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Nord Africa e Medio Oriente. La prospettiva propagandistica. di Carlo Rossi http://chiarodiluna-karl.blogspot.it/2013/01/nord-africa-e-medio-oriente-la.

html Nell' ambito di una lucida analisi del rapporto tra sicurezza europea e destino dell unione politica europea Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera del 28 gennaio 2013, ha riassunto le preoccupazioni sulla situazione nelle aree di espansione dell' islamismo radicale: "Dodici anni dopo l'attacco dell'11 Settembre, appare chiaro che il mondo occidentale sta perdendo la battaglia per contenere la diffusione dell'islamismo radicale. N la strategia di Bush n quella di Obama, pur diversissime, hanno dato i frutti sperati. In Afghanistan e in Pakistan la minaccia non stata affatto debellata. Per parte loro, le rivoluzioni arabe, che tante speranze avevano suscitato, hanno accresciuto il pericolo. Nel pi importante Paese arabo, l'Egitto, l'opposizione si scontra ormai quasi quotidianamente nelle piazze con il governo islamista, democraticamente eletto ma gi nel mirino di Amnesty International per le continue violazione dei diritti umani. Nel frattempo, i salafiti dilagano nell'Africa subsahariana (aiutati anche dalla dabbenaggine esibita da noi occidentali nella vicenda libica). Cercano di creare nuovi Afghanistan in grado di minacciare chiunque, europei inclusi, ostacoli il loro disegno espansionista". A tali preoccupazioni si accompagnano spesso critiche rivolte ai governi occidentali che quelle rivoluzioni hanno appoggiato e forse fomentato. Perch togliere l' appoggio a regimi dispotici ma amici dell' Occidente per fornire aiuto ai compositi movimenti rivoluzionari? Non erano forse gi allora chiari i rischi? http://chiarodiluna-karl.blogspot.it/2011/03/le-origini-delle-rivolte-in-nord-africa.html Bisogna prendere in considerazione l' alternativa. Continuare a puntellare i regimi corrotti e autoritari del Nord Africa e del Vicino Oriente si sarebbe rivelato dannoso anche sul piano politico-propagandistico. La memoria storica dei musulmani e degli arabi in particolare raggiunge infatti livelli di intensit e sensibilit ormai non ravvisabili in Occidente, come ben sottolineato da Bernard Lewis: "I popoli musulmani, come tutti i popoli del mondo, sono stati plasmati dalla loro storia, ma a differenza di altri ne sono fortemente consapevoli" (La crisi dell' Islam (2004, pag. 5) . Le vicende passate forniscono chiare indicazioni sui danni a lungo termine prodotti da atteggiamenti impresentabili in ambito propagandistico. Basti pensare al colpo di stato contro Mossadeq in Iran. Nel 1951 "l' autorit dello sci sub un duro colpo...quando, cedendo alle pressioni dell' opinione pubblica, nomin alla carica di primo ministro un eccentrico nazionalista, il dottor Muhammad Mossadeq. Questi, per prima cosa, nazionalizz l' industria petrolifera, sfidando il governo britannico che possedeva il 50 per cento della Iranian Oil Company". "La Gran Bretagna e ancor pi gli Stati Uniti esagerarono sulla vulnerabilit di Mossadeq all' influenza dei comunisti". Nel 1953 "la CIA e il SIS organizzarono congiuntamente un colpo di Stato che rovesci Mossadeq e restaur l' autorit dello sci". "Il breve successo del colpo di Stato, tuttavia, fu abbondantemente offuscato dal danno a lungo termine subito dalla politica americana e britannica in Iran. Fu semplicissimo, per il KGB, alimentare tra gli iraniani la convinzione gi ampiamente diffusa secondo cui la CIA e il SIS continuavano a manovrare oscuramente dietro le quinte. Persino lo sci giunse a sospettare, in alcuni casi, che la CIA stesse cospirando contro di lui" (Christopher ANDREW e Vasilij MITROKHIN, Una storia globale della guerra fredda, 2005, p.183 e seg.). Il sostegno offerto alle rivoluzioni arabe, pur criticabile sotto altri profili, pone innegabilmente l' Occidente in una posizione meno difficile sotto quello propagandistico, di fronte alla stretta illiberale operata dai movimenti islamici radicali. Chi ha gi difeso libert e democrazia pu oggi con qualche coerenza opporsi a chi intende soffocare ogni genuina aspirazione ad esse.

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