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L.B.G. ANCHE SUI NAVIGLI CI SONO I TALEBANI Beppe Balzarin SEA E MALPENSA. QUELLO CHE I MILANESI NON SANNO Massimo Gargiulo QUELLA STRANA IDEA DI CITT METROPOLITANA DEL GOVERNO MONTI Giacomo Selmi Antonio Sileo COMMERCIANTI: PORTE APERTE E BLOCCO DEL TRAFFICO Gregorio Praderio
PGT, MERCATO E SVILUPPO IMMOBILIARE: UN NUOVO PARADIGMA?
Ilaria Li Vigni LA CITT METROPOLITANA A MILANO: IL TEMPO STRINGE Gianni Zenoni PIAZZA DEGLI AFFARI O DEI MONUMENTI SIMBOLICI Walter Marossi PRIMARIE, MILANO. NOVIT OLTRE IL PREVISTO Maria Cristina Treu ELEZIONI: IL SENSO DELLE PRIMARIE Gianni Silvera TANGENZIALE EST, IL RETROBOTTEGA
VIDEO DAVIDE CORRITORE: PRIMARIE, LE SORPRESE DELLURNA ROBERTO BISCARDINI: IO E AMBROSOLI LA NOSTRA MUSICA _un suggerimento TEOREMA canta Marco Ferradini Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit
MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani
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Alitalia, di nuovo in grave crisi, per cui si conta su ricavi incerti. Inoltre i margini di profitto sul 35% dei passeggeri di Malpensa, quelli della low cost inglese Easy Jet, sono inferiori alla media. traffico povero. Infatti noto che lutilizzo dei servizi aeroportuali minore per le compagnie low cost. Sono previste maggiori entrate che deriveranno dal 30% di aumento delle tariffe ma questi aumenti, inseriti nel contratto di programma, sono stati impugnati davanti al T.A.R. dalle Compagnie aeree. Alcune compagnie, scontente, potrebbero anche spostare voli verso altri scali, e l'aumento delle tariffe non far piacere neppure agli utenti... Il contratto di programma un accordo tra SEA ed ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) in cui si inserisce questo aumento di tariffe per finanziare un piano di ampliamenti dell'aeroporto di Malpensa sul quale aperta, presso il Ministero dell'Ambiente, la procedura di V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale). La Commissione competente del Ministero ha accolto le osservazioni dei vari Enti interessati, nella quasi totalit negative, e le sta esaminando e confrontando con il piano di ampliamento. Alla fine la Commis-
sione esprimer il proprio parere che potr essere positivo oppure negativo. Si deve sapere che il piano di ampliamento, sbrigativamente definito la terza pista comporta varie altre opere che poco o nulla hanno a che vedere con l'avionica ma produrranno un impatto ambientale assurdo. L'operazione pi eclatante consiste nel cementificare ca. 450 ettari attualmente a bosco, con alberi di pregio ad alto fusto e a brughiera, particolare habitat degno di tutela anche per la presenza di rari endemismi faunistici e botanici. Progettare investimenti per ampliamenti strutturali, in un aeroporto ove il traffico in calo e non si vedono segni di ripresa, appare operazione velleitaria e, ancorch palesemente finanziata a carico degli utenti, in linea con l'esatto contrario della missione di un servizio pubblico e del buon senso. Inoltre, il traffico passeggeri al 31/12/2012, secondo una proiezione presentata dall'ex Assessore ai Trasporti della Regione Raffaele Cattaneo, si attester a circa 16,9 milioni di passeggeri, ben al di sotto della capacit operativa di questo scalo che perde quindi 2.300.000 passeggeri rispetto al 2011. Consi-
derando che parte delle strutture, gi realizzate in precedenti ampliamenti e mai entrate in funzione (lultimo terzo del Terminal 1 e terzo satellite), da anni giacciono nella polvere inutilizzate, non si capisce che senso abbia investire in ulteriori ampliamenti. Il piano di SEA contiene trattati sull'evoluzione del traffico aereo scritti a comando con previsioni di raddoppio del traffico nei prossimi dieci / venti anni. Osservatori pi obiettivi prevedono invece un probabile sensibile aumento del traffico aereo nei paesi emergenti ma nulla pi di un consolidamento dei livelli raggiunti nei Paesi pi sviluppati. Il bilancio della storia di Malpensa, negativo a trecentosessanta gradi, colpisce soprattutto gli anelli pi deboli della catena, dai lavoratori precari ai consumatori e, ora, il rischio bussa anche alla porta dei risparmiatori. Non sorprende che tutta questa vicenda si svolga sotto il nome Malpensa: nomen omen si diceva un tempo. Ora si definisce che un aeroporto scambia danno ambientale con beneficio sociale, invece l'aeroporto di Malpensa produce danno ambientale e maleficio sociale.
QUELLA STRANA IDEA DI CITT METROPOLITANA DEL GOVERNO MONTI Massimo Gargiulo
Il 24 ottobre su Affari Italiani, pur professandomi convinto sostenitore della linea Monti, avevo espresso severe critiche, basandomi sulle prime anticipazioni giornalistiche, sul Decreto Legge sulle Province che il Governo si accingeva a varare. Il titolo del mio intervento, del resto, era estremamente chiaro: Quel pasticcio brutto del decreto sulle Province. Concludevo tuttavia il mio intervento con una nota di ottimismo: A ogni buon conto, qualunque sar il destino delle Province, dovremmo finalmente assistere alla realizzazione delle Citt metropolitane. Provvedimento questo che costituirebbe un vero fattore di ammodernamento della pubblica amministrazione locale. Ebbene, dopo aver letto il Decreto Legge n. 188 del 5 novembre 2012, pubblicato il Gazzetta marted 6 novembre, devo affermare che non soltanto la mia nota di ottimismo risulta per gran parte fuori luogo, ma che la mia fiducia nel governo tecnico ha subito un duro colpo. Le ragioni del mio sconcerto prendono le mosse dalle modalit di elezione del Consiglio Metropolitano previste dal DL, ma aprono seri interrogativi su quale sia lidea di Citt Metropolitana del Governo. Mentre proponevo, ben prima che il governo Monti vi provvedesse il 5 dicembre 2011 con il DL Salva Italia, di abolire lelezione diretta dei Consigli Provinciali e di procedere alla loro elezione attraverso lAssemblea dei sindaci, non convengo sullopportunit che lo stesso avvenga per lelezione del Consiglio Metropolitano e che lo stesso sia composto, come per le Province, da un numero massimo di dieci membri. Il dibattito sulle Province verteva sullopportunit o meno di abolirle (visto che a oggi le loro competenze, anche a causa di un centralismo regionale non rispondente al dettato costituzionale, risultano sostanzialmente residuali), da qui il consenso su elezioni di secondo livello. Personalmente, per inciso, ho gi avuto modo di esprimermi su ArcipelagoMilano a favore non soltanto del mantenimento delle Province, rivedendone le funzioni nel pi generale riordino delle competenze degli enti locali, e per il depotenziamento del centralismo gestionale e amministrativo delle Regioni (sulla base dei principi di sussidiariet, differenziazione e adeguatezza, cos come stabilito dallart. 188 della Costituzione), ma anche della riduzione del loro numero, purch realizzata attraverso opportuni accorpamenti, individuati sulla base di criteri di efficienza. Criteri, ribadisco qui, che non ritrovo tra quelli adottati dal Governo. Ben diverse sono le questioni per le quali si richiede da (troppo) tempo la costituzione delle Citt Metropolitane. Alla Citt Metropolitana, infatti, dovranno essere trasferite non soltanto le competenze attuali e future delle Province, ma anche quelle dei comuni aventi valenza sovracomunale. Una cessione di poteri importante da parte degli attuali comuni e non indolore. Da qui la nascita di un Ente con poteri forti che necessita, a mio avviso, di un governo forte e autorevole quale soltanto lelezione diretta del Sindaco e di un Consiglio Metropolitano, composto da un numero di membri adeguato per ga-
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rantire le rappresentanze dei territori che compongono la citt metropolitana, pu garantire. Aiuta, forse anche i tecnici, un po di storia. Lesigenza di realizzare un livello di governo per larea metropolitana Milanese stata avvertita prima ancora della nascita della Regione Lombardia. Il 5 novembre 1961 si riunisce la prima Assemblea dei Sindaci, comprendente i 35 Comuni individuati dal decreto ministeriale 28 febbraio 1959, che delibera la nascita ufficiale del PIM. Il PIM era retto da unAssemblea dei Sindaci e da una Giunta esecutiva, avvalendosi, sotto il profilo tecnico, di un Comitato Tecnico Urbanistico e di un Ufficio Tecnico. Lidea che la guidava era appunto quella di delegare a un ente sovra comunale le competenze dei comuni in materia di governo del territorio e di grandi infrastrutture a partire da quelle per la mobilit (allora i temi dellambiente non erano neppure presi in considerazione). Ma il principale limite di quellesperienza stava proprio nel deficit di legittimit della sua rappresentativit, riducendo via via il PIM,
a una sorta di Centro Studi (scelta poi ufficializzata dallamministratore di condominio Gabriele Albertini), con gli abitanti dei comuni foranei in stato di palese subalternit nei confronti dei cittadini milanesi. Subalternit che verrebbe confermata qualora si procedesse allelezione indiretta del Sindaco e del Consiglio Metropolitano per il potere di condizionamento che Milano eserciterebbe allinterno dellAssemblea dei Comuni. Da qui il dibattito sviluppatosi fin dalla fine degli anni 60 sullopportunit di istituire la Citt Metropolitana e di chiamare tutti i suoi cittadini a eleggere direttamente i suoi rappresentanti (allora non esisteva lelezione diretta del Sindaco). Colgo questa occasione per ribadire alcune altre riflessioni, che ritengo utili per quando il dibattito pubblico su questi temi, oggi concentrato sulle vicende elettorali della Regione Lombardia, entrer finalmente nel vivo del futuro della Citt Metropolitana. a) Un approccio al tema Citt Metropolitana fondato sostanzialmente sullequazione abolizione della
Provincia uguale risparmio risulta fuorviante rispetto agli obiettivi che stanno alla base della sua realizzazione. Ci non toglie che il riordino delle competenze e delle funzioni tra i diversi soggetti presenti nellarea metropolitana milanese deve avere come orizzonte la riduzione della spesa pubblica unitamente al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dellefficienza e della qualit dei servizi. b) Rappresentativit e partecipazione devono trovare risposte analoghe (se non uguali) per le comunit dellattuale Milano e per quelle dei comuni della provincia milanese. c) Lente di governo dellarea metropolitana milanese dovr essere dotato di poteri e strutture adeguate al ruolo e ai compiti che gli verranno affidati. d) Da ultimo, posto che la proposta per la Citt Metropolitana di Milano deve partire dalle realt della nostra provincia e rispondere alle sue reali esigenze, potrebbe essere utile, se del caso, un provvedimento legislativo ad hoc, come stato per Roma Capitale.
COMMERCIANTI: PORTE APERTE E BLOCCO DEL TRAFFICO Giacomo Selmi e Antonio Sileo
Che anche una grande citt come Milano, una metropoli che tra meno di tre anni ospiter lEsposizione Universale, sia in fondo un microcosmo ne abbiamo avuto riprova non troppo tempo fa in occasione dellultimo sciopero dei mezzi pubblici. In questo piccolo mondo che Milano, ogni azione di ogni singolo cittadino ha conseguenze - impatti pi o meno significativi sullambiente circostante e, in ultima analisi, su tutti gli altri. Quando, per esempio, si tiene il motore acceso con lauto in sosta per mantenere in funzione l'impianto di condizionamento - o, in inverno, il riscaldamento - dovrebbe essere evidente che si arreca un danno, evitabilissimo, alla collettivit; cos come dovrebbe essere evidente, senza il bisogno di ispezioni per ricordarlo, che lo stesso danno lo si causa con impianti di riscaldamento senza una adeguata manutenzione. Dovrebbero in realt bastare le salate bollette. Di esempi di azioni e comportamenti che hanno impatti sulla collettivit se ne possono fare molti altri, tuttavia allinizio dellinverno, vorremmo che si parli della questione dei negozi con le porte dingresso aperte e i riscaldamenti accesi, abitudine che pur non essendo proibita da alcuna legge (le ordinanze comunali hanno effetto limitato e solo emergenziale) ricade a pieno titolo nella categoria. Lo scorso inverno, quando il livello di polveri sottili andato ben oltre i limiti di legge, superandoli di quasi cinque volte, le ordinanze antismog, con specifiche diffide e sanzioni sulle porte aperte, si sono ripetutamente susseguite. E non sono mancate le campagne di boicottaggio contro i negozi spreconi, colpevoli di tenere le porte aperte tutto l'anno (il problema si pone invero anche destate con laria condizionata). Taluni esercizi, addirittura, le porte non le hanno affatto, sostituite da getti di aria calda che investono i potenziali clienti non appena si entra nei punti vendita. Il caldo che fuoriesce dalle rivendite invoglierebbe i passanti a entrare nei negozi e non mancherebbero studi a sostegno di questa tesi. Tuttavia, gli studi in questione, pi che la teoria della porta aperta, sostengono quella del negozio pieno: un punto vendita frequentato attira pi clientela di uno deserto. E in una logica non sempre consequenziale, un negozio con le porte aperte si riempirebbe di pi. Non mancano, per contro, gli studi (se ne occupata pure luniversit di Cambridge) che dimostrano risparmi rilevanti (in media almeno il 30% della bolletta energetica) dovuti alla minore intensit del riscaldamento e alleliminazione delle barriere d'aria calda grazie alla semplice chiusura delle porte. Se proviamo a fare riferimento al Piano Clima del Comune di Milano, nella sua versione corrente e a oggi ancora lunico documento valido per quanto riguarda il Patto dei Sindaci, cui Milano ha aderito e riconfermato ladesione, il terziario (negozi, esercizi e uffici) dovrebbe contribuire per il 7% alla riduzione delle emissioni dirette. Tra le azioni da intraprendere per raggiungere lobiettivo si possono certo includere azioni tecnologicamente complesse o economicamente impegnative (cappotti termici, sostituzione di caldaie, utilizzo di software specifici per la gestione dellenergia), ma non vanno dimenticate le piccole cose di buon senso, quelle azioni che permettono di rag-
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ture e dei servizi necessari e gli introiti derivanti dai relativi oneri, o che consentano di intervenire in modo fortemente incisivo al di l delle lodevoli iniziative in tale senso sul tema della domanda abitativa non solvibile, come visto probabilmente finora sottostimata. Il delta sembra pertanto destinato a permanere se non ad ampliarsi. Si tratta di valutazioni inevitabilmente sommarie e approssimative. Se
per colgono nel segno, si pu ipotizzare nel prossimo futuro la necessit di: - una pi precisa attenzione alle caratteristiche del prodotto immobiliare in fase di sviluppo: non baster pi insomma il metro cubo indifferenziato per far tornare i conti - una stima dei valori dei diritti edificatori pi prudente di quella attuale, e compravendite maggiormente mirate a uneffettiva attuazione
- una fiscalit pubblica che ricerchi le proprie risorse economiche a monte e non nel corso del processo di trasformazione (IMU su aree fabbricabili, oneri predefiniti e non esito di contrattazione, ecc.) ovvero in prossimit dei processi di formazione della rendita e non appesantendo i programmi di sviluppo e riqualificazione della citt.
www.arcipelagomilano.org spetto civile a questa nuda piazza. E questa rinuncia al suo disegno urbano sempre stata incomprensibile, stante lequilibrata proporzione volumetrica degli edifici che la circondano con dignitose architetture. Basta pensare alla piazza della Scala prima e dopo la sistemazione dellarchitetto Portoghesi. Oggi uno spazio dal quale traggono un aumento dimportanza i gi rilevanti edifici che la formano grazie proprio a questo progetto di arredo urbano. Quindi nessun dubbio che la piazza andasse completata per ridarle il suo ruolo di dignitoso spazio civile. Ma quando si decide di caratterizzare una piazza con un monumento o unopera darte importante collegare il loro significato alla funzione prevalente della piazza o degli edifici che la circondano, e qui non cerano dubbi. Il nome piazza degli Affari e la presenza del palazzo dellarchitetto Mezzanotte sede della Borsa di Milano, la pi importante del paese, suggeriva un monumento o una opera darte che meglio si adattasse alla importante funzione. Come il monumento alla Giustizia presiede le piazze dei Tribunali (meno che a Milano), questa piazza andava decorata con un riferimento allimportante funzione Borsistica. Durante questa crisi economica nella quale gli speaker dei telegiornali ci hanno dato notizie giornaliere sullandamento delle quotazioni da tutto il mondo, il fondale dello schermo ci ha sempre mostrato le facciate dei vari Palazzi delle Borse collocate in piazze dal disegno urbano irreprensibile. Tra le pi belle abbiamo apprezzato quelle con monumenti allOrso o al Toro simboli appunto delle fasi del lavoro di Borsa. Quando in Italia lo speaker ci dava le ultime notizie con sullo sfondo il palazzo della borsa di Milano, solo una volta apparso con lopera di Cattelan ben visibile, poi un senso di dignit ha prevalso e ora il palazzo della Borsa appare per solo parzialmente o sbieco, in modo da cancellare alla vista una presenza considerata probabilmente inopportuna per limmagine della citt e offensiva per chi ci lavora. Se invece questa presenza si vuole interpretare politicamente come un segno di disprezzo per la societ di mercato, mi sembra paradossale che mentre si tirano gi le statue dei padri del socialismo reale in tutto il mondo, qui si elevi un segno di disprezzo verso una economia ormai diffusa ovunque, anche nei paesi dove si abbattono gli ex idoli. Mi sorprende anche il silenzio della societ civile e della stessa direzione della Borsa che doveva impegnarsi contro questo gesto ostile alla funzione e ai suoi operatori. Il lavoro che si svolge nella sede principale della capitale finanziaria del paese va rispettato e se mai aiutato a valorizzarne limportante funzione. Il rapporto tra le piazze e i monumenti od opere darte che le presidiano, specie se promosso dalla stessa Amministrazione, deve essere positivo e mai contro, ne va di mezzo limmagine della citt. Ma che loperazione sia anomala viene dimostrato anche dal suo utilizzo per quaranta anni. Non conosco in tutto il mondo altri monumenti a termine prestabilito. Solo nel momento nel quale non esiste pi il loro significato o questo diventa negativo, allora possono essere rimossi. Ma quaranta anni cosa vuol dire? In una citt seria con i monumenti e le opere darte non si scherza e questa vera e propria bravata ritengo peser negativamente sulla stessa immagine della citt proprio nel periodo dellEXPO.
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quanto lo erano dopo le primarie di Boeri/Pisapia e la dipartita di Penati. Si chiariranno con le candidature al parlamento e alle regionali. Ma questione da addetti ai lavori. Le novit sono altre. a) Queste primarie sanciscono la fine nella del modello di partito di massa come in Italia si conosciuto dal dopoguerra a oggi. Scompare il ruolo dirigente delle segreterie di partito si rottama definitivamente un modo di fare politica costruito sulle commissioni, le sezioni, i responsabili di settore etc. Quando le scelte sulle leadership sono delegate a una platea che grande circa quindici volte il numero degli iscritti dei tre partiti (nel 2008 in citt gli iscritti al Pd provenienti dai due cofondatori era di 5.700, mentre nel 2012 per larea metropolitana il Pd dichiarava 11.700 iscritti) evidente che il compito principale dei partiti diventa organizzativo: preparare le primarie, organizzare le campagne elettorali e poco pi. Del resto quando Renzi parla delle truppe cammellate della CGIL o Sposetti parla di soldi anche dallestero ovvio che non stiamo pi parlando di un partito ma di una alleanza, di un rassemblement tra soggetti diversi tenuti insieme da un minimo comun denominatore ideale programmatico e dalla legge elettorale. Un Pd alla Obama. b) Queste primarie sanciscono la fine delle vecchie correnti e delle
vecchie leadership fondamentali nella scelta dei candidati. Senza aver mai messo piede in un direttivo, oggi Gori pi importante nel centro sinistra di tutti quei segretari che un tempo gli avrebbero fatto fare anticamera. Si tratta di capire se e come questo peso rester nella quotidianit. c) Queste primarie sanciscono che Affari Italiani conta ben pi dellUnit e di tutti i siti di partito messi insieme, ma che la legittimazione fondante ancora quella della piazza. Le code davanti al Dal Verme o alla Fabbrica del Vapore sono il segno che per la leadership occorre la mobilitazione fisica, Facebook non basta. d) Queste primarie sanciscono la centralit della sfida e la marginalit delle fasi preparatorie; chi conduce una battaglia politica ma poi nel momento decisivo non ci si candida (Civati docet) o non partecipa (IDV docet) destinato a ruoli minori. e) Queste primarie sanciscano che lequilibrio tra le varie componenti del centro sinistra sar determinato dagli eletti. Scomparsa la nomenclatura delle segreterie avremo un partito e una coalizione fondata sugli eletti. un ritorno allItalia giolittiana. Per questo sar fondamentale come i risultati di Renzi e Vendola influiranno sulla scelta dei candidati. Non a caso Rosy Bindi, da buona vecchia democristiana su questo tranchant.
f) Queste primarie sanciscono che il fair play interno non c pi. Una delegittimazione, un astio e un rancore cos forte come quelli nei confronti di Renzi non si vedevano dai tempi di Saragat. g) Queste primarie sanciscono la fine di un classico tormentone prelettorale: il ruolo dei cattolici. Tormentone che serviva a giustificare candidature alla Binetti. I cattolici si sono equamente divisi tra i vari candidati e nessuno di questi ha fatto di questa caratteristica confessionale un tratto elettorale distintivo. h) Queste primarie sanciscono il passaggio a una democrazia pi diretta e sanciscono la fine di una dicotomia che da almeno venti anni allietava la politica cittadina: quella tra apparati e societ civile. Oggi la societ civile (anche quella soi disant) ha il controllo delle scelte politiche che contano: indicazione del candidato a premier, a sindaco. Addirittura il ruolo dei partiti cos poca cosa che la societ civile pu fare quasi a meno delle primarie per indicare il candidato a presidente della regione. Di conseguenza schiere di vecchi professionisti della politica stanno cercando di trasformarsi in societ civile in omaggio all'ideale ecologista del riciclaggio. Complessivamente un bilancio molto positivo.
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dordine di una burocrazia del pensiero politico, interessato a far di conto sui voti e su quello che domani sar il riposizionamento della propria carriera, pi che a far chiarezza sul programma e a eliminare le ambiguit sulle priorit delle scelte. Lalternativa ripartire dai temi sociali e del buon governo con posizioni che possono anche far perdere i voti di chi non vuole rinunciare a posizioni di privilegio, ma che hanno la forza della chiarezza, lunica arma che pu garantire il successo a una politica che voglia avere un futuro. Si dir che il tempo poco, che unagenda di grande rigore gi tracciata e che, a tale
agenda, le soluzioni di governo dovranno comunque adeguarsi. Non cos se la scelta tra le due alternative che sembrano in gioco, quella di un bipolarismo di coalizione con lindicazione del premier e quella di una maggioranza che si former a elezioni compiute, perdono rilevanza come quella che ci sia un premio di maggioranza pi o meno alto e che ci sia ancora in gioco o non lo sia lipotesi di Monti premier. E se lattenzione va rivolta pi che alla scelta di un uomo solo al comando di un partito o di una coalizione di partiti, alla individuazione di una nuova generazione di persone che si occuperanno di poli-
tica con un programma esplicito per servire le istituzioni e per garantire un rinnovamento sociale ed economico senza ricorrere a facili formule di effetto e di promesse non realizzabili. Questo il senso delle primarie: arrivare alle elezioni con una forza di governo e di pi persone per fare una politica per il bene comune e per affrontare le difficolt del mondo contemporaneo con un programma di proposte in cui i sacrifici che si possono chiedere devono far intravvedere un futuro migliore, ragionevolmente prossimo.
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rubriche@arcipelagomilano.org ostakovi
Lorchestra Verdi in questi giorni in tourne con due concerti - uno a Mosca (in Sala Grande del Conservatorio) e laltro a San Pietroburgo (nella Cappella Accademica di Stato) - con un programma tutto italiano (Rossini, Paganini, Verdi e Respighi). Prima di partire, gioved e venerd scorsi, ha voluto entrare nello spirito della grande Russia eseguendo la settima Sinfonia di ostakovi e affidandola alla bacchetta di Oleg Caetani, direttore spesso suo ospite che non a caso, cresciuto in Italia, ha studiato al Conservatorio di Mosca e si diplomato a quello di San Pietroburgo. Dmitrij ostakovi (1906-1975) certamente, con i connazionali poco pi anziani di lui Igor Stravinskij (1882-1971) e Sergej Prokofev (1891-1953), uno dei pi importanti compositori del secolo scorso, e la sua opera pi emblematica e ricca di emozionalit, anche se forse non proprio la pi riuscita, la settima Sinfonia, detta la Leningrado perch ispirata, dedicata, quanto meno scritta nellanno del celeberrimo assedio della citt da parte delle truppe germaniche. Ricordiamo appena come la citt di San Pietroburgo, che nel 1917 vide linizio della Rivoluzione russa e che alla morte di Lenin nel 1924 cambi il nome in Leningrado conservandolo fino al referendum del 1991, fu cinta da assedio dalle forze germaniche di invasione l8 settembre 1941 e liberata solo il 27 gennaio 1944, dopo aver visto morire di fame 800.000 persone su una popolazione di tre milioni di abitanti. Questo terrificante evento, insieme alle notissime vicende che hanno visto ostakovi alternativamente vittima e complice - o meglio perseguitato e sostenitore - della dittatura stalinista, fanno di questa Sinfonia uno degli snodi della storia della musica, non solo del novecento, ponendola al centro di non pochi problemi: il rapporto con il potere, con la storia, con le passioni e i tormenti che vi si vogliono descritti, con la biografia dellautore, con il suo impegno sociale (quando c) e via di seguito. In una parola il tema dei rapporti fra la musica e il contesto in cui essa nasce. Prima del concerto allAuditorium vi stata unaffollata conferenza a due voci: quelle dello storico Fausto Malcovati e del musicologo Enzo Beacco. Il primo un noto studioso della storia e del teatro russi, il secondo conosciuto da molti milanesi per aver scritto, per oltre ventanni, i bei programmi di sala dei concerti della Societ del Quartetto. Dai fascinosi interventi dei due oratori sono emerse tutte le contraddizioni che si manifestano normalmente nella esegesi musicale ma che emergono in particolare quando si affronta unopera storica come questa Leningrado. Innanzitutto un po di mistificazione: i primi due tempi della sinfonia (compreso lAllegretto, con il famoso tema dellinvasione) furono scritti prima dellinizio dellassedio, quando probabilmente in citt - ove risiedeva lautore - non se ne aveva ancora sentore. ostakovi poi fu uno dei primi evacuati - non appena aperta quella miracolosa via di fuga dalla citt che beff i tedeschi, attraverso il lago gelato - e fu sfollato in una cittadina della Siberia dove scrisse gli altri due tempi, sostanzialmente privo di notizie, o con notizie sommarie, sulle tragedie che si consumavano nella citt del Baltico. Occorre aggiungere che ostakovi aveva da poco ottenuto la riabilitazione - come musicista coerente con il realismo comunista - dalla disgrazia in cui era caduto nel 1934 dopo la prima della Lady Macbeth del distretto di Mcensk, accusato di formalismo, isolato e minacciato non solo di non poter pi scrivere musica ma addirittura di essere incriminato. Quanto alla ispirazione dellopera, Beacco ha acutamente fatto osservare come il ritmo del tema dellinvasione sia derivato in modo peraltro poco nascosto - da quello del Bolero di Ravel, di pochi anni antecedente (1928), i cui intendimenti sono a dir poco allopposto di quelli che sottendono la tragedia della guerra! Da tutto ci deriva la legittimit del sospetto che la Settima sia in realt opera di regime, volta a esaltare il coraggio del popolo russo e la grandezza della sua leadership, una sorta di manifesto di propaganda politica - comunista e antitedesco destinato a portare in tutte le Russie e nel mondo un preciso messaggio politico: siamo un popolo indomabile e invincibile. Questo ovviamente nulla toglie alla bellezza della Sinfonia che, se non proprio la migliore delle 12 scritte da ostakovi, certamente una opera meravigliosa che offre loccasione di riflettere sul significato ultimo della musica, che deve essere ascoltata, goduta e apprezzata a prescindere da tutto ci che non le appartiene, che trova la propria ragione dessere solo in se stessa, con buona pace di Wagner e dei tanti che hanno voluto investirla di responsabilit a lei estranee. Da non perdere Luned 10 dicembre ore 20, al Teatro alla Scala, si terr un concerto straordinario dedicato al cardinale Carlo Maria Martini a favore del Museo Diocesano di Milano: il programma, intitolato Viaggio in Italia, alterner musiche di Johann Sebastian Bach (Suite francese n.5 in sol maggiore e Suite inglese n. 2 in la minore, Aria variata in la minore, Concerto italiano) a musiche di Domenico Scarlatti (Aria in re minore K 32 e cinque Sonate, K 159, 278, 282, 289, 319) eseguite da uno dei loro maggiori specialisti, il pianista italo-iraniano Ramin Bahrami, di cui Piero Rattalino ha scritto che scompone la musica di Bach e la ricompone in modi che risentono di un modello, Glenn Gould, senza veramente assomigliare al modello. Io gli ho insegnato a sopportare il morso ma non lho domato, e spero che continui a essere com. Il confronto fra i due Autori coetanei (entrambi del 1685) ma vissuti in ambiti assai diversi (Bach nella severa Turingia mitteleuropea, Scarlatti nei gaudenti mondi mediterranei di Napoli e di Madrid) sar una vera, grande festa dello spirito. Per informazioni e prenotazioni: 02 465.467.467 (da luned a venerd ore 10/13 e 14/17), biglietteria@aragorn.it, www.vivaticket.it. Per ogni biglietto acquistato si ricever un coupon you and me per visitare insieme a un amico la mostra Costantino 313 d.C. entro il 17 marzo 2013 pagando un solo biglietto.
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ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Gallard archeologo moderno
Archeologo delle rovine della modernit, ecco come stato definito Cyprian Gallard, giovane artista, classe 1980, che ha da poco inaugurato la sua prima personale italiana curata dalla Fondazione Nicola Trussardi, in particolare da Massimiliano Gioni. Artista giovane ma gi con una considerevole carriera alle spalle, e che ha fatto del suo continuo viaggiare per il mondo largomento centrale di questa mostra, intitolata Rubble and Revelation - rivelazioni e rovine. Gallard riflette su quelli che sono i monumenti della nostra epoca, non per forza intesi come opera darte, e ne studia la vita e il progressivo degrado, soffermandosi sui temi della distruzione e della decadenza. Protagonisti dei suoi lavori, affrontati con la tecnica del frottage, dei video, delle polaroid e dei documenti darchivio, sono architetture e spazi aperti, edifici abbandonati, grattacieli, periferie degradate, aree militari e rovine antiche, di cui Gallard studia e analizza la storia. Attento osservatore dei cambiamenti e delle rivoluzioni che sono avvenuti nei tempi recenti, Gallard ricostruisce con i suoi lavori una sorta di archivio di immagini, che testimoniano momenti e passaggi della storia delluomo a noi pi vicina, segnata dalla globalizzazione, dallindustrializzazione pesante e dal consumismo pi sconsiderato. Una ricerca improntata anche a mostrare il potere delle immagini, inteso nella loro veste positiva ma anche come iconoclastia, vandalismo e distruzione di simboli, realt che oggi sono sempre pi presenti nella nostra vita quotidiana. Daltra parte egli stesso a dire che "bisogna essere irriverenti verso i monumenti", motivo per cui non stupisce la provocazione dei suoi lavori. Allinterno del suggestivo spazio del panificio militare della Caserma XXIV Maggio, in via Monti, Gallard ci introduce alla sua indagine attraverso il tema della globalizzazione devastante grazie al frottage dei tombini di Los Angeles, rigorosamente made in India, cos come nel ciclo New Picturesque, utilizza vecchie cartoline con immagini di antiche ville e castelli, che per copre parzialmente con dei fogli bianchi, impedendoci la vista e inducendo un senso di soffocamento. Unoperazione iconoclasta che fa riflettere su quanto il monumento sia sempre meno arte e sempre pi luogo di ricreazione di massa. Il percorso continua poi con video di edifici distrutti, simbolo eloquente dellusa e getta tipico della nostra epoca e di una umanit che non sa pi curarsi dei propri monumenti. Millions into darkness sono invece installazioni composte da foto darchivio in bianco e nero, che ricostruiscono una mini storia dei conflitti politici e razziali dellAmerica di qualche decennio fa, mischiate a pezzi di meteoriti comprati su internet, facendo diventare linsieme una sorta di metafora delle lotte e dei disastri naturali dei nostri tempi. Colpiscono pi di tutti i Geographical Analogies, un atlante del mondo fatto di analogie e contrasti di luoghi accomunati dal senso del sublime: una serie infinita di polaroids che lartista ha scattato nei suoi viaggi per il mondo e che, accostate per temi e assonanze, danno al lavoro unaria poetica e lirica, accostando graffiti, alberi, le rovine di Petra, edifici modernissimi, sculture e palazzi di vetro. Chiude la mostra un video altrettanto poetico, girato in 35 mm, che mostra un atto puramente vandalico: lartista fa esplodere estintori industriali attorno a un albero secolare, mentre la telecamera riprende lazione senza mai staccare. Un vandalismo reversibile che non modifica totalmente il paesaggio ma lo fa tornare, con una nuova luce, alla compostezza dellinizio.
Cyprien Gaillard. Rubble and Revelation - Rivelazioni e Rovine Caserma XXIV Maggio, via Vincenzo Monti 59 Milano, 13 novembre 16 dicembre 2012 h 10-20, Ingresso libero
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www.arcipelagomilano.org dere, ci saranno anche una Macchina drogata di Vincenzo Agnetti del 1969 e un gesso di Fausto Melotti. Inoltre in mostra anche opere di artisti molto amati dalla Gian Ferrari, e prestati appositamente per loccasione, come Arturo Martini, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Cagnaccio di San Pietro, Fausto Pirandello e Mario Sironi, a cui Claudia Gian Ferrari ha dedicato una vita di studi, pubblicazioni ed esposizioni. Infine, due degli artisti contemporanei pi vicini alla gallerista, Luigi Ontani e Claudio Parmiggiani, hanno contribuito ad allestire due piccole sale monografiche di particolare intensit. Interessante anche la selezione di materiali provenienti dai documenti dellarchivio storico della galleria Gian Ferrari, che Claudia ha destinato con un legato testamentario agli Archivi del Novecento, attraverso i quali si potr capire e approfondire meglio i momenti pi salienti e le scelte artistiche della Galleria. Documenti, fotografie, lettere e una biblioteca relativa a circa settantanni di attivit per far rivivere unepoca intera. Pitture e sculture ma non solo. Nel percorso espositivo sono inseriti anche mise e accessori amati e usati in vita dalla Gian Ferrari. Vengono proposti alcuni abiti del suo guardaroba, firmato quasi esclusivamente da Issey Miyake, e dei cappellini dautore che Claudia ha sempre indossato, vera e propria passione trasformatasi nel tempo in collezionismo. Claudia ha lasciato a Palazzo Morando, sede delle collezioni di Costume, Moda e Immagine del Comune, oltre cento abiti di Miyake e altrettanti copricapo, tra cui quelli dello stilista Alan Journo e dellartista, da lei promossa, Lucia Sammarco. Una vera amante dellarte e della filantropia. Nel 2006, prima dellapertura del Museo del 900, furono donati consistenti nuclei di opere a Villa Necchi Campiglio e al MART di Rovereto. Una parte di queste collezioni sono andate anche a far parte del MAXXI di Roma, altra citt amata e frequentata dalla collezionista. Lallestimento della mostra altrettanto di eccezione, firmato Libeskind. In una sorta di labirinto dalle pareti disuguali il visitatore potr ammirare da ogni angolo le singole opere, avviluppandosi man mano nel mondo tutto privato che fu un tempo della collezionista, e che da oggi diventa spazio pubblico. Molteplici punti di vista come molteplici e di diversi orientamenti furono le passioni di Claudia Gian Ferrari. Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari gallerista, collezionista e storica dellarte - Fino al 3 marzo 2013 Museo del 900 Orari lun 14.30 19.30 mar, merc, ven e dom 9.30 19.30 giov e sab 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro
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www.arcipelagomilano.org liconografia del Krismon, le due iniziali greche di Cristo incrociate tra loro, dapprima sugli scudi dellesercito di Costantino, poi su monili e gioielli, per approdare infine in tutto lImpero. Si diffonde a simbolo di unepoca intera il signum crucis di Costantino. Costantino 313 d.C. Palazzo Reale, fino al 17 marzo 2013 orari: lun 14.30 19.30 mar, mer, ven, dom: 9.30 19.30 giov, sab: 9.30 22.30 ingresso: intero euro 9,00 ridotto euro 7,50
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www.arcipelagomilano.org Si inizia con lapparente classicismo e malinconia dei periodi blu e rosa, di cui sono memorabili opere come La morte di Casagemas, dipinto dedicato allamico morto suicida, la misteriosa Celestina e I due fratelli. Ma gi dal 1906 si intuisce linfluenza che larte primitiva, africana e iberica, avranno su Picasso. Sono questi gli anni che vedono la nascita dei tanti disegni preparatori per il capolavoro assoluto, Les Demoiselles dAvignon, 1907 (conservate al MoMA di New York). Lautoritratto nudo, gli studi di donna, sono tutti dipinti in cui il Cubismo inizia a prender forma, semplificando e rendendo impersonali volti e sessi. Ma la rivoluzione vera arriva intorno al 1912, quando Braque e Picasso inventano i collage, e la forza dirompente delle loro sperimentazioni porta alla nascita del Cubismo, analitico e poi sintetico, in cui la figura viene prima scomposta, resa irriconoscibile, come nel Suonatore di chitarra e Il suonatore di mandolino, per poi tornare a inserire elementi di realt, come lettere, numeri, scritte o veri e propri elementi oggettuali. Ma Picasso non solo Cubismo. Negli anni 20 segue, a suo modo, il Ritorno allordine dellarte, con le sue Bagnanti e le sue donne enormi, deformate, possenti e monumentali, omaggi agli amici impressionisti come Renoir. Sono gli anni in cui conosce anche Breton e i Surrealisti, e in cui crea figure disumane e contorte, mostri onirici che ci mostrano le pulsioni sessuali e le ossessioni del pittore. La guerra per, sconvolge tutto. Oppositore della dittatura franchista, Picasso non pu far altro che denunciare gli orrori e la violenza della guerra con sculture e dipinti dai toni lividi, come Guernica, o nature morte popolate di crani di tori, capre e candele dalla fiamma scura. Non mancano i ritratti dei figli e delle donne amate: Fernande, Dora Maar, Marie Therese, Francoise, Jacqueline e la bellissima Olga in poltrona, dipinto che Picasso conserver fino alla propria morte, appeso sopra il letto. Ritratti ma anche autoritratti dellartista, dipintosi davanti al cavalletto, o con una modella nello studio, tema prediletto per dipingere la Pittura, il vero amore della sua vita. Picasso dipinse fino a poco prima di morire. Degli ultimi anni sono i dipinti che riprendono i maestri a lui pi cari, Matisse, Velazquez, Delacroix, ma anche un lucido autoritratto in cui lartista si rappresenta sempre pittore ma con un volto che sembra gi un cranio dalle orbite vuote (Il giovane pittore, 1972). Morir lanno seguente. Una mostra completa, che prende origine dallincredibile collezione del Museo Picasso di Parigi, forte di pi di 5.000 opere, donate in vari nuclei da Picasso stesso e in seguito, direttamente dagli eredi. Ieri come oggi le opere di Picasso potranno ancora insegnarci qualcosa, monito e delizia dei tempi moderni.
Picasso. capolavori dal Museo Picasso di Parigi Palazzo Reale, fino al 6 gennaio 2013, orari: luned, marted e mercoled: 8.30-19.30 gioved, venerd, sabato e domenica: 9.30-23.30; biglietti: 9,00 intero, 7,50 ridotto
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Inchiesta sul lavoro
Perch non dobbiamo avere paura di una grande riforma Pietro Ichino Mondadori, euro 18, ristampa aggiornata 2012
Luned 3 dicembre ore 18, il libro verr presentato con l'Autore e Antonio Calabr, presso Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, Milano Quando i Costituenti, dopo un aspro dibattito, scelsero l'incipit della nuova Carta fondamentale, dichiararono di avere voluto riunire nella formula Repubblica democratica fondata sul lavoro le due componenti di base di ogni libera comunit: il lavoro, appunto, in qualunque forma svolto, come manifestazione principale dell'agire consapevole del cittadino, da un lato, e dall'altro come contributo indispensabile dell'individuo all'affermarsi, consolidarsi e valorizzarsi della collettivit, avvertita e perseguita dai suoi partecipi, come bene comune. Quel magistero etico e politico che risale al giugno del 1946, andato sbriciolandosi, decadendo in un sistema drammaticamente ingessato, prigioniero dei propri tab e delle proprie caste ... un sistema chiuso da un tacito accordo protezionistico, della pi bassa matrice, tra vecchia sinistra e vecchia destra che ha instaurato, tra mille complicit, un vero apartheid tra lavoratori protetti, specie se maschi e maturi, e lavoratori non protetti, ai quali riservare invariabilmente posti di serie B, C o D e un miserabile futuro pensionistico da godere, nella migliore delle ipotesi, dopo i 70 anni. L'Inchiesta di Pietro Ichino, gi dirigente sindacale della FIOM-CGL, poi esponente di punta della Camera del Lavoro di Milano, docente di Diritto del lavoro, quindi dal 1979 deputato del PCI e oggi Senatore PD, accende i riflettori sull'impensabile cospiratio oppositorum che per decenni ha visto l'azione, vischiosa e inconcludente, del nostro sistema sindacale proteggere la parte pi conservatrice, arretrata, e scarsamente disposta a investire, delle grandi imprese nostrane, impegnate a tenere fuori dal Paese i maggiori concorrenti stranieri. Nonostante i trenta anni intercorsi fra i due episodi, il muro eretto dai sindacati metalmeccanici alla cessione dell'Alfa Romeo a GM ricorda molto da vicino la decisiva opposizione delle nove sigle sindacali di Alitalia, tutte in reciproco contrasto, al passaggio della Compagnia ad Air France- KLM. Operazione avviata nel 2008 da Tommaso Padoa Schioppa e ferocemente contrastata da Silvio Berlusconi in piena campagna elettorale, nel nome dell'intangibile italianit del nostro vettore aereo. Con il susseguente definitivo prepensionamento a cinquanta anni di et di oltre un migliaio di assistenti di volo e impiegati amministrativi, per i quali venne creata ad hoc una mostruosa Cassa integrazione speciale della durata di sette anni, tuttora a carico del contribuente. Per non parlare del ruolo del sindacato, questa volta a fianco di Antonio Fazio, nel boicottaggio dell'olandese
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Abn Amro interessata all'acquisto di Antonveneta, e poco dopo quello del gigante americano ATT, impegnato nell'acquisizione di Telecom Italia. Ma le inquietanti pagine di Ichino non si limitano affatto alla denuncia e alla deplorazione di mali passati (e ancora presenti). L'esperienza ultratrentennale e la larga conoscenza delle esperienze europee consente all'Autore di riprendere, ampliare e aggiornare le sue precedenti proposte avanzate nei numerosissimi interventi sulla stampa, in particolare sul Corriere della Sera, in Parlamento e nelle due sue opere pi note: Il lavoro e il mercato e A che serve il sindacato?.
In tema di tutela dei diritti dei lavoratori, Ichino indica e sostiene con ampie motivazioni il c.d. sistema danese, fatto proprio anche da Svezia e Norvegia e attualmente allo studio in altri grandi Paesi europei. Tale sistema fondato su una sostanziale continuit del reddito per il lavoratore nel periodo necessario per trovare un nuovo lavoro, non solo nel caso di licenziamento, ma anche nel caso in cui sia il lavoratore stesso a cambiare lavoro. La garanzia della mobilit nel mercato del lavoro costituisce cos la migliore tutela della libert e della forza contrattuale per qualsiasi lavoratore. Del resto, il maggior costo che in tal modo si accollerebbe
all'impresa, sarebbe ampiamente compensato per l'impresa stessa dal potere effettuare, senza ritardo, l'aggiustamento degli organici, essendo esentata dal controllo giudiziale sui relativi motivi economici o organizzativi. questo il progetto flexsecurity: una riforma, o meglio una nuova prospettazione del diritto e dei rapporti di lavoro, organica e incisiva e non episodica come quella in atto. alla nostra portata? Mancano le condizioni politiche e sociali? Potrebbe essere cos, ma prima di rassegnarci aspettiamo il 10 marzo. (Paolo Bonaccorsi)
TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Al nostro collaboratore Emanuele Aldrovandi i pi sinceri complimenti. PREMIO NAZIONALE DI TEATRO LUIGI PIRANDELLO, TRA I PREMIATI EMANUELE ALDROVANDI
Milano, 20 novembre 2012 - Resi noti i nomi dei vincitori della XIX edizione del Premio Nazionale di Teatro Luigi Pirandello, il prestigioso premio teatrale promosso dalla Fondazione Sicilia. I premi sono stati assegnati dalla Giuria al termine di una lunga selezione, alla quale hanno partecipato 184 opere in concorso, fra cui 167 lavori teatrali di varia natura e 17 saggi sul teatro. Di grande livello la giuria, presieduta da Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Sicilia, e composta da celebri nomi del teatro e della cultura italiana, quali Giorgio Albertazzi, Paolo Bosisio, Pietro Carriglio, Michele Guard, Paolo Mauri, Maurizio Scaparro ed Elisabetta Sgarbi. IlPremio nazionale per lopera teatrale stato assegnato a Emanuele Aldrovandi, per Felicit, dramma in due tempi, che tratta di un medico che vede realizzarsi nello stesso giorno tutti i suoi desideri: viene nominato primario e la donna che ama aspetta un bambino. Ma lui, invece di gioirne, congela il proprio sentimento, per evitare di compromettersi emotivamente: vuole essere distaccato, per preservarsi da possibili sofferenze future. Questo genera una scissione nel personaggio, tra la parte razionale e quella emotiva. La lotta fra queste due entit si concretizza in un conflitto tragico che non pu ricomporsi in nessun modo. - Emanuele Aldrovandi (Reggio Emilia, 1985), laureato in Lettere e Filosofia e diplomato alla Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, collabora come drammaturgo con il Centro Teatrale MaMiM di Reggio Emilia, nel 2012 stato uno dei tre autori segnalati al Premio Hystrio. Suoi testi sono stati rappresentati a Milano, Roma, Firenze, Udine, Reggio Emilia, Parma. L'ultimo, Il generale, debutter il 28 novembre al Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia. MOTIVAZIONE: Felicit di Emanuele Aldrovandi un atto unico costruito con abilit drammaturgica e fondata su un linguaggio sciolto, quotidiano, molto colloquiale. Ingegnoso lintreccio che si conclude in modo inatteso. Una prova teatrale di grande maturit. Il Pirandello, che ha cadenza biennale, posto sotto lalto patronato della Presidenza della Repubblica e questanno celebra la sua diciannovesima edizione. Ritornato sulla scena teatrale italiana nel 2009 su impulso della Fondazione, dopo uno stop di oltre dieci anni, fin dalla sua nascita (avvenuta nel 1966) stato assegnato a personalit del mondo dello spettacolo di altissimo profilo: Da Ingmar Bergman a Giorgio Strehler, da Eduardo de Filippo a Luca Ronconi, da Vittorio Gassman a Tadeusz Kantor e a Dario Fo; e ancora, Harold Pinter, Bernard Minetti, Eugenio Barba, Michele Perriera, Tommaso Landolfi, Giorgio Celli, Tonino Guerra, Paolo Puppa e altri ancora. Nel corso dellultima edizione del Pirandello, il Premio nazionale per lopera teatrale stato assegnato alla pice inedita Wash therapy, scritta a quattro mani da due giovani esordienti, la romana Micaela Seganti e il salentino Cosimo Solazzo.
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di Sophie Lellouche [Francia, 2012, 77'] con Alice Taglioni, Patrick Bruel, Marine Delterme, Michel Aumont
Alice (Alice Taglioni) ha una passione irrefrenabile per Woody Allen. Trova nel poster del regista newyorkese l'unico confidente che possa aiutarla a reggere la pressione di una famiglia che la vorrebbe sposata con figli. Quando la voce inconfondibile dell'idolo di Alice inizia inaspettatamente a dispensare consigli per fugare i dubbi della sua ammiratrice, capiamo che Sophie Lellouche, regista di Paris-Manhattan, ha scelto di omaggiare Woody Allen due volte. evidente, infatti, il rimando a Provaci ancora, Sam, in cui il fantasma di Humprey Bogart aiutava il timido Allan (Woody Allen) ad affrontare con coraggio e disinvoltura il mondo femminile. Non sono certo vergogna e insicurezza i freni di Alice, la ragazza troppo concentrata sul lavoro per pensare ad altro. La distribuzione clandestina di film di Woody Allen per curare ogni tipo di patologia, davvero un modo originale di interpretare la professione di farmacista. Paris-Manhattan per una commedia romantica, cos siamo costretti a subire l'entrata in scena dei pretendenti. Tra tutti spicca sicuramente Victor (Patrick Bruel), di recente protagonista nell'altrettanto vagamente alleniano Cena tra amici, che installa antifurti e che possiede un'ironia spontanea simile a quella del Genio. Sophie Lellouche, per il suo esordio da regista, ha scelto di dare alla pellicola una chiara impronta autobiografica. Come nel caso di Alice, la sua vita e il suo percorso professionale sono stati segnati dall'opera di Woody Allen. Il suo desiderio di omaggiare e al tempo stesso emulare il regista newyorkese stato per limitato dai clich della commedia sentimentale e da una sceneggiatura che non riesce a offrire spunti di ironia o umorismo sagace. Provaci ancora, Sophie. Marco Santarpia In sala a Milano: Centrale Multisala Per gli amanti del cinema in lingua originale rassegna SOUND&MOTION PICTURES 2012 - MILANO VERSIONE ORIGINALE: ARGO, di Ben Affleck: Luned 3 dicembre Anteo - Marted 4 Arcobaleno - Gioved 6 Mexico Ore: 13.00 15.20 17.40 20.00 22.15
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