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LE SEZIONI CONICHE E LE LORO APPLICAZIONI

Sezione conica Wikipedia

Tipi di sezioni coniche: i piani, intersecando il cono, descrivono una circonferenza (in giallo), unellisse (in rosso), una parabola (in blu) e uniperbole (in verde) In matematica, e in particolare in geometria analitica e in geometria proiettiva, con sezione conica, o semplicemente conica, si intende genericamente una curva piana che sia luogo dei punti ottenibili intersecando la superficie di un cono circolare retto con un piano. Le sezioni coniche sono state studiate accuratamente in epoca ellenistica, in particolare da Menecmo ed Apollonio di Perga intorno al 200 a.C.; questi diede anche i nomi tuttora in uso per i tre tipi fondamentali di sezioni coniche: ellisse (la circonferenza ne un caso degenere), parabola e iperbole.

Tipi di sezioni piane di un cono


Si consideri il cono circolare retto costituito dalle rette generatrici, che con il suo asse, formano un angolo di ampiezza . Si tenga presente che i punti del cono si tripartiscono in tre sottoinsiemi: uno costituito solo dal suo vertice e due sottoinsiemi separatamente connessi dette falde o nappe. A seconda del tipo di piano che interseca il cono si hanno due tipi di curve: le cosiddette non degeneri e le degeneri. Per quanto riguarda le prime si pu avere: lellisse, ottenuta intersecando il cono con un piano, che con il suo asse formi angoli maggiori di e minori o uguali a /2; ciascuna di tali intersezioni appartiene a una sola delle due falde del cono ed una curva chiusa; la circonferenza, a sua volta caso particolare di ellisse ottenuta dallintersezione del cono con un piano perpendicolare al suo asse, e anchessa curva chiusa; la parabola, ottenuta per intersezione del cono con un piano parallelo a una delle sue rette generatrici (in questo caso langolo formato con lasse della conica esattamente uguale a ); ogni parabola appartiene a una sola delle falde del cono e non una curva chiusa; liperbole, ottenuta per intersezione del cono con un piano che formi con il suo asse un angolo inferiore a ; anche liperbole una curva aperta e, siccome il piano interseca entrambe le falde del cono, essa si bipartisce in due sottoinsiemi connessi detti rami della conica. Le cosiddette coniche degeneri si ottengono, invece, per intersezioni con piani passanti per il vertice del cono: il punto, ottenuto per intersezione del cono con un piano che formi con il suo asse angolo superiore a ; nella fattispecie, il punto altro non che il vertice di detto cono; la retta, ottenuta per intersezione del cono con un piano che formi con il suo asse un angolo pari a

; la retta ottenuta una delle generatrici del cono; una coppia di rette, ottenute per intersezione del cono con un piano che formi con il suo asse un angolo inferiore a ; tali due rette si incontrano al vertice del cono e sono bisecate dalla retta ottenuta per intersezione del piano secante con il piano a esso ortogonale e passante per lasse del cono.

Eccentricit
Una definizione alternativa delle sezioni coniche parte con un punto F (con il ruolo di fuoco), una retta L (la direttrice) non contenente F e un numero non negativo e (leccentricit). A tali enti si fa corrispondere la sezione conica consistente in tutti i punti la cui distanza da F uguale al prodotto di e per la rispettiva distanza da L. Per 0 < e < 1 si ottiene unellisse, per e = 1 una parabola e per e > 1 una iperbole. Per una ellisse e una iperbole si possono assumere due coppie fuoco + direttrice, ciascuna fornendo la stessa intera curva. La distanza del centro dalla direttrice a , dove a denota il semiasse maggiore dellellisse, oppure la distanza del centro da ciascuno dei punti di distanza minima delliperbole. La distanza del centro da un fuoco f . Nel caso della circonferenza e = 0 e si deve immaginare la retta direttrice a distanza infinita dal fuoco (retta allinfinito del piano). Questo caso non si pu trattare a partire dalla richiesta che la circonferenza sia il luogo dei punti la cui distanza dal centro sia e volte la distanza da L, in quanto si avrebbe una forma indeterminata della forma zero per infinito; questo caso va trattato come caso limite di ellissi. Si pu dunque affermare che leccentricit di una sezione conica dia una misura di quanto essa si allontani dallessere circolare. Per una data lunghezza del semiasse maggiore, quanto pi si avvicina a 1, tanto pi piccolo il semiasse minore.

Applicazioni
Le sezioni coniche sono importanti in astronomia: le orbite di due corpi (con masse elevate) che interagiscono secondo la legge di gravitazione universale sono sezioni coniche rispetto al loro comune centro di massa considerato a riposo. Se tra di loro si esercita una attrazione sufficiente, entrambi percorrono unellisse; se lattrazione reciproca insufficiente si muovono con la possibilit di allontanarsi illimitatamente percorrendo entrambi parabole o iperboli. Si veda in proposito problema dei due corpi. In geometria proiettiva le sezioni coniche nel piano proiettivo sono considerate equivalenti, nel senso che possono essere trasformate luna nellaltra mediante una trasformazione proiettiva. In epoca ellenistica la conoscenza delle coniche permise la costruzione di specchi parabolici, forse applicati in attivit belliche (v. Specchi ustori) e nella costruzioni di fari di grande portata (v. Faro di Alessandria).

Derivazione della parabola


Si ottiene una parabola quando la pendenza del piano P uguale alla pendenza delle generatrici del cono. In questo caso gli angoli sono complementari.

Derivazione dellellisse

Si individua unellisse quando la somma degli angoli e inferiore ad un angolo retto: In tal caso la tangente della somma dei due angoli positiva. .

Derivazione delliperbole
Lintersezione del cono con il piano P fornisce uniperbole quando la somma degli angoli e un angolo ottuso, maggiore di un angolo retto. La tangente di un angolo ottuso negativa e tutte le disuguaglianze trovate per lellisse vengono cambiate nelle loro opposte. Quindi si ottiene

Le sezioni coniche nella rivoluzione scientifica: le orbite dei pianeti


Linteresse per sezioni coniche non si limita per a queste propriet, per quanto importanti. Esse infatti entrano nella soluzione di problemi scientifici che hanno determinato quella che stata chiamata la rivoluzione scientifica. Nei Discorsi e Dimostrazioni matematiche sopra due Nuove Scienze, G. Galilei (1564-1642) dimostr che la traiettoria di un proiettile una parabola. Il ragionamento di Galileo pressappoco cos. Vediamo prima di tutto quello che succede di un corpo che cade verticalmente. Allinizio il corpo fermo. Nel primo istante del moto, la gravit del corpo gli comunica una certa velocit. Nel secondo istante, il corpo riceve un secondo grado di velocit uguale al precedente, che viene sommato con il primo, nel terzo un ulteriore grado di velocit, e cos via. Di conseguenza, il corpo avr acquisito nella caduta libera tanti gradi di velocit quanti sono gli istanti passati dallinizio della caduta; in altre parole, la velocit proporzionale al tempo. Se riportiamo in un grafico questo andamento della velocit, al tempo t = AB il corpo avr acquisito una velocit v = BC, proporzionale a t: v = gt. Lo spazio y percorso nel tempo t sar rappresentato dallarea del triangolo ABC, di base AB e altezza BC, e dunque sar uguale al prodotto della base per met dellaltezza: y=1/2 gt2. Vediamo ora cosa succede se il corpo lanciato con una certa velocit iniziale, e supponiamo per semplicit che venga lanciato orizzontalmente con velocit v. Poich la forza di gravit diretta verticalmente, essa non influenzer il moto orizzontale, che si svolger con velocit costante v. Nel tempo t il corpo percorrer dunque uno spazio orizzontale x = vt. Daltra parte la forza di gravit produrr un moto verticale secondo la legge y = 1/2 gt2. Se si ricava t = x/v dalla prima relazione e si sostituisce nella seconda, si ottiene lequazione y=(g/v2) x2 che rappresenta una parabola. Se poi volessimo capire meglio perch larea del triangolo ABC d lo spazio percorso nel tempo t, potremmo ragionare cos. Fissiamo in AB un intervallo di tempo DE, e consideriamo un corpo che in questo intervallo si muove alla velocit minima DF. Lo spazio percorso da questo corpo minore di quello passato dal primo nello stesso tempo, ed dato dal prodotto della velocit DF per il tempo DE, e dunque dallarea del rettangolo DEGF. Allo stesso modo, un corpo che si muove alla velocit massima EH percorrer nel tempo DE uno spazio uguale allarea del rettangolo DEHI, maggiore dello spazio percorso dal grave in caduta libera. Dividiamo ora il tempo AB in tanti intervalli. Lo spazio percorso dal grave che cade sar maggiore dellarea della figura a scala interna al triangolo ABC, e minore dellarea di quella estern a. Aumentando il numero degli intervallini, potremo far s che queste due figure si avvicinino sempre di pi al triangolo; dovendo essere sempre compreso tra le aree delle due figure, lo spazio percorso dal grave non potr che essere uguale allarea del triangolo ABC. In conclusione, di un proiettile che viene lanciato con una certa velocit descrive una traiettoria a forma di parabola, almeno finch la velocit iniziale abbastanza piccola da poter trascurare la resistenza dellaria. Ci vero ad esempio per un sasso lanciato a mano o con una fionda, e con qualche approssimazione per proiettili lanciati da un mortaio. Se invece si tira con un cannone, la traiettoria sar modificata sensibilmente dalla resistenza dellaria, assumendo una forma pi tozza, ben nota ai bombardieri del cinquecento. Immaginiamo ora di tirare dei sassi con una catapulta, o di sparare dei proiettili con un mortaio (che spara sempre con la stessa forza). Le traiettorie dei proiettili saranno diverse a seconda della

direzione del tiro, ma avranno tutte la forma di una parabola. Variando linclinazione del pezzo, possiamo colpire bersagli differenti, sia a terra che in volo, purch non siano troppo distanti; la distanza massima quella che si raggiunge tirando con uninclinazione di 45 gradi. Ci si pu allora chiedere: quali punti possiamo raggiungere? oppure, visto dallaltra parte: dove ci si deve mettere per essere sicuri di non poter essere colpiti? La zona raggiungibile costituita dai punti del piano per i quali passa almeno una delle curve percorse dai proiettili sparati a diverse angolazioni. La curva che la delimita si chiama inviluppo delle curve date. Nel nostro caso essa ancora una parabola, che si chiama parabola di sicurezza. Un altro problema in cui le sezioni coniche hanno costituito la chiave per giungere a una soluzione quello delle orbite dei pianeti. Gli antichi avevano immaginato un sistema in cui la terra era al centro delluniverso, con il sole, la luna e i cinque pianeti conosciuti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) che le ruotavano intorno. In questo sistema, delle orbite circolari non possono accordarsi con le osservazioni, per cui si era escogitato un sistema di epicicli, cio di cerchi ruotanti sopra altri cerchi, con i quali si riusciva a prevedere i moti celesti con buona approssimazione. Lintroduzione del sistema copernicano, con il sole al centro del mondo e la terra e i pianeti ruotanti in orbite circolari, non aveva migliorato di molto la descrizione dei fenomeni, che richiedevano ancora la considerazione degli epicicli, al punto che i vantaggi astronomici derivanti dalladozione del nuovo sistema non erano cos forti da aver la meglio sui pregiudizi filosofici che militavano a favore del vecchio. Daltra parte ambedue le fazioni rimanevano ancorate allidea di orbite circolari, che sembrava evidente per una serie di ragioni che oggi possono aver perso la loro efficacia, ma che agli inizi del seicento sembravano solidissime. Una di queste era largomento di Aristotele: corpi sempli ci hanno movimenti semplici; ora i corpi celesti sono semplici e dunque si devono muovere del moto pi semplice possibile, dunque secondo unorbita circolare. E se anche, come Galileo, si rigettavano argomentazioni di questo tipo, cerano altre ragioni per non uscire dalla circolarit. Galileo partiva dalla considerazione che il moto di un grave su un piano inclinato va accelerandosi se si svolge in discesa, cio se il corpo si avvicina al centro dei gravi, mentre ritarda in salita, e rimane uniforme su un piano orizzontale, dato che su di esso il mobile non si avvicina n si allontana dal centro della terra. In realt, diceva Galileo, questo vero perch il piano molto piccolo in paragone al diametro terrestre; se invece si ragiona su scala molto grande, la superficie di inerzia, quella cio sulla quale non si ha accelerazione, non un piano ma una sfera col centro nel centro di attrazione, dato che solo su questa il grave resta sempre alla stessa distanza dal centro. Siccome poi il moto dei pianeti si ripete sempre uguale, senza evidenti accelerazioni o decelerazioni, ne risulta che la loro orbita si svolge su una linea circolare, con centro nel sole. Infatti solo cos potr essere salvaguardata luniformit e la stabilit delluniverso. Si capisce dunque come dovesse essere difficile anche immaginare movimenti diversi dai circolari, e quale sforzo intellettuale richiedesse un cambiamento di punto di vista cos piccolo, come passare da un cerchio a unellisse. Questo passo viene compiuto, non senza fatica, da G. Keplero (1571-1630), che scopre che lorbita di Marte unellisse, un risultato che diventer pi tardi una delle sue tre famose leggi: I pianeti percorrono orbite ellittiche con il sole in uno dei fuochi. Cinquantanni pi tardi, I. Newton (1642-1727) dimostrava le tre leggi di Keplero sulla base della sua dinamica, nella sola ipotesi che la forza di attrazione fosse inversamente proporzionale al quadrato della distanza. Si pu dire che solo dopo la dimostrazione newtoniana lipotesi copernicana e le leggi di Keplero vennero accettate da tutti gli studiosi. Doveva passare ancora pi di un secolo prima che il Dialogo dei massimi sistemi di Galileo venisse tolto dallindice.

Le coniche, Archimede e gli specchi ustori.


Una delle tante invenzioni attribuite ad Archimede quella degli specchi ustori : grandi lamine concave di bronzo che erano in grado di concentrare i raggi solari e bruciare a distanza le navi romane. Anche in questo caso, per, incerta la veridicit della notizia. Per secoli non siamo pi stati in grado si realizzarli, per cui lecito pensare che questo argomento faccia parte della leggenda, anche se Plutarco ce ne parla nei suoi scritti. Lidea alla base della costruzione degli specchi ustori que lla di usare una superficie riflettente che raggruppa in un punto (detto fuoco) i raggi che raggiungono lintera area (concetto anche alla base delle centrali solari). Tutto ci permetterebbe di incendiare un materiale infiammabile posto esattamente nel fuoco. La forma pi semplice per tali specchi un paraboloide di rotazione ottenuto facendo ruotare una parabola attorno a un suo asse. Questa conica, infatti, dotata di un fuoco tale che i raggi paralleli allasse (come possono essere considerati i raggi solari, essendo il Sole molto distante da noi) passano tutti per il fuoco stesso. Il fuoco dipende dalla curvatura, quindi se si vuole bruciare lontano, lo specchio deve essere relativamente piatto.

Menecmo e le coniche
Menecmo (380 a.C. ca. 320 a.C. ca.) stato un matematico greco antico, studioso di geometria. Egli nacque probabilmente ad Apeconesso, localit della Tracia che oggi fa parte della Turchia, ed noto per la sua basilare scoperta delle sezioni coniche e per aver data una soluzione a quello che allora era un annoso problema: quello della duplicazione del cubo; per farlo egli si serv della parabola e delliperbole. Ci sono poche fonti dirette sulle opere di Menecmo: si sa in particolare della sua amicizia con il filosofo Platone. Egli studia le sezioni coniche ed il primo a mostrare che ellissi, parabole ed iperboli si possono ottenere tagliando un cono con un piano non parallelo alla base. Si ritiene, in generale, che non sia stato Menecmo ad inventare i nomi di parabola ed iperbole; si riteneva piuttosto che queste fossero state inventate da Apollonio pi tardi. Tuttavia, recenti scoperte riguardanti Diocle mostrano che i nomi di parabola e iperbole siano state usate prima di Apollonio. Menecmo ha fatto le sue scoperte sulle sezioni coniche mentre stava cercando di risolvere il problema di individuare il lato di un cubo avente volume doppio di un cubo dato (problema della duplicazione del cubo). La soluzione data da Menecmo descritta da Eutocio nel suo commentario allopera di Archimede Sulla sfera e il cilindro. Lopera di Menecmo sulle sezioni coniche nota essenzialmente grazie ad un epigramma di Eratostene e alla scoperta di suo fratello Dinostrato del metodo che si serve della quadratrice per costruire un quadrato di area uguale ad un cerchio dato (cio per la scoperta di un procedimento per risolvere il problema della quadratura del cerchio) nota unicamente dagli scritti di Proclo. Proclo afferma anche che Menecmo era un allievo di Eudosso. Vi in Plutarco una curiosa affermazione sul fatto che Platone disapprovasse che Menecmo fosse arrivato alla soluzione del problema della duplicazione del cubo attraverso dispositivi meccanici. Tuttavia la dimostrazione descritta da Eutocio non sembra coinvolgere dispositivi meccanici. Gli esperti hanno discusso sulla possibilit che Menecmo abbia usato dispositivi meccanici per disegnare le sue curve. Si dice che Menecmo sia stato tutore di Alessandro Magno; questa credenza deriva da un aneddoto. Ad Alessandro, che gli chiedeva di fargli conoscere un metodo facile per capire la geometria, Menecmo avrebbe risposto: O Re, per viaggiare da un luogo allaltro ci sono strade per il Re e strade per il popolo, ma in geometria c ununica strada per tutti (Beckmann, 1989, pag. 34). Tuttavia questa frase anche stata attribuita prima a Giovanni Stobeo vissuto nella seconda met del V secolo d.C. Quindi incerto se Menecmo sia realmente stato maestro di Alessandro; , per, possibile che Aristotele abbia stabilito un collegamento fra i due. Menecmo si occupato anche di altre questioni: Teone di Smirne afferma che egli era sostenitore della teoria astronomica delle sfere omocentriche avanzata da Eudosso. Proclo afferma che Menecmo abbia studiato anche la struttura degli enunciati della matematica, dedicandosi alla logica ed alla distinzione fra teoremi e problemi. Quando sia morto precisamente, non certo; tuttavia gli studiosi contemporanei concordano nellaffermare che mor a Cizico.

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