ecc.: questo poeta afl'ettuosissimo

richiama a quella

tenera melanconia che sul cadere del giorno risente chiun-

que
in

la

mattina

si

divise dalle sue cose pi care, o per cercare

mar

ricchezza, o per negozi con viaggio terrestre.

E questa

melanconia nel terrestre viaggiatore vicn desia dal suono


delle

campane che

in quell'ora,
i

annunziando

il

fine delle

diurne fatiche, soleva chiamare


dei beneficj della giornata.

cristiani a ringraziar

Dio
l.

E vedi

nel C. vui del Purg. v.

quanta anima

egli

d a quel

llebile

suono, e

come

lo

fa

signore del cuor nostro.

312

DANTE E LA MUSICA.
tali

E
con
che

concelti

avea

egli

della

infinita
gli

avidit.
il

Yeggasi com'
si

egli

musica da dilettarsene esprima il diletto


ri-

dava

canto dell'amico suo Casella, dal quale


fa,

trovatolo nel Purgatorio

secondo l'usanza che aveva

in questa mortale vita, cantare

che
che

affetto

prega

il

gentil
;

una canzone. Yeggasi con musico a donargli un poco del

piacere dell'arte sua


il

veggasi com'egli vuole che tu intenda


le quali

piacer della musica di tutti sovrano, e sugli animi

potentissimo,

che. dice che quelle anime


di finire
il

doveano
e

pur avere tanta ansia

lor purgativo viaggio,


si

giungere alla tanto sospirata gloria,

arrestarono

come

incantate alla dolcezza di quella musica,


Quasi obliando d'ire a
farsi belle.

Purg. n. 75.

Ascolta

il

divin poeta:
:

Ed io Se nuova legge non ti toglie Memoria o uso all' amoroso canto, Che mi solea quetar tutte mie voglie,
Di ci
ti

piaccia consolare alquanto


che, con la sua persona affannata tanto.

L'anima mia, Venendo qui,

Amor
Cominci

che nella mente


egli allor s

mi ragiona^

dolcemente,

Che

la

dolcezza ancor dentro mi suona.

Lo mio Maestro, ed io, e quella gente Ch' eran con lui, parevan si contenti, Com' a nessun toccasse .altro la mente. Noi eravam tutti fissi ed attenti
Alle sue note, ed ecco
il

veglio onesto... PUrg.


i

ii.

200.

E ben
disperati

egli sentiva

come

in tutti

mali grande e dol-

cissimo conforto la musica. Per appena uscito dagli orrori


d'Inferno,
e

venuto

a'

tormenti consolabili del


e a

Purgatorio,

procura

a s stesso

quelle

anime buone

alcuno alleggiamenlo di cantare.


Ahi quanto son diverse quelle
foci

Dalle infernali! che quivi per canti

S'entra, e laggi per lamenti feroci. Purg.xu. 112.

Quegli asprissimi dolori.


Ove r umano
spirito si purga,

di salire al elei diventa degno.

Purg.

i.

4,

vincerebbono

la

pazienza e ucciderebbono la speranza


il

di

quelle povere genti elette, se a ciascun girone, dove

do-

DANTE E LA MUSICA.
lore
ineffabile

313

sligne

il

sucidiime della moria! vita,

non

avessero perpetuo rimedio di canti devoti.

la

che noi conosciamo.

musica del secondo regno pur del modo umano Ma nell'animo a lui capiva un'armonia
suo Paradiso, nel quale non
gli

ancora pi beata e alta e troppo maggiore del nostrg caduco intendere. Di questa riemp
altro diletto altra cura
il

che contemplare

eterni veri,

e con suoni

e con melodie

e danze perpetue
il

celebrare

il

sommo
dori, e

vero.

E qui

ci

mancherebbe

tempo se con

lui

volessimo volare per quelle


beare alquanto
l'

sfere, tra quei Santi,

e splen-

affannata anima con quelle musiche

celestiali.

elle

abbiano
il

Or volete sapere per alcun modo che ragione allo strepito della nostra terrena musica? Udite,

udite

forte concetto del divinissimo poeta:

Qualunque melodia pi dolce suona Quaggi, e pi a s l'anima tira,


Farebbe nube che squarciata tuona, Comparata al sonar di quella lira
...

Par. xxni. 97.

in dolcezza, eh' esser


il

non pu nota,

Se non col dove

gioir s'insempra. Par. x. 147.

Volete intendere quali s'immaginasse Dante quelle sovru-

mane armonie? come


l'anima
gli

nella

mente
l'

le

sentisse? com'enlro

risonassero? Egli dice che talora ne fu inebriato;


idea,

che talvolta non pot rinovarsene

bench ne serbasse

eternamente vivo

il

piacere:
il

Si che m' inebbriava

dolce canto. Par. xxvu.

3.

Da mia memoria

labile e caduco. Par. xx. 12.


si parti
'1

Che mai da me non

diletto. Par. xxui. 123.

Che pi? conoscete quanto indicibilmente egli amava la sua donna; come tutto viveva in lei, come per appressarsele

un poco

suir uscire di Purgatorio egli

si

lanciasse

per mezzo un'incendio smisurato.

E nondimeno
perfino

fu talvolta
il

che quella musica

di

Paradiso

gli tolse

pensiero

della sua Beatrice: Par. x. GO; xviii. 118.

musica nel Poema. Tutta la Divina Comedia piena di musica e di armonia. Ma Dante per la
musica Quanta
fece
e quale ne porse nelle sue dolcissime poesie 1

ben pi che amarla e dilettarsene e lodarla. Gi


suono, lui vivente, solcano
si
i

col canto

e col

musici

ac-

compagnarle; come

vede

in quella bellissima

Canzone:

314

DANTE E LA MUSICA.
Amor
che nella mente mi ragiona,
si fa

ch'egli, ripigliando gli usi della vita terrena,

dal suo

Casella

cantare nell'ingresso

del Purgatorio;
il

dalla

quale

soavit

vedemmo
il

rapiti

il

poeta stesso e

suo compagno

Virgilio e quelle

anime fortunale.

Tutto

sacro

poema

mirabilmente pieno

d'armonia e

musica verissima. Primieramente dico la musica ossia la temperatura e modulazione de' suoni propria unicamente
del

nostro idioma,

la

quale come

si

trova eccellente in

questo autore, cos fu in diversi gradi comune a molti di


quel secolo beatissimo:
nel sedicesimo

venne alterata

al-

quanto

e ristretta;

peggior assai nell'et seguente: a tempi

nostri caduta in tanta confusione e barbarie, che non oso

parlarne. Chi vuol

sima

gli

conviene cercarla

dunque rinvenirla pura schietta ricchisin Dante che n' vero tesoro.,.
ed esprime

Egli pienissimo di quella musica la quale con varii e accordati [suoni imita

furon mai

pi gentili e pi teneri

sdegni pi lieri? dove le


sperare pi caro? dove
il

umani affetti Dove gli amori? dove gli disperazioni pi atroci? dove lo
gli

giubilare pi estatico?
la

il

dolersi

pi miserabile? dove pi affettuosa


pi graziosa
la

gratitudine? dove
il

riverenza? dove pi cortese

salutare?

dove

il

pregar pi efficace? dove pi impero

pi terrore ne' rimproveri e nelle

comandi? minacce? Egli veramente


ne'

descrisse fondo all'universo nella sacrata opera, alla quale

poser
scritto

mano

cielo

e
e

terra.... -

Giordani,
il

V. Abozzo

sopra Dante

la

Musica, e

Discorso, Meriti di

Dante sulla Musica, Opere


Il

di Pietro Giordani, T. IX. p. 140,

Milano, Borroni e Scotti, 1856.

notare nel divino poema


s

luoghi, ne' quali le parole

sono scelte

proprie e

propriamente accomodate da ren-

dere col suono materiale l' effetto de' sentimenti, sarebbe non terminarla mai che ninno di questa armonia imitativa, sia massima propriet ed eleganza, fu cercatore quanto l'Allighieri, il quale nel principio 'del xxi% dell' Inf. ce lo dice egli stesso con quei versi, che pur sono di essa armonia
;

bellissimo esempio:
Se
io avessi le
si

rime e aspre e chiocce.


al tristo

Come

converrebbe

buco,

DANTE E LA MUSICA.
Sovra
'1

315

qual pontan tutte l'altre rocce,

Io premerei di mio concetto il succo Pi pienamente; ma perch io non l'abbo,

Non senza tema a

dicer

mi conduco. Ranalli,
lettera a

i.

640

E
e'

il

Tommaseo
i

in

una sua

Giovanni Salghetti
Divina Comedia.
passi

indicava

versi

pi musicabili
d' autori

nella

Per saggio de' passi

illustri,

che a

me

pajouo pi accomodali alla musica, e da onorare in doppia

maniera
tutte

l'arte italiana, ecco quelli di' io

ho intanto
Avvertite

Irascelti

da trentatr canti de' cento


di questi

di Dante.
le

che non
s

canti

ho notate
si

bellezze

maggiori,
a

perch

ce n' di riposte

da non poter accostare


perch ciascuna arte bella
confini:

moltitudine di uditori;

una ha la

sua indole propria e


piace
l'arte

proprii

onde non

tutto

musicabile quel eh' poetico; n tutto quel che in pittura


e

commove
della
si

si

pu

scolpire acconciamente;

n nel-

stessa

parola,

quel che riesce potentemente


nello sce-

narrato,

pu con pari
nel

efficacia dialogare. Se,


io

gliere con tale intendimento,

abbia colto nelle ragioni

dell'arte

vostro talento,

vedrete voi,

che saprete
riguar-

certamente da voi stesso discernere quel che meglio vi torna.


L'uscire che Dante fa della valle pericolosa, e
il

dare dall'alto, collo spavento negli occhi e l'affanno nell'anima, quasi presentendo
fa
i

nuovi pericoli che l'aspettano

(l),

contrapposto all'uscita d'Inferno sulla pianura solinga,


il

e alle serene imaglni che lo allegrano,


cielo,
il

dolce colore del


il

bel pianeta, le quattro stelle, la fresca rugiada,


della

tremolar

marina,
(2).

il

giunco schietto che


se
dal

sull'onda

commossa
naturali
il

rinasce

proemio del Purgatorio

ascendasi a quello del Paradiso, dalla letizia delle bellezze

pensiero
(3)
;

rapito

a veramente soprannaturale

grandezza

e la

musica che tenesse dietro a quel volo,


gli ascoltanti
(4)

solleverebbe con se

a intentata sublimit.
la

All'angusta lenta salita

per

prima scala del monte

(1) Inferno,
(2)

Canto

1, terz.6.

Guardai in

allo... aterz.9,
13, fosse

persona viva.
-

Purgatorio,

CI.

t.5.

Dolce color, a

davante.

Poit.3.

Va dunque,
(3) (4)

alla fine

onde la svelse.

Paradiso, C.

1, 1. 1.
t. 3.

La gloria

a.

t.

3,

non pu

ire.

Purg. C. 10,

Noi salivam a

t. 7,

per deserti.

316
sanlo
alla
alla
si

DANTE E LA MUSICA.

contrappongono musica le ascensioni


(1),

in

forma che pu essere ispiratrice

di Beatrice

con Dante dal monte


poeta coloro

regione luminosa

e per essa al ciel della luna (2),


al

e da questo al pianeta

dove appariscono

che fecero

ma

in

bene non per puro generoso amore del bene, parte per voglia di fama (3).
il

Pitture variate, la mesta

ora

della

sera

(4),

il

sorriso
;

d'una valle
d'Inferno
piterno
cui

fiorita,

ove

le
il

contrapposto a queste
(6),
il

anime operando pregano (o) e primo entrare la disperata porta


gli

primo affondare
(8),

occhi

nel bujo

semcui

(7).

A
il

Caronte tumulto

e alla

bufera agitante coloro


(9),

travolse
le

de' sensi

alle Furie,

le

minacce, e

diaboliche ire sono represse dallo spirito sde(10)


;

gnato camminante sull'acque

avete

di

contro l'apparire

dell'angelo navigante e volante (11); e i due che col suono delle verdi ali fanno fuggire la biscia insidiante alla valle
de' pii (12).
I

tormenti

de' golosi (13),

de' violenti (14),

degli acci-

diosi invidi e iracondi (15),

hanno riscontro
(17),
i

nelle

pene che

purgano

pigri ^16)

superbi

superbi in Purga-

torio ridicono l'orazione insegnata agli uomini da

Ges

(18),

da Dante recala
Par. C.

in parole semplici e affettuose:

e al loro

Quando Beatrice a t, 31, ad esso riedi. Giunto mi vidi a 1. 12, permanendo unita. (3) Par. C. 5, t. 30. Lo suo tacer a t. 33, amori. (4) Purg. C.8, 1. 1. Era gi V ora a t. 2, si muore. (5) Purg. C. 7, t. 23. Oro e argento a t. 20, parSn di fiori (6) Inf. C. 3, 1. 1. Per me si va a 1. 10, turbo spira. (7) Inf. C. 4, 1. 1. Ruppemi a t. 4, veruna cosa. (8) Inf. C. 3, t. 33. Quinci fur quete a t. 42, volge in desio. (9) Inf, C. 5, t. 9. Ora incomincian a 1. 14, minor pena. (10) Inf. C. 9, 1. 12. E altro disse a t. 40, alcun ritegno. (II) Purg. C. 2, t.5. Ed ecco, qual a t. 8, a lui n' uscio (12) Purg. C.8, t. 8. r vidi a 1. 14, verr via via. E poi t, 33. Da quella parte a t. 36, rivolando iguali.
(I) 1, 1. 16.

(2J

Par. C.

2, t. 9.

(13)

Inf. C. 6, t. 2.

Nuovi tormenti a
ficca a t.21,
l'

t. 3,

somersa.

(14) Inf. 12, 16.

Ma

arco tiro. Poi 32. Noi ci

movemmo

t.

36, dolorosi

anni.

(15) Inf. 7. 36. (16J

Una palude a

t.
Sl

42,
1.

parola integra.
carro

Purg.

4,

29.

Ma

se

te

10,

mena?
posso.

(17)
(18)

Purg.
Purg.

11. 38. Io
11,
1.

cominciai

alla fine,

non

Padre a

t. 7,

sprona.

DANTE E LA MUSICA.
pregare,
curvati
sotto gran soma,

317
le altere

s'oppongono

parole di Farinata che s'alza coi petto e colla fronte, quasi

avesse in dispetto

l'Inferno

suoi strazii

(1).

Dal fiero

Fiorentino nemico agli avi di Dante, passate al Fiorentino

amico

di Dante,

Casella (2);

e questa imagne

mite s'ine

terponga tra Farinata e Sordello, anima amorevole nel disde-

gno

(3);

e Sordello

vi far

meglio

sentire

Romeo

(4),

Casella

meglio sentire Carlo Martello,


(5).

tuttoch principe,

amato da Dante

Ma
che,
e
in

se cercate luoghi d'affetto, avete l'apparire di Beatrice


a Virgilio l'amico suo
(6);

mossa da amore, [raccomanda


Inferno Francesca
,(9).

(7),

in

Purgatorio

la

Pia

(8),

in

Paradiso Piccarda

Piccarda apparisce

cantando

Ave

Maria; e
Avete
le

vi

rammenta VAve che suona

scolpito sulle labbra

dell'angelo nel monte santo (10).


in Paradiso

danze armoniose e raggianti

(11).

parecchie comparazioni de' giri celestiali alle danze ter-

rene mi muovono a interrogarvi se certe similitudini sparse


per luoghi non musicabili, non vi paressero poter musicarsi

da

s, in

modo, se non da comporne un trattenimento tutto


le similitudini delle
(13),

tessuto di quelle, da darle per intermezzi e riposi. Tali mi

parrebbero

pecorelle semplici (12), del


(14).

loro infuriato

delle

colombe quiete

Poi quelle

(I) Inf. 10, 8.


(2J

Tosco a
23.

t.

27,

ben quell'arte.

Purg.

2,

U anime
Ma
vedi a

t. 3,

TpeuU vai

Poi 3G,

Ed

io a

t.

41,

Dio manifesto.
(3)
(4)

Purg.
Par. Par.

6, 20.

t.

24,

abbracciava.
a
25.

6, 8,

43.
5.

E
Io

dentro

alla line loderebbe.


t.

(5)

(6) Inf. 2. 68. Io


(7) Inf. 5, 25.

non m'accorsi era a t. 24, mi


cominciai a

mora mora.
Poi 42

fa parlare.
si tace.

Io

32,

Ma

se

a conoscer

alla fine,
(8)
(9)

morto cade. Purg. 0, 44. Deh quando alla Par. 3, 4. Quali per vetri a
a 4i, piit tardo.

fine,
t.

gemma.
occhi santi. Poi 41, Cosi par-

8,

lommi
(10)

Purg.

10, 12.

L'Angel
essa a

1.

16; suggella.
felice.

(II) Par. 7, 3.
t.

Ed

t. 6,

Par. 10.20 Poi ti

cantando a

27, rivolte.

(12j
(13)
(14J

Purg.
Purg.

2, 17.

Inf. 12, 8.
2,

Come le 28. non sanno. Qual a saltella. 42-43. Come quando- Maggior cura.

318
della

DAME
gloria

E LA MUSICA.

umana che smuore


si

Del coraggio di Dante, che


di Beatrice

che guarda a
(B); del

lui

come colore d'erba. come fiore al mattino (2) ; con piet come madre a figliuolo
(1)

riha

vaneggiante
suflragio,

suo svilupparsi dalle anime chiedenti

come
e

chi vince al giuoco dai

cia

(4);

di chi dubita se
i

domandanti la manvegga o no il vero (5); e di


s

chi intende tra


le
(6);

suoni dell'organo, or

or no,

le

paroalla

e dell'orinolo
le

che armoniosamente richiama

mattutina preghiera

anime amanti (7). Se questi cenni punto punto vi fanno, seguiter sopra Dante e il Tasso e l'Ariosto e il Petrarca e altri Lrici se no, smetteremo. Addio di cuore. - J\. Tommaseo.
:

\.TommdiSQO, Bellezza e Civilt, all'articolo: Corrispondenza della Musica con la Poesia, Firenze, Le Mounier, 1837.
pag. 127.

V. Tommaseo, Inspirazione
547-363.

e Arte, all'articolo:

Dionisi

d' ilicarnasso, dell'arte retorica:

Saggio delle note, Firenze,

Le Mounier, 1858,
Purg.

p.

(1)

(2) Inf. 2, 43.

(3)

(4

Le vostra - Acerba. Quale i fioretti - stelo. Par. 1, 34. Ond' ella appresso - deliro. Purg. 6, 1. Quando 5 da essa.
11, 39.

(5) (6)

Purg.
Purg.

7, 4,

Quale

colui

non

9, 49.

Tale imagine

parole.

(7)

Par. 10, 47. Indi come alla fine.

HISICOGRAFIA DELIA DIVISA

COMEDIA.

Galilei

Vicenzo,

Il

lamento del
dell' illustre

Co. Ugolino.

Questa

Composizione Musicale
Donizzetti Gaetano,

genitore del gran Galileo

ricordata dal Pselli e dall'Arteaga.


Il

Canto xxxiii, L'Ugolino, Napoli

Calcografia de' reali teatri, 1827,


Ziwjarelll JScol, L'Ugolino.

Se

tu odi la terribile

cantica dove quel disperato padre piange insieme e ragiona


del crudelissimo strazio e della

morte sua

de' figliuoli,

stimerai che la sdegnosa anima dell'Allighieri fosse passata

ad informare
fieri

il

corpo del Zingarelli,

e lugubri accordi.

tralasciare

quando trovava quei non dovrei di toccare


musicale
di di

di questo

suo lavoro,

che invitato

al collegio

Parigi, fu

messo a stampa come esempio

sovrana eccel-

lenza di arte.

Puoti.

Morlacchi Francesco, Perugino, Parte del Canto xxxiii, dell' Inferno, posta in musicale declamazione con accompa-

gnamento
parlato
il

di Piano-forte,

Milano Ricordi, 1834.


di

Ne ha
il

Mezzanotte neWOrniologia

Perugia ed

prof.

Bacciomeo nel l\uovo Giornale dei

letterati di Pisa.

Dalle Osservazioni sopra la poesia dei Trovatori del Co.

Galvani rileviamo che varii canti di Dante furono messi in


musica, nel

XYI

secolo dal Josquinio dal Yillacrt e da altri

compositori fiamminghi.
11

intitolata

Maestro Cav. Paccini componeva (1864) una sinfonia Dante: Vi si dipinge col magistero de' suoni i
dell' Inferno
ii),

tormenti

[P.
la

i),

le

pene mitigate dalla speranza


(P. in),

nel Purgatorio (P.

beatitudine nel Paradiso


di

finalmente

il

ritorno

trionfale

Dante

sulla

terra accla-

mato e celebrato da

tutte le genti.

DAME

lE BEILE ARTI.
mi sedea in parte, nella quale rieordaiidomi di lei, disegnava un angelo sopra
certe tavolette.

Io

VITA NUOVA,
non
,

35.
l'

intender Dante bisogno saper


cristiana,

arte

poich' egli

a cosi dire,

che la glorificazione in versi della scultura


e della

pittura e dei

monumenti

religiosi dei

tempi di mezzo. LAPITl'K.

Storia dell'arte.
zano
si

A misura

che

l'arti belle si

avan-

al loro

perfezionamento,

la gloria

dei

passati artisti

avanti,

va ecclissando, e chi vien dopo fa dimenticare chi fu se gi non succedano etati grosse, tempi in che
fiorisce,

l'ingegno non vi

annebbiato dalle
umane
posse,

tristi

usanze.

vanagloria delle

Cora' poco verde in sulla

cima dura,
grosse
i
!

Se non giunta

dall' etati

Purg.

xi. 91.

Cimabue
e la

la pittura

debbe

principii del

suo rinasci-

mento,

gloria

di

aver dato origine

ad

una nuova

maniera di disegnare e di colorire; ma il sole della pittura sorse con Giotto; egli tant' oltre condusse l'arte da venirne a modello di grandezza e tenerne il principato.
Credette Cimabue nella pintura

Tener

lo

S che la

campo, ed ora ha Giotto il grido, fama di colui oscura. Purg. xi. 95.

a'

Oderisi da Gubbio, della scuola di Cimabue, miniatore tempi di Dante celebratissimo, o come dicono Francesi enluminer, riman vinto dal suo discepolo Franco, bolognei

se, nella variet

ed armonia dei
le glorie

colori, e nelle altre belle

qualit della composizione e del disegno.

Da questo Franco
e al dire
:

ebbero principio
del Malvasia,
il

della Felsina pittrice,

retaggio della buona pittura

0, dissi lui, non se' tu Oderisi, L'onor d'Agubhio, e l'onor di quell'arte Ch' alluminare chiamata in Parisi?

DAME

E LE BELLE ARTI.

321

Frate, diss'egli, pi ridon le carte

Che pennellcggia Franco bolognese: L'onore tutto or suo, e naio in parte. Purg.

xi. TI.

Anche Iddio, nuova, che disegna sempie da


Dell'Arte.
chi'l guidi [Par. xviii. 109;,

colui che
s,

mai non
la

vide cosa

che dipinge,
tanto

ma non ha
arie
io

ama

sua

che

sempre

la

mira con compiacenza, e mai non leva

sguardo

da essa: .... comincia


Tanto, che mai da
a vagheggiar nell'arte
1'

Di quel Maestro che dentro a s


lei

ama
4.

l'occhio non parte. Par. x. 10.

L'arte di Dio
nella

la Natura:

De Mon.
il

i.

La natura

mente
in

del primo movitore eh' Iddio, dipoi nel cielo

come

instrumento,

mediante

quale
si

la

similitudine
il

dell'eterna bont nella materia inferiore

spande...

cielo
)e

instrumento dell'arte divina...

dello arletlce Iddio:

Mon.
la

il.

2.

Quando

materia di

supremo arlelce prende a disporre sua propria mano, a sigillarvi la chiara luce
il

e perfezione della prima ideale virt, o vogliam dire della

eterna idea da
in questa cera

lui

chiaramente vista nella sua mente, allora


la

Tutta

per {ezion... s'acquista: Par.xm.l'.

L'arte

si

chiama anche nipote a Dio:


/n/". xi.

Si che vostr' arie a Dio quasi ner>ote,

105;

per imiti essa

la

natura,

siccome norma del bello.

Ove

l'arte imiti l'arte,


celeste. Gli artisti

sempre pi s'allontana dalla parentela


ricavar

ma

dai capolavori

non dci^giono imitare a modo servile, forza di sguardo a contemplar


dall' arte

la natura.

L'

ingegno

non dcbbe andar scompagnato


pensier della mente:
lo

ritrova e combina l'uno, conduce l'altra ad eletlo conve-

nientemente

il

Natura

suo corso prende


xi. 99.

Dal divino intelletto e da su' arte. Inf.

e altrove:
Tratto t'ho qui con infjegno e con arte.

Purg. xxvn. 130


I

ix. 71

x. 8.
:

precetti della ragione abbiano autorit d'inviolabili

l'arte

sia freno

dell'ingegno:
lascia

Non mi

pi ir
limite,

lo fren dell'arte.

Purg.xxxiu.lil.
a'
21

Ogni arte ha un
VOL.
II.

che trascendere anco

supremi

322

DANTE E LE BELLE

ARTI.
sia

ingegni vietalo: ogni arlista, come


di

giunto air.cslremo

suo potere, per toccare la perfezione dell' opera sua, debbe rimanersene; altrimenti, dice il Guerrazzi, il bello

precipiterebbe nelle rovine delia maniera, e meglio Dante:

non sarebbcr
l

arti
qiial

ma mine:
pi
a

Par.

viii.
si

108.
Purg.x\i\.(il.

gradire oltre

mette,

:<Jon

vede pi dall'uno all'altro

stilo.

... or convien die '1 mio seguir desista Pi dietro a sua bellezza, poetando,

Come
(all'

all'ulttriO suo ciascuno artista. Par. xxx. 31.

ideale dell'arte)

Difficolt dell' artista, Difficolt dell'espressione. tenuto a valersi di mezzi al lutto materiali, nell' esprimere adeguatamente la poesia del concetto che quasi nella mente
fjH

fallisce,

raggia {Conv.uiA); spesso la materia arrendevole gli e mal risponde al disegno ed al fine imaginato:
Vero
Molte
cle,

come forma non

s'

accorda
127.

fiate alla

'ntenzion dell'arte,

Pefcli' a risponder la

materia sorda. Par.

1.

Non
II.

disposta ed apparecchiata a ricevere quella

forma: Conv.
rilevare

1.- Spesso anche la scienza e Vahito delVarte impotente a

ritrarre la

forma che
le

gli sta
:

nell'intelletto,

le

figure com' ei

ha concctte

Par.

xviii. 86.

L' artista

dia

V abito

dell' arte e

man

che trema. Par.

xiii. 77.

Quindi quella grande idea del bello che l'artefice sublime non crede aver mai afferrata, presentandosi sempre maggiore dell'opera il concetto, e la perfezione diviene perpetuo desiderio dell' arte,
l'intelletto.

anche quantunque
i.

la

man

obbedisca al-

Buonarroti, Son.

Fine dell'arte.
zione della bellezza,

il

Il

fine
:

dell'arte la rappresenta-

piacere

Mai V appresent arte Piacer

Purg. xxxi.
se

49.

il

Buonarroti cantava:

3Ia
lei

non potea
sola tolgo

bellezza Accender me, che da


eterne,
lo

non somma far mie opre


alla

splendore

Son. 39. - Per fido esempio

ma

vocazione Nascendo, mi fu data la bellezza Che di du' arti m' lucerna e specchio: Madr. vii. Ma questa rappresentazione del bello non debb' esser l'unico e supremo fine dello
artista,

che egli non ha da mirare solo

al diletto,
la

an-

cora e sovratlutto valersi di questo per cattivare

miglior

DAME
parte di noi:
lo

E LE BELLE ARTI.

'i*2Ji

che vale quanto innamorarla del ben ri-

chiesto al vero ed al IrashiUo [Par. xiv. 93),


di

commuoverla

grandi e gentili
Arte
f'

afletti:

pasture

Da
L'artista

pigliar occhi per aver la mente. Par. xxvii. 9i.

dalle opere riflettere sulla moltitudine la virt che


Chi pinae figura
Se non pu esser
lei,

non pu infondere nell'opere dell'Ingegno, non ha


non la pu porre. Cam.
xiu. 3,

e
:

che nullo dipintore potrebbe porre alcuna ligura, se intenzionalmente non si facesse pria tale, quale la figura esser dee: Conv. iww. e. 10. - Il vizio dell' artefice si apprende di leggieri all'oe all'austero
pera,

verso faceva comento;

e perch, come dice


s slesso,
il

il

Buonarroti

natura altrui
nell'arti,

pinger

Ed

in ogni

opra palesar V affetto; e qual


ogni
la

perch
volta
officio.

vizio trov

sempre grandi fomenti


divina origine

ebbero dimenticato

ed

il

nobile

luspirarJonc.
belle, ciriamale

Come

nelle lettere,

anche nelle

arti

mirabilmente dal poeta

visibile

parlare (Purg.

X. D5j, necessaria l'inspirazione: senza


villa l'arte

questa celeste fa-

non

si

alzer mai a vera grandezza:

r mi son un che, quando Amore spira, noto, ed a quel modo


Che detta dentro, vo
Raflaollo
significando. Purg. xxiv. 32.

chiamava inspirazione certa idea, che in mancanza donna da copiare, nascevagli nell'animo [Leti. piti. 1.84); e il Buonarroti hai mortale al divin non vanno gli
di bella
:

occhi Che sono infermi., e non ascendon dove Ascender sen-

za grazia
spirazione.

penser

vano. -

Onde non

caso

diccsi in-

Dell'Arte cristiana. Il divino e lo spirilo, di lor non sono capaci di bellezza artistica, e non possono diventar Ijelli se non in qualche modo umanandosi e
ragione,

svelandosi sensatamente nel


rituali

modo

stesso che le qualit spi-

dell'animo

si

fanno a noi manifeste per l'espressione

e l'arieggiare dei volti:

Trasumanar

significar...

Non

si poria.

Par.

i.

11.

Volendo pertanto sotto forma sensibile ritrarre

esseri

324

DANTE E LE BELLE ARTI.


s\i\v\lm\\,' spiritali bellezze: Canz.vn.^.) mestieri
la

puramente

accordare T elemento artistico con

dottrina cattolica della


iv.

condizione dei corpi glorilcati {Par.

43)

mestieri

che

ne' mirabili aspelli rappresentati risplenda non so che divino

che

li

trasmuti da' primi concetti


sol di

Par.

u\. 58), se

vogliamo
sguardo,
- In

che abbiano spirto


t

pensier santi: Par. xx. 15. Allora


e

lor

lieti

sembianti,

amore

meraviglia

e dolce

ci

faranno esser cagion de' pensier santi: Par.


dell' arte cristiano.

xi. 76.

questo tutta la teoria


Dante, dice
1

il

Blamonti, lo scrittore pi sublime dopo


inspirati, dai quali tolse concetti,

libri

divinamente

imma-

gini, similitudini

per significare a dovere

le glorie celesti,

altres la scorta pi sicura del pittore cristiano, e insieme

fonte inesausta

delle

pi recondite

e squisite

bellezze,

tutte spirituali e nobilissime.


ci

ponga innanzi e

ci

Yeggas con quali immagini dipinga le forme e la sembianza di


dal corpo mortale e
visibili agli occhi

quegli spiriti avventurosi che, sciolti


rivestiti di etere sottilissimo, si

rendono
idealit,

poi. Nella Piccarda de' Donati {Par. ni. 10-15. Id. 58) vi

ha

tanta

bellezza artistica

e tanta

quanta a mente

umana

dato pensare ad esprimersi. Certo nessuno aggiunse

Dante nel ritrarre gli Angeli in tanta copia e con si variate immagini nel Purgatorio e nel Paradiso, e nessun poeta, non eccettuati Byron e Moore, seppe trarre da questa credenza tanta e cos profonda poesia
31; XXXI. 130; xxxii. 105,112. Potenza artistica del poeta.
abilit
dell'artista,
:

Purg. viu. 25

Par.

ii.

Dante meraviglia

la

che con

tanta variet e vivezza avea

effigiato le

immagini
Qunl
di

istoriate nel

e nel xii del Purgatorio:


stile,

pennel fu maestro e di

Che ritraesse l'ombre e gli atti, ch'ivi Farien mirar ogni ingegno sottile?
Morti
li

morti, e
di

vivi

parean vivi:
il

Non vide me'

me

chi vide

vero...

Purg. xii.94.

anche il poeta, nel descrivernele, si mostra potente di parola e maestro di stile. Come signor della parola e poeta veramente, cio oratore, aggiunge il parlar vivo che
spira visibile dalla pietra. Que' mirabili intagli, altri a linee ombreggiate (segnate nella superficie con righe a modo che 6.), s'incide nel rame, parvi discriminis umbrae. Metam.
i.

Ma

DANTE E LE BELLE ARTI.


altri a rilievo,
ci

325

e per parole clie

sono eloquenti all'occhio e alla mente, volano e si scolpiscono nel pensiere e per
che prendono l'intelletto. Dante, colla
i

fantastiche visioni

teoria e coli' esempio, ci apprende

pi
ci

alti

segreti dell'arte.

E Dante sapea bene osservare


spettiva, che
inezze dell'arte, ed
il,

che chiamarci proPurf/.

dal suo maestro avea bene imparate tutte le

un bell'esempio ne abbiamo nel

ov' descritto l'Angelo che veniva da lungi sopra una

barca.

E
una
pi

nel X del P?/tv/. v. 94.


effigie

si

scusa dell'aver posto che

possa esprimere con l'atto


consecutivi
;

non uno

solo,

ma

affetti

perch Colui che mai non vide cosa

nuova Produsse esso visibile parlare. L'artista potr benissimo giungere a imprimere negli atteggiamenti e nel volto delle sue figure la domanda e la risposta, ma non mai un
dialogo continuato,
gliate e dipinte,

perch l'attitudine delle figure intae

una

E
valse

il

poeta dei

pittori,

permanente. non solo nella divina sua Comedia


parole,

a significar

colle

dice
il

G. B. Nicolini,

ma
con-

seppe atteggiarli,
passioni,
i

come richiedea
la

loro costume, le loro


gli

personaggi, che

natura del suo tema

sentiva di metter sulla scena per brevi istanti, e con quel

senso squisito del vero, del bello, e del sublime, che


tura concede a pochi
artisti.

la

na-

Di quanta sapienza e fantasia


abituali e proprie dei

era mestieri per trovar


vizii,

le attitudini

alcuni dei quali son partiti fra loro di cosi breve con-

fine, e di

esprimere nei gesti

rapidi

movimenti dell'animo
iv

in

un modo
Pi chiaro assai che per parlar distinto. Par.
12,

Fu notato
Comedia,

che,
si

dopo aver
segue

letto la descrizione

della divina

crede aver visitato una galleria.


lo stesso Mcolini, colla

L' AUighieri,

mente

la

pi

poetica e la pi capace d'ardite visioni, seppe ordinare con

maraviglioso accorgimento
colla facilit di
pittura,

le parti del

suo lavoro, disporre

un grande

artista le
il

masse della sua vasta


dell'aquila... Aicolini,

e senza scuotere

frcn deirurte, sollevarsi sugli


felicit

altri poeti coll'ardire e colla

Opere, Dell Universalit e nazionalit della Divina Comedia^

Volili, 243.

320

DAME
clil

E LE BELLE ARTI.
al

Ma

potrebbe dare

nostro poeta sufficiente

ammiritraiti

razione pel

modo

di

pennelleg^iare o meglio scolpire ogni

suo personaggio? In qual altro


gli

poema

si

trovano

uomini con colori

veri e vivi e proprii e variati,

come

sono nella divina Comeda, Filippo Argenti, Farinati, Ca-

Vanni Guido di Montefellro, Beltramo, Adamo di Brescia e il conte Ugolino? E procedendo nel Purgatorio,, ehi fece mai pi belio e venerando il secondo Catone? E chi mai dipinse costume pi soave di quello tVi Casella, pi affetvalcante, Pier delle Vigne, Brunetto, Bonifazio Vili,
Fucci,

tuoso di quel

di

Manfredi, e pi commovente di quello di

Buonconte e pi magnanimo di quello di Sordelk)? I ritratti d Guido del Duca, di Ugo Capelo^, del poeta Stazio, di Forese, di Guido GuiniceUi, sono quali dovevano* essere. E nelParadiso, principalmente, folgoreggiano
i

ritraili di S.

Tomaso

d'Aquino,

di

Cacciaguida, di S.Pier Damiano, di S-BenedellO"

e di San Pietro, sfavillante di non pi udita ira contro gli

indegni usurpatori del loco suo... Nei


le

modo

di significare-

cose con quella brevit,, eleganza, vivezza

che te

le

fa

apparir megfio uno scultore che un pittore,, non ha alcuno-

pur uguale,

ma
le

superiore a' pi perfetti;

giacch

in lui

non pur vedi

forme,

ma

le

vedi tondeggianti e rilevanti


sia,

come

nella

scultura

o intaglia che
:

ben

gli

si

pu

dire eolle stesse sue parole


Maestro,
i

tuoi ragionamenti

Mi son

s eerti, e pi-endon s

mia

fedt.

Che

gli altri

mi sarian carboni

spenti. Inf, xx. 100.

Ranalli,

Ammaesh\ della

Lelterut. IV,

((i2-ec.

In Dante la parala dipinge e offre al quadro del pittore


belli e pronti e

armonicamente temprati

colori. -

Tommaseo^

Bellezza
corporeo,

Civilt, p. IG'.
il

Dante, nel descrivere ralleggiamenlo,


il

modo, l'abito
il

gesto, le fattezze de' suoi personaggi, pitlore

scultore,

seconda

le occorrenze,
arti,
i

eleggendo

punta

di

prospettiva propria delle due


di colori

e ora lavorando a giuoco

e di tinte,

col chiaroscuro, ora


il

preciso

dello

contorni e divertsificandoU sfumando dando alle sue immagini il risentito e scalpello, dal poco risalto dei bassi, dei

aiezzirilievi sino

airinterno contorno;

al perfetto

spiccare

DANTE E LE BELLE ARTI.


e londcggare delle statue.

327
i

chi dubita che

divini crea-

tori della pittura e della statuaria italiana a quella

poesia

non s'inspirassero? La poesia, infatti, l'arte in cui si riuniscono e s'immedesimano pregi delle due industrie lgurative, i quali sono spesso impossibili ad accordare col pennello e colle raspe, che lavorano sopra una materia
i

esteriore,

in

cui

contrarli
la

attuarsi;
tiva e
il

dove che

poesia, che ha per tratto

non possono simultaneamente l' immaginaduttile e

pensier umano, conciliatore delle differenze nella


si

unit propria, e

serve dello strumento soffice,


per

arrendevole

della parola,
il

esprimere

le

opposizioni

accoppiare insieme

bello pittorico e scultorio... V. Gioberti,

Del Primalo,

p. 378. lo Schelling,
il il

L'Inferno di Dante, scrive


figure, la parte plastica

regno delle
la

del

poema,

Purgatorio

parte

pittoresca.

Potenza degli

Artisti.

Anche

dalle

finte sciagure

valgono a spremerci dagli occhi lagrime vere:


Come, per sostentar solaio o
tetto,

Per mensola talvolta una figura Si vede giunger le ginocchia al petto, La qual fa del non ver vera rancura Nascere a chi la vede ... Pury. x. 130.

Del colorito.

renderci le pieghe de' panneggiai

menti non sono acconci

colori troppo vivi,

ma

ci fa

duopo

romperli con altre tinte, onde ne viene una delicata e soave

sfumatura

di colori:

Per salta

la

pennn, e non

lo scrivo,

Che r immaginar nostro a colai

pieghe.,

Non che
li

'1

parlare, troppo color vivo. Par. xxiv. 25.

disegno adombra
1.

la

cosa;

colori l'avvivano:

l'A-

riosto,

58:
Ch' io non adombri o incarni
il

mio disegno.
il

Del modello.
Come

ci

ricordato per lui

pittore che

dipnge col modello sott'occhio:


pintor che con esemplo pinga. Purg. wxii.
:

6.

E Jacopo da Lentino avea prima cantato


Com' uomo, che ha mente
In altro esemplo, e pinga

La simile pentura.

328

DANTE E LE BELLE ARTI.


avverte come
l'

ci

esemplo e

l'

esemplare abbiano ad andar

iVun modo: Par. xxviii. 35.


liiice
]a

necessaria ad una pittura.


dove
il

N dimentica
la
si

luce necessaria

ad una pittura; qualora


sole

collochi

in parie
,

non giunga, non pu mostrarsi qual


sguardi colla bellezza de' colori e

n dilettare

gli altrui
il

dell'arte che vi pose

maestro:

Come
Glie
>'

pintura in tenebrosa parte

non

si

pu mostrare,
di color

dar diletto

n d'arte. Canz.xi..

vedea
Un'altra istoria nella roccia imposta:

Per eh'

io

varcai Virgilio, e

f'

mi presso,

Acciocclic fosse agli occhi miei disposta. Purg. x. 52.

Capolavori de^li Artisti.


gono
in

capolavori degli
ci

artisti,

figurati secondo V artifizio di miglior sembianza,

attrag-

modo che
ci

in

pur vederli
e perch
ci

in noi stessi

ne esaltiamo.
artista

E per
che
li

le loro bellezze,

mostrano qual era

creava,

sono
mi
di

cari e desiderabili:
dilettava di guardare

3Icntr' io

Le immagini

tante umilitadi,

per lo Fabro loro a veder care. Purg. \. 97. Gli occhi miei eh' a mirar erano Intenti,
x. 104.

Per veder novitadi, onde son vajihi. Purg. Qui si rimira nell'arte che adorna
Cotanto
effetto. Par. ix. 106.

Esser non puote Senza gustar di lui chi ci rimira. Par.

x. 5

Ma

il

gusto ed
arte.

il

sentimento s'acquista per ventura

non per

Nell'arti belle tanto diletto riceviamo

quanto per natura

siamo disposti a riceverne:

....
Non
ti

a veder queste cose


fleti diletto,
ti

Ila

grave,

ma

Quanto natura a sentir

dispose. Purg. xv. 3J.

INFLUENZA DI DANTE
SULLA POESIA DELL'ARTE DELLA SUA NAZIONE d)

Giotto STEFA^o. (n.l276, m. 1336) - Gioito, raccogliendo l'idea dalle mani della natura, non la chiese che per vestirla risse.

d'un tenue velo, da cui pi vaga e desiderata traspa-

Adunossi intorno
artisti poeti

al

maestro una bella e numerosa


essi,

scuola che dur presso a due secoli: da

che

ci

piace

chiamare

(cio creatori), furono

compiutamente
vano
poi, sar

svolle le leggi dell'inventiva, in (juanto s'attiene alia parte

sentimentale e poetica dell'arte; e

in ci

fu

sempre vano,
(1)
>'el

il

volerli passare.- Guasll, Del

purismo nclCena e nella

San Pietro e nel Giudizio, e nel Mo.


si

e nelln

S. Cecilia e nella Traflsiirazione,


or grandiose, or terribili,
della Cantica.

trovano

vestigi

lo ini^pirazioni

ora tenere e dolci

di

queir ingegno che cre


gli altri

Catone, P'arinata, Gapaneo, Gerione, Maleida e Beatrice e


Giobcrii, Del y/cZ/o. - L' altissimo
di

miracoli

canto ha come
stile

Omero

comune
nazione,

la

gloria

aver infiuito non

solo

sullo

poetico della stia

ma

pure sulla poesia

dell'arte. C. B. Nicolini^ ni. 29. - Nel tre-

cento, secolo

cos fecondo d'artisti

e s

glorioso per l'arte


le

cri.-liana,

quando oanuno bramava leggere


suDiimi della Bibbia,
ghieri... P. .turchese,
le

sulle

pareti del tempio


la

pagine pi
di

leggende popolari, e perfino


de' viltm-i ecc.
1.

Cantica dell'AlliDante,

Memorie

1-22.

-La poesia

dove l'arte della parola fu


tori
Il

la perfezione

stessa,

valse ad informare di

quella terribile grandezza quanti dopo lui furono pi grandi pittori, scul-

ed architetti

..

Ranaili,

Storia delle belle arti in Italia,

i.

95. -

sacro poema, improntato ad ogni pagina di forte ed originale sentire, tosto che usc in luce, stamp nel secolo gagliarde impressioni. Tutti i pittori sincroni o d poco posteriori al suo comparire, allorch tolsero
a rappresentare
P.

Novissimi, ne segnalarono palmo a palmo le tracce ... i Estense Selvatico, Scritti d'arte, 2o;i. - Il poema di Dante cominci
la

ad esercitare

sua influenza sulla fantasia degli


. . .

artisti, e

per loro meza

su quella del popolo


gno,

Bast appena un mezzo secolo della divina Come-

dia perch'olla pigliasse luogo

non solo fra

ma

eziandio fra
il

le

popolari leggende,

ogni cosa appresso


dine

popolo ed
il

capolavori dell'umano ingecompiendo di s, comccliesa, sapienti. E di fatto tale in essa un'ori

d' ideali creazioni, le altre

quale dovea senza dubbio agevolare all'arte

il

Buo volo verso


eh.
III.

regioni del bello. Rio, Form, de l'art.

Peinlum,

330
l'arie. -

DAME

E LE BELLE ARTI.
e sublime,
il

Genio multiforme

primo che

si

af-

franca dai tipi bizantini e crea una pittura nazionale, che


nello studio delia natura
e nell'arie
.
. .

di significare

il

suo

concetto niun ebbe mai superato


indirizzalo
all'arte,
.
.

Giotto fu da Cimabuc

ma

dall' Allighieri

educato
esser

ai

sublimi
di

concepimenti.
s

- Guasti. -

Uomo

di s

elevato sentire,

penetrante veduta,
il

da poter solo

paragonato a

quel sommo,
bronzo,

quale col forte poema

vest di pensieri di

da cui raggiarono a tutta l'odierna civilt insegnamenti ed affetti immortali. E al pari di quella di Dante,
fu vasta la

mente
forse
si

di
il

Gioito;

ma

senza

il

sommo

poeta non

ne usciva
additargli

sommo

pittore:

che Dante solo pot


avvivatore. - 5e/i'atratt

come

mediti sul vero, onde intravvederne, non

gi l'apparenza materiale,

ma

il

soffio

Iko. - Dante inspiratore a Giotto ed amico:


1

Dante
si

pennelli; Giotto poet. Maggiori


Giorf/io

di

quei due non

vi-

dero. - Guasti,

Vasari. -

A me sembra che
acconciamente
le

nella

qualit di

saper tutto
le

esprimere
le

cose

volgari
traesse

come
-

peregrine, e

umili

come

le

grandi, Giotto

mirabilmente dall'amico suo e inspiratore Dante


Guasti,

Allighieri.

La Cappella

dei

Bardi. - Le storie
quelle tanto lodate

dell'Apocalisse in S. Chiara di Napoli furono invenzioni di

Dante,
di

come per avventura furono anco


Nel
Giudizio
affrescato
il

Assisi.

nclV

Arena

di Padova,

giganteggia Lucifero quasi fosse


vederlo col pelo
arruf'alo,
i

signor dell' Di ferno. Nel


triplice

divorarsi colla

bocca

dannati tornano a mente


ci

robusti versi di Dante, quando


fatto tricpite, che

adombra l'angelo rubello


Con
docciava
sei occhi
il

piangeva, e per tre menti

pianto e sanguinosa bava.

Da ogni Locca tiirompea co' denti Un peccatore a guisa di maciulla,


Si che tre ne facea cos dolenti. Inf. xxxiv. 33.

Parm
l'amico

sia

da pensare che
ligure

il

sommo
delle

Ghibellino giovasse
\irti

nelle

allegoriche
si

dei

Yizii,

perocch in esse tante


soccorso della mente
/*.

veggono

allusioni al sacro

Poema,
il

e tale una finezza di concepimento;


la

da

far

presupporre

pi acutamente vasta del secolo. d'arte,


I

Estense

Selvatico,

Scritti

Freschi

di

Giotto

DANTE E LE RELLE
nell'Arena di
tori,

ARTI.

331

Padova.

Vasari,

file de' pia eccellenti pitdelle


belle arti in

ecc.,
1.

Y.

p.

i^2.5.

- Kanulfi, Soria

Italia,

95. - Rio,

Form, de

l'art Peinture, eh. in. p.


ii.

Drouilhet
i.

de Sigalas, L'Arte in Italia,


343. -

e. vi.

- Batine,
5*2. 1.

p.

i.

p.

Ampre,

Yiarffjio

dantesco, p. 65; 120,


cosi
ii

ecc. ecc.

I/ingeiiuil
p. 44t)),
il

ncU' espressione,

Crepu^coU {ISoo.
XI Y.
e per dirk>

dei sentimento interiore pur quella che fu tutto

prestigio dei nostri frescanti del secolo


al

passando, dobbiam saper grado


1

Duninil, che celebrando

giotteschi

sciato andare,
l'

non abbia dimenticato Dante, e non siasi lacome troppi sogliono, ad ammirare in lom
ancora dalle fasce

infantile rigidit dei contorni, compressi

del rituale bizantino,


volli,

sebbene

in

quella bont, neiraria dei

come

l'ha chiamata uu' aulico istorico dell'arte, quei


di verit,

che noi diremo candore


al lutto

eh' dote

e tradizione

dantesca.
allievo
di

(jlarikmo
Eremitani
di

Gioito).

Nella Chiesa degli

Padova vi hanno alcune pitture a fresco di Guariento, padovano, coetaneo pure di Dante, morto nei
colle quali l'Artista
si

1338,
poeta.
pianeti

attenuto pi

fedelmente
i

al

Nel coro
presso

di
la

questa Chiesa vedonsi figurali

sette

Passione

la

Kesurrezione,

mediante

quell'associazione delle idee teologiche ed astronomiche, sulla

quale

basala

tutta

la

tessitura

del

Paradiso.
il

Alcune
ravvici-

circostanze servono a rendere anche pi polente

namento
scono
in

fra

il

pittore ed

11

poeta.
ai

ditlerenti

segni dello

Zodiaco son qui collocati presso


ogni
pianeta,
d'

personaggi che apparislessa

in quella

guisa

che Dante

procura sem[)re
in qual

indicare con minuziosa esattezza, ad ogni

passo del suo viaggio ad un tempo mistico e cosmologico,

segno dello Zodiaco

si

trovi

il

sole.

Padova,
in

Marte rappresentato da un guerriero, e Dante colloca


(jueslo pianeta
i

guerrieri morii

per
il

(uariento una

donna che posa


l'

La Luna di piede su due globi che


la

fede.

stanno a significare

instabilit

attribuita
l'

dai

pregiudizi

astrologici a tutto ci che nasce sotto

influenza di quel-

r astro. Dante,
nella
rolli
i

guidato dagli
di coloro

slessi

progiudizi,

ha posto

Luna

le

anime

che involonlar'.amente hanno

loro voli. Inline, la Terra circondata da raggi rossi.

332

DANTE E LE BELLE
la sfera di

ARTI.
l'

certamente per denotare

fnoco che

inviluppava,

secondo
11
il

il

sistema di Tolomeo, seguito

in tutto

da Dante.

poeta, che non trasanda una sola occasione di ablnittere

papato,

non

avrebbe
il

disapprovalo

l'ardila

e bizzarra
il

allegoria colla quale

Guaricnlo ha signi ficaio


d'

nostro

piuncla. Egli lo porsonilca sotto le forme

un uomo assiso
destra armala

sopra un trono,

coronato

di

tiara,

con

la

del globo, e l'altra di uno scettro termi iialo con una croce.

Con che viene a chiaramente accennare


del papato sul mondo. - A)})re,

alle

pretensioni

Yiaf/n^o dantesco, p. H'I. -

V. sul Paradiso

dipinto dal Guaricnlo


i.

a colori
p. 344.

nella sala

del Consiglio di Venezia, Batines, V.

lUFFAMALGO BuoisAiJico. (vivtva nel 1351] - In un dipinto


del

Campo Santo

di Pisa

ha egli rappresentato l'universo


il

con^)Osto di nove sfere, secondo

sislema

di

Tolomeo, e

sostenuto dalle mani del Cristo,

la cui Icsla

s'innalza sopra

r ultima

sfera.
ii

Quella che

serve

di

base alla costruzione


fra l'idee cristiane
di

del Paradiso^,

una connessione eguale

e quelle di Tolomeo.
in

Dante sale ad un tempo


da virt a
tutto

pianeta
lino al egli

pianeta,

da verit a verit,
di

virt,

princii)io

motore

l'universo;

a tal punto,

pervenuto
divina.

alla i)i alla


i

manifestazione dell'essenza e trinit


diversi

Egli riferisce

gradi

delia contemplazione

religiosa alle differenti sfere celesti

quivi

poste

fra

le

braccia
In

del
i

immaginate da Tolomeo, Cristo e dominate dalla


casi,
di

radiante sua testa.

ambedue
il

avvi un medesimo
quel tempo con lo
il

accordo della scienza cosmologica


spirito teologico.

Qui

pittore

non ha copialo

poeta:

non esiste

fra

loro che
p. 17.

analogia d'inspirazione. - Ampre^


- L'Inferno frescate nella Cappella

Yiuddio dunlcsco,

dei Bolognini in S. Petronio di Bologna pure diviso nelle


sette bolge dantesche.
Il

Vasari

(I.

52),

e chi

lo seguiva,
il

vogliono (jnelle pitture del secolo

di

Dante; e

Malvasia

nella sua Pittura d Ihlo,jna, le dice incominciate da

Buoe da

amico Buffamalco, Lorenzo di Bologna.


nella sua recente

e condotte

a termine da Vitale
11

Ma

giustamente osserva

Gualandi

Cappella fosse
Jo fu

Guida di loloqna, che quantunque questa prima aperta al pubblico cullo, pure non che nel 1392, essendosi solo nel 1388, decretala Tela

DAME
rczione di
(li

E LE BELLE ARTI.
il

333 testamento

questo
quel

tempio insigne. Oltrecch

non tempo pur anche dipinta la Cappella del Bolognini, commettendo esso che si iinisca, e descrive le storie che vi si doveano figurare, le quali sono le stesse che ancor oggi si veggono, erroneamente, come dicemmo, attribuite a Bulamalco, e agli altri due pittori Vitale e Lorenzo. LoRENZETTi AMBROGIO. u. 1300 circa, m. 1348) Lodella Seta, fatto nel 1408, ci assicura

Bartolommeo
a

essere

renzetli,

eri
si

tu pi filosofo o artefice allora quando, nella

Sala che
legoria,
la
ai

chiam
fiorire

della Pace,

esprimevi per
la

modo

di al-

nascere dall'equo reggimento


le virt religiose la forza e della forza

concordia, e per

concordia

e civili,

che danno
Certo eri
dell' ol-

governi

l'uso sapiente?
gli

tu immaginoso poeta quando, a mostrare

effetti

lima e delia pessima signoria, esponevi


dei vzii nefande,
arse,

dall'
)

un

lato le opere

(di quelle

efl'etto

castella

dirute

ed

o abbandonate a quella solitudine che desolazione,

e la chiamano pace: mentre dall'altra parte ritraevi la tua

Siena, frequente di cittadini, prospera di commerci, d'arti,


di

campestre ubert, rallegrata dai

balli

delle sue graziose


tu,

fanciulle,

abbandonata
dipinti.

a quella gioia

che
virt

uomo

di altri

tempi, potesti vedere, e noi tardi nepoli venghiamo a con-

templar nei
bello.-

- Guasti,

La

inspiratrice

del

Pseile pitture delle Sale dell'Archivio


il

delle Rifordi

mazioni ho esaminalo diligentemente


brogio di Lorenzo, e vi avverto che

gran lavoro

Amnon

le

virt richieste a un
della tirannia

buon governo e
potevano meglio Ninno dei nostri
dallo
spirito

le

tristissime

laidezze

raffigurarsi,
artisti,

n con simboli pi appropriate.


sembra, che abbia
cos'i

me

preso
quel
e del-

dell' Allighieri,

come

il

Lorcnzetti

in

dipinto,
la

dove

fra l'altre

le figure

della

Prudenza

Comedia.

Frode appariscono quali son tratteggiate nella Divina Giamh. Giuliani, Lettere sul vivente linqua(ifjio
DiUijitc justitiam quijudicatis terram,

della Toscana, p. 18. - Nella figura della Giustizia vi appose


la scritta:

nel xvin del Paradiso, glorifica le

anime

dei beati che


le

come Dante amquali,

ministrarono dirittamente la giustizia nel mondo,


pi figure queir istessa leggenda.

volitando nel cielo di Giove, descrivevano coi loro corpi in

134

DAME
Orcag>'a Andrea,
(

E LE BELLE ARTI.
- Ne' Ire gran

nacque Vti, movi 1389)

drammi per lui figurati sulle melauconiclie mura del monumento di Giovanni da Pisa, the som il Trionfo della
Morle^
l'
il

Giudizio fimalc e V Inferno vi risplendono


diintesca,

le idee e

inspirai ione

Noadim^no non

pensi

essersi

messo ad una servite imitazione della cantica dello Inferno, ma si vede chiarissimamente ciregli avcN^a in cima a tutti suoi pensieri l' Inferno di Dante quando colorava queir affresco, conciossiacck tu ci vedi da per tutto trasparire il dolore, la maledizione e la disperazione della prima
l'artista
i

parie della

divina Comedia; anzi in quella grande e odiosa

figura di Satana, la quale stritola co' suoi denti

un dannato,

costretto in quelle sformate sue mascelle, non possibile non

riconoscere altro che


Allighieri.

la terrbile e

gigantesca creazione dello

Ma

n quivi solo,

ma

spesso l'Orcagna ripro4:kisse

alcuni pensieri dell'epopea di Dante,


nella chiesa di S, Maria Novela
si

che anche a Firenze


i

mirano come rinovat

belli affreschi del final "Giudizio, del

Paradiso e dell'Inferno,

aggiuntivi pure

girl

le divisioni

immaginale

dal poeta. -

Drouilhet de

Sigialas,

L' arte in

Italia^ Y. II, e, 6, - Nella


i

Cappella Stroy^i dipingeva l'Orcagna


ferno e
il

due

Isovissimi,

F Indi

Paradiso.

E come

la divi/a

Coraedia formava

gi le delizie del popolo, e l'Orcagna n'era ollremodo in-

vaghito, divise l'Inferno secondo le

bolge dantesche,

le

popol di

spiriti

maledetti,

gii

atteggi agli spasimi,

ai

dolori, nei diversi e orribili toruienli immaginati dal poeta. Argomento che avea esercitato l'ingegno di Nicola Pisano, di Giotto, ecc., e che si ti-ova cos sovente e con tanta maestria riixituto dai giotteschi.
il

Se

l'arte

non

vi perfetta, se

nudo non ha buon disegno,

se la composizione
la

ben so-

vente confusa; vi regna per tutta


in vederlo di udire:
'

poesia di Dante, tulio

l'orrore di quei luogo ov' sbandita la speranza, e sembra

Diverse lingue, orribili favelle.


d' ira,

Parole di dolore, acc<;nli

Voci alte e fioche, e suon di

man con

elle. Inf. ni. 23.

Di Centro effigi

la

gloria

dei celesti,

ed

ivi

spieg tanta

da due diversi artefici sembrano eseguili questi due Novissimi. - P. Yintenzo Marchese,
bellezza e tanta maestria che

DANTE E LE DELLE ARTI.

335
V.
I.

Memorie dei pi insigni Andrea Orcagna, audace


dare
la
gli

Artisti domenicani,
in

p.

128. -

declinare
il

le

venerate orme di

Giotto, primo os, squarciando

velo delle allegorie, snupi sublime mescolare


nel
S.
di

umani

affetti,

e all'ideale

realt

perfino schifosa;
ci

novatore

concetto e nella

maniera quale

appare nell'inferno a

Maria Novella e
Pisa
- Giorcjio

nel Trionfo della Morte nel

Camposanto

Vasari. -^G freschi dell' Orcagna, rappresentanti l'Inferno,

ciascuno riconosce

le

scene gi tracciate dal pennello d


in alto d'ingoiare nelle

Dante; ed evvi Satana


tesco.

sterminale

sue fauci tre corpi umani, com' descritto nell'Inferno dan-

Uguale

il

numero

delle vittime.

In Dante sono

Giuda, Bruto e Cassio... L'Orcagna, dipingendo Satana sul


divorare

Ire dannali,

quello d'imitar Dante, del quale

non poteva avere altro scopo che nel Camposanto il fresco

dirsi realmente una copia. Ivi si veggono pure le bolge, immensi pozzi circolari, ove l'autore della divina Comedia ha posto le differenti specie di dannati; vi ha rappresentalo una figura decapitata, la quale, come Bertramo del Bornio, tiene pei capelli la propria testa, grondante sangue, a guisa di lucerna; espressione familiare ma nonpertanto terribile,

pu

poich di un'esattezza pittoresca, che


il

fa

tornare alla menl<

quadro che

occhi. -

Orcagna non ha paventato di mostrare agli Ampre, Viurfrjo danlcsco, IG. - Ivi (in S. Maria
l'

Novella) danteggi dipingendo le glorie del Paradiso e le pene della gente perduta ma per alcuno s'avvisa che della
:

imitazione del sovrano poeta troppo

si

compiacesse, dimen-

ticando che

il

decoro e

le leggi della pittura

non concedono
il

d'offrire alla vista ci che alla fantasia rappresenta

poeta.

Ne

fugg questo biasimo, ch'egli divide con Giotto, quando

nel Camposanto di Pisa tratt lo slesso argomento... L'Orcagna mostr il primo nella sua Loggia dei Lanzi questo

accordo

felice

(della solidit

colla bellezza),

altro

prelulo

dio a quello

che

nell' et

dappresso eseguito
Osservate
i

avrebbe

immenso genio
archi,
i

del

Brunellesco.

due grandi

quali appoggiali agli esterni pilastri percorrono la

larghezza della loggia: essi dal lato opposto non posano sul

vivo della muraglia,

ma da

essa sporgendo in fuori s'appog-

giano principalmente su due figure curvale in queir altilu-

336

DANTE E LE BELLE

AUTI.

dine che Dante nel decimo della sua seconda cantica espresse:
Come, per sostentar solaio o Per mensola talvolta una n^ura La qual
la del
la

letto,

Si vede giuiijier le ginocchia al petto,

non ver vera rancura


.

Nascere a chi

vede

JMcoltnl,

Elogio di

Andrea

Orcufjna, Y.

III. p.

28 e 3G.
ii.

i.

Sulla Lo(j(jia de' Lanzi, V. Am\ire,


125,

p. 36. - V.

Yasari,
I.

m.-Ranalli,

Storia delle belle Arti, V.

123, p. 84. 88. -

Salvatico,

Scritti d'arte, 253. -

Da

Ilio,

C m. - liutines,
al

p. 5. p. 334, 337. -

Bartolo Taddeo, (m. 1410)

Intorno

1394, lavor

in

Volterra certe tavole a tempera; ed In Monte Oliveto una


tavola, e nel muro un Inferno a fresco, nel quale segui r invenzione di Dante, quanto attiene alla divisione de' peccati e forma delle pene, ma nel sito o non seppe, o non non volle imitarlo.- Vasari, Vite de' pi eccellenti potette
pittori, Y. II. p. 220. - (La pittura perita).

1455). -

Fra Giovanni da Mugello, o il B. Angelico, (n. 1287, m. Richiamate ora alla mente la tavola del Paradiso
si

dell'Angelico, della quale


l'altra

adorna

la Galleria degli Uftzj,

del

finale

Giudizio

dell'Accademia Fiorentina, e
la

ditemi se in quelle care figurine non vedete


la leggerezza,
spiriti
la

trasparenza,
di

venusl, l'amore
In

il

gaudio

questi

danteschi?
di

gran folgore

immagini deirAllighieri non luce, perch Piccarda, e gli altri sono


queste

racchiusi

nel

pianeta della luna:

ma

nel

canto settimo

questo

stesso
si

concetto
riveste di
gli altri

questa magine del dileguarsi

degli spiriti

forma luminosa. l'imperatore


si

Giustiniano e

che dopo un lungo colloquio

di-

partono dall'Allighieri:
Cos, volgendosi alla rota sua,

Fu

viso a
la

me

cantare essa sustanza,

Sopra

qual doppio lume s'addua:


e l'altre

Ed essa
Mi
si

mossero a sua danza,


v. 4.

E, quasi velocissime faville,

velar di subita distanza. Par.

Questo danzare e torneare a mo'


che dipnta ad affresco
si

di rota fu

stupendamente
convento
di

significato dall'Angelico nella Incoronazione della Vergine,

vede

in

una

cella del

DAME
S.

E LE BELLE ARTI.

337

Marco; ove sono sei figure d Santi rapili in estasi, e chiusi entro un arcobaleno nel cui mezzo Maria e il Redentore.

Ma

bello a meraviglia fu

il

modo tenuto

d^llo stesso pittore

neir esprimere quel dileguarsi


faville, in

e vanire,

quasi velocissime

due corpi

gloriosi nel finale Giudizio dell'Acca-

demia

quali rapiti in aere e presso la soglia del Paradiso,

fece trasparenti e raggianti di luce per guisa che,


della forma

serbato

umana

sol

quanto bastasse a
e tirati
al cielo...
la

raffigurarli,

non

altro appariscono

da lungi se non due corpi luminosi con


rapiti
il

moto velocissimo
per
gli

Avvert Cesare
e

Balbo, e prima di lui


Angeli,

Ginguen,
ritrasse

predilezione di Dante

eh' egli

in

tanta copia

con

variate immagini nel Purgatorio e nel. Paradiso; e aggiunge

e Moore)

con ragione, che niun poeta cristiano (non eccettuato Byron trasse da questa credenza tanta e cos perfetta

poesia

come

l'Allighieri:

Purg.u.'ii;
la

viii. 25...

Nel xxxii
dell'Angelo

del Paradiso

rammentate
s

bella

descrizione

Gabriele, innamorato

che par di fuoco, e nel precedente


al

quella degli Angioli che stanno intorno


11

seggio

di Maria...

Vasari trov

gli
li

Angeli di fra Angelico tanto


dice piovuti dal
cielo.

belli e

tanto

paradisiaci,

che

Parmi adunque

doversi tenere
gli

come indubitato, che niuno ritrasse meglio Angeli che Dante e l'Angelico; e se l'uno e l'altro s
all'
il

attenne
tarli;
fia

ideale, questa era la sola via a

ben rappresen-

ma

farlo al pari deirAllighieri e dell'Angelico


...

non
-

pi dato ad alcuno

P.

Marchese, ScritfA vari, 590-593.

La figura dell'Angelo (nella tavola deWAnnunziazione della f. Verfiine) di una meravigliosa bellezza. Piegato alquanto
il

ginocchio, le braccia incrociate sul petto, con dolce sor-

riso,

con avida aspettazione attende


altrimenti
...

il

sospirato assenso.

Non

descrisselo l'Allighieri nel xxxii Canto del


Vite, ecc.
i.

Paradiso

P. Marchese,
di

259.

Lo studio e
si

l'imitazione

Dante

tal

fiata

nell'Angelico

riscontra

persino nelle pi piccole particolarit; cos a ragion d'esempio, se l'Allighieri scrive dell'Angelo Ga'jriele che etjU
quegli che

port

la

palma

gitiso

a Maria,
in

il

pittore

del

Mugello nella tavola dell'Annunziala


di Brescia, in

luogo del

giglio,
la

Santo Alessandro com' costume, pone veraScrini


22

mente

in

mano
VOL.
II.

all'Angelo

palma. - P. Marchese,

338
vari, 592. -

DAME

E LE BELLE ARTI.

NeW Incoronazione
nel

della

Vergine, che

ai
s.

tempi

del Vasari vedevas nel

trammezzo
che l'arte e

alla

Chiesa di

Maria

Novella,

e che

1823

pass alla

Galleria degli Uffizj,


la piet

dell'Angelico producesse, dal volto e dalle movenze degli Angeli traluce una grazia, un' estasi un affetto meraviglioso, onde a quella
vista ricorrono tosto al pensiero le parole di Dante:

uno de' pi

rari dipinti

Ed

a quel

mezzo con

le

penne sparte

Vidi pi di mille Angioli festanti,

Ciascun distinto e

di fulgore e d' arte.

Vidi quivi a' lor giuochi ed a' lor canti

Ridere una bellezza, che

letizia

Era negli occhi a

tutti gli altri santi. Par. xxxi. 130.

Sopra tutte

le altre bellissima, nella

quale appare sovrano

maestro nel rendere

le ineffabili gioie del cielo, la Inco-

ronazione della Vergine...

da vaga

iride circondata, ritrasse la

Sopra candida nuvoletta, tutta Vergine biancovestita...


seguitata
la

Qui
(di

parci

ch'egli

abbia

viemeglio

cantica

dell'Allighieri,
santi) sopra

conciosiach egli dispose

queste

sei figure

una

linea semicircolare, quasi


beati,
i

una

di quelle

ghirlande di

spirili

quali

di

continuo cantano e

danzano intorno al trono di Dio ... Tutti a un modo stesso tengono sollevati gli occhi e le mani al cielo e traluce dai loro volti un gaudio, una beatitudine che in vederli

sembra esser
Marchese,
dei Padri,

rapiti

fra

il

consorzio dei comprensori. -

/'.

Vite,

ecc.

p. 236, 267. -

Nella Discesa al Limbo

ch'egli ritrasse

nella

cella di

Santo Antonino,

parve

al professor Rosini,

avere

di forza e di poesia vinto e

superato s stesso e quasi direi gareggiato coU'Allighieri./P. Marchese, Id. p. 266.

Restaci
le

ora a descrivere quel

Giudizio finale che fra tutte


,

meraviglie dell'Angelico,

a mio avviso,

la

pi stupenda.

Da Nicola Pisano
artefici,
i

fino a

Michelangelo Buonarroti, questo terrbile argomento esercit l'arte e


l'

ingegno de' pi valenti

quali, nella

pi parte,

gareggiarono in ritrarre a colore quanto delle

gioie dei giusti e del forsennato disperar dei dannati

avea

nel suo

carme divino cantato


i

l'Alilghieri:

E bene avevano
il

costoro esauriti tutti

concetti nel ritrarre

tardo disin-

ganno,

gli

spasimi atroci e l'eterna disperazione di quei


;

miseri riprovali

rinvenute

le

pi nuove e

le

pi orribili

DAME
maniere
sicch
di

E LE BELLE ARTI.

339
di dolore;

tormenti; nuove e disusate forme


la

un subilo raccapriccio invade tosto


di quella

mente e

il

cuore alla vista

scena terribile, che parano innanzi

il Signorelli in Orvieto, e il Buonarroti in Roma. E invero, l'uomo per lunghe e durissime prove da' pi teneri anni ammaestrato dal dolore; e ben sa egli con veri colori e

con eloquenti parole ritrarlo


egli
si

in tela

o in versi;
e
i

ma ove

accinga a significare
dei beati, a lui

le gioie celesti,

gaudii inef-

fabili

vengon tosto meno

le

forme come rappresentarli... Dante, non pago


i

immagini e le di noverare
o le gioie
il

tormenti

ai quali

sottopose
gli eletti
;

quegli sciagurati,
volle

che finse gustassero

non pure
i

dirci
vizi

nome
far

de' pi chiari fra loro,

ma

narrarci eziandio
;

e le virt

per cui ebbero sorte cotanto diversa

giovando ci a
i

viemeglio detestare

primi,

ad ammirare

secondi.

Pare
e

che
fra

al

medesimo scopo mirasse

l'Angelico. Quindi tu vedi

maledetti persone di ogni et, grado e condizione,

specialmente assai ministri del santuario...

Non

altrimenti

avea
gironi

fatto l'Allighieri per diverse cagioni, a solenne e perpopoli... Divise


l'

petuo ammaestramento dei


bolge,
in

inferno in sette
la
i

ognuna

delle quali,
i

secondo

natura

dei sette vizj capitali, sono diversi


tati...

tormenti e

tormen-

Assai poetica, e tolta dall'AUighieri, parci l'idea di


nell'

tgurare

ima parte

dell' Inferno,

/'

Imperator del dolo-

roso regno, che ornato di tre teste:

Da ogni bocca dirompea co' denti Un peccatore a guisa di maciulla,


Si che tre ne facea cos dolenti. Inf. xxxiv. 53.

Figura veramente terribile, della quale ninno avria creduto autore un artista solo adusato a ritrarre immagini ornate
di celestiale bellezza.

P. Marchese, Vite, ecc. p. 277-280.

GiovANiNi DI Paolo, (pittore nel 1427, ascritto all'arte sua


nel 1428) - Nell'Accademia delle belle arti (di Siena) mi venne anche ammirata una tavola operata da Giovanni di Paolo,

sanese, nella quale espresso

il

Giudizio universale, la gloria

dei beati e la confusione dei reprobi.

Tra questi notai l'Ugoli-

no che rode il capo all'Arcicivescovo Ruggieri, e con tale atto rabbioso, che quasi non se ne pu sostenere la veduta. Ancora sarei tenuto di credere che dall' inarrivabile architettore

340
dell'

DAME
a
1

E LE BELLE ARTI.
il

Inferno fosse dedotto

concetto di confinar
pesi;
i

gli

avari
nel

obbligali

trascinar de' grossi


carnali

traditori

fitti
i

ghiaccio;
costretti

correnti

su lastre
gli

infocate;
i

golosi

ad ingozzare del fango, e


borse piene del
dire

usurieri cui

demoni

olirono delle

mal

tolto danaro.

A.d ogni

modo convien
nelle cantiche

che

il

pittore

avviv
ed

la

sua fantasia
e per questo

del sovrano poeta

artista,

pot dare tanto forte espressione a quelle ligure da disgra-

darne rOrgagna stesso. Davvero,

che

pittori
lui

come

Dant(^

non

se n videro mai,

giacche l'arte per

divenne naper virt dei

tura, e tal natura, eh'

somma
di

gloria di potervisi accostare,

non che
pennello

altri si

argomenti

sopravanzarlo
Giuliani,

o della parola.

Lettere sul vivente


la

linguagfjio della Toscana, pag. 18. -

Guardate
lato

gran tavola
dei

pi antica,

il

Giudizio,

ove
e

dall'

un

l'esultazione

buoni

in
i

mille ingenui

nobili

aspetti rappresentata;
nelle fiamme da un un demonio, gli avari
petto,
le

dall'altro

condannati,

altri respinti

angiolo, altri nelle fiamme tirati da


e
i

prodighi

che voltano gran pesi per forza di

lascive cavalcate da diavoli, o infilate in


e nel tutto

un palo rovente;

pi potente parola. -

una vita quale oggid non saprebbe ritrarre la Tommaseo, Bellezza e Civilt, 386. V. Nuove indagini, con documenti inediti, per servire alla
Storia della Miniatura, Vasari,
Voi. VI. p. 185. - V. Catal.

delle tavole dell'antica

Scuola Sanese, riordinato nel 1842,


dipingeva nel 1465) In
appi delle
lui,

Slena, Tip. dell'Ancora, 1842.

DOMEMCO
del Fiore

DI

Michelino.
porte

S.

Maria
di

evvi
le cui

rappresentato Dante

mura
di

Firenze,

sono chiuse per

coperto

una
lui

veste rossa, e con in


vedesi l'antro che

mano il suo volume. Presso mena all'Inferno; Dante lo mostra


mirate
di

di

a dito,

e pare che dica a'proprii nemici:

qual luogo io

dispongo.
tosto
il

Ma

la fronte,

per tristezza inclinata, esprime piutil

dolore che la minaccia:


nella vendetta.

cuore dell'esule non trova


s'

conforto

Pi lungi
alhi
Il

innalza

la

montagna
l'albero

del Purgatorio co' suoi gironi,


della vita del Paradiso terrestre.

cui vetta

sta

Paradiso contrassegnato
il

da' cerchi quasi invisibili, che abbracciano tutto

quadro.

Qui trovi Dante col suo volume e

la

sua

cruda sorte.

DANTE E LE BELLE

ARTI.

3il

Ampre,
spositore

p. 37.

debbe
tavola,
il

la

Antonio dei Minori, gi pubblico della Divina Comedia in S. Maria del Fiore, si bellissima lode di aver fatto dipingere questa
P.

Al

coir intendimento di

ricordare

a' suoi concittadini

debito

che loro correva


(n.

di

ricuperare da' Ravennati le


i.

ceneri di quel grande. - P. Marchese, Vite, ecc.

309.

(1)

SiGNORELLi Luca.
freschi rappresentanti
relli,

1440. m. 1521)

Gli ammirabili

richiamano

particolarit.

il Giudizio finale, opera di Luca Signomente certe pitture di Dante per molte Qui, come alla cappella Sistina, la barca piena

alla

di dannati rassomiglia a quella

in

cui

Caronte

li

ammon-

ticchia a colpi di remo.

Alcuni Angeli gettano con molta


celebre gruppo, rappresentante un

grazia
trice
:

fiori,

altri

li

spandono a piene mani attorno a BeaIl

Purg. xxx. 3G.

demone che
Di

trasporta a volo sugli omeri una peccatrice

copiato esattamente da Dante: Inf.xw. Zi.- Ampre, 93.-

questo Giudizio

dipinto

dal Signorelli

nel

Duomo

di

Orvieto, cosi sentenzia l'egregio P. Marchese: Probabilmente

Michelangelo, non pure

il

Cristo giudice dell'Angelico,


il

ma

assai dovette ancora avere studiato

rimanente

dell'

opera

eseguita dal Signorelli, veduta

la quale,

r ammirazione che provasi


del Buonarroti;

alla vista del

scemer in parte tremendo Giudizio

conciosiach

per

il

concetto grandissimo,

per

la

bellezza delle imagini e per lo studio del vero, questo

dipinto di Luca mi parve sempre cosa veramente stupenda.

Reca poi meraviglia


genza del nudo,
forme:

il

franco e corretto disegno,


degli
scorti

l'

intelli-

l'ardire

la

nobilt

delle

pregi tutti che in un pittore del secolo XIV, son

(1) Cos l'Osservatore Fiorentino, V. VI. p.l23, in nota, e cita a questo proposito un Manoscritto di Bartolommeo Ceffoni eh' nella Riccardiana,

sotto

il

n. 1036. -

Trascritta

l'

iscrizione che era sotto

ritratto,

il

Cef-

foni cosi si esprime: Questi 13 versi qui di sopra chesson dipi iscritti

nella dipinttura dove dipintto Dantte Maria del Fiore dove si lege al presente

il

sanit Liperata ora sanit Dante p maestro Anttonio

frate disan francesco (1430J et detto maestro

Antonio

feee fare la detta

dipinttura a riscordhare accittadini che fanno arechare tossa di dantte a Firenze. Egli dunque evidente che il dipinto fatto eseguire nel 1430 dal P. Antonio non potea essere del Michelino, il quale, come manifesto
dai documenti citati del Gaye, non lo condusse che nel 1465, e che per conseguenza l'antica pittura fu tolta al sopravvenir della nuova.

342
degni
(l

DANTE E LE BELLE ARTI.

maggior considerazione.
I. I.

Memorie dei

pii

insi(/ni

pittori, ecc. Yol.


1.

p. 300. - Ranalli, Storia delle belle arti,


p.
I.

244. - Batines, T.

pag. 342. -

Leonardo da \inci. (n. 1452 m. 1019), Parallelo fra Leonardo da Vinci e Dante. - V. Ranalli, Storia delle belle Guardando alle ligure arti in Italia, V. L p. 296-299. del gran Cenacolo, troviamo nella Divina Comedia (per chi

sa

cercarvi)

il

riscontro

dell' espressioni

de' varii

moti

dell'animo prodotte ne' discepoli


del divino maestro,

di Cristo

dall'annuncio

che un di essi lo tradir, da potersi bene inferir questo, che se fra massimi pittori si avesse dovuto scegliere uno, sopra ogni altro acconcio, s per

r ingegno
ta la

e s per la

mano, a condurre

in pittura tutta la

Divina Comedia, di guisa che fosse perfettissimamente ritrat-

mente

e l'arte dell'Allighieri, quel desso sarebbe stato


dall'

Leonardo. E se
dal modo,

unghia

si

giudica del leone, possiamo


ritratti
i

con cui nel Cenacolo sono

vari affetti

degli Apostoli giudicare, che al Yinci soltanto


fallita tutta la difficile e
i

non sarebbe
;

desiderabilissima opera

perocch

detti affetti si riscontrano in guisa nel misterioso viaggio

dantesco, che paiono con la medesima forza sentiti e rappresentati.

Vedi

Ranalli,

Degli Ammaestramenti di

letteratura, IL p. 426-433.

Raggio, sensale, (contemporaneo di Filippo Lippi) storia che

Nella

segue ritrasse
altri

(il

Lippi) Sandro Botticello, suo e grandi uomini


;

maestro, e molti
altri, il

amici

e infra gli

Raggio sensale, persona d'ingegno e spiritosa molto;


l'

quello che in una conca condusse di rilievo tutto


di

Inferno

Dante, con tutti

cerchi e partimenli delle bolgie e del

pozzo, misurate appunto tutte le figure e minuzie, che da

quel gran poeta


e descritte;

furono ingegnosissimamente immaginate


questi tempi

che fu tenuta in

cosa maravi-

gliosa. Vasari,

Le

Vite ecc. Y. 244.

Marco, ossia Baccio Della Porta. Bernardo, ossia l'apparizione della N ergine al pi tenero fra i suoi devoti : Bellissima questa composizione ... Sotto un loggiato, che d accesso ad una

Fra Bartolommeo

di S.

(n.

1469, m. 1517) -

// S.

molto
bella

lieta

ridente

campagna,

la

quale con lontana


il

prospettiva peruginesca

forma

fondo del quadro,

DANTE E LE BELLE ARTI.


vedesi
belliva

33
colui,

prostrato
di Maria,

il

S.

Abate

di Chiaravalle, la
stella

eh' ab-

Come

del sol

mattutina: Par.
spart

xxxii. lOG.

Sopra un deschetto e

in terra

sono
e

volumi che T affetto caldissimo dettava


fosse alcuno che avesse in dispetto questo

al mellifluo;

se

nome

di mellilluo,

che

il

consenso

di molti secoli

ebbe a

lui

conceduto, legga
Il

quelli aurei

volumi e sentir dolcezza


la

di paradiso.

solitario

scrveva appunto le lodi di Maria, quando dall'alto cielo

sopra candida nuvoletta, tu


al

miri

lieve lieve

scendere

suolo col pargoletto Ges, circondata da un coro di Angeli, beare di s il santo e innamoralo vecchio; e a quella
gene Di benigna letizia, in atto pio (C. xxxi.
quella
1

vista egli, per la meraviglia sollevale le palme, di/fuso per


gli occhi e

per

le

62), stimi

voglia dare incominciamenlo a


di lui

bella

devota canzone, che nella bocca


xxxiii. e. del Paradiso:

pone

Allighieri nel

Vergine madre, figlia del tuo Umile ed alta pi che creatura, Termine fisso d' eterno consiglio

figlio,

Oh come
II.

nel vollo

e nella persona

del santo

si

legge

il

caldissimo affetto, e l'estasi divina! - P. Marchese, Vite ecc.,


36. 37.

BuoiNARROTi Michelangelo,

(n.

1474, m. 1564) - Michelan-

gelo un genio trovatore e operatore di concetti e forme


singolari: non volle obbligarsi a legge antica o

moderna

parve che volesse mostrar l'arte nella stessa natura. Io

lo

gli spiriti

vedo nella moltitudine degli artefici, come il Saladino fra magni del limbo dantesco solo in parte. - Guasti, Giorgio Vasari. - L'animo del firentino poeta torn a rivivere
in

Buonarroti,
pi

il

quale, aggiungiamo di pi, n' stata

come una come


di
il

larga manifestazione.
in

E per

certo

non pur
secondo
l'

ammirandosene, continuo studiava


padre suo, come
il

Dante, anzi l'amava


o,

suo genio inspiratore,


autore.
il

la bella fras.e del poeta,

come suo

Or pieno

animo

questo grande amore che fecondava


fu misero

suo pensiero, e

riboccante tutto di sdegno dell'abbandono e proscrizione

onde

il

poeta

fin

dopo

la

sua morte, egli divisava


;

erigergli di sua

mano un mausoleo

se non che, con

danno
in 4t-

immenso

dell'arte, tal

generoso pensiero non venne

'Mi
lo
e
(1).

DAME
Ma
di

E LE BELLE ARTI.

certa cosa che

compagna
gli

di

sue faticose veglie,

sempre la divina Comedia, a cui perpetuare e divulgare nelle forme dell'arte egli attese con isludio costante. E gi, applicatovi lungamente
sua solitudine,
fu

musa

l'ingegno,

concetti del divino divinamente comentava, conducendo egli molli disegni sui cento canti del poema; ma pur troppo tale e prezioso lavoro per in un viaggio da
i

Civitavecchia a Livorno

(2).

IS altri fuori

che

'1

genio di

Michelangelo era tanto da tentare ed eseguire opera cotanto


difficile. -

Buonarroti ha dunque improntate


e dello stile di Dante,
il

le

sue opere senza


ci

dell'ispirazione
escir di
facile
il

ed

in effetto

Roma, ov'

seggio di tutte le

arti,

quivi

sar

ravvisare questo riflesso della luce dantesca nei


5. -

raggi del triplice genio dell'artista. - \.])roiiilhet de Sigalas,

L'arte in Italia,

p.

ii.

e. 6,

tutto

II

In

una messe
le azioni

Lia figliuola di Laban, per la vita attiva, con uno specchio


in

mano
;

per

la

considerazione

si

deve avere per


di fiori,

nostre

e nell'altra,
la

una grillanda
in vita,
e

per

le virt

che

ornano
plativa,

vita nostra

dopo

la

morte

la

fanno

gloriosa. L'altra fu Rachel sua sorella, per la vita

con

le

contemmani giunte, con un ginocchio piegato, e


(Sul sepolcro d

col volto che par stia elevata in ispirilo.

Giulio IL) - Vasariy Vita di Michelangelo Buonarroti, Y. xii.


217. - Sul Giudizio
XII.

finale di Michelangelo,

Y. Yasari, Id.

217.- Chi fra voi ignora che Dante a Michelangelo dett

(1) Il Buonarroti, a' 20 Ottobre 1319, come uno dei membri dell'Accademia Medicea, indirizzando a Papa Leone X un memoriale per chiedere di trasportare da Ravenna a Firenze le ossa di Dante Alligbleri, sottoscriveva a quella supplica cos lo Michelaqniolo Schultore il medesimo a Vostra Santit supplicho, offerendomi al Divin Poeta fare la Sepoltura sua chondecente, e in loco onorevole in questa citt. Questo prezioso documento, il cui originale si conserva nel R. Archivio di Stato, fu stam:

pato per la prima volta da A. F. Cori nelle sue annotazioni alla Vita di Michelangelo, scritta dal Condivi. Vasari, Prospetto cronologico, ecc.
Xli, 337.

(2)

Quel prezioso volume venne


il

in

possesso di Antonio Montanti,

scultore ed architetto fiorentino,

quale, impiegatosi in
il

Roma,

fece

im-

barcare a Livorno
tutto

le

sue robe,

e,

tra queste,

detto' libro,

per farle tra-

sportare per mare a Civitavecchia:


il

ma

carico col suo conduttore miseramente per.

per viaggio naufrag la barca, e - Nota al Vasari,

y.%u.

p. 217.

DAME
(jiiella

E LE BELLE ARTI.

345

maesl
di

d dolori

senza lacrime che impresse sul volto


colle rime severe della

della

Madre

Dio? Dante insegn

sua cantica quel terrore che accumulato dall'ardito pennello signoreggia nelle pareti del Yaticano. - JSkolin,

0-

pere, V.

III. p.

9;

irf.

p.

80 - Il Buonarroti ha specialmente

ammirato Dante, dilettato del mirabile ingegno di quell'uoegli ha quasi tutto a mente. - Condivi^ Vita del Buonarroti, p. 1158. -Qui n'aimeroit lire une page de la divine Comdie devant la Chapelle Sixtine? Qui n' ameroit reconna'itre dans Michel Ange le seul Commentateur lgitime du Dante? Ch. Lahitte, Le divine Comdie avant Dante, mo, qual

Ampre, Viaggio dantesco,


arti in Italia,
i.

90. - Ranalli,
I.

Storia delle belle


I.

296-299. - Batines, T.

p.

pag. 3B8. II.

De

Stendhal (Beyle), Storia della pittura in Italia,

346-379;

The
il

life of 31. A. Buonarroti, by R. Duppe, London, Murray; paragrafo intitolato: Jlis admration of the Works of
-

Dante, p. 165-168.

vie et des ouvraijes de

Quatremre de Quincy, Histoire de la Michel-Ange, Paris, Didot, 1835, 115-

128

Planche, Elude per Michel Ange, Revue des deux


1483, m. 1520)

MonAl

des, 1834, 268-269.

Raffaello Sanzio d'Urbino,


delle eteree regioni,
e
i

(n.

divin Sanzio avvenne d vagheggiare la dolce luce e serena


e quei

raggi

danteschi

che cantano,
di

profili

delle vergini,

il

casto tipo ideale di Beatrice,


l'estasi

simbolo della donna rigenerata,

e l'ebbrezza

amore,

il

raggiare degli eletti e le infinite tenerezze dell'as

nima
non

santa... fu

per fermo lo scolare diligente del Perugino


discepolo di Dante:

men

sollecito

testimonio spe-

cialmente

gli affreschi del

Yaticano, ove non era possibile

mettere tanta

vita, tanta variet

ed eleganza, senza che

il

suo animo non fosse stato altamente commosso ed informato

da spirito poetico. Che


queir unione
rato, e quella

per vero trasparisce in tutte parti

dell' ideale col reale, del

senso vero col figu-

misura d'imagini e d'idee, e tutto quel mistico


Quelle pitture,
lo

simbolismo, nella cui misteriosa rete tutta quanta s'avvolge


l'opera dell'Allighieri.
a ben considerarle,

non pu stare che non rivelino


gieri,

studio serio e profondo


;

che r autore mise nella divina Comedia


direni quasi a

anzi ben di leg-

prima giunta,

chi le

contempla con

346

DAME

E LE BELLE ARTI.

occhio d' artista, vede che quindi proprio attinse quel senso
allegorico, e quel vero spirito,
ne' suoi lavori.

Ond' da
si

dire

che studiossi di riprodurre veramente rara felicit d'inin atto nella pittura
il

spirazione,

onde

fece a mettere

sistema dantesco. Imperciocch filosofo e poeta sopra tutti


gli artisti,

non altrimenti dal


il

fiorentino,

egli

cela la sua

idea sotto

sottil velo dell'allegoria; sicch

vuoi nell'uso

e nelle forme del simbolismo,


il

vuoi nelle aspirazioni verso

bello, e in

somma
ti

in tutto quello

che tocca

la metafisica

dell'arte, egli

richiama a mente Platone e Dante. Onde,


e di sublimi pensieri, o piutil

anima piena d'immaginazione


tosto spirito contemplativo

che non ha chi l'agguagli,

Sanzio
di

si

d a yedere

in tutto lo

splendore delle sue facolt


si

poeta e di filosofo nelle stanze del Vaticano,

veramente

che nel Palazzo dei Pontefici di Roma, tempio vero dell'arte, il genio di Raffaello ha anch' egli mirabilmente incarnata
la

sua epopea,

ma

di di

certo al

potente,

ben che lontano


inspirazione di
i

influsso

dittatura

comune
non

e cristiana

Dante.

soprattutto nella sala della Segnatura,

cui affre-

schi sono avuti in conto

sol di capolavori dello stesso

sommo
i

artista,

ma

eziandio

d'ultima perfezione dell'arte


palpita,

cristiana, direni

come quasi che

respira e

anima

colori di vita immortale, la tradizione dell'AUighieri. Del

resto par proprio che Raffaello avesse in animo di agognare


al

titolo

di

passionato traduttore della Divina Coraedia;


si

conciosiach non
alle quali attinse,

cura affatto di nascondere

le

sorgenti

n quella sua nobile e dantesca parentela


le

ed origine; anzi raccomanda


di Colui,

sue opere all'alta protezione


il

che

gli

accese in petto

fuoco nascosto del genio.


nei quali
si
i

Cosi nei quattro grandi affreschi,


tutta quanta a quei d
si
l'

rappresenta
cui recinti

ampia
l'

sfera

dell' attivit,

fra

adoperava

umana
l'

intelligenza, cio la Teologia,

la Filosofia, la Poesia, la

Giurisprudenza, non solo come una


idea
di Dante,
l'

seconda creazione vi

brilla

anzi proprio

essa vi apparisce per ben tre volte

austera e melancolica
in capo.

figura di lui, con la sua trista corona

Dapprima

vedi quel caro e venerando viso nell'affresco della Teologia, ossia della Disputa del santo

Sacramento

poi nell'altro

della Filosofia, vale a dire nella Scuola d'Atene, ed in ultimo

DANTE E LE BELLE ARTI.


in

347

quello della Poesia, ossia del Parnaso. Nella prima delle


il

quali

severo e lungo profilo del fiorentino Exmio Theo-

logo, fa bella

mostra
dei

di s in

della Chiesa; nelle altre

mezzo ai teologi ed ai dottori due poi sta con Omero e Virgilio


di

a formare

uno

lati

quello splendido triangolo, o


di quel trino

direm meglio, una delle persone


dettata
sala
l'

genio ch'ebbe

epopea

dell'

umanit. Inoltre in questa medesima


d' idee simili e

ha pure

tale

ravvicinamento

lontane,

ma

grandi, operato dall'artista, che non possiamo qui lasciar

senza commemorazione.

Ed

tale:

vale

dire

la figura

simbolica della Teologia apparisce un' inspirazione visibilis-

sima del canto xxx, della divina Gomedia; perciocch ha


tutti

colori di Beatrice.
il

di fatti

il

velo bianco, la veste

rossa,

manto verde,
bellezza.

e la corona d'oliva, sono quelli proal poeta,

pri coi quali ella


dell'

apparve

simboleggiante l'ideale

assoluta

E
ti

basti che tu

veda questa divina


:

creatura, perch tosto

corrano alla mente que' versi

Sovra candido vel cinta d' oliva Donna m' apparve, sotto verde manto.
Vestita di color di fiamma viva.
v. 31.

\.

Drouilhet de Sigalas, L'Arte in Italia,

p. 2. e. 6. -

Ogni

volta che nel Canto IV. dell' Inferno dantesco leggiamo quel
concilio di sapienti, siamo forzati a ricordarci della scuola

d'Atene pennelleggiata da Raffaello nella prima stanza del


Vaticano, e quando
ci

accade
in. 234.

di

guardar questa, tornaci a


Ranalli, Storia delle Belle
- Rio,

mente

la descrzion

dantesca. - Ranalli, Defili Ammaestra-

menti di Letteratura,
Arti in Italia,
i.

H63. -

Ampre, Viaggio dantesco, 90.


eh. viii. ecc. ecc.
(u.

Form, de V art Peinture,

TiNTORETTO GIACOMO, ROBUSTI,


eh' di presente a Parigi,

1512, m. 1594)

E avvi-

siamo particolarmente rimemorare una tavola del Tintoretto,


nel

sentante
tutto

il

Paradiso, pensiero,

Museo del Louvre, rapprecome ognuno pu vedere al


di

dantesco.

Nella

parte

superiore

questo dipinto

splende quell'eterna ed increata luce contemplata dal poeta,


la

quale alimenta e feconda s stessa, splendore


:
:

e diffonde intorno

infinito
la
i

di sotto poi

Ges

Cristo che incorona

Vergine

vengono appresso
i

gli Apostoli, gli Evangelisti,


i

Padri della Chiesa,

Martiri, e

cori degli Angeli, disposti

348

DAME
i

E LE BELLE ARTI.

secondo

loro meriti e distribuiti in giri gerarchici,

come

sono descritti dall'Allighieri. La Gloria del Paradiso del medesimo pittore, che ritrovasi nell'ampia sala del Palazzo
dei Dogi in Venezia, in vasta tela di trenta piedi di altezza,

e ettantaqualtro di lunghezza, del pari tutta quanta piena


dell' idea di

Dante. - Droiilket de

Sifialas, Id. - Colelll, Illus.

della divina Comedia, xviii.

D'Empoli Giacomo, Chimemi. (nel 1600). - Gli Allighieri possedevano nella Chiesa priorale di S.Remigio, anticamente S. Romeo, una cappella gentilizia al lato destro dell' aitar
maggiore. Caduta
in propriet di Nicol

Caddi, lasciava per


della Tergine,

testamento

a'

suoi eredi

che vi fosse dipinta una tavola,


4

rappresentante l'immacolata Concezione

che se ne togliesse

il

concetto dalla divina Comedia. L'opera


d'

fu allogata a Jacopo

Empoli

che condusse

il

lavoro ad

imagine del pensiero


donna, C.
xxiii. V.

di

Dante, che nella visione della Ma-

95 del Paradiso dice:

ii cielo scese una facella, Formata in cerchio a guisa di corona, E cinsela, e girossi intorno ad ella... Io sono amore angelico, che giro

Per entro

L' alta letizia che spira del ventre,

Che fu albergo del nostro desiro

mentre Che seguirai tuo Figlio, e farai dia Pi la spera suprema, perch gli entre.
del ciel,

E girerommi, Donna

CoRNELius Pietro.
tolti

Il

Cornelius condusse nove disegni


ei

dal Paradiso di Dante eh'


in

dovea colorire nel Casino


D questi

Massimi

Roma, presso

S.

Giovanni Laterano.
Il

Cartoni cos ne parla l'Artaud:

y a neuf lableaux, l'or-

donnance
a de
.le

est sage, les poses sont majesteuses, la composition

la verit, les draperies

sont amples et bien raisonnes.


vif,

trouverras peut-etre quelque chose de trop

dans les

regards des personnages graves, qui ont les uns avec les autres une ressemblance qu' il faut eviter, mais les visages

des anges sont varis et pleins de charmes. Artaud, Histoire de Dante Allighieri. Il Batines, l'Ampre, il Druilhel de Sigalas
vogliono che
disegni,
allora
il

Cornelius vi avesse pure affrescato

suoi

ma vi furono invece dipinti da Filippo Weit, perch Piccarda e Costanza: da Roma fu chiamato a Monaco,
i. ii.

Par. C. iii-v.;

Giustiniano Imperatore e Romeo: C.v-vi;

DAME
HI. S.

E LE BELLE ARTI.

349
iv.

Carlo Martello, Cunizza

eRaab:

C. viii. e ix;

e v.

Tomaso e
VI.

S.

xiv-xviii;

Bonaventura: C. x-xiv; v. Camagidda: C. David e Trajano: C. xviii-xx. vii; S. Pietro

Damiano
IX.

e S. Benedetto; S.

Macario

e S.

Romualdo: G.xxiC. xxiii-xxvii;

xxii; vin, S. Pietro, S. Jacopo e S. Giovanni:

La

Ss. Trinit:
i

xxvu-xxxiii. -

Il

Cornelius nel 1859,

espose a Berlino
gli altri

suoi Cartoni,

ma

Danteschi furono tra

applaudi lissimi

Giuseppe

Cook,

tirolese,

nella

ridetta

villa

Massimi

affrescava pure due grandiosi dipinti: nel primo vi ritrasse

Dante

investito

dalle
;

fiere,

in

tormenti dell' Inferno

nel secondo,
ivi

porta del Purgatorio, e


dolce assenzio
de'

pure

la

un sol quadro tutti i Dante con Virgilio alla montagna ove si hee lo
e che dirizza
iii.

martiri (P^r*/. xxiii. 85),


fece torti: Id.

coloro che

il

mondo

125.

Scaramuzza FraNCesco. (prof. dell'Accad. di Parma) - Io dipinti del prof. Scaramuzza, non saprei meglio ricordare artista tra valente e gentile, non so qual pi, e da lui condotti con rarissimo magistero nella sala della R. Biblioteca di Parma, che con le stesse parole con che complacevasi
i

di far

pieno

il

mio desiderio. di

Ivi,

per esperimentare un

mio metodo particolare


fu allogata

dal

Governo
e

per

la

quale... accolsi

mi M.Luigia (1842) una parete, l'idea di rappresentarvi una scena


di

dipingere a cera sul muro,

della divina
di

Comedia,

precisamente quella dell'incontro


altri

Dante

e Virgilio

coi quattro

maggiori poeti della


affidala

antichit. altra

Dietro

codesto primo saggio mi venne


sala,

parete
che

della stessa

e vi dipinsi
filosofica

il

Maestro di
Parve

color

sanno

sedente

tra

famiglia.

non dispiacesse del tutto quel lavoro, perch di Ti a breve tempo me ne venne allogata anche la gran volta, e si fu allora solamente che mi venne pensiero di farne una stanza
che poi dovesse
gi eseguite ad
dirsi

di Dante,

collegando
fu,

le

due scene
indi

un concetto che non


;

ma

che avrebbe
usare

dovuto essere 'primogenito


ogni mio potere per
tale.

che perci

dovei

farlo,

a lavoro
il

finito,

credere o parer

Come

io vi

sia poi riuscito,

lavoro

da chicchessia giudicato:

fatto

si

l per essere che della parte orna-

mentale giudicai fare come un sunto simbolico della divina

350

DANTE E LE BELLE ARTI.

Comeclia, dipingendovi le qualit parsonificate, che, a mio parere, pi caralierizzano il sacro poema, e cos: la Giustizia;
la

Yeril;

la

Storia;

la

Religione;

r Armonia;

la Filosofia e la Satira; poi

la Teologia; l'Amor della gloria,

del Prossimo, di Dio, ecc. ecc.: vi simboleggiai l'Inferno, il Limbo, il Purgatorio ed il Paradiso cui corrispondono nelle
relative
parli diversi scudetti

con analoghi episodj, e nel

centro della volta, come a bassorilievo,


glione rappresentante
il il

un grande medaaiuto
delle

poeta medesimo in atto di suonare


l'

plettro,

nel

mentre che implora


e della Mente

Muse,
che

dell' alto

ingegno,
indi,

che avea scrtto d

avea veduto;
in

per legarmi a quanto era gi stato di-

pinto nelle sottoposte due pareti, cominciai dal rappresentare

uno

de' quattro

grandi

specchi che rimanevano della

volta, la divina Clemenza, che, chiamata Lucia, le


di recarsi

incombe

da Beatrice
al

e di contro. Lucia stessa che invita


gli altri

e pressa Beatrice

soccorso di Dante: per

due

specchi non mi venne di trovare altro spediente, per non


uscire dalla complessiva unit che mi era proposto che di

rappresentarvi due cori di Angioli e Angioletto; l'uno di


cantori
e

arpeggiatori
la

che sospendono

le loro celesti

ardi

monie, mentre parla


e di pace, cui
fine
la

divina Clemenza;
fiori

l'altro,

come

seguito a Lucia, recando

ed ulivo in segno

di gioia

missione della Loda di Dio vera era in

per apportare, col mezzo di Beatrice, al travagliato

poeta. - Cos passando alle ancor vuote pareti inferiori, potei


raffigurare Dante,

quando

come quei che con lena affanata


lo

Uscito fuor del pelago alla riva^ Si volge all'acqua perigliosa,


e

guata ... Si volge indietro a rimirar

passo

....

Di

seguito,
serere...,

quando egli s'incontra in Virgilio, gridando: Mipoi li ho figurati davanti la porta dell'Inferno, dove
il

Virgilio lo eccita a deporre ogni vilt; vedesi poscia

vecchio

bianco per antico pelo. Gridando: Guai a voi, anime prave...,

e da queste rappresentazioni

Limbo sovraccennati.
per la lor forma e
l'argomento,

si viene ai due quadri del Rimanevano altri minori vani, che posizione non ammettevano di continuare

senza manifesto sconcio d'ordine e di unit,


di coprirli

per cui

mi decisi

con qualche

altra

cosa

di

simbolico e di ornamentale allusivo per sempre al soggetto

DAME
medesimo
sopra
;

E LE BELLE ARTI.

351

e cos,

ai

due

triangoli o pennacchi della prin-

dipinsi due geni della Fama: due spazi irregolari che stanno superiormente ad altre due lncstre della sala, sono dipinti a basso rilievo, intrecciati a fogliami, geni della poesia che declamano suonando la lira, e figure rappresentanti pure l'Inferno, il

cipale finestra semicircolare,

Limbo,
di
i

il

Purgatorio

ed

il

Paradiso:

in

altre

due

liste

muro

agli angoli della stessa parete

ho figurato, nell'una,
Fortezza

sette vizi capitali; nell'altra, la Fede, la Speranza, la Ca-

rit, la

Prudenza,

la

Temperanza, e
d'entrala

la
la

finalmente

sulla

porta maggiore

dedica a Dante, cui


di frutti

fanno corona de' putti a chiaroscuro, con guindane


e di fiori. :

La Sala fu condotta a termine nel 1857 il lavoro lodatissimo. Pure, mi aggiungeva l'egregio professore Scaramuzza, che ove l'allogagione della sala fossegli subito stala
affidata per intero,
arti belle,

se

tempi fossero corsi meno

rei alle

pi grande senza

meno ne sarebbe

se^guito
il

lo

svolgimento del concetto che avrebbe esteso a tutto


delle
s'

Poema:

d'ordinario, quanto maggiori sono a superarsi le difficolt


opere,
l'artista
si

ratbrza

ingiganteggia per

si dire,
il

e de'suoi sforzi
giudizio;). (16

maggiore entusiasmo, si anco meglio

disposto ad ottemperarne

Giugno 1861)
prof.

YoGEL

DI

VoGELSTEiN Carlo, La Comecla di Dante Alli-

gheri (1844)

ninno, cos

il

mio carissimo amico

Giuliani, nella sua nobile illustrazione di questo dipinto, a

niuno tuttavia era


(

fin

qui

entrato nell'animo,

non dir

cosa che sarebbe stata d'impossibile riuscimento) di tutta


in

dipngerla

un

sol quadro,

ma

prendere a figurarne

quel tanto che bastando all'unit, esprimesse viva l'idea

ed

il

fine

di

quel miracolo dell'umano ingegno.


difficile

questa

impresa per
cjoh
d

a condursi,

applicossi coli'

mano
il

il

valente artista e dotto letterato

animo e Carlo Yogel


s'accese
e

Yogelstein.

L'amore grandissimo

che

in

lu

verso

sommo
:

cantore dei tre regni, e che per lunghi

continui anni and rinfiammandosi, gliene dest nel pensiero


il gran disegno e come quegli, cui le forze rinvigorite dal buon volere pareano bastare a tanto, us il pennello ad in-

carnarlo

e ci fece
sottile

con tanta maestria da maravigliare

ogni pi

intenditore

La tavola architettata,

3o2

DANTE E LE BELLE ARTI.


lo
siile

secondo siccome
del

di

queir

eia,

presentasi a un

dipresso

la facciala del

duomo

di Orvielo, e in altezza
Il

d'un

dieci palmi e mezzo, e in larghezza di otto.

sollerraneo

sopra

tempio rimane spaccato e aperto in archi avvoltati quattro pilastri, e su nel piano terreno a giusta
del

distanza ed in armonica prospettiva dispiegasi. Firenze colla


bellezza

suo orizzonte e colla


il

maest de' suoi

edilizi,

monte dell'antica Fiesole. L'atrio si conforma ad arco soverchiato da un frontone quinci e quindi lo fiancheggiano due colonne intrammezzate da un conveniente spazio, e sostenenti da ambe le parli un frontone
sovrastandole
;

minore
in

in

grandezza,

ma
la
il

somigliante a quello di mezzo.


Croce, e nell'altro a destra avvi
e

Sopra questo s'inalbera


figura
di

statua

Papa,

nel

sinistro

similmente
egli,
l'

collocato r Imperatore.

ci era richiesto, e

ben

in-

signe artefice, seppe valersene a significare che la Religione,


il

Papato e

l'

Impero,

le parti

guelfa e ghibellina,
sul

si

furono

le cagioni

che potentissime operarono


soggelti.

divino poema.
si

Secondo

l'

ordine e la convenienza di queste parti


i

ammi-

maggiore di proporzione a tutte le altre, campeggia nel mezzo quasi rimanesse dentro dell' atrio del tempio, e la sua persona
rano disposti e figurati

E Dante,

in figura

stesse co' pie sul sarcofago di Beatrice. - L'Inferno imagi-

nato nella parte inferiore, che al)braccia tre scompartimenti.


ISel

primo a destra

si

finge rAllighieri nellatto che fuggilo

dalla selva ed impedito nel


fiere, s'

nuovo camino da
;

tre orribili
l'

incontra con Virgilio

il

quale a trarre

infelice

da un

mal passo,

lo conforta a prendere,

ed intanto gliela
i.

viene additando,

la via

per all'inferno: Inf.

90. Nella parte

mezzana
ed
viiL 31.

lo

vediamo gi bene Innoltralo nel

faticoso viaggio,

in quella di essere alle

prese con Filippo Argenti: Inf.

Lo strazio, che di costui prendono le genti fangose, porge a Dante il maggior saggio che delle pene infernali
potesse mal. In lontananza mirasi Dite colle sue infocale
e in disparte l'Angelo

torri [Inf. viii. 67),

che

si

muove

ad aprirne l'entrata ai poeti. Neil' ultimo quegli ci appare tutto pieno di spavento e come abbandonandosi e volendosi
stringere a Virgilio

per divellersi dall'abisso. si

Il

pittore,

usando

di quei

vani e quasi peducci che

formano dagli

DAME
archi avvolgendosi su
in
i

E LE

BELLE ARTI.
ci

3ol{

pilastri,

present in piccolo ed
di

chiaroscuro alcuni dei


la

moltissimi tormentali,

cui

piena

Cantica' dell'Inferno. Ci sono, a cominciare dalla


del

sinistra
i

riguardatore
i

peccatori carnali,

simoniaci,
si

barattieri ed

ladri. -

Le scene del Purgatorio

contemtroppo
Nel

plano rappresentate dentro allo spazio compreso nelle colonne;


e perocch questo intramezzo
fu

distendevasi
in

pi alto che largo,

acconciamente partito
ci

due.

primo, a manca dlia pittura,


lutto
colla

ritrae

Dante non ancor del


msferio,

persona

riuscito

all'altro

ma

gi

rivedendo

le stelle; in

quello di rincontro lo vediamo condi Casella;

solarsi al dolce canto

e nell'altro

di

sopra e

dalla sinistra, lutto


giolo,

compunto chiedere misericrdia all'Ansia dischiusa l'entrata al


di

acciocch

gli

Purgatorio:

Purfj. IX. 109.

Sulla porta
il

questo ed

in

lontana vista
x. 112.
il

sta ligurato in parte

girone dei superbi:


ci
si

Dirimfuoco a

petto al quale,
elle si

ma
il il

pi basso,

rappresenta

rimonda

peccalo

di

carne (xxlV. 130): e ad una


fa
ci

eguale altezza
ciandosi

paradiso terrestre, dove Matelda, intrecdi fiori,


si

una corona
il

innanzi al gran poeta:

xxvui. 40. -

frontone destro

mette

in

vista

il

Carro

tirato dal Grifone con in

gran parte quelli che lo accompagnavano (xxix. 43; XXX. 73.), e Beatrice, la quale si leva
velo dalla faccia per iscoprirl
tutta lieta
e ridente
ci

il

al
si

suo lido amante. Nel


rappresenta
la

sinistro,

quarta

famiglia [Par. x. e

xi.)

dell'altissimo Padre. Quello di

mezzo

ne invila

\m

a contemplare la milizia santa intorno intorno

all'eccelso .ti'ono di Maria, e sovrastata 43d illuminata dalla

piena luce che dillbndono


xxxii. xxxin.

le tre santissime-

Persone:
di

Par.

Chi voglia conoBcere


il

le

bellezze

questo

mirabile dipinto legga per disleso

Ragionamento succen-

nato del Prof. Giuliani, Alcune prose, ecc. Genova, Ferrando,


1851, pag. 57-109.

et

PJpmdes principanx du Faust, de

la

Divine Comdie

de VEnide de Vrgile, avec Introduction ou texte cxpl-

catif.

Munich, Libraire E. A. Flcischmann, 1863.


il

Tra

gentilesimo

di-

Virgilio e la filosofia del secolo di

Goethe, cio tra T antichit e l'evo moderno, Dante merita-

mente

in sulla

tomba

di Beatrice s'asside, e sta

nel mezzo,
83

VOL.

II.

354

DANTE E LE BELLE ARTI.


le
il

cantore e maeslro airurnanil della sola strada per cui fia dato di cogliere il meglio possibile nella presente ed

perfetto e non pi perituro della vita eterna. Chi non dir

pertanto sapientissimo

il

concetto dell'insigne artista e pitdel principio cattolico

tore Cav. Vogel di Vogetstein, che per dar risalto e mettere


in evidenza la santit e prevalenza

e dell' insegnamento teologico ha voluto e saputo ravvicinare


al cantore del cristianesimo quello dell'antica

Roma

e della

moderna Germania? Fausto,

nel mezzo di un'ancona, distri-

buita a comparti gotici, che resta abbarbagliato dalla luce

superna, di cui non sostiene lo splendore, mentre d'attorno

sono bellamente rappresentati

fatti principali di

quel poe-

ma

...

La seconda,

nel

modo

stesso fa veder Dante affissato


gli

con franche pupille nella divina luce che


e trionfa nel mezzo dei quadri

piove dall'alto,
della

principali
in

sua trina

canzone:

la

terza,

scompartita

forma

mostra nel mezzo l'incendio spiegata nel contorno tutta


scolpiti

di Troia,
la

romano, Enea che fugge, e


di stile

pompa
il

dei

fatti

principali
il

nell'insuperabile Eneide... Fatto confronto tra


filosofico
di

concetto

pagano

di Virgilio ci

Dante ed il sar forza ammirare nel gran toscano


Goethe,
teologico
di
i

quel sole in pien meriggio che tutti in s concentra


della teologica luce
e del vigor del cielo
il

raggi

mondo impreota.
- V. Gaz.

Filippo

DJ Scolari,

Yen. 19 Marzo 1862

Yen. 3.

Apr. 1862.
Bertini Giuseppe, milanese (1852), -Dante, grande ve Essa ordinata in modo da poter apad un grandioso fenestrone archiacuto, che misurato orizzontalmente fino allo svoltar dell'arco, abbia la larghezza

triera colorata. -

plicarsi

di 2 metri, e 7 di altezza dalla serraglia dell'arco, perpendicoIl soggetto una rappresentazione allegrande dei poeti italiani, a Dante; ed spartito in quattro campi principali, tre de' quali si alzano, quasi tre liste perpendicolari, dalla base, e vanno divisi

larmente alla base.


gorica
al

pi

dalle barre che volgons ad arco-acuto sopra ciascun d'essi,

lasciando poi formarsi un quarto

preso nel timpano dell' arco ...


sulla nobile fronte di

Dante del

campo nello spazio comE ben la sventura sta tutta Bertini. Egli occupa il campo

DAME
largo

E LE BELLE ARTI.

355
ed seduto su

delle liste laterali.

Tiensi di faccia,

d'un magnifico
tutto a
trafori

stallo di pietra, ricco di dilicate colonnette

e di leggieri musaici,

sormontato da un elegante pinacolo

svariati.

Leggermente inclinato
le

in

avanti

colla parte superiore del torso, sulle sovrapposte ginocchia


il

poeta protende
fogli

ambe

braccia; le mani
del suo poema,

si

congiiingono
lo
stilo

posate sui

staccati

mentre

inerte s'intreccia nella destra; pur quasi in atto di vergare

uno

di quei

tremendi versi che


che
i

il

rimpianto della terra na-

tale strappa all'esule e

secoli venturi si

tramandano
gli

come un eco
involge
il

di

maledizioni.

Un ampio

lucco violaceo

corpo, e sopra, una cappa scarlatta che in larghe

pieghe

gli

cade lungo

il

basso dello stallo e s'adagia sotto


lo

ai piedi,

che sporgono insieme con tutto

stinco

dello

sparato del lucco con tale perfezione di disegno,


di vederle agitarsi convulse.
Il

che par

capo coperto da un bianco

cappuccio,

ricinto

del

becchetto,
di Giotto,

come

lo

vediamo nella
in

imagine giovanile, opera


in

da pochi anni trovata


gran parte
e spiri-

Firenze.

Anche
delle

nei lineamenti

serbato

questo singoiar
tual idea

tipo,

onde

ci

sorse

una pi vera
che
ci

forme del poeta

di quello

traman-

dassero

le consuete imagini arcigne e contratte della sua ultima et. Nel suo complessivo atteggiarsi, nella semplicit lo

grandissima delle linee che

disegnano allo sguardo, avvi


che par proprio
le

un non so che il leone quando


nari
si

di colossale
si

ed imponente
si

posa.

Il

labbro

pronuncia a sdegno,

gonfiano

d' ira,

e lo sguardo grande,

acuto, fiam-

in

meggia sotto l'ombra dell'occhiaia profonda, e s'affisa: chi? No, non n volto al cielo, n chino alla terra;
par ch'egli s'intenda
orizzonte, par che
in

alcuna tremenda cosa, sull'estremo


gli

una lagrima

righi la gota:

certo ei

sogna

la

patria perduta. - Nello scomparto perpendicolare,

a sinistra del poeta, la sua donna.

Posta su d'un piano

pi basso, e ritta della persona, sta in alto di


passo,

muovere
il

il

raccogliendo

la

lunga veste cremesina ed

ricco

mantello broccato in oro, ma con piglio cosi gentile e contegnoso che non oserebbesi dubitare di vedersi dinanzi la giovinetta figlia di Folco Porlinari, quando tenne il cuor
di Dante,

prima

chW

fuor di puerizia

fosse,

ech'eglican-

3o()

DAME

E LE BELLE ARTI.

tava ne' suoi primi versi qual cosa venula dal cielo per mracol mostrare. Essa una figura indescrivibile nella sua verginal limpidezza, nella sua posa soavemente tranquilla;
e la luce che la irradia
le

lulla di rimbalzo,
destra,

venga dietro

la

spalla

comecch essa v'aggiunge un'aria di La sua Malelda


il

mistero e di grazia incomparabile

fa

degno riscontro

alla Beatrice; quasi

secondo genio tuverso della


e

telare del poeta, quello per

cui

and mondo d'ogni labe

nel ruscello di Lete. Essa raffigurata,

come

il

leggenda:
fianco,
il

cantando

scegliendo fior da fiore,

muove

di

come

chi mette piede,

capo nell'estasi

appena innanzi piede, alzando del canto, e mentre colla sinistra mano
della verde vesta,

sostiene in
stelle,
i

grembo

trapunta

di

bianche

fiori

gi raccolti, stende, quasi astrattamente, la destra

al

gambo
nella

d'

un lussureggiante papavero,

in atto di spicear-

nelo. - Nel quarto

campo

principale che

si

apre,

come dicem-

mo,
ed

sommit del timpano, sta seduta

la

regina del celeste


il

regno, in bianche vesti; sostiene nella destra


ai fianchi di lei

mistico giglio,

uno stuolo volante d'angeli devoti si china, cantando le sue lodi. Havvi tale una semplicit, ed una convenienza di concetto e di forme in questo gruppo che appare di primo tratto, come il Bcrtni, nell'alto di
delinearlo, s'inspirasse direttamente nelle tavole del beato

da Fiesole. Quasi poi a dividere e scompartire all'occhio questi quattro campi, corrono lungo le aste perpendicolari dei tralci che vengono ad attortigliarsi sopra le figure e
formare dei sottoarchi
diversi sensi,
acuti e ad incrociarsi di

nuovo

in

timpano a diversi spazii, a segmenti acuti, a nodi e gruppi donde spiccano e si svolgono fogliami a lembo ottusamente intagliali, ripiegandosi in graziosi modi, come li vediamo attortigliarsi lungo i
cos origine nel

dando

frontini dei monumenti del XIV secolo. L'artista seppe ben anche trar parte dagrinterstizii lasciati nelle spire superiori di questi meandri: sopra la Matelda s'apre in piccolo spazio

l'aspetto infocato della citt di Dite, e poi verso

il

nasci-

mento

dell'arco

si

tiene,

in

piccola figura,

S.Domenico;

dall'opposto lato, corrispondono l'incontro delle belve nella


selva selvaggia, ed
chiaro-scuro,

il

11

Serafico d'Assisi;

nel mezzo a solo

poeta caduto pel racconto di Francesca.

DANTE E LE BELLE
In Ionio intorno a tu ila
la

ARTI.

357

forma della vetriera corre una


alterni

larga zona a rosoni quadrilobali,

con un dentello
tutta

nero su fondo cremesino,

che serra,

quasi cornice,

insieme questa composiziouc ... MoKjerl, Crepuscolo di Milano, N.*' 4. 1853. - questa l'opera pi bella, scriveva
I.

Cant,

e pii

commovente che

sia slata

commessa

alla

lucida superlicie del vetro. Traeva la moltitudine milanese

a veder questa aftettuosa rappresentazione del pi gran

poema
un
'

e del pi gran cantore italiano, e ammirare come giovine, poco oltre i venti anni, avesse saputo in-

terpretarlo cos potentemente.

del giovine italiano arrestava la

Anche a Londra il lavoro comune attenzione, e Blan-

qui con un semplice

ma entusiastico aggettivo lo chiamava vetro stupendo. Cos l'Italia avea mandato a gareggiare nobilmente un saggio dell'arte rinata coi saggi che vi
mand
di
la fabbrica di Parigi e
il

quella ancor pi meravigliosa

Monaco- - Y.

Sonetto

del Cav. A. 3Ialfei


di

a Giuseppe

Berlini,
di

quando recava all'esposizione


lui

Londra l'apoteosi

Dante da

smaltata sul vetro.

Versi edili ed inediti

1.81).
BiGiOLi PROF. Cav. Filippo.

Galleria Dantesca, o

la di-

vina Comedia interpretata dalla pittura.

Quante sono

nazioni educate al culto delle lettere e dell'arte tradussero

comentarono nel proprio idioma la Divina Comedia di Dante Allighieri, che a buon diritto si appella il poeta universale, il poeta dell' umanit. Siccome per ai commenti e
e
alle versioni

non

dato d parlare alle moltitudini, cos a


si

popolarizzare quell'immenso poema,

volulo che
di

la

pit-

tura pagasse anch' ella

il

suo tributo

ammirazione

al

cantore dei tre regni. Quest'opera


ideata e condotta
dal cav.

difficile

ed interessante,
valore
i

a termine

con gravi dispendii e fatiche

Romualdo

Genlilucci,

venne confidata
coloriti

al

artistico del prof. Filippo Bigioli,

che invent e disegn

27 grandi quadri
dal
eh.

(metri G per 4)
di

dal medesimo,

prof. Chierici

Palotli di Napoli, dal Grandi,


artisti.

Modena, dal rinomato Vincenzo dal Guerra ed altri distinti

di civilt

La Divina Comedia pertanto, il poema che fu germe e sar sempre la meraviglia dei secoli, stalo

compendiato ne' seguenti argomenti.

358
Jnf.
I.

DANTE E LE BELLE ARTI.

Dante smarrito nella


cesco.

selva.

Grandi Franbelve.

II.

Dante
liolti

alla

vista

delle

tre

Pa-

Vicenzo.
alla porta dell' Inferno-

III.

Dante e Virgilio
Caronte

Gierra Achille.
IV.

al tragitto

dell'anime. -- Paiotti

Yicenzo.
V. Gli spiriti

magni

ai

campi

Elisi.

Grandi

Francesco.
VI.
VII.

Giudizio di Minosse.

Guerra

Achille.

Paolo e Francesca nella bufera.


cav. Filippo.

Bifjioli

vili.

Ciacco

fra gl'ingordi.

Palloni Vicenzo.

IX. Strazio di Filippo Argenti.

Biffioli cav.

Filippo.
X.

L'Angelo che sgrida

demoni

Dite.

Cherici prof. Alfonso.


11.

L'Arche Capaneo

di

Dite

Farinata.

Grandi

Francesco.
XII.

fra

violenti contro Dio.

Cherici

prof. Alfonso.
Xiii.

Furore dei demoni acquetali da Malacoda.


Paliolti Vicenzo.

XIV. Gl'Ipocriti e Caifasso.

XV. Bertram dal Bornio.

Guerra Achille. Guerra Achille.

XVI. Ugolino e l'Arcivescovo Ruggieri nell'Ante-

nora.

Grandi

Francesco.

XVII. Lucifero nella Giudecca.

Guerra

Achille.

Para.

XVIII. Virgilio e

Dante innanzi Catone.


al

Grandi
Paiotti

Francesco.
XIX. La nave governata dall'Angelo.

Vicenzo.

XX.

due poeti e
Casella,

le

anime intente

canto d

Chierici prof. Alfonso.

XXI.
XXII.

Dante sogna l'aquila d'oro. L'Angelo a custodia del Purgatorio.


rici prof. Alfonso.

Che-

XXIII.

superb caricati di pietre. Guerra Achilli.

DAME
XXIV.

E LE BELLE ARTI.

359

Matilde nel paradiso terrestre.


Il

XXV.
Par.
XXVI.
XXVII.

carro

(ii

Beatrice.

Grandi Francesco.

Il Il

trono della Vergine.


trionfo della

Paliotti Vicenzo. Divinit. Paliotti Vicenzo.


artistici letterari!
i

D questa Galleria dantesca, oltre la Minerva Romana,

V Album e V Eplacordo, giornali


Podesti,

di

Roma,

ne portarono favorevolissimi giudizii


Gagliardi, Coqhetti,
e'

rinomati professori

Consoni,

Gnaccarini, Brodsky
Capalli.

Wolf, Porcelli,

Ormerville, de Paris, Lavalleri,

Gaspare Mastini raccolse tutte queste autorevoli opinioni in un libro che gli piacque intitolare Giornale della Galleria Dantesca,

Roma, Aureli 1861.

fu

veramente un

giorno festivo per


sacro Collegio,
artisti

Roma

il

7 Feb. 1861,

in cui dinanzi al

al

Municipio romano, alla Prelatura, agli


la Pontificia

che compongono

Accademia

di S.

Luca,

e l'insigne Congregazione dei Virtuosi al Panteon, e al fiore


della nobilt

romana venne per

la

prima volta nella Bi-

blioteca del palazzo Altieri esposta la Galleria Dantesca.

E l'Accademia pure
21 Aprile 1861,
in

dei Quiriti, nell'adunanza solenne del

ha per costume di celebrare il Roma, regina dell'arti, volle festeggiato il sommo poeta italiano, e convenne ad applaudire le stupende concezioni pittoriche che compendiano sublimi suoi versi. Ben
che
natale di
i

cinquecento persone assistevano a tale straordinaria ed in

vero

imponente
di

festa,

che
tela,

chiamiamo dantesca
o

Allo

scuoprirsi

ciascuna
il

meglio nei 27 quadri che


furono recitate altret-

compendiano
si

poema

dell' Allighieri,

tante composizioni poetiche, allusive

ognuna

al

quadro che

mostrava ... Questa Galleria dantesca che cost al suo proprietario cav. Genti lucci oltre 150 m. lire, imprender
il

giro delle principali citt di Europa. -

gran quadri, con


si

facile

meccanismo,

nello spazio

di

due ore,

svolgono

l'uno dopo l'altro, sotto una colossale cornice senza interruzione.

TELE AFFRESCHI E
IL CUI SOGGETTO PRESO

SCUITLRE

DALLA DIVINA COMEDIA (D

FiletU Giulio, d Messina, Dante nella selva [Inf.


espos. Hai. in Firenze, 1861. 3forfihen Antonio,
tre fiere {Inf.
i.

i.)

Prima

Dante impaurito per V incontro delle


61.)

31); Esposiz. firentina, 1836.


i.

Bisi Giuseppe, Selva con Dante e Virgilio, [Inf.

(1)

Lcs nrtistes se sont toiijours phi reconnatre un frre dans


ils

le

plus plat,ique des potes,


le

ont aim luttor avec la majje colore


fier

de ses paroles et

dessin

si

prcis et si

et dangereu?e, et d'

o est

sorti

vanqueur
le

la plupart

deses tercets: lutte difficile du temps le pote,


le

qui n'avait cependant, pour combattre contre les puissans moyens niatriels

dont dispose l'artiste,

que

armes en apparence abstraites de

parole et du rhythme. Dante interesse les artistes non-seulement


les intcressent les autrs potes,

comme

en tant

qu'hommes dous du sens du


de celui qu'

heau
!es
ils

et

prdisposs par les habitudes de leur profession ie sentir sous


le

formes diverses dont peuvent

revtir les arts rivaux

exercent, mais en tant qu' tiommes de nitier, en tant que peintres et

Ils l' interrogentavec curiosit, comme s'il avait leur rvler quelque secret important sur leur art, tant ses procds potiques et ses mthodes leur paraissent analogues aux leurs, Ils trouvent dans ses visions tlimes les mieux appropris leur inspirations. Il leur semble qu' en s'emparant d'un de ses pisodes, ils n'aient qu' faire une transcription ldle et correcte de ses paroies pour composer une oeuvre qui satisfasse toutes les exigences de la peinture ou de la sculpture. Us sentent que

sculpteurs.

leur seul danger dans une telle transcription est de parler moins forte-

ment aux yeux par


sent,
ils

les lignes et les

couleurs que ne parie


les

le

pote par
ils

iaseule force de son discours, et que, malgr

moyens dont

dispo l'at-

doivent craindrede ne pouvoirsurpasser l'expression pitloresque


effet

de ses tableaux. Qu'est-ce que la sculpture peut ajouter en


titude que
le

pote a donneo dans un seul vers Sordello ;de Mantoue ? Et que pourrait ajouter ia peinture la plus dramatique l'expression de

Farinata se dressant

dans

la

aulfureuse, et regardant autour de lui


ropris ?

fantasmagorique clairobscur de sa fosse comme s'il et eu l'enfer engran


les adrairatcurs

Vou$ voyez de queis points extrmes Ycnnent

de

DANTE E LE BELLE ARTI.


Sgnol Emilio, di Parigi, Beatrice discende
dal

361
cielo e

viene a Virgilio, perch


dito nella selva,

muova
resti

a soccorso di
ii.

Dante impe32); Esposiz.

onde ne

consolata [hf.

iiniv. di Parigi, 1855.

Dies Cesare, di
in Firenze, 1861.

Roma, Lo

stesso soggetto;

I.'^

Espos.

ital.

MancineUi Giuseppe, Dante


ferno ilnf.
III.

e Virgilio

alla

porta

d'In-

1); Esposiz.

napol. 1833.

Flandria... Lo stesso soggetto; Esposiz. di Parigi, 1853. -

Appartiene

al

Museo

di Lione.
iv.).

Consoni A'icol, di Roma, Dante al Limbo {Inf.


pinto illustrato
A. IV. 1848.

Di-

da C. Correnti, V. Gemme d'arti Italiane,

Degli Antoni prof. Andrea, di Palermo, Gli Spiriti Magni


{hf.
IV. 85);

Esposiz.

fir.

1842.

Mainardi Tommaso, Lo stesso soggetto: Dipinse in Roma. Triqueti Enrico, di Conflans, Dante presentato da Virgilio,
al

poeta sovrano e agli

altri

sommi che

gli

fanno corona,

sicch fu sesto tra cotanto senno {Inf.w.^^); Bassorilievo


in pietra dura; Esposiz. di Parigi, 1847.

Delacroix Eugenio, Lo stesso soggetto. Affresco nella cupola della Biblioteca della Camera dei Pari.
Degli Antoni prof. Andrea,
v. 4);
Il

Giudizio di Minosse, {Inf.

Prima esposiz. ital. di Firenze (L. 18750). Bezzuoli Giuseppe, Francesca di Rimini {Inf.
(ir.

v. 73);

E-

sposiz.

1816.

Jngres Giovanni Augusto Domenico, Lo stesso soggetto:


dipinse
in

Roma

nel 1819.

Appartiene

al

co.

Turpin

di

Crlss - Esposiz. univ. di Parigi, 1855.

Monti Nicol,

Pistoiese,

Lo stesso soggetto: percommis-

Dantc, combien d' inlelligcnces

ii

sait parler,

de combien

de publies

en un mot s'est grossi pour


Aussi, panni Ics cortges

lui le

public dj si vaste des grands potes.

qui

grandes renommes, n'y en

a-t-il

accoinpagnent travers Ics sicies les pas de plus imposant, de plus yari et

qui fassc penser davaiitage aux poinpes

royales. James eulte potique n'a l clbre par des mains plus diverses, et n'a recontr de croyans de races plus opposes, plus enncmies, plus loignes les unes des autres. Emile Montgut, Une interprelation de Dante, Revue dee deux Moades, l> >ov. I8(il, p 43o,

368

DANTE E LE BELLE

ARTI.

sione di Luigi Faufuel di Livorno.

Fu disegnalo

dal Gozzini,

ed inciso dal Soldani.


Piattoli Gaetano,

Lo stesso soggetto; Esposiz.


;

fir.

1820.

Cataneo Felice, Lo stesso soggetto

Esposiz. ml. 1826.

Fraschieri cav. Gius., di Savona, Lo stesso soggetto; Esp.


mil. 18'2();

Prima Esposiz.

ital.

1861: Appartiene

al

Marchese

Ala Ponzoni.

Fournier Francesco, Lo stesso soggetto, Due miniature


Esposiz.
'

fir.

1628.
;

Busi Cesare, Lo stesso soggetto


Schejfer Ary, Olandese,

Esposiz. mil. 1831.

Liverati Carlo Ernesto, Lo slesso soggetto; Esposiz. fir.l833.

del

Louvre,

1835; Riprodotto nel


repetion

Lo stesso soggetto; Esposizione 1855, a M.me Mariolin


nioins

Scheffer. -

Cesi une

chaude du couleur,
falle

mais plus serre de dessin et de modle

per Scheffer

lui-mme et la quelle il travallait encore dans ses derniers annees de l'originai qui fui acliel 43,000 fr. la venie du due d'Orleans. Burly, Gaz. des beaux-arts, 1859. p.58 La Francesca di Rimini couronnail pour Ary Scheffer la seconde pliase de sa vie d'artiste... Ah que ne puis-je ici, comme lorsqu'elle parut au Salon de 1835, apprecier ainsi qu'elle le mrito celle dernire composilion la plus complte et la plus perfaile que Scheffer ail lasse parmi celles du mme genie et du mme lemps... 7rf. -Ampre lo dic^ un quadro che lutto arieggia una delicata poesia: il De Sigalas, dipintura piena di tanto affetto che ben si pu enlire e non esprimere a parole, e che di lei spira tal poesia che proprio li mette nel cuore le medesime commozioni che sentiresti alla lettura di quel canto dell'Allighieri. -

Incisa

da L. Calamatla, di Civitavecchia; Esposiz. univ.

di

Parigi, 1855 - Miniatura, dal dipinto dello Scheffer di Gius.

Gaye d Tarbes; Esposiz. univ. di Parigi, 1855. Corpiaii Angelo, Torinese, Lo slesso soggetto; Esposiz.
ter. 1838;

Cosmi Condulmieri Cosimo, Lo slesso soggetto; dipinse


nel 1839.
Decaisne...,

Lo slesso soggetto; Esposiz. del Louvre, 1841.

Monti Enrico, Lo stesso soggetto, Esposiz. mil. 1842. Franchi Romualdo, Lo stesso soggetto; Esposiz. fir. 1844.

L
DANTE E LE BELLE ARTI. 365

Farina

Achille,

Descoudres di

Lo slesso soggetto; Esposiz. fr. 1845. Duffeldolf, Lo stesso soggetto; E&posz.

univ. di belle arti d Bruxelles, 1851.

Pelavero Gitiseppe, Lo stesso soggetto, Esposiz. mil. 1832.

De Laderze,

dell'Accad. di Pietroburgo,

Lo

stesso sog-

getto, Esposiz. ven. 1852.

Giuliano Francesco, Lo stesso soggetto; Esposiz. tor. 1856.


Carlini Giulio, Lo stesso soggetto; Esposiz. ven. 1857.

Baccaccini Francesco, Lo stesso soggetto, copia a tempera


sopra pergamena di un quadro, ecc.
;

Esposiz. mil. 1858.


in

Di Fauveau

Felicita,

Lo stesso soggetto. Gruppo

mar-

mo
in

presso

il

Co. Pourtals di Parigi.

Etex Antonio, di Parigi, Lo stesso soggetto. Bassorilievo

marmo;
Motelli

Esposiz. univ. di Parigi, 183

Gaetano,

Lo stesso soggetto. Bassorilievo


in

in

marmo; Esposiz. univ. di Londra, 1852. Munro A., Inglese, Lo stesso soggetto, Gruppo
Esposiz. univ. di Parigi: Propriet di

marmo;
marmo,

Lord Gladstone.

Buzzi Leone
prima esposiz.

Luigi,

di Milano,

bassorilievo in

di Firenze, 1861.

Yogel de Vogelstein prof. Carlo, Lo stesso soggetto: E caddi come corpo morto cade. ~ Questo soggetto fu per ben

due volte eseguito

dall' illustre pittore,

1'

uno

di questi

dipinti posseduto da* S.

M.

la

Regina

di Sassonia, l'altro

da un signore Russo a
Robert
11

Kieff.

v.

Langer, di Monaco, Lo stesso soggetto, 1838.


il

Robert

v.

Langer, come mi scrisse

chiaris.

de Vogelstein,

condusse

altri

soggetti tolti dalla divina Comedia.


n.

Delacroix Eugenio,
Flegias

a Charenton-Saint-Maurice.,DdiTiQi
la

e Virgilio che attraversando

morta gera

nella barca di
viii. 31);

veggono

il

supplizio di Filippo Argenti ilnf.

Esposiz. di Parigi, 1822, e univ. 1855. - Appartiene al


di

Museo

Luxembourg

- Cette composition,

d'un aspcct

saisissant,

et qui rester

dans

l'

pages

Ics plus saillantes,

oeuvre du maitre conime une des fit sensation au Salon de 1822...


le

M. Thiers, charg dans

Constitutionnel de la critique

du

Salon, devina dans ce tableau d' un jeune

homme

inconnu

tout un gloricux avenir, et cette prophtie, entre plusieurs


autres, est une des bonne forlunes de cet esprit sagace.

3G4

DAME
tableau,
dit-il,

E LE BELLE ARTI.

Aucun
l

l'avenir

C est

ne rvle mieux mon avis, d'un grand peintre que cclui de M. Dclacroix. surtout qu' on peut remarquer ce jet du lalent,
le

cet lan de la supriorit naissanle qui raninie les espran-

ces un peu dcourages par


le reste...
Il

mrite trop niodr de tout

y a l l'goisme et le dsespoir de l'enfer. voisin de l'exageration,

Dans

ce sujet,

si

on trove cependant
locale

une svrit de got, une convenance


sorte, qui relve le dessin,

en quelque

auquel des jugts svres, mais

peu aviss Lepinceau

ici,

pourraient reproctier de manquer de noblesse.

est large et ferme; la couleur simple et vigou-

rcuse... A.J.

du Pays,
del

lllustration, 1852, Y.
li

XX.

p.

206, Y.

JllustruUon, 1855, n. 643. -

De

Sigalas la dice una delle


in

pi belle

tele

Delacroix - Pittura

porcellana

dal

quadro
di

di Delacroix,

Devcrs Giuseppe di Torino;

Esposiz.

Parigi 1850; Esposiz. univ. di Parigi, 1855.

Espalter Giovanni, Spagnuolo, Lo stesso soggetto; Esposiz.


fr.

1825.

Barucco

Felice,

Lo

stesso soggetto. Esposi/, lorin. 1852.

Allori Alessandro, Bronzino, Farinata degli Uberti (Inf.


X. 31); Palazzo dei Co. della

Gherardesca

di Firenze.

di
lo

Calamai Baldassare, Lo stesso soggetto; Esposiz. fir. 1825. Sahatelli Giuseppe, Lo stesso soggetto, per commissione Nicol Puccini, poi ceduto al Granduca di Toscana che acquistava dal Sabatelli per scudi due mila. Quadro

illustrato dal Guerrazzi, Oraz. funebri, p. 167.

Dall'Acqua Cesare,
1852.

Lo stesso soggetto; Esposiz. ven.


a Blobimeheim, Alto Reno, Lo stesso

Lima Beniamino,

n.

soggetto; Esposiz. univ. di Parigi, 1855.


Patlen G., di Londra,
riconosce
Rusticucci
tre

Dante accompagnato da Yirgilio


Tegghiaio,

suoi

concittadini (Guidoguerra,

[Inf.

xvl

15); Esposiz. univ. di Parigi, 1855.


Yirgilio e

Bompiani Boberlo, Bomano,

Dante trasportati

dal Gerione {Inf. xvii. 79); Esposiz. univ. di Parigi, 1855, e

fatta

prima Esposiz. Hai. 1861. - 11 Yasari ricorda come si fosse una Girandola rappresentante Gerione con Virgilio e Dante addosso, siccome da esso Dante si dice neW Inferno:
Yasari, x. 175.

DANTE E LE BELLE ARTI.

365

Anonimo, C.
Reynolds,
10 m. franchi
villa di

xxii. dell'

/n/".

Miniatura da un codice della

Laurenziana, fotografata dall' i/?nari, di Firenze.


inglese,
il

Co. Ugolino,

Inf.

xxxui. 1)

tenuto pel capolavoro


il

del Sig. Reynolds.

Duca
INel

di Dorsel,

che
in

lo

Lo comper per conserva nella sua

Knowle.

1774 fu inciso

mezzatinta dal Discon,

e poi in bulino dal

Raimbach.
stesso soggetto Esposz. mil. 1828.
stoffa

Marsicfli

Napoitano, Lo stesso soggetto.

Banfi Antonio,
3Jiriiara

Lo

Cav

Lo slesso soggetto, dipinto su

serica; Espos. tor. 1832.

Biotti Giuseppe, Cremonese,


mil. 1832. -

Lo stesso soggetto Esposiz. Su questo applauditssimo dipinto furono dettati


;

moHi articoli che poi furono dal Manin di Cremona. Fu


Diotti riproduceva

raccolti

in

un solo opuscolo
Cesare Ferrari.
Il

inciso

da

questo suo dipinto; l'uno dei quali


l'altro nella

conservato nella Galleria Tosi di Brescia,


leria

Gal-

Uboldo

di

Milano.

Bezziioli Giuseppe,

Lo stesso soggetto;

fu

dipinto nel

ed ora posseduto dal prof. Orazio Greenouch, scultore americano.


;

1835

Calamai Baldassare, Lo stesso soggetto; Esposiz. fir. 1838. Gualdi Antonio, Lo slesso soggetto; Espos. milan. 1838.

Scaramuzza Francesco,
mil. 1838. Il

pittore

Lo stesso soggetto; Esposiz. ha rappresentata la dolorosa scena


i

nel

punto a cui accennano

versi

di

Dante:

Ond'

io

mi

diedi Gi cieco a brancolar sovra ciascuno.

Pinet Claudio, Lo stesso soggetto

Esposz. mil. 1838. -

Di questi tre dipinti, esposti nel 1838 in Brera a Milano,

ne

parl la Biblioteca Italiana, fas. xci. 107.

Cosmi Condulmieri Cosimo, Lo stesso soggetto; dipinto


nel 1839.

Benvenuti Pietro, Aretino. Lo stesso soggetto; Espos.


1843. -

(ir.

posseduto

dal Co. della Gherardesca, e fu ripro-

dotto a Parigi
p. 13.

in litografia.- Y. Selvatico,

Arte ed

Artisti,

Farina
fir.

Achille, di

Faenza. Lo stesso soggetto; Esposiz.


lor. 1745.

1845.

Sereno Costantino, Lo stesso soggetto; Esposiz.

366

DAxNTE E LE BELLE ARTI.


i}fontebu(jnolo Pietro,

Lo slesso soggetto, Mezza

figura,

opera premiata

dall'

Accad. di Bologna, al piccolo Concorso

Curlandieri, 1843.

Pierino da Vinci, Lo slesso soggetto, - Ei messe

mano

a fare una storia di cera, per gettarla di bronzo, alta pi d'un braccio e larga tre quarti, nella quale fece due lgliuoli del conte morti, uno in atto di spirare l'anima, uno

che vinto dalla fame presso all'estremo, non pervenuto ancora all'ultimo liato, il padre in atto pietoso e miserabile, cieco, e di dolore pieno, va brancolando sopra i miseri corpi de' figliuoli distesi in terra. Non meno in questa opera mostr il Vinci la virt del disegno, che Dante ne' suoi
versi
il

valore della poesia; perch non


in chi riguarda
gli atti

men compassione
nella cera dalle

muovono

formati

sculture, che faccino in chi ascolta gli accenti

e le parole
il

notate in carta vive da quel poeta.

E per mostrare

luogo

dove
tutta

il

041S0 segu, fece

da pie

il

fiume d'Arno, che tiene

la

larghezza della storia,


in Pisa la

perch

poco discosto dal


la

tume

sopraddetta torre; sopra

quale figur
la

ancora una vecchia ignuda, secca e paurosa, intesa per


fame, quasi nel

modo che
tulli fu

la

descrive Ovidio. Finita la cera,

gett la storia di bronzo,

la

quale

sommamente

piacque,
Vasari,

ed

in corte, e

da

tenuta cosa singolare.

Vile, Voi.

X. 287. - Questo bassorilievo fu per alcuni erroattribuito a Michelangelo, e col suo

neamente

nome

fu dato

inciso nel V.

HI della

serie dei Ritratti o Elogi degl'illustri


Il

toscani al n. 5, poi da A. Zobi.

Batines lo dice di Nicol

detto

il

Tribolo. Si conserva nel palazzo del Co. della

Ghe-

rardesca, presso la porta a Pinti.

Bongiovanni Salmtore, Lo stesso soggetto. Bassorilievo


in gesso; Esposiz,
fir.

1837.

Gibertini

Il

Co. Ugolino, Automa.


del padre,
in

Dala Torre Co. Torquato, di Verona, Gaddo, uno dei


Ogli di Ugolino,
in atto di gittarsi
a' piedi

di-

cendo: padre mio che

non mi aiuti? Statua


Virgilio

marmo;

Esposiz. unv. di Parigi, 1853.

Dor Gustavo, Dante e


Inferno che visitano
i

nel

nono cerchio dello

traditori condannati al supplizio della

ghiaccia {Inf. xxxui.); Esposiz. di Parigi, 1861.

DANTE E LE BELLE ARTI.

S67

Curzon .... Mentre Dante e Virgilio sono tuttavia sul lido, pensando a lor cammino, veggono venire una navicella, governata da un Angelo, che sbarca una moltitudine di anime destinate al Purgatorio Purg. ii. 10 ) Esposiz. del Louvre 1857. Appartiene al Museo di Lussemburgo. Zanobi Canovai, Dante che prega Casella che canti e Io nebbri di melodia, com'era uso di fare al mondo dei vvi.
(
;

Soggetto messo a concorso


nel 1855 {Purg.
ii.

di pittura dall'Accad. di Firenze

106).

Borzino

Ulisse,

Dante
le

alla spiaggia del

Purgatorio

Ecco

V angel di Do, piega

mani...

Esp. genov. 1848.

Meli Giuseppe, Dante che incontra Manfredi nel Purgatorio [Purg. HI. 103)
;

Esposiz.
11

fir.

1838.
di Manfredi, ricono-

Rai Pietro, di Vicenza,


sciuto
da' suoi
famigliari

cadavere

alla

presenza di Carlo d' Angi

{Purg.

III. 103); Prima esposiz. ital. 1861. Bezzuoli Giuseppe, Lo stesso soggetto Prima EsposiziODC italiana, 1861: Appartiene al Co. A. Demidoff.
;

Valaporla Francesco, Manfredi re di Sicilia sconfitto da


Carlo d'Angi, ed ucciso nella famosa giornata di Benevento.

Le sue ossa per ordine dell'Arcivescovo di Cosenza sono diseppellite, e gittate sulla sponda del fiume Verde; Espos.
lor.

1864.

Lamherlini Michele,
{Purg.
v. 64):

La morte

Jacopo

dal Cassero,

Nella Pinacoteca di Bologna.

Smergiassi del Vasto Cav. Gabriele, di Napoli, L'Angelo

che s'impossessa dell'anima


e scaccia

di

Buonconte da Montefeltro,

Satana {Purg.v. 88); Prima esposiz. ital. 1861. Acquistato da S. M. Vittorio Emanuele li. Re d'Italia.
Vogel de Vogelslein prof. Carlo, Lo stesso soggetto:

Tu
mi
107.

te

ne porti di costui l'eterno Per una lagrimetta che

'/

toglie;

Ma

io

far dell'altro altro governo:

Purg.
Purg.

v.

(1804).

Pellaveri Gaetano, La Pia de' Tolome


Esposiz.
rail.

v.

133

) ;

1854.

Rizzi Lodovico, Lo slesso soggetto; Esposiz. ven. 1855.


Giara* Francesco,

Lo stesso soggetto; Esposiz.

tor. 1855.
fir.

Adcmollo Carlo, Lo slesso soggetto; Esposiz.

1857.

Gastaldi Andrea, Lo slesso soggetto; Esposii. lor. 1857.

368

DANTE E LE BELLE

A!\T1.

Vertuno Achille, di JSayoli, Lo stesso sogello


mil. 1858.

Esposiz.

Illustrato

Molmenti Pompeo, Lo stesso soggetto, Esposiz. ven. 1853 da Giov. Veludo, Yen. Filippi, 1853.
Carlini Giulio,

Lo

stesso soggetto; Esposiz. ven.~1862.

Massola prof. Giulio, Lo stesso soggetto, Prima esposiz. ita!. 1801. Propriet del Marchese Luigi Spinola.
Polastrini prof. Enrico di Livorno, resid. in Pisa,
slesso soggetto; Prima esposiz.
ital.

Lo

1861. Propriet del R.

Governo
rilievo
ital.

italiano.

Tasso Francesco, di Padova, Lo stesso soggetto, Bassoin bronzo,

con piedestallo gotico;

Prima esposiz.
interrogato
liso

1861.

Gastaldi Andrea, Sordello nel


da'

momento che
;

non degna loro di rispondere e guarda a guisa di leon quando si posa {Purg. vi. 58) Esposiz.

due

poeti,

lor.
ix.);

Zaffarini Feder. Sordello e Cunizza [Purg. vi

Par,

Espos. tor. 1864.

Barucca
tor. 1851.

Felice, L'ora del pensiero [Purg. viii.l); Esposiz.

Gia7ii Francesco,

Lo stesso soggetto; Esposiz.


alle porte del

lor. 1855.

Melchi Giuseppe, Dante


IX. 76);

Purgatorio [Purg.

Esposiz. ven. 1851.

Mariani Annibale, Direttore dell'Accad. di belle arti in Pisa, Dante condotto da Virgilio alle porte del Purgatorio; Prima esposiz. fir. ital. 1861. Delacroix Eugenio, La giustizia di Traiano [Purg. x. 73),
dipinto nel 1840; Esposiz. univ. di Parigi 1855. -Propriet
del

Museo di Rouen. Mondini Giacomo, di Yerolanuova Bresciana, Dante e


;

Virgilio che incontrano Oderisi da Gubbio [Purg. xi. 74j Prima Esposiz. ital. 1861 (fr. 3000j. Giuliani Bartolommeo, Provengano Salvani, [Purg. xi.
109); Esposiz. tor. 1858.

Malatesti Adeodato, di Modena, Dante che nel Purgatorio


si

abbatte a Sapia [Purg.

xhl

106)

Esposiz. mil. 1841.

Pierotlo Gius., di Castelnuovo, residente in Firenze, Corso

Donali ferito presso

S. Salvi

trasportato

dai

Monaci a

quella Badia (Pwf^. XXIV. 82).

DANTE E LE BELLE ARTI. Buonarroti Michelangelo - Rachele per


plativa
e Lia
di
la

36 9
vita

contemNel

per

la

vita
III.

attiva (Pur//, xxviii. 100).

monumento
[l.

Giulio

Gherardi Cristo fano,


1508, m. loofij,

detto Doceno, d
:

Borgo

S.

Sepolcro

Lo stesso soggetto
sulla

Nella facciata del

palazzo Ricasoli,

posto

coscia

del

ponte Carraia.

questa pittura venne dato di bianco.


Gastaldi Andrea, Lia [Purg. xxvii. 97); Esposiz. tor. 1851.
Paoletti Antonio, Dante e Matelda

[Purg. xxviii. 37-97;

XXXI. 100)

Esposiz. ven. 1858.


;

Agujar Tito, Lo stesso soggetto Esposiz. ven. 1859. Fontani JMcol, Lo stesso soggetto Esposiz. tir. 1843.
;

Vogel de Vogelstein prof. Carlo, La Beatrice velata sopra


il

carro mistico; Dante in ginocchio con molte altre ligure;


1

Purg. C. XXIX.

e 17. - L'egregio artista,

a cui va unita

l'eccellenza dell'ingegno con la pi squisita delicatezza del

sentimento, offriva questo suo quadro al Municipio di Firenze,

con questa solenne dichiarazione di manifestare


e

la

gratitudine per tanti conforti di mente


ciatigli dal sacro

di cuore procac-

poema. Queste nobili espressioni non hanno

bisogno di comento.
Scheffer Ary,

V apparizione

di Beatrice a
;

Dante {Purg.
Esposiz. unv.

XXX.

28). Inciso

da Aarciso

Zecoi/ire di Parigi

di Parigi, 1855.

Delcborde Enrico, Lo stesso soggetto; Esposiz. del Louvre, 1840.

Vogel de Vogelstein prof. Carlo,

Guardommi

ben: ben son,

ben son Beatrice: Come degnasti d'accedere al monte?


sapei tu, che qui

Non

uom

felice? Purg. xxx. 73.

D'Ancona
del
D.""

Vito, di Firenze,

Lo stesso soggetto: Propriet


si

Corinaldi di Pisa.

Ferut... di Marsiglia,

Dante che

stacca da Virgilio,

simbolo della
allegorie
Parigi, 1857.

filosofa

pagana, per seguire Stazio e Beatrice,


e

della

poesia

dell'amor cristiano;

Esposiz.

di

Fabisch Giuseppe, di Aix, Beatrice tutta


Fissa con gli occhi stava; ed
io,

ncll' eterne rote


fisse

in lei
;

Le luci

di lass,

rimote {Par.
gi,

i.

65).

Statua in

marmo

Esposiz. univ. di Pari-

1855.
VoL.
II.

J4

370

DAME
I.

E LE BELLE ARTI.

Bongiovanni Salvatore,
suoi dubbi (/*ar.

Dante schiarito da Beatrice nei


fir.

82), Bassorilievo; Esposiz.

1830.

Toncin... prof, deli Accad. di Piacenza, Piccarda Donati

{Par. HI. 36); Esposiz. mll. 1846.

Rubio Luigi, di Roma, Dante che parla con Piccarda e


Costanza nel cerchio della Luna
(/*ar. ni. 36); Esposiz. mll.

1846.

De
181)4.

Albertis Sebastiano,

Lo stesso soggetto;

Esposiz. mil.

D'Andrea Jacopo, Lo stesso soggetto; Esposiz.

mil. 1854.

DISEGNI ILLUSTRAZIONI ED INCISIONI


DEL DIVINO POEMA.
Chi volesse conoscere appieno l'influenza diretta ch'ebbero nell'arti lo studio dell
divina Comedia, dovrebbe fare une storia dei
disegni suggeriti da questo poema, comin-

ciando da Sandro Botticello


fino a

....

venendii
e
al

Giovanni Flaxman,

al

Pinelli

nostri giorni

.... GIOBERTI,

Del Bello.

BoTTiCELLi Sapjdro.
esser persona sofistica,

Filipepi,

n. 1447,

m. IdId) -

'x

Per

coment una parte di Dante, e figur lo Inferno, e lo mise in stampa dietro al quale consum di molto tempo: per il che, non lavorando, fu cagione d' infiniti disordini alla vita sua. - Yasari, Vita di Sandro Botiicelli, Voi. Y. p. 117. - ^Le stampe ch'ei fece per la ceimpressa in Firenze, per lebre edizione di Dante nel 1481 Nicol di Lorenzo della Magna, a' di 30 Agosto 1481 ), di cui disgraziatamente non ci rimane che uno strettissimo numero, offrono una solenne riprova della direzione gi
;

presa del suo bulino, e della sua fantasia

il

che

si

spiega

non solo
in allora

coli'

analoga tendenza che


di

il

Savonarola cercava
le

precisamente

dare a tutte
il

belle arti,

ma
si

anche

coli'

entusiasmo che invadeva


la divina

Botticelli,

amico inquale

limo del Baldini, per

Comedia,

sulla

DAME
arrovellava
la

E LE BELLE ARTI.

371
negli

mente per comentarla


il

estremi del

viver suo. -Giudizioso n'

disegno e netta l'incisione:

sono
in

dicianove,

ove

si

voglia

numerare
[Inf.
i.

la

terza

eh'

tutto

uguale alla seconda.

65-ii. 127.-iii. 1. v.

l.-vi. 13.-V1I. l.-viii. 31.-IX. 64.-X1. 7.-XII. lO.-xui.

l.-xiv.8-

xv.16.-xvi. 91.-XV1I. l.-xvin. 4.-xix. 22). - 11 De Angelis, l'Heinecker, l'Ab. di S. Leger, l' Huber, l' Ottley, il Jansen,
il
i

Y illardi ed
il

il

Bartsch

vollero

del

Botticelli
il

soltanto
il

disegni, e del Baldini gl'intagli;

ma

Borghini,
i

Gan-

dellini,

Gaburri

al Botticelli

rivendicarono, oltre

disegni,

anche gl'intagli. Questi disegni furono esattamente riprodotti da Michele Keil (Nachrichten von Kiinsllern und

Kunst-Sachen, Th. L, Leipzig, Krauss, 1768. 8. 2 Taf. zu p. 280). Nel Monte Santo di Dio, libro oggimai rarissimo, vi ha
la terza incisione,

in

che rappresentata una scena del6 pollici,


alta da 4 a 5
linee.

l'Inferno dantesco.

larga

Credesi
incisa

generalmente disegnata da Sandro


da
lui

Botticelli,

ed

stesso o da Baccio Baldini. Fuvvi per chi


il

ritenne che tanto


dini
(1).
Il

disegno quanto l'incisione sieno del Bal

Bartsch cosi descrive questa tavola:

Au

milieu

de r estampe Lucifer vu mi-corps est dans un bassin rempli de bourbier infernal. Sa tte cornue offre trois visages, l'un au milieu, les deux autres au dessus des paules.

Deux grandes

ailes

de

la

forme d'une cheuve-souris sor-

Il tieni dan chacune des ses gueules un pcheur, qu' il brise avec ses dents. Celui du milieu est, suivant Dante, Judas Iscariote sa tte est engloutie dans la gueule de Lucifer: il agite

tent au dessous

de chacun de ses visages.

violemment ses
dans
la

pieds. Brutus est

suspendu
la

la tte

en bas

gueule de drolte.

Le troisime est Cassius. Deux dans

aulres

pcheurs

se

voient

main de Lucifer qui

en tient un de chacune. Autour de Lucifer sont sept abimes.

(1)

Il

S.r "William

Ottley

nelle sue ^otices

of engravers

London,
al

Longman, 1831) ricorda un' incisione dell'Inferno dantesco

attribuita

Baldini. - Fra le incisioni in legno degli antichi maestri tedeschi, raccolte

da GiQvanni Alberto de Derschau, e pubblicate dal signor A. Z. Becker, Gotha 1808), si osserva un Giudizio tinaie, allo 14 pollici, largo 9 e
(

linee]

che senza dubbio fu ispirato

all'

artista

dalla lettura

della

Divina

Comedia.

372

DANTE E LE BELLE ARTI.

3 gauche, 3 drole, et un au milieu de la planche. Ces abinies sont plus ou moins peupls de damns lourmenls

par des dmons

eri

diffrentes manires.

Y. Rio, Form, de

l'art Peinttire, Ch. ix.

Zucchero Federigo,

(di S.

Angelo

in

Vado,

n.

1340 circa,

m.

in

egli

Ancona 1609) - Durante la sua dimora in Ispagna disegn una parte delle invenzioni sopra la Divina Cosi

media. Esse oggi


la

conservano nella R. Galleria


altri disegni

di Firenze,

quale possiede molti

dei

due Zuccheri. Sono


altre in pi

pi di novanta composizioni, in foglio alcune,


fogli unite assieme,

eseguite con

rossa, nera, o a penna.


di stampatello a

A
a

tergo

di

grande studio a matita ciascun disegno trascritto


il

mano

mano

tutto
si

poema

note di corsivo. Nel frontespizio

legge:

di Dante, con Dante istoriato

da Federigo Zucchero, l'anno MDLXX... (1586). disegno [del Canto xxxi del Purgatorio, eh'
della Chiesa, di

A
il

tergo del

Trionfo

mano

di

Federigo scritto

dicembre 1587,

neir Escuriale in Spagna. Similmente a tergo del primo di-

segno del Paradiso: Addi 16 .a rzo 1588, nelV Escuriale


Spagna.

in

Della Strada Giovanni, detto Stradano, Fiamingo (n. m. il 2 Nov. 1605), Disegni sopra lo Inferno e il Paradiso di Dante. Sono 28 disegni, a bistro,
a Crugnes nel 1523,
condotti

con mirabile delicatezza,

si

conservano

nella

Laurenziana (Cod. Mediceo-Palatino, N. 75). Furono eseguiti


nel 1587 e nel 1589, n mai incisi. Oltre a questi, che ap-

partengono
Paradiso,

tutti alla

prima Cantica, ve ne hanno


1'

altri

undici
il

appena abbozzati, riguardanti pure


a bistro
li

Inferno,

ed undici

turchino,

ma
il

di

lunga

mano

inferiori,

onde

il

Bandini

giudica lavoro d'altro artista.

Pocetti Bernardo, disegn

Corso della vita


il

dell'

uomo,
pit-

ovvero l'Inferno,
dedicato a Cosimo

il

Purgatorio,

Paradiso,

Comento

torico della divina Comedia.


I,

Fu Granduca

inciso da Jacopo Callot,


di

Toscana, con lettera 20

Maggio 1612.
(1) Il

(1)

Batines ricorda anche

le

seguenti edizioni della Divina Come:

dia del secolo

ninum

Brescia per Bocon figure intagliate in legno I., de Bonini, 1487 vi sono 08 figure, grandi quanto il foglio, una
:

XV

per ogni Canto duU' Inferno e del Purgatorio, ed una

in

fronte del primo

DANTE E LE BELLE ARTI.

373

FLAXMAN GIOVANNI (scultove inglese, II. 17oS, m. 1826). La Divina Comedia di Dante Allighieri... - Sono 111 disegni, a puco contorno, compresi due frontespizj 39 relativi all'Inferno; 39 al Purgatorio, e 33 al Paradiso. Furono dapprima Id. 1822; intagliati da Tomaso Piroli, romano, Roma, 1793
;
:

Boyd, 1807; - rintagliati dal Pistrucci, Milano, Batelli-Fanfani, 1822 con 120 tavole, dieci delle quali aggiunte dal Pistrucci; Milano,
Id: 1826. - Londra, nella Iraduz. del

Biblioteca

classica

del

Yallardi, 1823;

nuovamente
;

incisi

dall' Ilumel,

Pennig, Dienemann,

1804

Carlsruhe,

Kunts

Verlag, 1833-35: incisi da Paolo Lasnio, Firenze, Ciardetti,

1830
L.

da Luigi
in

Ntiti, in pi piccole

dimensioni

da

Morghen,
nel

120 incisioni, Napoli, JSohile 1833; ripub-

publicati

1859;

London, lleuTy Bohn, 1856, nella


le

versione del Wriglit. Les poques


duire ne sont pas
se congoit:
faire
le

plus ardentes pro-

plus favorables la traduction. Et cela

dans ces conditions, le sol de l'arte n' a que de cet engrais. Pour tre uu traducteur fidle, il faut

dans un mme courant d'ides, ou, dfaut d'une epoque analogue, il en faut une d'clectisme ou de sceplicisme, - ce qui se rassemble beaucoup, - une de ces poques auxquelles l'absence de passion permei de toul comprendre,
tre
el o le manque d'individualit favorise l'esprit d'imitation.N en 1735 et mort en 1826, lohn Flaxman vcut en un

de ces temps propices un

tal

genre de travail

et,

comme

del Paradiso. 1491, in foglio:

II,

Venezia, per Bernardino Benali

Mathio da Parma,
che stanno in

questa edizione ha cento vignette:


poste

le tre

fronte dei primi Canti dell'Inferno, Purgatorio e Paradiso occupano tutto principio degli altri Canti, sono aggiuVenezia per Pietro Cremonese, li97, in foglio: ha pure cento vignette, tutte aggiustate fra mezzo al testo, in principio de' Canti, di piccole dimensioni. - IV, Venezia, per Matteo di Chodeca,
il

foglio

le altre, tutte

al

state fra

mezzo

al testo. -

III,

da Parma,
147(5,

1493, in foglio: Contiene tre figure grandi, e 97 piccole,

come
Pietro

nell'altra di Venezia, Benali, 1491. - V, Venezia, per Piero de


in foglio:

Zuanne,

ha cento

figure,

come

nella edizione di Venezia,

Cremonese, 1491. -Del secolo XVI sono pure illustrate le Venete edizioni, di Bartolomeo de Zani, da Porlese, VOl di Bernardino Slagnino, 1512, lolG e 1320; di Jacob del Burriofrancn, Pavese, V-29; di Giovanili Giolito,
;

13'.G;

di

Francesco Marcolini,

lo44;

di

Giambatista Marchi Sessa,


la

lo4; di Pietro da Fino,


del 1737 e del 1784.

1368; e del secolo XVIII

Veneta del /ulta

374
proleslant.
Il

DANTE E LE BELLE ARTI.


fut

dans dcs condllions meilleures pour bien


le

reiidre l'esprit

de Dante, eu ce sens qae


la

protestantisme
le

se rapproche bIen plus

du catholicisme gothlque que


- Il

sensuallsme de

renaissance.

possdait d'alUeurs,

un
le

trs-haut point, une qualit

fort rare

chez les Anglais,

sentlment du style et du caractre. Ses dessins sur Homre,

Hslode et Eschyle sont tous Imprgns de


l'antlquit, et la Divine

la

couleur de

Comdie
la

occasion de dployer tonte

une nouvelle souplesse de son talent, de


lu

a fournl

montrer toule
sible de
Il

la

sret de son got.

Il

n'talt

gure posge.

mieux
ne
l'art

s'Identifier

avec Dante

et le

moyen

est, s je

me

trompe, une sphre

d' Ides

trop haute
est
et,

pour que
donne,
arrlv

comme
l,

y puisse entrer de plaln-pled. Il ne lu que d'avancer jusqu'au seull, "a Ylrgile,


la

l'immaginatlon est

Batrlx qui dolt dsormais

servir de guide celui qu'il escortalt nagure. L'imagnaton,


elle,

peut s'lever aux rglons du suruaturel

elle

est de

mme

essence. L'office de l'art est de lui ouvrr la

vole, de lu

donner l'impulslon; mais qu'il s'abstenne de


la soutenir.
Il

l'accompagner dans l'espolr de


alourdir

ne

ferait qu'

son vo.l

A un

certan

degr, le grandiose et le

vague chappent

l'trelnte de l'art.

quo! bon lutter

corps corps avec l'nsasissable? Le plus sage est de traiter

symboliquement ces sortes de sujets


combien plus
neral,
le

S cette thore
la littrature,

du

symbollque, de l'elliptique, est vrale pour


forte rason

pour l'art bIen plus


s

restreint,

bIen plus matrici, du dessin? Et

elle est vraie

en ge-

combien plus

forte rason, lorsqu'ils'agitdetraduire


la plus

poete qui en a t l'expression

saillante? - C'est
Il

ce qu'avec un parfall jugement a compris Flaxman.

mme

pouss plus

loin sa rserve

de traducteur;

car,

pour
fait

laisser encore

rimagnation plus de latitude, pour lutter


il

contre le vague armes moins ingales,

n'a pont

de dessins achevs, et

s'

est contente

d'un smple

trat. -

Leon de Wailly,

lllustration, 17 Aout, 1861, N. 964.

Je sas ben que la srie de dessins

que Flaxman

consacrs VEnfer de Dante est infrleure ses autres oeuvres; mais cette srie est Infrleure prcsment parceque

son imagination manque de souplesse, et que dans ce

sujet,

DAME

E LE BELLE ARTI.

375

la fos grandiose et lrange, elle s'est Irouve dpayse.

Flaxman n'esl son aise que dans les sujels grecs, et ne comprend bien que certains caractres du genie et de l'art grecs. Sur ce terrain, il peut dfier tout le monde, et quelques-uns des dessins de son Homre, et surtout de son
Hsiode, l'oeuvre
la

plus charmante,

mon

avis, qui soit

sortie de son crayon lgant, correct et froid, mritent tonte

Dans les illustratons de Dante ont reconnait immdiatement leur nationalit. Le caractre italien du pome lui a compi tement chapp, ou plutt il n'a pas su assouplir son genie aux conditions de l'oeuvre... Gependant,
admiration...

quoiqu'
il

il

soit

dans cette production infreur lui-mme,

reste encore trs grand artiste, et M.


lui

Dor pourrait encore


pour obtenir un
effet

apprendre de
il

quelques legons: par exemple, comment


les dtails les dtails

est inutile
et

de multiplier

puissant,

comment

trop

multiplis finissent

par ressembler ce qu'en littrature on appello prolixit,


parce qu'alors ils ne sont pour ainsi dire que la rplition d'eux-mmes, et qu' au lieu de faire contraste, ils ne font qu'encombrement. 11 pourrait apprendre aussi de lui ne
pas torturer et puiser un sujet de manire
tout ce qu'
il

lui fare

rendre

contient,

parce que ce procde excessif en-

lve l'imaginalion du spectateur tout horizon, et prive


l'oeuvre de l'artiste de cette puissance d'inspirer la rverie

qui est le plus sympathique et le plus mystrieux des prvilges des grandes oeuvres d'art. Or ce privilge, Flaxman,

qui

ne comprend pas Dante aussi bien que M. Dor,


le

le

possed presque toujours, tandis que M. Dor ne

possed

que trs rarement. Quel joli dessin que celui que Flaxman a compose sur ce vers qui clt l'pisode de FrauQoise de Uimini. E caddi come corpo morto cadde.,. Ce que M. Dor n'a pas gal non plus, e' est le dessin simple et poignant que Flaxman a consacr l'pisode d'Ugolin... Ce sont les deux plus beaux dessins de cette srie de Flaxman; mais combien d'aulres encore sont dignes d'tre cits aprs ceux-l! La planche qui reprsente Dante et Virgile conversant avec les flammes qui contiennent les mes d'Ulysse et de Diomede est pleine d'esprit dans sa simplicit.... Le dessin o Dante et Virgile soni menacs par les diables

376

DANTE E LE BELLE

ARTI.

faclleux qui habilenl l'enfer des miilltiers,

celui

o est

reprsenl

le

supplice de Navarrais Clampolo, onl une expres-

siond'nergie diabolique que M. Dor n'a pas surpasse. Le

voyage sur le dos de Gryon, !es porlraits des Eumnides, un peu trop sereinement belles pourlant, peuvenl encore soulenir la comparaison avec les desslns correspondans de
M. Dor. Dans tous les aulres, dans la forl des suicides, dans l'enfer de giace, dans la procession des hypocrites, dans le supplice par les serpens, dans la reprsentalion de la ville de Dite, mme dans le passage des ombres (ce
dernier dessin offre pourtant des dtails plens d'energie),

Flaxman me semble

infrieur M. Dor.

Il

a ie

vaincu non

pas prcismenl conime artiste, mais conime interprete de


Dante... mle Montagut,

Une Jnterprtation de Dante, Revue des deux Mondes, 15 Nov. 1861, p. 443.
Sahatelli ds. Bettelini ine.

Il

Co. Ugolino

{Inf.xwm.
si

1);

Sabalell inv.

Ermini

</w.:

Dante e Virgilio che

incontrano in Sordello (Pwf^.


Beatrice che

vi. 58);

Ermini

dis.

Lapi ine:

xxiii. 19.

invita Dante a fisar gli occhi in cielo, Par. Queste tre incisioni fregiano l' edizione pisana del Resini 1804-09. Furono esse tirate anche a parie, ed il catalogo Molini ne segna il prezzo in paoli 50, ed in paoli

90 avanti lettera.

gnala ed

Giacomelli Sofia (M.""^ Chomel), La Divina Comedia diseincisa, Parigi, Blaise, 1813 in 4. Son cento figure

a contorno, ad ornamento della Iraduz. francese della Div.

Comedia
Ingres

dell'

Artaud.

Giov.

rappresentante Francesca

Augusto Domenico, Disegno dell'Episodio di Rimini, 1816. E posseduto dal


l'

Cav. Artaud. Nel 1819

Ingres, lo condusse a colori, ed

il

dipinto ora propriet del Cav. Turpin de Cress.

Adamolli Luigi, Nenci. Francesco,

Renderanno sempre
{Firenze,

cara e gradita l'edizione magnifica dell'Ancora


1817-19. in fogl.) que' tacili Comentatori
del bulino

che colla punta


pensieri
del

valsero

presentarci

reconditi
in

gran poeta. Luigi Adamolli invent e

gran parte intagli

le tavole delle Cantiche dell'Inferno e del Purgatorio; e Francesco Nenci invent e disegn tutte quelle del Paradiso.

Se nelle prime dispiacque

a'

conoscitori di trovare talvolta

DANTE E LE BELLE ARTI.


trascurato
nelle
il

377

lavoro

si

nell'invenzione che nell'esecuzione,

seconde del Nenci, che rlsguardano una parte del


il

Purgatorio e tutto
valente spiegate

Paradiso,

si

ammiranno da

pittore

e rappresentate

le

pi belle imagini del

poeta. B. Gamba
per
la

Libro veramente magnifico, tanto

bellezza e splendidezza del lavoro tipografico, quanto

per l'eccellenza dei disegni che contiene... Le figure dello


Inferno sono in tutte 44, furono disegnate da Luigi Ademollo^
incise in parte

da

lui

medesimo, parte dal Lasinio

anche
sola,

quelle del Purgatorio, che sono 40, furono,

meno una

disegnate ed incise dalFAdemollo; quelle del Paradiso, 41 in


tutte,

furono disegnate dal Aenci, e incise da Giov. Maselli^


Y.

Erm. Lapi, Innoc. Mgliavacca, Lasinio e


Foscolo
le

Benucc.

Il

dice esagerate nell'espressione e nella composi-

zione dei gruppi.

MacckiavelU Govan-Gacomo, Bolognese


berini e Parmeggiani, 1819-23).

(Bologna,

Gam-

Sono 101 tavole dantesche,

pel Macchiavelli inventate ed incise in

Roma

negli anni 1806,

1807.

Grande maestria
si

nell'arte e profonda intelligenza del

poema
di

rivela in queste tavole, giudicate ancora pi belle

quelle bellissime dell'Ancora. L'Agincourt ne fa grandisil

sima lode;

Colelli

per

le

crede interpreti non troppo

fedeli dell'idea

del poeta,

e fa sovra ciascuno dei disegni

analoghe osservazioni.
Gallina Gallo (1822).
Il

Co. Ugolino,

in quattro tavole,

disegnate ed incise da un pensiero di Pelagio Pelagi (Milano,


presso l'autore).

Livizzani Ercole; L'Ugolino,


pollici 11 parigini, alto 7
:

(1823)

quadricello lungo
5.

Le figure non eccedono


II.

Questo
ed

disegno venne illustrato dal Meneghelli, Voi.


appartiene al Cav. Filippo Scolari.
Pinelli Bartolommeo,

p. 73,

Dante

di propria

mano

26, 3. voi. in fogl. gr.

Romano, Invenzioni sul poema di Roma, presso l'Autore, 1824bislungo. - Sono in tutte 144 tavole
incise,

disegnate ed incise dal Pinelli, delie quali 63 tolte dall'Inferno, 42 dal Purgatorio, 34 dal Paradiso. Per la bellezza della

composizione, come per

la

correzione del disegno, non han


Il

punto da invidiare

le

pi belle del Flaxman.

Cicconi in
:

un

articolo graziosissimo dettato in francese, intitolalo

Une

378

DANTE E LE BELLE ARTI.

charge par Pinelli, Scne de moeurs italennes, mettendo in


iscena

un inglese ammiratore

dell'artista
:

sito de' suoi disegni danteschi gli fa dire

romano, a propoEt ces diables emquelque chose de

prunls V Enfer du Dante n'ont ih

'pas

piquant?

Il les

a burins avec un soin tout particulier, etje

dirai presque avec une tendresse de pre.

Koch Giuseppe.

Sono 40 disegni per


i.

lui

condotti in

Roma
iii.-vi

nel 1824. - ;lnf.

88. 90-ii; Inf. il 118. 120-iil


iv; Inf. in. 9.
;

Nuovo

disegno sui medesimi versi ;

l8-v; Inf. ni. 109;

Inf. VI.

86-l02-vn. Inf. v. 73-78-viii Inf. vn. 2o-27-ix


Inf. vili. 40-42-xi; /n/. ix.89-90-xii: 7n/".
xi.

Inf.Yii.l-n-x; 22-23-xni Inf.


; ;

4-12-xi
;

v; Inf.

xn. 58-66-xv
;

Inf. xiii.

x; 31-

39-xvi Inf. xiv. 67-75-xvn Inf. xv. 22-30-xin Inf. xvi. 1-xix;
/nAxvii.ll8-123-xx;7n/".xviii.40-5l-xxi;iw/'.xix.3l-3G-xxii;
Inf. XX. 23-32-xxin; Inf. xxi. 3 l-3f)-xxiv; Inf, xxii.

46-37-xxv

Inf. xxiii.

79-90-xxvi;

yw/",

xxiv.82-99-xxvn;7n/'.xxv. 44-57;

xxviii ;Inf- XXVI. 43-48-xxix Inf. xxvii. lG-33-xxx. Nuovo disegno sui medesimi versi - xxxi; /w/". xxvni. 32-xxxii in/*.
;

XXIX. 100-108- xxxin; //. xxx. 22-30-xxxiv; Inf. xxxi. 13032-xxxv Inf. xxxii. 97- 99-xxxvi Inf. xxxni. 1-13-xxxvii
; ;

in/",

xxxiv. 37-69-xxxviii

Piirg.n. 13-51-xxxix; Purg.ix.

1-63-xl; Purg. xxviii. 34-09. - Questi disegni, com' da da vedere nel Petzholdt, si conservano nella R. Biblioteca di
di Dresda.
Il

Koch condusse pure


Roma,
iv.
1.

a olio molte

scene della

divina Comeda, ricordate dal Mordachini nelle sue Memorie


sulle belle arti,

\arii (1830 e 1839). Inf.


1.

L. Richter, Inf.
;

i.

31-63-n. Retzsch;
Giov.

83-84-111. B. Neher, (1842. pina)


//". ix.

Inf. v. 25-78-iv.

Sc/morr, (1835);

64-90-v. C. G. Carus pinx; Inf.x\.


iw/".

18-19-vi.F. Rietschel (1835);

xv. 22-30-vii. Retzsch; Inf.

xviL 100-26-vni.

Rumohrjnf.xx. ^\-l^-ix. Retzsch; Inf. XXL22-87-X. C.Begajim^)- Inf. xxiiL 34-66-xl E. Hdhnel pina (1844) Inf. xxiv. 79-99; /n/". xxv. 16-30-xii. G.A.Hennig
C.

F.

(1835)

Inf. xxvi.

54-57

Inf. xxvii. 112-20-xiv. Tr.

88-102 136-1 42-xiii. Retzsch (1834) Faber; Inf. xxxi. 40-41-xv. Arri;

goni; Inf. xxxiii. 22-26-xvi. Peschel; Inf. xxxni. 26-36-xvii.


Peschel: Inf. xxxni. 67-69-xvin. Giov. ^Tw/mer (1839)
;

Purg.

i.

28-51-xix.
(1850)
;

^m,
in.

pinx. (1838); Purg.

ii.

13-5l-xx. A. Rethel
;

Purg.

127-29-xxi. C. Fr. Lessing (1852)

Purg. w.

DANTE E LE BELLE ARTI.

379

100-36-xxii. e. Schuri; Purrj. v. 8o-136-xxiii. C. Bdliv, plnx.


(1840)
;

Purg.ww, 22-42 93-108-xxiv.


;

B. Genelli; Piirg. ix.

19-W-x\\.Peschel{S'%y, Purg.\x.T^-^O-x\\i.
(1836), Puri/.

E Bendemann
xii.

x.34-4d; 112-20; 130-39;


;

xi.

l-30;73-90;

23-27-xxvH. A. Ehrhardt (1851)


Iliilmer (1841)
;

Purg. xxvii. ()-36-xxviii. G.

Purg. xxviii.22-51-xxix. Ilensel; Purg. xxx.

57-99-xxx. E.Bendemann (1843); Par.

i. 58-69-xxxi. C. G. Carus;Par. xvi.l21-22-xxxii.F//. Veit; Par. xxiv. 31-78-xxxiii,

Mor. de Sciwind,
teca di Dresda.
Varii 1.

di iMoiiaco(l849) ;Par. xxiv.


si

148-54- Questi

disegni, riportali dal Petzlioldt,

conservano nella R. Biblio-

Efigies Danlis, del. A. Marini. - u. Statua Dantis,

quae ornamento novi Musaci Dresdensis inservit, photographice. - HI. Ad Inf. vn. im ersten glorreicheu Jahre der deutschen Enigkeit gezeichnet von W. Kaulbach, 1848; iv.
ad Parad. del K. L. Richler. Dresd. 1849 K. L, Hichtcr. Dresd. 1849; ad Parad.
nelius; vi. ad Parad. \-\[i.
del. E. Steinle; viii.
IX.
;

v.

ad Farad,

del.

del. et pinxit P.

Cor-

pinx?; ad Parad. xviii. 28-51. ad Parad. xx. 127-30. del. Bary, 1854;
Petzlioldt, Calai.

ad Parad. xxi-28,

del. G. Jger, 1847.

Biblioth. Dresdensis, p. 43.

Cornelius Petr. Umrisse zu Dante Paradies, Mit erkla-

rendera teste

von

/>.'"

Dollingery
di

Raccolta di 9 ligure a

contorno con cinque

carte

testo,

Raccolta d' incisioni, pubblicate dal


di

Longman (1833-40). Longman e che servono


divina

ornamento

alla

versione

della

Comedia

del

Wright.
Postiglione Raffaelle, Gli spirili
{Inf. IV. 85).

magni

descritti

da Dante

Disegno. Esposiz. del Museo Borbonico di


Fabris

Napoli, 1837.

Eabris Domenico (1840-42j. Le vignette di che

11

corredava
e furono

la

propria edizione firentina, sono copia dei no-

tissimi lavori del

Flaxman, del

Pinelli, dell'

Ademollo, ecc.

disegnate ed incise dal Fabris, dal Balestrieri,

S.'"'^ Elisa Mariani, da G.B. Biscarra ed altri. Von Adolfo, (n. a EschwUer, Mosella, allievo di Paolo Delaroche. La Colere, dessin, Enfer, eh. vii. ( Salon, 1848 ) La Luxure, dessin, Enfer, eh. V. (Salon, 1848) - LAvarice^

dalla

Enfer, vii (Salon, XU') -

U Orgueil,

iJn/". x*.

- (Salon,

1850-

380
51). Esposiz. al

DANTE E LE BELLE
univ.
di Parigi.

ARTI.

Appartengono questi disegni

Museo

dell'

Havre.

Genelli Bonaventara (1849).

Umrisse en Dante, GotlliLiter-artisticheii


-

cher

Comdie,
16

Miinchen,

in

Comm-der
fol.

Anstalt (perfectum 1849), transv.


in acciaio;
tolti

Sono 36

disegni, incisi

dall'Inferno,

12 dal

Purgatorio 8 dal

Paradiso (Riproduconsi di presente a Monaco nella Beuro

und Kunstanstalt von

Cotta).

Boni Giovanni, Caron dimonio con gli occhi di bragia. Disegno di figura, premiato al grande concorso dell' Accad. bolognese nel 1853.
Gazzotto Viccnzo, Padovano.
stinto pittore,

V imaginoso
uno,

Gazzolto, di-

condusse a penna tre disegni,


il

meravigliosi,

cui concetto fu tolto dalla divina

veramente Comedia.
16,
il

Ognuno

di

essi

largo

metri

centimetri

alto

centimetri 80. In ciascuna di queste erculee pagine,


lente Padovano effigi, piuttosto che
delle sublimi cantiche, lo spirito,
cos posso dire, di
in
1'

va-

un momento speciale
il

essenza,

carattere, se

ognuna
1852,
ci

di esse.

Neil' Inferno, eseguilo

27 giorni nel

present,

entro la

sua barca.

Caronte col piglio orribilmente feroce,

che annuncia alle

anime dei dannati

di

doverle condurre all'altra riva, nelle

tenebre eterne in caldo, in gelo.

quelle, intese le parole

crude, par proprio che nelle colleriche

movenze

e nel reci-

proco accapigliarsi, bestemmino M/o


specie,
il

e i lor parenti.

L'umana
di lor

luogo,

il

tempo,

il

seme Di lor semenza,

nascimenti.
sulla

Nel Purgatorio,

compiuto nel 1854,

effigi

poppa del vascello snelletto e leggero l'Angelo di Dio, mentre sulla spiaggia si gettano gli spiriti purganti, fra' quali il suo amico Casella, il poeta trova la dolcezza delle cui note gli suonava sempre si cara nella memoria. Finalmente
espresse
il

nel terzo, condotto nel 1860,

Gazzotto tutta

la

mistica e serafica dolcezza del Paradiso, in mezzo alla quale

pose
santa

l'Allighieri, nell' atto di

contemplare estatico

la milizia

Che nel suo sangue Cristo fece sposa.

Egli sta per

indirizzar la parola a Beatrice,

ma

questa

gli

sfugge inos-

servata, e riceve invece risposta da S. Bernardo, apparsogli

punto diffuso... di benigna letizia in atto pio. L'invenzione, sebbene svolta con feconda ed insieme raffrein quel

DANTE E LE BELLE ARTI.


nata fantasia, in tutti e tre

381
si

disegni,

non

mostra
si

di pari

merito in ciascheduno, perocch se nello inferno


l'arte di ben variare
i

ammira

gruppi e
vivi

le

movenze, e d'immaginar
prontissimi,

queste con atteggiamenti


il

sentesi per

desiderio di un maggior legame di linee nella composi-

zione.
di que'

se nel Purgatorio da pregiarsi la quieta mestizia


la

numerosi vaganti, non pu starsi contenta


ad un sistema d'aggruppare

ragione
e

artistica

slegato alquanto,

non sempre acconciamente bilanciato.


visione
d'

Ma

queste macchiuzze

spariscono nel Paradiso, scena proprio inspirata, splendida

una

mente vigorosissima. Non poteasi meglio


de' Serali

schierare dinanzi allo sguardo la maest de' celestiali cori,


e la serena
lietezza

de' Cherubi;

variare tante attitudini in quei volanti per l'aere,

n meglio n pi
dirsi,

contrastarne ingegnosamente

gli

ufficii.

Ben pu
il

considerando

questo

egregio disegno, che


il

Gazzotto

avvist collo intelletto ci che


parola, e che, al pari

poeta pennelleggiava colla


nell' udire
il

del

pittore Eufranore,
la

brano

di
i

Omero

descrivente

maest

di

Giove,

egli,

leggendo
licati

versi divini, ridusse ad imagine gli spirili ange

dell'immortale italiano.

P. Selvatico, Arte ed Artisti,

Studii e racconti, p. 56, Padova,


Bettini nel suo

Sacchetto,

1863.

il

Viaggio artistico attraverso rEspos.

ital.

del

1861

(p.

100)

Il

lavoro veramente stupendo, che fa per


le ciglia ai riguardanti,

amil

mirazione inarcare

sono

3 quadri del

S.'^Vicenzo Gazzotto di Padova, rappresentanti l'Inferno,

Purgatorio e

il

Paradiso

di

Dante, pensieri originali, eseguiti


il

a penna dal valente pittore. S'egli non avesse avuto

pen-

siero di scrivere sotto a' suoi quadri codeste indicazioni, tutti

avrebbero

di leggieri

creduto ch'essi andavano compresi nel


finissime

numero
che,
posto.

delle
in

incisioni

anche

quella categoria, loro non toccasse


concetto,
i

non avrebbe dubitato il primo


S.""

Come

quadri del

Gazzotto vanno

innanzi a tutti quelli esposti nel gran palazzo, non escluso

La grande teologia dantesca non cosa fa duopo di grande studio e d' incalcolabili fatiche per porsi in grado di tradurre in un sublimi pensieri dello sdegnoso Ghigrandioso disegno bellino... I conienti (in qui hanno affogalo il testo della
quello dell' Ussi.

da

pigliarsi a

gabbo, e

382
divina Comedia.

DANTE E LE BELLE

ARTI.

noi pare che se tulli gli artisti cercassero,

come
i

il

Gazzotlo, di render sensibili agli occhi degl'Italiani

versi del

passo verso
il

d'Italia, si sarebbe fatto un gran completa intelligenza del divino poema. Come Gazzotlo abbia dato forma al suo sublime concetto non
la

primo poeta

da noi giudicare.

Ma

se fosse, diremo che non


Il

fare di pi, n meglio.

si poteva quadro del Paradiso cosa che

sorpassa quanto
Co. Tiberio,

altri

mai potesse imaginare.


in

Y. Roberti,
si

Scritti d'Arte, p. 95).

Questi disegni

trovano

presso

il

S/ Antonio Sacchetto,

borgo Rogati,

in

Padova,

per cui commissione furono eseguili. Nel 1858, in occasione

una lotteria, a beneficio degli asili infantili di Padova, due primi disegni furono litografali per Pietro Sinigalia. Rhal Sbastien, de Cesena, Moyen ge Dvoil, Le Monde
di
i

Dantesque, Premire Galerie illustre, Les papes de

la Terre,

de l'Enfer

et

du Purgatoire,
Vogelstein

Paris,

Librairie centrale des

pubblications illuslres, 1857.

Vogel de

prof. Carlo.
iii.

Grande e bellissimo
Di propriet di S. M.

disegno del Paradiso {Par.


il

v. 88).

re di Sassonia.

Il

Vogelstein condusse inoltre 56 disegni

dell'Inferno, 10 del Purgatorio, Il del Paradiso; in quelli

dell'Inferno gli piacque pure con bellissimo pensiero di rap-

presentarvi molte similitudini


stiche e parlanti. Oltre di che,

del poeta,
l'

le

pi caratteri-

illustre Professore nel


in Italia
l'

1842

imprendeva a

bella posta

un viaggio

per rilrarv

col pennello, dal vero, que' luoghi stessi che

Ampre
Il

nel

suo viaggio dantesco avea descritto con


del Vogelstein
ci

la

penna.

nome

arra pi

che sicura a persuaderci della

bellezza e dell'importanza di questi disegni; e noi

non pos-

siamo non fare caldissimi voti


Il

di vederli presto pubblicali.

sommo Cantore
il

dei Ire regni fu

sempre

la

suprema sua
la

delizia e

suo grande amore.

Dante, cos egli mi scriveva,

mi
io

sta

sempre nel cuore, e tutta mi signoreggia

mente;
s

soggiaccio all'allraimento di questa costellazione


rotazione attira a s

po-

tente, che nella sua celeste le


si

checch

avvicina.

Dante

il

poeta non solo dell'Italia,

ma

del genere

umano

intero. Chi studia nella divina

Comedia,

e non fa progresso nella rettitudine della mente, non l'ha

studiato mai daddovero.

DANTE E LE BELLE ARTI.


tex Antonio, di Parigi,
Disegni
sulle divina

383
d' Ingres,

allievo

di

Dupaly e

Comedia. - L'tex studiosissimo di


in

Dante; nel 1835 condusse


Francesca
di

marmo un
1

bassorilievo della

Rimini, pregiato assai.

suoi

disegni (Paris,

1854, Bry, Ain, Impr. Lacour); fregiano la versione fran-

cese della Div. Comedia di Sebastiano Rhal.


Stiirler Adolfo. -

VEnfer

de Dante AlWjhierl,
et

Quaranta
Premiere

dessine,
partie

photographies par Bertsche


transv)
;

Arnaud,

(fol.

Paris, 1859, lith. Delarue. {L'ouvrage se

composera de
Paradis.)

irols

volumes,

U Enfer,
possegga
fa,

Le Purgatoire

et le

Lo
in

Stiirler. svizzero di origine,

francese di edu.

cazione, italiano
io

per elezione di studii


Italia

Nessuno

artista

conosco

che

un' individualit

pi

pronunziata e profonda. Ci che


suo.

veramente, radicalmente

nelius,

Le sue composizioni, come quelle dell'alemanno Gorsono dotte, e vi domina eminentemente un carattere
ad un tempo che
lo

filosofico e poetico

inalzano al di sopra
tratti

di

molti.

suoi disegni

d'invenzione,

dalla divina

Comedia, che dopo tanti esploratori antichi


vi furono,

moderni che
soli d

seppe

farli

ancora originali,

dicono essi

qual tempra l'ingegno dello Stiirler, che in una condizione


indipendente, fa l'arie all'antica soltanto per se, non essendo
inteso dalla millesima parie dei pseudo-amatori e pseudo-

mecenati da cui inondata, come tante altre


Firenze ancora.

citt capitali,

Questi

che cercano
in

il

bello

in

un nudo
e dai

accademicamente ben disegnato,


seducente figura
di quei disegni, di

una briosa

e per eleganza

donna

dalle morbidissime carni

voluttuosi contorni, troverebbero

a ridire sulla correzione

che non vanno certo esaminali sotto questo

di tanta mole passa inosservato e non compreso dai pi. - Camillo Pucci, Dell' arti belle in Italia, Rivista Contemporanea, Nov. 1855. - Lo Sturler riproduce suoi disegni danteschi, mediante la fotografia.

aspetto.

Artista

Dorii Gustavo, L'nfer de Dante, Traduction de M. P. A.

accompagne du texle italien, avec les dcssin do M. Gustavo Dor, Parigi, Ilachette, 1861.- Tous ses instinets le portaienl bien plus vers le syslme de Michel-Ange que vers cclui de Flaxman, et il n'a poinl hsit. Ne lui contcstons pas
Fiorentino,
sa majcurc... Pris l'ge de onze ans par

Philippou pour

38
travaller

DANTE E LE BELLE ARTI.


sous
il

lu,

l'ge

o l'on commence peine


vingt-neuf ans qu'il a aujour-

ludier dj
d'hui savez
mille
! . . .

produisait.

il a ifail de dessins? Trcnte Trente mille dessins, en dix- huit ans, calculez
:

vous combiens

cela fait par an 1,644 et

negliger les

une fraction, mais onl peul bien fractions avec un homme si riche: 1,644 dessins
fait

par an, cela

137 dessins par mois,


les ftes

quatre dessins et

demi par
le

jour,

y compris

et les

dimanches, les
il

jours de maladie et les jours de repos. Mais

parat

que

repos et

la

maladie sont deux faiblesses que M. Gustave

Dor ne connait pas. Son seul besoin, c'est de produire, un besoin de nature, un instinct, comme l'arbre de tleurir, corame l'oiseau de chanter... Son dbut honore la fois
son talent et son caractre... ,Toutes
d'
les qualils

de seve,
de verve,

abbondance

et de recondite, toutes les qualits

manire, se retrouvent dans

de fougue, de furia francese qui caractrisaient sa premire la seconde, mais mieux ordonnes et mieux rparties, mais mieux driges, sans qu'elles en

soient ralenties, par la science, par la mditation, par l'esprit

de combinaison

Pour

s'

en convaincre, qu' ouvrir


k
idi

l'aventure ce splendide

hommagerendu
la

Divine Comdie.

On
de

sera tonn de la science de dessin et de coraposition,


la justsse

de poses, de

profondeur de sentiment, de

la simplicit

et

souvent

mme

de

la

sobrit

de ce tres
la veille.

heureux, mais tres-aventureux improvisateur de Et


le

paysagiste n' a pas pris moins au srieux ses devoirs


le

que

trs considerale, -

Or le paysage tient une place un peu trop considrable peut-tre, dans Les imperfections tiennent, pour l'oeuvre de M. Dor la plupart la jeunesse de l'auteur, - une imperfection, celle-l, qui se corrige d'elle-mme et trop vite; - elles. viennent princpalement d' une exubrance de seve, d' une noble ambition toujours porte dpasser la but, qui nonpeintre

de figures.

seulement ne se marchande pas

le travail et fait trois

dessins
dessin,
et

pour un sur

le

mme
les

sujet;

mais,

dans

le

mme

accumule parfois

fgures

aux dpens du groupe,

prodigue sa science du dessin avec l'ostentation d'un nouvel enrchi. On sent que. M. Dor a, depuis quelque temps,
tudi avec

amour

l'anatomie, et

quand sera-t-on prodigue,

DAME
si

E LE BELLE ARTI.

385

ce n'esl pas dans la lune de miei?

Aprs avoir rendu,

lanl bien que mal, juslice T interprete de Dante, n'oublions


pas, leiir tour,
les interprles

de M. Dor, les graveurs


les

qui lont

si

bien seconde dans celle enlreprise ardue;


il

graveurs, car

en a plUvSieurs,

il

en a beaucoup

- sa

verve

feconde a de quoi occuper bien des burins;-

il

en a tant

que, pour ne pas dprcier l'loge en le mulliplianl, je ii'en

veux maker

citer

qu'eun seul, dcux: tout au plux, M. M. Penne-

et Pisan, corame, aprs

une bataille gagne, on dcore


la

syraboliquement tout un corps d'arme dans

personne d'un

ou deux gnraux
Aout, 1861. N. 904.

Leon de Wally,

llustraton, 17

Farmi

plusieurs habiles artistes, nous

nommerons spcialement M. Pisan corame tant celui qui peut-tre est le mieux entr dans l'esprit du pote et dans
la

pense du dessinaleur. Son excution, moins pure, moins


eflets qui

correcte souvent que celle de ses confrres, atteinl cepen-

danl des
poesie

soni plus en harraonie avec

la

sorabre

en font mieux comprendre l'trangel, ainsi qu'on pourra s'en convaincre par l'examen des prncipales gravures Vedi lutto l'Articolo, l'iie de Dante,
et qui

interprtation pittoresque de Dante^ L'Enfer de Dante, tra-

duction de M. P. A. Fiorentino, accompaone du texte italien, avec les dessins de M. Gustave Dor, par Monlgut, Revue

des deux Mondes;

15 Nov. 1861, p. 433-466. - Y.

E:*'''

J.

Delcluze, Dbats, 18 Sept. 1861.

Je connais toutes les

lentatives failes par les artistes partir de 1481 pourorner

de gravures

je crois pouvoir affirmer

que l'on a donnes de Dante, et que l'oeuvre de M. Dor est suprieure toutes cles de ce genre qui Toni prcede sans ecceptr mme les vingl planches de Botlicelli. - Dans une fuite de compositions dessines, doni quelques unes tigurent a l'Exposition, M. G. Dor a rcprsnt plusieurs scnes des poeraes de Dante avec une verve et une originalit vraiment remarquables. Tout ceux qui ont vu la collection complte
les editions

de ce dessins l'Exposition
ilaliens

l'habile

(8 Mai 1861) du boulevard des homraage au merite incontestable de composileur. -V. Teofdo Gautier ecc. ecc. - Y. Revue

oni rendu

Germanique,

Fcv. 1862.

l'articolo:

Gustave Dor
25

et

les

YOL. U.

386
lllustrations

DANTE E LE BELLE
de

ARTI.

V Enfer de Dante par M. F. Baudry.

disegni sull'Inferno

montano

a seltanlasei.

Scaramuzza Francesco.
tenne
il

V illustre cav. Farini, allorquando

governo dell'Emilia, non appena nacque a taluno l'Italia celebrasse il sesto centenario delil pensiero che la nascila di Dante nel 1865, subito accolse il nobile concetto, e volle che le Provincie da esso governate vi
contribuissero degnamente. In conseguenza egli allog allo
pittore Scaramuzza, di
della Gomedia,

egregio
disegni

Parma, un' illustrazione


perch uomini

in

e dispose

preclari

dell'Emilia raccogliessero materiali

con cui preparare una


alla luce per

nuova edizione del massimo poeta da rendersi

l'avvenimento del suddetto Centenario, su di che mi scriveva cortesemente il Prof. Scaramuzza 16 Giugno 1861 )
(

La divina Comedia che

gi da molti anni

sempre

il

mio

primo amore, fu ognora soggetto di esercizio ne' miei studi di composizione, e fin dal 1838 mi accinsi con qualche alacrit a farne per mio solo uso un' illustrazione completa; vale a dire, figurare di essa tutto quanto poteva essere
figurabile:

pensiero per verit tanto vasto


:

quanto ardito

e presontuoso (allora io era giovine!)

che perci era ben

lungi dall'idea di renderlo un giorno di pubblica ragione.


Il

caso (Dio voglia

non

sia

sventura) volle che

qualche

amico, cui non era ignoto questo mio veramente temerario


tentativo,
fluenza,

credette poterlo lodare a persona


di tali

di

molta insenz' altro

ed amorevole

studi;

la

quale

procacci dal Governo eh' io dovessi continuare le gi note (?) mie Illustrazioni che servir dovrebbero per una grande e nuova edizione della divina Comedia, principalmente redatta sovra un Codice Modenese di gran valore. Io ne rimasi
spaventato, e corsi a
s

Modena per vedere di tornii d'addosso grave peso, tanto pi che avrei dovuto compiere il lain sei anni, e quello ch'io

voro

aveva eseguito sopra


di schizzi a
al

soli

26 canti dell'Inferno con ben 170 quadri

penna,
diffi-

non avrebbe potuto punto servire


cile,

per

me

vasto e

sibbene

onorevolissimo scopo
il

Fu vana ogni

rimostranza, e
rifiutare la

decreto era venuto; non ebbi coraggio di


il

pure:

11

soma ... Ed numero preciso

13 Agosto del 1861 scrivevami


d'illustrazione alla

de' disegni

DAME
be salire a un di presso
vi

E LE BELLE ARTI.

3S7

divina Comedia, che ora sono appena qualtordici, dovrebai

130 o 200; giacch molti canti


o tre ed anche quattro

sono ch'esigono per

lo

meno due

quadri.

E siccome poi ho cominciato ad eseguirli a penna, un po' pi che a mezza macchia, e di grandezza abbastanza rilevante, perch la mia vista ne sotlVa il meno possibile, cos
mi costano tempo e
che all'epoca
fissata
fatica

appena

credibili,

per cui temo

non potr averli

tutti recati a termine.


la

Se per
la

la salute

mi durer, e mander, a chi

voglia,
e

Direzione di questo Instituto Accademico che mi ruba


il

moltissimo tempo, chi sa non riesca a finire


I

disegni
si

li

eseguisco a penna, perch col


alla

mio compito. mezzo della fotosi

grafia

potranno ridurre

dimensione che

vorr e

riesciranno

come

altrettanti originali. L'operazione

insomma

riescirebbe pi perfetta, pi uniforme pi economa, e simu-

lerebbero aflatto l'incisione all'acqua forte, senza alterazione


di

tocco e di disegno:
di

non

li

faccio poi

a soli contorni,

perch trattandosi
a

una edizione
vi

di lusso, e

dovendo serfa
i

vire assai pi pei letterati che

non per

gli artisti,

duopo,

mio vedere, che non solo


altres

sieno manifesti

concetti,

ma

l'elTetto
i

del

chiaroscuro,

almen tanto quanto


tutti.

basti a rendere

quadri ben distinti, intelligibili a

farli

incidere,
difficolt

costerebbero un occhio di cristiano, cia-

scuno:

somma
),

trovare

incisori

di

valore

che

volessero occuparsene, ed anche trovati (non ne vorrebber

meno

non riuscirebbero ad egual valore, ad tutti, o poco o molto, vi toglierebbero dell'originalit. - S'ella verr a Parma le far vedere un' unica prova, che per esperimento ho fatto qui eseguire da un nostro bravo fotografo, e da s stessa potr giudidi

30 o 40

egual forza ad egual disegno, e

care quale eccellente artiste sia

la

Fotografa

in

questo

genere

di

cose

e pensare che se ne possono tirare migliaia


si

di copie,

d'ogni dimensione, senza che mai

alteri di

un

punto
di

il

disegno originale! Ed ora che

si

trovato

modo

fissarli
si

perch

in guisa da essere duraturi in eterno, non veggo debba usare d'altro mezzo pi costoso, meno

esatto, e di pi lunga lena.

RITRAITI STATUE ED ALTRI DIPINTI

RIGUAUDANTI DANTE ALLIGHIERI.

dotti ed instancabili ricercatori

Giotto Stefano. L'inglese Seymour Krhip, uno de' pi di quanto riguarda Dante
il

e Giotto, fu

primo che diede opera perch Dante, dipinto


lui

da Giotto, da prima invano per


fosse scoperto
nella

cercato

in

S. Croce,
si
il

Cappella

del Podest.

Al Rirkup
Wild, ed

associarono
luce
1861,

nella

nobile

ricerca l'americano
Il

piemontese Giovanni Bezzi.


il
il

dipinto torn a rivedere la


la

20 luglio 1840 (giusta 10 luglio),

Guida

di Firenze,

Piatti,

ma

guasto assai, mancante d'un occhio,


e stracciato

bucato da un arpione,
egli a

nella

guancia,

come

vedere nella cromilotografia, cavata sul calco fatto


ritratto
di

sopra

il

appena scoperto, e pubblicata dalla societ


stato scoperto
il

Arundel
desto e

Londra. Fu desso egregiamente restaurato dal moil

cosciemmo prof. A. 3Iarini.-((

vero

ritratto di

Dante dipinto da Giotto circa

1298 nella Cap-

pella del Podest in Palagio. Dai Yandali paesani era stalo

dato di bianco a questi affreschi, e per pi centi d'anni erano


rimasti sepolti
i

miracoli di Giotto, e

volti

venerandi dei
.
. .

Con un imbianchino somma diligenza e con arte mirabile hanno tolto. appoco appoco la crosta sovrapposta, e dopo vari tentativi le forme di Dante fresche di giovinezza (perch quando fu ritratto
nostri antichi sotto le pennellate d'
ivi,

aveva 32 o 33 anni, sono apparse


venerazione di noi tardi

alla

meraviglia e
Si

alla

e tisici nipoti.

sapeva da

Giorgio Yasari che doveva esistere questo dipinto,


aspettato fino a qui
a farne ricerca:

ma

si

meglio una volta


il

che mai. stata una vera gioia per


ritratti

tutti

vedere che
e che

che avevamo
lui

di

Dante erano

veri,

almeno

in

quanto a

Gius, Giusti, Epistolario,

non avevamo adorato un idolo bugiardo. L 209. - Cesi un visage d'ado-

DAME
li^sccnt

E LE BELLE ARTI.

389
les

austre,

et oi

sout

dj dessins

profondes

Fides et les graiids traits dsols de l'homrae futar. Jamais


iniroir charnel n'

a l moins opaqiie; on seni que l'me

qui s'y rllchit est une


les souffrances,

me sans

joie,

prdlspose toutes

rserve de grandes destines cepeudant,

mais des destines qu' aucun homme ne voudrail acheter un tei prix- 11 n'y a encore sur ce visage que de la
mlancolie;

mais cette mlancolie est

dj] irrmdiable,

comme

le

sera plus tard la tristesse. Jamais physionomie

d'adolescent

ne porta mieux
l'

le

sceau prophtique

des

futures destines de
le

homme,
la
s

et c'est

en toute vrit qu'en


Emle Mon-

contemplant on assiste
Che spande di parlar

naissance de la source abonlarr/o fiume. -

dante
tqut.

Une interprtaton de Dante, Revue des deux Mondes, 15 Novembre 1861, p. 461. - Il Fraticelli e il Cavalcasene
vogliono che Giotto dipingesse
la

Cappella nel 1301, subito

dopo
11

le pitture

da

lui

eseguite a

Roma

per papa Bonifazio

Vili; epoca in cui a Firenze vi fu pace fra Bianchi e Neri.


Passerini cos opina: Intorno al 1290, o poc' oltre, dov

Giotto dipingere la Cappella, sapendosi che questo fu uno


dei primi lavori ch'egli condusse, e ci
si

puote ancora con-

getturare dal vedersi ritratto Dante Alligheri in et giovanile,


la

qual cosa non pot di sicuro avvenire prima del 1283 in

cui

Dante compi l'anno vigesimo, n dopo


'

il

1301, mentre

l'infelice

poeta era maledetto nella sua patria, e provava


e

siccome sa di sale Lo pane altrui,

com'

duro

calle

Lo

scendere
il

e il salir

per V altrui

scale. Rafforza le

congetture

trovarvisi l'effigie di Corso Donati, capo allora dei Magnati,


di sicuro

che

non

si

sarebbe dipinto dopo

gli

ordinamenti

d giustizia nel 1293,

ed infine l'esservi ritratto Messer Bru-

netto Latini che mor nel 1294. - Del Pretorio di Firenze,

Lezione Accademica, detta nella tornata della Societ Colombaria f undici Luglio 1858, da Luigi Passerini, Firenze,
Tip. delle Murate, 1858.
p. 11.

Ma

il

Passerini

si

ricredette

di

poi;
il

ed egli e

il

cav.

Milanesi nella loro Relazione a S. Ec.

Ministro della pub.

Istruzione sul
di

pii

autentico ritratto di Dante, s'argomentano

mostrare che non pot esser dipinto da Giotto nel 1290,


ritenevas

come

comunemente, perch

nel 1290, Giotto era

390
in

DANTE E LE BELLE
11)

ARTI.

sui

anni;

non dopo

il

1303,

perch l'artefice non


dell' esiglio di lui;

avreijbe di certo effigiato l'amico suo con quel Corso Donati,

cagione principale della condanna e


assai

meno

gli

sarebbe stato assentito


che dannavalo

di

dipingerlo

nel

palazzo del Podest, dove Gante de' Gabrieli, nel 1303, avea
proferito la sentenza
il

al

13*21,

quando

all'odio delle fazioni

fuoco; non dopo nemiche era successa


le pitture della

l'ammirazione de" suoi concittadini, perch

Cappella del palazzo Pretorio dovettero andar perdute nelr incendio del 28 Febraro 133*i, e in quello del 1343, nella
occasione della cacciata del Duca d'Alene. Dall'arme dipinta
a' piedi della figura

orante del Potest, che fece fare quelle

pitture,

deducono con certezza il tempo in che vennero eseguite, appartenendo quell'arma a messer Tedice dei
di

Feschi

Genova,
il

che tenne queir


I

ufiicio

per un

anno,

cominciato
e

di

31 Ottobre 1358.

S.'4*asserlni e Milanesi
il

rivendicano questo ritratto a Taddeo Gaddi,


il

pi amato

pi valente dei discepoli di Giotto; che forse lo conil

dusse sui disegni del maestro,


tra
i

quale dovea aver conservato

suoi ricordi le sembianze dell'amico poeta. - Y. jRe/ae

zione dL. Passerini


di Dante. -

Gaet. Milanesi sul pi autentico ritratto


il

Ma

il

Monti,

Gar<jani, e
il

V avvocato Checcacci

ne sostennero l'autenticit, e
conchiude
dire,
di
:

Cavalcasene specialmente
i

che

il

principio e la fine,

due
le

poli,

per cosi

delle

ricerche

per

rintracciare

vere

sembianze

e la

Dante devono essere il dipinto nel palazzo del Potest, maschera cavata da Dante dopo morte. - Giotto dipinse ;

Marini dis.; BoUagay litog. - Seymour Kircoup dis.; G.Kumming Dundee ine. Lyell, Londra, Molini, 1844 - Kircoup dis., Lasinio ine, Ediz. Firenze, Piatti, \M'2.- Richard dis.. Nocchi ine. - 1. P. ine, ediz. da Buti, Pisa, Nistri - Cav. Antonio Perfetti incise; Prima esposiz. ital. 1861.
Giotto dipinse inoltre l'Allighieri in S. Croce nella navata minore, a tramontana, presso una delle porte principali. Ma anche questo ritratto fu imbiancato nell'occasione che il
.

Vasari aggiunse le colonne e

frontespizi

degli altari (V.

Guida
di

cit.

di Fir. p. 311). -

Ed una

terza volta voleva egli

ritratta l'effigie

dell'amico nella cappella degli Scrovign

Padova, assai simigliante a quella che vedesi nella Gap-

DAME
in

E LE BELLE ARTI.

391

pella del Potest di Firenze,

mano

la

tenendo in tutte e due il poeta melagrana, simbolo dell' Inferno. - Il prof. Giov.
in

Sauro, nella Crocilssione, dipinta

fresco in S.

Fermo da

Giotto, su l'arco interno della porta di mezzo, tra le molte


ligure che quel disegno gli offerse, vide ivi raffigurato alle

[altezze conte

il

volto dell'AUighieri, rappresentato


in

da un
le

divoto

posto
la

inginocchioni,

un

tratto

angusto tra

Marie e

Croce, col volto in alto levalo e le mani giunte


il

in atto di orare

Crocifisso. {Ritratto di
in

Dante Allighieri,
Pazzi possiede

scoperto nuovamente

Verona, pel prof. Giovanni Sauro,

Venezia, Antonelli 1842).

Lo scultore Enrico

un' effigie, proveniente da Ravenna,


di

e ritenuta per quella


i

Dante, e qual pittura di Giotto

ma

Sig." Passerini e Mi-

lano la giudicano meglio di un qualche signorotto del sec.

XV,

e forse di

Sigismondo Pandolfo Malatesta, come pu


di

riscontrarsi dalle medaglie del P. Zanelle e di Matteo Posti.

Non pochi
tempera.
in
Il

ritratti

Dante restano ancora

in Firenze,

lutti del secolo

XV,

alcuni in miniatura, altri a fresco o a

codice 320, della gi Palatina, ne ha uno toccalo

penna

e lumeggialo con bistro;

ma

esso evidentemente

opera del secolo XVI, alla quale et debbe del pari riportarsi la scrittura del libro,

nonostante che

il

cav. Palermo

lo abbia, nel dotto catalogo di quella Biblioteca,


al secolo

assegnalo

antecedente.

11

Cavalcasene

lo

vuole eseguilo sulla

fine del 1300, poich vi si riscontrano quelle caratteristiche

e quel

modo che veggionsi nelle figure dpinle da Agnolo Gaddi. - Altro ne ha il codice Laurenziano, eh' il 174, di provenienza Strozzi, coiranno 1327, e per tal cagione si
sotto cristallo,
e
si

liene custodito

mostra agli

stranieri,

come uno
tila

dei cimelii

della Biblioteca.

Ma

S." Passerini

e Milanesi sostengono sia falsa la data (gi prima avverdall'

Album
i

di

Roma, 8 Giugno 1861


Trionfi del Petrarca,
il

),

e perch

il

codice

contiene

perch scritto

da Bese Ardinghelli, vissuto oltre

1470, e per conseguenza


in

vorrebbero fosse tolto dalle rarit poste

pubblica mostra.

Ma

il

Gargani e G. N. Monli
si

lo

trovano pi pregevole di
levato dalla

quello che non


Ardinghelli,

vorrebbe, per la sua provenienza da un

che probabilmente debbe averlo


in

Cappella di famiglia

S. Trinila di Firenze, in cui

Lorenzo

392

DAME

E LE BELLE ARTI.

Monaco, come ci ricorda il Vasari fece di naturale il ritratto di Dante, avendo il Laurenziano (in piedi ed in costume) tutta la verisimiglianza di esser stato levato da un originale di qualche grandezza, ed approssimativamente al vero. Il Cavalcasene lo dice scorretto nel disegno, ed una caricatura del tipo dantesco in et avanzata. Dalla tecnica esecuzione, ancli'egli lo ritiene eseguito nella seconda met
del

secolo decimo quinto.

Al contrario assai
il

'prez-ioso pei

S." Passerini e Milanesi,

ritratto dell' AUiqhieri che sta

nel codice Riccordiano, 1040, appartenuto, a quanto appare


dallo

stemma

e dalle iniziali a Paolo di Jacopo Giannotti, nel

nato nel 1430,

quale

si

di Dante, insieme a quelle di


ritratto,

trovano pure le poesie minori messer Bindo Bonichi. - Questo

eh ' di grandezza del vero, e colorato all'acquerello,


il

rappresenta

Poeta, secondo le sue caratteristiche fattezze,

nell'et di oltre quaranta anni, senza


dei posteriori artisti che

quella esagerazione

hanno
il

fatto di
la

brutta vecchia, caricando


inferiore e del

naso e

Dante un profilo di prominenza del labbro


unitamente a quello
quelli

mento; onde
i

lo ritengono,
ritratti,

del Michelino,
ci

pi autentici

come

che meglio

hanno tramandate le sembianze del grande Allighieri, e danno ad essi la preferenza su tutti gli altrF ritratti Danteschi. Ma il Gargani, dall'epigramma latino sotto al ritratto, ed
esprimente come e chi quello facesse
filosofo
fare, lo ritiene

poste-

riore aggiunta al codice, e lavoro d'un certo Mario Equicola,

Abruzzese, che
in

scrisse

un trattato della Natura


bel

d'Amore,

cui

distingue

un

capitolo

dal

nome

di

Dante, che prese cura del codice, e per gratitudine de' suoi
studj, nel 1521,
lo volle

decorato

dell'

imagine del divino


che una

poeta.

solo posteriore,
di

ma non

vi trova in esso d' altro,

imagine tirata pi

maniera che

un

ritratto

che

trionfa pi del colore che dell'esattezza dei lineamenti.

Ma

l'Avv. Checcacci per contrario lo ritrova somigliante a quello


del palazzo Pretorio,
la

come

l'

imagine dello specchio ritiene


si

somiglianza del dipinto che vi


ei dice,
il

pone
la

di rincontro.

Man-

cano,

nel ritratto del Pretorio le grinze della pelle, pi

roseo

colorito,

meno
il

sentita

sporgenza del labbro

inferiore,

ma
il

identico
il

naso che non muta cogli anni,


degli
occhi,

identico

taglio,

colore

identico

il

tescMo

DAME
che solto
Il

E LE BELLE ARTI. e all' altro


il

393

la

carne

all'

uno

ritratto trasparisce.

Clieccacci conchude, ritenendo


di

ritratto Riccardiano
il

opera
di
il

non

un cinquecentista, come vuole


e,

Gargani,

epoca molto anteriore,


ritiene lavoro dal

a suo avviso, di Giotto.

ma Ma

un
Ca-

valcasene, considerata l'esecuzione tecnica del ritratto, lo

1400

al 1500,

riscontrandovi pure nella

foggia del vestire una modificazione pi sensibile.

LoRENZETTi AMBROGIO.
moltitudini,
fece

Yolcndo cou

visil)ile

documento

insegnare alla sua patria, che non alle discordi e sciagurate

ma

ai

pochi savi e virtuosi cittadini s'affidasse,


cinto di real corona, per sim-

un venerando vecchio,
il

boleggiare

reggimento

di

Siena; e intorno ad esso ritrasse


benemeriti uomini
colui,

di naturale ventiquattro de' pi illustri e

fra

quali era Dante Allighieri


la
il

meglio d'ogni altro conosciuto


d'Italia,

che, avendo mala radice delle discordie

come

seppe

altres additare

modo

di

sbarbarla

in

quel

poema, che a ragione stato chiamato della rettitudine; e come fu la maggiore e pi viva espressione di quel secolo, cos divenne specchio di vera civilt ai secoli avvenire. - (Nella maggior Sala del palazzo di Siena.) Ranalli,
Storia delle belle arti in Italia,
i.

87.

Gaddi Taddeo,
il

(n. e.

il

1300, viveva nel 1366) -

Sotto
sini-

tramezzo che divide


il

la

Chiesa

(di S.

Croce), a

man

stra, sopra

Crocifisso di

Donato (ora nella cappella dei


storia
di

Bardi)

dipinse

a fresco

una

S.Francesco, d'un

miracolo che fece nel risuscitar un putto ch'era morto ca-

dendo da un verone,
canti. - Vasari,

coli'

apparire in aria. In questa storia

ritrasse Giotto suo maestro.


ii.

Dante poeta e Guido Caval-

HO.

Questa pittura pure ricordata

da Leonardo Aretino: l' effigie sua propria si vede nella Chiesa di Santa Croce, quasi al mezzo della chiesa, dalla

mano
al

sinistra

andando verso
di Dante. -

l'altare maggiore,

e ritratta
di
(juel

naturale

ottimamente per

dipintore
tolto
I,
il

perfetto

tempo. - Vita
andarono.

Md

tramezzo dal Vasari,


gli affreschi

nel 1566, per ordine di

Cosimo

anche

se ne

Orgagna Akdrea. - 11 Trova d'avviso che Andrea Orcagna dipingesse Dante nel Camposanto di Pisa nella
Cavalcata
detta
dei

Re.

Ci

che

maggiormente farebbe

394
attribuire a

DANTE E LE BELLE ARTI.

le sembianze del cavaliere di Andrea Orcagna (da altri voluto Gaddo de' Gherardeschi) il focale, ossia le bende pendenti da un berretto, le quali si rannodavano sotto al mento. Massaggio di Ser Giovanni di Simone Guidi di S. Giovanni Di Yaldarno. - 11 gran Masaccio dipinse l'effigie e la persona di Dante in uno dei personaggi del quadro del Martirio di S.Pietro nella prodigiosa Cappella del Carmine; e il

Dante

sapiente pittore,
gli

oltre averlo decorato dell'abito


tale autorit
il

prorale,

ha impartito

che

si

pare che

gli astanti,

che interrogano
11

suo senno, manifestino nell'atto volersi

acquetare alla sua sentenza.

- Misslrln, Appendice, N.

II.

Gargani appunta

il

ritratto del

Massaccio d'indifferenza

di carattere, e di

non curanza

de' veri lineamenti del poeta,

trasmessici da' biografi, ragione per cui questa effigie rimase


cos indietro che pochissimi sono quelli che la ricordano. -

Nel Vasari non trovo che che


la Crocifissione di

il

Massaccio dipingesse l'Allighieri


:

nella Cappella del Brunacci

anzi egli

omai incontrastato
al

S. Pietro, e S.

Paolo dinanzi

Pro-

consolo che formano nella stessa parete un partimento solo,

sono opere
oltre
il

di Filippino Lippi.

ritratti ch'ei

vi

dipingeva

proprio, sono quelli di Sandro Botticelli e del Pol-

laiuolo, inginocchiati avanti S. Pietro: gli altri cinque diritti

che vengono dipoi, dipinti


del poeta Luigi Pulci, di

pure da Filippino, sono quelli


Soderini, di Pietro Guic-

Tomaso

ciardini e di Pietro del Pugliese.

D. Lorenzo Pittore,
DI Firenze.

Monaco Camaldolese degli Angeli (Prima memoria del 1410) - In S. Trinit d


la Cappella e la tavola degli Artempo fu molto lodata, dove fece di Dante e del Petrarca (opera che pi

Firenze dipinse a fresco


dinghelli che in quel

naturale

il

ritratto di

non

si

vede). - Vasari, IL 211.


di
il

Dal Castagno Andrea,


anni del sec.

Mugello, (n. dentro

primi

XV; m.

circa

1480). - Dipinse a Legnaia,

presso a Soffiano, a Pandolfo Pandolfini, in una sala molti

uomini
al

illustri

(oggi ridotta a

casa colonica:

appartiene

Marchese Rinuccini). Delle quattro pareti dipinte, una sola quella che al presente conserva le pitture; le altre sono coperte di bianco, ed in parte fors'anco distrutte.

DANTE E LE BELLE ARTI.

395

Nella parete superstite v'ha l'effigie di Dante, alla quattro


braccia, ritta in pie, condotta con pratica
di colore,

riso-

lutezza e intelligenza

di

disegno, per quel tempo sorprenrossa


in

dente.

Ha

la

sopravveste
il

dosso,

in

capo

un

cappuccio rosso con


focali a

mazzocchio foderato

di vaio, e piccoli
il poema sacro, come in atto di

gole bianche. Colla destra sostiene

colla sinistra, alquanto alzata e stesa, sta


favellare. Porta scritto:

Dantes de Alegers Florenlinus. Questa pittura, trasportata sulla tela, trovasi ora nella Galleria
11

degli Uffizii.
il

Passerini e G. Milanesi osservano invece che

Castagno

effigi

Dante quale

lo

vedeva nella sua fantasia;


lui,

niente conservando delle note fattezze di

che

rammene

tano quelle della razza elrusca, e

si

riscontrano in grandisdi

sima parte

negl'illustri

fiorentini

quel

tempo

degli

anni posteriori.

Benozzo Gozzoli.
bria

(n.

1424 m. 1485) - In una Cappella

laterale della Chiesa di S. Francesco in Montefalco nell'Um-

compose dodici
i

storie della vita di questo Santo; e in


dei pi chiari

dieci tondi

busti
i

uomini

di quell'ordine;

ed

in

tre altri,

ritratti

di Giotto, di

Dante e del Petrarca,

come

dice

il

Dante

scritto:

motto latino eh' sotto a ciascuno. Sotto Teoo(/us Dantes nulus dofjmats expers;
Jottus

sotto Giotto:

Pktorum eximus
:

sotto Petrarca

Laiireatus Petrarca,

fundamentum et lux ; omnium virtutum mo-

narca. {Opus Benozi de Florenzia, constructa atque deputa


est hec capella ad honorem ijloriosi Ilyeronimi. m. ecce. Lii. Die Primo JSovembris) - V. Commentario alla Vita di Benozzo

Gozzoli, Vasari,

iv.

194. - Sciaguratamente

danni del tempo

ed

successivi restauri, e l'ultimo del 1858, gli


lasciar

hanno

tal-

mente deturpati da non


originale.

loro niente

del carattere

Mantegna Andrea.
Domenico
tavola
di
si

n.

1431, m. 1506

Questo ritratto

conservasi in casa Biadego di Verona.


di

Francesco detto
sinistra
di chi

Michelino. -

Questa

vede a

entra nella Metropolitana

Firenze, presso una porta di fianco.

simo tempo
Prefazione

attribuita all'Orcagna, fino a che

del

2.'^

volume

del

Fu essa per lunghisil Gaye nella suo Carteggio d'artisti non


restituita al

l'ebbe coll'auto di autentici

documenti

suo vero

396
autore.'

DANTE E LE BELLE

ARTI.

Secondo questi documenti, venne essa allogala, per commissione degli operai, al Michelino, allievo di Fra Giovanni
da Fiesole,
il

di 30

Gen. 1465: Allor/harono a Domenicho di


f/uisa

Michelino dipintore presente consentiente et conducente, una


fi<)hura in

forma a

del poeta Dante

la

quale debbe

fare dipinta

e colorire di

buoni colori a oro mescolato coli


capella

ornamenti, come appare dal modello dato per Alexo Baldovinetti, dipintore
. .
.

la

quale sia nel luogo ove


Il

la

che e in Santa

Maria
i

del Fiore.

Michelino convenne di

eseguirla entro sei mesi


lire 155,

e per

lire cento,

ma n'ebbe
il

poi

avendo

periti

dell'arte

giudicato
I

lavoro di

maggior pregio
tra
ritratti dell'

della

mercede

pattuita.
il

Sig.ri Passerini

e Milanesi lo tengono senza dubbio


i

pi antico ed accertato

AUighieri che rimangono ancora, potendosi

congliietturare che sia stalo fatto, tenendo ad esempio quello


di

Taddeo Gaddi, dipinto

in S. Croce.
il

Il

Cavalcasene lo

aggiudica fiacco assai, quale era


scuola alla quale fu educato.

sentire del pittore e la

Penetrate col pensiero l'augusta soglia di

S.

Maria del

la maest Dante che l posta a discacciare i profani. Che dignitoso portamento! Quanto mai serena quella fronte si direbbe

Fiore, e
di

ammirate sovresso una delle sacre porte

ch'ei

pregusta
essere

le

dolcezze del suo figurato paradiso!

|X)teva

pi

convenevolmente collocato Colui che


artifizio

seppe con verit e mirabile


cieli.

disegnare

il

regno dei

Ed pur anco in questa Chiesa maggiore che la divina Comedia veniva spiegata sul pergamo, ci non stimandosi
indegno allora quando
la

parola di Dante ben raccoglievasi

quale uno dei pi vivi splendori della parola di Dio.


Giuliani, sul vivente linguaf/gio della Toscana, Lettera
p. 58. - V.

XV.

Ampre, Viaggio dantesco,

p. 37.

SiGNORELLi Luca, Nella Madonna d'Orvieto, nella Cappella


vi aveva cominciato fra Giovanni da Fiesole. - Sono da osservare ancora, nello spazio sottostante alle grandi

che gi

composizioni, quattro quadrati,

dove

il

pittore ha rappre-

sentato a chiaroscuro

poeti Ovidio, Virgilio, Claudiano e


il

Dante; e dentro un tondo,


za figura
tratti
:

ritratto di Esiodo a colori,


altri tondi,

quindi sono alcuni

mezcon dentrovi soggetti

dai loro poemi.

Annotaz. alla vita di L. Signorell

DAME
del

E LE BELLE ARTI.
11

397

Vasari, Voi. VI.. 142.

ritratto

disegnalo

con quella

forza

ed energia di cui era capace quel maestro. Raffaello Sanzio. - >Jello stupendo dipinto del Parnaso.
il

Evvi, cos
il

Vasari, la dotta Saffo, ed

il

divinissimo Dante,

leggiadro Petrarca e lo amoroso Boccaccio che vivi vivi


Contemplativo e macro, quale gli studi e le sventure aveano fatto N si potrebbe mai dire la vivezza di

sono. lo

quelle

teste,

che

nella

loro

bellezza spirano
le loro
i.

un

fiato di
r>

divinit,

quale rappresentano

opere immortali.
Il

Ranall, Storia delle belle urti,


vi

369. -

ritratto del poeta

comparisce

nel

Parnaso
di

con

tipo

o carattere
ci

cos
porlii

ardito,

che alla

presenza

quella

immagine

piuttosto a dire che non l'arte

ma

la

sua poesia lo abbia


perfetto
ri-

rappresentato. Js v'ha dubbio


trattista qual egli era,

che Raflaello,

che dipingeva a

Roma

e nel Vaticano,

protetto

sapere e procacciarsi

da papa Leone X, non abbia potuto sicuramente quella pittura e quel disegno che
naturale
gli

meglio
il

al

porgesse

le

sembianze del poeta. Onde


nella
e

Fantoni

ritiene quello del Vaticano,


ion impicciolito,
il

sua nattirale

grandezza,
unUaffaello,

trasfigurato,

da

la

mano

di

vero ritratto di Dante.- Ancho weWiH Disputa


coi S.

dei Dottori lo effigi assieme

Domenico, Francesco,
Liri,

Tommaso
fra

ti'

Aquino, Bonaventura, Scolo, Nicol da


i

Girolamo Savonarola. Forse nel collocarlo tra

teologi

n'ebbe consiglio dair Ariosto, sapendosi ch'ei


consultato per lettera intorno
in
i

fu

da

lui

personaggi da introdurre
il

questa pittura.

Ad
letto

illustrare e nobilitare

soggetto,

e dell'aver posto tra questi Dante Allighier, mostr ch'egli

non avea solamente

la

divina Comedia,
al

ma ne avea
che
3G3 - Nelle

inteso l'alto senso per dar luogo

poeta

tra' teologi
i.

disputavano sull'Eucaristia

- Hanalli, Id.

sale del Vaticano contemplai effigiato

l'altissimo poeta in

mezzo

ai

solenni

e gravi dottori che

compiono

la

Disputa
ci mi pu ag-

del Sacramento,
di Raffaello.

non ultimo
s

jirodigio dell'arto e dell'ingegno

Non per me ne prese meraviglia, quasi


nelle scienze teologiche
si

paresse in luogo suo,

guagliare a quei difensori ed illuminatori del Cristianesimo.

Ma non mi

cessa lo stupore, dacch riiuiro Dante fatto quasi


(di

custode del tempio

S.

Maria del Fiore), e l'onoro pen-

398

DANTE E LE BELLE ARTI.


il

sando che

suo nome e

la

sublime dQllrlna risonarono ad


l*.

una
cit.

cogli oracoli slessi della Divinit.

Giuliani, Lettera

Amphre, Viaggio dantesco, 90. Un altro ritratto di Dante sull' originale


posseduto dal
S."^

- V.

di Gioito, dello
di

slesso Raffaello, vuoisi

Mooris Moore

Londra (ora residente in Roma, dinanzi al palazzo Barberini). Il S."" Moore conforta anche la sua opinione colla storia speciale di quel ritratto, mentre egli dimostra come Raffaello 10 esegui per commissione del cardinal Bembo, e che dopo
tre passaggi
in altre famiglie signorili

egli

si

il

quarto

attuale possessore.

Tra

disegni di Raffaello, conservati nella Galleria del-

l'Arciduca Carlo di Vienna, ve ne ha pure uno rappresentante Dante in profilo, in atto di tenere la Divina Comedia
sul petto
11
:

la

parte inferiore non che leggermente tracciala.


dall'

disegno venne fotografato

i./mare di Firenze.
per la Compagnia

Del Sarto Andrea,


del Battista
alle

n. 1448.

m. 1530. - Nella predicazione


dello
al celebre orlo di S.
i.

turbe,

dipinta

Scalzo, nel cortile

murato dirimpetto
il

Marco. - Ranalli, Storia

delle belle arti,

522.
n. nel

AGGELO

DI

Cosimo, detto

Bronzino,

borgo

di

Monticelli, fuori di

porta S. Friano, 1502, m. 1572.

Bartolommeo
camera, fece
in

Bellini, per
i

ritratti di

una sua Dante, Petrarca, ligure dal mezzo


empiere alcune lunette
di

su bellissime.

- Vasari xni. 161.

in

(n. 1512, m. 27 Giugno 1574) - Nel 1544, un solo quadro, per commissione di Luca Martini, ritraeva

Vasari Giorgio,

Dante, Petrarca, Guido Cavalcanti,


stoia e Guittone d'Arezzo,

il

Boccaccio, Gino da Pidice,

cavati com'ei

dalle

loro

leste antiche accuratamente; del quale ne sono state fatte

pi copie. - Vasari,
leria del

i.

23. -

Una

di

queste esiste nella Gal-

Nel Monastero di S. Maria di Scolca, a tre miglia da Rimini, - nella Cappella, ovvero

Duca

di Orleans. -

tribuna, feci quattro grandissime figure


lodi di Cristo e della

che trattano delle sua stirpe e della Vergine, e questi

sono Orfeo ed Omero con alcuni motti greci, Virgilio col motto latino: jam redit et virgo ; e Dante conquesti versi:
Tu
se' corti

che
il

l'

umana natura

Nobilitasti s, elle

suo Fattore

DANTE E LE BELLE
Non disdegn
Vasari,
i.

ARTI.

399

di farsi

sua fattura... Par. xxxiu. 4

32.
;

Ignoto, (scuola del Gozzoli)


in

Nell'Accademia

d belle

ani
dt

Pisa.

Ignoto, [scuola
Firenze,

Toscana); Nella Galleria degli

Uflzj

Prima sala della Scuola toscana; affreschi, primo spazio. ad essa dal Perazzin.
Nardini..., Palazzo Corsini di Firenze,

- e Sez. xi. degli

Ignoto, (Nella biblioteca de' Canonici di Verona);

Fu legato

1.

Calamai
Bianchi

B.,

Camera.

Palazzo Capponi,

5.

Stanza.

Zanobi Canovai,
...

Esposiz.

fr.

1856.

Affresco, nel R. Archivio Centrale di Stato in

Firenze, nella sala dedicata specialmente agli Archivii delle

Ani,
con
la

disposti

segnatamente al disopra dello scaffale ove sono documenti dell'Arte dei medici e degli speziali,

leggenda: Dante Allghieri Med. Spez.


Y.

MCCLXXXYIL
poneva

N.

Quadro

a olio che fece dipingere

il

Cesari, e

nella sua villa di Beccacivetta, a cinque miglia da Verona,

con sotto l'epigrafe: Danti

Al(jherio
.

poelae
A. C.

omnium

primo

magistro
vivo
.

et

auctori
.

suo

feci.

MDCCCXXI.
il

Quod

et

placeo
olio

si

placco

tuum esU
prof. Gius.

JX. iV.

Quadro ad

che

si

fece dipingere

Manuzzi

in

Firenze; a cui appose l'inscrizione da lui dettata:

A-Dante Allghieri - principe di guanti mai furono poeti al mondo - al primo e sommo autor suo - dedica Giuseppe Manuzzi -non meno riverente che affezionato- MDCCCXXXIL Albertini Luigi, mezza figura; Esposiz. ven. 1852.
Barrias Francesco
che viene a sua posta
:

- Dai versi del Barbier

Ecco quegli

daW Inferno;
e

Esposiz. del Louvre, 1853.


nella

Vibert Giulio, Dante

Beatrice,

Biblioteca

del

Castello di Nozet; Esposiz. univ. di Parigi,

1855.

Agricola Filippo, Dante e Beatrice.


SiGNOL Emilio,
Parigi, 1855.
di

Parigi,

Beatrice; Esposiz.

univ.

di

Barucco Felice, Beatrice; Esposiz.

di Torino, 1863.

Ritratto di Dante, che credesi formato dal vero,


talo in creta l'anno 1321 {d'apres
le

e git-

masque

in terre cuite

400

DAME

E LE BELLE AUTl.

moul a Ravenne le jour de la mort di Dante). In casa dei Marchesi Luigi e Carlo Torrigiani, Firenze: - Lyell fece fare
a

Londra un

incisione

elegantissima

di

questo

prezioso
Jt.

avanzo dell'arte del XI Y. secolo.


Lane, 1844. - Ignoro se
il

- Dis. Philips, Ut.


in

G.

ritratto

marmo, fortunataGrisoslomo FerDante fatta


Leti. T.

mente scoperto

in

Ravenna dal
forse

prof. Luigi

rucci sia Io slesso od un altro.

Un
cavare
I.

altro

bassorilievo,

dalla
(

testa di

dell' Arcivescovo di

Ravenna

Cinelli Tose.
),

e.

340,
i

Manoscr

306.

Magliabech.

trovasi in

Roma^

presso

R. R. Can. Regg. a S. Pietro in Vincoli,

nella Sa-

cristia attigua al

Mos

del Buonarroti. (I)

Lombardi Pietro, Monumento in Ravenna, 1483. - Di forma quadrata, coperto di una cupola emisferica, elegante assai per la struttura e pegli ornati; ha la dimensione di metri 3, 35 per ogni lato. Nei penacch della cupola vi hanno
quattro medaglioni, in che sono raffigurati Virgilio, Brunetto Latini, Cangrande della Scala e Guido Polentani, lavoro a
stucco
di

Paolo Giabani,

Luganese;
racchiude

le

pareli
:

fregiate di stucchi elegantemente disposti

nel

pure sono mezzo surge


del poeta,

l'urna di

marmo greco che


vi

le ceneri

su la quale

scolpila l'inscrizione,

con

le sigle S.

^. F.

Jura Monarchiae, Superos, Phlegetonta, Lacusque


Lustrando, cecini, voluerunt fata quousgue
;

Sed quia pars cessit melioribus liospita castris, Auctorenique suiira petiit felicior astris,
Hic claiidor Dantes, patriis extorris ab oris,

Quem genuit parvi Fiorentia mater amorls. L'urna sormontala dall'effigie del divino poeta, scolpita a

mezzo

rilievo

dal

Lombardi:
mento,

egli

in

atto

di tenere gli

occhi in un volume posto sopra un leggio, colla


stra sorreggesi
il

mano
d' in

sini-

e colla

destra

poggia su

breve tavola. In allo sta una ghirlanda che chiude


(1)

una mezzo
aveva

Quanto

alla

maschera cavata da Dante dopo morte, una


il

ne[

Stefano Ricci, che doveva servire per


altra ne

suo monumento

in

S Croce...; un

aveva lo scultore Bnrtolini, proveniente da Ravenna, la quale pass nelle mani del Sig. Seymour Kirkup Portata questa maschera davanti al ritratto dipinto nel palazzo del Potest, si riscontrarono le
.

tesse fattezze, lo stesso tipo, la stessa sagoma, solo

pi vecchio,

poeta alla

che mostra essere appunto combinerebbe con quella che aveva U sua morte, cio dai 56 ai 57 anni. G. B. Cavalcasene.
e tale et

DAISTE E LE BELLE ARTI.


le

401
nel profilo;

parole:

Vrtuti

et honori. -

offeso

ed

il

Cavalcasene

una caricatura, ma riscontra in esso la provenienza della vera maschera di Dante. - Di questo monumento se ne debbe il merito a Bernardo Bembo, palo dice

dre del cardinal Pietro,


tuttavia
si

come

ce ne fa fede l'iscrizione che

legge:

Exigua tumuli, Dantes, hic sorte jacebas, Squallenti nulli cognite pene situ;
Ai nunc marmoreo subnixus conderis arco,

Omnibus et cultu splendidiore nites. Nimirum Bembus, Musis inccnsus etruscis,


Hoc
tibi,

quem

in primis

hae coluere, dedit.

Anno

MGGGGXXXIII. VI. Kal. Jun. Bernardus Bembus Praetor aere suo posuit.
Salutis

In questa occasione
la

scomparve l' antica iscrizione che verso met del secolo XIY, si leggeva su quel sepolcro, dettata da Giovanni del Virgilio, e di cui parla il Boccaccio:
Theologus Dantes, nuUius dogmatis expers,

Quod

foveat claro pbilosopbia sinu;

Gloria Musarum, vulgo gratissimus auctor, Hic jacet, et fama pulsat utrumque polura:

Qui loca defunctis

gelidis,

regnumque gemellum
:

Distribuii, loicis, rhetoricisque modis.


Pieriis demum resonabat avenis Atropos beu! lectuni livida rupit opus. Huic ingrata tulit tristem Florentia fructum,

Pascua

Quem

Exilium vati patria cruda suo. pia Guidonis gremio Ravenna

N'ovelii

Gaudet honorati conticuisse ducis. Mille trecentenis ter septem Numinis annis,

Ad sua septembris
Ricci Stefano,

idibus astra redit.

Monumento
riaprire
le

di S.

Croce

in Firenze (1829).-

II

monumento

dell'esule era debito di Firenze. Solenne-

mente conveniva
cielo,

sue porte a

lu,

al

quale

il

come Michelangelo canta, non^contese le sue... Il monumento di lui quasi il decreto solenne di sua rivocazione, atto di politica ammenda. In un tempio egli prosuo

dover essere incoronato poeta; e il in un tempio ... La Poesia, mezzo prostesa sul monumento, per Dante non piange, ma
fetava a se stesso
di

monumento
le

fu collocato

piange

sventure, retaggio dei disprezzati e perseguitati

annunziatori
YoL.

d'austere verit;

l'Italia spira

gravit virile

e religione imperiosa, perch tale spirava ne' suoi pensicr


11.

402

DANTE E LE BELLE ARTI.


li

ignudo siede
forti,

poeta,

quasi imaglne delle anime altere e

di calunnia e di discordia; il gomito posa sull'opera che V ha fatto per pi anni macrn, per denotare che le avversit della vita e la smania di

viventi in

tempo

legittime speranze, miseramente deluse, tanto possono sul cuore de' pi sofferenti, da far loro dimenticare ogni idea di conforto, e fino il sentimento della propria grandezza. -

Ongaro cosi ci descrive il monumento Lo scultore fiorentino sembra essersi inspirato al mausoleo innalzato dallo scultore Veneto al papa Rezzonico. Abbiamo dunque un'opera canoviana di seconda mano. Abbiamo la figura colossale di Dante seduto, anzi accosciato suir urna vedova ancora delle sue ceneri. La figura mezzo ignuda e mezzo vestita, per serbare il giusto mezzo accademico. Ma ci non monta. La faccia di Dante non ha la Greci davano agli eroi e ai semidei serena gravit che
Tommaseo.
- Il dall'

del Ricci. -

che scolpivano ignudi ne' teatri o ne' templi.


rentino, bench coronala la fronte,
anzi
il

Il

poeta

fio-

cappuccio,

del

lauro desiderato, guata accigliato dinanzi a s

come rim-

proveri
lezza.

ai fiorentini

gli antichi

rancori e

la^

presente mol-

L'aspetto non d'un padre che ritorna in seno alla


Di quel conoscitor delle peccata

famiglia desiderata, piuttosto d'un giudice, d'un Minosse,


Che esamina
le

colpe nell'entrata

Belle sono

le

due figure allegoriche che sorgono

ai

lati:

l'Italia stellata in fronte,

che addita agli astanti quel verso

dantesco scolpito sull'urna:


Onorate
l'

altissimo poeta

e la Poesia che

s'abbandona

afflitta

e piangente sul

gran
il

volume, proprio sulla pagina


creto dell'arie sua:
lo

in cui

Dante rivelava

se-

mi son un che quando


spira, noto, ed a quel

Amore

modo

Che detta dentro, vo' significando.

Ed hai ragione di piangere, o bella Musa, non perch il poeta che scrisse quei versi sia morto, ma perch il secreto
del suo genio perduto... Il
?sel
si

Mondo

illustrato, 1861, p. 187. -

basamento rium tumuhim - Ter a majoribus frustra decretum


-

legge: Danti Aligherio - Tusci - honora-

Anno

ttocccxxix

Feliciter excitarunt.

DANTE E LE BELLE ARTI.

403

Demi Emilio (1842), Statua, in Firenze, nelle nicchie degli Officj. - L'aspetto di Dante iroso ed arcigno, ed alza il dito con espressione non facile a definire, e certo non
bella. Dall'

Ongaro, Id. - Appi della statua


neir Accademia
dei Pellegrini

legge: Dante

Allighieri.

Statua,

in

Firenze.
di

Il

Doni

nell'occasione che inauguravasi la statua


iscrizione

Dante,

Petrarca, Boccaccio, dettava questa

che venne

pure scolpita: Per eterna memoria - Gli Accademici PellegriniUanno posto qui per corona - Della gloria toscana le statue Di Dante Petrarca e Boccaccio - Le quali consacrano al gran

padre della virt - Lo ili.""* Duca di Fiorenza e Siena.


Albizzi),

et Ecc."^" Sig.

Cosimo Medici -

Statua, Nella facciata del palazzo Altoviti (borgo degli

che il volgo suol chiamare dei Visacci. Baccio Valori, Senatore del granduca Ferdinando I, fece scolpire in marmo e in tre ordini a guisa di termini, i ritratti di quindici
illustri fiorentini.

Nel primo ordine superiore,


florentinae,

consacrato

alle di

Musae etiam
neir Opera

prima

di tutti

vi la statua

Dante. Questi

ritratti
:

Valori

furono illustrati da Filippo di Baccio Termini di mezzo - rilievo e di tutta

dottrina, Fir. 1604,

Marescotti ; -

ma non

indica chi

ne

sia

l'autore.

Statua, in Firenze, alla porta di S. Pier Gattolino (Romana),


al principio dello

Stradone che conduce


tolta dall'

al

Poggio Imperiale.
di

Questa statua fu

incompiuta facciata del Duomo,


Baviera fu deeffetto.

allorch per le nozze

del gran principe

molita, per dar luogo ad altra che

non ebbe poi

Busto (I587j. Sendo Console dell'Accademia fiorentina fu inaugurato il busto di Dante il senatore Baccio Valori, di ottima scollura, e molto traente alla simiglianza di natura, sulla porta dello Studio fiorentino, quasi Nume che
togliesse in tutela
il

progresso della patria sapienza.


collocato.
-

Il

qual

marmo ora stato in pi degna parte Come manifesto da una lettera


il

Missirini.-

del Valori, 10 Gennajo

busto di Dante fu eseguito col salario di uno anno 1587, gi stanziato a due lettori sopra Dante e Petrarca, hoggi
vacante che imporla scudi 48. - Feud. Leopoldo Del Migliore
ci fa

sapere,

come

oltre la testa di

marmo

di Dante, principe

404

DANTE E LE BELLE

ARTI.

sovrano dell eloquenza, vi fosse pure l'arma della republica unita a quella dello studio firentino, ch'era un cherubino
rosso in

campo d'argento.
Il

- Firenze, citt nobilissima illuivi

strata, p. 386. -

busto di Dante,
ingegni,

posto dagli Accademici

del presente secolo fu tolto da quel degno luogo, e allogalo nelle scuole

ad eccitamento

degli

al

principio

Eugeniane; n
Busto, suir

il

perch ben non

si

seppe.
Strozzi,

ameno boschetto

degli

sopra una

collina del Monteliveto, a cavaliere di Firenze,

Busto, in
Fiesole,

Camerata,
miglio
al cav.

fuori della

porta
in

a Pinti,

presso

ad un

da Firenze,

casa Pinzanti,

oggi

appartenente

Guido Giuntini, antica casa

e podere

degli Allighieri.

Pazzi Enrico, Modello di una statua, in forma colossale,

rappresentante
vi pose l'aquila
gli
si

il

divino poeta in atto di maledire le di(ir.

scordie che agitavano l'Italia (Esposiz.

1845). Allo zoccolo


al

romana che volge

il

capo

poeta quasi
il

raccomandi. L'opera esprime non solo


ai dotti
il

poeta

ma

l'uomo politico che esponeva


libro de

proprio sistema nel

Monarchia, e lo predicava al popolo nella divina Comedia. - Sar inalzata nel 1865. S'inslitui in Firenze un
statua colossale.
Statua,
nella bella

Consiglio dirigente la societ per lo scolpimento della ridetta

e magnifica

villa

Puccini,

detta

il

villone di Scornio, un miglio presso Pistoja (1827). - Sotto


la statua del
si

poeta seduto e gridante: Ahi serva Italia legge la seguente epigrafe di P. Giordani. - Acqueta

il

tuo

magnanimo dolore

Dante padre nostro - Alla tua

Italia serva

non pi volontaria -

gi dolente di sua lunga

pigrizia -

Or sono in cospetto i tempi che tanto desiderasti, Dedicato da JSicolao Puccini - l'anno DLXil dalla nascita
di Dante.

iV.

Demi Emilio, Statua, nell'Accademia Labronica di Livorno. in bronzo del secolo XIV nel Museo di iV. Busto

Napoli.

Egli assai difficile di poter assegnare al secolo


di bronzo,

XIY un busto

non avendosi alcun'altra memoria

che questa usanza di rappresentar gli uomini illustri fosse nella pratica dell'arte e nei costumi di quel tempo. - L.
Passerini, Gaet. Milanesi, Relazione sul pi autentico ritratto

DANTE E LE BELLE ARTI.


(li

405
lo

Dante.

Il

Cavalcasene, da oUime teslimonianze,

dice una derivazione della vera maschera dantesca.

D'EsTE Alessandro, Busto, a Roma, nella Prolometeca del

Museo Capitolino:

sotto

il

busto sta scritto:

Dante

llghieri - Antonio Canova -

MDCCCXIII.

MiLESi Bianca, Busto, Esposiz. mil. 1817.

CoMOLLi

. ,

Busto, Villa Melzi, nel lago di Como.


. ,

Briganzol

Busto; Esposiz.
in

tor. 1859.

Faveau Felicita, Statua,


di Parigi, 18bo.

Casa Portalis, Parigi.


in bronzo; Esposiz. unlv.

Cavelier Pietro Giulio, Busto

Prault
1853.

Medaglione

in bronzo; Esposizione di Parigi,

Rietschel
L' egregio
nia,
S.""

e..

Statua nel R. Museo di Dresda (1847-54).


il

Petzbold, bibliotecario di S. M.
a'

re di Sasso

mi

scrveva

24

Settembre

1861.

Alter artihujiisce

fex Dresdensis

Oppenheimiiis,
fecit.

an. 1854,

ima(finem

staluae photofiraphicam

Praeter hanc Rietschelianam

quo
est.

Dresdae invenitur altera figura Dantis dimidia, quae, nescio artifice, ex marmore Carrarensi, pulcherrime extructa
liane alleram fguram
IV. nostro

quondam

b.

rex Prussiae Fride-

ricus Gulelmus
dedit.
(1)

regi potentissimo Johann dono

Raffaello Sanzio, Beatrice


re, 90.

(nella sua Teologia) V.

Amp-

Lanfredini

Beatrice, 1855.

Canova
gnara
Id. -

Leopoldo CicoRiprodotto nel 1822, pel cav. Stefano Szechevy, A., Beatrice, busto, 1819, pel Co.
S.^
.

Erma, pel
CoiiOLLi
. .

Berring di Londra, 1822.

Beatrice, busto, nella villa Melzi, sul lago

di

Como. Borro

Luigi,

Beatrice,
;

ideale

tratto

da un Sonetto
Esposiz.

di

Dante, busto in gesso

Esposiz. ven. 1800.


I.

Fari Altini Francesco, Beatrice, Statua;


1861.

ilal.

(1)

De'

a festeggiare

monumenti votali da Municipi Italiani alla memoria di Dante, degnamente il sesto Centenario della sua nascita, toccber

pi avanti.

406

DANTE E LE BELLE

ARTI.
I.

Ruo Giacomo,

di Napoli, Beatrice;

Esposiz.

ital.

1861,

Propriet della R. Casa di Napoli.

Bentivoglio Marchese Nicol, di Ferrara, Beatrice, busto


I.

Espos.

ital.

1862.
Beatrice, Statua; Esposiz. univ.

Hancock

Giov., Inglese,

di Parigi, 1855.

Fabisgh Giuseppe, d'Ax, Beatrice, Statua


di Parigi, 1855.

Esposiz. univ.

DIPINTI RIGUARDANTI
DI

LA VITA

DANTE ALLIGHIERI.

Bellucci Giuseppe, Dante divenuto gravemente infermo

dopo

la

morte

di Beatrice, e

dopo molti mesi


;

di languore,
fr.

c^rca sollievo negli studii della Filosofa

Esposiz.

1857.

Barrucco Felice, Dante,


celeste, si arresta colla

in atto di chi rapito a

melodia

penna

sulla carta, e ascolta e nota

quanto amore

gli significa; Esposiz. tor.

1855.

PoDESTi Cav. Francesco, Dante e Giotto, quadro illustrato


dal Co. d'Arco, Esposiz. mil.

MoNGERi Giuseppe, Dante col musico Casella e Giotto;


Esposiz. mil. 1845.

Caimi Antonio,
in casa del

Dante delineato ed effigiato da Gioito, musico Casella Esposiz. mil. 1847.


;

Ghedina Giuseppe, Dante nello studio


di recitargli

di Giotto, in atto

qualche brano della divina Comedia; Esposiz.

yen. 1857.

Bompiani Roberto, d Roma, Lo stesso soggetto; Prima


Esposiz.
ital.

1861.

De Keyser..., Nell'atto che Giotto tutto intento a dipingere una Madonna da un modello. Dante gli comunica
le

sue idee sull'arte; Esposiz. artistica di Anversa, 1861.

Barrias Giuseppe, di
a

Pariffi,

Pellegrini

che

si

rendono
Gioito;

Roma

pel Giubileo

del 1300 - Dante,

Villani e

Esposiz. univ. di Parigi, 1855.

DAKTE E LE BELLE ARTI.


Masiki
illustralo
.
. .

407

Dante ambasciatore a Bonifacio YIII, dipinto


Gigli.

da Ottaviano

Dante che visita Giotto a Padova nella capella degli Scrovigni; Esposiz. ver. 1864. ToMASELLi Albano, L' esigilo di Dante; Tomaselli dis. Ahrens ine (Nel Monumento di carit di Trieste, 1857). Zanetti BoRziNO, (Signora) Dante ramingo; Esposizione
BoTAzzi Agostino,
Vicentino,

genov. 1858.

De Pans Carlo, Dante che


rom. 185G.

dall'altura di

un

colle

guarda

Firenze da lui tanto vilipesa eppure tanto amata; Esposiz.

Gagliazza Giuseppe, di Trecate, Dante Allighieri


di

in cerca

ricovero al monastero di Avellana; Esposiz. 1863.

Bertini Giuseppe, Dante, peregrinando, entra nel convento


dei

monaci agostiniani eremitani di Corvo in Lunigiana, Opera coronata dall'Accad. di Milano Espos. mil. 1845.
;

Bezzuoli Giuseppe, Dante e Fra

Ilario.
la

GuALDi Antonio, Fra

Ilario

che riceve da Dante

prima
con-

parte della Divina Comedia.

Crosa

Dante che

si

congeda da Frate
tor.

Ilario, al

vento della Spezia; Esposiz.

1857.

De

Biasio Domenico, Dante esule accetta l'ospitalit of-

fertagli

da Guglielmo dei conti

di

Castelbarco nel Castello


1851),
la

di Lizzana, presso

Bovereto; Esposiz. ven.


di

Melchi Giuseppe Luigi,

Dante che declama


della

Divina

Comedia
ven. 1857.

alla

corte

Mastino

Scala;

Esposizione

Sanesi Nicol,
licenza

Il

profugo divino

in

atto
di

di

prendere

d Cangrande della Scala, signor

Verona; Espos.

tose. 1858.

Celentano..., di Aapoli, Dante deriso dalle popolane


Firenze
(??),

di

le

quali vedendolo scarno e abbronzito lo cre-

dono veramente tornato da' regni bui; Esposiz. tor. 1863. Chiecchi Basilio, da Montorio, [Veronese) L'AUighieri che
chiude le orecchie per non sentire le stonature fatte da due donne de' suoi versi Esposiz. ver. 1864. MoccHi Giovanni, Dante che presenta Giotto a Guido di Ravenna Espos. fior. 1855.
; ;

Larese-Morktti Eugenio, La morte

di

Dante a Ravenna,

408
affresco, dipinto

DAME
in
di

E LE BELLE ARTI.
la

una parte che fiancheggia


il

maggior

sala del

museo

Torino (scoperto
di Pistoia,

20 Dee. 1863).
di

Maranghi Amico,

La morte
ilal.

Dante Allighieri,

tocco in penna; Prima Esposiz.

1861.

canto

Giacomelli Yicenzo, Giov. Boccaccio che legge e spiega il di Francesca di Rimin nella chiesa di S. Stefano;
Banfi Antomo,

Esposiz. ven. 1842.


Il

Genio delle scienze delle

arti

rigene-

rato dall'Italia alla fonte di Dante; Esposiz. mil. 1844.

INCISIONI
Verico, dis. ed incise. - Ediz.

della div. Goni., Firenze,


fir.

Gaietti, 1827. - Raf. inv.. Scolto dis. ed ine; Ediz.

alla

insegna

di Pallade,

1818-21. - Lasinio
dis.,

figlio

ine; Firenze,
ine;

Ciardetti,

1821.- Cateni
1842. - Kircup
dis.,

Lasinio ine;
G.

Firenze, Borghi,

1827. - Giotto inv.; Kircup

dis.,

Kumming Dundee

London,

dis.,

Lasinio ine; Firenze, Piatti,


di

l^i. - Pier accini

Zignani ine; Firenze, all'insegna

Dante. -Zowfo ine;

Fir. Passigli,

1840; -Firenze, Terni, 1852.incis.


dis.,

Bonaiuti

dis.,

Borteau ine; Passigli, 1840-44 (con 16

disegnate dal Marcovich, incise dal Viviani). - Dal Bene


Viviani ine; Firenze, Le Monnier, 1837.

Morghen
dis.; ediz.

dis.

ed ine; Pisa, Gapurro, 1827.


l^^l, -

To fanelli
dis.

dell'Ottimo, Pisa Gapurro,

Morghen

Tofanelli ine; Livorno, Masi, e Firenze, Gabinetto di Pallade. - Giotto inv., T.P. incise; ediz. da Buti, Lapi ine; Firenze, 1778, Livorno, Masi.
Pisa, Nistr. -

Bossi

dis.

Garavaglia ine; Milano, ^eiioni. - Buccnelli


Vdignom. - Bramati
dis.,

ine
sici,

in acciaio; Milano,

Rados ine;

Milano, Silvestri, 1820 e 1845.- Benaglia ine; Milano, Glas1804. Raffaello inv., Giaconi ine; Mantova, Garanenl.
iWs.,

Zandomeneghi

Dala

Inc.;

Yenezia, Antonelli, 1832.-

Lisca ine; Venezia, Gatti. ll''i.-Zuliani ine; Venezia, Gaspar 1827. - Cornale dis., Heylbroitch ine; Padova, Gomino,

1727. - dal dipinto


lino. tuzzi,

eW India,

pi volte riprodotto col bu;

Derif dis., Miliara dir., Aliprandi ine 1823 (Dante alla grotta di Tolmino)

Udine, Mat-

DAME
Durantini
1810
-

E LE BELLE ARTI.
;

40'J

inv.,

Rossi ine.

romana del de Romanis, (medaglione), Roma, Fulgoni, 1791 - Carli


Testa ine.
ediz.
18)4.
;

ine; Napoli, Rondinella,

Schiavonetti dis. ed ine.


dis.,

Londra, Zolli, 1808. - Morghen


1823. - Robinson ine.;

Grave R.

incise; Londra, Gorrol,

Londra, Rolandi, 1844.

Moreau
dis,

dis., Godefroy ine.; Parigi, Praul, 1768. - Litretl ed ine. da un quadro posseduto dal Floneel di Parigi. -

Lemercier

ine.; nell'opera del Boissard, Paris,

Raf

inv.,

Dien

ine.;

nell'Histoire

Giare, Paris, 1841.- Claye ine.


valier, 1853.

Doumol, 1834. du Dante AUighieri, Le inacc.; Paris. Paulin et CheLipsia, Fleischer, 1826

Raffaello inv.^Schwerdfieburth ine.


e 1855, Slef/ert Rrest Rosmster
;

Dresda 1828 nella versione

del Kanegissier.

MEDAGLIE

IH 0!\ORE

DEH' AUIGHIERI.

(uNiL.)

Dantes Florentinus. Busto a destra


di

di

grande

modulo, nel Museo


(rov.)

Vienna).

IL (av.) Dantes Florentinus. Busto a destra.

Fra due lauri

le seg. sigle:
il

F. S.

K. J.-P.F.T.

Apostolo Zeno, ehe ha disposto


confessa

Museo Viennese,
aggiunge ehe
le

d'ignorarne
sigle per
1'

il

significato.

Egli
la

medesime
si

appunto, con

stessa distribuzione

leggono
lesta

in un' altra

medaglia che nel diritto rappresenta


distinto
artefice
di

la

di

Pietro Pisano,
la

medaglie,

intorno a cui vi ha
Zeno, Epist.
iv. 1. p.

leggenda: Pisanus Pictor. {Apostolo


iv. 175).

140; V. Vasari,

IIL (av.) Dantes Florentinus. Busto a destra.


(rov.)
la

La

sfera armillare:

Dell' istesso

modulo che

precedente.
lY. (un:l.) Dantes. poeta,
destra, col mazzocchio.

vulgaris.

primus. Ritratto a
rovescio non sono

Le

impronte che

vi si

veggono

nel

che segni della fusione.

410
V.

DANTE E LE BELLE ARTI.


(uNiLAT.) Aligeri-Dante -

Busto coronalo a destra.


nudi

VI. (av.) Danthes Florentinus - Busto coronalo a sinistra.

(rov.)

Danle

diritto, laur. co' piedi


:

ha un libro

aperto nella
figura di

manca
di
si

vi si

vede

il

monte
vi

del Purgatorio, a

un cono tronco, sopra


esso
i

cui

ha

l'albero della

vila, e appi

delle falde vi

pr/m parenti; alla squarcialura vede mollo gregge di anime ignude, sim;

bolo dell' Inferno


millimetri: nel

al di sopra,

cerchi del Paradiso - (di 53

Vienna e nella Marciana). VII. (uNiLAT.) Aliger. Florentes. Busto coronalo. (30 mil.: nel Museo della Marciana di Venezia). Vili, (av.) Dante Allighieri. Busto coron. a destra.
di

Museo

(rov.) Italicae - poesis


/".

- conditor -

Es.

L. Cossa

1819 (incisa a Milano -mil.

48).

IX. (av.) Dante Allighieri.


(rov.)

La

quale

e il

quale a voler dir

lo vero.

Roma

con elmo ed asta: con


aperto:
appoggiala

la destra lene sul

ginocchio un libro

allo

stemma

del Ponlefice Gregorio

XVI; sormontalo
Febbraio

dalle chiavi e dal Triregno - Esergo: 11.

MDCGCXXXY.
che
S.
il

(Lavoro dello Sliore; di 48 mil. - Fu promossa dallo


Scolari, nell'occasione

Ballagia riproduceva per le


e

slampe

il

Trionfo della

Sede

della Chiesa, di

Mauro

Cappellari, gi pubblicalo nel 1799).

X. (av.) Dantes Alligherius. Busto incoronalo a sinislra:


esergo: A. Fabris Utin. sculps.
(rov.) Entro

una nicchia

il

Mausoleo

di S.

Croce

di

Firenze

esergo

Florentiae - a. mdcccxxxi. di mil. 54.


:

XI. (AV.) Dante Allighieri. - Busto a sin

e*.

F. Putinati.

(ROV.) Quale nelVArsen de' \eneziani. Inf. xxi. 7.- La

prospelliva dell'Arsenale di Venezia, e avanli

un

lato grossa

nave a

cui vien

data

la
:

pece,
I.

ad essa, da e appunto
f. a.

neir allo descritto dal poeta. - Esergo

Stiore ven.

MDCccxLvu. - (di mil. 48. Fu incisa Congresso ilaliano in Venezia.


Esergo

in occasione

del vii.

XII. (AV.) Dantes Alligherius. - Busto a


:

sin.

con

fiori.

N. Gerbera
(ROV.)

f.

Quod- divini -poematis

- potentia di

saeculum no-

vum

condidit-BniTO a laurea -Serie

Roma.

DANTE E LE BELLE ARTI.


V1II.(AV.) Dante Allighieri
-

411
a sinistra.

Busto

Esergo:
lxv. -

Gayard
obiit -

f.

(Rov.) JSatus - Florentiae - in Italia - an. m. ce

MGCC - XXI - Scries numismatica universalis


Diirand
edidit. Serie di

virorum

illustriiim. M. Dccc. xix. -

Monaco.

COMPONIINTI POETICI

ONORE

DEll'AllIfiniERI.

(1)

Agnillo G. B. - Storia e profezia, ovvero Dante e

l'

Italia

nel 1862, Cantica. Revista Conlenporanea, 1862. Fase. Maggio.


Alfieri Vittorio, Sulla

tomba
il

di

Dante, Sonetto.
figlio di

Allighieri Jacopo,

Questo Capitolo fece Jacopo


Firenze

Dante Allighieri

di

quale parla sopra tutta la

Comedia (p. 211, V, Gino da Pistoia, Ediz. diam. Barbra). Bernardi Paolo, Dante, Ganti due, Viaggio di Dante, Apologia di Dante (senza data, ma pubblicati circa il 1810).
Treviso, Trento.

Boccaccio Giovanni, Dante, Sonetto,


di

p.

384

Prosopopea
rima
alla

Dante, Sonetto

(p.

389) -

Argomento

in terza

Dante Allighieri ( p. 390 ) - Sopra la lettura della divina Comedia eh' ei fece nel 1373, Sonetto
divina
di

Comedia Rime

(p. 517).

di Gino

da Pistoia

d'altri del suo secolo,

Firenze, Tip. Barbera; Ediz. diamante.

Bon Brenzoni
1857, p. 165.

Gatterina,

Dante e Beatrice,

Canto, 20

Agosto 1853, Pisa Pieracini,


Brofferio A.

1853, - Ediz. Barbera - Bianchi,

Un sogno

della vita ed

il

lamento

di

Dante,

Poesie, Milano, 1825.

(1)

Al

S.r

Guido Corsini venne

In pensiero di raccogliere In
i

un volume

quel che di bello dettarono in versi

pi illustri ingegni
1

suU' Allighieri,

dal trecento sino a' giorni nostri, sciegliendo

fiori

gittando le spine.
al

Sar questa Strenna Dantesca un nuovo tributo di onoranza reso

somparr

mo

Poeta,

il

quale,

dice

il

Corsini,
il

nella

festa

a lui consacrata,

eorae risorto ad inaugurare

nuovo evo

d' Italia.

412

C0MPOM3IENTI

IN

ONORE DELL'aLLIGHJERI.
dall' esiglio,

Brizio Fortunato, Dante richiamalo


to, Firenze,

Poeniel-

Fumagalli, 1845.
Sonetti

Buonarroti Michelangelo,
duole delle sventure
esiglio
di

due. - Nel primo

quel Grande;

ma

per l'aspro suo

mondo;

darebbe il pi felice stato del Dante fu il maggior uomo che il mondo avesse mai, siccome l' esiglio suo fu il pi ingiusto.
le

con

sue virt,

nell'altro:

Firenze, ediz. diam. Barbra-Bianchi, 1858, p. 287.

Bosone da Gubbio, Sopra

1'

esposizione e divisione della

Comedia di Dante Allighieri di Firenze; in casa del quale messer Bosone esso Dante della meravigliosa sua opera ne f e comp la buona parte. Il quale canto in tre parti si
divide
;

prima dividendo
all'

la

prima parte della


la terza,

Comedia,
s

poscia la seconda,

ultimo

come

chiaro

ma-

Rime di Gino da Pistoia, ecc.). Byron Giorgio, La profezia di Dante - Fu recata in Italiano, Italia 1819; Lugano, Yanelli, 1827, senza nome d traduttore; da Giovanni Giovio, Milano, Bernardoni 1856; accomodata all' indole del verso italiano da' Melchiore Missnifesta leggendo, (p. 202,
rini,

per cura di Fr. Longhena, Milano, Guglielmini, 1858.


Cantica

Gagnoli Agostino, Dante alla pietra di Bismantova, Stanze.

Cantoni Yicenzo, Carme suU' alto senso della


della div. Com., Imola, 1849.

I.

Capua Giovanni, La divina Comedia disegnata dal Buonarroti;


il

Buonarroti che

s'

ispira alla div.

Comedia, Sonetti,
- Cantica,
in

Strenna,

il

3hituo Soccorso, di Roveredo, 1863.


3

Carcano Giulio, Amore, Esiglio, Morte.


Canti - (1835) Firenze, Le Monnier, 1861.

Carducci Giosu, Canzone, San Miniato, 1857.


Celesia

Emanuele, Dante Allighieri, Canti, Milano, Gu-

glielmini, 1843.

Centofanti Silvestro, Stanze, (1838).

Cino

de' Sinibald

),

da Pistoia,
Sonetto
:

Risposta d M. Cino a

Dante

Allighieri, Sonetto, (al

A ciascun alma presa.


di Beatrice,

p. 47) -

A Dante

Allighieri, in

morte

Canzone,

(p. 9) -

Risposta d M. Cino a Dante, (al Sonetto: Poich'io

non trovo chi meco ragioni, (p. 103) - A Dante Allighieri, (p. 106) - Risposta di M. Cino a Dante (al Sonetto Io mi credea del tutto esser partito, (p. 108) - A Dante
Sonetto

COMPONIMENTI

IN

ONORE DELL'aLLIGHIERI.
Per
la

413
d

Allighieri, Sonetti due. (p. 116. 117) Allighieri,

morte

Dante

Canzone,
Angelo,

(p. 136).

Rime di M. Gino da
Siculo,

Pistoia,

Firenze, Barbra, ediz. diamante.

Dalmistro

A
lui

Diodoro
fatta

l'indegna censura da

alla divina

Sermone sopra Comedia nelle

sue lettere pseudo-vigiliane, Padova, Crescini 1828.

De Pazzi Alfonso,

Sulla grandezza indicibile del Poeta

(Dante), e la poca suficicnza del Gello e del Yellutello nel

comentarlo, MS. Palatini, editi da F, Palermo, V.

II. p.

143.

Desehamps Antoni, Dante


xelles, 1837.

l'entre

voit descendre Batrix, et est

du paradis terrestre, abbandon par Virgile, Brudall' esiglo.

Fumaf/alli

doti. Brizio,

Dante richiamato
sec.

Poemetto, Firenze, Fumagalli, 1846.

Gherardo Quinto, Veneto del


Venezia, Longo, 1862 (pub. da
Giusti Giuseppe,

XYI, In laude

di Dante,,

Em. Cicogna).
fu scoperto

Canzone nell'occasione che

a Firenze

il

vero ritratto di Dante,

fatto da Giotto; Ediz.

Le Monnier, 1832, p. 132. Kannefjiesser Ludwig, Zu Dante'


Koffidie, Breslau, Freund, 1842.

Leben und Gotllicher


si

Leopardi Jacopo, Sopra


a Firenze,

il

monumento che

preparava
I.

Canzone; Ediz. Le Monnier, 1845, Voi.


affetti,

p. 9.

Majfei A. Imitazione dal tedesco Arte,


\).

fantasie,

57.

Malipiero

Trailo,

Il

Co. Ugolino

in

fondo della torre,


Dante,
Sonetto,

Sciolti, Tip. Pinelli, 1813.

Mamiani Terenzio, Sul monumento


Review, Apr. 1836,
Fir.

di

voltato in altrettanti versi inglesi n^W'Britsh

andForeign

Le Monnier, 1857,

p.

338.

Marchetti Giovanni, Una Notte di Dante, quattro canti. Mezzanotte A., Dante nel Monistero di S. Corvo.
Milli Giannina, Alfieri sulla

tomba

di

Dante, Stanze, im-

prov. a INapoli

il

30 Marzo 1851.

(Milli,

Opere,

I.

153) -

Dante che da lontano guarda Firenze, Stanze, improv. a Portici il 19 Ott. 1851. (1. 163) - Dante che muore in esilio. Ode, improv. a Brindisi il 27 Gen. 1855. (I. 315) - La Beatrice
(I.

di

Dante, Stanze,

improv. a

Roma

il

Maggio 1857.
il

396) -

La Casa

di

Dante, Stanze, improv. a Firenze

26

414
Selt.

COMPONIMENTI
181)7.

IN

ONORE DELL' ALLIGHIERI.


di

(1.466) L'ombra

Dante

in

cima

alle

Alpi

improv.

in

Teramo

il

17 Ottobre 1863.
di

Mucchio, da Lucca, In morte

Dante Allighieri, Sonetto,

(V. Gino, Poesie, ediz. diam. Barbra, p. 200).


jy.

N. Stanze su Dante
di

Allighieri, pubblicate in occasione


S.

del
di

monumento
luogo e

innalzato a

Croce

Senza indicazione

anno: sono 100 Stanze).

Nicolini Giambattista, Pel ritrovamento della vera ima-

gine di Dante, effigiata da Giotto nella Cappella del Podest,

Canzone.
Paradisi Agostino, Epistola
Dante, Bologna,
Pellico Silvio,
S.
al

can. Gioseffo Ritorni sopra

Tomaso d'Aquino,

1762.

La morte di Dante, Torino, Chirio, 1857. Ramhaldi Domenico, Canzone a Dante, Firenze, 1856. Rossetti Gabriele, L'ombra di Dante, Firenze, ed. diam.

Barbra, 1862.
Rossi Scotti Giambattista,

Una

visita

al

monastero

di

Avellana.
Rovatti Giuseppe, Epistola sul
soc. tipogr. 1772.

poema

di Dante,

Modena,

Saviozzo da Siena, Opus Simonis de Senis super Ires

Comoedias Dantes
p.

- Terzine

(Y. Gino

ediz.

diam. Barbra,

573).
Schlegel

Wilhelm, Dante ein Sonett, Leipzig, Weidmann,


Dante, Capitolo

1846.

Simone Maestro di Siena, La morte


pubblicato per cura di Enrico Narducci
(

di

Giornale Arcadico,

Luglio-Agosto, 1858).

Tedaldi Pietraccio, In morte di Dante Allighieri, Sonetto,

(Y. Gino Poesie, ediz. Barbra,

p.

199

>.

Taddei Rosa, Confronto

fra Beatrice e

Laura (p. 9);


figlio (p.

Il

lamento

di

Ugolino vedendo spirare l'ultimo suo

14)

Trieste, Maldini.

Villardi Francesco, L' Esigilo di Dante Allighieri, Yisione,

Milano, Classici, 1820. - Dell'amor patrio di Dante, Epistola,


Treviso, 1826. (Estratto dal Gior. Scienze e lettere
il

Sopra
;

poema

di

Dante, Epistola, Treviso, Andreola, 1828

Mo-

dena, Yicenzi, 1828. - Dell'accuse date a Dante, e dei pregi


generali di
lui,

Sermone, Milano, Pagliani, 1822. (Sermoni

COMPONIMENTI
(li

IN

ONORE DELL'aLLIGHIEBI.

415

Fr. Villardi, p. 21-3*2) - Il terzo

Novissimo, ossia l'Inferno


Italia,

in terza

rime d'un italiano, (in venti canti)

Giue

gno, 18-26.
Vollo Benedetto,
di

Sul passo di Francesca, e di Paolo,

Ugolino della div. Gom. Sonetti.

Zambusi Confortini Lucia, Dante.

COMPOMJIESTI DRAMMATICI.

Biondi Luigi, Dante no, 1837.

in

Ravenna, Dramma, Torino, Ghi-

Campello Co. Pompeo,

Dante

Allighieri,

Dramma,

in

Atti in versi, Torino, Biancardi, 1858.

Caravaggio Evandro, La morte di Dante, Dramma, Pavia


Fusi, 1859.'

Ferrari Paolo, Dante a


(Voi. IV.) Milano, Sanvilo.

Verona,

Gommedia
di

in 5 Atti

Fontebasso

Giovanni,

La morte

Dante, frammento

drammatico, Milano, Borroni-Scotti. 1853.


Molbech, Dante, Dramma, Gopenhague, 1852.
Torelli Serafino,

Dante e Bice, Melodramma

storico,

fantastico, Milano, Tip. Lucca.

Zappali A. Dante Allighieri,


e sette epoche. Bastia, 1846.

Dramma

diviso in due parti

A.
trice,

Reumont dettava pagine passionate su Beatrice (BeaAus Dante s Jugendleben, Berlin, Dunker, 1838); il
llistoriscli'

Khler una novella isterica romantica: Dante,


e la SigJf ligcnia

romantische ISovcUe, Dresden, und Leipzig, Arnold, 1850);


Zauli
Sejani

una affettuosa leggenda,

intitolata, Beatrice, Torino, 1853.

spese della Gesarea Accademia delle Scienze, Vienna,


il

1851, veniva stampalo


tuario,

Dante Ebreo,

ossia,

il

plcciol

San-

Poema

didattico, in terza rima, contenente la filosofia


la

antica e tutta

storia letteraria giudaica fino all'et sua.

416

COMPONIMENTI

IN

ONORE DELL* ALLIGHIERl.


fiori

dal Rabbi Mese, medico di Rieti, che


del Secolo

in sul principio

XV, per

la

prima

volta,

secondo un manoscritto
in

rarissimo dell'Augustissima Biblioteca Palatina

Vienna,

confrontato con un altro privato non

men
il

raro, pubblicato

da

J.

Goldenthal.

Hoc opus scrive

Petzholdl,

niillam

divinae Comediae

versionem continet, sed polius scrpttonis Danteae reproductionem haehraico sensu factum repraesenlat.-

Rieti

und Marini oder Dante und Ovid

in

hebraischer

Um-

kleidung. Von Goldenthal. (Aus

dem

Juni-Hefte des Jahrphilos. hist. Classe

ganges 1851 der Sitzungsberichte der


der kais.

Akademie der Wissenschaften besonders abgedruckt) Wien, 1851.8.


A. Torri, nel 1861, pubblicava le Epigrafi onorarie italiane di Autori diversi per

Dante Allighieri da
fosse
si

lui raccolte

ed annotate,

(Pisa, Citi.

-Nelle nobili nozze Serego Allighieri


tosto

e Noris di Verona.)
ci

Ove non

mancato
in

di vita,

avrebbe pur dato

le epigrafi

latine

che

egual

modo

avea raggranellato, forse, egli aggiunge, meglio interessanti per la storia biografica del sovrano poeta, cominciando esse
fino dalla

morte di
si

lui. -

Alle iscrizioni
le

italiane riportate

devono aggiungere Giambalista Rambaldi, la prima


dal Torri
collocata a S. Calterina (Treviso, dei Treni militari). - Qui

due seguenti dell'Ab. delle quali ei vorrebbe

fu

il

nel luogo ora Deposito palazzo - Dei Caminesi circa.

Ove - Dante

abit

An.

MCCCY.

Il

Pollanzani

asseriva essere incontestato che Dante ebbe casa a Trevigi,

ed appoggia

il

suo argomento anche dalle osservazioni


al

di

Dante sulla lingua


Viilgari Eloquio,
e.

suo tempo parlata in Trevigi [De

xiv), ch'ei avea trovata sconcia e rozza,


v.

perch proferiva

le al

consonante per
-

f.

La seconda
che traversa

ei
il

vorrebbe murata

ponte

dell' Impossibile

Cagnano, sboccante nel Sile: due fiumi scrisse - a E dove


An.

Dante esule - mirando questi Sile e Cagnan s' accompagna


>

MCCC.

circa -

Il

qual silo portava seco in


il

disegno

l'erudito inglese

H. C. Barlow, e

Sig.*

Giov. Mazzocchi

fece incidere dal Nani. [Iscrizioni Patrie desunte dalle tre-

vigiane memorie con analoghe illustrazioni Treviso, Longo,

1862)

-E

l'egregio dantofilo Francesco

Scipione

Fapanni

COMPOMMEMl
nelle
Perini,

IN

ONORE DELL' ALLIGHIERI.

417

sue Iscrizioni per onorare Trivigiani illuslri {\Gnez\ii,

18o8) avea prima illustrato questo sito:- m. ecc. xn.


-

Spento Ricciardo da Camino

Che superbo signoreifdi


-

Dove

Sle

a Cagnano

si

accompagna
-

Dante si

Il sito

fece

immortale -

da lui
di

Questo ponte

noma.

v.
il

pure

Le ViUeggiatnre
Tir.,

Michelangelo Codemo,
Iscr. in
1).

p. 184. -

Leoni

pubblicava queste
2 Gen. 03., N.^

onore del divino Poeta (Messag. Dante - Cristiano Prometeo - Tauma-

turga apoteosi - Italia imperson - Sublime ira fremendo Immenso amore versando - Poet storia filosofia patria fede Pun insolenti corone e tiare ~ Titanica possa oUrumana Splendore e superbia di Dio - Natura eternit infinito ignoto Tutte afferrando sommitii - Padre maestro profeta - Unico sopra ogni fama. - E questa da collocarsi sulla torre di Gargonza - Dante AUighieri - Potenza e gloria dei secoli Da furibondi settari - Svelto dalla patria - Qui - ISe' pi
crudi giorni dello
quell'ira - Quanto
esilio
il

- Il bollente genio - Eterna.


-

mondo

Conflagr a quest'altra: -

Dante

Re dei
Z>'

poeti - Il casto sonante idioma

Creando
-

rifuse -

Italia
il

Che ricostrusse

grandezza suprema mondo - Divinamente

Ard prima V idea

felice -

Tempo spazio

fama domasti
E
corso,
il

- Infelicissimo - Vittima di loro - Al tuo grido

immortale - Rigenerati.
Prof. Luteri

Strenna pel 1864,

Sede dei Raroni di sangue

Mutuo Socmano Romana Che primi Rovereto moderarono - Campo


nell'Epigrafi
p. 99).

lagarine (7/
di

Opera

-Di

dano
tato -

antiche e novelle ambizioni - Pochi li ricormio Castel di Lizzana - Ma ogni italico petto -

Si riscuote al pensiero - Dante -

Aver da

tuoi spaldi can-

La RUINA CHE NEL FIANCO

- Di

QUA DA TRENTO LADiGE

PERCOSSE.

VOL

II.

%
INSPIRATI

SOGGETTI
DALLA DIVINA COMEDIA

Silvio Pellico, Francesca di

Rimi ni

(/n/".

v. 73),

Tragedia.

Capozzi Fr. La pietosa Pompei, 1840.


Fola
musica.
Cav.
Paolo,

istoria di Fr.

da Rimini, Orvieto,

Francesca

di

Rimini,

Dramma
iii.

per

Bongni Michele, La Pccarda Donati, {Par.


1861, Yol.
2.

37) Firenze,

Pielracqua Luigi, Bocca degli Abati


Tragedia.

[Inf.

xxxii, 106.),

Semproni Giov. Leone, di Urbino, Ugolino


Tragedia, Roma, Salvioni, 1724.

[Inf. xxxiii.)

Rubi

P. Andrea,

della

C. di

Ges, Ugolino, Tragedia,

Bassano, Remondini, 1779; Venezia, Rosa, 1807.


Bellini Bernardo,

Ugolino, Tragedia, Cremona, Bianchi,

1818.

Zamiini G.B., Ugolino, Tragedia, Belluno,


Gerstenburg, Ugolino, Tragedia.

Tissi, 18:M.

Succhi

A., Ugolino, Tragedia, Empoli, 1841, in


Il

8.*^

Rosini Giovanni,
Ghibellini di Pisa,

Co. Ugolino

della

Gherardesca e

Romanzo. Milano, 1843.


Il

Troilo Malipieri,
Sestini

Co. Ugolino, Sciolti, Pinelli, 1813.


v. 131),

Bartolommeo, La Pia, {Purg.

Leggenda.

Marenco Carlo, La Pia, Tragedia. Camarano G-, La Pia, Tragedia lirica. Morrione Leonardo, Pia de' Tolomei, Palermo, 1830. Camarano G., Buondelmonle, Tragedia lirica. Marenco Carlo, Buondelmonte e gli Amidei, Tragedia, Torino, Pomba, 1817.
GazzoleUi Ant., Piccarda Donati, Racconto; Gazzoletti
Poesie, Trieste,

Weis, 1841; Firenze, Le Monwicr,

p.

95-117.

Sabattini G. Piccarda Donati,

Dramma.

Arabia Tomaso, Piccarda Donati, Tragedia, Salerno, 1856.

LtlfOl!! Di:i.LA DI\I.\A COIIEDIA

Quando
do,
giiisia

sii5iioro^ii:iavano in Firenze

Guell Neri, quan(juelfa

Matteo

Villani,

vi

si

proclamava parte
se

esser rocca

ferma

e stabile della libert d'Italia,

contraria

tutte le

tirannie per

modo che

alcuno divenisse tiranno


la

conveniva che per forza divenisse ghibellino,


lasei voli

repubblica

iiorenlina, con decreto del 12 agosto 1373, (con cento ottan-

favorevoli, non ostanti diciannove in contrario) una cattedra dalla quale la divina Comedia, a documento del buon vvere, fosse pubblicamente spiegata. Pro parte quamplurium civium civitatis Florentiae, desiderantium lam pr se ipsis,... quam etiam proeorum posteris et descendentibus, instrui in libro Dantis, ex ({uo tam in

erigeva

fuga

vitiorum

quam

in

acquisitone

virlutum,

(juam

In

ornatu eloquentiae, possunt etiam non gramatlci informari;


rcverenter supplicant vobis domlnis Prioribus... ut dignemlni opportune providere et facere solempniter reformari, quod vos possitis eligere unum valentem et sapientem virum in
lujusmodi poesiae scienlia bene doctum, pr eo tempore quo
velitis

garter appellatur / Z^a-nfe, in civitale Fior,

non majore unius anni, ad legendum lbrum qui vulomnibus audire

volenlibus, continuatis diebus non feriatis, et per continuas


lectiones, ut in similibus leri solet
- (Prov.
llz. 6*2).

Erano ancor
il

vivi gli amici e gl'inimici di Dante, scrive

Perticari,

Bianchi
s

Neri,

figli

nipoti dei

lodati e dei vituperati

avevano
ccato.
I

al -fianco le

assidevano a quella lettura, e forse armi tinte d sangue non ancora plaAgosto, condussero Giovanni
a'

Savi,

che

di

quei giorni governavano Firenze, con


Sii

pubblica

provvisione del
per un' anno,

Boccaccio

da cominciare

18 del seguente
si

ottobre {Polizza di parlamento del 31 dee. 1373 che

con-

serva nelV Archivio di Stato di Firenze, Libro dell'uscita della

Camera), e

gli

fermarono

lo stipendio di fiorini cento, affinch

rinnovasse quei rabuffi di Dante,

e seguisse

la

coraggiosa

420

LETTORI DELLA DIVINA COMEDIA.

opera gi cominciala da quel fortissimo, di ajularc cio la repubblica a sanarsi dei mali che l'aveano quasi moria.

Del quale slanziamenlo ne venne a un tempo una gran difesa al nome deirAllighieri, e un argomento meraviglioso
della fiorentina sapienza, che anche in questo
alla
si

fece simile

sapienza ateniese.
in

Usc dunque

il

boccaccio dalla sua


dall'

solitudine,

che viveva travagliato


si

indigenza e da

lunga infermit, e
sa. A'

accinse alla santa ed onorevole impre-

23 ottobre del 1373, nella chiesa di S.Stefano, oggi


il

della Vergine, presso

Ponte Vecchio, cominci

egli la

sua

prima

lettura. Confortavasi

che potesse spendere

gli ultimi

suoi anni nel propagare la religione del

sommo

degl'Italiani.

E non

ostante lo scoramento continuo


salute

ond' era abbattuto,


la

e la vacillante

che

gli

rendeva incresciosa

vita,

ebbe forza
soli

di scrivere le

sue lezioni,
1375,
in

ma non

vi

dur che
xvii canto

due anni, cio non pot giungere


dell' Inferno.

fino al

che morte
fino al

lo colse, e

col suo

comenlo che

Antonio Pievano, di Vado, succedeva nel 1381

al

Boccaccio,
lu

come
vuole

ci

chiaro

da un sonetto
soltentr

di

Franco Sacchetti a
Villani
di

indirizzato.

Indi

Filippo

che

il

Mehus,

incominciasse

l'interpretazione
fiorini. Il

Dante

nel 1391,

coir emolumento di 150

Salvini e lo Strozzi voa'

gliono invece che ci avvenisse solo

18 ottobre del liOl,

e che per una provvisione del 1404 fosse quel valentuomo

riconfermalo per cinque anni nella cattedra dantesca.


Strozzi poi ritiene che pel primo

Lo

anno

gli

fossero assegnati
Il

80

fiorini

d'oro, e 50 per gli anni appresso.


nel

chiarissimo

P. Ponta

1847

rinveniva
a

nel
il

codice LVII,

253 della

biblioteca Ghigiana
in cui, chiosando
il
(fi

Roma

comento

latino del Villani,

proemiale canto dell'Inferno, pi volte

ricorda

l'

Epistola
il

Dante a Can Grande, come un' introavesse voluto

duzione che
cantiche,
e

poeta

premettere alle sue


Paradiso.

specialmente

a quella

del

Lo che

valse al Giuliani per vieppi stabilire e propugnare l'autenticit di queir importantissimo

documento.

Successore al Villani fu

il

ravennate Cxiovanni Malpaqhnis

che professava prima lettere belle nello Studio fiorentino. Con altre provvisioni del 1412 e del 10 giugno 1419 fu

LETTORI DELLA DIVIZIA COIIEDIA.


raffermalo
a leggere

421

pubblicamente
1417,

la

divina

Commedia
1424 un

ne' giorni festivi. -

Da

vari libri dell' archivio delle Rifor-

magioni manifesto che nel


tesca, e nel

1421,

1423,
la

Giovanni Gherardo da Prato interpretasse


1423
le

danCanzoni morali dello stesso poeta. trilogia

Un' annotazioae

posta

sul

codice

03G

della

Riccardiana

proverebbe cha un
la poetica

P. Anlonio dei

Minori sponesse nel 1130

enciclopedia del fiorenliuo in S. Maria del Fiore,

e che anzi,
dott.

secondo

il

prezioso

documento rinvenuto
in

dal

Gaye, vi avesse fatto dipingere ed appendere


il

Santa

Maria del Fiore


dare
a' cittadini

ritratto del poeta, gi perito

per ricor-

che facciano amicare

le

ossa

di

Dante a

Firenze, e fargli onore, com'' meriterebbe in

degno luogo.

Al quale oggetto fra

gli altri

versi avea fatto scrivere sotto

questa tavola:
Onorate l'altissimo poeta, Che nostro , e tiellosi Ravenna, Perch di lui non chi n'abbia piet.

Certo per che


lentino,

ivi

la

sponesse Francesco Fllclfo, da Tod

nel 1431 e 1432 che

air universit di Firenze, accoltovi con

Bologna erasl tramutato sommo plauso, avendo

ogni di da sopra quattrocento discepoli ad ascoltarlo. Di che


la

repubblica riconoscente dichiaravalo concittadino del gran

poeta. si

Anche

Domenicani, scrive l'egregio


le

P.

Marchese,

diedero a promovere

dottrine dantesche, dischiudendo

al

popolo

quel tesoro d'ogni sapienza e di ogni eleganza

collo sporre e dichiarare in S. Maria del Fiore la divina


raedia, tra' quali specialmente

va ricordato
poi

il

P.

CoDomenico

di Giovanni da Corella che successe al Filelfo nell'onorevolissimo


ufficio.

Seguono

Lorenzo di Giovanni da
e nel 1435; Antonio

Pisa, canonico di S. Lorenzo, nel 1431

da

Castello

di S. Niccol,

casentinese, pubblico interprete


nel 1332;

nella chiesa
nel 1432-33;
alla luce
il

del B.Fiorenzo

Antonio da Arezzo

Cristoforo Landino

nel 1457,

che

poi

dava

comento nel 1481. E ci narra Marsilio Ficino, come Firenze, non appena pubblicavasi questo dotto lavoro del Landino, ne ebbe tanta cagione di gioja, quanta ne avrebbe potuto avere se Dante medesim;) tornando in
suo
spoglie fosso stalo restii uito alla patria e coronato

umane

d'alloro.

422
Iiislituilasi

I.ETTOm DELLA DIVINA COMEDIA.

rArcademia
in

fiorentina per

Cosimo

I, si

tennero

lezioni dagli arrademici sulle immortali cantiche nello Studio

del i^alazzo Vecchio, ed Via Larp^a. Jienedetlo Varchi vi lesse pi volte nel suo consolato (loio) G.B. (eU in quelli

fiorentino,

talvolta

un salone

anche

in palazzo Medici, in

del Guidi,

del Rorghini,

del Laudi (1543 e seg.


altri.

);

oltre al

Venuto poi per la seconda volta al consolato laccio Valori (1587), uno de'j)ii teneri della memoria di Dante, si adoper gagliardamente per tornarvi in amore lo studio delFAllighieri, ei lettori di quell'anno,

(iamhuUari ed a parecchi

come
il

sul)letto principale, presero

ad isvolgere ed illustrare
fu Jacoipo

divino

poema

(1).

11

primo

a leggervi

Mazzoni,
maestro

illustre filosofo e letterato

romagnuolo, lamico e

il

pi caro che avesse

il

Galileo, e gi

notissimo pel suo divenliquattro

scorso che nel 1573 avea pubblicato in difesa del sovrano


j)oeta.

Rincuorato dal niaeslro suo, giovine


il

anni,

(hdleo,

la

pi
il

gran

mente che abbia


fisica

onorato
e della

l'Italia nella

scienza,

creatore della vera

meccanica,

discese

nell'onorevole palestra,

difensore del

Manetti e delFAccademia, tuttavia invendicata dall' ing:iurie


lanciatele dal Vellutello. Dinanzi
j)Ienza fiorentina raccolto in essa

dunque

il

fiore

della sa-

accademia, dovea entrare


a'

(1)

Baccio Valori, Consolo


di

dell'

Accademia,
:

10 Gcnn. 11587, dirigeva

al

Granduca

Toscana

la seg. lellora

Al Gh.

Sig-.

Card. Granduca di Toscana, suo signor unico.

L'Accademia

fiorentina, parsogli che l'etigie di

Dante meriti luogo pi


fa.

celebre che dove dentro in dozzina con altri ritratti, risolve quattro d
e vinse partito doverseli,
la porta,

del pubblico o privato,

lesta di
di

marmo

sopra

con animo quanto a


si

me

che

lo proposi,

chiedere a V. A. S.

che
e
48.

il

salario di

uno unno gi stanziato qui


convertisse

a due lettori soitra Dante,

Petrarca, hogiji vacante,

in questo,

che importa scudi


;i

E quando

ella resti

pi sei'Vita che tal assegnamento

lettura sola, senio pronto di lasciar del


gli

mio

tal

si mantenga memoria per non gravare

Accademici,

quali

riceveranno per graziato ogni suo rescritto e

beneplacito, pregandole da Dio ogni felicit,

come

figliuolo.

Baccio Valori, Consolo.

a' '2o

Gennaio n'ebbe questo rescritto:


lo

S. A.

l'approva e

desidera et cos

si

faccia
si

et

il

salario d'

uno anno
;.

di quella lettura, cio

scudi 48 gi stanziali,
la lettura

voltino
il
i

a detto etletto
si

et

volendo
in

S. A.

che
i

sopra Dante

et

Petrarca
Lettori.

seguitino,

mandinsi

nota

subietti per eleggersi da S. A.

Belisario Vinta.

LETTORI DELLA DIVINA COMEDIA.


egli in giudice di questione s ardua.

42l>

sua

la

materia, riprese

la

Volendo pertanto far questione da alto, e con le nodi

zioni scientiliche

che potevano essere nella mente


e
i

Dante,

rifacendo le induzioni
il

calcoli

sui quali

si

era fondato

Manelti, non dissimul le prove in contrario addotte dal

Velluteiro, e

dopo averle convinte

di falsit,

dimostr come
giovine

l'opinione del Manetti fosse in tutto conforme all'idea concepita da Dante. Queste due lezioni fruttarono
al

geometra
presso. 3 e
si
1 1

la

cattedra di Pisa che

gli

fu

data

Tanno ap-

Anche Benedetto Buonmattei


la

nel 1G32 (17 e 24 gen.,

Marzo) rese illustre

cattedra dantesca fiorentina, che

di Bartolommeo (el TeqUa, Se non che g' ingegni, al dire dell'egregio abate Finazzi, erano da per tutto fortemente percossi alla nuova .uce e

tacque nel 1780 colla morte

al

nuovo

sole

che facea sorgere quel sommo, che nel sacro

poema avea
vano
alla
in lui

tolto a cantare cilorni


i

non nati Dante


filosofo

traeva

a se gli animi di tutti

suoi contemporanei, che riguarda-

non solo

il

poeta,

ma

pure

il

ed

il

leo-

logo del suo secolo, e riputavano doversi volgere gli studi

sua Commedia, come alla


il

somma

letteraria,

filosofica

e teologica di tutto
patria,

ma

nelle citt

medio evo. Onde non solo nella sua pi cospicue d'Italia sorgevano a
si

questo apposite cattedre, e solenni maestri


a schiudere
i

deputavano

germi della profonda dottrina, che ben cresotto


il

devano ascondersi
cesco
(l

velame del divino poema. Fran,

Bartolo da But (1375 a 1394) chiosavalo a Pisa

degno successore il Buonmattei (1634, 1637 j. - Il Bambaldi (1375) sponeva Dante a Bologna e intitolava il suo Comento al Marchese Nicol II d' Este; Filippo da Bcfiaio 1399) interprelavalo a Piacenza,
nel qual magistero ebbe a
(

[iiii Vi'iVi

(jabriello

Squario (Squarcione) veronese, a Vea Milano (1).

nezia; e

Marianno da Tortona

(1)

Anello

in
ei

Ferrara nel

ilo

Ie;,^gevasi

puldjlicamente la Divina
di Ferrara, (Fcrrariae.

Coinedia,

come

ha

AaW

Esortazione allo studio del saero poema, di


/,

autor anonimo^ indirizzata a[Iiorso d'Esle


Xlll.

Duca

Kal.Majas MCCCCLVIIIi, e in cui efficacemente il conforta a studiare e meditare l'opera del poeta fiorentino, come quella ^n che trover maostralraente trattata ogni disciplina e nobile scienzji, secondo ch'eiili prova

per esempi continui.

Sono indulto, cosi

egli, e

commosso a persuadere

424

LETTORI DELLA DIVINA COMEDIA.

N
le corti

a questo
dei

movimento

degli studiosi

erano straniere

principi e le aule dei polenti, e in quella, Ira

le altre, de' Visconti,

pi che mai veneralo suonava

il

nome

del lorentino poeta. Ivi fin dal ISSO, Giovanni, arcivescovo


e signor di Milano, chiamato dal Foscolo anUjhiheUino, car-

dinale di un antipapa (Sez.


fiore dei dotti italiani,

GLXXIX), raccoglieva
due
filosofi

a s

il

due

teologi,

due

letterali,

e forse tra questi

tassero la divina

il Petrarca, onde degnamente interpreCommedia. Se vero che il loro libro sia

tuttavia da vedersi nella libreria Laurenziana


il

(I),

soggiunge

Foscolo, forse che n'uscirebbero dichiarazioni pi libere

d'allusioni, toccate timidamente o trasandate dagl'interpreti


destituiti di protettori.

Ma

forse

anche paleserebbesi
a' letterati,

il

pes-

simo del comenli; quanto

fatale

qualvolta

seggano
alla

in concistoro, d' essere, chi

pi chi meno, codardi

tua celsitudine, provocando ella allo stiulio e meditazione del sacra-

Dante Aliigliieri fiorentino poetn, la cui gloriosa fama rendendomi certo esserti nota, ma curi esplicarla massimamente perch ne' superiori giorni avendo noi pubblicamente letto in questa tua alma citt (li Ferrara, avendomi la tua signoria concesso il cemento di Benvenuto da Imola sopra la prima parte dell'Inferno, mediante il favore del preclarissimo maestro Girolamo da Castello, tuo familiare fisico, il perch a tutto il popolo si divulgato il divino ingegno e suttilissima invenzione. Quest'opera adunque, eccelso principe, potr faciimenle adempiere o
tissinio poeni'i di

quietare ogni tuo desiderio e volont di sapere, perche ella tanto e


universale,

si

che qualunque scienza venuta a cognizione delle


si

umane
tua

menti

in

essa

comprende.,.. Per la qual cosa supplico io alla tua celti

situdine, illustrissimo principe,

voglia degnare, adducendo

io alla

excellentia si gloriosa opera volere presenzialmente trovarsi a dare audta


alle

mie

lezioni,

quantunque

io sia

indegno che un tanto signore mi venga

ascoltare... (Dal Codice Riccardiano, N. 2360. - Y.


1,

Fanfani,

il

liorghini,

111, a. l8(J3j.
(1)

La soprascritta exposicion^ chiosa

o varo postille furono

facte

et

composte per dui excel lentissimi maestri in teologia et per dui valentissimi filosofi et per dui fiorentini et fuoro facte fare per lo excellentissimo in christo patre misser Johanni per la dio gratia arli

civescovo di milaio nelli anni mccgl, nella citt di Milano,


liquali expositori sono dipinti
e

nomi

de

storiati nella cancelleria del magnifico

signore masser

barnab lequali exposicioni furono extracte et cavate

larcivescovo lo qual libro nella dieta cancellarla incatenato in catene d'argento. (Codice Plut. xc. sup. n. cxv della Laurenziana}. 11 Balines ci prova come il Cemento fatto compilare
dallo libro del dicto misser
dall'arcivescovo
della Lana.

Visconti

non punto

diverso dal Cemento

di

Jacopo

LETTORI DELLA DIVINA COMEDIA.


tulli;

425

non per natura, ma perch ove anche ciascuno fosse


a professare le proprie dottrine

disposto

da

martire,

chi

mai vorrebbe star a pericoli per le altrui ? (Sez. CLXXIX). E memore per avventura di questo nobile esempio, pi
tardi, Filippo Maria,

quantunque
il

nella fortunosa

sua vita
le lettere,

poco agio avesse

di

poter coltivare e promuovere


profitto

nondimeno,
di
il

considerando
gli

che

si

polea sperare
volle che

dal tener vivi

sludi sulla divina

Commedia,
si

leggerla e di spiegarla a pubblico benefcio

incaricasse

bergamasco Guiniforti Barziza (1430


Per infino
i

circa).

Padri del Concilio

di

Costanza occupavansi

della lettura di Dante; e Giovanni di Serravalle, arcivescovo


di

Fermo, ad istanza

di

molti vescovi e cardinali, e segnadi

tamente degli inglesi Nicol Bubwich, vescovo

Bath,

e Roberto Halm, vescovo di Salisburg, prese a scrivere un

Comentario latino sull'immortale poema.


nostro non v'aveano pi cattedre speciali Commedia, onde il Perticari gridava: Essere vergogna verissima dell'et presente non vi fosse scuola in Italia dove sieno esposte e predicate le opere del padre nostro {Giorn. Arcaci. XV, p. 184) (l). -Ma se coloro che

Nel

secolo

della divina

sortirono

il

freno delle belle contrade, credettero pericolosa,

per

lo

meno inopportuna una


di

cattedra speciale dantesca, benemeriti,


che,

non mancarono

tratto

in tratto alcuni

(ti
d;i

Anctie

il

Giordani sentiva

il

l)isosno di questa cattedra dantesca,


al

lui

altamente accarezzata.

Ond'eji;li
coti

marchese

di

Montrone,

il

24

Sett. ISOiJ:

Ln

friorno
;

parlando

Giusti egli disse: erano una volta

cattedre per Dante


logna, l'altra

voglio dire ad Aldini che ne proponga

una por Botu.

per Pavia: uno dei nominati potresti


,

esser

nome Tube in sulla morte ecc


scintilla

cos io a quel di Dante. Sai,

Come al una soia

che incendio inette nella mia imaginazione; la quale presto divampando, cominciai ad esporre un piano per questa cattedra, nuovo
allatto affatto, grandissimo e luminosissimo. Cominciai dall' osservare che tutte le nazioni civili hanno un poeta che fa l'onore della nazione ma due soli hanno un poema che possa chiamarsi nazionale. .. poemi dt
:

Omero

Somedia

Dante sono nazionali per la Grecia e per l'Ilalia... la Divina un tesoro di sapienza per noi Poi concepii una prolusione a questa cattedra, di genere affatto nuovo e di effetto mirabile come di inaspettata e sorprendente scena, e quindi imaglnai cinque o sei discorsi, quali andar potrebbero sino a trecento o pi, non volendo io formare uu comento come gli altri, ma tante dissertazioni, le quali potessero
e di
i

326

LETTORI DELLA DIVINA COMEDIA.

meditando,

lempo
libili

le

come quelle pagine sacre contenessero memorie antiche del passato ed responsi
i

un

infal-

dell'avvenire,

a renderle
nelle

direi

popolari,

impresero
d'Italia.

pubblici corsi
L'illustre

d lezioni

pi cospicue

citt

professore

Rosini sponeva Dante,

specialmente
il

negli anni 1841-42 e 43, nell'Ateneo pisano;

chiarissimo
C.

Cento fanl nel 1844;


lahelli in

il

Ciardi di

S.

Croce nel 1845;

Scar-

una

sala terrena del villino Buggiani, in via


il

Mi-

chelangelo nel 1857;

Casella a Firenze nel 1840; In

Roma
liceo

nel 1846; in Milano nel 1862; Cesare Malapica (1838) nel

Poliorama
(li

di Napoli
il

il

P.

Maniera ed

il

Paravia nel

Torino,

Critico napoletano, prof, de Sanctis nelle sale


in

di

S.Francesco, pure

Torino (1854-55), e poi con tanto

grido nel Politecnico di Zurigo; W Dall' Ong aro con vivace

ed ornata parola nel 1846-47 a Trieste; nel 1851 a Londra,


nelle sale del signor Milner Gibson, e nel 1859 nella sala dello

Spettatore italiano a Firenze


(1856-59) con molto

il

professor Ab. Pietro Canal


di critica nel
il

acume

di

senno e
-

Semi-

nnro filologico di Padova


anche stare ciascuna da
tal quale si

(1).

Onde

valentissimo prof.

s. e tutte

insieme facessero un corpo magnifico

e bene organizzato, essendo

di riprodurre il secolo di Dante, presentava a quella divina fantasia: e alle occasioni poi far
si

mio scopo

sentire quale utile trar


e per destare
il

possa da quel poema e per raddrizzare

le arti,

calor civile,
:

il

4 Dicembre

1807 scriveva allo stesso

marchese
(1)

di

Monlrone

Se

Aldini

vuol

proporre all'Imperatore una

cattedra di Dante, gi sa Aldini ch'io sono sufficiente a questa.

E queste pubbliche

letture su

Dante e sulla divina Commedia


d' Italia,
Il

continuano applauditissime nelle citt pi cospicue


stroQiovanni, palermitano, nel magsio del 1862

prof. Ca),

(4. 11, 28 e sue.

nella

due p Tti, letteraria e politica, ^'ella prima prendeva a mostrare come Dante fu la sua storia contemporanea alzaia a poesia; nell'altra dava il rufigimitio deQli attuali sistemi politici con quelli di Dante; parlava dei sublime in fienerale ed in ispecie di quello di Dante, ec. ec. - Giov. Battista
grande aula
dell'

universit di Torino divideva

le

sue lezioni

in

Niccoiini, nella sala filodrammatica Marchisio di Torino,


e 3

a' 19,

26 aprile

pur pubbliche lezioni su Dante e il suo poema e l'unit d' Italia- e il potej^e temporale dei papi. - Il N. 29 del Nouvelliste Vaudois ci parla di un corso libero di lezioni che il cav. /\'scanttnt diede a Losanna. Il professore si era proposto di mostrare la parte presa nella lotta impugnata, durante il secolo, fra 1' Uaha e la corte ro-

maggio

1863, dava

mana, e divideva il suo soggetto in tre periodi corrispondenti alle tre epoche principali della nostra storia moderna, quella di Dante, di Macchiavelli e di Vittorio Emanuele.

LETTORI DELLA DIVINA COMEDIA.

4'27
II

Paolo Emiliani-Giudici con


lontano tempo In cui
volea
il

falidici accenl,

divinando

non

gran concetto del gran padre Alli-

ghieri risusciti l'Italia, e ch'ei ne

venga salutato
Italia
si

II

reden-

tore polllico,

che intanto
pi

l'

affrettasse

ad

innalzare un

monumento

degno e pi concorde
ad Interpretare
i

a' voli
la

di lui, ristabilendo la cattedra intenta

divi-

na Comedia... ne
rialzi

Ormai,

disfatti
il
il

ruderi dello inutile edificio, so


al

un altro che onori


In cui

poeta, e risponda

progresso

del

tempo presente.
gli

bisogno di spingere a scopo

pi nobile

studii della letteratura sentito

da tutti;

si

rivesta della dignit d'interprete

uu pensatore profondo

e
si

potente a riprodurre agli occhi degli Italiani que' tanti e


peregrini tesori di scibile,
sintesi speciosa,
i

quali armonizzando sotto quella

che simboleggia intero un grande evo nella


si

vita intellettuale dell' umanit,

prestano da s alla mente


tal

che sappia comporli


della

in

un prospetto. In

guisa

lo

interprete

Commedia, non umiliato dal carattere di gretto chiosatore, abbraccerebbe tutto quanto il medio evo nei moltiplici
suoi aspetti, e ridirebbe agli Italiani, nella storia delle loro
vicissitudini,

commessi
di

furono

iniziatori

diflonditorl

al

moderno universo
terra.

quello incivilimento, che, varcato lo

emisfero, va ognora facendosi via ai pi riposti confini della

forse

il

prosietto

della vita
in
la

passata

con
la

tutti

mali che l'accompagnarono,


iridolenza,

contrasto

con

presente
gli

varr a scuotere

vergogna,
a

ritemprare

animi, ed elevarci una terza volta

primo fra' popoli del mondo. Qui in questa terra di gloria, dove ogni cosa l suscita una rimembranza, ogni monumento ti testilca una
grandezza; qui, centro alle lettere e
nisola
gliaia
;

alla coltura della

Pe-

qui dove dalle pi remote regioni del


di

mondo midi
si

stranieri

accorrono,
a
s

e,

meravigliando

tanta

magnificenza congiunta

peregrina bellezza,

stanno
scuola

come ammaliati da una

sirena, la instituzione
la

duna

d'onde venisse dispensata


stabilire per la letteratura

scienza

de' tenj)!

del Poeta,

e ad un'ora illustrata la sua poesia, sarebbe un evento

da

un'epoca fra

le

pi notevoli del

secolo decimonono.

Nell'ora

che

l'Italia

risorgeva a libert

e a

regno

di

futura grandezza, pel

Governo della Toscana presieduto

dal

428
LETTORI DELLA DIVINA COMEDIA
Ricasoli,
la
il
.

Barone
Firenze

22 Dicembre del 1859,


di Eloquenza
e

inslitulvasl

in

cattedra

di Poesia Haliana

per

la Esposizione della

Divina Comedia, come parte della se-

zione di Filolojia Q Filosofia


e di
il

perfezionamento.
P.

qW hlitulo di studi superiori questa cattedra veniva chiamalo

degno

Giambattista Giuliani, professore di Eloquenza


di

sacra e Dottor
dell'

collegio nella facolt di filosofia e lettere


gi notissimo
in Italia pe' suoi linguarifiio

Universit di Genova,

studi

su Dante, per

le

sue Lettere sul vivente

della Toscana e soprattutto pel

nuovo suo Metodo

di spiccalui

re Dante con Dante.

Ardita impresa!
si

ma
11

condotta per

con fervido amore e

felicemente, che fa bene sperare di


4 Marzo 1860, nella a mostrare le

vederla recata al termine desiderato.

sua splendida prolusione,


11
a

il

Giuliani faceasi
e

benemerenze di Dante verso V Italia


il

verso la Civilt; e

di

vi

cominciava

il

suo corso

di Lezioni,

svolgendo

mano
La
grado
liana.

mano un ampio programma

cos diviso:
il

letteratura di un popolo ne dimostra e determina


di civilt.

Del Medio-Evo in generale.

Forma-

zione delle nuove lingue europee.

Cagioni che

la

promossero.

Della letteratura ita Caratteri onde vuol


greca e latina e da
Vicetule a cui soggiace
il

essere distinta dalla letteratura

bi' lica,

ogni altra dell'Europa moderna.

que

fino alla

met del secolo


Politica.

XIIL Dante

suo secolo.

Religione
Ghibellini.

si

Pontificato e

Diipcro.

Guelli e

Neri e Bianchi.

Lettere, arti e scienze.

Origine e singoiar natura della Divina Commedia.


principali che
sia essa

Fini

Dante
di

propose nello scriverla.

Se, e come
in ci si

capace

Commento.

Metodo
gli

che

tenne

e fu prescritto dall'Autore nella sua Epistola a Cangrande.

Quanto l'abbiano osservato


insino a noi.

espositori

dal secolo

XIV

Pregi

e difetti

che possono riscontrarsi negli

antichi e moderni espositori di Dante.

Importanza delle

sue opere minori, e loro


dia.

utilit rispetto alla divina

Comme-

A che

principio, e giusta quali norme,

deve essere
e

conformata l'Esposizione del sacro Poema, che oggidi mas-

simamente raccomanda
ogni gente civile.

il

nome
le

di

Dante

all'Italia

ad

Queste sono a un dipresso

materie su che

aggira-

LETTORI DELLA DIVINA COMEDIA.

429

rono

le

Lezioni del primo anno; le quali ne' tre successivi

abbracciarono intiera l'Esposizione delle tre Cantiche. Nel

condurre questa esposizione


il

ei

volle attendere a raflermarc

senso

lelleraie che allegorico del


di

Poema, non omettendo,


i

ad ogni passo che occorreva,


coi libri poetici della Bibbia,

paragonarne
di

divini canti

con l'Odissea e l'Iliade, colla


Klopstock. Specialmente

Eneide, e co' poemi di Millon e


poi le lezioni riguardarono
al

fine,

che nella divina Com-

media si riconoscano esemplificali gli ammaestramenti della principj e le eloquenza e Poesa Italiana, vi si attingano norme del Bello in ogni arie, e Dante si dimostri sempre
i

il

perfettissimo scrittore e
s

il

costante educatore della nostra

numerosa e scelta udienza che trae alle sue lezioni, crescente d' anno in anno, tanto che al presente si contano da un dugento uditori, il plauso unanime con che viene salutata 1' ornata ed eloquente sua parola, son bene una solenne testimonianza e un dolce compenso alle onorate
nazione. La
fatiche dell'egregio Professore che altamente confessava e

mostra
a

in effetto:
la

Tre amori essersi


l'

in lui confusi in

uno

regger

sua vita,

amore
il

alla Verit, all'Italia e a

Dante

che,

dopo

Dio, slato

suo massimo benefattore.

E questo studio
dei nostri poeti non

e
si

questo culto religioso pel


ristette nella bella Penisola,

sovrano

ma

gli

uomini pi insigni

di

lutto

le

pi

civili

nazioni fecero a
il

prova
che,

affine

di

comprendere veramente
nei

gran concello
di

dantesco,
al

e penetrare

recondili

misteri
e

un poema
costumi

dire di G. Blanc,
delle

come specchio
dell' istoria

tesoro delle
dei

speculazioni,

cognizioni,

dell'et in cui fu scritto, addentrandosi quindi nella storia,


nella filosofia e specialmente nella teologia del XIII secolo.
Il

gran

filosofo Schelling,

dalla

maggiore universit della

Prussia, annunziava l'importanza d'una Cattedra dantesca,

ne predicava
tenersi.

vantaggi ed accennava quasi


in

il

metodo da
pressoch
a Berlino,
di

Difatti,

Germania
e

letto

Dante

in

tutte

le

universit

singolarmente a Dresda,
quella

Bonna, Breslavia, Koiiisberga, Halle. La cattedra


berg
Blanc,
fu
illustrala

Heidel-

dallo

Schlosser,

di

Basilea

da

Ilartwlcf

Viotto e dal Picchioni, quella di Halle dal

sommo

che nel 1832 pubblic un pregevole estratto delle

430

LETTORI DELLA DIVINA COMEDIA.


e
nel

sue lezioni

1852

il

suo Vocabolario dantesco,

eh' ei

chiama

IVutto di trenta anni di lettura e di assiduo studio

della divina

Commedia.

Da

venti anni in qua,

scriveva

egli nel J841 a Cesare Balbo, ho letto

pubblicamente Dante per ben dodici volte. E non solamente lo si legge in pubgiovent,

blico per la studiosa

ma abbiamo
di

fatto

ln

qui

da
di

sette anni

una piccola brigata


di teologia, di

persone dotte, composta


di

un professore due di llosoiia,


i

uno

giurisprudenza,

di

del borgomastro della nostra citt, di


si

un

curato,

radunano nell'inverno una volta per la divina Commedia, e ne siamo gi alia seconda lettura, avendo finito il Paradiso l' inverno passato, e ricominciato da pochi giorni a leggere l'Inferno N' oublions pas, cos Saint-Ren Taillandier, de mentionner
quali

settimana a leggere

les lecons enthousiastes qu' un ancien disciple de Hegel, M. Goeschel, vient de faire Berlin sur la chine Comedle. la M. Goeschel ne s' est jamais spar du christianisme philosophie hglienne, dans les libres interprtations de cet affectueux esprit, tait une prparation V intelllgences des dogmes rvls; on comprendra que le brillant songenr
;

soit plus son aise aujourd'hui qu'il

expose

la

philosophie
lecons

du christianisme d'aprs
<]e

les

Cantiques

(eDMe. Les
Berlin,

de M. Goeschel ont t un vnement

et le roi

Prusse les a honores de sa prsence [Revue des deux Mondes, 15 aol 1853). - Il professore Ermanno Trben, con un discorso su Dante, preludeva il 22 marzo 1858 alia riu-

nione scientifica alemanna, tenuta in Stettin Stettin Nahmer.

A
tere,

Parigi,

Dante fu spiegato tanto


alla

alla facolt delle let-

Sorbona; dal Faurel nel 1833-34; dal Lenormant nel 1839 nel 1840 dall' Ozanam, ed in appresso dal sig. Edgardo Qunet. Anche l' italiano Ciccon vi apriva nel marzo 1836 un corso privato sul Panteismo politico di Dante, e nel 1841, il Casella, romano, un corso dichiarativo
quanto
;

della divina Commedia neirAteneo reale. Ricordo le parole on cui TArtaud rendeva omaggio all' interprete italiano: M. Casella a montr les mysteres de Dante plus de mille lves. M. Casella conviendrait surtout pour expliquer Dante Paris. Cette reunion si rare d'une grande habilit enseigner sa langue nationale, et d'une penetration sin<

LETTORI DELLA D1V1>'A COMEDL\.

431

guUre qui
idionie,
le

lui

fait

deviner

les

delicalesses
devenir

de nolrc

reud propre selon moi,

avec succes

un professeur de la divine Comdie le meilleur que l'oa puisse irouver parmi nous, car ce professeur doli lred'ua
age mur el
Fra
i

italien.

principali promotori

degli

sludj danteschi in In-

vanno annoverati Brougham, JMacaulay, Carlyle, Robert Hall, Sidney Smith, Bario w, e 1 traduttori Broyd Gary, Wright, Pollosk, sommo di tutti il Vernon. Anche il mondo transatlantico gareggia col nostro e TAmerica stessa reca il suo tributo di ammirazione a Dante,
ghilterra

erigendo in molte citt apposite cattedre per leggerlo e per


comentarlo.
Cos
il

genio teutonico,

conchiuder col Labltte,

si

inchinato questa volta al genio meridionale; e la patria di

Shakspeare, del pari che quella


gittare
il

di

Goethe, sono venute a

loro obolo appi dell' antica statua dcU'AHighieri.

COMENTATORI
Comeuto o spDsiziine
dev' esser luce la quale
<

ogui colore di sentenzia fa pai'vente.

onc. 1. I,

Lo senso
ogni
altro,
gli altri

letterale

sempre dee andare iunanai


quello
e

siccome
e

nella

cui sentenza

sono incbiusi,

senza lo quale sarebbe


gli
altri

impossibile

iirazionale intendere

iiias-simamente l'allegorico... Uisogna

prima ragio.

nare la litterale sentenza, e appresso di quella la

sua allegoria, cio


della lettera, o
il

1'

ascosa yerit.

..

La

storia

senso letterale deve stare e cor-

rere da s; gli altri poi a quest' uno s'appoggioau,

come

1'

editizio al

fondamento. Conv.

II. 1.

SECOLO
poraneo
stissima
Ialino

XIV.
(jaudenle, contem-

Della Lana Jacopo. [Bolognese, frate


e

amico di Dante.) Venezia, \indelin da Spira, 1417.

Innesto Coniente fu scritto, secondo l'osservazione giudel Wilt,


che

non

prima del 1328, in volgare, mentre il una traduzione di Alberico da Rosciate.

432

COMEMATORl.
(1).

bergamasco, morto nel 1854


stima
in

Un grande argomento
1

della
il

che dovettero averlo

nostri maggiori

che

primo

Comento divulgato poco dopo


fu

l'invenzione

della

stampa

appunto questo.

11

Nidobeato, nella sua edizione


et

cos ne parlava:

Jacobus Laneus materna eadem

bono-

niensi omnes superare est visus....

nlam

esse

Equidem haud abnuerim sententiam, ulum paulo obscurius verbum, quod


sortitis,

non comentator noster, infuna etam ingenia

intelli-

gendum praebeat. Venne esso stampato


per ignoranza dell'editore
Yindelina non ebbe l'onore
era venula
voglia
nel 1834

col

nome

di

Benve-

nuto da Imola, non so se per opinione che allora ne corresse,


Cristoforo

Berardi,

che par
la

l'autore del gotb sonetto di conchiusione.

Dopo
a'

slampa

di altre edizioni;

Bolognesi
poi

di ripubblicarlo,

ma
il

non

ne fu nulla.
Il

prof.

Luciano Scarabelli faceva voti perch


e

marinifico

e f/razioso

dotto

comento Laneo
ed esemplato
d'italiana

nella prossima congiunla

tura

della

grande solennit parentale, rivedesse


ai codici Palatino,

luce,

raffrontato prima

Magliae

becchianoeRiccardiano, a quest'ultimo specialmente, sebbene


l'edizione

antica

sia

dicitura

pi

netta

pi

franca. Questo comento, cosi lo Scarabelli, di nessuna per-

sona,

cosa,

luogo nominalo dimentica


di

l'istoria,

n di
e

niun passo resj)licazione, n

alcuno che sia stato autore


tutti
i

d'opera tace
frasi

titolo

natura

de' libri;

modi

le

del
il

dire della

Divina
il

ampio,

pi dotto,

pi

Commedia dichiara. il pi erudito commento che ne' vecchi


o conta od esplicazioni
la

tempi
ch

siasi

scritto, e

ha un pregio che a tutti manca, perriferisce

qua e col dove


e

ag-

giunge:

questo so dall' autore,


...

quale avvertenza dagli

grande autorit

Del solo Inferno ho estratto 56 racconti,

dal Purgatorio 31 e del Paradiso 18, belli tutti, ai quali ho

(1) Rune Comentum tocius hujus comedie composuit quidem dominus Jacobus dola lanabononiensis licentiatus in artibus et teologia et fuit filius fratris philippi dela lana ordinis Qaudencium et fedi in sermone

vuUjari
in

tusco.

Et quia tale idioma non

est

omnibus notum ideo ad

utilitatem volencium stadere in ipsa Comedia transtuli de vulvari tusco

gramaticum literarum

cf/o

albericus de roxiate dictusinuiroq.jur.

peritus pergamensis....

COMENTATORI.

433

fallo le noie convenienli, e varranno per chi le voglia slampare. Ma non in Uillo il volume una linea che sia senza imporlanza, e non c' comenlo, compreso rOUimo, che

non abbia pescalo


che
gli edilori di

in quello.
libri

Ond' lauto pi niaraviglioso


innamorali conlinuo

in lalia slansi

de' plagiari,

e lascialo

coslanlemenle da parte questo ori-

ginale, che fu agli altri maestro...

Con cotesto volume


sia derivata

alia

mano

io

voleva dimostrare
gli altri

donde
e
altri

la scienza

di lutti

comentalori,

come

taluni,

male

inten-

dendo, male esposero, e come


luminarsi... il Borghlni, A.

non seppero esporre,

perch non posero l'occhio dove trovalo avrebbero da ilII. p. 330 - I Giornali avean fatto che
il

sperare

rarissimo

quanto

ceieire

comenlo Lanneo

verrebbe pubblicalo in occasione del Centenario di Dante, a spese del Municipio e della Provincia bolognese, a cura
specialmente dal senatore Gozzadini.
risapere
il

Ma

la

novella,

ci

fa

prof. Scarabelli, fu
il

un giuoco poco nobile

e poco
di

degno. Se non che

bravo e valoroso tipografo Civelli

Milano
a'

si

assunto l'ardua
il

impresa della pubblicazione; ed


del

primi di Aprile

Comenlo

Lana sar

stampato,

corretto nella dizione, fornito delle varianti,


i

delle voci di

vocabolari e delle note filologiche apporhe son vuoti lune.... Il Lana avr lnalmenle il premio degno di ricomparire rimproveralore diluiti coloro che spoglialo l'ebbero
e noi nominarono,
e di coloro
I

che non
si

si

curarono

di co-

noscerlo nominalo.
tante inspiegabili
segreti, rilevalo

DantoUli che

affaticano

a spiegare

cose, e credono di aver trovato grandi un qualche passo, vedranno che altro far
gli

resta loro:

correggere

avventati

giudizi,

cancellare

molto dello scritto da loro per iscrivere


del

altro, o soddisfarsi

posto

da

quell'illustrissimo

chiosatore.

- Scarabelli,

Borfjhini, V.

II. p.

564 -

Il

Batines numera quanladue codici


il

conosciuti del
latino

Comenlo Laneo. Olire


de lernardis

Rosciate, lo volt in
lini/u

Guglielmo

[reduxi de
si

vuhjari

in literatam, 1348). Nella

Laurenziana

conservano inoltre

due

altre

anonime traduzioni.

Anonimo, Comenlo alla Cantica dell'Inferno di Dante AIUghieri di autore anonimo, ora per la prima volta dato in
luce, Firenze, Baracchi,
VuL.
11.

1848

di [>ag. 274.

Ne

fu editore
28

Lord

434

COMENTATORI.
lui intitolato

Yernon, e per
e pubblicato

a V. Nannucci, a Brunone Bianchi,


dai

a Pietro Fraticelli. Venne riprodotto


attribuiscono a Jacopo,
Jo Jacopo,

codice Poggiali,
1

conforme l'originale sua ortografia.

pi lo
parole:

come

lo

proverebbero
autentico

le

suo

figliuolo,

per maternale prosa dimostrare


intendimento:

intendo parte

del suo profondo ed

l'Audin

invece ad autore anonimo.

Ma

a
la

quale di

essi

appartenga, egli incontrastabile che per

sua antichit

e bont della lingua e per le notizie storiche che racchiude

ha de' pregi non comuni. Anche l'Audin lo dice stimabile per pi part. L'Avvoc. Ferrari, di Reggio, lo ritiene purgatissmo
firentina,
di

lingua,
si

ricco di originali

documenti

di storia

che non

trovano

in altri

conienti, e che rive-

lano una

mano

toscana.

Venne composto
al

nel 1328,

come

apparisce dalla Chiosa

v.

112 del

C. xxi.

dell'Inferno:

La Chiosa dice: E correvano gli anni della Nativitade del MCCLXXXXVIIII, e oggi corrono MCCCXXVIII: per dire si puote che XXVII anni compiti sieno eh' elli
Signore
comincoe questa opera.
quelli fin qui noti, a quelli

passo di

Sarebbe dunque anteriore a tutti almeno con data certa. Un altro questo Comento dimostra che fu composto prima

del 1333;

ed quello

in cui
e

parla

della statua di Marte:

Elessero

Miro

pratrono,

se

non fosse stato che una statua


sopra
il

di quello marte che ancora si vede

ponte

d'

Arno

nella detta citlade...

Il

Batines cita sette codici conosciuti di

questo Commento.
Allighieri

Jacopo,

Chiose

ad

esso

attribuite,

Firenze,

Baracchi, 1848.

Se ne debbe la pubblicazione a Lord Vernon. Il comento non abbraccia che il solo Inferno - Vi si nolano queste
parole: Chorsero gli anni del Signiore della passione
e lo e

MCCLXYI,

Signore nostro fosse viulo in carne mortale arm/ XXXIII,


della A'ativitade

intorno a quelli della passione sia eco che coreano gli anni

del

Signiore

MCCLXXXVIII

oggi corrono

MCCCXXIIII anni compiuti


chiato cheli chomincioe ecc.

sieno
Il

Malachoda avea apparecChiose e


il

Fraticelli dice le

Comento
tenendo
ritiene

attribuiti a

Jacopo

meschlnissima cosa. Non conla

essi

alcuna particolarit intorno

vita del Poeta,


di

che

non appartengano a un

figlio

Dante.

Il

COMEMATORI.
Balnes
altribusce
in

433
lati-

pure a Jacopo certe Annotazioni


parecclii

ne contenute
importanti,

Godici che stima

singolari

ed

giudicate

buone assai anche dal Bandini.


i

questo Jacopo credesi per

pi che appartenga quel com-

ponimento poetico, diviso in sessanta capitoli, e intitolato Dottrinale, il quale fu stampato la prima volta nel volume
III

delle

Rime anlche Toscane, Palermo, 1817; ed


la

altres

quel capitolo in terza rima sopra

Comcdia

di

Dante, che

Vindelino da Spira stamp in Venezia

nel 1477. [Y. Delle


e del

vere chiose di Jacopo di Dante Allighieri

Comento ad

esso attribuito, Notizie di S. L. G. E. Aiidn di Rians, Firenze,

Baracchi, 1848).

L'Ottimo, Comento della dicina Comedia,


di

Testo inedito

un. Contemporaneo

di

della Crusca, Pisa,

ISic.

Accademici Capurro 18*27-29. Questa pubblicacitato

Dante,

dagli

zione, col testo nell'alto delle facce, fu eseguita sul Codice

Laurenziano, Plut. XL,

n.

XIX,

trascritto dal Follini e collail

zionato dal Bencini, e se ne debbe


Sig.r Torri. (I Voi. di p. G68, 1827;

merito

al

chiarissimo

il

Voi. di p. 622, 1828;

IH Voi.

di

p.772, 28 Luglio 1829).

Di maggior
e

momento senza comparazione,


per notizia di
di

e per lingua
di

e per dottrina
diligenzia che

molte propriet

quei

tempi migliore, un Comentalore


ritrovare

Dante, del quale, per

messa ci abbiamo, non ci venuto fatto di nome, onde da noi chiamato quando il buono, e quando /' antico comentatore. N Benvenuto da Imola costui, quantunque molte cose ne cavasse egli, e molle
il

(a parlar propriamente) ne copiasse; e


luoghi che sono
in

la

diversit di molti

questo, facilmente ce ne assicura; oltre che


nelle cose di filosofia e teologia
al

fu generalmente
di

Benvenuto

questo molto inferiore. La lingua intorno

CCCXXX,

cio neir ultima et di Dante, del quale fu coetaneo, e forse


famigliare.

-/Vocmfo

alle

annotazioni

e discorsi

sopra alcuni

luoghi del Decanerone, [alta dai Deputati alla correzione del

medesimo, Firenze, Le Mounier, 1852, p. 28. -Ne' primi tempi deir Accademia della Crusca, l' Anonimo fu tenuto per
Alberigo
di

Rosate;

anzi

coetaneo

forse

famigliare d
il

Dante. Per la bont della dicitura lo nominavano


no,

Buo-

e quando V Antico e poscia anche V Ollimoy e un testo

436
a penna
pj
al

COMEMATORI.
della

biblioteca

Laurenziaha somministr

esem-

Vocabolario
abbia mai sapulo

Da quel
si

tanto

del

suo Comento

che]

m'

toccalo di leggere,

pare che niuno, da Dante in

fuori,

addentro ogni secreto della Cosi

media. Cosi venisse fatto a noi di sapere chi egli


e forse l'autorit
del suo

fosse;

nome acqueterebbe moltissime liti.' Altrove si mostrato come quattro e cinque anni dopo r esigilo il Poeta si trovava a Padova, e questo Anonimo Che l'autore v'era anch'esso intorno a quel tempo
. .
.

non solo
si

fosse coetaneo,

ma
:

dippi avesse usato con Dante


dell'opera sua,

fa

chiaro per due luoghi

Tuna

al C.

pag. 183, dove leggiamo

lo scrittore udii dire a

Dante ch

mai rima

noi trasse a dire altro che quello che area in suo


l'altro, al C. xni, pag. 285, sul proposito' della
:

proponimento:

statua di Marte, e dice cosi


e

Elli (cio

Dante

fu di Firenze
(jli

per qui recita una falsa opinione, che ebbero

antichi

di quella cittade, la quale io scrittore domandandomele, udii


cos raccontare, ecc.,

Ovunque

il

Poeta

fa

motto

di casali

individui fiorentini, l'Anonimo

li

descrive

come

se sapesse e della
gli

ogni cosa e

di

loro

e della

loro vita domestica,

loro indole, e delle condizioni della loro posterit.

Ove
.

pare che importi, registra


de' dubbi metafisici

le

date puntualmente

Molli

e dottrinali

che gl'interpreti per non

averli originalmente pensati da s, e

non

poterli intendere

un

tratto,

sono costretti a spianare con lungo discorso,

e lasciarli intricali a ogni

modo, escono dalle brevi


a

perifrasi

dell'Anonimo schietti e sicuri come se fossero ridotti a definizioni

dalla

mente che aveali meditati

condensarli

in

sentenze e rivestirli di poesia. Lo


rifiuta

siile altres del

Comento

gl'idiotismi e persevera nella precisione grammati-

cale, doti

perpetue delle prose

di

Dante.

- Foscolo, Discorso

sul Testo,

CLXXXIX, CXC, CXCII.

- Esso fu pure dal Salviati

lodato per seuiplice eloquenza e purgata favella. - Y. Bibliot.


hai. dee. 1829. -

Un

solo fra tutti, ed conosciuto sotto


di Dante,

il

nome

sembra che sappia le vie di penetrare nel cuore e nella mente del poeta e leggervi profondo. Nondimeno anch' egli, quantunque sia il pi coraggioso ed intrepido e longanime, sempre circodi

Anonimo, famigliare

spetto

se

non che

di

quando

in

quando, quasi

il

fervore

dellii

cojiEMAToai.
giovinezza e della speranza
gli

437
il

soverchiano

cuore,

il

vero

fa

forza nel suo intcllelto, e scoppia a rivelazioni nuovissime;

ma

lo scrittore, a guisa di atterrito,


i

subitamente

si

riusciva

dentro

mentali avvolgimenti d'onde osava uscire. Allo stile


ravviseresti quel Jacopo spirito fervente,

gagliardo, compresso, significativo, dignitoso, alla lingua pu-

rissima ed eletta
a cui r

vi

ombra

del padre apparendo pare che lo]avesse voluto

eleggere scopritore e depositario della


rinunziare alla gloria

Comedia. E quel
la

che
la

gli

sarebbe venuta da quella


la

esposizione che la pi ampia,

pi profonda,

meglio
li

congegnala, ed insieme
egli

pi antica di tutte, non

dice
sia

che

il

discepolo,

ad esempio del suo maestro,


?

si

voluto involgere nel mistero


della letteratura Italiana, Voi.
Il

- Emiliani Giudici, Storia

Jatines

I, p. '206, tip. Le Monnier. poderosamente argomenta come il Gomenlo

dell'Ottimo non sia originale,


de' Conienti esistenti al

ma un

misto o

un compendio

tempo della sua Compilazione; e cita

a riprova

delle

chiose letteralmente tolte dal

Gomenlo

di

Jacopo
che
in
si

e di

Ser Grazioso Bambagiuoli. Dalla seguente chiosa


al

legge

C. xiii
:

egli

apparirebbe manifesto l'anno


il

che fu compilato

Onde cadendo

ponte sopra

'1

quale

ra la statua (di Marte) siccome cadde la notte del d quattro


di JS'ovembre 1333, anno prossimo passato, n
i

nel Paradiso,

dove mette per ordine maestri Generali, dell'ordine di S. Domenico, soggiunge: Fra Ugo di Valsamano al presente eletto, nel xMCCCXXXIII. Che il compilatore fosse giovine apparirebbe pur chiaro dalla chiosa al verso 84 del e. vii dell'in/.: Necessit la fa esser veloce: dove, dopo aver riportalo le altrui opinioni, soggiunge,

che quanto a s dichiarer quello


della

che intende,
Il

secondo

la discrezione
si

sua giovinezza.
in alcuni co-

Balines dalle sigle A. L. N. F. che

leggono

dici, alla fine del

Paradiso, deduce che


il

Andrea Lancia, notajo


22

fiorentino ne fosse

compilatore.
ci

Il

Balines novera da

Codici dell'Ottimo, e

faceva sperare una nuova edizione,


Corrotti,

per

cura del Sig.r Francesco

sotto-bibliotecario

della Corsiniana, rafl'ronlala con la miglior parte dei Codici


conosciuti. - Si pu consultare

suW Ottimo Comento un


Boston, Ottobre,

articolo

del North American Review,

1839;

Uno

studio di Colombo di Batines, Studi inediti su Dante, Firenze,

438

COMENTATORl.

1846, eie interessami ricerciie di Carlo Wille:


chi sa composto V

Quando

da

Ouimo Comento

di Dante, lettera al Sig.r

Seymour

Kirkiip pittore inglse a Firenze, Lipsia, 1847.

Petri Allegherii,

super Dantis ipsius


in

genitori^s

Comae-

diam Commentar ium, nunc primum


et

lucem editum, Consilio

sumtibus G. F. Bar. Vernon, curante Sincentio ISannuccio,


(di

Florentiae, Garlnei, 1840.

p.74l - Varianti, Correzioni dei

passi degli antichi scrittori citati nel Comento e che si leggono


ne' Codici guasti

o travisati. - Indice degli Autori citati nel

Commento,

di

p.

CUI),

(l)

il

Qualunque ne sia l'Autore, scrive nella sua Prefazione Nannucci, uno de' pi antichi conienti che abbiamo,
al

essendo
dottrina,

certo del 1340, ed sparso di ogni genere di n dubitiamo che non sia per giovare alla pi

facile intelligenza di molti luoghi della

Comedia, e special-

mente
dove

delle Cantiche del Purgatorio, e del Paradiso... Quello


farsi dal

che potea

canto nostro
il

si

era di emendare, almen


degli
scrittori citati

lo richiedeva

bisogno,
si

passi

del Comentatore, e che


(1)
]1

leggono ne' codici quasi sempre

Pelli vuole

che Pietro morisse a Treviso nel 1364, e che fosse sepdi S.

pellito nella

deposito,
si

Margherita (oggi magazzino di fieno), in un bel su cui si scolpi l' Iscrizione, in caratteri gotici, che tuttavia conserva nelle stanze del Capitolo di Treviso. La ridelta Iscrizione lo
Chiesa

dice

genitum Dantis,

patris. N. Mauro, cronista trevigiano,

che ebbe interpretato ne' luoghi oscuri librum vorrebbe che gli Allighieri pones-

sero stanza in Treviso, sul torno del 1300, {Fiorentina gens nobilis Aligera fuit^ quasi alas gerena nam et in eorum insigni alam cxpansam tenent, qui ex Me gente descendunt }, e che Pietro, figlio di Dante,
cittadino di Trevigi, chiosasse l'opera paterna,
telligenza
;

riducendola a facile in-

lo

che riferisce pure

il

Bonifazio,

1.

Vili, p, 236. -

Ma

il

Fraticelli

non a Treviso ma a Verona fermasse sua dimora, mentre da incontestati documenti si rileva che nel 1337 fosse ivi giudice, e nel 1361
ritiene che

vicario

del

collegio

di

detta citt,

del

podest

Nicol Giustiniani,
S,

e che qui*i pure morisse, e fosse sepolto nella Chiesa di

Michele in

manifesto dal Necrologio delle Monache di essa Chiesa, riportato dal Maffei e da G. B. Biancolini. - A. 1364 - Dominus Petrus judex, filius quondam Dantis de Aliyheriis, condidit testa-

Campagna, come apparirebbe

mentum

Veronae, praesentibus intcr alios domino Francisco judice filio domini Rolandini de Mafeis de sancto Benedicto : heredem fecit Dantem filium sum: legavit societati Sanctae Mariae de Orlo jwpuli sancii Michells
'patris

domum suam

Florentia... xi Kalendis

positam in populo sancii Martini Episcopi de Majus obitus domini Pelri Dantis de Aligeris,
et

iororum Allogerie, Gemme

Lucie; MCCCLXllL

COMENTATORI.
slraiiat barbaramente... di trar fuori un
iiifinil

439
di

luoghi

dal Maestro delie sentenze, da S. Agostino,


e da
altri

che Pietro ha presi dal Convito e dalla Monarchia di Dante, da S. Tomaso


senza
cilarli,

e pe' quali

si

vengono pure ad
nutriamo

emendare molli
la

errori del testo. Per questo lavoro

speranza

di

aver provveduto alla parte pi rilevante del


quella che addita
i

Comento,

come

fonti .dai

quali Dante

attinse tutta la dottrina

teologica e filosofica
Il

che prese a
pie di pagina

svolgere nel suo poema...

il

codice dal quale trascritto


trasportato
a'

Riccardlano: degli
si
;

altri, si

ogni volta che


{Ricard. N. 1075
gi del

creduto

necessaria la

diversa lezione
sup.
;

Laurenz. N. 118, Plut.


Cod. Vat. N. 170;

XG

Ms. Rosell

Turco, del 1475; Ms. Laurenziano, Plut. XL. n. 38;


Cod. Vat. N. 4782).
di

Cod. Sem. Pad.;

L' autenticit

del

Comento

latino

Pietro di

impugnala dal Tiraboschi, per ci che non vi figlio di Dante, ne il cittadino fiorentino, il intendente di poesia, e neppure gli squarci pi

Dante si trova, ne n l'uomo


nobili del
il

poema

Il

Ma

la

tradizione

antichissima,

dice

Foscolo,

dell'origine degli esemplari oggimai concatenasi per tanto

ordine d leslimonj
di autore sue...

e di tempi, che

le

prove congetturali
dall'opere

allegale a distruggerla,

ove fossero ammesse, ogni nome

sarebbe a rischio di esser cancellato

nome del figlio dell'autore indusse ragionevolmente ogni uomo a sperar bene di quel Comento, come
il

quello, dice
paterno...
gli

Filelfo,

che meglio dovea ritrarre

il

pensiero

Ma

al figlio dell'AUighieri, sollecito di procacciarsi

avanzi dell'avito patrimonio da' Guelfi, tardava pi che


di sviare

mai
di

ogni memoria Ghibellina, onde vengono notate


le

brevissime e fredde

chiose intorno alle storie de' tempi...


di pericoli,

Cosi,
di

perch

il

figlio

circondato
la

industriavasi

colorire

ripieghi,

tradizione

della

profezia

propag
volte

astrologiche significazioni di libro in libro, e

tali alle

da convertire

fino agi' increduli. - Foscolo,

Testo sul poema,


attribui-

CLXXX, CLXXXl

Preziosissimo

m' un Comento

to a Piero, figliuolo di Dante, dal quale attingo esposizioni

e allusioni nuove, o

le gi

note,

ma non

certe confermo.

Tommaseo, Prcfaz.

al suo Comento, dell' ediz. di Venezia. -

Ma

il

Fraticelli

notava come nel Comento attribuito a Pietro

440
si

COMENTATORI.
di Firenze

riferiscano notizie e parlicolaril

cosi storte

e false eh' impossibile che sieno scritte da un fiorentino,

da uno che avesse passato in Firenze la sua giovent, mostrando costui di non aver veduto mai questa citt. Nel Comento medesimo si dicono di Dante cose che un figlio non avrebbe mai detto, n avrebbe mai potuto dire {Vita d Dante AlUghim, Capo ix, nota 5). - E 1' Emiliani Giudici COSI ne scriveva: I figliuoli medesimi, paiono non meno
stranieri degli stessi stranieri alle abitudini,
ai

alle dottrine,

metodi del padre; sovente


nasconderli,

le

pi semplici allusioni con-

temporanee loro riescono


possibile
gli

misteri, ed ove loro non sia espongono con fredde circonlocuzioni, e tremando. Poveri figli, esuli innocenti! Se aveano poca speranza di riveder la patria, bramavano in tutte le guise di ricuperare le reliquie del paterno retaggio, che la

ostinata ferocia de' Guelfi tuttavia usurpava.

tutti

quanti

ravvolgendosi

in generalit interminabili, si
istile

sfogano magnisimboli

ficamente e inveiscono in
Pietro AUighieri
del
si

di dottissimi predicatori...
la traccia de'

adopera

di

trovare

poema

nella credenza e nella scienza de' tempi... Nella

sua interpretazione degli ultimi tredici versi del C. xxx del


Purgatorio,

non ostante
il

il

perpetuo accorgimento
eh' egli
si

di

non

rimuovere

velo delle

allusioni,

sapeva,

e che,

rivelate gli sarebbero tornate fatali,

lasci sfuggire dalla

penna
figurai

le
il

seguenti

memorabili
la

parole,

quasi

le scrivesse,

dettante

padre: tanta
et

sicurezza onde le notai

Gigas

regem

potenliam regum Franciae, tenentium guhersi

nationem Eccleslae scut homo amasiam. Qui rex


ut Ecclesia alibi respciat, ut

perpendal

secundum simulationem auctoris, flagellat eara. Et hoc est quod dicit, scilicet quoniam traxit eam secum per silvam, idest quod fecit, ut curia romana tracia est ultra montes in suo {regls Franciae) territorio de Roma. {Storia della Letterat. hai I. 206 e 213) Il Batines cita 14 Godici del comento di Pietro. - Y. Osservazioni del P. Marco Giov. Ponta sul Comento di Pietro di
fecit

modo

Dante; -Dionisi, Preparazione istorico-critica,


Merlo, 1783.

e.

3;- Censura

del Comento creduto di Pietro figlio di Dante AUighieri, Verona,


II

Aneddoto,
i.

eAned.W.

Tiraboschi, Y. p. 2.
II.

fac. 3Uo. Batines,

635.

-Del Furia,

Alti della Crusca

253.

COMENTATORI.

411
e

Petrarca Francesco,
Palermo, Voi.
II

Cliiose,

Correzioni

Osservazioni a

Dante (Manoscrllli Palatini

di Firenze,

ordinati da Francesco

Firenze, Bibliot. Palatina, 18GI).

Son

traile dal Codice Palatino

CLXXX,

che

il

Palermo dal

carattere eguale, rotondo, minutissimo ed esilissimo non solo


ritiene autografo del Petrarca,
l'et

ma

per di pi scritto da lui nelNella Prefazione, in che


(p.

malura, cio nel torno del

131)0.

ci

tesse la descrizione e la storia di questo Codice


egli ci

599-647)
difficili

avverte che,
si

meno

le

abbreviature frequenti e
al

nelle Chiose, ei

attenne strettamente

Codice nella dispo-

sizione della scrittura, nei diversi componimenti, nell'ortografia,

e sino,

quanto stato possibile, ne' segni che


le

vi

sono

adoperati. Circa poi

Chiose e

le varianti

le quali

sono e a

mezzo
ei le

de' versi, e fra le colonne, e a

margine

e in ogni
il

dove

ridusse uniformemente a pie della poesia. Sotto


egli allog

nome
con

di

Chiose

quel eh' proprio

del Petrarca,
di

che egli d luce


ci

al significato.

col

nome
Il

Osservazioni

che talvolta fu
i

di mestieri
fatti e

non gi a comentare,

ma

solo a certificare

la

verit.

codice Palatino non

ha che una parte della Cantica del Paradiso, cio dal C. x.v.
3. al

C.

XXX.

(p. 75-881), e ci lascia, dice

il

Palermo, assi falli

setati

principalmente del Chiosatore,


il

ma nondimeno

punii
il

Petrarca vi ha stabilito, che avendoci a concordar^


intero, noi,

poema

come

al

lampeggiar

fra le tenebre, scor-

giamo quanto fuori del camino vanno le usale guide, e quanto diverso il termine del viaggio. Il Palatino contiene inoltre buona parte delle poesie liriche dell' Ailighieri,
con chiose ed
dal Palermo
(p.

osservazioni,

che vennero pure


Il

pubblicate

049-714). -

Fracassetti niega recisamente


Il

credenza alla scoperta del Palermo.


15,
1,

Petrarca nella lettera

XXI delle Famigliari, dice svelatamente di

non aver
il

mai posseduto
pericolo
di

n letto
il

il

poema
siile,

di

Dante,

per fuggire
lui

mettere

piede sull'orme

da

calcate,

perdere l'originalit del suo

e solo essersi indotto a


gli

leggerlo nel 1359, quando l'amico Boccaccio

ebbe man-

dato in dono la bella copia, fatta di sua mano, che tuttavia si conserva nella Biblioteca Vaticana (Cod, N. 3199). Egli

per certo che dopo

la

lettura
lo

che ne

fece,

il

Petrarca,

anima netta d'invidia,

riconobbe e river per principe

442
dell'eloquio volgare,

COMENTATORlsi

confess
e
le

secondo, anzi terzo dopo

di lui nella schiera de' poeti,

ad un suo contemporaneo
cose soltili e profonde nella

parlando

in

Milano, disse che


si

Divina Comedia non

potevano conoscere senza sinf/olare

f/rasia e dono di Spirito Santo.

Boccaccio Giovanni,

con Annotazioni di Anton Maria

Salvini, Firenze (Napoli), Accarelli; Firenze, Moutier, 1831;

Firenze, Fraticelli, 1834, e 1844; Firenze, Le Mounier 1863.

Un

Fiore di questo

Comento,

ad uso della giovent, per

Ignazio Montanari, pubblicavasi in Firenze dal Le Mounier

1842;

in Pisa dal

Ricordi, 1842.
fu a

(1)

Questo nostro scrittore


lo

Dante affezionatissimo,
in bocca,

e (quelsi

che importa

il

tutto in questo proposito) l'ebbe

fisso

sempre nell'animo, e cotanto famigliare


volte esprime
li

che assai

concetti suoi con le parole di quel poeta,

le parole da' concetti di lui. Annotaz. sopra alcuni luoghi del Dccamerone, Proemio, 24. - Ebbe

e non

poche cava

iugulare affezione a quello che molti chiamano Divin poeta...


Egli non

a dire quanto
tutti,

questo bell'ingegno,
di

e,

come

si

confessa

per

ottimo maestro

questa

lingua,

lo

(1)

La prima edizione venne condotta conforme


il

la

copia di un testo

della Libreria Jlagliabecchiana, oggi segnato Palchetto iv,

num.

58, fatta

cavare da Anton Maria Salvini,


tazioni.

quale

vi

pose alcune sue erudite anno-

Sono in quel codice alcune postille marginali di Lionardo Salviati, che forse ne fu uno de' pi pi antichi possessori. Ma la stampa riusc piena di errori, parte per la poca diligenza dell' editore, e parte per la
scorrezione dello stesso testo. N
il

Jloutier,

che a nostri giorni (1831)

Io

ripubblic nella Raccolta delle opere volgari del Boccaccio, pot correggerli
tutti,

specialmente quelli che nascevano dal difetto dei rammentati codidi

ce

essendo quasi impossibile


la

condurre una buona edizione


Il

d' un' opera,

coli'

aiuto di un solo testo, se gi non fosse l'autografo.

Milanesi

poi

condusse

sua pregiata edizione su

altri tre testi di

presente conosciuti, due

Magliabecchiani del secolo xv, dei quali l'uno in pergamena, scritto a due colonne, segnato di numero al; l'altro cartaceo, e fu stro/ziano, die ha il numero 1430; e il terzo, Riccardiano, parimente cartaceo, di bella e grossa lettera, e forse pi antico degli altri, segnato 1033, ma mutilo in principio, perch comincia dal V Canto dell'Inferno. Questo codice, eh' assai corretto, fu gi de' Guadagni, come si vede dalla loro arme miniata a basso dalla prima carta, e poi di Anton Maria Salvini, il quale, secondo il suo costume, vi pose ne' margini alcune brevi postille.

COMENTATORI.
Stimasse, lo ammirasse, e se ne servisse
.

443
.
.

Yeggasi come

spesso

egli aiuta

questa sua opera (del Decamerone) dei

concelti di quel Poeta, e la abbellisce e innalza delle parole-

Or quanto

il

Boccaccio avesse a cuore questo poema, mostra

con averlo tanto spesso in bocca, e che per tutto si vede che e' ne fusse studiopieno di parole e motti danteschi
:

che lo intendesse, ce ne assicura, si pu dire non solo la esperienza, ma un fatto ancora di quei tempi, perch faticato lungamente, e alla fine forzato dalle presissimo,
e

ghiere de' suoi cittadini,


il

si

mise a sporlo pubblicamente;

che segu con tanta soddisfazione e contento universale,

che,

come cosa

notabile, giudicarono
si

que' tempi della quale

facesse
:

nella Cronichetta del Monaldi

degna gli scrittori di memoria onde si legge Domenica a d tre di ottobre


:

1373 incominci a leggere


cio. Id. p.

il

Dante messer Giovanni Boccac-

101.

Ma

troppo lunghi
i

saremmo
i

se volessimo
le parole...

qui annoverare a uno a uno


ch'egli

modi,

luoghi e
di

sommo amatore

ammiratore

questo Poeta, e

grandissimo conoscitore delle sue bellezze, per abbellirla


et aggrandirla insieme sparse per tutta l'opera sua.

come spesso
lui

egli

l'

ha

in bocca, si

Onde, pu sicuramente dire di

quel ch'ai Poeta stesso fu dell'opera di Virgilio detto:


lo sai tu,

Ben

che la sai tutta quanta.


trascrisse
il

Nel

11160

Bocaccio di sua propria

mano

tutta la Divina Comedia,

pi caro dei doni,

come il accompagnata da un suo poetico compoe la

mand

al

Petrarca

nimento. Avendo

Firentni stanziato, a preghiera di lui, di

metter su una cattedra


la

dove

si

leggesse

si

comentasse
infermo,

Divina Comedia, ed avendo dato


;

tal carico

ad esso, non

dubit di accettarlo
si

e tutto

che

di

et avanzata,ed

mise all'opera,
che
il

la

qual

per altro non pot continuare


Egli avea mostrato la sua

pi l

XVI

dell'Inferno.

scienza in molli trattati latini, ed avea pure censurato nelle

ecloghe

costumi del secolo,


al possibile

ma
la

in

questa sua opera s'ine la severit

gegna

di ritrarre

erudizione

dell'Autore che cementava: e certamente essa piena di


mirabil dottrina, secondo quei tempi, ed eloquente, ed
scritta in fiorita
s,

ma

favella. V. Fanfani, Vita d Dante,

ad un'ora in semplice e garbata premessa al Decamerone.

414
^(
il

COMExNTATORI.

presente Comento assai notabile

per

le

belle ed

erudite esposizioni di molli luoghi della Conieda; notabilis-

simo poi

in alcuni

altri,
s'

dove pi splende

la

sua elegante
quei

facondia che talvoltar

innalza fino alla vera eloquenza. Se


il

non che, per aver

egli seguitato

metodo proprio
si

di

tempi, cio delle frequenti divisioni e distinzioni scolastiche,


riesce spesso alquanto

minuto e noioso; come

mostra

pi ingegnoso che vero nel dichiarare taluna delle allegorie


del Poema. Di pi, anche in questa sua ultima fatica, appa-

minor parte, que' medesimi difetti di di che non a torto accusato nelle altre sue composizioni volgari. Gaetano Milanesi. riscono,

sebbene

in

stile e di

soverchio

artifizio,

Tra

le

opere del Boccaccio,

il

Comento

quella

che

si

legge

con pi diletto per avventura


le altre

e con pi profitto

di tutte

da esso scritte
e

in volgare, tanto essa varia nella

erudizione,

ricca nella elocuzione,


Il

dove spesso
I. p.

trova

eloquenza vera. P. Fanfani,


eccellente
e
rara,

Borghini,

255. stile

Opera
piano

ed un elegante esempio di

puro
rina,

isegn'ViYO.-

Giordani -y. Ferrucci Franceschi Catte-

I primi

4 secoli della Letteratura

hai

Y.

I.

p. 390.

Emiliani Giudici, Storia della Leti.


Chiose sopra Dante,

Ital. ecc. ecc.

(1)

Testo inedito,

ora

per

la

prima

volta pubblicato, Firenze, Piatti, 1846. (di pag. 899).

Fu messo

in luce

da loro Yernon, e da

lui intitolato a

(1) CI.

Nel codice della Strozziana N. D. D. 1226, ora allaMasliabecchiana,


N. 593,

XXY.

carte 431,

si

trovano tre estratti colla data del 20

Febbraio e 17 Marzo 1376 e 10 aprile 1377, Da un libro di Richiami fatti dinanzi a' Consoli dell' Arto del Cambio cominciato nel 1376, eaistente in detta arte. Sono tre scritture relative al richiamo fatto da Jacopo
Boccaccio, fratello di Giovanni, e da' suoi esecutori testamentnri, innanzi a'Consoli dell'arte del Cambio, contro Francesco di Lapo Bonamichi, chia-

mato Morello, per rivendicare


dal Boccaccio.
il

il

Comento

sulla Divina
si

Comedia lasciato

La Disposizioie primo libro di Dante disposto per Mess. Giovanni mio fratello, sono xxiv quaderni in bambagine, e altri quadernucci piccoli di quella medesima opera; e nel terzo: 2i quaderni e li quadernucci tutti vn carta di bambagia, non legati insieme, ma l'uno dall'altro diviso da
Nel primo di questi documenti
legge:

sopra

uno

iscritto,
il

ovvero isposizione sopra 16 capitoli


il

parte del
I

17,

del

Dante,

quale scritto

detto messer Giovanni

non compi.

Consoli
la rela-

dell'arte del cambio riconobbero legittimo

questo richiamo per

zione di messer Parente da Prato.

COMEMATOill.

445

Sir Tliomas Gage Saunders Sebright (23 Novembre 1846).


^
il si trova fac simile del codice Rcardiano N. 1037, e Magliabeccliano N. 47, Palch.i. (Strozziano, 1424). -11 codice
i

Riccardiano, di pertinenza del Segni, comprende tutto intero


il

comento, e porta
e

il

nome
s'

di

messer Giovanni da Cerlaldo,


frasi

Il

lavoro, ollrecch ricco di storici documenti, disteso in


vi

purgata favella,
espressi

incontrano

nalurali

da giovare assaissimo

all'

modi di dire incremento

della lingua.
il

Ed
gli

solo

fra

antichi

anco da notarsi che questo Cemento che sia stato scritlo, per quanto un ditorno
della Crusca del
scritlo

sappiamo, con

ispirilo ghibellino. Luigi Rigoli lesse

scorso su questo
d

Comento nell'adunanza
Il

1829. 10 Maggio ^

Rigoli

lo

ritiene

sul

del 137o.

Ramialdi Benvenuto da Imola, Illustrato nella sua vita


e nelle

sue opere,

di lui comen'o latino

sulla divina Co-

media di Dante
Giov.
li

Allighieri, voltato in

italiano dall'Avvocato
(1.

Tamburini, Imola, Galeali Yol. 3

Voi. di pag. 848;

Benvenuto da Imola m. nel 1399. Nel 1375 espose la divina Comedia in Bologna, ma sembra non iscrivesse il Comento che nel 1379. In una chiosa del C. xviii dell'Inferno si legge: Proh dolor! istud sumptuosum opus destructum et prostratum est de prafhdi p. ():>6;

Hi

di p. Gl2i -

senti
alla

annoUCCCLWMlW

per

populum romanum.-I Deputati


Il
S.""

Correzione del Decamerone dicono che Benvenuto trascopi molle cose dall'Ottimo.
Ital.,
1.

se, anzi

Parenti nelle

Annotas. al Diz. della lingua


guisa:
tatore,
ai

127 ne parla di questa

Taluno

si

beffato dello scrivere di quel

Cemen-

senza riilettere

che

dovendo esporre Ialinamente


di

suoi discepoli un

poema volgare pieno

ardui sensi,

era costretto di scendere alle frasi pi triviali per accostarsi


alla loro

intelligenza;

serbando a miglior scopo

lo

stile

colto e regolare, di cui


si

non era certamente digiuno, come vede nella dedicazione del suo libro al Marchese Nicolo
Benvenuto, contemporaneo
Dante, conobbe de' fatti commercio con quei viventi, Comedia, le cui anime non pertanto
di
ai

d' Este.

e luoghi particolari, anzi ebbe

e non son pochi nella


si

figuraro gi dannale

tormenti da lui; quindi

le

storie

446
singolari e recondite,

COMENTATORI.
le

biografie

che non poleano


di

Inirsi

n da

storie,

n da cronache, n da giornali
al
gli

quei tempi.
essi
soli
il

se dal Petrarca
di
lutti

Boccaccio,
altri,

che valgono

giudizio

era salutato

primo erudito e
il

filosofo del

suo secolo, qual meraviglia se

Comento
di

della

divina Comedia sia pieno di storia,

di filosotia, di

mitologia

uon solo
credenze

antica,
a'

ma
la-

di studj,

di

biografie,

costumi e

tempi suoi? Anche rispetto


nelle quali
la

alla lingua volgare


il

attese a mostrarne
colore,
doti

grazia, la propriet, l'eleganza ed

nessuno arriva l'AHighieri. Palesa


pensieri,
dei
trovali,
dei

l'artifcio poetico,

novit dei

partiti, delle pitture di

atteggiamento,
-

del risalto alle pi


gli

minute particolarit
del
del

di

natura che formano

attributi

sommo

e del

genio.

Tamburini

La parte storica

Comento era

gi stata pubblicata dal Muratori,


I.

Rerum

itaUcarum

script. Voi.

Da

BuTi Frakcesco,

Comento sopra
xxxviii, 866. pub.
il

la

divina Comedia
Pisa,
bistri.

pubblicato per cura


1850. - Inferno,

di Crescentino Giannini;
il

pag'.
II.

31 Dee. 1858. -

Purgatorio, Voi.
Voi.
Ili,

pub.

Feb. 1860. pag. viii-826; Paradiso,


Pisa neri354, m.

pag. x-904. pub. nel Maggio 1802.


il

Nacque
1406 e
Pisa,

Buti sui
nel

colli

di

a'

25 Luglio
di

fu sepolto

primo chiostro

dei Francescani

dove anche oggi una lapida


in

latina

ricorda Maestro

Francesco Dottore
Il

Grammatica.

Foscolo lo dice ricco di aneddoti,

ma

credulo

assai,

abbondante e spesso eloquente in via di digressioni e racconti, per lo pi di memoria, quasi avesse a cuore di ammaestrare, di dilettare suoi uditori, di comporre il
i

numero
in

delle lezioni alle quali s'era obbligato, e di spendere


il

ciascheduna lezione

tempo

richiesto dall'istituto della

sua cattedra. Dov' veritiero, sembra nuovo, perch studia


di amplificare fatti accennati da' suoi predecessori... Foscolo,

Discorso sul Testo,

CXC

Francesco Buti

non ha

la ric-

chissima copia del dire, eh' tutta

opera del Certaldese,


la

n come questi e l'Imolese esercita


occasione di soddisfare
di

vivacit dell'ingegno

intorno al testo di Dante, narrando storie e cogliendo ogni

abbondevelmente a s
di

stesso,

ma
ad

quei

che

si

dilettano

brevit

e stanno

contenti

COMENTATORI,

447
del
libro.
lo

una chiara
necessario

nella

intera

spiegazione
se non

Non
renda

allegazioni di auloril, n prove,


il

quando
Il

dello

medesimo
il

dell' aulore.

suo melodo

d' interprete fedelissimo,

quale stimi
officio,

di

avere ad eseguire

tanto pi degnamente

il

suo

quanto

meglio avr

saputo dimenticare se slesso, per. non dover, pensare se non


al testo

da

interpretarsi... Ei vide innanzi nella costituzione

scientifica della divina

Gomedia, e seguit
e
la

legami organici
al
di questo Comento. -

che congiungono
sistema
ideale.

la

speculazione
Cento fanti,

pratica

Prefazione

Dottissimo, avea
sieri

di

Dante,

acume da penetrare ne' pi reconditi pencome vissuto in tempi vicini a quei del
studio
in

poeta, potea conoscere molte delle cose obliate in appresso.


11

Buti

pone ogni

ispeculare

le

grandissime

verit deir aulore altissimo,

nella sua materia sottilissimo,

ne' suoi sermoni, e spera dalla \)oca favilla della sua debile
e

lieve

lettura

seconder gran

fiamma,

cio

seguiter

grandissima e validissima
ingegni che piglieranno
lui.
si

lettura

degli altri

valentissimi

a leggere incitati

per esempio di

mosso anche
li

dalla speranza che per le sue parole


e

allargheranno
in

ampli ingegni de' suoi auditori


d^ intendere.

risplen-

deranno

gran fiamma
ne d tutto
il

Al principio

d'ogni

canto egli

disegno e ne distingue

le parti,

e poi espone la sentenza letterale e quindi il senso allegorico e morale che sta sotto la crosta della lettera. - Della
allegoria

d spesso

le

medesime spiegazioni che abbiamo

ma quanto alla lettera la espone sempre con rara cliiarezzae chiaramente e senza lungaggini, narra la storia e la favola a cui accenna il poeta, ed usa
anche negli
altri conienti,

sempre una lingua propria e vaghissima e che di rado puzza d'antico: e per ci sar cibo ghiotto a tutti quelli die cercano la venust del 300. Per gli studiosi di Dante
poi crediamo di non errare aflermando che in ninno altro signiiicali delle parole, e maltroveranno meglio spiegali grado le ripetizioni che talvolta potranno aver sembiante
i

d'inutili,

da questa lettura trarranno alimento


8 e raffrontato
I.

vitale. -

11

testo
N.*^

venne cavato da un codice della Riccardiana


7.

di Firenze,

1006,

becchiana, Palch.

n. 20.

con altro codice della Maglia- 11 Giannini ha speso molto

448
eccellenti

COMENTATOR!.
cure
in

questa

edizione;

vi

ha

premesso
il

ililigente notizia della vita del Bull,


di noterelle

ha arricchito

una comenlo

gramatiche,

rendere
amatori
si

il

libro corretto,

non ha risparmiato fatica per onde ne sar lodato da tutti gli


italiani.
Il
1".

di

Dante, e de' buoni studj

Volume

arricchisce anche di un bel discorso del professore Cenil

tofanti,
di

quale, colla sua usala eloquenza,


il

si

ingegnato

moslrare quanto

Buti vedesse innanzi nella costituzione

della divina Comedia, e in qual grado

debba tenersi questo


in

fra tutti gli antichi comenli. - Sulla casa

che nacque

il

Buti venne apposta

questa iscrizione: -

M.CCCXXIV. Tre

anni dopo

la morte di Dante AlWihieri - In questa casa nacque - Francesco di Bartolo - Il primo che in Italia -

Comcntasse la divina Comedia. - Y. Vannucci, Riv. Firentina,


1859.
V.
5.
p.

53. -

Il

Batines

cita

XXV

codici

di

questo

Comento

per lui veduti, oltre altri quattro che trov citati.


i

Akonimo, Fiore di un Comento di Dante del lB4o,


16 Canti deir Inferno, (dal Codice Riccardiano
dall' '^rMnVf,
11

primi

n.

10 IG) Estratto

pag. 64, in 8.^ 1854.


la

Codice ond' tolto questo Comento segna

data del

1343;
e
la

ma

postillatori lo ritengono di
lo divise in

mano
ed

assai posteriore.

L'autore
ci

parte narrativa

interpretativa;

parve esso notevolissimo pe' costruiti elegantissimi,


pel candore e la brele altre

sceltezza e la sobriet d parola,


della narrazione.

vit efticace

Tra

cose

ci

parve

bellissima la breve descrizione topografica dell'inferno


tesco, la pittura delle tre fiere che impediscono
il

Dan-

misterioso

cammino
di Mos,

del poeta,

anche

pe' bei colpi

di colore

rapprestoria

sentanti la natura de' malvagi animali. Leggansi


i

ivi la

fatti di

Cesare, esposti con

concisa ed incal-

zata narrazione che pare avesse voluto ritrarre la mirabile

ed operosa celerit di quel fulmine

di

guerra che arrivava

vedeva

vinceva;
-

la

pietosa storia della Ariminese,

non

die quella

di Pier delle
il

Vigne condotta con rarissima maeci

stria di dettalo.

Fanfanl

fa

sperare che presto lo

vedremo tutto fra' Commenti

Intero, per opera sua pubblicalo, ritenendolo

antichi

forse

il

migliore,

come quello che

prevale nella parte storica, e d spesso notizie biografiche e sloriche aneddote


di

grandissimo conio. Anche per questo

COMEMATORl.
lavoro
si

44(
la

render assai benemerita de' buoni studij

R.

Commissione
p.

de' lesti di lingua. Y. Borfjhini, Ottobre, 1863,

G09.

SECOLO XV.
Bargigi
DELLi GuiMFORTE, L' Iiifemo, Comento tratto da
inediti

due Manoscritti

del

Sec.W

(il

primo posseduto
l'

dal SlgJ Gaslon de Flotte, letterato Marsigliese,

altro esi-

stente nella Biblioteca di Parigi)

con Introduzione e Note

del Zaccheroni, UMsWdi, Mossi, 1839; Firenze, Molini, 1839;


di

pagine 760.

Nato

in

Bergamo

nel 1406,

m. circa
il

il

1460.
della sola

Del Guiniforte non abbiamo che

Comento

prima Cantica.

Ei ne fece

una compiuta esposizione testuale,

storica, filosofica, teologica.

Scopo del Bargigi,

il

.togliere

ogni asprezza, ogni durezza ammollire, ed appianare ogni


difficolt, talch
il

senso

si

faccia a tutti intelligibile e quasi


la

volgare.

Ed

egli attiene

fedelmente
con assai

sua promessa. Quanto


naturale dizione,

alla sposizione testuale

facile e

con

istlle

assai piano

e disinvolto recasi

con ogni studio

a sporre minutamente e a dilucidare la lettera del suo poema...

Dove

gl'incontri di doversi allargare

per maggior dichia-

razione del testo, in alcuni iratti che sieno di storia antica

moderna,

di mitologia, di geografia

o d'altra scienza nae tratta


le

turale egli spiega divizia d'ogni dottrina

cose

con tanta maestrevolezza ed opportunit da mostrarsi tutto


insieme non
valente
si

meno

erudito che verace sapiente...

N men

mostra nei savi e schietti giudizj sui personaggi che nella storia appaion pi eminenti, non avuto riguardo
Espertissimo pure

a bagliore di vana gloria e di falsa virt da cui sieno cir-

condati

ci si

mostra nell'altre scienze


forse fra
i

alla storia affini,

come sarebbe
mitologici

nella Geografia .... Nella

esposizione

de' fatti

niun

gli

antichi

comentatori, e non saprei dire quale fra

moderni, mostri
si

tanta dottrina n tanta eletta sapienza. Egli non

contenta,

come

pi fanno,

di

sporre a lungo

con fatue narrazioni


ci

la lettera,

a cos dire, di queste favole che

vennero dalla
intimi spiriti
29

mitologia,

ma

entra pi innanzi a ricercare

g'

VoL.

11.

450
di quelle

COMENTATORI.
antiche imaginazioni dei popoli, ne scopre
1

le

vere

origini,

ne penetra

simboli e tutto trae a verit di storia

e a sapienza di morale documento.

Ma

la

parte pi impor-

tante di questo
notizie

Gomento

quella che riguarda la storia delle

contemporanee che tanto valgono a metterci dentro

agl'intimi spiriti del divin


ticolari
l'et,

poema

Tutte

le storie

par-

che possono introdurci nelle intime cognizioni delil

che forma
a

soggetto del divino poema, vengono a


Barzza,
e

mano
lngua,

mano
e con
il

descritte dal
s

con

tal

garbo

di
il

nativa ingenuit
di

di stile

da ricordarci
lui

Villani e
ei

Compagni. Oltre

che un'altra bellissima lode


dei fatti a

merita nella sua qualit

di storico

pi

con un raro giudizio seppe esser piano e misurato, narrando cose che potessero risuscitare le gare non
vicini, ch'egli

ancora bene spente delle diverse fazioni, tanto ch'egli alla lealt di un sincero storico seppe congiungere la prudenza
del
.dei

buon cittadino che studia


popoli...

alla

E con molta ampiezza

pace e alla concordia di cognizioni e con


la

molta sapienza seppe pur isvolgere e comentare


filosofica e

parte

insieme la teologica del sacro poema.

11

Zacche-

roni

vorrebbe

che

il

Barzza

per esser troppo servila

mal compreso Dante nella parte religiosa del suo poema, onde pens di tralasciare ogni dottrina teologica, per quanto la materia del testo, e la connessione delle cose in esso spiegate glielo hanno permesso. D che con calde ed eloquenti parole mena giusto lamento il
cattolico avesse
Finazzi, dolendogli che per

amor

di parte
la

mutilasse

il

testo

che avrebbe potuto almeno per


bello

prima volta pubblicare


del suo

ed intero come usc dalla penna

valente

autore. L'edizione sotto ogni rapporto fu condotta con tale

accuratezza, e dir, con

rara magnificenza, da doversene


e
l'editore.

insieme pregiare

il

tipografo

Essa va inoltre

abbellita di vignette, ricopiate dalle curiose e

vaghe miniaIl

ture

di

che

si

adorna

il

Codice Marsigliese. -

libro

intitolato a
la

data di

Papa Gregorio XYI, e la lettera di dedica porta Marsiglia, 15 Agosto 1838. - [Y.Di Guinforte

Barzza,
dell 'Ab.

e d un suo Comento suir Inferno di Dante, Discorso Giovanni Finazzi, Bergamo, Crescini, 1845).

TfiRZAGO Guido, Insubre {diiyovara);

^idobemo ed

altri,

COMEMATORI.
Milano, n78.
la
{

451

finita la

prima Cantica, adixvii Sept. 1477;


la

seconda, adi 22 Nov. 1477;

terza,

quinto idus Febb.

1477).
Il

Gonfiente che fu curalo in Milano dal Nidobealo e dal


la

Terzago pu reputarsi

somma

delle

interpretazioni pi

stimale della divina Comedia dall'eia dell' AUighieri a quel tempo. E gi il Nidobealo, numerando nella prefazione al

marchese di Monferrato gli olio comentalori allor conosciuti comunemente, cio Pielro, e Francesco figliuoli di Danle, Jacopo della Lana, Benvenuto da Imola, Giovanni Boccaccio, frale Riccardo, carmelitano, Andrea di Napoli, ed ultimo,
e di quel tempo,
di

Guiniforte Barziza,
lutti

avea protestalo che


ali-

delle fatiche

prenderebbe vantaggio: Et nos

quibus

locis

pleraque conjunximus aut usu comparata, aut


et annaibus tamquam ex flumnibm cum juvarc, tum etam delectare legenlem

ex divcrsis auctoribus
derivata; quae
possint.

Ma
il

essi

mantennero pi che non avean promesso;


di

poich
il

fondo di quel comenlo

Jacopo della Lana,


anteposto;

quale nella stessa prefazione a lutti

gli altri

il

rimanente come
gli

il

prodotto degli sludii di que' dotti

sopra
il

antichi espositori.

Dove

questi consenlono insieme

comenlo procede con brevit

e franchezza; dov' difterenza


lo pi al

di opinioni, la

notano con diligenza, lasciando per

lettore l'arbilrio della scelta. Di tal


di questa edizione,

che fra

gli altri

pregi

che sono moltissimi, uno de' precipui

da

dire,

che

ci

preserita

come

in

un corpo

le

primitivo

interpretazioni della divina Comedia, e ci fa certi essa sola

dell'unanime consentimento degli anlichi sul primo e generale concetto di quella. - Berardinelli,
Lakdiiso Cristofouo, per Nichol di Lorenzo della

Magna,
-

1481. - 1484, 23 Marzo,

per Octaviano Scoto da Monza.

1487, ultimo di Marzo, in Bressfl, per Boninuni de Boninis

de Raguxi. - 1491, 3 Marzo, per Bernardino Renali, el Malhio da Parma. - 1491, 18 Nov. per Petro Cremonese, dito Veronese. - 1493, 29 novembre, per Matheo di Chodeca

da Parma. -1497, Il ottobre, per Piero de Zuanne


rengii

di

Quaper

da Palazogo,

bergamasco. - 1507,

17 Giugno,

Bartholomeo de Zanni, da Portesc.

- 1512,

23 Novembre,

per Bernardino Stagnino, da Trino Monferrato.- 1520,28 Marzo,

452

COMEMATORl.
23 Gennaro, per Jacob del Burgofranco, pavese. inslantia
di

M.

- 1329,

1536, ad

Gioanni
le

Giolito,

da Trino;
che
si

in fine,

Bern.

Slagnino. - Anche
di

dichiarazioni
di

trovano
;

nelle edizioni
di

Lione per Giovanni

Tournes, 1547

Venezia per Domenico Farri, 1372, 1373, furono

lolle dal

Comenlo Landiniano.
Il

Landino nacque a Firenze

il

1424

m. a Borgo,

alla

Collina, nel 1304.

Non appena apparve

alla luce

questo Gomento, scrive


di

Marsilio Ficino,

che Firenze ebbe cagione


spoglie,

tanta

gioia,

quanta ne avrebbe potuto avere se Dante medesimo, tor-

nando
fra'

in

umane
di

fosse stato

restituito

alla patria

e coronato

alloro.

- Il

Landino, reputatissimo
a comentare la
il

uomo

pi dotti del secolo

XV, imprese

quand'era
della

maturo negli anni;

a compire
il

Comedia lavoro dur


in

lunghissimi studj, e lo tenne come


propria gloria.

maggiore monumento
in Firenze,

Lo pubblic
di

nel 1481

una magnifica
di

edizione, e ne present la Repubblica di

un
e

esemplare in pergamena, ornato


parecchie slampe fatte secondo

peregrine miniature,

disegni, a quanto pare,


si

del Bolticelli. Questo prezioso libro

conserva

nella

Ma-

gliabecchiana. La Repubblica fiorentina rimerit splendida-

mente
di
il

il

dottissimo uomo, donandogli un palazzo nella citt

Colle.

Chi abbia voglia di sapere con che accanimento

Landino tenesse e difendesse le opinioni guelfe, e con quanta virulenza calunniasse ed esecrasse le ghibelline, legga

una

lettera

ch'egli dirige

ad un maestro Paolo Lucchese,


della pace. nello
p.

che predicava
lettera

contro

Guelfi disturbatori

La

con parecchi

altri

documenti
Yives

sta
II,
il

Specimen

literaturae /?oren?/nae del Bandini, Voi.


Giudici. -

\\^.- Emiliani
stimabile
il

Lo spagnuolo
e filosofo
il

chiama

Landino troppo
Ridolfi

speculativo

nefle

sue note;

il

per

le

cose firentine;
lo

Corniani troppo pedante, e


e
Il

Bon-

giovann

dice dottissimo

degno maestro
sistema, dice
il

del Poliziano

e di Lorenzno de' Medici. -

Minich, pura-

mente ragionevole, con cui fu interpretata la divina Comedia dovea presentarsi col progredire del tempo e col succedersi solto una forma mollo pi larga e complessa. L'antico sistema delle generazioni ebbe il suo termine ed insieme il suo maggiore

COMEMATORI.

453

sviluppo nel riputato CoiiieiUo di Cristoforo Landino, prima


della line d el secolo

XY.

Avcc

la

seconde moiti du XV.

siede une priode nouvelle comnience pour

les interprtes de Comdie. Dans cet essor d'inspiralions platoniques qui signala vers cette epoque la vie leltraire de Florence,

h Divine

l'oeuvre de Dante

oflrait

une riche matire


cette
et

la

pense.
plus

Deux hommes surtout reprsentent


haute,
lutello.
j'ai

direction

nomm
tait

Cristoforo Landino
si

Alessandro Vel-

Dante

suprieur au
;

moyen

ge,

que

le

moyen

ge ne

l'avait pas

compris

ce fut la renaissance, inspire

par Platon,

qui la
la

penetra dans

premire souleva un coin du voile et grande me d'Allighieri. On a tudi Dante

de nos jours avec bien autrement de vigueur et de prcision; pour certaines parties de l'interprtation philosophique
et religieuse, Landino sera toujours consulte avec fruit. Tout rcemment encore, un des hommes qui admirent le

mieux

la

Divine

Comdie

et

la

Vie

nouvelle,

t'historien

Schlosser proclamait les sentimens d'dification religieuse


qu'a enlretenus chez
11

lui

la lecture le

de Cristoforo Landino.
d'

associe

cette louange

commentaire

Alessandro

Vellutello, qui appartient au


et

commencement du
la

XYF

siede

qu'anime

le

mme

platonismo chrlien degag des subtqui connait


svrit grondeuse

lits

scolastiques. Pour
tei

de M. Schlosser, un
l'histoirc
littraire

hommage

est
le

un vnement dont
souvenir; en lisant

doit

conserver

ces contdences
le

du

vieil historien liberal, j'ai

mieux apprci

caractre

dantesques.

de cette seconde priode des commentateiirs Saint-Ren Taillandier, Revue des deux
p. 476.

Mondes,

1.

Dee. I806,

SECOLO
colini,

XVI.

Vellutello Alessandro, Venezia, Marcolini, 1544; id. Mar1554. - Ze nuove ed utili esposizioni sopra la Divina
di

Comedia, unite all'edizione


1570;
di Venezia,

Lione pel Rovilio, 1551, 1552,

per

Giovan Antonio Morando del 1554


Sessa
(Tip. Rampazelti)

furono tolte dal Vellutello. - L'edizioni di Venezia del 1564,


1578,

1596 per Marchi

portano

454

COMEMATORI.

unile l'esposizioni del Landino e del Velhitello per cura di

Francesco Sanso vi no.

Nacque
il

in

Lucca

al principio del

Secolo

XVI

mor, secondo

Tiraboschi, nel 1566, secondo

il

Fonlanini, nel 1569.

L'accresciula lettura della divina Comedia, merc le prime edizioni pubblicatesi colla stampa, fece sentire mag-

giormente
storica
ghieri,

il

bisogno di studiare quel poema colla guida


alla vita

dei fatti spettanti

ed
la

al

secolo

dell' Alli-

si

cominci ad indagare

spiegazione

di
a'

quei

passi

a cui

sembra che
nel suo

il

poeta faccia allusioni

perso-

uaggi pi notabili del suo tempo. Antesignano


il

di questi fu

Yellutello

Comento, che venne


si

in luce
la
il

verso la

met del secolo XVI,


l'opinione tuttora
gorico, accennato nel

trova enunciata per


e prevalente

prima volta
veltro alle-

ammessa
L*^

che
- Il

canto del Poema, raffiguri Can Grande

Scaligero,
copioso,
al

signore di Verona.

Minkh.

Yellutello

ma

talora e spesso non la coyle. Lettera del Ridolfi


alla parte scientifica
il

Conte Magalotti. -Quanto


sopra
gli

Yellutello

sta tuttavia

altri.

P. Sorto, Lettera L* Dantesca,


il

Roma, 1863.
BuoNANNi

- Y. sopra,

Landino,
Discorso

giudizio di Saint-Ren

Taillandier anche sul

Comento

di A. Yellutello.

YiCENZO,

sopra

la

prima cantica

del divinissimo

Theologo Dante dWlerfhieri del Bello, nobiintitolata

lissimo fiorentino,

Comedia, Fiorenza, Sermatelli,


avere

1561
Il

Buonanni
il

afferma

di

acutamente
unito
alla

rivisto

collazionato

Testo
il

dell' Inferno

sua

opera.
in

Quanto

al

Comento,
;

Lasca

lo

tacci d'oscurit
il

uno
Le

de' suoi sonetti

e a

buon

diritto, dice

Poggiali.

Dolce Lodovico, Venezia, Giolito

de' Ferrari,

1855.

Postille del Dolce furono ripubblicate in Venezia dal Farri,

1509, 1578; dall'Occhi, 1774, 1810; dal Galli, 1799,


in

1812;

Bergamo, dal Lancellotti, 1752; 1795;

in

Milano, dall'A-

gnelli, 1816.

Nacque
Il

in

Yenezia nel 1508;


dice
il

vi

mor nel 1566.


riferisce

Fontanini,

Foscolo,

come Lodovico
di

llolce ricavasse l'edizione

sua dalla copia scritta

mano

di Pietro, figliuolo di Dante, e poi

posseduto da uno degli

Amaltei, concittadino antico del Fontanini. Taccio che in-

COMENTATORl.
torno
a'

455

codici miracolosi, a ni uno degli editori di quell'et,

e al Dolce

meno che ad

altri

da credere

beneficio e de' librai loro mecenati


le

quando tutti a lor armeggiavano a sollevare


;

loro edizioni recenti sulla rovina delle passate: cos

il

Dol-

ce infamava da s di pieno proposito le sue prime Edizioni

d'un autore a

fine

d'aiutare lo smercio
il

dell'ultima. Sino

dal frontespizio vantasi


il

Dolce

di

avere ridotto di nuovo


di molti antisi

Poema

alla

sua vera lezione e con l'aiuto


de' manoscritti

chissimi esemplari, e per quanto molti ed antichi

fossero,

certo che nessuno

e stampati

ebbe mai

quel titolo di Divina, prefsso primamente alla Comedia dal


Dolce, bench altri anche prima d'allora l'avesse rimutata in
Visione di Dante, altri in Terze Rime, altri in Dante.- Foscolo,

Discorso sul Testo, Sez.

ccii. -

Le dichiarazioni e

le allegorie,

di ciascun canto, le Postille in

margine, e l'Indice, ch'ebIl

bero molte ristampe, non furono senza lode.

Corniani

chiama

il

Dolce fra

mediocrissimi ingegni

il

pi fecondo
lor

de' pedestri raffazzonalori che


agli stampatori.

vendono

la

manuale

opera

Daniello Bernardino, (lucchese) Venezia, Pietro da Figno,


1'd68.

Daniello

Questo Comento fu a torto attribuito a Gabriello Trifone. buono, ma scarso. Lettera del Ridolfi al

Magalotti,

SECOLO
Volpi Giovanni Antonio,

XVIII.
1726.

GV Indici, Padova, Comino,

Vennero

essi riprodotti in

Venezia dallo Zatta, 1784 e 1798;


nel 1811;
in Firenze,

dal Vivarelli nel 1811 e 1827; dal Bernardi

dal

Molinari nel 1819;

dal Gaspari

nel 1827;

dal

Carli 1813; in Pisa, dall'Amoretti, 1804-09; in Londra, dal

Roland! 1842; in Torino, dal Lampato, tipogr. econ., 1852. Nacque in Padova, 10 Nov. 1686; vi mori a' 28 Ott. 1766.
Gl'Indici ricchissimi appostici dal Volpi, tengono luogo di

un

Comento. -Il Volpi us gl'Indici, metodo di laudabile sobrielii, ma non bastevoli a dar chiarita la ragione poetica dell'opera.
y.
Lr.

Blanc, prefazione al suo Vocabolario dantesco, p.

xii.

4d()

COMIMATORI.

Venturi

P.

Pompeo, Lucca, Capurro, 1732. - Riprodotto


in

in

Venezia, dal Pasquali, 1739, 1751, 1772; dal Zatta, 1752, 1760,

1772; dal Gatti, 1793;

Verona, dal Berno, 1749;

in Firenze,

dal BastiancUi, 1774-74, dal Carli, 1813, dal Maiotti, 1819,


dal Ciardetti, 1821-26, dal Gaietti, 1827, dal Formigli, 1830,

1837;
1811;

in
in

Livorno, dal Masi, 1817-18; in Lucca, dal Berlini,


Torino, dal Pomba, ritoccato dal
/?o6f'o/a,

Palermo, dal Barcellona, 1834;


In

in Parigi, dal

1830 in Truchy, 1841;


;

Bassano, dal Remondini, 1815, 1820, 1826, 1852.

Nato

in

Siena

il

21 Sett. 1693; mori

in

Ancona

11

12

Aprile 1752.
Il Sant'Uffizio Spagnuolo, fattosi potente in Italia decret:

che da tutte

le

edizioni con

esposizioni
i

senza

si

abolissero tre lunghe allusioni, da che

valentuomini non

ne vedevano pi che tante. Indi

l'Italia,

per tutti quei cento

e trent'ann fra l'edizioni della Crusca e del Volpi, a

pena

Dante pi non temporeggiare


udiva
d

in l del

nome

Parve

a'

Gesuiti di

a farsene critici dell'opera

ed espositori
;

alla giovent.

La dedicarono a Clemente XII

la

censura-

rono, la palliarono,

come

se l'autore,

per ostentazione di
Il

sapere, peccasse balordamente di irreligione.


gli

P.

Venturi

fa

da maestro

di teologia

insieme e

di

poesia ... La

scuola gesuitica e gli eunuchi metastasiani e l'Arcadia pa-

revano congiurati ad esporre Dante

alla derisione del

Ma

la

rivoluzione, dalla quale la

mente umana
s'

in

mondo. Europa

sembr concitata instantaneamente,


promosse come
a' quali
pe;*

approssimava palese

ed irresistibile sino d'allora; e molte nuove opinioni erano

impeto
di

di fatalit

da quegli uomini
sotterrasse

importava

perseverare pur nelle antiche. Pio


il

VI compiacevasi

che

suo

nome
la

si

con

le

ossa di Dante in Ravenna, e

divina

Comedia esaltata
Discorso sul Testo,

dall'Inquisitore cominci ad essere stampata alle porte del

sacro Palazzo in Vaticano.


Sez.

il

- Foscolo,

CCVI.

- Il P.

Venturi,

quale come se non avesse mai


meraviglie sul
le

appreso che Dante era un'anima intemerata, intesa sola-

mente
in

alle pi austere virt,

fa alte le

ri-

gore delle sue dottrine sul voto, e sfoga


puerili sarcasmi:

sue meraviglie

similmente ogni qualvolta Dante di

pinge e punisce severamente

perversi

costumi del suo

COMEP<TATOIU.

4o7

tempo,

il

P.

Yenlurl s'inquieta e prorompe in maldicenza


- Egli lo

e in molli

freddamenle piccanti.
espressioni,
il

ha sparso a piene
e di spiritodi

mani

di

amare

di

molti

satirici,

saggini contro
il

poeta. Ci

non nuoce
s

alla

fama

Dante,
delle

sappiamo,

perch
del

ha trionfato

gloriosamente

tempo e degli uomini, e si levata s gigantesca che pu insultarsi ma non offendersi mai. Pure
persecuzioni

maltrallato dal P. Venturi quello che pi reil Dante golarmente dai maestri messo in mano dei giovani, ed certamente per essi un male non lieve che le prime

impressioni non sieno tulle favorevoli. solo


il

Il

P.

Venturi spiega

senso letterale, e
la

in ci

il

pi delle volte coglie nel

segno:
si

sua spiegazione assai chiara e concisa, come


a' scolari;

conviene a libro destinato

ma

per ci che ri-

guarda al senso morale egli se ne passa senza far parola: nessuna osservazione di estetica, nessuna avvertenza sulle tante bellezze del poema. vero che il bello bisogna sentirlo

da

s,

ma un

libro fallo pei giovani certi pezzi

vanno

notati, certe bellezze bisogna accennarle,

perch tuttavolta
conoscerle.

sono
tanto

cosi recondite, che l'occhio

non avvezzo ad osservar


Il

per lo sottile, non pu a prima vista

Venturi non ha fatto nulla di lutto


belle ragioni
di

ci, e forse

avea
Il

le

sue

non
il

farlo.

Atto Yannucci. -

Giusti

dice pregiudicato

Venturi, e che dovea esserlo.

1791. Lombardi Fra Baldassare,


stesso ripubblicalo nel 1815,

1820;

Roma, Fulgoni, e dallo in Jenna, dal Forman,


;

1807;
dctti,

in

Padova, Tip. Minerva, 1830


1820. si

in Firenze, dal Ciardi

18B0; e dai Passigli 1838. Vi anche un'edizione


del
Il

Napoli
alla

Poggiali,
in

nelle

annotazioni
al

preposte
del

sua edizione

attenne

gran parie

Comento

Lombardi, Livorno, Masi, 1807-13.


Il P. Lombardi, francescano, dell'ordine di Papa
ganelli che abol
1

Gan-

Gesuiti, collazion l'edizione Nidobeatina...

che

gli

fu sorgente ricca,

ma non sempre
. . .

limpida di emenfatti
il

dazioni, e fu corrivo

ad usarne

Opponendo

veri,

perseveranza

di

metodo e senso comune, redense


e dall'autorit

poema

dalle interpretazioni gesuitiche,

conceduta
tenne
le

sovr'esso alla critica della Crusca. Se non che, o non ve-

dendo,

pi veramente non potendo

pi in

l,

458

COMENTATORI.
degli antichi.

allusioni alla religione fra' termini

Non mila

glior
sit,

il

modo

usato d' esposizione,

ma

ne scem
altri.

verbo-

sciolse nodi

spesso intricati dagli

Era anzi
;

temperato ad intendere che a sentire la poesia o forse a non potere esprimere quant'ei sentiva. Scrive duro ed inelegante, per non dire plebeo, e non giureresti che fosse
dotto ... Foscolo, Discorso sul Testo, CCYIII. - Coli' acutezza della

mente e

coli'

amplitudine della dottrina illustr


si

la

divina Comedia per

modo che

lasci addietro ogni altro

Comentatore. - Foscolo, Voi. IV.


gazione egli
si

p.

105. - Riguardo alla spie-

valse

dell'opera dei

comentatori

che

lo

precedettero, transcrivendo fedelmente le loro chiose quando


le credette

chiare e sufficienti,

allorch

si

avvide che
il

gli

altri

ed inserendovi le proprie non aveano colto nel segno.


di difendere
il

Procur finalmente

Lombardi

nostro poeta
del Castel-

dall'altrui ingiuriose accuse, e principalmente

vetro e del Venturi, e vi adoper tal magistero che spesse


volle sfolgoreggia
il

bello

ed

il

sublime,

ove appunto

si

pretendeva
che dopo
in

far

comparire incoerenze e fanciullaggini, ond'


de' suoi
dotti conienti
la

seguito
secoli

divina Comedia

tre

pi ch'era stata pubblicata

per

tutta

l'Europa ottenne per la prima volta di essere stampata

anche

colla

data

osservazioni, scriveva

il

Roma. - Edit: Rom. Monti al Federici


Il

sono tutte senz'ordine, o disperse sul

Le poche mie Giugno 1819 ), margine del mio


16
il

Dante

eh' quello

del Lombardi. -

Giusti dice
i

Lom-

bardi diligentissimo,

ed

il

migliore

fra

grammatici,

ma

poco ordinato.

SECOLO

XIX.

PoRTiRELLi L.; Ferrario GiuLio, Milano, Tip. Classici Italiani,

1804.
le

Con

sue brevi annotazioni

il

Portirelli intende a

dare

una spiegazione netta e precisa, restringendosi a poche cose, a quelle che riguardano soggetti storici o mitologici,
e trattando assai distesamente le illustrazioni dei passi pi
importanti,

o rimaste

senza particolare illustrazione nei

COMEMATORI.
conienti precedenti.

459
dal cemento del

Le pi sono
di

tratte

Lombardi,
rono

e da quello

Jacopo della Lana:


che

quelle

del

Paradiso sono opera di Giulio Ferrano, a cui molto giovagli

astronomi

di

Milano,

gli

furono cortesi di

illustrazioni per le cose

astronomiche che occorrono nella


Zolti,

divina Comedia.

ZoTTi

Romualdo,
Fr.

Lontlra,

1808;

fu

ripubblicato

dallo stesso Zolti nel 1819.

ARR1VABE^E 1811

Parafrasi

in prosa,

Bologna, Franzini,

Rossetti Gabriele, Parafrasi in


G. C. 1 aprimi Canti de

prosa delli xi primi


ed
principio del ir

Canti delV Inferno, Londra, Murray, 1826.

W Inferno

il

in prosa, Blois, Giroud, 1829.

Rotondi Pietro, Dante

offerto

alV intelligenza d alcuni

giovanetti, Milano, Fanfani, 1841.

Lord Yernon, Parafrasi


l'

in

prosa dei primi 7 Canti delin prosa, Fi-

Inferno, Firenze, Piatti, 1842.

Carpaneti Selmo,
renze,

Il

Purgatorio in verso

Le Mounier, 1844.

Carpaneti Selmo, L'Inferno di Dante Allighieri inverso


r

in

prosa, Firenze, Le Mounier, 1847.

Trissino Francesco,
testo oriffinale

La Divina Comedia
e
1

illustrata,

col

a riscontro ad utilit

comodo degli studiosi


857
;

della sublime poesia, Vicenza, Paroni,


illustrativi luoghi dall'autore,

Ritoccata in pi

tuno corredo

di

ed accresciuta di un oppornote, con 18 vignette, disegnate dal piti.

Salvatore Mazza. In corso di stampa, Milano, Schiepatti.

Castrogiovanni Giovanni, La Divina


ed esposta
1858.

Comedia illustrata

renduta facile
accingono

in prosa,

Palermo, Lo Bianco,
volgere
in

Coloro che

si

alla fatica di

prosa

la

sembrano non far assegnamento sulla percezione intuitiva, onde il bello poetico sentito quasi pi che compreso dalle menti non addottrinate, n esperti della finezza dell'arte. Si vogliono condur per mano lettori
divina Comedia
i

affinch
via,

non inciampino; ma a
di

forza di farli avvertili della


le bellezze la

s'impedisce loro
1

scorgere

che han sotto

gli occhi,

giovani

il

popolo han

fantasa facilmente

460

COMEMATORl.

eccitabile e pronta a impressionarsi delle cose alte e mirabili.

Accadr pi
per

di leggieri ch'essi afiferrino di slancio

un
che

concetto astruso,
vi arrivino
le

ma

espresso poeticamente,
di

di quello

vie tortuose

una logica spiegazione.


il

Farla comprendere colla prosa elevarle in parte

prestigio,

come

far

vedere a uno spettatore


Si lasci

il

di dietro delle scene,


si

per scemargli cos l'attrativa dell'illusione quando


ter nellla platea.

rimet-

pur Dante

in

mano
fatica,

ai

giovani

senz'altro aiuto che delle note, e se questi faticheranno a


capirlo,

non sar spesa indarno quella


di

lettori

saran

lieti

dovere a se
di
la

stessi

l'

intenderlo

ne porte-

ranno pi viva e durevole l'impressione. Piuttosto vorremo


che chi
offre a lettura

giovani o

di

persone
la

men che
comprenLasciamo
giovani a
essi
il

mediocremente colte

divina Comedia

illustrasse con

tutte quelle dichiarazioni che valgano a farla ben

dere e gustare... Quanto alla versione, noi non esitiamo a


dirla opera inesiguibile

a un tempo

e dannosa.

stare

ch'essa pure avezza troppo


la

facilmente
si

fuggir

fatica

del

meditare,

sicch

perde per

beneficio di quella ginnastica mentale, a cui obbliga lo stile

non sempre

facile e

aperto del poema...


l'

Come
certi

gustare la

bellezza d certe
averli masticati

forme e
in

armonia

di

versi,

umile prosa,

e peggio ancora,
stile del

prosa che per necessit serba alcun po' dello

dopo una poema,


in

e sar quindi un' intarsio di modi danteschi e di modi proprii del traduttore...?

Y. Crepuscolo, 1859. n. 10.

BiAGiOLi Giuseppe, Parigi,

Dondey -Dupr, 1818


Palma, 1854;

Ripro-

dotto in Milano, dal Silvestri, 1819, 1820, 1829, 1838, 1845;


in

Napoli, pel Rondinelli,

Tip.

per Andrea

Festa, 1855.

Nacque a Vezzano,
a Sarzana
Il
;

piccol borgo del Genovesato, presso

mor a Parigi nel Decembre 1830.

Comenlo pubblicato da lei mi dolse tanto pi, quanto che non essendo accomodato al secolo nostro, riesce macchiato qua e l di motti aspri e forse anche illiberali
e insieme impotenti,
li

ma

indegni pi che altro,

di lei

che

Lombardi ch'ella assale a ogni poco, Ella e che fu benemerito pi eh' altri mai del poema ascriva quanto scrissi e scriver intorno all'opinioni del
ha
scritti,

del P.

COMENTATORI.

461

SUO Comenlo, non a voglia

di

gara-gara? e a che pr? o


no,

bens a lungo costume fatto sistema, e a natura inflessbile


in

me, ogni qualvolta, illudendomi


ci

me

paia di

rivendicare
vero.

che

io

credo
257. allo

negletto e manifestamente

- U. Foscolo al Biaqioli,

Londra, 16 Marzo 1827. - Y.

Epistolario,

Voi.
s

III. p.

Nessuno, a mio parere,

mai andato
della

addentro
italiana.

spirito di questo
voi,

gran padre

mio caro, mi carminate troppo spietatamente quel povero frate Lombardi. Abbiatene un poco di compassione, e ne sarete, credetelo, pi lodato e stimato. - Vie. Monti al Jiagioli, Milano, 2 Dee. 1818,
poesia

Ma

Monti, Voi. VI.

p.

330. -

Nelle chiose del Biagioli sono molte


piccolo
il

cose assai buone,

ma non
l'

numero

delle cattive,

e delle cento volte eh' egli attacca

il

Lombardi, su novanta primo all'ultimo


il

ha torto marcio. Io
Biagioli,
la

ho
la

postillato tutto dal

verso, ed ho notato di pi e mostrato che alcuna volta

accettando
si

lezione

del Lombardi,

ha accettato

falsa, e

accostato al suo antagonista

ove pi dovea
troppo

fuggirlo. - Monti,

Sesto di Monza,
-

10 Settembre 1821, a
bistratt

Fortunato

Federici.
il

Anche

il

Colelli
Il

acremente
e

comento del

Biagioli.

Giusti lo dice prolisso

fanatico.

Costa Paolo, Bologna,


Firenze dalla Tipogr.
all'

Gxamberini Parmeggiani,

1819;
in

riprodotto nel 1826 dagli stessi

e dal Cardinali Frulli;

insegna di Dante, 1830; dal

Ma-

gheri, 1856; dal Fabris, 1840; dal LeMonnier, 1844, e nel 1846 e 1849, con lagiuiita delle chiose di Brunone Bianchi; dal
Balelli,

1856;

in Colle dal Pacini,

1844;

in Prato dal

Passigli, 1852; in Napoli dal Ferrano, 1830, 1837, 1839, e dal

Tramaler 1844, 1849; in Voghera, dal Giani, 1842; in Genova dal Grandona, 1839; in Milano, dal Bonfanti, 1827, dal Pagnon; dal Borroni Scotti, 1850, 1855; in Monza, dal CorWtla, 1837, 1855;
Tasso, 1852.
P.

in Venezia, dairAnlonelli,

1832, 1856; dal

Costa,

n. in

Ravenna
cui

il

13

Giugno 1771;
le

vi

mori

il

21 Dee. 1836.

Comento

in

racchiuse

interpretazioni

dei

pi

accreditati

chiosatori,

spieg con probabilit

molti oscuri

luoghi, a tale brevit attenendosi che l'animo di chi legge

462

COMENTATORl.
affello nel sacro poenia
di

con

non venisse punto a

raffreddarsi,

con che prest

vero gran servigio all'italiana letteraIl

tura. - Rambelli, Biografia di P. Costa. -

Colelll lo dice
di
i

migliore di tutti, quantunque ve n'abbiano

pi pieni e

pi circostanziati. ^Arcangeli nel suo articolo di Dante lo dice prezioso;


il

Comentatori
II

Crepuscolo,

il

comento

pi

divulgato, e sebbene diligente ed erudito, in qualche parte

troppo frondoso e sazievole, in qualche altra insufficiente


{1857, p.407).

Cesari Antonio, Bellezze della divina Comedia, Verona,


Libanti, 1819. - Riprodotte in iNapoli" nel 1827

e nel 1855,

per Francesco Rossi-Romano,


Silvestri,

Tip. Agrelli;
pel

in

Milano pel
in

1845,

1855;

in

Parma

Fiaccadori, 1844;

Yenezia pel Tasso, 1859.

Nacque

Verona

il

16 Gen. 1760;

ra.

Ravenna
le

il

1.

Ottobre 1820.
.Niuno de' comentatori avea per anche ricerco
lit

quaci
lui

principali

di

questa Cantica,

le

quali

rendono indulingua

bitatamente l'autor

suo

il

primo

poeta del mondo:


della

sono

le

grazie,

la bellezza e
:

dovizia
l'

da

maestrevolmente adoperata
l'

inarrivabile
il

magistero dele da

arte poetica,
la

che per tutto


terribile

lavoro signoreggia,

ultimo

maschia

eloquenza,

che assai risentita-

mente sfolgoreggia a' propri luoghi. Ora il Cesari pigli sopra s medesimo questo carico; e l'adempi per forma...
di raffermare, essere queste Bellezze

opera perfetta nel suo


cessar
la

genere.
saziet
egli

Per

menomar

la

stanchezza del camino,


pi

dei leggitori,

e con

chiaro ordine procedere,

mise le cose in dialogo; e cos si apri la strada mollo bene a poter dar luogo a quelle tante osservazioni che si
era proposto, ed a fiorirle di quelle tante grazie di lingua
e di
stile,

ond'era

dovizioso; dando eziandio alla favella

nostra, con mirabile chiarezza forza e garbo,


dini, tragetti nuovi, e

nuove

att'rtii-

forme svariate, molteplici e risentite,

suo regno, n mai per inanzi adoperate Le bellezze del poema, come intendimento suo principale, mostra e ricerca con molta sottigliezza e
il

quanto grande

o vedute da
gusto,

altri.

in tutti

e tre

proposti
si

argomenti,

ma

in

quello

della lingua per

modo, che non

potea n pi n meglio...

COMEMATORI.
Infiniti

463
colla pratica

sono

luoghi,
della

dove mostra appunto


lngua
i

dei

modi

natii

comenlatori aver fallato; da

che nelle lingue

la sola critica

non basta: essendo che esse

non

la metafisica, si

l'uso

il

solo maestro legittimo: e per

uso intende non quel del popolo


co' quali

ma

degli scrittori classici,

da stare al tutto chi non vuol fallare... De' luoghi di dubbia intelligenza ed incerta, d illustrapi oscuri, zioni chiarissime... E questa opera del Cesari contribuisce
pure a far assaggiare e conoscere una buona parte del
bello meraviglioso del linguaggio nostro dolcissimo... Oltre

che

gli

studiosi gli
l

debbono anche saper grado dell'aver


i

qua e

seminato

suoi

pensamenti intorno
s

studiare o far altrui studiare


toria.

l'arte poetica

al modo di come l'ora-

G.Manuzzi, Della
Il

vita e dell'opere di . Cesari,

XX. x\i.

troppo affetto per Dante lo porta talvolta

ad una certa preoccupazione

che partecipa
bello
lui

dell' idolatria,

ed affascina

la vista in

modo da parer

ci che tale
gli

non

...

L'ammirazione affettuosa per


le

non

ha lasciato

luogo a dichiarare

ragioni

del bello e dell'ammirabile,


l' affetto e la meraviglia ingegno. - Bihi Italiana. -

cosi che in questo caso


gli

sembra che
l'

abbiano preoccupato, e vinto


ci

E assennatissimo
Ranalli
:

pare

il

giudizio

che ce

ne diede

il

Fra

tutti gli espositori e

comentalori e interpetri
profittevole

della divina
il

Comedia reputiamo maggiormente

in

padre Antonio Cesari, che principalmente mir a mettere luce le stupende bellezze della poesia di Dante. E a
se vogliono ogni

quest'opera (da alcuni indegnamente schernita) rimandiamo


i

nostri lettori,

pregio dello
gli

stile e

pi minuto e singolare sermone dantesco avvertire: senza che


il

debba ritenere o alienare


all'

modo
d'

pi tosto uniforme

e poco animalo del dialogo, dove tutti favellali d' accordo


e

come

unisono

qualche errore

interpretazione e d

lezione,

confessato dallo stesso

autore;

alcuna

prolissit

ne' proemi, entrature e digressioni; e finalmente quel sovercliio di

convenevoli, ceremonie e amorevolezze fra

g' inter-

locutori,

che talora sanno

di smorfia e di affettazione.

Ma

fuori di questi difetti

(perdonabili

uno

scrittore cotanto

meritevole), un lavoro migliore a far gustare quel che pi

importa

di

gustare in Dante, uon conosciamo.

Ammae-

464

COMENTATORI.
p. 667. Ediz.

stramenti dlletteratiira, Voi. IV.


Il

Le Monner.

Cesari avea in animo d' intitolare questo lavoro al papa


egli

Leone XII, ma
a'

avea deliberalo d non accettare dedicaall'ai).

zioni: bella scusa! [Cesari,

Pietro Beltrami di Koveredo,

16 Giugno 1824).

11

Cesari in una sua lettera ad un'amico

di Treviso, 6 Feb. 1825, si duole che la Biblioteca Italiana


gli

abbia carminato senza pettine


Pezzana, 19 Agosto 1827, e

le

sue Bellezze (V. Leti,

al

al P. Villardi, 4

Decembre

1825j.

al Fracassetti
:

di

pure

Non
fa.

so io

Fermo, addi 2 Maggio 1824, scriveva medesimo quello eh' io mi creda di quelle
traviato e strano
il

povere Belle z'ze mie: tanto


se ne

dire che

Chi le loda

cielo,

chi

le

manda
il

nella Caina,

chi freddamente tocca qui o qua, e lascia

meglio, e chi

nulla ne dice.
giudizj io

Nel qual termine di cose, e sbalestrar di

non so che mi credere, e vorrei pure venire al Rosmini gliele lodava, solo gli parean soverchie le troppe ceremonie che mette in bocca agi' interlocutori
fermo. Il
:

oltre a ci crede nel dialogo sieno necessarii

sali inaspet-

tati ed il continuo qarbo d' ingegnosi concetti per farsi leggere con piacere, di che ce ne porge un esempio meraviglioso il Monti [Cesari a Rosmini, 23 Decembre 1824).
Il

Villardi

ne

dettava

un articolo
di

di

lode

nel

giornale

torinese V Amico d'Italia,

che

il

Cesari

ne

lo ringrazia

(4 Decembre 1825). Rossetti Gabriele, Londra, John Murray, 1826. Nato in Vasto degli Abruzzi il 28 Feb. 1783; m. a Londra
il

16 Aprile 1854.
Il

concetto fondamentale del Comento del Rossetti


altri scrittori del

si

avere Dante con


di

suo tempo, sotto il velo una lingua arcana, allegorica, con una quasi simbologia
esposto le pi ardile dottrine metatisiche reli(V. Bibl.
l' il

massonica,

giose e politiche

hai

Agosto, 1826).
l'Orioli,
il

Il

Rossetti
il

ebbe
a
dire

a propugnatori

Ugoni,

Maroncelli,
il

tedesco Mendelsohn e
de
toutes
le

francese Delcluze,

quale ebbe

les clfs

entrer dans

sanctuaire de

donnes jusqu' present pour Dante celle qn' a forgi, 3J.


le

Rossetti est encore celle qui oiivre

plus des portes. Questa

impugnata dallo Schlegel, dal Witte, anglicano C. Lyell, dairOzanam* ministro dal Normant, dal Le
teoria fu gagliardamente

COMEMATORI.
dal Drouilhet
(t.

465

de Sigalas e dal Canli.


di

Il

Rosselli,

cos

Giusli,

fa

Dante un
il

settario,

per volerci

veder

troppo, aggira s e

lettore in

un laberinto

d' illustrazioni,

buone e nuove talora, talora ingegnose, qualche volta non buone n nuove. Pure quel lavoro sar di molta utilit: risparniier tempo e fatica a chi verr dopo, e dester ammirazione alla

somma
(

industria

alla

infaticabilit
).

del

bravo ^'apoletano.

Giusti, Scrini vari, p. IIH

Borghi Giuseppe, Firenze, Borghi, 1827; riprodotto dallo


stesso Borghi, 1828, 1833; ed in Firenze pure dalla tipografia
della Speranza, 1837
in Parigi dal
;

in

Milano dalla Tip. de'


4

Classici,

1832;
nel

Baudry, 1843, 1844.


Bibbiena
il

Jsato

in

Maggio 1790
il

m. a

Roma
la

Maggio 1847.
Brevissime sono
le

note onde

Borghi corredava

sua
per

edizione, meglio letterali che altro. Pure qualche cosa

avventura non piacque interamente nel


riesci

testo,

qualche altra

nuove

dubbia o manca nell'illustrazione, onde l'autore nelle edizioni diede all'uno e all'altra le seconde sue cure.

Bibliot.

hai
Tip. Gondoliere, 1827; riproCiofli,

Tommaseo Nicol, Venezia,


In

dotto a Napoli nel 1840, per Giuseppe

questo Commento, cosi

il

Tommaseo preludeva
poco
le

al

suo

lavoro,

m'ingegno

di stringere in

cose sparse per

molli volumi.

Interpreto

sovente citando:
il

perch

le cita-

zioni dichiarano la lettera, illustrano

concetto, mostrano

onde Dante
intelligenza

l'

attinse, o con quali intelligenze e fantasie la


di lui
si

e fantasia

riscontr,

come
si

egli fu

creatore imitando. Cito sovente lui slesso,


e nelle rime

che nelle prose


riconoscono
Pi frequenti a
S.

e ne' luoghi simili del


le

poema
stile.

gl'intendimenti suoi e

forme dello
la

rammentare mi cadono
Aristotile.
gli

Bibbia e Virgilio,
inedile...

Tomaso

M'aiuto

di fonti

Cerco nella prosa antica


;

esempi

di quelle

che finora parvero licenze poetiche

le

cerco nel toscano vivente. E di tutte queste citazioni escono

insegnamenti e considerazioni ed
di critico

afl'elti,

quali nessuna parola

pu suscitare

si

conosce quello che proprio all'uotra

mo, quello che al secolo; quale e quanta armonia


ginazione e r intelletto,
VOL.
II.

T imae

la

natura e l'arte,

la

dottrina
30

466
l'amore.

COMEMATORI.
Le nuove mie interpretazioni difondo
la bellezza
;

in

breve,

senza magnilicarne

n
l

le

contrarie combatto.

Pr^

scelgo le pi semplici; e solo

pongo due. Le

lezioni

dove forte il dubbio, ne del testo confermo all'autorit di pi


le lezioni

codici e stampe, ligio a nessuna. Se circa

le

inter-

pretazioni mie cadr disputa, potr sostenerla o correggerle:

ma

lo spedienle del citare


liti
;

parvemi buono appunto

a troncar

parvemi debita cosa nello illustrare uno de' pi parchi scrittori che onorino l'Italia e la natura umamolle
e la brevit

na. -

11

Comento
gli

del

Tommaseo ha una

duplice autorit,
i

quello di aiutare

studiosi a bene intendere la lingua e

concetti dall'Allighieri, e quella altres di mostrare coU'esem-

pio di che studj pazienti e minuti debba nutrirsi chiunque


sia desideroso di sollevarsi a

qualche maggiore ampiezza di


e
frasi

note storiche, e talvolta anche a qualche maggior cura per


far sentire
la

relazione delle voci

dantesche con

quelle citate dal Gomentatore. - Biblioteca Italiana, Aprile,


1838, n. 268. fini

Non mancano
critica,

a luogo dichiarazioni sloriche,


bellissimi
essi soli
il

tocchi

di

soprattutto

argomenti
prezzo della
ti

premessi ad ogni canto che vagliono


lettura.

Ritrae in poche righe

il

concetto del poeta, e

manda con animo apparecchiato


namente nei versi. Queste note sono
il

a udirlo eccheggiare divili -

- Carrer, Gondoliere, 20 Gen. I8;2, n.

pi parco

il

pi completo

comento

eh' io sappia. - Dall' Ongaro.

Martini Lorenzo, La Divina Comedia dichiarata secondo


i

principj della

filosofia,
il

Torino, Marietti, 1840.

Nato

in

Cambiano
cos
il

19 Settembre 1783; m. a Torino


divinissimo

il

'

Aprile 1844.
Io cerco,

Martini, nel suo

Poema
dei

lume e conforto, per accingermi poscia


della metafisica:
I

allo studio

Principi

e desidero

la

giovent italiana

mi accompagni.

comentatori dell'Allighieri sono moltissimi;

ma

niuno, ch'io mi sappia, consult quel Genio


si

come oracolo
relative
vi

di filosofa:

limitarono

a svolgere

le

bellezze

alla letteratura: alcuni,

ad agevolarne l'intelligenza,
Io

an-

nestarono

le notizie biografiche, e politiche di lui e di

coloro
co-

de' quali fa menzione.

non

volli ripetere cos

fatti

menti;

perch

si

possono facilmente rinvenire, e sono

COMENTATORl.
nolissiml a lutti
;

4G7
il

mio lettore fissi tutta la sua attenzione alla metafsica. Sovente vocaboli; ma quando essi racchiudono in se un spiego psicologico, od ontologico, logico, o morale. Non principio
e
s
i

ancora perch desidero, che

pochi concetti sono pi e pi volte ripetuti: ma Dante vi aggiunge sempre una qualche bella variet, ed io non doveva prettermettcrli. Tson pretendo di aver esaurito la filosolia
della divina Comedia.

Essa una miniera inesauribile a

chicchessia
spirito;

non

vi

ha parola, non sillaba che non


calore, vita,

sia

vale a dire luce,

fonie

di

altissima

sapienza. L'insigne autore della storia della


ci

filosofia

ben
vi

attenne

la

sua promessa. Nelle sue annotazioni, oltre lo


filosofica

svolgimento della sapienza


ci

del grande poeta,

trovi tutta l'etica cristiana con parole calde e passionate

che rivelano l'integrit e la rettitudine dello scrittore. BiA>cni Brunoke, Firenze, Le Mounier, 1854; riprodotto
dallo stesso nel 1857.
al

Ho mirato
non

principalmente
coi

ai

giovani, cosi egli prelude


si

suo Comenlo,

quali

non

vuol essere
Perci

u troppo
di io

parchi, per

lasciarli al

buio o imbarazzali, n

sover-

chio copiosi, per non recar loro fastidio.


tutto,

annoto

ma

tutto speditamente:

poche

citazioni,

pochissimi

confronti, e allora soltanto che sian richiesti dalla necessit


di

convincere

il

lettore: rarissime quelle esclamazioni, cos

frequenti ad altri moderni comentatori, sulla bellezza dei versi,


dei concetti, delle descrizioni, perch troppo ripetute stancano; e sono poi anco vane,

quandoch

chi

ha un po' d'anima
e chi
gridi:

la

sente da se stesso senza bisogno di svegliarino,


l'ha,

non

non serve che Quanto all'accennata


la

il

comentatore
per

gli

bada bada.
per quel che

difficolt della lezione, e

riguarda l'allegoria
seguito

principale,

la

prima

ho sempre
la

pi semplice
al

e quella

che

ho stimalo

pi

conveniente

contesto, scegliendo dai codici e dalle edizioni

pi accreditate, e fuggito in ogni caso l'arbitrio, a costo

anco

di

ritenere talvolta quei che apparisce


alla seconda,

men

chiaro o

men buono. Quanto

persuaso che quella alle-

goria non sia governata


(conciossiach, secondo
i

da un sok) e medesimo concetto


princlpj di Dante, la Rigenerazione
l'

morale, che certamente e

intendimnto primario del poe-

468

COMENT ATORl.
si

ma, non
il

possa operare senza

la

riforma politica, perch


\

(juefismo disordine necessario, e solo

impero conduce

11

che l'uno rispellivamente quasi sinonimo dall'altro), ho messo in mano ai giovani questa
a

mondo

virt,

s\

doppia chiave,
Bianchi
al

di cui

volgendo accortamente or

1'

una parte

or r altra, potranno aprirla quanto basti ad intenderla.


Il

pubblic da prima nell'Agosto del 1844 alcune

aggiunte

Comenlo

del Costa;
le

ne arrec di nuove nella accrebbe


in quella del

edizione del 1846; notabilmente

1849

(Ed. Le Mounier), segnandole di due asterischi, e preponendo


gli

argomenti a ciascun canto: onde numerosissimi


lui fatti
il

cambiadi

biamenti per ogni maniera da


valente filologo. Solo nel 18o4

alle chiose

quel

comenlo usc col solo suo nome. Sobrio, limpido, vivace, a quando a quando ti accenna le pi singolari bellezze dell'autore, non senza metterti in rilievo assai opportunamente, ove gli venga il destro,
i

concetti politici e morali del poeta


sofo dei poeti.
il

dei filosofi e del fiso-

A
tra

nostro avviso,

il

Comento

del Bianchi

pi

adatto
dir

tutti ai giovani,

oiTerendo esso nell'in-

sieme,

con

le

sue parole, quanto basti


ti

ad intendere
difetto della

l'altissimo canto della Rigenerazione, se

accosti a leggere
al

con anima che senta

il

bello

il

grande,

quale non v'ha comento che possa supplire. -Il Canonico

Brunone Bianchi di Firenze ci diede nel Dante pubblicato dal Le Mounier un buon comenlo che divenne popolare in
questi anni, ed a giusta ragione. di Torino, Aprile, 1861.

Fr. Selmi, Rev. Contemp.

Fraticelli Pietro, Firenze, Fraticelli, 1852. - Id.


edizione con giunte
3.* Ediz. Firenze,
e

Nuova

correzioni, Firenze, Barbera, 1860. -

Barbera, 1864.

Ecco rintendi mento dell'illustre interprete. Divisai di porre insieme un Comento che servisse spezialmente al giovani, e che potesse generalmente essere ammesso nelle scuole; non troppo prolisso, ma neppur troppo breve; non troppo
ricercato ed artificioso,

ma neppur

troppo semplice e disi

adorno...

Ho

profittato

de' lavori di tulli

chiosatori che

mi han preceduto; e poich sempre, e pi particolarmente, ho avuto sott' occhio i Cementi del Venturi, del Lombardi, del Costa e del Bianchi, cos da questi quattro Comenli

COMENTATORl-

469
note,

ho annunziato nel frontespizio


0(1

di
Il

aver tratte alcune


dir poi,

almeno

la

sostanza

di

esse.

ch'io ho profit-

tato assai de' dotti lavori filologici

del

Nannucci, quasi

un

dir cosa inutile; poich qual l'illustratore di antiche

italiane scritture,

che alle opere del Nannucci non debba


fosse in alcuna parte

riccorrere? -

Un comento, che non


la

mancome

chevole, sia per l'iulorprelazione della frase


cetto,
sia

come

del con-

per

dichiarazione storica

e mitologica

dell'architettura allegorica del

non fosse d'una mole,


d'esser

Poema, e che al tempo stesso quindi d'una spesa soverchia, fu


Il

quello ch'io mi proposi di compilare.

perch mi studiai che non che non


o

breve

e conciso,

ma

tino a

tal limite,

recasse danno alla chiarezza dell'esposizione,


lasciasse insoluta

una parte eziandio piccola

delle difficolt e

dubbiezze che
chiarire.

alla piena intelligenza del testo fa di mestieri

E neir avvertenza alla seconda edizione, il Fraticelli ci assevera, come tutto ebbe l'animo a migliorare il suo Comento, per quanto gli fosse dato, cos nell'ordine

come

nella sostanza, sia ritoccando in molte parti

il

lavoro,

sia accrescendolo, e

anche notevolmente,

non esser abbastanza. Nel che lare

dove pareagli non ebbe alterato n


l

punto n poco
ijUmamcnli
N.
e

il metodo che dapprima si prefisse di seguire.;) Tommaseo Nicol, Comcdia di Danle Aif/heri, Con Ra-

con JSote, Milano, Rcjna, 1854.


nelle

Tommaseo

sue .Memorie dettava


la

il

seguente
di

ritratto di
tutti

Dante: M'accorsi che

poesia
lingua,

si

compone

questi elementi che ora

dir:

stile,

numero,

alletto,

immaginazione, memorie, desiderii, amore della belpoeta

lezza estrinseca, della bellezza morale, della patria, di Dio.

Tutte insieme queste condizioni congiunte darebl)ero

il

sommo;
A

chi pi ne ha, pi grande, e pi

dura e pi giova.

molli le dette (piaiil

pare che reciprocamente

s'oppu-

gnino, e costoro non parlino di poesia. L'


raccolse, e che,

uomo che pi ne
un
ei
il

dopo

profeti, fu innanzi a lutti poeta,

cittadino della repubblica di Firenze. Oltrech

Tomma-

seo narrando

come l'ingegno suo

si

venisse svolgendo,
e or/ni
e

confessa d'aver avuto da Dcinie ogni cosa,

cosa avergli

Dante insegnalo.- Tommaseo, Inspirazione


Uipieio
il

Arte, p. 488.
il

cuore e

la

mente

di tali sentimenti,

Tommaseo

470

COME?iTATORl.

era ben degno di accostarsi a sacerdote

ed interprete del

divino poeta. Su questo Comento riprodotto e quasi rifatto


dal

Tommaseo

ci

giova riportare l'assennatissimo giudizio


Rev. Contempor.

di

E. Dall' Ottaviana,

Voi

II,

A.

II.

p. 707. -

Crediamo

di poter asserire,
il

senza taccia di esagerazione,


noi

che questo

migliore
11

Comento che
di

abbiamo dello
i

altissimo poeta.

merito suo

aver talmente rifuso

lavori altrui col proprio da risultarne

improntato del suggello dell'autore...


parche,

un lutto perfetto e Le note leilerali sono


intelligenza
del

ma

pi che

sufficienti

alla

piena

testo, ed a rilevarne le bellezze

qua n io a lingua. Le storiche


in

letterali
i

sono preziosissime,

quanto che, ponendo a

riscontro

luoghi paralleli delie diverse opere di Dante e


i

della stessa divina Comedia, ed delle Scritture


e de' santi

passi de' poeti latini e greci,

Padri,

dai

quali

Dante attinse
in tutta

quelle frasi, o quel concetto, gettano una luce inaspettata su

quei passi della Divina Comedia, e te la


la

fa

gustare

sua dolcezza.... Dicasi altrettanto delle note


il

filosofiche,

per cui
i

Comento svela

l'

intento del poeta,

il

quale dett
ciancie

suoi versi, perch fossero avviamento ed incoraggiamento


e non gi perch forsero un'ammasso come sogliono essere troppo sovente
di
1

a virt,

sonore,

poeti.

Ci

voleva un
rifiutare
il

uomo

nudrito di

forti

e severi studj, senza per

latte delle

muse, qual Nicol Tommaseo, per


.in cui

apporre a Dante un Comento,

fossero insieme uniti


S.

ed
i

intarsiati la Bibbia

ed Aristotile, Virgilio e
coi

Tomaso,

Padri

della

Chiesa

poeti

prosatori
di
il

dell'antichit

pagana,

le scienze quali

erano nel secolo


di progresso...

Dante, e quali
tutto in breve,

son ora dopo otto secoli


siile di

con chiarezza, con eleganza, con precisione. Chi conosce lo N.Tommaseo non esiter a dire: Questi e desso, e, secondo noi, non mai meglio si vide che in questo suo

Comento studiato Dante. Un lungo studio


tro alle pi

di

Dante,

delle

cose sue e del suo secolo lo pose in istato di mettersi denscerete cose del suo autore.
in

......
di

Convita,

veniva

trasportarsi
in

quel secolo,

viver

quella

respirare

quell'atmosfera,

informarsi a quella

societ

mista di squisita civilt e di rozza barbarie; insomma conveniva conoscere a pieno quel secolo colle sue virt, coi

COMEMATORl.
vizi.

471

Quanto da .questo lato fosse anclie ben munito suoi Tommaseo, facile il vedere chi vorr percorrere le il
sessanta
edizione
e

pi

pagine

che sono
del

poste

innanzi
in

a questa
e

del Rejna,
in

le quali
si

vanno tutte
Secolo
di Dante, -

prefazioni

dissertazioni

cui

tratta

di Dante, - della

Vita di Dante, -

deW Amore
-

Ancora deli Amor


-

di Dante, - delle Rime, - del

Nuovo Amore,
Guelfi e

Dante

Pe-

trarca, - Aobilt di Dante,


'politiche di

Ghibellini, -Dottrine
in Firenze, - Trionfo

Dante,

Monumento a Dante

di Dante, ecc.

Gregorett FRA^CESco, Venezia, Narratovich, 1856.


Cos
il

Gregoretti nel preposto Avvertimentou

jSon cerco

fama pubblicando un nuovo comento della divina Gomedia: mio unico scopo di procacciarle popolarit, rendendone facile l'intelligenza. Sono molti che ne hanno letto qua e
l
i

brani pi celebri, pochissimi che l'abbiano letta da capo

a fondo.
di parole

la

colpa degli Annotatori, che sovrabbondano


i

ove non mestieri, e


poi

passi oscuri dissimulano,

infastidiscono
il

con

frequenti
il

polemiche,

lasciano

perplesso
di

lettore novizio,

quale niente pi brama che

avere

in

breve
. .

la

interpretazione tenuta per migliore e

andare innanzi.

Io diedi

bando assoluto ad ogni discus-

sione; bens, non avendo

ommesso

ne' punti controversi di

leggere e meditare tutto ci che venne stampato intorno


a quelli,
il

sono pronto ad entrare

in

campo con chiunque


Il

voglia per difendere la spiegazione alla quale ho data la

preferenza, o che da altri non detta mi parve migliore.

medesimo s'intenda riguardo

alle lezioni

dubbie nel testo.

Del rimanente, non ho lasciato senza nota vocabolo o passo

alcuno per poco che ne fosse d'uopo, ed ho poi sempre avuto cura di essere parco al possibile di parole, senza

danno per
nienle.

della chiarezza, alla quale

ho inteso principalquesto

- Il

Crepuscolo di Milano cos giudicava

Comento: Il Gregoretti intesa a render domestica la lettura del poema in un'edizione, che deposto ogni apparecchio erudito, desse nondimeno aiuto bastevole, ai giovani specialmente, a penetrare giustamente
il

senso e
al

le bellezze...

Ridurre

le

note

'a

poche e succose, e
ogni discussione,

tempo stesso piene

e bastevoli, lasciare

porgere infine quel

472
sussidio che

COMEMATORI.

non dispensi dal meditare, e supponga coltura non ignobile nel lettore un servigio reso agli studiosi.
per sobriet di note,

L'edizione del Gregoretti lodevole

non

iscarse,

ma

brevi e succinte, ne ingombre mai di diegli le

spute: scella un'interpretazione,

porge sempre disu quelle seguite

mostrazine

difesa,

e senza indugiarsi

da

altri.

Di che ninno sar che non l'approvi.

E nondimeno

anche nel suo Comento non mancano


a'

le superfluit, e certe

spiegazioni linguistiche o grammaticali, anche se destinate


giovani, potrebbero essere troncate senza
la

danno

del libro...
fatta sulle

Buona

lezione seguita

in

questa edizione,

pi purgate. -Crepuscolo, 1857. p. 407.

RoMAM Matteo, La
li

divina Comedla spiegala al popolo,

Reggio, G. Diavolio, 1858.

Romani
nel suo

si

propone

di far

conoscere
e politico

il

poema dansolo,

tesco

concetto,

religioso
delle parli,

non

ma

eziandio nella orditura

nell'indole

dell'inven-

zione e nei varii aspetti che lo compongono. L' idea cer-

tamente lodevole; e noi non potremmo che approvare chi desse oggid un comento della Divina Comedia, come gi usarono i vecchi espositori, seguendo la forma di discorso
illustrativo, e

portandovi

tutti

quei maggiori lumi di critica


ai

che

il

corso dei tempi e degli studii hanno accumulato

d nostri. Chi poi lo tenesse e semplice e piano in guisa

da

renderlo accessibile agrintellelli


vogliare anche
i

meno

esercitati, e

da in-

pi restii a una lettura non facile e a una

certa gravit di meditazione, che divulgasse in una parola

intelligenza

del

poema
di

collo spogliarlo

di

irto

e disameno la scolastica dei comenlatori


degli accozzalori note,

quanto ha di o la pedan-

teria

farebbe opera di

somma

Come, per esempio, comprendere giustamente il carattere e l' importanza del viaggio dantesco, se non si evocano le leggende popolari che precedettero il poema, e da cui questo prese le mosse per incarnare un concetto ch'era in cima in tutte le preoccupazioni del tempo? Come vedere al vivo quanto la divina Comedia riepiloghi in s
utilit.

ed esprima
riflette,

gli

elementi ideali e reali dell'epoca che in essa

si

senza ricorrere all'indagine storica che svisceri


a'

la vita

tumultuosa della repubblica irontina

tempi

di

Danle, e

le

COMEKTATORI.
condizioni civili e religiose della societ del Medio

473

Evo?

Il

Signor Romani non ha posto mente a


i

conduce d' un lettori per entro al labirinto del poema, cercando tratto mostrare l'intento cli'ebbe l'autore, e dimenticando che il
ci,

miglior

modo
Quel

di

spiegar Dante di osservarlo

alla

luce

dei tempi In cui visse e nel succedersi del casi suoi e della

nazione.

eh' egli

premette adunque
Virgilio,

al

suo Comento
alla

intorno all'argomento del poema,

al fine a cui mira,

Introduzione
additargli
ze,

del

personaggio
a dar

di

avrebbe potuto
alla creazione
si

la necessit di

pi largo esame delle circostan-

che concorsero
;

forma e sostanza
a

dantesca

e noi
la

avremmo amato che


Certo

queste indagini
le

estendesse

sua illustrazione.

deduzioni a cui

sarel)be slato condotto da


dell'et,
il

una minuta
II

e diligente conoscenza

che produsse

la

divina Comedia, avrebbe e amplialo

campo

delle sue Idee circa

poema medesimo,

modi-

Ikate alcune sue opinioni che non appaiono


suflicienti argomenti...
Il
S.'"

sorrette da

Romani

Infervorato a voler

provare che l'argomento della divina Comedia morale e

non

politico, e sostiene

questo suo assunto con ragioni un


svolse

po' deboli, e che

svelano appunto una scarsa conoscenza


si
II

delle indagini storiche, fra cui

poema...

Il

lavoro

del

Romani, comunque
di

In

molte parti angusto e manchevole,


di sussidio

pur non privo

qualche pregio, e pu essere


Certo esso

a coloro che senza molla fatica vogliono esser posti addentro


nel senso della divina Comedia.

va lodato pel

tenlallvo, ed vero quel eh' egli dice nella sua prefazione

che non far poco anche solo


Crepuscolo, 1859, 31 Maggio.

II

mostrare

la via agli altri. -

A. F.

qenza di
1862.

tutti,

La Divina Comedia di Dante Allighieri alla inleLiStudio di un Solitario, 2.^ediz. Firenze, Fioretti,

Oltre la ragione premessa a cadaun canto, piacque al Comentatore aggiungervi le Note letterali a pi del testo, ed alcune osservazioni sulle cose pi notevoli. Cinque discorsi, cio uno sul poema in generale, uno alla Une idi ogni cantica, ed uno lnale crescono pregio al lavoro. Avvi da ultimo un utilissimo repertorio alfabetico che somministra le cognizioni d'ogni

maniera, mitologiche, storiche,

474
filologiche,

COMENTATORI.
aneddotiche,
artistiche,

scientifiche

che sono
col

opportune all'intelligenza del poema.


Andreoli Raffaele, La Coniedia di Baule AUUjhkri,

Comento compilato su
Napoli,

tutti

migliori,

particolarmente su

quello del Lombardi, del Costa, del Tommaseo, del Bianchi,

Lauriel - Rondinelli,

1850,

Il

Edlz. interamente

rifatta, Napoli, slamp. naz. 1863.


Il

Sig. Andreoli ci
al

rammenta
al

di

avere atteso a tre cose


agli

singolarmente:

testo,

comento e

ammlnicoli.

generalmente ha seguilo quella dell'ultima edizione fiorentina del Le Monnier; non


alla lezione del testo egli

Quanto

ommeltendo

di

darne
11

la

ragione,

dove

gli

sembrato

Comento poi ne dichiara d' averlo composto, profittando dcHopera d quanti ne lo precedettero
doversene scostare.
da Pietro, figliuolo
a tutti
il

di

Dante, fino
ei

al

Bianchi.

Ma

nel

saperne

debito grado,

ne alVerma che nella sostanza e

nella forma vi ha posto tanto di suo, da ben potere, quanto

molti

altri,

chiamarlo un nuovo comento.

Come amminicoli

poi della divina

Comedia introdusse

la

Vita di Dante scritta

da Leonardo Aretino e rifece gli argomenti a ciascun Canto, agggiungcndo una indicazione delle cose pi notabili nello

immortale poema.
dall'

Or

tutti questi

lavori

furono

condotti

Andreoli

con moltissimo ingegno e con dottrina

non

comune
Le note
lezione

e soprattutto con un giudizio profondo e sapiente.


vi

sono trascelle, bene,

e raro che, rispetto alla


la

del testo,

non

vi

sembri

meglio quella

da

lui

accolta

proposta.

Ma un

pregio che distingue singolar-

mente le note stesse il modo semplice con cui sono dettate. Ond' desiderabile che questo libro corra per le mani degli
studiosi di Dante;

quali nell' attingere luce a vie pi in-

tendere

il
1'

poeta riconosceranno a un tempo e con visibile


utilit

esempio
vere

che se ne pu trarre anche per

lo

scri-

in

prosa. Di questo

comento
in

cos scriveva P.
il

Fanfani:

Cominciai

a guardare cos

generale

modo tenuto

dall'anlore; a considerare l'ordine e la economia del lavoro;

su V im/eniosus ; e quanto pi guarne contentavo, per forma che ne sono venuto alla conclusione, che, se l' Andreoli non ha tutte
a volere

anche

farci

davo, tanto pi

me

quante

le

parti dell'ottimo comentatore,

ha per altro

le

pi

COMENTATORl.
e le pi nobili
;

475

e che

il

suo comento, se non da meltersi


che sarebbe un

innanzi a tulli gli altri stali falli sin qui,


dir lrop|30, tale per altro

che ne avanza parecchi de' pi

vociferali

tale

che

Io

studioso vi trova quasi sempre temal

perato e digeribil pascolo

suo appetito; come quel lavoro

eh' semplice e senza ciarlataneria, fondato sulla cognizione

della

antica

lingua,

governalo sempre da ottimo senno,


e

alieno

da quelle

spavalde invettive

da

quelle puerili

latori.

altri comenInsomma parmi, e frcmant aliqul licei, lberius dicam, esser questo Comento dell'Andreoli il pi acconcio per mettersi in mano a' giovani. Il Borghin, 1864, p.

sottigliezze

che tanto stomaco fanno in certi

170.

COJVIENTI PARZIALI

1477.

Jacopo

di

Dame.

In

un Capitolo stampalo dal


pure tanto del
ci

Vindelin da Spira, attribuito a Jacopo, v'ha un sunto bre-

vissimo delle tre Cantiche, e


della divina

vi

line

morale

Comedia, dice

il

Berardinelli, che

d'avanzo

per intendere qual senso a


il

lui

rendesse nel valore allegorico

Anche Busone da Gubbio, amico ed ospite di Dante, ci lasci come un'argomento in terza rima della divina Comedia e del fine che ha. (V. Berardinelli^
del Padre. Il

poema

Concetto della Div. Comedia, p. 21 e seg.) -

1547. (27 Giugno) Lezioni d'Accademici fiorentini sopra

Dante. Questo libro contiene dieci Lezioni di Fr. Verini, di


G. B. Gelli,
di

Giov. Strozzi,
di

di

Pier Fr. Giambullari,

di

Cosimo Burtoli,
appresso
di Dante
il

G.B.da

Cerreto, t

Mario \Tanci. Firenze,

Doni, Tip. Torrenlino.

1551. Gelli Giambattista, Lezioni


;

XU sopra

varii luorfln

Firenze,

Torrenlino:

furono

ripubblicate in Fialla luce


la

renze nel 1554.

In quest'anno

dava pur

sua

prima Lettura sopra Dante che comprende un'orazione e XII Ltzioni sopra l'Inferno; nel 1555 la sua seconda Lettura,

comprende un'orazione
con

Lezioni;
;

nel 1556

la
la

terza Lettura

un'orazione e IX Lezioni

nel 1558

476
quarta Lettura con

COMENTATORI.

Lezioni;
la

nel 1558 la quinta Lettura

con

Lezioni; nel 15G1


la

sesta Lettura

con

Lezioni;

nel 1561

settima Lettura

con XI

lezioni.

Furono tutte

queste lezioni stampate a Firenze pel Torrentino. L'ottava


Lettura giace tuttavia inedita e comprende
1567. GiAMBULLARi

XXI

lezioni.

PiER
luofilii

FRANCESCO,

Lczioii quatlro

schiarimento di alcuni

della divina Comedia, [Del Sito

del Purc/atorio; Della Carit;

Degi influssi

celesti

Dell'or-

dine dell'universo). Firenze, Torrentino.


1567. Bartoli Cosimo, Baqionamenti sopra alcuni luoghi
difficili di

Dante con alcune invenzioni

e significali,

Venezia,

De Franceschi.
1727.

Castelvetro Lodovico, Alcune

cosette

intorno

la

Divina Comedia, pubblicate da L. A. Muratori, Lione, Frappens.


1749. Atavanti P. Paolo, Gesuita

stampalo a Milano, Comedia.


11

si
il

Nel suo Quaresimale, leggono alcune chiose sulla divina


:

Negri,

Cionacci

l'Agostini

vogliono ne

avesse fatto l'intero Comento.


1751. Rosa

Morando Filippo, Osservazioni sopra

il

Comento

della divina Comedia di Dante llighieri, stampato a Verona

/'anno 1749, Verona, Ramanzoni. Questo opuscolo fu riprodotto nell'edizione del Zalta 1757 col titolo di Osservazioni

Morando Accademico fiorentino sopra le tre Uosa Morando manc di vita a soli 24 anni; Fu, dice il Cesari, grand'uomo in letteratura, compose tragedie ed un bellissimo Canzoniere. Dante in ispezialit am, e al suo nome prest assai utile servigio, singolarmente nelle contrannote fatte al comento del P. Venturi. Gran conoscenza avea del latino e del greco, anzi pur del tedesco. Per tanta dottrina e per non minore piet lasci di s alla patria un
di Filippo Rosa
Cantiche.
Il

acerbissimo desiderio. E Ippolito Pindemonti ne lasci scritto

Morandi ricomparvero non poco accresciute nella veneta edizione di Dante che Antonio Zatta con gran pompa di rami ci diede: ricomparvero, che l'autore gi pi non era tra i vivi. Vi si scorge oltre la perspicacia, il

Le Osservazioni

del

giudicio, ed

il

gusto, tal dimestichezza con gli scrittori Greci,

Latini e Italiani, e anco Provenzali, che leggere, ammirare,

e dolersi fino all'anima di morte cos immatura,

una

cosa.

Forse un po' troppo, vero, di ridondanza, e di lusso; forse

COME?iTATOrJ.

i ;

alcune citazioni, che pi, che ad aggiunger prove, a ostentar servono erudizione: ma queste cose medesime io non
so bene,
se,

massime considerala

l'et,

di

perdono sieno

pi degne o di lode. [Elocjio di Rosa Morando, p. 201.) Del

Rosa Morando abbiamo

altre annotazioni della D. C. inedite,

in fine delle quali lasci scritto:

Terminate di copiare

le

presenti annotazioni da varie carte volanti, distese in molle


volte,

prima sulla prima edizione

di \erona, e poscia accre-

sciute nella seconda, questo d 28 Liujlio 1757.

Termina con

Yarie Lezioni tratte dall'Aldina del 1502,


edizione
decjli

e tralasciate nella

Accademici del 1595.


in

1757. Pehazzum Bartolommeo, Correctiones et Adnolationes


in

Dantis Comaediam, {Extunt

editione
all'

tractatuum

divi Zenonis,

Verona, Morroni) - Venezia,


Gli Editori
di

insegna delsi

l'Ancora,

1844.

Padova, 1822,

giovarono

del lavoro del Perazzini.

1795. DiONiSi Jacopo, Illustrazioni della divina Comedia,

Parma, Tip. Bodoni; Brescia, Beltoni, 1810.


1814. Ferrosi Pietro, Illustrazioni di alcuni passi della

Divina Comedia, Atti della Crusca; Riprodotte


all'insegna di Dante, 1828.

in Firenze,

Muzzi G. Annotazioni alla 1817. Renzi A.; Marini G. Divina Comedia, Firenze, all'Insegna dell'Ancora. - Per queste
;

annotazioni

si

servirono

gli

Autori
del

dell' antico

Comenlo,
al

attribuito a Jacopo della Lana,

Comento

attribuito

Boccaccio,

di

quello

di

Piero, figlio di Dante, di quello d


di

Francesco da Buti, e finalmente


di

un'esemplare dell'edizione che


si

Lucca,

1732,

tutto pieno

di

note marginali

vo-

gliono del Lami.


1818. Alfieri Vittorio, Bellezze di Dante, Parigi

Dondeysino

Dupr.
1776:
a 5936.

- iSel
si

Ms. leggesi nella prima faccia


i

Estratto di Dante,

notano

versi belli d'armonia, e ne -notava

1819.

Perticari

Giulio,

Annotazioni
Milano,

sopra
-

la

divina

Comedia,

Bologna,
di
il

Gamberini-Parmeggiani.
di

Riprodotte
di Firenze,
la

nell'edizione

Roma, 1820;

1823;

1836.- Anche

Tipografo Rolandi pubblicava in Londra

divina Comedia con le postille del Perticari.


1818. Scolari Filippo,
i\ols

ad alcuni luoghi dei primi

478

co MESTATORI.

Canli della divina Comedla, Venezia, Picolli, in fine della

sua Difesa di Dante Allighier in punto di Religione (1836), e nelJa sua Lettera critica intorno alle Epistole latine di
Dante, Venezia, 1844. - Lo Scolari
degli sludi Danteschi,
in Italia
si

reso benenierilo assai

il

suo nome suona


solo
egli attese

a bel difillo

onoralo
la

e fuori.

ad illustrare

Divina Comedia (1818, 1821, 1826, 1828, 1844,1847)


al

ma

pose lodata opera

Convito (Padova, 1823j; d^\h Monarchia

(Vicenza, 1833); alla Vita

Nuova

(Livorno, 1842; aV Epistole

latine (Venezia, Tip. dell'Ancora, 1841);

^W Egloghe
il

latine

(Venezia 18il, e 1843).

Lo Scolari
e

difese inoltre

grande
il

poeta in punto di religione

costume (Belluno, 183Gj; fu


il

primo a pubblicare
viso,
dell' Allighieri

in

italiano

viaggio dell'Ampre (Treil


/.

1841); e gagliardamente sostenne che dovesse scriversi con la doppia

cognome
(Treviso,

1841; Venezia, 1844.) 1819. Magalotti Lorenzo,


dell'

Comento sui primi

Canti

Inferno, Milano,

I.

R. Stamperia.

1820. BuTTURA A., Aote alla divina Comedia, Parigi, Lefevre.

1822. Fariki Ab. Pellegrino, Discorsi sopra alcuni passi


d Dante, Bologna, jNobili.
1822. Comenti di varj sopra la divina Comedia.

U edi-

zione della Minerva, oltre

il

Comenlo

del Lombardi, contiene

parecchie aggiunte tolte dai lavori danteschi del Magalotti,

Bonari, Lami, Torelli, Perazzini, Rosa-Morando, Dionisi, De


Costanzo, Lampredi, Strocchi, De Romanis, Costa, Parenti,

De

Cesare, Cancellieri, Marchetti, Rosini, Scolari, Betti.


1822. CoLELLi Scipione, Illustrazione della divina Comedia

in rettificazione e
Rieti, Bassoni.

supplemento

all'

edizione Macchiavellana,

1823. ViviANi QuiRico, J\ote

Critiche

e Filologiche

alla

Divina Comedia, Udine, Mattiuzzi, Tip. Cecile.


1824. Ambrosoli Francesco, j\ote raccolte sopra la divina

Comedia, Milano, Bettoni.


1821. Muzzi L., Osservazioni sopra alcuni luoghi di Dante,

Bologna, Nobili. -Forl, Bodandini, 1830.-11 Muzzi dett anche


nel Poligrafo
di

Verona, e nel Solerte

di

Bologna molle

altre sue osservazioni ed illustrazioni.

COMENTATORI.
1825. Biondi Luigi, Ragionamenti

479
intorno
32,
).

alla

Divina
36, 37,

Coniedia

(Inseriti nei voi. 23,

27, 29, 31,

33,

42, 44, 49 del

Giornale Arcadico di
ViCENZo,

Roma

1825.

MoMi

MoMi

Peiticari

Costanza,

iXote,

Milano,

Bottoni. - Y. Monti colla face della critica illustr

molti passi, ed infervor coli' esempio gli animi dei giovani


allo studio
al

Betti:

Il

ed all'imitazione del divino poema. Eiscriveva Comento dell'edizione che il Beltoni promette

di

Dante sar mio lavoro.


la

Ma

del

mio non
al

vi sar parola.

Bens molta parte vi avr


la quale

vedovella, voglio dire Costanza,


sollievo

non trova

altro

suo dolore che uno


-

studio continuo sopra Dante. E per vero pu slare a petto


di qualsisia

chiosatore

(5 Maggio 1824).
tal

E Costanza a
anima. - E

sua volta scriveva: L'AUighleri un


si

poeta che invano


coli'
il

comenta

coli'

ingegno,

ma

si

comenta
il

14 Maggio 1823 scriveva pure

Monti

al

Federici:

Delle

alla divina Comedia non voglio che se Queste tn d'ora saranno tutte a vostra disposizione, e se manderete persona che le trascriva dal margine dell'edizione del BagioH io ne lascier in sua mano lo autografo, come gi vi feci intendere dalla viva voce del Viviani, se pure fu per lu ben adempita la mia commis-

molle mie postille


parli.

ne

sione.

11

Viviani

non ha avuto

alle

mani che

le

postille

apposte alla Cantica dell'Inferno, poich questa era gi da


voi pubblicata.

Le altre tutte sono a voi solo. divina

il

di

16 Giugno 1819 allo stesso Federici: Le poche mie osservazioni


sulla

Comedia sono
Monti
al

tutte

senz'ordine,

disperse nel margine del mio Dante, eh' quello del


bardi. - V. Postille
del

Lomsul

Comento del

Biafiioli

Purgat. dal

al

xxni; e Monti Opere, Yol. IV, Firenze, Le

Mounier, 1847.
1842.

1825 Foscolo Ugo, Discorso sul Testo, Londra, Pickering, - La divina Comedia illustrata, a spese di Pietro

Rolandi, Bruxelles,

con data

di

Londra, presso Melini e


16 Marzo 1827: Io mi
il

Cans.
Il

Foscolo scriveva al Biagioli

il

professo di sgomberare, per quanto le mie forze


tano,
i

consentut-

molti antichissimi errori che


il

vanno e andranno

tavia raddensandosi a rannuvolare

poema

e le intenzioni

480
di Dante. -

COMEMATORl.

Ugo

Foscolo,

ove dalla morie non fosse sialo


avrebbe condotte ad
si

nipedlo di compire l'edizione della divina Comedia, nelle


illustrazioni

che andava preparando,

evidenza talune verit, che nel Discorso sul Testo


tent di annunziare

con-

come

ipolesi soltanto.

Quel discorso,

capolavoro

di

critica e di siile, apr la via


il

onde conoscere

vera ed unica, Poeta ne' suoi tempi. - Gli scritti critici

del Foscolo, e segnatamente


secolo, rese celebratissimo
Il
il

uno intorno a Dante e al suo nome dell' esnle onorando


. .

Discorso sul Tcslo,


il

cos

come

fu pubblicato,
si

ridotto

minori dimensioni,
scritto intorno
al

pi filosofico lavoro che

sia finora
. . .

gran padre della nostra letteratura


poeta inspirato, che

Dopo

le idee del

Foscolo l'Europa tutta ha veduto in Dante


il

l'uomo
egli

politico,

fa servire l'arte alla la favella nella

civile rigenerazione de' popoli

parlando

quale
Storia

modul

l'altissimo

canto. - Emiliani

Giudici,

della letteratura italiana. (

25 Feb. 1826

Ho

letto,

Ed il Panizzi scriveva al Foscolo: non posso dirle con quanto diletto

e meraviglia,

mai

dirle

il suo bel discorso, sul testo di Dante; n potrei quanlo mi sembri superiore a quanto si scritto

in Italia

non solo

in

questa materia,

ma

in

ogni altra cri-

tica. [Epist. Foscolo, Y. Ili, pag. 460, Ediz.

Le Mounier). E
Il

Gius.

Mazzini

cos parla
il

di

questo nobilissimo lavoro:

Foscolo distrusse

rispetto alle congetture avventale, alle


agli

imposture letterarie,

anacronismi eruditi,

ai

mille errori

accettati senza esame, solo perch patrocinati dall'autorit


di

un nome o

di

un'accademia. Distrusse

la cieca

fede nei

Codici, tulli posteriori di molti anni al Poeta, e da correg-

gersi col confronto


vita
dalle
a'

e colla logica e colla conoscenza della


di

e della

mente

Dante.
locali

Distrusse

sistemi

originati

meschine vanit
d'illustri
di

o dalla

riverenza adulalrice
la

discendenti

famiglie, che alteravano

storia

dei pellegrinaggi

Dante,
si

e contaminavano l'anima

pi

nobilmente altera che mai


rancore la

fosse or di calcolo or di basso

venerazione
di

al

pregiudizio
all'

toscano

fatale al

testo - l'abitudine
siero, alla

dar predominio

estetica sul

pen-

forma sull'idea,

allo studio dei mezzi sulla ricerca

del fine.
in

Condusse la critica sulle vie della storia. Cerc Dante non solsrmente il poeta, non solamente il padre

COMENTATORI.
della

481
il

lingua nostra,
il

ma

il

riltadino,

riformatore,

l'apo-

stolo religioso,
la via,

profeta della nazione. Schiuse a noi tutti

che

tempi,

l'educazione,

la

vita

infelicissima

alcuni errori delia mente,

dai quali egli

ciparsi, vietarono a lui di correre intera.

non pot emanE s'ogg gli studj


e
di certo
le

su Dante

muovono

pi severi

e filosofici,

pi

gradevoli alla giovent d'Italia che non tutte

industrie

sudate di spiluccatori

comunque

dovuto pei due terzi, Dscorw sul Testo e agli altri scritti di Foscolo intorno a Dante: se un giorno avremo un'edizione del Poema da non ritoccarsi pi oltre, sar dovuto alle norme con che Foscolo condusse l'emendazione
di

sillabe,

altri

pensi,

al

del Testo e la scelta delle varianti nel lavoro che or pub-

blichiamo.

V. Prose letterarie d ^'.Fosco/o, IH, 90, Ed. Lem.;

Scritl letterari di

un

letterato vivente. III, 3;i4. - V. Lettere

del Foscolo, 650,

ad Hudson Gurney; 652, 665,


111,

Edgardo

Taylor, 656; a Gino Capponi, YoK


le lettere del

Ediz.

Le Mounier, e

Pannizzi al Foscolo nell'istesso Volume.


Tassoni fece delle postille
gli

1826. Tassoni Alessandro, Postille alla divina Comedia,

Reggio, Fiaccadori. - Anche


ai

il

versi del divino poeta,

ma non

cadde mai

in pensiero
al

di

dare

in

pubblico ci che non dovea servire che


il

suo

studio privalo. Lodo per l'editore,

quale ce ne ha dato

men che ha

potuto, pensando bene che nessuna curiosit pu sostenersi, quando non vi corrisponda molto diletto e molla utilit. Fra le poche eose osservabili che inconlransi

nelle Postille del Tassoni sar per alcuno osservabilissima


la

cura con cui egli va notando

le
Il

voci non toscane ado-

perate dal nostro maggior poeta.

Tassoni fu uno de' pi

grandi studiosi della lingua che possa imaginarsi; e di che occhio ei guardasse quelle voci facile congetturarlo.
1827. Talia P. GiAMB. Comenlo estetico de' sei primi canti
dell'

Inferno [Principi di Estetica),

Venezia, Milano,

Fonalla

lana.

1828.

Galvani Giovanni,

Sac](iio

di alcune postille

Div. Comedia, (ai primi 10 canti) Modena, Vicenzl.


1829. Tasso Torquato, Postille sopra
i

primi \\\\ Canti

dell Inferno, Bologna, Masi- Pisa, Capurro, 18:11.- Le scrisse


in

Pesaro sopra un Dante di stampa dal Giolito. Le Postilli


VOL.
II.

31

482
del
l'

COMEMATOUl.
Tasso furono consultate per l'appendice
alle

nolo del-

edizione di Firenze, 1838.

Ne

fu editore

Gaetano Mazzocchi
dal Tasso,
si

di

Cento. - L'n Dante del Giolito,

postillato

conserva nella libreria Giordani

di Pesaro,

che quivi dettavate,


- T.

orrevolmenle ospitato dal ridetto Giordani.


namoratissimo del grande po(3ta;
de'
fu

Tasso era in-

continuo nel grande poema,


versi interi ne

modi pi

eletti, e perfino di

ingemm

la

sua Gerusalemme. N fu contento


media,

di postillare la divina

Co-

ma

segn ne' margini


di

passi pi belli del Convito,


in

e vi appose pure
osservazioni,

quando

quando interessantissime

che vennero pubblicate dagli editori Milanesi.

1830. RoiiiOLA Atonmaria, Le Chiose del Venturi per lui


ritoccate^ aggiuntevi alcune sue j\ote, Torino, Poniba.

1832. Bozzo Giuseppe,

La Divina Comedia,
il

co'

migliori

conienti per lui scelti ed ordinati ed esposti, Palermo, Pedoni

e Muratori. -

li

Bozzo, scriveva

Gargallo, dei promotori


si

pi instancabili degli studi Danteschi che

abbia

la Sicilia.

Dopo aver
in cui

dettali discorsi or intorno

ad una or intorno ad
da dotti uomini,
stati
fin

altra parte del gran

poema,

si

fece a pubblicare un' edizione,

ne reca

la lezione

pi approvata

con brevi conienti,

scelti da' migliori

che ne sono

qui. - Antologia di Firenze,

Giugno, 1832, p. 177. 1834. Torelli Giuseppe, Postille della Divina Comedia,
Il

Pisa,

Capurro. llta

Torelli, scrive

il

Cesari, fu di Dante in ispcziaIl

conoscentissimo e innamorato ...


titolo:

manoscritto originale
le

portava questo
della D. C.da

Variazioni ed aggiunte per

Chiose
:

me
:

compilate V anno 1775. J.J\.D. IO Gen. 1776

e in margine

S. JS.

D. B. Finito di rivedere

il

giorno 15 Aprile

di detto anno. G. T. Anteriormente gli editori di Padova, 1822,

se ne erano giovati sopra un manoscritto loro partecipato dal Labus, in fine del quale v'avea questa nota: L. D. G. lo Gius.
Torelli

Veronese terminai di stendere

queste

di-

chiarazioni sopra la Divina Comedia di Dante, cominciando


dal Canto
xiii dell'

Inferno, e da quello imparandolo a mente

questa mattina delli 11 Giugno 1775 in Verona. Gli editori


della

Minerva osservano che coment anche

primi xii canti,

e che trovarono questo lavoro nel sguito del manoscritto. 1837. Lami Giovanni, Postille su Dante, Firenze, Fraticelli
'

Esse sono in gran parte dirette a confutare o a meglio

COMENTATORI.
piegare le note falle a Daiile dal Padre
gesuita,
e

483

Pompeo Venturi,
quelle del
del
Postille

molle sono teologiche,


le altre etimologiche.

specialmente

Paradiso,

Alcune

Lami

erano gi state pubblicate nell'edizione dell'Ancora e nella

padovana della Minerva. 1839. Balijo Cesaue, Comento

de'

due primi

canti,

Torino
p. 445.)

Pomba.
secondo

(Nella sua Vita di Dante, - V. Ediz.

Le Mounier,

1839. NA^^uccl \ uncenzo, Intorno alle voci usate da Dante^


i

Comentatori a cafjione della rima, Corf, Tip. del

Governo.

18iL Varchi Benedetto, Lezioni su Dante. Cinque n'erano


gi state pubblicate: le altre quattordici furono estratte da

un Codice della Rinucciana, Firenze, Sociel


dichiarazioni s'aggirano sul

editrice. -

(Due

xxv

del Purg.;
i

due letture sul


canto del Para-

verso 91,

e.

xvii del Purg.;


ii

due letture sul

diso; 4 letture sul

del Paradiso; e da ultimo


e.

due

letture,

sul verso 133 e seg. del

xxii del Paradiso.)

1841.RONNA
Truchy.
1842.

A., Postille

sopra la divina Comedia, Parigi,

Malagoli Ercole, la divina Comedia studiata, Canti

dell'Inferno (impresse a parte dal Giornale Arcadico).

1842. Torricelli Fr. M.


lighieri co' conienti, Inf.
i-iii,

La

divina Comedia di Dante Al- {iSelV Antologia

Fossombrone,

oratoria poetica

e storica.)

1843. Picei Giuseppe, 1 luoghi pi, oscuri e controversi


della divina

Comedia dichiarati, con


sopra Dante
di Brescia,

tre appendici,

Brescia

Minerva.
Questi
studi

furono

decorati
gli

del

primo
letti

premio dall'Ateneo
nell'anno

dove l'autore
essi
i

avea

1843. - Contengono
e

seguenti capitoli.
-

Introduzione

piano dell'opera;

JSote.

IL Confutazione
li.

del senso morale della Selva allegorica; Note.

Dimostra- IV.

zione del senso storico della Selva allegorica;


//

JSote.

veltro,

e il

cinquecento dieci e cinque


la
;

Note. - V.
e

Quando

abbia Dante compiuta


la

Divina Comedia
Note.

particolarmente

Cantica

dell'

Inferno
e

VL Musaici

ed anagrammi

nella Divina

Comedia,

nuova interpretazione del verso di


in

di Piuto. -

Appendice L Idiotismi bormiesi

Dante

in
le_

altri classici toscani. -

Appendice IL Ottantasette nuove

484

COMEMATORI.
a'

zioni della Divina Comedia proposte

suoi futuri editori. Il

Appendice

III.

Biblioteca Dantesca de' secolo XIX. -

va-

lentissimo Picei, benenierilo assai delia lelteralnra dantesca,

pubblicava inoltre seguenti scritti Dei nuovi Studj sopra Dante pubblicati da M. Giovanni Ponta, Milano, Bernardoni,
i
:

La interpretazione storica della Divina Comedia, Padova, Tip. Liviana, 1847. - Della Letteratura dantesca contemporanea, Milano, Redaelli, 1846; Padova, Crescini,
1844. 1848. -

Teonimia Dantesca. Rev. Ginnas.


nella

fase,

o,

18)o. -

Della

Luna tonda

Divina

Comedia, Riv. Gin. 1836;

ecc. ecc.

1844. Pareisti Marcantonio, Lettere ad

un

giovine filologo

sopra alcuni passi di Dante, Modena, Soliani,


1845.

Poma

P.

Marco

G., Interpretazione di alcune

pa-

role di Petrarca e di Dante,

Roma,

Tip. delle Belle arti. -

Interpretazioni dell'addiettivo vivo e morto, e del verbo 5</wa-

drarc- Interpretazione del verso di Dante te corono e mitrio (Roma, 1842.)


Il

Perch'

io te

sopra

P. Ponta,
di

Somasco, fu

si

Innamorato dello stupendo


le

poema

Dante, da parergli, dir con


il

parole dell'egregio

suo laudatore,
pensieri,
di
s

sempre pi degno de' suoi che nel resto della vita non ebbe quasi potere
P. Calandri,
la

richiamare altrove

mente.

Di tanto sent scaldarsi a


il

quella

fiamma divina! Nel 1843 pubblic

suo Auoro

esperimento della principale allerioria della divina Comedia


(riprodotto in Novi, Moretti, 1845), che gli valse amplissime
lodi di tutti
i

pi

illustri

danteschi, e dell'

Ozanam segna-

tamente. Nel 1843 diede pure alla hicQ


Allighieri

L Orologio di Dante
prontezza dei segni
indicate e descritte
;

per conoscere con facilit


le

dello Zodiaco

fasi

diurne

le
;

ore

nella divina

Comedia (Roma, 1843


(Roma, 1844).

Novi, 1845)

cui pregi

furono bellamente esposti


il

dall' affettuosissimo

amico suo,

P. Giuliani

continuazione deirOrologia
l'

fece seguire

La
Il

tavola cosmografica per agevolare

intelli-

dnza

di

alcuni punti
P.

cosmografici

della

divina

Comedia
e

(Roma, 1843).

Ponta combatt inoltre con molte

molte

studiate ragioni l'autenticit della lettera di Dante del

20 Maggio 1314 a Guido Novello da Polenta, sostenuta dal dottissimo G. Bernardoni {Gior. Are. Roma, 1845) dett U
;

COMENTATORI.
Saggio di Critica ai nuovi studi di Dante
profess.

485
alighieri del eh.

(Roma, 1845 e 1847); saggio riputato dal modello compito e perfetto, sagacemente illustr con note molto pensato e maturamente condotto assennate l'osservazioni che l'astronomo Lodovico Ciccolini avea fatto sulle quattro stelle ricordate nel i. Canto del
Picei

Picchioni

qual

Purgatorio (Roma, 184G); richisto da Lord Vernon, tenne


e riconferm per autentico
di Dante, contro le
il

comenio

di Pietro, figliuolo

impugnazioni del Dionisi (Dissertazione


;

premessa

alla

slampa, 1845; Gior. Arcad., 1845; Roma, 1846)


pel Giuliani,

stette gagliardamente
la

nel

ritenere

di

Dante

famosa epistola

a Can grande della Scala,

combattuta

dallo Scolari (Giorn. Are. 1848); ritenne, fondatamente che


il

al 1394,

comento del da Buti fosse apparito a luce non dal 1385 come il Torri e il Batines, ma nel 1397 (Roma, 1848)
delle

esplor la vera disposizione

beate sedi,
celeste

secondo

il

concetto dantesco, e dett


cui scriveva
il

la

Rosa

(Roma, 1848);

di

il

Fracasselti
la

Non

vide me' di
e
la

me

chi vide

vero.

L'Orologio

Cosmografia

descrizione

del

paradiso, sou lavori condotti con precisione geometrica, e


tale

da rendere ogni contraddizione impossibile.

Oltrecch

e scrisse delle et

che in sua persona Dante raffigura nella


si

divina Comedia (Roma, 18i8), da cui

viene a certa conoal

scenza che Dante dal


<lel

Canto

dell'

Inferno sino
la

xxvm

Purgatorio rappresenti in s stesso


vita,

prima parte della


si

umana

che adolescenza e vita nuova


in

appella, e che

da quel luogo
gioventii
la

poi e per
e
il

lutto
senio,
si

il

paradiso raffiguri la
allorch

vecchiezza

l'anima del

viatore

per alta speculazione


il

rimarita a Dio.

Le ultime

sue Memorie riguardarono

Saggio di Comento sulla Comedia

pubblicato dal bolognese M.Aurelio Zanni de Ferranti; una

nuova
diede

illustrazione del verso

Pape Sutan, Pape Satan, Aleppe;


Monarchia, molto concantore dei regni eterni,

pure una nuova interpretazione del famoso Veltro;


al libro della
la politica del

pose diligente opera

ducente a conoscere

e intese alla spiegazione di molte sentenze di tal libro, e a renderne sincera la lettura. Lasci inoltre inedita una dissertazione sugli intendimenti di Dante Allighieri intorno
al

Volgare Eloquio, pubblicata

poi dal Torri.

Delle opere

480
del l'onta

COMENTATOni.
scriveva
:

celebri e studiale

Giuliani che vorrebbero essere pi perocch a quella lettura V uomo sentasi


il

tremolare avanti

/'

intelletto

una luce

vivace come se gli

fosse raggiata dal poeta stesso.


11
il

P.

Ponta nacque

in

Arquata, a poche miglia da Novi,


il

14 Aprile 1799; m. in Casal-Monferrato

21 Luglio 1850.
tolte

1845. Brunetti Alessandro, Annotazioni


creditati espositori, Parigi, Thierrot.

da' pi ac-

1846. Emiliani

Giudici

Paolo, JSuove annotazioni alla

divina Comedia,

Firenze, Poligrafia Italiana. - Le note die

accompagnano
concepite a

il

Testo,
di

ei

dice nella

Prefazione,

saranno
quasi

modo
il

brevissimi richiami,
tgli,

e desunte

unicamente da' comenlatori,


vissuti entro

discepoli e coevi al Poeta,

secolo XIY.

184G. M. Aurelio Zani de' Ferranti, La Comedia di Dante


Allighieri, con illustrazioni antiche e moderne, Parigi, Baudry.

Lo Zani
lo

si

e nell'attingere

mostra valente nel notare le bellezze poetiche il senso letterale della Comedia, ma il P. Ponta

ritenne inetto a discoprirne l'allegoria, non potendo bene

interpretare Dante chi educato alla scuola del Rossetti.

1854.ScALViNi GO\nA,bresciano.-?h
il

di dieci

anni

fa,

scrive
scritti

Tommaseo,

lasci a
io
li

me, morendo, gran parte de' suoi


al

letterari,

che

scegliessi e dessi in luce ordinati. Tra'

quali

erano alcune noterelle

poema

qua

e l

come

principio e saggio di pi

di Dante gettate ampio lavoro; ma

dimostrano arguto ingegno che

egli era e

ornato di studii
alla divina

eleganti. Tanti conienti, scriveva egli,

abbiamo

Comedia, e

si

pochi che non valgono (siamo arditi dire) pi

spesso a spargerla di dubbiezze e a raffreddarne la passione, anzi che metterla in luce e farla (se pur tanto mai possono)
pi efficace al commuovere. Queste noterelle congiungiamo

con

le nostre

a' suoi

luoghi

Tommaseo, Comedia di

Dante Allighieri, 65).


1855. BoRGHiNi YiCENZo, Introduzione al
l'Allegoria. -Difesa di

Poema

di Dante per

Dante come cattolico.- Errori di alcuni


e

Commentatori di Dante
lezioni cavate

Sensi e voci dichiarate nelle lor propriet,

principalmente di un falso Vellutello. e valore. - Varie

da antichi codici della Divina Comedia, con osservazioni sulla loro bont e scelta - Osservazioni sopra

COMENTATORl.
le

487

bellezze

notate

ne' Canti dell' In (.

xvii-xxm

Pensieri
lavori

diversi [snl divino

Poema

Questi

importanlissimi

del Borghini furono per la prima volta pubblicati per cura

ed opera
Torelli.

di

Ottavio Gigli, Firenze, Le Mounier, 1855.

1856. Betti Salvatore, Lettere Dantesche, Firenze, Emilio

1858. BoNGiovANNi Domenico, Saggio

della

nuova InterStoricodel

pretazione - Argomento del Canto

l.^

- Sposizione

morale

nuovo Comenlo Storico-morale-estelico). Forl, Bordandini. La Civilt Cattolica, che con troppo acri parole combatt
Sposizione estetica

(Prolegomeni

l'intendimento del Bongiovanni, non pot negare che nella


parte estetica
derazioni.
il

libro

vada ricco

di

belle e sapienti consi-

1861.

Giuliani

Giambatista,

Metodo

di

comentare
Firenze,

la

Comedia di Dante Allighieri per


Mounier.
In prima cercai
simili,
di

lui proposto,

Le

raffrontare

la

Comedia ne' luoghi


gli le
altri,

e degli uni

mi

valsi

ad illustrare
alla

o a vifila

cenda.
quella

Poscia

dispiegatemi
tela,

mente

svariate

di

immensa

m'ingegnai, per quanto era in me,

di contesserle
vito,

insieme con quelle della Yita]\uova, del ConCanzoni, delle


in ispecial

della

Monarchia, delle Lettere, delle

LJgloghe e del Volgare Eloquio. Ci fatto,

mi sono
fidi

maniera giovato degli autori che Dante lungamente studi


e fece a noi conoscere quali suoi cari e
tracciai nelle antiche scritture

maestri.

Rin-

de' nostri

e dei Provenzali,
le

e nel perseverante linguaggio

della

Toscana

orme pi

sincere e le dimostrazioni
e babbo,

dell'idioma che chiama


l'

mamma

e valse

a descrivere

universo.

Qualora poi mi
e se le

fallirono questi convenienti soccorsi,

mi
in

rivolsi agli antichi


;

comentatori, degnissimi sempre della fede maggiore


interpretazioni loro mi
si

chiarivano

accordo colle aperte


le

e costanti opinioni del Poeta,

liberamente

elessi.
:

Pari-

menti mi diedi

a leggere
i

e studiare ne'

moderni

dove

questi non manifestarono

leggiadri sogni delle loro vivaci

fantasie o la importuna ricchezza del loro sapere, o gli strni


giudizi delle loro particolari opinioni, e tanto pi,
li

seguitai con amore;

quanto mi venivan parendo esperti non pure

488
nella Comedla,

COMEiNTATORI.

ma

si

nello opere di Dante


di

che ebbero minor


vorreb-

grido,

e che pel

gran vantaggio

simili studi si

bero, pi che all'universale non sono, conosciute e pregiate.

Quando

scimento, lasciai che

mi venne meno, disperato di buon riuciascheduno vedesse e giudicasse a modo suo, non volendo io sopraggravare co' miei dubbi
tutto ci
i

altrui.

Cosi
fin

il

prof. Giuliani

nella
in

sua Introduzione. -

Il

Genova pel Samboino la prima proposta del suo nuovo Gomento di spiegar Dante con Dante, al quale aggiugneva un nuovo Saggio nel 185i,
Giuliani

dal 1851 pubblicava

Firenze, Tipogr. Italiana,

il

lavoro ora per

lui

pubblicato,

oltre un' estesissima investigazione ed un' accurato

Gomento

dell'Epistola di Dante a

Gan Grande
cauli
dell'

della Scala, abbraccia


di

l'interpretazione

dei Ire primi

ciascuna Cantica,

massimamente
nersi,

del
il

primo Canto

Inferno che vuol riteil

com',

Proemio o l'Introduzione a tutto


nostro articolo

poema,

Yeggasi r assennato articolo del Crepuscolo,


Sul Giuliani, veggasi
il
:

n.^ 48. 1852. -

Lettori della divina

Comedia, pag. 428.


1863. Giusti Giuseppe, Sttidj e Conienti intorno alla

Di,

vina Comedia; JXote ed osservazioni sopra la Comedia,


scritti vari in

(^iegli

prosa e in versi, Firenze, Le Mounier).

Anche Giuseppe
sulla divina

Giusti avea preparato moltissimi appunti


in

Comedia, e avea

animo, come scriveva

ci

stesso ad Atto Yannucci, di riunirli, e darli fuori in forma


di lettere agli amici, nelle quali

senza

rifarsi

tanto dall'alto,
vederci

avrebbe voluto riunire tutto ci eh' stato detto dai migliori


sul divino

poema,

e manifestare

il

suo
il

modo

di

dentro (Lett. 113, ed, LeMonnIer).


vita del Giusti,

Ed

Frassi narra nella


gli

che quando
el

tanti

patimenti

davano

qualche tregua,

continuava a lavorare, e segnatamente

intorno al Gomento di Dante, e che tanto era assorto in

questo suo lavoro, che non vi era


di altra

modo
-

di parlare

con

lui

cosa che Dante non


il

fosse.

La divina Comedia

fu

sempre

prediletto de' suoi libri, ed ei confessa di aver

tempestato su Dante la parte sua (Lett. 308, a Gino Capponi);


e scrivendo al Tamburini (Lett. 131),
fatto
ei

protesta d'aversene

una perpetua norma: Chi direbbe che l'amore portata

Dante mi avesse fruttato quei quattro scherzi tanto lon-

COMENTATORl.
laiii

489
cosi, e per anni e

dalla

maniera dantesca? Eppure

anni non ho conosciulo altro libro. - Ei voleva che invece


di

aflastellare note sopra note, si premettesse a ogni

canto

un argomento a modo di dichiarazione, esteso pi o meno a seconda dell'importanza della materia ivi contenuta; sulla base di quelli del Borghi con qualche rettificazione.
Poche note
le altre
gli

e quelle

poche e brevi, e pi che altro spettanti

alla storia e alla

ragione grammaticale, tornando superflue

e per

discorsi generali premessi al

poema,

e per

argomenti

di

ciascun canto.

Cercare e nei discorsi e

negli argomenti e nelle note di riavvicinare lutti quei passi

che nelle diverse opere


stessa

dell' Allighieri

versano sopra una


Nelle

materia,

ossia

comentare Dante con Dante.


aver coscienza,

varianti esser cauto e parco. Tenersi alle migliori edizioni,


e

quando

il

senso

lo chiede,

ma non

esser

bigotto.

1864. Ambrosi Francesco, Il C. xii dell'Inferno,


''

Comento

riflessioni,

(Nella Strenna roveretana,

il

Mutuo Soccorso)
il

Rovereto,

Caumo.

1860-64. Rezza Eugenio. - Finora pubblic


'l'I

Comento

canti dell'Inferno, e di alcuni del Purgatorio e del PaIl

radiso.

Rezza

proposto di fare

una sposizione del


delle scuole se-

divino poeta, utile alla giovent studiosa


critica e all' estetica. Da' saggi
11

condarie, con un comento piano, e indirizzalo particolarmente


alla
l'

che abbiamo avuto sol-

occhio

lavoro del Rezza


s

ci

parve importantissimo, e

degno dello scopo che


nella Giovent

prefisse.

Venne esso pubblicato


Famiglia di Ferrara, e

d Firenze,

nella

nella Gazzetta delle scuole Italiane di Genova.

490

COMEMATORI.

COHESTI

IN

CORSO

DI

STAMPA

Da Marzo

prof. Antonio Gualberto, Comento su la divina

Comedia, Bari, Gissi e C.


Non ne sono usciti, che i due primi fasccoli che contengono un'assennato discorso delConientatore; la vita di

Dante scritta dal Boccaccio, con annotazioni critiche, il primo canto dell'Inferno, con parte del secondo.
todo tenuto dal comentatore a
morale,

e tutto
11

me-

me
ci

par bello e bisognevole:

a ciascun terzetto, ed anche a ciascun verso, fa un comento


estetico,
storico,

dove

cade,
si

e filologico.

Dal

argomenta che debb' esser lavoro di somma importanza, ed assai ben condotto, se non quanto ad alcuno potr senbrare un poco
troppo prolisso.
Borghini, 1869,
i

Saggio che ne d questo primo canto

Ma
1.

aspettiamo vedere
lavoro
p. 510.

il

seguito, e allora ne
P. Fanfani,

prenderemo materia ad un

critico.

Dopo due fascicoli usciti, a Bari, il Comentatore venuto Toscana ha ricominciato da capo la stampa con maggior eleganza e con nuove cure (Firenze, Grazzini, Giannini). A quest' ora non uscirono che 3 fascicoli che se il buon
in
:

giorno
18G3,

si

conosce dal mattino,


di voler

il

lavoro del

S.'^

De Marza

promette
li.

574. -

buono ed utilissimo. V. Borghini, Questo Comento ci parve nella sua abbonesser


inutile,

danza non confuso u


dall'autore
in

e che

la divisione

fattagli

morale,

in estetica, la

in storia

e in filologia,

come amplia grandemente


distinsero
i

sfera

critica

nella quale
i

si

precedenti,
la

cos

risponde da tutti

lati

dai

quali })u
G. C.
Il

essere

divina Comedia argomento

di studio.

Centenario, p. 171.

Bi-NASSUTi Luigi,

Arciprete di Cerea, Diocesi di Verona,

(Manif. di associazione, 12

Giugno 1864, Verona,


si

Civelli).

Doj)pio r intendimento che

prefigge
al

il

Benassuti nel

suo comento. Prima

ei

vuole rivendicare

cattolicismo
la

un

poeta profondamente cattolico, e che scrisse

divina Co-

COMEMATORl.
media con solo
tazione
ei
si

491

fine cattolico

ed ascetico, come, non solo


a

nel discorso preliminare,


far

ma amano

mano

nell'interpre-

a provare,

parendogli che, ne' moderni

una progressione nel falso che nel Dante ad un concetto o puramente naturale e civile, o appena appena con solo un'ombra di cattolicismo. In secondo luogo egli intende illustrare qualche cenlinajo di passi non finora compresi e lasciati nella loro
interpreti vi sia piuttosto

vero,

avendo

essi ridotto

antica oscurit e difficolt, e che sono le bellezze maggiori


del poema. Il

lavoro del Benassuli andr corredato di oplito-

portune tavole illustrative; parte tipografiche, e parte


grafiche
in 7 riparti

di disegno.

Le tipografiche vanno distinte ciascuna


:

cedo

III.*^

difficili,

seguenti I." JSumero dei canti; 11.^ ConTempo; IV. Luogo; \.^ Persone ; VI." Brani pi poco nulla intesi; VII." Dante ad uso dei pittori. i

che sono

Li tre riparti

Tempo, Luogo, Persone


Il

si

suddivono
sotto
di

in tanti

riparta secondarli.

Tempo comprende
;

li

se-

guenti casellini:
storica:
\\\.^

.^

Epoca

fittizia o poetica:

PJpoca reale
in

Stagione

e questa

si

suddivide ancora
di

tre casellini: (a)

dopo l'equinozio
Sole In
(a)

ecc.:

(6)

luanti
e questa - Y."

(giorni

dopo:

[c]

ecc. - IV."
[b)

Lunazione,
(e)

pure
Mese.
di

si

suddivide:

segano:
del

fase:

giorno.
\III."

VI," Giorno del mese.

VII." Settimana.

Giorno
viaggio.

settimana. IX." Ore

giorno.
alla

X." Giorni
fretta:

di

W."^ Ritardi.
cronologici.

XW

Eccitamenti

XIII." Accenni

Finito

il

tanti casellini:
storico: U\.^

Tempo viene il Luogo che va diviso cos in \.^ Luogo fittizio o poetico: 11.'^ Luogo reale
Punto di partenza: l\.^ Aggiramenti. \.^ Di[b]

rezioni: VI." Stazioni: \\\.^ Dimensioni geometriche in miglia:


(a)
[e)

di circonferenza: di trada
-

diametro di circonferenza:
[d]

al

Purg.

di altezza. Vili." Accenni


X." Via ascetica:

geometrici:

W.^ Accenni
I."

topografici:
le

W.

Prove di altezza:
sotto di se;

Seguono
(a)

persone che comprendono


:

Visitanti, divisi cos

ia)

IL" Visitati: divisi cos:

Ans^eli:

uida: (6) Uuidato: (6) Domini: ic) Cole dare

pe:
il

[d)

Pene.

Queste

tavole tipografiche dovrebbono


le

offrire a

colpo d'occhio tutte

ricerche escogitabili,
di

convincimento matematico' nella soluzione

qualunque

492

COMENTATORI.

dubbio ci possa sorgere in capo, onde, com'ei si ripromelle, chiunque si accosti a consultarle, dovrebbe trovare il nesso
e vedervi l'unit del gran pensiero, non polendo non rimaner colpito dallo sterminalo Ingegno creatore di Dante, come da cosa non vista mai. I brani non inlesi sarebbero numerati nel lor casellino, e in Une d'ogni tavola ei ne dar la somma.
di tutto
II

Dante ad uso del pittori un copioso accenno


litografiche

di passi

pi ttorici.

Le tavole

abbracciano o diseqni de' iuofjl


e geoffra fiche

percorsi del poeta o tavole astronomiche


intelligenza dei passi,
tino dai fondamenti.

alla

ch'el crede per lo pi errali d'assai

Questi disegni sono preceduti da un

disegno generico dei due nostri emisferi che dimostrer la Divina Comedia essere una sintesi della Bibbia. Questo
disegno, unito al primo volume, viene poi spiegato nel di-

scorso preliminare,
alle tavole

ed come
ei

la

chiave di tutto. Quanto

astronomiche,

spera di far comprendere con

esse anche ad un fanciullo le cose pi astruse di Dante. -

Queste notzie

ci

furono cortesemente comunicate dall'Auci

tore (10 Decemb. 1864), e

parvero troppo interessanti per

primo volume uscir nel Febbrajo, e noi ne aflrettiamo col desiderio la pubblicazione, perch .siamo ben certi, checch ne sia stato detto in contrario,

non farne cenno...

Il

senza vederlo, che

il

lavoro dell' egregio Benassuti non sia

per essere salutato con molto favore. E dolse a noi pure

che

nel manifesto

di

associazione

il

S.""

Benassuli

abbia

per avventura portato giudizio


rosi ingegni

men

riverente di tanti valofaticarono

che

per cinque secoli


il

intorno al

divino poema: certo che ove rimesso, e direi

programma
ed ove

fosse stalo pi

meno

arrisicalo,

pi ampliaraente

avesse svolto
accollo

il

disegno del suo lavoro, sarebbe esso stalo


Io

con

plauso.

spero che
di chi

il

S.""

Benassuti

vorr

perdonare
Il

alla schiettezza

veracemente
P. Sorio

lo slima.

Testo del Comenlo sar del

da V,erona che
e
di

fece a tal

uopo

di

molti e gravi 'sludi

comparativi,

cui pubblic parecchi saggi.

PiDiuM Bartolommeo, [Parvoco de' Ss. Apostoli in Venezia) Venezia, Tipografia pel Patronato dei Ragazzi.

COMENTATOHI.
li

493

Pedrlni

ci

fa

sapere d' avere impiegato pi anni nello

sUuiio dell'opera di Dante e di aver vegliato

sopra

pi
e

rinomati Comentatori. Ei liromeile un interpretazione facile


della medesima,

piana della divina Comedia che possa servire d'introduzione


allo studio

grave

e
le

serio

che

sia

utile

a quelle persone
intenderne
il

quali vogliono semplicemente leggerla e


(?j

senso.

Le noie saranno per

lo

pi storiche,

brevi anche queste,

chiare.

COMENTI INEDITI
Francesco di Dante
(?],

citato dal Nidobeato, dal

e dall' Ubaldini. - Micchino da

Landino Mezzano, canonico ravennate,

contemporaneo ed amico
tati.

di

Zanobi da Strada,

Dante, citato da Colnccio Salumorto nel 1329, ricordalo dal


il

Caconi. - Bosone da Gubbio, a cni viene attribuito


il

Comento

falso Boccaccio, conservato nella Magliabecchiana. -.Arrono

de' Bonfantini, francescano, inquisitore, citato (tiW Ottimo.

Bonagrazia,

detto poi
del

Graziuolo,

figlio virili

di

Bambagliolo,

notaio, l'autore

Trattato delle

morali, in cento

cobbole, a imitazione dei Documenti d'Amore del Barberino,

coment
l'

la

divina Comedia prima del 1330.


;

citalo daldi

0/^iwo, [Inf. C. VII

C. xin.

col

nome
la

di Cancelliere

Bologna. - Fra Guido da Pisa,

carmelitano,

contempoe
di

raneo
cui

di

Dante. Scrisse l'aureo libro


molli

Fiorita d'Italia, in

spiega

luoghi

della

divina Comedia,
:

pi

compose un comento col titolo expositiones et glosae super Comaediam Dantis. - Domenico Bandini, d'Arezzo, grammatico del secolo XIV, lasciavaci memoria del suo Comento nel suo Fons memorabilium e nella vita di Brunello Latini. - Cecco Meo Ugurgieri di Siena. - Questo Comento volevasi conservato nel secolo decorso fra manoscritti di S. Michele di Murano in Venezia, ma che andasse poi smarrito. ricordalo dal Miltarelli. Il De Angelis ne fa invece autore un Giacomo (Irifolo di Siena, mentre altri lo vogliono semplice copiatore, come meglio apparirebbe dalla fac. 384. Che Ciampolo di Meo degli Ugurgieri fosse
i

494

COMEMATORI.
poeta indubbiamente manifesto
Il

Studiosissimo del divino

dal suo volgarizzamento dell'Eneide di Virgilio.


aff nosco
i

virgiliano
e

velcris vestigia

flammae per
Olire a

lui

tradotto:

nosco

ser/ni

dell antica fiamma. e

ci,

specialmente nel

libro VI,

dovunque molte

frasi e parole e perfino molti

interi versi

Dante.

il suggello che Giampolo dovrebb' esser nato dal 1290

portano in fronte
trova di

vi
al

impresse
1300:
Il

primo ricordo che

si

lui

nell'Archvio dei contralti

di Siena del 1324, e nel 1347,

come
di

si

rileva dall'Archi-

vio delle Riformagioni di Siena, egli, in compagnia di Nicol


di

messere Slricca e
sopra
lo

di Niccol

ser

Niccola,

fu

degli

uffiziali

Studio sanese. - Filippo Villani coment


Il

la

prima Cantica, a cui prepose pure un' Introduzione.


si

codice

conserva nella Chlgiana

al n.^ L. vii. 208.

Sembra

che

il

Villani

non

si

ristrignesse

all'

interpretazione dell'In-

ferno, allegando nel

comento

del primo conto dell'Inferno


:

una sua chiosa


le

al

C.

xxx

del Purgatorio. - 3Iatteo Ronto


l'

sue postille son dette dal Balines importanti per


testo

intel-

ligenza del

de' luoghi storici.

- Coluccio Salutati

mor nel 1406: citato dal Mehus.


veneziano, alla line del secolo XIV.
Il

- Jacopo Gradenigo,

suo Comento diccvasi

esistente al cadere del secolo scorso, nella libreria del car-

dinale Garampi. - Riccardo, carmelitano, ed Andrea, napolitano,


citati

dal

Nidobeato

dal
il

Landino. - Benedetto,

forse

de Florentia,

Agostiniano:

Comento

fu

compiuto

in Pisa, e conservasi nella Biblioteca del

marchese Giacomo

Filippo Durazzo di

Genova. - Frate Stefano, domenicano,


molte e purgate chiose
al
n.*^

in sul principio del quattrocento dett


latine.' Il

codice

si

conserva nella Trivulziana


S.

IV, VII. il

Bortolommeo di Piero di

Gimignano,

secondo

FoHini,

non sarebbe diverso da Bartolommeo


per

di Pietro

Traviani di

Neruccis, che nel 1462, fu ambasciatore a Siena, e tenuto

uomo

assai

ragguardevole:
spesso elegante,

Il

suo breve comentario


il

conservasi nella Magliabecchiana. Secondo


del

Muzzi,

la

forma

Comento

la

materia conserta di

erudizione e di dottrina. - Giovanni Bertoldi, di Serravalle,

arcivescovo di Fermo

il

solo esemplare che

si

conosca

di

questo
Astcsi,

Comento conservasi nella Vaticana. - Alessandro da Pistoia: il Comento fu per lui compiuto il di 16

COMENTATORI.

495
II.

Agosto 1445, e per


chiosasse
la

lai

dedicato alla S. di Pio

Pare che
:

divina Comcdia dinanzi al Ponteice stesso

in
l

lectlone Dantis

per ipsum liabita coram Sanctilate sua.

codice conservato dal Priore Scapucci di Pistoia. - Paolo


A'icoleUt, di Udine, frate Agostiniano:
il

Comento
dal

latino che

secondo
Landi
invece

il

Negri ed

il

Crescimbeni, custodivasi nella Libreria


Possevino,
lo

di

Padova,

venivagli attribuito
il

dal

Negri e dal Sansovino: l'Alberici ed


lavoro di

Cicognara

vogliono

Paolo Alberlini,
sepolcrale

de' Serviti,

veneziano.

Nella sua iscrizione

leggevasi:

explkuit nobile

Dantis opus.
nel

-Bar [olommeo

Ce/Jon: le sue postille, compilate

1432, stanno nei margini del Codice della Riccardiana,

al n.^ 130G. -

no:

Bartolommeo da Colle, detto Lippi, francescacomento fu compiuto nel 1480, e conservasi nella Vaticana. Al Ponla parve prezioso per la grande erudizione,
il

per

la

precisa ed elegante spiegazione della lettera ne' suol

vocaboli, nella storia, nella mitologia, nelle scienze ed arti


tutte, e

da ultimo per

la giudiciosa

dichiarazione dell' alle-

goria. - Giovanni Enrico de' Tonsi, francescano e Sanraari-

nese:

il

Comento

conserva

in

San Marino.

- Giovanni

Michele Alberto Carrara, bergamasco, nel 14G0, presentava

ad Antonio Marcello, nobile veneto, un bel Dante co' dotti


suoi comenli.

-Matteo Chiromonio: comento Dante nel 14G1,


il

e se ne conserva

lavoro nel codice Barberino,

n." 3i0. -

Nicol Clarecini, letterato e giureconsulto friulese: di costa


alla divina
di

Comedia per

lui trascritta
il

nel 1466,

si

leggono
lucci
si

molte sue erudite annotazioni:


Clarecini
di

codice tuttavia custo- Antonio

dito nella libreria

Cividale.

Martelli: in un codice della Magliabecchiana, del 1462,

trovano parecchie chiose brevi,

marginali,

accompagnale
di

da qualche figura

astronomica.

Furono esse riputate


pistoiese,

grande rilievo:
di

sovente l'Autore spiega Dante con Dante


professore

medesimo. - Bartolommeo Baldinolli,

legge neir universit di Pisa, dettava nel 1478 un lungo


:

comento, oggid smarrito. - Marsilio Ficino


pretazioni riguardano la pi parte al
llosoUco, a'
in

le

sue inter-

sistema teologico e
Si
di

costumi ed

al

tempo

di

Dante.

conservano

un codice posseduto dal principe Caetani

Roma.

396

COMKNTATORI.

SECOLO
Agi' interpreti di Dante,

XVI.

cui conienti generali o parziali

rimangono tuttavia

inediti,

vanno annoverati:

Girolamo

Benivieni; Pellefjrino Moretto; Donato Gianotti; Francesco

Gambullari; Baccio Valori ; Bartolommeo Barhadoni; Giov.


Brevio; Giacomo Tieipolo;
il

card.

Bembo; Benedetto
Gabriele

dell'

iva

Benedetto

Varchi; Lodovico Beccadelii;


Sanleonini;

Tri foni;

Lodovico Castelvetro; Marcantonio Mureto; Sperone Speroni;

Francesco
dro Sardi.

Giulio

Ottonelli;

Filippo Sassetti;

Giovanni Berti ; Jacopo Corbinelli ; Celso Cittadini ; Alessan-

SECOLO XVIL
D.

Carlo

Barberini;

Francesco Bracciolini;

Federico

Ubaldini; Uberto Benvoglienti; Pomponio Torelli; Benedetto

Buommattei; Pietro

Pietri, di Danzica; Carlo Strozzi; Alfonso

di Giuliano Gioia; Antonmaria Salvini.

SECOLO
Marcantonio Mozzi;

XVIII.
Antonmaria Morando; Girolimo

Domenico M. Marmi;

Biscioni; Giovanni Gentiii; Filippo Bosa

TarlaroHi; Antomo Cocchi.

SECOLO
Giuseppe
Pelli,

XIX.

Francesco Begis, Francesco Enrico Acerbi,

Luigi Biondi, Leonardo Casella,


codici Ravegnani,
in

Mauro Ferrante:
a'

(Il

testo del

Ferrante, condotto secondo la lettera principalmente di due

venne pubblicato
anni

14 Settembre 1848,
i

morte di Dante per le nuove Chiose promesseci dal Mafratelli nifesto 16 Aprile 1846, non che dal frontespizio del Testo sono tuttavia un desiderio).- 6^/o6era* Vicenza. (Del Convento

Ravenna

DXXVIl ma Maricotti
;

da

la

Gioberliano, posseduto dall'Ab. Giovanni Boglino, l'egregio

COMENTATORt.

497

Ghiaia pubblicava un lodatissimo saggio nella Revsta Contemporanea di Torino, Febbraio e Giugno 1857, Fase. 40 e
44). -

Camillo Berini, romano. ^Conienlo ricordalo dal doti.


Il
).

Filippo Zamboni.

Berin
(1)

manc

di vita a'

16 Febbraio 18^7,

a soli venli anni

(1) De' Francesi comentarono neUe loro traduzioni la Divina Comcdia Grangier Baldassare. 1S91: Moutonnct de Clairfons, 1776; il conte de liivarol, 1783: A. F. Artaud, 1811: Enrico Terasson^ 1817: Brait de la Mathe, 1823: /. C. Tarver, 18-20: Carlo Callemard de la Fayette, 1835: Pier Anrjelo Fiorentino, 1840: Briseux A. 1842: Aroux P. 1842: Bhal
:

Sebastiano, 1843:
Lod.
C.

Ozunum

A. F.,

18G2-De"f edeschi:

C.

Streckfuss, 1824;

Kanierji esser, 1823:

Rodolfo Abeken, 1826:

L.

Ilorwarter, 1830:

G. Diane, 1832, 1861:

1833: Augusto Kopisch, 1837:


1802:
T.

Giovanni Nepomuceno, redi Sassonia (Fi^aiete), C. Gran, 18i3.- Degl'inglesi; Enrico Boyd, Natanielle Howard, 1807: A.Taelfe, 1822: Lord Vernon, 1842:
1843: Lcight
liunt,

Parsons.

1845;

Giov.

Carlyle,

1849:
:

M.

A.

Broohsbanch, 1854:
de Villcgus. 1553.

Tom.Weslei, 1859.

- Degli

Spagnuoli

Ferdinando

Voi.,

li

TRADUTTORI

I.

TRADUZIONI

IN

DIALETTO

1811.

Porta Carlo, Frammenti

dell'

Inferno di Dante
i,

in

dialetto milanese, col testo a fronte. - Canto

frammenti

dei Canti

ii.

iii

e vu, pubblicati insieme coli' altre sue poesie,

scritte in dialetto milanese, Milano, Ferrano, 1837; Milano,

Borroni Scotti, 1844.


data d'Italia.

La prima edizione del 1811 portala

1838. Di Lorenzo... (in dialetto napolitano).

1860. Candiani Francesco,


in

V Inferno

di Dante

esposto

dialetto milanese, Milano, Salvi.

II.

TRADUZIONI LATINE
olivetano,

RoNTO Matteo, Monaco

nella Chiesa

di

San

Leopoldo di Pistoia. La sua versione latina (1381), in esametri, verso per verso, tullavia inedita. Vi presero parte, com'egli
cav. dello Speron d'oro, Michele de Casis, medico, e fra Francesco, dell'ordine dei minori. Un magnifico codice membranaceo di essa conservasi nella Biblioteca di Lucca. Vi hanno altri

stesso dichiara,
i

Bartolommeo pisano,

due

pistoiesi,

codici in quelle di S. Genovieffa di Parigi, nella Magliabec-

chiana e Laujrenziana di Firenze.


saggi nel suo articolo:

Il

Tommaseo ne
Il

reca dei

Dante

e i

suoi traduttori^

Revista
nella

Contemporanea

Torino,

26 Nov. 1835.

Sfitte

prefazione alla versione del Piazza riporta per intero i'epi-

TRADUZIONI LATLNE.

499

sodio della Francesca di Rimini, tolto dal codice Magliabecchiano, per cura del pittore Kirkup.
detta barbara

La versione Ronloniana
porta
il

dal Witte.

Miglior sentenza ne

Tommaseo.
AnOxMMO, Frammenl inediti delV Inferno
traiti dal

in versi esamelri,

Voi. Ili

Codice Fontaniano, pubblicati dall'Ab. Viviani, nel della sua edizione della divina Comedia, 1823.
:

Rontoniana paulo recentior et mi11 Witte cos ne parla nus barbara videtur versio aliquot capitulorum inferni, quam ex unico Fontaniano codice protraxil Vivanus, cujusque par-

ticulam doclis nolis illustralam recudi curavit OrelUiis.

Quam

exhibentes a refutatione eorum abstinendum credimus, qui lios versus inconditos, sententiamque Italici carminismendose
divinae Comoediae

reddentes, legitimum aliquandoAlligherii partum primosque conatus judicaverunt: neminem enim

hujus opinionis seclatorem hodie superesse putamus.

Salutati Colucgio, Traduzione


tavia inedita,
si

in versi esametri.

tut-

legge nel

meno un brano del XIII del Purgatorio che suo libro De Fato et de Fortuna, riportato dal
dell^

Mehus

e dal Corniani.

Della Marca \>tomo,


traduzione in versi

Ordine dei Minori^

La sua

latini, sulla

fede del Crescimbeni e del

Yandeli, trovavasi nel convento di Fano: oggid smarrita.

Giovanni
di Costanza,
scintille

di

Serra valle, Vescovo di Fermo.


il

Il

Concilio
le

dice

Witte,

destava

in

Germania

prime
Balh

della

divina

Comedia. Ad istanza del

cardinale
di

Amadeo

di Saluzzo, e dei

vescovi di Salisburgo e

accignevasi egli a dettare una versione latina ed un vasto comenlario all' inmortale poema, in quell'anno medesimo
la pena del fuoco Metteva mano all'opera il primo Febbraio 1416; e compievala il 16 Febbraio dell'anno seguente, onde per l' afl'rettato lavoro chiede scusa de rusticana latinilate incompfaque et iicpta translatione. Il

in

cui

Girolimo

da

Praga sosteneva

innanzi alle porte di Costanza.

tempo brevissimo, speso da Fra Giovanni


dice
il

in s

grave

fatica,

Foscolo,

basta a far

sospettare,

ch'egli a fine di

spedirsene, compilasse quante mai chiose gli erano

sommimano,

nistrate, e dai libri che g' incontrava di avere alla

e dalla sua

memoria, e forse anche,

alle

volte, dalla sua

SOO
fantasia. In falli,

TRADUZIONI LATINE.
se lulle
le

cose ch'ei raccontava,

non

erano deslitulle di verit, o, ron fosse altro, di tradizione, com' dunque che lutti comenlalori da' quali fu preceduto
i

ne hanno ignorato di parecchie, e non sono stale tolte mai alla dimenticanza da niuno di quanti vennero succedendogli
sino ad oggi? - Y. Foscolo, Discorso sul Testo, LXIII.

Anonimo,
Orellms,

Parte del

C. Y. dell'

Inferno,

v. 70-1 42.

Tra-

duzione del secolo XY. Edidit


1839.

et notis instrvxt Jo.

Caspar

(Y. Petzholdt Calai.

Bibl.

Danleae, 1855,

pag.28).

Tommaseo Nicol,
Nuovi Scrittici

L' Episodio

di Francesca

da Rimini,
- Nei suoi

in versi esametri, Revista

Contemporanea, 1855. diede pure un Saggio di traduzione


Parte antica,

del

\.

Canio

dell' Inferno. (/)/G/o?iario Estetico,

p. 110).

Testa Francesco, V Episodio d Francesca di lUmini e non volgarizzati da Carlo d'Aquino, Padova, Minerva, 1835. (Per le Nozze Melilupi di Soragna-Piovene).del Co. Ugolino
11

Testa

tradusse

inoltre

Cauli x

e xxv.

dell' Inferno.

(Padova, Carlalier, 1836, pubblicati nelle Nozze Piovene-Franceschinis), e

due brani del Canto

xi e xxxiii del Paradiso.

Questi ultimi furono gi pubblicali nel 1835, e 1837; riprodotti a Padova, Tip. Cartelier-Sicca, 1838. - La traduz.
dell'Episodio di Francesca fu rat'ronlata dal

Tommaseo:
stile,

il

Piegadi trova nel Testa fedelt rigorosa, eletto


canoro.

verso

Anonimo, Saggio di una versione latina del


versi esametri, Modena, SoUiani, 1843.

C-

xxxiii, in

dell'

Lebeau Carlo, Tradazione in versi latini del C. Inferno (Carmina latina, Parigi 1782 e 1816).
Cesarotti Melchiore, Episodio di Ugolino
(

xxxiii,

Yol.

XXXIII

delle sue opere,

p. 374).

Fu una

delle

primissime prove

de' suoi progressi nella lingua del Lazio.

Per tutto frasceltezza

granza e soavit virgiliana,


di frase,

propriet

di

parole,

eleganza di

stile,

verso fluido ed armonico, con-

servata l'evidenza

dantesca ed una fedelt giudiziosa.

Piegadi^

(ne' suoi

Costa Giovanni, Traduzione dell' Episodio di Ugolino Giambi Senarii), Padova, Tip. Sem. 1798.
MessicauOy

IsoNVRAi UciucciONE,

Morie del

Co.

Ugolino,

TRADUZIONI LATINE.

501

Quadro d messcr Dante AlUrjhieri, ritrailo in metro latino, e da altri sei celebri autori. Venezia, Merlo, 1S64. Ne fu editore l'ab. Alessandro Piegadi. Olire la bella
ed elegante versione del Nouvrai, contiene
P. Carlo
d' Afjuino, le

versioni del
d

di

Melchiore

Cesarotti,

Francesco

Testa, di Gaetano Piazza, di Antonio Catelacci, e l'inedita del


ragiisino Biarfio barone de Ghetaldi. Ogni versione accompagnata da alcune accurate e giudiziose osservazioni
critiche dell' ab. Piegadi.

L'utile

che

si

ricava da queste
la

versioni riunite egli

si

di vedere

come
i

lingua latina

diversamente

si

atteggi per esprimere

diversi concetti. -

Da ultimo

vi

esposta l'opinione delNonvrai sul verso 73


:

del C. xxxiii dell' Inferno

Poscia pi
di

che

il

dolor pot

il

digiuno, contro

Benvenuto Rambaldi da Imola. Dalla Vecchia Mons. Cav. Luigi, La Morte del co. Ugolino,
il

comento

con prefazione, Venezia, Fontana, 1864.

Per bellezza, fedelt, e nerbo


inferiore alle pi belle.

di

espressione non punto

DoLFiN Gian Paolo.

L'autografo della sua traduzione


i

inedita in versi latini esametri esiste presso

suoi eredi.

D'Aquino Carlo,
1707.

Le similitudini della divina Comedia,


in

trasportate verso per verso

lingua latina, Roma, Komark,

La

divina Comedia, trasportata in verso latino eroico


del
testo

con l'aggiunta
Napoli,

italiano,

di

brevi annotazioni,
- Traduzione

Mosca (Roma, Pietro Rernab), 1728.


Il

fedele ed elegante.

lavoro,

fronte

di

d'Aquino lasci alcune lacune nel suo alcuni passi che non si conveniva,
nella sua

cni' egli stesso dice

prefazione,
Il

di

propagare a

ben costumalo e religioso


Francesca di
L' edizione

scrittore.

Witte, nella prefaz.

alla versione del Piazza, pag. xxiii, riporta l'episodio della

Rimini,

tralascialo

nell'

edizione

di

Napoli.

veramente

fu eseguila in

Roma

per Rocco Ber-

nab;
in

ma non essendosi fino allora permesso di stampare Roma la divina Comedia, il P. d'Aquino ottenne di pubcome anche
si

blicarla con la falsa data di Napoli,

rilieva

permesso del Maestro del sacro Palazzo che trovasi alla pag. 13. - V. Tommaseo, articolo citato. Di essa cos parla il Witte Cui operi etsi lidei, non lamen
dal condizionale
:

502

TRADLZIOM LATINE.

eleganliae laudem negaverunl utriusque linguae periti


qui lalinam quuii facoret divinam Comediani,
elegantiaruni Nasonis plus aequo dederit.
la
Il

aemulalioni
noievole

Piegadi chiama
e
;

versione del P. Aquino stemperala paraholosa


la

nondimeno dice
e
ci

sua latinit attinta alle classiche fonti,

trova specialmente assai del fare facile fluido ed ar-

monioso di Ovidio.

Della Scarperia Cosimo. Mor


inedito
si

nel 1778.

L'Autografo
di Firenze,

conserva nella biblioteca del Seminario

a cui

fu

donato da Antonio Dall' Ogna,


in

Pievano

di

San
la

Giovanni Maggiore
dedicatoria

Mugello. Alla traduzione precede

a Mylord

Nassau Clavering, conte

di

Co w per
fece

e Pari

della
il

Gran Bretagna. La societ Colombaria


1803. - Nel Poligrafo di Milano,

stampare

primo Canto nelle sue Memorie storiche, Firenze,


23

tip. Albrizziana,

Mag-

gio 1813, fu pubblicata la versione del Y. dell'Inferno.

nel

pure

uno

dei

traduttori
Il

raffrontali

dal

Tommaseo

citato articolo.
<(

elegiacis

versibns

Witte chiama la versione dello Scarperia non ineleganter composilam, et senaccuratius

tentiam

auctoris

quam

illa

Caroli

Aquinatis

reddentem.
Carli Ab. Giovanni Girolimo, Saggio di una traduzione
in esametri latini. Ilari,

Lavoro

inedito,

citato dal

S.""

Lorenzo

nel suo Indice della biblioteca di Siena.


la

Catellacgi Antonio, L'Inferno di Dante, ossia


Cantica,
tradotto
e

prima
in

schiarito

a senso

preciso

di frase

altrettanti versi eroici latini, Pisa, Prosperi, 1819.

la

Feb. 1817; Il Catenacci cominci la sua versione nel compi nel marzo 1818. - Fu pure raffrontata del Tommaseo - Ultra Infernum, dice il Witte, versio non est

pregressa, ncque

eorum tulit suffragia, quibus bis de rebus sententiam dicere competit. - Atto Vannucci per non nega
a questa versione bellezza di frase latina, chiarezza del dire,

versi sonanti, intelligenza di testo.

Piazza Gaetano, Quinque capitula ex Purgatorio Dantis


lalinitate donata,

Vicetiae, Longo, 1844.

vitfnm

Dantis Alligherii Divina Comoedia hexametris latinis


Ualensis,

reddita ab abbate Dalla Piazza Vicentino, praefatus est et

Plazzae adiecit Carolus Witte

antecessor

TRADUZIONI LAThNE.
Lipsiae,

o03
lypis
J.

1848, sumplibus Joan. Ambros. Barlh,

B.

Hirschfeldii.

Schio, il 31 Luglio 1768; m. in Vicenza nel 1844. L'opera maggiore del Piazza, alla quale si raccomanda meritamente il sno nome, la traduzione latina della divina N. in

Comedia, intrapresa con ardore giovanile


tesimo
agli
dell' et

nell'

anno sessan-

sua.

In

essa

cerc conforto alle noie ed


;

severi studii sopra Virgilio,

incomodi della vecchiezza per essa fece nuovi e pi spigolando ogni frase ed ogni
tolse; e molte cose pure ripescando in Lucre-

parola che rispondesse al bello stile di Dante che dal gran

Mantovano
scientifico.

lo

zio per quel

che riguarda
pi

in

modo
di

speciale
i

il

linguaggio

Consult a voce e per lettera


chiara

dotti suoi amici

suir interpretazione

alcuni
:

passi

ne fece

argomento
gli

a dotte e piacevoli conversazioni

visse in

somma
. .

ultimi anni tutto in questo lavoro, e l'ultimo suo desi-

derio fu che fosse stampato

per

comodo
il

degli studiosi

Dal Piazza ricavasi quanta parte di Virgilio sia nello stile


di

Dante... La tempera dello


Parla
la

stile,

colore,

il

numero

tutto diverso.

pi conciso

assai,

scolpisce

pi che

dipinge:

ha
e

parsimonia virgiliana

ma

pi severa: de-

genera quasi
lo
stile,

in avarizia.

Dante disse

di togliere
gli

da Virgilio

non d'imitarlo; toglie


stile

elementi coi qual'

formare uno
di

che fosse suo, penetrare nella midolla

queir autore ammirabile,

non imitarne

le

parti

pi

appariscenti, e sembrare eco ed imagine piuttostoch voce

viva ed emulalrice.
le

Dante ha tolto da Virgilio


tutti
gli

le parole,

frasi

ed

modi,

elementi

limpida, elegante, pittorica elocuzione...

insomma di una Edora pi d'ogni


si

altro lo dimostra questa traduzione del Piazza, nella quale

questo

artifizio

mirabile del gran poeta

manifesta,
fin
([ui

e si

spiega pi chiaramente che


sia
"il

non

siasi

fatto

qual

che Dante dice d'aver Mantovano. Quindi che grande utilit ti si pu ricavare per lo studio delle due lingue da questa dotta ed elegante traduzione, la quale, ultima per il tempo della pubblicazione, non dubitiamo di chiamare primissima per la fedelt ed eleganza, e per questo merito, superiore ad
significato vero del bello stile
tolto dal

ogni altro, di far conoscere passo per passo quanta parte

504
dell'

TRADUZIONI LATINE.

elocuzione virgiliana avesse messo Danio nella

Come-

dia.

Onde non

parr esageralo quanlo scrisse Carlo Witle


(xxvi) dove,

nella

Prefazione cilala
latine
fatte

traduzioni

da vari
cos

Francesca

da

Rimini

dopo aver recalo le famoso tratto della conclude: IIos complurium


del

saeculorum conalus inler se conferens, lector, intelliges, Piazzae conversionem non infclicibus ausis utramque conseclatam esse laudem, tam ldei quam casti sermonis, nec
a
superioribus

saeculis

nostro
Barili

praereplam palmam

esse
vir,

judicabis.

Ed Ambrosio

aggiugneva

Is

enim

studiis humanitalis ac literarum eleganlium perpoliliis, nihil

omnino praetermisil, quod nterprelationi lalinae suae virlutem dignitalemque vindicaret, qua ad oplimorum carmi-

num

auctoritatera accedere viderelur. Superavit sane illud

Propertianum
renl...
Niliilo

maf/nis voluisse sat

est,

ncque, ut Horatii
ferre

verbis utamur, onus suscepit,

quod liumeri
est
illic

recusa-

tamen minus, qui


qui

hominum
minus

vituperandi
satisfecisse

prurilus,

erunt,

eum

hic

sibi

conclament, qui hoc llove versu minus numerose sonante

miuusque aple cadente offendantur, qui

liane illamve

verbo-

rum conslructionem

nimis obsolelam, inusitatam, placitisque

gramaticorum minus convenienlem in judicium vocent et damnent, qui adeo aliquid barbarismorum, qui dicuntur, sapere singula aulument. Hi s bene circumspexerint et
paulisper consideraverint,

longe

diftcillimum
fieri

esse

et

in

verbis et in sentenliis,
recentioris aevi
in

quantumcunque

polest, poetae

linguam latinam transferendo servare


;

fidem et eadem opera emendate elegaalerque loqui

iidem,

inquimus,

si

perpenderint et secum reputaverint, ipsos viros

doclissimos linguaeque lalinae peritissimos, in pangendis polissimum carminibus, fere nunquam satis tulos esse, quln quid in sermonem purum atque emendatum peccent, eique

inopinantes alieni quiddam et ipsorum linguae palriae proprii

immisceanl, non solum aliquantum de severilate animadversionis suae remillent, sed eliam intelligent, Piazzam

perbene probavisse,

ad res

diversissimas

traduci

posse

linguae lalinae ingenium; quid, quod admirabunlur, Profes-

sorem Yicenlinum in via ardua et piena periculorum tam bene stetisse, tantis difficuUalibus impedilum rem suam tam

TRADUZIONI FRANCESI.
forlilcr gessisse et

505

gloriosam quandam
iv).
Il

victoriam reportasse

Bath iutUolava questa versione Principi Serenissimo Joanni Duci Saxoniac ariium lelleraTumque cultori et patrono summe venerabili.
(xxxviii - xLi - Y.

III.

TRADLZIOSI FRA^CESI

1591. Grangier Balthazard,

La Comdie

de

Dante,

de

r Enfer, du Purgatoire et Paradis, mise en


et

ryme francoise

comente, Paris, Ges&elin, 3 Voi. in 12."

rico

Prima traduzione francese a slampa, dedicata al Re EnW.-UIievue des deux Mondes (iNov. 1840, p. 437) ne Le bon abb Grangier s' est arrang reca questo giudizio
:

pour traduire vers pour vers, et mot pour mot. Quand il il ne peul pas traduire, il fourre tout simplement le passage
italien

dans son vers, et

il

continue. Ce qui

fait

qu'

il

est

aussi simple de cherclier le sens de Grangier dans la divine

Comdie, que le sens de la divine Comdie dans Grangier. E San Renato Taillandier: Chez nous, la traduction en rimes
francaises de Baltliazar Grangier (1591), malgr ses grces

naives et l'inlrt qui s'y attach; n'iait gure de nature


populariser le

grand Florentin.

sono chiare e piene

di utili notizie,

Le noie, secondo VArtaud, ed ei non dubita di


1 Oct.
;

chiamarle eccellenti. [V.Revue des deux Mondes, 1841,

Demeulin, l'Artiste, 1857, Juin).


1776.

MouTONNET DE Clauifons, La Divine Comdie de Dante


Troduction francaise, en prose, accomet critques et

Alighieri, L'Enfer,

pagne du
vie

texte,

de Notes historiques

de la

du

poete, Paris,

Le Clero

et

Le Boucher,

in

8.*^

Questa versione viene cos giudicala dal Labitte nella Rdue des deux Mondes (1840, xxiv, 457) Son procde est encore plus simple. Au moins, quand Grangier ne comprend pas un mot italien, il le met tei quel dans sa traduction,
:

s'en rapportant
lecteur.

la

grace de Dieu et l'intelligence du

M. Moutonnet lui n'y fait pas tant de fagons, line met rien du toul; seulement il fait une nte, pour dire que la difl'rence du genie des deux langues l'a empch de
traduire le passage saut. - E l'Artaud;

L'auteur avoit lu

506
altentivement
soii

TRADUZIONI FRANCESI.
pote,
et
il

le

prouve souvenl,
d'

mais

quelque

anime a ce traducteur, qui obliiil cependant des siiccs, devanl les quels Rivarol, auss admirateur de Danio, dclare qu'il ne
cliose
d' energique,

de puissanl,

pourait pas dormir.


1777.

Watelkt, Traduction en prose

le

l pisode

r/'

Ugolln

(Pubblicala dal Marmontel, nella Polique frangaise, Lige,


V. Y. p. 35):

1783. RiVAROL

De ...

L'Enfer,

traduction notivelle en
S.**

prose avec notes, Paris, Merigol el Barrois, in


a

Rivarol de spiriluelle mmoire, est un traducteur du


fori rldicule.

Danle

Le

18.*^

siede avec ses prlentions phi-

losophiques el son rudition plus que superficielle, ne pouvait


pas comprendre l'oeuvre profonde et thologique de Danle
il
;

s'en moquait: c'eut t ben s'il ne s'tait pas avis de

la traduire;

mais quelle traduction, bonDieu! Cesi unechose

la fois triste et

comique de voir Voltaire


les

el

Rivarol donner

des lecons de bon gul l'auleur de

la

Divine Comdie.

Tanlt
tantl

il

trouve que

noms des dmons soni mal sonnants,

la Fable, ne comprenant pas, le pauvre homne! que le sysleme mylhologique de Dante s'carte dessein des tradilions payennes, parcequ' il rentre dans la thorie donne par les Pres sur l'origine du Polythesme. [Revue des deux JUondes, art. cit.) - Ben allrimenli ne giudicarono l'Arlaud e Saint-Ren Taillandier: Elle est tres recherche, sentenzia V Artaud: il y a des morceaux remplis de moeuvement, de style de hardiesse, d'estro ilalien qui font beaucoup d'bonneur a
il

renvoie Dante au Dictionnaire de

Rivarol.

E Sain-Ren

Taillandier,
le XYIII.*^

art. cit.:

Nolre XVII.

siede a ignor Danle,

s'en

est

moqu par
de

la la

bouche de Voltaire,
de son vers,

et Rivarol le premier, la veille

revolution, a devine l'originalit de son style, la puissance

force

de ce vers ([ui se tieni debout par la se ale du substantif et du verbe, sans le concours d'une seule pithte. - Le noie che Y Artaud chiama dotte sono tolte in gran parte dal Comento Venturiano. - Les belles
infidles,

dites

classiques,

doni Rivarol

offrali

le

type.

Rhal Prface.
1796.

CoLBERT

d'

EsTOUTEViLLE,

La Divine Comdie de

TRADUZIOM FRANCESI.
Dante
Alighieri,
et

507
de

contenant

la

descriptioi
Sallior.
la

l Enfer, du

Purgatoire

du Paradis, Paris

Pul)blcazlone postuma,

in prosa:

versione tenuta

inesattissima e di poco rilievo.

1085 Carrion NisAS,


niteur Universe), 1805,
Il

Traduction en vers du chant

VEiifer du Dante (Magasin Encyclopdique parMillin;


IS.

V de Mo-

226.)

Bridel l'appunta di poca fedelt.

1805. Bridel Louis, Traduction envers franraisdu Y. Chant

de V Enfer, lasle, Haas.


11

Bridel, nella lettera che precede questa versione, acdi

cenna

aver per intero compiuto quella dell'Inferno.

la Soc. Colombaire de Florence {Artaud de Montor), Le Paradis, pome de Dante, traduit de ritalien, prcde d'une introduction, de la vie du pote,
1811.
suivi de j\otes ewplicatives

Un Membre de

pour chaque chant,

ecc.

Paris,

Treuttel, et Wurtz. in 8.

1812.
181-3.

L' Enfer pomc de Dante, Paris. Smith, in S.'' Le Purgatoire, pome de Dante, Paris, Blaise,
Paris,

in 8. - II Edition,

Firmin Didot, 1828-30;

III.

Id.

Paris,

Firmin Didot, 1845.


traduction

Une
en vers
et,
;

en prose ne saurait reproduire l'ori-

ginai avec autant de chaleur

mais
l'tat

elle a

dans

et de vie qu'une traduction beaucoup plus de moyen d'tre ldle ; actuel de la langue et du gut elle peut

trouver, dans cetle ldlil

mme, des sources nombreuses


fait,

d'energie, d'originalit et de couleur locale. - L'Auteur de


la

traduction que j'annonce n'a point

pour se rapprolui

cher de son modle, tout ce que nolre epoque

permettait

ou plutt tout ce qu'elle exigeait de lui. Son ouvrage, il est vrai, a t publi, pour la premire fois, il y a dixsept ans, on concoit qu'il doive porter l'empreinte da got timide de la priode de l'empire; mais, des ce temp-l

mme,

le

traducteur pouvait, loul en s'eloignant des mots,


fidle
fait

demeurer
toujours

au sens du texte,
L'inexactitude
l'a,

et c'est ce qui

il

n'a pas

du traducteur consiste
Je ne

souvenl, ainsi qu'on

dja vu, dans le periphrases qu'il

substitue aux mols propres employs par Dante

doule pas que M. Artaud ne se soit livr des docles et p-

408

TRADUZIONI FRANCESI.

nibles tudes pour iroaver des quivalenls de loutes sorles

aux expressions sans nombre qui dans le Dante lui ont paru ou Irop simples, ou Irop crucs, out Irop ligures. Eh
bien! qu'il fasse un elTort de plus; que,

duction d' un

ceil

sevre,

il

revoyant sa Iramette contribution loutes

les ressources actuelles

de notre langue pour se rapprocber

du tour et des niots du texte, dans les nonibreux Chauvet, Revue passages, ou il s' en est ioign t!nGyclopedique, Mai, 1829. - La traduclion de M. Arlaud qui a de la rpulation, et qui lui a cout 24 annes de ti'avaux, conslitue la plus grande dception de sa vie ea general cette malheureuse traduction ne traduit rien de loul que les ides de M. Artaiid, qui ne sont pas ordinairement celles de Dante. Ajoutons qu'il y a des hrsies pour
sens,
;

du

faire

bruler cent fois M. Artaud,


rien

si

Tlnquisition

exlslail

encore. Nous n'exagrons

en affrmant du fonds de
prfrence,

ntre sincrit de ntre loyaul, que nous ne savons par quel

bout
afin

la

prendre, et quels exemples donner


justiter ce

la

que nous avauQons - ... Tout cela ne signifie pas que M. Artaud soit un homme sans mrile, mais outre que la traduction du Dante tait une tache difficile, c'tait encore une oeuvre en dhors de l' intelligence de son temps.
de

Revue des deux Mondes, art.cit. - AU'Artaud non bastarono le simpatie del Medio Evo, per impossessarsi di Dante, e non tolsero che la sua non restasse una perafrasi accademica.
Crepuscolo,
Gli studj italiani in Franeia, 15 Luglio, 1855.

1817. Terasso.^ Henri, L'Enfer, pome de Dante, traduction

en vers francais, avec Notes, Paris,


L'

Pillet, in 8.

Artaud

intitola

il

Terrasson

poete tres distincfu.

1820. Le Clerc Joseph Victor,

Traduction en vers fran-

gas des pisodes de Froncoise de Rimini et

du Comte Ugolin.
de

{Nel Lyce francais, Parigi, 1820.)


1823. Brait

de la Matue M.,
d'

Traduction en vers

nouveaux Comentaires de Biagioli, avec le texte en regard, et enrichie d' un Discours sur et historiques, et d'un pian le Dante, de Notes littraires
l Enfer de Dante

dpres

le

geometral de V Enfer, Paris, Bossange.

Non

fu troppo felice l'esperimento. - Y.

Revue EncycloSalfi.

pdique, XXI. 419-20, l'articolo dettato da A.

TRADUZIONI FRANCESI.
1826.

509

Tarver

I.

e.

LEnfer

de Dante tradut cn francais,


raisones
et historiques,
et

accompafjn de ]\oles expicatves


siiivi

de Remarques qnrales sur la vie de Dante

sur

les

faclions des Guelfes et des Gibelins, Londres, Dulau, in 8.

Al

legji^ere

il

poema

di

Dante, dice

il

Tarver, prima ne

ebbi disgusto, poi un nuovo spettacolo


e si dissip quella

si ofTii al

mio sguardo

nebbia che mi ascondeva scene impore pieni


di

tantissime,
ardili,
fatti

alti

sensi
di

buona moralit, concetti

storici

sommo
di

interesse, idee peregrine del

cuore umano, quanto nuove tanto maestrevolmente delineate,

ed

io

mi trovai padrone
Il

un vasto campo, ove ogni spiga


sorgente
di

che raccoglieva era per


gioia. -

me una

piacere

e di

lavoro del Tarver pu meglio considerarsi

come

una dichiarazione in prosa francese dei sensi del poeta firentlno onde rendere pi piana l'intelligenza dell'originale.
Sotto questo aspetto lodevole
?sel
il

disegno e

1'

esecuzione.

secondo volume
persone
di

vi

anno

le 'dichiarazioni

concernenti
storici e

alle idee morali e llosofiche dell'autore,


alle

ai passi

cui

si

parla
gli

nella Comedia.
il
il

meritare
e
il

lo

applauso degli studios!

vaglia

lungo studio

grande
.le

amore che
lu, dice et,

gli

han

fatto cercare

sommo volume.
il

ai

VArlaiid, la traduction di M. Tarver; elle est fidlc,


soil "pas francais,

quoique l'auteur ne

s'exprime tres-

legamment dans notre langue. 1829. Deschamps Antony, La Divine Comhlie de Dante,
trad. en vers francais, Paris, Gosselin.

^'on che

la

traduzione dai Canti

i.

ii.

ni. v.

xv. xix.
i.

\x. XXI. xxiii. x\v. xxxiii


IX.

MV Inferno;

dei Canti

u. vi.

x. XI del Purgatorio, e dei Canti v. vi, xv.

xvn

e parte

pour rendre

Le traducteur nous avertit que, du Dante, il n'a poinl choisi cette langue courtisanesque qui serait dplace rame dans une traduction de Yirgile. - Locutions dantesques, rptitions des formes, expressions latines, nous avons, dit-il, tout reproduit scrupuleusement comme en faisant une traduction de l'Ilia-

del

XXV

del Paradiso. le style

de,

nous aurions respect les pithtes sacramentelles et ces belles manires de dire homriques (jui donnent tant de caraclre au slylc. Donc, toutes le fois que notre traduction parailra inexacle, ce ne sera point systme, mais

510

TRADUZIONI FRANCESI.

mpuissance, car nous ne


avoir
le
le droit

sommes

pas de ceiix qui croieul


les graiids

de changer et de mulller

auleurs,

tour et

la

concision potiques la paraphrase prosaque.


janiais transport le conienlalre

En un mot, nous n'avons


dans
le texte, et

nous nous sommes livrs en tonte conlance notre pote, marchant quand il marche, nous arrtanl quand
il

s'arrte et le suivant pas a pas,

comme

lui

mme

sui vani

Ce systmc de traduction serait fort bon, si en francais il tait praticable. Malheureusement le conlraire n'est pas douteux pour quiconque a une connaissance approfondie des deux langues et particulirement de celle que le Dante a parle... Vivement pris de son modle il a qulquefois russi, au del de
Yirgile dans son fatale

voyage

loute esprance, reproduire ses beauts... Je n'insistcrait


point sur
version.
Il

le

longueurs et sur

le

autres dfauts de.cette


e'

en est un qui les domine tous:


e'

est l'absence

des presliges de l'originai,


Chauvet,

est la simplicit prosique.

Revue Encyclopdque, Avril, 1850. - En 1829 Peschamps a donne les premiers modles de la couleur dantesque. Jihal - Cetle traduction a donne du Dante une ide plus exacte que pas une autre en prose. Hatisbone. - Il Deschamps ed il Barbier si lanciarono in pien colorito ihniesco. - Crepuscolo, Gli studj Italiani in Francia, 15 Luglio,

1855. -

Antoni Deschamps avaient donne

Quelques fragments trop peu nombreux de M. 1' exemple d' une fidlit
1

nergique ethardie. - Saint-Ren Taillandier, Revue des

Deux Mondes,
1830.

Dee. 1856.

p. 516.

-V.

Lecretelle,

Globe,

1831. De GoiRBiLLON Josepu Antoine, Dante, trad. en vers


francais par stances correspondantes

aux

terzets lextuels, sur


et

un

iexte

nouveau quant au choix des varianles


al

au mode

de ponctuation, L' Enfer, Paris, AuiTray, in


Il

8." gr.

Gourbillon spese intorno

poema
i

di

Dante venti anni

continui di studio; consult tutti


cio sino a Viviani,

comentatori da Boccac-

esamin quanti codici e quante stampe


di certezza fosse

pot avere

e ninna fatica gli parve troppa che lo potesse

condurre a formare, con quanto pi


sbile,
il

pos-

vero testo di tutti


rendersi

luoghi dubbiosi delle cantiche.

Poi

volle

capace aCTatto dei pensieri del divino

TRADUZIOM
poeta,
volle
farli

FUAiNCESI.

511
in prosa,

suol:

tradusse lutto l'Inferno


di

parola

per

parola.

Questo lavoro

molta

difficolt

e di

pazienza maggiore, gli fece conoscere quanto male consiglialo


si affidava da prima, troppo anche dei migliori; e quanto ingannatrice torni spesso l'autorit, anche dei gran nomi, in
si

fosse di afiidarsi,
ai

come pur

facilmente

conienti,

particolare nella critica. Ne trasse poi il vantaggio inestimabile che nella traduzione in versi della suddetta cantica,

non ebbe a
intendere

lottare,

che contro

gli ostacoli

(grandissimi)
quelli d'inla

della lingua poetica francese,


il

non pi contro a

suo originale. Gourbillon arricchiva

sua trail

duzione

I.
i

Di considerazioni preliminari sopra Dante,


suoi comentatori, con una tavola sinottica
li.

suo

poema

delle

divisioni generali e particolari dell'Inferno:

Di un cata-

logo cronologico dei principali comentatori da Gio. Bocaccio


lino al Biagioli ed al Yivian
:

III.

Di un analisi ragionata

sopra ciascun canto: lY.Dcl testo dell'Inferno, colla versione


a fronte in quartine corrispondenti a ciascuna terzina dell'ori-

ginale: IV. Di note e comentarj sul testo.


goni,
il

Giannone,

il

Bianchetti,

il

-Q. Viviani, l'UMarchangy tennero in

pregio questa versione. \. Antolo:iia di Firenze, XXIII, 62; Politjrafo di \erona, VI II. 435.
1833. Maggiolo
L.,

Trois chants choisis de la Divine Coi\otes, et

mdie de Dante AWiliicri, avec des


sa vie et ses ouvrages,

une nolice sur


3.

Traduction interlinaire dn

Chant

de

L Enfer,
183o-37.
et

Luneville, Creusat, in 12."

De

la Fayette Calemard Cuarles, L' Enfer, tra-

duit en vers francais,

uvee

le

texte ilaien en regard,

une

Prfaee
18-36.
l'

des

S'otes

da traducteur,

Paris, L'Auteur, 2 voi.

Dumas Alex., Traduction en vers (rancais du Chant avec lA'otes. (Nel Yol. Y della Revue des deux Mondes, p. 53y-4i: fa parte d'un articolo che s'inti1.

de

Enfer,

tola

(luelfes et Gihelins.

1837. BouLLE M. Fraf/menls d'une traduction de Dante,

pisode du Corale Vgolin (Mmoires de

la

Socit accad-

mique de Savoie), Chambery, Puthod, 1835. 1837. Le Dreuille A. La Divine Comedie de Dante Aliqhieri, Enfer, traduction nouvclle en vers librcs, Paris, De
Faiu.

512
Il

TRADUZIONI FRANCESI.

si obbligalo a vcrun metro, che se forse aslraltamenle potrebbe parer non lodevole, nel fatto crediamo che abbia contribuito non poco alla bont delia traduzione. Essa una delle pi fedeli che noi
il

Sig/ Dreuille non

conosciamo, cosi pei concetti, come per


del

lo spirito

generale

poema. Bblioleca Italiana, Luglio, 1830. - Le Revue dei dcux Mondes la giudic con queste poche parole: M. Le Dreuille a mis la Divine Comdie en couplets aux quels \. Bibl. Genve, xvii 312-313. il ne manque qu'un air.
1838. MoNGis
J.

(procureur general pris

la

cour imperiale

de Dijon)
Peutet -

Dame

Alifjhieri, L'

Enfer, pome traduit en vers

alexandrins,

Paris, Barba,

in 8.^ - L' intero

poema, Dijon,

Pommey
).

editeur; Paris, Hachetle, 1857, (Edizione

magnifica

Le traducteur,
Qiiand,

cosi

il

Mongis,

ne doit tendre qu'

s'effacer.

l'aide
il

pnible

et

charmant,

est

d'un travail lout la fois parvenu faire revvre son


il

modle,
il

le faire

admirer,

comme

l'admire, aimer

comme

on heureux et fier; sa gioire est d'entendre dire en lisaiit: Dante tait un grand poele. J' ai donc t tres-sombre de commenlaires: ne prenant la parole dans quelques notes rejetes a la fin du pome, que pour faire mieux ressortir quelque beante cache; eclaircirun passage obscur, hasarder parfois une critique respectense ce n'est pas que 1' preuve ne fit pour 1' auteur bien rude et bien Ahi! quanto a dir qual era cosa dura. perilleuse Traduire un poeme en vers, c'est, je le sais, un crime Unissant, aulant qu' il ra'a t devant notre epoque possible, une rigoureuse exactitude une lgance sobre et sevre, laissant loujours sentir sous un vlement emprunt les formes pures ou les fiers contours du modle;
l'oublie, plus
il

l'aime, sa tche est remplie, son ambilion satisfaite. Plus


est

dissimulant, mais sans les effacer, sous les plis de sa robe nouvelle, les couleurs trop tranches qui feraient tache aux yeux de notre epoque m'attachant conserver dans l'ensemble les allures, l'accenl, l'esprit, le parfum de l'oeuvre
ce je ne
sais
la

quoi

qui

s'

appelle

la

physionomie et qui

constitue

rassemblance, qui n' est pas dans les traits du


la

visage

mais qui est

rgularit des formes ce

que

la

TRADUZIONI FaANCESl.

J)13

grce est
janiais

la

beante cherchanl

enfili et

surtout n'oblier

que je dvais falre adinirer Dante non pas des du XIV.^ siede mais des Fran^ais du XIX.^ el que, suivant un excellenl prcepte: Sur le ton des Francas il
Italiens

faut chanter en France.


1840.

Prface.

FiOREMiNO Pier Angelo, La Divine Comdie de Dante Allighieri, traduction nouvelle accompagne de J\oles,
Gosselin,
in

18 - Riprodotta

dal

Gosselin nel

1843;

dal

Passigli, Florence,

1846;

dall'

Ha chette,

Paris, 1861.
les

Vu

toules

les

dificulls

de langue et

difficulls

d' ides qui se

prsentent l'entre du

poeme du Dante,
l'

nous
qu'

flicitons la liltrature francaise

de l'ceuvre remarenrichir.
la
Il

quable dont M. Angelo Fiorentino vient


il

faut

ait

fait

une tude bien approfondie de


le

langue

italienne

pour avoir compris ce point


et
il

sens littraire

du Dante,

faut encore

qu'l ait

fait

une tude bien

plus approfondie des grandes el sublimes matires qui sont


Irailes dans la divine Comdie,

pour en avoir ce point


qui

rendu

le

sens mora!.
la

Les notes prcises et claires,


dclent

accompagnent
Nondrs,
sione
prosa,
ISov.

traduction,

esprit droit, et bien sur de lui

mme.

un homme d* un - Revue des deux

1840. - Teotlo

Gautier,

scriveva nella sua

prefazione:
del

VAroux
il

portait derniremcnt
Il

aux nues

la

verin

Fiorentino. -

Fiorentino,

in

una versione
Il

restilu

genuino senso del poema che l'Artaud


Classici. -

avea palliato del paludamento dei


artic. citato. - V.

Crepuscolo,

Montqul,

Revue des deux Mondes, V


traduction
in

Nov. 1861.
1842. Briseuk a..

La Divine Comedie,
II.

prosa) Paris, Charpentier, in 18; 1847.


Il

ed. Paris, Charpentier,

Briseux,
si

gliori

che mai

nella pregevole sua traduzione, delle miposseggano, ha evitato accortamente quelle

iperboli che son di

sermone;

se non che

seguendo

egli le

tracce del signor Fiorentino, che restitu alla nostra lingua

suo stretto senso al poema di Dante, si un po' troppo abbandonato a questo nuovo metodo di traduzione, in cui, mirando solo alla fedelt letterale, si propone l'insieme
il

delle parti, lo spirito della parola, e trascurasi la grandezza,


VOL.
II.

33

514
il

TRADUZIONI FRANCESI.
in

immero, l'energia, tulio

somma che

consliluisce

il

carallere generale dello

siile.

Del reslo noi non sapremo


della sagacia e
ei

mai troppo lodare V ingegnoso interprete


dell'

inlendimenlo poetico eh'


1 Olt.

pose

in

questo lavoro. -

Labtte, Biografi, e Traduttori di Dante, \.

Revue des deux

Mondes,
vanza
L'

1841. - Briseux spinse allo scrupolo l'osser-

letterale,

pago

qualche volta

dell'

di rendere le membrature, a scapilo assieme. - Crepuscolo, articolo citalo. -

auteur de Marie, dans une prose sobre, nelle, tour

le voi du pole depuis malebolge de VEnfer jusqu'aux conslellalions dnParadis. Saint-Ren Taillandier, ari. cil. p. 51 6 - Anche Saint-Bcuve

tour nergique et charmante, suivit

le

d molle lodi

alla

versione

del lirseux. -

De

toutes les

traduclions que nous avons pu comparer, celle (de M. Fiorentino) est encore la seule qui unisse un gal degr
la ciarle et la fidelil, et qui

presente ce que

j'

appellerai,

faule d'un aulre mot,

Ce soni
cteurs
pole.

de lexte. des mrites qui on l Irop ignors des tradudifficile

un large

et facile courant

de ce grand, mais
Fidles
Ils

et

parfois
il

nigmalique
infidles.

soni obscurs;

clairs,

soni

Un

des meilleurs et des plus zls,

notre pole Auguste

Brizeux, ne parvient pas, malgr lous ses efforts, crer ce courant de Iraduclion doni nous parlons, et ne fait gure que des renconlres heureuses; une ligne d'une vulgaril plus que prosaique termine la Iraduclion poetiquement

commence d'un
telle pilhete

tercel; des expressions vives, senlanl leur


Ielle

pole et rendanl a merveille

ou

Ielle

image. Ielle ou

du lexte

ilalien, se

trouvent enchsses dans


fidelil,

des phrases languissantes et monolones force de


si

bien que celle Iraduclion, Irs polique par les dtails et

souvent Irs mritoire, donne l'impression que donneraient


quelques rares bijoux brillants dans un bric--brac de maussades objects de plomb et d'tain. Montgut, Revue des deux Mondes, 15 Nov. 1861. p. 4116. 1842. Aroux P., La divine Comdie, Enfer, Purgatoire, Paradis, tradiiite

vers, avec

le

texte en regard,

accom-

pagne des
in 12.^ -

]\otes et eclaircissements, Paris, Monlanier, 3 voi.

La Comdie

de Dante, Enfer, Purgatoire, Paradis;


et

tradiate en vers, selon la lettre

commente selon T

esprit.

TRADtZIOM FRANCESI.
sutvle de la
Paris,

ol5
fidles cV Amour,

de f

chi antjcKje

symbolique des

Renouakl, 1857.
lout
aii

Cesi

plus

si

nous aurons droit au


et encore ne sarait-ce
il

tilrft

plus

modeste de
liavail, cai*

versificaleur,
il

pas sans

est Ielle tercine qu'

nous a
soit,

fallu reniettre

maintes

fois

la fonte, puis liraer, clseler, polir et retoucher

plusieurs reprises.

Quoi qu'

il

en

il

n'est pas que,

dans quelqu'une de ses parties, nolre version rimce n'ait trouver grce a des yeux indulgents et fournr la preuve

ces

critiques

dilettanti

qui

se

retranchent derrire le

tableau de Scheffer, nous refusent, en dernier ressort, toni

dnus.
Il

sentiment polique, que nous n'en somnies pas entirement - Aroux, Preface. - Dante est un franc-macon.
parie un langage inlelligible seulement
lire

aux

initis.

Yous

avezcru
la
loi

l'cBuvre d'un chrten bardi qui juge les papes

empereurs et les peuples au noni de du Cbrist; vous tes tombs en extase devant le manucl de U franc-maconnerie au XIY. sicle. En fa(?e de l'glse du Cbrist s'agite dans l'ombre une glise brtique, nianicbenne, la fois mystique et sensuelle, la monslrueuse glise des hrtiques. Dante esipusleur de V glise alhi(jeoise dans la ville de Florence. Vous demanderez les preuves de cette accusation l'auteur de ce beau systnie a un procde bien simple: il ne prouve pas, il affirme. Assis sur un tribunal infailiible, il fall des rvlations et prononce des oracles. Pour apprcier Dante, il a lu tous les livres
et les cardinaux, les
;

de franc-maconnerie,
Yirgile dit:w

et,

prepar de
il

la sorte,

il

retrouve

chaque vers les diableries dont

Je suis Lombard.

0
ses

meubl sa cervelle. impudence! le Yirgile


avec
les

danlesque proclamo lui-mme


Albigerois de
la
:

accointances

Lombardie labemus confitentem reiim. Toutes les argumentations sont de cette force. Est-ce une gageure? est-ce une bullonnerie ? ?son, la cbose est srieuse. M. Aroux a fait beaucoup de recberrbes sur la litlralure italienne;
mais sa monomanie
lu de travers.
le suit partout, et ce, qu'il a lu,
il

l'a

Ce qu' il y a de plaisant, e' est qu' il veut absolumenl que nous lisions comme lui. Aprs avoir fait une rquisitoire contre Dante rvolutionnaire et socialiste, il a fait une traduclion de la Divine Comdie (et quelle

516
Iraductioii,

TRADUZIOM FRANCESI.

bon Dieul)

avec des noles qui Iraveslissent

chaque scne. Ce n' lait pas encore assez: il a compose un diclionnaire de Dante o lous ^ies mots employs [)ar le pote prennent un sens diaboliqiie. L'auleiir dit le pam
des anges
la
foi
;

lisez la doclrine sectare.


11

Il

dit

Beatrice;
lisez
le

lisez

sectare.

dit

le

soiiverain

bien;

Dleu

sectare.

A
la

l'aide

de ce

lger

prendrez

Divine Comde.
et

changement, vous comDante dcrit un arbre pare

de

feuilles
e'

de

fleurs,

e'
Il

est

un Albigeois; un
il

arbre

mort,
contre

est

un catholique.
Il

pent une fort,

parie de

l'hiver, dii froid, de la nuit, de la


le

catholicisme.

cite le
;

rone Can Grande della Scala

mort; autant d'injures seigneur de Vevous croyez qu' il parie de

nom du

son ami et de son hle? Dlrompez-vous;

il

est question

du khan des Tartares.

le

chef mysterieux des Albigeois et

des franc-magons orientaux. Tout est bon pour accabler le

malheureux pote; l'indignation de


de calembours.

l'

accusateur est arme

- Saint-Ren Taillandier,

dantesque en Europe,
18o(),
p.

Y. Revue des

La ltterature Deux Mondes, 1. Dee.


fase. 92,
p.

513. - V. Glorn. Arcadico,

312-322. -

V. Prof/resso di Napoli, 1842, fase. 59.

1843. Rhal Sebastien, [di Cesena) Les Oeuvres de Dante,


traduiles en prose rytmique, Paris, Lavigne. - Avec des notes

d'aprs
stration

les

meilleur^ commentaires par Louis Barre,


Paris, J

ilhi-

par Antoine Etex,

Bry Ain, 1854,

voi.

in 8. (imprim. Lacour).

but de reproduire

Ecco r intendimento del traduttore. Nous avons eu pour la fois dans toute la mesure du possible,
le

avec

sens litteral rationel, la forme,

la

couleur etl'har-

monie, les trois parties capitales dont se compose tout livre


compiei, tout vrai pote. L'auleur des trois cantiqucs, on
le sait,

prsente des difficults inouies une iransplanlation

intgrale:

son tour concis et brut, son mlange de ihola

logisme et de symbolisme,
luelle par tercels,

langue exceplionelle qu'

il

s'est cre, ses obscurits fn'quenles, son ascension perpe-

voritable rocher de Sysiphe,

forcent le

Iraducleur subir toules les angoisscs.


pathie pour
reunir les
le

Malgr

ma

sim-

verbo des rauses, je ne pouvais esperer y quatre conditions essenlielles, ni surtoul le popu-

TRADLZIOM FRANCESI.
larisor aiisi
Oli

517
la

panni nous.

J'ai prfr

prose rhylmique

rhytme, seconde poesie, flexible et majesleuse, rajeiinie


elle sera

par nos grands crivains modernes, et laquelle les livres


sacrs ont accoutum nolre public
le
;

l'

inslrument

plus proplce pour transplanter les hautes conceplions pi-

(|ues, les

donllamlope peul exactemenl s'y empreiudre sans


la

eatraves de
1844.

rime

ni

de

la

cesure.

- Jhcal,

Pr face.

Levol FlerimoiNd, psode du Conte Uqolin, Lyon,

Marie.
1852.
Paris,

Saim Mauris
F.,

.Victor,

La

divine Comdie

du Dante,

Amyot, 2
d^

voi. in 8." (in prosa).

1855. Lamennais

La Divine Comdie
la vie,

de Dante Alif/hieri,
les

prcede

une introduction sur


id.

doctrincs et les

ieuvrrs du Dante, Paris, Paulin et le Chevalier; Paris, Didier 1862;


Il

1863; Paris, Forgues, 2 voi.


fatto

in

12, 1864.

un miracolo di lavoro, ha costretto la lingua francese ad ubb dire Dante. una versione letterale. In questa maniera di tradurre la lettera per lo pi uccide lo spirito; oltrecch si d il signilicato, di rado la poesia. 3Ia la nuda lettera sotto la penna del Lamennais diventa pensiero e immagine, colore e musica. Quel
sostituire parola

Lamennais ha

parola

fatto

con tanta intelligenza


il

del testo, e con tanta scrupolosa esattezza, che


si

pensiero

trasmette limpidamente dall'una nell'altra lingua. Questo


di

gi molto, chi pensi quanto Dante sia

diftcile

inten-

dimento anche ad un

italiano.

Ma

questo merito volgare


isl gi la

allato al rimanente. Innanzi al

Lamennais non
le

parola italiana a cui cerchi l'altra che

risponda,
in

ma

il

pensiero tutto intero e vivo,

che trapassa

francese coi
;

suoi accessori, col suo colorito, con la sua armonia


1

e questo

fa

senza sforzo, senza


si

frasi,

con tanta evidenza e con


ti

un fare
cese:

naturale, che quel pensiero

par nato

in fran-

cosa mirabile! strettamente

una
1'

traduzione

potentissima,

ed

insieme

letterale.

Con

la

sapiente

collocaegli

zione delle parole,


ti

con

audacia

delle

inversioni,

crea nna specie di prosa ritmica, che simula l'armonia


;

dantesca

con
della

ardite

elissi,

con

tragetti

scorciature
il

ed
la

uso

maestrevole

brevit

nervo e maniera dantesca. Dante dice cose prdi particelle

serba tutto

S18
fonde
in

TRADUZIOM FRANCESI.
imaginl vive e spesso con
plastica
alza
seniplicilii
;

la

metafisica

slessa di sotto alla sua

fezione

si

penna esce statua: alla quale pernon di rado il Lamennais, fatto

ma dcsposla intelligente. E si con molto accorgimento aiutato dei primi Classici, lai che nel colore e nel giro senti un sapore che li ricorda Amyot e Montaigne. - De Sanctis, Cimento di Torino, 15 Luglio
despota della sua lingua,
1855. -

Se

a ragguagliare
il

le diversit
il

che

fra autori

traduttori mette

luogo e

tempo

la

lingua

diversa,

giova
tori,

parte la comune origine delle lingue e degli scritconformit dell'ingegno e dell'animo, degH sludi e della vita; non pochi vantaggi nel tradurre il poema di
in
la

Lamennais, che nell'arte dello siile fece moderni non sogliono, e fin negli anni suoi ultimi leggeva antichi libri della sua lingua, di
il

Dante s'aveva

accurati sludi, pi che

quando eli' era pi affine all'italiana, e che conosceva, se non l'antica filosofia, le dottrine dei Padri a cui Dante attinse; e amava l'Italia; e dell'Allighieri aveva gli sdegni tra impazienti e superbi, e gii alletti non senza dignit passionati

Ma

tante restano tra

lui

il

suo autore dif-

ferenze e d'ingegno e di scienza e di fede,

che chiedergli

una traduzione adeguata, quand'anche


a

ci fosse possibile

uomo veruno, sarebbe

indiscreto; e tanto pi che questo

lavoro dell'et cadente, stanca delle proprie e dell'altrui

vicende,

lavoro non potuto correggere com'egli


...

amava e

sapeva.

Tommaseo, Dante e i suoi Traduttori, Y. Rivista Contempor. Psov. 1855. - La traduction de M. Lamennais

est bien loin d'tre irrprochabie.


la barbarie, tantt s'loignant

Tanlt

litlrale jusq'

du lexte sans ncessit, on dirait une bauche laquelle Tauteur n'a pu donner la dernire main. Lcs contre-sens mme n'y manquent pas,
et d'inexplicables lourderies vieunent

souvent arrter

le

lecteur.

Il

faut reconnaitre pourtant travers ces fautes

un

amour passione du modle. L mme o

l'interprete est

obscnr et nous force de recourir au lexte, on seni qu' il a voulu rendre la physionomie du pote empreinte dans
coupures, les ellipses et les brusques mouveraents' de son langage. Lamennais a prouv qu' il avait bien compris
les

l'ensemble des inspiralions dantesques;

si

son Introduclkm

TRADUZIOM FRANCESI.
manqiie parfois de netlel,
s'il

519

paral incliner c et l vers le

systme de Rosselli, il concini cependant que Dante, ennemi implacable du ponvoir leniporel des papes, lait demeur
sincrement calholique. Son analyse de
lincelle de beauls
la Divine Comdie du premier ordre; personne n'avalt t\pliqu aussi poliqnenient le dixme chant de l Enfer,

la

scne de Farinata et de Cavalcanti. - Saint-Ren Tail-

andier.

La

litterature dantesque cn Europe.

Lamennas
des mira2 Juiii

CSI digne tous gards, de se misurer avec le

grand pole

Florentin.cles.

irow^- La

prose^^de

Lamennais

fait

Ratisbonne. -

V.

llaurau,

llluslration,

Hdo- Traducliou trop laborieusemcnt fidle. Montegut, Revue des deux Mondes, 15 Nov. iSOl. p. 447. 1855. Mesnaiid M., (Premier \ice Prsident du Senal, Prsident le cour de Cassalion) La Divine Comdie de
Danio
Alli'jhieri,

traduction noiwelle

(in

prosa), Enfer 1854;

Purfi. 1855; Par. 1857, Paris, Amiol, Claye Imprimerle.

Plus on tudie
fazione,

le

Dante, cos
le

il

Mesnard
la

nella sua Pre-

plus

on admire
l'

puissance

de son

genie, et

mesure qu'on
core
si

admire davanlage,

sduction dvient plus

forte de reproduire dans

un autre idlome les beauls, enneuves de la Divine Comdie. - Celle lrange et magniilque epope qui rsum toules les conceplions du

moyen

ge,

ou toul
la

est mle, la fable et la Ihologie,

les

guerres civiles et
chrtien,

philosophie, le vieil

Olympe

et le ciel

assez palient
si

pas encore Irouv d'interprete d'un esprit ou assez ilexible, pour se prter aux formes varies d'un drame qui louche atout, d'une poesie qui
n'a
les tons...
;

chante sur tous

Traduire

le

Dante,

e'

est se ra-

jeunir de six cents ans

c'esl se piacer

en plein

moyen

ge,

au milieu d'un monde nouveau


lressanles
(la

force d'lre ancien; c'est

relrouver l'esprit humain l'une des pliases les plus in-

moins hien apprcie peul-tre) de ses nomc'esl


sorlie

breuses
d' ides

volulion;

assister

ce grand

mouvement
la

d'ou

lait

une puissanle
la

philosophie,
;

scolastica,

et qui

conduisail

Renaissance
la

c'est vlvre

enlour des charmantes naivels de


venrs de
le la

legende et des sou-

savanle anliquil,

chaque pas voq^is par

poele Fiorentini

Comment

resister

un

pareli altrait?

520

TRADUZIOM FRANCESI.
Les vers de M. Ratisbonne, comprose de M. Mesnard, visenl trop l'lgance, et ne
si

{Viroflay, octobre, 1854) -

me

la

reproduisent pas l'allure du Florentin. Ces leiilatives,


inconiplles qu'elles
soient,

rvelnt pourlanl d'heureiix

symptmes.

Si qiielqu'un se rappelle la traducUoii de M. Arlaud de Monlor, qu'il compare ce style ridicule la simplicil de M. Mesnard; toni en regrellant que le studiciix

magislrat n'ait pas dploy plus de force et de hardiesse,


11

verr dans ces estimables pages


fois,

le

progrs du gol public.


pas
le

Encore une

ces traductions n'infirraent


e'

juge-

ment que
la

j'ai

porte;

est par le sentimenl de l'art et de


la

beante potiqnc que

France a marqu sa place dans


TaUlandier,
art. cit.

ce concours. - Saint Ren

Anche
Le

Saint Beuve parla con molla lode di questa versione.


1855.

Ratisbonne Louis,

V Enfcr
6.

traduit en vers;

Purgatoire, 1856; Le Paradis, 1859, Paris, Michel Lvy, Typ.

Silbermann, a Strasbourg. Voi.

Suivre Dante, cos


la

il

Traduttore, vers per vers, d'un

bout l'autre de
ses lrangets, ses

Divine Comdie, garder ses asprits,

ombres comme ses vigueurs de langue, ses tours orlginaux et ses simples sublimits sans les couvrir d'un fard moderne d'lgance unie et banale, viter
pourtant l'cueil des traductions trp littrales qui ont
besoin leur tour de traduction; conserver ce que
Seul peut
le

vers
le

donner,

i'harmonie,

si

capitale

chez Dante,

rhythme qui soutient dans les passages les plus pnibles du vieux pote et sans le quel les plus beaux se dforment et se dcolorent, voil le travail que j'ai tent... Je sais que les vrais, les meilleurs traducteurs d'un pote sont les
artistes, idal. les peintres

et

les

sculpteurs.
sublinies.

Ils

incarnent son
le

Dante en a

eu de

Giotto,

Prugin,

Michel Ange, Raphael, voil ses vrais interprtes. Et de nos jours, faut-il taire la gioire des vivants? Quand le pinceau
spiritualiste

d'Ary Scheffer reproduisait

la figure chaste et

passione de Frangoise de Rimini, le peintre ne donnait-il pas de ce rve da pole la seule traduction qu'on puisse
citer aprs le
il

modle (Dee. 1852)?


i

...

Con queste
sforzi

parole

Sig.""

Yillemain giudicava

primi

del Ratisbonne
)>

nella pubblica seduta dell'Accademia francese (I854j.

Mal-

TRADUZIONI FRANCESI.

521

gre

le

prodigleux

effort

de

taleiit et

de langue ncessaire

pas seuleiuent reudu

pour tradulre un poete en vers, M. Louis Ralisbonne n' le sens, il a reudu la forme, la couleur, l'accent, le son. Il a communiqu au mlre francais la

vlbralion
la

du mtre loscan,
d'

il

a transform force d'ari,

priode polique frangaise en tercels du Dante: le cbfoeuvre de vigueur et


la fols

d'

adresse dans le jeune

crivain

un chf-d' oeuvre d'intelligence de son modle... E nella solenne seduta del 24 Agosto 18G0, in che l'Accademia francese assegnava alla compiuta versione del Ratisbonne il premio Bordin, fondalo per l' incoraggiamento dell' alta letteratura, soggiungeva il Yillemain Un
est tout
:

grand travail termine, une (cuvre de systme et de patience,


mais
d'

une patience parfois


e' est

cratrice,

a lx

le

cboix

de

l'Accadmie,

la

traduction

en vers du Paradis de

Dante, par M. Ratisbonne. L'xVccadmie a pens que l'achvemenl d' un^ entreprise, doni le dbut avait t dj rcompens par son sudrage, mritait une distinction publique. Elle a vu ce qui devait manquer au succs d' un lei effort. L'epoque de Dante, le caractre extraordinaire de

son genie,
a

1'

aspecl d'antiquit indigne,

il

est vrai, qu'il

mme

pour ses lecteurs ralionaux


rendre

d' aujourd' bui,


la

semde
sa

blaient

souvent imposslble
la diction

renaissance

poesie dans des vers francais,


siens.

calqus maintenanl sur les

Combien

et

n' auraient-ils pas souflrir

le rhythme de notre langue d'une Ielle contraintel Que

de

Ibis

notre vers se briserail

sous

le

poids de

la

pense

du poeto! Que de fois la lidelit litlerale paraitrait inculte et prosaique! Souvent aussi celle pense originale, rendue dans sa rudesse, ne le serail pas dans sa naivet et ne semblerait plus que bizarre. Il n' est pas un de ces reproches que l' interprete nouveau de Dante ne puisse encourir dans quelque parile de son ouvrage; et cependant il a os
avec lalent
parfois,

et

s'

est inspir

de sa persevrance galanl
1'

dans ses rimcs fran^alses,

harmonie des tercels

italiens, et

comme
est

donnant ca et l par quelque vers forls etsimples l'empreinle du pote originai. Sa traduction en vers
bien

alors

autremenl
de
1'

fidle

que

la

prose

fran^aise

n avait tenie

lre dans les

mmes

passages, sous des

522

TRADUZIONI FRANCESI.

mains habiles. Enfin, ce qui est plus encore, malgr les fautes de nglgence ou de ncessil, malgr les choses
nattendues qui choqueiit, poni*
cette

pn\ de

ce long Iravail; de

pieuse admiratiori

de Dante on sent par moments

comme un

souile de celle melodie doni les sons n'arrivent pas tout entiers jusqu' nous. - L'Accademie, non sans

se souvenir

des aalres parlies de Fceuvre acheve par M.


vers des chants
litt-

Ratisbonne, dcerne son traduclion en

du Paradis
rature.

le prix.

fonde pour une oeuvre de haute

Rapport sur les concours de littrature, prsente par M. \iUeman, secrtaire perptuel de l'Accadmie Francaise, 2i Aoul 1860. - Sa traduclion est, sans contredit, et plus fidle et plus ulile que toules les aulres. La forme mesure et musicale de la poesie aide lire nombre de
passages
elle
oi
le

vieux pote italien est aride ou obscur, et


le reste

conserve toul

sa forme, sa coujeur, sa beaut.

Qu' on sache ou non l' Italien, on peut au'Jourd' bui se former de la Divine Comdie une ide exacte et complete. Le texle bravement mis en regard provoque 1' examen et souvent dlie la comparaison.... dance Belge, 31 Janvier 1860.
Il

Feuilleton de

l'

Indepen-

Mesnard loda
Il

Le mer-

veilleiix tour de force de Ratisbonne. - Prface la dice tradidle en fort belle poesie et

Mornand

avec une exactitude


;

rigoureuse. - V.

Arnoud Fremy,

lllvstration, 5 Feb. 1853


;

Leon de Walhj, lUustration, 19 Mai 1860


Dbats.
1856. TopiN HiPPOLYTE,
(jhieri,

Prevost Paradel,

La

divine Comdie de Dante Alli-

Ylngt- Iluitime chant du Purgatoire traduit en vers francais, Catane, Fevrier, Musemici - papale - 1 Chant de

VEnfer,
vers

3.^^- lO.""^- 24."^<^' 25.*^^' 26."^*^'

du Paradis traduts en
de Dante

francais,

avec

notes r

La Divine Comdie
cAow
f/w

Allighieri,

11."*^' 12.^' 23.*"^'

Paradis

traduits en

aux Chants, prrdement publs, Florence Gulilecenne - Paris, 1857, Dee. 1857. Dedicata ad Alessandro Torri. - A l'Accadmie de Yaldarno del Poggio;
vers francais faisant suite

Hommage
ghleri,

de

traducteur.

18G2. ToppiN HiPOLYTE, Le Divine Comdie di Dante Alli-

Le Paradis, traduclion nouvelle en vers francais

{tercet
-

en triple rime) prcde d\ine chronologie de la vie de Dante

TRADUZIONI FRANCESI.

523

D'un discours prUmmare allemands, francais - Dante

Traducteurs modernes angais,


Klopstoch - Dante pole sati-

et

rque, ecc. Et suivie de notes^

Tome premier

in 8.* p. 335,

Livourne, Guillaume, Libraire.


1863. OzANAM,

Le Purffatore de Dante,
8.*^

Traduction

et

commentare avec tcxte en refjard,


11

587. Paris, LecolTre.


la tra-

IX Volume delT opere


Purgatorio,
di stile.
Il

dell'

Ozaiiam contiene
rara
lo

duzione del
e squisitezza

condotta con

fedelt

forza

Comento che

correda mostra
nelle

quanto questo scrittore fosse


tesche. Sopra ciascuno
il

addentro
chi

cose

dan-

ha saputo comprendere
dell'antica
nella pi

e ritrarre

vero concetto deir autore

ha saputo entrare
e recato

ne' pi ascosi recessi

lingua italiana,
cara,
fu
il

quella sublime poesia

pi semplice,

e ad

un'ora pi efficace prosa francese

nam... L'Ozanamavea il poema di Dante, ma avendo egli una specie


ordinata a celebrare
il

Ozaanimo di tradurre tulio quanto lasci compiuto il solo Purgatorio,


e caro
in

buono

di predilezione

per questa cantica,


dell'

rinnovellamenlo

uom

colpevole,

e tutta piena di consolazione e di speranze celesti.

A
ci

cia-

un Comentario generale degli ultimi otto canti. Le quali note e commentario sono come appunti di un commento disteso ch'egli avea disegnato di fare, ma nondimeno hanno dei
e
in

scun canto fanno seguito delle note,

fine

passi

scritti

meravigliosamente,

contengono delle cose


e alla
storia di questo

nuove e
secolo. dell'

delle indicazioni

preziose a coloro che attendono


di

specialmente allo studio

Dante,
in

Questo bel volume


sta

somma, che

il

IX dell'opere

Ozanam, ma che
i.

anco da s cosa d'averla caris- P.

sima, e da studiarla con molto profitto.


Bor(}hinl, 18G3,
03.
(1)

Fan [ani.

Il

Il

dotto e benemerito Carlo Witte, nel suo proemio alla


ci

versione latina del P.azza,


(1)

ricorda due antiche


veccliio
liii^'ua

versioni
fatto

Jinch' e^Ii
sinio,

Un' alilo dantesco una traduzione

di polso, di

il

Casella
francese,

Romano, ha
di cui
si

Dante

in

perilis-

ma

finora

non ha trovato editori ne jo Francia, ove


in
Italia.

trattenne

mollo tempo, n

524

TRADUZIONI FRANCESI.

francesi, tullavia inedite della divina

Comcdla; l'una
i.

esi-

stente nel codice Oendorfiano Viennese, N. 43, 10201, l'altra


nel

codice dell' universit di Torino, N. cxxii.


iVss.

v. 33.
p.

Ef.

{Pasini Codices,

biblioth.reg.
litter.

Taur, Athenm,

191.-

Maffei in Ephemeridibus
siasticis,
II.

M.

474, et in opuscolis eccle^


la vita di

1.

599 -

Pelli,

Memorie per

Dante,

Ed.

II.

175 - De Batines, 247-48), e


eh. prof. ab.
Il

di tulle e

due ne riporta
dal Torinese

per intero l'episodio di Francesca di Kimini che copiavagli


dal Viennese
il
il

D.'"

Pietro

Mugna, e

dotto Co. Vesme. i

Tommaseo
e

nel suo articolo Dante

suoi Traduttori (Rev. Conleinp. di Torino, JNov. 1855),


ci

prende questa pietosa narrazione,


i

viene raffrontando
del Ronto, del P.

lavori

latini

del Codice Bartoliniano,

d'Aquino, del Catellacci, del Piazza, dello Scarperia, del Testa,


e le versioni francesi del Mesnard, delRatisbonne,

delLamen(v. 73-75)

uais con le antiche succennate. Io ricordo alcune osservazioni

del

Tommaseo.

Il

Francese

di

Torino

allunga

ma

senza indebolire: prova che non nel minor nuIl

mero
di

delle sillabe sta la brevit n la forza. di nj^ano

Francese
82-84)

Torino (76-78) mi pare


(V.

maestra. Il

Il

pi valente
(v.

di tutti

79-81) quel di Torino. il

Torinese

nella sua libert pi fedele che


11

letterale del
la

Lamennais. rispettosa
(v.
(v.

Torinese

(v.

101-103)

conserva
il

tenera e

amigliaril che ha in questo

costui. -

Una

121-123)
130-133)

delle'poche

infelici nel

Torinese. -

V empaindre
ma non

del Torinese

anch'esso polente,

e gioverebbe che fosse

rimasto

ai

Francesi

come

agii italiani

Vimpinqere che dice


perduto nella

altro dal pingere, smarrito anch'esso,

lingua del popolo toscano; e che se rivivesse nell'uso se-

gnerebbe gradazioni de' moli non denotate da spingere e da sospingere. JYos deux vis di cara semplicit, e fa pi amoureux del Tovivente il quadro in ogni sua parte.

rinese

(v.

137)

pi gentile

che V amant e rammenta

il

moroso dei Veneziani e d' altri dialetti, pi nobile del ganzo e dell'amico dei Toscani. - Codice Viennese. - Il
pousser del vecchio
(v.

79-80) potente, e mette nel chia-

mare e

nel portare
di

del testo

una

libera forza
il

di

moto

d'amore. - Quel

Vienna

(v.

88-90) qui

pi gentile,

forse pi dell'Italiano, se lecito dire tanto. - Ravit (v.l02)

TRADUZIOM FRANCESI.
del Viennese efficace,
(V.
il

525
Il

resto languido. -

Viennese
d; e

103-105) ripete

il

perdonare, come se nel francese di


il

quel tempo egli avesse

sigi\i(icato

che Dante

gli

con licenza fedelissima tramuta


e

la bella

persona dalla donna


il

all'uomo, come per farne una cosa, e rendere


il

carne una
122) del
di

confilutinatus est della Bibbia. -

Il

penscr
al

(v.

Viennese s'accosta pi

del

ressouvenlr

rkonlarsi

Dante; perch in questo, olire al sentimento del cuore c' una operazione attiva della memoria che si riflette sul
proprio dolore. quello di
11

Viennese (129) lucida

il

suo verso su
11

Dan le, parola

a parola mirabilmente. -

Viennese

(133-134) libero

ma con

grazia. - Codici francesi inediti. -

bello. - Ne'

Quel dei due vecchi (v. 94-96) nell'insieme fedelmente due antichi (v. 97-99) ogni cosa pi schietta e
il

lucente. - Al paragone degli antichi (103-105j


pi languido e
cesi (v.
1

Lamennais

men modesto. - Sempre due vecchi fran112-114), come cavalieri che caracollando tirano a
quasi

imbroccare nel segno,


Il

senza badarvi,

ci

colgono. il

Sig.*"

Vegezzi jluscala dice di aver consultalo


iV oil,

codice

Torinese in lingua

e di averlo
fogli del

trovato

incompiuto,

essendo laceri
valore, epper

gli ultimi

Canto xxviii, e mancando


vuole
il

tutti quelli del seguente. Egli poi

la

versione di poco

meno lamenta che

codice sia imperfetto.

[Rivista Conlempor. Dee. 1857).

Tandis que ce travail de cinq slcles s'accomplissait en


Italie (dello studio di

Dante)

la

France, l'Angleterre et l'A-

lemagne taient resles peu prs trangres au dbal; ellcs ont pris aujourd'hui le premier rang (?), et Dante, grce leurs ludes, est entr dans le domaine commun de la poesie europenne. Chez nous, la traduclion en rimes /ranctt<5e' de Balthazar Grangier (1591), malgr ses grces
naves et l'inlrt qui s'y attach,
populariser le

n'lait gure de nature

grand Florenlin.

N'olre xvii.*^ siede a ignor

Dante,

le

xvui.^ s'en est


le

moqu

par

la

bouche de Voltaire,
de son vers, de ce

etRivarol

premier, la velile de la revolution, a devine


slyle, la puissance

r originante de son

vers qu' se tient debout par la seiile force du subslantif et

la fin

du verbe, sans le concours d' une sente pitkte... C'est donc du xviu^ siede et au commencement du xix'* que

526
les conlres

TRADUZIONI FRANCESI.

savantes de l'Europe s'associenl au long iradantesque.

vail

(le

l'Italie sur la triloge

Cu

dirait

qu'un

concours s'est ouvert: chaque peuple y apporto les quallts qui le distlnguent. Tandis que l'Italie cherche dans ces ludes des inspiratioiis palriotiques, la France, avec M.
Fauriel
goit de la

elM. Villemain, y dvelope sa nettel d'esprit, son beaut liltraire.... En France, M. Fauriel, M. Villemain, M. Ampre, M. Ozanam, M. Lamennais, sans compier des traducleurs habiles, voil les hommes qui ont penetr le plus avant dans F intelligence du vieil Alighieri...
C'est par
le

sentiment de

l'art et

de

la

beaut polique

que la France a marqu sa place dans ce concours. SaintRen TaiUandier, La liltrature danlesque eu Europa.
lY.

i.

TRADUZIONI INGLESI

1773. Anonimo, Translation from Dante, G.xxxiii. London,

CWatl, Bibl. Britt.

194.)

Enijlish hlanks verse,

The Inferno of Dante, transhilcd inlo London. 1783. BoYD Henry, A Translation of the Inferno of Dante Alighieri in Enrilish verse, London.
1782. RoGERS Cu. 1802.

The divine Comedi) of

the Inferno, Purr/atory,

and Paradise, London, Cadell junior and Davies. 1806. Cary Fr. Henry, The Inferno of Dante, with an English translation in blancks verse, Aotes and Life of
the Author,

London.

1814.

The vision or

Hell, Purgatori}

and Paradise,

of Dante AUighicri translated, London.


1818.

1819.
1831. 1844.

With Life of Dante, j\otes and Index, London. London, John Tayler.
London, Jonh Tayler.

neic edition corrected with the life of

Dante

chronological, View of his age, ecc. London, William Smith.

1856. The vision or liell, Purgalory and Paradise^ London, Henry Bohn, York Street.
Il

li

vinse

Cary fu preceduto da due o tre traduttori inglesi, di tanto che gl'intendenti credono che altri
;

mai non potr contrastargli

si

giov dello

stile

severo di

TRADUZIONI INGLESI.

527

Milton e del verso sciolto

Nella vita ch'ei scrisse del

poeta pende alle volte a credere a tradizioni ed aneddoti


apocrifi

Della sua lingua,


;

stando a chi pn giudipare versato, non per


il

carne, pare maestro

nell' italiana

quanto richiedesi a non perdere


tulli
i

conllato d'idee
altri, si

che in

poemi,

ma

pi in questo che in

accoppiano

ad ogni parola.

Quindi

gli

avviene

di

tenere per lezioni

genuine alcune varianti


lende vocaboli, bench

di glosatori

e appigliarvisi. Fran-

di rado. - Foscolo. - Il

Cary conil

travviene frequentemente a una tesi del suo autore,

quale,

affidato pi ch'altro dall' efl'etlo della propria versificazione,

dice: che nulla cosa per leijame musaico armonizzata


della sua loquela in altra tramutare,
tutta la

imo

che non si distrugga

sua dolcezza ed armonia. Convito. - Foscolo, PaDante


secolo
e

rallelo tra

Petrarca. - Nel Cary vi ha un travestidella grand'

mento elegante adulterato


liano

anima del poeta

ita-

del

XIV

in foggie

neo-classiche tolte dagli

archvi del risorgimento letterario dell'Inghilterra ne' secoli


di Milton, di

Dresden e

di ?o\q.-Rv. di

Firenze, Corrispontra
i

denza

dall' Inghilterra. -l\

Cary primeggia

volgarizzatori

in versi sciolti. Xa

sua versione cominciata nel 1797 non venne

pubblicata per intero che nel 1814. Essa fedele per ogni
verso,

quantunque non di rado oscura, gagliarda generalmente e sempre informata da un'intima conoscenza ed un vero amore dell'originale che ben mostrano come Cary
scintilla. Noi abmusica dell'Alighieri e di quella dolcezza inelTabile che spira da quando a quando come un balsamo di benedizione anche attraverso le regioni pi buie

chiudesse in se qualche poetica dantesca

biamo manco per

della

e pi desolanti dell' Inferno di Dante, che allieta


torio
e tutta

il Purgacompenetra l'atmosfera del suo Paradiso. -

G. Slraforello,

Rev. Contemp. Agosto, 18G3, p. 309. le succes.

La

traduction de M. Cary est consacre par

Saint-

Ren Taillandier.
1807.

Howard Nathamel, The

translated into English blancks verse,

Inferno of Dante Alighieri with JXotes historical

and classical,andexplanatory, and life of the author, London. 1812. HuME W., The Inferno, a translation of Dante
Alghieriy into English hlanks verse,

London.

528
1822. Taeffe a,
Alifihieri (Inf. i-viii)
11

TRADDZIOM

INGLESI.

Commera

onl the divine


(Pisa,

Comedy of DanLB
Capurro).

London, Murray

TaelTe,
il

alla patria

da Pisa, dove soggiorn per molli anni, invia dono di questa sua 'versione. N si meraviabbia sinora pubblicalo un solo voa' soli

glino

lettori ch'egli
di

lume, composto

300 pagine, e intorno

primi otto

canti dell'Inferno, perch ogni sentenza di Dante grande

argomento

agli altrui pensieri, e

l'anonimo inglese discorre


;

con libero e sagace intendimento ... I versi men belli in alcuni squarci per si scorge l'impronta d'un vero talento
poetico. Le illustrazioni ed il cemento sono le parti pi preziose. - Benci, Antologia di Firenze.- Questo nKOVo

comento merita gratitudine


perch'ei studi infaticabile,

dagl'italiani,
e

e lode

da

tutti,
in

stando

lunga dimora

Toscana, esplor codici e librerie, ralfront date, scrittori ed


aneddoti, e bench s'inganni assai volte intorno
ch'ei
i

gradi di fede

nega o concede

notizie, e le

raduna assai numero di sue opinioni arrischiate da non reggere sempre


agli autori, ei

all'esame sono nuove talvolta ed acute. Se non che forse


la

prolissit

dell'opera

sconforter molti

dal

leggerla

l'autore dal proseguirla. Foscolo, Discorso sul Testo, V.


tutta la Sezione

1833-40.

XX. Wright Ichabod

Ch.,

The Inferno,

the

Purga-

of Dante Alighieri, transated iute english verse, with thirly four engravings of onstcel after Fiaxman, London Bohn; id. 1854; id. 18G2. Il Wright vi si pose con diligente cura e con un lungo amore, n
in
gli falliva

tory, the Paradise

l'impresa per ci che riguarda

la fe-

delt letteraria della traduzione.

Ma

chi potr

mai travasare

zione che d vita e inimitabile originalit

forme straniere, senza scolorarla e ingrettirla l'inspiraal poema sacro?


al

Per

Wright non valeva


nella

la

riverenza pel genio di Dante

Le sue rime alternate con due sole consonanze procedono sovente monotone e fioche,
a sostenerlo

sua

fatica.

e le viventi imagini dell'arte dantesca appaiono in questa,

come

nell'altre traduzioni dell'intraducibile comedia,

dove

e smorte al confronto. - Uevista Fir. del Vannucci, 1857, Corrisp. dati Inghilterra, p. 377. -

pi (love

meno meschine

Critici inglesi la

pongono

in

capo

di quelle

in terza rima.

TRADUZIONI INGLESI.
Il

529

l'inglese,

maneggialo con facile mano un dotto se non di un poeta. Ma noi sentiamo ch'egli non un traduttore poeta, un
verso

scorrevole,

ed
di

e coir abilit

uomo che ha

in s

qualche riverbero del divin sole


es.,
il

di

Dante,

un traduttore quale sarebbe Dennyson ad


svaporano
le ineffabili

pi grande

dei viventi poeti, se ci fosse per lui possibile. Nel

Wrighl

qualit dell'originale: g' inglesi che

imparano a conoscer Dante nelle terze rime di lui, ben possono ottenere una idea pi esatta della forma poetica delnella versione sciolta di Cary ma non l' originale che non

devono sperare
velo ove siede
la

di

addentrarsi,

come

col

Cary,

dietro

il

maest grandiosa di Dante. 6\ Straforello, Rie. Conlempor. Fas. 117, Agosto 1863, p. 399. 1843. Parsons T. W., The first ten Caiitos of the Inferno
of Dante Alighieri. JSeioly translated into English {with ewplanatory notes) Boston, Tickner.
1844. FRANck FuAN.,
radiso, Ferrara, Taddei.

verse

Versione inglese

del

xxxi del Pa-

1844.

Dayman John, The Inferno


the originai

translated in the terza

rima of
ferno,

With

notes,

London, Painter.
's

1849. Carlile John A., Dante

Divine Comedy: the In-

literal prose translation, toith the text

of the ori-

ginai collated

from

the best editions,


linll.
(Il

Londbn, Chapman and

and explanatory notes, Carlyle ha pubblicalo in

appresso l'intera versione della Divina Comedia.)


Ps'est-ce pas d'elle (Angleterre) aussi que nous viennent ces pages o l'un des penseurs les plus originaux de notre epoque a pntr si vivement dans le cceur d'Ali<f

ghieri? Thomas Carlyle a place le florentin dans ce petit groupe de hros qui reprsentent pour lui l'histoire entire du monde; entro les prophtes et les prlres, le pote de la Divine Comdie est dessin et peint en trails de fiamme....

Thomas

Carlyle a marqu en traits de feu ce caractre


la

du

pote; le mysticisme et

colere,

une colere toute sainle,


voil, selon le

un mysticisme d'une incomparable douceur,


philosophe anglais, l'inspiration d'Allighieri.

Au

seul

examen

du portrait de Dante attribu a Giotto, Carlyle volt en lui un liomme qui proteste de toutes les forces de son lre, qui se bat contre un monde, qui ne se rendra jamais, the face
VoL.
11.

34

530

TRADUZIONI INGLESI.

of one wholly in protest, ayid Ufe-long unsurrendering battio, against the world (una fisoiiomla di un tale ch' continua-

mente in protesto per tutta la vita, e non mai dimandando quartiere, si batte contro tutto il mondo). Et avec cela,
de l' Enfer, naive d'un enfant, profonde comme le coeur d'une mre! Dante, pour Carlyle, e' est une me adorablement suave, une me tout thre, l'aspecl sombre, sinistre, implacable. Par l rame il est l'exacte image du
ajoute-il, quelle tendresse chez le pote
les caresses

comme

moyen
et

ge. Sans

lui, le

moyen ge
ni le

se serait

vanom

jamais,
ni le cri

nous n'aurions entendu


Il est,

chant de ses joies

de ses douleurs.

lui seul, la voix: de dix siede muets,

voice of ten sileni centuries (voce di dieci silenti centurie)...

La traduction de Carlyle rvle un rare sentiment du style danlesque. - Saint Ren Taillandier. - La traduzione del Carlyle vuoisi annoverare tra le migliori, come molto pi informata dell'antico e schietto stile dell'originale. - Revista Fir. del

Vanmicci,

1857, p. 377,

Inghilterra.

- Per coloro

Corrispondenza dalche non amano gli abbellimenti


Carlyle con
in

metrici e vogliono
l'

una riproduzione sincera del senso delil

originale ha provveduto

D.""

la

sua schietta
dell' Inferno,

mirabilmente vigorosa
di

versione

prosa

arricchita

del testo inglese,

diligentemente collazionato e
e note pregevolissime.

corredato

una introduzione
dantofili
inglesi.
p. 309.

Com-

piuta che sia questa versione, poco o nulla lascier da de-

siderare ai
Fas. 117,

Straforello,

Rev. Contemp.

Agosto 1863,

1852. DoiNNEL Rev. E. Translalion of the divina Comedia,

London.
1854. Cailey C. B. Dante'
the originai ternary rhytne,
s

Divine Comedy translated in

London, 1851-54. Cailey est un ngociant que les intrts de son commerce ont confine long-temps dans un port de la Russie septentrionale. Pour se consoler dans sa solitude, pour retrouver le soleil au milieu des glaces et des brumes, il
a fait amiti avec Dante:
talent.

une passion sincre anime son

La iangue anglaise avec sa prcision et sa force se prtait merveilleusement l'interprlation du vieux maitre; M. Cailey a mis profit toutes ses ressources ... La tradu-

TRADUZIONI INGLESI.
cllon

531

de M. Cary est coiisacre par le succs, celle de Carlyle rvle un rare senliment du style dantesque. Le

M. Cailey n' est pas moins remarquable.-SanRen TaiUandier. - Il Cailey un traduttore qualificato all'arduo assunto dallo studio indefesso e minuto di Dante e dal lungo amore che gli hanno fatto cercare lo suo volume.
iravail de

Egli dotato per giunta


poetica,

d'una genuina ed originale

facolt

molto

affine a quelle grandi imaginazioni antiche


gli

e primitive
la

quando

uomini facevansi ad afirontare con


la

forza

dei giganti

semplicit

dei

fanciulli

quelle

uUime e supreme cose, la morte e il giudizio. Di quando in quando ne' passi critici ove Wright sfiora il comune, Cailey vivido e vigoroso, in forza del suo intuitivo poetico. La versione del Wright, dopo quella del Cary, pi apprezzata
e divulgata
in

Inghilterra,
il

che quella del

Cailey,

ci

avviene perch

Cailey per vaghezza di fedelt e concisione

d spesso nel rozzo nel contorto nell'arcaico e nell'oscuro. L'inglese del Cailey, come inglese, non sempre trasparente

come r
il

italiano di Dante,
1'

come

italiano,

sempre. inutile

dire che

armonia

di

Dante svanisce nella terza rima

Cailey come in quella del Wright. - Straforello, Rev. Contemp. Fas. 117, Agosto 1863, p. 309 - Il Cailey dedicava la sua versione al suo amico Franklin Leifchil mettendo in
del

fronte
V.

versi di Lucrezio

Nec me animi
Dante'
s

fallit ecc..

Libro

1.

137 al V. 146.
1854. Brooksbank M. A.

Divine

Comedy,

The

first

Part. translated in the metre of the originai with Notes.

London.
1854. PoLLOCK Fred. The divine Comedy; or, the Inferno,

Purgatory,

and Paradise,

of Dante

AUighieri. Rendercd

into English, wilh fifiy lllustrations

cngraved by Dalziel,

drawn by George Scharf London, Chapman and Hall.


di

Intendimento del Pollok (largamente adempiuto) fu

attenersi strettamente all'espressione letterale, per qtianlo


il

comportava

la

differenza degl'idiomi, di conservare l'afin

spetto dell' originale e de' versi

anco,

se possibile,

di

non aggiungere che


che quella
di

le

note

slreltamente necessarie.
di

La

versione del Pollock sta a quella

Cary a un dipresso

Wright

di

Cailey.

pi semplice, pi

532

TRADUZIONI INGLESI.

scorrevole e di pi facile lettura,

ma

porla impronte assai

minori

di

genio e di sentimento poetico.

Come

aiuto a

coloro che principiano

a leggere Dante essa quasi cosi

giovevole,
in

come una versione


fa

fondo

in

letteraria in prosa, ed bene fondo considerarla come tale o poco pi. Lo

sforzo

che

spesso

il

Pollock

per rendere

l'

inflessione

produce un'affetto stentato ed inceppa T andamento generalmente scorrevole della traduzione. In nessun passo,
italiana,

abbiamo cerco,
nante,

ci

venne

fatto

di

trovare
egli

il

Pollock bale-

e fra le lezioni controverse

elegge sempre la

pi razionale e plausibile. Coloro che cercano una traduzione


inglese
di

Dante,

non

come surrogalo
esso,

all'

originale,

ma

come introduzione ad

non potrebbero scegliere una

pi acconcia di quella di Pollock. - StraforeUo, Rev. Conf.


Fas. 117. Agosto, 1863. Il

Pollock mollo fedele

ma non
'

sempre

felice.

Crepuscolo, 1854, p. 720.


Iohn,

1859-62.

Wesley Thomas

The

trlotjy,
:

of Dante

three visions. hiferno, or the vision off hell


english, in the metre

translated into

notes

and triple rhy me of the oriijinal; with and illustratons, London, Henry J. Bhon,suret,covent garden York Street. 11 Wesley non agguaglia migliori passi di Cailey, ma gli sta di presso. Pi stretto e pi accurato di Wright,
i

men

rozzo e

men
egli

vieto

di Caley,

ma non

dotato di poetico

intuito.

Anch'

incappa nel mancamento inevitabile dei

traduttori metrici (Caley

men

di tutti),

d' infrascare e

na-

scondere con epiteli

la

nudit muscolosa dei sustantivi di


alla
gli

Dante che paion

parati

lotta

come

atleti

ignudi.

Quando Dante ha nn
divina Comedia
piere
la
si

epiteto

perch strettamente

essenziale al pensiero suo.

Nella traduzione in versi della

tutte le

vede sempre che l'epiteto l per commisura del verso e non per altra ragione. Fra varie versioni, Caley, non ostante ai suoi difetti,

pi

si

accosta alla meta, e

Thomas

lo

segue assai da vicino.

Ma

essendo pressocch impossibile condurre una traduzione


nulla pi comendevole di una schietta ed accu-

metrica rimata degna del poema che descrive fondo a tutto

r universo,
wna,
se

rata traduzione in prosa

come quella

del dott. Carlyle,


il

metrica,

che non pretende riprodurre

od metro

TRADUZIONI INGLESI.

53IJ

rimalo difficilissimo
landosi per tal
oziosi,

dell' originale, la terza rima, e

svinco-

modo

dalla necessit

affastellare epiteti
in

e non
si

molto dissimile ad

una versione

prosa,

quale

quella del Pollock. - G. Straforelo,

Rev. Cont.

Fas. 117. Agosto 1803, p. 309.

1863. WiLCHiE W. P. advocatc, Danlr/ s Divina Comedia: The Inferno translated, Edimburgo. Traduzione intollerabile, che non ha n la grazia del

metro n
stempiati,

la

fedelt

della

prosa.

Piglia

spesso
volte

svarioni
dittico,

ed a volta

perafrastico,

alle

inelegante, infelice nell' espressione, e le sue parole troppo

spesso dure rozze scolorite e frigide.

Non

di

rado senza

la

scusa del metro egli tira


oziosi,

dentro
pie

pei capelli

degli epiteti

e ne

salta

spesso a

pari

qualcuno calzante e Agosto 1803,

delicato. - Straforelo, llev. Conlemp. fas. 117,,

pag. 309.

En Angleterre, le deux vques qui avaient rapport du concile de Costance la traduction latine de Serravalle ne semblent pas l'avoir rpandue dans leur pays; part

quelques imitations de Chaucer au XIY.^ siede, de Milton

au XVIF, on ne trouve pas


terre
oi

la

trace

d'Allighieri

sur

la

de

Shakspeare

jusqu'

l'epoque

recente

oncore

le

moyen ge y
elle

est

devenu comme chez nous roi)jet


Il

de maintes investigations...
terre;

ne faut pas oublier Tzingleelle a

provoqu

les

ludes d'Ugo Foscolo,

accueilli et

encourag Rossetti, elle a elle-mme des critiques (M. Barlow, par exemple) qui, en examinant le texte de Dante, ont rivalis d'exactitude avec les rudits d'Allemagne; enfm
la

elle a
la

donne des traductions


de

qui,

pour

la fidlit,

force et

souplesse, sont peut-lre suprieurcs tout

ce qu' ont produit les autres pays

l'Europe.

N'est-ce

pas d'elle aussi que nous vicnnent ces pages o l'un des

penseurs

les plus
le

originaux de nolre epoque a penetr


coHir d'Allighieri (Carlyle)?... M.

si

vivemenl dans

Simpson
texte

est un erudii estimable;

M. IJarlow a tudi
Italien
cit.

le

de

Dante avec

la

inesse d' un

et

la

coscience d' un

AUemaud.

Taillandier, art.

p. 478. 518. -

A sospingere

J)34
g' inglesi

TRADUZIONI INGLESI,
negli studii danteschi giovarono polenlemente le

onorale e pregevoli fatiche del Boyd, del Cary e del Tarver, quali a un suon concorde gridarono e celebrarono il nostro
i

Dante pel sommo


luce della filosofia.

dei poeti

che siensi mai irraggiati

alla

tal

fama, non che cessi al presente,

per l'egregie fatiche di Carlo Lyell e di Lord Vernon, va crescendo maggiore e distendendosi pi largamente. - P. Giuliani - E fu Lorenzo da Ponte, cenedese, che nel 1808

recava

insieme

all'
1'

conoscimento e
rica.

affetto del

insegnamento della lingua italiana il massimo nostro poeta in Ameegli scriveva nel 1833,
all'

Son passati ormai,


in

28 anni

da che sono
si

America. Conobbi

arrivo mio che niente

sapea- della lingua e letteratura italiana,

ed animalo da

patrio zelo e dall'

amore

del bene, credei che fosse cosa


io,

da

me

l'introdurvele. Se quegli, dicevo

che porta un'erba

salutifera,

un fiore leggiadro, una pianta di frutto raro in un paese straniero dalla gente lodato, di quanta maggior lode non dee reputarsi degno colui che pella prima volta
le

vi porla la pi dolce di tutte

favelle
1'

la pi colta e

ammirabile letteratura? Io toccava

anno 56 quando giunsi in America, e all' anno 59 mi posi al nobile cimento. Sono vicino al 85 o in questo spazio di tempo, io solo, io non
dalla

favorito

fortuna,

anzi

da continue
ebbi
il

disavventure e

peripezie travagliato e sbattuto,


d'

costante coraggio

introdurre e questa lingua e questa letteratura nella pi


d' instruire pi di

ampia parie del globo,


di

due mila persone,


tesori colle

spargerne
1'

il

fulgre per tutte le sue principali citt, di


il

eccitare

ammirazione e

desiderio

de' suoi

pubbliche letture, cogli


degli scrittori
e
...

scritti, colle autorit, coi

cataloghi

Tolsi pi di 24 mila volumi di scelte opere,

quanto

di

pi

mirabile

ha

l'

antica

moderna

italica

scuola nelle pi gravi e astruse scienze non che nelle belle


lettere ed arti fu recato da

me

negli stati Uniti d'America,

divina Comedia interpreprima volta da Lorenzo da Ponte agli Americani, Lettera dell'Ab. prof. Cav. Bernardi a Guglielmo Stefani, Revisla Contempor. fas. 89. 186 L

incominciando da Dante.
tata la

- Y.

La

THADUZIOM TEDESCHE.

535

V.

TRADUZIONI TEDESCHE
L.

1767-60.
Illle,

Bachenschwakz

Dante Alljhieri

voti

der

von (lem Fegfcner, von dem Paradiese. Aus dem Ita-

lidnschen uberselzt

und mit Anmerkunfjen


in

begletet, Leipzig,

auf Koslen des Uebersetzers.


L' Inferno

del

Bachenschwanz
fare
il

prosa

fu

pubblicalo
nel

nel 1767.

Questa traduzione trov tanto

favore che

medesimo anno ne convenne


e

una ristampa. Ne' due


Purgatorio ed
il

anni susseguenti tennero dietro

Paradiso,

due cantiche furono dedicate all' Imperatrice Catlerina di Russia. Secondo l'Arlaud, alcuni passi vi si veggono resi cos'i fedelmente, e cosi bene che bastano essi
queste
soli

ad attestare
p. o'2;}j.

la
Il

capacit del

traduttore
fidele
;

tedesco

[Vie

du Dante

Graesse duCQ tres

Taillandier,

mediocres bauches.
1780. Iageman
iambici sciolti.
C. L.

Weimar

Il

solo Inferno in versi

1795. Schlegel Wilhelm, Dante' s Hlle, BissungsweU

und

Ilimmelreich, nachgebldet und erliiutert (traduzione libera

tedesca di varii frammenti della divina Comedia). Si trova


nel Sagr/o sopra Dante
dello Schlegel,

Berlino,

Borges

Opere dello Schlegel, raccolte da Eduardo Bcking, Y.


p.

III.

109-381, Leipzig,

Weidmann
les

1846.

La traduzione
Witte. 11

dello Schlegel ancor

sempre inarrivabile.si

faut attendre

fragmens de Dante
s'

bien

Iraduils par

Wilhelm Schlegel pour voir

ouvrir ce

mou-

vement d'tudes qui ne se ralentit pas depuis soixante ans. L'exemple de Schlegel inspire de studieux disciples. Taillandier. - Della versione dello Schlegel scrivevami un

dottissimo

Alemanno: Ex
poetae
spirant,

his

quae

verlit

Schlegel

semper

ingenum
donavit.

qui idem

Shakespearium nobis
Fiinfter Gesang,

1807-46. Forster Karl, Dante'

s Illle.

uberselzt, Berlin; Dresden, Gottschalck, 1846.


1809. Kannegiesseu C. L. (u L. Hain) Dante' s gtlliche

Komdie, uberselzt

(in

terza rima) mit.

(30)

umrisscn nach

536

TRADUZIONI TEDESCHE.
e

Flaxman u IJummel et lias in 4, Amsterdam Kuntz. - Leipzig und AUenburg, Brockhaus, 1814
1825
;

Leipzig,
;

- 18*21

id.

id.

1832. - Mit Dante' s Bildniss, den Pliinem der Halle,

und des Paradieses und einer Karte von Oher-und Mittel-ltalicn, Leipzig, Brockhaus, 1843, id. 184(>. N. a Vandemark, paesello del Brandeburgo, 1781; m. il 14. Settembre 1861. M. Kannegiesser donne ses compatriotes la premire traduction srieuse de la divine Comdie. - Taillandier. 1 Tedeschi non furono scossi ai tremendi sogni dell'Allighieri fino a che non vennero loro presentati interi e in
des Fegefeuers

copia fedele dal Kannegiesser.

Per

lui,

dalla penomi)ra in

che Bachenschwanz, lageman,


il

e Schlegel

aveano collocalo
nazione
robusti

genio di Dante, comparve questo sfolgorante di luce sul


i

tripode a innamorare di s e della sua


intelletti

germanici,
di essi a

si

che

il

culto del divino poeta divent


la

un bisogno

progrediente coltura, e

sua Comedia

ebbe molti nuovi

traduttori...

Biografia del Kannefjiesser,

Messaggere Tirolese, 24 Gen. 1862.


1824. Streckfdss Karl, Die (jottliche Komdie des Dante
Alliqhieri; iihersetzt
be in

und

erlaiitert,

Zweite verbesserte Ausffau.


s

Einem Bande,
1834;
id.

Halle,

Schwetscke
AUighieri'

Sohn

id.

Wien,
id.

Gerold,

Dante

gbttliche

Komdie,
nel

Uebersetzf erlciutert. Halle, Schwetschke, n Sohn, 1840;

Brunsvich,

Schwelschte, 1856. (Mori


dello

a Berlino

1844,

Consigliere intimo attuale di reggenza).

L'esperimento
Giuliani.

Streckfuss
la

gli

riusc

felice,

non

per tanto che togliesse altrui

speranza del meglio. -

1828. Philaletes (Giovanni di Sassonia), Dante' s Gttliche Komdie. Hlle

(Gesang
versehen,

i-x)

Metrisch ilbertraqen und


in

mit

Erliiuterungen

Dresden, gedruckt
(in

der

Grtner'schen Buchdnckerci
1833.

versi iambici sciolti).

Dante' s Goettliche omdie. Blle. (Gesang xi.

xxxiv.) Metrisch iibertragen und mit kritisclien und historisclien

1839.

Erluterungen versehen, Dresden, Id. Dante Alighieri s Goettliche Comoedie. Metrisch

iibertragen

und mit
Th.
I.

kritischen

und

historischen Erliiuterun-

gen versehen,

Die Hlle. Zweite vermehrte Auflage,

TRADUZIONI TEDESCHE
uebst einem

537
einer Karte,
iind

Ttelhtpfer von M. Bctzsch,

Jlle. Dresden a Leipzig-, Arnold. Das Fegefeucr. i\ehsl einem Titelkupfer von H. IJess, einer Skizze von M. Retzsch, einer Karie, und einem Grundrisse des Feyefeuers, Dresden u Leipzig, Arnold, 1840. Th. Ili: Das Paradies. - Nebst einem Titelkupfer von E. Bendemann, einer Umschlagsldzze von L. Ricliler, einem

zwci Grundrissen der


Tli. II
:

Grundriss
Seligen
Il

von Florenz, einer

Darstelhiny des Sitzes der


u Leipzig, 1849.
in

und einer Karte. Dresden,


d 8

benemerito V.Eustachio della Latta, (nato


Luglio 1816, m.
il

Came-

rino

il

24 Luglio 1857) troppo presto


lasciava

rapito all'onore

delle lettere italiane,

un volga-

rizzamento inedito della traduzione e delle note del Prncii)6 Giovanni Nepomuceno, ora re di Sassonia.
Per
Principe

dare
si

conoscere
in

l'

intendimento

che
siasi

l'

augusto

ebbe

questo lavoro, e come

adoperato

di compierlo degnamente ci piace ai riportare parte del Proemio della sua traduzione. - Dante da lungo tempo uno degli scrittori a me prediletti, e le malagevolezze medesime eh' ei presentava, furono per me un nuovoj incitamento a consacrarmi a lui con affetto ognora pi vivo. L' impronta caratteristica d' un uomo supremamente distinto da ogni altro ed espressivo, in un tempo supremamente distinto da ogni altro tempo, del quale non possediamo altra opera s compiuta; una lingua, che tanto pi

facea contrasto all'ingegno del poeta,

in

quanto che

egli

dovea pel primo crearla,


infinita
stibile.

morale e la diligenza nella esecuzione, mi furono d'un attrattiva irresil'alta dignit

La divina Comedia mi ha sempre avuto l'aspetto d'una


cattedrale gotica, dove
il

sopraccarico d'alcuni ornamenti


intanto

pu

offendere

il

nostro gusto raffinato,

che

la

sublime ed austera impressione del tutto e


variet dei particolari
ci

la finitezza

riempiono l'anima

di meraviglia.
di

L'una siccome

l'altra

sono viventi prodotti


onore.

quell'et

feconda di commozioni, di quell'evo medio che oramai


tornato un'altra volta
in

iu

Con questa predilezione per Dante s'accese per tempo me la premura di renderne la grande opera nella ma-

538

TRADUZIONI TEDESCHE.
la

terna mia lngua, e ci con


rale,

pi possibile fedelt
lo

lelle-

per quanto almeno


e

il

permettesse
la

spirito
di

della
essa.
s

lingua tedesca,

non solamente

grammatica

questo scopo
la

io preferii di

tradurlo,

esattamente

se-

condo

quantit sillabica dell'originale,

ma

libero affatto

dalla rima. Io sperava con ci d'essermi proposto

uno scopo

diverso da quello de' miei predecessori, intanto che quello

che inevitabilmente
era forse

io

perdeva da una parte nella forma,

per l'altra parte in grado di guadagnarlo con

una maggiore esattezza e chiarezza, al che io pel grande alleviamento che a me concedea mi tenni doppiamente
obbligato.
.

Un poeta quale
Io per

si

Dante, pieno di rapporti


si

storici, teologici,

astronomici, ecc., non

potrebbe gustare

mi sono limitato solo a quelle che sono necessarie all'intelligenza, essendo che io non pensava a scrivere un comentario. Le roi Jean, plus compiei que M. Ozanam dans son
senza annotazioni.
apprciation de Dante, interrogeant dans
le
la

Divine Comdie
le

pote et riiistorien
il

en

mme temps que


d'

thologien
le

philosophe,
disciple

a cependanl une prfrence marque pour

de saint Thomas

Aquin.

Il
il

tudi

fond
il

la

thologie du
les passages

XIF

et

du XIIF siede;

connait,

cite

lous

des docteurs qui onl inspir Alighieri. Bien


qu' une

que son

livre

est vident

ne ressemble pas mme pense


le

celui de
les

anime.

M. Ozanam, il L' auguste


est souvent

crivain qui

se cache sous

noni
la

de Philallhs n'a pas


Comedia,
il

loujours russi dans sajtraductiou de


pale, diffus, languissant: son

commentaire

est l'un des plus

savans et des plus originaux qu'ont

ait crils.

Or

Beatrice,

en ce commentaire, apparat loute resplendissanle de clarts. Certes rien ne dispense de lire le texte mme de Dante;
c'est l qu'il faut voir la donna du pote, unie encore r humanil dans les derniers chants du Purgatore, s'purer peu peu, s'illuminer, puis, devenant plus belle de cercle

en cercle, s'asseoir enfin sur les trnes de


rarchie et
se
faire

la sainte

hi-

une couronne en rflchissanl les ternels rayons. Le commentaire du roi Jean ajoute pourtant quelque chose, si on l'ose dire, ces merveilleuses peintures. L'interprete s'efface, ce sont les malres du pote

TRADIZIOM TEDESCHE.
(jui

539

prennent

la parole.

Tous ces docteurs dont Beatrice


lui

rsum renseignement vlennent


les

rendre tmolgnage, et
les

rapprocliemens soni

heureux,

cllalions

si

ben

choisies,

que

la

glose de l'rudit devient une oeuvre d'art. est deveiiu


roi

Le prince Jean
le roi

de Saxe
;

le

Aot 1854;
fra
i

Jean

est reste

ce qu'il tait

il

pi illustre

cultori di Dante,

come Tappelle M.Charles Wille. Ghaque

anne,

le jour de sa fte, M. Witte lui ddie quelque tude de philologie dantesque, en italien ou en allemand. L'un des plus distingus parmi ces frres servans dont parie M.
le

Witte,
Halle

vnrable M. Blanc, professeur l'un versile de

en thologie, avait publi dj sous le patronage -du prince un livre d'une rare valeur, le Vocabolario dantesco ou Dictionnaire critlque et raisonn de la
et docteur

Divine Comdie, l.|Yol. Leipzig, 1852. Le noni du roi Jean


est insparable dsormais des

noms de Dante
la

et de Beatrice.

Uva

quelques annes,

le

prince tait gravement malade,

et se desolali

de ne pouvoir mellre

dernire main son

comnientaire du Paradis; un crivain du nord de l'Alle-

magne, M. Victor Strauss, composa ^ette occasion de gracieuses strophes o II invoquait Beatrice, et la conjurait de rendre la sanie au plus dvou de ses fidles. Beatrice coute la requte; elle envoie Dante auprs du prince Jean,

comme

aulrefois Virgile auprs de Dante, et le pote dvolle


les

au commentaleur
naut
littraire,

myslres de son oeuvre. N'y


pieuse

a-t-il

pas quelque chose de touchant dans celle

commu-

hommes

dans celle runion de fratelli cultori, o des que Schlosser, Wegele, Charles Witte, soni assocls l'un des souverains de l'Allemagne? - Citons encore un fait qui prouve que le roi Jean est depuis longlemps apprci en Italie. L'abb Dalla Piazza, de Vicence, avait consacr une partie de sa vie traduire en vers lalins la Divine Comdie. Il mourul; en 1844 sans avoir pu imprimer son Iravail, et il exprima le voeu que celle
tels

pubblication ft falle dans

le

royaume de Saxe. M. Charles


;

Witte a accompli
Taillandier,

le

voeu du sludieux abb

il

a publi sa

traduction Leipzig, et l'a ddie au roi Jean. - Saint-Bene

La

liltdrature dantesque en Europe,


L.

Revue deux

Mondcs,

l.

Dee. 185G, p. 506.

Blanc nella Prefazione

510
alla

TRADUZIONI TEDESCHE.

sua versione (1863) ne reca questo splendido giudizio.


si

Ove

voglia

aver riguardo alla premura, alla diligenza


le

e all'accuratezza nel cercare e rinvenire


rispondenti,

espressioni cor-

non che
I.^

alla
si

ricchezza

della propria lingua, non

pu

pieno dominio non asserire che la vered al


edita sotto
il

sione di Giovanni
di

Re

di Sassonia,

nome

non tenga il primo posto. - Ed un dottissimo Alemanno pur mi scriveva De Philalete pradicant quod non alter tantum adtulit ad expUcandum poetam difficilimum.
Filalete,
:

Ejiis adnotationes

plurimi aeslimantur.

(1)

- Il Graesse la

ritiene per la miglior traduzione

Alemanna. - y.Rutli, Dante

von Philalethes [Ueber die Bedeutunr/ des\ir(jil in der Divina Comedia. Aus den Ueidelb. Jalirbb. de Literatur. 1850.
bcsonders abgedruckt).

1830-34. Fromm Leberecht, Die Dollenstrafe der Frmmler.

Zwei 'neuenldeckte Gesnge zur


iibersdtzt

llolle

des Dante Alifjkieri

und herausgegeben,

ecc. Leipzig,

Weidmann.

Dio Illlenstrafe der Fr'mmler. Ein neuentdechler

Gesang zur Halle des Dante Alighieri bersetzt itnd herausgegeben. {Nebst der Entdeckungsgeschichte
Leipzig,

und Anmerkungen)

Weidmann.
J.

1830-32 HoRWARTER,

B. - e
in

K. von Enk, Dante Ali(Inferno

ghieri s gottiiche Kombdie,

deutsche prosa iibertragen,

und mit den nothwendigsten Erlduterungen versehen


e Purgatorio) Insbruck.
1835. Rousseau Joh. Baptl, Dante'
h.
s

Lobgesang auf den

Franz von

Assisi (ini Farad. Ges. xi.)

1836-37 Heigelin Johan, Friedrich, Dante Alighieri. Die


gottiiche

Komdie, oder Wallfarhrt durch die drei Geister tre regni spirituali); [rei iiber-

Reich, Halle, Fegefener, und Paradies, von Dante Alighieri

(Peregrinaggio attraverso

(1) Tout le livre II du traile de Monarchia, si brillamment est resum dans le discours de 1' empereur Justinien au 6e chant du Parudis. En expliquant ce discours de Justinien, le roi de Saxe a jet la plus vive lumire sur le systme politique de Dante. Yoici le titre de l'ouvrage du

roi de Saxe, publi par lui sous le pseudonyme de Philalethes; Dante AUighierV s Goettlicke ComOdie, metrisch bertragcn und mit hritischen und historischen Erlauterungen versehen. V. Saint-Ren Taillander, La littrature dantesque en Europe, Revue des deux Mondes. 1 Dee.
185G, p, 492.

TRADUZIONI TEDESCHE.
srtzt

Mi

und mit Anmernintjen versehen (libera traduzione). Blaubeuren, MangokI (in versi sciolti). Di questa versione mi scrivea il sullodalo prof. Alemanno: Prorsus laude caret Urwartcr, cujus prosaicam versoncm autumant mclius in scrinus latitasse. 1841. GusECK Bern., (pscud. di Gustavo de Berneck) Di^ gttliche Komdie voti Dante AUfihieri, uebersetzt. Mit einem
StahJstich. Pforzheim,

Finck.

Stuttgart,

Rieger,

1855. -

Karl Gustav von Berneck, Bern. Guseck, Stuttgart Niegr' sche verlags Buchehandlung, 1856.
1841.
sclzt

Das

ieue

Loben.

Aus

dein Italianischen ilber-

und

crlaurterty Leipzig.

1842-43. Graul Karl, Dante Alighieri^s (jttlichc Kom'die


in s

Deutsche ilbertrafjen und


theologisch

listorisch, asthetisch
;

und vorLeipzig,

nehmlich
Dorflling.
Il

erlautert

Th.

1.

Die Ubile,

Graul, sacerdote protestante,

si

sforza di continuo di

dimostrare nelle sue dissertazioni Dante dissenziente dalle


cattoliche

dottrine;

mentre,
il

suo malgrado,

si

trova

costretto a confessare che

poeta non dispregiatore del

passato in s stesso, e che trovasi


dalla perfetta intelligenza

non poco discosto


della riforma,

della sostanza
il

si

consola colf avere scoperto che

Veltro Lutero,

corri-

spondendo lnanco

nome. Forse, e senza forse, la pi strana tra le non poche strane visioni, dei comentatori della Divina Comedia. 1842. Kopiscu AuGUST, Die gttliche Komodie des Dante
le

lettere

del

Alighieri Metrische Uebersetzung nebst beigedrucktem Originaltexte mit Erlliuterungen,

Abhandlungen und Uegister;


li.

In einem Bande. Mit Dantes Bildniss und zwei Karten seines


Welt-systems, Berlin, Enslin. - In versi sciolti. Berlino, 1862.
edizione,

Traduzione

in

egual numero

di versi a quelli dell'ori. . .

ginale, con savio consiglio sciolti da rima

Essa ci porge un nuovo esempio della pieghevolezza e della Aicilit con cui la lingua alemanna pu esprimere un qualsivoglia concetto. Forse sonvi qua e col dizioni intricale anzi che no,

molto meno per che


di

in altre

traduzioni, avute carissime,

poeti antichi; cosa da'

tedeschi volentieri sofferta, tanto

542

TRADUZIONI TEDESCHE.
alla fedell serva

che

non pur de' conceili e delle

figure,

ancora della misura. La quale se venne dall'egregio traduttore con delicatissimo scrupolo mantenuta, non sempre

ma

per avventura

fece

della

prima altrettanto,

avviso,

che venne anche dai

critici

alemanni troppo severamente


di

confermato. PicchionL - Le dissertazioni aggiunte alla tra-

duzione del Kopisch, dopo quelle


migliori,
il

Filalete,

sono tra
in tal

le

ed
il

hanno

il

merito

particolare

di

dimostrare

nesso tra

poema

e la Bibbia, coincidendo

modo

Tommaseo. JSeque improbantury cos il ricordato Professore, versiones Graul et Gusek: non ila
colle spiegazioni del

laudatur Kopisch, potius vUuperatur, ut qui


tentiam poetac, et contra poesm ipsam
1849.

et

contra senpeccaverit.

multum

GscHEL

C. F.

Dante

Alighieri' s
(

Osterfeier

Zwillingsfiestirn des himmlschen Paradieses.

im Gesang xxivvon Dante'

XXVI.) Eine Ostergahe, Halle, Miihlmann.

1861.

WiTTE Karl, Die


Braun
bolf
Julius,

ersten

Gcsnge

gottligher Comdie, Halle. (Dedicata al Blanc.)

Dante Alighieri Die Holle fiir das Berlin, Berlag von Th. Chr. Fr. Enslin. (pag. 356.) Dante Alighieri, l'Inferno, ridotto pel popolo tedesco. La traduzione in versi sciolti. - prece1863.

deutsche

bearheitet,

duta da una dissertazione di pag. 127.


Dante,
cosi

l'egregio Braun,

al

Prof.

Nicola Gaelani
la

Tamburini, appartiene all'universo; e


storia dell'umanit; ed
il

la patria di lui

suo giubbileo sar anche per noi


le stazioni

Tedeschi un punto, onde conteremo


Vi un fatto assai conosciuto,
si

del nostro

progresso sulla strada dell'umanit e della libert nostra.

che col mischiare

le stirpi

hanno generazioni pi vigorose:


col genio d'altre nazioni,
fruttiferi
si

n altrimenti avviene
il

nella provincia dello spirito, perch nutrendo

genio nain

zionale

producono

esso

germi
deschi,

d'una
si

vita pi

virile, e si dilata
...

quasi
i

il

clima morale proprio di ogni nazione

Io credo che

Te-

dopoch
Dante
si

sono abbastanza arricchiti del genio di


il

Shakspeare, devono ade?so far loro proprio


liano...

grande Itavi

fatto

un monumento
il

csre

perennius tmWa.

Divina Comcdia, monumento che durer fino a che

avranno
il

nomini

che sappiano comprendere

grande

ed

bello.

TRADUZIONI TEDESCHE.
Egli
si

543

fatto

un

altro rnonumenlo,

cio la vostra libert

e la fondazione della vostra nazione...

Un monumento de-

non pu essere una statua, ma un grandioso instituto, una universit, una Accademia All(]hieri, una scuola per tutto il grande ed il bello, dal quale confortata la generazione futura coroner la grandezza
del vostro pi gran genio

gno

e la gloria presente della nazione....

(Rehme,

Vestfalia,

Marzo 18G4).

sterile

si

fu

l'ammirazione del Braun pel

nostro
e

altissimo poeta;

che non solo cerc con lungo studio


1'

con grande amore

immortale volume,
-

ma
si

volle

dargli

nuova veste alemanna.


illi

Di questo lodatissimo lavoro

ebbi

da fonte autorevole questo giudizio.


priores (Kannecjiesser,
gloria ulebantur, nec suo merito

Quod

hucusque Ires

Streckfuss, Philaletes)

maxima
esse

unquam erunt

destituti, -

forma versonum

in

nullo ab

omni parte
propterea

laudabilis

videtur - hodie vcrslones J Braun et

Blanc haud

dubie
studuil

primum
inducere:

locum obtinebunt,
lune ea

ille

quod
in

concinno sermone poetara quasi hospitem


scripta sunt. Nescio an

Germaniam

qu versioni pra^misit lucide et bene Braun in futurum ille sit qui gustui
arrideal, licet terzinas poematis
iis

Germanorum imprimis
serit

omi-

quas servai Blanc, unus ex

qui

Dautem per totam

vitam pelracta veruni.


18G4. Blanc L. G.

Dia gllliche Knm'dic des Dante Alli'

einem Bildnisse Dante von Prof hilius Thiiter, Halle. Le ragioni della sua versione stanno nella prefazione
(fhieri ueberselet iind erlautet, mil

di

che cui piace

di

recare la parte pi importante.


si

Chi, al pari di me, per molti anni


di

occup dello studio


di

un grande poema, sente


si

al

line

il

bisogno

pervenire

ad una conclusione de' suoi lavori.


gli

questo punto due vie

offrirebbero.

L'

una immensa,

lunga

diflcile

ed

affatto impossibile

ad un

uomo

della mia eia, sarebbe

un

profondo (lomento, ovvero anche una rappresentazione del suo fine e del suo meraviglioso organismo, la quale abbracciasse ogni parte del

grande poema.

V altra,
il

se

si

compari

con quella, agevole ed attuabile per l'appunto una versione del lutto. Questo cammino,

come

solo a

me

possibile.

bA4
io

TRADUZIONI TEDESCHE.

ho ballulo. - La mia traduzione metrica ma senza rime, primamente perch io non son poeta, ed in secondo
luogo perch di questa sola forma mi parve che
ritrarre
si

potesse

una fedele immagine dell'originale,


gli

la

quale sovra

l'odierno leggitore tedesco facesse presso a poco la mede-

sima impressione che V originale sovra

odierni italiani.

La forma delle terzine si collega intimamente con l'intiero organismo del poeta, ed olTre per al traduttore che vuol serbar la rima difficolt veramente insuperabili. Oltre a ci
accade che
la

rima tedesca suona


l'

all'

orecchio infinitamente

pi sorda che
air essenziale,

italiana, e giusto per ci vien


si

meno

notala.

Tuttavia questo non

vorrebbe mai considerare


bellezze
di

di fronte

all' infinite

espressione

che

si

debbono
di

sacrificare.

Kannegiesser,
la

Grul e Gussek oiTrono


testimonianza,
e lo

questa

opinione

pi compiuta

slesso,

del rimanente molto

pi pregevole,

Streckfuss ha

pur dovuto

far molli sacrifizii di cosiffatta

maniera. -

Sem-

brami
ne,

all'

opposto della massima importanza esprimere non


il

solo intiero e compiuto


di

senso dell'originale nella versioancora,

modo che

possibilmente

senza traduzione,

ma

nessun vocabolo rimanga per quanto sia possibile,


parole proprie

mantenere

la costruzione e la disposizione di

dell' originale. -

Cosi pur sembrami non solo permesso

ma

veramente necessario che la versione, del pari che l' originale, riceva una lieve tinta d' antico, la quale offra qua e l alcune poche voci ed espressioni a' d nostri meno adoperate,

alcune

pi

forti

contrazioni

di

vocaboli,
di

alcune

inusate apostrofi
usate,

ed alcune trasposizioni

parole

non troppo

tollerabili per verit nella prosa,

meno ma qui

per l'appunto imposte...

L'endecassillabo di Blanc facile e piano, e per gua-

dagna

in

evidenza ci che

gli

manca

in eleganza.
il

Ad un
Blanc,

conoscitore tanto intimo della nostra lingua com'

osserva

il

Degubernatis, sarebbe far torto ed essere forse


il

indiscreti,

chiedere alcun ritocco a certi

luoghi

meno

fedelmente tradotti,
perfetto.
Il

essendo

egli

per

io

pi

traduttore

lavoro di Blanc, conchiude egli,

destinato a
gli

divenir popolare in Germania ed a preoccupare


di lutti
i

sludii

Dantofili;

la

sapienza che governa l'insieme e la

TRADUZIONI TEDESCHE.
diligenza per la quale

545
vita le sin-

hanno come una propria

gole parli, assicurano T immortalila a queslo mirabile fruito


delle veglie dantesche del

versione cosi mi scriveva

venerando alemanno. Di questa un dottissimo prof, di Monaco:


totam

Unus ex
ruit,

iis

qui Dantem per

vitam

assiduo studio

pertractaverunt. De hoc pubblicum judicium

nondum appaquantum sciam: mea sententia super at multum prioreSy ita tamen ut fide verborum maxime auctorem reddere studuerit, vertendo poetam nterpretans. E d' altra autorevolissima fonie ebbi pure queslo giudizio: E una versione alla
lettera,
e

quale pi non

si

potrebbe n anco in prosa italiana^


testo,
il

quindi di (jrande utilit per V intelligenza del

meglio dire per sapere come ad ogni luogo la pensi


eli

Blanc,

un autorit di prima

riga.

11

Goeschel osservava come

il

1853 fosse una specie di


Isell'anno
eredi
di

centenario per lo studio di Dante in Germania.

1755

il

poeta cesareo Niccol Ciangulo,

presso gli
a

Heinsius in Lipsia,

ha stampato da principio
e subito

modo
al

saggio quattro canti,

dopo

l'intera cantica

del-

l'Inferno con brevi noie, tolte per la


luri, e

maggior parie
in

\en-

questa

si

fu la

prima edizione apparsa

Germania...

Queslo primo lentalivo di far conoscere Dante in Germania non rimase senza effetlo nei tempi posteriori. Due anni dopo l'edizione dell'Inferno, noi troviamo Ciangulo legato
con T. L. B. Bachenschwanz quale edlore per
liani e tedeschi,
gli

scrini ita-

dopo apparve l'Inferno di Dante Allighierl tradotto da L. Bachenschwanz. Questa traduzione venne in tanto favore, che nello slesso anno fu
e dieci

anni

mestieri rifarne la stampa. Nei due anni susseguenti tennero


dietro
il

Purgatorio e
all'

il

Paradiso, e queste due cantiche furono

dedicale

Imperatrice Caterina di Russia, appunto

come

dieci anni

prima dal librajo veneziano Zatla era stata dela

posta appi del trono della czarina Elisabetta

splendida

sua edizione delle opere di


gi in qualche

Dante.
il

Per Meinhard aveva

modo prevenuto

Bachenschwanz. Eccitalo,

com'egli dice, dal vedere che un critico cosi savio, come


il

celebre Bodmer,

avea desiderato una traduzione della


Dante,

intera

Comedia
VoL.
II.

di

stamp nel 1763

ne' suoi Saggi


35

546
sopra
il

TRADUZIONI TEDESCHE.
carattere

e l'opere dei migliori poeti italiani un ben inteso e non breve compendio del divino poema. Nell'anno 1795 furon pubblicati vari frammenti della traduzione in metro di A. G. Schlegel, traduzione ancor sempre inarrivabile; e nel 1809 ebbe luogo la prima edizione della

traduzione

di Kannegesser. - Le pi antiche traccie ch'io abbia potuto scoprire intorno allo studio della divina Co-

media nella letteratura tedesca ascendono ad un secolo anteriore alla prima edizione di Ciangulo, e trovansi nelle avvertenze di A. Griphius al Moribondo Papiniano 1659, verso 704). Ivi tradotta una parte del canto dodicesimo
{

dell'Inferno.

Un

secolo addietro,

nell'estrema parte sud-

ovest della Germania, erasi taluno occupato di Dante in

uno scritto, pi tardi interamente dimenticato. Neil' anno 1559 Gerolamo Fricker, presso Oporino in Basilea, pubblic per la prima volta il piccolo libro de Monarchia, ma nello
strano errore che questo fosse lavoro di un secondo Dante,
vssuto sul finire del secolo

XV,

e stato in amichevole re-

lazione con Angelo Poliziano. Nello stesso

anno

fu pubbli-

cato in Basilea per opera di Giovanni Heroldl la traduzione

tedesca di questo libro (presso Niccol Bischoff), e nel 1536

apparve di nuovo presso Oporino, per cura di Schardius, una edizione molto esatta del testo latino. Altre ristampe se ne fecero sul principio del secolo xvii (1609 e 1610)
in

Strasburgo ed Offenbach.

Il

Concilio di Costanza desto

in

Germania

le

prime

scintille

per lo studio

della

Di-

un Cardinale e di due vescovi inglesi, Giovanni di Serravalle scrisse un vasto comentario latino sull'immortale poema di Dante, e in quello anno medesimo, in cui Girolamo da Praga sosteneva la
vina Comedia.
istanza di

Ad

pena
filr

del

fuoco

innanzi

alle in

porte

di

Costanza.

Witte,

Degli studii su Dante


Uterarische
riprodotto
-

fattisi

Germania nel 1855, Blatter


n. 2,

iinterhaslung,
dallo

10 gen.
Firenze,

1856;
4

arti-

colo

Spettatore

di

Maggio

1856

L'Allemagne y

brille aussi
;

au premier rang par

les qualits qui lui sont propres

elle a reconstruit le sy-

stme de Dante et retrouv l'unite de cette grande me. Si Dante est bien compris aujourd' hul, e' est elle qu' il faut en rapporter l'honneur. Les traductions de Streckfuss,

TRADUZIONI TEDESCHE.
le

04i
ce
sicle, roi

Kannegiesser,
celles
lieu,

aii

commencement do
on
les

plus

rcemment
donneraieni

de M. Auguste Kopisch el du
si

de Saxe,

examlnail

en

dlall,

plus

d'un reproche srieux; les Iravaux des hstoriens, les d-

rouvertes de M. M. Charles WiUe,

Franz Wegele,

mile

Ruth,

les patientes
la

Uides du roi Jean, sont de vritables


science. -

conqutes pour

TuiUandicr, Revue des deux

Mondes,
V.

1 Dee. 317. - Y. Id. p. 479.

TRADUZIONI SPAGISUOLE, CASTIGLIANE, CATALANE.

1513. ViLLEGAS DOjs PERO Fernandez, Arcediano de Rurgos.

La traduccion del Dante de lengua Toscana en verso castellano: yporel comentado allende de losofros glosadores por la mandado la de la muy eccelentc Sennora donna Juana deAra(jon, duquesa de frias y Condessa de Baro fija del muy poderoso Rcy don Fernando de Castlla y de Aragon. Umado el
;

calholico Con olros dos cratados


la

uno q

se dlze querella

de

y olro aversi on del mudo y covcrsio a dios iniose est a muy provechosa y notabile obra eii
f

- Imprila

muy

noble y mas leai cibdad de Burgos por Federique alemau de Basilea ac abose Lunes a dos dias de Abril del ano de

nuestra redempciou de mill y quinientos y quinze annos.

La traduzione
marchese
di

in

prosa del celebre D. Enrico di Aragona,

Villena,

morto

nel 14S4,

tuttavia inedita.
la

Anche
luce. Si

la

Catalana di Andrea Februcr, (li2S)


di essa

pi antica

traduzione in versi in una lingua moderna, non venne mai alla

conoscono

in fogl., di fac. 2G9; l'altro al


di

due manoscritti, l'uno all'Escurial, Convento de' PP. Geronimiti


Il

S.

Michele de
Camboulill,

los

reyes di Valenza extra muros.


di

Sig.*"

F. R.

professore

retorica,
ci

membro

della

operosa accademia
di

di Mompellieri,
di

diede

uno squarcio
il

questa versione

merito singolare [Essai sur Vhstoire

de la littrature catalane, Paris, 1837).


Baret,

Anche
di

S.""

Eugenio
nel suo

professore di lettere straniere a Clermont,

bei lavoro

Espaqne

et

Provence,

si

occup

questa notevole
Rcv. Contcm-

versione.

Y. l'Articolo del Ycgezzi-Ruscalla,

548

THADUZlOM SPAG?>UOLE.

poranea di Torino, Decemijrc, 1857. - Je ne parie pas de r Espagne; Danio y avait pnlr de bonne heure; mai rinquisition, plus sevre que J'glise romaine, se bia de
jeter l'inlerdil sur l'oeuvre

du pole de Florence. Gel


el le libralisme
l'aire

inlerdit

n'a pas l leve


jours. L'

par

la curiosile

de no

Espagne avail trop


rveiller
le

avec sa propre lillralure.


ne
fallail-il

Avant de
lirer

souvenir de Danle,

de l'oubl

les anivres nationales,

depuis

le

pas pome de

C id imqiv'wx drames de Calderon? Saint-Ren Taillandier. (1)

VI.

TRADUZIONI SVEDESI E DANESI

MoLBECU CuR.K. F., Guddomelige Komcdie Oversal afM... Ejbenhaven - Deel (nondum edita). 2. Skiirsilden, 1855 ;
Paradiset, 1862.
'

Secondo Saint-Ren Taillandier, l'Inferno sarebbe slato


pubblicalo nel 1852.

Traduction en vers o
difficults. -

la

terza rima du Florenlin est


et

employe, m'assure-l-on, avec une habilet rare,

Iriomphe
un
et

de mainles
gue, 1852.
se termine
est

On

doit aussi

M. Molbech

drame en vers doni


par

Alighieri est le hros: Danle,

Copenha-

L' action se passe sous le priorat

du pole

son banissement. L'oeuvre de M. Molbech


elle est pleine

peu dramalique, mais dfaut d'invention

de senlimens levs et tmoigne d'une connaisance approfondie du sujet. Saint-Ren Taillandier.


1853. BoTTiGEs Wilhelm,
(ne' suoi Jtalienska

1 primi x canti dell' Inferno,

studier, Upsal). -
la

M. Botliger tudie
et
il

surlout les origines de

poesie italienne,

insr

dans son
chanls de

livre
la

une traduction svdoise de dix premiers Divine Gomdie. - Saint-Ren Taillandier.

.... NlLS LOVVEN ...


Gaetano Viclal sta per pubblicare una traduzione spagnuola Comedia del Sec. XV con illustrazioni, intorno alla quale lavora da sei anni. Questa interessantissima pubblicazione sar seguita da altra traduzione del sacro Poema, fatta dallo stesso Yidal, parimenti
(1) li Prof.

della

divina

in lingua spagnuola.

TRADUZIONI RUSSE.

549

MI.

TRADUZIONI RUSSE

1843 Yan-Dima, {Divina Comoedia Dantis Alighcrii, In-

fevnum, additis delineationibiis Flaxman et italico textu. Versio ex italica lingua a Y. \an-Dima reddita, introductio
et vita Dantis

a D. Struchow facta

St. Petropoli, Edilio E.

Fischeri).
Dj en 1843 M. Van-Dima avait publi Saint- Plersbourg une version en prose des treule-lrois chants de V Inferno; M. Dmitri Min a eu l'ambitioa de les reproduire

en vers,
critiqiies

et son oeuvre a l accueillie

avec loges par

les

du Nord. On vanto surtout les disserlalions qui raccompagnent. N. Dmitri Min a largement mls profit les iravaux des Allemands; il cmprunte beaucoup d'ides M. Wegele, M. Witle, M. Rulh, au roi Jean, mais il
y ajoule aussi des vues qui lui soni propres. - Saint-Ren Taillandier. - Ottimo traduttore in versi pur anche
Demetrio Min profes. dell'arte veterinaria
pubblicollo.
all'

universit di

Mosca... Tradusse in terza rima tutto l'Inferno di

Dante e La terza rima difticile nella lingua russa, perch il numero delle rime non vi abbonda come nell'italiano, e perch la prosodia russa esige un ordine tra le
rime chiamate masculine ossia tronche, e
piane, lo che accresce
la diflicoll

le

feminine ossia

di quel metro.

Min ha

saputo vincere questa


versione di

con arte perfetta. La sua Dante cos fedele che fa meraviglia ai conodificolt

scitori del testo italiano.

Ma

il

gusto del pubblico nutrito

dagli alimenti leggieri


tali

del giornalismo,

non

sa apprezzare

lavori,

e la traduzione non favorita


si

dal pubblico

non

avanza e non

vende. - Scev ire [-Rubini.


Russie et l'Amrique en soni

Les tais scandinaves,

la

au poinl o nous en tions nous-mcmcs il y a un demisicle: on n'y lit encore que V Enfer. Dante n'est pas un de ces potes qui peuvenl lre pnlrs du premier coup.
L'hislorien Schlosser a lu neuf fols
d' y
la

Divine Comedie avant


il

trouver un vrai plaisir

aujourd' bui

la lit

avec en-

550

TRADUZIOM RUSSE.
il

thouslasme, cornine un brviaire de morale religieuse, et

commenlc
11

le

Para^is dans de gracieiiscs lellres un ami.


porle du
la

faut cello volonl persvranle pour forcer la


a

sanctuaire. L'inlilalion

commenc pour
Ce
-

l'

Amrique,
sera

Russie
verse!

el Ics peuples

scandinaves.

Iravail

mene

bien, et

Danle aciivera ses conqules.


la

l'elude de

Divine Conuklie

est

Ce relour uniun symplme

que nous rccueillons avec joie. Il senible, au premier abord, qu'une oeuvre comme celle de Danle ne doive inlresser dsormais que la curiosile des rudils; sa cosmograpliie
est dtruile, ses mysliques loiles se sontvanouies
la

sclence de Newton....

iiclions,

devant Sous l'appareil condamn de ses au milieu des prjugs d'un autre ge, il y a l
immorlelle,
la

une

inspiration

passion

de

la justice.

Ce

pote qu' on a tant ludi au point de vue


el de Tari,
il

de

l'

histoire

morale militante.

au nom de la y a plus d'un rapport enlre Pascal el Dante: lant que durer l'humanil, les Penses de Pascal,
reste l'inlerroger encore
Il

et surtout sa thorie des trois ordres, seront la nourriture

des mes fires


ceux qui

tanl que les lois de la suprme justice ne

seront pas excutes sur la terre, la Divine Comdie offrir


souffrent

de sublimes consolations. Aujourd'

Imi parliculiremenl je comprends trop pourquoi Dante peut

devenir un des poles favoris de notre xix^ siede. Danle


lait Seul

au milieu des factions qui dchiraient sa patrie;

suprieur aux lultes de son temps, ne voyanl partoul que


fraude, convoitise, faiblesse, servilit, c'esl--dire toutes les

formes de

l'intrt,

il

s'lail rfugi

dans

la cil ideale

con-

struite par son genie.

Nous aussi nous sommes mal

l'aise

dans

ce monde, et nous apercevons au-dessus des parlis dvoys


l'ternelle morale qui nous offre
les ressources

un

asile.

Cesi lquesont

de l'avenir; e' est l qu'il faut dpouiller le vieil homme pour crer l'homme nouveau. Au milieu de ses extases, Allighieri tait une intelligence pralique il ne
;

sparait pas la vie aclive de la conlemplation;

il

ne s'esl

jamais dtach de
lui.

la terre el

de laralil. Faisons
seuls,

comme
si-

Soyons notre

parti a

nous

recomposons en

lence l'elite

gnreuse dont l'iiumanil a besoin. Ayons notre enfer el notre paradis en nous-mmes, punissons el

TRADUZIONI RUSSE.

531

rconipensons les
science
triste
;

hommes au

tribunal secret de notre conil

sachons aimer,

et puisqu'

le faiit aussi

en ce

monde, sachons hair! Sachons aimer le bien, sachons hair le mal Entrelenons en un mot cette force spirituelle, celte passion du bien, cette soif de justice, qui est travers les sicies le signe inelYafable du grand gibelin. C'est le meilleur moyen d'obir l'inscription de Santa Croce: Ono!

rate r altissimo poeta.

-Saint-Rene Taillandier,

p. 150.

BIBLIOGMFIA DANTESCA ITAllAM (1)

1.

VITA DEL POETA, E RICERCHE INTORNO LA SUA VITA

Thouar Pietro, Dante, Milano, Ublcin, 18b5. Thouar in questo suo lavoro ci reca la biografia di Dante, coli' esame della sua mente e delle sue opere, e un
Il

cenno delle vicende storiche e letterarie d' Italia, secondo che si riferiscono ai casi del poeta, o al concetto della sua poesia, alla luce che da quella si riverbera sugli studii
posteriori.

E diviso

in tre parti,

determinate dalla natura


dantesca in

medesima

del soggetto, la vita cio di Dante, V esposizione


e le fasi della
si

del suo poema,

scuola

Italia.

L'intento morale che

palesa da tutte le pagine di questo


lo
v'

volumetto

in

gran parte compensa Se

scarso concetto let-

terario di qualche suo brano.

alquanto debole la

parte critica, vi ha invece un'elevatezza di sentimenti, ed

una nobilt
cendere

di

linguaggio che son fatte per destare ed ac-

negli animi giovanili. Le due prime parti sono pi largamente composte ed eseguite con maggior cura, la prima specialmente in cui si leggono pale migliori facolt

gine squisite per semplicit e per robustezza di pensiero.

Anche
(1)

l'esposizione del

poema

fatta

con cura,

ma non

Della Ribliografia
scritte

vennero

Bil)liogralla

dantesca Italiana ricordo solo le opere che dopo la pubbiicizione della pazientissima ed accuratissima dantesca del Batines. Degli altri autori non accenno che il

nome, giacch se volessi tessere il semplice catalogo delle opere loro non il Batines, - Debbo poi rendere pubblica testimonianza di grato animo all'egregio ed erudito Sig. Francesco Scipione Fapanni
farei che ricopiare
di Venezia,

Dantesche,

appassionatissimo ed assonnatissimo raccoglitore delle cose che eoa cortesia piuttosto singolare che rara mi fece copia della sua ricca collezione, qualunque volta me ne venisse bisogno, onde mi venne agevolata la fatica delle ricerche, e potei notevolmente
accrescere
il

mio lavoro.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


forse
colla

553
sviscerare
al
il
il

pienezza

di

critica

necessaria

concetto

della

divina Comedia,

e a mostrarne

vivo

carattere e l'importanza.

Fraticelli Pietro, Storia della Vita di Dante AUighieri,

compilata sui documenti in parte raccolti da Giuseppe Pelli,


in parte inediti, Firenze, Barbera, 18()1.
II

libro

del

Fraticelli,

secondo ch'egli stesso ne dice


il

nella Prefazione, contiene tutto quello che

Pelli raccolse,

tranne

le

cose evidentemente erronee,


di lui, o di

ma non

uti lavoro

qualunque altro biografo dell' AUighieri. Ei non d una nuda raccolta di memorie, non d una vita in quel largo signiiicato che oggi suol
modellato su quello
darsi a titoli consimili,

ma

d una storia della vita di Dante,


e scritta
lavori.

compilala sui documenti,

con quella

critica,
l'

la

quale

si

richiede a

siffatti

Ei .rappresenta

uomo

nel suo secolo,

ma non
la

in

modo che

nella storia del secolo


la

scompaia l'uomo:

sua figura, siccome

principale in
e

un

dipinto, dee

campeggiar convenientemente,

non rima-

nere affogata dagli accessorii. Delle questioni letterarie non volle impacciarsi, si imprese a risolvere le storiche, senza
parte e senza alcun preconcetto.

Gregoretti Francesco, Vita di Dante AUighieri desunta


dalle sue opere
e e

col riscontro

delle sue

alle presenti opi-

nioni

politiche
18()4.

religiose

in Italia,

Venezia,

Naratovich,

Gennaio
Il

Gregoreili
^ ita

fa

precedere questa breve Annotazione:

venne scritta e si pubblica affinch ognuno possa conoscere agevolmente leggendola quanto fu grande

Questa

l'Italiano

della cui nascita

si

sta

per festeggiare

il

sesto

secolare anniversario.

Mercuri Filippo, Quale sia stato il primo rifugio e il primo ostello di Dante, Roma, Pucinelli, 1814. Se Dante fosse veramente morto nel 1321, Napoli,
Nobile, 1813.

stello

Giuseppe, Intorno alla dimora di Dante al cadiLizzana, Rovereto, Marchesani, 1834. - Lettera in aggiunta ad altra lettera sua intorno alla dimora di Dante al castello di Lizzana, Rovereto, Marchesani, 1835 ^Opuscoli

Telam

non

citali dal Ratines).

554
Il

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

Telani

si

fa a

provare che Dante fu ospite


di

in

Llzzana

di, Guglielmo di Caslelbarco, Signore di tutta la valle

Laei

garlna.

Ei

vuole che dal castello appunto


la

Lizzana

potesse a meraviglia vedere


C. xiii dell'Inferno,

ruma

per

lui descritta

al

volgarmente chiamata gli Slavini di Marco, dal paesello che le sia di presso. Ribatte l'opinione
del Cesari
di

che ritiene

il

poeta accennasse a quel dirupo


;

monte

stagliato al Castello di Pietra

a poca distanza da

Calliano, sulla vecchia via da Trento a Rovereto;

impugna

pure quella del Mafei che asserisce ricordata


lora cadde
la
difatti

la

ruina della

Chiusa, presso Rovereto, seguita nel 1310, e lo scoglio alnell'

Adige e

lo

percosse. Francheggia

sua opinione colle parole dello storico Ambrogio Franco


il

che chiama nobilissimo


vi abbia
gli

paesello di Marco,

non perch

Dante soggiornato abbia dato nominanza;

ma

perch nelle cantiche divine


autorit del Co. Benedetto

coli'

Giovanelli, accuratissimo investigatore delle patrie

memorie
del

(Inspruck,

Wagner, 1832);
la

per
a
di

infmo con

quella

Petrarca
delinea
solido de

che nell'Epistola YI

Guglielmo da Pastrengo

ad evidenza

ruina

Marco:

Vidi horrifcam
il

monte ridnam
il

ecc.

Molti spositori, non eccettuati

Tommaseo ed
come osserva
di

Fraticelli,
il

Barco, presso Rovereto,


il

menzionano la ruina di Monte qual monte non esiste neppure,

roveretano Telani,
si

ma

bens

il

villaggio

Marco, che come

detto di sopra, assai vicino allo


il

scoscendimento descritto dal poeta. Del resto


consente col Telani, tanto pi, coni'
di
ei

Tommaseo
la

dice,

che

ruina

Monte Barco ha alcuna via per iscendere, quella della Chiusane, almeno adesso. E acciocch regga la similitudine
del borro infernale qualche via
della terzina seguente
ci

dev'essere;

V alcuna

gasi che

il

C.

non pu significare nessuna. Aggiunxn fu probabilmente composto avanti il 1310. al

y. Ambrosi,
di

Comento

C xu

dell'Inferno,

il

Mutuo

soccorso

Rovereto. (Strenna,
ZoTTi Raffaelle,

del 1864).
e

Della Visita

dimora d Dante Alldi

f/hieri nel Trentino,

Dissertazione storico-critica (pubblicala

da prima nell'Appendice del Messaggere


vereto,

Rovereto) Ro-

Caumo, Luglio Premessa la storia e

18(54, di
la

pag. 84.

descrizione del castello di Lizzana,

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


a (lue miglia
di

555

da Rovereto,
(

il

Zotti,
),

francheggiato (lall'autorit
di

Ambrogio Franco

n.

1559

Michelangelo Mariannl

(sec.

XVII), di Jacopo Tartarotli, del P. Benedetto Bonella,

del Co.

Adamo

Chiusole, del Cav. Giuseppe ValerlanoYanelti,


del

ed inoltre

del Telani,
il

Pederzani, ecc.

ei

prova

come

Dante visitasse

Trentino, ospite del march, di Castelbarco,

amico
la

degli

valle

Scaligeri, che alternava la sua dimora tra Lagarina e Verona. - E da prima ei prende ad
si

investigare in qual anno Dante

recasse per

la

prima volta

a Verona, e riportate le opinioni del Boccaccio, del Bruni,


d

Girolimo Della Corte, del Biondo,

del

MafVei,

non che

quelle del Lombardi, del Trova, del Fraticelli, del

Tommaseo,

conchiude che dal Gennajo loOS

primo rifugio e

il

al Marzo 1304 trovasse il primo ostello presso il gran Lombardo.

Ponendo poscia mente come


nominasse palesemente
che
ed
lo
il

nell'Inferno, in ben tre luoghi,


ei

Trentino,

s'induce

a credere

visitasse prima del 1308. - Oltre a ci prende a congli

siderare le ragioni dell* intimit ed amicizia tra


il

Scaligeri

Castelbarco,

onde ne trae
in

la

conseguenza che dal


le

Castelbarco fosse invitalo a respirare


valli trentine,

aure fresche delle


e pittoresche
ivi

a deliziarsi
in

qtielle

amene

vedute,

ad inspirarvisi

Une per condurre


le

termine

r immortale suo lavoro.

Ma

le

prove

le

pi sicure,

pi incontrastate
il

ei

le

trova nel grande volume. E di certo

poeta non avrebbe


Slavni di Marco,

potuto ritrarre con


giudicar
della cima

tanta evidenza gli


del

monte, onde
s

si

mosse;

conoscere

come da

quella al piano la roccia

discoscesa; non avrebbe

potuto sapere che quantunque selvaggia aspra e forte, pure

alcuna via darebbe a chi su

fosse,

se

non percorrendo e
nella

minutamente osservando tutta


esser fatta con
chi vi
ci si

la

ruina

sua vasta

estensione. - IS la magnifica descrizione del Benaco {oteva

evidente geografica precisione, se non da


si

fosse slato, tanto

specificatamente circonscritta,
ei lo ri-

che nessuno potreblie. meglio. Un novello argomento


dal Prof. Lunelli (Giorn.

trova nella Chiarentana del C. xv. egregiamente interpretala

La Fenice, 1843, p. 205 e 214 Trento Monauni, 1864), sicura riprova delle cognizioni locali che Dante possedeva intorno alla topografia del Trentino, cogni;

)56

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

zioni che diftcilmenle

avrebbe potuto procurarsi a quei tempi

cos poveri di mezzi di comunicazione, se

non

vi

avesse fatto
il

lungo soggiorno. Anche nel L.


inferire

ii,

e.

15 de Yuhjari Eloquio

poeta parla cos precisamente del dialetto trentino, da dover


a bel diritto ch'egli
il

ne avesse perfetta e piena


Zotti inclinerebbe a ritenere
all'

conoscenza. Da ultimo
col

Sig.""

Vanetti che la bella montanina che in mezzo


del fiume avealo innamorato,

alpi

nella valle

fosse della valle

del Lagaro, appoggiato anche in questo ad una tradizione

popolare,

riportata
il

da un frate Carmelitano

di

Rovereto,

{secondo
in

Zotti,

il

P.Francesco daTrevigi) che nel 1550


:

quel torno lasciava scritto

Dante havea

visse et

dimor per

qualche spatio di tempo

in la villa di
et

Lizzana^ qual
la

pros-

sima
del

alle rovine di
io

Marco,

kivi

sua innamorata,

come ho

udito per tradizione dalla bocca degli piii vecchi


-

paese.

(V. Giuseppe

Valeriano

Yannetti,

padre del

celebre cav. dementino. Intorno ad alcune circostanze della


vita di Dante, e dell'

aver

egli

dimorato nella valle LagaSig.""

rina

quivi composto una sua canzone, Lettera al

Pietro

Moneta, fiorentino, dei 3 Decembre 1757, Venezia, Zatta,


1759).

Bianchi Ab. Giuseppe, Del preteso soggiorno di Dante in

Udine
dulia

ed in

Tolmino,

durante

il

Patriarcato di Pagano

Torre, Udine, Turchetto, 1844.


la

E divulgatissima

credenza che Dante nel 1319 facesse

non breve soggiorno

in Udine,

ed ospitale accoglienza vi
ivi
il

trovasse in corte del Patriarca Pagano della Torre, ed

componesse alcuni canti dell'immortale suo poema, ed


Balbo,
nelle
il

Thouar,
vite

il

Tommaseo,

il

Sigalas ecc.
il

lo

ripetono

lor

dell' Allighieri.

Ma

Bianchi,

quantunque

friulese,

combatte gagliardamente questa asserzione; imCandido, che solo nel 1500 fu


;

pugna

il

il

primo a spacciare

questa favola

sostiene

fosse reso impossibile ogni ravvi-

cinamento

fra

Dante e Pagano, dalla religione non meno


rispettivi,

die dalle politiche opinioni, dagl'interessi


vare

dagli

obblighi e relazioni antecedentemente contratte. Per comprole

venuta

di

Dante

in Friuli si

allegano documenti o
si

che non esisterono giammai, o che


dio periti,

vollero in un incen-

e che se anche tuttavia sussistessero,

secondo

BIBLIOGRAFIA DAISTESCA 1TALIA^A.


il

557

criterio logico,

proverebbero

il

contrario. Confuta valorosadi

mente Jacopo
tutti,

di

Yalvassone
all'atto

Maniago, che,

con

argomenti
di

imaginari,

sogn

primo di un nuovo

soggiorno

scoglio posto sopra

Dante a Tolmino, additando per infino uno il fiume Tolmina, chiamato sedia di Dante,
natura de pesci.
i

e volendo che quivi scrvesse sulla

Ma

il

Bianchi con prove incontestate ne convince che


chi di

Patriar-

Udine non ci ebbero mai stanza; che Soffumbergo, e non Tolmino era il luogo delle loro villeggiature che Tolmino fino all'otto Agosto 1319 fu in potere del Co. di Gorizia; e con altri documenti alla mano segue il Patriarca
;

Pagano

della Torre per tutto

il

resto del l'l9 a Cividale,

ad Udine, a Gemona, e ne chiarisce che non and


Tolmino. La tradizione essere solo
racconto del A'alvassone. Da
ultimo

mai a
le

appoggiata

all'ideale

mostra
e
l

inefficaci

prove che
temente

si

vorrebbero desunte dall'opere del nostro poeta.

Scolari Filippo, Del doversi scrivere

stampare costane

Dante
;

AUiffhicri

con

doppia

non altrimenti,
di

Venezia, 1841

Naratovich, 1861.

Torri Alessandro, La grafia del casato

Dante AUi-

ghieri rivendicato alla legitima originaria lezione contro l'uso

erroneamente invalso, Lettera


ediz. Pisa, Prosperi, 1853.

al cav.

Davide Bertolotti,

II.

Aunms
sato e suir

DE Riaks Stefano, Esercitazione filologica sul ca-

arme
la

di Dante, Firenze, Baracchi, 1853.


All'

Scolari Filippo,

onorevole Audin de Rians, 1854.


di

Anche
rono per
/

grafia

del casato

Dante diede luogo ad


il

accerrime oppugnazioni. Lo Scolari,


la

Torri ecc. guerreggia-

doppia

/;

il

Fraticelli,
i

semplice.

Si fecero forti

Audin de Rians per la primi dei codici che porgono


/,
i

il

casato di Dante
in

con doppia
di

quali

stanno a

petto

degli altri

proporzione

g ad

/ ;

della forma originale e

legittima Aldgkieri,
bile
la

dalla quale
Allighieri,

ne viene pure inseparaper


la

nuova

forma

naturale

e certa

mutazione della d in/; dell'autorit del Bocaccio che nella


vita di Dante scriveva che alla moglie di Cacciaguida,
la

quale era degli Aldighieri


il

di

Ferrara piacque di rinnovare


figlio,

nome

de' suoi passati in


il

un suo

nominollo Aldi-

ghieri, comecch

vocabolo per detrazione di questa lettera

558
(1

BIBLIOGRAFIA DA>TESCA ITALIANA.

corrono rimanesse AUujhieri.


gli

Ma

il

Fraticelli,

rovistando

pure

antichi documenti,
ci

esempi ch'egli
con una
hens
posto,
in
il

prova del contrario: de' 33 allega quattro sono con due/; ventiotlo
ci

/;

uno
in
l,

allatto senza /;

ne aggiunge che mutavasi

solo per
in

ove

11

si

trovasse alla
il

pre-

ma non mai

caso diverso; da ultimo

Fraticelli

luogo di detrazione,

appoggiato

a' codici

pi sicuri ed
il

antichi,

legge sottrazione, lo che muta d'assai

senso del
quella
sua.

concetto.
parola,
ei

Ma

anche

comunque leggere
/a d'oro
in

si

voglia

ritiene francheggi
dell'

sempre pi l'opinione

se

ne cura punto

campo

azzurro,

N arme
pur

degli Aldighieri, perch quell'arma fu solo assunta alla (ine

del secolo

XY, od
un solo
la

al principiare del secolo

XYI. Ed
si

notevole che in Firenze, nel Panteon italiano,


ghieri, con
/,

legga Ali-

e sotto la statua collocata nel

Log-

giato
cosi

degli Uffizi,

stia scritto

invece Allifjhier con due,

decretando

Deputazione firentlna, incaricata della


nell' iscrizione

decorazione di quel luogo. Cos pure


nel

adottata

nuovo Teatro comunale

di

Ravenna, teatro che


si
11

fu

appunto

intitolato dal

nome
(

del casato dantesco,


ortografica.

legge i/Z/iy/uer/,

secondo
il

la

nuova riforma
2(>

riputato giornale
e

Crepuscolo,

Dee. 1832)

dagli argomenti del Torri

dello Scolari vuole definita la questione:

Carlo Troya arla

meggia invece

pel Fraticelli

e gli

d vinta
agli

palma {Del

yeltro allegorico de' Ghibellini,

Napoli, 185(), 370).

Ma

gli

AHighieri di Verona non


Fraticelli,

si

acquetano

argomenti del

ed

il

Co. Pietro

Serego AHighieri, discendente

del grande

poeta,

protestava solennemente di

non voler
l'

mutare

la

grafia del suo casato, e che

anche per

innanzi

continuerebbe a

scrivere AHighieri,

(Gaz. di Venezia, 18

Maggio, 18GI) -V. Troya, Del Veltro Allegorico dei Ghibellini,

Napoli; Vaglio, 1836, p. 3G9. Osservazioni sul Cognome

di Dante: -

Secondo

il

Rians

la

I.

sentenza
la

di

condanna
Cod.

del poeta a' 27 Gen. ha Dante AUaghleri:

seconda del
2. Dis. 5.

10 Marzo, Danlem Alaghieri (Archivio Rifor. CI


67, libro consulti.

Dal 1300

al

1303

di

pugno

di

Bonsignore olim

Gueczi
Michele

civis mntinensis leggesi

costantemente Dante Ahgheri con


delle

un

solo.

Nella

necrologia

Monache

di

S.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


l)ubl)licata

539

veronesi,
geri,
di S.

da G. B. Biancolini, nelle notizie delle Chiese discendenti del poeta sono nominati ora Aldie altri discendenti seppelliti
Aligheri.
nella Chiesa

Aligeri;

Fermo Maggiore,

MiNicn Prof. Serafino Rafaele, Del cognome di Dante


AlUghicr (Dissertazione
in

corso di stampa).
la

Per iscuoprire ed accertare


di

derivazione del

cognome

Dante l'egregio professore si vale dell'irrecusabile testimonianza dello stesso Poeta, che intorno all'origine del
suo cognome pose nel C. xv della
III

Cantica sul labbro


Quel,

del suo trisavo Cacciaguida queste due dichiarazioni:

da cui
fue
il
.
.

si dice

tua cognazione

mio

figlio

fu

tuo bisavo
e

3Iia

donna venne a me di Val di Pado,

quindi

soprannome tuo si feo. - Osserva circa il primo di questi due passi, la cui significazione abbastanza manifesta e

comunemente

accettata,
si

che da Alighieri od Aldighiero,


il

bisavo di Dante,

trasmise

cognome
il

alla

sua famiglia,

ma

esclude l'induzione o l'insinuazione, che possa inten-

dersi

per parentela femminile


gli

vocabolo cognazione,
e

il

quale presso

antichi

scrittori,

nel

passo presente,

equivale soltanto a consanguineit maschile; e conseguen-

temente possa arguirsi che il cognome degli Aldighieri derivasse dal easato Aldighieri della moglie di Cacciaguida. -

Quanto

all'altro passo,

eh' del tutto egli si

luminoso ed atto a
-

risolvere la questione,

fonda ad interpretarlo sulla


quindi

congiunta espressione delle tre parole irrefragabili

pu soggiacere a controversie: vale a dire - quindi di qui, ovvero perci - soprannome tuo - un soprannome che poi appartenne anco a Dante, essendone divenuto il cognome, e - si feo cio si fece allora, e non era gi formato, ossia non preesislcva. - Argomenta pertanto colla guida di tutte e delle soie parole di Dante, che dall'essere venuta dalla vallo del Po la donna di Cacciaguida, siasi creato quel soprannome di Alighiero, che fu poscia il cognome di Dante e perch nel medio evo si estendeva dal Finale di Modena o dal Bondeno sino a Ravenna una regione palustre detta con proprio nomo
il

soprannome

- e si feo -

cui retto senso non

la

Yalpadusa, ossia

la Fa/rf/Parfo,

congettura che dall'alighe


sia slato allribuilo al figlio

di cui

abbondava quella maremma,

560

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

di Cacciaguitia, bisavo di Dante, da' suoi coiicilladini Tequi-

valente soprannome,

e quindi provenuto a' suoi

discesi

11

cognome

di

AUighieri, cio portatori di alighe, o derivali dalla


il

regione dell'alighe. - Qualunque sia


di tale congettura,
gli

grado

di

probabilit

passo

sembra ad ogni modo che il detto della Divina Comedia contraddica l' opinione del
il

Boccaccio che

cognome AUighieri
lui

facea derivato da quello

degli Aldighieri di Ferrara. L'uso poi di scrivere AUighieri

eoa doppia
opinione,

/,

da

pure adottato, invalse forse per quella


di

o per arbitrio

ortografa,

o per l'obblio della

vera origine del cognome di Dante attestata dallo stesso


Poeta.

lascia

da ultimo

di risolvere

alcune obbiezioni,

rimosse
di

le quali, la

sua congettura acquista maggior grado

di verisimiglianza.

-Questa Memoria fu letta all'Accademia Maggio 18G4, cio, com'ei cortesemente mi scriveva, nel mese stesso che ricorda natali di Dante,

Padova

il

di 8

e quasi alle vigilia del sesto secolare loro anniversario.

STUDI CRITICI
Cant
Ignazio, Dante considerato come

uomo

di scienza.
il
1 .^

Discorso recitato all'Accademia tisio-medico-statistica


Aprile, 1847.

Mazzini Giuseppe,
Vi

[Scritti letterarii

di

un

italiano

vi-

vente) Lugano, Tipog. della Svizzera italiana, 1847.


si

trovano

gli scritti

seguenti, caldi di patrio affetto,

e ricchi di acute osservazioni: Dante, 15 Sett.


l'

IMI.
all'

Del-

amor

patrio di Dante, prime linee scritte dall'autore, af-

facciatosi

appena

agli studii, 1826. -

Prefazione

edizione
- Scrini

di Dante Alighieri, illustrato da

Ugo Foscolo, 1842.

Minori di Dante, dalla Forzign Quaterly Review.


Dall' Ongaro Francesco, Sullo stato attuale degli studii
danteschi e sulla influenza nella letteratura e nell'arte con^

temporanea, Prelezione
1847).
tutti.

al

corso di Lezioni sull'interpreta-

zione della divina Comedia (Quaderno YI del G'wrn. Euganeo,


-

Perch

il

poema, di Dante sa

il

piii

moderno di

Introduzione al corso di Conferenze sulV Inferno [Rev.

Contemp. Fas. 77-78, Marzo ed Aprile, 1860. - Monumenti


Danteschi,

Mondo

Illustrato, 1861.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


Emill\ni Giudici Paolo,

561
della
p.

(Compendio

della Storia

Leti. itul. Firenze, Poligratia Ital., 1832. Lez.

IV e V,

73I.

125

Storia della Leti. Hai. Firenze, Le Monnier, 1855, Voi.


il

118-250. - Veggasi

Crepuscolo 1852,

p. 86).

Cereseto G.
Dell'Europa
della
civilt,

B-,

Studi sulla Storia letteraria

d' Italia.

in Italia, considerata in relazione colla storia

Torino,

Pomba,

1833. - Storia della poesia

Italiana, Milano, Silvestri, 1857.

coli suU'Allighieri,

hanno degli artipoema che si raccomandano grandemente per calore di siile, e per acume di critica. Agrati Giovanni, Manuale di Letteralnra, poetico-criIn tutte queste opere del Cereseto vi
e sul suo In questo

stiana. Dante, Milano e Lodi,

diligenza e

Wilmant, 1852. Manuale si desidera maggior pienezza, maggior sodezza maggiore di giudizii. Il pi dei problemi,
al

che

si

annodano

poema dantesco, sono

lasciati in disparte;
;

alcuni appena accennati, altri mal compresi e travisati

la

parte storica poi


sattezze.

vi

affatto insufficiente e ribocca d'ine-

zione considerata a brani,

Qualche lato pi comendevole nella dichiarama anche questa manca di acconcia


di

veduta generale, e

queir esposizimie dottrinale che sola

pu dar la chiave dell'intero edilzio dantesco. Quel che troviamo nel libro una grande e sincera ammirazione pel sacro poema, la quale lo trae a sentirne e a notarne qua
e l le bellezze e dichiararle con chiarezza
e con affetto.

Considerato parte a parte ha qualche pagina lodevole,


nel suo insieme libro

ma
al

non bene ordinato, n adeguato

soggetto che tratta.

Leoncavallo Ruggiero, Manuale Dantesco, Livorno, Carrozzi,

1853.

L' autore si

propone
la

di farci

conoscere

le

condizioni del

secolo e del poeta,


lezze d che
si

forma, l'ordine, lo
in

stile,

con

le

beldi
in

fece sovrano modello


Allighieri.
ci

ogni

maniera

comporre il divino molte part il libro

L'orditura buona,

ma

sembra assai manco ed imperfetto.


ai

Noi vorremmo piuttosto dare

giovani pi scarse notizie,

ma

pi piene e pensate. - E. T. P. A., veronese, nella Rivista


fascic.

Ginnasiale,

Maggio

Giugno 1855, ne dettava un


ci

articolo critico,

ma

torlo e preconcetto

parve
30

il

giudizio:

VoL.lI.

)62

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


il

basti solo

ricordare che appone colpa all'Autore per aver


di

propugnato l'autenticit dell'Epistola


Della Scala.

Dante a Cangrande

De Sanctis Francesco, La
Fel.
e
le

divina Comedian versione di Lamennais, con un introduzione sulla vita, la dottrina

opere di Dante,

Il

Cimento, 15 Luglio, 1855 - Dello


Rivista Contempor.
id.

argomento
1857 e-cc.
11

della divina Comedia,

Nov.

Carattere

di Dante,

sua utopia,

Gen. 1858.

ecc.

De

Sanctis, napolitano, successore nell' insegnamento

della giovent della sua patria al Puoti, di cui fu discepolo,

professore di lettere italiane


gi ministro
della

nel Politecnico

di

Zurigo,

pubblica istruzione

del regno d' Italia,

nel 1854 e 1855, diede a Torino un corso applauditissimo


di lezioni sulla divina

Comedia. La
Il

critica del

de Sanctis

elevala acuta filosofica.


alla luce

saggio delle lezioni ch'ei diede

ha fatto nascere
di

in tutti a bel diritto

un vivissimo

desiderio

vederle pubblicate,

che per avventura non


bellezze notate
-

avremo

il

comento pi

bello della divina Comedia.


le

BoRGHiNi YiCENZo, Ossevvazioui sopra


ne' canti dell' Inf. xvii-*xxiii.

- Pensieri diversi.
i

Ragioni

che

lo

hanno

fatto tornare sopra

pensieri che in giovanile

et avea scritto su Dante. - Propriet del parlare di Dante. Comparazione fra Dante e Petrarca.- Yoci antiche innovate. -

Se Dante

da imitare o no. - Di Forese


sulla

Guido Caval-

canti (Studi

divina Comedia pubblicali per cura di

Oli. Gigli). Firenze,

Le Mounier, 1855.
pare la difesa di Dante
si

Poco
gli

di

notevole vi ha nel frammento intorno alla

bellezza

del poema. Pi bella mi

contro

appunti del
e

Bembo che

dilettava

pi della

poesia dolce
di Dante.
Il

minuta del Petrarca, che della grande e fiera confronto tra i due poeti pure assai bello,
in certo
stile

dove d
zoni,

la

palma

modo

a Dante, anche nelle cane,

dicendolo di

pi profondo e pi alto,
Il

come

dicevano,

pi tragico
la

e magnifico.

meglio degli studii


in

mi pare

parte filologica,

messa

fuori

occasione di

alcune noie ridicolissime, che un ignorante avea tratto dai


Yellulello. L' avversario

non

pregevole che per aver dato

appicco a queir

uomo

inlendenlissimo e giudiziosissimo di

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA

ITALIANA.

563
Crepuscolo,

sciorinare alcune propriet del dire fiorentino.

1855, p. 128.
Tossiti Giovanni, Dello studio morale d Dante, Orazione,

Treviso, Andreola, 1856.

Guasti Cesare,
nel secolo
ze,

Dello studio d Dalile presso gl'italiani


letta all'Ateneo Italiano di Firen-

XIX, Memoria

1857.
Bertini Giacomo, Dante e
le lettere.

Orazione inaugurale

detta nel Collegio di Sale, Tortona, Rossi, 1857.

Giuliani Giambatista, Delle henemerenze d Dante verso

Italia

la

civilt.
il

Prolusione

alle

lezioni

sulla divina

Comedia,

detta

Marzo 1860,
delle

nel R. Insti luto di studj

superiori a Firenze, Firenze, Tip. Galileiana, 1860.

Per conclusione
Discorso recitato
il

lezioni sulla divina Comedia,


di perfezio-

di 11

Giugno nell'Instituto

namento

in Firenze,

Firenze, 1863. Tip. Galileiana.


e

Castrogiovanni Giovanni, Fraseologia poetica,


nario generale della divina Comedia,
1858-61.

Dizio-

Palermo,

Lo Bianco,
Florilegio
e

Granata
Il

Mauro,

Cassinese,

da Messina,

Dizionario dantesco, Napoli, Tipogr. Carluccio, 1855.

Caslrogiovanni ritiene necessaria


tutti
i

una Regia Parnasi


Parnaso.
Ei dice

che contenga

tesori

dell'italiano

avervi dato da pi anni opera assidua e laboriosa: intanto

prende
divino

mosse dal pi degno, ed inaugura l'opera dal di avere attinto nel suo lavoro qual ape industriosa che s'infiora, tutto il mele della divina Comedia. Ilo tutte frugato e ritratto al possibile in formole generali le sue bellezze filologiche: vi ho dato il nome di Florilegio, congiunto a un dizionarietto dantesco.
le

poeta. -Il Granata dice

In esso offre esemplificate

il

pi delle forme elette del dire

dantesco,
di

perch sieno pi facilmente imitabili su l'autorit

questo fabbro del parlare materno, che sola tanta da

poterci

condurre

ad uno

siile

attico

si

nella

prosa

che

ne' versi.

Suzzi Celestino, Illustrazione de' versi del C.x.

deW In-

ferno: Filosofia a chi l intende. Discorso


studi, letto nel collegio Bosizio di

di

prolusione agli

Monza, 1863.

In esso ne dimostra con un breve e succoso lavoro Tal-

5C4
lissiiiio

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


coiiccllo,
alla

applicandolo e proponendolo
istruzione
della

per

norma

ben ordinata
1863, p. 127.

giovent.

V. Borghini,

GiAMBELLi Carlo, di Morlara (nel prendere


Y. Inslitutore, 1863, p. 517.

la

laurea di

dottore in belle lettere), Dissertazione sulla divina Comedia,

Ne scrssero inoltre: Ambrosoli Francesco - Angelini Lodovico - Azzolino Pompeo - Bagnoli Pietro - Bartoli Cosimo - Borghi Giuseppe - Benci Antonio Bertini Giacomo - Biancliini Giuseppe - Brocclii Giambatista - Cancellieri Francesco-Cerretti Luigi -De Cesare Giuseppe -Cesari Antonio - Conti Antonio -Corniani G.B.-Crcscimbeni Giovanni - Dandolo Tullio - Denina Carlo - Fioretti Benedetto Forleo Leonardo - Foscolo L'go - Gioberti icenzo - Gravina Ticenzo - De Gregorio - Leoni Carlo - lUaffei Giuseppe - Damiani della Bovere Terenzio - Mazzoni Jacopo - Montanari G. 1. - Montani L. Monti Vicenzo - ]\'apione Galeani de Cocconato Giovanni - ]%[icolini G. B. - Paravia Pier Alessandro Parini Giuseppe - Quadrio Francesco Saverio - Rosa Morando Filippo - Rosini Giovanni - Salii Aurelio Sordo Alessandro - Scolari Filippo - Sperone Speroni Tasso Torquato - Tiraboschi Girolimo - Tommaseo ]\icol - Torricelli Francesco - Torti Francesco Pecchioni Carlo.

STCDI SII TESTO, FIIOIOGICI ED IlllSTRATIVl

Zanni de Ferranti Aurelio, La Comedia di Dante Allighieri,


Illustrazioni antiche e moderne,
intitolata a Yicenzo Gioberti.
Parigi,

Baudry, 1846.

Di varie

lezioni

da

sostituirsi nelV Inferno di Dante,

Saggi, Bologna, Marsigli Rocchi, 1855.

Le lezioni in generale da lui prescelte recano l'impronta buon gusto e del buon senso. Forse il lavoro sarebbe stato di miglior giovamento se invece di porgere cos alla
del
spicciolala le varianti di questo

di

quel verso

ci

avesse

recata tutta

per disteso

la

Divina Comedia, ponendovi a

tempo

e a luogo le varianti co' comentarii.

Due cose per

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA
in

ITAL1A>"A.

565

il

scemano pregio all'opera dello Zani. La prima


conio e direi quasi lo sprezzo
gata della Crusca, e
le

poco

cui tiene la lezione vul-

stoccate che quei cattivelli toccano


libro.
Il

sono un ritornello ad ogni pie sospinto di questo

Tommaseo

invece voleva che quella


gli

gli fosse

siccome quella che


bellezza delicato
e

parca consigliata
L'altra cosa

norma ordinaria, da un senso della


che
ci

sincero.

pare nello

Zani riprovevole quel coniare una lezione a dispetto di


tutte l'edizioni e dei Codici,

od abbracciarne una, bench


contro
la

sostenuta da pochissime autorit

comunemente

abbracciata per la sola autorit della ragic^ne.

SoRio P. Bartolommeo, Sopra un iM^noscritto della Divina Comedia posseduto dai Campostrini di Verona, Verona,

Sanvido, 1847.
Lezioni sopra alcune Correzioni da fare alla stampa
della divina Comedia.

Al C. IX

V.

37 dell'Inferno,
Il

la

vulgata ha serpentelli e

ceraste avean per crine.


cella congiuntiva
e.

Sorio trova soperchia la partila

Francheggia
F.

sua lezione
F. 21;
iii.

coli'

appoggio

dei Mss.i Estensi

viii.

22;

viii.

o;

codici Campostrini, e dei tre del Seminario di


31(),

due Padova M."


e dei

n. 2, 2.
XI. V.
lo

Al C.

55 vuole falsata dagli ammanuensi la lezione

uccida pur
incida.
Il

vincol d'amor, alla quale vorrebbe sostituita


s'

vincolo

incide

non

s|

uccide. - Al C. xii. v. 10
se stessa

dee leggersi
costrutto
relativo di
citati

se stesso

morse e non
colla

esigendolo

il

accordato

seguente
Molti

voce
codici

quei,

pronome
da
e
lui

genere mascolino.
la

inoltre

sulragherebbero
il

nuova
Firenze

lezione.

Totila

non
il

Attila fu

distruttore

di

(Inf. xni. 143),

P.

Sorio vuole purgare Dante di questo anacronismo. Accen-

nate anzi tutte

le

ragioni onde di quei tempi confondevansi


ci

questi due nomi, egli


verit slorica,

prova come Dante,


eziandio

coerente alla
Villani,

conlata

da Giovanni

suo

intimo amico (Vita di Dante per Filippo Villani), e coerente


a s stesso,
il

cio al suo Vulfiare Eloquio,


:

(IL 6) leggesse
-

verso cos
le

Sul cener che di Totila rimase, e non come

fanno
si

stampe: Sovra 7 cener che d'Attila rimase.

legga al v. 149 del

xiii

dell' Inf. Io fei giubbetto

E vuole a me

1)66

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA
riportala

ITALIANA.

delle

mie

case,

anzicch gihctto; e appoggia questa

sua

lezione alla postilla

pure

del

codice Cassinese:

Giuhbetum
runtur.

est quaedam turris Fu dunque mutala,

Parisis, ubi
ei

homines suspenlezione

dice,

la

testuale

comune

giubbetto, nell'altra gibetlo,


il

ma

fu fatto

non bene,
gibetto
il

anzi guastato

passo. Giiibetto volle dire e

non

poeta a far recitare a quell'anima disperata, che delle sue


proprie case fece a s quella torre
Cassinese, nella quale
si

di
le

cui parla

il

codice

piantavano

forche ad impiccar

per

la

gola

pazienti. - Al C. xv, col Mss. Campostrini ulsi

timo del 1558,

legge

il

terzo verso cos: S che dal fuoco


cio
il

salva l'acqua gli argini,

fumo

del ruscello

adoms

brando, e lenendo umida e pregna di vapore acqueo l'aria


di

sopra agli argini,


si

li

salva dalle fiammelle del fuoco,

che vi
risica

possa camminar

sopra senza
al v.

essere

incese le

persone dalle tiimmelle. E r opinione che


in
si

27

dello stesso canto ar-,


-

debba leggere
di arrostarsi.

Giace poi ceni' anni

Senza rotarsi,
11 P.

luogo

[Rev. Ginnas.j e Voi.

XI

degli Opus, religiosi, letterari e morali,

Modena, Soliani

).

Sorio vuole che

il

benemerito D. Barlolommeo Pedella

razzini arciprete di Soave, col suo aureo libro delle correzioni da primo ad
farsi
all'

edizione

divina Comedia

fosse

il

iniziare in Italia
il

e in

Europa

l'

era

liantesca

correggere

testo dalle troppo false lezioni. [Il vero con-

cetto cattolico della

divina Comedia. Voi.

I.'^

Serie

11.^

degli

Opuscoli succennati) Modena, Soliani.


V. P. Sorio, Lezione Accademica sopra

tw

luoghi della

divina

Comedia

che

sono

tuttavia

da emendare, Milano,
viii)

Centenari, 1855. - Lezione sopra un passo d^ Dante, (C.


tuttavia

da correggere

colle stampe,

Portogruaro,

Castion,

1856, ecc.

Aneddoto Dantesco (Verona, 31 Agosto 1863).

la

quarta delle sue lettere dantesche,


di

in

che
i.

ci

una nuova interpretazione


JSacqui sub Julia, ecc.
il

un terzetto del
Caesare,
bens
al

C.

dell' Inf.

Il

P. Sorio

vuole che questo ne sia


sotto
il

senso:

Nacqui sub Lucio Julia


pur nacqui,

cui

consolato non
dei falsi

ma

vissi

tempo degli
paganesimo -

e bugiardi,
di

ma

colla

aspettazione del prossimo


finire
i^l

venturo Messia,

che era tardi, gi sul

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


11

567

lesto secondo la lezione addottala dal P. Soro uscir fra


al

breve unito
Civelli di

Comenlo

dell' Arcip.

Benassulti, coi tipi del

Verona.
Delle vcre chiose di Jacopo di

AuDiN DE RiENS STEFANO,

Dante AUighieri, ad esso attribuite, Firenze, Baracchi, 1848.

Comenlo di Anonimo sopra l Inferno, Firenze, Baracchi, 1848.

Chiose di Jacopo Allighieri alla Cantica

deW Inferno,

Firenze, Baracchi, 1848.

Palesa Agostino, AUvj Iner Pietro,


Bandi, 1859.
LoRiNi Agramante,
tolte

il

Canto sulla Divina

Comedia, corretto dietro due codici del secolo XV. Padova,

Le varianti della Divina Comedia,

dal codice membranaceo cortonese, Cortona, Bimbi, 1857.

N. N. (Marinoni Giovanni),

Un

senso letterale, ed alcuni

ingegnosi passi della Divina Comedia diversi


tribuiti

da quelli atVenezia,

ad

essi

dai

pi,

accreditati

comentator,

Cecchelti, 1850.

Arcangeli Giuseppe,

Lezione

letta

alV Accademia

della

Crusca

il

d 27 Aprile 1852.
si

In essa

fa a

difendere

tratti pennelli [Purg.

xxix.75)

ricordali dall' Allighieri, contro

pannelli che l'av. Ferrari

voleva sostituire col suffragio del giornale VEtruria, e non


solo difende la parola ed
il

senso che le fu dato dagli Accade-

mici della Crusca {pennello, strumento noto dei dipintori, e

non Banderuola o Bandiera, significazione propugnata dal Monti e dal Biondi, e molto prima dal Daniello), ed oltre agli argomenti gi tanto calzanti riportati dall'accademico Del Furia, aggiunge l'autorit di T. Tasso, che intese
nel

modo

stesso

quel

passo,
il

il

quale

nel

viii

della

Gerusalemme descrivendo
scendendo
in

raggio di luce che dal cielo


spoglia
di
Il

terra

illumina la morta

Sveno,
Gentili

assimiglia quel raggio ad un tratto di pennello.

annoiando quel passo, riporta quello dell'Allighieri, e spiega V aureo tratto per aurea linea, la quale non che uu tratto
flusso del punto. 11

Perticari,

il

Biondi,

il

Betti co-

mentano: aveano sembiante di banderuole


dal vocabolario di Bologna,
alla

distese, e

questo

ultimo, oltre gli esempi del Sacchetti e dell'Ariosto, allegati

voce pennello per bande-

568

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


Ciri/fo

mola, ne aggiunge due altri del Pulci, 126, e del Berni, Ori Inn. l. xx, 19.
Lezione detta
del C,
il

Cahanco,

I,

8 Magfjio 1855, sopra la voce Borni

XXVI dell'Inferno. Alla voce Borni la Crusca col Landino, il Vellulello, l'Alunno diede la significazione di ciechi; di ladri l'Ottimo;
di pietre
il

o morse che sogliono avanzar fuori d'alcun


il

muro
Bian-

Daniello,
;

Bergantino,

il

Lombardi,
il

il

Tommaseo,

il

chi

il

Parenti col Gherardini ed

Tassoni di f/raffiature e

L'Arcangeli vuole illegittima questa lezione, e francheggiato dal Bargigi e dal Buti la cangia in buiore, come voce necessaria al senso morale, tanto pi necessaria

bernoccoli.

quanto
XXIV
s'

si

accorda a quello che


gi,,
i

il

poeta avea detto nel C.


occhi vivi ecc.,
si

era volto in

ma

fjli

cosi

il

senso corre spedito e


In

due passi che

richiamano stanno

d'accordo meravigliosamente.
un'altra
lezione

preparala per
letta,

l'Accademia della
la

Crusca,

ma

che non vi fu mai

interpreta

parola

penna del
IL
p.

G. xxiv. Jnf. v. 2 per freccia, o strale tempralo,


e

sinedoche usitatissima, [Poesie

prose di G. Arcangeli, Y.

124-148; Ediz. Barbra, 1857.) Caetani Duca di Sermoneta Michelangelo, Della dottrina

che si asconde nell'ottavo e nono canto della Divina Comedia,


Il

Roma, 1852.
Caetani vuol provare che la persona la quale apr
i

le

demoni avean chiuso in petto a Virgilio, non fu altrimenti un Angelo, ma il figlio di Anchise, l'eroe dello slesso Virgilio, Enea! Pare strano, ma la dimostrazione tanto ingegnosa da credere che colui non pot essere un angelo, e duole di non poter credere che sia
porle di Dite che
stato Enea.

Landoni Teodorico,

Dichiarazioni

di alenili luoghi

del

Paradiso, Proposta, Ravenna, Semin. 1855.

Dichiarazioni proposte di alcuni luoghi del Paradiso


di Dante, con

un esame
nelle sue

della bellezza e del riso di Beatrice,

U.^ ediz. rivista ed accresciuta, Firenze, Le Mounier, 1859.


Il

Parenti

esercitazioni

filologiche,

parlando

del Landoni, lo disse

un ingegno perspicace,
di
lui,

e
il

chiam sen-

satissime le dichiarazioni

invitando

modesto e

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA
il

ITALIANA.

569
agli stu-

ponderalo critico a rendere


diosi pe' luoghi

servigio

medesimo

delle altre cantiche


l'

esercitarvi

similmente
il

ingegno.

ove abbia trovato da Ed il Sorio, dopo aver


e al Torelli,

paragonato
rispetto
si

Landoni

al Perazzini

soggiunge,

Esame della bellezza e del riso di Beatrice, che questa tale una sintesi del Paradiso dantesco, che, a bene
3i\V

entrare nello spirito di tutto questo lavoro,

giova

la

chiave che

il

Landoni ne d, ed

immensamente come il filo da

passeggiar

brevemente e senza smarrire, e veder tutto


diritto di

r ordine vero e
lettuale.
le

questo meraviglioso edilzio intel-

Anche il iSannucci, tanto alieno dall' adulare, trov medesime giustissime e dettate con fino gusto e con
il

raro criterio, e

Vannucci molto ingegnose e che fan bella


in siffatti studj.

prova della perizia dell'autore

BoRGHiM YiCENZO, Varie


della divina Comedia,
scelta -

lezioni cavate

da antichi codici
loro bont e
e

con

osservazioni sulla

Errore di alcuni Comentatori di Dante,

principal-

mente di un falso \ellutello.


sette manoscritti della divina

Sensi e voci dichiarate nella

lor propriet e valore - Riscontro e scelta delle varianti di

Comedia

\ocie modi dichiarati

dal Borf/hini (Studi della dv. Comedia per cura di 0. Gigli,


Firenze,
Il

Le Monnier, 1835).

Borghini difende Dante dall'ignoranza degli espositori,

che, imperiti di lingua toscana, ne

e ne

corrompevano
le

l'

intelligenza.

manomettevano il lesto Con questa occasione il


del

Borghini dimostr
toscano che
libro.

bene alcune particolarit


la

dire

sue note riescono


soltanto
a

parte pi ghiotta del

N
il

inlese

dimostrare la propriet ed a

spiegare

vero valore de' vocaboli,


e con quel

ma
fare

altres a sciorinare
le varianti, in

alcune bellezze del divino poema, e a cribrarne


e tutto in quello stile,

che

muta

oro

lutto quello che tocca.

Monti Pietro, Saggio


e
e

di Vocabolario della Galla cisalpina

Celtico, e

appendice al Vocabolario dei dialetti della citt

diocesi di Como, Milano, Tip. Classici, 1856.


Il

volume

di

questo vocabolario

si

chiude con alcune


colle voci

illustrazioni di voci della Divina

Comedia spiegate
di

dei dialetti e pi specialmente

quello

della Yaltellina.

Intorno alla briga e rapina

gi

avea pubblicalo una nota

570
esplicativa;

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

ora egli spiega

il

gran verino nel significalo


;

proprio di serpente, che tale suona questa voce in Valtellina


e
il

cantare per parlar fuori dei denti, voce affatto lombaril

da, e lo sprangare per tirar calci, e


di sensi, vocaboli

dismagare per privar


ed altre voci
celtici.

pur

essi vivi in Yaltellina,

spiegate similmente con riscontri spagnuoli e


tutte queste ricerche appare l'acume e
il
il

in

sapere dell'autore,

quale, anche allora che non coglie esattamente nel vero,


lui

reca per luce nuova ed ampia nel campo da


percorreire.

preso a

ToDESCHiNi Gius. Interpretazione letterale di tre luoghi


dell'

Inferno di Dante, Padova, Bianchi, 1856.


Difesa
di

ToDESCHiNi Giuseppe,
dantesche

alcune interpretazioni

impresse

a Padova nel 1856, Padova, Bianchi,

21 Gen. 1857.
11

Prof. Todeschini
1'

imprende con nuovi

argomenti a
si

provarci che

addieltivo costretti [Inf. xvi. 21),

abbia a
co' tre

collegare non cogli spiriti maledetti del v. 29,


cerchietti del v. 17, e che
V. 9, sia
il

ma

vocabolo valli del C. xvui. Inf,


di Dante

feminino e non maschile.


i.

Torri Alessandro, Sul verso 9 della Cantica

Allighieri, esercitazione accademica, Pisa, Prosperi, 1855.

Nella pi parte dell' edizioni della div. Gomedia

il

nono
al

verso cos

si

legge

Dir

dell' altre cose eh' io v'

ho scorte,

e cos\ piacque di
Fraticelli,

leggere al Gregoretti,
Il

al

Tommaseo,

al Bianchi.

Gelli

fu

il

contraria lezione che porta alte cose,

primo a sostenere la accettata pure da V.

Monti,

ed ora con rincalzo di argomentazioni fermamente

propugnata dal Torri.


l'assurdit della

Ma

il

Gentofanti in un ragionamento
studiavasi dimostrare

inserito nello Spettatore di Firenze,

nuova

lezione.

11

Giuliani ne' suoi Coment

sulla divina Comedia, strettosi al Torri, sostiene gagliarda-

mente essere
tatamente

la lezione alle

pi propria

al

caso e indubi-

Le cose che Dante vi ha scorte accaddero fuori della selva e non dentro di essa; laddove il poeta vuol parlare di quelle che ivi cio dentro vi ha scorte. La divina Gomedia , e si deve riguardare come una poetica narrazione della mirabile Visione apparsa a Dante presso a due anni dalla morte di Beatrice (Par. xviii. 28 - Par.
la vera.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


iixii. 130 - Par.

571

xxxm.

140).

Ora

le alte

cose scorte nella

selva sono appunto quelle della visione che iniagna essergli


ivi

apparsa.

Il

primo canto non che


necessario
di essa, e

il

prologo della div.

Comedia,

era

che

quivi

si

dovesse proporre

r intero soggetto
Visione.

questo viene a meraviglia costi-

tuito dalle alte cose manifestate a

Dante nella sua mirabiU


dell' Jnf.

SoLiTRO Giulio, Dichiarazione del r.lOS del C.4.


Torino, Artero e Cotta, 1856.
Il

Solitro, esposte alcune idee degli spositori intorno al


di

significato riposto

quel fiumicello,

si

studia di provare

che Dante volesse intendere per quello la lingua latina. Il poeta vuol significare, egli dice, che all'educazione dello
intelletto,

v'era,

oltre

le

sette

scienze del

trivio

del

quadrivio, rappresentate dalle sette mura,


difficolt,

anche un'altra
cio la

che dovea esser vinta anticipatamente,

conoscenza del
dice fiumicello,

latino, nel quale quegli studi eran fatti.

Lo

perch dell'ampio fiume della lingua di


vivo appena un ramo, quello usato ne' detti
il

Roma rimaneva
studi
;

e bello perch

latino seguita arte, e perch quella


bella,

cosa

dice

uomo

essere

cui

le

parti

debitamente

rispondono.

Paremi Marcantonio, Esercitazioni filologiche, num. 17. Modena, Soliani (M. in Modena il 2B Giugno 186'2). Queste esercitazioni sono veramente un preziosissimo dono che il bravo Parenti era solito da molti anni presentarci a strenna pel nuovo anno, e sono correzioni che si propongono al testo della divina Comedia, o spiegazioni di alquanti
luoghi controversi, egregiamente
s

quelle che questi, secon

do

il

consueto

di

illustre filologo.

Mai non furono

strenne Che fosser di piacer a queste iguali.


voti di vederle

Noi facciam
Il

raccolte in
di

un

solo volume.

Parenti

ci

diede pure un Saggio

un edizione

della divina

Comedia
di moiri

secondo

migliori testi colle spiegazioni pi necessarie.

Lanci Fortunato,

Della

forma di Gerionc
il

particolari ad esso demone attribuiti, secondo

dettato della

Comedia di Dante Allighieri, Lettera


tore Betti,

al

chiaris. prof.

Salva-

Roma,

tip.

Ajani, 1858.

questa lettera vanno congiunte due bellissime tavole

072

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALJANA.

dove raffigurala mollo (lilgenlemente la immagine della Frode che porta Dante e Virgilio, e le figure idei nodi e delle rotelle di cui sparsa la pelle del mostro, secondo
il

concetto del poeta.

Bernardi Antonio,
del

di

Modena, Sulla vera interpretazione

famoso verso di Dante nel Canto sulla morte del co. UgolinOy premessavi un' Introduzione di G. Fontana, ed agffiuntevi

due

lettere di V.

Monti, Venezia, Marlinengo, 1858.


co.

Malvezzi Giuseppe, Intorno alla morte del


e

Uffolino,

alla retta intelligenza del verso 75 del C. xxxiii. (Discorso

preceduto da una lettera dello Scolari), Venezia, Naralovich, 1860.


(1)

Betti Salvatore, Scritti Varii.


vi

(Dalla pag. 351 alla 441

ha una serie importante

di

lettere

dantesche.)

Firenze,

Torelli, 1831).

Tre dialoghi storico-critici, Roma, Aiani, 1858.


BuscAiNO Campo Alberto,
Comedia,
al

Sopra un verso della divina


Lettera

non

inteso

dalla comune degl'interpreti.

Prof.

Gaelano Daila, (Trapani 10 Feb. 1858) Palermo,

1861. - Pubblicata

hqW Iniziatore.
e

(1) 11

Mcolini nel suo bellissimo discorso del sublime

di

Michelan-

gelo scriveva: L' AUighieri nel magnifico episodio del co. Ugolino pi di orrore ci riempie col verso: Poscia piii che il dolor pot il digiuno,

che se avesse narrato distesamente come


dei
figli. 11

il

misero padre divor

le

membra

poeta lasci figurarlo alla fantasia, n alcuna reticenza fu mai


il

pi sublime. Queste parole del Nicolini aprirono

campo ad una pole-

mica non ancor decisa.


filosofica patologica,

11

prof. Barzelletti

proponeva V investigazione

e medico-legale:

che

il

co. Ugolino

sbramasse

il

Sulla possibilit o impossibilit digiuno colle carni dei propri figli

morti per esso, Livorno, Masi, 1826. Seguirono poscia gli scritti del Prof. Gazzeri (14 Feb. 1826), del colonello Gabrielle Pepe (1826) del Profess. Carmignani (1826) del Prof. Rosini (1826) del Gav. Vincenzo Monti, 18 Gen. e 22 Feb. 1826 dello Scolari (1827), del Micara (1828); di L. Mazzi, 15 Giugno 1829; di Cesare Lucchesini, 11 Giugno 1831, Giuseppe Fardclla (1826), di Gius. Bozzo 1832, di G. li. e G. M., Agosto 1833.
;

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA

ITALIANA.

b73

IIIISTRATORI DI OUAICIIE

IRSO

MI DELLA

D.

COMEDIA

Ansclmi Domenico - Antoni de - Ariib Lelio Asquini Fr. - Baji^noli - Barcelloni - Bartoli Cosimo Baster - Bernardi ab. Jacopo - Betti Salv. - Biondi Luijs^i - Bonsi Lelio - Borjs^liesi Biomede - Bozzo Giuseppe - Bride! Luig^i - Buonntattei Benedetto - Bulgarini Alessandro - Cannoli A. - Cappello A. - Cardona Gaetano - Carmignani Giovanni - Cattaneo Carlo Cavalieri A. - Cavedoni Al. - Cellini -Cerreto da G.B. Di Cesare Gius. - Colleli Scip. - Costa Paolo - Crolli Domenico -Dal Furia Fr. -Della Valle P.-Dionisi- (1) Eroli di Xarni Giovanni -Falconieri - Fanfani Pietro Fardella Giuseppe - Fazi Antonio - Fea Carlo - Ferrucci L. Grisostomo - Fiacchi - Francesconi - Galvani Giov. - Garg^allo Tommaso - Gazzeri - Gelli - Gigli Guzzoni degli Ancariani - Imbriani - Lampredi Lrbano - Lanci Fortunato - Lucchesini Cesare - ]flagalotti Lorenzo - Iflanuzzi Giuseppe - IVIorsari - martelli
iV'icol
-

ITIassedaglia

Ifleconi

Baimondo

Iflercurl

mezzanotte - micara Clemente - montanari Ignazio -montanari Can. Giuseppe -montani E. -monti Vi ne. - mazio - muzzi L. - i\annucci V. - ]\apione Giovanni - \adi L. - l%icolini G.B. - Ottonelli Giulio Panciani G.B. - Parenti m. A. - Pepe Gabrielle - Perticari Giulio - Perticar! Costanza -Pf ruzzi AgostinoPezzana A. - Picei G. - Piccini Balbi Doralice - manzoni Giuseppe - Pontam. A. - Bedi Francesco- Renzi Riccardi del Vernaccia Francesco - Ricci Domenico Ridofi - Rinuccini Annibale - Rosini Giovanni - ^alFilippo
fl)
(li

L'erudito marchese Giangiacomo Dionisi, canonico fleUa catledrnle


il

Verona, fu

vivente l'autore, altrettanto,


prezzo dai letterati,
di

primo, massimamente co' suoi Aneddoti, quanto trascurati lui morto, avuti a pregio e cercati al maggior

propagare

in Italia

e in

Europa

la

scuola della

Illustrazione storico-critica ed allegorica della divina Comedia. Monsignor

Dionisi inizio, si pu dire, con maggiore apparato di erudizione la scuola

dantesca illuslraliva del poema divino, e quasi sovrabliond


recondite,
tratte dai

di

notizie

documenti

pi rari,

ad interpretare
/'.

il

concetto di

Dante, sia nella storia, sia nel velame allegorico

Soriu.

574

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

Tini

Antonmaria
-

[Scolari Filippo

(Silvestri

Giu-

Spitorno B. - Stigliani Francesco Tomaso > Strocchi Dionigi - Strozzi Giovanni - Strozzi Alessandro - Talentone Giovanni - Tanci IMario - Taverna Giuseppe - Tommaseo IV.-Taccolini Domenico -Vanni Cosimo - Tarclii Benedetto - enturi - Verati B. Zaccheroni - Zeviani G. B.

seppe

ILLUSTRAZIONI STORICHE
CuRTi Pier Ambrogio,
Istorie

italiane

del

secolo XIII,

narrate colla scorta della divina Comedia, Milano, Ricchini,


1854.

col

Lo scarso e scomposto lavoro d' arte che pu farsi metodo adottato dal Sig. Curti non compensa del manil

cato alimento di storia che vi cerca


se la parte

lettore

peggio poi

inventiva

stuona

colla

grandezza delle cose

note e reali, e offende quelle imagini poetiche le quali stanno religiosamente impresse ne' nostri animi ..... Non
ritevole di critica.

diciamo che tutto in questi schizzi storici sia del pari meVi ha qualche tratto scritto non senza

cura, e con qualche ricerca di erudizione non sempre infelice.

Ma

l'arte, della

quale
poca,

principalmente,

sembra che l'autore abbia mirato e le diverse narrazioni non sono

concepite e disegnate colla perizia che richiederebbero. La


storia e l'invenzione vi sono

mal connesse, e talora

l'eru-

dizione e la critica entrano in una scena a soffocare l'una

l'altra,

senza esservi chiamate dalla necessit del soggetto.

Crepuscolo, 1855. 46.

Cereseto G. B., Rafiionamento storico sull'Italia del Medio Evo per servire d' introduzione allo studio della divina
Comedia.
Tonini L. Memorie storiche intorno a Francesca da Rimini,
con appendice di documenti, Rimini, Ercolanl, 1852.
Risposta
alle

osservazioni

di

M. Marino Marini
il

intorno la Francesca di Rimini, Rimini, Ercolani, 1853.


In questa

memoria

il

Tonini prova che

primogenito
in

dei Malatesta era Paolo che nel 1260 avea


glie la ricca

menato

mo-

erede del patrimonio e dei

titoli

dei conti di

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


Chiagglolo,
erasi

575
solo

e che

Giovanni,

lo Sciancato,

nel 1275

teggiato

impalmato con Francesca da Rimini, matrimonio patcome condizione e conseguenza dell'opera prestata dai Rimnes ai Ravennati per assicurarsi dell'agognata
In tale
si

signoria.

mortalmente
legami
di Francesca,

congiuntura le due famiglie che prima nimicavano vollero doppiamente stretti i


giacch Bernardino di Polenta, fratello
in

di parentela,

condusse

moglie Maddalena Malatesta da

Verrucchio, sorella di Paolo e

di Giovanni. - Il Gennarelli vuole accaduta l'uccisione dei due amanti nel 1285. - M.*"

Marini riliene che S. Arcangelo nell'Agosto del 1289 sia stato


il

teatro di questo tragico avvenimento; Pietro Yeroli e TeoBetti vogliono Pesaro, lo che verrebbe a consolidare

filo

una

lapida in caratteri semigolci di recente rinvenuta a Pesaro;

Podest

da cui manifesto che Giovanni di quell'anno era ivi il Tonini e Giov. Andrea Corsucci a Riminl, e questo
;

ultimo soggiunge che Chiesa di


forte a
S.

due cadaveri furono


Il

sotterrati nella

Agostino.

Gennarelli dal racconto del Boc(1),


si

caccio, e dalla

lapida appunto scoperta a Pesaro

fa

provare

che

a Rimini

si

sia

consumata

la

colpa

e la vendetta. Cosi la narrazione del Boccaccio riceve cona determinare

ferma dai nuovi documenti, e documenti stessi valgono una data controversia e a rendere indubii

tabile quello che d'incerto ha lasciatoli Boccaccio nel suo

Coraentario.

Selmi Francesco, Di alcuni


Selmi anzi lutto
(

tratti

e dell'intero episodio

di Francesca da Rimini (Rev. Cont. Dee. 1862, p. 430-467).


Il

si

trattiene ad investigare
88.
),

il

valore
di

del

vocabolo Animai

/n/". v.

e ne

prova per via

esempi non aver altro significato nella consuetudine comune che di creatura animale e razionale, e non esser corso in
lingua
l'uso
del

vocabolo animale
in

chiarire
di

un uomo,

tranne dei casi particolari

cui s'intese
il

alndcrnc a

qualche difetto, o menomargli

pregio, inchinandolo cio

(1)

i Anno
-

Dni

ce
:

mi

esi

stente :Pote - lohc


-

nato

LXXXV idict - XHI IPR M - Agilici Viri :


:

T Do'
:

Dni

- On PP. Malate- Anno


: :

Domini

MCCLXXXY

Indictione Xlll>

Tempore Domini

Ilonorii

Papao

IV. -

esistente Potestato lohanne nato

Magniflci viri DomirM Malatestae.

576
verso
ei
il

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


bruto, dalla supremazia sua di ragionevole. Appresso

prende a considerare
ed

quale

specialissimo

sentimento

possa avere indotto Dante a cominciare da quell'appellativo,


ei

vuole

che Francesca

al

primo avvicinarsi

al

Poeta e nelle primissime parole dovette cominciare con vocabolo adatto alla condizione sua presente, e perci
incespicare a salutarlo col

nome

di

animale
tra
i

in

cambio

di

uomo; essendoch paia naturale che


cerchio fosse sbandito o disavezzo
il

dannati di quel

nobile vocabolo

che

significa differenza e maggiorit della creatura ragionevole

sulla brutale, n
di chi

degno che ivi si pronunziasse sulle labbra aveva in vita propria notato giorni piuttosto col contegno animalesco che umano. Ma non appena usci nello
i

sconcio

appellativo,

subito

dovette

accorgersi

di

avere

errato perch

meno

colpevole de' compagni, e perci, rimasta

meno smemorata

della sua alta condizione precedente,

ebbe

subito a ricordarsi degli antichi modi cortesi e provvedere

con rapidit e raccomodare il fallo commesso, soccorrendosi femminilmente di epiteti laudativi, quali succedettero a
i

raddolcire, scusare, interpretare

il

brutto appellativo
e
i

sicch

se ben vi ponderi sopra, tra

passa tale differenza,

due aggiunti come da un atto villano seguilo imil

motto primo

mediatamente da alcune cortesie squisitissime. Oltrecch Dante deve eziandio avere inleso di racchiudere in quella ingiuria un segreto rimprovero rivolto a s medesimo, come
ricordo di essere egli stato invescato nelle panie amorose,

n conservala fede
Ci prova inoltre

alla pudica memoria della sua Beatrice. come Dante non avesse proposili detercoli'

minati e studiati, allorquando usc

immortale episodio,
di quei

ma

vi fosse tratto

insuperabilmente da uno

moti

spontanei e vigorosi dell'animo,

quand' della tempera divina che fu il suo. Ed egli assecond a quel moto, non guardando se conveniente od a persone od a sito, e ben fece; imperciocch gli spiriti magni abbiano leggi proprie, da non dovere ubbidire alla regola comune, n tenersi vincolati da strettoie di certe osservanze, avendo uopo di
esplicarsi e spaziare a diletto loro,

quando

ci possa giovare

nuova manifestazione
fa

del vero

e del bello.

Pi avanti
si

ei si

a considerare la causa per la

quale Dante

con-

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA
di

ITALIANA.
in silo d

577

ducesse alla contraddizione


e di disonore coloro
ai

condannare
in

pene

quali egli

cuor suo perdonava


contesto
dell' intero

ed assolveva,

come comparisce
parvit di

dai

episodio, e la trova nella viva credenza che vi correa, che

non

ci

fosse

materia nell'infrazione del sesto


senza pentimento,

precetto del Decalogo, onde, chiunque macchiatone mortal-

mente nell'anima,

e coito dalla morte,

erasi da reputare perduto in perpetuo,

dacch misericordia
e la giustizia
tra
i

non invocata non avrebbelo potuto soccorrere, divina implacabilmente lo averebbe sentenziato
Di qui l'autore
si

presciti.

apre

il

cammino

sperare

che anche

dopo
la

la

gran giustizia, negli eterni decreti, abbia a prevalere


inflessibili
i

bont suH'austerezza, e siano meno

divini

giudizi di quello che vorrebbero certe durezze teologiche.


In Dante, nel Canto v. vince la piet di una sventura gravissima che pag largamente il fallo, vince la considerazione
di

un supplizio ch'esce della ragionevolezza;


il

e d'allora in

poi

poeta non padroneggia pi

la fantasia

propria,

ma

questa rimane preoccupata dal nuovo sentimento. In effetto


se

bene

vi si

considera, apparir di piena evidenza


di lui: seguita

il

mutain

mento avvenuto nell'animo

ad invocare

comparazione uccelli d'indole data agli amori, ma sono le colombe, simbolo di placidit e di candore: il vento tace, il mugghio del mare in tempesta non si ode pi, la scena
infernale
si

dilegua dagli occhi, passarono altrove


e restano

le

schiee
i

re de' carnali

da

soli

il

poeta,
Il

il

suo duca
che vi

due chiamati con grido


tiene comincia da
sito,

affettuoso.

colloquio
si

un vocabolo che peranco


il

conforma

al

ma immediatamente
passionato,
lato
si

linguaggio
pio,

si

corregge

e dicos'i

viene gentile,

dolce,
e
si

supplichevole:
e sospira,

che

mentre dall'altro gli affetti si commuovono lino allo smarrimento dei sensi. Pson siamo pi in loco d' Inferno, quantunque neppure in regione di paradiso, ma o d nuovo nel limbo,
dall'

un

parla

piange

giunti,

terrestre che li accolse condove dimorano insieme, amandosi in perpetuo, e perci non disperati, non diserti d'ogni consolazione, commserat con isguardo benigno della clemenza divina. - Dei
in
la significazione

qualche altro globo

che ne verrebbe chiara


VOL.
II.

del verso
37

mentre

578
e

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


il

he

vento
lo

poeta

come fa s tace^ cio che l'animo mutato nel scusa pure di non essersi avveduto della stortura,
di

ed accorgendosene
dolcimento.
Il

non avervi riparato con qualche rade

verso

paiono

al

vento

esser

leggieri^

interpreta col Boccaccio, cio con minor fatica volanti, lo che

esprimerebbe pure mitezza

di supplizio,

non che peccato

lordura minore onde procedono

meno

gravi; e anche quel legil

gieri potrebbe \d.\Qr e fuggevoli al vento, quasi

vento tornasse

leggiero al lor tormento. Chiude poi la dissertazione toccando

per alcun tratto quella magnifica sequenza di sentimenti


delicatissimi per
i

quali Dante seppe ivi tessere e sviluppare

la storia psicologica dell'amore.

La Riminese che accondiscese


di tale bellezza
il

agli allettamenti dei senso,

pur nondimeno

sovrana,

e di tanta

piet

che

solo Dolce

ne trov di

simigliante nella sua Maddalena,

e solo potrebbe ritrarla:

In affissandola

non

ti

avvedi punto che proceda ignuda


il

del santo velo della castit muliebre, dacch

suo parlare
li

pudico,

il

pianto tacito e contegnoso del compagno

tolgono ogni sospetto e memoria di cosa impura. E qui

fa

un ultima osservazione, notando che mentre


di

all'

apparire
il

Francesca sulla scena svanisce dal riguardante


e
il

colore
si

d'inferno,

campo

si

difosca

si

fa

l'alba,

sta

come

sorpresi

dalla dolcezza

dei versi in cui ella,

la

posi

veretta,

dice della gran forza d'amore;

inopinatamente

passa ad una imprecazione s terribile che ci ripiomba nel pi maledetto degli abissi. Imperocch pili oscuro e nel
Francesca, dopo avere pronunciato parole di
delicatissimi,
affetti teneri,

da farne ammutolita la bufera e diradata la caligine, prorompe a vaticinare improvvisamente contro il marito omicida, che ne vengono i brividi, e si sente co-

me

quel crudele non iscamper del supplizio preparatogli.


in Caina,

Egli scender

frammezzo
si

ai traditori.

cos

il

discorso
in

quando meno
ai

prevede, rinchiude due volutt

mezzo

tormenti eterni: quella delle passate dolcezze

ravvivate nella narrazione, e l'altra della vendetta sicura e spaventevole contro l'oppressore. Volutt d'amore, volutt

sono le massime del sentimento italiano. Ventura Giov., Nuova maniera d' intendere una scena della Francesca delle piii celebrate nella divina Comedia
d vendetta
{

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

579
Dispensa IV.)

da Rimini), Rev. Enccl. ItaL Troya Carlo, Delle donne Fiorentine


e del

(Torino, 185). e di

Dante AUUjiieri,

suo lungo soggiorno

in

Pisa ed

in

Lucca. (Discorso che

avrebbe dovuto

far parie del T. V. del codice

Longobardo,
1.

inserito nell'Anlologia

Contemporanea

di Napoli, A.

1857.

num.
Il

3.)

Troya prende ad investigare


le

molivi

dell' ire di
i

Dante

contro

sue concittadine (Pwr7.xx111.llO),

quali vogliono

riferirsi al

Settembre ed airOttobre del 1312, quando Arrigo

pose l'assedio a Firenze. Ma nel 1315, avrebbero dovuto per angoscia e per paura urlare le svergognate firentine, all'appressarsi di Uguccione della Faggiuola.
VII

imperatore,

ediz. con aggiunte e correzioni, Firenze,


Il

Vannucci Atto, 1 primi tempi della libert (trentina, S.''* Le Mounier, 1861.

nome

del Vannucci basta solo a

raccomandare gransi

demente questo lavoro, pi che mai


conoscere ben addentro
in cui visse l'Allighieri,
i

utilissimo a chi voglia

fatti

che

svolsero

ne' tempi

molti de' quali hanno una grande

connessione colle scene e cogli uomini rappresentati nella


divina Comedia.

La Farina Giuseppe,
altamente
XIII, che
di
l'

la cui perdita

immatura piange ora


suoi studj sul secolo

Italia, ci

avea promesso

avrebbono dovuto servire

di

comento
Il

alle

opere

Dante Allighieri e de' suoi contemporanei.

fu pubblicato dai tipografi Borei e

programma Bompard. Da esso riledi

viamo che

il

lavoro avrebbe abbracciato 80 fogli


1'

stampa,

e sarebbe slato diviso in due libri di cap. 24

uno.

Anche

l'egregio filologo Ottavio Gigli

ci

promise

suoi studj del

priorato di Dante

e della

sua

politica,

che avrebber dovuto


Noi attendiamo

veder

la luce co' tipi

Barbra
le

di Firenze.

con impaziente desiderio


illustri.

onorate fatiche di questi uomini


dal Batines,

Fra

gli scrittori

di

studj
i

storici

ricordali

accenniamo specialmente seguenti: Arrivabene Ferdinando, il Secolo di Dante, comento storico, Monza, Corbeta, 1838
Balbo Cesare,
di

Vita di Dante;

Di Cesare Giuseppe, Arrigo


1292
al

Abbate, ovvero
Secolo

la Sicilia dal

1313; Di Cemre

Giuseppe,
Tullio,
il

Di Manfredi re di Sicilia e di Puglia;


di

Dandolo

Dante;

Foscolo Ugo, Dante Allighieri

580
e
il

BIBLIOGBAFIA

DAMESCA

ITALIANA.

SUO secolo;

]d. Discorso sul lesto;

Fea Carlo, Nuove


specialmente su ci

osservazioni sopra la divina Comedia,

ch'esso ha scritto

ivi

ed altrove dell'impero romano, ecc.

DEII'ORIGIMIIIA DELIA DIVINA COIDIA

Il

Malatesta Porla (1589),


il

il il

Rossi (1589),

MJ Bonari
Gucrin
il

(1748),

Vanozzi,

il

Fontana,

Canali (22 Aprile 1808),

sostennero che Dante togliesse l'idea del poema dal


il

Meschino:

il

Dionsi (1773),

la

forma della rima e


il

numero
dalla

de' canti dal

Ritmo Papinano:

can. 3/assocf/ii

e l'ab. Giustino di Costanzo (1801), e l'inglese Israeli (1823)

isione di frale AiPierico, conservata in un codice membranaceo dal secolo XYI della Biblioteca di Montecase
il

sino;

Cancellieri (1814)

non pure

il

modello
il

ma una
suo am-

gran parte ancora dei materiali per comporre


trova

mirabile poema. - Un'Accademico di Marsifjlia (19 Apr. 1830)


il

disegno

e l'azione

in

forma

affatto

identica al

trattato di Plutarco Dei puniti da Dio, Opinione gi


prodotta
dall' ab.

Riccard
Il

nella sua traduzione

dell'opere

morali di Plutarco. -

Wright dett pure un opera impor-

tantissima (1844) per lo studio del ciclo poetico e leggendaria


al

quale appartiene
il

il

poema
l'

di Dante. -

Francesco Forti,
Francesi presero
il

ed

Pozzetti (1810) con un discorso pieno di vera e soda

sapienza

ne propugnano

orir/inalit.

invece ad investigare la storia delle Visioni, ed

Labitte

dettava

un bellissimo discorso intitolato: La Divine cmdie avant Dante Revue des deux Mondes, 1849): Ozanam suoi studi Sull' orBg:ine della Divina Comedia (Unlversll Cathollque, Nov. 1837), e Sulle sorjs^enti
(

poeticiie delia stessa (Correspondaut

di Parigi, 1845)

e*

V Ampre

le

visioni

hanno preparato
1839). - Yeggasi
in

la Divina Copure l'articolo


Crepuscolo,
cit.

media
del

(Parigi,

Hachette,

Mazzarani
la

sugli studi italiani

Francia,

1855, p. 124 e 444; Saint-Ren


Picchioni,

Taillandier, art.

p.507;

Divina Comedia illustrata

da A. Kopisch, G.

Picei e M. G. Ponta, p, 192-268.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALlAxNA.

581

STORIA DEL POEMA


EPOCHE
IN

CHE VENNERO SCRITTE LE DIVERSE CANTICHE

Yeggasi a pag. 49, 58, 61. - Ne scrissero Barcellini, Buonniattei, Cancellieri, Dionisi, Fraticelli, Grcgoretti.Pianciani, Punta, Raffaelli, Rcpctti,
:

Troya, Venturi.

DEL CATTOLICISMO DI DASTE


E SPECIALMENTE IN RELAZIONE COL

ROMANO PONTEFICE
con illuslrazioni
e

Scolari Filippo,

Roma

e la

S.

Sede

luoff relaltvt alla (Jivna

Comedia, Venezia, 1851.


Del cattolicismo
d Danle
e del

GiULiAM Giambattista,
Veltro a//cf/orco
;

Savona, Sambolino, 1851.


Iella
in
all'

Questa memoria venne


27
di

accademia Tiberina

il

Maggio 1844; pubblicala

Roma

nel 1845, ristampala

a Torino nel 1847, e da ultimo a Genova, 1851, aggiuntovi


la

seconda parte del Veltro allegorico.

Il Gli.

autore prende

a dimostrare
alla

come Dante si mantenne cattolicamente devoto suprema autorit della chiesa di Roma, e aspett da
la

un Ponielce santo
delia divina

salute dell'universale popolo cristiano.

BoRfcHLM Vincenzo, Difesa di Dante come caltolico (Sludi

Comedia per
si

Oli. Gigli,

Firenze,

Le Mounier,
concetto

1855,
11

p.

177-227).

Borghini

propone

di

dimostrare come

il

principale dell' Allegoria dantesca sia d'insegnare agli uomini


d

conoscere

la

bruttezza del vizio e del peccato, e la pena


in

che porta seco anco


sciula,

questa vita; e dopo d'averla cono-

liberarsene vivendo virtuosamente,

arrivando per
purgati di
il

ultimo a quella cristiana perfezione,


in essi se

ove non dominando


quale

non

la

legge e volont del Signore,

<iuesle terrene passioni, vivano conformi al fine per

sono

stali creati.

il

Borghini,

scrive

il

Gigli,

ha saputo

cos bene intesserne le prove, che sono riuscite indubitate,

S82

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

e hanno messo insieme una difesa a Dante come cattolico, che non si sa in qual altro modo si potesse fare pi vera e pi sua.

SoRio P. Bautolommeo, Il vero concetto della divina Comedia di Dante, Roijionamento (Opuscoli Religiosi, Letterari
e Morali, Yol.
I.

Serie IL), Modena, Soliani.

Duole

al

P. Sorio

che

pi vogliano giudicare di una

sacra epopea del medio evo, senza voler pensare col medio evo. Il principale pensiero della divina Comedia, fiore

deir asceticismo e del misticismo dei Ss. Padri e dei Dottori


del medio evo,
la santificazione
esercizi
dell'

uomo

in

un corso

di santi spirituali

nella

via ascetica,

e nel ritiro

della settimana santa, in

un viaggio mistico

di sette giorni.

La cosmografia
nei mistici del
ecclesiastico

e la topografia dantesca perci da cercare

medio evo; l'astronomia pi


in

nel calendario
la

che

altra

guida astronomica,

politica

vera dantesca nella diplomazia papale colla fondazione in


Carlo

Magno

del sacro

romano impero,

a fondare la

monar-

chia divina cattolica,

da essere ogni

nazione senza

fine cive

qualunque Di quella Roma onde Cristo romano.


di
l'

uomo

Dante dunque, e con


parti

lui

uomo

l'

umanit
cio

in generale,

dietro la guida di Virgilio e di Beatrice viaggia le principali


del sacro triregno
pontificale,
il

della
il

Monarchia
Paradiso,

di Dio,

visitando

l'

Inferno,

Purgatorio ed

e da quelle

due guide imparando le leggi fondamentali di essa Monarchia, cio la legge d natura ossia Velica filosofica
il

sotto

magistero

di Virgilio,
il

e la legge

di grazia,
11

ossia

r etica teologica sotto

magistero di Beatrice.
espiatoria
;

bene che
che
soddisfa-

ne coglie

la

soddisfazione

soddisfazione
;

giustifica nella

contemplazione del male (Inferno)

zione che purifica nella contemplazione del male e del bene


(Purgatorio); soddisfazione la quale santifica nella contem-

plazione del
del P. Sorio,

sommo bene
il

e assoluto (Paradiso). -

parere

concetto vero di Dante sarebbe stato egregia-

mente
dal P.

illustrato dall' Ozanam, dal Torricelli di Torricella, Marco Giovanni Ponta, Somasco, e dal P. Berardinelliy

gesuita.

Marclcci Giambattista, La Monarchia temporale del ro-

mano

Pontefice secondo

Dante Allighieri, Lucca, Giusti, 1864.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


Il

583
:

Marcucci crea una specie

di

scena in un' osteria

n'

protagonista un soldato. Questi ad uno, che ragionava sul


sull'unione delle due autorit,

dominio temporale dei Papi e citava i versi dell' Allighieri prende a fare una parlata
che occupa tutto
dimostrare
in

il

il libro. Soggetto principale di questa primo luogo che Dante non vuole si tolga al pontefice la signoria delle sue terre, quantunque nel civile voglia un monarca nell'universale. Ed in secondo

luogo

gli

argomenti che adduce

in grazia dell'Imperatore,
/'

considerati attentamente, mostrano che


toria sopra tutti
i

autorit impera-

consoli e re meglio starebbe nel pontefice.


si

Per asseirer questo


ghieri,

giova di
in

tutte

le

opere

dell' Alli-

ma

si

appoggia
trattato

modo

particolare

alla

Divina
del

Comedia, e

al

De Monarchia.
e 16
).

L' opuscolo

Marcucci venne combattuto da Giovanni Sforza [Giornale


del

Centenario,

N." 15

Redattori

della

Civilt

Cattolica lodano

nel Marcucci

la

molta erudizione critica,

non comune e grande dirittura di animo, ma vi desiderano maggior vigore di dimostrazione, un'ordine pi accurato, e
nello stile un

andamento pi disinvolto e
E.,

castigato. Civilt

Cattolica, 2 Aprile 1864, p. 89.

Teodorani Prof.
fitosoftco

Dante

antipapista,
(

Saggio storico

intorno la divina Comedia.

Giornale del Centenario


32.)

Dante, 20 Ottobre, 10 e 20 Decembre 1864, N. 26, 31,


Il

Prof. Teodorani,

esule dal 1849,


d' oltr' alpi

lodatore entusiasta

dell'

operoso amore che


si

si

porla

al

genio d

Dante,
in

duole fieramente che


disquisizioni
si

Dantisti italiani, perdutisi


e
sull' ascetica

isteril

sull^

filologia

del

sacro poema, non


d

curino punto d'investigare V ideologia,


di

dedurne

il

sovrano concetto,
il
S.""

determinarne

il

vero
velo

intendimento. Egli
a metterci nel

Teodorani che finalmente viene


il

buon

filo,

ad inalzare a noi profani

d questa Iside misteriosa, finora incompresa, a disgropparc


il

nodo, a sciorinare

il

grande responso. Ecco


cultori

il

frutto dei

lunghi, diligenti e spassionati suoi studi, del suo frequente

conversare
incontrati

coi

pi

dotti

della

mirabile

Trilogia,

nel

suo

decenne

pellegrinaggio

per

Francia,
al

Germania ed

Inghilterra.

- L'idea dantesca appartiene

razionalismo cristiano di Arnaldo da Brescia e non al catto-

584
licismo

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

romano

dei papi,

come

si

tiene in Italia, e

dove

fin

qui

si

volle fare dell'AHighien un cattolico frenetico, e della

sua Comedia un catechismo da convento. Pregiudizi!, scuole,


preti, frati, pel
filosofico

Teodorani, son tutte tenebre che nell'ordine


il

velarono

Sole dantesco. Se non che per buona


al

nostra ventura l'egregio Professore, ragionando, and

fondo,

ed egli che ha
si
s'

l'

intelletto sano, manifesta

ormai

all'Italia

che

dissonna e

gli

occhi svef/liati rivolgendo gira, la dottrina che


il

asconde sotto

temeno che un
d' Italia,

antipapista,

velame degli versi strani. Dante nienun templario, un battagliere, ma


la

a visiera calata,

per

libert
l'

politica

religiosa

civile

combinata
lo si
l'

a creare

Imperatore papa.

Ma

udia-

mone

le

prove. Dante,

ed bene che una volta da tutti

chiaramente

sappia,

non parl mai daddovero,


il

egli

nascose sempre
obbiettiva; egli

idea subbiettiva sotto

velo dell'allegoria

si

vide costretto da imperiosa, fatale gradi

vissima
di

necessit

ricorrere
l'

all'anfibologia,

coprire

forme convenzionali tutte

espressioni

del

pensiero e

del cuore,
egli,
lico,

ma

specialmente dopo
di

la catastrofe
il

dei Templari,

per tema

perdere s stesso e

suo lavoro didascatutti


i

dovette a bello studio simularsi guelfo, vestire

personaggi del suo gran


Ts basta.

dramma

dell'

indumento

cattolico.

Chiunque non voglia trarre dalla


in

storia dantesca

queste filosofiche induzioni niega a Dante quella onnipotenza


di

genio che non ha rivali


lui

niun tempo, in ninna nazione,

e non riconosce in
la

la

sintesi storica del

XIV

secolo e
il

perfezione filosofica della riforma. - Dante, conchiude

prof.
dall'

Teodorani,

fu trascinalo

dall'onda tempestosa

che

mossa a rovesciare la vecchia chiesa di Comedia nell'intento d'indirizzare suoi contemporanei alla riforma politica e religiosa professata (lai Templari. Se non che egli aspetta il giudizio dalla giovane Italia, il quale o corrobori fermamente o inappellabilOriente
era
Occidente... Ei dett la sua
i

mente condanni
nazionale.
suoi,

la
la

sua idea e
giovine

la

proscriva dal

campo letterario
furono
i

Ma

Italia,

come

lo

padri

eminentemente il suo pi grande poeta, sar sempre cattolica: la mala semente non attecchir giammai. Noi tutti respingiamo con alto disdegno tale
lo fu

come

ingiuriosa proposta,

sempre pi

e'

inchineremo riverenti

BlBLIOGRAriA DANTESCA ITALIANA.

585

davanti a quel gran genio, che in sul fonte del suo baltesmo
volea ricevere Vamato alloro, siccome premio del sacro
al

poema

quale

avea posto mano


:

e cielo

terra.

Vedi Dante

Del Romano Pontefice, p. 226. Ne scrissero, secondo il Balines: Bellarmino, Berti, Fanelli, Fea, Pianciani, Schenardi, Theiner, Torricelli, Zinelli.
cristiano, p. 81
11

Sistema antipapale del Rossetti e

deWAroux

fu

impu-

gnato dal Delcluze, dal Pianciani e dallo Schlegel.

FILOSOFIA
Trezza G. La divina Comedia considerata in relazione
coir ontologia,

con ima risposta di L. Castellazzo, Verona,

Vicentini Franchini, 1854.

Frapporti Giuseppe,

sulla

Filosofia

di Dante llighier,

Cmentario, Aicenza, Longo, 1855.

un

esposizione

delle
ei

dottrine filosofiche

del

divino

poeta, nella mira, com'

scrive, di raccoglierle in

un corpo

compiuto, ed ordinarle secondo che nell'opere sue testual-

mente

si

leggono. Ei vi ha compreso
le

la filosofia

nello stretto
le

senso della parola, escludendo


naturali, e di teologia

matematiche,

scienze

di politica

dando luogo a quel


si

tanto che a completamento del sistema filosofico

richiedeva.

AssoN MicuELANGELO, La
tonelli, 18():3.
/

Sintesi dantesca,

Venezia,

An-

Preso da forte amore, ricerc

volumi deirAllighieri,
le

e dedic ad essi lunghi e profondi studj, portando in questi

alto ingegno, di cui fu privilegiato,


far

cognizioni di cui
e un' acutissima
di

seppe
critica.

tesoro,
di

un raro discernimento
tai presidii

Munito
la

egli

si

propose

considerare

attentamente
della

le

varie ripartizioni

della scienza dantesca


estetica.

quale

divina Comedia ripartizione

Questo lavoro pertanto rivolto, dice l'autore, a chiarir le attinenze di Dante co' tempi suoi, di questi e di lui con le
opere sue
mirer
;

di tali

opere tra

se.

nella divina

tutte le riassume, e n'esprime poeticamente la

Comedia che suprema idea,


degli

questo scritto

a palesare

il

nesso

comune

586

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

estremi contrarii di spazio, di tempo, di enti, di moto, di


azione, di luce, con tutte le intermezze graduazioni a

ma-

nifestare
l'arte,
i

il

legame

tra

il

simbolo e

la

realt, la scienza e
il

mezzi e l'altissimo scopo.


gli

lavoro

del dottor
in

Asson pienamente ademp


esso discorse,

ardui assunti,

e le cose

come

dice l'Autore,

incontrastabilmente di-

mostrano quanta parte abbiano nella testura, nel mirabile magistero del poema di Dante la scienza tale che il medesimo possa definirsi la rappresentazione estetica della scienza
;

stessa, affine d' indirizzarla all' alto scopo di sollevare

1'

u-

mana
due
la

specie a quella perfezione, a quella beatitudine nelle

vite che la Provvidenza volle

da essa.

In tal

modo

dottrina concordemente seguita da tutti gli antichi codall' autorit del

mentatori ora confermata dagli studj e

cementatore moderno,
palestra,
riore,

il

quale discendendo a una nuova


alla

non
fece

si

mostr a se stesso ed

sua fama infe-

con questa opera bellissima prova del suo


1*22).

ingegno e del suo sapere. (Gaz. Yen., 2 Giugno 1863, N."


Filosofia, Firenze, Barbera, 1864.

Conti Augusto, prof, alla Universit di Pisa, Storia della

Augusto Conti, l'egregio autore della pregiatissima opera e Fede, anima candida e religiosa, nel 1861, al R. Instituto di studi superiori, leggeva sulla Sfona della Filosofia. Il fiore pi eletto dell'attica Firenze traeva ad

Amore Evidenza

udirlo; e la vivida,

elegante ed eloquente sua parola era

da un plauso unanime salutata. Cinque di queste lezioni erano per lui intitolale a S. Tomaso ed a Dante, ed in esse si facea ad esporre tutta la filosofia del Poeta, unitamente
a quella
estratto,
dell'

Aqulnate.

Ci duole

di

come sarebbe

stato

nostro vivo desiderio,


Sig."^

non poterne dare un non


Conti,

essendoci ancora giunta alle mani l'opera del

pur ora uscita dai

tipi del

Barbera.

AUTORI citati DAL BATINES

Azvolini renzo.

Pompeo, Gioberti Yicenzo, Martini Lo-

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

S87

COGNIZIONI SCIENTIFICHE, FISICO-MATEMATICHE


Rambelli Gianfrancesco, Discorso su Dante, Cesena, Biasi
1863. - In esso con eletta dottrina e con elegante favella
ci

porge quel grande come precorritore ed indovinatore


Batines ricorda
lavori del

di

molte invenzioni riputate moderne.


Il
i

Bottagisio, del Peroni,

del Libri, del

Xagliazucclii, del Torcili, del \ accolini.

GIURISPRUDENZA
De Antonelli
che si <;ontengono
l'Iride, 1860."

Ciriaco,
nella

Dei 'principi di

diritto

penale

divina Comedia,

Napoli,

Tip. del-

Contiene

seguenti articoli

- Dei reati

e delle

pene -

Distribuzione delle pene e proporzione delle stesse

ai reati -

Dell'imputabilit - Classificazione dei reati: contro la Religione


:

contro lo Stalo: della calunnia e della falsa testi: :

monianza degli abusi dell'autorit pubblica


la fede

de' reati contro

pubblica:

de' reati

che attaccano

l'ordine delle

famiglie.

COGNIZIONI MEDICHE
Asson Michelangelo, Intorno
alle cofinizioni biologiche e

mediche di Dante AUiyhieri; Venezia, Antonelli, 1861: (Me-

moria eslratta del Voi. VI serie HI degli Atti del Veneto


Instituto.)

L'egregio

D.*"

Asson fu

il

primo a segnare ordinatamente,

e a raccogliere tutte le notizie biologiche e mediche sparse

qua

e col per le opere dantesche e in ispecie per la Divina


e a farne obbietlo di esplicito lavoro.

Comedia,

Meglio

non si saprebbe, ei chiude la sua bellissima dissertazione, che non facesse Dante, discernere i principii che legano la scienza medica alla morale n, con evidenza maggiore che esponendole, si pu dimostrare siccome quel sommo sa;

piente rivolgere sapesse la biologia e la medicina al sublimo

scopo a

cui, nelle

opere sue, volle consacrata ciascheduna

588
parte della

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


scienza

divina ed

umana,

la

perfezione e
le vite,

la

beatitudine dell'uomo, l'apoteosi, in

ambedue
il

della

umanit.
Secolo
di

)>

Anche V Arrvahene consacrava


di

Capitolo VI

del suo

Dante a Dante Medico.


lettera al RidoUi (10

Il

Maqalotti facea soggetto


se

una sua

Gen. IG60)

Dante avesse

conoscenza della crcoaz-ione del sangue.

Benedetto Varclii

il d 25 Giugno 1543 leggea una sua lezione sulla generazione del corpo umano, prendendo ad interpretare il C. x\\ del Purgatorio v. 37-70. Il IJatines

ncirAccademia Fiorentina

ci

ricorda

quattro Ragionamenti inediti del prof. Filippo

Civinini Sulla scienza Medico-fsica da Dante espressa nella

divina Comedia.

Da ultimo
il

nel

N.*^

2 del Centenario

Allighieri, 20 Feb. 18C4,

Prof. Filippo

di Dante Cardona inseriva un

suo articolo intitolato: Del Dottor Dante Allighieri.

COGNIZiOrsI ASTRO.NOMICHE
Galileo Galilei, Due
sui Canti IX
e

lettere

astronomiche

una lezione
sulla divina

xxvii

del Purgatorio, (Studli

Comedia, Firenze, Le Monnier, 1853).


Capocci Ernesto, Illustrazioni cosmografiche della Divina
Comedia, Napoli, Stamperia dell'Iride, 1856.
Il

Capocci imprende a illustrare tutto ci che nel poema


alla cosmografia,

di

Dante spetta

e lo fa
di

eoo tanta esat-

tezza e con tanta precisione da esserci

guida sicura e
nel suo mieh'

piacevolissima per seguire


sterioso viaggio
la ai tre

le

orme

del poeta
Il

regni dell'anime.

dialogo,

forma adoperata dal Capocci,


le

scorrevole,
la lucidezza

disinvolto,
delle

vivacissimo:

dichiarazioni

hanno

dimorisalta

strazioni matematiche. Dai comenti del Capocci,


il

Dante

pi profondo cosmografo

de' suoi tempi.

L' illustratore,

che pel
idolatria,

sommo
si

poeta

sente

profonda riverenza,

ma non
gli

serve francamente della ragione,

notando

errori che

Dante non poteva evitare perch erano dottrine


che poi furono ampliate e dimostrate

della scienza, ne fa vedere le divinazioni, le verit trovate

quasi per istinto,


dai dotti.

MiNiCH Serafino Rafaelle, Della interpretazione di molti

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


passi della divina Comedia che spettano

589

alle notizie astro-

nomiche, Memoria Iella

all' I.

R. Inslituto Veneto,

Aprile e

2 Giugno 1852.

SoRio

P.

Bartolommeo, Un problema dantesco astronomico.


questo.

Verona, Franchini, 1862.


Il

proposto problema
gli

Come

fosse vespero l

presso

Antpodi di Gerusalemme, e qui mezza notte e


il

quale fosse
V. 1. stieri,

luogo indicato per l'avverbio qui


il

Purg. xv.

Per dar
dice
il

vero valore

al

computo dantesco meS.""

P. Sorio,

stare sulle tavole delle longitudini

antiche. Confutata appresso l'interpretazione del


ritiene

Guerra,

che

il

giorno

in

che

il

poeta recita

questo passo

controverso,

ma d'una
il

esattezza

astronomica
il

veramente
al

ammirabile, sia tra

giorno 8 ed

9;| e

che siccome

monte del Purgatorio erano le ore 2, 25 pomer., come a Gerusalemme le 2, 25 ant-, cosi in Italia erano 2 ore e 25 minuti pi indietro da Gerusalemme, cio le ore 12 ossia la mezza notte. Dal contesto ritiene che pel cjui debba intendersi Verona, e che per conseguente quel canto sia stato
scritto in quella citt.

IIIIIARIO DELLA DIllA

COlDiA
;

DiONisi Marc. Giano iacomo, L' epoca della visione di Dante

Esame

delle opinioni

de'

moderni su II epoca della visione;


vernale; Si stabilisce
iv.

Si conferma la visione

neW equinozio

l'epoca della visione. (Aneddoto

C. 6-10.)

PiANCiANi G. B., Di una nuova opinione intorno alV anno


in

cui

Dante

fnge

di aver

fatto

il

suo poetico viaggio,


in che
e

Roma, 1842.
Venturi Prof. Pietro, Del vero giorno
pieno della luna di
in che

avvenne

il

Marzo

nelV anno 1300


la visione

della vera epoca

ebbe cominciamento

di

Dante Allighieriy

(Rivista di

Roma,

11 Sett. 1843.)

Lanci Fortunato, Dei Spiritali tre regni cantati nella Divina Comedia, Analisi per tavole sinottiche, Roma, Chiani,
1856.
Il

dottissimo

autore

divise l'opera
le

sua

in

due

parli,

comprendendo

nella

prima

investigazioni

degli ordina-

S90

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


il

menti ond'ebbe informata


agli
Il

poeta la prima Cantica (Roma,


si

1855); e nella seconda le investigazioni che

riferiscono

ordinamenti della seconda e terza Cantica (Roma, 1856).


ci

Lanci

diede con non minor dottrina che diligenza e


la corografia,
la fisiologia

chiarezza

la

cronologia,

e per
il

cos dire

la

cronometria,
canto,
e,

e l'economia di tutto

sublimissimo

com'egli dice, l'ortografia morale


la
il

delle tre sedi;

per

modo che

mente pu tener
senza perdere
di

dietro

passo passo al

poeta in lutto

suo viaggio, oppure scorrerlo tutto intero


alcuna delle pi minute
di

a gittata d'occhio,
circostanze,
d'incontri,

e particolari

tempo,
proprio

luogo,
se
si

di persone,

d'avvenimenti,

come

avesse

ad

apprestare un programma per rappresentarlo sulla scena.

Capocci Ernesto,

{j\elle

sue Illustrazioni Cosmografiche

dalla pag. 162 alla 167.)

Allighieri per

Longhena Francesco, Itinerario Astronomico di Dante V Inferno e pel Purgatorio narratoci da lui
estratto
la

stesso co' suoi versi, Milano, Boniardi-Pogliani, 1861.

dei dialoghi di Messer Donato Giannotti prima volta pubblicati, Firenze, Cellini, 1859, per cura di Filippo Luigi Po Udori II Longhena n'elegge la sola parte della verit esposta ed omette la confutazione del falso sistema del Landino e de' suoi seguaci. L'opuscolo del Giannotti, a confessione del Sorio e del Longhena

un

ora per

istesso,
il

c(

di rara eccellenza, e fu opera di merito insigne

pubblicarlo, ed
il

come

la

guida necessaria ad intendere

almeno

sistema del viaggio dantesco nello Inferno e nel


e

Purgatorio:

l'ingegno e l'esatta dottrina astronomica


si

dell'AUighieri da questo opuscolo


le lodi

conosce assai bene e

che

si

sono date

al

divino poeta se le merita tutte,

e n' questo opuscolo un documento irrefragabile.


Giannotti vuole
il

Il

poeta scendesse nella sera del Gioved

al centro,

dopo Pasqua, un

e vi

consumasse due giorni per andare

fino

altro per salir dal centro alla superficie della


il

terra, e 4 nel salire e girare tutto in tutto giorni 7.


si

monte

del Purgatorio,

Quanti poi ne impiegasse in Paradiso non


paria.

sa perch'egli

non ne

Con questo discorso l'Autore

contraddice a Benvenuto da Imola e prova l'errore in cui


caduto.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

591

SoRio
nel 1300

P.

Bart. Giorno precso di Pasqua, secondo Dante,


(Lelt.V. Yerona 15 Sett. 1863)
delle belle arti, 1863.

e del plenilunio.

Roma,
Il

llp.

P. Sorio,

avuto per cerio l'aureo numero, l'epatla,

la lettera

che

ci

Domenicale del 1300, da tutte e due le maniere vengono Insegnate dalla regola de fcstis mohilihus
II

viene a chiarirci che


a'

d di

pasqua nel 1300

sia

caduto

10 di Aprile. Prende poscia ad investigare se nel venerd


II

santo sia dal poeta considerato


fisico

plenilunio nel significato

e vero,

o nel senso

morale della commemorazione


Proposta una tabella

fattane dal

calendario

ecclesiastico.

sinottica comparativa della luna, secondo fu fatta erronea-

mentQ
fare

nel calendario eccles.,

della luna

come

si

dovea

secondo

le varie fasi lunari,

mostra come

g' interpreti

s'ingannino nel pigliare in servigio del viaggio dantesco


lune vere e non le nominali; onde trasse che il poeta deve aver cominciato il suo viaggio la sera degli otto ai
le

9 di aprile, dal venerd santo

sera al

sabato santojj ed a
gli

conferma

cita

comenta alcuni passi danteschi che


e

vengono a proposito.
Lnoffo di partenza
Lett. II e Ili (23
I

direzione del viaggio Infernale,


tip.

Agosto 1863). Roma,


fissano

Belle Arti.
l'Italia
Il
il

moderni

interpreti

comunemente

punto vero

della partenza pel viaggio infernale.

P. Sorio,

mostrata l'importanza di una tale investigazione, essendo


questo luogo di partenza
tesca, e di tutta la
il

perno

di tutta

l'

invenzione dan-

e del Paradiso,

macchina e dell'Inferno e del Purgatorio ritiene che sia Gerusalemme, perch sola
a contrappiede
del Purgatorio,

Gerusalemme,

cosi

potea

essere la imboccatura infernale, per la quale sul diametro

interno della terra

si

vada a sbucare nell'altro emisfero


il

occidentale sul monte antipode, eh'

purgatorio dantesco.
il

Con questo
prende

itinerario espiatorio infernale che

poeta im-

non sensibilmente ma idealmente, alla visita del monte Calvario e del monte Sion in Gerusalemme, volle egli acquistare l'indulgenza del Giubileo, bandito da Bonifazio YIII nel 1300. La direzione vera del viaggio, secondo gli
accenni testuali del
cio a sud,
i

e del

ii

dell' Inferno, dalla sinistra,

ma non

a perfetto mezzod,

ma

a sud-ovest. Con

592

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA

ITALIANA.
lo

maggiore esattezza geografica Dante


dell'Inferno, laddove
ci

spiega nel canto

xwi

medesimo viaggio fatto a sud-ovest partendosi da Gaeta i'iisse, quando and parimente all'altro emisfero, poco distante dal monte del Purgatorio Dantesco. - E in un altra lettera, colla carta topografica di Gerusalemme, il P. Sorio riscontra tutte le parti a suo luogo, e le mosse del poeta corrispondenti alla topografia. La selva per lui l'Egitto; la drilta via da Gerusalemme, e pi precisamente dal Monte Olidescrive
il

veto

al Calvario,

da est ad ovest;

la valle,

quella di

Gio-

safat, per tutta la

sua lunghezza da sud a nord irrigata dal


il

torrente

di

Cedron,

quale la fiumana onde

il

mar non ha
Gerusalemvolta
del
la pia(]qia

vanto, e va a terminare a nord tra le

mura

di

me ed il monte Oliveto: e da questo per alla monte Calvario ad un terzo di strada comincia
diserta,
la

quale

la

via diritta e pi corta che

mena

al

monte della salute, al Calvario. nella valle di Giosafat, che Dante s'abbatte
e precisamente

in Virgilio,

davanti

alla porta

orientale

di

Sion

che

mena
gilio

nel tempio per questa porta detta delle acque, e, Vir-

entra e Dante

gli

lien dietro,

e dalla parte sinistra


laterale

passa Virgilio con Dante alla


la

porta

da mezzod,

qual

mena
eh'

alla fontana di Siloe

ed alla piscina probatica,


seguitando a caP. Sorio a

simbolo della confessione sacramentale; passa dunque per


questa,
la

Porta

di
di

San

Pietro, e

minare per
Inferno,
a

la direzione

sud-ovest trova la Valle dello


Il

eh'

l'imboccatura infernale.
i

mano

mano

ci

spiega

simboli de' luoghi precorsi. La topografia

biblica dell'antica
il

Gerusalemme che dovette aver


il

sott'

occhio

poeta, quella di El-Edrisi,


di
Sicilia.

quale

la

scriveva circa al

1150 per Ruggero re

Guerra
cultori dell'

D.""

Pietro,

Viafjgio poetico di

Dante AlUyheri,
filosofi d'

sperimento sottoposto al (jiudizio dei letterati

Italia

una

e dell'altra
il

scienza,

Modena, Cappelli, 1859.


Viaggio poetico
di
l'

Due

scritture, scrive

P. Sorio, sul

di

Dante furono contemporaneamente pubblicate

un merito
Inferno e

insigne ambedue. L' itinerario aslronomico per

pel Purgatorio narratoci co' suoi versi, gi scritto in Dialoghi

da Messer Donato

Giannotli

nel

cinquecento,

il

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


vlagffio poetico

593

del Sig/ Guerra.

Sori

queste

due solenni
per quel

scritture

sull'argomento medesimo,

ma

diverse

diverso rispetto che


questa che
il

ne hanno

in trattarlo.
il

La differenza
di
lo

Guerra comincia

Viaggio nel sabato


2 Aprile
1300,
e

Passione alle ore 6 pomeridiane

del

termina

alle ore 6

pomeridiane del successivo sabato santo


fatto

9 Aprile onde
notti
Io
fa

durare 7 giorni naturali.


per entro
all'

Il

Giandel

cominciare

Inferno

la

sera
e

Gioved

santo,

che riesce

di

Aprile

1300,

due
dal

giorni impiega

nell'Inferno ed

un giorno nel
la

salire

centro infernale alla superficie della terra

nell' altro

emi-

spero;

e dal Purgatorio

esce Dante

sera

del

Gioved

consumando
lipurgatorio

nel Purgatorio 4 d naturali, ed


e

uno nell'Anil

due giorni nell'Inferno (senza


in tutto tra l'Inferno
Il

primo
il

della Selva selvaggia)


torio 7 d naturali. -

ed

Purga-

Guerra ha pi vasta dottrina del


la

Giannotti, che per allro pi ovvio, e forse pi critico;

ma

il

Guerra sopra

il

Giannotti ebbe

perspicacia mirai

bile di trovare la bussola per distinguere

giorni e le ore

anche nel viaggio del Paradiso


lasci

sulla

traccia
poterli

che Dante
nelle

ne' suoi

versi

del

Paradiso a
-

fissare

costellazioni

per le quali egli passava


Il

e nel loro

rispetto

col sistema astronomico.

lavoro del Guerra accom-

pagnalo
Isola 8,

molte note, alcune delle quali interessanti. Alla appoggiato ad autorevoli documenti, combatte la
di
d'

testimonianza di Dante che Obizzo


dal figliastro su nel mondo, vasse
alla
la vita del

Esle sia stato spento


il

ma

anzi ritiene

figlio

sal-

padre dal pugnale dell'avverso partito; ed nota 35 sostiene che Dante seppe di Greco. Al Viaggio

poetico tien diero


distributrici
dell'

un'Appendice che comprende 24 Tavole


ore
destinale
dell'ore
alla

recitazione

dell'ore
e 12

canoniche;

dodici

cio

diurne,

o stazioni,

dell'ore notturne o vigilie, ciascuna di esse formala sopra


il

Convito di Dante

(iii

6,
Il

iv 23);

e secondo la posizione
D.*"

geografica di Modena. gi Archivista secreto

Viaggio poetico del


Corte,
ora

Guerra,

di

quasi

irreperibile.
S. A.
il

Stampato nel 1859,


Francesco V;
VOL. U.

e lo

dedicava da prima a
le

Duca
volle

poscia
-

ne ritirava tutte

copie,

n
38

pi pubblicarle.

V esemplare

eh" io tengo

imperfello,

094

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

de! mio canon risparmi molte cure aflettuose per compiacere alla mia inchiesta. Il P. Ponta pubblic V Orologio di Dante AUifihieri per conoscere con facilit e prontezza le posizioni dei segni dello

e ne sono debitore alla specchiata gentilezza

rissimo

amico

prof. Paolo

Terrachini,

che

Zodiaco,

le

fasi diurne

le

ore indicate e descritte


belle Arti,

nella

divina Comedia, Roma,

tip. delle

1843

e nel-

l'anno stesso
ligenza

la

l'avola cosmografica per agevolare l'inteldella divina Comedia,


p. 484.

di alcuni punti cosmografici

in continuazione del

suo Orologio. Vedi

DEL SITO E DELLA FIGURA DELL'INFERNO


Galileo Galilei, Lezioni intorno la figura, grandezza dell'Inferno di Dante Allighieri (Studi
Cemedia,
pubblicati
il

(I)

sito e

la

sulla divina

per

cura

di

0. Ggli,

Firenze,

Le

Mounier, 1861)

Queste due stupende lezioni furono dettate in difesa e di quanto avea gi dichiarato il buon geometra Manetti, ritraendo dalla Divina Gomedla il disegna
confermazione
dell'Inferno in tutte
le

sue dimensioni e ne' suoi scompar-

timenti, e di cui avea gi fatto


il

menzione

ne' suoi conienti


si

Landino, contraddetto poi dal Vellutello che a

grandiosa

(IJ
l'

U primo che

prese a fare accurate indagini sulla topografia delTuttavia


solo diede

Inferno fu l'esperto matematico Antonio Manstti, fiorentino.

un suo lavoro al Landino il quale lo rifece a modo di dissertazione: Del sito, forma e misura dell' Inferno, che si legge in ogni edizione del suo comento. In appresso, nel 130G, Girolimo Benivieni, amico del Manetti, pubblic due dialoghi, ne' quali
nulla produsse a luce;
le idee del

Manetti in parte dichiara per minuto, in parte allarga, e qun

e l rettifica l'opera del Landino.


in luce nel 1514

Anche Francesco Giambullari diede una dissertazione sulle forme e le dimensioni dell'Inferno,
Tutto ci fu fatto

ove in alcuni punti differisce dall'opinione del Manetti


da' Fiorentini
;

quivi s'oppose loro


alla

rese

pubblica

Lucchese Alessandro Vellutello, e sua volta una sua dissertazione circonstanziata e


il

adorna
trovasi

di disegni

sopra

la

topografia dell'Inferno. Con questo lavoro che


del suo

in tutte l'edizicni

comento,

il

Vellutello

s'ingegn

di

ridurre a
Fiorentini,
/iortjn
t

meno
a

le

dimensioni
Gnlilei

dell' Inferno.

Ma

se n' offese la

vanit dei

Baccio Valori,
il

di quel

ina, indusse
iit

ad esaminar l'opinione del Landino,

tempo presidente dcV Accademia oa me-

glio dire

Manetti e del Vellutello e di rapportare all'Accademia.

Blanc.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


c solida archilclUira sostituiva

395

un

di

gran lunga pi anin

gusto e caduco

edilzio.

Meravigliosa cosa

vero

la

dimostrazione del Galilei, e di tanta evidenza confortata con la luce di quella sua mente geometrica e fatta per
divinare, egli tra
i

primi,

le

arcane leggi della meccanica


di

mondiale,

che

non mai
lo

eraci occorso
la

comprendere

s\

luminosamente

smisurato concetto e

sapiente economia

di quella fabbrica della citt dell'eterno dolore,

come
due

dalla

lettura di questa limpidissima dimostrazione delle

lezioni

che

il

grand'
dell'

uomo

all'et

di

24 anni

recitava innanzi al
s

consesso

Accademia

fiorentina, di cui e del Manetti

vendicava l'onore vilipeso dall'arroganza del Yellutello. BoRGOGNiM Adolfo, Del sesto cerchio dell' Inferno Dantesco,

Bologna, all'insegna
s

di

Dante, 1863.
gli

Chi

togliesse

a guida

interpreti
si

per divisare

Cerchi dell'inferno dantesco,

non

potrebbe, per ci che

ne

dice
il

il

Borgognini, cos

facilmente

raccapezzare

nel

mentre dall' un ranto ti dicono tutti ad una voce che i Cerchi sono nove; dall'altro, nel bel meglio ti scambiano le carte in mano,
trarre

novero

de' medesimi.

Perocch

trabalzandoti cos senz'altro avviso

dal quinto

al settimo.

E che Dante avesse inteso di far veramente nove Cerchi non si pu mettere in dubbio, se non fosse altro, perch giunto al penultimo si fa dire dal conte Guido da Monte{"eltro

minciando

che quello l'ottavo: Inf. xwn. 123. Tuttavia incoa numerare nel Limbo, che quello che Dante
e seguitando

esso nomina primo cerchio,


all'ultimo do traditori non
il

gi gi insino

si

trovano pi

di otto;

perciocch
di Dite,

sepolcreto degli eretici, dove incomincia

la Citt

non pu constituire un Cerchio per s, volendo le ragioni topografiche stabilite dal Poeta, che stia nel medesimo piano della palude Stigia, cio nel quinto. Ora due vie propone
l'Autore
di

risolvere la quistione

Tuna

pi sbrigativa che

di supporre

una inavvertenza nel poeta; l'altra pi onorevole a Dante, e per conseguenza pi accettabile, che di tener conto di quel luogo in che sono condannati
i

Poltroni.

E,

che

si

possa^

non v'ha dubbio, come


della

si

pu
si

benissimo

dire

primo
il

gradino

scala

quello
si

che

conlinua con tutto

piano della sala; ed anzi

deve. In

596

BIBLIOGRAFIA DANTESCA irALlA^A.

questa ipotesi Dante,

per

la ragion,

diciam cosi,
al

formale,

non

lo reputa, quasi

per conformarsi

decreto della Divina

Giustizia che
al disprezzo,

condanna quella gentaglia alla noncuranza e e per chiama primo il Cerchio del Limho.
non pu
i

Dall'altro lato facendo quel luogo parte di tutta la distri-

buzione

dell'Inferno
;

non calcolarlo secondo

la

ragione materiale
Voi. IX. p. 347.)

e cos

Cerchi sono nove. (Civ. Cattol.

SoRio P. Bartolommeo,
luoffo

Misure

fjenerali

del

tempo

neir Itinerario Infernale di Dantey Milano, Boniardi-

Pogliani, 1803.

Additati da prima

gli
il

equivoci presi

dal Giannotli,

ei

vuole dimostrare come


giorni naturali

viaggio infernale

non
in
al

sia di tre

ma

di

26 ore, dalle 7 pom. del venerd santo

alle 5 di sera del sabato santo; cio,

come
all'

24 ore percentro infer-

corresse

il

raggio terrestre da Gerusalemme


in

nale; e 3890 miglia


poi in un' ora e

24 ore,
il

162 1/12

ora.

Percorse

mezzo

raggio terrestre dal centro inferemisfero, facendo- miglia

nale alla circonferenza

dell'altro

43 2/9
di

al

minuto

e quindi

2893 1/2 all'ora. Siccome l'Inferno


di

Dante

fatto in

forma

cono con
le

la

punta

in gi,

ed

diviso

in varii riparti,
di

cos

misure metrjche d'ogni

luogo sono due. Quella


appoggia

circonferenza, e quella di profon-

dit dalla superficie del centro. Per trarne le misure precise


s'

alla circonferenza

assegnata

da Dante

stesso
alla

alla IX bolgia (C. xxix. 9)

e a quella
i

pure assegnata

Secondo calcoli instituiti, l'atrio nella sua bocca pi alta ha la circonferenza di miglia 418. Il primo cerchio avrebbe miglia 209, e cos successivamente riparti superiori alla decima bolgia, degradando di in tutti miglia 11 per ogni giro diverso. Riguardo ai riparti inferiori ritiene la medesima proporzione ma decrescente della met,

X bolgia

(C. XXX. 86).

come

era accrescente alla met andando in su; salvo che

lo spazio tra l'ottavo cerchio

ed

il

nono,

al

pozzo dei gi-

ganti, invece

di miglia

cinque e mezzo, met dell'undici,

circonferenza della decima bolgia, sarebbe di miglia cinque,

perch, non essendo luogo fatto per abitarvi


rivellino, ragion

ma un

semplice

voleva che fosse


ci

di

qualche cosa minore.


il

In quanto alla profondit

sembra che

calcolo non corra

BIBLIOGRAFIA DASTESCA ITALIANA.


rosi

597

lurido
di

come

in

quello della circonferenza. Tulio l'in-

Danle non sarebbe lungo ossia profondo che sole l'atrio invece miglia 3120. Il primo cerchio avrebbe la larghezza di miglia 9 lf2, e avanzando al cenlro della X bolgia all' ingi si trova la larghezza, ovvero
ferno

miglia

95:

la

profondila di solo 1/b4 di miglio,


la

occupalo dalla crosta


petto
di

della ghiaccia,

quale da mezzo

il

Lucifero

sino

al

suo ombelico,

che

il

centro

infernale;
del

va onde

verrebbe

che Lucifero

dalla

met

petto

insino

all'ombelico era lungo 1/64 di miglio.


Nell'ordinaria seduta del 7 Agosto 1862 del Veneto
Doti. Francesco Gre(jorelti leggeva

Ateneo,

il

una Memoria
dell'Inferno,

intorno al sito alia forma


e
al

ed alla grandezza
e

sito
Il

la

forma

del Purgatorio

del

Paradiso

di

Dante.

Gregorelli,
sec.

scostandosi dalle divergenti


dal Manetli
e dal Yellutello

opinioni

emesse nel
ne' suoi

XYI

non che
Galilei,
la

da quanto a favore del Manelti sentenziava Galileo


anni
giovanili,

divisava

il

sito,

l'

ampiezza e

forma del regno del

fallire,

la divisava

mediante
tal

la descri-

zione ricavata da' luoghi stessi di Dante, avvalorata da una

rappresentanza a disegno geometrico. E di


del pari per descrivere

metodo valeasi
e la forma del
il

e delineare

il

sito

Purgatorio e del Paradiso, dimensioni delle quali tacque


Poeta.

Con molta diligenza


i

e rara esattezza vennero condotti


la

dal Gregorelli

disegni esibili a convalidare

rettitudine

de' suoi argomenti, e ad agevolare agli uditori la intelligenza.

LETTERA
Lorenzo Mclms
tissimo

DI

FRATE ILARIO
il

la trasse

primo, nel 1759, dal celebrapag. 131.

codice Lriurenziano,

Plul. xxix. Cod. 8,


in

Giulio Perticari voltavala

poscia

volgare,

e fu tenuta

da

lui

in

estimazione di schietta e genuina.


nel 1820
i

Ad Emanuele
N.'^

Uepetii nacquero

primi dubbi
yr<7^c

(Cenni sull'alpe
69,

Apuana,
si

Fir.),

poscia

professori

(Antol. Fir.

Seti. 1826), G Silvestro Cento fanti (id. N."135, Marzo,

1832)

fecero a deriderla e a dichiararla

una manifesta impoprof.

stura.

Al Centofanti tenne dietro


di

il

Venturi che nel

Giornale Arcadico

Roma

(Lugl. 1844, N. 298) pubblicava

598

BIBLIOGRAFIA
scritto intorno
il

DAMESCA
le

ITALIANA.
di

un lungo
Appresso

falsit

un

tal

documento.
Dante,

prof. L.

Muzzi (Versione
di
il

di 3 Epistole di

Prato, 1845) con pi modestia e temperanza propose dodici

dubbi sull'autenticit della lettera


della

Fra Ilario a Uguccione

Faggiuola,

a'

quali

rispose

Marchetti (Museo di
1845,

Scienze e lettere
dal Centofanti
si

di

Napoli,

Agosto,

N. 35). Allora

rinov l'assalto

{Studi inediti su Dante),

e pubblicava nel 1846 una lettera tenuta in serbo per molti


anni, e scritta fin dal 4 Settembre 1834.
11

Repetti poi

si

ricredette

negli ultimi anni,

ne propugn l'autenticit,
e

come
tato

a vedersi alle voci Ameglia, Corvo, Monte Marcello

del suo Dizionario geografico.

Da ultimo nuovo
il

non aspet-

lume recava

nella

controversia
il

profess. Sebastiano

Ciampi, mostrandoci

come
al

codice Laurenziano accennato,

appartenesse non solo


trascrivesse
di

Boccaccio,
della

ma

che per

di

pi

ci

interi squarci

medesima

nella &ua vita

Dante.

V ai\YOc. Eugenio Branchi,


che
il

nel fascicolo di

Maggio

1859 del Poliziano, non solo se ne fece sostenitore,


fece a provare

ma

si

Monastero

di

S.

Croce del Corvo

di

Lunigiana, anzi che all'ordine di S. Agostino, come sin qui


erasi ritenuto, appartenesse

a quello di S. Benedetto. -

Ne

propugnarono
il

l'autenticit
il

il

Troya,

il

Fraticelli,
il

il
il

Balbo,

Bepetti,
il

il

Baldacchini,

Marchetti,
il

Ciampi,
il

Monti-

celli,

Branchi; l'avversarono

Witle ed

Centofanti.
tip.

y. Troya, Del Veltro allegorico dei Ghibellini, Napoli,


della vita

del Vaglio, 1856, p. 227-233, e pag. 409. - Fraticelli, Storia

di Dante Allighieri,

Firenze,

Barbera,

1861, C.

XVI. p. 352 e 357.

DANTE A CANGRANDE DELLA SCALA


LETTERA
DI
Di questa lettera ne abbiamo parlato anche a pag. 60.
Il
il

Giuliani la vuole scritta tra

il

1317 e

il

1318, allorch

poeta riparava alla corte del signor di Verona. Essa non


conosciuta che troppo tardi
il

fu

ai

giacch

Mazzoni appena

la ricorda, e

moderni comentatori; venne solo divulgata


(1700, nella

per

le

stampe

sul principio del secolo scorso

Galleria

della Minerva).

Ma

per istabilirne

autenticit

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

599
abbattere
trasmise

soverchiano
indarno
si

le

prove addotte dal Witte


la

alle quali

pretende
il

mancanza d'un codice contemporaneo.


ci

Imperocch
seguitando

Boccaccio, assai fedele testimonio,

volgarizzali parecchi e ben notevoli luoghi di essa lettera,


in ci g' interpreti

che

il

precedettero.

Che

poi

questi veramente recassero


a

in
di

uso proprio e assumessero

norma V espresse parole


il

Dante, ne abbiamo certa fede


all' ufficio

da Filippo Villani,
di

quale sottentralo nel 1391


si

pubblico lettore della Comedia,

rec
l'

strettissimo

debito di pigliare principio con esporre

introduzione preanteriori
al

messavi dall'autore...
secolo

Se

altri

manoscritti

XVI non sopravvennero ancora


quando
in effetto
i

a testimoniarcela

poco

rilieva,
al

primi e veridici comentator

mostrano
e ritratto

sicuro che la ebbero alle mani, e gli amanuensi


ci

del codice magliabecchiano

attestano di averne esaminalo


Inoltre

un antico esemplare.
ed

l'Epistola
della

riceve
verit
si

conferma,

come improntata

dal

sigillo

dal singolarissimo autore che la dettava.

Ivi

per fermo

scorge ogni concetto, ogni frase e parola interamente con-

forme a
stile, gli

lutti

gli

altri
le

scritti

danleschi.

Quivi

occorrono
il

le istessissime frasi,

voci barbare e scolastiche,


i

duro

esempi, sin anco

sillogismi che s'incontrano

qua

e col nelle opere di Dante latinamente scritte. -

pugnarono l'autenticit Carlo Troya, Ozanam, Balbo, Torri, Betti, Ponta, Fraticelli
tra lutti gli

Ne proWitte, Tommaseo,
;

pertinacissimo

oppugnatori
fu
la

lo Scolari.

Questa epistola
quindi dal Missirini,

da prima tradotta dal

Fraticelli,

versione del quale fu riportata dal

Torri nella sua pregiata edizione dell'Epistole di Dante, e

da ultimo dal Giuliani,


possibile

il

quale volle tenersi stretto

in

ogni
se-

modo
gli

ai

pensieri dell'autore,

e adoperando,

condo che

occorso,

le

conformi parole che Dante

somministravagli nella divina Comedia e nelle opere minori. V. Giuliani, Dell' autenticit dell'Epistola di

Dante a Canecc..

grande della Scala.- Cementi

di

suddetta Epistola,

Me-

todo di comentare la Comedia, p. 3-125, Firenze, Le-Monnier,

1861.- Witte, Insunt observationes de Dantis epistola nuncupatoria ad


lypis

Canem Grandem de la Scala, Ualis, Saxon. Heynemann, 1855. - Id. Studi germanici sopra Dante

600
dell'

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


4

anno 1855, Lo Spettatore di Firenze fraticelli. Opere Minori di Dante, V. Ili,

Maggio 1856.

p. 528.

Venne pure mossa


fanti nel

la

questione:

Se Dante dedicasse
Il

Federigo III re di Sicilia la cantica del Paradiso.


fu inserito

Cento-

1832 ne scrisse un importantissimo articolo che


nell'Antologia
di

Firenze

(Yol.45).

Nel 1845

ripubblicava questo suo scritto col titolo: Se Dante dedicasse

a Federigo III re di Sicilia


lettera di Idrate Ilario

la cantica del

Paradiso,

e della

a Uguccione della Faggiola, indagine

storico-critica di Silvestro Cento fanti per servire alla storia

dei sentimenti politici dell' AH ighieri.- Questo

medesimo sog-

getto prendeva ad isvolgere nel 1856


di

Michele Proudnikoff
opera
dantesca,
sui
falli

Pietroburgo (Imprimerle du Journal de Saint-Petersbourg)


titolo
di

col

Elucubrazione
le

intorno

all'

ed ispedivala per
nostri,

citt italiane

a darci lume

raccoglierne

significazioni
il

onorifiche!

Nella

lettera con che

accompagna
Messo

suo libro all'Accademia della


col titolo

Crusca assevera eh' era gi stato da essa premiato


di Accademico!!!
a riscontro
l'

opuscolo stampalo a
si

Firenze

con quello dipoi a Pietroburgo

trovata cosi

perfettamente V Elucubrazione nella Indagine storico-critica,


e la Indagine storico-critica
fieret e

nella Elucubrazione
la

ut

unum

duobus. Che tanto suona quanto

persona del Cenil

lofanti era divenuta quella del Proudnikoff e


erasi

Proudnikoff

immedesimato
>

coi Cenlofanli.

Risum
-

teneatis amici!

Ne

scrissero inoltre:

Buoninsittci

Collcll
-

Del Rosso
-

diambullari

maneiti

Pouta

Veliutello

Zotti.

ALLEGORIA DEL POEMA.


PiccHiONi,
G. Picei, e
Il

La Divina Comedia

illustrata

da A. Kopisch,

M.

G. Ponta, Milano, Tip. Classici Ital. 1846.

Picchioni ritiene

con

la

sentenza gi addotta del sapien-

te Carlo Witte,

che
;

si il

Picei

che

il

P.

suo brano di verit conciossiach

al

Poema sacro

Ponta se ne vada con tal quale ci


l'

pervenuto abbia
;

di

certo immediata cagione dato

esigilo

deirAllighleri

in esso poi

venga allegoricamente narrata

BIBLIOGUAFIA DANTESCA ITALIANA.


la

GOl
al

conversione del poeta, qiianliinque non dal f/uelfismo

(ihihellinismo,

come

si

vuole ora dire modernamente;


l'

di

esso

per ultimo sia da cercarne

interpretazione nominatamente

nelle sacre Scritture e nelle discipline dei filosofi e teologi


di

quei

d,

come

si

studi appunto di fare

il

dotto signor
d'

Kopisch,

senza tuttavia abusar di tante analogie


le

ogni

maniera, a misurar diremmo con

seste ogni invenzione

troppo poetico,
zioni.

dedurne poscia imaginose interpretastorica della

Picchioni.

Picei Giuseppe,

L interprelazione
della Divina

prima

principale allegoria
Liviana, 1847.

Comedia difesa, Padova,

M. G. Ponta e di P. moderna interpretazione storica della Divina Comedia. (Giornale Euganeo, 1847; Quaderni Y. ed
Delle criiiche di L. Picchioni,
Fraticelli

sopra

la

\lll.j

La
di

selva,

secondo

il

profess. Picei,

un luogo disabitato,

smarrimenlo e
alla patria:
\

di errore: la diritta via, quella del ritor-

no

sonno, gl'infausti comizi del suo priorato

Lo smarrimento vero di Dante fu la cura de' pubblici uffici, e l'esiglio che gliene segu, e s quello che questi incontrarongli nella valle d'Arno: il ben trovato nella selva, il
conforto dell'ospitale
della
il

amicizia

e degli studj

l'abbandono

verace via, l'amore di Beatrice e de' pacifici studj:

passo che non lasci giammai persona viva, Firenze, a cui


le

per

illusioni

della

speranza,

alle

prime novelle
colle,

della

venuta

di Arrigo,

erasi

l'animo dell'esule poeta rivolto,


:

come l'uomo che


appi del quale

gi credesi in porlo

il

il

Falterona,
il

ultimo termine di Vaidarno Superiore, onde scende

fiume,

appunto trovavasi
i

il

poeta,

allorquando
nel o/e,

accolse nell'anima afflitta

primi conforti

della speranza,

per la discesa d'Arrigo, simboleggiati, questi


quelli ne' raggi del pianeta,

onde apparve

il

colle vestito,

simboli che al paro che l'ora del tempo e la dolce stagione

rispondono appieno a quelli con che in


gliante
a quel
sotto
le
il

modo

affatto

somi-

poeta salutava l'imperatore stesso

nell'epistole,
del colle

tempo medesimo dettate appunto appi


fonti deli Arno.

Egli avvisa

nella lonza,

Firenze,

simbolo della cill partila

in Bianchi

e in Neri, la quale

602
eragli

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

ognora presente
sperava
re di Puglia,

al

pensiero,

e alla

cui divisione e
leone,
le

discordia

avrebbe Arrigo recalo pace: nel


rapace guelfismo, e
il

Roberto,

che l'impresa dell'imperatore e


il

speranze svent: nella lupa,


tenza ed avarizia dei Guelfi;

la

poil

nel veltro,

Messo
ricco

di

Dio

prode capitano,
d'oro, forte la

signore di potente stato,


il

d'armi e
ancora
all'

liberale

mano ed magnanimo

senno, degli esuli ghibellini ospite


e soprattutto

proleggitore,

florido di giovinezza,

Can Grande

della Scala,

che

in-

dignato spirito del poeta prometteva liberare


suoi tiranni, uccidere la lupa rapace, cio
il

l'Italia de' tanti

Guelfismo, risu-

scitare le glorie dell' antico impero romano. Virgilio poi

un

personaggio letteralmente vero,


e

lo stesso

poeta mantovano,
cui
studio,

l'immortale epopea Dante condurre l'opera

di lui,

merc

il

pot

della divina sua cantica. - L'espo-

sizione del prof. Picei meglio un' illustrazione, in qualche

parte modificata, di quella del Marchetti.

Poma

P.

Marco Giovanni, JSuovo esperimento


alla societ italiana
i

della prin-

cipale allcfforia della divina Comedia, Novi, Moretti, 1845.

Mancati

due

soli,

l'imperatore e

il

papa che
si

la

scorgevano

alla felicit civile e spirituale. di

Dante

smarr

in

una selva
la

uomini ignoranti, parteggiatori,


11

perci intrattabili,

superbi invidi e viziosi.


ivi si

perch lutto

angosciato per

mala vita che

traeva,

tanto adoper

che slrascinossi fuori


pie del

di quella noiosa e vile

ignoranza fino a

monte

della perfezione e felicit sociale.

Onde raccon-

solatosi alquanto, entr in ferma speranza di rendere felice

s ed

suoi concittadini, conducendoli per la rinvenuta via

della perfezione.

Ma
{la

con questo adoperare, prima


lonza di pel maculato) con tutti
[il

si
i

attir

contro

la

giovent

seguaci
signori

della concupiscenza, poi l'et virile

leone)

con

tutti

e potenti e quanti sono dominati dalla superbia, da ultimo


la

vecchiezza

{la

lupa),

il

clero e quanti sono signoreggiati


il

dall'avarizia.

questi ostacoli

riformatore guelfo

si

loglio

della impresa e abbassa le ciglia per rovinare a valle. Qui

compare
consiglia
altrui, e

Virgilio,
il

quale duca, maestro e signore,


di

il

quale

misero pellegrino

pensare solo alla


in

abbandonare la cura morale riforma di s medesimo. Questa


fatto

sar compiuta

un viaggio corporalmente

per lo

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


Inferno
il

603
scoria

il

Purgatorio,

e poscia

solio

altra

per

Paradiso.

Ma

intanto sorgono forti dubbi nella mente del


allora
gli

poeta. Virgilio

afferma

che quella gita pei Ire

maturato in cielo da tre donne di alto grado: la Regina del cielo averne dato commissione e cura alla santa vergine Lucia: questa averne raccomandata l'opera a Beatrice, la quale le avea fatto
regni
dei trapassati consiglio

preghiera di guidare T errante suo amico sino

al

paradiso

terrestre, ond'ella in persona lo eleverebbe alla corte dello

imperatore che sempre regna. E ottimamente giover questo


viaggio
a sfiduciare

affezionarlo

Dante di qualunque parte politica, e unicamente allo impero, e gli far toccare con
fu
il

mano che Roma


capitale di tutto

stabilita

sede

imperiale

pontificia

mondo
di

cristiano, e principio della civilt

universa.

Zappa Giuseppe,
della

Milano, alunno della

CI. VI. del

gin-

nasio comunale di S. Marta, Sulla spiegazione deli allegora


I

cantica,

Memoria premiata

dalla Direz.
p.

del Giorn.

l'Educatore. (Educatore,

Anno

II.

221-243.)

Torricelli F.M.
poli,

di

Torricella, Studj del poema sacro, Na(Voi.


I.

all'insegna del Diogene 1850


2.

di pag.
Il

840 con
2.'^''

8 Tavole, Voi.

di

p.

503 con 34 Tavole. i

Voi.

comprende: Esposizione del Canto - Dichiarazione di alcuni vocaboli e modi sacri usati da Dante Allighieri nel

Ci. Il

Delle parti della monarchia di Dio - Del viaggio di

selle giorni -

Mansioni del poema sacro.


ideando

co. Torricelli,

una sacra interpretazione

dell'intero
gici

poema, arricch di dotte notizie gli studj teolointorno alla Div. Comedia, e ridest cos l'attenzione

degli studj sui sensi

meno

avvertili,

morale ed anagogico.
distinzioni

Per convalidare
indotto
circa
il

il

suo sistema quel valente scrittore fu


istabilire

non solo ad
senso letterale,

alcune speciali

ma

inoltre ad

ammettere nel poema

un doppio senso allegorico, cio un' allegoria teologica, ed una seconda allegoria poetica o storica, ch'egli spiega in
quinto senso da
pellegrinaggio
lui

chiamate
poeta
si

civico, pel

quale col mistico

del

scorgerebbe simultaneamente
di

descritto un viaggio di

Dante dalla piazza

S.

Croce

in

Firenze alla Basilica di S. Maria del Fiore. Per questo senso

604

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

cvico la lupa allegorica

(Canio

i)

e la meretrice fuia (Purff.

xxxisi) rappresenterebbe Corso Donati.


nel centro della terra

Lucifero conillo

un Ormanno Foraboschi, guelfo nero, che abitava in fondo al Sesto dello Scandalo in Firenze: ed il cinquecento e quindici, messo di Dio,
accennerebbe
che sar l'uccisore della
fuia,

del

pari
la

che

il

vellro,

il

quale verr a far morire di doglia


Donati (cio un catuhis in lana
-

lupa,
il

sarebbe quel

soldato Catalano che atterr di cavallo

fuggitivo

Corso

veltro tra feltro e feltro).

Ammessa
storica,

la

coesistenza
v'

d'una seconda

allegoria

civica o

non

ha pi motivo
vuole

di rifiutare

credenza ad una

terza allegoria storico-politica, e perci quel dotto scrittore

concede a chi

lo

di

credere alle fantasmagorie pro-

poste dal Rossetti, purch

non

si

accolgano
lo stesso

con esse

le

nocive opinioni. Sembra per che


dubitato della veracit
di

Autore abbia

questo senso
di proporlo, e

civico,

o quinto senso,

e siasene occupato quasi ad esercizio od a ricreazione dello

ingegno, poich dichiar


Minich.

non

di

propugnarlo.

Torricelli F. M. di Torricella.
di Dio,

Il

Canto

i.

della

Monarchia

poema sacro
del

di Dante Allighieri, Napoli all'insegna

del Diogene, 1835. (di p. 254)

erudito,

Dante sar forse troppo che da verun altro interprete, e meritava che se ne profitasser meglio comentatori dal 1853 in poi. Con questo Comentatore mi
Il
i.

Gomento

Canto

di

me

ne

attinsi pi verit sconosciute

congratulo assai del suo merito originale della perspicacia vasta e profonda nel senso vero di Dante, cio nel senso
cattolico. P. Sorio, Lettera
1.

Dantesca, p. 12.

Torricelli di Torricella F. M.,


il

La
il

poesia di Dante ed

suo Castello al Limbo, Venezia, Gaspar, 1864.


Egli
ci

sar impossibile, secondo

Torricelli, penetrare

nella stragrande macchina del sacro poema,

e tutto svol-

gerne

l'artifcio,

senza

il

lume

della mistica, senza l'aiuto

dei padri, delle leggende allegoriche, delle poesie sacre dei


cristiani,

senza

lo

studio del linguaggio ieratico della Chiesa.


il

La chiave

di tutto

segreto

Dante descrisse
il

il

viaggio dei

sette giorni, di cui ne fu tipo

viaggio del popolo ebreo


e due
lo

da Ramesse

al

Giordano.

In lutti

stesso

luogo

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA


di azione,

605
le

islessissimo

il

tempo
in

vi

mancano
al

guide, e

perfino

il

proemio, anche questo similissimo

proemio del
di S.

Viaggio dei sette giorni,


Pietro della
della Gi'rusalemme celeste,

ambo

vassi dalla Porta


alla Porta
la

Gerusalemme terrestre
sull'
il

di S. Pietro
,

percorrendo
inferiore

Via lunfia, o la
di Vita, e

Via santa, che stendevasi

Cammin

per passava per V Inferno,


Il

tempo, dal Luned santo


il

al

Purgatorio ed il Paradiso. giorno di Pasqua. Dante die giunse a Dio finitone


la
il

scese all'Inferno
10.

4 Aprile,

d
la

Nell'idioma sacro di Dante,

Via diritta,
il

sarebbe

Via lei Libano; 11 penitenza: la valle


di

bene trovato nella selva,

loco della

che compunge il cuore per cui forza atto di dolore; l'arrivo al colle, il pittarsi a pie del Crocifisso; il riposarsi fra le spalle del colle, il confessarsi a Bio: il riprendere via pel deserto, il rifiutarsi di far penitenza; la lupa, il leone l'altro viage la lonza, la Morte, il Mondo e la Csarne gio che si dee tenere, il prendere la via della penitenza;
transitare,

un

il

Veltro, ossia

il

canis gregis

di S. Gregorio,

cibar Sapienza

Amore
il

e Virtule,

essere

una
;

la vita; il delle tre perinter perus et


la

sone divine;

tra feltro e feltro,

ossia
l

l'

pccus di Ezechielle, tra le pecorelle


S.Pietro, confessarsi
Inferno,
gatorio,
alle
il il

veder

porta di

saj^ramentaliuente;
;

il

visitar lo
il

fare la soddisfazione necessaria

il

vedere

Pur-

fare la soddisfazione che appieno purifica,

il

salire

genti

beate,

il

far

la

soddisfazione

preservatrice

santificatrice.

Torricelli di Torricella F. M.
il

La

Poesia di Dante

ed

suo Castello del Limbo, Venezia, Gaspari, 1863.

fama
sono

Nel Castello dove soggiornano pur {'anime che fur per note. Dante v'introdusse tanti personaggi etnici quante
le

specie di virt morale acquisita, e in che solo posle

sono risplendere
laudare
celebra
il

ombre
quelli

dcgl' infedeli.

E volendo pure
e pi,

nome

di

che pi dura

onora,

ei

sovra

gli altri

Temperanti studiosi,

a' quali

va

innanzi la bella scuola del signor dell' altissimo canto. Tra'


forti

laudo per militare perseveranza Camilla e Penlesilea,


Corniglia, che
Torricelli

e per domestica. Latino e Livia. Nel verso Lucrezia, Julia,

Marzia,

il

chiama pi meraviglioso

606

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

di lutti, racchiuse
liva, politica,

divinamente

le

quattro Prudenze, rcgna-

economica

e militare.

Saladino

il

solo (/insto,

nel prato del Castello; sta in parte, perch la virt morale eh' e' rappresenta, dalle altre tre, da tanti personaggi rap-

presentate,
i

distinta.

Tra

Temperanti studiosi, onor


i

Filosofi

Teologi (Platone e Socrate);

filosofi fisici

(De-

mocrito, Diogene, Anassagora, Talete, Empedocle, Eraclito);

non dimentic
sotto
i

cultori delle belle arti celebri al suo tempo,

nomi

di

Trivio e di Quadrivio,
quella dei

alle quali

ne ag-

giunse Ire

di nobilissime,

poeti,

gi ricordata,

dei medici e degli interpreti dei Filosofi.


Minici! Serafino Rafaele, Sulla Sintesi della Divina Co-

media,

e sulla

interpretazione della

l.^

Cantica, secondo la

ragione dell intero poema considerata, Padova, Sicca, 1854.

Appendice
divina Comedia,

alle

Considerazioni sulla Sintesi della

ed

introduzione

ad uno studio analitico

delle tre Cantiche, Sicca, 1835.

finale del

Secondo l'egregio profess. Minich, l'intendimento poema : redintegrazione morale del poeta, ed

insegnamento atto a rigenerare il civile consorzio. Selva, Firenze o pi propriamente tutto lo stato sociale
di Firenze: diritta via,

tutta

la

societ forviata dal

retto

sentiero: selvaggia, lo stato di selvatichezza

e di abbrutiil

mento a

cui era ridotta la societ: passo mortale,

modo

con cui Dante usci di Firenze, a cagione della sua condanna, ed ebbe quindi motivo a ritirarsi dall' errore, ed a conseguire
il

suo perfezionamento morale;


,

mortale,
di

micidiale

per tutti

nessuno de' suoi compagni


la

sventura seppe
o

imitarne l'esempio: sonno,

debolezza

l'imperfezione
colle,

dell'umana natura ed

il

bisogno

della riparazione:

quello della virt: guarda in alto,

l'intento

del poeta d

risorgere dalla prostrazione morale e di conseguire la sua


riabilitazione:
sol tace,
sole^
il

lume
il

della ragione divina:


la

dove

il

v' abisso

di

perdizione;, ove cessa

parola della
le

verit
tere
i

non penetra

lume
a

della

ragion divina:
la

tre

vizi

che concorsero

produrre

condanna del poeta,


con
la

preparala dall'invidia (lonza), eh' mobile versipelle e fallace;

maturata dalla superbia (leone),


di Valois,

venuta in
il

Firenze di Carlo

che fece prevalere

partito

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


(lei

607

Neri, ed aggravata dall'avarizia (lupa), la quale corca

di molte brame,
i

e non paga

di

manomettere
l'

confiscare

beni dell' esigliato, volle rapirgli

onore con una sentenza

infamante: nel Veltro allegorico, simboleggiato un


Pontefice,
dalla cui
la

sommo

promozione

alla cattedra

di S. Pietro

attendeva

repressione dell'avarizia, poich la sola auto-

rit pontificia
Virgilio,
la

guida
la

pu combattere moralmente un peccato: in dell' umana sapienza, sotto cui Dante


sua mistica peregrinazione.

imprendeva
pienza

Ma

la sola

sa-

umana non

sar sufficiente a guidarlo nella via della

redenzione, onde verragll a nuova scorta Beatrice, simbolo


della teologia, ossia della scienza delle cose divine,
il

cui

npme
e
'la

stesso e

la

cui

rimembranza accenna

la

beatitudine

celeste contemplazione.

BoRGiUNi YiCENZO, Introduzioie al poema di Dante, Allegoria,

(Studi sulla divina Comedia per cura di 0. Gigli,

Firenze, Le Mounier, 1853.)

Intendimento finale della divina

Cantica di

ridurre

bene operare, e dallo stato vizioso a quello della virt, dimostrando non solo in che consista la vera felicit e perfezione umana, ma insegnando Insieme

l'uomo dal peccalo

al

la

strada certa e sicura por arrivarvi.

Castiglia Benedetto,
de

Dante

Allir/hier,

ou

le

probleme

r humanit au

nioyen-age, Lettres a M. de Lamartine,

Paris,
Fr.

Dentu, 1857.
Perez che nel 183G avea pubblicato
In

Palermo un
si

importantissimo suo scritto, con acume d'Ingegno e profondit di studi sulla

prima Allegoria del Poema,


lo

duolo

altamente del Castiglia che


che vedono
in

abbia cacciato tra

les

rveurs

Dante

il

riformatore politico, e soggiungeva:

L'interpretazione ch'el d dell'idea dominante del


e del sistema dantesco poco pi poco
io diedi

poema
che

meno

la stessa

all'opuscolo

da

lei

citato, salva la correlazione in

cui si sforza di porla con un sistema religioso soclaic... Qual l'ultima espressione dell'idee da me pubblicate? I

mali lutti dell'umanit derivano dall'essere traviate le due

guide disposte da Dio a condurla


dell' eternit:

nelle vie del tempo o Impero e Chiesa. Danto, rappresentando in guidalo


dalla

s tutta r umanii,

scienza

morale,

Indi

608

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


il

dalla teologica, a conoscere la cagione de' traviamenti e

rimedio.

Da

ci

il

viaggio speculativo

e simbolico ne' tre

regni

del

male,

della

purgazione, del bene. - Quale la


11

somma

delle idee ultime del Sig. Castiglia?

Perez prova

apertamente e con che affatto la sua.

le slesse parole del Castiglia,

non essere

Buono IO VANNI Domenico, Prolegomeni del nuovo Comento


storico-morale -estetico della Divina Comedia, Forl, Bordaii'din, 18S8.
Il

fine del

poema

di

rendere

gli

uomini assennati e

religiosi, per disporli a

qiieirordinamento politico che meglio


felicit.

abbia a conferire alla temporale e spirituale


fine triplice
;

Questo

m_orale, religioso e civile: Ire fini particolarri


in

che

si

compendiano

il

questo solo:

//

ritorno dell'uomo

a Dio.

La selva
gimento

secolo di Dante avvolto nelle tenebre della

selvatichezza e della barbarie per difetto di unit nel regcivile:

pi brevemente, lo stato immorale della

umana
mossa
anche
figura

generazione.
dagli

Il

beie

che vi trov,

la

filosofia,

occhi
:

lucenti di Beatrice,
la

od illustrata dalla
-

cattolica verit
la

Dio e
il

sua giustizia, rispetto alla quale

pena o

gastigo

un bene.

Il

colle,

che

il

Poeta tent di
la

salire, cinto
ci

fianchi della corda dell'equit,

virt che

solleva
le

a Dio nella vita attiva. -

Il

Pianeta che ne veste


deslruxit mortem
et

spalle, la dottrina del Cristo,

qui

ilhiminavit vitam:
la

onde mena

dritto

per ogni calle, cio per


la civile

vita attiva e contemplativa, per

e per la spirituale. -

La
e

iotte

passata nella selva

con tanto affanno

sar

la sete

mentre visse legato


ed oscura
faticosa

al senso,

decenne da che fu arso che doveva poi sbramare


la vita

negli occhi di Beatrice, o pi chiaramente,

mondana
La
salita
il

del

poeta dalla

morte

di

Beatrice. -

del colle

e la subita

rovina dinanzi alla lupa,

Priorato,

il

periodo luminoso della vita di Dante, e

gli

amari

frutti

che poi ne colse per


persona viva,
si

gli

uomini,
Il

che nelle
passo che

cose basse e terrne avvallando, imbestiavano. -

non
si

lasci fiiammai

il

valico dell' adolescenza^,


si

allorch la ragione

disvia dietro ai sensi,


del cielo non
la

smarrisce,

perde, se grazia speciale

soccorre. - La

BIBLIOGRAFIA ITALIANA DANTESCA.

609

lonza in senso politico,


mocrazie, e massime
raddrizzare:
nita,
Il

la

tirannide popolare, le torte de-

la

fiorentina,
la

che

il

poeta sperava di

in

senso morale,

cupidit incontinente pu-

secondo che imagina Dante, ne' primi gironi d'inferno.

leone, nel

primo senso
che,

le

oligarchie corrotte o la tirangli

nide dei Grandi,

subentrata alla popolare,


;

mosse

aspra guerra,
violenta,
la

gli
ci

mise paura

in

senso morale,

la

cupidit

che
di in

porta alle opere leonine, flagellate entro

citt di Dite. -

tirannide
corrotti
:

un

solo,

La lupa simboleggia, in senso politico, la che il pessimo di tutti i governi


la

senso morale,
ci

cupidit

frodolenta,

che per

sacrilega avarizia,

spinge alle opere di volpe, sprofondate

dall'ira divina nel luogo pi oscuro e pi lontano dal cielo.

Radix omnium malorum

est cupiditas, disse gi S.

Gregorio,

e Dante aspettava l'Imperatore

che venisse

a.

cacciar dal
l'esilio

mondo questa
di

cupidit. -

Il

gran deserto significher

V ultimo tentativo fatto dai Bianchi per rientrare, giusta quello che l'Esule iiorenlino scrisse nella
tata

Dante dopo

vedremo l'aspettempo dimoriamo nel deserto. - Il Veltro, la ristaurazione della Monarchia cattolica; l'Imperatore, quale egli lo aveva disegnato e dipinto nella sua teoria politica; e non un capo di parte, un calettera ai principi e popoli d'Italia :- Noi

allegrezza,

quali

da

lungo

gnotto ghibellino;
della Chiesa,

il

Yeliro, che, seduto accanto al Pastore

desse

la

caccia

ai

lupi

che

infestavano

il

gregge del Cristianesimo.


irice,

- Virailio, la filosofia naturale

che

venne a mitigargli l'amarezza del


la scienza

tristissimo esigilo. - /^eaalla quale,


al dire del

delle cose divine,

Borghini, la filosofia non che un obbediente e devota ancella.

Berardinelli

Francesco,

Il

Comento della Divina Come-

dia di Dante Alliffhieri, Dimostrazione (un Voi. di pag. 496),


Napoli, Rondinella, 1859.

Due allegorie sostanziali, secondo pongono il sistema dantesco; l' una


nelle tre Cantiche.

il

Berardinelli,

coml'altra

nel

proemio,

La prima espone
la

il

perch Dante intrail

prendesse
viaggio,

il

viaggio,

seconda denota

viaggio stesso;
necessario
il

quella dimostra

un male,

per cui evitare,

questa
voL.

un bene che distrugger questo male.


la

Il

bene delia seconda allegoria


II.
.

conversione perfetta
;>a

del

610
peccatore

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA

ITALIANA.

rappresentala in Dante

protagonista.

In effetto

neir Inferno, al cospetto delle pene inflitte al peccato, Dante

ne concepisce orrore, e

si

dispone

al

sacramento

della
gli

confessione che riceve prima di entrare nel Purgatorio:

restano le reliquie dei peccati, ond'egli


in

si

sveste di grado

grado nel camino del Purgatorio


ordinalissimo,

fino a ridursi

a quello Paradiso
subito

stato

proprio

di

chi

trovasi

nel
ei

terrestre.
elevarsi, e

Ottenuto
si

un
a

tal

raddrizzamento,

pu

eleva di cielo in cielo alla contemplazione dei


fino

divini

attributi,
il

unificare

sua

volont

con
il

la

divina. Ecco

bene della seconda allegoria. Dunque


di peccato,
le fiere

male

della prima

lo stato

saran dunque

figure delle tre principali tentazioni, la superbia, la lussuria,


l'avarizia;

che se dall'avarizia ebbe pi contrasto Dante,


e pi efficace.

ci fu perch'essa ha forza pi generale

La

quale avarizia, potendosi considerare come male dell'indi-

viduo e della societ pu avere un doppio rimedio; l'uno


individuale, ed la conversione religiosa, fine primario del

poema
dissidi

l'altro sociale,

ed per Dante l'attuazione della sua


I

idea politica della Monarchia, fine ulteriore del poema. e


i

mali costumi

di Firenze,

e pi

generalmente

delle citt d'Italia

hanno per origine


reggimenti

l'avarizia della parte

guelfa

a cessarla nei

civili

non

bastante altra

forza da quella in fuori della Monarchia universale. Questa

s'invochi,

si

aiuti,

si

sostenga di tutto potere:

in quelle

che ciascun italiano attende per via della religione alla emendazione de' suoi vizii particolari. Cos convertitisi prima
nell'individuo,

pos^Ja

nelle

comunanze

reggimenti,

la

societ s'acquister quella perfezione maggiore ch' possibile


In terra.

Tale

il

vincolo

con cui Dante

collega

le

due

intenzioni.

Eroli di Narni Giovanni, Libro della Sapienza, con alcuni nuovi importanti
stuclj

sopra

la

divina

Comedia, la

profezia di Sofonia

il

Magnificat

e la

Salve Regina, tradu-

zione in versi rimati, Narni, Tip. del Gattamelala, 1839.


L'Eroi! vuole che Dante ordisse la tela del suo
scritti del celebre ab. Chiaravallese.

poema

sugli

L'ultimo canto
S.

ci

avalla

visa di essere ammaestrato e guidato da


dolce ed
inefl"abile

Bernardo
-

contemplazione della verit.

Anche

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


l'allegoria generale del

poema venne modellala per Dante

non solo sopra


Bernardo,

la Bibbia,

ma

eziandio

sulle opere
Il

di

San

eccellente interprete delia medesima.


il

perch
del

chiunque voglia penetrare bene addentro

velo dell'allegoria
libri

dantesca deve innanzi tutto studiare e meditare nei

famoso dottore. -Il sermone


e
il

III in
I.

yhjla ISatimtalis Domini,

sermone xvn
I

in

Cantic.

ci

avvalora ad addentrarci
signficat.

nello spirito del


ci

Canto; e
il

il

serm. 96 de diversis

guida a levare
la

velo delle tre donne del canto secondo.


gentile figura deWii virt, Lucia della

Per l'Eroli
personale. -

Donna

carit. Beatrice della rer/f, Virgilio della sapienza allegorica


Il

sermone 40 de septem gradibus


al C. ix del Purgatorio.

ci di

veris-

simo comento
alla

Ricci Teodoro,

Proposta

di

principale

Allerioria

del

una nuova interpretazione poema di Dante AUighieri,

Rimini, Albertini, 1800.

L'Autore opina che Dante abbia simboleggiato nella selva


le intestine discordie,

in

mezzo cui vivevano


sia

Fiorentini senza

alcuna norma di diritto o ragione, ovvero

la

pessima Reggen-

za fiorentina:
ed
dei
il

nella valle crede

simboleggiata Firenze

suo territorio: nel


presso

colle o dilettoso

monte

(il

Castello

Sanesi che porta questo


il

nome

e confinava colla repub-

blica fiorentina,

quale convennero

nel 1303

gli

esuli Bianchi e Ghibellini

per tentare un colpo sopra Fi-

renze

un luogo
altri

di speranze in genere, ed in particolare la


q\

patria; Vesiglio
per
gli

deserto ed anche naWdi deserta piaggia;


le

simboli contenuti nelP Allegoria egli segue

chiose del Marchetti. Su questo opuscolo dettava un assen-

Esame il Can. Giov. Della Valle col titolo: una nuova interpretazione alla principale Allegoria del poema di Dante Allighieri, Voi. I. de' suoi scritti, p. 67-82. Ferroni Paolo, di Comacchio, La Religione e la politica
natissimo articolo
di di Dante Allighieri,
ossia
lo

scopo ed

sensi della Divina

Comedia, Torino, Stamperia dell'Unione Tipografica, 1861.


.

Il

Ferroni

si

propone
i

di

provare ch'esistono nella Divina


e
politico,
i

Comedia ambo
lutti

sensi religioso
si

quali
;

da chi
e che se

l'uno, da chi l'altro

sono

fino a qui contrastati

due convengono ad un ultimo scopo, hanno per ciascuno

un

fine proprio particolare. L'Allegoria poi principale, quella

612
Cio

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

che

si

rivela

specialmente nei primi due canti dello

Inferno, non avrebbe nulla di

comune con qualunque senso


Mistico poema.
C. i;
Il

che

si

racchiude per entro


in

il

lavoro del
dei

Ferroni va diviso

4 capi, cio:

Divisamenlo
C. in;

motivi, dello scopo, dei sensi della Divina Comedia:

C. ii;

Dichiarazione

delia Allegoria principale:

Scopo del
Il

poema, cio dichiarazione del senso morale:


anagogico. Dietro queste tracce,
ei ritiene

G. iv;

senso

che non abbia a


e quello

rimanere alcuna parte


si

Dante che

sia

oscura; anzi lutto


;

spiegherebbe perch tutto sarebbe chiaro


si

che

pi

verrebbe a ravvisare
l'inarrivabile

in

tutta

la

sterminata sua

grandezza

mente dell'eccelso poeta, lutto


il

quanto

il

suo amore

di patria e di Dio,

suo gran pensiero

dell'italica

rigenerazione
il

e
lo

quanto
avea

giustamente potesse

cantare che
pi anni.

suo poema

fatto vivere

macro per

Mancini Luigi,

La Divina Comedia

di Dante AUigheri;

Quadro

sinottico analitico, Fano, Lana, 1861.


il

L'allegoria dell'epico canto, secondo


Utile f?w/c/ d' Imola, N. 3. Gen. 1843
j

Mancini, (Gior.
Il

questa: il

perfe-

zionamento
col
fine dell'

dell'

uomo

e la felicit di tutto

genere umano

mezzo della monarchia universale e del cattolicismo. uomo la felicit che si pu ottenere soltanto nella monarchia universale. - La colpa d' origine fu la causa di tutti mali del mondo: la mancanza del monarca universale li mantiene. Il doppio reggimento temporale del monarca spirituale, del Vicario di Cristo, il rimedio alla
Il
i

colpa di

Adamo.

- L' Inferno

il

quadro

dell'

umanit de-

viala dal suo fine e dei mali che in tale deviamento inon-

dano la terra, non governata dal monarca universale vale a dire una pittura del mondo ai tempi di Dante. Il Purga:

torio il metodo delia riforma del mondo col mezzo della monarchia universale e dell'amore, i cui vincoli sono dalla monarchia stessa intrecciati. - Il Paradiso il quadro della

umana

felicit nella

monarchia universale e dell'amore. -

L'AUighieri inoltre col sistema della sua monarchia pensava


far tutto
il

mondo

cattolico.

Armonizza

egli la scienza

umana

colla rivelazione,

identifica societ
il

e religione,

tempo ed

eternit: egli coordina insieme

senso tropologico, anago-

BIBLIOGIIAFIA
gico, politico e civile,

DAMLSCA

ITALIANA.

Gll^

cospiranti

tatti

ad un fine; ed in

un quadro solo racchiude le terrene e le superne destinazioni. - L'opera del Mancini, contiene oltre un comento del
1."

e del

2.*^

canto

dell' Iiiferno,

una

rivista generale dello

Inferno e del Purgatorio e del Paradiso per ogni canto ed

ogni sfera.

Della Valle Can. Giovanni,


principale AUcfforia del
peria iSaz. 1802. (Voi.
1.*^

j\tiovo comento della prima e poema di Dante, Ravenna, Stam-

de' suoi scritti, dalla pag. 3-63.)

La selva
si

ritrov,

Dante massime nel 300, stato travaglioso, malagevole


figura dello stato politico-sociale, in cui
la

e pieno di paura:
e
la

cima del colle rappresenta


che
il

la

concordia

pace dei

fiorentini,

poeta fu mandato ad oflerire

a Papa Bonifazio Vili, e della quale aveva argomenti di bene sperare. La quale ambascieria per non riusc a buon

termine, e causa ne furono Firenze, cio


Nera,
la

firentini di parte

casa

di

Francia

Roma

potentati

signorie

simboleggiati

nelle tre fiere.

E poich era rimasto senza


ai

successo queir importante e vitale negozio, che ridonando


la

pace a Firenze avrebbe posto fine alle amarezze e

travagli indivisibili dalla condizione pul)blica, in cui Dante


si

ritrovava, non rimaneva a lui verun' altro mezzo a questo


a'

scopo, che ritornare nella vita privata

suoi diletti studii,

e por

mano ad una grande opera


ai

poetica. La quale non solo


la

desse a conoscere l'alto suo ingegno e


ai

vasta sua dottrina


aprisse

contemporanei e
che
vizii,

futuri,

ma

che

gli

anche

il

campo
quelli,

a dire degli uomini pi celebri, e


al

e pei

suo tempo furono pi noti onorando nella memoria dei posteri


i

massimamente di di fama per virt


i

primi, e

Ora quale soggetto pi ampio e pi fecondo per variet, e che gli si porgesse pi opportuno a trattare di tutte queste cose, che (juello dei tre
caricando di vituperio
secondi.
regni ?

Ma

a questo notissimo lavoro gli occorreva l'aiuto del

principe de' poeti latini che egli tanto onorava, e quello della
mistica Beatrice.

ginata

dall' Allighieri,

Ed ecco la Visione cosi felicemente imadove finge d' essersi smarrito in


dalla quale,

quell'oscura

e spaventevole selva,

poich fu

levalo dinanzi alla lupa da Mrgilio mandatogli da Bealrice,

s'incammina con

lui nelle

regioni eterne dei morii.

Ed ecco

il

614

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


dell' Inferno,
il

miracoloso suo viaggio

del Purgatorio

e del

Paradiso: viaggio che forma

vasto argomento della Divina

Comedia. Per
leghino

tal

guisa

ei

pensa,

che per

le

dichiarazioni

che ha dato dei simboli contenuti nell'Allegoria, non solo


si

naturalmente tra loro questi simboli,


a collocarsi nel loro
Il

ma che

vengano

altres

vero e pi stretto

rapporto col soggetto del poema.


perfetta ed evidente unit,
dell'Allegoria

quale dal primo canto

all'ultimo forma un tutto, che acquista per tal

modo

la

pi

che dalle altre interpretazioni


che
riceva.

non

gli

pare

Imperciocch
il

in

quella degli antichi Comentatori non dichiarato


pel quale Dante siasi dipoi messo a scrivere
tre regni:
il

motivo,
dei

poema
la

solo vi

si

fa

conoscere

la

ragione, per
detto.

quale
al

si conduce a visitarli, n altro comento dei moderni, e a quello

ci

E quanto

del Marchetti in particodi essere

lare,

vero che

vi si

dice,

che Dante sperava


di

richiamato nella patria per l'alto grido che


levato col suo poema;

s avrebbe

ma non
togliesse

crede

si

potesse affermare

che

a questo fine

ei

a compierlo.

Da un
il

altra

parte noto che prima dell' esigilo lo avea gi cominciato,

compiendone
ci che
il

primi canti. - Notevole, scrive

Fanfani,

Della- Valle dett sulla prima Allegoria del poema,

dove ingegnose interpretazioni novelle sono sostenute da sottilissimo raziocinio e da larga erudizione. - 11 Borghini,
1864,
p. 319.

Della Valle Giovanni, Osservazioni


senso
religioso
e politico

critiche intorno al

che

la

principale Allegoria

del

poema
Il

di Dante ebbe dai Comentatori,

Ravenna, tipografia
senso religioso
volle

Nazionale, 1863.
Della Valle trova ben poco probabile
politico offertoci dai comentatori,
il

ed

il

quando meglio non


si
il

sia falso

del tutto.

E ne trova

la

ragione perch

dagl'interpreti che l'Allegoria chiudesse

disegno generale
parli. Il Della
di figure,

del poema, talch questo sia strettamente legato con quella e

da

lei

dipendente nella generalit delle sue


crede
la

Valle

Divina Comedia un quadro

che
e

senza lasciar

di

accennare

il

soggetto del poema,


i

adom-

brano alcuni avvenimenti

politici,

quali

a que' tempi,

lopratlutto nel 1300, toccarono da vicino l'Allighieri, e che

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

615
al

mostrano

il

come

il

perch egli ponesse mano


soltanto,
ei

poema.
che
e
si

Ed

sotto

questo aspetto
alle

conchiude,
Yerisimili

possa

fuggire

conseguenze
si

poco

false,

come specialmente

fece

a provare nelle interpretazioni

recate dal Marchetti e dal Fraticelli, che derivano dal con-

siderare l'Allegoria dantesca

nel

modo,

in cui

finora

si

voluta considerare.
Giusti Giuseppe, Delfine del

Poema (Studi
si

vari, p. 189).

Secondo
tanto
civili

il

Giusti,
di

lo

scopo che Dante


le

propone nel

suo poema

ricondurre

cose d' Italia


cristiano,

ai loro principii

che

religiosi.

Come

non solo riconosce,


e

ma

rispetta e vuole che stia in vigore la dignit e l'autorit

del pontefice che risiede a

Roma capo

visibile della chiesa

come

cittadino

d' Italia,
la

devoto del nome e della grandezza


del trono
dei Cesari,
lasci

romana, tiene
e vuole che
le

Germania come una provincia dell'impero,


famiglia erede
a fissare a

la

cose

di

l e torni

Roma

la

sede imperiale...
il

La

selva

oscura

immagine

di

quell'epoca traviata;

monte
gione pace;

dilettoso,

vestito dei raggi del sole,

principio e ca-

simbolo di una vita di verit e di Lonza il Leone e la Lupa che g' impediscono di passare a un tratto dall'ultimo fondo del male all'altezza del bene, figurano il diletto dei sensi, la sete di dominare l'avidit dell'avere. - E a pag. 195: Lo scopo di Dante di proporre un modello di riordinamento al suo secolo guasto, non una riforma religiosa e politica, ma di richiamare nel suo pieno vigore il diritto romano e nella sua
di tutta gioia,
la
Il poeta nella Comedia dal lato politico non ghibellino, ma monarchico; non antipapale dal lato religioso, ma antiteocratico. Vuole che Roma torni ad esser capo del mondo, ad esser tale

primitiva purit la morale evangelica.

la

crede destinata da Dio:

vuole che a

Roma

risiedano

due capi dell'universe genti, l'Imperatore e il Papa, ciascuno dei due indipendente dall'altro nella sua giurisdizione, ambedue d' accordo nel procacciare il bene degli uomini; l'Imperatore tenendo il freno delle leggi perch non irrompano nelle cose vietate, il Pontefice guidandoli coir esempio e col precetto nella via della virt. Forte V 00 del diritto della spada, l' altro dell' ascendente morale,

616

BIDLIOCRAFIA I)x\MESCA lTALlA^A.


Ytrf/ilio

frenanlisi scambievolmente. -

imagine

di saviezza

umajia, Catone siinliolo di retlitudiue secondo ragione umana,

kalrice

di

scienza

divina.

Dante medesimo rappresenta


sviala, poi ricondotta
Il

moralmente l'umana natura

sulla via

retta, e finalmente guidata e ricongiunta a Dio.

viaggia
in

per r Inferno, latto scendendo pi

al

basso,

di

cerchio

cerchio, simboleggia la considerazione degli errori passati.

Quello del Purgatorio, salendo di giro


lo spogliarsi a

in giro,

rappresenta

mano

mano
selva
l'

delle

male abitudini, incamselva selvaggia,

minandosi
rinnovato
antico,

alla verit. Parte dalla

e tutto

entra

nella

ridente

che ricorda l'Eden


ricondursi
il

ove
al

fu innocente
in

umana

radice. - L' ascensione a


del

Dio di cielo
creatura

cielo

simbolo

che

fa

la

creatore di virt in virt. Finisce

poema

colla

contemplazione del mistero dell'Incarnazione, simbolo del congiungimento dell' uomo a Dio. - Y. p. 211, 222, 231, 251,
255, 256, 302.

Vedovati Ab. Filippo, Intorno ai due primi Canti della


divina Comedia, Esercitazioni cronologiche, storiche morali,

Venezia, Tip. del Commercio, 1864.


Il

Vedovati dal senso

litterale del

primo Canto, appogsi

giandosi, com'ei dice,

alla Storia,
l'

ed alle sue ragioni,


cio
il /'

conduce ad investigare

allegorico,

ascosa verit

storica, che vi sta coperta. -

Secondo
s'

Vedovati, l'epoca
il

trascelta alla poetica entrata nella selva sarebbe

Marzo

1301 (Inf. h giorni - Inf.


s'

VI.

65). - 7 tre Soli


le

interpretino per tre

x.

46; -

quasi cinquanta volle di raccensione

intendano non ad ogni mese,


88. la

ma
fasi

raccensione

faccia

novella in ognuna delle quattro

mensili - Inf. xxi 112;


la

Purg.

li.

La selva per

lui

Firenze;

Valle la To-

scana;

piaggia diserta l'Italia.

Nel monte irradiato dal

il conseguimento del desiderato ordine civile, mezzo o forse anco della papale autorit. La Lonza raffigura le parti guelfe Bianca e IS'era; il Leone Carlo di Aalois; la Lupa la discordia seminata e mantenuta da Papa Bonifazio Vili; il Veltro Benedetto XI - Virgilio che

Sole vi scorge
col

gli si

accosta

a guida

il

genio poetico;
di
la

il

bene trovato

l'eccitamento

ad

applicarsi

nuovo

agli

studi;

V altro

viaggio che dovrebbe tenere

risoluzione di abbandonare

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


le

017
del

cose

civili

per alleiidere

alla

composizione

sacro

poema.
Nella
II."

parte,

che abbraccia

il.

canto secondo,

egli

intende di
allefforco,

ofl'rirci

alcuni schiarimenti

del senso lllteralencll' alleqorico-

ed una qualche interpretazione


Il

morale. -

Vedovali ritiene nella Donna gentile del cielo


la

moralmente simboleggiala
la

Divina Provvidenza;
la

in

Lucia

Divina Rivelazione;

in Beatrice

Religione

cristiana,

anche nella sua vita contemplativa;


e
il

in
:

Virgilio la Poesia;

denza mossa

La Divina Provvicompassione delle acerbe sciagure in cui era ravviluppato il misero Dante, usando (giusto l'eterno
a

concetto morale correrebbe cosi

suo ordinamento)
dispone:
susciti
lai
il

della Rivelazione

eh'

prima luce che


e che questa
gli alti

illumina la Cristiana Religione, cui strettamente congiunta,

che

la Religione

ispiri

la

Poesia:

genio poetico

dell' Allighieri a

descrivere

dell'Inferno, le pene espiatorie del Purgatorio, e le beate

delizie del Paradiso: assicurato,

che toglierebbesi cosi dalle


di
tal

gravi angustie che


riescirebbe
a

lo

circondavano; e che

maniera
dal-

se stesso, ed altrui, di
-

sommo

conforto e di
lette

morale
l'

profitto.

Queste due memorie furono

egregio Vedovati all'Ateneo di Venezia nelle tornate del


Alle ricordate esercitazioni sui due primi canti seguono

25 Giugno e del 22 Luglio 1863.

due Appendici,
rebbe oscuro
verso
di
(

1'

una ad un passo del Convito che


e.

si

vor-

Tratt. ix.

illustrativa

l'

altra del

famoso
Recata

Dante: Pape Satan, Pape Satan,


Satain,
allez,

aleppe.

r interpretazione del
cesi Paix, paix,

Cellini, suggeritagli dalle parole fran-

pais che udi gridare nella


civile,

grande sala
del

di Parigi

da un giudice nel
:

Luogotenente
Satanasso, e

re, e eh' ei traslat

sta cheto,
il

sta cheto.
ci

levati di cost, e sta cheto;

Vedovati

olire del

motto

succennato
pace,

la

seguente traduzione letterale italiana; No7i


All' erta
s'

Castellano, alla spada, alla quale aggingne la tra;

duzione libera:

nessuna concessione, non

permetta

r entrata, cui non


stellano,
fino agli estremi.

appartiene: Signor custode, signor Causale,

mano all'armi;

a tutta forza^ resistenza,


Gratz, Alle-

LiBiis

Amomo,

Prof. all'I. R. Universit di

618

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

goria morale, ecclesiastica, politica nelle due prime Cantiche


della Divina
tafjfji

Comedia di Dante

Allir/hieri,

ovvero dei van-

che per l intelligenza della Divina Comedia si possono


della cultura del suo Autore, Dis-

trarre dalla conoscenza


sertazione letta
all'

Ateneo

di Bussano

nella tornata

del 3

Marzo

1864, con Aggiunte, Gralz, 1864, Kienreich.

.La principale

causa

della

discordia
il

degl' interpreti
ci,

di

Dante da

attribuirsi,

secondo

Lubin, a

che ciascuno

vuole interpretarlo colle idee del suo tempo, e senza usar


il

debilo riguardo alla cultura di Dante e del tempo di Dante. - Se la Divina Comedia contiene lo scibile di quel
sia per la sostanza

tempo, questo da ricercarsi,

che pel

rnelodo allora osservato, nelle opere lette e scritte da Dante.


Egli sar quindi bene di preparare
alla lettura della
tratti
le

menti dei leggitori


i

Divina Comedia, facendo loro conoscere


lette

delle

opere

e scritte

da Dante

che hanno
Babilonia
il

relazione alle cose trallate od accennate nelle Cantiche immorlali. - Poich ebbe egli slabililo, che,

come

la

e la Gerusalemme

d'Ugo da

S. Vittore,

T Inferno e

Pur-

gatorio di Dante, considerati tropologicamente, sono

il

primo

l'immagine dei malvagi del secolo;


tuale,

il

secondo

la vita spiri;

l'immagine
il

di quelli

che

si

esercitano nelle virt

dimostra che
-

Purgatorio anche figura della Chiesa

di

Cristo, nella quale solo le virt

sono meritorie

di vita eter-

na.

La Provvidenza
il

divina,

per restaurare
il

l'umanit

prevaricala, le assegn due reggimenti,


siastico,

civile e l'eccle-

politico e
i

il

religioso.

per, dinanzi al tribu-

due reggimenti formano un codice solo, e quindi gli osservatori delle leggi dei due reggimenti sono da Dio egualmente premiati, come ne sono egualmente puniti prevaricatori. Ond' che nella Divina Comedia,
nale di Dio,
codici dei
i

considerata allegoricamente,

l'Inferno

sar

l'imagine

del

reggimento che il principio del male oppone ai due reggimenti civile ed ecclesiastico, conducendo all'infelicit quelli che vi si ascrivono. Il Purgatorio sar la figura dei due reggimenti civile ed ecclesiastico
figuri
il

di

maniera, che V Antipurgatorio

reggimento

civile affidato alla custodia del virtuoso

Catone

il Purgatorio vero e il Paradiso terrestre figurino il reggimento ecclesiastico, affidato alla custodia di Pietro.
;

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

619

sei

epoche assegnate dagli ascetici


la

Le sette giornate del viaggio saranno tropologicamente le all' esercizio delle buone
settima l'epoca del riposo eterno in Dio. Allele sei

opere; e

goricamente

epoche,

in cui

teologi dividono la storia

della restaurazione dell'umanit, e la settima della beatitu-

dine eterna in cielo.


Gli argomenti di che e de' Padri
si

arma sono
s.

la

Bibbia ed

Padri,
si

segnatamente Ugo da
che ha sempre pronte
i

Vittore,

del quale

mostra famigliarissimo,
l'Allighieri

senza dire delle


alle
1

opere tutte del-

sue dimostrazioni.
gli

Oltre di che
(p.
(

Giganti

(p.

9-11);
(p.
;

superbi e
il

invidiosi

10-13);
64-68)
;

p.

Padre Mostro Catone (p. 69-74)


il
il

32-33);

Veglio d'Ida
;

Bordello (p. 77-80)

Virgilio

(p. 85-88) e

Veltro (p. 103-108)

ricevono spiegazioni o

nuove

pi complete del solito.

Barelli Vlncenzo, L'Allegoria della Divina Comedia di

Dante Allighieri, (Un


Ci

voi. in 16.^ di pag. x\viii.-376) 1864.


di

spiace

di

non poter toccare

questo lavoro,

non

essendoci ancora giunto alle mani.

AURE l^IERPREIAZIOM DELIA


La sua

PRINCIPALE ALLEGORIA

per mille penne torta


sentenza; e chi l entro pesca,
d'

Per gran sete

attingere vi porta

Ambagi e sogni onde i semplici invesca. Uno la fugge, un altro la coarta,

O va

di carta in carta

Tessendo enimmi,

e sforza la scrittura
Gi*. Oiusti.

D' un tempo che delira alla misura.

COMENTATORi ANTICHI. Intendimento della Divina Comedia.


Gli antichi Comentatori sono concordi che

poema abbia
illuminandolo
della fede,

inleso

Dante nel divino adombrare l'uomo schiavo del peccato,


il

ed impedito dalle passioni nel suo ritorno alla virt,


la

quale,

Grazia celeste, riconosciuto l'errore, merc


gli

apre

occhi

delia

mente perfino

a' misteri

incomprensibili ed all'immortale beatitudine. - La Filosofa

morale, e

la

Teologia, dice V Ottimo, l'una col fargli


la

comvizi,

prendere dall'acerbit delle pene


l'altra dall' inefTabile

turpitudine de'

grandezza dei premi

la bellezza della

C20
virt,

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

han per iscopo

lui,

e in esso lui l'umanit ad onesto

e costumato

vivere ricondurre.
in

Dante pone s medesimo


nante
alla sensualit.

Secondo l' Oliimo stesso. forma del libero arbitrio inclisa

Non

come
si

l'

uomo
tal

entri nei vizj,

perch naturalmente a ciascuno ignota


principio della puerizia nella quale

entrata per lo
11

dorme...

sonnoglioso
di

molte volte erra

la via... 11

sonno immagine

morte...

end' egli usc del diritto camino ed entr nella selva dell'errore. - Dalla bassezza
in

dell'ignoranza,
pie

ossia della valle


colle,

ch'era smarrito

ei

giugne a

d'un

quello della

virt.

Non

si

viene a virt se non per l'ardua salita del


inlumlnato di sapienza.
li

monte,
l'ascesa

dell' alto
gli

Le

tre fiere

che

contrastano essere
le

tre vizi
:

che pi comus slesso,

nemente occupano

umane

generazioni
i

pungendo

voler egli insieme trafiggere

corrotti costumi del secolo.


li

Pel Boccaccio rappresentan esse

tre principali nostri ne-

il demonio [lupa). monarca di Dante, quale ei lo descrisse nel C40nvito e nella Monarchia: Pietro Alliffhieri, un'anima virtuosissima che avr il governo del

mici

la

carne [lonza],

il

mondo

[leone],

V Anonimo
mondo

ravvisa nel Veltro

il

e lo drizzer alla virt,

all'amore,

alla pace,

che

sar salute principalmente d'

Italia,

occupala pi che qualBoccaccio,

sivoglia altro paese dalle guerre e dalla tirannide. L'Autore


delle
la

Chiose

falsamente attribuite
in

al

vi

scorge

restaurazione dell' Impero

un soggetto senza parte


la cupidit e la tirannia:

veruna, savio e giusto, a sbandire


Il

Boccaccio, alcuno poveramente nato, che per virt e lau-

devoli operazioni in tanta eccellenza di principato perver-

rebbe,

che drizzando tutte

le

sue

opere

a magnificenza,

senza avere in alcun atto animo e appetito ad alcun acquisto

avendo in singolare abbominazione dando di se ottimo esempio a tutti, inducesse gli animi de' sudditi a fare il somigliante onde la cupidit sarebbe cacciata universalmente dal mondo. Gli
di reami e di tesori, ed
il

vizio dell'avarizia, e

altri

espositori, da

Benvenuto
si

fino al

Landino nulla aggiunfiguri

sero di pi,

onde

raccoglie essere opinione abbracciata

dagli interpreti antichi

che

il

Veltro

un imperatore
senza parie,

non cupido,

ma

sapiente, amorevole virtuoso,

ch'era nei voli del poeta a salute d tutta la cristiana re-

BIBLIOGRAFIA

DAMKSCA

ITALIANA.

621

pubblica e segnatamente d'Italia da cieca cupidigia


liala. - In

amma-

Mrffilio videro gli antichi

adombrala

la Filosolia

morale;

la

Teologia \n Beatrice, dal Boccaccio della invece

la Bont divina; in Lucia la Grazia cooperante; in Rachele r Illuminante; nella Donna Gentile la Preveniente e pel

Boccaccio

l'

Orazione.
-

Marchetti Giovanni (1822).


L'Allighieri

Intendimento del Poema. nobilissimo

lavoro di un Poema, dove le divine opere di Virgilio raggiandogli la mente e levandola a mirabile altezza d'invenzione di con-

avvisa all'arduo

celli

e di stile,

sarebbe cagione
i

che

ne acquistasse

cosi

gloriosa

fama che

suoi concittadini

vergognando avere

privalo di cotanto lume la patria, ve lo riponessero.


pel pi malagevole

Onde

cammino, quel

della gloria, sperava di

giugnere per

la via

pi breve e spedita, cio della giustizia.

La

selvosa e deserta valle, significare la miseria di Dante


:

privato di ogni pi cara cosa


lazione e la pace
di cui

//

dilettoso

monte

la

conso-

quel travagliato spirito,

uscendo
crescere

pure degli affanni


di

dell'esiglio,

desiderava ardentissimamenle
il

godere

lo

andare di

lui dalla selva al monte,


:

nell'animo suo di quella dolce speranza


d
la
i

la luce del

nuovo

conforti

ch'egli ebbe
il

a sperare:

la

lonza,

il

leone e

lupa,

che
alla

suo salire impedirono,


sua pace
si

Firenze Francia e
Virr/ilio

Roma che
altra

opposero

/'

apparire di

mandato(jli da Beatrice, (cio di quella cara anima, di cui

non poteva essere nel


la via
il

cielo pi desiderosa a soccor-

rerlo) l'alleviamento degli affanni recaligli


degli sludii:

dalla dolcezza

per la quale

\irriilio

promise

trarlo

di quella valle,

mirabile lavoro
la

verrebbe cotanta gloria, che


ornarsi di
lui,

un poema onde gli sua patria per vaghezza di


di
;

Irarrebbelo dall' esigilo


la

la

scorta avuta

per quella via da Virgilio,


derivatagli dal meditare
le

virt necessaria a tale uopo

opere dell altissimo poeta.


il

Fu

il

Dionisi,

che avvisando

primo ncWAneddot
le passioni

11.*^

de' suoi Blandimenti funebri,

come

rappresentate
e
citl

dall'Allighieri in persona di fiere

a certe potenze

fossero peculiari, port opinione che storicamente non altro

denotassero che

le

signorie ed

potentati stessi, e quindi

l'Allegoria della divina Comedia alle selle, alle discordie

622

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

ed all'altre cose che corsero nei secoli XIII e XIY doversi pure riferire. Sebastiano Rhal nella lupa volle vedervi simboleggiale le Ire grandi branche dell'impero di Carlo Magno,
Italia, Francia,

Alemagna, divenute guelfe;


particolari.

il

leone francese,

la pantera firentina e l'altre belve araldiche

comparirvi e
8H anni,

figurarvi

come campioni
(1839).

Balbo Cesare
1300,
ei
si

Nel mezzo di sua vita,

ai

quanti n'aveva appunto nell'Aprile dell'anno del Giubileo


trov per una seba oscura, selvaggia, ed aspra
e

forte; e questa, al senso allegorico morale, certo la selva

dei vizi umani.

Ma

certo pure Firenze, ch'ei chiama al-

trove trista selva [Purg. xiv. 64), chiamando s stesso pianta


di essa [Lnf. xv. 74), e selva

cia {Purg. XXXII. 58)


ei

pure altrove il regno di Franondecch vedesi, che selva in generale


di

chiamava

il

mondo
Firenze,

quaggi,

regni

e le citt

ielva selvaggia

perch allora nel 1300 ella era in

mano

della parte Selvaggia de' Bianchi.


vizii,

selva de'

ma

de' vizii fiorentini.

La selva, dunque, Segue a dire, che non


di
via,

pu spiegare come v'entrasse, tanto era pien quando v' entr, abbandonando la vera [diritta]
la fedelt
lei

sonno
cio
di

a Beatrice, la vita virtuosa tenuta per


;

amor

finch' ella visse

ed aggiunge, che

la

rimembranza
d'
;

di

quel tempo tanto


selva, in fondo ad

gli

amara, che poco


valle,
ei

pii

morte. Dalla

una

giugne appi
x. 14)

un

colle,

lo

vede rischiarato dal sole levante [Par.

cio dalla

scienza o filosofia
tn

umana

e divina, a che egli

aveva aspirato
tal desiderio

dalla

morte

di Beatrice.

Ma

tale
lui

studio,

essendo stato gi abbandonato da


1300 per
le parti, la vita lussuriosa

dall'anno 1293 fino al

e giovanile,

per gli

uffizi,

per

per tutti

vizj

fiorentini, ei dice ora qui,

che da

essi sotto figura di tre fiere [Geremia, Thr. v. 6)

una Lonza, un Leone ed una Lupa, gli fu impedita la salita al chiaro monte. Quindi, non par dubbia l'antichissima interpretazione,
che' queste significhino,
nel senso morale,
la

lussuria,

la

superbia od ambizione, e l'avarizia.


pericolare Dante

Ma
la
(

la lussuria lussuria

fiorentina [Purg. xxiii.94. 108 - lonza, lnf. xvi. 106), che fece
in

quegli
di

anni

superbia
Par.

superbia
vi.

principalmente de' Reali

Francia

leone,

108

),

particolarmente di Carlo di Yalois, che gi minacciava Fi-

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

623

renze nel 1300; e l'avarizia quella del Guelfi che chia-

mans lupi
Tulle

in tulio

parola, ogni sillaba,

e tre

si

poema. Cos inlese le Ire fiere, ogni non che intendersi, fonte di bellezze. oppongono alla salila di Dante al monte
11

rischiarato;

ma
e

la

Lupa,

la

parte guelfa, quella che

gli

la

maggiore

T ultima noia. Allora


della Poesia,

gli si affaccia Virgilio,

rappresentante

anzi

del pensiero

stesso del

Poema,
dalla

il

quale l'ammonisce,

che per

tal via diretta

non

gli riuscir

mai
;

di salire
le

al

monte, impedito che sarebbe


le

Lupa

predice

malvagit e

vicende di questa,
Vellro,

cio di parie guelfa, finch'ella cio

non sar vinta da un

un ghibellino

dell'Italia meridionale,

che certo volle

dire Uguccione della Fagglola, a cui dedicala la Cantica.

Adunque, continua
Torni
al

Virgilio, gli mestieri

prendere altra

via-

pensiero del Poema, scenda con esso all'Inferno, al

Purgatorio; saliranno egli poscia con un'anima pi degna al


Paradiso.
Virgilio

E a
e
al

ci consente

Dante animoso, dandosi tutto a

Poema.
Il

Emmanuele Rocco, chiosando


come ognun
s

il

Balbo,

si

periglia ad esporre

una nuova sua interpretazione


sa,
la

sulle tre fiere.

leone, die' egli,


la

era l'im-

presa di Firenze, lonza:


il

lupa di Siena, di Lucca


traduzione
del proverbio

paniera o

verso Molti son gli animali a cui

ammoglia sache correva

rebbe

una poetica

intorno alla lupa sanese, rammentalo da Dino Compagni...

Ma
un

di

questo non pi; e mi

altro

si permetta di passare a esporre mio sogno, che forse ha qualche maggior fonda-

mento. Nella supposizione che

le ire fiere

dinotin

vizii,

da cui

Dante era stalo


si

distolto dallo studio della filosofia,


il

potr dare alla lupa

senso allegorico
si

di

come mai avarizia? come


egli
s

mai supporre

che Dante

confessi

avaro?

acre

come gi osservammo, egli si confessa un tantino invidioso, un po' pi superbo, e mollo lussurioso; ecco dunque la lonza dinotar l'invidia, il leone la superbia, e la lupa, come sempre, la lussuria;
vituperalor degli avari? Pi tosto,
pure, se vogliasi tor di mezzo l'invidia, sar
la

lonza

il

parteggiare

o pure
il

in fine
)

e questo

pi

si

avvicina a
lussuria e

quanto dice
il

llalbo

lasciando la lonza

per

la

leone

per la superbia,
il

prendasi
la

la

lupa

per l'invidia,

dicendo appunto

Poeta che

lupa fu dall' invidia dipar-

624
tita

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

dair inferno, e rappresentando pure


Bianchi Bullone,

la

parte guelfa figlia

dell'invidia contro l'Impero.

Intendimento dei divino Poema.


vita futura,

La

formazione
per fine

di

un poema sullo stalo della


i

avente
e col

di migliorare

dissoluti costumi degli italiani, coldei premj,

l'orrore dei castighi, e coH'allettamenlo

quadro miserabile delle turbolenze e dei delitti di che era sempre pieno il reggimento popolare, e dello scadimento
d'ogni bella instituzione, persuaderli intorno
e
il

alla giustizia

ai

vantaggi dell'Impero. - La selva rappresenta pertanto


e politico,
la in

disordine morale

generale d'Italia, e pi
trista selva,

specialmente

di Firenze:

dice

perch

ivi

perduta ogni virt ed ogni lume


pi che abitazione di uomini
Egli

di civile sapienza,

talch

era divenuta nido


si

di bestie.

pure partecip

a quella trista selva,

opinioni politiche,

essendo egli
temporale
eft'cllo

quanto alle stato fautore del governo

popolare, quanto a licenza di vivere, conseguenza del cattivo reggimento


il

s\

suo traviamento, ed
delle
l

che spirituale. Ma breve fu solo d fragilit ed inganno. il

La via
quello

diritta quella della ragione e della giustizia:

sonno
della

passioni

dell'

ignoranza,

il

silenzio

ragione,

colle a' cui pie ei

giunge rappresenta un concetto


colle, ordine virt, e civile

opposto a quello della selva. La selva, come dicemmo, disordine,

mal costume
11

e tirannide:

il

libert.

Sole che lo illumina primieramente Cristo sole

di giustizia,

e la

dottrina

del suo Vangelo

che

illumina

ogni
via,

uomo che viene nel mondo e lo dirige [per la retta ma ben anche l'Imperatore che deve reggere rumaiiilh
lo spirito di Cristo
al

secondo
gli

{Purg. xvi). Nelle tre fiere che

contrastano la salita

dilettoso monte, al civile e morale


i

riordinamento della sua patria, egli avvisa generalmente


vizi

che fan

trista la selva,

superbia (leone), invidia (lonza)

ed avarizia

(lupa), le tre faville


i

particolarmente

tre potentati
il

che hanno i cuori accesi; che pi allora avversano


dell'ordine,
dell'

l'acquisto del monte,


possibile,
latino,

ristabilimento
pel

solo

secondo Dante,
[la

rinnovamento
e

impero

e sono la stessa invidiosa Firenze,

leggera mobile

parleggiante
la superbia

lonza leggera
di

presta e di pel maculato);

ambizion

casa di Francia,

dominante anche

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


in
in

625

Napoli
antico
in

(//

leone dalla testa alta), e la Curia papale, che


di
gli
il

ebbe voce
epopea,

Ma

questo mezzo

avara {la lupa sempre affamata). appare Virgilio, Virgilio principe


della

(ieir italiana

cantore

divina origine

dello

impero

latino,

che

gli

sar guida a percorrere


il

regni della
(ine di

morta gente, a compiere


ammigliorare
i

gran poema avente per

dissoluti

costumi degl'italiani col terrore


e della

dei castighi e coH'alettamento dei premj. Beatrice riguar-

dala come idea insieme e della filosoia


per
le quali

teologia,

ogni altra

appunto l'umana generazione supera d'eccellenza cosa terrena, avendo dall'una le cognizioni umane,
Veltro poi sarebbe Can Grande della

dall' altra le divine. Il

Scala che distruggerebbe ogni influenza politica della curia

romana, coU'abolizione dell'autorit temporale dei papi.


Fraticelli Pietro (1837)
11
:

Intendimento del divino Poema. delle insti tuzioni civili,

fine politico

la riforma

onde

ricondurre

gli italiani

a quell'ordine che risulta dall'esercizio


l'

delle morali virt, ed aftinch


tricide,

Italia, gittate le

armi frae che

abbia a ricomporsi a pace e

a concordia,

riuniti tutti in

un corpo sotto
capo e
riforma
e che

solo, torni a divenir

supremo governo di un centro del romano impero. Ei


il

voleva
riforma

che

la

morale coadiuvasse e spingesse


la

la
la

politica,

riforma

politica

procurasse

r.forma morale.

La selva

in

una bassa

valle rafhgura

il

disordine politico

e morale, prodotto dallo spirito di divisione e dai vizi del

suo secolo, che ingenera l'anarchia e l'immoralit,


scordia e
ossia
la

la

di-

miseria, la guerra e la servit,

onde

la barbarie,

l'infelicit
in

pubblica

e privata.
la

La selva priva
in

di

lume, perch

senso politico

barbarie non conosce n

apprezza ci eh' retto e giusto,

ed

senso morale,

un

anima ravviluppata dai


ragione.
ei

Nel dilettoso

pur priva del lume della monte illuminato dai rar/g del sole
vizi eh'

vi

scorge

la civilt, e
i

con esso

lei

la

pace e

la felicit,

le quali, vinti

guelfi, e
in

sperava di vedere
zione
e
la

fermata l'autorit dell'impero, ei Italia nel senso morale, la consola:

pace

che arriva

a godere

un anima
nel senso

virtuosa

dalla Grazia assistila.


tre vizi

Nelle tre fiere,


si

morale,

che pi comuncnente

oppongono all'uomo
40

al

Vo;.. 11.

fi26

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


virt,
la

conseguimento della

cio la lussuria,

la la

superbia e

l'avarizia; politicamente,

guelfa Firenze,

possanza di

Francia, la secolare potenza papale, le tre principali potenze

guelfe che tenevano T Italia divisa, ed ostavano all'autorit


imperialo, e per conseguenza al ristabilimento dell'ordine.

Nel Veltro egli avvisa

la

potenza dell'armi ghibelline, ossia

l'eroe che nutrirass di


colla
il

amore

di sapienza e di virt,
il

che

forza

dell'armi distruggendo
la felicit d'Italia

guelfismo procurer
in Virgilio, la scienza

riordinamento e
cose

delle

umane;

nel poeta,

l'uomo

colla sola

ragione

naturale; in Beatrice, la scienza delfe cose divine, che pu


sola distaccare l'uomo da questa terra ed innalzarlo al cielo;
in

Lncia

la

Grazia

illuminante;

nella

Donna

yentil

la

Preveniente.
MissiRiNi Melciiiore, Intendimento finale
del poema. Il

poeta
mini,

si

e proposto di raddrizzare

torti giudizi degli


di
la

uoloro

di

combattere

loro

errori

correggere
luce
del

costumi. Illuminare

lo

intelletto

con

sapere,

purgare

il

cuore colla disciplina della morale.


la

Ei prese di
di

mira soprattutto

prepotenza guelfa, sorgente

alTanni,

per riconciliarle con la morale,


bene. In breve,
la

per ispogliarla delle usuril

pazioni, per impedirla di nuocere, lasciandole tutto


di fare
il

campo
la

ei si

propone

la

redenzione dello
e del vizio,

umano
La

intelletto,

correzione

dell' errore

creazione di una nuova civilt.


selva,

Firenze

al

tempo

del suo priorato,

in cui

vi

avea un mescimento confuso di pareri e di opposte ambizioni, ove ninno obbedia e discorrea a cose smisurate. Ei
pure si era avvolto fra intricati e faziosi movimenti, ove non era lume d'intelletto, e dove era perduta la via di fare sonno, il sonno dell'intelletto, per aver abbandonato il bene il colle illumila pace degli studi suoi, onde gittarsi col nato dal sole, l'alto loco dove abita la filosofia, tutta
:

radiante
sola

come un sole allo splendore della verit la quale mena dritti gli uomini per ogni sentiero: la lonza, la
e di nero,

patria macchiata di bianco

con che allude


e
della

alle

due
la

fazioni

de' Bianchi
dell'

e de' Neri,

e sceglie a raffigurarla

lonza,

emblema
il

ingratiludine

perfidia:

il

leone, tutto

guefismo prevalente, che avealo sbandeggiato,

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


e gli veniva incontro
leone

627
il

con ingorda fame per divorarlo:


di

ano

degli

stemmi

Firenze

la

lupa,

la curia

romana, indivisibile compagna del guelfismo, anzi il suo mantice principale: qui posta dopo il leone la lupa, eh '
anche l'insegna
di

mente se da

forza di

Roma: il Veltro, se medesimo; e certaumano ingegno era lecito sperare un


italiana,

miglioramento

nell' intelligenza

nel

pubblico
:

costume dovea aversene (iducia nel solo suo ingegno Virgilio, la sapienza umana, ossia la ragione naturale e la
filosofia,

ovvero

la
la

stessa

ragione,

ma
ossia
il

illuminata
la

dalla

scienza. Beatrice,

ragione sacra,

teologia che

dovea guidarlo
le

al paradiso,

perch

lume

intellettuale e

filosofico sia ivi santificato colla religione, e

meglio v'impari

virt e le verit eterne che dovea dettare agli uomini.

Gioberti Vicenzo. - La selva,

le

passioni della giovinezza

che inducono

il

vizio e l'errore; e lai selva valle perche

abbassa l'uomo, e lo concentra nella parte inferiore del suo essere, cio nel diletto dei sensi e nel culto del corpo: dove il sol tace, bel senso filosofico. La valle di cui si parla

il

vizio

che abbassa l'uomo,


cio
la

nel

cui

intelletto
il

tace

il

lenso
lasci

morale,

divinit:
il

quivi

passo

che

mai

persona viva, perch


il

tumulto della concupiscenza


11

genera
al

peccato che d morte all'anima.


la

colle,

figura
facile

della verit e della virt,

quale ardua e

meno

primo cammino della

valle, cio nella strada dell'errore

e del vizio,

ma

mano

mano che l'uomo


dell'aere

vi si

avanza,

confortato

dalla purezza

che
gli

gli

vigore alle
la

membra,
vista:

e dalla luce del sole


la valle

che

avviva e diletta
si

laddove

prima fronte graziosa


e
si

empie
di

poi di caligine

che ammorba ed offusca,

fa

forte

dumi

Questo bel paragone della carriera della bont e quello della malvagit a un cammino pi antico di Dante: ognuno conosce la favola di Ercole al bivio. La piaggia diserta, perch pochi seguono la via
e sterpi e paurosa.

della verit-,

ardua ne' suoi principj.


biblico in cui
alle
si

Per

il

Sole

poi

che

illumina
dietro
il

il

colle della virt inlendcsi Dio, sole dell'anima,

sermone

paragona
Il

la verit e

la
il

virt alla luce,

l'errore
il

tenebre.

Sole illumina

eolio della virt perch

senso religioso rinforza o rischiara

628
li

BIBLIOGRAFIA DAINTESCA ITALIANA.

senso morale.

Questo pianeta allegoria della

(iivinit

che avea investito Dante nella sua giovent; il Icone l'ambizione che lo travagli nell'et virile. Camminando egli verso
eh' via verit e vita.

La lonza

raffigura

la libidine

l'et matura,

e per

conseguenza avendo

finito la carriera

dei piaceri e dell' ambizione

non rimanevagli a vincere che


finale del

l'ingorda fame dell'oro (lupa).

Gregoretti Francesco (1856). Intendimento

poe-

ma.
di

Al poeta stava a cuore

di

essere utile alla patria sua,

sopprimerne

le dissensioni, e d

ravviarla a buon reggidi Priore.

mento. Al qual line avea assunto l'incarico


il

Ma

and fallito. Mutato proposito, non dispera tuttavia divenirne a capo; ma indirettamente,
gli

suo magnanimo avviso

anzicch direttamente; coi versi meglio che

coli'

opera.
le

L'oscura selva: Firenze,


tra
i

la citt

parteggiante,
si

gare
al

nobili

popolani,
i

onde

ben ispesso
il

venne

sangue:
Priori,
il

Verace via:

suoi studii:

colle illuminato

dal

sole: l'ordinato e lieto vivere, a cui Dante,

quando

fu dei

avea cercato

di

tornare l'amata sua terra:

lonza,
gli

popolo frentino, leggero vario volubile e vano che

si

attraversava nella bell'opra pi volte abbandonata: dalla

fialetta pelle:

Dante

sperava
il

nel

popolo,

e di quello
^lei

da

principio
nobili

si

rafforzava:

leone:

la fazione

ISeri

e dei

che
il

lo

contrariavano fieramente, e riescirono a recare


di

tutto

potere nelle lor mani: la lupa: ia corte


altri

Roma,
i

che per avarizia ed

mondani
le

interessi favoriva

Neri.

Ma
l"ar

il

dominio temporale

sar tolto da
lupa.

Can Grande, che


del

morir
-

di doglia l'affamata

Giuliani P, Giambatista (1832):

Intendimento [male

Poema:
di

Rimuovere

vventi della presente vita dallo stato


felicit,
(

miseria e condurli a quello di

(Dante, Ep. a Can


1.

Grande, o), della terra e del cielo


sale, attribuisce a se quello

De Mon.

3, e. ult.;.

Dante rappresentando nella sua persona l'uomo


rarsi

in

univer-

che suole comunemente avvedanni eterni, come avviarci


intellettuali
alla

dell'uomo, e per proprio esempio dimostra per quali


i

considerazioni possiamo fuggire

per la via delle virt


felicit,

morali

terrena

e meritare

l'acquisto

della beatitudine celeste. -

La sacra Comedia, presa nel senso morale, puossi riguar-

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA

ITALIANA.

629

dare un Irasiim tarsi che V AUighieri fece di miseria a stalo


di felicit, e
la

questa oltre all'apparecchiare per


il

somma

parte

materia ne constituisce ancora


gli

principalissimo fine; onde


in

mira raddrizzare

uomini dal mal camino


sacro

via di virt,
Il

e a divertirli da miserevole stato a vita felice.

soggetto
li-

allegorico del

poema

l'

uomo,

in .quanto per lo

bero arbitrio pu meritare e demeritare,

cosi incontrar
Il

premio e gastigo presso


vile

la

vendicatrice giustizia. -

poema
ii

sacro un compiuto trattato delFarle della perfezione cie


cristiana,

una

scuola

per tutti

ad apprendere

camino della virt e della felicit celeste, o si consideri l'uomo individuo d'ogni condizione grado ed et conveniente,
nella

comunanza

civile e religiosa a cui appartiene. Nella


il

Comedia, dove l'uomo


pio e di fine,
esalta,

mondo

e Dio

si

rannodano

in

ammirabile accordo e unit


si

di effetto e di causa, di princila

poetando,
la

sovraumana potenza
l'eccellenza della
felicit

dell'amore,

la rettitudine,
la salute

giustizia,
la

filosofia divina,

dell'uomo,
il

non che

dell" Italia, del

mondo

universo,

sacro diritto della

mo-

;iarchia,

il

trionfo della Chiesa, la gloria di Dio;

veramente

cielo vi han posto mano. il La Selva rappresenta lo stato dei vizi, o vogliam dire la vita viziosa, in che Dante sonnolento si giacque fino a mezzo il cammino di sua vita (Purg. xxiii. 118) il passo non mai passato da persona viva; chiunque vi entra dismette l'esser uomo per vivere bestia: morto uomo, e vive bestia fConv. l. 2. e. 8). L'uomo, smarrita la via della verit che Dio (Par. IV. 21), e occupato dal sonno mentale le tenebre, onde la carne perturba il sereno lume della ragione, (Par. XIX. 66) trasvia, pel mal cammino, quasi dimenticando se stesso. - Sonno, il sonno onde viene occupata l'anima, quando

a terra e

abbandona

e dimentica Dio; verace via, quella della verit:


la vile

basso luogo,

servit del vizio:


felicit a

il

colle,

la

sublime

contemplazione e l'ottima
gere
in

che l'uomo pu giunsi

questa

vita.

Dante, non cos tosto

riscosse della
di darsi

orribile vita de' vizj, che gli

venne desiderio

tutto

alla vita contemplativa, per la quale,

come

pel pi corto
felicit
il

camino

si

previene
Il

al

bel monte,

ossia

ad ottima

e beatitudine.

pianeta, ossia

l'alto

sole di giustizia,

630

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


v. 39),

quale vita dei giusti in sulla terra (Par.

spasimante

desiderio delle anime purganti (Par. vii 26), e perenne bea-

titudine dei santi: Purg. xiv. 96. La piagnia del


felicit deserta,

monte

della

dacch

il

mondo
ai

dietro

sua guida era

sviato pel mal

cammino (Purg.
58).

xvi. 83), e fatto deserto di

ogni virt:

(vi.

Contenta

beni della terra, la gente

umana non pensava


del medio evo,
la

alla felicit migliore. - L'egregio P.

Mar-

chese nella lettera al P. Giuliani,

intitolata

del P. Anfielico

vede nel

colle

l'AHighieri

movente verso

cima del monte, cio all'acquisto della morale felicit. Le fiere rappresentano vizi dell'umana natura che gli muovono guerra per proibirgli il corto andare al bel monte
i

nella lonza leggera e presta molto, ossivero

magra

snella

raffigurata la lussuria, essendo che tal vizio pronto per

sorprendere l'uomo che non

come

l'ha occupato,

lo

si riguarda (Purg. xxv 120), e consuma e distrugge, non pur


il

nell'atto,

ma

si

nel desiderio inspirato dall'amore:


la gaietta pelle

pel

maculato ond'era coperta e


della bellezza muliebre
di

ben rende figura

che nasce piacimento e quindi


la

amore.

prendere cotal bestia, unico argomento essere


;

virt della continenza

ed a

tal

uopo portava
cattivava
gli

egli a' fianchi

una

corda,

merc

della

quale

lo spirito

della

carne:

Inf. xvi. 116.

L'ora mattutina

cagione a

bene

sperare, perch in quell'ora la

mente ascolta pi agevol-

mente

consigli della ragione, ed

men

larda a ricevere
ix. 17.
Il

la luce del

sommo

sole di giustizia:

Purg.

leone

per lui la superbia [alte le fronti, Inf. vi. 70 - colla lesta


alta. Par. IX. 51 - alto leone, Par. vi. 108):
rizia della corte di
la lupa,

l'avae in

Roma
di

ai

tempi

di Bonifacio YIII,

genere non pur quella

Roma
il

o di Firenze o d'altra gente


di

che vogliasi.

Il

P.

Marchese sarebbe

credere nella lupa

dantesca volersi delinealo


corte romana, e assai

guelfismo, non l'avarizia della

meno

l'avarizia in genere, perciocch

secondo ne parve anche a Gaspare Gozzi, a niun Veltro per quantunque possente e felice, sarebbe mai conceduto
cacciare del

mondo

e spegnere al lutto quella sozza e feroce

bestia dell'avarizia,

ma
il

ritrarsi

ma

allegoria
ai

l'uomo
di

pi avaro

con poetica e verissiche il pi ambizioso


de' francesi,

fosse

tempi

Dante,

Filippo lY

appel-

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


lato
il il

C3l

Bello, - Nel Veltro poi,


di

vaticinio

un pontefice
e

come accennammo, avvisa che dovea dirizzare 1' umana


dovea rinettare
duca
signore
filosofici

generazione a vita eterna,


siffatta

la
il

chiesa di
pontefice

maledizione dell'avarizia, e
in

in esso saluta
il

Benedetto XI:

yirijilw,

il

il

maestro di

Dante, che lo avrebbe ravviato con

insegnamenti

nfino all'acquisto della felicit della vita civile ed attiva:

donna di virti, la nuova scorta che lo avrebbe ammaestrato nell'operazione della vita contemplativa, in tutto quello che risguarda non solo la scienza divina, ma
in Beatrice, la
s

anche nella
la

fisica,

nell'astrologia,

nella metafsica

e in

tutte le altre parti della sapienza, ossia della filosofia divina.

Onde

divina Comedia

come

la

glorificazione di Beatrice

per l'impetrata giustificazione e salute di Dante.

Foscolo Ugo, (1826). Intendimento del Poema. Legazione


evangelica
di
il

Dante,

santificare

costumi,

ridurre a

concordia

popolo cristiano, riformare tutta


riti

la disciplina e

parte anche dei


breve,

e dei

dogmi

della
di
il

chiesa papale,
in

in

fondare una nuova scuola


altro in Italia.

religione

Europa,

non fosse

Questo

sommo

ed unico fine

del poema. - In tutte e tre le Cantiche persevera nel


di rincalzare ragioni

metodo

minacce ed autorit per siffatta riforma di proprio diritto, e senza timore di sacrilegio, e s consacra a questo apostolato con rito sacerdotale nell'altissimo dei
cieli.

Ed

egli

si

aggiudica

la

corona, aspettanfiorentini,

dola non dall'applauso,


dal giudizio d'

n dal perdono dei


e

uomo veruno,

bens dal decreto divino, per


il

legittima autorit della sua missione,


militato contro la chiesa puttaneggiante.

merito di aver

La Divina Comedia
il

surta

come
le

il

Corano, e Dante ne sarebbe stato

Mao-

metto, se

circostanze dei tempi e dei luoghi fossero ap-

parite conformi a quelle

onde pot giovarsi l'arabo


i

profeta.

La

selva,

il

mondo

viventi:

l'

adoloscenza

ch'entra
il

nella selva erronea della vita

non saprebbe tenere


o pantera,
i

buon

camino:
colori

Convito. La lonza, pardo


la

suoi vari

sua ferocia e

la

leggerezza denotano Firenze

divisa in Bianchi e in Neri, e crudele di tutte le libidini di

Bello,

una moltitudine instabile ed avventata: W Leone, Filippo il imagne del tiranno di S. Paolo 2. Thim. 4) la Lupa,
(
:

632

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

(onde lupanare) l'avidit meretricia e venale della Chiesa: il Veltro, Cane della Scala che avrebbe annientato la potenza della curia

romana

e de' Guelfi.

Rossetti Gabriele,
di

ArouxE.-YuW

Foscolo che facendo

Dante un precursore di Wiclefo, e mettendolo a capo di una riforma ebbe spianato la via ai lavori del Rossetti. Anche il VUlemain, dopo di aver detto che Dante fu guelfo
per patriolismo, ghibellino per vendetta, aggiugneva
fu

che

un Lutero anticipato
;

di tre secoli;

^mw^nel

Feltro vede

pur prefigurato Lutero Ph. Charles propugna ed allarga il Foscoliano concello. Una simile stravaganza era pure imaginata dal P. Hardouin,
pretese
perfino
di

Trevoux (17*27) Comedia fosse lavoro di uno sconosciuto, seguace delle dottrine dei novalori di Wiclefo. Il Protestantismo in Alemagna, in Svizzera,
il

quale nel giornale

di

provare

che

la

Divina

in

Francia, tagliati

nervi dell'idea religiosa,


il

credette di

trovare in Dante lo spirito antipapale,

disprezzo dei sa-

gramenti, e delle pratiche religiose,

un'odio giurato, una


cles

guerra aperta
celbres
182.) -

ai

troni agli altari. {\.31use

Protestans
Paris,

rdk/
Il

par une
il

societ

de

r/ens

de

letlr.

primo ad accampare e sostenere la tesi di un tale significato, e di un intendimento settario delle opere di Dante. Ei vuole che sotto il velo di una
Rossetti fu

lngua arcana allegorica, con una quasi simbologia massonica, abbia esposto le pi ardite dottrine metafisiche reli-

giose e politiche. Nel

W^t

ei

pubblicava in Londra

la

sua

opera

Sullo spirilo antipapale che produsse la riforma, e

sulla secreta influenza ch'esercit sulla letteratura di

Eu-

ropa,

specialmente di Italia,

come risulta da' molti suoi

da Dante, Petrarca e Boccaccio . Anche r entusiastico amore di Dante e del Petrarca verso Beatrice e Laura non per lui che un simbolismo d' innovaziooi
classici, sovrattutto

pericolose nello stato della Chiesa e nella scienza, e toglie-

valo a svolgere nel suo libro

il

mistero dell

amor platonico
dice
il

(1850) e nella Beatrice di Dante.

La

storia,
la

Leoni,

contraddice
e intende

al

dotto scrittore, perch


il

a spogliare
di quasi

Papa

ben

Riforma intendeva pi che del dominio


Il

temporale

ogni autorit spirituale.


l'Orioli,
il

Rossetti ebbe
il

a propugnatori l'Ugoni,

Maroncellif

tedesco

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

633
gli

Mendelsohn, e
Balbo,
lo

il

francese Delcluze;

ma
il

tra

altri

il

Schlegel (15 Agosto 1836),


il

Panciani (1840),

rOzanam,
che
ed
fa a'

De Sigalas moslrarouo
il

la falsit di tale

opinione

risalire

suo principio ad un'epoca troppo remota,


di

tempi troppo dissimili da quei


di quella
la

Lutero.
in

O^gVAronx,
cui l'acerbo

invidioso

polvere

di biblioteca

Schlegel relegava
sia

compilazione del Rossetti, torna, bench


alla sterile fatica

con opposto intento,


di

del torcere

spremere ogni verso


di

Dante per cavarne una confessione


et socialiste

conspiratore. [Dante hcrtique, rpuhlicain

La Comdie de Dante, Enfer, Purgatoire, Paradls, traduite


en vers, selon la
lettre, et

commente selon V

esprit,

siiivie

de la clef du langafje symholique des fidles d' Amour.)

No-

vello inquisitore della coscienza del poeta, lo denunzia alla


cristianit

innorridita,

come

il

pi tristo

il

pi ippocrita

dei settarj,
d tutte le

T antesignano del socialismo,

della rivoluzione,
la

grandi calamit fra cui egli ha


S.*"

disgrazia di
al

vivere.

Il

Aroux s'avventa pi tenacemente

grande
li

poeta, e a tutti gli scrittori suoi contemporanei, e


in

getta

braccio

bolgia di

demonio, e quasi crea per loro una nuova tormenti. Per lui il linguaggio dell'opere maggiori
al

e minori di Dante non altro che


setta,

un enigmatico gergo
e di acrostici
I

di

un massonico intreccio
la

di logogrifi

di

cui gl'iniziati custodiscono soli le chiavi.


bel nulla,

versi sono

un

dottrina ch'essi nascondono

tutto.

Questa
Chiesa

dottrina la ple mle di tutte le eresie, di

tutte le relinella

il

giose opposizioni,
cattolica.
di

di

tutti
il

gli

scismi

nati

In conseguenza
le

triplice

poema

breviario
storia,

tutte

sette vere

o presunte ricordate dalla

fuse e combinate nella societ segreta dei fedeli di amore.

E
ha

a farne proprio toccare con niente


di

mano che
ce

la

Comedia non
del

poetico

in se,

ne

egli

proprio

una traduzione letterale con quel buon gusto che ognuno pu tgurarsi, accompagnata da un Coraento secondo lo spirito, che solo pu dar la chiave di quel massonico edifcio. - Il Foscolo lamentava addensate, non ch'altro,
quelle tenebre, dalla selva selvaggia dei Conienti, e a tale

siamo
sulla

oggimai,

dopoch

la

mana del paradosso


il

rincari

smania dell'arcano, da poter dire che

simbolo, non

634

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


della lellera uccide. Cerio la improbazione degli abusi
di S.

meno
S.

contemporanei, che tuonava sul labbro

Bernardo

e di

Anselmo

di

Cantorbery, propugnatori ardenti della pre;

rogativa sacerdotale, in Dante tenace proposito

e Foscolo poteva senza pecca d esagerazione mostrarne profonde e continue le tracce nel corso delle tre Cantiche.. Le sette
.

frequenti nel medio evo,


la

Dante saliva animosa e senza veli sul tripode; e non aveva che fare di logogrifi e d'acrostici, bastandole
si

non

cingevano

di silenzio;

musa

di

il

cuore a libera invettiva {Crepuscolo, 1855, 447).


Gaz. Piemontese, Feb. 1854)
si

Il

Cant

avvent

all'edificio accata-

lato dell' Aroux,

e lo scassin, lo abbatt,

non

vi lasci
il

pietra sopra pietra, rivendicando al cattolicismo


le

nome

lume che sfolgoreggia di pi vvida luce nel buio di quei tempi, e il Cant lo sostenne eoll'amore e coli 'accorgimento di un entusiasta della sua causa. WiTTE Carlo. (1) Intendmento finale del poema. - Il ritorno
opere
di

Dante.

questo

il

dell'uomo alla santit, merc della ragione avvalorata dalla


rivelazione e dalla fede.

Ne' teneri anni dell'innocenza, ebbe Dante aperto


al
la rivelazione.

il

cuore

pi puro al pi santo degli amori, e la Vita A'uova n'

Ma

giunto all'et
ei la

virile, e rapitagli

per morte
la

Beatrice, lungo

tempo

pianse,

come

si

fa

perduta

innocenza. Aiettato

da' nuovi vezzi,

e preso

da un nuovo

amore,
della

ma amore

pi inquieto e pi tormentoso,

filosofia,

glie n'

suo interprete

l'

l'amore amoroso Convito.


gli s
uffizi

Cos viene condotto a speculare sopra ogni cosa che


pari
alla

mente,
la

ad entrare

nei pubblici

nella vita

civile.

Ma

rabbia delle sette minaccia di travolgerlo nel

turbine delle cure

mondane

e delle

pi sfrenate

passioni.

(1) 11 Witte voleva da prima che la Divina Coraedia adombrasse Roma, chiamata a divenir signora del mondo. In selva selvaggia Wildtiiss}
(

cresciuta, esserlesi

fatto incontro

l'ingordo Gallo,

il

superbo Pirro e

il

voluttuoso Cartaginese, e s impeditala ne' suoi progressi, finch, postasi


nelle

orme

del suo divin fondatore,

coi severi

castighi della militar di-

ed assennata delle ricompense, di splendore e di perenne gloria nei tempi felici di Cesare le venne fatto di adornarsi.- Udber das Miss verstendniss Dantes, Hermes, N. XXII. 1824,
sciplina e con la distribuzione giusta
p.

155. e

seg

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

635

Ma
tieri

date

le

spalle

agli aleltamenli

terreni,

ed

alla

scena

de' loro furiosi conflitti, ponsi a poggiare pei pi erti sen-

della speculazione; se gli venisse fatto di giungere a

mirare nel sole dell'eterno vero, di riconoscere l'essenza


della divinit. Ei lo tenta colla ragione naturale,

ma

tosto

s'avvede della sua pochezza


erasi

falsa esser la via, per la quale


la

messo ad arrivar col dove solo

rivelazione pu

felicemente scorgere. Gi da un pezzo scostatosi dalla religione del Cristo, mancangli le tre virt ad essa peculiari
e le
;

basse

passioni,

preso

il

luogo di quelle,
di

di forza

il

trascinano indietro

nella caligine
di Dio,

tempestosa

vita.

Non
in

ispera nel venturo regno


present cose e de' diletti

egli tuttavia egli col

preso delle

loro

cuore tuttavia
di credere,

preda

dello sregolato

amore

di s.

Invece
l'

ed

alla divina

rivelazione
il

sottomettersi,

orgoglio filosofico,
la

abbacinandolo,

persuade dover poter bastare

ragione

a penetrare infino ad imo gli abissi dell' infinito. Finalmente

non amore,
traviati,
allo

ma

odio che lo infiamma contro suoi


e
s lo

fratelli

o d'avviso dal suo discorde,


di fazione,

fa

schiavo

spirito
la

all'invidia

ed all'intolleranza.
il

Ma

ecco

divina grazia riaccendergli in petto

lume

della

religione, ed egli a pentirsi del suo

orgoglio

la

prima
pi
il

fede,

il

abbandono al filosofico primo amore della sua Beatrice


fervente
in

a ravvivarsi

che

mai

lui;

e nel giorno

appunto che

divin Redentore ebbe l'uman genere salvo,

ecco anch' esso

Da qui

il

il poeta reso alla libert nel suo dentro. cominciamento della divina Comedia, e ci egli

crede bastevole a dimostrare


quale
nostra

la

Vita

Nuova

V Amoroso
il

Convito constituiscano un solo tutto ed un gran poema,

l'

universale
interiore:

ed
la

universalmente
storia

vera

vita

della

figliale

epopea di e candida

schiettezza nella fede, della segreta apostasia e della pietosa

chiamata, per
ci,

la

quale Dio misericordioso

ne riconduce a

che solo luce, verit e vita. Eccoti in questo poeta


il

lutto

genere umano caduto e chiamato a redenzione.

Migliaia di peccati e d'ogni maniera l'opprimono al fondo,

ma
al
falli

Cristo mille braccia gli stende a rilevarlo e stringerselo

seno.

Dante adunque non l'angusta misura de' propri

espia col pentimento,

ma

egli

piange

peccati di tutto

636
il

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


in

mondo, ed

persona

di tutti

traviati

tenta

di

far

ritorno alla via di salvezza.

- Pkchioni.

KopiscH A. (1842) -//

colle di tutta gioia, l'elevarsi

che

fa

l'uomo coi pensieri a Dio. La pietra dell'angolo e del fondamento di quello Cv'isio.- La strada diritta. Cristo. -

La

selva^ la moltitudine degl'ignoranti,


7/

accidiosi ed

empj

perduti dietro le mondanit. -

otmo, l'umana debolezza,

che ne

fa dimenticar Cristo. - La valle, la temporalit con ogni sua miseria e travaglio. - Il procedere in essa, lo studio

del poeta di giungere

con

la scorta

della filosotia

a con-

templare
nione.
-

il

mondo, spogliatasi prima ogni anticipata opiLa luna, la lilosofa sublunare ed umana, che

scorgevalo col suo lume. delle

La
il

fine della valle,


il

il

confine

umane

cognizioni, al quale

poeta giunse con l'aiuto

della luna. - Il pie del colle,

principio delle cose sopran-

il primo ed incerto sentimento delle cose divine. - Verta, Cristo, via chiusa

naturali

divine. -

La

luce mattutina,

e pietra di scandalo. - Il poggiar per Verta, lo studio di giungere con umani argomenti a cognizioni soprannaturali. Il Sole,
l'

inspirazione immediata, e luce divina. -

La pan-

tera che non si parte dinanzi al volto, la sensualit irretita

(Die befangene Sinnlichkeit).


all'irretito nelle
il

- La vista del leone, la contemplazione delle violenze mondane, che incutono timore

mondanit.

L' aspetto disperato della lupa,


irretiti nelle

pensiero della cupidigia, che agi'

sensualit

toglie coraggio,

e minaccia guastar loro


in basso loco,
il

ogni

felicit terla

rena. -

Il

rQvinare

sentimento che

ragione

umana
circa le
il

troppo debole a penetrare nelle disposizioni di Dio

s fatte temporalit. - L' apparizione di Virgilio, mutarsi di colai sentimento in chiara cognizione. - Vir-

gilio,

r intelligenza umana, sempre avida


Il vaticinio

di

penetrar pi
l'interno

avanti in suo sapere.

del veltro,

convincimento che
che

lo zelo delle cose divine vincer

sia la cupidigia delle

quando mondane. La risoluzione presa


e nel

dal poeta di seguir Virgilio nelV inferno

purgatorio,

il

proponimento
del
Sig.""

di

volger la contemplazione dalle cose temIl

porali alle eterne. - P/cc/i/owi. -

Picchioni chiama la fatica


in

Kopisch utilissima e comendabile

molte

parti,

forse radice da produr dolcissimi frutti in avvenire.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

637

San Renato Tailla>dier.


(li

Scopo

finale del

Poema. Lo scopo

quest'opera tanto nel suo tutto che nelle sue parti


strappare
i

di

viventi alla loro miseria e condurli alla fe-

licit.

Le spiegazioni della
senso
di

critica

questa

frase.

moderna ci danno il vero La Divina Comedia un quadro

della cristianit
al

ed un giudizio solenne delle generazioni


l'ordine spirituale
il

nome

della llosofia religiosa e politica del poeta. Coloro


e

che hanno violato


tuflati

temporale

sono

nell'Inferno;

Paradiso ed

il

Purgatorio appartiene
e la chiesa; e quello

a coloro che

hanno servito l'impero

Inferno, quel Purgatorio e quel Paradiso non sono soltanto


nelle regioni percorse dal sublime visionario,

ma

in

questo

mondo. L'Inferno a Roma sotto


niaci
alla
;

il

regime dei papi simofedeli

il

Paradiso nel cuore degli uomini rimasti

legge providenziale dell'impero ed alla legge pi alta


di

ancora
estasi,

Ges

Crocilsso.
gli

Nel maggiore slancio della sua


occhi su questo
rivolge

Dante ha sempre

mondo;

e dalla

soglia dei regni invisibili


la
il

si

alla terra

e apostrofa

cristianil;

il

suo poema diviene una predicazione. Ecco


quelli che nella
felicit.

senso

di

quelle parole scritte nella dedica a Caii Grande:


luUo stalo di miseria

huuovere
vita vivono e

presente
interpreun'al-

condurli allo stalo di


il

A questa

tazione data da Dante medesimo,


tra

Wegele ne aggiunge

che Dante non poteva manifestare. La divina Comedia,


lo storico tedesco, nel

secondo

mentre che una predicazione

del ghibellinismo ideale, contiene altres la esposizione sim-

bolica delle diverse fasi per le quali passata l'anima del poeta.

Questa storia spirituale


L'amore,
la

di

Dante

accennata

frammenti nelle sue produzioni anteriori, e quivi


completa.

la pittura

scienza,

la

politica,

la

religione

iianno occupato una


I

rapimenti

dopo l'altra quella sovrana intelligenza. d'amore risplendono nella Vita i\uova; la
il

scienza riempie

Convito;

la politica

il

soggetto

della
li

Monarchia, e
ca,

la

religione frammista a tutti quei soggetti

vivifica co' suoi raggi. Nella Divina

Comedia
una

religione, politi-

Ulosola,

amore, sono

riuniti

in

sintesi

armoniosa, e

questo elaborato che instinlivamente operavasi neiranima


di

Dante non era tampoco avvertito,

e toccava alla critica

il

638

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

porlo in evidenza; ci che

WiUe

piuto in un
ghieri

modo

di precisione magistrale. Il

nella primitiva
il

inspirazione
fasi

Wegele hanno adempoema d'Alli dunque nel tempo


ch'ebbe
il

stesso

quadro
il

delle

diverse

suo genio

percorse ed

giudizio della cristianit tutta intera, in

dell'ordine providenziale

costrutto

dal suo

pensiero.

nome Due

popolo innumerevole

divina Comedia. Attraverso un Dante rianima col suo soffio, in mezzo a quei dannati giganteschi, in mezzo a quei dolci

grandi

tipi

istruiscono

la

cui

penitenti che aspirano al cielo ed a quei mistici eletti che

nuotano nella luce increata, Virgilio e Beatrice dominano l'immenso quadro; e cos' Virgilio, cos' Beatrice! Tutti comentatori prima del secolo XIX rispondevano molto i vagamente essere Virgilio la ragione umana, Beatrice essere
la scienza

umana. Guardando pia dappresso a queste formolo


la critica

generiche, esse racchiudevano un senso preciso che

camino della vita, l' anno alesso in cui il gran giubileo raduna a Roma migliaia di pellegrini, l'anno in cui un nuovo secolo comincia, data prodel
pizia al simbolico pellegrinaggio,
il

moderna ha indovinato. A met

poeta

si

smarrito in

foresta di sinistro augurio; arriva al piede di


il

di cui

vertice

illuminato
di

dal sole,

una una montagna quando sta per

ascendere, contento

fuggire da quella landa desolata, ecco

improvvisamente una pantera agile, svelta, maculata, poi un leone terribile, indi una lupa famelica, dai fianchi magri ed
ansanti, che gli sbarran la strada e lo fanno indietreggiare
al basso.
lio,
il

Allora un uomo, un salvatore


di

si

presenta, ed Virgisi

poeta

Mantova, che per salvar Dante


la

offre

condurlo
del

versoi regni eterni. Quella pantera, quel leone, quella lupa

sono

la lussuria, l'orgoglio,

cupidigia,

tre

flagelli

cuore dell'uomo che hanno trascinato Dante fuori della via del bene, e sono pure le piaghe della cristianit corrotta.

Dante dipinge s medesimo dipingendo il suo secolo, e ritornando a Dio vuol ricondurvi anche il mondo cristiano
colla contemplazione dell'ordine providenziale.

Beatrice ha

mandalo

Virgilio

in

suo soccorso,

e Virgilio

comincia

la

guarigione che Beatrice compier pi tardi. Che cosa rappresentano dunque, ripetiamo, Virgilio, che cosa Beatrice? La
tradizione i>opolare faceva di Virgilio
il

primo do'negromantl...

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


li

639
...

sapienti

uno

dei precursori del cristianesimo

egli,

agli

occhi degli uomini del medio evo, era un intermediario tra


l'antico e
il nuovo mondo. Dante ritrae qualche cosa delle due tradizioni di cui ho parlato. Allorch la sua guida al

C. IX dell' Inferno gli racconta

che una volta gi disceso


incantesimi di Erisitone non

nel circolo di

Giuda merc

g'

diventava
cordo
di

il

Virgilio della leggenda popolare

unito al ri-

un episodio di Lucano? e il Virgilio precursore del Cristianesimo non apparisce forse ad ogni pagina dell'

Inferno e del Purgatorio?

Ma

questi richiami non bastano

al

poeta, e trasmuter la tradizione a suo senno per farnela

entrare nella

simmetria della

sua opera.

Il

Virgilio

della

divina Comedla soprattutto l'illustratore dell'impero Ro-

mano:
suoi

nato sotto Cesare ed

titoli agli

occhi dell'Alllghleri

ha cantato Augusto: ecco e v'ha di pi, che queli


:

poemi come

r impero che ha celebrato il Mantovano appare ne' suoi il compendio di tutta la storia di Roma. Il cantore di Augusto pure il celebratore del popolo romano
ed ha gloiilcato in versi im-

e de' suoi trionfanti destini

mortali quella nazione reale -

populum

late

regcm

nata
del

per governare l'universo. Tutta


Convilo
e del
.

la filosolia della storia


i

libro

de Monarchia ha

suol

fondamenti

ntV Eneide ..
il

Virgilio

adunque

il

teorico dell'impero,

rappresentante dell'ordine stabilito sulla terra dai decreti

divini. -

Vedete quale simmetria nella tessitura del poema!

Se
di

di Enea il rappresentante provvidenziale quaggi, avvi per Dante un'altra guida che gli rilever
il

cantore

l'ordine celeste, e da per tutto nella divina Comedla tro-

verete questo gran dualismo che abbraccia l'universo. Le

due
citt

citt

di

cui

parla

S.

Agostino sono incessantemente

presenti al pensier dell'autore; la citt di Dio rischiara la

dell'uomo, e Beatrice spiega Virgilio, e qui risconle

triamo

belle
I.'*

ricerche

re di Sassonia 8on certo coloro che han sparso pi viva luce sul personaggio di Beatrice Ozanam in estasi, come Dante
il

Giovanni

Di tutti

g' interpreti

d'Ozanam e del Ozanam e

re di Sassonia

medesimo, innanzi
in

a quel raggiante simbolo... Egli

mantiene
e

essa uniti
fa

il

carattere

umano od

il

carattere mistico,

ne

assistere a questa IrasGgurazione dell'amore... Beatrice

640

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

poi nel cemenlario del re Giovanni apparisce Uilta risplen-

dente

di luci

Ella l'amore ricondotto alla sua sorgente,


la

l'amor divino senza del quale tutta


lettera morta.
1

scienza dei dottori

passando per sua bocca acquistano una nuova virt. Ed in lai modo che Beatrice compie l'opera di Virgilio questi insegna l'ordine temporale, Beatrice l' ordine spirituale; il pi nobile dei
principj

delle scuole

poeti glorilca

diritti

dell'impero;

diritti

della

Chiesa

sono

glorificali

da un'anima che non

che amore: duplice

lezione inscritta in ogni pagina del

poema: l'Impero con-

sigliato dalla saggezza, la Chiesa inspirala dall' amore, ecco


il

sogno
-

di

Dante

(1).
:

Anselmi Domenico - Azzolini Pom- Boris^lti Giuseppe - Campagana Giacinto - Cicconi Liuig;i - Costa Paolo- Dionisi Gian Jacopo - Dolce Lodovico - Dupret Melchiorre Ferrucci L. Grisostomo - Giorgiui G. Battista - Gozzi Carlo - Marchetti Giovanni - Martini IH. - Mauro
Scrissero inoltre

peo

Benvog;liciiti Alberto

(IJ

II

Picchioni

trova

seguenti

concetti ed iraagini
l'

nella Sacra

Scrittura, alla quale vorrebbe cbe avesse pur attinto

AUighieri. - Valle

figura delle temporalit, alle quali Beatrice rimprovera


volto, ed

simbolica dei Profeti, ricettacolo di coloro cui piace ogni via non buona, il poeta d'essersi

ronomio, xxxu.

abbandonato in preda. - Salmo 83, 6. - Selva e valle - Deuto32, - Geremia, ii. 19-x\i. i;j.-Osea, ii. 1-2; Ezechiele, xx. 43.Usitatissima da' profeti la ligura delia vigna inselvatichita, degli amari suoi frutti a significare il disobbediente Israele. - Via diritta - Isaia, xxxv. 8.

Ges
pi

la via, la verit e la vita. Giov. xiv. 6.

Selva

amura che poco


1. -

morte:
11

mors,

quam amara

est

memoria

tua. Eccles. xli.


i.

In

pace amaritudo
Jer. u. 19. -

mea amurissima:

Isaia,

xxxvin. 17. - Reg.

xv,
il

32. -

Sole. Isaia, lx. 19. - Apoc, xxi. 23. 24; xxii.

5.

sole di

intelligenza che sorge e tramonta

per questo mondo,

splende

perenne
viii.

agli eletti e di eterna luce. - Colle e pietra.


13. xxviii. 16; 5Iath. xxi. 42;
x. 23;
1

Salmo
11

cxvii. 20;
iv.

Isaia,

Marc. xn.

9;

Act. Apos.

40; Lp.

ad Kom.

Pei.

II.

6. -

Lo studiarsi che facea

poeta smarrito nelle mon-

danit di sollevar l'anima alle cose divine, simboleggiato dal sacro Slune, Ja cui via e pietra del fondamento e il Verbo. - Le fiere da Geremia

minacciate al principi e guidatori del popolo che spezzarono 11 giogo e strapparono 11 freno, gli attraversano il cammino. - Il leone, Ger. v. 6;
Cant. IV.
8. -

La lonza,

il

pardo.

Cant.

vi. 8.

v.

6.

pigli la lonza, Isaia, xi. - Prov. xxi. 17. -

La lupa,

Jer. v. 6;

La corda onde Soph. m. 3;

Math.
LVl. 9.

VII.

15; Act. Ap. xx. 29.

Il

veltro, simbolo di vigilanza e di cu-

stodia, approprialo dipoi ai papi,

guardiani del gregge

di Cristo. - Isaia,

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

641

Domenico - Ulicara Clemente - Parenti Marc' Antonio Perez Fr. - Ponta Marco - Rossetti Gabriele -Scolari Filippo - Taverna Giuseppe - Vecchioni Carlo.

DEI SIMBOLI DELLA DIVINA

COMEDIA

Perazzi Luigi, di Viadana, Frigeri Innocenzo, Dir. del

Ginnasio di Viadana, Sui Smboli della Divina Comedia, La


Giovent, 1863, Voi.
Beatrice sarebbe
4.

N.

7.

p.

202-209.

la

rappresentazione dell'anima
ali

umana
o in

tendente

a Dio colle

dell'amore

e del

pensiero,
al

altri termini,

un simbolo dell'umanit tendente

supremo

suo

fine.

La teologia naturale
la

e la rivelazione paiono agli

autori comprese nel pensiero, per lo addentellato dell'una

verso l'altra e per


sola scienza.
glorificantesi
di farfalla. In
11

disposizione di

amendue

a fare una

Un simbolo analogo in Dio avremmo in

a Beatrice o dell'umanit

Psiche nascente con l'ali

Lucia l'umanit illuminata dalla rivelazione. primo vero innalza gli animi alla contemplazione di s,
e di s

rivelandosi ad essi, in quanto possibile


randoli. Lia e Rachele, oscuratasi fra
i

innamo-

gentili la primitiva

rivelazione, rappresenterebbero
Beatrice,

il

popolo ebreo. - Matilde e

quasi simbolo che ripiglia

anzi le amplifica, poich

le prime proporzioni da una contem{)lazione limitala o

dalle opere che l'accompagnano, si giunge ad una contemplazione purissima e ad operazioni compiute. - Virgilio,
il

simbolo

di

contemplazione, rappresentante l'umanit gencontinuata anche dopo


il

tilesca,

quasi
il

grande

riscatto. -

Catone,

simbolo dell'umanit sperante, sul confine direi


l'umanit peregrinante
parola
fine.

quasi dell'umanit redenta. Dante,

verso
Il

il

supremo suo
Giulio
lui

Prof.

Solitro

interpretando

la

gentile

suona come nobile meglio che il moderno leggiadro, argomentasi provare come nella Vergine, la donna
che secondo
gentile,
sia
dell'
Il

pi degnamente

rappresentala
in

la

nobilt

ori-

ginaria
creatura.

umana natura che


S.""

altra

qualsiasi

umana

IS'icola

JS'icolini
a.

contraddiceva a questa in464).


41

terpretazione {Borghini,
YoL.
II.

IL

p.

642

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

Giuseppe Giusti, Di Beatrice, Studi vari,


1863.
(p.

Le Monnier,

245-255.)

Delia figlia di Folco Dante fece un apoteosi, e mentre

faceva
carro.

rappresentare
Cristo

all'

animale binato,
Chiesa,

conducitore del

fondatore

della
la

volle

che Beatrice

sedutavi sopra significasse


di tutte le scienze,
il

scienza divina, ch' l'altissima


ci

come quella che


tutte.

conduce a conoscere
ltterale,

principio

delle cose
di Folco,

Nel senso

Beatrice

la figlia

amata dal poeta e morta giovinetta


il

sul fiore della bellezza e della leggiadria, lasciando

misero

amante
da tre

solo,

abbandonato

al vortice del

mondo

e che

dopo

dieci anni
fiere,

sapendolo smarrito In una selva, e combattuto

scende dal cielo nel Limbo per pregare Virgilio


Nel senso allegorico,
la

di soccorrerlo.

scienza divina che


l'

per volere della grazia illuminante soccorre


l'esperienza
alla

uomo caduto
il

nel vizio, accendendolo dell'amor del sapere,


delle cose

quale per
In

umane conduce

di

grado

grado
In se

contemplazione d'Iddo... Ella dunque riunisce

queste due qualit, di donna mortale amata dal poeta in vita, e di Essere beato e destinato da esso a rappresentara

un suo lavoro la divina scienza. Il Giusti ci mostra come mente d' un poeta un essere terreno assuma celesti qualit, come una cosa diventi un'idea, come la Beatrice Portinari, che con l' amore inspiratogli da giovinetta accese Dante dell'amore agli studi e della virt, diventi la
in

nella

scienza divina, che per volere d' Iddio, dalle misere brighe
del secolo ritrae
dell'
1'

uomo

alla investigazione

degli alti

fini

uomo,

alla

contemplazione

delle

divine

immutabili

verit.

DI Beatrice ne scrssero: Arri vabene Ferdinando. Biscioni Antonmaria - Dionisi Gian Jacopo - iMuxxi Luigi - Torri Alessandro.

Aguilhon Prof. Cesare,


(11

di

Monza,

Il

Catone d Dante,

Borghini, 1864, p. 457-467).

La 11.^ Cantica costrutta in morali virt, si risolve finalmente in quella libert ch' regno dello spirito sulla materia: il monte rappresenta la caduta e la riabilitazione
dell'umana natura, cio
il

libero arbitrio offeso

da colpa,

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


c reso

643

manco od merle,
si

e risanalo

da pena amaramente

bramata, e
risveglia

rintegrato nell'essere suo primo;


di

ne quelle
si

anime sentono
che
air
al
si

aver soddisfallo
libera volont

il

debito loro se non


soglia.

in esse

d miglior

Le

luci

richiarano in bassa spiaggia su in alto son ninfe in

porporino o regio ammanto, a significare che conferiscono

uomo

libera e vera signoria di s.

Dante stesso accede

monte cercando

libert, e sente di racquistarla di

mano

in

mano che

sale

d'uno

in altro girone, la

sicch all'ultimo,
s

pagato certo scotto d'arsura,


di quella mitria
altri

ricovera intera

che ha

e corona,

cio

ha quella balia

di s

che

di stato

o di beneficio per investitura e per segno di

parr bell'arte
balio

corona e di mitra. Essendo questo l'assunto della Cantica farci abbattere sin dal principio in Catone,
e re dei sette regni,
il

cui

libert, fa la protasi della Cantica stessa

dalla vita e dalla storia dei tipi


al
il

nome, antonomastico di Dante ritraeva che, meglio accomodando


. . .

dramma, servono principalmente


soggetto sia determinato da
la libert

all'idea

..

Quantunque

nome

storico T astrazione

patente. Giacch
libert

lodata
l'altre

morale che a tutte

da Catone adombra la fondamento, ed quella


di

stessa eh' oggetto del pellegrinaggio

Dante.

11

regno

dato a Catone allude


di tutte le

al freno
s

che

ei

tenne signorilmente

male cupidit,

che fu sempre padrone di s

e della

fortuna; domin le passioni

onde scaturiscono
gli

peccati puniti
gatorio,
a'

o purgati ne' sette regni


preposto;

o gironi del Pur data


la

quali

che insomma

signoria di regno in quel senso e in quel


stesso, cancellati
i

modo che Dante


di

sette

dalla fronte,

piglia di s mitra

e corona.

11

concetto di Dante come uno stillato


e
civile

sa-

pienza

storica

della

religione

naturale

della

teologia, ed fecondo in moralit.

Luhin ravvisa nel Catone di Dante il tipo del viva imagine di tutte le virt cittadine, dotato dei pi nobili e generosi sentimenti; che non vive
11

Prof.

vero

principe,

per

s,

ma

libert

pel bene dei cittadini e della patria, per la cui sempre disposto a dare anche la \\ldi. - Allegoria
Politica
nelle

Morale,
p.

EcclesiasUca,

due

prime

canliche,

69-74.

644

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

DEL VELTRO
Del \ellro allegorico
di
si rimane quantunque voglia il abbia seguito un Anonimo che scrisse si

disputato assai, n

battagliare.

VeUufello,
ci

il

primo,

Dionigi

che
vi

in

nel 1447,
bellina,
la

avvis

il

potente capo di tutta

la

lega ghi-

an grande

parte Bianca in

della Scala, Che pi VOlte aiut Toscana, ed al quale Dante indirizzava


poema, quasi per indicare che
auspici
il il

quella lettera famosa, eh' dedica del Paradiso, e insieme


dichiarazione
l'intero

dell'intero

poema
il il

sotto

gli

di

lui
il

veniva
Dionifii,
il

alla

luce.

Tennero per il Lombardi,


il

lo Scaligero

Venturi,

BiariioH,
il

Marchetti,
Picei,
il

Foscolo,
il

il

Costa,
il

Colelli,

Gioberti,

Gregoretti,
il

Bianchi,

Ruth,

campione pi poderoso,
di

Tommaseo.
di

Con molta dovizia


il

erudizione storica,
si

con argomentazioni stringenti che


ogni obbiezione,
il

talora

direbbe trionfare
vi raffigura

valoroso

Troya
il

(l)

invece

capo futuro dei ghibellini,


e
Borr/hi,

debellatore dei guelfi,


lui
il il

Lguccione della Faggola.


il

combattono con
st'

Balbo ed
resto
si

ultimo in tutto
Il

quantunque quetenga stetto sull' orme del

Marchetti.

Rocco, napolitano, vi scorge


e Gab. Pepe

eemburgo,
in

Arrigo d LuCastruceio Ca^fracane. - Altri

luogo di un eroe ghibellino, invocato dal poeta anelante ad una feroce vendetta, amarono meglio simboleggiare un pontefice di santi costumi, angelico, che si farebbe banditore di
(1]

una nuova era

di felicit e di pace. Il Ponta,

il

Del Veltro allegorico dei Ghibellini, con altri scritti intorno


Napoli, Tip. del Vaglio,
fece la

alla Divina Comedia,

1838
in

- Il

r esempio nel cercar che


elementi
storici

mente

del poeta

Troya mezzo a

ci

diede
gli

tutti
s

da

lui ricostruiti.

Pocbi scrittori penetrarono

ad-

dentro e con s vivo lume di critica in quel labirinto dantesco, in cui pedanti. La storia di sembrano destinati ad ismarrirsi i mediocri ed cui s'imbeve la finzione del poema e tutte le circostanze di cui s' intesi

sono

tempi e

la vita del

poeta e

le

vicissitudini del suo pensiero sono

esaminate con molta acutezza ed erudizione nel libro del Troya. Questo
lavoro,

tanto autorevole

per copia e squisitezza di storica dottrina era


dal
1826,

gi stato
edizione,

pubblicato

fin

Firenze,

Martini:

in

questa nuova

fu rifatto in pi parti dall' Autore,

e di molti importantissimi

documenti notevolmente arricchito.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


Retti,
il

645
(l)

De Cesare,

il

Giuliani,

il

P.

Marchese

salutarono

nel

veltro

Nicol Boceasini,
di

de' frali
col

Predicatori,
di
e,

che

salito

alla cattedra
le

Pietro

nome
il

Benedetto XI,
la cui

avea racceso
al dire del P.

pi luminose speranze,

merc,
sia

Marchese, confidavasi

poeta sarebbe vinta


il

finalmente l'insolenza del Bello. Quantunque

Minich

lunge dal vedervi raffigurato Benedetto XI, non accennando,

secondo

lui,

le

parole di Virgilio che un lontano avvenire,

pure

vi

avvisa anch' egli

un sommo

Pontefice, dalla cui


la

premozione
pressione

alla sedia di S. Pietro

attendeva Dante

re-

non potendo che la sola morale autorit combattere moralmente un peccato. Il Kospick vuole raffiguri il tipo fantastico nobilissimo del romano pontefice:
dell' avarizia,
il

Pessina, ed

il

Picchioni

(2),

un pontefice destinato
della
la

dalla

Provvidenza a trionfare della corruzione della Chiesa,


rigenerare
feltro,
la

societ cristiana,

provincia di Monte-

non caduta mai sotto

conquista longobardica,
bar-

della terra latina per eccellenza, pura d'ogni innesto


barico, con la missione di purificare
il

costume e
dal poeta

di

combatcardinali

tere l'ingordigia del clero.

Ed

il

Pessina ravvalora questa sua


ai

opinione con

la

lettera

indirizzata

nel 1314, perch avessero ad eleggere


pontificia.

un
di

italiano alla sedia

N questa interpretazione nuova, giacch F Autore


dopo
la

delle Chiose, pochi lustri

morte

Dante,

la

accenna
il

tra molte altre, poi

come

falsa la rigetta. -Il /?e//erman?i e

forlivese Bongiovanni, tenendosi sulle vestigia dell'Ottimo,


Betti Salvatore, Scritti vari, Lettera
vii

(1]

delle Dantesche, al

mar-

chese Cario Santacroce. Questa opinione era


Betti i\cU'

fino

dal 1845 esposta dal


In

Album

di

Roma
e col

e nel Lucifero
(

di Napoli.

un suo articolo

pubblicato nel Giornale Arcadico

Sett. 1842)

avea da prima tenuto con

Benvenuto da Imola

Landino che fosse Ges Cristo, opinione che grandissima vanit. - Giuliani P. Giambattista, Del Veltro alleijorico della Comedia (Modo di Comentare, ecc. Firenze, Le Mounier, p. 206-223). - Marchese P. Vincenzo, Del papa Angelico del Medio Evo e del Veltro allegorico della Divina Comedia Scritti varj, Firenze, Le Mounier 18oa. p.289-3n. (2) Pessina Enr., Del Veltro allegorico di Dante Allighieri (Dallo Spettatore Napolitano) Napoli, AgrcUi, 1857. - Picchioni L., Del Senso
disdisse, anzi die reput di poi
(

allegorico
recitate

pratico, e dei valicinii della Divina Comedia, Lezioni du4


di Basilea,
Basilea.

alla Societ accademica

Schwesghauser.

1857. (di pag. 107

640
si

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

armano di molle ragioni a francheggiare nelVellro il tipo fantastico ideale perfettissimo del Itlonarca di Dante,
quale egli
Io

ritrasse

principalmente

nel Convito

e nella

Monarchia. L'Avv. Giacomo Ferrari [Etriiria,

n. 329, 331,

1851)

vede che

la

qualit di Veltro Capitano, pot successivamente


il

dall'AUighieri attribuirsi a pi guerrieri. Gli parve, che

Veltro del primo canto dell'Inferno avesse una qualche cosa eW Urjuc rione della Faggiuola; che quello del e. xvii del

Paradiso di Can Grande della Scala; che il Messo di Dio del Purgatorio fosse lo stesso Veltro in generale, non ben sa se dell' Inferno o del Paradiso ; ma che Dante nascondere

voleva
profeta,

il

suo futuro campione sotto discordanti allegorie


taccia
di

per non esporsi con precise allusioni alla


eh' egli

falso

perci di questo enigma forte riserv lo

scioglimento
di

ai fatti,

ma

fatti si stettero muti.

-Agli occhi

Andrea di Volterra (1370) Feltro e Feltro non che una parola francese, dinotante l'ascelle del corpo umano;
il Veltro un Eroe che avr un gran cuore in petto. Marchese Azzolini vi scorge il progresso della civilt, da che la sola filosofia, posta in seggio nel mondo, po-

e per
Il

teva

abbattere
vivere:
il

gli

errori

la

prepotenza funesta
i'

dello

uman
il

Missirini bizzaramente

Aiiighier meultimi

desimo: W Landino,
Co. Torricelli
difl'usa
fin
si

V Imolese,

di

questi

giorni

fece caldissimo propugnatore dell'opi-

nione

ai

tempi del Boccaccio,


Chiesa non solo

e strana

da

lui
il

chiamata, che voleva significato


restauratore
della

nel Veltro

e Cristo,
umanit.

ma

dell'

meno singolare l'interpretazione dell'Arcangeli, la quale, come per avventura men nota, mi piace di riportare. - Il
Veltro, secondo
lui,

sarebbe Cino da Pistoja,


primi,

nutrito di

sapienza, amore

e virtute, \)evch

sapientissimo giureconsulto,
dei diritti
di

poeta d'amore
imperiali a

fra

virtuoso sostenitore
di

Roma, assessore
dall'

Lodovico Pio

Savoia,

mandato col

Imperatore e creatovi senatore; difensore


d'

acerrimo a Siena
strare, egli dice,

un decreto contro Roberto. Potrei moil

come

ghibellinismo dei dotti riducevasi


il

a difendere

il

diritto

imperiale contro

diritto

canonico

ck&

fin

dal secolo

XIII

avea preso molta preponderanza


tribunale supremo di

coir istituzione della Rota romana,

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

647
il

tutta cristianit. Quindi che Dante, non riconoscendo

vantaggio che Graziano rec all'wno e alV altro foro col suo Decreto, se la prende cogli ecclesiastici che pi stu-

diavano
di

le Decretali

che

le Scritture,
1'

e loda S.

Domenico
pi al

non affannarsi

dietro

Ostiense,

e di guardare
di

bene spirituale dell'anime che all'acquisto


potenza. La guerra dei
civilisti

temporale

coi canonisti

formulava nel

modo

pi netto

la

questione dell'impero e della Chiesa, e

Dante che avea veduto qual poco conto era da tenersi degli
Imperatori dopo che Arrigo avea
ai
s

malamente corrisposto

voti dei ghibellini, potea benissimo attaccarsi a Cino e

operare dalla sua

somma

sapienza e dal suo coraggio civile


Italia la

e dal credito eh' egli

avea grandissimo per tutta

conservazione del principio. E Cino era l'amico suo: era


laureato ed acclamato maestro di diritto

romano

a Bologna,

l'anno 1B14,
fuori la
il

pressoch all'epoca stessa che Dante mise


la

Monarchia,

pi vera dichiarazione,
dell'

come avverto
Comedia.
perseguitato
rfiorte.

medesimo Yillemain,
in vita

intimo senso

della

Cino era pur ghibellino ed esule,


dai Canonisti

come
di

lui:

come

lo

fu poi

dopo

Dante
in

doveva amarlo grandemente e crederlo


a sostenere cui vedeva
si

tanta importanza

colla dottrina e coli' eloquenza


la

un principio
che

salute d' Italia.

Che

se su questa supposizione
direi

richiedessero pi

minuti

particolari
al

Cynus,

come

egli slesso scriveva,

accenna

greco Cinos, del cane,

ambizioso ravvicinamento a Cane e Mastino ghibellini di Lombardia. Direi che non cib terra n peltro perch n ricco n potente; nacque d'umil condizione tra feltro e feltro, in povero panno, come significa appunto feltro in

Giovanni Villani: e quando ci non piacesse, non mi


di strano

si

dar

considerando quello che su ci hanno fantasticalo

tanti altri, se io dir


fra

che vuoisi significare ch'ei nascesse


i

monte e monte
la

ove
dal

gioghi dell'Appennino pistoiese, sua famiglia ebbe qualche possesso, come ricavasi
fra

nome ancor vivo

di

Rio di Cino, o Selvermino e


lui.

Manil

dromino da Mino

figlio di

F. Al. prof. Il veltro profetico dell'anno 1815 e 1800

D. V. del C. xxxii del Purgatorio riconosciuto in Napoleone

IH

Vittorio

Emanuele re

d'Italia,

ministri

di

funzione

048

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITMIANA.

Politica del Veltro sostanziale o formale

supremo
I

e vaticinato e II, Prato,

SOO anni fa nei versi


1860, in 8. gr.

dell' Allighierij

Sviluppo

Ne scrssero Di Cesare Giuseppe - Ferracci Luigi Grisostomo - Pascal Emilio - Pepe Guglielmo - Picei Giuseppe - Ponta HI. A. - Repetti Eni. - iStrocclii Dio:

nisio

Tommaseo

I%[.

Torricelli Fr.

DELLA MATELDA.
Anonimo, Matelda nella divina foresta della divina Comedia, Napoli, 1858.

Trevisan Gaetano, La Matelda di Dante, Firenze. (Album,


a.

XXV.
tip.

Distribuz. 31.)

Betti Salvatore,
1858.

La Matelda

della Divina Comedia,

Roma,
serie.)

Belle Arti. (Gior. Are. di

L'Anonimo
cuni
quali vogliono

napolitano,
gli

Roma, T. VI. Nuova combattendo l'opinione


altri

di

aK
i

comentatori, e tra

del Balbo
la

del Betti

scorgere nella Matelda


del papato,

famosa contessa
di

Matilde, sostenitrice
la

dichiara doversi in quel-

ravvisare Matilde,

moglie d'Arrigo l'Uccellatore, re

Germania, e madre d Ottone il grande. E tale interpretazione s'appoggerebbe, secondo lui, al concetto del poeta,
il

quale non pu aver voluto glorificare quella contessa

dell'impero e accrebbe il dominio temporale dei papi con una donazione, con una di quelle donazioni, d cui Dante stesso ebbe a riprovare il principio u Costantino: Ahi Costantln, di quanto mal fu

che fu avversaria tenacissima

maire, com'egli esclama nell'Inferno. E non gli pare inoltre

che

nel

momento
guelfe,

antipatie

del poema, in cui pi si palesano le Dante avrebbe scelto ad accompagnarlo

dinanzi alla celeste Beatrice l'amica ed alleata di Gregorio


VII;

mentre

al contrario la
al

madre

di Ottone, regina e santa,

conviene assai meglio


e

non disdice
il

disegno ghibellino del Purgatorio, neppure per le sue qualit al tipo che no

offerse
scritto

poeta. Opinione questa la quale trov appoggio nello


di

accennato

dremmo perch Dante

Gaetano Trevisani. - Veramente non veabbia voluto personificare una regina

cosi rimota da tutte le idee storiche e politiche del

poema

BIBLIOGRAFIA

DAMESGA

ITALIANA.

(49

per averla introdullrice alla visione della

somma

sapienza.

bella

Senza dire che questa leggiadra e fanlaslica Matelda, la pi ed eterea figura che appaia nella divina Comedia

perde della sua idealit a volerla per forza concretare in

un personaggio

storico.

sulle soglie del paradiso,

Non basta ch'ella ci si presenti come il passaggio dalla vita attiva


il

alla contemplativa, di cui essa risente

duplice ritlesso in

un medesimo
1860.
Il

tipo di bellezza?

LuBiN Antonio, La Matelda d Dante, Graz, Kienreich,

Lubin vuol vedervi


di

la B. Metilde,

monaca benedettina,
morta nel 1292. Di

nel convento

Helpede,

presso Eisleben, nella Sassonia

prussiana, sorella della B. Geltrude,

questo libro

io cosi

scriveva all'autore: Le rivelazioni di

quella B. Matelda mi parvero un vero gioiello di soavit.

Che care
dell' uflcio

fiorite

imagni,

quale amenit
la

di allegorie,

quale linguaggio di amore! mirabile poi


delle

simiglianza

due germane con quello


di

delle
s

donne
le

di

Dante.

Il

parlar

Matelda inonda e scalda


con che mattina
;

vergini
s

sorelle che pi e pi s'avvivano nell'ardor santo: e son


dolci le note del suo canto
leste
lo

sposo ceinterprete

che par donna innamorata


s

ella spiritale

de' salmi che canta e legge

da intendervi per entro cose

che a nessuno mai caddero in mente; ella conforlatrice di


quanti non sono amici della ventura;
ella ricca
il

di

buone

opere che sono

veri fiori

onde

s'allieta

mistico giardino

del Signore; mentre Gertrude, la sorella sua, solo de' suoi


begli occhi a veder vaga, e
l'altra

come l'una appaga

l'ovrare,

solo
si

il

vedere.

notevole

fu la

che mi parve sovra tutto Visione del monte della virt con qujella
ci
di pene,

Ma

simiglianza di riplani, con quelle virt che contrastano ai


vizii,

con quella conformit


ogni

con quel paradiso sulla che non


la-

cima del monte, e quella soavit


sciano d'operare
del Signore; in
lor arte

di augelletti

e infine con

quella vigna

somma,

io vi ci trovai

tanto lume di verit


s'

e nella variazion de' freschi mai onde e


deserto e
il

inghirlanda

il

monte verde, e
alla

in tante e tante altre

imaginl
incli-

belle fresche liorite, ch'io

ben volentieri mi sentirei


di lei

Dalo

ad adagiarmi

opinione^ tanto

almeno

650

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


e

Speciosa ed appariscente. - {Il libro della (jraza

delle

Rivelazioni di

S.

Metilde Vergine, monaca dell'ordine di San


di Dante

Benedetto, Colonia, 1657.)

MiNicn Salvatore Rafaelle, Sulla Matelda


Instituto) Venezia, Antonelli, 1862.
Il

Dissertazione (Estratto dal Voi. X. delle Memorie del Yenelo


chiaris. Rafaelle Minich, nella sessione
dell'I. R.

del

Luglio

1861

veneto Instituto, leggeva una sua memoria


di

intorno

alla

Matelda

recare

il

sunto

di Dante, della quale mi piace di che mi fu cortese l'Autore anche prima

della pubblicazione.

L' opinione del

Minich oltrech nuova


si

mi par
Egli
si

gentile, e forse quella che meglio

accosti al vero.

propose

di

studiarne

il

duplice senso

allegorico e

storico, dissentendo dalle opinioni finora ricevute, e sosti-

tuendovi quanto al significalo allegorico una spiegazione che gli sembra assai verisimile, e quanto al senso storico una semplice congettura, giacche il poeta medesimo non
diede alcun cenno onde
si

possano attingere

le

prove della

significazione letterale e slorica di Matelda.

Perci la

Mesi

moria divisa
dimostra che

in

quattro articoli, nel primo de' quali

la figura di

Matelda non potrebbe rappresentare,


la vita attiva;

siccome universalmente creduto,

n,

se-

condo

il

Buti, la dottrina della Chiesa Cattolica. - In altro


si

articolo

toccano

le

ragioni

principali,

per cui

non
sia

probabile che Dante abbia inteso di accennare storicamente


in

Matelda

verun

personaggio

di

questo

nome, che
tutti

celebre nella storia per nobili gesta o per santit di vita.

Nel terzo articolo


si

si

prova col riscontro

di

passi che
il

riferiscono
\Si

alla

Matelda dantesca,
nostri

ch'essa

simbolo

rappresentazione allegorica dell'Innocenza, ossia della

vita

innocente

de' primi
in

progenitori
articolo

nel

paradiso

terrestre. - Finalmente

un quarto
la

per rendere
il

qualche ragione dell'aver rAllighieri addottalo


storico di Matelda,
si
si

nome

propone
che
gli
il

congettura
di

qualora non
del Signore

creda desunto dalla significazione


di nobile

compagna

compagna,

viene da alcuni lessicografi

attribuito), che fosse questo

nome

di

un amica d'infanzia

di puerizia di Beatrice, della

quale fatta menzione nel

viii della Vita Innova che incomincia: Appresso ilpartin

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


di questa gentildonna

651
degli Angeli
ecc.

fu

piacere

del Signore

di chiamare alla sua gloria

una donna giovane,

Uno

dei passi pi notevoli da cui Iraluce l'inlerprelazione alle-

gorica

il

V.

70 del C. xxviii del Purgatorio:


ci

Tre passi
il

facea

'l

fiume lontani,

cui senso morale, fuorch dal Buti,

non fu mai avvertito


i

n compreso dai Comentatori, e significa

tre gradi della


si

penitenza, al pari dei tre scaglioni allegorici, su cui


side l'angelo guardiano al limitare del Purgatorio nel
di quella cantica.
a

asix

E
lei

il

18

Ottobre 1861 mi rescriveva:


conformi ad alcune

L'

avvertenze da

additate sono
si

delle

non poche osservazioni che


tutti
i

leggono nel mio scritto

onde provare che


alle figura

passi della divina Comedia relativi non meno che l'ufficio di questa vergine antesignana di Beatrice, si attemprano a confermare l'interpretazione da me proposta, la quale pone in rilievo
di

Matelda,

altri

luoghi rimasti finora oscuri ed

inesplicabili. Cos, a

cagion d' esempio, ne acquista evidente ed opportuna significazione la similitudine di Matelda in Proserpina in questo

ternario del G. xxviii del Purgatorio (v. 49-51):

Tu mi fai rimembrar dove e qual era Proserpina nel tempo che perdette
La madre
lei,

ed ella primavera.
I

Anco

le

immagini ed

colori adoperati

dal

poeta nelle
e gli
attri-

descrizioni e ne' concetti spettanti a Matelda,

buti che le

vengono assegnati

di vergine, bella,

pudica ed

amorosa sono del tutto convenienti all'Innocenza, che si dee credere in essa effigiata. Basti all' uopo citare mirabili
i

versi (52

seg.)

del

canto suddetto

che susseguono

al

ternario test riportato.

Come

si

volge, con le piante strette

donna che balli, E piede innanzi piede appena mette;


terra ed intra s,

Volsesi in su vermigli ed in su' gialli


Fioretti verso me, non altrimenti

Che vergine che

gli

occhi onesti avvalli.

Cosi

il

Minich, matematico distinto, conforta l'ausleril


fiori

dei pi severi studi coi

pi begli delle lettere, e

amo-

roso ritorna sovente al sacro poema, facendoci dono dello

sue sensale ed importanti

illustrazioni,

facendoci pur

652

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.


in

manifesto com'e sappia unire


stanti e cos dispari discipline.

eletto sodalizio

cos di-

11 Tommaseo ribatte l'opinione di quelli che voglion Matelda un nome ideale, una radice greca. Egli vede nella

signora di tanta e

bella parte d'Italia,

ed a cui molto
di tante
il

dovette la nostra
sioni alla chiesa,

civilt,

ma

non la donatrice meglio l'arra e come

posses-

preludio della

unit italiana.
pretto,

ma

Ned meraviglia che Dante, non ghibellino Bianco e nato guelfo, e guelfo sempre nell'anima,

onorasse ed ornasse di poetiche ghirlande Matelda, grande


in

ogni tempo, e nel decimo primo secolo pi grande ancora,

anzi

con

gentile

accorgimento

la

volesse collocata

nel

sommo del monte da che gli umani spiriti volano al cielo. E col Tommaseo consente pure l'egregio Yannucci^ che vede
nella conlessa, mirabile per coraggio e costanza, la Matelda

quasi santificata da Dante


rentina,
Ci X. p. 40
).

primi tempi della libert


(

fio-

G.

Vegni

Roma
si

pontificale per D. Luigi Tosti

La contessa Matilde e - La grande italienne,


il

Mathelde de Toscane, per Amde Rene, Paris, 1859) cos


esprime: sulla Matilde Dantesca, dopo
detto
a' d nostri,

tanto che ne

fu

niente rimane ad aggiungere,

ed

pur sempre questione da non venirne a capo. Se l'autorit


di tutti
i

comentatori da Pietro Allighieri sino

a'

moderni,

e certe ragioni di convenienza del chi

Lombardi

e dello Stroc-

toscana,

non possono farmi ritenere indubitabilmente la Matilde neppure gli argomenti che voglionsi trarre da
del poeta

principii politici
diarla,

saprebbero

muovermi
i

a ripu-

perch gran divario correva dai tempi di Matilde


ciechi sfoghi

a quelli di Dante, e perch questi, pi che


di parte,

amava
altri

la religione
il

e la giustizia,

come ne
s

die

prova solenne

in tutto

poema, onde non vedo

strano,

come ad
r
il

parve,

eh' egli

potesse onorare le religiose


de' cui fatti era ancor piena

e civili operosit di
Italia.
l'

una Donna,

Unico vero ed invincibile ostacolo nasce dal non


Allighieri, contro ci

averne

che usa con

altri,

contornalo

nome d'alcun

indizio che fosse d'aiuto

a distinguere la

persona,

ma

oltreci l'eguale difficolt milita per la Matilde

alemanna ultimamente proposta, n vorrei ammettere la madre di Ottone L a contendere dell'apoteosi poetica cou

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIASA.


di Bonifazio se prima
io

653

non fossi fatto ben certo la figlia che quella abbia mai gareggiato di rinomanza con questa. Chi poi non sapesse adattarsi a riconoscere storico quel personaggio, lo ritenga pure simbolico, quando non tema
di perdersi nell' intrigato labirinto delle

etimologie [Archivia

storico Ital. T. XIII. disp.

I.

1861).

Auf/usto de Gori vede

chiara l'identicit fra la Matilde storica e quella dantesca,

ponendo mente
tuttavia
di

alla popolarit

che Matilde
di

si

ebbe

a'

tempi

suoi e che perdurava a quelli

Dante,

ai

quali era pur

comune nel popolo toscano il nome battesimale Tessa derivato da Contessa, e derivante da quella contessa di cui si aveva santo concetto. E se le parole di
S.

Dionisone e quelle dell'epigrafe sepolcrale nella chiesa di

Benedetto

di Polirone,

rammentate dal Vegni, ritrovano


amore
xxviii. 43

un riscontro nella terzina.


Deh, bella Donna, eh'
Ti scaldi, s'
i'

a'

raggi

d'

vo' credere a' sembianti.

Che soglion esser testimon del core. Purg.

sembra che non manchi queir

indizio

della

persona che
il

r autore lamenta, e d'altronde, giustamente osserva

Tom-

maseo, che Dante leale e generoso com'era non poteva non amare il leale e generoso coraggio di quella donna

amata
non
serto
fa

e tremenda.
la storia

Il

Tosti che

di questi

ullimi

tempi

ne scrisse

sembra

sia del contrario avviso,

giacch

cenno

di

questa

quasi

apoteosi

della
il

sua eroina,
nobilissimo

n certo avrebbe obliato


di

di porle sul

capo

onore intessutole dal grande poeta. - B. Bianchi


la

vuole che

Matelda dantesca non

sia

che una pura idea.

Fasolo Frakcesco, Pensieri sopra la Divina Comcdia di Dante AUif/hieri, Napoli, Delken, 1863.
L' opera del Fasolo contiene
i

seguenti articoli

I."

ConLa

cetto artistico della Divina Comedia.-ll.^ La


III."

Le

tre Furie. - IV."

Il

donna Veglio del monte Ida.

gentile.

- V."

corda che cingeva Dante nel cerchio dei Sodomiti. - VI." Maometto, autore
di

scisma

o-di scandali. -VII." Pensieri sul

Canto

xii del Paradiso, e lo spirito profetico dell' ab.

Giovacchimo.

Tommaseo Nicol, Le Ascensioni

di Dante - Altezza della

654

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ITALIANA.

meta ecc. Riv. Coni. 1863, Gcn. p. ^(O.- Prontezza varia dei movimenti per infino alV estrema possibile rapidit, Id.Mar. 420.
Il

verso di Dante:

che

il

pie

non va preso uendo da male a bene memoria del passato.


pili

basso

alla lettera.
il

fermo sempre era il Ivi significa che ve-

desiderio sempre riposa sulla

Mauro Domenico,
Napoli, 1863.

Concetto e forma della divina Comedia,

Zamboni doti. prof. Filippo, Gli Ez Zellini, Dante


Il

e gli

Schiavi, Pensieri storici, e letterari, Firenze, Molini, 1865.


prof.

Zamboni

fa
di

a ricercare perch Dante sollela sorella del pi feroce

vasse

al cielo

Cunizza

nemico della chiesa, la mente, ed ei ne trova


Aprile 1265,

Romano, donna che

visse

troppo amorosa1

la

cagione nel famoso atto del

l'anno istesso e quasi lo stesso mese


lo slesso

in cui

nacque Dante,
col quale

mese

in

che nacque Beatrice,


tutti gli
Il

in

casa dell'alto e pi provetto suo amico. Guido Cavalcanti,


essa poneva in liberl snada che furono de' suoi fratelli.

uomini

di

ma-

poeta universale, dice


il

il

Zamboni, che

in se accolse
il

ogni civilt e tutto


lui

sapere

maggiore dei tempi slessi ed sapienza ; quel divino la cui mente rappresent tulio il mondo morale, ed a cui non manc mai retto giudizio del bello e del buono, beatificando nel cielo colai poetide' suoi tempi,

quale fu in

ca donna, fece

secondo

il

suo cuore e

il

suo intelletto.
di molti

Commosso

egli

allamente

alla condizione

esseri

miseramente fissi sopra solchi bagnati di servo sudore, ovvero che nelle opulentissime case pativano ogni ultima
miseria,

non potea non

glorificare quella

donna che avea


cio

tanti uomini, imagini di Dio, di servi tratti a liberiate,

^al
il

libero

passaggio della volont all'azione.

Oltre

ci

Zamboni d'opinione che la voce autorevole di Dante e di Guido suo conferisse pii che mai alla legge fermatasi
a Firenze nel 1289, con che vennero
afi'rancati
gli

schiavi

della

gleba,

gloria

tutta

eslusiva

dei

soli

nostri liberi

comuni che fenno r antiche leggi, e fu^on s civili, il prof. Zamboni dice di aver levato moltissime sue note di bellezze dantesche, qua l recate in queslo suo eruditissimo lavoro, da un suo Cemento estetico della Comedia.

BIBIIOGMFIA DANTESCA FRANCESE

Ampre
1839, V.
II.

J.,

Les Vision ont prpar avant


le

la div.

Comd.

Hist.

liner, de la France,
363.)

XII siede, Paris, Hachelle,

yoyage Dantesque.
in

La Grece, Rome,
J.

et Danle^

tudes litlraires, Paris, Didier, 1846, - Id. 1859 [Mein

Weg
von

Dante

's

Fusstapfen

Nach.

J Ampre

bearbilet

Theodor Hell, Dresden und Leipzig, Arnold, 1840.) Questo lavoro dell'Ampre fu da prima pubblicalo nella

Rcvue des deux Mondes 15 Nov. et 15 De. 1839 riprodotto nella Revue des Revues di Bruxelles, Nov, 1839: venne voltato in tedesco dal Cons. Winkler, sotto il pseudonimo
;

di

Teodoro Hell;
Il

ed

ia

Italiano

per B. de

G.,

Treviso,

Molena, 18 il. in errore


l'

nome

del

traduttore

Alemanno traeva
il

editore Scolari a credere opera originale ci che


francese.

non era che una versione dal

Anche

Le Mounier

pubblicava nel 1855 questa viaggio dantesco dell'Ampre,


reso italiano dal Martnetti-Cardoni, ravegnano, lieto di aver

potuto Dante.

il

primo

offrire

questo
il

lavoro

agli

affezionati

di

Ma

bene osservava

Vannucci

(Fase. XII. Rev. Enc.


alle

che

il

Martinelli

avrebbe potuto facilmente supplire

inesattezze ed alle ommissioni del viaggio di

Ampre, con-

sultando

le

osservazioni gi fatte da un

Anonimo [Giovanni
Treviso,

Mazzocchi,
1841
)

bolognese e stampate

dal Crescini di Padova,

e le

nuove osservazioni

dello stesso,

An-

dreola,

1845. - Le quali

lacune

e le

non poche mende


II

che mano mano s'incontrano furono pure poste in rilievo,


dal
S.""

Deltre,

nel Monitore

Toscano, 24 Sett. 1855. -

Martinetti al Yiagfjio dantesco aggiugncva nella sua versione


il

Dante

in

Ravenna, giovandosi, com'egli dice, delle mestorici

morie che pot avere dai cronisti e dagli


di Dante, cos

ravegnani

intorno al soggiorno dantesco alla corte Polentana. il

L'orme

Massarani

ne' suoi assennati e pregiatissimi

articoli sugli studi italiani in


28),

Francia [Crepuscolo, 1855. n.

ridivennero sacre

pei visitatori

che cercano nel bel

656
paese meglio
e
ai
la

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


l'istoria della civilt
il

che

il

pallore degli ulivi

fragranza dei cedri, e

dolio pellegrinaggio dell'Ampre

luoghi ricordati nella Comedia, l'assiduo amore posto a


traccia
del

ogni

poeta

nelle
asili

citt

in

cui

visse,

nelle

montagne ov'err,
in

negli

che

lo accolsero
si

ci valse

tenue mole un'erudizione preziosa che non


isteril

perde,

come

troppi nostri itinerarj in

Iriche

ma, come ha detto


l'ingegno

un

po' liberamente l'Autore,


si

coglie

in fragrante

del poeta nell'atto in cui


l'ideale. - V.

unisce alla realt per procreare


N.
3.

\annucc% Rivista Fir. A. I. Aroux Eugene, Vie et siede du Dante.


Dante hrtique, rvolutionaire et d'un catholique sur le moyen-ge,
L' hrsie

socialiste

Rv-

lations

Paris,

Renouard,

1834.

de

Dante
sur
les

dmontre par Francesca de

Rimini
1854.

et

coup
le

d' ceil

romans du Saint-Graal, no-

tamment sur

Tristan de Lonneis^ Imprimerle Romquet,

Preuves de V hrsie de Dante


re vers 1312 entre
les
(

et

d'une fusion ople

la

Massnie albigeoise,
le

Tempie
^

et

Gibelins

pour constituer

Franc-3Iaconnerie, Id.

Veggasi a pag. 632.)


Allfhieri,
Paris,

Artaud de Montor, Histoire de Dante


;

Le Clero et Cie, 1841 Paris, Levy, 1845. Giuseppe Mazzini nella Forein Quaterly Review
ne port questo giudizio.
di critico

di

Londra
degni
il

Senza discernimento od ombra


cita alla rinfusa
il

acume T Artaud

scrittori

di fede

ed inetti compilatori:

Filelfo,

il

Tiraboschi,

Muratori, fra Giovanni da Serravalle son tutto uno per

lui.

Da lungo tempo non ebbimo trovato un


gine
1)

libro (in 635 pa-

cos

spoglio

di

erudizione e

pieno
la

d'ampollosit
di

accademiche, di una tanta vanit sotto


e triviale.

maschera

una

ippocrita e bigotta modestia, cosi diffuso e confuso, oscuro

E un
lui

tal libro

l'alta e conscienziosa

produzione

venne proclamato in Francia come Dante ci di un dotto.


. .

appare

in

incompleto,

inconseguente,

debole,

iroso,

volubile, obbiettivo pi che subbieltivo, pieghevole al soffio


degli eventi, e

non fermo

a sfidarli e dirigerli, tutto a


S.'"

fram-

menti e multiforme ... La Storia di Dante del

Artaud

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


tl

6o7
si-

Montor, scrve

il"

Labtle,

concella con tuli' altro


la

sleina da quello con cui fu concetta

Vita di Dante

del

signor Balbo, alla quale di gran lunga in ogni parte inleriore.

Tu non

ritrovi pi quel
i

metodo semplice, conspicuo,


gli

che va spigolando
cheto

lesti

senza abbicarli, e
il

scioglie di

nel suo discorso;


cita tulio,
gli

Sig. Artaud, all'incontro,


di lunghi

non

isceglie,

e v'inserisce

frammenti da
senza troppo

qualunque mano

vengano, e cosi come vengono, senza


fonti,

troppo scrupoleggiare intorno alle


curarsi che cadano opportuni.
11

qual miscuglio e
di

ammas-

non annoiare. Tutto erve di pretesto all' autore per nominare alla rinfusa gli suoi colleghi, per intarsiarvi cose che non vi amici suoi, han niente a che fare, per moltiplicare nomi propri. Ognun

samento non

pu

far

alla

lunga

de' suoi faticosi

capitoli

rassomiglia
societ

ad una
di

confusa dis-

sertazione di qualche dotta


rilevale investigazioni,

provincia.

Alcune

molti curiosi testi,

alcuni estratti

prima non conosciuti, alcune nuove osservazioni vengono nullameno a compensarci dello spirito critico che vi manca, e rendono indispensabile questa bench poco metodica compilazione a coloro che fanno sludj intorno all'Allighieri. (Revue des deux Mondes, Biographes et Tradncteurs de
Dante. l.^Oct. 1841).
di

Anche

il

Massarani

la

dice un lavoro

troppe tarsie

[Cre-p. 1855, n. 25).

D'AuBiGNY Estelle, Premire epoque de


ilalienne. Dante,
(

la

litlraturc

Essai sur la littrature llalienne, p. 33 a

08) Paris, Treuttel e

S.

Wurtz, 1839. Bach George Henri, Thse de littrature sur Dante, et Thomas, de i tat de V me depiiis le jour de la mort,

jusqu' celui de jugement dernier, d'apres ces deux auleurs,

Kouen, Periaux, 1833. (Questo lavoro del Bach fu anche inserito nel Journal des Savants, Aoul, 1838.)

Gomme

coles de Paris,
nais le

tudi la thologic dans les en tait revenu thomiste. M. de Lamenconstate, aprs M. Ozanam: mais il ne fait pas assez
il

Dante avait

remarquer
si

l'

influence censidrable, qu' eul le maitre

sur

son iidle disciple.


tt

Un jeune

docteur, que

la

mort

est

venne
ce

nous
Voi., il.

ravir,
la

M. Georges Bach, a
Saint

fori bien traile


est,
i-i

sujct

davanl

Sorbonne.

Thomas

en

iogique,

C58
l'oracle dii

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.

bon

seiis, et

il

n'

y a giire, en celle panie, de

Mais aprs le logicien, que son imagination est feconde! avec quelle facilil se poursuivenl et se dveloppenl ses rves! qu' il va loin dans ces domaines du possihle, haiils, disent les logiciens, par de pures chimres! M.Bach dmontre parfaitemenl que si Dante n'a pas sembl, de son
la

prudence suprieure
coutez
le

sieniie.

Ihologien:

lemps,

trop lmraire,

mme

scription

des

lieux

invisibles,

pour un poele, dans sa dee' est qu' on n'aurail pu

Et

r accuser sans metlre en cause la thologie de salnl Thomas. Rome elle-mme ne 1' et pas fait sans Irembler. B. Haurau, lUuslration, 1835, n. 640. De Batines Colomb, Bibliografia Dantesca, ossia Catalogo
delle edizioni, traduzioni, codici manoscritti e comenli della

divina Comedia, traduzione italiana,

fatta sul Manoscritto


editr.
il

francese
p.
1.

dell' editore.
I.

Prato,

Tip. Aldina

Voi.

I.

1845. Yol.
il

p. 2,

finito di
di

stampare
il

xxx Giugno
1848.

1846.

Yol.

II,

tinilo

stampare

xxx Agosto
in

(Mori

Balines a 43 anni in Firenze

il

14 Gen.1855).
quattro parti;

Questo diligentissimo lavoro va diviso


la

prima comprende
la

la bibliografia

propriamente detta della


bibliografia

divina Comedia;
i

seconda

la bibliografia critica; la terza la

Conienti stampati;

l'ultima

manoscritta.
in

Il

Balines poco pratico del nostro idioma dettava

fran-

cese questi suoi annali bibliografici, che poi sul manoscritto

rendea

italiani

per

la

stampa Giovanni

Costantini.

Egli

ci

fa sapere,

come udendo
alla

le bellissime lezioni

che

il

Villemain
si

improvvisava
tisse

Sorbona sul nostro sovrano poeta

sen-

potentemente incuorato a questo suo lavoro, onde, a titolo di riconoscenza, glielo intitola, perch del bel frutto clto ne riconosce in lui il seme. E l' Italia debbe saper
alle tante accurate, pazienti,

ben grado
cerche
del

e coscienziose ri-

dotto
la

Visconte,
di

giacch

per

lui

solo

che

possiamo gloriarci
danteschi.

una esalta

bibliografia

degli

studii

Un

laborieux Frangais devenu Florentin par

amour de

Divine Comedie, M. Colomb de Balines, a t

l'un des plus zls ouvriers qui aient travaill celle reslauration de Dante: dantesque.
il

consacr sa vie une Bibliographie


Volpi, Torri, Picei, Fraticelli,

Pluscurs savans,

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.

G59

avarenl dj entrepris celle luche sans pouvoir Iriompher

des difticulls
russl.

qii' elle

pari quelques erreurs

prsente; M. Colomb de Balines y a signales par M. Charles

Witte dans son Iravail sur l' Otimo Comento, la Biblior/rafM dantesca de nolre compalriote est une oeuvre d' une valeur
ineslimable. - M.
le

vicomte Paul Colomb de Balines habilait


il

Florence depuis longues annes;


1855, entour de
1'

est

mori

le 14

janvier

eslime generale. La France doit un souet laborieux. qui a si

venir

l'homme modeste
1'
l'

Roulenu l'honneur de
savans de
est lo
Italie.

rudition fran^aise

dgnement au milieu des

monument de
d'

de mmoires et

Outre celle Bibliografia Dantesca, qui sa vie, il a publi un grand nombre ludes dans les Studii inediti su Dante
d4iu.x

(Florence 1846), ecc. - Saint-Ren Taillandier,Revue des

Mondes, \P Dee. 1856. BoissARD Ferjus, Dante rvolutionnaire


non hrtique, Bvlation sur
et
les

et socialiste

mai%

Rvlations de

M. Aroux,

dfense

d'

Ozanam,
di

Paris, Douniol, 1854.


il

Duplice apologia,
di nobil

in cui

Boissard

fa

prova non meno


-

animo che
Vie

assennala critica e varia dottrina.

Paravia,
CiiABANON,
9s

du Dante, avec une

notice detaillee,

de

Ouvraqps, Paris, Lacombe, 1773. De La Tom M. A, Laure, Beatrix

et

Fiammetta. E una
S.""

difesa di Dante, Petrarca e Boccaccio, intitolata al

Rosselli,

e pubblicala nella Bevue de Paris, Mag., 1834, pag. 233-243.

Delcluze e.
Paris,

J.,

Dante

Alifjhieri,

ou

la poesie

amoureuse,

Amyot, 1847. Voi. 2;


Dante
tait-il
)

Paris, Delahys, 1857.

hrtique? (Revue des deu\ Mondes,


Paris, Gosselin, 1837.

15 Fevr. 1834.
Vi ha

Florence

et ses vicissitudes.

un saggio sopra Dante dalla pag. 194 alla 203. Delomcle Cu., De poesie et de morale catholiques, Dante.
Rev. Indpendanle, 1-15 Jan. 18G3.

Drouilhet de SiGALAS Pail, De l art en Italie, Dante Com. Paris, Firmin DiUot, 1853, deux. odit. (Recata in italiano dal P, Marcellino da Civezza, (leAlli(fhieri et ia div.

nova, Slabil. lipog. ligustico, 1853.)


Il

barone

di

Sigalas appartiene a quel drappello di cri-

660
liei

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


entusiasti dell'arte esistiana, di cui
1'

dei pi ferventi
scritti

e pi infaticabili illustratori.
e

Ozanam fu-uno anzi agli


quasi poetica

dell'

Ozanam, a quella sua calda


la storia,

maniera d'interrogare
del

a quella

sua adorazione
nel

medio evo che sembra


solo,

essersi

inspiralo
di

concetto

non

ma

perfino nello stile

medesimo

questo libro.

Dante, come a centro dello spiritualismo cristiano,


in

che

annoda

s quanto d

l'

arte, la scienza,

la

fede nel ri-

sorgimento del mondo moderno, consecrato pertanto questo


lavoro, in cui l'autore svolge con calore di eloquenza le-

popea del pensiero cattolico


gli

in Italia nei secoli di


il

mezzo. Pi

esclusivo dello stesso Ozanam,

quale non obhli del tutto

elementi fecondatori discesi dall' antichit, esso non ripe-

te le origini della civilt

moderna, se non dal medio evo,

e nelle stirpi barbariche soltanto


dell'

vede

il

germe rinnovatore
nella
civilt
al

umanit.

L' arte
lui

stessa,

cos

splendida

pagana, da
la Grecia,

sconsiderata

depressa

paragone

di

quella che animossi col soffio del misticismo cristiano;

Roma

che pur ebbero espressione cos comin

piuta

del loro pensiero

relazione

agli

elementi

*tillora

conosciuti di civilt, trovano grazia agli occhi dell'Autore,


il

quale non vede nel moto della rinascenza che

la

morte

dell'arte in Italia, cos

come

il

principio della sua decadenza

nazionale.

Il

dantesca, in quanto compendia la

suo studio pertanto non risguarda che l'opera somma del sapere e delle
d'

credenze nel medio evo, consacrata dallo splendore


poesia inarrivabile.

una

Ed

egli

ne ricerca

le origini, e

ne segue

gli efftti e g' influssi posteriori, dalle

prime visioni monanella

stiche fino al Giudizio di Michelangelo, suggello alle inspirazioni ed alle preoccupazioni del
arte.

mondo soprannaturale

Quanto

al

culto rinato di Dante al secolo XYIII, questo

esce dall'ordine tracciato alle sue indagini,

ed estraneo
torni
in

a quel concetto spirituale dell' arto, a cui volto ogni suo


aifetto. L'

Autore anzi invoca che


il

l'

Italia

grado
la tra-

oggid di comprendere
dizione, quanto
la
all'

suo poeta e di continuare


d' affetto

intento religioso della poesia, e chiude

sua opera con un apostrofe piena

questo

paese, che ebbe gi missione di riscattare V intelletto

mo-

derno, e da cui,

come

nei secoli di mezzo, egli

augura che

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.

661

parla una nwova luce ad irradiare

l'

incerto occidente. La
il

parola ardente e simpatica dell'Autore e

profondo coninteresse,

vincimento che

si

palesa in tutto

il

libro gli

danno

non ostante l'angustia e l'esclusivit del concettot; e la effusione d' un animo commosso fa perdonare in lui la scarsit d'

una

critica, pi
Il

appassionata che nudrita

di

robusta

Massarani lo chiama volume che nasconde l'esilit dell' ossatura sotto


dottrina. dello 1855, n. 28. tillante
stile.

di fastosa estetica lo strascico scin-

Studi

Jtal. in

Francia,

Crepuscolo,

et Ghibellins,

Dumas Alexandre, Elude sur la Divine Comde, Guelfes (Revue des deux Mondes, 1 Mars 1836.) DuQUESNEL Amde, Etude sur la Divine Comde, V. la littratture

tudes philosophiqties sur


nisme.

avant

le

cliristia-

Revue Europenne

di Parigi, 1835, II,

212-228.
lii-

EsQUiROs Alphonse, Dante, Elude littraire, France


traire, 1834, xvi. 31-72).

Feller

F.

X. Dante Allighieri, poete Italien (1797). Nel

suo Dizionario storico.


Fauriel Cl. Dante, Revu des deux Mondes
1.

Oct. 1834.

Biographie de Dante, 1836. (Biografia

di

Dante, tradotta

neW Indicatore Lombardo da


balpino di Torino, 1838.)

G. B. Menini, 1835, e nel Sude la langue et de la ltlerala [acuite des lettres


in italiano

Dante,
.ture italiennes,

et les orifjines

Cours

fait

de Paris,

Paris,

Durand, 1854. (Recalo

per Girolimo Ar-

dizzone, Palermo, Russo e Comp. 1856).


Fauriel fu anch' egli un'accuratissimo biografo di Dante.
Nella tranquilla sua narrativa
calore,
si

desidera forse quel dolce


si

quel profumo di poesia che

svolge dalle pagine


si

del Balbo:

ma non

v' neppure l'insistente sforzo che

adopera ansioso ad ottundere, per paura della presente,


passioni di una remota et. Quello di che
il

le

Fauriel non parve

abbastanza compreso
si

il

gran concetto organizzatore che


in

celava sotto

la

veste ghibellina dei tempi. Se colle altre

opere minori avesse pigliato


la

esame

il

libro
gli

De Monarchia,
perch vi

vera e grande aspirazione

di

Dante,

sarebbe apparsa

superiore alle superstizioni

legali dell'epoca,

bens la cieca riverenza del passato,

e quella persuasione

662

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


la

cavalleresca che teneva infallibile


la

spada;

mn

vi

anche

coraggiosa tesi dell'indipendenza del potere

civile, e l'al-

tissima e nuova idea di una politica cui l'accentramento uni-

versale di tutte le forze deve esser mezzo a promuovere


della civilt, la potenza intellettiva di tutto
il

l'utile

genere umano.

valse nelle questioni di sentimento al Fauriel l'acume critico


e la sapienza, quanto ad altri l'intelletto d'amore.
di quella

gentile psicologia amorosa


e cavaliero

eh'

la

Vita

E per Nuova,
il

del Dante amatore


terpreti pi felici,

che

vi respira,
i

furono ininiziati,

non che

il

Quinet,
-

minori
Il

Sigalas e

il

Lafayette.
il

Massarani

Fauriel, l'amico

del Manzoni,
di

traduttore delle sue tragedie e dei Profughi


1'

Parga del Berchet,

appassionato della lingua e delia

letteratura italiana, quell'uomo

si acutamente ed ingegnosamente erudito, nei due anni 1833 e 1834 dalla cattedra

di letteratura straniera al Collegio di Francia,

prendeva a
lingua,
fatta
Il

subbietto delle sue lezioni


e

le

origini della nostra

la divina

Comedia.

Ma

la

postuma pubblicazione' fu
di

sopra appunti imperfetti per opera del Sig. Giulio Mohl.

primo volume comprende


torno alle

dieci lezioni

prolegomeni inallo

vicende

letterarie

della

divina Comedia,

stato politico dell' Italia, ai tempi danteschi, alla costituzione


delle repubbliche italiane, alla costituzione di Firenze, alla

vita di Dante, ai trovatori provenzali in Italia, all'influenza


di quella lor poesia tra noi, alla poesia cavalleresca italiana,

divisa

in siciliana

bolognese,

e parecchi
si

frammenti

di
le

esposizione della divina Comedia, ne' quali


facolt intellettuali di Dante, l'idea del

esaminano

poema

sacro, l'unit
pei

religiosa

deW Inferno,
di

il

motivo e

il

fine

del viaggio

tre regni, gli episodii di Francesca, di Ugolino, di Sordello,

mangiatori
la

suppe sulle sepolture degli uccisi per


dei consorti.
Il

fuggire

vendetta

Crepuscolo,

dopo

di

averne fatta un'accuratissima


e

analisi,

conchiude: Certo da
lui

venti anni in qua gli studi danteschi hanno assai progredito,


il

meglio dei concetti dell'insigne francese fu o da


e messo
in giro

stesso esposto in parziali pubblicazioni, o raccolto alle site


lezioni,

di

che n gran novit ne gran profondit

da monelieri pi o meno onesti, vi si pu pre-

tendere. Eppure certe parti sono bene toccate e l'ingegno

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA FRANCESE.

663

del rritico spicca vivissimo q alcuni


[).

luoghi. - Crepuscolo,

12i. -

Tandis que T
inspirations

Italie

cherce dans ces ludes (danla

teschi)

des

patrioliques,

France

avec M.
annes

Fauriet, et M. Villeniain, y dploye sa nettel d'esprit, son

gut de
Vita

la

beante

litlraire...

Fouriel

deux ou

trois

aprs M. Witte, dans son cours de 1833, a soumis ausai la

Nuova

et le

Convito

sa judicieuse

critique,

mais

Fauriel s'atlache surtout


lectuelle

trouver

la

prparation inlel-

du pote.

S'

il

ne s'agii que de draler dans ces

onvrages la nature complexe de l'inspiration d'Alighieri, son mlange d'enthousiasme et de subtilit,ces combinaisons gomtriques, astronomiques, sitrangementassociesaux exlases de l'amour, iln'y arien ajouter

aux dissertations de
et

Fauriel. -Saint-Uene Taillandier.-\. C)'epw5Co/o, 1855. p. 124.

Feriault F. Rimes de Dante, Sonnets, Canzones


Traducton, Paris, Lecou, 1854.

Ballades,

FoucHER DE Careil
Barthlemy.)

Dante

et

son Poeme, Paris, Didier,

18G4. (Forma parte delle Conferences Litteraires de la Salle

GiNGUEM^, ides prliminaires sur la div. Comdie. - Pian


rjnral

du Pome

Invention - Sources o

le

Dante a ()u

puiser - Analyse de chaque cantique. (Hist.


Paris,

littr. d'Italie,
II.

Michaud, 1811. Voi.

I.

480-492. Voi.

1. 266.)

Le opinioni del Ginguen furono prese ad esame da M. A. Parenti, V. Memorie di Modena, III. 75-138; lY. 275-301;
VI. 263-289.

GoujET
francaise, ou
1755, VII. 294.)

Giudizio letterario sopra Dante [Bibliotfique


[list.

Hit,

de la France, Paris, Guerin Delatour,

Klagzko
l5iNov.l854.)

Dante

et

la critique

moderne. (Revue cont.


a Bordeaux) Dino

Hillebrand Carl,
Compagni, Etude

(ted. prof, di Letterat.

iislorique et littraire

sur Vpoque de Dante, in


epico dissertatio,

8.^ di p. XYI-439, Paris, Durand, Bordeaux, Gounouilhon, 1861.

De sacro opud Christianos Carmine


Labitte
Gii.

seu Dantis, Millonis, hopstockii poetarum collatio, Parigi, 1861.

La
l

divine Comdie avant Dante. (Revue des

deux Mondes,

Sept. 1842 - Oeuvres

de Dante Alighieri,

Paris, Charpentier, 1843.)

664

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.

La divina Comedia prima


coi titoli seguenti
:

di

I.

L'Antichit

Dante contiene otto articoli - Er l'Armeno - Tespesio;;

La Bibbia. IL Prime
Trajano
seo
11
;

visioni cristiane. Il

Carpo

Saturo

Perpetua; - Cristina. IH.


in

soldato di S. Gregorio

Magno;

Cielo;Salvi. lY.

Pellegrini di S. Macario.; - Santo Fur-

San

risuscitato di S. Bonifazio
Il

Wetino. Y.
Carlo
il

Gontramo;-Dritelmo inglese ;-Dagoberto; - Carlomagno; prete degli annali di S. Bertino; - Bernoldo;di


;

Sogno

Grosso. -

Il

Finimondo. YI.
Gregorio YII
;

Yiaggio di
-

S.

Bren-

dano;

Sermone
i

di

Frate Alberico;

Caverna
tesco per
di

di S. Patrizio; -

Timarione YII. Dominio del grot; ;

Trovieri; ;

Houdan

Adamo di Ross - Rutebeuf - Raolo Novelle in versi. YIII. Dipinti e sculture; -

Mistero rappresentato a Firenze; - Tesorelto del Latini; -

Dante; - Conchiusione.
Labitte Ch. Biofjraphes
et

traducleurs de Dante. (Revue

des deux Mondes,

1.'^

Oct. 1841. - Articolo tradotto dal Toc-

cagni, ed inserito nella Rivista Europea, 1845, p. 102-134.

Lafayette de Calemard Charles, Dante, Michel-Ange,


et Macliiavel, Paris, Didier,

1832.
gio-

una monografa dettata con quella ridondanza


venile, che sgorga spontanea da

un cuore appassionato, e
bisogno

pi d' un saggio poetico


di

che pare strappato dal

quand'anche inadequatamente, un'emozione profondamente sentita. Massarani, Crepuscolo, 185S, p. 443.


rendere,

LamenpsAis
les ojuvres

F.,

Introduction sur la vie,

les

doctrines et

de Dante, Paris,
p.
I.

Paulin

et le Chevalier,

1855.

(La Divine Coni. Enfer.


L'

xxiv).
:

introduzione divisa in otto capitoli


della storia del
a' nostri
;

nel

primo

ci fa

in altri due ne parla di Dante due che seguono delle sue dottrine filosofiche e politiche; negli ultimi tre ci tesse un esposizione del poema nel suo significato generale e nelle su parti. - Il Lamennais fa come certi storici, che credono

uno schizzo romano fno

mondo
;

dalla caduta dell'impero

giorni

e delle sue opere

ne'

di darti

un concetto

filosofico della storia,

scrivendo capi-

toli della religione, delle istituzioni,

delle arti, delle scienze


far
fatti

ecc.,

non comprendendo che questi elementi debbono

parte della narrazione e comparire nel seno stesso dei

. .

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


in

665
e mossi
:

reciprocanza di azione, a volta a volta motori


Cos

questo astrarti dall'azione un cavarli fuori


della storia, e ridurli a nudi concetti.
il

della vita o

Lamennais,

volendo spiegarci

la

poesia dantesca, in luogo di riprodurre

come come
softo

critica quella

immagine che

il

poeta

ha dato fuori
con un
reli-

arte,

comincia

dall' annullarla, dal dissolvere

quella

magnifica creazione

in

elementi sparsi,

gione, politica, morale, filosofia, avvenimenti, ecc. Egli

non

ha preso

la

penna dopo

letto, e

caldo ancora della lettura....


ci

invece di un' esposizione animata e drammatica,


dissertazioni dichiarative.

ha dato

Nondimeno questa
essi

sorta di lavori

han.no pure la loro utilit:

servono immediatamente
sui quali dev'esser

air intelligenza del poema, e per indiretto giovano pure alla


critica,

raccogliendo e fermando
Il

fatti,

fondata ...

Lamennais

vi si

messo senza avere chiara


inutilmente,

innanzi una concezione qualsiasi dell' unit dantesca. Quindi


egli

procede a tentoni, alcune parti tratta


;

trattate gi, e bene, da altri

alcune questioni

importane

tissime risolve con un

e no, con leggerezza;

quando
.
.

talora mostra di voler dire alcuna cosa di nuovo,

mentre noi*

guardiamo quel pezzo di cielo, gi ci si oscura dinanzi Le quistioni intorno a Dante rimangono le stesse: il Lamennais vi passato, e non vi ha lasciato alcuna orma Nel capitolo primo e nel quarto e nel quinto vediamo qualche nuovo orizzonte: lo stile pi colorito e animato. Se non che l' autore vi si posto con certe preoccupazioni, guardando pi a' nostri tempi che a Dante. Nella civilt moderna entra come fattore il soio elemento cattolico ed il germanico, o anche l'elemento latino? Il cattolicisrao pu stare con la libert? Il papato stato favorevole alla
.

libert italiana? Onistioni gravissime senza dubbio,


la

ma

qui

divina Comedia non pi

il

principale,

ma

un'occasione,

il Lamennais per gitlare prima di morire la sua ultima parola nelle appassionate discussioni che si agi-

di cui si vale

tano che

al

presente.

Ed essendo
alla

quistioni

incidenti,

non
di

meraviglia eh' elle non sieno trattate in quel


toglie

modo

definitivo

l'adito

replica:

sono piuttosto sfoghi

animo indegnato contro il tristo presente, che ragionamenti fatti con uno scopo serio ... Ma se al suo lavoro manca

666

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


ci fa

quel vedere da allo e da lungi, che

addenlrare

In

un

soggetto ad afferrarne tutte

le parli vive,

non

vi desideri

mai alcuna dote esterna


dore ...
esposto
I

di stile, chiarezza, efficacia, splen-

tre ultimi suoi capitoli

non possono essere


cantiche.
Il

non

sono che un sommario


innanzi,

delle

tre

contenuto

riapparire
"capitoli
di

come semplice fatto, che dovrebbe ora come fatto poetico, dimenticalo: quei cinque gli come se non fossero: egli rifa un simulacro
gittando osservazioni suU' immortalila
sulla predestinazione

parte generale,

dell'anima, suH' eternit delle pene,


ecc.,

che non hanno alcun legame col rimanente, n alcuna


il

applicazione, \iene

sommario, cio

a dire,

una esposizione

analitica delle tre cantiche.

Che cosa

questa ? Senza una

concezione del poema e di ciascuna cantica altro che vaga


e confusa,
critico

senza
il

un centro
indifferenti

ed un punto di partenza,
trasanda
o poco notabili,
Il

il

segue

poeta passo passo:

alcune cose
si

che

gli

sembrano
gli

ferma a
si

certe altre che

paiono belle ...

Lamennais
il

affida

alla squisitezza del

suo sentire ed

alla finezza del

suo gusto.
disegno

Ecco

in

che
si

modo

procede. Fatto in pochi tratti

del luogo,

gitta appresso al poeta, e via innanzi, narrando,

compendiando. In questo rapido sunto, dove trovi di necessit molle lacune, quando si avviene in qualche cosa che
lo tira a s, si arresta
il

come invaghito,

e riferisce per intero

luogo. Poi tutto caldo

della impressione ricevuta,

esce

in esclamazioni ammirative, gittando

qua

osservazioni delicatissime, che sono la


il

un tesoro di parte nuova di tutto


e l
le>s

lavoro

Fr. De Sanctis,
et

il

Cimento, 15 Luglio 1855.


Ecolea

Leclerg Yict., Dante


de la

Slger de Brabant, ou

me

du Fouarre au

XIU

siede, Dbats 11 et 20

Aout

1843. - Histoire littraire de la France, XXI, 105 et suiv.

Dante arrivait dans cette ville (di Parigi), l' immagipleine de 1' clat que venali de rpandre sur les chaires parisiennes un enfant de l'Italie, saint Thomas d' Aquin, et que continuait un de ses plus fameux disciples, Sigier de Brabant, physionomie originale retrouve par l'rudition moderne et qui exerga une attraction singulire sur le genie bardi du Dante - Rathery - Le sapienti ricerche di Vittore Ledere, decano della facolt delle lettere, provano

nation

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE,

667

che

il

nome

di Sigieri,

per arditezza d'insegnamento caduto

sospetto d'eresia, e che,

come

dice

il

poeta, leggendo nel vico

degli strami sillogizz invidiosi veri

non per senza lasciare


sapere
il

orma

di s nella storia delle scienze. Inoltre ci fa

me-

desimo Ledere che gl'insegnamenti e le opere di questi) professore menavano grande rumore tra i sapienti di quel tempo; conciossiach
essa,
di in

quand' altro non fosse,

non mai l'istoria degli uomini volgari, anzi si congiunge sempre ad un nome

alcun rilievo.
molti

Ora

il

Ledere trov

la storia

di

Sigieri

comentari
riferita

manoscritti

della div. Comedia.

Anzi,
cita

come cosa

da uno

di tai antichi comentatori,

una singolare visione del filosofo. - Uno dei discepoli di Sigieri, ch'era morto, in una notte gli apparve, narrandogli le sofferenze ch'ei durava; il quale per accertarlo della
verit
lasci
di

sua apparizione,

gli

prese

la

mano

e sopra
fronte,

vi
la

scorrere

una goccia del sudor della sua


era,
;

quale,

come cocente che

dettegli

cosiffatto dolore,

da

risvegliarsene

in un attimo onde abbandonati gli studi, divenne un santo amico di Dio. - Droiiilhet de Sigalas.-

Le Normant, Lecons sur Dante dans


moderne, Paris, 1839.

le

cours

d' histoire

Magniek Edmond, Dante


ronn par r Accademie
d'

et le

moyen-ge, ouvrage, couimpri-

Arras, Boulogne-sur-Mer,

mere Aigre, 1859; Paris, Blriot, 1860.

uno
di

studio
in

paziente e sincero, premiato


letterario.
il

dall'

Accad.

\m concorso ravvisando in Dante che


Arras

Il

giovine autore, non


il

gran pensatore e
e concentra

gran poeta
tutti
i

ne racconta sobriamente
sfarzi nel giudizio del

la vita,

suoi

pensatore appunto e del poeta. Egli

fmmira

le bellezze

impareggiabili della divina Comedia,


le

ma

osa rilevarne, e non senza acume


inseparabili da ogni cosa

imperfezioni e

le

mende
lo

umana comech grande.

Ei d la

palma

alla cantica

del Paradiso,

confessando per che

Inferno rimarr sempre letterariamente pi popolare. - L'Ab.


Robitaille ne portava

questo giudizio nella seduta del 25


di

Agosto 1858
il

dell'

Accad.

Arras
les

Dante sous ce

titre

contient l'tude de toutes


la

connaissances humaines

dans

serie

des sicles antrieurs

au XIII siede et de

leur influence sur les sicles suivanls.

Orthodoxe par con-

668
viiiclion,

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.

Dante n'est pas d'une exaclilude rigoureuse dans son langage mais il n'a rien de coni un avec ies proteslants
;

Ics injures con ire le papaut. Sa philosophie un cltisme chrticn forme des doctrines platoniciennes reprsentes par S. Bonaventure et de celles d' Aristote
si

ce

n'est

est

reproduites par
qui

S.Thomas

d'

Aquin. De qualorze idimes

en Italie, il a compose la douce et la plus harmonieuse du monde d'alors, en sorte que la linguistique lu doit plus qu' Ptrarque lui-mme. Gomme pote, on peut le piacer aprs

regnaient
la

de son temps

langue

plus

Homre, Yirgile
il

et Milton.

Il

n'est pas

un

historien national,

de prjugs et d'esprit de vengeange pour crire l'histoire avec impartialit, a plus forte raison ne
avait trop

Irouvera-t-on pas dans


a varie
selon

ses

ceuvres

un

essai

d' histoire

universelle-dont l'ide n'a surgi que plus tard. Sa politique


Ies

temps, Ies circostances et ses intrts

personnels, son influence a souvent t dsastreuse a point

de vue

moral et religieux, cause de sa baine contre

plusieurs souverains pontifes, mais avec Ies grands

hommes

du XIII siede,
Bonaventure,
tre rgard
il

et

en particulier avec saint Thomas et saint

donne
le

le signal

des fortes tudes et doit


la

comme

point

de depart de

renaissance

qu'il fa ut par consequent reculer de

deux sicles. Ajoutez tous ces titres celui de docteur de Sorbona et celui de docteur en medicine et vous aurez l'ide de cet homme vritablement tonnant Une rudion vaste, souvent sre
.
.

et qu'

il

est difficile

de croire partout de seconde main, des


solidement
motivs,

aperQus

larges,

des jugements

des

appreciations sages des

hommes

et des choses,

une entire

indpendance de caractre, une grande impartialit mme vis- vis de son hros, des vues droites, des sentiments conle rapport moral religieux et polibeaucoup de verve et d'entrait voil ce qui frappe le lcleur attenif. L'auteur donne des preuves d'une haute capacit intelectuelle et d' une brillante imagina-

stamment louables sous

tique, exprims avec

lion.
Ies
la

Il fera, s'il le veut, un livre, remarquable, mme aprs nombreux trauvaux de ses illustres devanciers. Aussi Commission considrant la valeur intrusque du mmoi-

re, le

vaste savoir de l'auteur, ses vues profondes et son

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


coup-d'fleil sur,
et

669

domande pour
>>

lui

une mention honorahlc


nato nel 1723,

une mdaille d'or.

M BRIAN

Jou. Beun.

di famiglia Basileense,

morto a Berlino nel 1807 parroco prot. e presid. concisi.) Origing de la poesie iUillenne du \IY siede, Science du Dante. Questa memoria letta all'Accademia di Berlino venne
inserita nelle iSouveaiix
fu poi tradotta dal

Mtmoires, Berlino,
o pubblicata

Dicker, 1786;

PoUdor

da Romualdo Zotti

nel voi. lY

della

sua ediz. della divina Comedia, Londra,

Zotti, 1806-07.

MoNGis

J.

A.

Vie

de

Dante

Alirjhieri,

Paris,

Barba et

Fourne, 1839.

siede,

OzANAM A. F., Les potes franciscains en avec un choise des petites fteurs de

Italie

au XIII
Francois

saint

traduilcs de V Italien, suivies de recherches nouvelles sur les

sources potiques de la divine Comdie, Paris, Ragon, 1859,


trois. edit.

(Tradotta in tedesco dal D.'^Jw/m^, Mnster, 1855.)


et la pliilosophie

Dante

catholique au trcizieme siede.

Paris, Perisse frre, 181^9 - Id.,


et

Nouvdle

editon,

corrige

augmente, suivie de recherches nouvelles sur


italiana dal Molinelli,
Pistoia,

les

sources

potiques de la divine Comdie, Paris, LecolTre et Cie, 1845.

(Resa

Milano, Tip. Classici, 1841; e

dallo Scandifili,

Gino,

1844

voltala

in

tedesco,

Munster Deifors, 1844).

Ozanam amava
Il

l'Italia

ov'era nato.
di

Egli
il

la

visit

parecchie volte:
dell'incivilimento
iniino al XIII.

suo disegno era


delle

seguire
dal

progresso
per

lettere in Italia

Y
si

secolo

Nelle note del suo corso che

riferiscono

a questo vasto subbietto, egli comincia dall'arrivo dei Goti


in

Italia: le

opere
la

di

Boezio, gli scritti di S. Gregorio

vi

sono analizzati,

vita di questo

gran papa
italiani,

ci

narrala.

Dopo
gli

racconti storici sui

comuni
la

sarebbero venuti
dei Francescani,
di

scritti

che furon pubblicati,


su

le

poesie

e l'opera

Dante, perch
al

maestosa figura

Dante

dovea apparire
in

sommo

dell'edilzio,

come

quelle ligure

di santi e di profeti

che formano
si
))

alla chiesa di S.

Giovanni
s

Laterano

una corona
di

magnifica e spiccano
-

nobil-

mente

nel cielo

Roma.

Ampre.

Il

S.""

Ozanam
altro

ha

consideralo Dante da

una parie speciale;

egli

non

670
vide
in

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


lui

che

il

filosofo,

il

discepolo di S.

Tomaso;

egli

ha

ricoslrutlo, con
si

grande sussidio
il

di erudizione e di lesti,
dell'

quel ch'ei

pensava essere

sistema

AUighieri. Gi

un chiaro professore il Sig. Bach, rapito ancor giovine alla scienza, aveva, in un opuscolo poco divulgato, prelibato
questo punto curioso, e notato
la
i

riscontri pi evidenti fra


il

Somma
fece

e la Divina Comedia, onde

Sig.

Ozanam

altro

non
in

che svolgere con maggior ampiezza e solennit

l'argomento.

Ognun vede ci che d'arbitrario esser vi dee un metodo che scempia cos'i pensatamente un'^uomo, e vuole di tutta forza trovare unicamente un filosofo sotto un poeta. Spesso gli asserti di Dante sono ondeggianti, poetici, e il signor Ozanam, riempiendo vacui, li riduce
i

a forni ole

di

rigore,

tanto che se l'antico AUighieri po-

tesse ancora ritornar dall' inferno,

come

le

femminette di
lo meno modo aml' Ozanam

Ravennaidicevano,
troverebbe

egli assai difficilmente forse riconosce-

rebbe s stesso nell'opera del Sig. Ozanam, o per


ci
il

suo saper
-

filosofico in singoiar

pliato e raffermato.

Labilte. -

A buon
Evo
la

diritto

personific la filosofia del Medio


sti

in Dante,
filosofia

siccome queantica.

avea personiTicato

in

Virgilio

Pi
;

dotto e pi sincero interprete potevasi difficilmente trovare


nel pieno convincimento
col

del suo soggetto

egli

comprende
11

medesimo amore

il

poeta ed

il

filosofo.

suo

stile

grave ed animato risponde


esprime.
-

alla sublimit

dei concetti che


la-

P. Molinelli. -

L'

Ozanam, soavissimo e
fu
il

grimato nome, assolto delle involontarie parzialit dalla


convinzione sincera
credere
scolastici

Pericoloso abbaglio

suo

il

predicare

educativa quella vaniloquenza


il

degli

che sotto

presuntuoso

apparato della disputa

cel invece troppo a lungo alle menti la loro stessa vacuit,

e ritard

di

tre

secoli

l'espansione della scienza vera e


l'

viva

Non s'avvide
in

Ozanam che

traviare

il

pensiero

umano
anche
la
il

un labirinto

di

parole era peggio che lasciarlo a s


;

stesso, peggio che attaccarlo di fronte


lo

perch era togliergli

stimolo che sorge dagli ostacoli, e svellerne anche


- Crepuscolo,

consapevolezza del saper nulla, e uccidere nella curiosit

germe d'ogni sapienza.


dell'

1835,

p.

379 e

424.- Nessuno, prima

Ozanam, avea pensato ridurre

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


a

671

sistema

la

dantesca

filosofia

presentarlo
si

siccome un

quadro

agli studiosi.

questo egli
i

accinse, raccogliendo

con intelligenza e amore

pensieri tutti del gran Firentino

sparsi qua e l pe' suoi scritti si latini che volgari, ne compose un sol tutto, e chiaramente ordinolli a guisa di una completa trattazione. La fisica, l'ontologia," la politica,
la

fra loro,

morale e l'ortodossia vi sono s ben disposte e col legate si ben desunte dalle dottrine allora vigenti, che

nella filosofia di
bile di

Dante vediamo lutto rappresentato

lo sci-

quel secolo,

scolastica filosofia
dell'

il

pi fecondo e

il

pi glorioso per la
e pi

Con

viste

pi elevate
della
filosofia

nuovo
ai

Ozanani,

nell'Introduzione
la

italiana

tempi di Dante, un Italiano

contempl da un punto pi
fatti,

nobile, pi elevato, con viste esclusivamente italiane

Cerc

la

filosofia

piuttosto negli scritti che nei

piut-

tosto negl'individui che nella massa, epper bench abbia


sentito quanto

luomo
respir,

su cui meditava fosse maggiore del

secolo

in cui

bench abbia segnalati alcuni suoi


investigatrice,

nuovi pensieri, in complesso per cel dipinse quel talento


enciclopedico
pi

che mente

pi da' suoi

tempi mosso che motore, pi compendiatore dei fatti, che rivelatore del da farsi. - Pezzarosa, Instiluto Lombardo,
1841. Voi.
1.

M. Ozanam

a os

glorifier

en

lui

un des
a

plus hardis prcurseurs des socits nouvelles. M.

Ozanam

raison; suprieur tous les personnages de son temps, l'au-

teur du Convito et

du De Monarchia s'lve

aussi au-dessus

de son propre syslme... De tous les interprtes de Dante, M. Ozanam et le roi rgnant de Saxe sont cerlainement
plus vive lumire sur le personnage qu'en tudiant AUighieri avec une pil si tendre, M. Ozanam n'a pas prtendu mesurer toul cntire V inspiration du pote. Qui ne reculerait devant une pareille tclie? Thologien, philosophe, moraliste, historien, politique, et avec toul cela artiste incomparable, Dante est pour un esprit qui pense un sujet de mdilations saus fin; chacua peut choisir dans son pome un

c^uxqui ont rpandu


de Beatrice.

la

On

sait

cercle lumineux:

ou sombre qui contieni des trsors. M.


le

Ozanam
tgurcs

avat choisi le thologien philosophe... Toutes les


si

neltement dessioes par Dante s'elTacent dans

672

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA FRANCESE.
laisser briller
le

commenlaire de M. Ozanam pour ne


de r interprete,
e'

quc

la

pense pure. Une seule a trouv grce devant


est Beatrice.

procde
il

Avec quel bonheur

se

dedommage
ici

lei

des inconvniens de sa mthode!... vilaut

les abslractions
il

dont

il

ne s'est pas loujours suflsamla


fois
le

ment abstenu,
et le caractre

raaintient

caractre humain
et

mystique du personnage,
de l'amour

nous

fait assi-

ster cetle

transtgurallon

Saint-Ren

TaiUandier. (V. Clemens Jac. nel Giornale Cattol. del prof.


Dieringer, Colonia, 1844. Voi.
I.)

PuYMAiGiiE DE TiiODORE,

Diiite

AlUgheri, Esquisse bio-

graphique
de Paris.

et critiqiie,

Meiz, Gerson-Levy, 1845.


la

QuiNET Edgard, Lecons sur Dante faites

Sorbonne
far sca-

Ninno pi ingegnosamente del Qui net seppe


dalla

turire

vita

stessa

del

poeta

la

genesi

del poema.

Pensivo

fin dall' infanzia,

Dante nasce a Firenze, nella patria


ai

predestinata

della

poesia civile, in mezzo

primi raggi

della bellezza rediviva nell'arte.

Un amore precoce imper;

sona

le

sue fantasie

sventurato, le raggentilisce nel dolore

pi salda tempra avranno dalie battaglie della vita. Soldato


a Campaldino, ospite della scienza a Parigi, dove
la

Scuola

siloyizza gV invidiosi veri dell' epoca, oratore all'alma

Roma,
devote

quando

tutta la Cristianit versa nel suo


all'

grembo

le

fratellanze del giubileo, educato

autorit nei magistrali

della repubblica, proditoriamente esiliato e spoglialo e con-

dannato e infamato assente, tutto


gli

ei

prov.

Come l'amore
l'

avea aperto

il

paradiso,

l'
l'

odio gli spalanca

inferno. a

Fallile riscosse
farsi

e speranze,

parte da s stesso, e

amaro esigilo g' insegna patria il mondo; ma il cuore

a Firenze.

Ramingando per ogni contrada


le

d' Italia, raccoglie

da ogni contrada
diti

sparse

membra

dell'

idioma,

g'

incon-

accenti del perpetuo dolore e della speranza immortale


in lui

che

troveranno colla coscienza,


al

la vita.

Ecco l'uomo.

Qual era
denze,

venir suo la tradizione dell'amore, delle credelle speculazioni filosofiche?

della poesia,

Quale

r ha
ci

egli lasciata,

e dalla potenza del genio quali impulsi


fino all' ultimo lido, o quali

vennero come onda da onda


a lui del

prescienze balenarono

lontano avvenire?... La

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


Beatrice che sen

673
Vita nuova,

va pei

fioriti

sentieri

della

Benjnamente
cezza al core

iV

umilt vestuta e d per


la

gli occhi

una dol-

pu chi non la prova, ebbe patria terrena e italiana e nessun amore fu pi vero e pi grande di quello che della donna perduta si propose
Che intender non
;

non dire pi
'di lei
.

finche

non possa pi degnamente trattare

che mai non fu detto d'alcuna. Nuova non solo si chiude l'idea madre della divina Comediu ma tutto il romanzo inlimo e la poesia analitica dei moderni , come ha detto il Sigalas, in quel
.

e dire di lei quello

Laonde

nella Vita

libriccino

del cuore. Ofelia e Cordelia e Giulietta, la bella

incognita di Milton, e la Carlotta di Goethe, e la Maria dei

primi versi di Byron, e l'Amelia di Chateaubriand, l'Elvira


di

Lamartine,

sono sorelle minori

della

divina

Beatrice.

Senonch la logica irresistibile di una et addottrinata e meccanica trascin Goethe e Byron, Fausto e Manfredi,
sull'orlo
della negazione assoluta,
per la poesia e respinse
gli altri

in

quel vago che non

pi fecondo:

laddove
. .

Dante si tenne ancorato alle robuste credenze dei tempi Primo ad aflerrare la personalit umana fu Dante; e tre secoli prima di Shakespeare, l' individualismo che si predica
elemento

nuovo conferito all'arte dalla comedia umana regnava nella divina Comedia del nostro: nessuna creazione di poeta ha maggior copia e verit, e variet di caratteri, di persone operanti e viventi. La leggenda volgare, ringagliardita tuttavia di una terribilit e maest tutta sua, non fu altro per Dante che intelajatura a fermarvi l' immensa tela delle passioni umane. E anzi tutto, come vide il Quinet, la novit della situazione e per
dell'inglese,
essa quella dello stile,

provennero da questo, che per

la

prima volta

la

personalit stessa del poeta

pervase intera
s

l'opera sua, e os crearsene unico perno. E


s

presente e
quel

desta dessa in ogni luogo, che ogni parvenza diventa

realt.

Dante ha propriamente veduto


e talvolta impaurisce
la

in

idea

che
s

racconta,

delle proprie
si

creazioni

che a ricordarle

mente di sudore ancor

bagna; e n'

compreso al punto, da trattar V ombre come cosa salda. Alla viva fiamma della sua fantasia si rifondono in una lega e in una forma e le reminiscenze pagane e le nuove creVoi .11.
i3

674
(lenze;
v'

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.


e non sono
il

spaganizzale soltanto
del

le

imagn,
L'

ma

trasfuso
il

sentimento

medio evo.
il

Acheronte

sotterraneo,

Caronte demonio,
tormento,
.

Cerbero gran termo son

metamorfosi che non rilevano,

a petto di quella

nuova e

sublime maniera

di

posta

dove

il

Poeta pi.

crede accostarsi a Virgilio

E sol

d tanto offesi Che senza

speme vivemo

in

desio.

V Inferno,
il

dettato fra le recenti

ambascio

dell'esilio, l'eco della

guerra civile;
si riflette

l'affrali-

mento

di

un'anima che dimanda pace


del Purgatorio;
il

nei

melane e

conici orizzonti

distacco

dalla terra
le sfere

dalle sue speranze esalta

poeta a inviarsi fra

l'impalpabile etere del Paradiso.


sulla sua via sono

gli esseri ch'egli

evoca
patria

meno
Non
cui

viventi di lui; ciascuno assai pi


la

cittadino

della terra
eternit.
in

che delle regioni eterne;


per
si
il

evince

l'

gretto materialismo della

istoria quello

Dante

compiaccia;

anche dove

la

prossimit del vero sembra doverlo indugiare


dei particolari,
affettivo,
ei

colla copia

fugge
e,

umano;

il macchinoso, e cerca il lato intimo, anche questo, rende con rapida e in-

cisiva potenza.

Massarani, Crepuscolo, 18od,


Influence

p. 443.
les

Rathery

e. J. B.,
le

de

Italie

sur

lettres

Francalses, depuis

au rgne de Louis XIV, Mmoire auquel V Accademie Francaise a decerne une rcompense dans sa sance du 19 Aout 1832, Paris, Didot,
Xlll.^ siede jusqu'

1833. (Danfe,

p.

20-29.)

L'Allighieri conosceva

bene secondo
les

il

Rathery, l'idioma
il

francese, qu'il parlait, qu'il crivait, et don

a su ds lor
si

dmler avec justesse

les qualits
i

plus saillantes: egli

conduce a compiere

suoi studj a Parigi, che di quei giorni

era tenuta comme la ville souveraine des sept arts, ou des


tudes littraires et philosophiques :

quivi

ei

cerca la Yole

du Paradis del Rutebeuf,;

la Voie

Raoul deHoudan e si lega in Il Rathery vuole che quivi abbia appreso

ou le Songe d' Enfer di amicizia con Giovanni de Meung.

celte dialectique

vigoureuse, cetle thologie subtile qui remplissent tant de pages de son pome; ces ides ardues et obscures que son
talent saivait rendre et mettre en relief;
abstraite
raison,

cette

exposition

des facults de l'esprit et des mystres


il

de

la

qu'

savait

revtir

de couleurs

si

clatantes

et

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRAKCESB.


(i'images
fall
si

675

pitloresques

celle varil de connaissancesqui


la

de sa Divine Comdie
et

vritable encyclopdie de l'ele

poque, on peut croire que Dante en avait pus

germe

dans nos coles,


supposilion
si

maini passage vieni l'appai d'une honorable pour notre enseignement nalional.
nel Paradiso,
il

Egli aggiugne che sempre, perfino

nostro

poeta serbava
Il

un memore affetto per le scuole Parigine. Ralhery trova poi un curioso ravvicinamento tra la Dile

vina Comedia, e

Roman

de la Rose, e pi che altro tra

l Inferno e

le

Tesiament de Jean de Meiing.

SiSMONDi SiSMONDO, Analjse de la divine Comdie - Infuence

du Dante sur son

sicle

[De

la littr.
I.

du Midi de

i Europe, Paris, Treuttel Wurlz, 1813.


Taillaisdier SAl^T-RES,

345-392)

rope.

La littrature dantesque en EuRevue des deux Mondes, 1 Dee. 1856, p. 473-520. in Hai. nella Gaz. di

Recato

Verona,

n. 145,

146, 153, 154,

155, 159, 167, 169 dell'anno 1857.)

Importantissimo articolo, e
pi volte
in

di

cui ne feci tesoro

pi e

questo mio lavoro.

ViLLEMAiN, Elude sur Dante [Cours de littrature au moy^n-ge, Paris, Pichou-Didici\ 1830, Voi. I. 330- 406).

Chi primo forse annunzi


stauratore di un'idioma,
nella divina
il

in

Dante nella Francia l'indi

creatore della moderna poesia, e

Comedia l'enciclopedia

un secolo e

di

una

nazione, dove all'ntusiamo e alla fede de' tempi primitivi


si

combina una reminiscenza

di quell'et

dotta e analitica,

che fu l'antichit greco-romana, e quasi un presentimento


dell'

umanit moderna, non fu altrimenti un fautore entu-

siasta dei tempi di mezzo,

ma un
lui,

critico acutissimo e

mo-

dernissimo

il

Villemain. Per

e per tutta la generazione


il

che
di

s'

infervor delle cose nostre,

culto di Dante fa parte

una restaurazione largamente concetta,


intelligenti
1'

che

alla gelosa

personalit critica del secolo preceduto


e

sostitu

universali
di

simpatie per lutto quanto


pensiero.

ha prodotto

grande

umano

Mussarani

M. Villemain

expliquant grands traits l'imagination du Florentin, M.

Ampre chercant dans


de ce peinlrc
si

les lieux qu'il habita Ics inspirations


si

expressif et

sincre, n'ont l galcs par

aucuo des critiques de l'Europe.

Saint-Ren Tailhndier.-

676

BIBLIOGRAFIA DANTESCA FRANCESE.

WiTTE Bruce M.

a.,

Dante Allighieri, craicur de l'idiome


il

potique ilalicn - Balsons de croire qu'

connaissait
et

le

Grec. -

Mots de son pome expliqus par

le

Brton

VArmoricuin. parti de l'as-

Nul

pote ancien ou
;

moderne

n' a

mieux

tire

sociation des ides

ses vers appels imitatifs. -

On ne saurat

juger
et

la

Divine Comdie en se bornant

aux

pisodes. - Beauts

dfauts qui la distinr/uent. - Fausset de l'opinion generale


ce

que

pome
et
III,

na

ni action ni ieros. (Hisloire des langues


Paris,

Romanes
1841,

de leur littrature,

TreiiUel,

Wurtz,

228-280.)

Posies lyriques de Dante.

{Examen
le

et

traduction

anglaise

de pliisieurs Canzoni
il
;

e sonnets

de Dante; nature

des sentmenls qu'

aiment.

On ne peut

regarder comme
avec

un pote
Id. p.

rotique

accord de ses odes sur Beatrice

son Paradis. Plusieurs sonnets lui sont faussement attribus.


281-337.
Vita JSuovtty ou vie de ses jeunes annees., par lui-mme, Version francaise, prcde d'une Notice historique sur la vie extraite des auteurs de temps le plus accredites, par le mme, Londres, Rome, Paris, 1844.

Zeloni

crite

BlBllOGHiFlA DANTESCA

AIEMAIA

fer Gttlichen
Iscolal,

Abeken Bernhard Rudolph, Bcitrlige fir der Studium Kombdie Dante Aliqher's, Berlin und Stettii),
1826. (Saggi

per servire allo studio della Divina

Comedia. ) L'opera

si

divide

in

tre parti:

la

prima
fatti

col titolo:
politici,
i

Secolo di Dante,

d un epilogo storico dei

quali ebbero efficacia sulla vita del poeta, un'esame dello


stato della Chiesa, delle scienze e delle arti nel XIII secolo,

e una vita di Dante. La seconda intitolata:

Trattati sopra

vari punti concernenti


del
del teatro della Divina

la

Divina Comedia un comentario

poema, e specialmente dell' Inferno: la terza discorre Comedia e della sua applicazione. L'autore prometteva una continuazione del suo lavoro, ma non si veduto pi nulla. - Batines. - Y. l'analisi critica
di F.

W. Val Schmidt

negli Annali di Letteratura viennesi.

(JahrbUcher der Literatur, V. XXXIX.) Arndt LoDOVicus RoDERicus, De Dante Alighieri scriptore
ghibellino.

Dissertano

ecc.

una cum

adjectis

thcsibus con-

troversis, opponentibus: R.

Caspary, 0. Mitzsch, T. Schulz,

Bonnae,

litteris

Kruger, 1846.
s

Baur J. K. Dante' nung nach liaum und

goltliche

Comdic

in

ihrer

Anord-

Zeit mit einer iibersiclillichen DarslelJ.

lung des Inhalts. Vortrge, gehalten von


lif.hographirten IHnen

K. liahr. JSebst
13 ustronomi-

der drei Reiche und

schen
(

Zeichnungen in JJolzschnitt, Dresden, Kunlze, 1852.

La Divina Comedia di Dante secondo il suo ordinamento quanto a spazio e tempo, con breve dichiarazione del contenuto della medesima, con tre piante litografiche dei 3
regni, e 13 disegni astronomici intagliati in legno.)

Bellerman Christian, (Parroco protestante


legazioni prussiane.]

Berlino:

visse molti anfii in Napoli e Lisbona, (jual Cappellano delle

leber den Yellro

in

Danlc's goltlicher

678

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA ALEMANNA.

Komodie. (Nella sua opera: EnnneruUjen aus Siideuropa;


Gescliichtlche, topographische iind liierarische Mittheilungen

aus
p.

llalien, dem sudliclien Frankreich, Spanien und Porlugal. 71-114. - Rimembranze dell' Europa, Spagna e Portogallo,

Berlino, Reimer, 1831.)

Yeltro una persona slorica

L'autore propugna l'opinione che non riconosce nel dell' epoca dantesca, ma sibbene
l'Italia:

un futuro imperatore che avrebbe salvata


nificato in Arrigo VII.

l'eroe

ideale vagheggiato dal Ghibellinismo e gi credulo perso-

Blang

L. G.

litterarischen

Dante AUghieri [nach seinem Leben und Wirchen geschildert. - Articolo inserito nella
di

Encicopledia

universale
I.

scienze lettere

arti

Ersch

e Gruber, Sez.

Voi. XXIII. p. 34-79) Leipzig, Brockhaus,

1833.

der
1832.

(De

Inferni,

CI,

et II.) Die beiden ersten Gesnge

gttlichen

Komodie,

mit Riicksicht auf alle friiheren

Erkldrungsversuche, erldulertj Halle, Schwetschke u Sohn,

Ueber die
1830.

bisherigen

Leislungen

filr

Textkritik,

Intcrpretation und Uebersetzimg der Divina Comedia, Halle,

Versuch einer blos philologischen erklarung mehrerer dunklen und streitigen stellen der gttlichen Komodie. J die Eolie Ileft, Halle, Anton, 1860 -

Gesang

I.

xvii.

Serie di osservazioni illustrative e critiche sull'Inferno.

Versuch einer blos philologischen erklarung mehrerer

dunklen und streiiigen stellen der Gttlichen Komodie, I Die


Holle, 1861. [Saggio di

una interpretazione
controversi
della

filologica di

pa-

recchi passi
Halle, 1861.
Il

oscuri

Divina

Comedia.)

titolo

che piacque all'Autore

di

dare alla sua opera

non potrebbe essere pi modesto. E a dire il vero pi che di un saggio di spiegazione su parecchi passi oscuri g controversi trattasi nel fatto di una interpretazione alla slessa su presso che tutti luoghi, de' quali non bene certa la lettera o il senso. Dalla propriet di una particella, dalla forma di una parola andata in disuso, a volte dalla
. . .

semplice punteggiatura, in

somma

dagli accidenti

pi mi-

BIBLIOGRAFIA
nimi,
si

DAMESCA ALEMA^^A.
a togliere

679

arriva

colla sua scoria

molti errori di

interpretazione

oramai universali

ad

ammirare pi da
magica; sono picvi

presso la verit del pensiero dantesco. Coleste osservazioni

mi paion
cole
e
in

simili alle lenti della lanterna

vista

di

nessun conto; per chi

fermi

ben

rocchio sopra stupisce delle molte e grandi cose che per N da credersi che 1' opera esse gli vengon vedute del Blanc sia tutta secca grammatica ... Le questioni da lui

mosse

ci

portano a conoscere pi da vicino

le

opinioni del

poeta, gl'intendimenti di lui nella particolare divisione del

suo Inferno, nella scelta de' personaggi, nella variet dei


discorsi, nella

economia del

luti' insieme, e ci lasciano


la

quasi

sempre,

il

che rileva

al pi,

persuasione di aver dato

nel segno.

tante speciali osservazioni


nel suo

La eccellenza dell'arte del sommo maestro per ci messa d' innanzi agli occhi

arditissima

maggior lume; l'Inferno dantesco, tulloch opera di sublime fantasia possiamo girare e rigirare
noto, che della struttura delle bolge, dei ponti
le

come luogo

che grado grado


rocce stagliate,
ragione.

cavalcano,

del diverso svoltarsi

delle

di

ogni pi minimo
certo chi dubiti

accidente

ci

data

E non v'ha
tutti

come

spiegati

segno

per segno

cotesti particolari,

la finzione

poetica non

vesta qualit di cosa reale;


tri

e tanto lo studioso si
di tal

adden-

nelle finezze dell'arte,

quanto

alla

mente del sommo

artista.

modo si appressa Sopracci, mano mano che

occorrano controversie sulla storia contemporanea del poeta, sopra le persone del suo poema, sull'astronomia conosciuta
a quei tempi,
sulla postura

condizione dei paesi

ricordati,

l'egregio

comenlatore non soltanto allega nella


le notizie

sua interpretazione
e le svolge alla

pi accertate,

ma
.
.

l'esamina

breve con profondo giudizio

Parimente
dottrina,

a dirsi delle annotazioni di diverso


fatte

argomento; son sempre

da maestro, che

vi si

ammira sempre svariata


il

e conoscenza
11

profondissima del divino poema. - Occioni. ci

prof.

Blanc

fa

sperare tra breve anche

suo comenlo
valentissimo

sul Purgatorio.
Il

lavoro

del

Blanc

venne tradotto dal

prof.

Onorato Occioni, Direttore del Ginnasio-Liceale Italiano

della citt di Trieste. {Nitidissima edizione del Coen, Trieste,

C80

BIBLIOGRAFIA
il

DAMESCA ALEMA'A.
dell'

1865.) - Ei ci bastava
lettere
libro.

nome

Occioni,

nome

caro allo

italiane,

per

raccomandarci

ancora

pi

questo

La Prefazione ci parve calda d'affetto, e condotta con molto lume di critica; la versione con tanta purezza ed eleganza di lingua da invogliarli a non ismetterne la lettura se non l'abbi compiuta. Preziose poi sono le postille
appi di pagina, quando per correggere
nell'originale,
le citazioni

errate
e

quando per riempiere qualche lacuna,

a
ci

dire ci cb'egli dall'Autore dissente.

Ne meno

interessanti

parvero alcune aggiunte ed osservazioni che stanno alla fine


del libro. L'ammirazione per gli uomini che pi sanno, egre-

giamente scrive rOccioni, come ne

fa

riguardosi nelFesporre

il

parer nostro e ne insegna a meditare, cosi ne tornerebbe del

maggior danno ove ne togliesse


la

la libert del

pensiero,

franchezza del significarlo. Possa, cosi conchiude, o lettore,


la
il

tornarti c/rad ita


lentieri, tosto che

mia fatica;
Boti.

la

quale

io

continuer voil

Blanc faccia pubblico


e

seguito del

suo lavoro. Possa almeno apparirti non indegno tributo di

omaggio alla memoria del gran poeta,

tanto pi ora che

con nobilissima emulazione, di cui dal suo secolo al nostro

non s'ebbe esempio,


di

si

fa a gara di festeggiare

il

sesto

an-

niversario della sua nascita; accennando a segni non dubbi

ammirazione

di

amore
e

il

restauramento di quella ma-

schia

letteratura

di che egli,

comprendendo
(

rivelando

il

suo secolo, fu primo


1864.)

sommo maestro.

Venezia, nel Seti.

Blanc
que
et

L.

(j.

Vocabolario Dantesco ou Dictionnaire crti-

raisonn de la Divine Comdie de Dante Alighieri,

Leipsic, Barth, 1852 (recato in Italiano

da G. Carbone, Fi-

renze, Barbera, 1859).


Il

Vocab. dantesco dell'illustre Blanc fu salutato con


in

am-

mirazione

Europa come uno

de' lavori pi accurati, con-

scienziosi e profittevoli

che fossero mai posti insieme sulla


fu

Divina Comedia.
Il

valente filologo Fanfani

il

airilalia di questo lavoro dell'illustre


tore

primo a dar contezza Alemanno n^\ Moni-

Toscano, n. 68, 23 Marzo 1853.

Non
il

si

pu

dire, cos

egli, di

quanta

utilit sia

per riuscire

lavoro del Signor


chia-

Blanc agli studiosi della Divina Comedia: esso pu

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

681
si

marsi un comento universale,


possa, tanta
la perizia

il

pi utile che proporre

che l'autore mostra delle cose

dantesche e delle pi celate propriet e bellezze della lingua pu chiamarsi anche il pi certo, posciacch dai italiana
;

migliori interpreti ha egli colto

veramente

il

fiore, e colto

con raro senno e discrezione. Lascio


trovare

di toccare

quanto torni
la

acconcia allo studioso la forma di un vocabolario, e quel


li

ad un'occhiata ogni voce del poema con


l'

sua

dichiarazione e con

accennamento del canto e del verso:

quel trovare
le

a covo,

come

dice

il

nostro popolo, tutte

notizie

di

qualsivoglia persona
le

luogo ricordate da
simili

Dante: quel poter riscontrare


tatori sui luoghi

varie opinioni de'comenaltri utilit.

pi oscuri

ed

Il

Vocabolario dantesco, specie


l'erudizione storica,

di repertorio

generale di tutta

teologica,

grammaticale, necessaria a

possedersi per la migliore interpretazione del poema.

Non

un comento propriamente detto, n un lavoro d critica illustrativa, ma piuttosto un libro elementare di filologia dantesca, in cui l'autore si propone di additare il significato di ogni parola, adoperata nel poema, non eccettuate neppure le pi note e comuni, neppure le semplici particelle del discorso. Il pensiero, com'egli slesso afferma modestamente, non nuovo, e gi
interpretazione
dei passi
il

Volpi avea dato

fin

dal prin-

cipio del secolo scorso quei suoi Indici ricchissimi... Nella

pi ardui

egli

si

tenne pago

di
ri-

produrre
propria.

le

opinioni

pi note e pregiate,

ponendole a

scontro tra loro,

ma

senza

tirarne

E per

le

parole rimaste inesplicabili

non additare
ria cosi vi

cercarvi

il

il luogo del poema in compita e benissimo ordinala, talch chi voglia significato di una voce, e il modo proprio in cui

una conchiusione sua non fece se cui si leggono. La mate-

Dante l'ha adoperala, e


potr con facilit

e le diverse modificazioni

numero de' passi in cui s'incontra, che pu aver subito nel poema somma averne contezza. Ed anche bello
il

a scorrersi questo Vocabolario per iscorgervi raccolta tutta

quella

ricchezza

originale

di lingua,

che da Dante prese


scrittori.

forma e

stabilit,

e a cui ricorresi

ancora oggid come a

modello ed a fonte inesauribile dagli

Lavoro imil

menso

e paziente di compilazione,

pel quale

Sig. Blanc

68*2

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.


y,

andr lungamente benemerito degli sludi danteschi,


Crepuscolo, 1863, n. 34. di tanti

Questo pregialo lavoro, frullo


esercitale dall'autore
nello

anni di assidue cure,

studio e nella pubblica esposizione della divina Comedia,

un

benefizio

non

lieve recato agii studiosi ed all'interpre-

tazione del grande poema, onde ravvicinare e coordinare


i

passi pi disgiunti ed agevolarne

l'investigazione,

si
il

saprebbe

se sia pi

da lodarsi
in
-

nel

benemerito autore

pregio della diligenza, e


inlelligenza del soggetto.

generale della precisione, o la


Mnici. -

L'ab. Giuseppe Polanzani,

circa

l'anno 1819, die pure

mano ad un

Indice di tutte le voci della Divina Comedia,

nel quale registrasi con esattezza perfino


in quali luoghi quella stessa

quante volte ed

voce

sia dall'Allgiiieri usala.

compiuto nel 1822 dall'ammirabile diche allora avea intenzione di pubblicarlo nel formato stesso e cogli stessi caratteri della

Questo lavoro

fu

ligenza del Polanzani,

edizione Patavina, quale appendice di essa (Prefaz. al Voi.

IV

dell' Ediz.

della Minerva).
sa

Come

poi Vindice
le

dantesco

del Polanzani

rimasto inutile fatica tra

sue carte

mal saprebbesi spiegare, se non forse trattenuto da quel soverchio desiderio di perfezione, che dell'opera propria mai si tiene contento rattepidito poscia dalla difficile impresa di procurarne un' edizione, e finalmente impedito
;

dalla svogliata inerzia, eh' propria dell'et cadente.


al

Cos
il
i

Polanzani

rimase

il

merito

dell'

avere

idealo

primo

lavoro; merito gi al solito disconosciuto dagli stranieri,


quali delle cose nostre
si

valgono francamente,
il

senza n

anche, per gratitudine, ricordare

nome

nostro

Ora
di frutto;

questa fatica enorme

di

lui

rimane capace ancora


di

perocch

il

Blanc

fa

memoria

ogni verbo, registrandone

infinito,

il

Polanzani ha notato invece separatamente una

per

una anche le declinazioni del verbo non solo, ma aggiunse talvolta, alla occorrenza, una breve dichiarazione, filosofica, storica, o geografica, o di lingua, secondo la

qualit del vocabolo riferito.


l'

Non
l'

so quindi perdonare al-

ottimo Polanzani,

conchiude

egregio

D.*"

Fapanni,

una
sua

soverchia modestia o noncuranza,

per la quale tanta

fatica rimase sino a qui inoperosa. - Della vita e degli Studi

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

C83

del Sacerdote Polanzoni, Trvjiuno, Treviso, 1861, Andreola-

Medesin. - Yeggasi

il

diffuso elogio

nell'Appendice della
n. 273. Il
il

Gazzetta di Venezia, 29 Novembre 1856,


zoni

Polan4

nacque a Treviso
L'Autografo
Fr.,
il

il

27 Aprile 1786; vi mor

Ago-

sto 1859.

posseduto dal

Sig.'"

Fapanni.

BouTERWECK
sopra Dante e
I.

Geschte der poesie, (Studio letterario

suo poema.) Gottingen, Koner, 1801-19,

p.

61-141.
C. L.

Fernow
(

Ueher

die

Mundarten der
:

ital.

Sprache.

Sui dialetti della lingua italiana


III.

nel libro Romische Studien,

Zurigo, 1808, Yol.


11

p. 211.)

FernoAV
di

prende pure ad

illustrare

in

questo libro

Dante de Vulqari Eloquio. Anche il Fuchs ne tratt nella sua opera: Ueber die soffenannten unregelmS' sigen Zeitworter in d. roman. Sprachen, nebst ndeutunqen

r opera

iiher

die wichtigsten

detti irregolari nelle lingue


dialetti
il

roman. Mundarten. - Sui verbi cosi romanze, con osservazioni sui

romanzi pi importanti. Berlino, 1840; e da ultimo

Diane:

Von den

Jtalien.

Mundarten. (nella Grammatica

italiana, Halle, 1844, pag. 622-677.)

Fischer AntOxN, Die Theologie der divina Comedia, Miinchen, 1857. (Della

Teologia della divina Comedia. In un

Programma

Scolastico.)

Werhe. (Dante Allighieri,


garda, Belffcr, 1838.

Floto IIartwig, Dante Alighieri, sein Lehen und seine la sua vita e le sue opere.) SlutlLezioni pronunziate nell'inverno 1836-57 nell'Aula del-

l'Universit di Basilea.

Forster

politica del

Der Staatsgedanke des Miltelalters. (L'idea medio evo.) Greifswalde, 1861. Lezione suH' idea dominante politica del medio evo,
D.''F.
di

derivante principalmente dalle dottrine


particolare
sul sistema politico di

Aristotile, ed in
libro

Dante esposto nel

della Monarchia.

FiiSTER Karl,

dem

Italienischen

iibersetzt

Das ncue Lehen von Dante Alighieri; Aus und erldutert, Leipzig, Brocks

haus, 1841.

Goschel
Dingen
in

C. F.

Aus Dante'

Comodie. Von den gttlichen

menschlicher Sprache zu eineni frhlichen Ausgange,

684

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

ISaumburg, gedr bei KlalTenbach, 1834. (Della Comedia di Dante. Sulle cose divine in lingua umana, ecc.); Zeilz,

Webel, 1834. Dante Alighieri

Unterweisung iiher Weltschopfung

und Weltordiung
di

diesseits

und

jenseits.

(Ammaestramento

Dante A. sulla creazione e suU' ordinamento del mondo


L'Autore intende
di

terrestre e celeste). Berlino, Enslin, 1842.

dimostrare come

la

poesa

s'

innalza

alla filosofia,

come

la filosofia

s'incorpora nella poesia;

come

il

mondo

sensibile stia in connessione col


spirito, la religione,

mondo

in-

telligibile, la

natura collo

non ancora

dalla natura svincolata, colla rivelazione dello spirito.

DantelAUghieri

's

Osterfeer

ini

Zwillingsgeslirn des

himmlischen Paradieses (Gesang xxiv-xxvi). Bine Ostergabe,


Halle, Miihlmann, 1849. (La celebrazione di
te

Pasqua

di

Dandi

Allighieri

nella

costellazione

dei Gemelli,

Strenna

Pasqua.)

Zur Erinnerung an den Ahend


iline

des 8 Febr. 1845.

Vorlesung iiber Dante


(

Paradies von C.F. Goschel)

Berlin, gedr. bei Starcke.

ricordo della sera 8 Feb. 18413.

Esortazione sul Paradiso di Dante.

Mittlieilungen aus der gttlichen Comodie. Ein Yor-

trag

auf VeranstaUung des evangelischen Yereins fiir kirchliche Zwecke am 25 Januar 1853 gehalten von C. F. Goschel,
Berlin, Schultze, 1853. (Discorsi sulla divina Comedia.)

Lezione detta in una radunanza evangelica.

Vortrge

und Studien

iiber Dante,

Berlin,

1863.

Delle lezioni del Goschel tenute a Berlino sulla Divina

Comedia, vedi pag. 430.


vina

Gbieben Hermands, De variis quibus Dantis Aligera DiComoedia explicatur rationibus, Dissertatio cantra

adversarios

Aug. Rudolph,

Guil. Koch,

Lud. Sonnenburg,

Vratislavae, Freund, 1845.

Dante Allighieri ein Vertrag,


1858.

ecc., Stettin,

Nahmer,

Grohmann Gottfried Johann, Dante

Alighieri, ein Itali-

nischer Dichter. (Dante Allighieri, poeta Italiano. Continelur

ejusdem opere: JSeues hislorisch-biographisches Jlandworterbuch. LIL) Leipzig, Baumgrtner, 1796.

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA ALEMA^^A.
1 Heft Mitlheillnngen

685 aus der

Hape C, Dante, Album


Divina Comedia, Jena, 1863.

Hegel Carl.
in

prof, di storia nell' universit di Erlangen,


di

Baviera) Dante iiber Staat und Kirche. (Opinioni


1842.
-

Dante

sull'impero e sulla Chiesa.) Rostock,

Programma
(Dante e
la

accademico.
JusTi K., Dante

und

die gottiche Comodie.

divina Comedia:) StuUgarda, 1862.

Lezione accademica, di pag. 40,


raccolta intitolala
:

faclente

parte di una

Oeffentliche

Yortrge gehalten von einem

Verein ahademischer Lelirer zu Marhurg. - Fu anche stam-

pata a parte.

und

KA^^EG1ESSER Karl Ludwig, Ein Blick auf die poitischen religisen Verhnllnisse von Europa, Ualien und Florenz

vor und zu der Zeit Dante's, sowie auf die geistige Bildung oder den Zustand der Wissenschaften und Kunste in jenen

Jahrhunderten, nebst dem Leben des Dichters

Detrachtung seiner Schriften, besonders


mdie. (Conlinelur ab

des Gottlichen

und einer Ko-

eodem facla versione, Leipzig. 1832.) Zu Dante's Leben und Goltlicher Komdie. (Continetur libello ab eodem confecto: Terzinem, Breslau, Freund, 1846.) Kannegiesser-Witte. EJdogen, ubersetzt und erkliirt von Karl Ludicig Kannegiesser, und Karl Witte. (Continenlur
editione ab iisdem facla: Dante Alighieri' s lyrische Gedichte,
Leipzig, Brockaus, 1842.)

Gedichte aus der Vita ISuova, Ubersetzt underkldrt,


Leipzig, Brockaus, 1342.)

erlildrt
Ziceite,

von

Dante Alighieri' s lyrische Gedichte. Ubersetzt und Karl Ludwig Kannegiesser und Karl Witte.

vermehrte und verbesserte Auflage, Leipzig, Brockhaus,


la

1842.
11
il

primo volume contiene


le

versione del Kannegiesser:

secondo

note del Witte prolegomenis bibliographico-criticis

adjectis.

KouLER Ludwig, Dante.


(Continetur opere:
G.

Ilistorisch-

romanesche

ISovelle
C.

Abend-Zeiiung. Vcrantw. Redacteur:

Th.

Winldcr, Dresden und Leipzig, Arnold, 1839.)

KopiscH August, Dantes Leben. (Nella sua versione della


Divina Comedia.) Berlin, 1842.

686

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

Krafft Karl, (Sacerdote protestante) Dante Alighieri' gedichte und poetischer dreswechsel, Regensburg, 1859. (Yi anche la traduzione dell'epistole poetiche a
lyrische

Giov. di Virgilio.)

La rima

fedelmente
il

riprodotta

dal Kannegiesser fu

tralasciata dal traduttore,

quale v'aggiunse una dissertaallegorico


est,

zioncella sull'erroneo significato

attribuito alle

poesie liriche di Dante. - Perhona

scrivevami un dotto

professore alemanno, versio Krafft ut propter elegantiam sermonis


ita

carminum minorum, eam

oh (idem omnes collaudant. Lemcke F., Zur Textkritik und Erklrung der Divina Commedia. (Intorno alla critica del testo e alla spiegazione della D. C. - Nel Jalirbuch fiir romanische und engliscke Literatur: Annuario per le letterature romanza ed inglese
del prof. A. Ebert, Voi. IV. Berlino, 1861.)

LiESSKE C. RoB.,

Dante und seine Stelhing zu Kirche,


Zeit.

Schule und Staat seiner

(Dante e

la

sua posizione

ri-

guardo

alla Chiesa,

all'

insegnamento e

allo stato del

suo

tempo.) Dresda, 1838.


Discorso in occasione di solennit letteraria.

LowosiTZ

J. B.,
il

Dante und der Katholizismus

in

Franhdi

reich, (Dante e

Cattolicismo in Francia.) Konigsberga, 1847.

Lezione pronunziata nella R. Societ Germanica


nigsberga.

Ko-

Mendelssorn

J.,

(senza

nome

di

autore)

Bericht uber

lossettr s Ideen ecc. (SulF idee del Rossetti esposte nel co-

menlo
lino,

analitico

e nel libro sullo spirito antipapale.)

Ber-

1840.

Noudmann Joh., (pseud pr Rumpelmaier) Dante. Lilerrhistorische Studien. (Dante, Studj di storia letteraria.) Parte

P. Dresden, Kuntze, 1852.

Questa prima parte, che ha anche per

titolo

Il

Secolo di

composta dei seguenti undici capitoli: 1. Il Crepuscolo (primi secoli del medio-evo); 2. Origine delle lingue romanze 3. Beltrando del Bornio;; 4. Provenzali
Dante

italiani
8.

5.

Potere spiritua-le;
9.

6.

Contese;

7.

Scienze pratiche;

Michele Scoto;

Poeti anteriori a Dante; 10. Trivi um e

11. Sentenza di morte ed espiazione. - Non altro fuorch una compilazione a cui servirono l'opera

Quadrivium;

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.


del Diez su
la vita di
i

687
dell'

Trovatori,

la filosofia

Dante

Ozanam,
ora re,

Dante del Balbo,


di

le

note del

principe,

Giovanni

Sassonia

alla

sua versione della divina Co-

media ecc. NTTER Friedrich,


tiche

Vortrger iiher Dante. (Lezioni cri-

storiche

ed estetiche.) Stuttgart, Yiray, 1861.

Considerazioni sull'allegoria della divina

Comedia

e in

particolare sopra Beatrice, con breve vita dell' Allighieri.

Dante, Ein Romanzcn, (Poesie su Dante.) Stuttgart,


Yiray, 1861.

Oeinhausen

C.

Das neue Leben. Die


die

vita JSuova des

Dante

berselzt und herausgeben, Leipzig, 1824.

Paur Theodor, Ueber

Quellen der Labensgeschichte

Dante' s, Gilitz (Gorlizza), Buchandlung (Remer) 1862. (Rivista critica dei biografi di Dante, di pag. 58.)

Ergdngungen Ebenda, 1863,

(p.

506-509.)

.Vergleichende Bemerkungen iiber Dante, Milton und


Klopstock, Neisse, gedr. bei Rosenkrans et Bar, 1847.

Petzuoldt Julius, Cathalogus bibliothecae Danteae. Dresdae, Teubner, 1844.

Continuatio, Dresdae, Teubner, 1849.

Continuatio altera, Dresdae, Kuntze, 1851.

Nova editio, Dresdae Kuntze, 1855. un catalogo della collezione Dantesca


di Sassonia.

di S.

M.

il

re

PiPER

F.,

Uber Benutzung mythologische Yorstellungen


Sull'uso
della

in

D.'s Komdie.
della Divina

rappresentazione mitologica

Comedia
p.

- Nella

sua opera: Mithologie u Syme simboli

bolick der christUchen:

Mitologie

dell'arte cri-

stiana,

Wein, 1847,
" fur "

U-Wi.

Eine deutsche studie uber Dante - (Evangelische

Kalender

1865) Uno studio tedesco su Dante, Berlin,

Wiegand und Grieben.


Il

Piper pubblicava un articolo intitolato Dante


si

e la

sua

Teologia. In esso ei

studia di sviluppare

pensieri foni

suoi rapcome pure papismo e verso la Riforma. In Dante ei venera un principe nel regno dell'intelletto, e che perci ha un diritto eminente alla slima alla riverenza

damentali della teologia di Dante,


verso
la

porti

Chiesa

il

688
di tulli
i

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

credenli crlsliani, a qualunque confessione appardi quelli

tengano,

specialmente della confessione protestante,


la

onde

tulli

deggiono solennizzarne
profess. Piper,

memoria
Il

nel

prossimo
protesta

seicentesimo giubbileo della sua nascita.

grande poeta,
solo

secondo
contro

il

(protestante) non

gli

abusi della sua Chiesa,

ma

appoggiasi pur anco


e
in
si

al positivo

fondamento

della

fede evangelica,

vista

del completo suo piano apologetico (del poema) gli

com,

pete un posto distinto tra

confessori evangelici. Dante

come sono

tanti altri uomini d'Italia de' tempi posteriori,


Il

un

precursore della Riforma.


d' inserirlo nel migliorato al

perch l'autore dell'articolo,

ed editore pure del Calendario Evanf/elko succennato, trov


Calendario Evangelico che precede
il

suo Annuario,

collocandone

nome

ai

14 Settembre,

giorno della sua morte. Y. B-ldtter


hattiingen, N. 48,
letterari, pubblicato dal

fiir lterarische

Unter-

24 Nov. Leipzig - foglio


D.""

di trattenimenti

Edoardo Brockhaus.

Erlangen in Baviera) Dante [Sein leben und seine Verhe. -Ldi sua vita e le sue opere.) Continetur ejusdem opere: Geschichte der Piida(prof, nell'univ. di

Raumer Karl,

gogik
Zeit.

vom Wlederaufbluhn,
(

klassscher Studien bis

anf unsere
degli Studi

Storia della Pedagogia dal rinascimento

classici sino al nostro


III

tempo.

Stuttgart, Liesching, l843-)o;

ediz.

1857-1862.
Dichterfirliber.

Reumont Alfred von,

Ravenna, Arqv,

Certaldo, (I sepolcri dei poeti ecc.) Berlino, 1846.

Descrizione e notizie storiche dei luoghi dove riposano


l'Allighicri,
le
il

Petrarca,
i

il

Boccaccio, dei quali


loro ultimi anni.

si

raccontano
iscri-

vicende riguardanti
Bibliografia

Le diverse
in

zioni leggonsi in Appendice.

dei

lavori

pubblicati

Germania

sulla Storia d'Italia, Berlino, Decker, 1863.

La prefazione
tedesche
di

datata

da
e

Roma

nella

Domenica Eito
dell'

mihi. In essa confessa di essersi giovato delle varie opere


bibliografia,

specialmente

Ersch,

dei

Dahlmann, ecc. Il lavoro importantissimo, e condotto con una diligenza ed accuratezza meravigliosa. Per esso riesce incontestabile V operosit

compendi dello Stenzel

del

della dotta

Germania nel campo

delle

storie Italiane, ope-

BIBLIOGRAFIA DxVKTESCA ALEMA^^A.

689

rosit senza pari, arf/omento a considerazioni che oltrepassano


(li

assai

le

preoccupazioni del giorno

d'

oggi e

le

rimembranze

del prossimo passato.


di

inutile

V aggiungere

eh' io vi attinsi

molle notizie riguardanti


Beatrix. Aiis Dante
Italia, Berlin,

la Bibliografia
's

dantesca alemanna.

Jugendleben. (Continelur ejus.

sdem opere:

Duncker, 1838.)

RosE^KRA^z K., (prof, di filosofa nell'univ. di Konigsberga) Ueber den Titurel und Dante 's gottliche Komdie, 1829.
(Della filosofia dantesca.
11

Titurel,

poema epico-mistico

composto da Wol frani von Esclienbach, uno dei poeti pi rinomati della pi bella epoca della letteratura alemanna
del Medio-evo.)

KuTH

Emil.,

(Dott. a

Heidelberga: visse molti


1844-47. (Voi.

anni

Firenze.) Geschichte

der italienischen Poesie.

(Storia della
I.

poesia italiana.) Leipzig, Brockhaus,


354-5-27.
)

pag.

L' Introduzione al

primo volume contiene considerazioni


religioso
e

sullo sviluppo politico,


Italia sino dalla

morale della moderna


la storia
1

rovina del romano impero. Segue

della formazione della lingua volgare (p. 149-278).

poeti

antecessori di Dante (p. 324-353) cominciano la storia letteraria

propriamente delta,
)

che poi continua

con Dante

354-527.

Studien iiber Dante Alighieri.


\erstandniss
Allighieri.

Fin Beitrag
(Studi sopra

zum
Dante

der gottlichen

Comodie.

Saggio per servire all'intelligenza della Divina

Coniedia.) Tiibingen, Fues, 1853.

Due
in

dissertazioni
il

formano

il

contenuto del presente Vo

lume. La prima

sistema di Dante

(pag. 5-175) presenta

nove

capitoli l'idee di

Dante sullo universo e sulle leggi


compilate dagli
scritti

divine

che

lo

reggono,
si

del poeta.

Nella seconda

ha

la

spiegazione delle allegorie del pen-

Comedia coll'aiuto del sistema che due cose rendono malagevole per l'ordinario l'intelligenza della divina Comedia;
di

siero fondamentale della div.

Dante.

11

Ruth

riflette

prima
quel

l'ignoranza

delle

idee

filosofiche

teologiche
poi

di
la

tempo

del

concetto

politico

di

Dante, e
I

oscurit e la confusione degli stessi coraentatori.


tatori

comenun
solo

sogliono
VoL.
il.

concentrarsi

nell'

esposizione

di
44

690
lato e non
del

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

poema,

lo

storico,

il

teologico o altro

che

sia,

curarsi

del resto,

anzi

immolare
in

il

resto

al loro

prediletto punto di vista.

fuggir questi mali l'autore ha

creduto dover cercare

il

pensiero

Dante e negli

altri

suoi scritti, e coglierlo dov' chiaro e indubitato, e valersene


alla spiegazioqe del testo della divina

Comedia. L'assunto
1854, p. 78. Witte nel LUe-

non

nuovo

in Italia, e

si

viene valorosamente continuando,

in tra

gli altri,

dal Giuliani.

- Crepuscolo,

Di questa opera scrissero


Monatscirift di Halle, 1834,

C. L.
fas. II,

Diane nella Allgemene


e Carlo

rar. Centralhlat, 1854, n. 12.


Il

chiarissimo prof. ab. Pietro Mtigna recher


ei

in italiano

questo lavoro del Ruth, intendendo


tal

pure

eli

pigliare in

al pli

maniera una parte attiva alla festa che Italia prepara grande de' suoi figli e maestri. Dante von Philaletes. Ueher die Bedeutung des

Virgil in der divina Comedia.

Aus den Heidelb. Jahrbb.

d.

Literatur 1850 besonders abgedruckt. (Negli annali di Let-

teratura

di

Heidelberga - Del significato

del poeta Virgilio

nella Div. Comedia.)

M. Rossetti, dans son commentaire, est le premier, je crois, ait concu ainsi le Ylrgile dantesque (le Yirgile prcurseur du christianisme ... le chantre du peuple romain et
qui

des ses triomphantes destines;


cotte nation royale,

il

a glorifi en vers immorlels

regem, ne poir le gouvernement de l'univers); M. mile Ruth a repris cette thorie et l'a dveloppe avec une lumineuse vidence. 11 a suivi pas pas le guide de Dante travers V Enfer et
late
le

populum

Purgatore

il

a note ses paroles, ses gestes, sa physiono-

mie, et chaque incident lui a fourni une preuve nouvelle.

Saint-Ren Taillandier.

On

voit circuler et se croiser Iravers la littrature

du
la

moyen ge deux
ditlon

traditions trs ditrentes sur Yirgile,

traditlon populaire et la tradition savante. D'aprs la tra-

populaire,

Yirgile

est

le

premier

des ncromans.

Poesie, science,

fondent, ds le ginations naivement eiVarouches. Transmis par Ics dernicrs sicles du monde antique des gnralioiis ignorautes et

vertu magique, toutes ces choses se coudbut de l'epoque barbare dans des ima-

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.


avides,

GDI

ce noni

de Yirgille cveillait l'ide


;

de ce qu
aii

'1

avait de plus grand icl-bas


la

le

peuple atlrlbiia
la

pole

science

des forces secrles de

nature et

le

pouvoir

de les gouverner son gre. Toutes


sicles

les

lgendcs des premiers

du clirislianisue, recueillies en panie dans les Gesta Romanorum, nous montrenl le chanlre de Didon et d'Arisle merveillanl les humains par des prodiges. Des lgendes du peuple, ce lype singulier passe dans les pomes chevaleresques; Wolfram d' Eschembach le consacre dans
le

Parceval,

et

pour

l'

auteur inconnu de

la

Guerre de

la

Warlbourg, Virgile de Naples est Tnuile de Basian de Gostanlinople et deFlagtanis de Bagdad, {\oyezder Sinfierkriec

uf Warlburr, publi par M. Ellmiiller. ilmenau, 1830, p. 12;. La tradition savanle est plus digne de ce suave genie; elle en fall un des prcurseurs du christianisme. Le chanL
de Pollion fournissait un lexle magnifique celte transiiguralion du pote.

Dj l'empereur Constantin,
fidles,
il

dans son
de

Diacours a
le rle

l'

assemble des

avait expliqu longuemenl

de Virgile, en qui

reconnaissait un prophle
est plein

Jesus.

Tout

le

moyen ge

de cette ide.

Une

tradition trs rpandue, et dont les traccs subsislent encore

Mantoue,

prlendait

tait alle saluer le


les

que Saint Paul, passant Naples, lombeau du pote, et qu' il s' talt cri

yeux en larmes:
le

Pourquoi ne t'ai-je pas Irouv vi-

vant,

plus grand despotes? Conibien j'eusse l heufaire


le

reux de
r
lisloire

de

loi

un chrtienl

(1)
il

Ce que

n' avait

pu

Saint Paul,

moyen ge

l'a fait;

a associ Virgile

du Christianisme. Le Mystre de saint Mardal

de IJmofjes, crit au XI siede, monlre le pole de

Mantoue

sigeant au milieu des prophtes et annon^ant


la

avec eux

venne du Bdempteur.
Dee. 185G,
p.

Saint-Rene

TaiUandier,

La

liltratiire
1."

danlesque en Europe, Revue dcx dcux Mondes;


502.

Mantoue, le jour de la Saint-Paul, on (1) Aujourd' hui cncorc rhante pendant la messe un hymne dont voici unestrophc: Ad Maronia mausoleum Ductus, fudit super cum Pine rorcm lucrymae: Quem k, inquU.reddidisscm. Si te vvumjnvenisscm, l'oetarum maxime. - Saint

Ren Taillandicr.

692

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

Del Virgilio del Medio Evo scrissero: Zapperl Giorqio: YirgiV s Fortleben in iMiltelalter. En Beilrat/ zur Gcschicht^ der klassischen Literahir. (L'esistenza
nel
di

Virgilio protratta
storia della letteIV.

medio-evo.

Saggio per servire

alla

ratura classica nel medio-evo.) Vienna, 1849. - Genthe F.

Leben uid Forldauer des Publius Vmjilius Maro ah Dichter und Zauberer. (Vita ed esistenza d P.Virgilio Marone, come
poeta e mago. -Nella raccolta delle tradizioni popolari, per lo
pi medievali intorno all'altissimo poeta, ritrovano cosi spesso
(Inf. IX.
le

cui

tracce

si

nella

letteratura

de' bassi tempi. -

22) li Edizione, Lipsia, 1837. - Piper F., ViroUius Theolog und Profet des Ifeidcnthuns in der Kirche. (Virgilio, come teologo e profeta del paganesimo nella

ah

cermi

Chiesa.) ^e,\V Evanfielischer Kalender, Berlino, 1862; per tadell' opere di G. Goerres e di Valentino Schmidt. -

Anche il francese Rossgnol, pubblicava un interessante lavoro su Virgilio precursore del Cristianesimo: Virgile et
Costantin
le

Grand; da ultimo

il

Sg- Emilio

Combes pub-

blicava

nella

Itevue Contemporaine,

15 Nov. 18G4, un suo

articolo intitolato:

Virgile poete ddactique et mdecn.


(Filosofo tra
i

Schelling

F.

W.

pi celebri della Germania,

nato nel 1773 aLeonberg, nel ducato di Wurteraberg, mor nel 1834 a llagatz nella Svizzera, essendo consigliere intimo
e

membro
in

della R. Accad. delle scienze di Berlino.)


filoso fisclter

Ueber
aspetto

Dante

Beziehung. (Dante sotto


alla luce

l'

llosofico.)

Stuttgardt, 1839.
scritto

Questo

venne

nel 1803 nel giornale

crtico di filosofia, pubblicato da^Schelling e Hegel, Stuttgardt,

1802-03. Voi. IL pag. 34-50. - Perch

il

seme

degli studii

danteschi in Germania gettasse larghe radici, e radici tanto


pi profonde quanto pi dotti erano gl'ingegni, dovea bastare pur la notizia che Schelling avesse parlato in favore
del

poema

di

Dante. Giovine di 28 anni, Schelling era gi


e dello

autore della Filosofia naturale, dell'anima del mondo


la

idealismo trascendentale, e quindi autorevole doveva riuscire

sua parola, lorch diceva l'opera di Dante non solo opera

di

un'epoca o

di

e per

l'universalit

uno speciale grado di coltura, ma originale ch'essa congiunge alla pi rigorosa


la

individualit,

per

sua

vaistil

mediante cui uiuna parta

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.


della vita e della coltura
la

69:^

rimane esclusa, e finalmente per


dell'

forma che non

si

presenta quale un tipo determinato,


Universo.

ma

quale tipo comprensivo

- Witte -

De
et

Dantis ingenio,

scrivevami

un dotto

critico

alemanno,

quo loco in historia generis humani sit ponendus, tamquam novae poeseos inventor nescio an nullus nec Germanicus nec Italus, nec cujuscunque nationis polita scripserit ingeniosius simul ac verius

quam

Schellinr/

ejus licet brevis-

sima commentatio mihi quidem divinalio divinae Gomoediae esse videtur; digna quae magis innotescat, et in Italia
ipsa iegatur ac relegalur.
Il

Nicolini

volea che queste

Considerazioni filosofiche del pi celebre filosofo della Ger-

mania tenessero dietro


p. 263.)

alla

sua lezione Dell' universalit


III.

della divina Comedia. (Nicolini Opere, Voi.

ed.

Le Monnier,
I8,i6.

Per opera del Fabbrucci venivano pure inserite

nelle lettere del

mio concittadino G. B. Brocchi, Bonn,


a

Schlegel Wilhelm, (nato


guerra
contro

Hannover

nel 1767,

segret.

del principe reale di Svezia - Bernadotto - durante la

gran
della

Napoleone,

compagno

dei

viaggi

Baronessa

di Stael,

mori profes.

di lettere orientali a

Bonne

nel 1845.) Dante, Petrarca limi Boccaz. (Geschichte der alten

and neuen
1822,
li.

litterat.)

Vienna, Schamburg,

1815,11.3-38-

Riprodotto nella collezione delle sue opere, Vienna, Mayer,


7-38.

Le Dante, Ptrarque
pata negli Essais litteraires et
1842.

et

Boccace propos de l'otivrage

de M. Rossetti. (Revue des deux Mondes, 15 Aut 1836, ristam/a"s f or /f/we*

dell'autore,

Bonna,

Noi eravamo
e che
SI

siamo

stati

persuasi,

dice lo Schlegel,

che quei poeti originali fossero

siali di schietta inspirazione,

veramente animati dal


il

soffio dalle loro

muse avessero

parlalo
,

linguaggio

degli Dei.

Ma

ora tutto ci un

sogno

altro che

il Rossetti ne insegna non essere quella poesia un gergo d'indovinelli. Lo Schlegel, dice l'Ozanam, combattendo paradossi del Rossetti, cancellava per sem-

che

pre quel

marchio

di

fellonia

che per

(piesli

veniva sulla

fronte dei tre grandi italiani.

Canzone von Dante (Donna pietosa. Voi.


383-86), Leipzig,

Ili,

pag.

Weidmann,

1846.

691

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.


Ballate von

Dante

Poich saziar non posso,


sen venne
-

V.

p.:i82).

Zwei Sonctte von Dante (Un


peregrini, Y. 387).

Deli

ScHLOssER e.
Heidelberg,
Schlosser,
il

Dante Sludien, (SUidj

Uber Dante, Heidelberg, Oswald, 1825. sopra Dante.) Leipzig und (Lo Binler' schee Berlagshandlurlg, 1855.
F.

celebre storico dell' antichit e del secolo


il

XYHI,

nacque a Jever,
sin dal 1817.;

17 INov. 1776, mori nel 186 1, consigliere

intimo e profess. di storia a Heidelberga, dove era vissuto

Raccolta di varie memorie critiche ecc. sul maggior poeta del medio-evo. - 1. Osservazioni sulla connessione in
cui stanno la

Yita

Nuova

e la Divina Comedia, con alcune

aggiunte bibliografiche sulla letteratura moderna spettante


a Dante; notizie troppo incomplete per poter servire di guida
in s vasto

campo;

2. I

Comentatori

di
:

Dante, con particolar


3.

riguardo alle opinioni di Gius. Picei

La Divina Comedia
nel 1824

secondo
(negli

il

Landino e
di

il

Yellutello; ristampa, in vari luoghi

modificata,

uno
di

scritto pubblicato

dall'autore

Annali

Letteratura di Heidelberga) a

proposilo
e di quella

della versione della Yita


dell'

Nuova dell'Oeynhausen
;

Inferno

dello Streckfuss

4.

Introduzione alla Divina


divisa
in

Comedia,
la

sulle

orme

di

G. Rossetti,

tre parti;

prima tratta del Yirgilio di Dante, la seconda delle tre fiere, e l'ultima della Selva; 5. Due lettere sui Canti i. a
VI del Paradiso, pubblicate
la storia

primieramente nell'Archivio per


e Bercht,

e la letteratura di Schlosser

Yol.

I. II,

Francoforte, 1830 e seg. - Reumont.

Quand'io, scriveva

di se

medesimo
di

il

Witte, dopo aver


la

lottalo per pi di 25 anni

a fine di ben intendere

Div.

Comedia, mi sentiva cadere

animo, riconfortavami colla

idea dell' amico Schlosser. Io pensava

meco

slesso

Schlosser

ha

poema, e ciascuna volta ha deposto di mano il libro colla persuasione di non averlo inteso alla decima volta egli ha conosciuto l'intreccio di questo meraviletto

nove volte

il

glioso tessuto de' pi profondi pensieri, e d'allora in poi

non

passa anno senza ch'egli non percorra con sempre crescente


diletto in

compagnia del poeta

tre regni ollraraondan.

Come

BIBLIOGRAFIA DxiMESCA ALEMANNA.


riesce confortevole

693
(il

T udire ripetere

da un

uomo

quale

deve saper grado soltanto ai propril studi di aver potuto percorrere con maggiore acutezza di vedute che tutti altri della storia) come egli nella grave et di il vasto campo
80 anni in compagnia di Dante abbia fatte quelle pi care sue osservazioni,- che ora qui riordinate comunica a noi, suW amore e sulla vita, sulla interna visione e meditazione
della natura divina, suU' intima relazione di tutti
i

fenomeni

del

mondo.

Quale copia

di
le

tesori

intellettuali

non

deve

poi presentare

un

poeta,

cui

opere

sono con

uguale

predilezione profondamente meditate e da uno Schelling a

ventotto e da uno
scritti

Schlosser

dello Schlosser

ad ottant' anni !- De' cinque che sono qui insieme pubblicati il


il titolo sopra Dante) due pi recenti (sopra

pi antico (che apparve nel 1834 sotto


fu
il

il

frutto di 20 anni di studio; della

rapporto

Vita

Nuova

colla

Divina
ai

Comedia,

il

Dichiaratore di Dante) appartengono


e sono
ora,

due anni
le

passali,

per

quanto

io sappia,

pubblicati

qui per la
lettere

prima volta.
sopra
i

Negli

anni 1830

e 1833 uscirono
e
il

primi sei canti

del Paradiso

ragguaglio sulla

esposizione dell'Inferno, del Rossetti,

le quali
e

due memorie
Letteratura.

gi erano conosciute neWArchivio di Storia

Fra

le

cose gi stampate e maggiormente ritoccate vi ha


pi antico,
del quale
il

10 scritto

nella presente

sua forma

veggo malvolentieri mancare


della

ragguaglio sull'argomento

Vita

Nuova

(p. 9 a 14 della

prima edizione)
le
i

...

Io sti:

mo gemme
11

della sovraccennata raccolta


\e

due memorie
sei

Dichiaratore di Dante e

Lettere sopra

primi canti

del Paradiso. Intorno alle svariate opinioni dei comentatori


di

Dante, lo Schlosser dice non


(p.

meno bellamente che vepossono


nello
il

ramente

14)

Le molteplici significazioni di un cosi vasto


la

poema quale

divina Comedia

stesso

tempo essere vere per


molto meno perch
giudicato,
spirilo vivente

ispiriti affatto differenti,


il

che avviene

poeta

stesso abbia cos

pensalo e
allo

quanto perch
nella

egli

l'organo

di

un pi

umanit,

e
e la

manifeslantes

dentro e

per mezzo delle singole cose,

sua opera una creale creazioni

zione di molteplice significazione


del

come

divine

mondo

esteriore.

Malgrado questa riconosciuta mol-

C96
leplice

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.


significazione
del sacro

poema,

lo Schlosser,

non
il

lasciandosi

trarre

in

inganno

dalla sua

parzialit
si

per

visionario

Rossetti,

con piena ragione

dichiara contro

le politiche e sociali interpretazioni di


sitori. Picchioni,

molti moderni esposcritti

Ponta e Giuliani,
all'

gli

de' (fuali
stati

non

sembrano conosciuti
errori.

autore,

lorosi alleati opportuni per

vacombattere quei troppo prosaici


gli

sarebbero

Le

lettere

sopra

sei

primi canti del Paradiso,


colla

che

senza difficolt

avrebbero potuto fondersi

disserta-

zione sopra Dante,

cominciano

in

sostanza col canto 28


facile,

del Purgatorio, e costituiscono

una
il

vasta e vivace

introduzione alle pi arcane istruzioni del Paradiso dantesco.


Si

conosce agevolmente come


esposizione di Dante

sublime storico universale,


istruirci

nella

vuol

della storia del

mondo

e de' suoi rivolgimenti all'epoca del poeta,

ma non

perci

meno da lamentare

il

vasto tratto che separa queste


i

lettere dal comentario di Gschel sopra

tre ultimi canti

del Paradiso [La

Pasqua di Dante, Halle, 1849). Oltre l'errore che nel sistema mondiale tolemaico dantesco suppone due
invece di uno, riesce strana
la

cieli cristallini

confusione
conosciuto

(colpa,

non v'ha dubbio,

di antichi comentatori), del

capo dei Neri fiorentini Corso Donati con Francesco d'Accorso


glossatore dei
ted. Blatter
libri legali di

Giustiniano.

Witte, nel Giorn.

fUr literarische unterhaslunfi, n. 2, 10 Gennaio 1856, Studi germanici sopra Dante, articolo riportato nello

Spettai, fir. 1856. u. 18. - Lo Schlosser sotto il suo ritratto non seppe trovare motto migliore che versi del divino
i

poeta

Ilo io

appreso quel che,


-

s' io

ridico, -

molti

fia

savor

di forte

agrume;
vita

E s'io

al vero son timido amico, -

Temo

di perder

tra coloro - Che

questo

tempo chiameranno

antico. Pav. xvii. 116.

ScHREiBER WiLH. Die poUtischcn und religidsen Doctrinen


unt e r Ludwig dem Baicrn. (Le dottrine politiche e religiose
sotto Lodovico
il

Bavaro.) Landishuta, 1858.


la

Dissertazione

quale espone

varie

opinioni

del

XIV

secolo intorno alla questione dei confini dell'autorit ponlilicia e delle relazioni

tra l'impero e
scrittori

il

pontificalo,

tenendo

confronto

quattro

principalissimi,

cio

Dante

AUighieri, espositore della morale nella div. Comedia, espo-

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

697

sltore della politica nella Monarchia, e sostenitore dell'idea


di

una Monarchia universale

di

cui la bibbia e la storia gli

offrono le fondamenta.

Marsilio d Padova,

1838, seguace

nelle sue opinioni politiche di Aristotele, propugnatore della

somma

potest del Concilio da convocarsi dall'autorit laica,


cui
il

scrittore

l'amore

dell'

procacci

nome

di defensor pacis.

armonia tra chiesa e impero Leopoldo di Bebenburg


il

vescovo

di

Bamberga

(m. 1362),

cui

esame storico-legale
gi da Marsilio

del diritto dell'Imperatore esclude la necessit assoluta della


translatio

mperi per parte

del pontefice,

dichiarata atto di assenso formale senza facolt di denegazio-

ne
dell'

di deposizione.

Guglielmo d'Occam (m. 1347),

l'avv.

imp. Lodovico nella contesa con Giovanni XXII, contro


il

cui scrisse

notissimo

Compendium errorum. L'opposizione

politica contro alla estensione della pontifcia autorit nel senso

del .medio-evo,
nesi, a
al

nuovamente propugnata dai pontefici Avignomalgrado dei contrasti gravi cui essa and incontro tempo di Bonifazio Vili, risulta maggiormente dal conciso
delle idee dei predetti scrittori. - A.

esame
(In

ReumonL

Streckfuss Karl,

Ueber Danle's Leben und Schriften.

Germanica ab eodem confecta versione, 1840.) YoGEL VON A'OLGESTEiN Carl, Die JJauptmomente aus Goethe' s Faust Dante' s Divina Commedia und Yir(jiV s Aeneis. Bidlich darqesteUt und nach ihrem innern Zusamlaenhange erldutert, (I momenti principali del Fausto di Goethe, della divina Comedia e dell' Eneide, raffigurati ed illustrati secondo l' interna loro connessione.) Monaco, 1862, con tre
tavole
in
fol.

L' autore, pittore della corte

di

Sassonia,

anni fa a

Roma

suoi

pensieri
si
il

sulla

divina

stamp vari Comedia ad


d

illustrazione di
tico,

un quadro che
I.

potrebbe chiamare sinotfu

eseguito per S. A.

R.

granduca Leopoldo
l'

Toscana, Nel presente lavoro, riassumendo

istesso argo-

mento, s'ingegna a spiegare la parte allegorica dei tre grandi poemi dell' antichit, del medio-evo e dell' et
i

moderna.

Vedi pag. 3ol, 353, 363, 367, 369, 382.


Allighieri. (Continetur
Lipsia, Fleischer,

Wagner Xdolvo, Sac/gio sopra Dante


editione ab
1826.)

eodem parata

div.

Comoediae,

()98

BIBLIOGUAFIA DANTESCA FRANCESE.


2*2 fac.

Sono
Il

di

Prolegomeni

all'edz. della dlv.

Comedia.

saggio contiene tre parti, intitolale: Dnnte e il-suo secolo-

al

La divina Comedia e la sua intenzione - Osservazioni intorno tempo in cui probabilmente stala dettala la Divina Comedia, alla lingua, alla verseggiatura, al testo ed alla
di lui critica.

Wegele Franz X.
in quella di Erbipoli -

(gi professore nell' univ. di Jenna, ora

(Vita ed opere di

-) Dante' s Leben und Werhe. Dante nella loro connessione colla Storia dell' incivilimento.) Iena, Mauke, 1852. Fu pubblicato in Jena un ottimo libro sopra la \Ua e

Wiirzburg.

le

opere di Dante, che intende ad elevare

il

poeta all'altezza
degli scrittori

dei

problemi

storici,

Iraendola dal cerchio

mirabili solo per l'ingegno e per l'arte. - Crepuscolo, 1854.


78. -

versit

Tout rcemment M. Franz Wegele, professeur l'unid'Jna dans la Ve et les ouvres de Dante, s'est attach surtout recomposer l'histoire intrieure du grand pote florentin ... M. Wegele ne vot chez Alighieri que le lgislateur polilique et mystique du moyen gc... La Divine Comdie, selon l'historien allemand, en mme lemps qu'elle est une prdicalion du gibelinisme idal, contieni aussl l'expos symbolique des diffrenles phases par lesquelles a passe l'me du pote. Cette histoire spiriluelle de Danle est indique par fragmens dans ses produclions anlrieures.
la

lei,

peinture est complte. L'amour,

la science, la poli-

lique, la religon, ont

occup tour tour cette souverainc

intelligence. Les ravissemens de

l'amour illuminent

la Vie

nouvelle,

la

science remplit le Convito,


et la religion,

la polilique est le

sujel

du De Monarchia,
polilique,

mle toutes ces

choses, les claire de ses rayons.


religion,
pliilosophie,

Dans la Divine Comdie, amour, soni runis dans


instinsecret,

une synthse harmonieuse. Ce travail qui s'est fall ctivemenl dans son me. Dante n'en avait pas le
e' lait

la

crilique

de

le

mettre

en

lumire,

et

MM.

Wllte et Wegele ont rempli celle tche avec une prcison


magistrale.

Le

pome

d'Alllghieri,

dans

son

inspiralion

premire est donc


lout entire,

la fols le

tableau des diffrenles phases

qu'a traverses son genie,

et le

jugement de

la

chrlient

au nom

de cet

ordre

providenliel construil

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

699

par sa pense ...

Un

des rcens commentateurs a pu recom-

poser avec VEnfer el le Purgatoire le code penai d'Allighieri, code compiei, o se relrouvenl la fois le droit romain, le droit canon el le droil germanique du moyen ge. Cesi

M. Wegele qui a
historien

eii

celle ide.
lei

Il

esl fcheux.

que

le

doclc

germanique tieni plus de place dans la Divine Comdie que le droil canon et le droil romain. Cesi prcisment le conlraire quieslvrai; l'originalil du droil germanique en malire pnale esl de punir la faute pour la faute elle-mme, landis que le droil romain se proccupe surtout des crimes commis contre l'lal, el le droit canon, des infraclions aux lois de l'glise. Dante, avec son inflexible logique, rserve ses plus crucis clilimens aux ennemis
le

compromelte voulant prouver que

la

valeur de ses recherches

en

droit

de l'glise el de l'empire;

il

rend des arrls de

jlislice

sociale plull qu'il n'applique les lois de la morale prive.

Comment M. Wegele
aprs l'avoir
si

a-l-il

mconnu

ici le

syslme du pole

bien mis en lumire ? Ajoutons seulemenl, pour

lre lout fait exacl, que l'esprit vanglique apparali sans

cesse dans les senlences d'Allighieri.

Sa libre dislribulion

triomphe de la justice chrlienne. La conscience du coupable esl mise nu, et plus il lail place
le

des chlimens esl

ha ut dans
lui
la

la

hirarchie des pouvoirs, plus lourde pse sur

responsabilil de ses ceuvres.


les

Polnl de

mnagemens

pour

grands de ce monde

\...

Saint-Rei Taillandier.

WisMAYR .losEPH, Dante Allighieri (nach seinem Leben und lillerarischem Wirken. - In ejusdem opere Pantheon
Jtaliens,
Il

Miinchen, 1815.)

Cons.

Wismayr non

solo

ci

diede

la vita dell' Allighieri,

ma

innoltre alcuni suoi saggi di versione della div.

Comedia

in cui a giudizio di

un dotto
i

critico,

con tale maestria e


che se fosse

chiarezza

ci

rappresenta
sola parte,

concetti del poeta,


di tutto
il

non

di

una

ma
ini.

poema, l'Aleraagna
la sublimit.

non potrebbe gustar meglio l'energia e

WiTTE Karl,
neirUniversil
d

Cons.
Halle,

di

giustizia
lreslavia.

e prof, di diritto
)

gi

//

terzo Canto

di Dante, corredalo di molte varianti, esaminato sui codici,

1826.
l'ebcr Dante, IS'eu bearbitet.

(Sopra Dante, nuova

700

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

i8BL (In questo libro prende pi copiosamente a sviluppare il suo sistema che fin dal 1824 avea esposto neW Hermes Rivista letteraria, pubblicata dal
trattazione.) Breslau, Pelz,

Brockhaus a

Lipsia.

Gedichte aus der Vita JSuova iibersetzt und erkldrt

von Karl Ludwig Kanneriiesser und Karl Brockhaus, 1842.

Wilte,

Leipzig,

Quando
Lettera a

da chi

sia composto V Ottimo

Comenlo a

Dante, Lipsia, 1847.

(conosciuto per

Seymour Kirkup, pittore inglese a Firenze, 1' amore eh' egli porla a Dante bei e per
i

lavori artistici intorno alla vita e alle opere di

lui,

di cui

molti compariranno

in luce

nell'edizione

dell'Inferno da

lord Vernon da lungo tempo preparata), nella quale vanno


sottoposti

ad esame

fatti e

le

congetture dal Colomb de


a Jacopo

Batines enunciati nella memoria: Del Comenlo su la Divina

Comedia appellato V Ottimo,

e di quello attribuito

della Lana, negli Studi inediti su Dante, Firenze, 1846. Alle

osservazioni sulF autore, e sulla data dell' Ottimo Gomento, tengon dietro alcune aggiunte e correzioni al primo Volume della Bibliografia Dantesca del medesimo Colomb de
Batines.

Intorno all'opuscolo del Witte e ad alcune altre


si

pubblicazioni
te,

di

Germania che
nella

di

altri paesi

sopra Danprussiana,

vedi A.

Reumont

Gazzetta

di Stato

1847, N. 26-28-29. - Reumont. -

Dante Alighieri' s lyrische Gedichte. Ubersetzt und


von Karl Ludwig Kannegiesser, und Karl Witte, Zweite, vermehrte und verbesserte Auflage, Leipzig, Brokhaus,
erklrt
1842.

Eklogen, ubersetzt
1842.

und

erkldrt, Leipzig, Brockhaus,

Dantes Domino Marocllo, Marchiani Malaspinae. Epistola,

Ilerausgegebenvon Karl Witte, Leipzig, Brockhaus, 1842.


Della Monarchia di Dante,
(nel

Giornale Blatter

fiir

literarische Unterhallung, 4 Juin 1853.)

Cento e pi correzioni

al testo delle opere

Minori

di Dante Allighieri, proposte agli illustri signori Accademici

della Crusca da

un

loro Socio Corrispondente, Halle, Hendel,

1853.

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

701

Innova Centuria di Correzioni al Convito di Datte


AUiffhieri,

(Dedicala

al

Re Giovanni

di

Sassonia) Lipsia,

Weigel, 185i.
Observationes de Dantis Epistola

nuncwpatoria ad

Canem Grandem de
Seti. 1855.)

la Scala, Ilalis.

Saxon. Heynemann (29

Dante, und die italienisclien Fragen. Ein Yortraff.

(Dante e
opere

le

questioni italiane, lezione) Halle, 1861 in 8."


col

In questo scritto viene dimostrato


dell' AHighieri,

contenuto delle
Divina Comedia,
l'indepen-

soprattutto della

quali sono le relazioni in cui stanno le di lui opinioni colle

questioni

che ora agitano l'intera


il

Italia,

cio

denza ed unit della penisola,


potere temporale dei ponteici.
loro
i

dominio straniero, e il Esame, nel quale anche co-

quali, o in

un punto o

nell'altro,

non consentono
lo

al

giudizio

del chiarissimo

autore,

riconosceranno
lui

studio

profondo del
la

sommo
n.

poeta e del di
158.

tempo, l'equit e

pacatezza del suo sentire, e l'amore che porta all'Italia.

Archivio storico,

27

p.

De Bartolo a Saxo ferrato, Dantis


commentantiuncula. Halle,
in
S.*'

AUujlierii

studioso,

Contiene
i)re

il

comento, maggiormente polemico, del cele-

Le dolci rime d'amor che solca; stampalo gi nel libro del medesimo: De dicjnitatihus (Lipsia 1493). - Con epistola gratulatoria al
Bartolo intorno alla canzone di Dante:
eh.

Lodovico Pernice, allora

prof, diritto e

commissario regio
AHighieri
trat-

nell'Universit di Halle, morto pochi mesi dopo, nel 181)1.

Numerosi sono
in varj

lavori di Carlo

Witte sopra

l'

giornali tedeschi inseriti.

Di parecchie opere

temi

di

quest'argomento
a Lipsia,

egli

diede ragguaglio in un'analisi

critica

khaus

stampata w^iW Uermes, giornale pubblicato da Broc1824, No. xxii, p. 134-166 - Dei due piti,
pag.
1.

antichi commentatori della Divina Comedia egli dissert negli

Annali di Iclteratura di Vienna (1828, Voi. XLIV.


43.)

recando l'elenco dei codici daini conosciuti dell'Ottie di Jacopo

mo

della Divina

della Lana. In un articolo sull'edizione Comedia procurata dagli Accademici della Crusca Becchi, ISiccolini, Capponi e Borghi (Fir. 1837), inserito

negli Annali

di

critica

scientifica Berlinesi,

i)fig.

038-656

702

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMA.NNA.


falli

diede un analisi dei lavori

sino a quei

del Poema. Del Conviio pubblicalo a

lempo sul teslo Modena da ]F. Cavaz-

zoni Pcderzini, della

procurata da L.
parl
nei

yUa A'uova, edizione di Pesaro 1829, Ferrucci, e (eV Ottimo edito da A. Torri,
(183:3,

medesimi Annali

No. 91-93]

articolo

in

cui disserta anche del Cod. Laurenziano xl., 7,


egli cred gi avere scoperto
il

nel

quale

comento

di

Ser Graziolo:

\qA\ Antologia, 1831, Agosto; e Osservazioni di G.B. Piccioli


e

di

Y.

Tommaasco,
che
il

\d.

Ottobre.
si

Tenendo
sta dei

dietro

a lutto

quello

in

Italia

ed altrove

pubblicando sopra

Dante,

Witte ha dato varie

analisi

moderni
la

lavori,
let-

specialmente nel giornale: Fogli per la Conversazione


teraria di Lipsia. Merita particolar attenzione
libro:

disamina del

De Monarchia e dell'epoca in cui venne composto; Vedi Arch. Star. llal. Append. voi. ix pag. 602-608.

M. Charles Witte, professeur de droit V universit de Halle, est certainement de tous les dantophiles de notre ge le plus fidlc sa religion ... M. Witte s'esl enferm

dans

les (Buvres d'Aligheri

comme un moine dans


a dit l'auteur

sa cellule.

Cella continuata dulcescit,

de V imitai ion de

Jsiis-Christ; force de rester dans sa cellule, on y Irouve

douceur
plus.
Si

inlnie.

Yoil Irente ans que M. Charles Witte habite

la sienne,

et elle lui est

devenue

l'

si

vous

le

visilez

universit

douce qu'il non sortir de Halle, il vous


seul

montrera sa bibliothque dont


frais;

Alighieri

fait

les

loules

les ditions
les

de ses oeuvres depuis l'dilion

de 1472, loules
des, danoises,

traductions de la Divine Comdie, Ira-

duclions lalines, frangaises, espagnoles, anglaises, allemanhbraiques, tous les commentateurs depuis V Ottimo et Boccace jusqu'au livre public hier Florence ou Paris, Venise ou Berlin, en un mot tonte la lillralure dantsquc a t rassemble l par M. Witte avec l'exactitude d'un savant, et la pit d'un levile. On dirait le sancluaire du vieux pote. M. Witte est si profondment
initi

tous les arcanes de Dante, qu'il a

fini

per prendre
vers,

plaisir

aux

dtails Ics plus minces.

Uno prlode, un
Il

un mot
en ce

lui fourniraient

un lexte inpuisable.

s'

occupe
qu'il

moment

confronter,
la

collalioner les principaux


el savez-vous

manuscrits de

Divine Comdie,

ce

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

703

en fair?

Il

les

en familles,

groupe comme des produclions de la nature en genres et en espces. Ce sont l, si Fon

veul, les enfantillages de la pll; mais M.

WiUe

ne s'est

pas loujoiirs amus de pareilles minulles, ses premiers

travaux rvlenl un critique supreur,


rple, n'a salsi
la

et personne, je le

comme

lui le lien

logique et lumlneux de

pense du pote travers ses iluctuations apparenles. Le syslme de M. Witte est adopt aujourd'hui par les premiers romanistes de l'Alemagne (moins Ruth) M. Auguste Kopisch, M. Franz Wegele, M.Sclilosser lui-mme sont entrs dans la voie qu'il a ouverte. Plusieurs critiques italiens, M. Piccliioni, M. Giuliani, d'autres encore, ont accueilli avi(lement les vues du professeur de Halle, et les ont prepages
;

parmi

les leltrs

de

la

pninsule.

Il

y a

tout un v-

uement litlraire. Qu'a dono fait M. Witte? Avant Fauriel et Ozanam, M, Witte a prouv que les Opere Minori de
Dante, de
la
la

YiUx di Dante et le Convito laent Tintruduction

Divine Comdie, et que ces trois ouvrages, y regarder de prs, composent un lout Ce n'est pas l

cependant, aux yeux de M. Charles Witte,

le seul intrt

que
de

prsenlent

les

Opere Minori;
oli

la

Yila

Nuova
lui

et le

Convito

unis la divine Comdie


le

sont pour

une srie
le travail

mmoires intimes
les

pole nous raconte

inlrieur de son genie et la transformation de ses croyances.

Avant
sous

tudes de M. Witte, tout tait obscur dans les


sincre

opinions d' Alighieri. tait-il


le

quand

il

se

battait

ou

d"

drapeau des guelfes? Obissait-il sa conviction implacables rancunes quand il passait dans le camp
.

des gibclins? Aulant de questions insolubles

Avec une
M.
son

lvation de vues vraiment digne du sujet, avec une force

morale qui

honore l'homme autaul que


la

le critique,
e' est l

Charles Witte a retrouv

pense de Dante;

oeuvre. D'autres sont venus et ont complte ses indications.

Je citerai au premier rang M. Wegele, qui, dans


Ics

la

Vie ei

(Buvres de Dante,

s'est attach

surtout recomposer

Ihistoire
et

intrieure du grand pole florentin. MM. Witte Wegele ont obtenu d'importans rsultals; les voici en
n'a pas

peu de mols. Dante


devenir giheliu
. .

atlendu sa scntcnce d'exil pour

Saint-lkn TaHlandier.

704

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.


-

Di Enrico di Lusscmbiir;;o.
vlla del poela, e
si

Enrico

di

Lussemburgo,
lanli

scrive San Renalo Taillandier, ha una parie imporlanle della

dura

falica a

comprendere che

Co-

menlalori ahbian trascurato

di collocare quella

singolare

fisonoraia nel poslo che gli conviene.

poela e llmperalore sono

due ultimi

tipi di

Dante ed Enrico: il una stessa idea.

Presso l'uno l'inspirasione cavalleresca, teologica presso


l'altro,

ma

in

massima
la

le stesso sistema, e per

comprendere
a affron-

r AUigliieri e
to.

sua epoca indispensabile

di porli

Enrico di Luxembourg l'utopia di Dante che assume

una forma: il moderatore d'Italia che invocava nel Convito nella Monarchia, l'uomo ch'ei collocher nelle pi
il

raggianti glorie del paradiso e ch'ei chiamer


rico: Vallo Arrigo.

grande En-

Tra

tedeschi ne scrissero: Corrado Wezer, Segr. nella


gestis

Corte di Carlo Y. - Libellus de rebus


ratoris-DiefJenbach
31.,

Henrici VII Impe-

De vero morts genere ex quo Henricus

VII Imp.

obiit.

Francoforte, 1865. - Giov. Paolo de Gundling,

Gran-Maestro delle cerimonie. Consigliere intimo e Storiografo di Prussia sotto il re di Federigo Guglielmo 1 La
:

vita di Arrigo

VII,

1819.

Olenschldger Joh. Daniel von:

Geschichte

des
I.

romischen Kaiserthums in dem vierzehnten


Ildlfte.
(

Jahrhundert.

Storia

deli'

Impero Romano nel


importante sopra
i..

XIY

secolo.) Francoforte, 1755, in 4.^


di
il

con documenti. Opera

insigne

dotto

storico
di

pubblicista,
-

tutto per

tempo

Arrigo MI.

Mailer

De

Vita

Henrici

MI

Imper. Romani, Berlino,


-

18i28. -

Barthold F. W.

(mori nel 1859, prof, di Storia nell'Universit di Greifswalde


in

Posnania)
(il

zelburg
2 Voi. litica

re Arrigo

Der Rmerzug Knig Heinrichs von Liildi Lussenburgo in Italia), 1830-31,


Il

E
2."
il

divisa in sei libri:


dalla rovina
in

1".

contiene la storia podi

d'Italia,
il

della Casa
i

Svevia

fino

al

1308:

Arrigo
3.^

Germania, e

preparativi della spee gli avvenimenti

dizione;
in

L'arrivo del re in
fino al

Italia,
il

Lombardia

Maggio 1311:
il

4.",

della lotta co' Guelfi lombardi, le cose toscane e di


fino al febbraio

La continuazione Genova,
e
il

1312;

5.",

Il

soggiorno del re a Pisa,

l'incoronazione a Roma,
invernale a

l'assedio di Firenze,
lino
al

campo
final-

Monte Imperiale,

Marzo 1313;

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

70i)

mente
berto,

il

6.^
la

il

princpio della spedizione contro al re Rodell'

morte

Imperatore,
e
la

cui

fanno seguito
di

le -

nuove misure del Papa

battaglia

Montecatini.

Barthold F. W., Yerzechniss der Kostharheiten im Aachlass


Kaiser Ilemrichs VII. (Elenco delle preziosit trovate tra gli averi lasciati da Arrigo VII Imperatore alla sua morte.)
Articolo inserito nel Giornale per la conversazione letteraria
di Lipsia 1849, n. i^.-Donniges W., (gi professore di scienze

politiche nell'Universit di Berlino, ora Consigliere intimo


di legazione del re di Baviera)

Ada

Henrici VII Imperaloris


alia mcdii
aevi,

liomanorum,

et

monumenta quaedam
;

nunc

primum

luci dedit

Berlino, 1839. - Dai Mss. originali del-

l'Archivio di Torino, contenente: Libri consiliarii sive Com-

menlarii actorum in curia Henrici VII


relazioni
) ;

(colle

legazioni e

Ada

reyistraia seu transsumpla in libros curiales;


;

Diplomata quae ad historiam Henrici Vii spectant

varii

documenti
niges

in relazione colla storia dell'

Imperatore. - Don-

W., Geschichte des teutschen, ecc. (Storia dell'Impero


nel secolo
di

Germanico alla morte

XIV,

dall'

Imperatore Arrigcf VII lino

Carlo IV, 1308-1378. - Prima sezione e prima

parte. - Critica delle fonti per la storia di Arrigo di Lus-

semburgo.) Berlino, 1841,


regimi

in 8. -

Bolimer
inde

J.

Fr., Regesla

atque Imperatorum
inde ab anno

romanorum

Conrado

1.

usque ad Heinricum VIJ,

Francoforte, 1831. - Jd,

Uegesta

Impera

3ICCXLVI usque ad annum MCCCXIII

(sotto Enrico Raspe, Guglielmo, Riccardo, Rodolfo, Adolfo,

Alberto ed Arrigo VII), Stuttgarda, 1844. - Additamentum

primum, Stuttgarda, 1846.


garda, 1847. -

Kopp

J.

Zi'.,

Heinrich der Siebente


in 8.^ -

und Kaiser und


ratore, e
il

scine Zeil.

Additamentum secundum, Stuttah Knig (Arrigo VII, come re ed Impe-

suo tempo.) Lucerna, 1854


ist

Kopp

J. E.,

Kaiser Heinrich VII


ratore

nicht vergi flet

worden. (L'ImpeJ.

Arrigo VII

non stato avvelenato.)- Kopp

E.,

Urhunden aus
Arrigo VII.)
-

Pisa. (Documenti,

facienti parte delle carte

della Cancelleria imperiale rimaste a Pisa

dopo la morte di Rhmer-Biichner Doti. Die Wahl und Kronung


sul Meno),
iu

der, ecc. (L'elezione e l'incoronazione degl'Imperatori ger-

manici a Francoforte
particolare
VOL.

Francoforte,
la

1858.
storia
43

Di

importanza
11.

questa opera

della

706

BIBLIOGRAFIA

DAMESCA ALEMANNA.

elezione Arrigo VII traila dal Codice Baldovino dell'Archivio


di

Coblenza, compilalo nel 1353 dall' Arcivescovo-Elettore


fratello

Baldovino,
Geschichle

del

Lussemburghese.

Ostreich

Zur
Vii.

des. ieuschen

Reichs unter Kaiser Henrich

(Saggio sulla storia dell'Impero germanico sotto Arrigo VII Imperatore, - Rossel, 1855, Programma Scolaslico.) - Wyss
di

Graf Wernhcr von Uomberg ecc. Homberg, capitano generale imperiale tempo di Arrigo YII.) Zurigo, 1860.
G. voti.

(11

co.

Guarnieri
al

in

Lombardia

E da
dell'

tenersi

gran conto del giudizio che intorno ad


1'

Arrigo YII ed agli sforzi suoi per restaurare

antica maest
politica

impero pronunzia

il

Droysen nella storia

Prus-

siana (\'ol. L, Berlino, 1833, p. 152), giudizio che accostandosi


alle
all'

idea dantesca nel


di coloro

modo

pi esplicito, contraddice

vedute

che nel Lussemburghese altro non


Si connette
dell'

iscorgono se non un visionario.


di

alla storia

questo Imperatore parte vistosa

opera che ha per

ttolo:

Baldcwin von Lutzelburg, Erzbischof und Kurfurst von Trier, von Al. Domnicus. (Baldovino di Lussemburgo,
in 8.;

arcivescovo ed elettore di Treviri.) Coblenza, 1802

opera premiata dalla Commissione storica della R. Accade-

mia

di

scienze

di

Monaco.
lui

(Nell'Archivio provinciale di

Coblenza esiste

la raccolta dei

documenti spettanti
fatti

al

goe
di

verno

di

Baldovino, da

medesimo ordinata, con aggiunta


i

di 73 disegni

rappresentanti

della storia sua

quella di Arrigo VII Imperatore.)

Anche
gesta del

il

nostro insigne prof. Bonaini

ci

promise
toscane.

le

Redi
1.

Lussemburghese. [N. Alcuni documenti


negli xinnali
dell'

inediti

Arrigo

VII

Universit

Voi.

Pisa, 1843.)

Del sepolcro di Arrigo a Pisa,


nelle

e di alcune

memorie

dei suoi seguaci in Santa Maria Araceli sul

Cam-

pidoglio di

Roma,

Neue rmische

Briefe,

1.

150, 210. -

Della morte di Arrigo VII veggas a pag. 55.

Di Fra Dolcino.
Patarener
;

Krone JuLy Fra Dolcino und


Episode

di$

historische

aus

den

piemontesischen

Religionskriegen. Mil kirchen-cultur-und rechtsgeschichtlichen Erlduterungen nach Originalquellen. (Fra Dolcino e 1 Palareni, Episodio storico della guerra di religione nel Pie-

BIBLIOGRAFIA DANTESCA ALEMANNA.

"07
dello

monte; con commentario


1844.

sulla

Storia Ecclesiastica,

incivilimento e del diritto, tratti da fonti originali,) Lipsia,

pubblicato sopra

-Opera composta principalmente coli' aiuto del libro Fra Dolcino dal prof. G. Baggiolini Vercellese,

Novara, Artaria, 1838.


Schlosser

F.,

Abalard und Dolcn, oder Lehen und


di

Meinungen
e Dolcino,

eiies

Sch.warmers und eines Filosofen. (Abelardo

ossia no vite ed opinioni

un entusiasta

e di

un

filosofo.)

Gota, Klcl, 1807.

Di Celestino V.
oder Papst Colestn
Ne' piccoli
scritti

scrisse

il

Conz

e. P.,

Peter von Morone

V. (Pier

da Morone, ossia Papa Celestino:

prosaici dell' autore, 1825.)

nifacius Vili

Di Bonifacio VIIJ. - Ilofler Const ,Ruckblck auf P.Bound die Lileratur seiner Geschichte ecc. (Occhiata
la

sopra Papa Bonifazio YIII e

letteratura della sua storia;

con un documento importante tratto dall'Archivio Vaticano.


Negli Atti
della
II.

Accademia

delle

scienze

di

Monaco;
Geschichte
2. voi.

Classe storica, 1843,

Xo.Wll.)- Drumann

W.,

Bonifacus des Achten (Storia di Bonifacio Vili),


8.,

in

Konigsberga, 1862. - L'autore, gi professore e Kognigdi

sberga, cui dobbiamo una pregevole storia


ultimi tempi della Repubblica,
si

Roma

negli

ingegnato di produrre

un quadro generale dell'azione esercitata dalla Santa sede sul mondo Cristiano verso il principio del Trecento. (V.
Lilerarisches Centralblatt, 1852, N. 38.) - La storia del Pontilcato

di

Bonifacio

Vili

del

P.

Luiffi

Tosti,

Cassinese,

(Mante Cassino, 1846.) venne tradotta intedesco col titolo:


Geschichte Bonifacus des Achten

und

ciner Zeit.

Aus

des

Italienischeny 2. vol.,'Tubinga, 1848-49.- {\. Difesa di varii

punti della vita di Bonifazio Vili di Mons. Avicolo If'ise-

man.

- Inf.

scienze religiose di

x\vii.22; Purg. x\. 86, 80. - Negli Annali delle Roma, XI. 257-281. - Bonifazio Vili e

Dante Allighieri, discorso di 3Ions. Agostino Peruzzi, Bologna,


lini
tip.

della Volpe, 1842. - Dfinte ambasciatore de' Firen-

a Bonifazio Vili, per Ottavia Giglio Roma, PuccincUi,


negli storici alemanni

1840.)

Anche

delle varie lelleralure

si

708

BIBLIOGRAFLA DANTESCA ALEMAN>A.


sul nostro poeta. Veggasi il Bauterweck (Gottinga, 1800); Pesth, 1805); V Ebert ( Morburgo, 1854);
il

potranno trovare de' giudizi

Burckhardt Jac. (Basilea);


il Blanchard ( 'Emmert (Giesse, 1818); (fVassc (Dresda, 1837-U):

il il

Genthe (Magdeburgo, 1832);

il

(/Vo/imaj^n (Lipsia, 179G); Vlde-

ler (Berlino, 1800-102);

il

Juclier

(Lipsia,

1750);

\ il

Jageman (Lipsia, 1777-1781); il Meinhard (Brunswicli, 1774);

VOrelli (Zurigo, 1810);


1855-62);
il
il

Baumer
il

(Stultgarda,

1843-55,

Banke (Berlino, 1837);

Ruth (Lipsia, 1854-47);

Wolf

(Berlino, 1860).

BIBLIOGRAFIA DANTESCA INGLESE

Barlow Henry Clark, La Divina Comeda. Remarks on


the readinrj

of the Fifty-mnth verse

of the

fth

Canto of

the Inferno, 1850. (Sul verso 59 del e. v. dell'Inferno.)

L'importante discussione insorta nel 1836 sulla retta


lezione di questo

verso
i

dall'

Ab. Federici
e
di

di

Milano e che

ha tanto occupalo
ripresa dal Barlow.

critici

d' Italia

Alemagna venne
and vindication and how

Francesca da Rimini.
7/

ler lament

with a brief of the Malatesti, London, David Nuli, 1859.

qran

rifiuto.

What

it

was who made

it,

fatai to Dante Allighieri, Disertaton on verses fifty to Sixtus-

Three of
Il

the thind Canto

of the Inferno, London, Trbner


1862.

et co. 60 Paternoster

Row,

Barlow confutando l'opinione comune, riconosce in eoA che fece il gran rifiuto non gi Celestino V ma Vieri
de' Cerchi
l'

capo

di parte

bianca

in

Firenze

ai

lempi

del-

Allighierl;

opinione confutala dal prof. Fabio Nannarelli,


V Arcivescovo Buggieri, a Sketch

Centen. di Dante, p. 225.


Il

Co. Ugolino

from
id.

the Pisa Chronicles,

London, id. 1862. The Young King and Bertrand de Born, London,
le

1862.

M. Barlow a tudi

lexle de Dante avec

la finesse

BIBLIOGRAFIA DANTESCA INGLESE.


d'

709

un
Il

Ilalien et la cosciencc d'

uu Allemaiid.

- Saint-Ren

Taillandier.

valente ed instancabile dantofilo Barlow ha pure pub-

blicato
visit

un lavoro,

in

cui

prende

a mostrare

che Dante

r Inghilterra, Londra, l'universit di Oxford, ecc. Ed ei francheggia la sua opinione coli' autorit del Boccaccio, che in alcuni versi latini indirizzati al Petrarca, con una
copia del poema, riferisce che Dante
Inghilterra
:

si

rec a Parigi e in
cui

Parisios

dudum, exfremosqiie Britannos. Alla

aggiunge pur quella di Fra Giovanni di Serravalle che scrisse Dante se in juventule dedit omnibus ariibus lberalibus, sludens cas Paduae, Bononiae, dcmum Oxoniis
autorit
:

[Oxford]
presso
ci

et Parisiis

ubi

fecit

multos actos mirabiles. -

Apri-

viene parlare dei venti codici preziosissimi posseduti


biblioteca Bodleiana di Oxford, fra quali
il

dalla famosa

tiene pi importanti

Codice segnato
108,
97,

di tre

numeri
-

103,

106,
ci

107,

Codici 109,

103, 9o,

e 46.

Egli
dei

lascia

da ultimo

sperare

uu catalogo accurato
si

Godici italiani della raccolta Canonici dei manoscritti lasciati


dal conte Mortara, dal quale

potr vedere quali tesori

italiani accolgansi nella Bodleiana.

Byuon Lord Giorgio, La Profezia di Dante. Quand'io partii da Venezia, Byron promise di visitarmi a Ravenna; la tomba di Dante, la classica pineta e le antiche reliquie erano
tassi
u

bastevole pretesto porch"

io lo invi-

venne nel Giugno 1819, e giunse a Ravenna il di della festa del Corpus Domini. Egli era privo de' suoi libri, de' suoi cavalli, di lutto quanto io
ed
egli tenesse l'invito. Egli

occupava a Venezia, ed
J5U

io lo

pregai di scrivere qualche cosa

Dante. Colla

facilit e colla rapidit


la

sua abituale, compose

la

Profezia. -Cosi parla


della vita
solitaria

contessa Guiccioli, e di rado

tanta poesia
colla

venne per uno scrittore ad unirsi


mente.

poesia della
le

queste linee e
e

cantica di Byron senza pensare al


all'ispirazione
<!el

E impossibile leggere come


poeta nel silenzio di

dove

fu scritta,

(juelle citt italiane

piene di memorie e inondate di sole,

e sotto l'inllusso

della pi nobile

pas?ione

che abbia oc-

cupalo

il

suo cuore, dopo quella della Grecia e delia libert.


l'Italia

Dante e

su-io la duplice ispirazione di questa cantica.

710
Danto,
la

BIBLIOGRAFIA DANTESCA INGLESE.


cui

grande figura appare sulla soglia


il

dell' Italia

inlclietluale, ed
esiglio,
scritti
I

cui libro, scritto

ne' pellegrinaggi dello

doveva

alla

sua volta pellegrinare con tanti

pro-

L' Italia in cui

Byron non ha
poesia
le

solo sentito lo splendore


dell'arte,

della natura

o la

plastica

ma anche
il

il

dolore degli uomini,

ingiustizie della sorte, e le grandi

malinconie

della
di

storiai

In

questa

Profeza

pensiero

predominante

Byron

quello ch'esce da tutta la storia ita-

liana, dall' eterno disaccordo fra tanta civilt d'arte, di scienza

e di poesia e cosi indeprecabile ira dei destini nazionali.


gli

Quando

giungono

sulle labbra
gli

nomi

di Petrarca, di

Torquato, di

Michelangelo,

trabocca eloquentemente dall'animo quella


,

sua amara e sdegnosa mestizia. Cos

pur troppo. Anche


il

Byron, vide lungo


riosa e lamentosa

le

vicende del tempi

pensiero italiano,
l'altra storia glo-

essere sempre accanto, alla vera storia,

d'un

Italia ideale, e ud

questo grido

di

dolore che sorge dai secoli, qaesto coro desolato di poeti,


di filosofi, d'artisti

che dimandano

la patria,

come

le

que-

rule torme degli abitanti di una distrutta citt che apparvero


a

Cesare

in sogno patriam camantes- Crepuscolo, 1846, p. 468. Bruge Wuyte, Examen et traduction anglaise de pleusieurs

catizoni e sonets de Dante. (Continetur


sloire des langues

ejusdem libro: JiRomanes, ecc. Paris, Treuttel et Wiirtz,


hrlef Account of the most remarhabe

1841.)

Carlile John,

3fanuscripts, Edclons, Comments

and Translations of Dante'


the icroie

Divine Comedy, London, Chapman, 1849.

Carlyle Thomas, On heroes hero-worship, and


in history.

Thomas

Carlyle

a place

le

Florentin

dans ce

petit

groupe de'hrosquireprsentent pour lui l'histoire entire du monde, entre les prophtes et les prtres, le pote de
la

me

Divine Comdie est dessin et peint en traits de fiam... En Angleterre, M. Thomas Carlyle, M. Cary, M. Barvoil les

low

hommes

qui ont pntr

le

plus avant dans

Que de scnes, que du vieil Alighieri de paysages, que de portraits inspirs par cette unique pense et dvelopps avec une varit incomparablel On ne tlent compte ordinairement que d' un petit nombrc d'l'intelligence

BIBLIOGRAFIA DANTESCA INGLESE.

711

pisodes
Carlyle a
lrt

emprunls V Enfer, grave erreur doni Thomas


fail justice.

L' intrl de ces visions ardentes,. l'in-

du Purgatoire et du Paradis, aussi bien que de VEnfer, e' est la passion du pole qui y clate sous maintes formes; il y a l une tne qui souffre, qui prie, qui jelle des dairs. Ne la perdoiis pas de vue, et nous comprendrons mieux
la

sublimile de

ses

conceptions.

Satires

impitoyables et
signification

mystiques ravissemens,
plus prcise.
critique,

tout prend alors une

L'harmonie de son oeuvre, retrouve par la donne une valeur inaltendue toutes les parlies

qui

la composent. Saint-Ren Jae7/an(/<?r. - Y. p. 529. Croos Maurice. Sludo su Dante - Nel Giornale Selections fromthe Endiburgh Review, London, Longman, 1833.

CuuRCH W. Essai su Dante, London, 18o3. Dante by R. W. Cliurch M. A. late fellow of Orici College Oxford, London, 1854. La teologia metafisica di Dante, secondo il Churcli, sta
tutta tra
il

platonismo cristiano
scuola
italiana.

di S.

Agostino e
egli

il

realismo

pratico della
idee e
i

Toglieva

dal

primo

le

simboli di che s'informa l'edificio spirituale della


il

sua poesia,

concetto fondamentale della relazione tra Dio


la

e le cose create,

dottrina della grazia,

sebbene tempeil

rata dalla coscienza del libero arbitrio; ritenevalo

secondo

dalle speculazioni nelle incomprensibili regioni del e d'ogni dubbio posto oltre
i

dogma,

confini dell'intelletto razionale,

faceagli rimettere la soluzione alla Fede. Di qui la necessit


di

studiare

nell'Allighieri

queste due

disposizioni

che

si

contempcravano con
realit e V idealit.
della vita
Il

forze proporzionate nell'animo suo,

la

Church accenna tutte le circostanze pubblica e privala che pi direttamente influirono


e

su Dante,
nella storia

come uomo

politico

come

scrittore,

entra

del iMedio-Evo,

parla

delle

fazioni
di

che dalla

discesa di Carlo di Yalois sino all'esigilo

Dante travasensi
fa

gliarono

Italia,

Nuova

e della

un confronto tra Divina Comcdia, parla


fa

il

poeta della Vita

dei molteplici

dell'allegoria, delle qualit estetiche del

grande poema,

cenno de' materiali somministratigli dalla Bibbia, dal Nuovo Testamento, dai riti, dalla poesia vivente della Chiesa e
che

pur conferirono

alla

creazione

dantesca,

ed indagai

712

BIBLIOGRAFIA DANTESCA INGLESE.


il

motivi che indussero


forni volgari. Per
il

poeta a vestire

il

suo poema delle


iDanle
il

Sig.

Curch

il

poema

di

primo

poema cristiano, che inizi la nuova letteratura europea, come quello di Omero inizi quella di Grecia e di Roma esso rivel la prima volta all'Europa cristiana e moderna
;

che aver

dovea

una letteratura

spontanea,

una

lette-

ratura grande e degna, sebbene vestita d'idiomi volgari, e


sostanziata d'idee sue proprie.

Questo saggio del Curch


produzioni inglesi

per fermo

una delle pi notevoli temporanee su tale argomento.

con-

Garrow
fjcther

Joseph,

Tlie

early
in

li f

of Dante lUjhieri lo-

with the originai

paralleles pages, Florence.

Le

Monnier, 1846.

Le dernier traducteur

anglais, M.

J.

Garrow, a t plus

consquent; dcide ne voir aucune allgorie dans lelivre


de Dante, mais seulement un rcit des extases de son enfance,
il

traduit simplement early

life. -

Sanit-Ren Tail-

landier.

Griffin Edmond,
of the

Criticism of

Edmund

Griffin,

poem of Dante. (Romains, New-York, 1831. - V. The ISort

American
Israeli

Iteview, Boston, 1833. 27. 500-536.

... The origine of Dantes Inferno. ( A second Series of curiosites of literatiire.) London, Murray, 1823.

Questo articolo

si

riferisce

alla

visione

d'Alberico, 8

massimamente a quella di Carlo il Grosso. IIallam F, Arthur Henry, Rcmains in verse and
1843.

prose^

Arturo Hallam in una sua erudita dissertazione prende


a confutare l'ipotesi del Rossetti sull'allegoria politica della

Divina Comedla, e l'opinione che Beatrice non abbia mai

non qual mito della fantasia del poeta. Landor Savage W. Dante and Beatrice. (Articolo inserito nel IJoods Magazine) for March, London, Renshaw, 1845 (e riprodotto nel Th London and Paris Ohserver^ 1845. p.
esistito se

186-187.)

Sopra Dante.
London, 1837.
)

The Pentameron and Penlalogia, Lavoro analizzato nella Quaterly Pievicw^


(

LXiv, 396 - 407

Leight Hunt, Dante;

or the llalian pilgrinis progress-^

BIBLIOGRAFIA DANTESCA INGLESE.


being

713
Purgatorio,

Summary

in

prose of the

Inferno,

tersificd,

and Paradiso, Wth comments Iroughout, occasionai passages and a criticai ISotice of the authof s life and genius, London Chapman, 1845.

la

pi gran parte del

the Jtalian poets del

tomo primo delle medesimo scrittore.


sprit

Stories

from

Lyell Carlo, On the Anti-papal

London, 1842. (Dello

spirilo catlolico di

of Dante Allighieri, Dante AHighieri. -

Venne tradotto

dall'inglese

da Gaetano Polidori, London,

C. F. iMolini, 1844, in 4." pie. di

xxx-246

fac.

Dante's Canzoniere including the poems of the \ita ?\ova and Convito, London, Molini, 1835, 1842.
MartIxN T.,

The

Vita JSiiova
JSotes,

of Dante,

translated with

an Inlroduction and
Rossetti
d'

London, 1861.
italian

D. G.,

The early

Poets

from

Cullo

Dante Alighieri in the originai metres logethcr with Dante's Vita i\uova translated, London 18i)l.
to

Alcamo

SiMPsoN Leonardo, The liierature of Italy, Taillandier, lo chiama un rudit estimable.-M. Lonard Francis Smpson a essay lui aussi, une analyse, dtaille
11

du pome de Dante. Son travail bien moins tendu qae col ni de Lamennais embrass d' une vue moins haute, noiirri d' une science bien moins varice, est cependant une a^uvre
consciencieuse et d'utile emplai. E. D. Forgues.

Yernon-Warren Giorgio Giovanni. Lord Vernon uno de' pi appassionati ammiratori del nostro grande poeta, cultore zelantissimo e promotore generoso dogli studi danteschi. Se l'Italia ha per le stampe il Comcnto di Pietro AlUghieri, le Chiose sopra Dante, il
Comento alla
merito,

Cantica delV Inferno

di Autore Anonimo,
lui

le

Chiose attribuite a Jacopo AlUghieri a


il

solo se ne debve

ci

e dal canto nostro una devota riconoscenza. Ki dava inoltre una magnifica edizione delle quattro stampe principi della Divina Comedia (1858); e da lui pure attendiamo una novissima edizione del poema immortale, con

ricchissime illustrazioni.

Wright Thomas,
the legends

St Patricli's Purgatory

an Essay on

of Purgatory, Hell, and Paradise, current duriny the middle Ages^ London, RusseH Snilh 1844.

714

BIBLIOGRAFIA DANTESCA

INGLESE.
lo studio
11

Opera mollo dotta

e utile,

a consultare per

del ciclo poetico e leggendario al quale appartiene

poe-

ma

di

Dante. La sua importanza fu messa

in

bella luce

dalla

Revue de

bihliotjraphie analyliqiie, 1844, p. 340-343.

CODICI PI ILLUSTRI
DELLA DIVINA COMEDIA

87 Codici

Firenze. - L.aurcnzBana. - La Laurenziana va ricca di ben 50 del sec XIV 37 del XV. - Parecchi prendono il nome onde vennero, cio di S. Croce, Gaddiani, Tempiani, Strozziani, Mediceo-Palatiniy Acquistati, Della Badia di Firenze, della Ss. Annunziala. Illustratore ne fu il Bandin.
;

Fra questi sono

insigni:

il

Codice cartaceo di

S. Croce,

detto anche Codice Villani, o di Frate Tebaldo (Plul. xxvi.


Sin. N.'^i.) in foglio grande, del secolo

XIV,

di

212 pagine,
grandi

con larghi margini,

di bellissima lettera, in caratteri

ed ottimamente conservato.
nali,

Ha pure alcune
assai
:

Postille

margi-

non che varianti marginali ed

interlineari assai

numee

rose.

detta

del

fatines
il

prezioso.

Di questo

Codice cos sentenzia

Witte

x il

Dionisi lo preferiva,
gli
altri.

per quel ch'io credo a ragione, a tutti

Per ben

due volte presenta la data del 1343. L'una di esse si leggeva sull'antica coperta del Mss., ma senza dubbio di piano assai pi moderna, e dovrebb' esser aggiunta dopo ia morte di Fra Tebaldo della Casa, il quale almeno nel 1406 era ancor vivente. L'altra, posta nel fine dell'opera,
completa
in festo S. Ainae

26 di Luglio in quo dux Athecivitatis Florenliae

narum, Gualterius tyramnus


cader dubbio
sullo

pulsus

est,

1343, fu creduta dal Batines della


scrittore:
la

mano

del copista.

N pu
r)

soprascritta

dell'antica
Villani,

coperta lo dice scritto per

mano

di

Messer Filippo

(Secondo il Witte, non di Filippo Villani, il Comentatore, che visse SHioall405, ma di Filippo fratello degli storici che si trova ricordato in un contratto del 23 Maggio 1343, e nel 1324 fu de' Signori di Firenze.) Il Witte si attenne
sovrattutto alV autorit preponderante di questo Codice per
la

sua edizione della divina Comedia. (Berlino, Decker, 1862.)


persuaso,
egli

Io 8on

aggiugneva, che nuovi editori do-

CODICI PiU ILLLSTRI DELLA D.C.

715

vranno pi strettamente seguire questo purgatisslmo Codice,


e se dovessi
rifare
i

il

lavoro,

molte delle sue lezioni che


-

ora occupano

margini sarebbero addottale nel testo.

K
di

altrove: Per la correzione del testo e pel carattere primitivo delie lezioni nessuno supera anzi agguaglia
Filipi^o Villani.
il

Mss.

Manni nel mese di settembre, e dopo la mia partenza con iscrupolosit non minore fu condotto a termine dall'accuratissimo Sig. G.B. Uccelli. - Il Tempiano 3Iar/rfiore, la Divina Comedia, bellissimo Codice membranaceo, in foglio grande, della fine
nco
nel del secolo XIV, legato alla Laurenziana dal
di antica lezione, e

Primo a richiamarvi F attenzione fu Donir1740 ... Io mi diedi a copiarlo letteralmenle

Marchese Tempi,
Il

adorno

di

vaghissime miniature.
gli

Ba-

tines dice d'

aver veduto pochi Codici che


Il

possano essere

agguagliati.

Becchi confessa di averne tratto grande vandi

taggio per
di

la

sua edizione

Firenze.

Le

principali varianti

questo Codice furono notate anche dal Montani.


il

questo

Codice, dice

Witte,

si

vuole aggiustare

la

data del 1328.

Al giorno d'oggi tutti concordano a leggere nelle sottoscritte del Purgatorio e del Paradiso 1398 invece di 1328. Anche
il

Witte lo ritiene senza dubbio uno

elei

testi

pi corretti

del poema. l'

La Divina Comedia
),

Ottimo

Plut. XL. n. xix

bel
di

Cemento italiano delCodice membranaceo, in foglio


col

175 carte, in carattere tondo mezzo gotico, di bellissima lettera e ottimamente conservato. Questo prezioso Codice fu spogliato dal Perazzini nel 1789,
e consultato dagli editori dell'incora. - La Divina Comedia,
col

grande, del secolo XIV,

Comento

italiano, detto dell' Arciv. Visconti, {?u.\l. n.i.).


in

Codice in parte membranaceo, e


del secolo

parte cartaceo, in foglio,


in

XV,

di

339 carte a 2 colori,

carattere mezzo

gotico: fregiato di pitture di assai buona maniera e talvolta singolari

che

il

Mehus propone

modello

di

una

edizione figurata della divina Comedia. - La Divina


(Plut. XL. n. ut.),

Comedia

magnifico Codice membranaceo in foglio,

del secolo

XV,

bellissimo ed elegantissimo di 246 carte in

grandi lettere tonde mezzo gotiche. La prima carta di cia-

scuna Cantica fregiata

di

una bella miniatura e


al

di

ricchi

rabeschi. Graziose iniziali a oro e colori, argomenti in lettere

d'oro (che non vanno oltre

C. x del Paradiso)

stanno

716
in

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

C
rosse

principio d'ogni Canio; altre piccole iniziali Irovansi in

principio d'ogni verso, e sono altcrnamenle dorate,


azzurre. Questo Codice

imo de' pi belli che si possano vedere. - Il Wiile annovera Ira Codici pi correlli il Gaddiano, (Plul. xc. Sup., n. cxxv) scritto da Francesco di Ser Nardi nel 15i7, ma mancante di un quarto circa
i

della divina Comedia.

Ulagliabecchiaiia, ora IVazionale.


dici
;

del

Conta 35 Co-

14 del secolo

XIV

20 del XY, ed

XVI: parecchi

le vennero dai Conventi di S. Marco e delia Ss. Annunziala. La Crusca si serv dei Codici La divina Comedia (Palch. i. n. 42; ci. vii, n. 1330); La divina Comedia, con Annotazioni (Palch. I. n. 30; ci. vii. n. 1233 \ e del Giraldi per la com:

pilazione del suo Vocabolario.

Notevolissimo e veramente
la divina
i.

magnifico

Codice membranaceo Comento di Francesco da Biili (Palch.


il

Comedia, col

n.29; cl.vn.n. 1232),


si

in

foglio,

del principio

del

secolo
in

XV,

per

la bellezza

del carattere

mezzo gotico
in

cui scritto, che perla ricle

chezza degli ornamenti


graziose figure

oro e delle miniature e per

che rappresentano vari concetti


colorilo.

significati

nel divino Poema. Le miniature sono pregevoli per hi finezza


del lavoro e la freschezza del
della Crusca,

Oltre V Aecademia
il

se ne serv

il

Becchi per
il

testo
la

della

sua

edizione di Firenze 1837, ed

Bernardoni per

sua lettera

sopra
dici

le

varie Lezioni della Divina Comedia. Molti de' Coillustrati dal Follini.

Magliabecchiani furono

Riccardiana.
19 del XVI. Il

Ha 36

Codici;
la

17 del secolo XIV,


di Firenze si

Becchi per

sua edizione

La divina Comedia, n. 1025 (ii. ni. 361); La divina Comedia, n. 1027 di Dante, n. 1026 l' Inferno (il. 111. 359); La divina Comedia, n. 1031; che fu gi di Miserv dei Codici:
;

giovine; La divina Comedia, col 1004 (antic. n 239.) - V Accademia della Crusca de' Codici La divina Comedia con annotazioni latine, n. 1033 (0. J. xxiu); La divina Comedia, n. 1047

chelangelo Buonarolti
dell' Ottimo,

il

Comento

n.

(antic. n. 384);

L'Inferno

di

Dante,

col
Il

falso Boccaccio, n. 1028 (0. J. xiv.) di


il

Comento detto il Tommaseo chiama


;

buona lezione
n.

il

Codice

n.

1024

(antic. n. 283)

ollimo

1025

(li. Hi.

381); vicinissimo alla lezione della Crusca

CODICI PI ILLUSTRI DELLA


il

D. C.

717

n.

1026

{il. 111. ir9),


Il
:

e se

ne valse
dice
ili

per la sua edizione


il

del

1837. -

n. 1046,

(Bai. 144),

ViUe,

porla

la

5()tloscrizione

Scrpto per

mano

Paolo Duccio

Tosi di

Pisa negli anni Dni

MCCCXXYIUl ad
lesli

Vili di scpt.: Troslesso


n.

vandosi che due


e dal 1405

allri

scrini

dallo

Paolo di
72oo, Bai.

Duccio Tosi da Pisa datano dal 1403 (Parigi


431),

(Milano,
errala,

Trivulz.

iN. 4.

Bai. 261)

questa
1421).

dala dev' essere


Del resto
vi
si
il

deve dire

1391),
le

oppure

Codice assai corretto,

ma

lezioni n:ioderrw

trovano numerose.

Galleria degli Uffizi.


nel 1586.

La divina Comcdia, con di-

segni di Federigo Zuccheri, Codice in foglio grande scritto

Palatina.
del secolo

il

ora unita alla Magliabecchiana, o Nazionale )

Quattordici Codici novera

la Palatina:

della

prima met
- Prezioso

XIV;

7 dell' ultima met;


la

5 del

XV.

Codice PoQqiali,

divina

Comedia,

con Comento di
sec.
la

incerto (n. 178),


di

in foglio

della

prima met del


si

XIV
sua

cui quel celebre bibliofilo livornese

valse

per

edizione del 1807, e eh' egli non credeva posteriore del 1330.
Esso,

assieme

a'

Codici Poggiali 180,

261,

6o5,

177,

171),

furono consultati dagli Accademici della Crusca per


edizione del 1595. - Interessantissimo pure
del Paradiso
(Bai. 165,
il

la loro

Frammento

Palermo 180) che abbraccia 3240 versi, ossia 3/13 della divina Comedia. Il primo a conoscerne r importanza fy il Borghini, il quale, come si conosce dalla
pubblicazione recente del Gigli,
il

chiamandolo

il

Quinterno
testo

confront

pei

Canti

x-xix del Paradiso con un

comenlalo nel 1337, con uao di quei del Cento, e con alcuni allri di minqre rilievo. Ultimamente il cav. Palermo, credendo riconoscervi il carattere del Petrarca lo stamp tutto intero con esattezza diplomatica nel li Voi. dei Mss. della
Palatina
dice
di
il

p.

715-880.
si

Witle, non

Chiunque ne sia stalo lo scrillore, pu negare a questo Codice il vanto


testi a

una correzione, rarissimo nei


si

penna.

Il

Quinterno

Palatino un testo eccellente,


di rado gi

al quale,

quantunque non

allontani dal testo primitivo, sarebbe da ac-

cordarsi un luogo distinto, se per disgrazia


a emno- di un quarto del poema.

non

fosse ridono

718

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

C.

Altre Biblioteche private di Firenze. La Biblioteca Frullani possiede pure un buon Codice, di cui si servi il Becchi nella sua edizione del 1837; uno la Martelliana, col Comenlo italiano, detto il falso Boccaccio che fu consultato dagli Accademici della Crusca per la compilazione del loro Vocabolario; due di preziosi, a giudizio del Balines, la Biblioteca Kirhup. Anche quella di Lord Vernon vanta un Codice non senza pregio ed in cui il JSannucci not assai buone varianti. Le Biblioteche Baldovinetti, Ferroni^ Itinuccini, Vernaccia, ^^ozs/ posseggono Codici danteschi. Cortona. La Biblioteca dV Accademia- Etnisca vanta un prezioso Codice membranaceo in foglio della prima mela del secolo XIY con belle miniature. Fu spesso cosultato per le molte importantissime varianti che contiene. 11 Lo-

rini pubblica vale nel 1838, lavoro eseguito con ligenza.

somma

disi

Di
il

questo Codice
lontane

cosi parla
di

il

Wittc.

Trovai

grande
molte

numero

delle varianti

questo unico lesto,

di esse tanto
di

dal testo stampato,

che non

mi bastava l'animo
rimastomi a

pie' di pagina.

ammetterle tutte nel brevissimo spazio Ci non ostante ho consultato

assiduamente questi confronti per farmene dirigere nella scelta


delle lezioni da adottarsi nel lesto.

Pistoja. -La Giacchericnse possiede un Codice cartaceo,


in
la

foglio piccolo, del secolo

XIY, con rare


sei Codici,

postille. -

Capilolarc ha un bel Codice

membranaceo
i

del sec.

Anche XV.

Siena.
ai

La Comunale ha

pi appartenenli
vi. 29,
ai

Conventi
parte

di Siena. Il

Codice segnalo

i.

l'Inferno
frati

e
l'

del Purgatorio,
di Siena,

che gi apparteneva
ed perci degno di

del-

Osservanza

presenta alcune varianti dalla lezione


essere
dili-

comunemente

seguita,

gentemente esaminato. La ex Ducale Biblioteca Estense va ricca Modena. quali ottiene il vanto il membranaceo, in de' codici, di 7

fogl. del sec.

XIV, N.

Vili, CI. VI,

detto

per

la

sua rara

V Estense. La sua bellezza non si manifesta solo dalla scrittura, ma anche dalle pregevoli pitture che adornano questo insigne esemplare. Il testo pure stimabilissimo per la quasi perpetua bont della sua
eccellenza
fra gli altri,

leiloue. Mollo varianti di questo codice prezioso ci furono

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D. C.

719
lo

recate dal Parenti e dal Sicca.

Il

Montfaucon

chiama
il

codex auctori pene aetfualis egregie descriptus.


del contrario avviso.

Ma

Witte

Ella non veramente cosa

difficile,

egli ci dice, di scegliere dalle tante centinaia di lezioni di

un testo
per

penna un bel numero


novit ed adattabilit.

di tali

che abbagliano

la loro

Ma

il

criterio per farc

giudicare delle bont di un codice, invece delle numerose


varianti, consiste nella costante purgatezza del testo la quale

certamante non
Discorso sul

si

trova in quel codice Modenese. -Y. Foscolo,


Sez.

Testo,

LXX.

- 11

Codice della biblioteca

Coccopani Imperiali va distinto per molte postille anonime


del

buon

secolo, generalmente slese con molta naturalezza

e propriet.
le

Se ne serviva il suUodato signor Parenti per sue Annotazioni al Dizionario della lingua Italiana. Parma. - La Ducale parmense ha tre codici le varianti furono pubblicate dal signor Yiviani nella sua edizione udi;

nese, e gliele vennero comunicate dal Pezzana.

codice

Piacenza. La Biblioteca Landi ha pure un membranaceo in fogl. del sec. XIV, le cui
Il

prezioso
varianti

furono riportate dal Sicca nella sua Rivista delle varie Lezioni della Divina Comedia.
IFitte lo dice corretto e di

lezione pi primitiva. Porta la data del 1336. Ci

non ostante
il

anch'esso non manca

di alterazioni

progressive che

testo

serb nei manoscritti del 300.

Bergamo.

Un

bellissimo codice possiede la Bibliote-

ca Grumelli ed uno V Albani. Le varianti di questo ultimo furono riportate dal Sicca.

iHantoYa.

11

Parenti

ci

diede conto dei due Codici


e registravac le prin-

delle biblioteche

Bagno e Cavriani,

cipali varianti, confrontate

con quelle del codice Bartoli-

niano, e dell'edizione del Lombardi.- La biblioteca CapiUipi

possiede un codice pregevolissimo per la buona lezione del


testo e l'utilit del Comento. Se ne giov anche
il

Cesari
il

per

le

sue Bellezze della Divina Comedia. Di questi tre


il

Witte dice pi corretto

Codice Cavriani, bench l'ortoil

grafia vi tenga molto del latino, e


lo

testo che concorda per

pi con

la

lezione

volgata

ma non

antichissima,

non

sia esente

di

qualche variante o erronea, o almeno non

Ispaileggata da altro

buca

lesto.

720

CODICI PI ILLUSTRI DELLA

D. C.

Milano.
fogl.

L' Ambrosiana.

li

codice
coli

membranaceo
e

in

(N.C. CXCYIII. Pars


il

nf.)

figure

miniature

dorale, secondo

giudizio dell' xib. Vviani che ne fece uso

per

la

sua

ediz. preziossimo e di

otlima lezione, in gran crede della prima met


suggello

parte diversa da quella del testo della Crusca, e concorde


al

codice Bertoliniano.

Il

Catena

lo

del sec.

XIV.

All'

epoca delia repubblica francese venne esso

trasportato a Parigi,
si
11

come

lo

dimostra

il

che

vi

vede impresso, colla

scritta:

Dihlothque

JSationale. -

Porlirelli per la sua edizione di Milano si valse del


IS.

Co-

dice

A. XL. Pars Inf.,


Il

U Inferno
il

di Dante, col comento


lui,

di Jacopo della Lana.

testo di esso, secondo

pi

conforme

alla lezione ISldoheatina

che a quella degli Acca-

demici della Crusca. Anche

Yiviani consultavalo per la


:

buona lezione e pur consultato dal Yiviani iwW Codice N. D. DXXXIX. Pars In f. La Divina Comedia col comento di Jacopo della Lana, fatto da Anonimo: la milanese del 1804 facea pur uso di molte varianti
di

sua edizione d Udine.

che vi

si

riscontrano.

Milano.
Batines
il

Brera.

Stupendamente

bello

chiama

il

Codice N.^ A. N. XY. 17,

La Divina Comedia,

Il

Bernardoni giovavasl del Codice N. A. F. XI, 131, L'Inferno il Purgatorio di Dante, per la sua lettera sopra le varie
lezioni della Divina Comedia.

la Trivulziana. Preziosissimo,
il

DI ben 22 Codlci va ricca ed uno dei pi antichi, secondo Batines, con data certa e perfettamente conservato, con

Milano.

Trivuiziana.

molte bellissime varianti


della prima

il

Codice membranaceo,

in foglio,
II).

XIV, e con miniature (N. ogni canto precede un breve argomento in prosa
sec.

met del

Ad
dal

scritto

in ottima lingua.

Questi argomenti furono

pubblicati

Viviani

dove reca pure un facsimile della scrittura di questo Codice. Quantunque, dice il Witte, questo Codice porli la data del 1337, puro
nella

sua edizione di Udine,

non manca anch'esso


serb nei manoscsitti

di alterazioni progressive

che

il

testo

Per anch'agli lo giudica assai corretto e di pi primitiva lezione. - Sono pure importanti il Codice N. I, V Inferno e il Purgatorio di Dante,
del 300.

che appartenne

al pittore

Bossi e da lui altamente pregialo.

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

C.

721

le

cui

varianti

pubblicava nella edizione della Divina


in

Comedia ch'eseguiva
la

Milano nel 1809. -

Il

Codice N. VII,
contenutevi,

divina Comedia con Chiose di Fr. Stefano, pregiatissimo

pure

per
-

le

molte Varianti, e per


Del

le

chiose

citato dal Torelli, e tenuto in gran considerazione del Can.

Dionisi:

Codice XIII,
la

la

Divina Comedia, scriveeh' io lo re-

va l'Ab. Viviani:
Codice, da
puti

correzione della lettera di questo bel


s

me

riscontrato con diligenza fa

uno

dei migliori testi

a penna del

sec.

XIV:

il

n.

XVIII, la Divina Comedia, con Cementi latini ed


preziosissimo

italiani,

per

le

perch scritto non da un semplice copista,

molte notizie sparse nelle chiose, e ma da un grande

amatore e studioso

di Dante.

miiano
dell'

Archinto.

Di

due preziosi Codici dandi

teschi va ricca la biblioteca Archinto, specialmente di quello

Inferno di Dante, con

Comento

Frate Guido da Pisa,


pie'

mirabile per la bellezza e conservazione: a


si

delle facce

ammirano
di

di

molle leggiadrissime

miniature,

che se

non sono

Giotto, sono di certo della sua scuola. Inoltre

a ciascun canto trovansi altre eleganti miniature, fregiate


a oro e colori.

Anche

Codici Archinti

furono consultati

dal

Yiviani, e riportatene le Varianti dal Sicca.

Padova.

La Biblioteca del Seminario possed


il

Co-

dici, tra' quali ottiene

vanto

il

n. ix.

la

Divina Comedia;

magnilico Codice membranaceo, in foglio, del secolo XIV, in bel carattere, con gran margine, adorno al principio di

ogni caria

di figure e

miniature singolari. Ab. Viviani, e


le

Codici patavini

furono consultati

dall'

Varianti pubblicate

dal Sicca nella sua Rivista delle varie lezioni della Divina

Comedia.

Treviso. membranaceo
chiaro
e

La Biblioteca municipale possed un Codice


in 4.", del secolo
di

XIV,
a

di bellissimo carattere

regolare,
d' oro.
11

eccellente lezione

miniature alcune

Comento

e con isplendide questo Codice consiste in


fatte sopra
le
i

del testo fra

poche e brevissime 1' una e l'altra

postille

parole

riga, ed ora

sopra

margini,

u gi

in tutta l'opera,

ma

soltanto nell'Inferno.
si

Lo Scolari
nelle

lo ritiene

uno de' pi importanti che


Il

conservino
4C

Biblioteche italiane.
Voi.. H.

Sicca ne rec le pi notabili Varianti.

722
Il

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

C.

benemerito ab. Po/a3aMi


tra
il

instllu diligenlissimi confronti

(tuttavia inediti)

codice dantesco Trevigiano

ed

il

Bartoliniano, e raccolse di molte preziose varianti e mostr

quanto

il

primo

sia

da preferirsi

al

secondo. -

11

Bonifazio

(L. YIII.)

sull'autorit de' vecchi cronisti trevigiani, asseridalia famiglia Aliighieri

sce che questo codice fu lasciato

che dal 1327 pose stanza a Treviso, e fu ascritta a quella nobilt 14 Giugno 1394 ), e vi si trattenne lino al 1350. (

Tra

le

altre

varianti

del codice
e.

trivigiano
v. 46-52.
ali,

mi piace

di

riportare le due terzine del

34

Sotto ciascuna uscivan due grand'

Quanto
In

si

convenia a tanto uccello:


vidi

mar non

mai

vele colali.
di vipistrello

Non avean penne, ma


S che tre venti si

Era lor modo, e quelle suso alzava,

movean da

elio.

Verona.

11

Manoscritto legato dal Fontana

alla

Bi-

blioteca del Seminario

va adorno

di

miniature a pi colori

e ad oro, di figure e di rabeschi con fruiti fiori ed animali.

Fu consultato dal Yiviani. Il Sicca ne riport le Varianti. 11 P. Bartolommeo Sorio, p. dell' Oratorio, ha dettato alcune lezioni accademiche sul testo Compostriniano. PrCZiOSO il Codice gi Udine. Bartolinana.

posseduto dal celebre antiquario e filologo

M.*"

Dalla Torre,

vescovo
gli

di Adria,
il

acquistato poi dal Co. Bartolini,

da cui
Parenti,

venne

nome. Fu letteralmente pubblicato dal


il

Viviani. il

Sulle varie lezioni di esso scrissero


il

Lampredi,

Foscolo ed

il

Co. Puppi. - Y. Foscolo, Discorso sul Testo

dalla Sez. xi alla xiv. - Sez. xxiii e seg. lix. lxix. -

La

vanit letteraria, dice


editori di Codici,

il

Witle, offusca

gli

encomiatori ed

persino

a farli

sopprimere tutto quello

che suppongono recar pregiudizio all'aureola della quale vorrebbero incoronato il Codice da loro idolatrato. Ci non
ostante
il

testo Cartoliniano potrebbe essere benissimo, se


tutti,

non

il

pi autentico di
il

almeno uno dei

migliori,

di

modo che

lavoro non condotto a buon termine dal Viviani,

11 testo del Codice da ritenersi di buona mano, ma il maggior suo difetto consiste nell' esser passato per le mani di persone che raschiando ed alterando, ne

fosse da rifarsi.

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

*723

fecero sparire la lezione primitiva.


presenti
300, cio
il

Pu

dirsi

ch'esso rap-

tipo dei testi scritti intorno o

quando

in

sostanza

poema
degli

nell'originaria sua purit,

dopo la met dei davano ancora il ma quando gi ben molti


Codici
la

passi erano stati alterati dall'ignoranza o dalia saccenteria

ammanuensi, quando dunque


(Quaderno 326,
di

Volgata gi era

in

parte costituita. - Su questo Codice cos sentenzia la Civilt


Cattolica

17 Ottobre 1863,

p. 241.):

iNoi

siamo
di

molto tenuti
Certo

anteporre

il

celebre Bartoliniano

Udine

allo stesso S. Croce,


coli'

che ha cotanta autorit sul

Sig. Witte.

esperimento che ne abbiamo fatto

co' quattro Codici del Witte,


l in

dove r uno o V
ciampanelle,
1'

altro di essi, o

abbiamo veduto che spesso anche tutti insieme danno


diritto,
i

udinese solca
solo vale

sicch quasi
(

quasi

diremmo che questo

quattro Codici
il

S. Croce,

Vaticano, Caetani, Berlinese),

Vero che

Witte mostra
Yi-

dubitare della fedelt del Yiviani nel riprodurre quel Codice


:

ma

se puossi concedere che nelle cose minori

il

viani stato inesatto,

ha per nessuna ragione di supporre che artatamente abbia alterato il testo, che avea
vi

non

promesso
secolo

di

dare

nella sua integrit,

sol

correggendo

la

rea ortografia. - La libreria Fiorio possiede un Codice del

XIV decorato da
Il

vari ornati, di bellissima ecorret-

tissimajezone.

Sicca ne riport le Varianti.

La biblioteca
la

Torriani possiede due ^''rammenti del Paradiso che voglionsi


scritti al

tempo
Il

in cui

Dante dimorava presso


Sicca accoglieva pure

famiglia
le

della Torre.
principali
Rivista.

benemerito Can. Dalla Torre ne indicava


che
il

varianti,

nella sua

S.Daniele del Friuli. - La Biblioteca Comunale posscdc un Codice membranaceo in foglio massimo del secolo Inferno e il Purgatorio di Dante, col Comento itaXI Y,

liano dell' Ottimo,

con altro Comento

latino.
di

V edizione

udinese del 1838 riporta un facsimile

questo Codice.

Cividaie del Friuli.


Codice membranaceo
con Postille.

in 4.^ del secolo

La Biblioteca Clarecini ha un XV, la Divina Comedia


le postillo

Dottissime sono
di

interlineari

ed in

margine, scritte
letterato

pugno

di IS'icol

Clarecini di Cividaie,

e giureconsulto

del

secolo

XV. Nel 1839 venne

724

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

C.

pubblicato un opuscolo col ttolo:

Varianti della Divina

Comedia del Codice Clarecini in confronto del Bartoliniano. Queste varianti furono riportate dal Sicca. Genova. - 11 Codce Baratta fu lodato dal Grassi per
le

molte varianti

liani se

di gran rilievo non pi notate. Il P. Giune giov per l'edizione de' suoi sludi Danteschi. -

Lodato pure dal Giuliani per la correzione del testo il Codice D. N.^ VII, La Divina Comedia illustrata co' Conienti
di Benedetto,
nel 1408,

che appartiene
sovrattutto
il

alla

Biblioteca del

Marchese Diira^zo;

ma

prezioso Codice D. N.^

XXXYI,

la

Divina Comedia con


-

Postille.

{Savona.
testo

La Comunale possiede un Codice membrain

naceo, in foglio, a 2 colonne,

carattere

semigotico.

11

buono: esaminalo, darebbe per avventura ottime


-

varianti.

La Biblioteca dell' Universit ha tre Codici, pergamena, in 4.^ del secolo XIV, in carattere tondo, nitidissimo ed adorno di eleganti miniature

Torino.
in

uno

bellissima

a oro e colori,
altri

e di lettere

iniziali,

fregiate

a colori. Gli

due sono del sec. XV. Venezia. - La Marciana va


le

ricca

di

20 Codici, lutti

consultati dall'Ab. Ylviani per la sua edizione Udinese, non

che per

sue varianti dal Sicca.


N.*^

Copioso

di belle
CI. IX.

lezioni
;

quello al
di
n.*^

LIV

correttissimo
il

il

Codice

n.^XXX

buona ed esalta dettatura

Paradiso di Dante,
al

CI. IX.

XXXVII

di

qualche pregio quello

n."

LV, La Divina
sopra
il

Comedia, col Comento di Jacopo della Lana, veduto e citato


dal
Salviati
ne' suoi

Avvertimenti della lingua

Decamerone.

Roma.

La Vaticana va ricca
9 del
il

di

ben 23 Codici; Vi
Dal luogo onde
Ottoboniani,
il

del secolo XIII;

XV;

del

XYL

vennero prendono

nome

di Urbinati, Palatini,

Capponi, della Regina di Svezia. - Stupendo


3199, La Divina Comedia,

Codice

con alcune postille attribuite al

Petrarca. Apparliene al secolo XIV, ed di 80 pag. a 2


colonne, in carattere tondo alquanto gotico, per esecuzione
calligrafica e per conservazione meraviglioso,

con membrane
i

candidissime e con
titoli

larghi margini.

Ad

ogni canto sono

in ncliloslro rosso, e iniziali fregiate a oro e colori, e

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

C.

725

piccole iniziali colorite ad ogni terzina. Sul cadere del sec.

XY

era posseduto dal Card.

Bembo,

cui

pervenne con

altri

scritti del

Petrarca. Nel 1798 fu trasportato a Parigi, com'

manifesto dal sigillo della Biblioteca Reale, venne di poi


ricuperalo
Testo, Sez.
il

14

Ottobre 1815, - V. Foscolo,


-

Discorso

sul

LXIX.

L'edizione della Divina Comedia,

pub-

blicata dal Fantoni nel 1820, copia di questo manoscritto,

che

si

vuole per tradizione fosse di

mano

del Boccaccio, e
Il

postillato dal Petrarca, cui si crede appartenesse. -

PFtte

non

lo

vuole

n scritto

dal Boccaccio,
i

ne postillato dal
errori che vi

Petrarca. Bench, egli aggiunge,

non pochi

s'incontrano sieno stati da


esibisce dall'

altri

rilevati,

pur questo Codice

un
di

de' lati

un

testo quasi gi

immune da

ri-

toccamentl ed alterazioni degli ammanuensi posteriori ....

L'importanza
sabile

questo testo per

la

costituzione della lezione

volgata della nostra stampa


l'accurato

basta per renderne indispen pure


il

confronto. - Bellissimo
N. 2358,

Codice
col

membranaceo Ottobonano
XIV, a 2 colonne,
di

La Divina Comedia

comento di Jacopo della Lana, in foglio, della line del sec.

buona conservazione, Venne donato alla Vaticana da Benedetto XIV. - Veramente magnifico inoltre V Urbinate N." 365, La Divina Comedia, Codice membranaceo, in foglio, del secolo XV, in bel carattere tondo e mirabilmente conservato. il pi notabile, dice il Batines, se non forse il
di bella lettera e di

composto

210 carte.

primo,

tanto per

l'esecuzione calligrafica,

quanto per

le

pitture che ne lo adornano.

Le membrane poi sono candide,

con larghi margini, e ben proporzionate, ed splendidamente legato. Ha 110 grandi miniature, cio 41 nell'Inferno;
46 nel Purgatorio
;

33 nel Paradiso. L' Agincourt crede che

quelle del Paradiso sieno dello Zucchero, e alla scuola del


Perufjino appartengano quelle del Purgatorio. Il

Cod. N."

3197 racchiude tutte

le

poesie

di

Dante e del Petrarca.

scritto in papiro

perniano del Bembo, infoi. Sul principio


il

della Div.

Comedia
Tinaie,

mano
dalja

al

lavoro: Sexto Jul,

Bembo annot il giorno in che diede MDl, nel quale, come rilevasi
e

nota

non Ispese che un'anno


di Ercole, sotto
il

20

giorni:

Finitus in Recano (la villa di Baccano, celebrata

da Tito
di

Vespasiano Strozzi, padre

nome

rus

726
Pclosellae),

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

C
Auff.

rure Ilerculis S(rozzae mei Septimo hai.

MDll. Questo Codice, dal cominciar del frontespizio sino air ultimo verso, conviene letteralmente colla slampa Aldina,
terminala pochi giorni dopo quel
ortografia,
si
i

2() di

Luglio. L'islessissima

segni di puntature, d'apostrofazione e di accenti

trovano tanto nell'una che nell'altra. Si vede adunque


il

che l'Aldo avea cominciato a stampare, quando


era ancora nel bel

Bembo

mezzo del lavoro, che foglio per foglio sar stato spedito da Reccano a Venezia. - Wilte. Di molti altri Codici vanno fornite le altre Biblioteche pubbliche e private di Roma. Secondo il Batines 3 ne conta la Casanatense; 12. la Corsinana; 3. V Angelica; 1. quella
del

principe Borghese; 20. la Chiyana;

l. la

Biblioteca del
1.

Collegio

Romano;
12.
la

1.

quella del Convento di S. Pantaleo;


1.

quella

del conte Pier Fiorenzi;

quella del comendator


di

De
col
di

Rossi;

Barberiniana, e molti
il

essi

notevoli

tra' quali

primeggia

Codice

n."

2192.

La Divina Comedia

Comento di Jacopo Della Lana, ottimamente scritto e buona conservazione, non che adorno di iniziali miniate a rabeschi ed oro. Il Sig. Rezzi dice che n' buona la
lezione e che merita di essere consultato. Caetani,
li

celebre testo

(Duca
del

di

Sermoneta

dice
anzi

il

Witte,
lo

non men
qualche
trassero

corretto

codice

di Berlino,

sorpassa

volta nel carattere genuino della lezione.


assai scelte lezioni gli ed Editori

Da esso
del 1820.

romani

Anche
2 Codici
:

la
1.

Biblioteca
la Forlivese
;

dell'
3.

Universit

di Bologna
;

vanta

la

Perugina

2.

la Classense di

Ravenna (Y.
Cappi,

Bibliot. Classense illustrata nei principali suoi

Codici e nelle pi pregevoli sue edizioni pel co. Alessandro


Rimini, Orfanelli
di Rimini;

e Grandi,
2.

1847);

1. la

biblioteca

Gambalunga
poi
il

quella

di Foligno. - Prezioso

Codice Antaldino (Pesaro) e da gran tempo notissimo


;

nella repubblica letteraria

il

de Romanis che se ne valse

per

la

sua edizione romana del 1820 ne scriveva:

Codice

cartaceo, in fogl. di carattere rotondetto e non antichissimo,

ma

cos ricco di ottime lezioni,

che

si

pu

dire essere la

copia di un assai vecchio e prezioso manoscritto; per questo


tenuto in gran pregio da' letterati.
Il

Batines dice purgala

tis^imo

il

Codice Oliveriano pure di Pesaro. Egli ha

data

CODICI PI ILLUSTRI DELLA

D.

727

pi antica di tulle le apposte ai Codici della divina Comedia,


se
si

potesse

prestar fede

alla

nota marginale che

vi

si

trova al principio del C.

ix. del

Purgatorio: Palmzanus de

Palmizanis, foroliviensis, 1328.


visibilmente
differisce

Ma

la scritta di

questa nota
il

da quella del testo, e

Marchese

Antaldi

la

giudico

a ragione aggiunta

da qualche falsario
scritti.
Il

per ingannare chi non ha perizia degli

WUte

lo

vuole invece uno del pessimi fra


Oltre a quattro Codici che

cattivi.

possed
le

la

Biblioteca gi

Borbonica

di Napoli,

ne hanno pure

biblioteche napoliIl

tane de' PP. Geroimini e del Principe Pio. -

Codice del

Monastero

di

Monte Cassino fu spogliato


di

da Euslazio Di-

eearclieo. (P.
il

Ab.

Costanzo.) Quantunque non rappresenti


L'ortograla
altri lesti.

testo pi antico e genuino, scritto con molta diligenza


fra
i

e merita di essere annoveralo assai pi corretta che nel


fritte. -

buoni.

maggior numero degli

Un Codice pure
S. A'icol di

posseduto dalla Biblioteca

del

Monastero di

dei 11 R, P.P. Filippini

Arena di Catania ; uno da quella dell' Olivella d Palermo (illustrato


ed uno dalla Biblioteca

da Agostino Gallo, Effemeridi letterarie di Sicilia N.^ 1832,


e nel Centenario di Dante, p. 179
(lei
)

P. P. Benedettini di Monreale.

Dei Codici stranieri ricorder solo che la Biblioteca Imperiale di Parigi ne possed 32
Ferrari,
il
;

de' quali, secondo

il

reggiano

pi prezioso

il

n.

IO Fonds de

Rserve,
in

La

divina Comedia,
in antichit

e che pu

anche gareggiare

merito e

coi pi celebrali

d'altre Biblioteche.

Non ha
il

dola certa,

ma

lutto concorre ad indicarlo della prima met

del secolo XIY.

Apparteneva

alla Biblioteca

di

Pio \1,

quale portava speciale affetto a Dante e a questo pregiatissimo Codice il perch lo aveva preso seco nell' esigilo,
;

non
Il
I

lo lasciava mai, e, lui

morto,

fu

trovato sul suo letto.

Codice scritto a caratteri tondi,


segni
ortografici

ma
le

piuttosto

magri.

mancano

lutti,

parole

non sono

divise colle debite distanze.

Al principio di ogni Canto vi

sono delle vignette con figure vagamente miniale; miniale pure sono le lettere d'ogni Canio, ma grossamente, maiuscole
le

iniziali

d'ogni terzetto,
i

minuscole

le

altre.

Gji

argomenti che precedono

Canti,

sono dettati colla

sera-

728

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

C.

plicil e la purit della favella

del

buon

secolo.

Ha gran
-

copia

di varie

lezioni

che spirano odore dantesco.


il

Di

meravigliosa correzione lo slesso Ferrari chiama Foncls de Rscrve N.o 3 di buona lezione e dei
;

Codice
migliori
testo
il

della Biblioteca

il

6874;

ottimo per

la

bont

del

buonissima lettura, e tolto da un testo antico ed eccellente, con ortografia scrupolosamente corretta, costante
7764;
e di

ricco

di varianti,

il

Codice Fonds de Reserve


JS.o

J\\o 8,

tolto pure da prezioso esemplare e da tenersi in molto conto


il

Codice Fonds de Rserve,


il

7002, e di lettura veramente

purgata
Il

N. 7252.
fra
i

Witte pone
e

pregiatissimi per

somma

correzione

del testo quello che

dopo

di esser stato del Sig.

Tommaso

Rood

D.''

Giorgio Feder Nott pass alla Biblioteca R. di


ei dice,

Berlino. Generalmente parlando,


e primitiva,

la lezione antica

e questo

eccellente testo

stato

pi volte

l'unico sull'autorit del quale potei fondare la lezione che


io

credo genuina.
Il

catalogo dei Codici Mss. compilato dal

fiati nes
il

li

fa

ascendere a 187;
assai inesatta.

ma

questa numerazione, secondo


di

Witte,

Non meno

24 Codici ricorrono sotto un

altro

numero. Questa coincidenza


ai

indicata

dall'Autore

slesso

numeri 197, 199, 200, 201, 202, 203, 204, 205,

206, 207, 208, 209, 210, 211, 212, 213, 214, 216, 217, 218, 471, 521, 536.
- Non la vide pur nei numeri 426, e 441 che sono identici col 418 e 435. - Oltre a questi sono da levarsi 5 Codici che non contengono che Conienti e forse
,22^

qualche brano del poema (37, 49, 147, 303 e 473, N.

23, e 24); 8 altri per lo pi di data recentissima che invece

dell'opera di Dante ne danno poverissimi estratti, e sono


i

numeri: 121, 122, 133, 160, 161, 331, 340, 390; e 5 che
dirsi

per essere dopo la fine del 400 non possono


e sono
i

Codici,

numeri: 120, 162, 250, 341, 373. Finalmente anche

testi smarriti,

almeno

pel

momento, ed enumerati
i

dal

testi (192 (due) 193, (quasi tutti consultati dagli Accademici) 194, 195, 196, (tre) 198, 217,
(tre)

Batines in 17 Numeri

392, (due) 395, 396, 317,449, 465, 466,467,468,472);


in considerazione. Cosi

due cartacei non possono prendersi


il

numero

ridotto

478.

Ma

anch'esso

non

esalto.

CODICI PI ILLUSTRI DELLA D.

C.

729
pi codici:
e
il

Alcuni numeri del di Batines comprendono


n.

85 ha 3

lesti dell' Inferno,

2 del Purgatorio,
Altri

due del

Paradiso;

il

ii.

393 ne registra due.

manoscritti,

bench mentovati dal di Batines non ottennero da lui numerazioni: due trivulziani a p. 145; il Ferrarese, p. 211, e

un Codice del Dott. iSott di Winchester, p. 268. Altri finalmente rimasero sconosciuti a quel diligentissimo francese: (s'aggiunga dopo il n. 186 un Codice della Sig.'^ Marchesa Venturi ne' Ginori dopo il n. 220 un Codice di Pioppi in dopo il 256 un seCasentino, mentovato dal Sig. Barlow
;
;

condo parmigiano; dopo


fine dell'

il

393 un terzo bolognese; ed in

opera tre

testi

tannico (registrati
posti in vendila
libraio Potier
di

dal Sig. Barlow),

nuovi acquistati dal Museo Bridue, poco tempo fa,


di Sciafussa,

dal librajo Laemlein

e dal

Parigi;
di

e tre

che furono del Marchese


si

Arnaldo Arnaldi
Codici cartacei

Pesaro.

Inoltre

sostituisca

ai

due

dell' Escuriale (472),

che non esistono, un


di

membranaceo

della
il

Biblioteca

Nazionale

Madrid.

Con

questi 20 Codici

numero

totale arriva a 498.

EDIZIONI PRIEIPAII DELIA DIVINA

COJIEDIA

1472. Comincia la Comedia di Dante AlWjliieri di Fiorenza


nella quale tracia delle pene et punilione de vitii et demeriti
et

premii delle virt (nel quarto mese adi cinque et sei)


senza segnature numerazioni e

Fulgno, per Giov. Numeister ed Evangelista Mei, in foglio


pie. carattere soprassilvio,

richiami.

Prima edizione, con data certa, e tenuta anteriore a quella di Jesi e di Mantova. - Raccomandasi essa non solo per la sua rarit, ma eziandio per
-

Rarissima.

la

bont della lezione, ed a giudizio del Yiviani,

fra le

antiche quella che meglio concorda coi buoni Codici.


1472. Dantis Alif/erii, poetae fiorentini, Inferni Capitulum

primum

incipit

Magister Georgius et Magister Paulus leu-

tonici hoc

opus Manluae impresserunt adiuvante Golumbino

730
veronensi):
e segnature:

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D. C.

impressa a due colonne,

senza cifre
Rarissima.
-

richiami
li

non ha che 91

fogli. -

lesto

seguilo in questa edizione gareggia in rarit coirantecedente.


Il

Yiviani se le professa debitore di molte preziose lezioni.


bellissimo

Un
d

esemplare

conservato

nell'

Arcivescovile

Udine.
1472. Liber Dantis, impressus a
lJar/istro

Federico Vero-

nensi: (qiiartodecimo

edizione di Jesi,
e per rarit

Kalendas Augusti, in4."gr.). Questa concorda in parte con pregiatissimi tesli,


le precedenti,

indubbiamente avanza
la

ma

assai

scorretta.

Un

bello esemplare esiste nella biblioteca Corsini.

1473. Comincia

Comedia di Dante Alleghieri di Fiode'

rcnze, nella quale tratta delle pene

vidi

et

demeriti et

premii delle virt, Napoli, Reusinger,


questo prezioso cimelio alle cure
napolitano. L'ediz. veramente
di

in fogl. pie. -

Debbesi

Francesco del Tuppo,


si

non ha data:
di

per che debba riuscire


il

al

torno
-

quest'epoca,

argomenta bench
si

Balnes
le

le

assegni

il

1471.

In fine

del Purgatorio

leggono
felix.

parole: Soli Beo gloria:

erubescat Judaeus in manifesto

M. V. si

Dalla preposta prefazione

che

un Giudeo
la

fosse gagliardamente adoperato ad

impedire

pubblicazione della divina Comedia,


sia

onde puossi a raedizione di Londra,

gione dedurre
(

questa

la

prima edizione napolitana.


l'

Per queste quattro prime edizioni, Y.


di

per cura
1477.

G. Warren, lord Yernon, l8o8.)


le

Incominciano

Cantiche della

Comedia di Dante
in fogl. picc. -

AUighieri fiorentino, Napoli, Matteo Moravo,


Ediz. rarissima, fatta su

buona carta e

bei caratteri
la

romani

grandi e rotondi, e senza abbreviature,

pi bella, a parere

diDibden,
epoca.
cedenti.

di tutte quelle ch'escirono alle luce sino a quella


il

Anche

Witte

la

dice

meno

scorretta delle ante-

1477. Dante, col Contento di Benvenuto da Imola, Yenezia,

per Yindeliu da Spira,

mezzo

fogl.

-Assai rara. - Edizione


a

in graziosi caratteri gotici,

accuratissima per l'esecuzione

tipografica.

Il

Comento, a torto attribuito

Benvenuto

nel

comune assegnalo
il

a Jacopo della Lana. In questa edi-

zione, dice

Witte, cure pi assidue vi pose Yindelino da

Spira (oppure Cristoforo Berardi, pesarese).

La veneta del

EDIZIOM PRINCIPALI DELLA


ViiKlelino
li

D. C.

731

mette

soli'

occhio

la

\oIgata del maggior nusi

mero
libera

de' codici

buoni

ma non

anlichisslmi,

trova pi
il

anche degli errori materiali che offendono

lettore

a prima vista.

1477-78. Dants Comocdia cum Comentariis, Meciolani^ edente Martino Paolo IS'dobeato ISovariemi, in fogl. - Rara, -

Edizione celebre, e dal

nome

dell'editore detta iV?V?o6eatjna.

La stampa della prima Cantica fu compiuta a' 27 Settembre li77; quella della seconda a' 22 novemb. 1477; della terza
nel 1478.

Questo testo venne adottato per l'edizioni romane

del 1791, 1815 e 1820, e per la milanese del 1804, ed anche

dagli editori di Padova. In questa edizione furono


gli

ommess
il

ultimi 39 versi del

e.

xv

dell'Inferno,

ed

versi 118-

19 del XIX del Purgatorio. -

La

ISidobeatina, dice

Witte,

ha conservato non poche lezioni che rimontano a un tempo


allo stabilimento del testo volgalo. - Nel 1478 Maestro Filippo (C. Lucio Lelio) fece in Venezia un'altra edizione della divina Comedia, detta rarissima dal Witte,

anteriore

in

cui curioso

il

titolo:

(f

Comincia

la

prima parte chia-

mata Inferno
Alighieri.

della

Comedia del

Venerabile poeta Dante

Nell'edizione di Venezia, fatta a cura di Franil

cesco Figino, nel 1491, fu chiamato


in

poeta

inclito

divo

altra

stampa pure
la

di

Venezia per Bernardino Stagnino,


e

1512,

s'intitol

divino,

finalmente fu chiamata per

la

prima volta divina

Comedia

nell'edizione di Venezia per

Bernardino Stagnino, 1516.


1481. Comento di Cr iato foro Landino sopra
di Dante AlUahieri, poeta fiorentino, Firenze,
in fogl. gr. la

Comedia

Della Magna,

con figure (30 Agosto). Prima edizione firentina veramente magnifica, e la sola, dice il Foscolo, procurala con alcun sentimento di critica, s perch il Landino era
e

uom
il

dotto e scrittore non vano,


aiuti e consigli di

perch ad illustrare

poema ebbe
spese

uomini pari suoi,

ed

ci

vi

lunghissimo studio e

vigilie.

non corrispose
a fare

al lusso tipografico.

un lavoro veramente

critico

La correzione per - Ed il Witte: il primo sulla Comedia di Dante

sembra essere stalo il Landino nella celebratissima slampa di Lorenzo Della Magna, riprodotta senza mutamenti essenziali

per 5 e pi volte nel corso degli ultimi due decenH

732
del secolo.

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.
il

Non
i

solo

ei

si

diede a spurgare
intrusi,

lesto dei tanti


la di

idiotismi che
di

copisti vi

aveano

piegando

lingua

Dante

al dialetto proprio,

ma

pure sembra fuori

dubbio

eh' egli abbia confrontato alcuni buoni Codici, presceglien-

done quella lezione che sembravagli corrispondere meglio


tanto al senso, quanto al genio di Dante. - Bellissimi esemplari se

ne conservano nella Biblioteca Reale


Riccardiana,

di Parigi,

nella Palatina,

e Magliabecchiana di Firenze,

adorni d'incisioni e di eleganti


e quanto

disegni a penna.
in

Prezioso

mai rarissimo

1'

esemplare

pergamena che

conservasi nella Malgliabecchiana.


1502. Le Terze
in
8.*^

Rime

di Dante, Venezia, in aedibus Aldi,

- Graziosa e rara edizione, assai pregiata

per la sua

vegga adoperala l'Ancora aldina, non per in lutti gli esemplari. - Nel sec. XVI, scrive Ottavio Gigli, si abbandon la lezione delle stampe del secolo XIV, in alcune delle quali era assai buona, per seguire con l'autorit di un gran nome, una lezione che si diede per ottima, e in fatto noi fu. La stampa di cui parlo, che fece s gran danno alla buona lezione del Poema, secondo opinione di molti, si conform ad una copia manoscritta del Bembo, ora fra codici vaticani num. 3197 (V. il codice indicato). Su questa fu cavata l'altra del 1315
correzione.
la

prima volta che

si

Dante,

col sito

et

forma

dell'

Inferno

tratta dall' istessa

descrizione del Poeta, impressa in Vinegia nelle Case d'Aldo


et

d'Andrea di Asola suo suocero nell'anno


8.^, ediz.

MDXY,

nel mese

di Agosto in
al

dedicata a Vittoria Colonna), servita


lui

Borghini pei suoi confronti, e da


testo vulgato;
il

in tal

modo

giu-

dicata nel notare

una Variante nel Canto xix del Paradiso:


e per fuggir confusione, intendo
15,

Cos ha

il

per vulgato

testo

stampalo da Aldo nel

che questo

ho

innanzi, e

mi

riesce peggiore di tutti gli altri che erano

stampati innanzi, tal che comincio a pensare che sia stalo


corretto

per conietlura a fantasia da qualcheduno, che


pi giustamente
corrotto.
la

si

pu

dire

in altro

luogo dei
il

confronti dice:

che aumenta

sospizlone

dell'essere

testo di Aldo rassettato da qualcuno


la regola
si

a fantasia e secondo

de' moderni.
il

Ed

il

Witte:
le

L'Aldina del 1502 stampe del


libro di

pu dire

fondamento

di tutte

EDIZIOISI PRINCIPALI

DELLA D.C.
mezzo, e

735

Dante che nel corso


furono
le correzioni,

di 3 secoli e

smo

al

giorno

(l'oggi furono falle in Italia e fuori.

Innumerevoli per certo


ci

ovvero

guasti che

fecero

posteri,

ma
il

il

fondo materiale del testo rimase sempre intallo lo


prevalso dell'opera del

Aldino. Si creduto quasi sempre che per. questa edizione

celebre tipografo veneto

si

sia

Bembo

L'Aldina, servendo di base ad innumerevoli

edizioni posteriori, ottenne un'autorit senza pari,

pure
-

le

persone pi intelligenti non rimasero soddisfatte.


lezione
fu adottata

Questa

dalla Crusca

per

la

stampa del 1595,

dal Volpi per la

padovana
il

del 1727,

ed anche oggi dagli

Accademici per
Il

la

quinta impressione del loro Vocabolario. lesto del 15, di cui parla, lutto

Borghini

ci

ha lasciato

postillato di sua

allegazioni di

mano, con alcune notevoli varianti, senza codici, e con altre chiose marginali che foraltri

mano un comento cavato da


riguarda
e
il

ed anche proprio, e che


le

senso letterale allegorico,


di cui

propriet di lingua,
del

la storia

Dante

si

valse.

Questo esemplare

Borghini

ora

posseduto

dal

marchese
si

Commendatore
conserva inoltre
ultima pagina

VicenzoAnlinori. -Nella Magliabecchiana

un altro prezioso esemplare del

15, nella cui

perniano

di

Baccio Valori

si

legge scrtto: stampato l'anno


sei testi in

1515 e riscontralo nel 1546 con


e
di

San Gavino dal

Varchi, Luca Martini, Alessandro Menchi, Camillo Malpigli,

Guglielmo Martini; dei quali

lesti

migliori furono

due

Luca Martini, uno in carta pecora, e l' altro in carta bambagina. E Camillo Martini ci lasciava memoria, in un foglio trovatosi fra la carte del Borghini, che annoiarono
si

pi di duecento laonhi che mutavano sentenzia. - Nell'islessa

Magliabecchiana
Aldina del 1502,
cui vi

conserva pure una stampa dell'edizione


dal cav. Leonardo Salviati,
la e l importantissime osservazioni, e legge*,

postillata

hanno qua
si

dove

tra l'altre cose

lo per

me

direi

che nelV Inferno


angelo,

Dante

pi che uomo,

nel Purgatorio

mi pare un

nel Paradiso divino. (V. Spettatore di Firenze, 1856, p. 503.)

La Trivulziana possiede un esemplare aldino con postille marginali di Sperone Speroni e di Alessandro Tassoni. Nel 1802 l'Aldina del 1502 fu esattamente e perfettamente
conlrafatla,
e credesi

stampala a Lione per Barlolommeo

734
Trolh.
-

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.
si

La seconda Aldina, a giudizio del Witte, non

distngue dalla prima che per qualche cambiamento negli


apostrofi e buon numero di nuovi errori. Quella del 1502, bench molto corretta, non per senza mende tipografiche.

1506. Comedia d Dante, insieme con


ito

un Dialogo circa
(a'

il

forma

et

misure dello Inferno, Firenze, Giunti

20
:

Agosto), in
la

8." -

Graziosa edizione, accuratissima e rarissima


di

precede un Cantico

Girolimo Benivieni, fiorentino, in


di

laude dello excellentissimo poeta, ed un dialogo

Antonio

Manelti circa

al

sito,

forma e misura dell'Inferno, accomquesta edizione


e pieno di molte belle

pagnato da
lezioni.

sei incisioni in legno. Il testo di

fu dal Yiviani giudicato eccellente, Il

dall'Aldina,

ma

Witte vuole abbia fondamento indipendente che per, malgrado questa independenza
di Dante Allighieri, con la

poco

le si

discosti.

1544.

La Comedia

nuova espo^

sizione di Alessandro

Vellutello, Venezia, Marcolini, in4.*'-

Rara.

- Edizione bellissima,

decorata di eleganti intagli, e


III.

dal Yellutello dedicata alla S. di Paolo

Questa edizione,
al testo

a giudizio del Witte, in gran parte


edizioni antiche.

ritorna

dell

1555.

La Divina Comedia

di Dante di

nuovo alla sua

vera lezione ridotta con l'aiuto di molti antichissimi esemplari, Venezia, Giolito, in 12.'' - Rara edizione ed elegantissima.

Quantunque

il

Dolce asseveri
di

di averla fatta

sopra

un'esemplare trascritto

mano d'un

figliuolo

di

Dante,

e per conseguenza d'avere in molti luoghi diligentissimamente emendato il testo, pure lascia desiderio di maggiore correzione. - Le varie lezioni registrate dal Dolce, dice il Witte, molte delle quali non sono che differenze di ortografia, sono in numero minore di 68, e derivano in gran parte,

non dal codice del preteso figlio stampe del Landino e del Vellutello.

di

Dante,

ma

dalle

1562, Dante con Vesposizione di Cristofano Landino e di

Alessandro Vellutello, riformato, riveduto

ridotto alla

sua

vera
al

lettura

per Francesco

Sansovino,
il

Venezia,

Marchi

Sessa e

frat. in foglio. -

Dedic

Sansovlno questa edizione

Pontefice Pio V.
la

ne fu replicata

Ebbe grande credito a' suoi tempi, sicch slampa pure in Venezia negli anni la'S

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

735

1505,

sempre

in foglio.

Su quest'ultima nominatamente
Spafjnuolo (pubblicato in

cadde
drid

la

censura

deW Incce
intorno

Ma-

r anno

1614)
si

ad alcuni

passi

del

comento
versi

Landiniano, e

ordin che dal poema di Dante


del Purgatorio
i

di qualsiasi
i

stampa
8 e
'J;

si

dovessero togliere vianelC. xi dell'Inferno

nel G.

XIX

versi 106 a 118, e nel

C. IX del Paradiso

versi 136 sino alla line del canto.

1568. Dante con l esposizione di

M. Bernardino Daniello
del

di Lucca, Venezia, Pietro da Fino, in 4.^ piccolo. - Edizione


in corsivo,

molto ricercata, per amor


in caratteri
il

Comento che
il

di

quei giorni fu pregiato assai. Esso disposto attorno

testo

ed

impresso

romani pi

piccoli.

In questa

edizione, dice
testo aldino,

Witte,

si

trova qualche rara mutazione del

e per lo pi in meglio,

ma come

il

Daniello

uon dice donde abbia ricavato le sue varianti, s'ignora in quale conto esse sieno da tenersi. 1595. La Divina Comedia di Dante AlWfiiieri, nobile
fiorentino, ridotta

a miglior lezione
8.^'.

dafjli

Accademici della
Bastiano dei
le

Crusca, Firenze, Manzani, in

- Decantata" edizione della


di

Accademia
Rossi,
lo

della Crusca,

o per dir meglio


ci

In ferrigno.
le principali

La prefazione
tra le cagioni

ragguaglia che
gli

prime e

che indussero

Actra

cademici ad imprendere questa fatica


Vocabolario della nostra favella,

sia stata l'opera del

che allora avevano


il

mano.

Si

dolgono anch'essi
e

di

aver trovalo

divino

poema
in

cos lacero

mal governo

e da' copiatori

e dalla stampa,

ed eziandio da' comentatori, che poco se ne potessero essa acconciamente servire, se prima non cercassero
sanarlo
in

di

dalle sue piaghe. l'autorit


e

Aggiungono
le

poi

di

averlo fatto
quali

modo che
i

ragioni

sopra

le

sono
palesi.

fondati

loro

mutamenti, nel margine apparissero


scrive
il

Ma

assai diversamente,

Witte,

si

giudicato del
gli

lavoro degli Accademici del 95. Mentrech

editori del

600 e quasi tutto

il

700 non credeva poter


il

far

meglio che

di ripetere letteralmente

testo del Manzani, e


il

mentrech
testo dello
si

ristesso Foscolo tocca le accuse fatte contro


Inferrigno,
di di

accuse che sanno di servit che


queste accuse
al

vendica
i

tiranni

scaduti,

non cessarono mai, e


di quella

primi a non assoggettarsi

parere

edizione citata

736
erano
i

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

Vocabolaristi all'uso dei quali era stala fatta. L'er-

rore principale di questi Accademici

mi sembra
il

di essere,

che invece

di ricostruire tutto di

pianta

lesto del divino

poema,

si

contentarono

tazioni dall' Aldina,

di fare un qualche numero di muLe varianti introdottevi dagli Accademici

montano
esempi

a 650, cio 6 o 7 per canto. Si


le quali,

troveranno moltissimi

bench sostenute dal consenso quasi unanime dei codici non furono, non dico adottate, ma nemmeno mentovate dal Rossi. Essa dunque cosa
di lezioni,

certissima che se gli Accademici

confrontarono veramente

verso per verso tutta

la
si

divina Comedia nei Codici

che

aveano a mano, e non


in tale

contentarono forse di riscontrare

lesto quei passi che ne credevano maggior parte delle lezioni che doveano aver osservate fu da essi soppressa. Cinquanta furono i
e in tal altro
la

pi degni, almeno

lesti consultati

per
I

la

correzione, anzi

si

potrebbe dire 61,


falli di

essendoch

fra

libri

somministrati
i

da Luigi Alamanni e

Cosimo Bar ioli


altri

si Il

II Testi.

trovano confronti gi anteriori Wille aggiugne che 400 e pi

lesti

da

lui confrontati

fatti

confrontare per

il

iii

e.

dell'Inferno

prova che
cipii

gli

Accademici non attendevano troppo ai prinSi

da loro nella prefazione emmessi


giustizia
alla

renda per
di

ogni

agli

Accademici

del

gran

merito

aver

restituito

vera lezione numerosi passi della Comedia,

ma
essi

si

registrato

conceda nell'islesso tempo, il materiale critico da sui margini ed in fine del Volume essere
di

di

pochissimo lavoro per chi desidera

continuare

il

lavoro

da loro solamente comincialo. - Questa riputatissima ediz. caduta sventuratamente in mano di stampatore negligenlissimo,
riusc

zeppa

di errori,

e per

giunta

alla

derrata

fu impressa in caratteri Stanchissimi.

1726-27.
ridotta

La Divina Comedia
lezione
di

Dante

AlWihieri
della

gi

a miglior

dagli Accademici

Crusca,

accresciuta

un doppio Rimario
3.

e di tre Indici,

Padova,

Cornino,

Voi.

in 8.^

Crusca giudicarono la del Manzani emendata e corretta. Pregiatissimi e pi volle Rimarli aggiunti dal Volpi. pubblicati sono gl'Indici ed
i

Accademici della presente edizione molto pi di quella


ritratto. - Gli

con

Cento e sassanla

errori,

cos

gli Editori,

notati

ch'erano

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA


in fine dell'edizione del

D. C.

737

rimesse ne' loro


fuori
di

siti

sono varie Postille che nella fiorentina erano


tolti via... si

Manza ni abbiam

luogo, in dette Postille sonsi distinte le citazioni


colla variet

degli Autori

de' caratteri

si

sono aggiunti

ad esse contrassegni pi
ancora dove
si

esatti.

Abbiam

notato, (e supplito

potuto, coll'aiuto del testo aldino dell'anno

1502 che fu adottato dagli Accademici) molte varie lezioni


tralasciale per inavvertenza nella fiorentina
nella
le
. . .

finalmente

tavola

dell' autorit

dei Testi ...

si

sono accennate
s'

mancanze

de'

numeri delle stesse autorit che


Witte,
si

inconNella

trano nella suddetta tavola

dell' edizione fiorentina.

Cominiana, dice
diligenza

il

trova lutto quanto contenuto


si

neir edizione originale,

ma

per di pi

veggono con somma


di

espurgate

le

numerosissime mende,
in poi,
si

modo che

quasi

lutti,

da questo tempo Accademici


Serrassi
la

che

si

volevano servire
nel

del testo degli

contentarono della slampa


il

Cominiana.
Zatla
nel

Il

nel

1752,

Venturi

1732,

il

1757

riprodussero
)

fedelmente.

(V. Foscolo,

Discorso sul Testo, sez. ccv.


1732. Dante

con una

breve

sufficiente

dichiarazione
decjli

del senso letterale,

diversa in pi luorjhi da quella

antichi

Comentatori, Lucca, Sebastiano-Domenico

Capurro,

Voi. 3 in 8.^ gr. -

la prima edizione col Comento Venturi, bench non se ne legga il nome, ed oggid divenuta rara. Vi ebbe pur parte il P. Fr. Antonio Zaccaria. L' editore G.B. Placidi dedicavala a Clemente XI. Se ne moltiplicarono le edizioni, ma la pi comendevole, ed in cui la dichiarazione si ridusse alla sua integrit si la veronese per Giuseppe
Berno, 1749, Voi.
Scipione Maffei.
1757-58.
annotazioni,
tulle
le

3,

in

8.^

e che

venne

intitolala al celebre

La
e

divina Comedia di Dante AlWjhieri, con varie


copiosi

rami adornata
Venezia,
il

con

/'

agfiiunta di
in
4. -

altre opere,

Ani. Zatla,

Voi. 5

Edizione falla con lusso, secondo

Gamba, ma con poco

il

buon gusto. Va fregiala


diligenza.
11

di

106 incisioni eseguile con molla

testo adottato,

meno

pochi cambiamenti,
S.

Cominiano del 1727. Venne dedicata a Pclrowna, imperatrice di tutte le Russie.


1791.

M. Elisabetla

La
VOL.

divina Comedia di Dante AUighieri, nuovamente


II.

47

738

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA

D. C.

corretta spiedata e difesa da Baldassare

Roma, Ani. Fulgoni, Voi.


primaria sua scorta
si
1'

3, in

4.'^

11

Lombardi 31. Coni\ Lombardi tenne a


anzi tanto le

edizione Nidobeatina,
al dire del Foscolo,

altre discordavano

che dove le da essa, faceane pochissimo conto. Introdusse nel testo non poche felici emendazioni. - Il Lomil

era legato di amore,

bardi, scrive

Witte,

fu

il

primo a riassumere dopo 96


Segu
il

anni

gli studii critici sulla

divina Comedia.

testo

della famosa Nidobeatina,

ma non
esibisce

interamente.
all'

La Nido50 lezioni
Il

beatina nei tre primi Canti

incirca

almeno degne
bardi
fine

d essere

prese in

considerazione.

Lomin

ne adott 11, aggiugnendo nella


del

tavola

posta
le

Volume

altre

12

come

pregiabili.

Ma

altre

sono tanto lungi


ch'esse

dall' essere

senza valore che diversi editori


senza dubitarsi

recenti ne raccolsero non poche nel testo,


si

trovassero nella Nidobeatina.

front per

questa

sua edizione

alcune

segnatamente quelle di Foligno e di Veneta di Vindelin da Spira del 1477, quella del Landino del 1481 e non pochi testi a penna delle librerie romane. I Godici, pi degli altri da lui esaminati, sono i Corsiniani. Inoltre si trovano delle lezioni prese da alcuni Codici
Vaticani (Caponi 266; Vaticano 3200, 2866, 3201 e Caponi

Lombardi constampe del 400, Mantova del 1472; la


Il

336.-Batines 322, 327, 312, 335, 336), due della Casanatense Cod. m. 5 (Batines, 344), 2 HI. 4 (Bat. 442); 2 di Casa

uno del Card. Garampi (Cod. nella Biblioteca Gambalunga di Rimini, Bat. 404); due del Card. Zelada, li quali sarebbero passati in. Ispagna. Non furono essi consultati a norma di un certo sistema critico, ma a caso ed a capriccio, dove qualche passo al Lombardi pareva dubbio o scabroso, ora l'uno ed ora l'altro. - Questa edizione venne accolta da applausi quasi unanimi. Veramente l'avere spurgato il lesto di Dante da non pochi errori particolari all'Aldina, ed ai mss. che le avean servito di fondamento, e da' numerosi capricci di Bastian de' Rossi un merito che si debbe riconoscere al P. Lombardi. Ma si avverta che nel medesimo tempo il nuovo editore, privo della scorta dei principi di una soda
Chigi, L. VII. 251, e L. VI. 212. (Bat. 379, 385),
crtica, sostitu assai di

spesso alla lezione dagli Accademici

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

739

cavala da'
ostante

testi

pi antichi im' altra pi moderna, che dai


nella Nidobeatina.

Codici pi recenti era passala


l'

Ci non

edizione romana, ovvero testualmente, oppure con

qualche mutazione

men

essenziale

fu riprodotta sovente. -

Fu riprodotta nel ISlo, ma avvantaggiata


(Voi. 4. in 4.j, e nel 1820, Voi. 4.

dal de

Romanis

in 8. - V.
iVoiti

Edizione de
Yicenzo).

Romanis.
1795.

(Y.

Coment Parziali, 1825,

La Div. Comedia di Dante, Parma, Bodoni, Voi. 3 in fol. reale. - Magnilca edizione, di cui furono tirati soli 130 esemplari numerati, 25 de' quali in fol. stragrande. Fu
eseguita sulle nuove lezioni procurate da Mons. Can. Giov. Jacopo de' Marchesi Dionisi, veronese, passionato ammiratore di Dante. osservabile quanto intorno al testo dionisiano
scrisse

Ugo

Foscolo:

Ristoratore del testo dantesco, e atroce

emulo del Lombardi...


e arcaismo toscano
codici,

proverbiando

gli

Accademici della
purissima,

Crusca, e pur fiorentineggiando pi ch'essi, ogni idiotismo


era per Dionisi
di mostri,

lezione

ove brulicavano
;

tanto pi gli venivano

in grazia
lui

e purch vi spiasse interpretazioni inaudite, a parevano modi originali di lingua degni della divinit

del poema.

Leggeva, viaggiava, sognava a illustrarlo con


ed aneddoti,

anticaglie minute

contraddicendo sempre ad

ogni

uomo;
gli

anzi per lavare l'autore di ogni macchia


scrittori amici e

umana

che mai
se.
altri

nemici

gli

abbiano attribuito,

contraddiceva anche a Dante,


Cos fattosi martire del

e anclie dove ha parlato di


e del poeta,

poema

provocava

a ridere insieme e resistergli;


i

perch'era acuto, osti-

nato, imperterrito: e

pi lo credevano vittorioso,
di

quando

pochi

si

trovano d'aver tanto d'ozio e


si

vocazione da
il Bodoni si una edizione

sincerarsi del merito in

fatte dispute;
il

onde

tenne beato
splendida
quario.
:

di

lasciargli

emendare
il

testo di
i

e l'arte del tipografo preserver


tanti
n'

sogni dell'anti-

Pur

aveva
in

Dionisi

per fantasia, che dove


e

li

riguardava e spianavali
critici

mille modi,
ci

gli altri

aveano disperato del vero,


alla

talor vi coglieva.
utili,

Scogli

perse alcuni documenti ignotissimi ed


studj
storia

richiam

della

Divina Comedia. Foscolo, Discorso


Sez. ccvii. al
Il

sul Testo del


il

poema di Dante,

Dionisi, cos'i
di

Wilte, pi ch'altro ebbe ricorso

Codice

S. Croce,

740

EDIZIOM PRINCIPALI DELLA

D. C.
il

e senza dubbio le lezioni da esso desunte formano

magpub6;**

gior pregio della splendida edizione del 1795


blicala
coi
- Ei tipi

da

lui

Bodoniani,

per 3 volte ripetuta in

minore.

d per fondo della sua

ediz. la celebre firen-

lina del 1595,

ossia la ristampata dal Cornino da Padova,

quella

ch'egli

chiama

Volgata per essere in sostanza

lutt'uno. Egli aggiunge non essersi scostalo mai dal testo


di essa

che per seguir da presso, quanto pot, l'autorit


della critica,
e dell'altrui

de' Manoscritti e la scorta della ragione, dietro al condotto de' canoni

della sua

propria

esperienza.

Ci non ostante l'edizione del Dionisi rappreil

senta assai meglio

testo detto di Filippo Yillani che la

Ad onta per di meriti cos evidenti e vistosi non ebbe un'accoglienza


edizione del Lombardi e quella della Nidobeatina.

troppo favorevole..... ed invece

di

esserne ringraziato fu

immeritamenle vilipeso da non pochi. 1804. La Divina Comedia di Dante


di

AlUfjhier, illustrata

note

da L.

Portirelli, Milano,

Societ tipog. de' Class,


la

ilal.

voi. 3. in 8.^ -

Devesi alle cure del Portirelli

pre-

sente edizione, in cui segui la Nidobeatina da lui giudicata


la migliore,

affermando di averla seguita con maggior fegli editori

delt di quello che facessero


e,

romani del 1791;

perch

al lettore sia

data facolt di giudicare dal

mag-

gior pregio della sua lezione, ha riportalo in nota le varie


lezioni adottate nell' altre edizioni,

specialmente, in quella
dice
il

degli Accademici. -

Il

Portirelli,

Witte, prese a

modello

la

Nidobeatina, non per limitandosi a quella sola


il

Lombardi avea approvato, ma di lezioni da esso trascurate... se il Lombardi rende un quarto della lezione Nidobeatina, il Portirelli ne d tre quarti ma non pi. Lo spoglio di varianti del Codice di Monte Cassino pubblicato dal P. Ab. Costanzo fino dal 1811 non pervenne alle mani del Portirelli che dopo terminata la stampa dell'Inferno. Egli lo mise a profitto per le due ultime Cantiche, e ne
edizione Nidobeatina che

adottando ancora un bel numero

suppl le lezioni pi importanti dell'Inferno nella Prefazione


del Purgatorio. - Un'esemplare di questa edizione ge-

losamente custodito dal comune


plare permesso
a Silvio Pellico

di Saluzzo,
di

ed

l'esemd

avere nelle carceri

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C
ritolto
al

741

Venezia, di cui egli parla al C. VI. delle mie Prigioni. Questo


10 segui in

Moravia, dove poi

gli

venne

d'ordine

del governatore,

siccome
in

ivi

raccontato

C.

LXXX.

volumi sono legati


d

semplice cartone, e compatibilmente

bene conservali. Essi portano sulla prima pagina la lrma Silvio Pellico di suo pugno. I margini del poema sono
e l segnati con linee a matita, di note a penna, po-

qua

chissime e concise, relative soltanto all'interpretazione di

qualche verso. [Mondo


1804.

lelter.

12 Marzo 1859.)

nng in
in
4.*^

La Divina Comedia con la versione tedesca, PenSassonia, a spese di Fr. Dienemann e Comp. voi. 3
del
Prof.

gr. car. vel. - Bella edizione, giudicata correttissima,

per cura
specie
di

Fernow, bibliotecario
in foglio

di Jenna.

Una
figure

Atlante,

bislungo,

contiene

39

incise dall'

Humel,

sul fare del


la

L'editore

ha seguito

lezione

Flaxman, tutte per l'Inferno. degli Accademici della

Crusca, sull'edizione datane dal Zatta nel 1737, conferendola con quella del Lombardi. 1804-09.
Illustrazioni,

La Divina Comedia

di

Dante Allighieri,

con

Pisa, dalla Societ letteraria, voi. 4, in fol. -

Bella edizione, pubblicata per cura del prof. Giovanni Rosini, tirata in soli

2S0 esemplari, 20 de' quali

in carta velina

di Francia,

ed uno in pergamena. La lezione adottata

quella degli Accademici della Crusca,

ma

l'editore

si

giov

pure delle varie


11

lezioni

che offrono

le

pi riputate edizioni:

ritratto del poeta fu inciso dal

Morghen.

1807.

La Divina Comedia,

gi ridotta a miglior lezione

dagli Accademici della Crusca,

ed accuratamente corredata
e comp.,

accresciuta di varie lezioni tratte da un antichissimo Codice,

con note di Gaetano Poggiali, Livorno, Masi


tipi

coi

Bodoniani, voi.

4, in 8." -

Edizione molto pregiata per


le

la correzione e nitidezza,

merc

cure del celebre biblio-

grafo Gaetano Poggiali, e da esso dedicata alla Maest di

di

Maria Luisa, Infanta di Spagna e Regina d'Etruria. adorna un ritratto di Dante inciso dal Morghen, e di un Piano
dell'Inferno,

secondo

il

Manetti.

La lezione adottata

quella degli Accademici della Crusca.


testo, dice
4ii
il

prescegliere questo
la

Poggiali, ci

ha determinato

somma

perizia

quei valentuomini che con tanto studio, e colla scorta della

742
accurata
di

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

Aldina del 1402, e d'un gran numero antichi codici niss. presero a stabilire la pi plausibile
edizione

lezione di questo meraviglioso poema, onde fu esso testo, da


chi

ha

fior

d'ingegno, risguardato sempre come T ottimo.


fu corredala
di

Questa edizione, scrive il Witte, di alcune ma ben poche lezioni

dal Poggiali

un suo

codice,

che
si

si

crede essere stato di Pier del Nero, ed attualmente

troal
11

va nella Palatina
1330,

di

Firenze

(Batines

163).

Sembra

Poggiali che la scrittura di esso non debba oltrepassare


e lo trova fornito
di parecchie varianti

a suo cre-

dere assai

comendablll ed atte ad Illustrare e migliorare molti luoghi del poema. Egli confessa per, aver rilevato da un pi diligente esame che, unite
alle migliori,

altre
gli

ve n'erano

inferiori

quelle
di

degli Accademici,

onde
In pie

sembro pi sano consiglio


pagina quelle tra
ritevoli
le

notare

soltanto

di

varie lezioni che gli sembrarono

me-

di particolare osservazione.
il

giudizio
1

De

Batines.

Il

Concorda con questo Palermo dubita della data, e rileva


il

non pochi

errori

che sfigurano

testo.
il

L'esame per
codice

di

queste lezioni c'induce ad annoverare


fra
1

Poggiali

buoni, non per fra

migliori. -

Il

Foscolo,' nelle sue

Postille alle

Rime

di

Guido Cavalcanti
e di

ci fa

sapere

di

avere

postillato di sua

mano una stampa


I,

della Dlv.

dal Poggiali

in Livorno, Yol.

Comedia fatta avervi scritto un Diper quante ricerche

scorso Intorno a Guido Cavalcanti.


si

Ma

sieno state falle non

si

riusc a sapere presso chi esista

oggi quella copia, che certo,


dal Discorso sul
testo,

come pu congetturarsi spesso

e dalle poche illustrazioni rimasteci,,

dovette essere
lavoro,

al

Foscolo di precipuo sussidio a quel suo

come

quella,
stile,

acu
egli

ne' margini

e negl'i nterfogli^
la

secondo era suo


accadeva
studiava

avea forse consegnala

maggior
gli

parte delle riflessioni, del pensieri e de' ragionamenti che


di fare e
11

comporre a mano a mano ch'el leggeva e

suo divino AUighlerl, e ch'egli cita spessissimo,

come

gi messi al loro luogo nel citato Discorso sul testo.

Un

altra copia della stessa edizione del Poggiali, con alcune brevi
postille autografe del Poggiali,

per dono degli eredi della

Donnei gentile, ora posseduta dall'egregio mio amico France^


sco Silvio Orlandini, benemerito tanto dell'opere Foscoliane,

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D. C.

743
da Romualdo
11

1808.
Tolti,

La Divina Comedia,
ritrailo di Danle,

illustrata di note

Londra, Zolli, Voi.

3. in 18. gr. -

Graziosa e nitida ediz.

adorna del
1809.
(l

inciso dallo Schiavonetli.

lesto dell' edizione del 1791.

La Divina Comedia, Milano, Mussi,


in carta

3. voi. in fol.

gr.

Maggio). Edizione splendidissima, tirala in


cio 62

soli

72 esemcaria

plari,

bianca,

8 in

turchina, 2 in

distinta.

Venne essa
i

assistila dal cav.

Lamberti e dal prof.

Ottavio Morali,

quali assieme col pittore

Giuseppe Bossi,

attesero diligentemente alla slampa del poema, che, a mal-

grado del ridicolo di cui


bilmente corretta. la

la

sparge

il

Foscolo, riusc mirail

Il

Mussi, cos
di

Witte, accompagn
prese da un tempo era del

sua edizione del 1809

alcune varianti
in quel

testo delle

due prime cantiche che

Bossi, ed ora fa parte della splendida raccolta del Trivulzio


(Bai. 259). Gli eruditi, citati dal Mussi, giudicarono questo Codice coevo deliautore, scritto per avventura quando la terza Cantica non era ancor pubblicata, ma sono persuaso

che fra
viso.

critici

odierni ben pochi saranno dello stesso av-

Taccio

dell' ortografia

che
per
di

si
1

pu dire rozzissima,
ben molti errori che

ma
la

la stessa

lezione
si

del lesto

sfigurano,

conosce lavoro

un qualche copista materiale.


la

1818-17. La slessa, Roma, de Romanis.- L'editore romano,


dice
riesca
il

Foscolo,

mostra quanto

volont
difelli;

perseverante
le

spesso a

compensare moUi
il

ed egli per
fra

sue edizioni vuoisi considerare


Witte,

pi benemerito

gli
il

stampatori della Divina Comedia. - Vi assistette,


il

cos

Ruga. Oltre alle varie lezioni del Codice Cassinese inserite a suo luogo sulla fede del P. Costanzo,
Prof.

vi troviamo alcune del codice Caelani, confrontate per la prima volta, bench un poco alla leggiera, dal Ruga. Forse

lesto,

non meno di CO di queste lezioni furono introdotte nel stampandole per per modo di contrassegno, in carattere corsivo. I confronti di non meno che 4 testi a penna somministrarono al do Romanis un buon numero di
la

nuove varianti per


<ial

3.*

sua edizione pubblicala a

Roma

1820
gi

al 1822.

Il

Codice pi esaltamente esaminalo per


il

questo scopo sembra essere

Valicano N. 3199, da molti,


di

come

si

disse,

creduto scritto

proprio pugno del

744

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

Boccaccio. UQ'altro codice confrontato fu l'Anlaldino primo.


(Batines 400).

Lo spoglio

delle varianti fu fatto dalla Contessa


di

Monti Perticari.
per
gii

Ma

il

de Romanis trascur
dell'Inferno,
e

profittarne

non mantenne H sacramento fatto dirlstam^arlo tutto infine delV opera. Ancora pi insufficienti sono le varianti estralte da un Codice Chigiano (Batines, 382). Vediamo nella Prefazione al Purultimi

14 canti

gatorio che
fece

il

dono
a

al

celebre ab. Fea che le avea notate tutte ne de Romanis. Ci non ostante esso non se ne
della

servi che dal


di darle

xv Canto
di

IF Cantica
gli

in poi,
la

modo
cita le

supplemento per
per
ultimi
lezioni di

e non pens prima met del

poema.
gli

Ma

parimenti

52

Canti

1'

editore

romano non
lezione
di

nuove

questo mss. che quando


la

apparivano belle e speciose o quando confermavano

comune, o quando s'accordava con gli altri famosi Codici che avea fin allora adoperato. Non sembra che termini nei quali il de Romanis crede dover riferire le varianti del 4 Codice (Angelico T. 6. 22,
Nidobeato o
la
i

de Batines, 357) sieno molto pi


dubbiezza
era stata schiarita,

estesi.

Egli

si

limita a

dirne nella prefazione che col favore d questo mss. qualche

ed in alcuni luoghi
la

essere

stato impossibile di

non riformare

lezione di Nidobeato.

Un quinto Codice
ed ora passato
al

allora posseduto

da Milord Glembervic,
(N.

Museo britannico

10317

503, 536) fu consultalo per alcuni passi del paradiso.

De Batines Con

maggior cura fu tutta nuovamente collazionala col Codice Caetani. Mentre l'edizione del 15 non ne recava nessuna variante, pei 3 primi canti dell'Inferno, qui ne troviamo 21. Anche questo per non basta di gran lunga. La nostra
edizione oltre all'aver adottate 22 lezioni del Codice Caetani
rifiutate dal

de Romanis ne riporta come varie sui margini

di questi 3 canti

non meno

di 31.

1817-19.
all'

Za Divina

Conieda, con Tavole in rame, Firenze,


fol.

insegna dell'Ancora, 4 Voi. in


-

grande, carta velina,

adorni di 125 tavole.

Libro veramente magnifico, tanto

per

la bellezza

e splendidezza del lavoro tipografico, quanto

per r eccellenza dei disegni che contiene. Ne furono editori

Antonio Rienzi, G. Marini e Gaetano

Muzzi che
:

lo intitoil

larono a Canova. La lezione quella della Crusca

quarto

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

145
di

Volume

ricco

di estratti dai Comenti dell'Anonimo,

Pietro Allighieri e del Boccaccio, e di alcune note di uomini


letterati dei

discernimento e dottrina.
parte intagli
Purgatorio,
e Francesco

tempi pi tardi, e taluni viventi, dettale con Luigi AdamoU invent e gran
le tavole delle

Cantiche

dell'

Inferno

e del

ISenci tutte
a'

quelle del Paradiso.


conoscitori di trovare

Se nelle prime dispiacque talvolta


il

lavoro

trascurato

si
si

nel

disegno

che

nell'

esecuzione,

nelle seconde del Nenci

ammirano spiegate

e rappresentale

da pittor valente
rigi,

le

pi belle imagini del poeta.

1818. La stessa, col Comento di Giosa fatte Biagioli, Pa-

Dondey-Dupr, 3

Voi., in 8." - Bella e nitida e corretsi

tissima edizione.

L'editore

giov

di

un

estratto

delle

Bellezze di Dante,

lavoro inedito

dell'Alfieri,

pubblic

nuove

varianti, tolte
11

da un mss. del secolo XIV, posseduto

raccomanda grandemente agli stuDante questa edizione, dicendola una guida sicura ed illuminata per chiunque desideri rendersi famigliare la maniera e lo stile del gran poeta. Venne anche lodata dal Monti. (V. Comenti parziali, Monti Vincenzo.) - Il Biagioli,
dal cav. Stuart.
Salfi

diosi d

cos

il

Witte, tolse

le varianti

del Purgatorio e del Paradiso

da un Codice allora posseduto da Milord Stuart (Bai. 50); scelta che riesci assai scarsa di numero, e le poche lezioni
riportate nell'edizione parigina

giudizio
Biagioli,

del valore intrinseco

del testo.

non bastano per dare un Del rimanente il

mamente contro

bench strenuo difensore degli Accademici, massisi allontan non troppo di il Lombardi,

rado dalle stampe del Manzani e del Comino.


1819-24. La stessa, con tavole in rame, Bologna,
berini

Gamin

Parmeggiani,

3 Voi. in 4." gr.

Bella

edizione,

dovuta

alle
la

cure diiW ab. Filippo Macchiavelli. Vennero

essa per

prima volta pubblicate 101 tavole dantesche, inventate ed intagliale nel 180G e 1807 da Giovan-Giacomo Macchiavelli, bolognese, morto in Roma nel 1811. Molta
vita

e grande maestria

nell' arte

profonda intelligenza
giudicate ancor pi

del

poema

si

rivela in queste tavole,

belle di quelle dell'incora. Alla fine di ciascheduna Cantica


gli

editori bolognesi aggiunsero osservazioni


disutili,

e discorsi or
i

buoni or

come avviene,

dice

il

Foscolo, ove

suo-

746
nalori
all'

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.


d'

C.

orchestra

son parecchi,
l'

e niuno

fa

da maestro ed
alle dispute

orchestra ... Del resto

edizione di uomini savi,

utile a

chiunque attende

allo studio

pi che

intorno al poema. Trascelsero e strinsero in brevi e lucide

note
zioni,

Comenti migliori, e

le

apposero
i

ai

margini,

si

che

l'occhio precorre quasi ad un tempo

versi

e le spiega-

onde

la

mente non patisce

distrazioni.

1820.

La Divina Comedia,
i

traila

da un manoscritlo del
Dante, del Petrarca
a'

Boccaccio, Roveta, negli Occhi santi di Bice, Yol. 3 in 4.picc.

con una tavola rappresentante


e del Boccaccio (comparatane
1823).

ritratti di

l'

impressione

23 Settembre
creduto autoal

copia

del celebre Codice Vaticano,

grafo del Boccaccio, e dall' editore Fantoni tratta,

dire

del Witte, con fedelt diplomatica a Parigi, prima che fosse


il

Codice
tra
testi

Vaticano
villa,

restituito.
in

L'edizione

fu

eseguila
in

in
le

Roveta, piccola
Alpi, tra
i i

uno stremo

d' Italia,

mezzo

gioghi altissimi del Presolano,


di lingua. Ila pregio di

ed registrala
Baldassare

molta accuratezza.
P.

1822.

La Divina Comedia,
Padova,
tip.

col

Comento del

Lombardi, ora nuovamente arricchita di molte illustrazioni


edite ed inedite,

della Minerva, 5 ,Vol. in 8. gr.

Ne furono

editori Giuseppe Campi,


:

Fortunato Federici
1'

Giu^

seppe Maffei
correttissima

sopraintese

all'

esecuzione tipografica Angelo


edizione
la migliore
le

Sicca che vi pose ogni cura, e riusc a rendere


e per avventura
in

delle

moderne.
dei

Veggonsi
Bottari,

in essa ristrette

poco

diverse opinioni

pi accreditati Comentatori moderni, cio Magalotti, Lami,


Torelli,

Dionisi,

Perazzini,

Strocchi,

Lampredi,
univer-

Parenti, de Romanis, Macchiavelli, Cancellieri, Bossi, Betti,


e pi d' ogni altro del Lombardi, al cui
sale suffragio assegnava
il

comento
il

l'

primato, fra quanti

secolo ne

aveva

sin allora veduti.

La lezione

trascelta, la Nidobeatina,

secondo l'edizioni romaoe del 1791 e del 1815, di alcuni pochi e leggeri mutamenti in fuori, suggeriti dal confronto
fatto

con qualche Codice riputatissimo, non che dalle pi


del Biagioli e del Macchiavelli.
le varie

eccellenti edizioni, specialmente quelle degli Accademici, del

Poggiali,

Importantissime
aggiunsero.
la

sono pure

illustrazioni

che

le si

Fu

dedicata a Vincenzo Monti,

Men favorevolmente

giudica

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.


il

C.

747
e

Foscolo.

Edizione

di

altra
la

mole,

d'altra tendenza

d'altro uso assai


I.a

che non

bolognese del Macchiavelli.


prelesti
di
di

direste intrapresa

a somministrare

contro;

penna buona coscienza degli editori, a' quali il lavoro torn fatto diverso da qHello che ei disegnavano, forse [lerch non aveano disegno veruno ne' materiali apparecversie,

ragioni, erudizioni e sofismi a' duellanti

e contro alla

chiati innanzi tratto.

Modestissimi editori

ei

sono a ogni

modo, da che
midi
in

fra tanto cozzo di opinioni, s'

inframmettono

cauti e decidono raramente.

Ma

se fossero andati

men
e

ti-

questo,

e pi guardinghi
la loro edizione

a ragunare tutto,

lutti, forse

che

sarebbe meno voluminosa


scrive
di

e insieme pi utile.
il

Gli editori della Minerva,


si

Wille, con modestia lodevole non


il

vantano che

aver
della

fedelmente ristampato
ctilzione
passi,

testo

1'

apparalo critico

romana, non mutando


di

nel primo

che pochissimi

che giudicarono aVerne bisogno. Veramente arricchigiunte assai meritorie. Consultarono


testi

rono quell'apparato

nominatamente

quattro

penna

del

seminario

di

Padova, e riferirono le varie lezioni del Codice Estense mentovato dal Parenti nelle sue annotazioni ai Dizionario del
Cardinali. Confesso che quelle tante giunte e sopraggiunte

rendono un poco
di varianti,

difficile

a maneggiare quella vasta congerie

1823. La stessa, giu.sta la lezione del Codice Bartoliniano,

Udine, Mattiuzzi,
rata e corretta

tip.

Cecile (1823-27), Voi.

4,

in 8. -

Accu-

edizione,

dovuta

all'

ab. Quirico

Vvian,

ed essa pure ricca di molti indici ed illustrazioni. L' autorit


del Codice Bartoliniano fu acremente impugnata dal Foscolo:

V. Discono sul Testo, Sez. xi a xiv; Lviii, lxiv. - Y. Articolo


del Benci,

Osservazioni criliche sopra alcune lezioni del

Codice

li arto limano.

Antologia
dice
il

di

Firenze,

Voi. XVIII.
il

1/ edizione

udinese,

Witte,

continuando
il

lavoro
di

cominciato dal de Romanis mondava

lesto del

poema

ben molte

lezioni capricciose, introdottevi

dall'Aldo e dal

Rossi sull' autorit di qualche

Codice poco degno di fede,


le

ma

ncir istesso tempo

si

trover che

lezioni

da esso

sostituitevi sieno

non

di

rado

di origin.e

secondaria e pi

o meno lontana da quanto avea

scritto l'AUighieri.

Una

748

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.


i

C.

tavola di 65 numeri regisjlra


1'

testi a

edizione udinese.

Non

dice

dunque

il

penna consaltati per Yiviani che un soverso per

lenne confronto

di tutti questi Codici si sia fatto

verso anzi confessa di essersi limitato a consultargli dove


la lezione

del

suo Codice Bartoliniano


Gii

gli

sembrava aver
si

Insogno

di

qualche appoggio.

per questo

conosce

il

carattere tutto arbitrario di questi confronti. - Questo la-

voro non corrisponde

all'

esigenze critiche,
si

non

cita

mai

Codici trovati concordi


l'

col Bartoliniano,

contenta

del-

osservazione generale

che

le

lezioni

sono conformi col


8." gr. e

suo testo.
1825. La stessa, Milano, Beltoni, Voi. 3, in

Edi-

zione che fa parte della Biblioteca classica antica

moderna,
il

pubblicata dal Betton.

Ti sopraintese Vincenzo Monti,

quale

si

attenne alla lezione adottala dagli editori pado-

vani del 1822,

aggiungendovi alcune varianti tratte dalla


dai

Bartoliniana, non che dalla sua Proposta. Le note a pie' di

pagina sono compendiate moglie


di lui.

pi celebri Comenti,

meno

alcune inedite del Monti, del Perticari e di Costanza Monti


1826-27. La stessa,
ossetti,

con

Comento analitico di Gabriele


in 8; Bella edizione.

Londra, John Murray, 2 Voi.

Dei

sei

Volumi che

si

promettevano,

due

soli

se ne pub-

blicarono.

1830. La stessa, postillata da Torquato Tasso, Pisa, Ca-

purro, co' caratteri di Fr. Didot, 3 Voi. in

L^

pie.

Bella

edizione in soli 166 esemplari. All' edit. prof. Giovanni Rosini

piacque

di seguire

la lezione

degli Accademici,

con-

ferendola bens
Postille del

colle

recenti

lezioni

pi

accreditate.

Le

Tasso, poste

a pie' di pagina,

furono eslralte

da tre esemplari della divina Comedia che si assicurano da esso annotate, l'uno del Giolito, l'altro del Sessa 1564, il terzo di Pietro da Fino del 1568. 1830. La stessa, con note di Paolo Costa, da lui per
questa
all'

edizione

nuovamente

riviste

ed emendate,

Firenze,

insegna di Dante,

in 24.^ -

Graziosa e nitida edizione,


del 1927 di Angelo nuove note del Costa, del

eseguila
Boufanti,

interamente

sulla milanese

con l'aggiunta di

Biondi e del Belli.

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D. C.

"749

1830-32. La stessa, col vamente arricchita d molte illustrazioni edite ed


con rami disecfnati dal
Firenze,

Comento del Lombardi, ora nuoinedite,


incisi

Flaxman ed
Il

dal Cav. Lasinio,


- Bella edizione,

CiarclelU (Molini), 6 Voi. in 8.^


intagli.

adorna d 112

testo

copiato

dalla

padovana,
Si

serbandosi perfino

la stessa

numerazione delle pagine.


tratte

aggiungono per
d

altro alcune varianti

dall' edizione

Udine del 1823. 1832. La stessa, coi miqliori Conienti scelti, ordinati ed esposti da Gius. Bozzo, Palermo, Pedoni e Muratori, 3 Voi. in 12.*^ - Molte lodi ne fece il marchese Gargallo, raccomandandola specialmente come molto corretta. In essa fu adottato il testo della Crusca, e vi si aggiunsero varianti
tratte dai Codici pi riputati e dalle migliori edizioni.

1837. La stessa, col Comento del P. Pompeo Venturi, nuova edizione, a mir/lior lezione ridotta ed arricchita di
inedite postille da

Giov.

Lami

Pietro Fraticelli,
si

Firenze,

Formigli, 5. voi. in 18. - Molta lode

vuol dare

al Fraticelli

per questa

edizione

accuratissima,
la

e scevra

affatto

dello
ri-

mende che deturparono

pi gran parte

delle molte

stampe del comento Yenturiano, sia quanto all'integrit del comento stesso, sia quanto alla correzione del Testo. Sei fra le pi approvate edizioni, cio quelle del Landino
e del Sansovino, l'Aldina, quella della Crusca, la Cominiana,

e finalmente quella di

Padova dell822 furono dal


Comento di
J\.

Fraticelli

accuratamente conferite
1837.

poema. Tommaseo, Venezia, Gondoliere, in 8." gr. - Edizione nitidissima, assistita da Giov. Bernardini, solerte direttore d quella tipografia. Le
fra loro per la lezione del

La

stessa, col

lezioni

del

testo,

cosi

il

Tommaseo

nella sua
;

Prefazione,

confermo all'autoril

di pi codici e

stampe

ligio a

nessuna.

Se circa

mie cadr disputa, potr sostenerle o correggerle: ma lo spediente del citare parvemi buono appunto a troncar molte liti e la brevit parvemi debita
le lezioni
;

cosa

n'llo illustrare

rilalia e la

uno de' pi parchi natura umana.


ridotta
JSicolini,

scrittori

che onorino
coll'aiuto di

1837. La stessa,
varii
testi

a mifjlior lezione,

a penna da G. B.

Gino Capponi,

Gius.
inS.**

Borghi, Fruttuoso Becchi, Firenze, Le Mounier, 2 voi.

7!0

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

gr. -

Questa edizione venula


COSI

alla luce sotto gli auspici di

uomini
dagli

noti

all'Italia

fu
Il

accolta
principio

con grande amore


degli

studiosi

di Dante.
il

Accademici

del 1837,

come

Becchi protesta nella prefazione, a

nome

ancora degli fondo

altri colleghi,

la lezione della

non fu di riformare da capo a divina Comedia; ma s Riesaminare


la

dove fosse da rigettarsi


serbarsi intera.

lezione

della Crusca^

dove da

Adunque

posta per fondamento

V edizione

degli Accademici (del 1595) essi misero

mano

a confrontarla

con vari Codici, parecchi de' quali di gran pregio, e colle antiche stampe pi riputale. Con questi sussidi sotto gli
occhi,

e co' lavori di altri eletti ingegni,


solleciti

che erano
di

stali

ugualmente
(essi

di

emendare

il

testo
il

Dante, dove
lo

dicono) la ragione, la critica

buon gusto
col

vole-

vano,

Iramularono

l'

antica edizione in altra,

comune
miglioro.

suffragio e sulla fede di que'

monumenti giudicata

con insigne sapienza e temperanza, si contennero come nel mezzo tra la improvida fiducia della propria
Sicch,
spertezza, e
tichi
. .

il

troppo cieco rispetto

dell' autorit degli

an-

Indotti da giusto rispello


e soltanto

alla

Vulgata

essi

assai

parcamente,
arrogarono
tentarono
reso, se

la facolt di

agli altri luoghi, di


di

dov'erano sicuri del fatto loro, si mutare qualche lezione: per rispetto cui non d'ano del tutto certi, si cono in altra guisa,
ci

nolare a pie di pagina,

le

varianti discoperte

da loro...
si

non

in tutto qual

hanno potrebbe desiderare, almeno


Il

testo che essi

non

gli

manca molto per queir ultimo


ai

di perfezione a che,

avuto riguardo

mezzi che
il

si

hanno, j)u esser recalo. Di


:

questa edizione cosi sentenzia

Witte Pi imporlante
di

di tutti

senza dubbio l'insigne lavoro


^'icolini,

Fruttuoso Becchi, G.B.

Gino Capponi,

Giuseppe Borghi,

Accademici

della Crusca. Questi valentuomini rinovarono per cos dire


le fatiche degli

accademici del 1595. Mettendo a profitto


dagli editori

materiali critici raccolti

sinora registrati da

Vicenzo Borghini, dal Parenti e dal Montani, essi confrontarono di nuovo 20 Codici, cio uno dei Tempiani (Bat.7.;,
11

Cod. FruUani (Bat. 179), dieci che allora spettavano al marchese Gius. Pucci ed attualmente si trovano al Museo

Britannico (Bat. 450, 432, 457, 453, 456, 454, 458, 455, 459,

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.


e
557),

C.

T6

un Magliabeccliiano (Bat. 102), 7 Rccardiani (Bat.


136).

U'i, 124, 134, 12a, 136, 129,

Anche

questi confronli

per non erano confronti letterali, non comprendevano ogni verso parola per parola, anzi si limitarono a un certo nu-

mero

di passi,

la lezione de' quali gi

per lo innanzi
gli editori del

era

stata disputata.
di costruire

Non intendevano dunque


testo,

37

un nuovo
tante
liti

ma

bens di decidere almeno


il

una parte

di

insorte sopra
i

testo gi costituito.
si

Suppongo
riscontrati
altri

inoltre che

confronti

non

siano

fatti
si

siste-

maticamente,

voglio dire che non ad ogni passo

siano

tutti

codici,

ma

por avventura 10 all'uno ed


gli editori

10 ad un'altro. Trovo finalmente che


il

(invece

di

avvalorare

pregio relativo

dei 20 testi),

attribuendo

ad ognuno 4'essi un'autorit pari, se non si attengono a qualche ragione interna di scuso o di eufonia, prendono
per sola norma
di

decidersi fra le varie lezioni

il

numero

dei lesti a favore dell'una o dell'altra di esse. Perch poi


si

sapesse quali argomenti di autorit e di ragione abbiano

fatto scegliere piuttosto

una lezione che un'altra,

gli editori

significaronli negli Avvertimenti sul Testo della Div. Comedia^

citando quasi sempre individualmente


in favore dell'una o dell'altra parte.

codici che stanno

scelta

il

pi delle

Convengo che questa volte abbia dato nel segno, ma non mi


il

pare

il

modo

tenuto per arrivarci quello voluto dalla critica.


principio emesso dal Becclii,

Falso per esempio dovr dirsi


p. 15,

ed assai spesso volte posto in uso: in due lezioni, delle quali una ha chiarezza e l'altra no, son d'opinione che sia lodevole intendimento quello di dare alla prima
chi riflette che un un passo oscuro del poema, credeva correggere il lesto, sostituendovi una lezione di senso ovvio e facile, mentrech veramente lo

anzi che alla seconda

una preferenza,

copista inconsiderato, non intendendo

falsava,
critica:

vedr benissimo
che
la

esser pi
da

che

giusta

la

regola

lezione

difficile

preferirsi

alla facile.

Ci

non ostante ripeto con piena persuasione quanto gi da pi di 20 anni fu dello da me, cio superare la edizione del 37 tanto per 1' estensione dei lavori che le
servirono di base, quanto per
l'

imparzialit e la pondera-

zione del giudizio tutte le altre che la precederono. {Jahr-

752
bcher
Annali

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

fiir wissenschaftlche Kritich, Berlino,

1838, 638-656,

di critica scientifica) - V. Biblioteca Italiana, Ottobre,

1837, p. 115.
1838. L' Inferno della Comedia d Dante^ col Cemento di

Messcr Giiiniforte
del
secolo

delli Barbigi,

tratto

da due nanoscrilti
e
;

XV,

corredato

di

un' introduzione

di note

dell' Avvoc.

Giuseppe Zaccheroni, Marsiglia, Mossy


intagliale
in

Firenze,

Molini, in S.^gr. - Bella e nitida edizione, adorna di grandi


e piccole Iniziali,

legno,

vignette e fiorami,

con

titoli

in carattere gotico,

con un fac-simile parimenti

in gotico dei caratteri e dicitura dei mss. Bargigi, ecc. ecc.

Ne furono
varianti.

tirati

pochissimi esemplari.

Il

Buggeri nel Prole

gresso di Napoli r ebbe

molto a lodare per

sue belle

1841-42.
tate

La

stessa,

adorna di 50 vignette
sotto

in legno, inven-

dai primi artisti italiani

e stranieri, antichi e

moderni,
dei

disegnate

ed

incise

da A. Fabris,
e

la

direzione

professori G.B. JSicolini,


Yol.
le
4.,

G. B. Bezzuoli, Firenze,

Fabris,

in

8.*^

- Graziosa e nitida edizione incarta lustrata:


in

vignette che

parte sono copie dei dottissimi lavori

del

Flaxman, del

Pinelli,

deWAdamolli furono disegnate ed

incise dal Fabris,

dal Balestrieri, dalla Signora Elisa

Ma-

rianni, dal Biscarra e da altri.

1842-43.

La

stessa,

illustrata

da Ugo Foscolo, Londra,


nitidissima edizione,
alla

(Bruxelles, presso Melline e Cans) a spese di Pietro Rolandi,


4.

Voi. in 8." grande.


beli'

- Bella
1.*^

quale fanno

ornamento:

un

ritratto di Dante, nell'et

sua
alla

di

25 anni, copiato su quello che Giotto consegnava ad


della cappella del palazzo del podest, restituito
2.^ altro

una parete
di

pubblica ammirazione nel 1840;


in et

bel ritratto
si
3.*'

Dante,

ormai avanzata,

copiato su quelli che

riguardano come
ritratto

pi autentici,

ed inciso

in acciaio;

d U. Foscolo,

inciso in acciaio, copiato su quelli

posseduti da

Lady Dacre, Hudson Gurney


la
il

e G.

Murray

4.*^
;

due vignette, T una che rappresenta


nella quale

Chiesa di Ravenna
il

(?)

sepolcro di Dante,
fu posta

e l'altra

cimitero di

Chiswich,
Foscolo
diso;
;

dove
5.*^

una memoria

alle ceneri di

Ugo

piani dell' Inforno, del Purgatorio e del Paradel carattere del Foscolo, consistente

6.

un fac-simile

EDIZIONI PRINCIPALI DELLx\ D.

C.

753

nel notissimo sonetto, dov' ei dipinge s stesso. -

Due

codici

per intero furono collazionati dal Foscolo, quello del Mazzucchelli e quello del Roscoe.

Offre per

l'edizione molte

varianti

estratte

dai Codici Cassinese,

Caetani,

Angelico,

Vaticano, Antaldino, Bartoliniano, Stuardino, Poggiali, non

che dalle edizioni date dagli Accademici,


dal liodoni;

dal

Lombardi
del

dalla fiorentina del 1817, dalla bolognese del

1819,

dalla

padovana
e

del

1822,

dall'udinese

1823.

Neil' Inferno queste varianti

sono accompagnate da ossernell'altre

vazioni

belle
lo

non brevi;
al

accennate,

che ne

fa persuasi

due non sono cie non aver potuto il Foscolo


11

dare l'ultima

mano

suo lavoro.

discorso

sul

Testo

della divina Comedia, pubblicato nel 1825,

pieno di errori

dal PIckering, e due anni dopo con nuovi errori dal Ruggia,
vi ripubblicato

con maggiore esattezza

di correzione,

con emendazioni ed aggiunte considerevoli, desunte da un

esemplare

postillato a

mano
di

dell' autore.

Il

Manoscritto
dalle

venne ricomprato a prezzo di un libraio inglese da un


Rolandi.
11

400

lire

sterline

mani
i

libraio italiano in Londra, Pietro


il

Foscolo,

cos

Witte,
i

confessa

che

soli

codici da lui esaminati sieno stati

due

regalatigli dall'il-

lustre Roscoe (ora del Pani/.zi) e dal generale Mazzucchelli,


e
li

dice pessimi tutti e due le pi volte.


la

Le varianti del
Il

codice Mazzucchelli non vanno oltre

prima Cantica.
lezioni

Foscolo non
nell'edizioni

fece che compilare

le

varie

riferite

anteriori;

lavoro tutto
al

materiale,

che forse

per convenir troppo poco

suo genio poetico non fu eseAssai

guito con troppa


delle
lezioni
d'

accuratezza.

spesso
se

si

om mettono
riportano

importanza,

ed

invece

ne

non sono che differenze ortografiche. Qualche volta 4 codici e le edizioni che danno le varianti riferite sono confuse fra di loro, oppure il nome di que' codici rimase nella penna dell'autore. Generalmente questa condell'altre che

sembra cosa Le ragioni che determinarono la scelta del Foscolo, le quali, come gi si vede, non sono esposte che nelle note all' Inferno, sono quasi sempre dedotte da argomenti secondarli, come sarebbe l' armonia del verso,
gerie inordinata di tante e tante varie lezioni
di

ben poca

utilit.

l'eufonia e cose simili;


Voi
.

ma invano

si

cerca di stabili prin48

II.

754
cipii di critica,

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA

D. C.

che,

dar certa legge alla


1848.

escludendone l'arbitrario, potessero scelta da farsi fra le lezioni.


di Dante AlUqhieri con nuove Chiose, di due Codici Raveqnani,
noti, e delle

La Comedia

secondo la lettera principalmente con la scorta


del
defili altri testi

a penna

stampe

XV e XVI secolo,
Mauro

con

le

varianti fin qui avvisate, a tutte

cure di

Ferranti.

Alla fine del

Finisce la Comedia,
ghieriy fatto
d

altrimenti

volume si legge: poema sacro di Dante Allile

imprimere ove riposano

ceneri di lu questo

XIV

Settembre

MDCCCXLVUl

pei fratelli Maricotti di


la partita

Senigallia la

prima volta dopo DXXVJl anni da

del poeta, a tutte cure di

Mauro Ferranti

sacerdote italiano
:

da Ravenna. Esci solo il primo volume che contiene il testo delle Chiose tuttavia desiderato. - I codici, il secondo secondo la cui lettera, il Ferranti appoggiava la sua edizione (Batines 402, 403) offrono poco di particolare. Il primo di essi fu scritto nel 1361 da un tale Bettino de' Pili, il quale,
per quel che pare, faceva
togratia del testo assai
il

mestiere di copiar Danti. L'ore


il

barbara,

testo

corrisponde

per lo pi alla volgata, generalmente diffuso nella seconda

met

del 300.

Il

secondo,

assai

men

nitido,

non

differisce

essenzialmente dal primo. Nessuna delle tante stampe della divina Comedia, non eccettuando quella del Buonanni, adott

un

tal

numero

di lezioni bizzare

quanto quella del Ferranti. -

Witte. -

1853.

La

divina Comedia, ecc. per cura di C. Princigi,


Assai nitida
1853,
e del

Lipsia, Tauchniz, Nitida ed accurata edizione.

ed eleganti sono pure


Montainier, 1853.

le

parigine del Didot,

1854. Comedia di Dante


JSote di Niccol
tipi

Alighieri con Ragionamenti e Tommaseo, Milano per Giuseppe Reiua, coi


1.

di G.

Bernardoni,

Yol. in

8.**

gr. - Bella

nitida ed

accurata edizione. - Alle lezioni del testo, cos il Tommaseo, m' norma ordinaria la stampa della Crusca, siccome
quella che mi pare consigliata
delicato e sicuro.

da un senso della bellezza


le tolto dalle non venne poi emendando.

N questo pregio

poche

lezioni erronee che la critica

Ma

a poco a poco la critica volle tener le veci del gusto, e ne vennero quelle lezioni strane, quelle edizioni blasfe-

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

755
la

malorie che tutti sappiamo.

Al che

aggiunge
solo,

mania
quale,

cominciata gi a prevalere di pubblicar la Comedia tutta

fedelmente secondo

la lezione

d'un codice

il

per quanto sia puro e autorevole, non pu mai offrire tutte


le varianti

pi sane. S' aggiunga la smania di volere a ogni

costo

far

qualche mutazione nel testo, pur per alterare


la

comechesia
la

vulgata. Contraria dovrebbe essere,

io

credo,

cura degli editori di Dante. Postasi per fondamento una

edizione,

un codice

(e

l'edizione della Crusca sar sempre


il

ad ogni

uomo

di

gusto

miglior fondamento),

a questo

quasi canone dovrebbersi osare quelle varianti sole che la


logica e la poesia richieggono
;

alle restanti

dar bando.

Ma
per

a questo fine gioverebbe possedere le varianti di tutti o d

gran parte almeno dei molti codici della Comedia;


tarpare ogni ardimento
ai

novelli

editori

che venissero a
s

presentare un codice nuovo come grande scoperta, e

per

procedere con sicurezza. Allora forse vedrebbesi che, quan-

tunque

di molti

sieno

codici,
il

tutti

si

riducono a certe

quasi famiglie, secondo che

signor Witte ingegnosamente

pensava;

delle quali

non

si

certe divisioni di luoghi e di tempi


indicii
le

pu nulla determinare giusta ma si pu con sicuri


;

notarne

le differenze.

N questa

del raccogliere tutte

varianti sarebbe opera infinita. Imaginate venti persone^


gli antichi

che sappiano dicifrare


legga ad alta voce,

manoscritti: l'uno d'essi


coli'

gli altri

lo

seguan
di

occhio

e cia-

scuno noti

le

variet che nel suo codice trova In

venti lettori compiono la revisione

un mese venti codici, in un


compiuta.

anno

di

dugento quaranta,

in tre l'opera quasi

Ne uscirebbe un'edizione

critica della

Comedia, con tutte

a pie di pagina le varianti, accennale per abbreviatura, e con brevit esaminate. - Tommaseo, Prefazione alla nuova

ristampa, pag. 64.


1854.

La Comedia

di

Dante Allighieri fiorentino nuovadichiarata


1 Voi. in 16. gr. - In

mente riveduta nel


Firenze,

da Brunone Bianchi, quanto alla lezione, dice il Bianchi, ho sempre seguito la pi semplice e quella che ho stimato la pi conveniente al contesto,
testo e

Le Monnier, 1854,

scegliendo dai

codici
l'

dalle

edizioni

pi accreditate,

fuggito in ogni caso

arbitrio, a costo di ritenere talvolta

756

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D. C.

quel che apparisce

men

chiaro o

men buono.
la

Il

Wittc
Il

chiama

eccellente l'edizione procurataci dal Bianchi.

Le

Monnier, anche dal lato tipografico,

condusse con amore,

e arricchivala del Rimario dantesco.

18o3-56. Jambaldi Benvenuto da Imola illustrato nella

sua vita

e nelle

sue opere

e di

lui comento

sulla

divina

Comedia di Dante
da
Imola,
a

Alligheri, voltato in italiano dalV Avvoe.


- 11

Giov. Tamburini, Imola, Galeati.


giudizio

Comento

di

Benvenuto
tuttora

del Witte,

dovrebbe

dirsi

bench tre grossi volumi stampati a Imola nel 1855, e 1856 pretendano di esibirlo voltato in Italiano da Giovanni Tamburini. Un finissimo conoscitore di Dante, Il sig. Garles Eliot Norton Amerio. (A review of a translainedito,

lion into Italian of the


div.

Gomm. by Benv. da Imola on the Gomm., Gambridge, Massachussets, 1861) diede ultimo
di questa

giudizio assai severo

malaugurata impresa. Gbi


ai

volesse conoscere la lezione sul testo di Dante seguita dall'

Imolese dovrebbe ricorrere tuttora


1856.

Codici manoscritti.

La Comedia

di Dante

Allighicri interpretata
1.

da

Francesco Gregoretti, Yenezia, Naratovich,

voi. in 16. -

Edizione assai nitida e corretta. - Io diedi bando assoluto, cosi il Gregoretti nel suo Avvertimento, ad ogni discussione ;
*l3ens,

e meditare lutto ci che

non avendo ommesso ne' punti controversi di leggere venne stampato intorno a quelli, sono pronto ad entrare in campo con chiunque il voglia per difendere la spiegazione alla quale ho data la preferenza, che da altri non delta mi parve migliore. Il medesimo
s'intenda riguardo alle lezioni dubbie nel testo.
1858.

Da
Il

Buti Francesco, Comento sopra la Divina Co?s?i,,

media, pubblicato per cura di Crescentino Giannini,


ISistri.

Purgatorio, Yol.

II,

1860. il

Il

Witte chiama ec-

cellente questa edizione,

e insigne

lavoro del Giannini,

condotto con
1858.

sommo

studio e con molta intelligenza critica.

letteralmente ristampate per cura di G.

Le prime quattro edizioni della Divina Comedia, Warren, Lord Yer-

non, Londra, 1 Agosto, presso


1 voi. in
4.^'

Tommaso
first

Guglielmo Boone,
s'of the

di pag.

748

(The

four edition

divine

by G. J. Warren, lord Yernon, London, Boone), Edizione veramente splendidissima


literaly

Comedy

riprented

EDIZIONI PRLNCIPALI DELLA D.

C.

757

con fac-simile
del Panizzi,

in

legno.

Va preceduta da una Prefazione

ed dedicata agli Accademici della Crusca.


edizioni ristampate sono, l'edizione prin-

Le prime quattro

cipe di Fuligno di Numeister 1472;

quella di Jesi per Feil

derigo Veronese dello stesso anno, e che


pi rara: quella di Mantova pei
fratelli

Panizzi

dice

Giorgio e Paolo,
lui

Tedeschi, contemporanea alle due precedenti, e secondo


forse forse primogenita,

e da ultimo l'edizione

di Napoli

per Francesco del Tuppo,

stampata dal Neussinger, pure


edizioni,

tedesco, negli anni 1475 e 147G, assai pi rara di tutte le


altre.
-

Le quattro

prime

cosi

il

Witte,
di

della

Divina Comedia, nuovamente riprodotte a spese

Milord

Warren Vernon, tanto benemerito


non sono che copie
dizio
critico,

degli

studi
scelti

danteschi,

letterali di codici,

non
in

con giua chi ne

ma casualmente
Anche

capitati

mano
Il

intraprese la stampa.

gli

errori pi evidenti furono

ripetuti nella slampa, quali giacevano nel testo.

giudizio-

sissimo Panizzi, che sopraintese alla riproduzione di quelle

-Lampe, confessa che abbondano tutte di ridicoli farfalloni,

che
nali,
si

gli stessi errori solenni,

medesimi strafalcioni mador-

che solo un'ignorante compositore poteva commettere

ritrovano nelle due di Foligno e di Napoli.


il

Non

ardirei

veramente, continua

dotto bibliotecario del Museo brile

tannico affermare che l'edizione di Fuligno sia tra

tiche la migliore, ed aggiunge, la edizione napolitana

annon

sia,

sempre copia servile comecch pur troppo spesso lo Numeister (Fulginate). Pi sfavorevole ancora quanto ei dice dell'edizione di Federigo Veronese. Quella di Jesi certo zeppa d errori grossolani di stampa e forse, supera in questo le altre tre, che pur esse ne hanno
esser
della ediz. di
;

in

abbondanza. Le ommissloni

in

questa edizione sono molte


dice
corcui

Venendo all'ultima delle slampe del 1472, Panizzi: l'edizione di Mantova quella che par pi il retta con maggior cura dell'altre tre, ed quella il
e notevoli.
testo sarei disposto, generalmente parlando,

a preferire.

Le mie proprie ricerche mi fanno aderire a quanto asserisce non essendo sfuggito nemmeno a questo dotto il Panizzi,
bibliografo l'esistere una qualche parentela fra le stampe di

Mantova e

di

Jesi, e fra quelle di

Foligno e di Napoli.

Si

758

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

aggiunga che anche nella Mantovana, bench men scorretta dell'altre i manifesti errori e spropositi sono assai frequenti. 1859-60 La Divina Comeda, conforme la pi chiara lezione, desunta da ottime stampe e da preziosi codici per
Anrfelo Sicca, Yol. 3,

Padova, Randi.

Il

Sicca, tipografo

padovano, gi nolo come diligente dantista, fm da quando nel 1832 dava in luce le sue varie lezioni della Divina

Comedia, che sommavano a oltre quattro mila,


mila e cento passi diversi; ed eran frutto
e copia inaspettata

illustranti

di ricerche

nuove,

dopo

il

tanto che vi aveano gi spiespositori.

golato accurati

ed

insigni

Era

da attendersi
e la lunga

che

egli,

facendo tesoro di quelle scoperte, e raffrontandole


e valutandole

tra loro,

secondo

gli-

studj suoi

pratica del poema, apparecchiasse un'edizione della Divina

Comedia portante

tutte quelle varianti e correzioni ch'egli


infatti,

riputava migliori. E vi die opera

notando a ciascun

cambiamento l'autorit su

cui fondavasi, e la fonte ond'era

tratto, sicch la pubblicazione di quel testo,

accompagnalo,
di
si

com' egli voleva, da brevi dichiarazioni, sarebbe tornata non lieve importanza per gli studi danteschi. Ma vi
i

oppose, com'egli dice,


gli

la
il

mal ferma

salute,

la

quale non

permise

di

compiere

lavoro; ond' che, a non ritarfar


1"

dare quelle correzioni, deliber di

precedere

il

testo,

appurato bens,

ma

senza

le

note e

indicazione delle fonti,


si

offrendo solo contrassegnati da asterisco quei versi che

scostano dalla lezione comune. Con che abbiamo una messe


di varianti,

su cui pu esercitarsi

l'

ma
dall'

r opera loro non agevolata,

acume degli illustratori come potrebbe esserlo,


;

autorit dei Codici e dal rincalzo delle opinioni e delle

osservazioni dell'editore ...

Ad

ogni

modo
di

chi vorr atten-

dere quind' innanzi alla stampa della Divina Comedia non


potr trasandare questa edizione che
la fatica dei futuri

molto agevoler
7.

emendatori

Y. Crepuscolo, 1859, n.

1860.

La

divina Comedia di Dante Allighieri col Comento

di Pietro Fraticelli, nuova edizione con giunte e correzioni,


ecc.
cos
la

Firenze,
il

Barbra

edit.,

1863.

Fraticelli, io

ho preferito
verso

quella, che

Quanto alla lezione, mi sembrata


pi pieno e

pi facile

e la pi naturale,
il
:

e quella che

armonioso rendeva

ma non

per questo ho mancato

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.


di

C.

759

notare a

quando

quando quelle varianti che son degne

di

una qualche considerazione, o che si prestano a variare, od anco solo a modificare il concetto Dir com' abbia premesso al poema alcuni Cenni storici intorno la vita
.
.

di Dante, e com' abbia apposto tre tavole (una per Cantica)

rappresentanti

tre regni descritti dal Poeta:

le

quali, io

spero, saranno trovate pi esatte dell'altre,

che comune-

mente

si

veggono

nei libri

della
il

divina Comedia. Inoltre

di un ritratto di Dante fatto copiare dall' affresco d Giotto, e aggiungere non solo il Rimario, che riesce s\ comodo a chi voglia ri-

l'Editore ha voluto arricchire

Volume

trovare alcun passo dell' autore, ma anche un Indice dei nomi proprii contenuti nel poema il quale pu certo riuscire di non lieve utilit agli studiosi. Dir finalmente, che la
:

revisione essendo slata affidata alla cura e


del colto giovine Sig.

all'

intelligenza
di rite-

Torquato Gargani, ho luogo


la

nere che, anco

per questo titolo,

presente edizione sia

riuscita migliore dell'altra. - Bellissima

pure l'edizione

hanno dato Barbra-Bianchi nel 1859. 1862. La divina Comedia di Dante Allighieri ricorretta wpra quattro dei pii autorevoli testi a penna da Carlo
diamante che
ci
i

Witte, Berlino, Ridolfo Decker,

stampatore del re (Yerlag

der Kniglichen Geheimen Ober-Hotbuchdruckerel (R. Decker) - (Pracht


als Titebild,

102 Bogen

Ausgabe Mit Dante 's Biiste in Photographie und seinem Bildnisse in Cameendruch 1862 Geheftet 12 Thl. - Elegant gebunden mit

Goldschnilt 13 Thlr 10 Sgr.) - L' edizione ^intitolata

-Al

pi profondo illustratore

- della

recondita poesia d Dante -

Sua Maest - il re Giovanni di Sassonia - omaggio umilmente offerto - Dair editore. Precedono la divina Comedia
i

Prolegomini

critici,
le

col

motto

Molle volte taglia -

Piti

meglio una che

cinque spade, portano la data:

Halle,

sulla Sala, G Nov. 1861. - Vi ha pure la giunta: Rettifica-

zione

delle

Varianti del Caetani.


li.

I^

Lezioni erroneamente
che oltre
ai testi

attribuite

al Codice Caetani:

L^ezioni

per esse
di

citati si

trovano nel Codice Caetani. IH. Correzione

Varianti del Codice Caetani inesattamente riportate: IV.


Il

Lezioni del Codice Caetani che rimasero inosservate.


nifesto di questa edizione usciva
il

main

1.

Luglio 1856, flalle

760
Prussia. Il

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

Wilte cos

ci

parla di questo lavoro ne' suoi


e scelsi per

Prolegomeni.

lo cominciai 35 anni or sono,

campione il 3."^ Canto deli' Inferno. Perseverando assiduamente, non istancandomi a far numerosi viaggi, ad intrattenermi con esteso carteggio, a sacrificare delle somme assai al di sopra delle mie circostanze, pure ho dovuto convincermi che per esser eseguita bene, l' intrapresa sorpassa la forza di una sola persona, scarseggiata de' mezzi
opportuni,
e separata

per tante centinaia di miglia dalle

librerie pi doviziose dei testi a penna.

Sperava

di poter

pervenire per questi lavori a poter distribuire per famiglie


tutti

Codici esistenti, formandone per cosi dire un grande

Ma nel processo delle mie fatiche ho dovuto conoscere che moltissimi Codici che almeno in parte
albero genealogico.

saranno
riti,

stati originali di quelli

che

ci

rimasero, sono smar-

e che in mancanza di questi anelli di mezzo, la catena

deve restar lacunosa. Ho compreso ancora che ben molti


sono
i

testi pei quali difficile si

troverebbe in queir altre

genealogie. Veramente sarebbe stata

una bella cosa, se


i

capi delle famiglie de' Codici, per cos dire

patriarchi,
il

si

fosser potuti rintracciare con evidenza. Allora


di essi

confronto
i

sarebbe stato da sostituirsi a quelli


1'

di tutti

discen-

denti della stessa schiatta.

Ora non essendosi pienamente


unica cosa che
di testi
si

giunto a questo punto di mira,


fare era di scegliere

poteva

fra tante centinaia


la lezione

penna
407

quei pochi che offrono


I

pi primitiva e pi corretta.

confronti

d^
ci

^.^

Canto

dell'

Inferno

eseguiti
1

sopra

Codici mss.

offrirono la pietra di paragone.

Codici pi

degni

di considerazione

sono

i:

1, 16,

52, 72, 82, 98, 112,

127, 130, 177, 221, 236, 264, 293, 301, 319, 323, 365, 366, 375, 407, 420, 448, 454, 474, 525. - Per la correzione del
s

testo e pel carattere primitivo delle lezioni nessuno supera

anzi agguaglia
il

il

Mss. di Filippo Villani, a cui tengono dietro

Vaticano 3199; quello di Sir Rood della Biblioteca di Berlino, ed il celebre Codice Caetani Questi quattro testi
.

furono r unico fondamento della presente edizione. Non vi parola, non sillaba che non s'appoggi sull'autorit di

almeno

di

uno

di quei testi.

Fra

di essi

ho creduto scegliere
al

liberamente, attribuendo

per l'autorit preponderante

EDIZIOiNl PRINCIPALI

DELLA

D.

C
la

761

Codice

di S.

Croce

Dove

il

pensiero del poeta e


la

con^
fra

nessione del senso non bastano per decider


le differenti

scella

lezioni

ho avuto ricorso
di

alle

altre

autorit,

molte delle quali furono accennate


rarissime volte,
la

sopra.

Alcune

ma

lezione che credo da preferirsi alle altre

non

si

trova in nessuno dei quattro Codici. Allora, per non

dipartirmi dal mio principio fondamentale, mi sono attenuto


nel testo
alla,

lezione dei mss.,

ma ho

contrassegnato col-

l'aslerisco la variante che giudico corrispondente alla propria

scritta dal poeta.

Acciocch

la

presente edizione fosse cor-

redata di tutti

materiali critici raccolti nelle stampe an-

teriori, e negli altri scritti

del testo di Dante, ne


s'

detto di

che s'occupano della correzione ho fatto lo spoglio a misura di quanto sopra. Trascurando le differenze ortografiche,
di

ho messo a pie

pagina tutte

le

varie lezioni

in

questo

modo

riunite, che per

non trovarsi

nei 4 testi a

penna o

nella 3.^ edizione (Aldina 1502; Crusca 1395; Becchi 1837)

non erano registrate


furono
e
fatti
i

nei margini. L' irregolarit colla quale

confronti che aveano servito a questi lavori,


in cui
ci

r incertezza
nomi

troviamo sul valore relativo dei


fatto giudicar inutile

testi

confrontati

m'hanno

l'apporre

dei Codici

nei quali queste lezioni


si

furono riscon-

trate.

Generalmente parlando

trover che a

delle varianti dei 4 Codici tutte le altre sono di poca

paragone im-

portanza.

L'autore dell'assennatissimo articolo inserito nella Civilt

(Quaderno 326, 327, 17 Ottobre e 7 Novembre 1863) il presupposto del sig. Witte, che mancasse un testo sicuro ed autorevole della Divina Comedia non
Cattolica
ci

prova che

reggeva

in

nessun modo; per

tutti gli studii di lui e le in-

dustrie pi sottili non sarebbero potuto riuscire


costituire

giammai a

una lezione, che fosse tutto insieme diversa dalla comune, e rendesse la dettatura originale, o poco meno,
della Divina Comedia.

Dall'altro
il

canto,

se

veramente era
il

necessario ricostituire

testo della Divina Comedia,

me-

todo con cui egli

si

accinse a farlo non offeriva guarentigia

sufficiente, perch si dovesse avere piena fiducia della prova che farebbe. Da ultimo discende a dirci del giudicio

che

si

debbe recare

di

quei luoghi del testo del

sig.

Witte,

762
I

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

quali divariai!

dalia Vulgata,

conchiude che un'assai


nel lesto,

piccolo

numero avrebbe buon


di tre

dirillo di entrare

ma

che non meno

quarte parti sarebbero da scartare,


egli viene

siccome lezioni che non riescono ad altro che a guasto, ^d


a sconciatura del divino

Poema. Onde

ad inferire

che

il

miglior frutto della novella edizione


felice

di avere ri-

confermata con una

ripruova l'eccellenza della nostra


difatti

Vulgata, almeno dopo l'ultima correzione del 1837. E

l'autore dell'articolo critico succennato dice di aver para-

gonalo esattamente
testi della

il

testo

che

il

Witte

ci

offre

co' tre

nostra Vulgata, cio coli' aldino, con quelle della


coli' altro

Crusca del 1595, e

degli

accademici del
si

1837.

Tenendo conio
correzione

de' luoghi,

ne' quali

differenzia

non gi
varianti

dall'uno de' due primi solamente,


di quelli, di

ma

ancor dal terzo che


le

dice

d'aver

registrato

che vi s'incontrano
la

qualche importanza: ed esse per


dell'

intera

prima

Cantica

Inferno

sommano

167;

per quella del Purgatorio a 133; finalmente per l'ultima


del Paradiso

a 112;

in

lutto a 412. Queste


della

412 varianti

Comedia sono certo pochissima cosa. Di questo bisogna eccettuare non punto meno di 216, quante cio si ritrovan conformi ad uno o
entro
ai

14,233 versi

Divina

pi codici di que' quattro, che

il

Sig. Witte propone


il

sic-

come
del

tipi

pi perfetti
valicano,

di

queste 76 hanno
quelle
il

solo suffragio
di

codice

e le altre 140

uno o due
il

degli altri Ire codici, a

non contare

vaticano, che

pi

delle volte

ci

concorda ancor esso: sicch per questo riguardo


delle lezioni

non hanno minore autorit


trodotte nel testo.

da

lui

invece in-

Quanto all'edizione, considerata in s stessa, aggiunge aver esso reso un grande servigio agli studiosi della divina
Comedia, perciocch essendo una, rappresenta interamente
e senza confusione sette edizioni, cio
della Vulgata, secondo
i

le

tre pi autorevoli

miglioramenti successivi che venne


si

ricevendo,

e quattro codici de' pi eccellenti che

conodi

scono. Oltre

a tulio questo
la

non

vi

ha quasi variante
di

qualche conto,
jGoIla

quale non sia notata in fondo

pagina

indicazione del luogo corrispondente.

E da

dolere per, che

il

chiaro raccoglitore, per rispar-

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C
le

763

mio
i

(li

tempo e

di spazio,

ha credulo n
gli

di

non dover citare

codici

che ne sono

le fonti,
si

le

stampe che
s

hanno
aggiuil

ammesse; quando potevano


gnere o sminuire
il

uni e

le altre

pregio almeno
:

estrinseco,

secondo

peso rispettivo di autorit

e chi avesse voluto

instituire

confronti o farvi sludi pi accurati vi avrebbe ritrovali gli

opportuni

indirizzi.

Sicch

il

testo

della Divina

Comeda
adule

cos disposto dal

Witte e
con
s

co' corredi di tante varianti,


ci

nategli intorno
differenze

bell'ordine

mette

soli'

occhio

pi degne di nota di tanti codici,

in

guisa da
la

poterle comprendere quasi


sintesi,
falli

con un intuito; ed come


materiale
di

almeno per

la

parte

tulli

gli

studj

sin qui

sul testo dantesco.

Laonde questo lavoro

tale

che ninno che voglia con qualche proposilo studiare nel

ne pu far senza. - (Vedi sulla Comedia di Dante Allighieri, pubblicata a Berlino da Carlo Witte, la lettura del D.'" Francesco Grerjoretti, falla nell'Ateneo Veneto il d 10 Aprile
testo del
dell' Allighieri

poema

nuova edizione

della Divina

1862, Venezia, Naratovich, 1862; V. Rivista scienze lettere

ed
di

arti coli' effemeridi


C. Pasqualif/o,

della pubblica istruzione,

l'articolo

16 Feb. 1863. N. 126.)

EDIZIONI
IN

DEGNE
CORSO
DI

DI

MENZIONE

STAMPA

P.

La divina Comeda di Dante Allighieri, col testo curato dal Bartolommeo Sorio, e con Coment dell Ab. Luigi Benassuti,
Il

in 4 volumi.
e disegni.

quarto volume comprender 25 tra


-

tavole

Verona, Civelli, 1865.

Vedi
in

p.

490.
inediti

La divina Comedia, con Comenti


di ISiccol
finissime incisioni
in

gran parte

Tommaseo, edizione splendidissima, ornata di 40

rame ed

in acciaio

Milano, Pagnoni,

1865.

La

divina Comedia, secondo

il

Codice Cassinese.

Su questa edizione mi piace di riportare il programma pubblicalo dai Monaci. di Monte Cassino: Sono alcuni d nella vita delle nazioni, in cui queste contemplano qualche cosa, che come la idea tipica della
loro storia. Nell'anno 1265 nasceva Dante Allighieri
;

e per

764

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA

D.

C
di

cinque secoli nella gioconda contemplazione


la

quel fallo

ilallana coscienza

ha gridalo: Onorate V altssimo poeta. Al sesto grido anche noi monaci di Monte Gassino oggi

rispondiamo, perch l'onore reso alla memoria dei grandi uomini va dirillo a Colui che li ebbe creati, e perch

Dante e San Benedetto nel nostro pensiero furono sempre congiunti dal vincolo di una poetica simpatia. Da quel d in cui l'Allighieri scontr San Benedetto nel Paradiso della sua fantasia su per quelle cime delle cento sperule, donde sgorga la vena della cristiana estetica, che irriga le pagine del suo poema, una pietosa tradizione si fatta via fino a noi. E fama che l'Allighieri, traendo a Napoli oratore
della

fiorentina
il

repubblica,

sostasse

in

questa

Badia

mangiasse
l'esilio

pane dell'ospizio, come mangi quello delnel monastero dell'Avellana; che leggesse la Visione
il

del nostro Alberico,

quale con tutto

il

medio-evo

gli

fu

precursore nel viaggio del


impalpabile dalla fredda
la carit dell'affetto

mondo di l. Cara tradizione, mano della critica, immortale per


in

che risveglia, incarnata

quel volume,

dei pi antichi

che avanzino,

della divina Gomedia,

che

come cosa

santa, conservato nell'Archivio Cassinese.

Que-

sto codice interrogato e citato da molti, conosciuto da pochi,

noi mettiamo letteralmente a stampa, per volgarizzare quella

riverente volutt che sentono

dotti a svolgerne le pagine.

Questa la votiva offerta che mandiamo alla patria di Dante, anche In nome delle meridionali provincie, nel
secolare anniversario del natale di
lui.

Questo manoscritto del XIV secolo


assai ricco di comenli,

in carta

bambagina,

quasi sincrono del Poeta,

come

si

far chiaro nel prolegomeni a questa edizione,

non solo
di

un documento archeologico, ma anche un monumento


arte. Egli

va pregiato
nelle

in

ogni sua parte, nella carta, nella


le

scrittura e fino

molte imperfezioni del menante,

quali sono nel divino

poema come quelle piante

parassite,

che serpono su
Perci
il

le

vecchie fabbriche e ne poetizzano la vista.

manoscritto, che ora la prima volta pubblichiamo

nella sua interezza, sar reso senza tocchi e ristauri, lasciando


ai dotti la

cura di sceverare

le

mende

del

copista

dalla

probabile ragione delle varianti lezioni.

EDIZIOM PRINCIPALI DELLA

D.

765

Perch poi

la

nostra

opera potesse un giorno giovare


lesto

ad una pi perfetta edizione della divina Comedia, abbiamo


profusa ogni cura a comparare
il

del

nostro Codice

con

le

pi antiche e pregiale edizioni, che abbiamo potuto


le varianti.

avere a mano, a chiarirne


zione,
il

Ubertosa comparala

che come, una storia dei casi che ha corso lnora


per
la

gran poema,

ignoranza dei trascrittori o per

irriverente

dottrina

dei

commentatori.

riputare

superflua

la

nostra opera, dopo la bella edizione della div.


in Berlino nel

Comedia curala

18G2 da Carlo Witte. Impei

rocch questo infaticabile dantofilo ha limitato

suoi riscontri

a soli quattro Codici per la emendazione del lesto del poema,

aggiungendo
solo quelle

a pie di pagina,

delle innumerevoli varianti,

che

gli

son parule pi ragionevoli.

Tacendo

dei Mss. e delle edizioni,


il

donde

le

abbia tratte, egli sottrae

fondamento essenziale al giudizio che potrebbe iarne eslimatore. AH' avara sintesi del dotto Tedesco abbiamo sopperito con la esuberanza della nostra analisi, comparando il nostro testo anche con le quattro pi antiche edizioni della divina Comedia del XV secolo riprodotte da
italiano

lord Vernon, le quali riputate infruttuose dal Wilte, a noi

son sembrate degne

di studio,

massime quella
slessi

di

Mantova

1472, che segui testi a penna di ottima lezione.

Avremmo
di Napoli, e

voluto curare

gli

raffronti

anche coi

quattro Mss. della divina Comedia che sono nella Nazionale

di

con quello assai prezioso del 1378 del Principe Santo-Pio in Napoli, una volta posseduto dal Cardinale

Imperiale;

ma non potendo

averli a

mano,

premendo

il

tempo

della pubblicazione del nostro codice, da farsi nell'an-

niversario dantesco, lasciammo ad altri quella cura.

Usammo
XIV

per del Codice membranaceo che nella Biblioteca dei


Preti dell'Oratorio in Napoli, di bellissima lettera, del

secolo, istoriato a colori

come

si

faceva

ai

beati tempi del


di quelli

Giotto,

e ricco di comenti marginali.

La cortesia

eruditi Padri che ci forn le lezioni di quel Mss. raffrontale


alle varianti

che raccoglievamo, far conoscere un Codice, prima volta sar da noi citato. Se potranno, come che sia, queste povere fatiche giovare ai curatori avvenire di una meno imperfetta edizione

che

la

766

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA 0.

C.

della divina Comedia, certo che ce ne


le nostre speranze.

avremo merito

oltre

si

Dante sbattuto ed affranto dalla febbre dell'esilio convento di Santa Croce di Corvo; e interrogalo da Frate Ilario, che chiedesse, rispose: Pace; e egli porgeva il libro del cristiano Poema, come tessera del suo
di

Un

affacci al

diritto alle consolazioni


al

della Croce.

Noi oggi restituiamo

Poeta

quel volume,

dopo

sei

secoli,

come documento

della pi splendida glorificazione dell' italiano pensiero.

Fu notato che

gli studii

danteschi ebbero in

Italia

la

Ogni volta che le forze della nazione parvero, comunque, impigrire. Dante giacque negletto o franteso: ogni riscossa della coscienza fu un ritorno a Dante (1). - L'edizioni della Div. Comedia pubblicale dall'anno 1472 al 1863, cio nel corso di trecento e novautadueanni, secondo il ragguaglio che ne d l'accuratissimo Fapanni, montano al numero di 295, comprese 13 edizioni
del testo, che stanno a fronte di traduzioni in diverse lin-

stessa vicenda del pensiero civile.

gue. Sette edizioni furono cominciate e non compiute, cio


quella comenlata dal Buonanni
nel 1570

sei

altre

che

appartengono
37 ediz.

al

secolo nostro.

in

questo novero conta

di dubbia esistenza. La citt che dal 1477 al 1859 ha pubblicate pi edizioni della Divina Comedia Venezia che ne fece 57; cio 7. nel sec. XV; 20. nel XVI; 1. nel

XVII;
vanto
di

12. nel XVIII, e 19. nel


di
;

XIX. Firenze ha seconda


di
;

il

48 edizioni; Milano
di 8
;

31; Parigi di 28;

Napoli

27

Londra

Roma

di 7

Lione di 6

Padova, Ber-

lino, Pisa, di 4
;

Bologna, Torino di 5; Parma, Bassano, Palermo Brescia, Lipsia, Livorno, Prato di 3 Vicenza, Lucca,
;

Verona, e Colle
circa

di 2. -

Prime

citt

che stamparono

la Div.

Comedia furono: Foligno, Mantova


il

e Iesi nel 1472; Napoli

1476, Venezia e Milano nel 1477, Firenze nel 1481,

Brescia nel 1484. La prima edizione pubblicata fuori d'Italia

(I)

Guicciardini scriveva al Macchiavelli

come avesse dovuto cercare


un' esemplare della

lunghissimo tempo nelle Romagne, prima divina Comedia, ed ancbe senza Cbiosc.

di trovarvi

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

767

quella di Lione del 1547.

Il

lesto della Divina

Comedia

si

stamp

in

Francia

35 volte,

13 in Germania,

ed 8 in In-

ghilterra. Di tutte l'edizioni la pi

grande

di sesto quella

del Mussi (Milano, 1809), in foglio imperiale, lungo centim.


57, largo centim. 38.

La

pii

piccola ediz. per sesto, ed anche

per minutezza di caratteri quella in due tonnetti pubblicata


nel
9,

1823 in Londra a spese di G. Pickering. lunga cent.


larga cent.
4.
I

due volumetti sono formati

di

380 pagine.

Fapanni ne d il Prospetto ed il paragone degli anni nei quali furono stampate le edizioni della Div.
Oltre a ci
il

Comedia
secolo

cio

15. nel sec.

XV

30. nel

sec.

XYI

3. nel

XVII, e 31 nel secolo XIX. Le 216 edizioni pubblicate nel

XIX anderebbero

divise cos:

dal 1807 al 1810, n." dal

15: dal 1811 al 1820, n.22: dal 1821 al 1830, n. 52:

1831 al 1840, n. 37: dal 1841 al 1850,


1860,

n.

38: dal 1851 al


n. 295.

n.41: dal 1861


il

al

1863,

n.Ml.

In tutte,

Oltracci ne d

c>omparato col
dell'

numero numero delle


Sel

dell'edizioni della Div.


edizioni delle
e
la

Comedia

Orlando Furioso,
Tasso:

dell' Ariosto,

Liberata del

secolo
le
il

XV

Bime del Petrarca, Gerusalemme Div. Comedia venne


della
;

stampata 15 volte e 25
la

Rime

del Petrarca

nel sec.

XVI
la

Divina Comedia 30;

Petrarca 132;

l'Orlando 177;

XVII la Divina Comedia 3; il Petrarca 17; l'Orlando 36; la Gerusalemme 64; nel secolo XVIII la Div. Comedia 31; il Petrarca 44; l'Orlando 59; la Gerusalemme 57; nel ^c. XIX la Div. Comedia 216; il Petrarca 84; l'Orlando 154; la Gerusalemme 126. La Divina Comedia somma tult' insieme, versi 14,228,
nel secolo
dei quali

Gerusalemme 30;

4715 toccano all'Inferno, 4755

al

Purgatorio, e
la cantica

4758
riesce

al Paradiso.

dell' Inferno,

E degno di osservazione che quantunque ecceda di un canto le


delle tre
la

altre due,
diffe-

non pertanto
si

pi breve.
i

La qual

renza

fa

pi notabile se rillettiamo che

primi due canti

non appartengono pi all'Inferno che all'altre due cantiche, non essendo che la introduzione generale a tutto il poema, come quelli che ci danno la ragione del mistico viaggio
del poeta.

Questo divario
che
si

si

spiega facilmente dal diverso


Nell'Inferno di
pi che a di-

carattere
(alto,

nota

in

ciascuna cantica.

tuttoch

le

discussioni non manchino,

768

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.


il

C.

sputare intende

poeta a descrivere e narrare, e narrando


e delle cose in che

e descrivendo procede conciso e serrato, sempre cogliendo

per ardite sintesi quel punto dei


si

fatti

accentra

la

importanza loro;
e l'affetto

nel Purgatorio

segue pi
pi larga

volentieri l'affetto,

ama

adagiarsi

in

e libera forma,

dove

la fatica dell'intelletto

meno, appari-

scono;

per ultimo nel Paradiso largheggia ancor pi,

ma

d'altra guisa, in quello cio per passione, in questo per acu-

me

e sottigliezza di concetto, dappoich in esso

il

poeta pi

che a narrare e descrivere intende a discutere ed insegnare.


Tuttavia, se
delle parole
il

la

brevit vuol essere misurata al


delle idee che
ti

ma

Paradiso non ostante la

numero non non esito a dire che sua maggior mole avanza di
d,

brevit l'Inferno stesso, ne credo anzi che altri sapesse mai

esprimere con meno


la magnifica edizione

di parole tante idee. - A.


il

Zoncada.

jSon poco poi stimola la curiosit e

desiderio dei dotti

che da circa venti anni ne prepara

r illustre dantofilo inglese Lon Vernon, nella quale, oltre una sua accuratissima esposizione in prosa italiana, ha riunite in una nuova foggia di comento le fatiche di molti
suoi dotti collaboratori, fra
i

quali sono annoverati Vicenzo


e

Nannucci,

Brunone Bianchi

Pietro

Fraticelli,

di

fama

chiarissima; e facendo per ultimo complemento dell'opera

un'Album dantesco,

nel quale per


s in

mano

dei pi periti dise-

rame che in acciaio, si ammirano luoghi, artisticamente rappresentati monumenti, fatti e le persone pi insigni che sono nel sacro Poema o celebrati
gnatori ed intagliatori
i

mentovati, opera veramente nuova, e ardimento piuttosto

da principesca che da privata fortuna. [Carbone, Avvertenza


del

Traduttore del Vocabolario dantesco

di L. G. Blanc.)

Ed un pensiero
uomini preposti
al

quasi contemporaneo nacque prima negli

Governo provvisorio

dell'Emilia, poscia

in alcuni dotti Toscani di pubblicare nel 1865, sesto cente-

nario della nascila dell'AHighieri, una nuova e pi diligente

norme con che uno della Commissione dei Testi di lingua (Cav. prof. Francesco Selmi, Rev. Contemp. Aprile, 1861) vorrebbe condotto questo lavoro, acciocch riescisse degno del Governo auspice, e* della Societ promotrice, ed in uno di Dante stesso e d'Ilaedizione della divina Comedia. Io accenno le

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.


Ila.

C.

769
la

Riguardo
di

al testo,

desidera

si

prescegliesse

ripro-

duzione

uno de' pi
antiche.
di

slimabili,

ammendato
di quello

col confronto

dei codici di pi riputata


edizioni
piii

prossimit

all'autografo e delle
della Crusca

La collazione
del 1330;
di

coH'Eslense

Modena

del 1327; con quello di S. Croce del


col

1343; col Trivulziano

Landiniano del 1337;

Bologna del 1380; col Malaspiniano di Napoli; col notissimo di Monte Cassino e qualche altro di non dissimile valore, condurrebbero allo scopo. Quella parte in che tutti concordano, dovrebbe ritenersi ad
con quello dell'Universit
invariata lezione: nelle varianti da accettarsi quella di data

pi vecchia, di forma pi consueta alle maniere dantesche, pi fiorentina, pi elittica, scolpitiva, presentanea,
plicata
pie di

pi re-

da maggior numero
pagina
al

di lesti
altri

esaminali,

notando a
che

quelle
Il

degli
testo

codici

ed

edizioni

servono

lavoro.

gi

formato

dovrebb' essere

chiamato ad esame pi e pi volle; ogni verso pesalo; e, come ultima diligenza, sarebbe da cercarsi, se per avventura
tra le varianti di altri buoni codici
si

potesse pur raccogliere

qualcuna, splendente di luce nuova e coi segni manifesti


di

una vera gemma. Un volume a parte raccoglierebbe


varianti
tutte,

la

collezione completa delle

acci
i

l'edizione

portasse
codici,
la

in

s,

quasi

assommati

e riprodotti

frequenti

che giacciono nelle biblioteche italiane e forestiere;


e costosa di

qualcosa addomanderebbe l'opera paziente


se
si

molti spogli, con uno spendio non leggiero. Riguardo alla

questione

debbano

trascrivere

le

varianti

quali

si

leggono nei manoscritti antichi, ne' quali l'uso dell'interpunzione


colle
si

riscontra

parco o nullo, oppure interpretarle

norme

dell'ortografa
tali

moderna,

il

Selmi ritiene miglior

consiglio attenersi in

distrette al senso che risulla dai

vecchi comentalori,
se non
di

e tanto pi

quanto

di

prossima et a

quella di Dante, n mai paresse convenevole di allontanarsene,

opere

ne dia argomento o qualche tratto di altre Dante che serva ad illustrare il passo, od il riscontro di un'altro autore d'onde egli abbia palesemente
attinta l'idea e fallane imitazione, o dalla ragione intrinseca

della cosa, o dal processo logico del ragionamento.

Il

giudicio

concorde degli uomini egregi preposti


VOL.
II.

al

lavoro autorevo49

770

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.

C.

lissimo nella decisione:


facolt

vuole uno a capo del lavoro con


altri
si

inappellabile:
s,

gli

che preparino

la

materia,

per ciascuno da

singoli lavori,

comunichino scambievolmente vi aggiungano le reciproche osservazioni


poscia
:

il

loro giudicio riceva suggello


del
i

da quello

del presidente:
i

a termine

volume
Cementi

si

tenga conto dei dispareri

Il

Selmi divide

iu postillativi

ed

illustrativi:

pri-

mi a chiosa
intelligibili,

del significato dei vocaboli e delle frasi

meno

ed a dichiarazione succinta
ricordino
e
nelle Cantiche,

di quegli

avveni-

menti che
alluda:

si

denze mitologiche
i

superstiziose

cui ivi

non che delle cresi accenni o si


le

secondi ed esporre al lettore quali fossero

dot-

trine, le utopie in allora vigenti, certe speciali

costumanze

pi in voga,

quali

sistemi

particolari imaginati o pro-

pugnati dal poeta, e


di

le idealit

da esso create e vestite


si

forma;

come

in

quei

tempi

usasse

al

senso reale

sottoporne parecchi allegorici,


rivano, e

che pi o meno vi traspasi

come dentro
ai

ai

simboli questo talvolta


di

nascon-

desse;
la

imperocch senza

ci

somiglianti

cognizioni

Comedia rimane

molti un libro sigillato. Ei vuole le

postille brevi chiare e trascelte dai migliori conienti antichi

e moderni, non senza facolt


proprio, e di manifestare
il

ai

compilatori di mettervi del

loro parere su questo o quell'altro

soggetto in questione, sempre per con molta parsimonia.


I

propositi

capitali,

da trattarsi

nel

cemento

illustrativo,

per via di ragionamenti raccolti a parte, sarebbero questi:


Dell'orditura del

poema

dell'architettura dei luoghi percorsi

dal poeta; delle dottrine cosmologiche in allora insegnate;


della scolastica
filosofica

e teologica;

delle sorti diverse

di allegorie

secondo cui
i

gli

autori contemporanei dall'Alli-

ghieri informarono

loro scritti rendendoli polisensi, e di

quelle in ispecialit proprie del poeta; dei personaggi pi

conspicui che in quel secolo influirono sugli


e le sorti d'Italia;
delle
fazioni

della

avvenimenti misura con cui


dei
d

inlendevasi la libert;
sistemi

della
di

patria

e della nazione; e

pi accarezzati

reggimento

quello

che

Dante predic; dei costumi nella famiglia, nella cosa pubblica e nelle corti; del pudore nel linguaggio comune e
nell'aulico; dei rapporti di somiglianza che
si

riscontrano

EDIZIONI PRINCIPALI DELLA D.


tra
la

C.

771
la sanscrita;

poesia dantesca, la latina,


di

la

greca e

della religione
la

Dante;
11

dell'esilio suo;

dell'amore per

donna com'era

inteso; degli amori suoi ed in ispecie di

quello per Beatrice. -

Selmi nella Riv. Contemp., Luglio

1861, ha pubblicato un'allro scritto: Di uno studio da fare

per i edizione nazionale della Comedia di Dante Allighieri.


BENEMERITI DELL' EMENDAZIONE DEL TESTO

Bene meritarono dell'emendazione del testo colle loro signori: Arcan^^eli Giuseppe; 1 Becchi Fruttuoso; Bernardoni Giuseppe; Betti SalYatore; Biondi Luigi ; Borgliini licenzo ; Bossi Giuaccurate investigazioni

Bozzo Giuseppe; Caetani duca di Sermoneta Canal ab. Pietro; Capponi Gino; Carpani Palamede; Ciampolini Luigi; CoUelli {Scipione; Dionigi Gian Jacopo; Fanfani Pietro; FedeFerrante IMauro Ferrucci Luigi rici Fortunato Crisostomo; Fiacchi Luigi; Foscolo Lgo; Fraticelli Pietro; Galvani Gio.; Gherardini Giovanni; Kopitar; Lampredi Lrbano Lombardi Baldassare Lorini Agramante 9Iezzanotte Antonio montani E. Monti icenzo; Uluzzi L.; Paravia Pier Alessandro; Parenti IVIarco Antonio; Pederzini Cavazzoni Francesco; Perazzini Bartolommeo; Perticari Giulio; Picei Giuseppe; Rosini Giovanni; Rossi de Gherardo; Scolari Filippo; !>icca Angelo; Todeschini Giuseppe; Tiani
seppe
;

]VlichclangeIo ;

P.Bonaventura; Viviani Quirico; Wagner Adolfo; Witte Carlo; Zanella Ab. Jacopo.

BENEMERITI DELL'OPERE MINORI


Ne
Il

sa consentilo

delle Opere

un'onorevole ricordo Minori del nostro poeta.


ci

agli illustratori

Convito

era giunto cos lacero

e storpialo

che

in

SI

deplorabile condizione

non

si

era trovalo
11

per avven-

tura alcun libro di scrittore antico.

chiarissimo Biscioni
si cur gran fatto primo che cominci
;

che primo lo riprodusse nel 1723 non


di

ammigliorarne

la

sformata lezione.
il

11

a studiarvi addentro fu

Dionisi ne' suoi Aneddoti

appresso

r insigne Perticari rilev molte piaghe neir aureo suo trai-

772

BENEMERITI DELL* OPERE MINORI.

Ma quelli che si misero primi all'ardua impresa di ridurre a miglior lezione quella altissima e sapientissima prosa furono signori Guncfiacomo
tato degli Scrillori del Trecento.
i

Monti e Giov. Antonio J/of/.^i (Mil. 1826, ed ediz. padov. 1827). Essi si dolgono grandemente dell'orribile guasto in che trovarono i Codici tutti per loro esaminati;
Trivulzio,
V.

quindi pi che altro autorevolissimo

il

codice della critica.

Al lume
strare
i

di

questo

si
;

fecero animosi ad

emendare ed
i

illul'

passi viziati

a rettificare

l'

interpretazione e

or-

tografia;

ad espugnere senza riguardo

volgari idiotismi,
il

rea feccia de' menanti; a corredare di annotazioni

testo,

indicando per bella giunta

luoghi contrassegnati dal Tasso,


postille

non senza recarne alcune inedite

del grande apo-

logista di Dante, Giulio Perticari. -

del Convito bene pure

meritarono per tacermi, dello Scolari del Yacolini, del \ivicini,

del Veratti{V,, F.

Cavazzoni Pederzini (1831, m. 1864

),

il

dotto alemanno prof. Witte, questo egregio cultore delle


e benemerito tanto

lettere italiane

degli studii danteschi,


vi

che,

anche prima degli editori milanesi,


manipoli
di sudate correzioni

avea recato

pazienti suoi studj, ed ora tuttavia continua a donarci degli


eletti
il

(1853 e 1854).
e

Onde
del

Picchioni scriveva:

Dai lunghi

profondi sludi

sapiente alemanno dobbiamo riconoscere tutte

le canzoni,

che a vivanda del suo Amoroso Convito Dante destinato


avea, poste in quell'ordine che
la

pi sana critica ne dice

dover poter esser conforme

alla

mente del poeta. Dottissimo

pu aspettare da s chiaro uomo viene Dante AlifjhierV s lyrische Gedichte^ ecc., Leipzig, 1842; sponendo in un con l'amore celebrato nel Convito il pensiero recondito del libro, e il tempo nel

Comenlo

e quale

si

nell'opera intitolata:

quale

furono dettate

le

singole canzoni,

e quello ancora,
la

nel quale
(1)

per finzione poetica ne fu post^

concezione.

Scolari Filippo, Appendice all'edizione del Convito di Dante

Crescini, 1828.

Minerva in Padova nel 1827, Padova, -Appendice ed Illustrazioni alla Vita Nuova, Convito, e Lettere di Dante Alligliieri, Livorno, 1842. - Vaccolini Domenico, Articolo sull'Edizione padovana del 1827, inserito nel Voi. xxxix dei Giornale Arcadico, Roma, 1828, p. 503.- Fjvtani Q., Emendazioni tratte dal Contilo ecc. 1828. - Veratti B., Annotazioni sopra i primi capitoli del Convito di Dante Alligieri, Modena, Soliani, 1834.
Alliqhicri, fatta dalla Tip. della

BExNEMERITl DELL'OPERE MINORI.

773
trascurala,

la

parie puranicnte filologica vi punto


vi
si

che anzi

trovano non solo

le varianti,

ma

eziandio di

i^iudiziosissime emendazioni [La Dv. Com. illustrata, p.31).11

Fraticelli

si

mostra debitore

di

molte

avvantaggiate

ad un codice Riccardiano, 1844, la comparsa del quale chiama una fortuna per s e per g!i amatori delle cose di Dante. Gi nondimeno ei conchude che molti codici
lezioni

dei lnora

veduti

far

duopo ancora vedere,


un risullameuto che
si

e molti pi

studj di quelli per lui e per gli altri fatti bisogner ancora
fare per poter ottenere

avvicini alla

vera bont e perfezione desiderabile.

Alessandro Torri
della

si

rese assai benemerito dell'edizione

Nuova, di quel piccolo dramma s semplice e si nuovo in che non figurano che due persone, Dante e Beatrice, onde la sua stampa livornese nel 1843, tenuta
\ita
tra le altre pregevolissima, (l)
Il

Dionisi e VArrivabene
il

furono

primi a porre

le lor

cure intorno
(juella critica

Canzoniere, incominciando a portarvi sopra


il

che a ci facea mestieri. Anche


col

marchese
per

Gianqacomo Trivuhio assiem


molti

Magqi aveano approntato


il

appunti

che doveano spianar loro

camino

un' edizione ammigliorata delle liriche dell'AUighieri, ed

ben a dolersi che l'onorando Marchese, per usare l'espressione del nostro poeta, sia caduto
in

via

con la seconda
del

soma.

N meno importanti sono


ci

le
:

fatiche

Witte sul
(v)
:

Canzoniere. Egli
J)i

diede
(xiv):

Sonetti

Se 7 bello aspetto
:

donne

io

vidi

Poich,

sfjuardundo (xxix)
(xliv):

To-

(jliete

via (xlhi):

iS'ulla

mi parr mai
la

Lo

re, che

merla (xlv): autentic


(vii):

Ballala:

Per una ghirlandetta


Sonetti: Molti, volendo

ed

il

Sonetto: Per quella via (xxxviii), e ne rettific


i

l'erronee lezioni. Ascrive a Dante


dir (xLVi)
tra' dubbii
:

Ora che
;

'/

mondo
di

(xlvii.),
la

che

il

Fraticelli
eh'

pone
i'

vuole pure
il

Dante

Canzone: Poscia
ed
il

ho

perduta, che

Fraticelli ritiene apocrifa

Trivulzio di

Gino da Pistoia.
(1) IlDolt.

Lutin, prof, di lingua e lellcratura italiana nell'universit


1802 pul)l)licava una sua erudita dissertazione:

di Graz,

nel

Intorno

all'epoca della Vita Nuova di Dante AllQhicri, con una appendice


sull'epoche dei Trattati del Convito, Graz, Kienreicb.

774

BE^EMERiTl dell'opere minori.

Da ultimo
ricerc
altrui,

11

Giuliani non

dubit di tornar sopra alla

Yita ISuova e al Canzoniere: con tenace proposito cerc e


i

codici

le

stampe pi accreditate;

dell'opera

com'egli stesso modestamente confessa, profitt con


propose,
altri

gratitudine riverente, e nella severa ed inviolabile critica

che

si

non volle che Dante interprete e giudice


di

di s stesso.

Onde, ne' dottissimi coment!


ediz.

che arricch

r edizione (Barbra, 1863,


ci

diamante), l'altissimo poeta


e fida;

viene sempre allato;

egli

sempre scorta sapvta


ci

e nelle Canzoni, specialmente filosofiche, coi riscontri paralelli

del Convito,

il

Giuliani

mostra

la

mente

di

Dante,

quasi in imaglne specchiata. Quindi egli rinsanguinalo dello


stile e della

punto mosso
pregevole e

non quantunque di gente assai valorosa, non timido amico al vero, e con
scienza
del

suo pi che padre verace,

dall' autorit altrui,

libera franchezza, rigetta 8 Sonetti, 3 Ballate, e 2 Sestine (Son.


5. 22. 29. 33. 39. 42. 43.

45; Bai.

5. 6.

Sest. 2. 3.

edizione

Barbra, 1836), componimenti dichiarati legittimi dal Witte


e dal Fraticelli; non trovandovi espressi e lucenti
il
i

caratteri,

proprio e verace sigillo di Dante; dubita dell'autenticit


;

di altri [Son. 33. 44)

pone tra

dubbi alcuni ritenuti


gli

apocrifi,

e astretto da ragioni

intime e invincibili,
le riporti,
le

negherebbe
:

recisamente,

quantunque

celebrate canzoni
il

Tre donne intorno al cor mi son venute:


di trionfai

patria degna
Giuliani ci
si

fama {Canz. 19

20). Oltre a ci

mostra valentissimo estetico, additandoci quanto nelle liriche


potesse
il

solenne autore del poema sacro


l'

ci

assenna come

siagli bastato
il

ingegno e

l'

arte per accoppiare strettamente

senso allegorico

al letterale, e di

guisa da non oflendere

punto quella bellezza ch'egli idoleggiava costante ne' suoi


pensieri; e quindi a

mano

mano

ci

viene sponendo le pi
134. 151.163. 168 171.

recondite bellezze di quella poesia

(p.

178. 182. 184. 183. 193. 205. 328. 3i5. 357. 373. 383. 390.391. 417)

che, dal cuore nata solo, favella colla potente lingua d'amore. In un magnifico volume,

pubblicato nell'occasione che

S-M.

il

re Giovanni di Sassonia, visitava Firenze, Fr. Palermo,

bibliotecario della Palatina, co' tipi della Galileiana, 1857,

metteva

in

luce

alcune Rime

di di

GiaoDOzzo Sacchetti.

Ma

le

rime

Dante Allighieri e d Dante o non son per

BE^EMERITl DELL'OPERE MINORI.


niila

775

opera del divino poeta,


(1)

o non merllavano ad ogni

modo vedernenfa stampa.


Il

Witte

si

reso benemerito

anche del Trattato della


il

Monarchia, e dava fuori per saggio


federiciana di Halle

primo libro nella

occasione della solenne distribuzione de' premi all'Accademia

[Danfis Alligliierl Monarchia Liber


Witte.
tal

I,

Msstorum ope emendata per Caroliim


Hendeliis, 1803, In
4.*^).

Halis,

formis

Per condurre

lavoro egli ha
le

diligentemente tenuto a riscontro cinque ottimi codici e pi reputate stampe: ha seguitato il miglior testo, e
pie
della

in

pagina ha registrato

le

pi

belle

varianti
;

dei

ricordati codici, sotto la rahrlcdi Adnotatlo critica

aggiun-

gendo

poi sotto ad essa, con la rubrica


altre

Ad
altro

interpretationem
si

facientla,

note,

dove pi che
la

mostrano

riscontri dell' opera


antichi,

dantesca o con
Aristotele,

Bibbia o co'

iilosoli

massimamente
si

ed anche con altre

opere del divino Poeta. Le varianti recate dal Witte sono


di

qualit che molte

potrebbero senza uno scrupolo al

Egli da sperare che il chiaris. Witte dia fuori tutta l'opera conforme al saggio di questo primo libro, che certo ei renderebbe un novello e segnalato

mondo

recare nel testo.

servigio

ai

cultori

degli studi
i.

danteschi.
672.)
(2)

Y. Fanfani,

Il

Borqhini, Artic. del Fanfani,

Al Torri pure
studio
la

si

debbe
di

la

lode di averci dato con

sommo
merito

pubblicazione
)

cinque Epistole
sin dal

(1, 3, 5, 6, 8,
il

Ediz. Barbra
dell' altre

dell'Allighieri (1842),
al

dovendosene
1827
di
gli

cinque

Witte che
D.*"

additate e trascritte dal


fi)

Teodoro Jlcyse
di

venivano Magdeburgo,
di

V, Appendice al libro:

Rime

Dante Allishieri e

Giannozzo
ecc.

Sacchetti,

sull'autenticit di esse rime,

e sul codice 180 Palatino,

Firenze, Galileiana, 18o8.


(2) Sulla Monaixhia di Dante vengasi pag. 52. - Anche lo Scolari pubblic un Avviamento allo studio della Monarchia di Dante, Vi-

cenza,

18:13, in IC. - Rarissimo venne l'opuscolo di Guidone Vernani contro la Monarchia col titolo: Guidonis Vernani Arimincnsis Ord.

l'raed.de Polesiate

Summi Pontificis et de reprobalione Monarchiae compositae a Dante Algherio Fiorentino, Traclaclus duo, Bononiae, 1146, ap. Th. Coli, in 8. - Il Witte ne fece indarno ricerca per tutta Italia,
e se lo fece trascrivere. - Un nuovo lavoro venne pubblicato nel 1864 in Milano col titolo: La Monarchia di Dante, Studi storici di Francesco

Lanzani, che non potei ancora vedere.

770

BENEMERITI DELL' OPERE MINORI.


(

da un Codice valicano palatino


scrino nel 1394
in

ex Cod. hU pai.
di

N.''

1729)

Perugia da Francesco
extant

Montepulciano.
notis

{Dantts Mliffhcni Epistolae, quae


Wtte, Patavii,
8.

cum

Caroli

1827, in

sub signo Minervae, Vratislaviae, apud edil., (V.Muzzi Luirii, Tre epistole latine restituite
e tradotte,

a pi vera lezione annotate

con la giunta di altre

cose relative al detto poeta. Prato, Giacchetti, 1845. - Torri

Alessandro, sulV Epistola di Dante Alliqhieri, impressa a Li-

vorno nel 1842, Dichiarazione


rezioni ne' Codici, scrive

protesta dell' editore verso

un

bibliografo francese, Pisa, Prosperi, 1848). - Pieno di scoril

Fraticelli, trovavasi

il

lesto latino

lanlocch

il

Wilte,

sia

per mezzo di un diligente confronto

delle varianti, sia col

molto

faticare, per
la

veniente
di
di

mezzo di una sagace critica, dovette mandare in pubblico in una forma consua stampa del 1827. - N si tenne contento
sue cure,

queste prime
i

ma

gli

piacque

di

riscontrare
;

nuovo Codici, e confrontare le varie lezioni mente portando il suo esame critico sopra ogni
intelligibili varie frasi oscure, e

nuovaed

frase

ogni parola del testo, pot rettificare molti passi disordinati,

rendere

correggere parecchi

e parecchi errori. La lezione del lesto latino prodotta nella

ultima edizione del Fraticelli


vuta,
(l)

interamente

al

Wille do-

Nel Dante,

1834

il

D.^ Anicio

Laude
e

inedita

in

onore di nostra Donna,

Bonucci pubblicava: Allighieri con un


da cui avea tolto quella
I.

Discorso

col fac simile del Codice

Laude (Bologna, Rocchi).


il

Il

Fraticelli (Op. Min. Voi.

326)

Colomb de Batines (Monitore Toscano, 19 Gen. 1854); il Gallo L.31uzzie V. JSannucci (Gior. offic. di Sicilia, 12 Luglio 1853
) ;

(ivi,
il

28 Seti. 1853) sono d'avviso che questo Componimento,


de' molti Codici delle bi-

quale non trovasi in nessuno


e di

blioteche di Firenze

Allighieri. N esso di fatti VAve Maria e il Pater nostro intorno

Roma, non sia affatto di Dante pu venir al paragone col Credo,*


a cui battagli a lungo

r erudizione

italiana, e ne' quali

componimenti, quantunque

(1) Sulla Lettera a Can Grande della Scala vedi pag. 60, e 598. V. Scolari, Della evidente e certa falsit della letterato Marzo IMi, contro V ordinaria nobilt e i costumi del Veneto Patriziato in quanto

si

voglia attribuire essa Lettera a Dante Allighieri. Venezia, 1845.

BENEMERITI DELL'OPERE MINORI.

777

deboli ed infermi, pure vi maggior nerbo e maggior originalit di forma pura e schietta che sembrano additare un'epoca pi rimota. L'Ave Maria, d cui facciam cenno, offre invece un po' di quella lindura, di quella levigatezza di modi, di quel non so che di pi fiacco e di pi musicale

che contrassegna V influenza del Petrarca. Del resto

ben lungi dal ritenere che anche


sacri sieno

gli

altri

lavoro

dell' Allighieri.

Chi vi

io sono componimenti osserva i modi

negletti, insoliti a Dante, insoliti

allo stesso trecento,

chi

soprattutto vi nota certe forme

certe terminazioni
si

che

sentono

l'

influenza

dei

dialetti

lombardi,

guarder dal
A. Zeno attri-

consentire facilmente alla loro legittimit.

buiva quelle poesie


e

al ferrarese

Antonio del Beccaio, amico

contemporaneo del Petrarca. Del resto, il pi grande e benemerito Opere Minori di Dante senza dubbio il
di

illustratore delle
Fraticelli.

Ei

si

giov
sua.

tutti

sussidi necessari a rendere pregiata l'opera

La parte

bibliografica

vi

diligentemente trattata;
la

la lezione stala raflronlata

coi migliori Codici;

parte

critica per

edizione

avventura lascierebbe un qualche desiderio. La ch'ei ci diede nel 1856 e 1837, riprodotta nel
Opere Minori pel Barbra, non solo

1861-62
la
s

di tutte le

migliore che abbiamo,


di erudizione

ma raguna

in s

copiosissime materie

che

di filologia.

SERIE DELLE EDIZIONI


DELLA

VITA l\X^OA

1. La Vita Nuova di Dante Allighieri, con XY Canzoni del medesimo, e la vita di esso Dante scritta da Giovanni Boccaccio. In Firenze, nella Stamperia di Bartolomeo Ser-

martelli,

MDLXXYl,
(l).

in ^.^ -

Prima edizione, e

di

Crusca. Poco

corretta,

(1)

Le due Canzoni:

Donne che avete

intelletto

d'amore

Donnu

pietosa e di novella etatc, furono la prima volta informemente stampate in fine della Divina Comedia, Vineyia, per Pietro Cremonese, dito Vcron
nese,
1491,
e
in fol. I

Sonetti
la

e le Canzoni della Vita

Nuova

si

stam-

parono

pubblicarono tutti

prima volta nel raro

libro,

e di Crusca.-

778
2.

SERIE DELLE EDIZIONI DELLA VITA NUOVA.

La Yita Nuova. Nelle Prose


i.^

di

Dante AUighieri e

di

Gio. Boccaccio. Firenze, 1723, per Gaetano Tartini e Sante

Franchi, in
3.

Edizione di Crusca.

La Yita Nuova. Venezia, Gio. Pasquali, 1739-41, in 8^ 4. La \ila Nuova. Venezia, Gio. Pasquali, 171)1, in %.^ 5. La Vita Nuova. Venezia, Antonio Zatta, 1756, in 4.*^ 6. La Vita Nuova. Venezia, Antonio Zatta, 1760, in 8. 7. La Vita Nuova. Venezia, Gio. Pasquali, 1772, in 8. 8. La Yita Nuova. Venezia, Pietro Gatti, 1793, in 8.*^ Queste sei edizioni Veneziane sono una ristampa della Fiorentina 1723, e fanno parte di tutte le Opere dell' AUighieri. Ristampa di poco merito. 9. Vita Nuova e le Rime, riscontrate coi migliori esemplari e rivedute da GG. Keil,Chemnitz, Carlo Maucke, 1810, in 8.'' Contiene dalla pag. 1-82; La Yila Nuova; dalla 83 alla 236: le Rime; dalla 237 alla 300: Annolazioni ed
indici.
10.

Tipografia Pogliani, 1826, in

La Vita Nuova, ridotta a lezione migliore. Milano, 8.*^ Edizione non venale, di soli
in carta

60 esemplari, alcuni dei quali


11.

La Vita Nova, secondo

la

lezione di

grande azzurra. un Codice inedito


in

del secolo

XV

Pesaro, Tipografia Nobili, 1829,

8.^ con

piccolo ritratto di Dante inciso nel frontispizio, e con note

impresse
Il

in carattere rosso,

come stanno

nel Codice.

Conte Odoardo Machirelli pubblic questa edizione nelle nozze d'una sua figlia. 12. La Vita Nova, secondo la lezione di un Codice inedito
del secolo

XY,

colle varianti dell'edizioni


in
8.,

pi accreditate.

Pesaro, Tipografia Nobili, 1829,

con ritratto inciso,


in caratteri
lutti

come
neri.
13.
^.^

sopra.

Seconda edizione Pesarese,

La Vita Nova, Firenze, Leonardo Ciardetti, 1830,


di

in

Nel Volume IV delle Opere

Dante.

Sonetti

Canzoni di diversi antichi


li

autori Toscani

in dieci libri
1527,

raccolte. Firenze, per

liercdi

di Philippo di Giunta,

inS

Queste rime furono pi volte stampate, e nella ripetizione della Giuntina suddetta, Yinegia, Fratelli da Sabbio, 1532, in 8.o; Bologna, Pisarri, 1718
;

Firenze, 1727, in 8.; Venezia, 1731, Zane,

in 8,o;

e negli

Amori

Rim$

di Dante AlligUiert Mantova, I8i3, in IG.o, lavoro dell'Arrivabene. (F^p.)

SERIE DELLE EDIZIOM DELLA VITA NUOVA.


14.

779
con
illu-

La Vita Nuova,

a corretta lezione ridotta, e

strazioni, dichiarala da Pietro Fraticelli, Firenze, Tip. di Leop.

Allegrin e Gio. Mazzoni, 1839, in

18.*^

Nel Yol. terzo delle


di

Opere Minor
15.

La Vita Nuova. Negli Autori che ragionano


tipi

s.

Venezia,
16.

del Gondoliere, 1840, in S.^


a corretta lezione ridotta
e

La Vita Nuova. Edizione XVI


il

mediante
tipi di

riscontro

di

Codici inediti,

con illustrazioni

e note di diversi per cura di Alessandro Torri. In Livorno,

Paolo Vannini, 1843,


la

in 8.

questa

pi ricca edizione della Vita A'uova, rias-

sumendo

in s le

note illustrative delle edizioni anteriori.


e

Fa parte delle Prose


17.

Poesie liricu di Dante, Voi. primo

edizione cominciata e non compiuta dal Torri suddetto.

La Vita Nuova. Sta

il

lesto a fronte della traduzione


col titolo:

inglese fatta
lifc.

da Giuseppe Garrow,

The early
col ritratti

Florence, Felix Le Mounier,

1846, in

8.^,

di

Dante e di Guido Cavalcanti. 18. La Vita Nuova. Napoli, Francesco Rossi - Romano, 1851, in 8.^gr. a due colonne. Sta nelle Opere Minori del Allighieri. una ristampa dell'edizione del Fraticelli 1839. 19. La Vita Nuova. Firenze, Feiice LeMonnier, in 12.^
20.

relio Gotti- Firenze, Felice


,

21.

La Vita Nuova. Seconda Edizione, procurata ( AuLe Monnier, 1856, in .^ La Vita Nuova. Col Comenlo di Pietro Fraticelli, e con
di

giunta di note

Francesco Prudenzano. Napoli, Tipografa


di Pietro

delle Belle Arti, 1856, in 12<>


22.

La Vita Nuova/ Con note e

illustrazioni
8.^

Fraticelli. Firenze,

Barbra-Bianchi, 1857, in

Fa parte del

Voi. IL delle Opere Minori.


23. La Vita Nuova. Torino, Societ editrice Italiana di M. Guigoni. 1858 - A tergo del frontispizio: Milano, Tip.
Z. Brasca, in 12.

24.
nier,

La Vita Nuova. Terza edizione. Firenze, Felice LeMon1859, in 12.


in
di
S.''

la

25. La Vita Nuova. Firenze, G. Barbra, 1861, seconda edizione fatta dal Barbra, cio ristampa

quella

dei

1857.
26.

La Vita Nuova

il

Canzoniere commentali da G. B.

780

SERIE DELLE EDIZIONI DELLA VITA NUOVA.

Giuliani. Firenze,

G. Barbra, 1863, in

16.*'

Nella Biblioteca

Diamante.

EDIZIONE IN CORSO DI STAMPA.


27. 1865.

La Vita Nuova. Venezia, Antonelli.

Questa

edizione sar pubblicata dall'Antonelli in 500 esemplari, con


lusso di caratteri e di carta, lettere iniziali ornate, non per con incorniciatura litografica delle pagine, com'era il primo concetto. L'edizione viene curata dal chiariss. prof. Pizzo diA'enezia, sulle migliori edizioni, e specialmente sull'ultime
del Fraticelli e del Giuliani. Oltre a ci
instituire
i

il

Pizzo

si

fece ad
de' quali

confronti coi codici della Marciana,

uno

fu gi usato

anche dal Biscioni.

[Fer.]

EDIZIONI DEL CONVITO.


1.

(1)

1490. Firenze, Francesco Bonaccorsi, in

8.*^

Assai rara.
ritr.

2.
3.

1521. Venezia, Fratelli da Sabbio, in 1529. Vnegia,

8.*^

con

Rara.
Bibl.

Zoppino, in

8."

(Citata

dalla

Bultelliana, pag. 427.)


4.

1531. Vinega, Marchio Sessa, in 8. Ed. di Crusca.

5. 1723. Nelle

Prose di Dante

e di

Boccaccio, Firenze,

in

4^ D Crusca.
6.

1739-41. Venezia, Pasquali, in 8.


1751. Venezia, Pasquali, in
8.**

7.
8.

1756. Venezia, Zatta, in


1760. Venezia, Zatta, in

4.*^

9.

S.*^ 8.*^

10.

1772. Venezia, Pasquali, in

11. 1793. Venezia, Gatti, in 8.

Queste

sei edizioni

sono una cieca ristampa della Fio-

rentina 1723, e fanno parte di tutte le Opere di Dante.


12. 1826. Milano, Pogliani, in 8." gr. Edizione
in

non venale,

60 esemplari.
13.

1827. Padova,

tip.

della Minerva, in

8.*^

Buona

risi.

dell'

Edizione Milanese. Va in seguito alla D. C. pubblicata

dalla stessa Tip. della Minerva.


(t)

Alla pag. 32 di questo

Volume furono erroneamente

citate alcuac

edizioni del Convito.

EUlZlOM DEL CONVITO.


14. 1831.

781
in
8.,

Modena, Tip. Camerale,


AUegrini, in
S.*'

con noie

di

Fortunato Cavazzoni Pederzini. (m. 1864)


15. 1834. Firenze,
Fraticelli,

Ediz. procurata dal

con

le altre

Opere Minori.
in S''

16. 1853. Napoli,

Rossi-Romano,
con
le

grande, materiale

ristampa
17.

dell' ediz. Fraticelli,

Opere Minori.

1857. Firenze, Barbra e Bianchi, in 8. Edizione del

Fraticelli, migliorata,

con

le

Opere Minori8.

18. 1862. Firenze,

Barbra, in

Ediz. simile a quella

del 1857 per cura del Fraticelli.


19.
[a

1862. Reggio nell' Emilia, Davolio, in 8.

Emendato

suo modo) da Matteo Romani.

EDIZIONI DELLA MONARCHIA.


1.

1557. Basilea. Ediz. sconosciuta, e di dubbia esistenza. 1559. Alciati Andreas.

2.

lus. Acces.

Dantis de Monarchia, etc.

De formula Romani Imperli libelOmnia nunc primum in


Syntagma tractatuum de impraeminentia ac polestate

lucem
3.

edita, Basileae, typis Opporini, in 8." (1).

1566. Schardius Simeon.

periali jurisdictione, auctoritate et

ecclesiastica,

dequejuribus regni et imperii. Accessit Danlig


in
fol.
),

de Monarchia, etc. Basileae, typis Opporini,


4.

1609. Edilio
fol. -

altera,

Argentorali

Strasburgo
-

typis

Zelzneri, in
5.

Ristampa

dell'ed. del 1566, in fol. (2)

1710. Coloniae Allobrogum,

Cosse, in

8.*^

La data

apocrifa.

Fu stampata a Venezia dal Pasquali, con le altre Opere Minori 1739-11. 6. 175L Venezia, Pasquali. Con le Opere Minori, in 8.* 7. 1757-58. Venezia, Zatta, Con le Opere Minori, in 4.
8.

1760. Venezia, Zatta. Id., in 8.

9. 1772.

Venezia, Pasquali. Venezia,


Gatti.

Id-,

in 8

10.

1793.

Id-,

in

8.'^

Queste cinque

edizioni sono materiale ristampa della Pasqualiana del 1740.

(1)

Il

merito

di

questa edizione

nello strano errore che questo lavoro sia di


line del secolo

XV

e stato in

debbo a Gerolamo Fricker, m un secondo Dante vissuto sul amichevole relazione con Angelo Poliziano.
si

Witte. (Fer.)
(2) Il

Witte

cita

pure un edizione del 1010, fatta in Offenbach. [Fer.

782

EDIZIONI DELLA MONARCHIA.


11. 1839. Firenze,

Allegrini e Mazzoni,
le

in 8.^

Edizione

procurala dal FralicellI con

Opere Minori.
8.**

fronte del

lesto sta la traduzione italiana di Marsilio Ficino.


12. 1841. Firenze, Molini, in

Con

le

Opere pubblicale

dal Ciardetti 1830-41.


13. 1841. Livorno, Coi tipi degli Artisti tipografici. Con traduzione del Ficino, in 8. -Nelle Opere Minori pubbli-

la

cale dal Torri.


14. 1853. Torino, Franco, in 8.

-Con

la

traduzione del

Ficino.
15. e 16. 1857, e 1862. Firenze, Barbra. Nella edizione
dell'

Opere Minori procurata dal

Fraticelli.

I. Msstorum ope emendala per Carolum Witte. Hals, formis Hendellis, in 4.^ ma Il Witte non ne ha pubblicalo che il primo libro; attendesi 1' edizione intera da lui illustrata ed emendala.

17.

Dantis Alligherii Monarchia, Liber

EDIZIONI DELL'ELOQUIO VOLGARE.


1.

1529.

Della Volgare Eloquenza.


fol.

In

fine:

Vicenza,

Tolomeo
2.

Janiculo, da Bressa, in

Ed. principe del vol-

garizzamento italiano fallo da G. G. Trissino.


Della Volgare Eloquenza,
libri

due tradotti

in

lingua

italiana.

Senza data

(sec. XVI.),

luogo e

nome

di

stampatore,

in 4., di pag. 44.


3.

1577.

De Vulgari

Corbon, in
4.

8.^ -

Eloquentia, Libri duo, Parisiis. Jo. Pubblicala da Jacopo Corbinelli. - Rarissimo.

1583. Della Volgare


8.^ pie.

Eloquenza, Ferrara, Domenico

Mamarelli, 1583, in
5.

1729.
II.

Nel Voi.
in 4.
6.

delle

De Vulgari Eloquio, Testo latino ed Opere di G. G. Trissino, Verona,


Venezia, Pasquali,
in
8.*^

italiano.

Vallarsi,

1741.

- Nelle

Opere

di Dante.
7.

1751.
di Dante.

Venezia, Pasquali, in

8.''

Nelle

Opere

Minori
8.
9.

1758.
17G0.

Venezia, Zatta,
Venezia,
Zatta,

in 4. - Id. in
8. - Id. 8. - Jd.

10. 1772.

Venezia, Pasquali, in

EDIZIONI dell'eloquio VOLGARE.


11.
te.

783

1703.
sei

Venezia, Gatti, in
ultime edizioni

8.

Nelle Opere di Dandi

Queste
12.

sono materiali ristampe

quella del

1749.

1830. La sola traduzione italiana, Firenze, Ciardetti.


della stessa
il

Nelle Opere di Dante, Voi. lY. - Nel Voi. VI.

edizione dell Opere, Firenze,


tino.

Moli ni,

1841, sta

testo la-

13. 1835-40.

Firenze,

Mazzoni

Allegrini,

in 8."

Nelle Opere di Dante pubblicate dal Fraticelli.


14.

1830.
4. pie.

Napoli, Tramater.

Fa parte delle Opere

Minori, in

15. 1855.

Livorno, coi Tipi degli Artisti tipografici.


Poesie liriche di Dante per cura di Al. Torri.

Nelle Prose

16. 1857.

Napoli, Rossi-Romano, in 8. gr. - Nelle

Opere Minori.
17-18. 1857 e 1861. Firenze, Barbera, in 8. - Nelle Opere Minori per cura del Fraticelli.

EDIZIONI DELLE EPISTOLE.


1827. Epistolae,
Palavii,

sub signo Minervae,


in

l'Epistole,

quae extant cum nolis Caroli fVitUy in 8. - Prima edizione di tutte poc'ii esemplari, non venale, e perci ra-

rissima.

1840. Epistolae

quae extant, cum disquisitionibus atquc


18.''

italica interpreta tione Pelri Fraticelli, Fiorenliae, in

1842. Epistole edite


Torri,
le

e inedite
184*2, in

per cura
8.*^

di

Alessandro
Scolari:
giusta la

Livorno,

Vaccini,
14.

- In

questa edizione
dello

Epistole

sono

Veggasi l'opuscolo
di

Intorno alle Epistole

latine

Dante

Allighieri,

edizione fattasene in Breslavia nel 1827, ed


in

ultimamente
Venezia,

Livorno nel 1843, (cio 1842.) Lettera

critica,

1844.

E
ri, (l)

in tutte le altre Edizioni

accennate delle Opere Mino-

(1) Io

mt professo debitore
di

di

questi Ciitalogtil

dell' EdlzlODi

delle

Opere Minori
Scipione

Dante

al

solertissimo ed accuratissimo dantofilo Francesco


squisita
gentilezza
del

Fapanni,

alla

quale rendo

nuove e

pubbliche anioni di grazie.

784

TRADUZIONI DELL'OPERE MINORI


La Vita Nuova venne voltata
loni,

in

Francese dal Cav. Zeriprodotta nell'opera:

Parigi,

Lacrarnpe, 1844, in 18.^ con ritratto; dal DeCharpentier,


1847,

Idcluze,

Parigi,

Dante Alligherl,
Molini, 1842, in

ou
8.^,

la Poesie

amoureuse, Parigi,
ritratti;

Amyot,

1847; Delahays, 1844. - In Inglese da Carlo Lyell, Londra,

con cinque

da Giuseppe GarDante,

row, Firenze, LeMonnier, 184G,

in 8.^, coi ritratti di

Guido Cavalcanti
1839, in
setti,
4.'',

e Beatrice;

(idi

Elliot JSorton,

Cambridge,
Londra,

edizione di soli 100 esemplari; da D. G. Bos-

Londra,

Smith,

1861,

in 8.;

dal Martin,

1861. - In

Ungherese da Francesco Csszr,


8.^^

sec. edizione,

Pest, 1854, in

con ritratto.
8.'';

- In

Tedesco da Fr. Oeyn-

hatisen, Vienna, 1824, in

da Carlo Forster, Lipsia, 1824,


in

1841, in 8.

Le Rime vennero voltate


Parigi,

Francese da F. FeriauU,
dal Lyell, Londra,
31. A.,

Lecou, 1854;

in

Inglese

Molini,
in

1844, ed alcune canzoni,

da Wilte Bruce

1841;

Tedesco
Krafft,

dal Kannegiesser - Witte,


183'J;

Lipsia, 1842;

da Carlo

Regensburg,

ed alcune canzoni dallo Schlegel,


Tedesco dal Kannegiesser, Lipsia,

Lipsia, 1846.
Il

Convito fu tradotto
in Inglese

in

1845;

da Carlo Lyell, Londra, Molini, 1842.


fu tradotta in

La Monarchia

Tedesco

fin

dal 1559,

da

venne pubblicata con questo titolo: Monarchey oder dasz das Keyserthumh zi der wolfart diser welt von nten: den B'mern hillich zugehort und allein Goti
Basilio Giov. Heroldt e

dem Herren,
ehlein,
in

sonst niemands hafft seye,

auch dem Bapst


ein zierlichs

nit.

Ilerren Dantis Alligherij des florentiners

bii-

drey

teyl aussgeteileilt.
zii

Unnd vor

ziceihundert

dreyssig

dreyen jaren

vertddigung der

JFiirdin

des

Reychs teutscher JSation Lateinisch beschriben: vormals nie fiesehen, auch neuwes verdolmetschth: Durch. B. J. IL G-drucht zii. Basel durch Niclaus Bischojf den jiingeren im
Tare. M. D. LIX.
prosperit
di
8."

(Monarchia, ovvero che V impero

alla

questo
e

mondo

necessario,
di

ai

Romani equa-

mente appartiene,

solamente

Dio Signore e non di

TBADIZIOM dell'opere MINORI.


aliri

185

proprio,
il

n anche del Papa. Del signor Dante Al-

lighieri,

fiorentino, elegante libretto, in tre parti diviso;

da duecento trenta tre anni, alla difesa della dignit dell impero, alla nazione tedesca, latinamente scritto, per lo avanti mai veduto, e nuovamente interpretato da B. G.
e

H. - Stampato a Basilea da Nicol BiscliolY nell'anno 1559, in 8.) - Fu pure tradotta in Tedesco da C. L. Kanneijiesser,
Lipsia, 1845; in Italiano da Jacopo del Rosso, 1461
silio
;

Mar-

Ficino, Firenze, 1839.

C.

L'opera De YuLGARi Eloquio, fu recata in tedesco da in Italiano dal Trissino, Kannegiesser, Lipsia, 1845
;

1529.

L'Epistole dallo stesso Kannegiessery Lipsia, 1845.

L'Egloghe dal Kannegiesser-Wilte,

Lipsia, 1842.

Oltre

le

aggiugnere

la

accennate traduzioni della Vita Nuova debbo tedesca del Kannegiesser, che in questo
titolo
:

punto venni a conoscere, col


saische schrifter mit

Dante Allighieri
Vita

'

Pro-

ausnahme der

JSuova. Ubersetzt
(Bibliotek ita-

vom Karl Ludwig Kannegiesser, zwei bande

lienischea klassiker, bande 20, 27) 18., Leipzig, 1856.

YUL.

11.

SUPPLEMENTO

Specchio cronologico della \ita di Dante


(Pag. VI.)

La Commissione incaricala

delle ricerche della

vera casa di Dante colia scorta di


che
le

tutti

quei

documenti

potevano porger luce nello scuro cammino, conferautenticata la tradizione che fa della Casetta, distinta
in

mava

da breve memoria
scere

marmo

in

Piazza di

S.

Martino,

la

vera Casa di Dante, ed

pervenuta ordinatamente a conoora di propriet del nobile


degli Allighieri
in faccia
Sig.

come questa Casa,

Luigi Mannelli
e

Galilei, descritta insino dai

tempi del Bruni


alla

del Renuccini per

quella

Via che mena diritta

a' Sacchetti,
figli,

passasse dagli Allighieri


d'

a Dante,
S.

da
e

lui a'

da questi alla Pia Societ


e

Michele,

quindi agli Arrighi


e

da loro

a' frati di

Or San

Miniato al Monte,
lilei,

poscia con vari altri passaggi ai Ga-

autori del prenominato Sig- Cav. Luigi Mannelli. (Fi-

renze, 9 Seti. 1864. - E. Frulloni. - G. Gargani.)

Cognizioni Poliglotte di Dante


Luigi Delatre, vuole che
:

(p.

306.)

il

verso Pape Satan, Pape Satan;

Aleppe s'interpreti Come mai, Satan, come mai, Satan (mio^ re;
sottintendendo: hai permesso
di
ci che

vedo?

cio, la

venuta

Dante

in

carne e

in

ossa nel nostro regno. {Giornale del

Centenario, pag. 275.)


Aloisio Pantani,

riportate le opinioni di Fr. M. Zanotli,

del Monti, dei Cellini, di Pietro figlio di Dante, del Rossetti del P. Olivieri, di Ycenzo Berni degli Antoni, vuole che le

parole sieno tolte dal francese, e le traduce: JSon pace, o

Satana; non pace, o Satana: addosso al sodo (al denso); a chi non ombra, ma cosa salda, che fa di s parete al
sole; che
tolte

non d luogo

al

trapassar dei raggi. E che sieno

dal francese argomenta

pure

il

Dott. Giov. Coltelli.

{Giornale del Centenario, pag. 264.)

SUPPLEMENTO.

187

Dante e
(Pag. 322, 1.20).

le belle Arti

L'arte in tre gradi

si

trova,

nella

mente dell'artefice, nello strumento e nella materia formata dall'arte Come quando perfetto lo artefice e
lo

strumento

bene disposto, se errore avviene nella forma

dell'arte, solo

si

debbe riputarlo dalla materia: De Mon.


si

ii.

2.

Colui mancherebbe della perfezione dell' arte, che attendesse


solo alla forma finale, e non

curasse della materia, per la

quale ad essa finale forma


(Pag. 325,
avverte,
taccia;
1.

3.)
s

che
sieno

sia
i

De Mon. ii. 7. L'immagine rappresentata, egli ci verace che non sembri imagine che
si

perviene

sembianti testimoni del cuore {Purg.x\\i\.

40);

e l'interna

sembianza

ci

appaia

s\

propriamente imPurg.
x. 37. -

pressa in allo, come fufiira in cera

si suf/gella:

E Guido Cavalcanti pur cantava: Cotanto da pregiar ogni figura. Qua nt' ella mostra in forma ed anco in alti Pura
sembianza del suo
natura
naturale.

Perocch

1'

arte

dee seguir
simil dise-

A sua

possanza, sicch non dischiatti

Da

gnar suo principale, N altramente giammai dura, o sale: Onde le cose, che non proprie stanno A dritto corso, vanno
Fora
di

fama,

di

voce e d'onore: Che virtute, e valore

Fanno palese
teoria e

discopre Dinanzi

tempo l'inganno, E veritate sua luce buon conoscitor de l'opre. - Dante, con la coir esempio ci apprende pi alti segreti dell'arte.
a suo
ai
i

Disegni, Illustrazioni ec. (p. 390)


Molossi-

La Galleria Estense ha due


all'Inferno.

bei disegni

del

Molossi, che sull'idea Dantesca rappresentano la discesa di

Ges

Cristo

Sono

indicati

ai

numeri 51 e 77

iS^W Elenco dei disegni antichi in fine dei Cenni storici e descrittivi intorno alle Pitture della R. Galleria Estense del
Co. Ferdinando Castellani Tarabini. - P. Guerra. Lidenschmit. - L'autore del bel disegno / tre secoli della

Letteratura inglese,
al

il.

quale stato ammirato dapertutto

tempo
fa in

della festa

di

Shakspcare, ne ha fatto un altro


il

poco

onore

di

Dante: Dante

suo evo. - G. Hartmann.

788

9UPPLEMEM0.

Del ritratto di Dante attribuito a Giotto, nella Cappella del Podest, (pag. 388.)
I

Signori Gaetano Milanesi e Luigi Passerini pubblica-

rono una

seconda

memoria

sul

ritrailo

di

Dante nella

Cappella di Firenze, attribuito a Giotto. Son poche pagine,

ma

scritte

pensatamente. Le ragioni, desunte dalla storia,


ci

dalla critica e dalle prove di fatto

paiono inoppugnabili.

La questione tutta di date. Dopo ci ch'eglino hanno aggiunto non si pu non ritenere sfornita di buon fondamento la volgare credenza che attribuisce a Giotto le pitture
della Cappella

del Podest,
e

e per conseguenza
il

il

ritratto

dell' AUighieri. Il Milanesi

Passerini, anzicch al Gaddi,

come aveano prima giudicato, inclinano a credere che in Bernardo Daddi si abbia a riconoscere l'autore di quelle pitture, ritenendo che dopo la morte di Giotto non fosse allora in Firenze nessun altro maestro che vincesse il Daddi in valore e riputazione. Is non possono ricredersi di quanto dissero del Marini. Che l'occhio non sarebbe apparso cosi
guasto, se invece di tirar fuori violentemente
v' era infisso,
il
il

chiodo che

Marini lo avesse segalo con diligenza. Di


del ritratto appena scoperto e
i

pi dal confronto del calco che rappresenta in cromolitografa lo stato


i

guasti che

colori delle vesti e la aveva palilo, si vede ch-aro che forma del cappuccio erano in parte diversi da quel che oggi non sono: onde chi dopo 24 anni lo rivede con l'occhio dell'artista, non pu fare a meno di dolersi che il

pennello del ristauratore abbialo in parte mutato dalla pri-

mitiva sua forma.

Ritratti dell' AUighieri (p. 398)

D.Lorenzo Pittore, Monaco Camaldolese, (pag. 394.)immagine dipinta intorno al 1420 nella cappella degli Ardinghelli in S. Trinila debbe attribuirsi a Giovanni Toscani e non a Don Lorenzo Monaco, come dopo il Vasari,
L'

ripetevano gli eruditi novelli. - G. Milanesi e L. Passerini, Giornale storico degli Archivi Toscani, anno 1860, luglio
e selt. p. 191, 208 e 210.

SUPPLEMENTO.

'*

789

Bronzino Alessandro. Introdusse Dante nella Disputa di Ges coi Dottori, nell'affresco della Cappella di quelli da

Monlauto

alla SS. Nunziata. -

Luigi Grisostomo Ferrucci.

Dipinti rigaardanti la Vita dell'AIIigliieri. (pag. 406.)

Luca di Leiden. Dante nel momento che gli viene rifemorte di Arrigo MI. - Je lis dan l'abb Troya que Lucas de Leyde a fait un tableau tire de la vie d'Alighieri Je peintre a choisi le moment ou le proscrit apprend la mort de Henri de Luxembourg. - Saint-Ren TaiUandier. Peterlin. Dante che medita sul divino poema.
rita la
:

JUedag^Iie in

onore

dell' Alligliieri.

Oltre le medaglie accennate a pag. 409,


Co. Carlo

il

Medagliere del

Taverna, Senatore del Regno d'Italia, come ebbi

lui medesimo, possed le due seguenti: .XIV. Dantes Florentinus. Neil' esergo: Yates. Testa Una pianta, e senza leggenda. XV. Dante Allif/ltieri. Busto laureato, a d. In cui rivive. Un fiore. (Di modulo piccolissimo.)

cortesemente da

e.

Componimenti Drammatiei
Lindncr
Alberto,

(p.

415)
Gcdicht,
Jena,

Dante,

Dramatisches

Lettori della Divina C'omedia


Il seguente specchio del chiarissimo Sig. Hartuna nuova solennissima riprova in quanto amore siano tenuti gli studii danteschi nella dotta Aicmagna. Nel semestre d'estate 1864, l'Hartmann trova quattro

(Pag. 429.)
ci

mann

offre

Universit che avevano corsi su Dante cosi distribuiti.

Erlangen

Divina Comedia.

790

SUPPLEMENTO.

791

Traduzioni Tedesclie (pag. 54%)


Braun
Julius.

Di questo lavoro

Dante AUghieri, ecc. Berlin, 1863. del Braun cos mi venne scritto da

lerature. -

un valentissimo critico, e dotto assai in tutte due le lette11 Braun dice di voler spiegare al popolo tedesco,
di altre nazioni,
di

cio alla gran moltitudine che sa apprezzarne la vita spirituale

anche

che cosa significhi


si

il

sesto Anniin
Italia,

versario

Dante, che

sta

per festeggiare

prepararlo a prenderne parte degnamente. Bellissimo proposito; confessa che


il

Poema sacro
di

poco conosciuto in

Gerquale

mania,

e d

un po'

punta

allo stesso

Goethe,

il

non ne conobbe che pochi passi. Tratta la storia del tempo Dante con buoni studi e soddisfacente larghezza, quanta Cose nuove non ne si richiede all'intelligenza del poema. appresi, per quello eh' fatto fatto bene. La versione libera anzi che no; tiene la rima, non la forma della terzina. La versione del Bianc, a mio giudizio, ci va molto di sopra. Il Blanc traduce alla lettera, e a questo modo,
di

specialmente con Dante,

meno

pericolo di uscir di riga.


ecc.,

Per

JuliOy

e 70, i. Nacqui sub quanto sono bellamente voltati in tedesco dal Blanc, tanto mi paiono inutilmente infrondati dal Braun, il quale
es.
i

versi 36.

i.

Temj/ era

del primo ne fa due.

Bibliografia Dantesca italiana.


Caetani

Duca Michelangelo, La Cosmografia Dantesca,


di sei tavole.

Roma. un Atlante composto


la figura

La prima dimostra

dell'universo quale lo concepiva Dante. La terra

sta immobile nel centro.

Uno

degli emisferi ha nel diritto


il

mezzo Gerusalemme.
e al di sopra s'erge
si

Nell'altro emisfero
il

vuoto infernale,
All'intorno,

monte

del Purgatorio.

La seconda tavola dichiara tutta la materia dell'Inferno, divisa, secondo l'Etica di Aristotele, in nove sezioni. Le colpe procedono dalle men
estende
il

Cielo empireo. -

gravi alle pi, di

mano

in

mano che

si

discende

al

fondo

792

SUPPLEMENTO.
la pianta dell'itinerario

(love regna Lucifero. - Nella terza tavola

l'Inferno.

Una doppia

linea

segna lutto

del

Poeta. la citt

La quarta tavola rappresenta


di Dite, le diverse bolge,
il

la figura dell'Inferno,

lago della ghiaccia,

giganti,
illustra

e
il

finalmente
Purgatorio,

il
il

gran vermo. - La quinta tavola

quale diviso in nove parli, come

l'Inferno, e in forza dello stesso principio. -

La sesta tavola

spiega
parti,

la

figura e l'ordinamento del Paradiso, che ha dieci

e una per le Persone schema di questa Opera, indispensabile per ben comprendere l'andamento e il concetto della trilogia dantesca. Egli ben a dolersi che questo prezioso lavoro del Duca di Sermoneta non si trovi ven-

nove per l'anime dei beati


lo

della Trinit. - Tale

dibile

presso
lo

librai.

Quindi che facciam voti perch


lettori

un editore

riproduca ad uso degli innumerevoli

e ammiratori di Dante.

Barelli Yincenzo. L'Allegoria della divina Commedia di

Dante llighieri, Firenze,


Il

Cellini, 1865.
si

Concetto, nella spiegazione del chiaro Autore,


in

as-

somma

questo:

che Dante, in

figura

del

peccatore,

della virt cristiana, n

lungamente abituato nel male, avendo concepito il desiderio potendo pervenirvi immediatamente,
atteso
il

contrasto delle passioni, obbligato a ricorrere


efficaci di

ai

mezzi pi

purgazione de' suoi


per
l'

vizii.

Questi sono
Purgatorio.

simboleggiati dai viaggi

Inferno e

pel

Dopo

quali,
si

purificato di ogni peccato e degli effetti del


alla
il

peccato,

pu elevare
questo
il

sublimit

della

perfezione

cristiana, di cui figura

Paradiso.
significativo

Che

sia

valore

della

dantesca

Allegoria dall'Autore dimostrato in virt del nesso, che corre tra l'allegoria del prologo,
e l'allegoria di tutto
il

Poema. A
a Dante),
il

te

convien tenere altro viaggio (avea detto Virgilio

Se vuoi campar d' esto loco selvaggio.

Adunque
il

viaggio proposto da Virgilio, e che fu poi effettivamente

compiuto,

ebbe per

fine liberare

il

Poeta dai mali che

travagliavano in quel luogo, e menarlo all'acquisto de' beni, ai quali tanto agognava, del Colle opposto. I mali adunque,
simboleggiati dalla Selva e dalle Fiere, sono quelli dai quali
esso
si

franc col viaggio per l'Inferno e pel Purgatorio;

SUPPLEMENTO.
e

793
i

beni, adombrati dal Colle, sono

contrarli a que' mali,

e la felicit acquistata col viaggio pel Paradiso.

dimostra con pi luoghi


per l'altro mondo, sono
i

evidentissimi
il

del

L'Autore Poema, che


i

mali, ai quali cerc e ottenne rimedio


i

Poeta, viaggiando
i

peccati e

loro effetti; e

beni,

quali ottenne, sono

il

ristoramento della grazia giustificante,


libero
arbitrio

la

riordinazione

del

le

virt

della vita

contemplativa. Qual dubbio dunque che la Selva significhi


lo

stato del peccatore abituato ne' disordini


la

della vita,

il

Colle che opposto alla Selva,

perfezione cristiana, e
il

finalmente

le

Fiere, le quali g'

impediscono

cammino

del

Colle e lo ricacciano nella Selva, tre generi di gravi tentazioni,

mosse da

tre passioni capitarissime?


le spiegazioni,

E analoghe a
fa

queste idee sono parimenti

che

precedere,

de' personaggi allegorici aventi parte nel

Poema.
che noi abbiamo

Ma

nel

divisare
in

chiarire

sensi,
egli

dovuto accogliere
per rispetto
all'

poche parole,
fa

molte cose parti-

colareggia delle tre Cantiche. Cos, a cagione di esempio,


Inferno,

scorgere nella stessa configudi

razione e ne' diversi

scompartimenti

esso

il

riguardo,

che avea

il

Poeta alla significazione morale; nella contemil

plazione poi delle pene,

frutto che ne ricoglie

finalmente

ne' molti pericoli del viaggio superati, le vittorie da ottenere

delle gravi tentazioni, nello studio del tramutarsi dalla vita

peccaminosa nella buona.


Nel Purgatorio per contrario, che direttamente opposto
all'

Inferno, e secondo

il

suo significato somministra

mezzi

della perfetta liberazione dello spirito, fa ravvisare

il

sim-

bolo della Chiesa cattolica,

che sola possiede que' mezzi,

conquistatile dal suo Sposo celeste. In particolare, divisando


i

tre grandi scompartimenti di esso,

si

argomenta

di troai

varvi

un'applicazione dell'antica disciplina,


;

riguardo

penitenti

la

quale se ora,
alla

attese

le

condizioni de' tempi,

non vge pi quanto


nella

esterna economia,
la

rimane per
conseguire

sostanza;

procurando

Chiesa

di

far

que' medesimi frutti, bench con mezzi pi blandi. Pertanto


la

prima regione, che l'Antipurgatorio, ritrarrebbe quei


i

peccatori,

quali,

determinato

di

mutar
vi

vita, si

presenta-

vano

alla porta della chiesa:

non

erano per ammessi.

794

SUPPLEMENTO.

e col fuori dovevano compiere le pratiche di apparecchio.

La seconda regione,
e vi e
la
si

la

quale costituisce
in

il

vero Purgatorio,
misteriose,

entra per la porta che ha


coli'

custodia un Angelo,

disserra
la

argomento
di

di

due chiavi

sarebbe

immagine

quei fedeli che, ricevuti nel vestibolo

delle chiese,

mente
le

detti.

entravano nel numero dei penitenti propriaLe diverse purgazioni e gli altri esercizii, che
le

anime, introdotte dall'Angelo portinaio nel vero Purga-

torio,

vanno compiendo su per


di

varie cornici,

ond'

aggirata la Montagna,

sono spiegati come figurativi delle


si

opere

penitenza che
il

eseguivano da' convertili per

ottenere

beneficio
il

dell' assoluzione.

La

terza

regione

finalmente, che

Paradiso terrestre, in una parte della


lo stadio gi

quale l'Autore ravvisa

quando

riconciliati

con Dio erano ammessi


la Chiesa,
i

compiuto de' penitenti, alla comunione,


secondo
il

rappresenterebbe nel suo lutto

pieno

concetto di que' due elementi, che

Teologi, prendendo la

somiglianza dal composto umano, sogliono denominare corpo

ed anima
di

di essa Chiesa.

Su questo fondamento
il

1'

ufficio

Matelda,

che dee
),

tufl"are

Poeta nel fiume Lete (che


all'

interpreta Penitenza
dinali, e fargli

condurlo

aspetto delle virt car-

gustare le acque
e in particolare
i

dell'

Euno

(che interpreta

Eucaristia), dichiara essere quello di significare, in generale,


la vita attiva
;

il

compito
i

di coloro

che

anticamente istruivano

neofili,
riti

ed

convertiti di recente,

nelle verit della Fede, ne'

del battesimo e della peni (1)

tenza, e nelle virt proprie del Cristiano.

Fra
intorno
fa

le
al

cose che ragiona,


Paradiso,

molto pi acconciamente importantissimo il ragguaglio, che


e
(s

notare, fra le perfezioni de' beati

le

generali di tutti,

(li

La Civilt Cattolica non conviene

coli'

egregio Autore cbe

il

viaggio
alla

del vero Purgatorio sia stato intrapreso dal Poeta

come apparecchio

giustificazione;
grazia,

ed abbia per iscopo non pi

la riparazione della

prima

ma

il

ristoramento delle potenze


il

dell'

quanto

possibile,

segno

di quella perfezione,

anima, sino a toccare. che ebbero nel primo


Lete sono propriissime

uomo

nel Paradiso terrestre.

difatti le

acque

di

a significare un

tanto grado di perfezione, in quanto colla loro virt

cancellando dall'anima sino le reminiscenze dei peccati, dimostrano che le sono diventati cos estranei, come se mai non gli avesse commessi.
Civilt Cattolica, 18 Febb. 1865, p. 465.

SLPl'LEMJiMO.
SI

795

le peculiari de' varii

ordiui loro), e le perfezioni, volute


di

dal Poeta

adombrare,

coloro
Il

che attendono

alla

vita

contemplativa ed unitiva.

che grave argomento del


di significare

mistico senso contenuto nella terza Cantica,


cio la condizione de' perfetti.
il

Ma

ne porge piena evidenza


di far

modo

allegorico, che
il

il

medesimo Poeta adopera,

suo progressivo avanzamento nel bene; dipingendo (usiamo le parole dell'Autore) con arte finissima, e con sempre nuovi e pi vaghi colori il volto della sua
manifesto

donna, che veste bellezze pi divine ad ogni

salir di cielo;

donde
si

lo

sguardo

di lui,

che quasi mai non


lui

si

torce dall'amato

viso, acquista

nuova potenza, e in aumenta l interno 'piacere. Le


rimettendo

proporzionatamente
ci

quali cose
chi

basti avere
di

leggermente toccato,

al libro

bramasse

conoscerne un pi minuto svolgimento. L'Autore, dopo aver interpretati


zione politica
i

C. C.

simboli dell' Allighier

nel senso morale e religioso, gli applica poi alla significa;

sicch la selva debba significare


i

l'

Italia delle

nazioni, le Fiere

soliti

tre governi,
i

il

Colle l'ottimo reg-

gimento,

il

triplice viaggio

mezzi, un po' remoti veramente,


(1)

ma

soli

per allora opportuni a fine di ottenerlo.

Galvarpio Pietro.

Saggio sulle pi importanti Allegorie


(Uscir in Palermo, in quattro o 5

della Divina Comedia.


fascicoli, di pag.

80 per cadauno.)
cos'i

(fUn lavoro,
perfine,

l'editore

Amenta, da

cui sappiansi alla

gli eflettivi

concetti,

nascosti sotto le pi

impor-

in questo punto notabile la Civilt Cattolica conviene col Le due spiegazioni della Dantesca Allegoria constituiscono due concetti in tutto rigore diversissimi fra loro della Divina Comedia, s
ti)

Barelli.

compito poema, e perci Informato


spacciata
.ono date

di perfetta unit.

Onde

se la prima

come

certa, ne sar distrutta la


si

seconda

e viceversa: se poi

entrambe, come probabili, non

pu

far altro

che scegliere

fra le due.

Dante non riconosce, oltre

il

letterale e l'allegorico in genere

cbe

sensi morale e anagogico,

ma

questi o sono proprli dei luoghi par-

ticolari, equivalenti a soggetti d spicciolate considerazioni; o se

anche

essi s distendono per tutto o quasi tutto

il

sono esser che modi, estensioni, o riflessi di ti stretta relazione che vengano ad immedesimarsi con esso, come un tutto. Il che non pu dirsi del senso politico, il quale bisogna partire da un fon-

corpo dell'opera non posquel primo, con cui abbiano

damento

tutto diverso d' interpretazione dell'Allegoria, e che ba materia

diversa, diversi mezzi, diversi intendimenti.

796
tanti Allegorie

SUPPLEMENTO.
della

Divina Comedia d Dante Allighieri,

confessiamolo in buona fede, sarebbe una spinta


divora, in ordine a produzioni d'ingegno;

maravi-

gliosamente opportuna a scuoterci dalla inerzia, che ne


sarebbe un bal-

samo preziosissimo a tante nostre letterarie ferite; sarebbe eziandio un monumento ben degno di quell'intelletto sano
ed acuto,
pel
cui
le

possesso,

le

italiche

capacit,

poste a
straniere,

confronto con

dotte

e laboriose

intelligenze

sono sempre riuscite superiori e con privilegio, a dispetto di qualunque emulazione o contrasto. - Oltre al doversi
mettere a calcolo, che un simile lavoro sarebbe, per verit,

una memoria, da ricordare a' posteri pi lontani, che il classicismo volgare, nato un giorno sotto vesti allegoriche in questa terra di sapienza e di eroi, non pot essere inteso e spiegato che l dove nacque. Sorio P. Bartolommeo. Esame del Veltro allegorico di
Dante Allighieri,
ne' suoi

diversi

sistemi.

Verona,

Rossi,

1864. (Opusc. in 8. di pag. 20)

Non

questo che un saggio di


lui,

un

assai pi lungo la-

voro del P. Sorio. Secondo

questa idea preconcetta del

Veltro non era incarnata in nessuna persona particolare che fosse da Dante designata, n vagheggiata anzi trailo. Questa idea preconcetta era astratta, non concreta; era
significativa,

non era

significata;...

non una persona da Dante


Beatrice al

gi conosciuta vivente.

Bernardi Ab. Jacopo.

Dante
lette

cuore delle

fanciulle. Torino, Arlero, 1864.

Son poche pagine


Parodi-Giovo,

all'alunne

della Famglia

di

educazione casalinga, dirette dalla Signora Carlotta Pavan-

ma

tutte spiranti leggiadrissimo affetto.

Scolari Filippo.
intento della Divina

Dante

Cattolico.

Il

vero ed unico

Comedia considerata nel pi concreto suo risultamento finale. Memoria, Veneeia, Fontana, 1864,
in
8.'>

Appendice alla Memoria 24 Ottobre intorno al vero


ed unico intento, ecc. Venezia, Fontana, 1865.

Due documenti XVUl


tificia

lyov. 1302,

di autorit pon-

necessariial retto studio della Divina Comedia, Venezia,


in 8." (In pochi

Fontana 1865,

esemplari.)

SUPPLEMENTO.
Ci giova riferire
l'

797

ultima conseguenza della sua esposila


la

zione;
la

conseguenza che ne forma come seguente: Per poco adunque che


riguardata
e

sostanza;

ed

Divina Comedia

sia

meditata

su

questa sua solida e ferma

base di sistema Teologico, ninno durer fatica a conchiudere,


la Divina Comedia nel suo ultimo risultamento risolvesi un Trattato pratico di Teologia dommatica e morale, applicato ai bisogni religiosi, politici e civili del tempo in

che

in

cui scriveva

l'

incomparabile Autore.
e

Leoni Carlo, Dante Storia


1865.
(

Poesia. Venezia, Naratovich,

Splendida edizione,
)

di pag.

2oO,

pubblicata

il

20
la

Feb. 1865.
Il

Lettore intitolava questo lavoro a suo

figlio

con

epigrafe:
L'onesto
il

Al

figlio
il

Unica speranza mia


del^

Perch

vero

bello- Tenacemente accolga -

E perseveri Eternamente
i

La

Poligrafa
I.

dantesca
Dante,

Leoni va divisa ne' seguenti

capitoli:
vivi.

Salmo,

con l'epigrafe:
//

- IL

II

dugento, col motto:


al dugento
l'

dugento cull
al

primi

ardimenti
gestazione.
forse

civili:

incubazione,
- Fior

trecento la

- IIL
?.

Sua giovinezza.

di giovinezza

- Oh degli umani miserando strazio; - La guerra! - E noi siamo cristiani !- Pia feroce la femmo e pi tremenda, - E in modi strani-Con arti inique insanguiniam la ferra. -V.Una battaglia

amore

- IV.

Una

battaglia

moderna.

antica (Campaldino)

Una

sol lingua

parlano

e '

uccidono? fior di

VI. Morte di Beatrice. - Ella


Jnvisihil

morta. Dante, Vita Nuova. -

forma

Dal velo

sciolta -

Che ombrava

il

tue virtii - D' ogni belt

radiante -

Tra
ti

gli accesi cori -

Salivi

a Dio - E il tuo fido in terra Circondavi. - VII. Esilio e Morte. - Dio


virtii.

- Divino

spirto
il

-r

ha dato

genio,

rendigli la

- VII. Scritti e Opinioni. - Chi ben legge

Egli non fu ne guelfo n ghibellino. - IXSua natura, aneddoti, amori. - Pia forte V ingegno e piii forti
ne' suoi scritti;
le

passioni. - X.

Il

Secolo in che

fiori. -

Se fosse Italia ancor

per poco sciolta Regina torneria la terza volta. - XI. Tiranni e liberatori. - D' anime forti piena e di tiranni. - XIL Muore
la libert. -

Chi poggia altrui

infermo;

se

non reggi

la

spada non
per
noi...

fidarla, le catene son di quel ferro che battagli


-

Xlll.

Storia e Storiologia. -

La Storia crea

la

798
filosofia,
all'

SUPPLEMEMO.
questa
il

progresso o

amor
t'

patrio. -

XIV

civilt. - Patria storia fonte Poesia. - Fantasiosa - D' eterni estri

reina - Alle soglie superne batti V ale - Poesia divina sol

acqueti in Dio -

Fiamma

immortale. - XY. Prima idea

amore ala d un angelo che porta l' anima XVI. Leggende di Oveins. - Raccogliere le tradizioni leggendarie del medievo, sarebbe nuovo incremento alla storia. - XVII. La poesia cristiana. - Carit raggio del divino
del poema. - L'
-

a Dio.

lume - Cre la nuova legge


L' Inferno. - Jl vero nelV idea,

il

nuovo amore. - XVIII.


bello, questo nel

V idea nel

verbo. Ecco provato

lo spirito.

V Inferno,

secondo

il

Leoni,

la pi possente delle tre cantiche, perch la pi drammatica

e pi vicina alla storia e alla natura. - XIX.

Il

Purgatorio. -

padre nostro che


degli angeli, in esso

ne' cieli stai. - Il Purgatorio la poesia

e celestiali

creature;

una progressione amorosa di tutte eteree un coro di pie sostanze, che nella
di

beatissima fruizione incoronano festanti la gran figura di


Beatrice.

Se

la

composizione dell'Inferno fu soccorsa

reminiscenze,
difficile,

comech pi ampia nuova ed uscita intera dalla mente del poeta.


quella del Purgatorio,
-

e -

XX.

Il

Paradiso.

- Mostr ci che potea la lingua nostra,

pi la mente.

Gol paradiso sciolto

il

voto, suggellata

r apoteosi

eh' egli

avea promessa
affetti,
il

all'

amore. - Cos nella


di Beatrice, l'in-

santa armonia degli

l'innamorato

namorato della
lutti
i

virt,

martire del vero, in quell' estasi di

santi amori, chiude la grande missione; e compiuta

appena la cantica del Paradiso, trasvola gi fatto celeste. Egli non dovea che chiudere gli occhi e riaprirli in quelle dimore gi visitate col canto. - E chi avria negato a Dante - XXI. Dante e i Papi-Re. - XXII. Amori di il Paradiso? Dante e Petrarca giudicati da G. Barbieri. - XXIII. Dante in Venezia. - XXIV. Soggiorno in Padova. - XXV. Dante e Omero. - L'Allighieri emul l'antico nella vasta sintesi,
lo super nel concetto e nella variet. - XXVI. Milton e Klopstok. - Milton e Klopstok, non provvidi alla storia, n

alla

scienza,

non pittura
solitari.

specchio

delle

patrie

loro,

Dante fu proemio a quello di Milton. In questo parte e ragione alla epopea del Sassone. - Chiara la preminenza del divino su questi
stanno giganti
- Il Paradiso di

SUPPLEMENTO.

799

due sommi.
Dante. II.

XXYIIL
falso

Altezza estetica di Dante- - Iscrizioni


la
I. Il

a Dante. - Appendice Illustrazioni e Note.

Natale di
III.

che Dante iniziasse

riforma. -

Definizione della Civilt e lettera del Guizot. - lY. Figure


storiche nella Divina Comedia. - Y. Della Spiritualit. - YI. Desideri di nuovi lavori e studi sulle opere di Dante. - YII. Statistica del moto Dantesco in Italia e fuori. - Ylll. Della

fama

di

Dante. - IX. Suo soggiorno in Verona. - X. Giudizi

dei Perticare

Vero XiisoniOy
Il

(Duca Proto

di
il

Maddaloni, Napolitano.)
sesto centenario di Dante,

Conte Durante, Racconto per

1864,

un

Yol. in 16, di pag. XYI-22G,


libro

Roma.
Dante nella nuova
si

Questo
Satira.
Italia

tiene

della

Comedia, del Romanzo, della


viaggio
di

Nell'orditura
colle

quel

sue vicende

e co' suoi

scontri

accosta

al

romanzo. Nelle scene particolari che spongono i concetti di Dante e quello delle persone in che si abbatte v'
tanto di comico che senti subito la comedia. Nell'idea che

informa

il

libro, nello stile in cui disteso,

nella conversi

sazione ond' intrecciato, nei fattarelli che vi

raccontano

v' una continua satira spesso gentile, pi spesso pungente contro la rivoluzione e rivoluzionarli. L'Autore fnge che
a Dante sia stato concesso uscire
del Purgatorio,

stava purificando,
e farne giudizio.

per visitare
Il

in

persona

la

dove si nuova Italia


ci

terribile visitatore passa

da Firenze a
mostra
il

Napoli, in Sicilia, a Torino ed a

Roma. Ed

ei

poeta risuscitato

passare sdegnoso in rassegna

le recenti

conquiste del governo piemontese e giungere a tanto di indegnazione e di collera da chiedere in grazia a Dio di
poter

senza indugio

rientrare

nel Purgatorio

patto di

non

salir

mai

in Paradiso.

dalla

solita

carreggiata

(??) Questo racconto esce molto degli scritti letterari per la sua

originalit. - Y. Civilt Cattolica,

Quad. 31)6, 21 Gen. 1865. primo discorso sopra il divino Poeta Dante Mliqieri. Al magnanimo signor Federico BaTliicppolo Giacomo.
Il

doaro.

un discorso composto intorno


e spiega
i

al

1358, occupa 94 faccie,

(juattro primi terzetti della Divina

Camedla. Si
Il-

conserva

nell'

Estense

di

Modena.

citalo dal Ratines, T.

800
p. 360, 361.

SDPPLEMENTO.

Questo discorso verr pubblicalo dal Sig. Torrm


Bonaventura.
della

di Venezia.

Bellomo
eentenario

Nella festa Nazionale del sesto


di Dante Allighieri,
ar/giuntivi
i

nascita

cenni cronologici della vita, delle opere e del secolo di


te,

Dan-

Firenze, Cellini, 1864.

Parte

1.^

pag. 46;

Farteli.^ di

pag. 56.)

Smania Michelangelo. Sul Monumento da


Allighieri in Verona

erigersi a Dante

neW anno }S^,

Lettera a Giambattista

Turella. Verona, Civelli, 1864.

Provcnsal Aristide. Raccolta di


Palagi Giuseppe. Guida storica

scelte

Epigrafi in

onon

di Dante. (Questa raccolta verr pubblicata in Livorno.)


alle

memorie

di Dante in

Firenze. (Verr pubblicata in Firenze.)

Giornali pubblicati in preparazione della solennit nazionale della nascita di Dante.


Giornale del Centenario, per cura di Guido Corsini.
- S;

De cominci

la

pubblicazione col giorno 10 Feb. 1864. - Tip.

Galileiana di M. Cellini e

C
Maggio 1864.

La Festa
tino,

di Dante, Letture Domenicali del popolo fioren-

pubblicate \er cura della direzione del Giornale del

Centenario. -

Ebbe

principio col giorno 1

La Scuola
Corsini,

di Dante,

Giornale commemorativo del sesto

Centenario del divino poeta. - Verr pubblicato dallo stesso


a fascicoli mensili,
il

primo de' quali uscir

alla

luce col d 15. Luglio 1865.

Edizioni degne di menzione in corso di stampa (V. pag. 963.)

La Divina Comedia
(Presso
gli

di Dante illustrata colla fotografia.

Editori Carlo ed Antonio Sacconi, Fotograti Edila

tori a Milano.)

Gli editori sperano che questa edizione

potr meritare
del testo,
il

preferenza sulle altre per la precisioqe


la

quale verr pubblicato secondo

dizione dei

migliori Codici, e andr distinta per la qualit delia caria,

SUPPLEMENTO.
per
la nitidezza dei caratteri.

801
il

Oltre a ci

testo sar ric-

camente corre.dato di note, avendo cura pi specialmente di seguire quei commentatori che sono oggi stimati fra

migliori .... attendendo specialmente coli' ottenere la pi

chiara e breve esplicazione del lesto, a dimostrarne la parte


estetica ed allegorica.
1

disegni, che saranno

da presso a

dugento, verran composti da egregi e valenti

artisti italiani,

dietro la scorta dell' avvoc. prof. Alfonso Cavagnari, cui

pure affidato

l'

incarico dell' illustrazione e dei comenti.

INDICE
DELLE PERSONE RICORDATE
NEL PRESENTE VOLUME

rlei

65, 677 - Acerbi Enrico 496 - Accorso Bonfantini 493 - Ademollo Carlo B67 - Ademollo Luigi 776 - Agrilio G. B. 411 - Agrali Giovanni 561 - Agricola Filippo ;I99 - Agiiilhon Cesare 642 - Agujari Tito 369 Alberlini Luigi 399 - Alfieri Vittorio 41, 477 - Allori Alessandro 364 - Ambrosi Francesco 489 - Ambrosoli Fr. 65, 478 - Ampre G. G. 396, 398, 580, 654- Andrea - di - Jacopo 370 - Andreoli Raflaele 474 - Angelico B., Fra Giovanni da Mugello 336 - Anonimo 365, 399, 448, 499, 500 Anselmi Domenico 564, 573, 640 - Antonio da Arezzo 421 Antonio, fra, Minorila 421 - Antonio da Castello di S. Nicol 421 - Arabia Tomaso 418 - Arcangeli Giuseppe 462, 565, 567, 568, 646, 771 - Arici Cesare 65 - Arndt Lod. 65, 677 - Aroux E. 497, 514, 632, 656 - Arrivabene Ferd. 459, 579, 588, 642, 773 - Arlaud de Montor 505, 506, 507, 509, 656 - Artib Lelio 573 - Asquini Fr. 573 - Asson Michelangelo 585, 587 - Astesi Alessandro 494 - Attavanti P. Paolo 436 - Audin de Rians Stefano 434, 435, 557, 567 Azzolini Pompeo 364, 586, 640.

Abeken Bern.

Bach Giorgio 657 - Bachenschwanz L. 535, 545, 651 Bagnoli Pietro 564, 573 - Bahr G. 677 - Balbo Cesare, 30, 46, 48, 51, 65, 51, 98, 430, 483, 579, 622, 644 - Baldini Baccio 371 - BaldinoUi Bartolommeo 495 - Balestrieri 379Bandini Domenico 593 - Band Antonio 365, 408 - Barbadoni Bartolomeo 496 - Barberini Carlo 490 - Barcellini 513,581 - Barelli Vincenzo 619, 792 - Baret Eugenio 547Bargigi delli Guinifortc 425, 449 - Barlow Enrico 416, 533, 708 - Barrias Frane 399, 406 - Barlh Ambrogio 504 - Barthold F. 704, 705 - Barloli Cosimo 475, 476, 564, 573 Bartolo Taddeo 336 - Bartolomeo Fra di S. Marco 342 Bartolomeo da Colle 495 - Bartolomeo di Piero da S. Gimignano 494 - Barucco Felice 332, 364, 368, 399, 406 - Batines Colombo 332, 658 e passim - Beccadelli Lodovico 496 - Becchi Fruttuoso 749, 771 -Bellarmino Kob.585-Bellerman Crist.645 677 - Bellini Bernardo 418 - Bellomo Bonavehtura 808 Bellucci Gius. 406 - Bembo Pietro 406 - Benassuti Luigi

804

1M)1CE.

490, 763 - Benci Antonio 564 - Benedetto, frate Agostiniano 494 - Benivicni Giuseppe 496 - Benozzo Gozzoli 396 - Bentivoi^Iio INicol 406 - Benvenuti Pietro 36!i - Benvoglienli Uberto 496, 640 - Berardinelli P. Francesco 97, 98, 451, 475, 582, 609 - Bernardoni Giuseppe 771 - Beri ni Camillo 496 - Bernardi Antonio 572 - Bernardi Jacopo 534, 573, 796 Bernardi Paolo 411 -Berti Gian Lor. 585 -Berti Giovanni 496Bertini Giuseppe 354, 407-Bertini Jacopo 563 Beltelini 376 Betti Salvatore 487, 572, 645, 648 - Bettini 381 - Bczzuoli Giuseppe 361, 365, 367, 407 - Biagioli Giuseppe 383, 460, 743 - Biamont 324 - Bianchi Brunone 26, 107, 179, 467, 621, 644, 755 - Bianchi Giuseppe 399 - Biblioteca Italiana 436, 463, 464, 466, 512 - Biondi Luigi 415, 479, 496, 573, 771 - BiscaraG.B. 379 - Biscioni Antonmaria 26, 492, 612, 771 - Bisi Giuseppe 361 - Blanc L. G. 46, 48, 65, 429, 543, 678, 680 - Boccaccio Giovanni 17, 26, 78, 86, 117, 128, 307, 411, 419, 442, 620 - Boccaccini Francesco 363 - Boissard Frejus
.

659 - Bohmer J. F. 705 - Bollai E. 54 - Bompiani Roberto 364, 406 - Bon Brenzoni Catterina 411 - Bongini Michele 418 - Bongiovanni Domenico 98, 452, 487, 608 - Bongovanni Salvatore 366, 370 - Boni Giovanni 380 - Bonucci Anicio 776 - Bonsi Lelio 753 - Borghesi Diomede 573 Borghi Giuseppe 465, 564, 640, 749 - Borghini Yicenzo 486, 562, 569, 581, 607 - Borghini (Giornale) 424, 433, 444, 449, 475, 490. 520, 614, 641, 771 - Borgognini Adolfo 595 - Borro Luigi 405 - Borzino Ulisse 367 - Bosone da Gubbio 412 493 -Bossi Giuseppe 743, 771-Bottagisio Giov.581-Botlari Giovanni 580 - Bottazzi Agostino 407 - Botticelli Sandro 370 - Boyd Enrico 526 - BouUee M. 511 - Bouterweck Fr. 983 - Bozzo Giuseppe 482, 573 - Bracciolini Francesco 496 Brait de la Mathe M. 408 - Branchi Eugenio 18, 51, 598 Braun Giulio 542, 791 - Brevio Giovanni 496 - Bridel Luigi 507, 573 - Briganzol 405 - Briseux A. 497, 513 - Brizio Fortunato 412 - Brocchi G. B. 564 - Brofferio A. 411 Bronzino Angelo 398 - Bronzino Alessandro 789 - Brooksbank M. A. 497, 531 - Bruce Vhythe 26, 710 - Brunetti Alessandro 486 - Bruni Leonardo 65 - Bucchi A. 418 Buffamalco Domenico 332 -Bulgarini Alessandro 573 - Buomattei Benedetto 423, 446, 573, 581, 600 - Buonanni Yicenzo 454 - Buonarotti Michelangelo 63, 322, 323, 343, 369, 412 - Buscaino Campo Alberto 572 - Buti da Francesco 423, 446 - Buttura A. 478 - Buzzi Leone 363 - Byron Giorgio
412, 709.

Caetani Duca di Sermoneta 568, 771, 791 - Gagnoli A. 412, 573 - Cailey C. B. 530 - Calmi Antonio 406 - Calamai Baldassare 364, 365 - Caldani Floriano 281 - Camarano G. 418 - Camboulil F. R. 547 - Campagna Giacinto 640 - Campetto Pompeo 415 - Canal Pietro 426 - Canali 580 -

INDICE.

805

581 - Candiani Francesco 498 - Canova Antonio 405 - Cantoni Yicenzo 412 - Cant Ignazio 560 - Cant Cesare 53 - Capello A. 573 - Capocci Ernesto 35, 234, 243, 246, 248, 253, 256, 258, 265, 266, 267, 268, 588, 590 - Capponi Gino 747, 771 - Gapozzi Fr. 418 Capua Giov. 412 - Caravaggio Evandro 415 -Carbone Ginnio 768 - Carcano Giulio 412 - Cardona Filippo 281 - Cardona Gaetano 573 - Carducci Giosu 51:: -Carli Giov. Gir. 502 Carlini Giulio 363 - Carlyle Giov. 529, 533, 710 - Carlyle Tomaso 710 - Carmignani 53, 294, 573 - Carpaneti Selnio 459 - Carpani Palamede 771 - Carrara Giovanni Michele 495 - Carrer L. 466 - Carrion Tsisas 507 - Cary Enrico 526 Casella Leonardo 426, 430, 496 - Castagno - dall'- Andrea 394 - Castellazzo L. 585 - Caslelvetro Lod. 476, 496 - Castiglia benedetto 607 - Castrogiovanni Giovanni 426, 459, 563 - Cattaneo Carlo 573 - Cattaneo Felice 362 - Cattellacci Antonio 502 -Cavalcasene 389, 400-Cavagnani Antonio 801Cavalieri A. 573 - Cavedoni Gel. 306, 573 - Cavelier Pietro Giulio 405 - Ceffoni Bartolomeo 495 - Celentano 407 Celesia Emanuele 412 - Centofanti Silvestro 57, 61, 412, 426, 446, 597, 600 - Gerbera N. 410 - Cereseto G. B. 65, 561, 574 - Cerretti Luigi 564 - Cerretto da Giambattista 573 Gerrotti Francesco 437 - Cesari Antonio 462, 476, 564 - Cesarotti iMelchiorre 500 - Chabanon 65, 659 - Chaucer 533 Chauvet .508, 510 - Ghecacci 389 - Chiecclii Basilio 407 Cliiromonio Matteo 495 - Ghurcli Gugl. 711 - Ciampolini Luigi 771 - Ciangulo iNicol 545 - Ciardi di S. Croce 426Cicconi Luigi 430, 640 - Gino da Pistoia 412 - Civininl Filippo 589 - Civilt Cattolica 96, 583, 596, 799, 761. 794, 795, 799 - Clarecini Nicol 495 - Cocchi Antonio 496 Colbert d'Estouteville 506 -GoUelli Scipione UH, 461, 462, 478, 573, 600, 771 -Gombes Emilio 692 -Comolli 405 - Consoni INicol 361 -Conti Augusto 586 - Conti Antonio 564 - Conz G. P. 707-Gook Giuseppe 349 - Gorbinelli .Iacopo 496 Cornelius Pietro 348, 379 - Corniani G. B. 65, 564-Corpiani Angelo 362 - Corsini Guido 800 - Cosmi Condulmieri Cosimo 362, 365 - Cossa L. 410 - Costa Paolo 65, 561, 573, 640 - Costa Giovanni 500 - Crepuscolo 331, 357, 60, 462, 471, 472, 508, 563 574, 661, 670, 674, 690, 758 - Grescimbeni Giovanni 65, 564 - Crollis Domeniro 573 - Groos Maurizio 711 - erosa 407 - Gsaszar Fr.26, 784 - Curti Pier Ambrogio 574 - Curzon 367.
Cancellieri Francesco

564,

580,

^i

di

Dame Allkjhieri. Grafa del Casato 557 -Del Cognome Dante 559 - Gasa di Dante 11, 786 - Sua nascita 12 Vede per la prima volta Beatrice 15 - Suo primo Sonetto 19 -Prende a moglie Gemma dei Donati 24 - Suoi figli 24 S'inscrive all'arte degli Speziali 29 - Suo esigilo 41 - Presso Malaspina 47 - Nel Monastero di S. Croce 51 - A'a a
i

806

INDICE.

Parigi 51 - A Gubbio 56 - Al caslello di Lizzana 553, 556 - In Udine ed a Tolmino 556 - A Ravenna 62 - Sua morie a Ravenna. Ossa del poela richieste da Firenze 63Sue Opere: Vita ISuova 25, 66 - Convito 30 - De Vulqari Eloquio 45 - De Monarchia 52 - Lettera a Cangrande della Scala Qii - Della Divina Comedia: Imaginala azine del poema 34 - Quando compiuto l'Inferno 49 - Quando il Purgatorio 58 - Quando il Paradiso 61.

D'Acquino Carlo 501 - Daddi Bernardo 788 - Dall'Acqua Cesare 364 - Dalla Vecchia L. 501 - Dalmistro Angelo 413 - DairOngaro Francesco 402,426, 466 -D'Ancona Vito 369 - Dandolo Tullio 579 - Daniello Bernardino 455 - Da Ponte Lorenzo 534 - U'Aubigny Estelle 657 - Dayman Giovanni 529 - De Alberlis Sebastiano 370 - De Antonelli Ciriaco 587 - De Biasio Domenico 407 - Decaisne 362 De Gourbillon Giuseppe Ant. 510 - Degli Antoni Andrea 361 - De Gori Augusto 653 - De Gregorio 564 - De Keiser 406 - Delacroix Eugenio, 361, 363, 368 - De La Fayelle Calemard Carlo 497, 511 - Della Latta P. Eustachio 537 De Laderze 363 - Della Marca Antonio 499 - Della Scarperia Cosimo 502 - Delatre Luicji 786 - Della Torre Torquato 366 - De La Tour M. A. 569 - Della Valle Giovanni 611, 613, 616 - Deleborde Enrico 369 - Delcluze E. 25, 26, 659, 784 - Delius 790 - Delomcle Carlo 659 - Dell' Ottaviana E. 470 - De Pazzi Alfonso 413 - Del Rosso Jac. 600. 785- Dell' Uva Benedetto 496 - Demeulin 505 - Demi Emilio 403, 407 - Denina Carlo 564 - De Pans Carlo 407 - Deputati alla correzione del Boccaccio 435, 442, 445 - De Rossi Giov. Gherardo 510 - De Sanctis Francesco 35, 440, 477, 562, 666 - Descamps Antonio 409, 413 - Descoudres di Duffeldolf 363 - D'Este Alessandro 405 - Di Cesare Giuseppe 464, 579 - Di Costanzo Giustino 580 - Dieffenbach M. 704 - Dies Carlo 361 - Dielz 789 - Di Lorenzo 498 - Dionisi Jacopo 306, 440, 477, 572, 580, 589, 621, 642, 644, 771 Diotli Giuseppe 365 - Doellinger 95, 97 - Dolce Lodovico 454, 600 - Doltn Giov. Paolo 501 - Domenico di Michelino 340, 395 - Domenico di Maestro Bandino 65 - Domenico P. di Giovanni da Corella 421 - Donizzetti Gaetano 319 - Donnei 530 - Donniges G. 705 - Dor Gustavo 366, 375, 383 Drouilhet de Sigalas Paolo 25, 331, 334, 347, 349, 659, 667 Druman 707 - Dumas Alessandro 659 - Duprel Melchiorre 640 - Dusquenel Amadeo 659 - Dusi Cesare 362.
Eliot Norton 784 - Emiliani Giudici Paolo 65, 437, 452, 463, 480, 486 - Empoli de' Giacomo 348 - Ermini 376 Eroli di Narni Giovanni 573, 610 - Espalter Giovanni 364 Esquiros Alfonso 661 - Etex Antonio 863, 383.

INDICE.
-

807

Fabisch Gius. 369 - Fabrs DomeFab Altin Fr. 405 nico 379 - Fabris A. 410 - Fabroni Angelo 65 - Fanelli

Giambattista 65, 585 - Fanfani Pietro 443, 444, 448, 490, 680, 771 - Fantoni L. 746, 787 - Fapanni Fi". Scipione 416, 552, 682, 766, 783 - Fardclla Giuseppe 573 - Farina Achille 363, 365 - Farini Ab. Pellegrino 478 - Fasolo Francesco 653 Fauriel Car. 26,65,98, 430, 661 - Fauveau di Felicita 363, 425 - Fazi Antonio 573 - Fea Carlo 573, 580, 585 - Februer Andrea 547 - Federici Fortunato 771 - Feller Fr. 65, 661, Fertiault Fr. 26, 663, 784 - Fernow C. L. 46, 683, 741 - Ferrari Giulio 459 - Ferrari Paolo 415 - Ferrari (avvoc.) 434Ferroni Pietro 477,587 - Ferroni Paolo 611 - Ferrucci Catterina 65 - Ferrucci Luigi Grisostomo 400, 573 640, 648, 771 - Ferut 369 - Fiacchi Luigi 573, 771 - Ficino Marsilio 54, 435, 495, 785 - Ficher 55 - Filalete Giovanni di Sassonia 505, 536, 540, 543, 639 - Filelfo Francesco 65, 421 -Filetti Giulio 360 - Filippo da Reggio 423 - Finazzi Giovanni 450 Fiorentino Pier Angelo 497, 513 -Fioretti Kenetto 564 -Fischer Antonio 683 - Fittmann 790 - Flandria 361 - Flaxman Giovanni 373, 375, 383 - Flotto Hartwig 65, 429, 663 - Fontana 580 - Fontani Nicol 369 - Fontebasso Giovanni 415 Forleo Leonardo 564 - Forster Carlo 535, 683, 784 - Forster Francesco 683 - Foscolo Ugo 436, 439, 455, 456, 458, 478, 500, 527, 528, 579, 631, 752, 771 - Fossati Luigi 65 - Foucher de Caril C. 663 - Fournier Francesco 362 - Fracassetti Gius. 441 - Francesco di Dante 493 - Francesconi 573 - Franchi Romualdo 362 - Franck Frane- 585 - Frapporti G. 585 Fraschieri Giuseppe 362 - Fraticelli Pietro 30, 52, 46, 48, 51,
53, 58, 65, 434, 461, 468, 479, 500, 527, 528, 553, 581, 598, 600, 625, 758, 771, 773, 776 - Friker Girol. 791 - Fuchs 46 - Fumagalli D."" Brizio 413.

Gaddi Taddeo 393 - Gagliazza Giuseppe 407 - Gayard 411 - Galilei Galileo 422 - Galilei Yicenzo 310, 319 - Gallina Gallo 377 - Galvagno Pietro 796 - Galvani Giovanni 481, 573, 771 - Gargallo Tommaso 573 - Gargani 390 - Garow Giuseppe 26, 712, 784 - Gastaldi Andrea 367, 368, 369 Gazzeri 573 - Gazzoletti Antonio 418 - Gazzotto Yicenzo 380 - Gelli Giambattista 422, 475, 476, 573 - Gennell Bonaventura 380 - Genthe F. 692 - Gentili Giovanni 496 Gerstenberg 418 - Ghedina Giuseppe 406 - Gherardi Crislofano 369 - Gherardini Giovanni 771 - Gherardo Quinto 413 - Ghetaldi Biagio 501 - Giacomelli Yicenzo 408 - Giacomelli Sofia 376 - Giambell Carlo 564 - Giambullari Francesco 422, 475, 476, 600 - Giani Francesco 367, 368 Giannini Crescentino 756 - Gibertini 366 - Gigli Ottavio 562 - Ginguen 663 - Gioberti Yicenzo 43, 53, 251, 327, 329, 496, 564, 586, 627 - Gioia Alfonso 496 - Giordani Pietro 314 - Giotto Stefano 329, 388 - Giovanni Paolo de

808

INDICE.

35, 60, 232, 334, 340, 353, 396, 486, 487, 563, 581, 599, 628, 774 - Giuliano Bartolomeo 368 - Giuliano Francesco 363 - Giusti Giuseppe

Gudling 74 - Giovanni di Paolo 339 da Prato 421 - Giuliani Giambattista

Giovanni Gherardo

98, 101, 389, 413, 457, 458, 461, 465, 488, 615, 642 - Gorini Emanuele 48 - Gschel 430, 545, 683 - Goujet 663 Gozzi Carlo 640 - Gradenigo Jacopo 498 - Gradenigo Gian-

girolamo 305 - Grangier Baldassare 497, 505, 525 - Granata Mauro 563 - Grasse Giovanni 65.- Graul -Carlo 541, 544 Gravina Vicenzo 564 - Grazinolo di Bambagliolo 437, 493 Gregoretti Francesco 30, 65, 471, 553, 597, 628, 644, 756, 763 - Grieben Ermanno 684 - Grhman Goffredo 65, 684 Gualdi Antonio 365, 407 - Guarienlo 331 - Guasti Cesare 328, 330, 343, 563 - Guerra Pietro 35, 592, 787 - Guido Fr. da Pisa 493 - Guseck Bernardo 541, 544 - Guzzoni degli Ancarani 573.
Hallan F, Arturo 712 - Hancock Giovanni 406 - Hape 685 - Hartmann G. 787, 789 - Hasse H. G. 97 - Haurau B. 658 - Hegel Carlo 685 - Heigelin Gio. 540 - Heise Teodoro 775 - Hillebrant Carlo 663 - Heroldt Basilio 784 Htler Cost. 707 - Hrwarter Giamb. 540 - Howard Nataniele 497, 527 - Hume Giuseppe 527 - Humel 373.
C.

Idelfonso P. 48 - Imbrian 573 - Ingres Giovanni Domenico 361, 376 - Israeli 580, 712 - Jacopo di Dante 433, 434 - Jageman C. L. 535 - Josqulnio 319 - Justi C. 685.

Kannegiesser 685, 784, 785 - Keil G. 778 - Kirkup Sey388, 400, 700 - Klacztko 663 - Koch Gius. 378 Khler Lud. 685 - Kop J. E. 55, 705 - Kopisch Aug. 541, 636, 645, 685 - Kopitar 771 - Krafft Carlo 26, 685, 784 -

mour

Krone Giulio

706.

Labltte Carlo 65, 345, 505, 514, 580, 657, 663, 664, 670 - Lafayette de Calemard Carlo 664 Lamberti 743 - Lambertini Michele 367 - Lamennais F. 65,

La Farina Giuseppe 579

117, 517, 664 - Lami Giovanni 482, 749 - Lampredi Urbano 573, 771 - Lana (della) Jacopo 431 - Lancia Andrea 437 Lanci Fortunato 35, 307, 571, 577, 589 - Landino Cristoforo 65, 421 - Landoni Teodorico 568 - Landor Savage Gug. 712 Lanfredini 405 - Langer Roberto 363 - Lapi 376 - Larese

Moretti Eugenio 407 - Lasinio Paolo 373, 377 - Ledere Vettore 666 - Le Dreuillc A. 511 - Leight Hunt. 497, 712 - Lemcke Fr. 686 - Le Normant 430, 667 - Leoncavallo Ruggiero 561 - Leoni Carlo 47, 417, 564, 797 - Leopardi Jacopo 413 - Levol Florimondo 517 - Libri Gugl. 246, 587 - Liesske
A. Rob. 686 - Lindner Alberto 789 - Lindschrail 287 - Lioy 212, 247, 273, 276 - Litla Pompeo 65 - Liverati Carlo Er-

INDICE.

809

neslo 367 - Livizzani Ercole 377 - Lombardi fra Baldassare 457, 738, 746, 771 - Lombardi Pietro 400 - Longhena Francesco 590 - Lorenzetli Ambrogio 393 - Lorenzo Pittore Monaco 394, 788 - Lorenzo di Giovanni da Pisa 421 - Lorinl Agramanle 567, 771 - Lowositz Giambattista 686 - Lubin Ani. 26, 30, 617, 643, 649, 773, 789, 790 - Luca di Leiden 789 - Lucchesini Cesare 573 - Lunelli 307 - Luteri 417 Lyell Carlo 26, 713, 784.

Macchiavelli Giovanni Giacomo 377, 743 - Macchiavelii Filippo 745 - Machirelli Odoardo 778 - Maffe Andrea 413 Matei Giuseppe 65, 564 - Magalotti Lorenzo 243, 478, 573 Maggi Pietro Giuseppe 306, 772 - Maggiolo L. Fr. 511 - Magnier Edmondo 667 - Mainardi Tomaso 361 - Malagoli Ercole 483 - Ma la pica Cesare 426 - Mala testa Porta 580 Malatesli Adeodato 368 - Malpagbinls Giovanni 420 - Maiipiero Troilo 313, 418 - Malvezzi Giuseppe 572 - Mamiani della Rovere Terenzio 413, 564, - Mancini Luigi 612 Mancinelli Gius. 361 - Manera P. 426 - Manetli Giannozzo 65,

600 - Manni Domenico M. 305, 496 - Mantegna Andrea 395 Manuzzi Gius. 463, 573 - Marchese P. Vicenzo 329, 334, 337, 338, 339, 343, 645 - Maranghi Amico 400 - Marchetti Giovanni 413, 621, 640, 644 - Marcucc Giambattista 582 Marenco Carlo 418 - Marianni Annibale 368 - Mariani Elisa 379 - Marianno da Tortona 423 - Marini A. 379, 389 - Marini G. 477 - Marinoni Giovanni 567 - Marsigli 365 - Martelli Nicol 573 - Martini Lorenzo 416, 586, 640 - Martin T. 640, 713, 784 - Marzo de Ant. Gualberto 490 - Masin 407 - Massaccio di Ser Giovanni 395 - Massarani 657, 662, 674 - Massedaglia 573 - Massola Giulio 368 - Massoni Papirio 65 - Mauro Domenico 630, 654 - Mazzini Gius. 480 - Mazzoni Jacopo 306, 422, 564 - Mecconi Raimondo 573 - Meinhard 545 - Mehus Lorenzo 597, 715 Melchi Giuseppe 358, 407 - Meli Giuseppe 367 - Mendelsshon 686 - Mercuri Filippo 553 - Merian Giov. Bern. 664 Mesnard M. 519, 522 - Mezzanotte 413, 573, 771 - Micara Clemente 640 - Micchino da Mezzano 493 - Migliara 365 - Milanesi Gaetano 444, 788 - Milesi Rianca 405 Milli Giannina 413 - Min Demetrio 549 - Minich R. Salvatore 606,
47, 51, 103, 257, 267, 269, 452, 454, 559, 588, 604, 650, 658, 682 - Missirini Melchiore 65, 394, 626 Mocchi Giov. 407 - Molbech Carlo 415, 548 - Molinelli P. 670 - Molmenti Pompeo 368 - Molossi 787 - Mondini Gia-

como 368 - Mongeri Giuseppe 406 - MongisT. A. 65, 512Montanari Gius. 564, 573 - Montani E. 564,573,771 - Monlebugnolo Pietro 366 - Montegut Emilio 361, 376, 385, 389, 513, 514, 519 - Monti Enrico 362 - Monti Nicol 361 - Monti Pietro 308, 569 - Monti Vicenzo 32, 248, 251, 252, 254, 255, 274, 458, 461, 564, 748, 771, - Morali Ottavio 743 -

810

INDICE.
-

L. 373 - Morello Pellegrino fi% - Morlacchi Francesco 319 - Morrione Leonardo /il8 - Molell Gaetano 363 - Moulonnet de Clairfons 497, 503 - Mozzi Marcantonio 496 - Mucchio da Lucca 414 Mugna Pietro 690 - Munro A. 363 - Murelo Marcanlonio 496 - Mussafa 790 - Muzzi G. 477 - Muzzi Luigi 478, 573, 598, 642, 771, 776 - Muzzi Gaetano 744 - Miiller A. 704.

Morghen Antonio 360

Morghen

Nannucci Vincenzo 483, 573, 776 - Napione Galeani de Cocconato Giov. 574, 573 - Nardini 399 - Nenci Fr. 376 Nicoletli Paolo 459 - Nicolini Giambattista 325, 329, 336, 345, 414, 564, 573, 749 - Nidobealo e Terzago 450 - Nils Loven 548 - Nonvrai Uguccione 501 - Nordman Giovanni 65, 686 - Notler Federico 686 - Nuli Luigi 373.
Occion Onoralo 679 - Oetlinger Edoardo 65 - Oeynhausen C. 26, 687, 784 - Olenschlger Giov. 704 - Orcagna Andrea 334, 393 - Orelli T. C. 65 - Ottimo (L') 435,619Ottonelli Giulio 496, 573 - Ozanam 95, 102, 206, 216, .225,
430, 523, 582, 669.

Paccini (Maestro) 319 - Palagi Fr. Giuseppe 800 - Palermo Fr. 447, 774 - Palesa Agostino 576 - PanizziA. 480, 757 - Paoletli Antonio 369 - Paradisi Agostino 414 - Paravia Alessandro 426, 564, 771 - Parenti Marcantonio 445, 484, 571, 641, 771 - Parini Giuseppe 564 - Parsons T. 497, 529 - Pascal Emilio 648 - Pasqualigo C. 763 - Passerini Luigi 389, 395, 788 - Patten G. 364 - Paur Teodoro 65, 687 - Pazzi Enrico 391, 404 - Pederzini 32, 771, 772 - Pedrini Bartolomeo 493 - Pellaveri Gaetano 367 - Pellaveri Giuseppe 363 - Pelli Giuseppe 48, 65, 438, 496 - Pellico
414, 418 - Perazzi Luigi 641 - Perazzini Bartolo477, 771 - Perez Fr. 608, 641 - Perticari Giulio 31, 47, 126, 305, 307, 477, 771, 772 - Perticari Costanza 479, 573 - Pessina Enrico 645 - Petrarca Francesco 441 - Pelzholdt Giulio 416, 687 - Pezzana A. 573 - Pezzarosa 671 Silvio

meo

Panciani G. B. 573, 581, 585, 589 - Pialtoli Gaetano 362 Piazza Gaetano 502 - Picei Giuseppe 483, 601, 645, 771 Piccini Balbi Doralice 573 - Picchioni 31, 600, 640, 644, 772 - Piegadi Alessandro 500 - Pierino da Vinci 366 - Pierotto Giuseppe 368 - Pietracqua Luigi 418 - Pietro di Dante 438, 620 - Pietri Pietro 496 - Pievano Antonio di Vado 420 Pivre 789 - Pindemonte Ippolito 476 - Pinelli Bartolomeo 377 - Pinet Claudio 365 - Piper F. 687, 692 - Piroli Tomaso 373 - Pistrucci 373 - Poccetti Bernardo 372 - Pizzo 780 Podesti Francesco 406 - Poggiali Gaetano 457, 741 - Pola Paolo 418 - Polentone Sicco 65 - PoUanzani Giuseppe 416, 684 - Pollastrini Enrico 368 - Polidori 669 - Pollock Ferd. U - Poma Marcantonio 35, 45, 440, 484, 582, 594, 602,

INDICE.

811

641, 645 - Porta Carlo 408 - Porlirelli L. 458, 740 - Postiglione Raffaelle 379 - Pozzetti Pompilio 580 - Preault 405 Priiicigi 65, 754 - Proiidnikoff Michele 600 - Provenzal Aristide 800 - Pucci Camillo 383 - Puymaigre Teodoro 672.

Quadrio Francesco Saverio 564 - Quinet

F. 65, 430, 672, 673.

Raffaelle Sanzio 345, 397, 405 - Raffaelli 581 - Raggio, Sensale 342 - Rambaldi Benvenuto da Imola 47, 423, 445 Rambaldi Giambattista 416 - Rambaldi Domenico 414 Rambelli Gianfrancesco 462, 587 - Ranalli Ferd. 258, 264, 267, 326, 329, 331, 336, 337, 342, 345, 347. 393, 397, 398 Ratisbone Luigi 519, 520 - Rathery E. J. B. 674 - Raumer Carlo 688 - Redi Francesco 65, 235, 573 - Regis Francesco 496 - Reynolds 365 - Renzi A. 477, 573 - Repetti Em. 581, 597, 648 - Reuchliu 97 - Reumont Alfredo 515, 688, 694 Rezza Eugenio 489 - Rlieal Sebastiano 382, 497, 506, 510, 516 - Riccardi del Vernaccia Francesco 573 - Riccardo, Carmelitano 494 - Ricci Stefano 401 - Rcci Teodoro 611 - Ricci Domenico 573 - RidolQ 452, 454, 455, 573 Rietsckel E. 405 - Rigoli Luigi 445 - Rinucci L. Annibale 473 - Rinuccini Filippo 65 - Rio 329, 331 - Rivarol de. 498, 506, 525 - Rizzi Lodovico 367 - Roberti Tiberio 382 Robiola Antonmaria 482 - Robitaille Ab. 667 - Rocco Emanuele 623 - Rogers Carlo Fr. 526 - Roi Pietro 367 Rohmer-Buchner 35 - Romanis 743 - Romani Matteo 472 Ronna A. 483 - Ronto Matteo 393, 493 - Rosa Morando Filippo 476, 496, 507 - Rosenkrans Carlo 689 - Rosini Giovanni 418, 426, 564, 573, 741, 771 - Rosmini 460 - Rossetti Gabriele 414, 459, 464, 632, 641 - Rossetti D. G. 26, 713, 784 - Rossi-Scotti Giambattista 414 - Rossi Bastiano 735 - Rossi Gherardo 771 - Rossignol 692 - Rotondi Pietro 459 - Rottiger Guglielmo 548 - Rousseau Giambattista 540 - Rovatti Giuseppe 414 - Rubi Andrea 418 Rublo Luigi 370 - Ruga 743 - Ruo Giacomo 406 - Ruth Emilio 689, 644, 790 -

Sabatelli Giuseppe 364, 376 - Sabatini G. F. 418 - Sacchi Defendente 65 - Sacconi Carlo ed Antonio 800 - Saint Mauris Vettore 517 - Salfi Aurelio 65, 564 - Salutati Coluccio 65, 564 - Salvini Antonmaria 496, 574 - Sanesi Nicol 407 - Sanleonini Francesco 496 - Sarto (dal) Andrea 598 Sassetti Filippo 496 - Sauro Giovanni 391 - Saviozzo di Siena 414 - Seal vini Giovita 481 - Scarabell Luciano 442 - Scaramuzza Francesco 349, 365, 586 - Sceviref Rubini 549 - SchelTer Ary 362, 364 - Schelling 117, 642 - Schenardi 585 - Schlegel 26, 98, 414, 693 - Schlosser C. F. 492, 694, 707 - Schraiber Ggl. 97 696 - Scolari Filippo 30, 46, 60,

812

INDICE.

354, 477, 581, 641, 771, 772, 776, 796 - Selmi Francesco 468, 575, 768, 790 - Selvatico Estense P. 329, 330, 336, 381 Semproni Giov. Leone 418 - Serassi Pietro Antonio 65 -

Sereno Costantino 365 - Seravalle (di) Giovanni 425, 494 Sestini Bartolomeo 418 - Sicca Angelo) 758, 771 - Signol Emilio 361, 399 - Signorelli Luca 341, 396, 533 - Silvestri Gius. 574 - Simone Maestro di Siena 414 - Simpson 533,
- Smania Michelangelo 800Smergiassi del Vasto Gabr. 367 - Solitario, (A. F.) Studio un 473 - Solitro Giulio 571, 643 - Sordo Alessandro (li 564 - Sorio P. Bartolom. 454, 565, 566. 582, 589, 591, 596, 763, 796 - Speroni Sperone 496, 564 - Spilorno B. 574 Squario Gabrielle 473 - Stigliani Francesco Tomaso, 574 Stiorre I. 410 - Stradano Giovanni 269, 372 - Stefano, frate 494 - Straforalo G. 527, 529,530, 531, 532, 533 - Streckfuss Carlo 536, 544, 697 - Strocch Dionigi 307, 574, 648 - Strozzi Alessandro 574 - Strozzi Giovanni 574 - Sturler Adolfo 383 - Suzzi Celestino 563.

731-Sismondi Sismondo 675

587

Taddei Rosa 414 - Taeffe A. 497, 528 - Tagliazucch - Taillandier S. Renato 103, 297, 430, 453, 505, 510,

516, 519, 520, 526, 527, 533, 540, 548, 549, 551, 637, 659, 659, 663, 672, 675, 690, 691, 703 - Talentone Giovanni 574 Talia P. Giambattista 481 - Tamburini Giov. 446, 756 Tanci Mario 475,574 - Targoni Tozzelti 234, 236, 238, 239 Tartarotti Girolimo 496 - Tarver J. C. 409 - Tasso Torquato 481, 564, 748 - Tasso Francesco 368 - Tassoni Alessandro 481 - Taverna Giuseppe 574, 641 - Tedaldi Pietraccio 414 - Teglia (del) Bartolomeo 423 - Telani Giuseppe 553 - Teodorani E. 583 - Terasson Enrico 408 - Terzago Guido 450 - Testa Francesco 500 - Tiepolo Jacopo 496, 799 - Tintoretto Jacopo 347 - Tiraboschi Girolimo 65 Theiner 35, 585 - Thouar Pietro 35, 552 - Todeschini Gius. 570, 771 - Tommaseo Nicol 30, 35, 48, 85, 86, 315, 318, 340, 439, 465, 469, 501, 518, 524, 645, 652, 653, 749, 754, 763 - Tomaselli Albano 407 - Toncini ... 370 - Tonini L.

Giovanni Enrico 495 - Topn Ippolito 522 587 - Torelli Serafino 415 - Torelli Pomponio 496 - Torri Alessandro 416, 570, 642, 773, 775 Torricelli Fr. Maria 34, 483, 564, 582, 585, 603, 604, 605, 646, 648 - Torti Francesco 564 - Toscani Giovanni 288 Trevisan Gaetano 648 - Trezza G. 585 - Triben Ermanno 430 - Trifoni Gabriele 496 - Triqueti Enrico 361 - Trissino Fr. 459 - Trivulzio 27, 32, 772 - Troya 49, 51, 53, 57, 58, 90, 558, 579, 644 - Tucci Martelli Antonio 495.

574

- Tonsi (de)

Torelli

Gius.

482,

Ubaldini Federico 496 - Ugurgioni Cecco

Meo 493

Dima

Beniamino 364.

IISDICE.

813

Vaccolini Domenico 242, 244, 24G, 574, 587, 772 - Valaporla Francesco 367 - Yandima 549 - Yaneltl Valerano 556 - Vanni Cosimo 579 - Yan micci Alto 448, 457, 502, 579, 656 - Yanozzi 580 - Yarchi Uonedelto 422, 495, 574

Yasari Giorgio 331, 336, 342, 344, 371, 393, 394, 396,398Vecchioni Carlo 564, 641 -Vedovali Filippo 616 - Yegezzi lUiscalla 523 - Yegni G. 652 - Vcllulello Alessandro 65, 453, 600 - YenUira Giov. 578 - Yenluri Pompeo 456 Yenturl Pietro 51, 581, 589, 597 - Yerali B. 574 - Yernon Waren Giorgio Giov. 434, 444, 459, 713, 756, 768 - Yero Ausonio 799 - Yertuno Achille 368 - Viani P. Bonaventura 771 - Yibert Giulio 399 - Yidal Gaetano 548 - Yillaerl 319 - Villani Filippo 65, 420, 494 - Yillardi Francesco 414 - Yillegas Ferdinando 547 - Yillemain 520, 675 - Viilena Marchese di (D.Enrico di Aragona) 547 - Vinci Leonardo 342 - Yiroilay 520 - Viviani Enrico 478, 747, 771, 772 - Yogel de Yogelstein Carlo 351, 353, 363, 367, 369, id. 382, 697 - Vogelwoide di Gualtiero 96 - Yollo Benedetto 415 - Yolpi G. 4o5, 736 - Yolpicelli 250 - Yon Adolfo
379.

Wagner Adolfo
522
-

Watelel 509

65, 697, 771 - Wailly Leone 374, 385, - Wegele Francesco 698, 760 - Wesley

533

Tomaso 497, 532 - Wezer Corrado 704 - Wilchie Giuseppe - Wild 388 - William OUlev 371 - Winlerling 789 Wismavr Giuseppe 65, 699 - Wi'ss G. 706 - Witte Carlo
30, 48,' 51, 60, 438, 502, 542, 598, 599, 634. 694, 699 704, 759, 771, 772, 775 - Wright Tomaso 528, 580, 713.

Zaccheroni Giuseppe 574, 752 - ZalTarini Federico 368Filippo 654 - Zambusi Confortini Lucia 415 Zanella Jac. 771 - Zanetti Bonzino 407 - Zanobi Canovai 367 - Zanobi da Strada 493 - Zanni de Ferranti Aurelio 486, 564 - Zannini Giamb. 418 - Zappa Gius. 603 - Zappert Giorgio 692 - Zappoli A. 415 - Zauli Sejani Ifigenia 415 Zeloni C. 65, 676, 784 - Zeviani G. B. 574 - Zinelli Fed. 35, 585 - Zingarelli Nicol 319 - Zoncada A. 768 - Zolli Romualdo 459, 600 - Zolli Raffaelle 554 - Zucchero Fede-

Zamboni

INDICE GENERALE

Specchio cronologico della vita di Dante avvenimenti contemporanei e di quelli che prepararono il suo secolo, con osservazioni critiche intorno alle opere del Poeta e alla loro pubblicazione Biografi ed Elogisti di Dante Carattere morale di Dante
Alligliieri, e degli

65
66

Gentilezza ili animo. Amore al vero: Freno all'ingegno. 72. Gratitudine a' benefizii. 72. - Confessione deife proprie colpe. 73. - Tempera di Dante. 74. - Amore di patria.

Amore.

G6. 71. -

Sua fede

nell' amicizia. 71. -

Suo esigilo. 75. - Dante Cristiano. 81. - Devozione affettuosa a Maria Vergine e a S. Lucia. 84. - Ritratto. 86.
Politica di

Dante

88

Prlncipii politici. 88. - Se Dante sia siato ghibellino. 97. - I diritti dei popoli e delle nazioni non si prescrivono. 105. - Altri canoni politici. 105. - Dei Re, e

de' loro ministri dei popoli. 107.

come debbano condursi

nel governo

Degli studi di Dante e del concetto che avea del proprio ingegno e delle sue opere 111 Rrunello Latini gli fu maestro. lU. - Ardore che
aveva
di

avanzare negli studi- tll.

Grandezza e

dif-

ficolt del

tema assuntosi. 114.


118.

Suo amore

alla lin-

gua volgare.

di letteratura L'Arte. 120. - Ogni arte ha i suoi confini. 122. Dello Stile. Difficolt dell'espressione. 123. - Il dar colore e forza alle idee col suono della parola uno dei uecessarii requisiti dell'arte. 124. - Studio dei Classici. 125. - Necessit dello studio per conseguire l'abito dell'arte e della scienza. 127. - Modo di procedere nel rintracciare la verit e neirac(iu!Sto delle

Ammaestramenti

121

INDICE GENERALE.
cognizioni. 130. - Poesa. Definizione della poesa. 132. Materie da irallarsi colla poesia. 132. - Stile sublime. 132. - Scienza e dottrina necessaria al poeta. 132. Scelta dol subbietto. 133. - Eloquenza. 133. - Esordio. 134. - Confutazione. 134. - Argomentazione. 135. Grammatica. 136. - Traduzioni. 136. - Conienti. 137. Letterali venali. 137. - Giudizio dell'opere. 137. - Rispetto reciproco tra cultori di un arie medesima, tra gli uomini di lettere. 138.

S15

Filosofia di Dante Lodi della Filosofia. 139. - Desiderio della scienza. La scienza non si deve nascondere ma comunicare. 140.
Il

139

Vero

142

Fuori di Dio non si spazia nessun Vero. 142. - L'uomo appassionato non n vero n giusto estimatore di se e delle cose. 143. - Diflidenza dei sensi nei nostri

giudizi. 146.

Cosmologia Dantesca
Metafisica e Psicologia
Generazione umana. 149. - Opinione di Aristotile e dei Peripatetici. 149. - Di Avicenna, di Aigazel, di Pittagora e di Aristotile. 150. - Immortalit dell'anima. 150. - Dell'Amore. 154. - Dottrina sull' influsso degli astri. 156. - Libert umana. 157. - Dell" idee. 158.

147 149

Fenomeni che precedono accompagnano


e seguono
il

sonno e

il

sogno

Filosofia

Morale

159 160

Nobilt e grandezza dell' uomo. - Suo fine. - Vita umana che cosa sia. - Della vita speculativa e contemplativa. 161. - Vanit delle cose umane. 165. - Virt: in essa ogni vero bene ed ogni vera grandezza. Rende l' uomo felice e libero: come se ne acquisti l'abito. Cammino della virt. 166. - Dell' api)elilo sensitivo: debbe ubbidire alla ragione: gli appetiti viziosi, ove a tempo si domino, possono cangiar natura. 169. - Come si debbano comballere e vincere le passioni. 170. - Gradi
diversi del male. - (ienesi delle passioni. 171. - Della Superbia. 173. - Dell" Invidia. 173. - Dell'Ira. 175. - Dell'Accidia. 175. - Dell'Avarizia. 175. - Della Gola. 187. Deirincontinenza. 177. - Prultezza del peccalo. 178.El dell'uomo. - La vita nostra un rammino variabile, secondo il variar dell' et, che richiede studi e operazioni diverse. 179. - Riverenza a' Maggiori ed ai Maestri. 182. - Della Bellezza si fa manifesta massimamente nella faccia, ma disfavilla negli occhi e nella
:

bocca. 183.

Portamento esteriore. 18i.

Della

Dona:

816

INDICE GEISERALE.

sua bellezza; quanto pi semplice pi bella. Inverecondo vestire. Doti di che debbe andar fornita una donna. Pudore. Paura del disonore. Innanzi a donna non si tengano parole men che oneste. A chi debba la donna concedere i suoi affetti. 185. - Vergogna e Verecondia. 187. - Amore. 188. - Amicizia. 189. - Consiglio e Consigliere. 191. - Prudenza. 192. Pusillanimit. 193. - Fortezza nelle sventure. 193. Del Tempo: buon uso del Tempo. 193. - Del Parlare.

Lode e disprezzo di s stesso. - Lode d'alCompagni cattivi. 196. - Del buono e del cattivo esempio. 196. - Perdono a' nemici. 197. - Della
194.
trui. 193. -

Nobilt. 197. - Delle Ricchezze. 198. - Delle virt caritative: Piet: Misericordia: Beneficenza: Larghezza. Di una sorta di larghezza detestabile. 200.

Dottrine Teologiche
Della Ragione e della Rivelazione. 202. - Misterj. 204. Della creazione. 205. - Degli Angeli e della loro caduta. 205. - Depravazione della creatura. 207. - Della Redenzione. 208. - Prescienza di Dio. 209. - Giustizia dei giudizj di Dio. 209. - Della Grazia- 209. - Virt cardinali e teologali. 210. - Della Fede. 210. - Della Speranza. 211. - Della Carit. 212. - Il Peccato. 213. Confessione sacramentale: doti di un buon Confessore. 213. -Santificazione delle Feste. 216. - Efficacia della preghiera. 216. - Digiuno. 217. - Volo. 217. - Culto delle sacre imagini. 217. - La Chiesa Cattolica. 218. Ss. Scritture. 218. - Dell'anima disciolta dal corpo. 219. - Purgatorio. 220. - Inferno. 221. - Eternit delle pene dell' Inferno. 222. - Paradiso. 223. - Necessit di meditare novissimi per l'acquisto della virt. 225. Risurrezione dei corpi. 225.
i

201

Del Romano Pontefice


Ordini Religiosi Cognizioni Scientifiche
-

Fisiologia

226 232 234

Piante criptogame. 234. - Maturazione delle frutta. 235. - Azione della luce e del sole sui fiori e sulla vegetazione. 236. - Funzioni della vegetazione. 237. Circolazione delle piante. 238. - Natura delle piante. 238. - Classificazione dei vegetabili. 239. - Coltivazione
delle piante. 239.

Fisica
Neve. - 240. Piogi-ia. 240.
-

240
Nebbia - Neve
-

Venti -

Tremuoto

- Tuono 241. - Folgore. 242. - Acqua e fiumi. 242. - Flusso e riflusso del mare. 243. - Bussola. 243. - Luce 243. - Arco baleno. 245. - Pareglio. 246. -

1^'DICE

GENERA LB.

817

Attrazione universale. 247. - Antipodi. 248. - Grandi cataclismi mondiali. 249.

Matemtiche e Geometria
Dell'Aritmetica. 231. - Della Geometria. - Del Cerchio. 252. - Tetragono. 2o3. - In un triangolo non possono contenersi due angoli ottusi. 254. - L'angolo d'incidenza eguale all'angolo di rillessione. 264. - Linea perpendicolare. 254.

251

Astronomia
Diverse et del giorno, dal primo albeggiare al pi fitto della notte, dipinte con vaghezza di colori presi dall'astronomia. 255. - Sole. 263. - Diametro del Sole. 265. - Luna: Teorie del poeta sulle macchie lunari. 265. - Aurora Lunare. 266. - Alone lunare.
267. - Costellazione della Crociera. 268. - Le tre stelle vespertine. 269. - Venere. 270. - Mercurio. 271. - Marte. 271. - Saturno. 272- - Giove. 272. - Stelle. 272. - Via Lattea. 273. - Il Sole sull'Equatore al punto degli cquinozii. 275. - Zodiaco. 275. - Luce Zodiacale. 275. Errori astronomici. 276. - Errori geografici. 278.

255

Medicina
Medici ricordati. 280. - Della generazione. 280. - Del cuore e del sangue. 283. - Del cervello. 284. - Del passo. 284 - Del cibo. 285. Febbre. 286. - Macilenza. 286. - Idrope o Ascile. 286. - Etisia. 287. - Epilessia. 287. - Scabbia. 288. - Malattia d' occhi. 288. - Pazzia. 289. - Pestilenze e luoghi miasmatici. 289. - Assidederazione. 290. - Paura e patemi d'animo. 290.

280

Giurisprudenza Dantesca e specialmente 292 penale


La Legge. 292. - Dell'imputabilit. 297. -Della pena. 299.Del Giudice. 302. - Del giuramento. 304.

Cognizioni Poliglotte
la Musica Storia della Musica. 309. - Lodi della Musica. 311. 311. - Musica nel Poema. Tutta la Divina Comedia piena di musica e di armonia. 313.

Dante e

305 309

della espressione. 422. - Fine dell'Arte. 322. -Inspirazione. 323. - Dell'arte cristiana. 323. - Potenza artistica dei poeta. 324. - Potenza degli artisti. 327. - Del colorilo. 327. - Del modello. 327. - Luce necessaria ad una pittura. 328. - Capolavori degli artisti. 328.

Musicografia della Divina Comedia Dante e le Belle Arti Storia dell'Arte. 320. - Dell'Arte. 32L - Difficolt

319 320

818

INDICE GENERALE.

Influenza di Dante sulla poesia delP arte


della sua nazione
Gioito. 320. - Guariento. 331. - Buffamalco Buonamico. 332. - LorenzelU Ambrogio. 333. - Orcagna Andrea. 334. - Bartolo Taddeo. 336. - Fra Giovanni da Mugello. 336. - Giovanni di Paolo. 339 - Domenico di Michelino.

329

342. - Signorelli Luca. 341. - Leonardo da Vinci. 342 Raggio, sensale. 342. - Fra Bartolomeo di S. Marco, ossia Baccio della Porta. 342. - Buonarotti Michelangelo. 243. - Raffaello Sanzio d'Urbino. 345. - Tintoretto Giacomo. 347. - D'Empoli Giacomo. 348. - Cornelius Pietro. - Cook Giuseppe. 349. - Scaramuzza Francesco. 349. - Vogel de Vogelstein Carlo. 351. - Bertini Giu-

seppe. 354. - Bigioli Filippo. 357.

Tele, Affreschi e Sculture,

il

cui soggetto

fu preso dalla Divina

Comedia

360

Disegni, Illustrazioni ed Incisioni del Di-

vino

Poema
ed

Ritratti, Statue

altri dipinti

370, 787 riguardanti

Dante Allighieri 388, 788 Dipinti riguardanti la vita di Dante Allighieri 406, 789
Incisioni

408
409, 789
poetici in onore dell' Alli-

MedagUe
Componimenti
ghieri

drammatici

41 415, 789

Soggetti inspirati dalla Div. Comedia 418 Lettori della Divina Comedia 418, 789 Comentatori 431, 790

Comenti parziali Cementi in corso Comenti inediti


Traduttori

di

stampa

475 490 493

Traduzioni in dialetto. 498. - Latine. 498. - Francesi. 305. - Inglesi. 526. - Tedesche- 535, 791. - Spagnuole, Casllgliane, Catalane. 547. - Svedesi e Danesi. 548. Russe. 549.

Bibliografia Dantesca Italiana


Vita del Poeta, o ricerche intorno la sua vita. 552.Studi critici. 560. - Studi sul Testo, filologici ed illu-

552

1^D1CE GENERALE.
mirativi. 564.

819
o voce

- Illusiralori

di

qualche verso

della Divina Comedia. 573. - Illustrazioni storiche. 574. - Dell'originalit del Divino Poema. 580. - Storia del Poema. 581. - Del Cattolicismo di Dante. 581, 796Filosofia. 585. - Cognizioni scientifiche, fisico-matematiche. 587. - Giurisprudenza. 587. - Cognizioni Mediche.

587. - Cognizioni Astronomiche. 588. - Itinerario della Divina Comedia. 589. - Del sito e della figura dell'Inferno. 594, 791. - Lettera di Frate Ilario. 597. - Lettera di Dante a Cangrande. 598. - Allegoria del poema. 600, 792. - Dei Simboli della Divina Comedia. 641. Del Veltro. 644, 796. - Della Matelda. 648.

Bibliografia Dantesca Francese

655, 791

Alemanna
Codici pii\ Edizioni principali Edizioni degne di menzione in corso di
Inglese illustri della Div. Comedia

677 708 714 729

stampa 763, Benemeriti dell'emendazione del Testo Benemeriti dell' Opere Minori. Serie delle Edizioni dell'Opere Minori
Della Vita Nuova. 777. - Del Convito. 780. - Della Monarchia. 781. - Dell'Eloquio Vulgare. 782. - Delle
Epistole. 783.

800
771 771 777

Traduzioni

dell'

Opere Minori

Supplemento
Indice delle persone ricordate nel presente

784 786
803 814

volume
Indice generale

PQ
U'?>U

Terrazzi, Giuseppe Jacopo Manuale dantesco

V.2

PLEASE

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THIS

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LIBRARY

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