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Lettera a Il Foglio, gioved 7 marzo 2013 Gentile Direttore, gentile Camillo Langone, gentili responsabili della redazione de Il Foglio,

vi scrivo a proposito dellarticolo Dovevano bruciarla prima, pubblicato oggi sul quotidiano e sul sito web della vostra testata. Siamo in democrazia e tutti possono sostenere le proprie tesi. Perci, come Camillo Langone pu scrivere quelle parole, cos mi permetto anchio alcuni commenti e voi non siete obbligati a leggerli. La comunicazione della scienza (che comprende la divulgazione, ma non si esaurisce con essa) oggi unanimemente considerata parte integrante dellattivit scientifica. Contrapporre uno science centre a un laboratorio corrisponde pi o meno a contrapporre, in italiano, le consonanti alle vocali: senza utilizzare entrambe non si potrebbe scrivere n questo messaggio n larticolo di Langone. Il Premio Descartes dellUnione Europea per la comunicazione della scienza vinto da Vittorio Silvestrini, ideatore e fondatore della Citt della Scienza, era considerato secondo solo al Premio Nobel. Questultimo non esiste per la comunicazione della scienza, quindi vincere il Premio Descartes praticamente come vincere un Nobel. I soldi sono un problema come lo sono i meccanismi viziosi che impediscono che quanto ottenuto, sulla base di valutazioni indipendent, giunga per tempo a disposizione. Si tratti di uno science centre, unazienda, un quotidiano. Tutti sono rimasti stupiti dalla velocit con cui sono bruciati i padiglioni. Perci sono molto attese le conclusioni delle indagini degli esperti, per quanto ne so ancora in corso di svolgimento, su cause e modalit dellincendio. Credo che valga ancora il vecchio suggerimento di contare fino a tre prima di parlare e scrivere e pubblicare. Il vaccino contro linfluenza stagionale (che non una moda, ma uno strumento per evitare a particolari categorie a rischio le gravi complicazioni che possono derivare da questo malanno) ottenuto applicando e utilizzando concetti compresi anche grazie alla teoria dellevoluzione. Chi nella redazione de Il Foglio avesse tratto benefici dal vaccino invitato a dire la sua riguardo alla validit di questa superstizione ottocentesca nel XXI secolo. In conclusione, i tre commenti che pi mi stanno a cuore. Dal punto di vista cristiano, ricordo bene che a catechismo mi hanno insegnato che non bisogna augurare a nessuno le fiamme dellinferno (sono tuttora cattolico credente e praticante). Figuriamoci augurare le fiamme dellinferno non dopo la morte, ma in vita: perch questo significa scrivere Dovevano bruciarla prima, un cristiano non pu non rendersene conto. Dal punto di vista laico, invito lautore del testo e chi glielo ha pubblicato a non essere vili e prendersi le proprie responsabilit: se la Citt della Scienza era un tale ricettacolo di negativit, scrivano Dovevamo bruciarla prima, in prima persona. E lo vadano a dire a Bagnoli. Infine, so bene che Il Foglio ha una tradizione di non allineamento e anticonformismo. Personalmente considero la diversit di pareri una ricchezza e apprezzo la satira. Proprio per questo chiedo: dalle pere cotte (umorismo involontario?) allapologia di un incendio doloso, il senso della misura e il buon gusto sono considerati accessori non indispensabili per il lavoro del giornalista? Quando poi, al giorno doggi, fare il bastian contrario a ogni costo rappresenta il massimo del conformismo... Vi ringrazio per lattenzione e chiedo scusa per i refusi sfuggiti alla rilettura. Se lo ritenete opportuno, avete il mio permesso di pubblicare questo messaggio, integralmente o in parte a seconda delle necessit editoriali, sul quotidiano cartaceo, il sito web, i social network o qualsiasi altro strumento di comunicazione oggi messo a disposizione dalle moderne tecnologie basate su superstizioni ottocentesche come linformatica e lelettromagnetismo, anchesse propagandate alla Citt della Scienza. Buona giornata, Andrea Bernagozzi

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