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GIACOMO
MARRAMAO
Questa intervista fa parte dellEnciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, unopera realizzata da Rai-educational in collaborazione con lIstituto italiano per gli studi filosofici e con il patrocinio dellUnesco, del Presidente della Repubblica Italiana, del Segretario Generale del Consiglio dEuropa. L'obbiettivo quello di diffondere nel mondo, tramite le nuove forme despressione e comunicazione sociale consentite oggi dalla tecnica, la conoscenza della filosofia nel suo svolgimento storico e nei termini vivi della cultura contemporanea. Per ulteriori informazioni potete visitare il sito Internet: http://www.emsf.rai.it/ Professor Marramao, la nostra epoca stata definita l'epoca globale: essa caratterizzata dall'unificazione indotta dal mercato, dall'infittirsi della rete delle comunicazioni tra le diverse culture, dalla moltiplicazione dei fattori di interdipendenza tra i popoli della Terra. Tutti questi fenomeni sembrano confermare la tesi secondo cui appunto la nostra epoca segnata dalla omologazione universale, dal livellamento delle differenze e delle particolarit. D'altra parte per, soprattutto in epoca pi recente, non mancano pensatori che scorgono, quali tratti caratteristici della nostra epoca, la proliferazione delle differenze, la fuga dall'universalismo, il sentimento di appartenenza alla comunit. Qual la sua posizione a riguardo? Ritengo che le due diagnosi da lei indicate, l'omologazione universale e la differenziazione, in altri termini universalismo e differenzialismo, non siano tali da configurare un'alternativa; essi tendono piuttosto a delineare due lati di un'unica medaglia. Mi spiego: sono convinto che nella nostra et globale si sia in presenza di un fortissimo processo di unificazione, di omologazione del mondo, ma sotto il segno della unificazione tecnica, sotto il segno della tecnica. Indubbiamente le tecniche della comunicazione hanno reso improvvisamente sincronici modi di vita e forme culturali fino ad oggi ritenuti asincroni, ma questo soltanto uno dei due lati della medaglia, la met della verit; l'altro lato del problema, l'altra faccia della medaglia, rappresentato invece da un processo di differenziazione. Questo processo di differenziazione lo potremmo individuare nella forma di un paradossale corto circuito di globale-locale, di processi di globalizzazione e processi di localizzazione, cio quanto pi la tecnica tende ad uniformare per alcuni aspetti gli standard di vita, tanto pi sembrano approfondirsi le differenze culturali o perlomeno la domanda di un trattamento differenziato, la riscoperta delle piccole patrie, delle piccole comunit. Da questo punto di vista, la linea che vede l'et globale come segnata dalla tecnica e da una ragione onni-omologante una linea che non pu essere accettata e soprattutto non pu essere accettata nelle sue due versioni estreme, che sono quella apocalittica che vedrebbe in questa omologazione un fatto negativo, un forzoso compattamento dell'umanit sotto un unico codice, sotto un unico imperativo, sotto un'unica legge, e quella apologetica che saluta in questo evento la fine della storia, cio l'unificazione finale del mondo sotto la legge dell'individualismo di mercato, come per esempio ha sottolineato nel suo fin troppo fortunato libro Francis Fukuyama. Io credo, invece, che i due processi vadano assunti contestualmente: occorre cercare di vedere il processo di localizzazione, cio l'emergere di spinte alla rivendicazione della propria specificit culturale, spinte addirittura che vanno nella direzione della domanda di una autoctonia culturale. Io credo che tutto ci vada visto come una risposta al modo in cui una serie di criteri, di codici dell'universalismo si sono affermati o meglio ancora sono stati imposti al mondo, a tutte le culture. Qui forse varrebbe la pena ricordare che uno dei limiti della concezione progressiva illuministica della storia consistito nel modellare la propria idea del divenire storico sulla immagine di una ragione scientifica, di una razionalit, che gradualmente e progressivamente, appunto, si estende a tutti gli ambiti di vita, all'intero globo. I pi critici, diciamo, tra i pensatori razionalisti contemporanei, penso per esempio ad Ernest Gellner, ma anche ad altri, hanno messo in evidenza come la diffusione degli stessi standard razionali di vita e della tecnica, lungi dal produrre una semplificazione degli ambiti della vita stessa, appunto induce una nuova forma di complicazione di questi ambiti, una nuova forma di differenziazione, crescenti difficolt di
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