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Quattro gior
Emmanuel Carrre ed Hlne Devynck, XXI, Francia. Foto di Richard Kalvar

Ogni anno la localit svizzera riunisce grandi manager e capi di stato. Allultima edizione hanno fatto incursione lo scrittore Emmanuel Carrre e la giornalista Hlne Devynck. Ecco il loro reportage dal Forum economico mondiale
diicile immaginare scene di guerriglia urbana a Davos. Ancora meno durante il Forum economico mondiale. Alle tre del mattino, tuttavia, davanti a un bar dove un gruppo di giovani banchieri festeggia la decisione di creare insieme un hedge fund il genere di cose che fanno dei giovani banchieri quando sono ubriachi ci imbattiamo in due tipi in giacca e cravatta che se le stanno dando di santa ragione. La vicenda non deve essere molto grave, visto che i due sono grandi amici e fanno subito pace. Ma vale la pena raccontare lepisodio per il singolare atteggiamento di un testimone, un cinese sulla trentina che, dopo essersi avvicinato ai due litiganti, tocca gentilmente la spalla di uno di loro per attirare la sua attenzione e raccoglie sul marciapiede delle manciate di neve che comincia metodicamente a gettarsi sul viso. Mentre si bombarda di neve, sorride con una benevolenza che lascia sbigottiti i litiganti, al punto che i due dimenticano la loro zufa. Abbiamo limpressione che questo atteggiamento sconcertante, e la sua altret-

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tanto sconcertante eicacia, riassuma lessenza dello zen. Tornando al nostro alloggio ragioniamo sul suo possibile impiego in caso di conlitti pi gravi. Il giorno dopo mangiamo in un bistrot noto per la sua raclette (specialit gastronomica a base di formaggio fuso), dove Flix, che presenteremo tra poco, riuscito ad ag-

ganciare Jean-Claude Trichet. Lex presidente della Banca centrale europea una persona calma e distinta. Con estrema cortesia ci dice che abbiamo solo cinque minuti. Prima domanda: Se fossimo venuti qui nel 2007 avremmo certamente intervistato persone che anticipavano limminente crisi dei subprime, di cui non avevamo nessuna

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rni a Davos
videre i tavoli, e con noi il cinese si dimostra pi disponibile di Trichet. Accomodante, malizioso, disinvolto, indossa una felpa con cappuccio e dei grossi scarponi da montagna. Potrebbe passare sia per un giovane miliardario di internet sia per un maestro di arti marziali. O per le due cose insieme. Quando gli chiediamo cosa fa, risponde che cerca lilluminazione e lampliamento della coscienza ino a uno stadio di felicit permanente. nato a San Francisco e ha studiato a Berkeley, ma vive a Hong Kong. uno specialista di scienze cognitive alle prese con un vasto progetto internazionale che consiste nel riunire sullarcipelago di Vanuatu, in Polinesia, alcune personalit aperte come lui per lelaborazione di una nuova mitologia, qualcosa che avrebbe dei punti in comune con il buddismo e Guerre stellari. Ed per questo, gli chiediamo, che viene a Davos? Well, risponde allargando ancora il suo sorriso da gatto del Cheshire, di certo non pu farmi male. E poi qui siamo alla Disneyland dei grandi.

La preghiera mattutina
Prima di venire qui non pensavamo a Davos in questo modo, ma unintervista a Klaus Schwab avrebbe dovuto metterci sulla buona strada. Schwab il professore di economia di Ginevra che quarantanni fa ha cominciato a organizzare questi incontri diventati limmancabile forum di uomini dafari e politici. E lui ancora oggi li dirige. Se secondo Hegel la preghiera mattutina delluomo moderno consiste nella lettura dei giornali, scopriamo con sorpresa che quella di Schwab mezzora di meditazione. Ma ora arrivato il momento di parlare di Flix, senza il quale non ci troveremmo
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Davos, Svizzera idea. Allepoca non conoscevamo neanche la parola. Allora ci chiediamo, cosa pu essere oggi lequivalente? Qualcosa che non conosciamo e che forse lei ci pu anticipare?. Lo sguardo straordinariamente chiaro di Trichet si fa indagatore, diicile capire se giudichi la domanda idiota o se al contrario la ritenga troppo complessa. In ogni caso si alza dicendo che sarebbe meglio rivedersi a Parigi per unintervista di cui saranno prima issate le regole. Quindi scompare e quasi istantaneamente sulla sedia si materializza il cinese del giorno prima, quello che aveva disinnescato il conlitto gettandosi la neve in faccia. Anche se il locale decisamente di lusso, a Davos si usa condi-

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qui. Come Arnold Schwarzenegger, Flix Marquardt austrostatunitense. un bel ragazzo di 35 anni che ha inventato quella che lui chiama a thing: le cene dellAtlantico. A met strada tra un think tank e unagenzia di pubbliche relazioni, le cene dellAtlantico riuniscono intorno ai leader politici che passano a Parigi uomini dafari e diplomatici, ma anche scrittori, artisti e rapper. Lo scopo mettere in contatto persone che in teoria non avrebbero nessun motivo per conoscersi e vedere cosa pu venirne fuori dinteressante. E anche di divertente. Da questo punto di vista possiamo dire che la scommessa vinta: non avremmo mai immaginato che si potesse ridere tanto a una cena in onore di ministri giapponesi. Nellautunno del 2011 abbiamo raccontato a Flix che dallalto della nostra ignoranza volevamo scrivere qualcosa sulla crisi inanziaria (ignoranza relativa per Hlne, che da giornalista ha avuto spesso a che fare con i responsabili del mondo economico, ma quasi totale per Emmanuel, che si considera fra i tre francesi su quattro incapaci di dire esattamente cos unobbligazione). Be allora, ci ha detto Flix, bisogna andare a Davos. Ma come si fa? Pensi che potremmo farci accreditare come giornalisti? Flix ha scosso la testa: Troppo tardi. Le candidature sono chiuse da mesi e in ogni modo le accettano con il contagocce. Ma posso portarvi con me. Cos ci ospita in uno chalet prestato da alcuni amici dei suoi genitori. E non ha portato solo noi, ma anche un assistente, un fotografo, un operatore e un fonico, che avrebbero dovuto seguirci e ilmare tutti i nostri spostamenti. C anche un suo amico dinfanzia: lha convinto a venire per fargli cambiare aria, visto che attraversa un brutto momento. In tutto una trib di otto persone radicalmente estranee, a parte lui, al mondo degli afari e del potere. Un gruppo piuttosto complicato da gestire in un contesto in cui per il badge bianco che autorizza laccesso al centro congressi, dove si svolgono le conferenze e le tavole rotonde, bisogna sborsare 75mila euro. Noi abbiamo diritto solo allumile badge verde da 50 euro che permette di circolare nellalbergo Belvedere dove si svolge il Davos of. Questa storia dei badge e il sistema di caste che esprime ci ricorda Cannes. Come il festival del cinema, Davos uno spazio con unaltissima concentrazione di persone famose e potere. Un impero dei segni, un teatro di privilegi e di umiliazioni dove per quanto importanti si possa essere ci sar sempre qualcosa di pi importante, dove la

Per il badge bianco che autorizza laccesso al centro congressi, dove si svolgono le conferenze e le tavole rotonde, bisogna sborsare 75mila euro
festa alla quale si invitati non quella a cui bisognerebbe essere. Ci sar certamente di meglio, di pi esclusivo e forse, o almeno quello che ci piace credere, se lo dicono anche Bill Gates o Mick Jagger. La diferenza con Cannes che a Davos questa gerarchia spietata si accompagna a una sorprendente facilit di contatto. Una facilit che deriva innanzitutto dalle ridotte dimensioni del villaggio: un grande banchiere newyorchese ci ha candidamente confessato di conoscere molto meglio Davos di Manhattan, perch a Manhattan si sposta solo in limousine mentre a Davos pratica quello sport esotico deinito camminare a piedi. Un altro motivo la mancanza quasi totale di pubblico, di sfaccendati, di gente normale. A parte gli autoctoni, che lavorano quasi tutti per levento come autisti, camerieri o poliziotti, al forum si entra in contatto solo con altri partecipanti al forum, quindi si idealmente tutti parte della stessa comunit. Inine, queste persone importanti che di solito si spostano circondate da una decina di collaboratori, qui hanno diritto a un solo sherpa (raramente una bella ragazza, come ci saremmo aspettati, pi spesso un ragazzo dallaria seria). E mentre a Cannes impossibile incontrare Sharon Stone se non si gravita nella stessa sfera di relazioni, a Davos nessuno vi racconter di essere andato a bere un caf con Angela Merkel, ma facile incrociare come al mercato sotto casa Lakshmi Mittal, Ehud Barak, Pascal Lamy, Arianna Huington o Mohamed Yu-

nus. E se si ha il coraggio di farlo, niente impedisce di rivolgergli la parola. Partendo dal principio che se si qui si appartiene pi o meno allo stesso mondo, la maggior parte delle persone conceder con piacere cinque minuti del proprio tempo. Questi contatti sono lo sport favorito di Flix, che per stabilirli ha sviluppato una vera e propria arte della socialit: disinvoltura, umorismo, multilinguismo, conoscenza approfondita delle questioni trattate prima di lanciarsi allabbordaggio. Sono dieci anni che viene a Davos. Qui conosce gi molte persone, ma il suo obiettivo conoscerne ancora altre e mettere i suoi amici vecchi e nuovi in contatto per concludere degli afari dai quali ricever nel migliore dei casi una commissione. Quanto? Il 10 per cento? Ma scherzi? Tra lo 0,1 e lo 0,01 per cento, precisa Flix con un sorriso vorace. Ma si pu trattare comunque di grosse somme.

Una gimcana
Una delle grandi doti di Flix quella di essere diretto. Considera la bugia una perdita di tempo e non ci nasconde che se ci ha portato qui non solo perch ci stima, ma anche perch spera che parleremo di lui nel nostro articolo. Ha perino un titolo da proporre: Luomo che sussurra ai presidenti. Inoltre, presentandoci come una giornalista e uno scrittore che vogliono scrivere un libro sulla crisi sulla globalizzazione, ci consiglia, meglio non dire crisi ottiene per noi degli appuntamenti con cui pu ampliare la sua rete di relazioni. Questi appuntamenti sono una vera e propria gimcana. Si distinguono dallincontro informale per il solo fatto che sono issati in un luogo e a unora precisi. Ma poich nel frattempo entrambe le parti continuano a fare incontri informali, si passa il tempo al telefono per rinviarli. E di solito sono annullati o avvengono per caso e nei momenti pi inaspettati. Ne abbiamo uno allinterno del centro congressi e, dal momento che non possiamo entrare, il nostro interlocutore propone gentilmente di raggiungerci fuori. Ma per fare i duecento metri che ci separano impiega unora e mezzo. Passiamo questo tempo a battere i piedi per terra su un marciapiede innevato e, grazie allaiuto di Flix, a fare conoscenza, nellordine, con un funzionario dello staf diplomatico di Sarkozy che insiste per mantenere lanonimato, anche se si limitato a dirci buongiorno e a lamentarsi con ironia della fatica dei vertici; con Franois Henrot, il direttore della banca Rothschild, che si prepara alla festa di shabbat di Shimon Peres; con il

Da sapere
u Il Forum economico mondiale stato fondato nel 1971 da Klaus Schwab, docente di economia alluniversit di Ginevra, insieme a un gruppo di imprenditori europei. Il forum che ino al 1987 si chiamato European management forum e si concentrava sui problemi delle imprese europee promuove iniziative e attivit in tutto il mondo, ma il suo evento pi noto il meeting annuale di Davos, in Svizzera. Questanno il meeting si svolger dal 23 al 27 gennaio. Il titolo sar Resilient dynamism.

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Davos, 2009. La direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde con il maestro yoga Sadhguru J. Vasudev braccio destro delloligarca Oleg Deripaska, che per distinguersi dal suo datore di lavoro soprannominato il piccolo Oleg; con un alto dirigente di Carrefour che non sa ancora che il suo amministratore delegato stato sostituito; con leconomista Nouriel Roubini, personaggio scostante che, avendo previsto la crisi dei subprime, diventato una sorta di oracolo internazionale; e inine con la principessa della Norvegia, che riiuta educatamente di essere ilmata. Di fatto ci limitiamo a salutarli, a chiedere chi hanno incontrato e a quale festa andranno la sera. Anche questo somiglia molto a Cannes, dove le persone che a Parigi si sono promesse di vedersi a Cannes, si ripromettono immancabilmente, dopo che non sono riuscite a incontrarsi, di vedersi a Parigi. Cosa dire invece dei nostri appuntamenti pi formali incontri che potremmo deinire interviste con un ministro indiano, con un banchiere statunitense, con il numero tre di Google? Cosa ricordare? Non molto, ma sarebbe sorprendente il contrario. Continuando lanalogia con

Cannes, al festival potete intervistare gli artisti pi inluenti e originali e tutti vi diranno le stesse cose: le riprese sono state unesperienza incredibile, lattore o il regista erano cos coinvolti, cos entusiasti. Per parlare pi liberamente ci vuole unaltra atmosfera e il dovere di onest ci obbliga, prima di arrivare alle risposte, di esporre le nostre domande. E queste domande sono quelle che si pone loccidentale medio di fronte allo spettacolo di un capitalismo inanziario ossessionato dal proitto, insensibile alle sue conseguenze sociali e alle vertiginose disuguaglianze che contribuisce ad accentuare da trentanni, senza nessuna regolamentazione. Un capitalismo che privatizza i guadagni e socializza le perdite, che considera gli stati come uneredit sovietica, ma che conta su di loro per essere aiutato quando gira il vento, e che di crisi in crisi trascina i paesi occidentali verso un naufragio nel quale le classi medie sembrano destinate ad afogare, mentre i responsabili vengono salvati in elicottero. Oggi tutti dicono e pensano questo. Anche i politici si sono resi conto che bisogna pensare o dire certe cose per avere qualche possibilit di essere eletti. Tutti, secondo lo slogan lanciato da Occupy Wall street, si

lamentano contro l1 per cento di rapaci, che in realt sarebbero, come le commissioni di Flix, lo 0,1 o lo 0,01 per cento. E anche se qui la inanza non maggioritaria, Davos di fatto la Versailles di questa aristocrazia, ed possibile che una nuova rivoluzione del 1789 minacci i suoi privilegi. Ma si ha coscienza di tutto questo? La risposta inequivocabile: no. Nelle conferenze e nelle tavole rotonde del forum, in quelle cose chiamate Responsible leadership for times of crisis, Managing chaos o From transition to transformation che sono lequivalente dei ilm in concorso a Cannes, di cui apprezziamo il valore artistico anche senza averli visti la gravit e i toni solenni sono di rigore. Nel rapporto inaugurale il forum si dilunga sulla globalizzazione e con uno squisito senso delleufemismo parla di un rischio di disillusione. Ma nelle conversazioni il discorso molto diverso. Disillusione? Crisi? Disuguaglianze? Va bene, se proprio ci tenete, ma come dice il cordiale e caloroso amministratore delegato della Western Union bisogna essere chiari: se i manager non ottengono i compensi che meritano, se ne andranno altrove. E poi, cosa vuol dire capitalismo? Se una persona ha cento dollari di risparmi e li deposita in banInternazionale 983 | 18 gennaio 2013

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ca sperando di averne presto 105, un capitalista come me e voi. Ha detto proprio come me e voi, e anche se guadagniamo uno stipendio pi che decente, anche se non conosciamo lo stipendio esatto dellamministratore delegato della Western Union, per non parlare delle sue stock option, quel come me e voi merita il premio di miglior battuta di Davos. Di conseguenza, pi questi capitalisti come me e voi guadagneranno denaro, pi ne dovranno dare, pardon, ridistribuire ai poveri. Questa persona entusiasta e a suo modo generosa, tuttavia, non sembra siorata dallidea che non sarebbe male se i poveri potessero guadagnare anche loro un po di denaro e non dipendessero dalla buona volont dei ricchi. Fare il massimo del proitto e poi il massimo del bene oppure, per i pi rainati, fare il massimo del bene facendo il massimo del proitto, il ritornello del forum, dove non si vale niente se non si ha la propria fondazione caritatevole. Questo comunque meglio di niente (Che volete? Il comunismo?). invece peggio, molto peggio, lincredibile discorso uiciale con cui declinato questo ritornello. Le parole usate da tutti: preoccupazione sociale, dimensione umana, coscienza globale, cambiamento di paradigma. Allo stesso modo con cui in passato limmaginario marxista rappresentava i panciuti capitalisti in cilindro mentre succhiavano con volutt il sangue del proletariato, si ha la tendenza a rappresentare i ricconi presenti a Davos come cinici, sullesempio di quegli operatori di borsa di Chicago che in risposta a Occupy Wall street hanno appeso allultimo piano del loro grattacielo uno striscione che proclamava: Siamo noi l1 per cento. Ma quei piccoli cinici erano degli ingenui, mentre le grandi belve che incontriamo qui a Davos non lo sembrano afatto. Sembrano sinceramente convinti dei beneici che portano al mondo, sinceramente convinti che la loro ingegneria inanziaria e ilantropica per loro la stessa cosa sia lunico modo per assicurare quel famoso cambiamento di paradigma che annuncia let delloro. Una cosa che ci stupisce in dal primo giorno il profumo di new age che avvolge questo meeting di maschi dominanti con vestiti su misura. Il secondo giorno la sensazione diventa inquietante, il terzo non se ne pu pi, si sofoca in questa nuvola di discorsi e di slogan che sembrano usciti direttamente dai manuali di sviluppo personale e di positive thinking. Certo, non avevamo bisogno di venire in qui per avere la conferma che essere ottimisti pi facile per i ricchi che per i poveri, ma linlazione di ottimismo, scollegato da qualunque esperienza ordinaria, talmente grande che losservatore pi moderato oscilla tra unindignazione rivoluzionaria (se si idealisti) e il sarcasmo pi nero (se si misantropi). A Davos ci si sente vicini a Kaka, che ha detto: Noi scrittori ci occupiamo del negativo. Ci si sente vicini a Cline o a Cioran. Con tutti i nemici di quello che Philippe Muray chiamava lImpero del bene ci piacerebbe scherzare senza ritegno davanti a questi chilometri di comunicati esaltati e ampollosi che invitano a improve the state of the world, a migliorare lo stato del mondo, expect the unexpected, ad aspettarsi linatteso, face the talent challenge, ad afrontare la sida del talento o ( il nostro preferito) enter the human age. S, avete letto bene, grazie a Davos possiamo entrare nellepoca degli esseri umani. Era ora! indiani, gli indonesiani, gli africani. Questo forum, che voi vedete (continua Flix) come la roccaforte di unoligarchia sazia e assediata, di fatto levoluzione di quello che un tempo era chiamato terzomondismo. Siete voi i pavidi, i retrogradi, le vostre facce spaventate da lettori di Le Monde Diplomatique sono solo le maschere del vostro panico. S, i vostri paesi stanno diventato il nuovo terzo mondo. S, i vostri piccoli risparmi si stanno volatilizzando. E se ci sar una nuova rivoluzione del 1789, non sar quella del 99 per cento di occidentali medi contro l1 per cento di occidentali ricchi, ma quella degli ex dannati della Terra contro i loro ex padroni coloniali, cio voi. Il discorso, bisogna riconoscerlo, ha una sua coerenza. Per cercare di convertirci, per, Flix non pu presentarci dei cinesi: questanno a Davos sono quasi del tutto assenti, perch il forum cade proprio durante le feste del nuovo anno. Ci presenta invece un ministro indiano, una persona molto distinta ma desiderosa soprattutto di parlare dei migliori ristoranti parigini. In compenso ci troviamo a una cena sul tema Opportunities for Africa, invitati dal direttore generale della Total, Christophe de Margerie. Ci sono alcuni primi ministri e capi di stato, che nei loro discorsi si deiniscono pi africani che nigeriani, tanzaniani, guineani o keniani. Tutti sottolineano che lAfrica, considerata non paese per paese ma come continente, ha in media il 6 per cento di crescita e che non vuole fermarsi qui. Inine non hanno paura di ricordare, con graiante ironia, le lezioni di morale che per decenni il Fondo monetario internazionale, gli Stati Uniti e lEuropa hanno inlitto allAfrica sullindebitamento. Sottinteso: ora tocca a voi. Per chi come noi abituato a piangere mollemente sullAfrica, considerata come il luogo delleterna e irrimediabile tragedia fatta di miseria, aids e sanguinose guerre tribali, fa uno strano efetto sentire qualcuno come De Margerie annunciare che il grande continente del ventunesimo secolo sar lAfrica. Un punto a favore di Flix, e un duro colpo alle nostre virtuose ribellioni. Quinta compagnia petrolifera del mondo, presente in 130 paesi (molti dei quali non sono dei veri e propri modelli di democrazia), la Total ispira il meno che si possa dire la pi grande e giustiicata diidenza tra gli ecologisti e gli attivisti per i diritti umani. Ma di solito, dopo aver incontrato il suo amministratore delegato, anche i pi accaniti detrattori restano afascinati dal personaggio. Con i suoi bafoni, con la sua

Piccolo-borghesi
Quando diciamo questo genere di cose a Flix, che adora Davos, lui scherza e ci tratta da piccolo-borghesi. Prima di tutto, dice, la maggior parte della gente che critichiamo si d realmente da fare, fa cose realmente utili per il mondo. Inoltre abbiamo unidea sbagliata del dibattito: quello che succede oggi sempre Flix che parla gli occidentali lo deiniscono in termini di crisi e di disastro, ma per i paesi emergenti il discorso completamente diverso, il nostro disastro il loro trionfo. In altre parole, se nel tempo in cui cinque cinesi o indiani passano dalla povert alla classe media, due europei o statunitensi fanno la strada inversa, ebbene non un cattivo affare. Lunico problema che questo non ci far piacere. Noi eravamo i ricchi e loro i poveri, ma la situazione sta cambiando. E Davos cos appassionante proprio perch si assiste a questa mutazione come in laboratorio. Le star non sono pi i responsabili delle grandi aziende quotate alla borsa di Parigi n i banchieri statunitensi n i capi di stato occidentali. Le star sono i cinesi, gli

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Davos, 2011. Melinda Gates con Bono abitudine di dare subito del tu e con il suo umorismo, De Margerie spicca nel compas sato mondo dei grandi capitani dindustria francesi. Hlne laveva gi incontrato e avevano simpatizzato subito. Questo ci per mette di restare in sua compagnia la sera. Ovviamente ne felice Flix, che lo corteg gia apertamente sognando di ofrirgli i suoi servizi. De Margerie si lascia corteggiare, lo guarda con scaltra bonomia, un po come nei western John Wayne guardava il giova ne cowboy, impetuoso e spaccone, che di mostrava di avere the right stuf. incuriosi to, divertito, stupito dai risultati di questo giovane che ha troppi vestiti, troppe ambi zioni, troppi amici, troppo fascino, troppo di tutto e che, arrivato alle feste pi esclusi ve con una scorta di sette persone non invi tate, capace di farle entrare tutte. La vittoria totale quando Flix fa pas sare anche De Margerie che, non senza ci vetteria, sottolinea che neanche lui invita to. Non ha niente nelle mani n in tasca. Quando ci stupiamo con ingenuit che una persona cos importante non abbia neanche un cellulare (in realt ne ha uno, un vecchio Nokia che gli serve solo per chiamare il suo autista), Flix ci fa capire gentilmente che da questi elementi che si riconosce la gente davvero importante. Se avesse un cellulare e, ancora peggio, lo usasse per le email, non avrebbe pi un momento di pace. Questa funzione delegata a un collaboratore. In ogni caso la sera De Margerie va in giro sen za collaboratore. Va a spasso in un metro di neve senza cappotto n giubbotto, con i suoi bai da tricheco al vento, il suo blazer e i mocassini con le nappe. Qualche volta ci segue, il pi delle volte siamo noi a seguirlo, e cos grazie a lui ci ritroviamo in una serata russa. I rapporti tra la Russia e Davos sono an tichi. Il forum diventato importante con la caduta del muro di Berlino, e le star degli anni novanta sono state le arteici pi o me no scrupolose della transizione verso leco nomia di mercato nellEuropa dellest. La festa russa sta inendo. una classica festa russa: vodka ghiacciata, belle ragazze, at mosfera da nuovi ricchi. Il momento pi interessante arriva quando, seguendo De Margerie, riusciamo a entrare in una saletta appartata dello chalet svizzero dove tre tipi stanno mangiando aringhe. Sono il diretto re dorchestra Valerij Gergiev, il direttore delle casse di risparmio russe Herman Gref e lex ministro delle inanze Aleksej Kudrin. Gergiev uno dei pi grandi se non il pi grande direttore dorchestra vivente. Cono sciamo bene il suo lato geniale e fuori dal comune. Ci dicono che viene a Davos, come prima di lui Rostropovi, per vedere gli amici. Allalba partir per dirigere un con certo a Milano, ma sar di ritorno la sera dopo, perch Davos gli piace. Gli altri due, per rilesso condizionato, li classiicherem mo volentieri nella categoria degli oligar chi. Ma dopo esserci informati veniamo a sapere che sono componenti storici della banda dei pietroburghesi che accompagna Putin dal suo arrivo al potere. Rilanciata dallarrivo di De Margerie, che ovviamente conosce i tre tizi, la conversazione disin volta ma presto prende un tono allusivo e segreto che non riusciamo a seguire. Tutto quello che capiamo che si parla di gas, che la situazione si risolver e che gli interessi in gioco sono importanti. E allimprovviso ci diciamo che questa la vera Davos dei si gnori del mondo: non i grandi e nobili di scorsi del centro congressi n le rapide in terviste uiciali n le feste esclusive di Goo gle o del New York Times, ma questi incon tri informali nelle sale appartate dove ci si mette daccordo con mezze parole. Di certo devono essere stati simili alcuni negoziati leggendari del forum. Per esem pio quando George Soros riusc a convince re Boris Berezovskij e gli altri oligarchi dellassoluta necessit di far rieleggere Bo
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ris Eltsin, se non volevano che i comunisti tornassero al potere e si riprendessero il dolce che non avevano ancora inito di spartirsi. Allimprovviso, durante uno scoppio di risate annegate nella vodka, unaltra scena si fa strada nella nostra mente. Questo angolo della tavola pieno di cose da mangiare e di bottiglie, con questi tipi in maniche di camicia dalle facce befarde (cos lontane dai volti levigati oferti dagli statunitensi), somiglia allimmortale sequenza della cucina di In famiglia si spara (1963). dicono che si tratta di unottima idea, perch se ci sono degli abusi bisogna correggerli, nessuno perfetto, n le imprese n il capitalismo. E come si possono correggere questi abusi? Secondo Stiglitz, ci vogliono da un lato nuove regole e dallaltro maggiore responsabilit da parte delle imprese, in altre parole lautoregolamentazione. Ma sul primo punto tutti sono scettici: risaputo che le regole imposte dallesterno non funzionano mai, i governi non sanno quello che va bene per leconomia, la ostacolano, la sovraccaricano di vincoli e di tasse. Lautoregolamentazione, invece, unottima idea. Tutti sembrano favorevoli, perch non costa niente e ha il grande vantaggio di concretizzarsi in virtuose dichiarazioni di principio. Uno dei punti di forza di Davos, lo scriviamo senza ironia, la possibilit di ascoltare i propri avversari, di concedergli uno spazio e di rilettere con loro. Il problema che si inisce per pensare di non avere avversari o che gli avversari sono solo dei partner che si ignorano, che non hanno ancora ricevuto la sacra unzione della realt e della sua corretta percezione. Ma a questo si pu trovare un rimedio, del resto non si chiede altro. In questo il sistema realmente meritocratico: se lo si accetta e si ha un po di talento, si i benvenuti. Anche un oppositore come Stiglitz un uomo del sistema, ai suoi pi alti livelli, e la sua posizione interessante per la capacit di tenere insieme i due fronti contrapposti. Ma basta scendere cento metri pi in basso dellalbergo, dove si trovano gli igloo e le yurte del movimento Occupy Davos, per vedere a cosa somiglia lopposizione di base e com trattata. Quello che troviano non ha niente di sorprendente. Si tratta di una ventina di ragazzi, per lo pi socialisti svizzeri, che afrontano coraggiosamente il gelo distribuendo volantini che non hanno niente di rivoluzionario. In poche parole dicono pi o meno le stesse cose di Stiglitz e dei leader politici francesi, che ci credano o meno: abbasso la inanza, le nostre vite valgono pi dei proitti e cos via. In passato questi giovani non avevano accesso alla stazione sciistica ed erano bloccati a fondovalle dalla polizia, con cui ci sono stati a volte anche degli scontri violenti. Questanno il comune di Davos gli ha concesso questo parcheggio, e il sindaco, un tipico esempio di tolleranza elvetica, ha voluto posare davanti alla stampa il primo pezzo di ghiaccio di uno degli igloo. E visto che rimproverano al forum dei signori del mondo il suo carattere chiuso, segreto e
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Le mele marce
Cambio di scena. Un piccolo albergo a due stelle alla periferia della stazione sciistica. Nel parcheggio non ci sono Mercedes n Audi dai vetri fum. Non ci sono autisti ad aspettare. Scarabocchiato con il gesso su una lavagna nera, come il men del giorno in un ristorante a prezzo isso, si legge: Public eye awards. Una freccia indica la sala non molto lussuosa dove si svolge la manifestazione davanti a una trentina di appassionati, tra cui una ragazza con un cappello peruviano che porta un neonato in uno scialle. Ma quando entriamo siamo stupiti di vedere il premio Nobel per leconomia Joseph Stiglitz. Sta spiegando che i Public eye awards sono conferiti da Greenpeace e da altre ong alle imprese pi nocive, inquinanti e insensibili allinteresse pubblico. Queste imprese, dice Stiglitz, sono le mele marce di un albero malato, il capitalismo degli ultimi trentanni reso folle dalla deregolamentazione. Sui cinque nominati nella lista inale, il premio della giuria va alla banca Barclays, per le sue speculazioni sui prodotti alimentari che solo nel secondo semestre del 2010 hanno fatto salire artiicialmente i prezzi e allo stesso tempo hanno fatto sprofondare 44 milioni di persone sotto la soglia di povert. Non sappiamo come abbia reagito la Barclays o semplicemente se abbia reagito. Abbiamo pensato di contattare uno dei suoi dirigenti per chiedergli perch nessuno di loro si fosse presentato per ritirare questo prestigioso riconoscimento. Ma non siamo Michael Moore e cos non avremo questa scenetta croccante. Laspetto divertente di questa vicenda che la manifestazione ai margini di Davos presieduta da un economista che una presenza regolare e molto rispettata al forum, dove interviene anche questanno. Quando ne parliamo con i partecipanti del forum, una volta messi al corrente di questa iniziativa che i pi tra di loro non conoscono

Probabilmente caratteristico delle classi dirigenti non avere nessuna idea o avere solo delle idee astratte di come vive la gente comune
quindi antidemocratico, il grande guru Schwab, luomo che medita tutte le mattine, ha proposto di organizzare una tavola rotonda con i loro rappresentanti. Loferta li ha presi in contropiede e i negoziati sono uno dei feuilleton minori delledizione 2012, decisamente meno seguito della visita di Mick Jagger, sul quale sono corse voci che sarebbe venuto, ripartito, rimasto un giorno, poi due. La causa di tutti questi indugi sarebbe stata il timore, facendosi vedere a Davos, di dare limpressione al suo fedele pubblico di essere passato armi e bagagli, lui Mick Jagger, dalla parte dei ricchi, dei vecchi e dei grandi di questo mondo. I giovani di Occupy Davos non hanno gli stessi problemi dimmagine, ma anche loro cercano di curarla e, dopo lunghi pow-wow nelle loro yurte, fanno sapere che non sileranno come animali da circo in un santuario interamente destinato a escluderli. Se Schwab vuole davvero parlare con loro, pu incontrarli in campo neutro: non un igloo, si riconosce che forse non il luogo pi adatto alla sua

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Davos, 2011. Lex presidente della Basf, Jrgen Hambrecht, a sinistra, con Christophe de Margerie, amministratore delegato della Total Flix, Samuel, che attraversa un momento diicile. Si guadagna da vivere traducendo gialli e secondo noi dovrebbe scriverne uno. Samuel un tipo che dietro i modi burberi nasconde un carattere meraviglioso, ma diicilmente si potr contare su di lui per farlo sapere al mondo. Secondo i criteri di Davos un tipo del genere non vale niente, vale ancora meno dei giovani idealisti degli igloo, perch almeno loro contestano il si stema, e i contestatori si trasformano nei migliori convertiti, mentre Samuel no: lui solo qualcuno che se ne frega e vuole resta re nel suo angolo a rileggere Nicolas Bou vier. Ma De Margerie passa la maggior par te di questa lunga notte discutendo con Sa muel e ordinando bicchieri di whisky a in tervalli regolari (ma a saggia distanza luno dallaltro, diicile vederlo ubriaco). A volte sinterrompe per discutere con il responsa bile della Saudi Aramco, la societ petroli fera saudita. Nove milioni di barili al gior no! Sono un nano rispetto a lui!, dice scher zando De Margerie. Dopo torna alla sua conversazione sulla vita, sullamore, sulla morte con questo ragazzo asociale che rap presenta solo se stesso ed decisamente prevenuto nei confronti delle grandi impre se e dei loro dirigenti, ma che al mattino arrivato a considerarlo pi o meno come un secondo padre. Oltre alla sua capacit di prestare atten zione agli altri, per quanto lontani possano essere dai suoi interessi, quello che lascia interdetti di fronte a De Margerie la sua resistenza. in piedi dalle otto del mattino per riunioni iume con uomini del suo stam po, locchio vispo, la battuta pronta, duro negli afari e cordiale nei modi. Ma quando ci lasciamo verso le quattro del mattino, contenti di ritrovare il nostro letto, lui ci di ce che ancora troppo presto. Una volta tornato nella sua camera dalbergo avr an cora bisogno di unora, unora e mezzo da solo a guardare la tv o il cielo dalla inestra, a studiare gli incartamenti, a sognare a oc chi aperti o a non fare niente. Chiss se il motore di questa attivit, di questa disponi bilit, di questa curiosit quasi sbalorditiva non sia in fondo una grande malinconia. Anche grazie alla disinibizione notturna glielo chiediamo, ma lui non risponde n s n no. In questuomo cos aperto questa porta rimane chiusa. In un momento di questa serata di addio qualcuno ha fatto notare luso smodato che

et, ma in un caf. Schwab risponde che non bisogna esagerare e che lincontro al caf va bene ma non durante il forum, ha altre cose da fare. Questa sera lultima a Davos per Flix, che parte con rammarico prima della ine per andare a trovare uno dei suoi pi cari clienti: il presidente georgiano Mikhail Saa kashvili. Deve intervistarlo il giorno dopo davanti a una platea di uomini dafari sulle rive del lago Tahoe, in California. Alle sei del mattino deve prendere un aereo che lo porter da Zurigo a San Francisco. Questo signiica partire prima dellalba e, ovvia mente, non andare a dormire. Non andre mo a dormire neanche noi, compreso De Margerie, che passer la notte con noi da un bar dhotel allaltro a parlare di massimi si stemi e a chiacchierare. Chiacchierare la parola giusta ed probabilmente una delle ragioni della popolarit del capo della Total nei paesi arabi e in Africa. Qui si fanno le cose con calma, non si guarda lorologio, non si va diritti allo scopo. Si parla per il pia cere di parlare, per capire chi si ha di fronte e senza che questo sia necessariamente uti le (cosa rara in questo ambiente). Molti grandi comunicatori su questa Terra ci assi curano, guardandoci diritto negli occhi, che il loro grande segreto nella vita amare la gente, e gi il loro sguardo va oltre le nostre spalle alla ricerca di qualcuno di pi impor tante a cui trasmettere la stessa conidenza. Non siamo qui per fare pubblicit a De Mar gerie, ma ci limitiamo a raccontare i fatti. Nel nostro gruppo c lamico dinfanzia di

si fa a Davos della parola beyond, oltre. Lim presa del tipo che si occupa dei cocktail si chiama Beyond Liquids. Quella di Flix ha come slogan beyond inluence. Abbiamo an che il biglietto da visita di qualcuno di cui non abbiamo capito molto bene lattivit, ma che in ogni modo la svolge allinsegna davosiana di Beyond Global: s, al di l del globale. A questo proposito, De Margerie racconta una storia della sua grande rivale, la Bp. Un giorno il colosso britannico ha de ciso che Bp non doveva signiicare solo Bri tish Petroleum, ma Beyond Petroleum. Una compagnia petrolifera che si considera al di l del petrolio. La cosa fa ridere De Margerie, convinto che il suo mestiere sia proprio quello di tro vare, di estrarre e di vendere del petrolio, che il petrolio una cosa nera, sporca, cara, nociva ma anche molto utile e che non si guadagner niente cercando di far credere che sia acqua di iori darancio. In in dei conti questo il peccato veniale di Davos, indipendentemente dallattivit presa in considerazione. Per quanto ci riguarda, an che se non conosciamo ancora lindice del numero di XXI in cui questo articolo trove r posto, siamo convinti che si parler di persone che in Grecia, in Spagna o in Porto gallo non sono afatto beyond la disoccupa zione, beyond le cambiali da pagare, beyond i guai inestricabili della vita. Probabilmente caratteristico delle classi dirigenti di tutti i tempi non avere nessuna idea o avere solo delle idee astratte, statistiche, di come vive davvero la gente comune. E senza dubbio su questo punto ognuno di noi, ciascuno al suo livello nella societ, farebbe bene a far si un esame di coscienza. Ma a Davos sono davvero troppo beyond.

Un pellegrinaggio letterario
Lultimo giorno ci fa una strana impressio ne ritrovarci da soli nello chalet silenzioso circondato dalla neve. come se fosse pas sato un tornado: il tornado Flix con il suo rombo permanente di socialit, ma anche con il suo vero senso dellamicizia, con i suoi momenti di dubbio e di gravit, con la sua arte di far danzare la vita e di renderla romanzesca. Senza di lui ci sentiamo un po orfani e, visto che non abbiamo dodici ap puntamenti ma uno solo nel tardo pomerig gio, decidiamo di impiegare questa giorna ta di quasi vacanza per un pellegrinaggio letterario. Andiamo a prendere un t nellal bergo Schatzalp, scenograia quasi unica della Montagna incantata di Thomas Mann. Man mano che la funivia sale verso le cime, scompare il tumulto del forum, che si
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In copertina
gi ridotto visto che lultimo giorno. Quando arriviamo in alto, la nostra sorpresa grande: sapevamo che gi dagli anni cinquanta il sanatorio dove si svolge il romanzo era diventato un albergo di lusso e limmaginavamo lussuosamente agghindato, ma invece esattamente come lo sognavamo: confortevole, pi che confortevole, ma austero, silenzioso, senza musica di sottofondo, senza persone che strillano al cellulare. Il personale, gentilissimo e accogliente, sembra scivolare in modo quasi irreale sul parquet. Fuori si sente solo il vento e il ronzio lontano e tranquillizzante dei gatti delle nevi. Si ha quasi limpressione di sentir cadere i iocchi di neve. Ci vedremmo bene, come il giovane Hans Castorp, il protagonista del romanzo di Mann, lasciare per qualche giorno la vita attiva per andare a trovare un cugino tubercolotico, e di settimana in settimana rimandare il momento della partenza, lasciandoci insidiosamente vincere dallincantesimo di questa vita al rallentatore, ovattata, languida, che la malattia consente quando se ne hanno i mezzi, e di restare per un anno, due, senza pi trovare una buona ragione per scendere. Se fossimo davvero ricchi sogno che non ci ha mai siorato tra i superricchi del forum ci metteremmo volentieri a pensione in questa oasi di calma e di lusso perch, se vogliamo un po ilosofeggiare, questo il vero lusso, non quello che comprano con le stock option le persone che arrivano in elicottero, tra un deal e laltro, e che grazie a dio sembrano ignorare questo posto meraviglioso.

Ci sono dei derivati Damien Hirst che inondano un mercato di appassionati contenti di possedere una cosa irmata con un nome celebre
tente forse non noi ma i nostri igli inventare gli strumenti di questa liberazione. Che entro una o due generazioni il nostro mondo frenetico e disperato, con la sua ossessione per il denaro, sar diventato del tutto incomprensibile per i nostri discendenti: vivevano davvero cos? Ed un piccolo segno, conclude Yunus ridendo, che i grandi leader presenti a Davos, non sapendo pi a che santo votarsi, abbiano deciso di ascoltare un tipo come lui, che dice lesatto contrario del loro modo di pensare e che a priori hanno tutte le ragioni per considerare come un garbato esaltato. Nellascoltarlo afascinati pensiamo a un maestro di yoga di nostra conoscenza, che ha labitudine di concludere i suoi seminari con una piccola preghiera, chiedendo che la Terra sia governata da uomini giusti, che le piogge cadano quando le coltivazioni ne hanno bisogno e che non sia inlitta nessuna soferenza inutile. Queste invocazioni ci fanno discretamente sorridere e le consideriamo come il prezzo da pagare per un insegnamento di alto livello. Ma il maestro di yoga non parla a vanvera, pu vantare risultati eccezionali e tangibili, e altrettanto si pu dire di Yunus, che lesatto contrario di un mite sognatore: un uomo dazione che ha inventato una cosa che funziona, il microcredito, che in seguito stato fuorviato e commercializzato e da cui stato allontanato o costretto ad allontanarsi al punto da non volerne pi parlare ma capace di inventare continuamente altre cose. E quello che sta facendo ora forse di nuovo lavanguardia di qualcosa. Possiamo sorridere, alzare le spalle, ma bisogna chiedersi se in passato non avremmo sorriso o alzato le spalle allo stesso modo ascoltando Gandhi. E se quando niente funziona nel mondo cos come lo vedono e lo gestiscono gli autoproclamati realisti, forse vale la pena di guardare agli utopisti che hanno i piedi per terra. Ci avviamo verso il nostro chalet camminando lentamente lungo la strada principale della stazione sciistica, che ora quasi deserta. calata la notte, la neve scricchiola

Il maestro Yoda
con questo stato danimo pi tranquillo che riscendiamo per il nostro appuntamento con Mohamed Yunus, inventore del microcredito, premio Nobel per la pace e uno dei guru di Davos. un uomo piccolo, afabile, che somiglia al maestro Yoda di Guerre stellari. Lintervista non fa eccezione alle regole durata precisa dei minuti, assistenti tanto implacabili quanto sorridenti ma forse grazie allo spirito della Montagna incantata abbiamo limpressione che con lui succeda qualcosa, che ci dica qualcosa di diverso. Ma cosa dice Yunus? In sostanza che ci sono tutte le condizioni per una grave catastrofe globale, irrimediabile, ma che secondo lui riusciremo a salvarci perch non avendo pi scelta diventeremo migliori, lasciando da parte il nostro egoismo, affrancandoci dalla tirannia del nostro ego e di quello che comporta: paura, cupidigia, competizione. Dice che grazie allaiuto di internet troveremo entusiasmante e diver-

sotto i nostri piedi. Siamo silenziosi, pensando entrambi che quello che abbiamo ascoltato forse la verit, la nobile verit scimmiottata dalle immense stupidaggini mistico-capitalistiche. Allimprovviso dalla vetrina di un passaggio coperto qualcuno ci chiama. un tipo simpatico incrociato il giorno prima. Ci facciamo lultimo cocktail prima del viaggio, poi si chiude. Volete venire?. Entriamo. Il cocktail oferto da unazienda impegnata in attivit ilantropiche, il rinfresco ottimo e il nostro nuovo amico ci spiega che dopo aver assistito nelle sue attivit caritatevoli loligarca russo Boris Pinchuk, ora lavora proprio per Yunus. Pensare sempre a fare cose positive, ci spiega, rende la vita positiva. Sono davvero molto fortunato a fare questo lavoro. Non c niente di divertente in quello che dice, ma c un momento comico quando arriva una bella ragazza, anche lei impegnata a lavorare per Yunus, e come due vecchi amici, due veterani del charity business nonostante la loro giovane et, evocano una disavventura che gli capitata qualche tempo fa: allaeroporto di Zurigo hanno perso alcune opere di Damien Hirst appena comprate. Le opere di Hirst costano decine di milioni di euro e sarebbe divertente per rendere la storia pi bella immaginare che si siano rassegnati a questa perdita cos serenamente. Ma ovviamente la storia diversa: ci sono degli accessibili prodotti derivati Damien Hirst che, come in passato le litograie di Salvador Dal, inondano un mercato di appassionati contenti di possedere una cosa irmata con un nome celebre, anche se la irma probabilmente stata fatta da un assistente specializzato. Niente di strano quindi. Hirst, tuttavia, la trasposizione in campo artistico di un sogno finanziario, lefetto leva spinto ai suoi eccessi: investimento minimo in talento e onest, e diciamo questo senza voler ofendere nessuno e rendimento massimo. Il jackpot assoluto. logico che sia lartista preferito di questi ragazzi cos simpatici, cos positivi, cos sinceramente convinti che quello che bene per lumanit soferente lo sia anche per il loro conto in banca. Come diceva Sigmund Freud parlando di una delle sue pazienti: La sua nevrosi si organizza cos bene che un vero piacere. u adr
GLI AUTORI

Emmanuel Carrre uno scrittore francese. Il suo ultimo libro Limonov (Adelphi 2012). Hlne Devynck una giornalista televisiva francese. Dirige unagenzia di comunicazione.

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