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numero 41 anno IV 28 novembre 2012


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L.B.G. ANCHE SUI NAVIGLI CI SONO I TALEBANI Beppe Balzarin SEA E MALPENSA. QUELLO CHE I MILANESI NON SANNO Massimo Gargiulo QUELLA STRANA IDEA DI CITT METROPOLITANA DEL GOVERNO MONTI Giacomo Selmi Antonio Sileo COMMERCIANTI: PORTE APERTE E BLOCCO DEL TRAFFICO Gregorio Praderio
PGT, MERCATO E SVILUPPO IMMOBILIARE: UN NUOVO PARADIGMA?

Ilaria Li Vigni LA CITT METROPOLITANA A MILANO: IL TEMPO STRINGE Gianni Zenoni PIAZZA DEGLI AFFARI O DEI MONUMENTI SIMBOLICI Walter Marossi PRIMARIE, MILANO. NOVIT OLTRE IL PREVISTO Maria Cristina Treu ELEZIONI: IL SENSO DELLE PRIMARIE Gianni Silvera TANGENZIALE EST, IL RETROBOTTEGA

VIDEO DAVIDE CORRITORE: PRIMARIE, LE SORPRESE DELLURNA ROBERTO BISCARDINI: IO E AMBROSOLI LA NOSTRA MUSICA _un suggerimento TEOREMA canta Marco Ferradini Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit
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ANCHE SUI NAVIGLI CI SONO I TALEBANI Luca Beltrami Gadola


Milano, 28 novembre. La presentazione di un libro ieri e un convegno oggi: i Talebani dei navigli non si danno pace. Soprattutto quelli puri e duri che in cima a tutto mettono la riapertura dei Navigli, quelli della cosiddetta fossa interna, quelli che in sostanza circondavano tutto il vecchio centro storico, interrati con unoperazione completata negli anni 1968-1969. Speravo che a convincere questi talebani fosse bastato un articolo di Armando Stella pubblicato sul Corriere della Sera il 19 luglio 2008, quando si ricominci a parlare della riapertura: una lunga intervista al geometra che si era occupato dellinterramento e che aveva poi seguito le vicende successive relative alle interferenze tra i navigli interrati e le sottostrutture, tra le quali la MM. La risposta lapidaria alla domanda: vale la pena riaprire la fossa? fu troppe trappole nascoste . vero, a cominciare dalle infinite sottostrutture posate successivamente: dalla rete gas al telefono alla fognatura. Quel saggio parere fu presto dimenticato e da allora il tema stato dibattuto pi di ogni altro tra quelli, ben pi importanti, che riguardano la nostra citt, il suo aspetto, la sua vivibilit. Ho da sempre condiviso con molti amici lattenzione e la preoccupazione sul destino dei Navigli ma oggi, come non mai, non vorrei pi sentir parlare della riapertura della fossa. Le ragioni son tante e cercher di elencare quelle che ritengo le pi importanti. La prima riguarda l'incapacit del nostro Paese di realizzare opere pubbliche di importo rilevante accompagnate da una grande complessit tecnica. Eppure ci avventuriamo come per Expo2015 e i primi problemi gi emergono. Abbiamo disimparato a progettare senza dover ricorrere a infinite varianti e aggiustamenti, la nostra legislazione in materia di tutela della propriet privata versus interesse pubblico squilibrata e lacunosa (dunque infiniti ricorsi), nessun lavoro mai stato completato nei tempi previsti (una sola recente eccezione: la terza corsia dellautostrada dei Laghi verso Como) e dunque i disagi alla cittadinanza sono intollerabili e, per finire, nessun lavoro pubblico stato completato senza che il preventivo iniziale fosse ampiamente superato, con il rischio di non finire le opere. Dunque siamo arrivati a parlare di costi. So di ripetermi. Vorrei che chi parla di opere pubbliche, chiunque sia, si prenda la briga di fare un modesto ragionamento: consideri da un lato lopera pubblica con il suo costo e dallaltra il bacino territoriale interessato e i suoi abitanti. Prenda poi di quel medesimo bacino tutte le opere pubbliche delle quali vi sia necessit, la loro urgenza, e il beneficio sociale che deriverebbe dalla loro realizzazione. Insomma, costruisca una scala di priorit, indispensabile, dando per postulato che non solo non vi sono soldi per far tutto ma che spesso mancano anche quelli per le opere indifferibili. A che punto di questa scala troveremmo la riapertura della fossa interna? Prima della manutenzione delle scuole? Prima delledilizia residenziale per i ceti deboli, prima degli spazi collettivi per i giovani e per restare nellambito del paesaggio urbano prima della sistemazione di una ventina di piazze che gridano vendetta al cielo per il loro aspetto e quello del relativo verde? Prima di aver dato un (costoso) riassetto al manufatto citt (marciapiedi, cartelli stradali, pali e dintorni e cos via)? Ma torniamo ai Navigli e in particolare alla Darsena. Vogliamo sistemarla una volta per tutte? E del tratto urbano dei Navigli che vogliamo fare? Dalla legge Galasso in poi si sono susseguiti leggi e progetti di legge, sono nati conflitti di competenza tra Regione e Comune come nel 94, su chi avesse lautorit per disciplinare lutilizzo delle aree limitrofe, sono nate associazioni dei Navigli pi o meno benemerite e pi o meno attente ai beni collettivi. Bene. Laspetto dei Navigli e delle aree limitrofe solo peggiorato, basti pensare alle aree ex Richard Ginori o alle trasformazioni di altre aree industriali divenute loft o trovando attivit artigianali che nulla hanno a che vedere con lutilizzo intelligente di unarea che avrebbe potuto avere un contenuto paesistico importante. Allora dobbiamo lasciar perdere? No, possiamo s continuare a buttare cuore e cervello di l dellostacolo ma non cos lontano da renderli irraggiungibili. Progetti dunque di minor respiro ma praticabili, anche per i Navigli. P.S. Ho cercato di fare anche io quattro conti: un chilometro di nuovo canale navigabile con una fascia verde di 20 metri per parte costerebbe circa quattrocentomila euro lanno di sola manutenzione. A futura memoria di chi far bilanci comunali di previsione.

SEA E MALPENSA. QUELLO CHE I MILANESI NON SANNO Beppe Balzarini


I cittadini di Milano, azionisti di S.E.A., dopo la vendita a F2I del 29,75% hanno ancora in portafoglio il 55% circa di azioni di S.E.A. Mantengono cos la maggioranza assoluta della Societ di gestione degli aeroporti di Milano. La Giunta Pisapia, in grado di manovrare queste azioni, in procinto di collocare in borsa un altro 25% per fare cassa e ridurre il passivo del bilancio comunale. Per raggiungere questo obiettivo stato attuato un pesante battage pubblicitario, attraverso i media, den. 41 IV 28 novembre 2012 stinato a reperire adesioni nel popolo dei risparmiatori. Come da copione si dipinge un'azienda al top della forma, con i bilanci a posto, programmi e progetti meravigliosi. Considerato anche che nessuno sa con sicurezza cosa succeder domani in borsa, si possono per fare alcune considerazioni relative al reale stato di salute della Societ in corso di quotazione. S.E.A. lunica Societ che andr in borsa nel 2012 e, con il mercato finanziario depresso e la recessione in atto sorprende ancor di pi questa decisione. Da quattro anni la S.E.A. in Cassa integrazione e questa situazione gi stata confermata per il quinto anno. messa sotto indagine dalla U.E. per aiuti di Stato a S.E.A. handling, ed probabile una multa milionaria. Gestisce gli aeroporti di Linate e di Malpensa il cui traffico , nell'anno in corso, in netto calo se paragonato al traffico registrato nel 2011. Met del traffico di Malpensa nelle mani dei due vettori Alitalia ed Easy Jet e dunque vi una estrema dipendenza dai ricavi dal traffico di 2

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Alitalia, di nuovo in grave crisi, per cui si conta su ricavi incerti. Inoltre i margini di profitto sul 35% dei passeggeri di Malpensa, quelli della low cost inglese Easy Jet, sono inferiori alla media. traffico povero. Infatti noto che lutilizzo dei servizi aeroportuali minore per le compagnie low cost. Sono previste maggiori entrate che deriveranno dal 30% di aumento delle tariffe ma questi aumenti, inseriti nel contratto di programma, sono stati impugnati davanti al T.A.R. dalle Compagnie aeree. Alcune compagnie, scontente, potrebbero anche spostare voli verso altri scali, e l'aumento delle tariffe non far piacere neppure agli utenti... Il contratto di programma un accordo tra SEA ed ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) in cui si inserisce questo aumento di tariffe per finanziare un piano di ampliamenti dell'aeroporto di Malpensa sul quale aperta, presso il Ministero dell'Ambiente, la procedura di V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale). La Commissione competente del Ministero ha accolto le osservazioni dei vari Enti interessati, nella quasi totalit negative, e le sta esaminando e confrontando con il piano di ampliamento. Alla fine la Commis-

sione esprimer il proprio parere che potr essere positivo oppure negativo. Si deve sapere che il piano di ampliamento, sbrigativamente definito la terza pista comporta varie altre opere che poco o nulla hanno a che vedere con l'avionica ma produrranno un impatto ambientale assurdo. L'operazione pi eclatante consiste nel cementificare ca. 450 ettari attualmente a bosco, con alberi di pregio ad alto fusto e a brughiera, particolare habitat degno di tutela anche per la presenza di rari endemismi faunistici e botanici. Progettare investimenti per ampliamenti strutturali, in un aeroporto ove il traffico in calo e non si vedono segni di ripresa, appare operazione velleitaria e, ancorch palesemente finanziata a carico degli utenti, in linea con l'esatto contrario della missione di un servizio pubblico e del buon senso. Inoltre, il traffico passeggeri al 31/12/2012, secondo una proiezione presentata dall'ex Assessore ai Trasporti della Regione Raffaele Cattaneo, si attester a circa 16,9 milioni di passeggeri, ben al di sotto della capacit operativa di questo scalo che perde quindi 2.300.000 passeggeri rispetto al 2011. Consi-

derando che parte delle strutture, gi realizzate in precedenti ampliamenti e mai entrate in funzione (lultimo terzo del Terminal 1 e terzo satellite), da anni giacciono nella polvere inutilizzate, non si capisce che senso abbia investire in ulteriori ampliamenti. Il piano di SEA contiene trattati sull'evoluzione del traffico aereo scritti a comando con previsioni di raddoppio del traffico nei prossimi dieci / venti anni. Osservatori pi obiettivi prevedono invece un probabile sensibile aumento del traffico aereo nei paesi emergenti ma nulla pi di un consolidamento dei livelli raggiunti nei Paesi pi sviluppati. Il bilancio della storia di Malpensa, negativo a trecentosessanta gradi, colpisce soprattutto gli anelli pi deboli della catena, dai lavoratori precari ai consumatori e, ora, il rischio bussa anche alla porta dei risparmiatori. Non sorprende che tutta questa vicenda si svolga sotto il nome Malpensa: nomen omen si diceva un tempo. Ora si definisce che un aeroporto scambia danno ambientale con beneficio sociale, invece l'aeroporto di Malpensa produce danno ambientale e maleficio sociale.

QUELLA STRANA IDEA DI CITT METROPOLITANA DEL GOVERNO MONTI Massimo Gargiulo
Il 24 ottobre su Affari Italiani, pur professandomi convinto sostenitore della linea Monti, avevo espresso severe critiche, basandomi sulle prime anticipazioni giornalistiche, sul Decreto Legge sulle Province che il Governo si accingeva a varare. Il titolo del mio intervento, del resto, era estremamente chiaro: Quel pasticcio brutto del decreto sulle Province. Concludevo tuttavia il mio intervento con una nota di ottimismo: A ogni buon conto, qualunque sar il destino delle Province, dovremmo finalmente assistere alla realizzazione delle Citt metropolitane. Provvedimento questo che costituirebbe un vero fattore di ammodernamento della pubblica amministrazione locale. Ebbene, dopo aver letto il Decreto Legge n. 188 del 5 novembre 2012, pubblicato il Gazzetta marted 6 novembre, devo affermare che non soltanto la mia nota di ottimismo risulta per gran parte fuori luogo, ma che la mia fiducia nel governo tecnico ha subito un duro colpo. Le ragioni del mio sconcerto prendono le mosse dalle modalit di elezione del Consiglio Metropolitano previste dal DL, ma aprono seri interrogativi su quale sia lidea di Citt Metropolitana del Governo. Mentre proponevo, ben prima che il governo Monti vi provvedesse il 5 dicembre 2011 con il DL Salva Italia, di abolire lelezione diretta dei Consigli Provinciali e di procedere alla loro elezione attraverso lAssemblea dei sindaci, non convengo sullopportunit che lo stesso avvenga per lelezione del Consiglio Metropolitano e che lo stesso sia composto, come per le Province, da un numero massimo di dieci membri. Il dibattito sulle Province verteva sullopportunit o meno di abolirle (visto che a oggi le loro competenze, anche a causa di un centralismo regionale non rispondente al dettato costituzionale, risultano sostanzialmente residuali), da qui il consenso su elezioni di secondo livello. Personalmente, per inciso, ho gi avuto modo di esprimermi su ArcipelagoMilano a favore non soltanto del mantenimento delle Province, rivedendone le funzioni nel pi generale riordino delle competenze degli enti locali, e per il depotenziamento del centralismo gestionale e amministrativo delle Regioni (sulla base dei principi di sussidiariet, differenziazione e adeguatezza, cos come stabilito dallart. 188 della Costituzione), ma anche della riduzione del loro numero, purch realizzata attraverso opportuni accorpamenti, individuati sulla base di criteri di efficienza. Criteri, ribadisco qui, che non ritrovo tra quelli adottati dal Governo. Ben diverse sono le questioni per le quali si richiede da (troppo) tempo la costituzione delle Citt Metropolitane. Alla Citt Metropolitana, infatti, dovranno essere trasferite non soltanto le competenze attuali e future delle Province, ma anche quelle dei comuni aventi valenza sovracomunale. Una cessione di poteri importante da parte degli attuali comuni e non indolore. Da qui la nascita di un Ente con poteri forti che necessita, a mio avviso, di un governo forte e autorevole quale soltanto lelezione diretta del Sindaco e di un Consiglio Metropolitano, composto da un numero di membri adeguato per ga-

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rantire le rappresentanze dei territori che compongono la citt metropolitana, pu garantire. Aiuta, forse anche i tecnici, un po di storia. Lesigenza di realizzare un livello di governo per larea metropolitana Milanese stata avvertita prima ancora della nascita della Regione Lombardia. Il 5 novembre 1961 si riunisce la prima Assemblea dei Sindaci, comprendente i 35 Comuni individuati dal decreto ministeriale 28 febbraio 1959, che delibera la nascita ufficiale del PIM. Il PIM era retto da unAssemblea dei Sindaci e da una Giunta esecutiva, avvalendosi, sotto il profilo tecnico, di un Comitato Tecnico Urbanistico e di un Ufficio Tecnico. Lidea che la guidava era appunto quella di delegare a un ente sovra comunale le competenze dei comuni in materia di governo del territorio e di grandi infrastrutture a partire da quelle per la mobilit (allora i temi dellambiente non erano neppure presi in considerazione). Ma il principale limite di quellesperienza stava proprio nel deficit di legittimit della sua rappresentativit, riducendo via via il PIM,

a una sorta di Centro Studi (scelta poi ufficializzata dallamministratore di condominio Gabriele Albertini), con gli abitanti dei comuni foranei in stato di palese subalternit nei confronti dei cittadini milanesi. Subalternit che verrebbe confermata qualora si procedesse allelezione indiretta del Sindaco e del Consiglio Metropolitano per il potere di condizionamento che Milano eserciterebbe allinterno dellAssemblea dei Comuni. Da qui il dibattito sviluppatosi fin dalla fine degli anni 60 sullopportunit di istituire la Citt Metropolitana e di chiamare tutti i suoi cittadini a eleggere direttamente i suoi rappresentanti (allora non esisteva lelezione diretta del Sindaco). Colgo questa occasione per ribadire alcune altre riflessioni, che ritengo utili per quando il dibattito pubblico su questi temi, oggi concentrato sulle vicende elettorali della Regione Lombardia, entrer finalmente nel vivo del futuro della Citt Metropolitana. a) Un approccio al tema Citt Metropolitana fondato sostanzialmente sullequazione abolizione della

Provincia uguale risparmio risulta fuorviante rispetto agli obiettivi che stanno alla base della sua realizzazione. Ci non toglie che il riordino delle competenze e delle funzioni tra i diversi soggetti presenti nellarea metropolitana milanese deve avere come orizzonte la riduzione della spesa pubblica unitamente al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dellefficienza e della qualit dei servizi. b) Rappresentativit e partecipazione devono trovare risposte analoghe (se non uguali) per le comunit dellattuale Milano e per quelle dei comuni della provincia milanese. c) Lente di governo dellarea metropolitana milanese dovr essere dotato di poteri e strutture adeguate al ruolo e ai compiti che gli verranno affidati. d) Da ultimo, posto che la proposta per la Citt Metropolitana di Milano deve partire dalle realt della nostra provincia e rispondere alle sue reali esigenze, potrebbe essere utile, se del caso, un provvedimento legislativo ad hoc, come stato per Roma Capitale.

COMMERCIANTI: PORTE APERTE E BLOCCO DEL TRAFFICO Giacomo Selmi e Antonio Sileo
Che anche una grande citt come Milano, una metropoli che tra meno di tre anni ospiter lEsposizione Universale, sia in fondo un microcosmo ne abbiamo avuto riprova non troppo tempo fa in occasione dellultimo sciopero dei mezzi pubblici. In questo piccolo mondo che Milano, ogni azione di ogni singolo cittadino ha conseguenze - impatti pi o meno significativi sullambiente circostante e, in ultima analisi, su tutti gli altri. Quando, per esempio, si tiene il motore acceso con lauto in sosta per mantenere in funzione l'impianto di condizionamento - o, in inverno, il riscaldamento - dovrebbe essere evidente che si arreca un danno, evitabilissimo, alla collettivit; cos come dovrebbe essere evidente, senza il bisogno di ispezioni per ricordarlo, che lo stesso danno lo si causa con impianti di riscaldamento senza una adeguata manutenzione. Dovrebbero in realt bastare le salate bollette. Di esempi di azioni e comportamenti che hanno impatti sulla collettivit se ne possono fare molti altri, tuttavia allinizio dellinverno, vorremmo che si parli della questione dei negozi con le porte dingresso aperte e i riscaldamenti accesi, abitudine che pur non essendo proibita da alcuna legge (le ordinanze comunali hanno effetto limitato e solo emergenziale) ricade a pieno titolo nella categoria. Lo scorso inverno, quando il livello di polveri sottili andato ben oltre i limiti di legge, superandoli di quasi cinque volte, le ordinanze antismog, con specifiche diffide e sanzioni sulle porte aperte, si sono ripetutamente susseguite. E non sono mancate le campagne di boicottaggio contro i negozi spreconi, colpevoli di tenere le porte aperte tutto l'anno (il problema si pone invero anche destate con laria condizionata). Taluni esercizi, addirittura, le porte non le hanno affatto, sostituite da getti di aria calda che investono i potenziali clienti non appena si entra nei punti vendita. Il caldo che fuoriesce dalle rivendite invoglierebbe i passanti a entrare nei negozi e non mancherebbero studi a sostegno di questa tesi. Tuttavia, gli studi in questione, pi che la teoria della porta aperta, sostengono quella del negozio pieno: un punto vendita frequentato attira pi clientela di uno deserto. E in una logica non sempre consequenziale, un negozio con le porte aperte si riempirebbe di pi. Non mancano, per contro, gli studi (se ne occupata pure luniversit di Cambridge) che dimostrano risparmi rilevanti (in media almeno il 30% della bolletta energetica) dovuti alla minore intensit del riscaldamento e alleliminazione delle barriere d'aria calda grazie alla semplice chiusura delle porte. Se proviamo a fare riferimento al Piano Clima del Comune di Milano, nella sua versione corrente e a oggi ancora lunico documento valido per quanto riguarda il Patto dei Sindaci, cui Milano ha aderito e riconfermato ladesione, il terziario (negozi, esercizi e uffici) dovrebbe contribuire per il 7% alla riduzione delle emissioni dirette. Tra le azioni da intraprendere per raggiungere lobiettivo si possono certo includere azioni tecnologicamente complesse o economicamente impegnative (cappotti termici, sostituzione di caldaie, utilizzo di software specifici per la gestione dellenergia), ma non vanno dimenticate le piccole cose di buon senso, quelle azioni che permettono di rag-

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PGT, MERCATO E SVILUPPO IMMOBILIARE: UN NUOVO PARADIGMA? Gregorio Praderio


Il secondo rapporto Cresme-Ance sul mercato immobiliare milanese e lombardo, recentemente presentato, ha il pregio di confermare con cruda evidenza quello che si sospettava gi da tempo (eppure, fino a non molto fa cera ancora chi invitava allottimismo): vale a dire la drastica riduzione delle produzione edilizia (- 30/40%), e la stasi o meglio declino di valori e volumi. Ancora pi interessanti i dati di stima sulla futura domanda abitativa che consentono - anche se in modo tentativo - di fare qualche valutazione sulle prossime dinamiche: su base decennale, la domanda abitativa stimata in circa 10-15.000 alloggi/anno per lintero territorio provinciale, domanda in maggioranza per riconducibile a quella che verr espressa da nuovi immigrati stranieri; del totale, la domanda solvibile (ovvero quella volta alledilizia libera) non raggiungerebbe neanche il 30%, mentre circa il 50% orientata allaffitto e alledilizia agevolata e il 20% alledilizia sociale sovvenzionata. da notare che si tratta di valutazioni comunque abbastanza ottimistiche, perch presuppongono il mantenimento dei flussi migratori in entrata anche a fronte della crisi economica, e un ricorso delle famiglie al credito per l80% degli importi, anche se la stessa ricerca mostra poi che le banche oramai concedono mutui solo sul 40/50% del valore dellimmobile (abbassando quindi ulteriormente la soglia della solvibilit). Nellultima parte della ricerca si formulano poi valutazioni sulle trasformazioni future, sulla base dei titoli abilitativi rilasciati e degli strumenti urbanistici attuativi approvati o con iter in corso. Mancano per valutazioni sullimpatto che avr lo strumento pi recente e pi rilevante, ovvero il PGT di recente efficacia. In modo molto approssimativo, si pu tentare di colmare questa lacuna almeno su alcuni punti. n. 41 IV 28 novembre 2012 Il PGT approvato prevede come noto la possibilit di realizzare circa 12 mln mq di slp di nuova edificazione, a cui sembra si debba aggiungere quella derivante dalla possibilit di cambio duso della slp esistente nelle aree industriali e nei servizi dismessi, stimata in una precedente ricerca Assimpredil in circa 7-8 mln mq slp. Ipotizzando che questa edificabilit complessiva venga destinata a usi residenziali per circa il 75/80% (come nella media delledilizia esistente), questa offerta supera almeno del 25% la domanda abitativa decennale dellintero territorio provinciale, e corrisponde a circa cinque volte la domanda del Comune capoluogo (Milano pesando fra un terzo e un quarto della provincia). Le quote destinate alla domanda abitativa non solvibile sono inoltre alquanto inferiori a quelle stimate come attendibili. Come conseguenza di questa prima sommaria considerazione, si pu ipotizzare che: - il PGT di Milano avr impatti sul mercato immobiliare non solo del territorio comunale, ma su quello dellintera area metropolitana - la maggior parte di questa potenzialit edificatoria destinata a rimanere inattuata, verosimilmente quella di realizzazione pi complessa (vaste aree dismesse soggette a procedure impegnative, ecc.) - il valore del diritto edificatorio (il metro cubo virtuale) probabilmente destinato a diminuire rispetto ai livelli attuali. Questultima considerazione pu portare a ritenere possibili ulteriori conseguenze. Se, semplificando molto, individuiamo nei processi di trasformazione territoriale alcune categorie di soggetti privati principali, ovvero (in sequenza anche temporale) la propriet fondiaria, gli sviluppatori, i costruttori, gli utenti dei beni prodotti e i cittadini, dove in particolare con propriet fondiaria possiamo intendere genericamente i percettori della rendita generata mediante laumento dei diritti edificatori e la modifica delle destinazioni duso negli strumenti urbanistici e con sviluppo tutte le attivit che consentono di passare da unarea edificabile a un prodotto immobiliare, il paradigma che si imposto dagli anni 80 in poi (ovvero dai PIR, ai PRU, ai PII, agli AdP e agli altri strumenti di urbanistica contrattata che da Milano e dalla Lombardia si sono diffusi in tutta Italia) quello dellintegrazione fra le prime due categorie (rendita e sviluppo) ovvero la prassi di associare la generazione di diritti edificatori a specifici progetti di intervento, consentendo in particolare in questo modo alle amministrazioni pubbliche di estrarre da tale processo parte del valore generato per ridestinarlo a fini pubblici (servizi, alloggi sociali, ecc.). In altre parole, si tratta della famosa zecca dei diritti edificatori a cui pi o meno tutte le amministrazioni locali hanno imparato ad attingere con fini nobili o meno. Il PGT di Milano, attribuendo una tale capacit edificatoria alla propriet fondiaria (se pur ridotta rispetto alla versione precedente adottata), spezza di fatto tale paradigma e sembra prospettarne un altro, dove in particolare nello sviluppo sar pi difficile compensare gli alea legati alle attivit di trasformazione con la contemporanea creazione di valore mediante lincremento delle capacit edificatorie; mentre daltra parte sar pi difficile per le amministrazioni pubbliche ottenere risorse aggiuntive (in termini di extraoneri o funzioni particolari) a fronte dellofferta di vantaggi edificatori di sempre minore appeal vista la grande offerta. In particolare, appare difficile che dalla contrattazione urbanistica come oggi la conosciamo possano provenire le risorse che consentano di superare il delta evidenziato dalla relazione economica del PGT fra il costo delle infrastrut5

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ture e dei servizi necessari e gli introiti derivanti dai relativi oneri, o che consentano di intervenire in modo fortemente incisivo al di l delle lodevoli iniziative in tale senso sul tema della domanda abitativa non solvibile, come visto probabilmente finora sottostimata. Il delta sembra pertanto destinato a permanere se non ad ampliarsi. Si tratta di valutazioni inevitabilmente sommarie e approssimative. Se

per colgono nel segno, si pu ipotizzare nel prossimo futuro la necessit di: - una pi precisa attenzione alle caratteristiche del prodotto immobiliare in fase di sviluppo: non baster pi insomma il metro cubo indifferenziato per far tornare i conti - una stima dei valori dei diritti edificatori pi prudente di quella attuale, e compravendite maggiormente mirate a uneffettiva attuazione

- una fiscalit pubblica che ricerchi le proprie risorse economiche a monte e non nel corso del processo di trasformazione (IMU su aree fabbricabili, oneri predefiniti e non esito di contrattazione, ecc.) ovvero in prossimit dei processi di formazione della rendita e non appesantendo i programmi di sviluppo e riqualificazione della citt.

LA CITT METROPOLITANA A MILANO: IL TEMPO STRINGE Ilaria Li Vigni


Prevista per la prima volta con legge nel lontano 1990, listituzione delle Citt Metropolitane ha trovato nuovo slancio nell'art. 114 della Costituzione, dopo la riforma dell'ordinamento della Repubblica del 2001 con la modifica del titolo V della Carta. Lart. 18 del Decreto Legge 95/2012, convertito, con qualche modifica, in legge lo scorso agosto, istituisce, dopo un lungo rimpallo legislativo, le citt metropolitane con conseguente soppressione delle Province e del relativo territorio. La legge chiara e non lascia molto tempo di organizzazione pratica: il tempo stringe e dobbiamo fare in fretta! Il 1 gennaio 2014, ovvero precedentemente, alla data della cessazione o dello scioglimento del consiglio provinciale, le Province di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria sono soppresse, con contestuale istituzione delle relative citt metropolitane. Il territorio della citt metropolitana coincide con quello della provincia contestualmente soppressa, venendo quindi, quella di Milano, a ricomprendere tutto il vasto territorio dellhinterland milanese. Le funzioni fondamentali attribuite alle nuove istituzioni sono in parte coincidenti con quelle delle Province, con qualche significativa aggiunta, comprendendo ambiti davvero molto diversi: dalla pianificazione territoriale generale, delle infrastrutture e dei mezzi pubblici, alla materia ambientale; dalla mobilit e il traffico, alla programmazione provinciale della rete scolastica. Ci si rende conto che si tratta di aspetti di rilevante importanza della nostra vita sociale che saranno regolati da unistituzione completamente nuova. Anche lapparato istituzionale pone delle problematiche contingenti. Sono organi della citt metropolitana il consiglio e il sindaco metropolitano, il quale pu nominare un vicesindaco e attribuire deleghe a singoli consiglieri. In sede di prima applicazione, di diritto sindaco metropolitano il sindaco del comune capoluogo, poi lo statuto dovr decidere le differenti modalit di elezione. I componenti del consiglio metropolitano (dieci consiglieri nelle citt metropolitane con popolazione residente superiore a 3.000.000 di abitanti, tra cui quella di Milano) sono eletti, tra i sindaci dei comuni ricompresi nel territorio, da un collegio formato da questi ultimi e dai consiglieri dei medesimi comuni, secondo le modalit stabilite per lelezione del consiglio provinciale e con garanzia del rispetto del principio di rappresentanza delle minoranze. Questo, in sintesi, limpianto normativo, ma, ad avviso di chi scrive, molte problematiche rimangono aperte e, si ribadisce, il tempo a disposizione per risolverle non molto. Si offre, in questa sede, qualche spunto di riflessione ai lettori su un argomento che ci far molto parlare, a livello politico, nel corso del prossimo anno. Considerando i numerosi comuni a importante rilevanza sociale nella Citt Metropolitana di Milano e le relative problematiche specifiche dei singoli enti locali, viene da chiedersi quali rappresentanti ne entreranno a far parte e se tutti i singoli interessi locali ne saranno rappresentati. La normativa generica e la sua applicazione pratica risulta problematica: occorre predisporre uno statuto, nei primi mesi di vigenza dellistituzione, che sia da una parte garanzia di funzionamento dellEnte Locale, ma anche strumento a tutela delle minoranze. Una proposta, in tal senso, potrebbe essere unassise per lapprovazione dello statuto, comprendente gli esponenti delle professioni (sindacati, camere di commercio, organizzazioni di categoria), della cultura, dellassociazionismo, della societ civile da organizzare nel 2013, in modo da non arrivare nel 2014 con le immaginabili lotte politiche per la redazione del documento che sar estremamente importante per il funzionamento dellEnte. Tale tavolo di lavoro, che metta a contatto le varie anime della citt e della provincia, potrebbe essere un buon inizio per redigere uno statuto coerente e funzionale che davvero renda concreta listituzione nellinteresse dei cittadini e rappresentativa delle varie anime della citt e dei paesi limitrofi. Il poco tempo, le molte competenze dellEnte e le svariate problematiche sul tappeto ci impongono tale concretezza.

PIAZZA DEGLI AFFARI O DEI MONUMENTI SIMBOLICI Gianni Zenoni


Resto basito dal festeggiamento organizzato dal Comune per la conferma della scultura di Cattelan che per quaranta anni presidier la piazza degli Affari, proprio davanti al n. 41 IV 28 novembre 2012 palazzo Mezzanotte sede della Borsa di Milano. Fin dallinizio ho considerato questa scelta di pessimo gusto, ma cerco di spiegarne le ragioni. Questa piazza sempre stata dimenticata, senza gli elementi di arredo urbano che ne completassero limpianto urbanistico e che sarebbero stati necessari a dare un a-

www.arcipelagomilano.org spetto civile a questa nuda piazza. E questa rinuncia al suo disegno urbano sempre stata incomprensibile, stante lequilibrata proporzione volumetrica degli edifici che la circondano con dignitose architetture. Basta pensare alla piazza della Scala prima e dopo la sistemazione dellarchitetto Portoghesi. Oggi uno spazio dal quale traggono un aumento dimportanza i gi rilevanti edifici che la formano grazie proprio a questo progetto di arredo urbano. Quindi nessun dubbio che la piazza andasse completata per ridarle il suo ruolo di dignitoso spazio civile. Ma quando si decide di caratterizzare una piazza con un monumento o unopera darte importante collegare il loro significato alla funzione prevalente della piazza o degli edifici che la circondano, e qui non cerano dubbi. Il nome piazza degli Affari e la presenza del palazzo dellarchitetto Mezzanotte sede della Borsa di Milano, la pi importante del paese, suggeriva un monumento o una opera darte che meglio si adattasse alla importante funzione. Come il monumento alla Giustizia presiede le piazze dei Tribunali (meno che a Milano), questa piazza andava decorata con un riferimento allimportante funzione Borsistica. Durante questa crisi economica nella quale gli speaker dei telegiornali ci hanno dato notizie giornaliere sullandamento delle quotazioni da tutto il mondo, il fondale dello schermo ci ha sempre mostrato le facciate dei vari Palazzi delle Borse collocate in piazze dal disegno urbano irreprensibile. Tra le pi belle abbiamo apprezzato quelle con monumenti allOrso o al Toro simboli appunto delle fasi del lavoro di Borsa. Quando in Italia lo speaker ci dava le ultime notizie con sullo sfondo il palazzo della borsa di Milano, solo una volta apparso con lopera di Cattelan ben visibile, poi un senso di dignit ha prevalso e ora il palazzo della Borsa appare per solo parzialmente o sbieco, in modo da cancellare alla vista una presenza considerata probabilmente inopportuna per limmagine della citt e offensiva per chi ci lavora. Se invece questa presenza si vuole interpretare politicamente come un segno di disprezzo per la societ di mercato, mi sembra paradossale che mentre si tirano gi le statue dei padri del socialismo reale in tutto il mondo, qui si elevi un segno di disprezzo verso una economia ormai diffusa ovunque, anche nei paesi dove si abbattono gli ex idoli. Mi sorprende anche il silenzio della societ civile e della stessa direzione della Borsa che doveva impegnarsi contro questo gesto ostile alla funzione e ai suoi operatori. Il lavoro che si svolge nella sede principale della capitale finanziaria del paese va rispettato e se mai aiutato a valorizzarne limportante funzione. Il rapporto tra le piazze e i monumenti od opere darte che le presidiano, specie se promosso dalla stessa Amministrazione, deve essere positivo e mai contro, ne va di mezzo limmagine della citt. Ma che loperazione sia anomala viene dimostrato anche dal suo utilizzo per quaranta anni. Non conosco in tutto il mondo altri monumenti a termine prestabilito. Solo nel momento nel quale non esiste pi il loro significato o questo diventa negativo, allora possono essere rimossi. Ma quaranta anni cosa vuol dire? In una citt seria con i monumenti e le opere darte non si scherza e questa vera e propria bravata ritengo peser negativamente sulla stessa immagine della citt proprio nel periodo dellEXPO.

PRIMARIE, MILANO. NOVIT OLTRE IL PREVISTO Walter Marossi


La lettura milanese delle primarie non difficile. Dati di fatto. 1) Hanno votato pi elettori che a qualsiasi altra primaria (il dato di Prodi a me parve spintaneamente ottimizzato) con regole tra laltro pi complesse. Un successo. Si conferma lesistenza di un popolo del centro sinistra che travalica sigle e partiti. 2) Clamoroso che gli 88.466 elettori di Milano corrispondano ai 152.284 voti che i tre partiti promotori hanno preso alle ultime elezioni regionali. Praticamente un elettore su due del centro sinistra alle regionali ha votato alle primarie, uno su tre rispetto alle comunali. Una fotografia perfetta degli elettori. 3) Milano si conferma pi a sinistra della regione. 4) La maggioranza dei voti, in citt come in regione, sono andati a candidati contrari allalleanza con lUDC e questo crea un vincolo per le prossime elezioni regionali. 5) Bersani vince in citt con quasi la stessa percentuale di voti con cui perse Boeri, con in pi i voti dei socialisti, segno che nel Pd non cambiato molto. In pratica per questa citt non un leader incontran. 41 IV 28 novembre 2012 stato ma un primus inter pares. In regione Bersani pi forte nelle aree di tradizionale insediamento socialcomunista. 6) Renzi, fino a pochi mesi fa un illustre signor nessuno, con una organizzazione stile allegra compagnia di dilettanti (mitica la fantozziana fiaccolata il giorno del Dal Verme) ottiene un risultato che mette in discussione ogni equilibrio nel centrosinistra. Il suo risultato fa pensare che i gruppi dirigenti del Pd non sono totalmente rappresentativi del loro elettorato, che il peso delle strutture sindacali e cooperativistiche sopravvalutato, che i fan di Ichino sono pi di quelli di Landini, insomma che la geografia reale del centrosinistra diversa da quella solitamente rappresentata. In regione Renzi ottiene lo score migliore nell'area pedemontana storicamente pi moderata. 7) La sinistra pi radicale che fu maggioritaria con Pisapia e che fece dire: Si scrive Giuliano Pisapia, si legge Nichi Vendola tornata minoritaria ma resta determinante. Tempi mutati o solo diversa qualit dei candidati? Oppure una parte di questo elettorato passata con Grillo? In regione Vendola ha una presenza uniforme, ovunque lo score sempre comunque di gran lunga superiore allo storico del suo partito. Il successo personale di Vendola in citt notevole: 17.000 voti quando alle elezioni comunali SEL ne prese 28.000. 8) Tabacci insignificante ovunque; lo avevano candidato alla presidenza della regione ma non ha i voti neppure per fare il consigliere. Quali sono le novit di queste primarie per Milano? Non quella della rottamazione: c solo qualche vecchio parlamentare da pensionare e loperazione avverr con generale consenso. Probabilmente verr riequilibrato leccesso di bersaniani nelle cariche elettive e di partito, ma non si tratta di vecchie cariatidi bens di prestanti giovanotti Non quella della durezza dello scontro che non stato maggiore che in altre circostanze, basti pensare a come Onida avvi la sua campagna elettorale per le primarie comunali: La partita delle primarie falsata. Non quella della confusione degli schieramenti interni ai partiti e alle correnti che sono confusi almeno

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quanto lo erano dopo le primarie di Boeri/Pisapia e la dipartita di Penati. Si chiariranno con le candidature al parlamento e alle regionali. Ma questione da addetti ai lavori. Le novit sono altre. a) Queste primarie sanciscono la fine nella del modello di partito di massa come in Italia si conosciuto dal dopoguerra a oggi. Scompare il ruolo dirigente delle segreterie di partito si rottama definitivamente un modo di fare politica costruito sulle commissioni, le sezioni, i responsabili di settore etc. Quando le scelte sulle leadership sono delegate a una platea che grande circa quindici volte il numero degli iscritti dei tre partiti (nel 2008 in citt gli iscritti al Pd provenienti dai due cofondatori era di 5.700, mentre nel 2012 per larea metropolitana il Pd dichiarava 11.700 iscritti) evidente che il compito principale dei partiti diventa organizzativo: preparare le primarie, organizzare le campagne elettorali e poco pi. Del resto quando Renzi parla delle truppe cammellate della CGIL o Sposetti parla di soldi anche dallestero ovvio che non stiamo pi parlando di un partito ma di una alleanza, di un rassemblement tra soggetti diversi tenuti insieme da un minimo comun denominatore ideale programmatico e dalla legge elettorale. Un Pd alla Obama. b) Queste primarie sanciscono la fine delle vecchie correnti e delle

vecchie leadership fondamentali nella scelta dei candidati. Senza aver mai messo piede in un direttivo, oggi Gori pi importante nel centro sinistra di tutti quei segretari che un tempo gli avrebbero fatto fare anticamera. Si tratta di capire se e come questo peso rester nella quotidianit. c) Queste primarie sanciscono che Affari Italiani conta ben pi dellUnit e di tutti i siti di partito messi insieme, ma che la legittimazione fondante ancora quella della piazza. Le code davanti al Dal Verme o alla Fabbrica del Vapore sono il segno che per la leadership occorre la mobilitazione fisica, Facebook non basta. d) Queste primarie sanciscono la centralit della sfida e la marginalit delle fasi preparatorie; chi conduce una battaglia politica ma poi nel momento decisivo non ci si candida (Civati docet) o non partecipa (IDV docet) destinato a ruoli minori. e) Queste primarie sanciscano che lequilibrio tra le varie componenti del centro sinistra sar determinato dagli eletti. Scomparsa la nomenclatura delle segreterie avremo un partito e una coalizione fondata sugli eletti. un ritorno allItalia giolittiana. Per questo sar fondamentale come i risultati di Renzi e Vendola influiranno sulla scelta dei candidati. Non a caso Rosy Bindi, da buona vecchia democristiana su questo tranchant.

f) Queste primarie sanciscono che il fair play interno non c pi. Una delegittimazione, un astio e un rancore cos forte come quelli nei confronti di Renzi non si vedevano dai tempi di Saragat. g) Queste primarie sanciscono la fine di un classico tormentone prelettorale: il ruolo dei cattolici. Tormentone che serviva a giustificare candidature alla Binetti. I cattolici si sono equamente divisi tra i vari candidati e nessuno di questi ha fatto di questa caratteristica confessionale un tratto elettorale distintivo. h) Queste primarie sanciscono il passaggio a una democrazia pi diretta e sanciscono la fine di una dicotomia che da almeno venti anni allietava la politica cittadina: quella tra apparati e societ civile. Oggi la societ civile (anche quella soi disant) ha il controllo delle scelte politiche che contano: indicazione del candidato a premier, a sindaco. Addirittura il ruolo dei partiti cos poca cosa che la societ civile pu fare quasi a meno delle primarie per indicare il candidato a presidente della regione. Di conseguenza schiere di vecchi professionisti della politica stanno cercando di trasformarsi in societ civile in omaggio all'ideale ecologista del riciclaggio. Complessivamente un bilancio molto positivo.

ELEZIONI: IL SENSO DELLE PRIMARIE Maria Cristina Treu


Oggi, conclusa la prima tappa delle primarie, e, a legge elettorale ancora invariata, il confronto tra i candidati del PD riconducibile, comera prevedibile, a una gara a due, mentre si accentua lincertezza su quante saranno le forze organizzate che andranno alle prossime elezioni e su quali potranno essere le modalit formazione delle maggioranze di governo e di indicazione del premier. Tuttavia la simpatia per la prova di forza di Matteo Renzi e la pacatezza rassicurante di Pierluigi Bersani, di cui non si pu che apprezzare la grande apertura al confronto, ci impongono di riflettere sulle condizioni del contesto che ci porteranno alle prossime elezioni. Elaborato il risultato delle elezioni della Sicilia e quello delle primarie, due sono le scadenze che abbiamo di fronte: le elezioni delle regioni Lombardia, Lazio e Molise e quelle nazionali. Su entrambe, pi che il Movimento 5 Stelle, incombe il rischio di una riconferma dellastensionismo gi rilevato in occasione delle elezioni siciliane: un rischio che potrebbe interessare anche le attese di mobilitazione e di riscatto che i partiti assegnano al rito delle primarie. Il fallimento della recente esperienza del bipolarismo di coalizione, e le tensioni mediatiche tra i contendenti delle primarie, sembrano ribadire una attenzione, che non n di ora n solo del nostro paese, tutta focalizzata sulla ricerca di una personalit salvifica, un leader convincente e forte, cui delegare le scelte di governo per uscire da una crisi che, oggi, non permette n scorciatoie n scelte al di fuori delle regole europee e del rispetto di quelle per il lavoro e per lambiente. Ma il leader che non sia lespressione di una presenza organizzata sul territorio, riconosciuta da un partito, da una coalizione o da un movimento, rischia di essere un leader debole, vittima e ostaggio di forze con posizioni discordanti e di attese velleitarie. significativo il testo della commedia greca, I cavalieri di Aristofane, che racconta la ricerca da parte delllite dei cavalieri di un candidato che ancorch non preparato e estraneo fino a quel momento alla vita politica, potr avere, se opportunamente sostenuto, un sicuro successo. Lalternativa ricominciare dai movimenti, le antenne della societ, e dal rinnovamento delle forme partito per selezionare le rappresentanze senza guerre tra generazioni e senza scontri e alterit tra posizioni che troppo spesso sono un modo, a cui le elite ricorrono, per rinviare ed eludere i problemi reali dei cittadini. Lalternativa non farsi assorbire dalla ritualit del presenzialismo sulla scena mediatica, dalle parole

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dordine di una burocrazia del pensiero politico, interessato a far di conto sui voti e su quello che domani sar il riposizionamento della propria carriera, pi che a far chiarezza sul programma e a eliminare le ambiguit sulle priorit delle scelte. Lalternativa ripartire dai temi sociali e del buon governo con posizioni che possono anche far perdere i voti di chi non vuole rinunciare a posizioni di privilegio, ma che hanno la forza della chiarezza, lunica arma che pu garantire il successo a una politica che voglia avere un futuro. Si dir che il tempo poco, che unagenda di grande rigore gi tracciata e che, a tale

agenda, le soluzioni di governo dovranno comunque adeguarsi. Non cos se la scelta tra le due alternative che sembrano in gioco, quella di un bipolarismo di coalizione con lindicazione del premier e quella di una maggioranza che si former a elezioni compiute, perdono rilevanza come quella che ci sia un premio di maggioranza pi o meno alto e che ci sia ancora in gioco o non lo sia lipotesi di Monti premier. E se lattenzione va rivolta pi che alla scelta di un uomo solo al comando di un partito o di una coalizione di partiti, alla individuazione di una nuova generazione di persone che si occuperanno di poli-

tica con un programma esplicito per servire le istituzioni e per garantire un rinnovamento sociale ed economico senza ricorrere a facili formule di effetto e di promesse non realizzabili. Questo il senso delle primarie: arrivare alle elezioni con una forza di governo e di pi persone per fare una politica per il bene comune e per affrontare le difficolt del mondo contemporaneo con un programma di proposte in cui i sacrifici che si possono chiedere devono far intravvedere un futuro migliore, ragionevolmente prossimo.

TANGENZIALE EST, IL RETROBOTTEGA Giovanni Silvera


Lestate scorsa, in Toscana, ho fatto in macchina una bella strada, che sale e scende le colline e dopo ogni curva presenta un paesaggio che continua a stupire: cipressi, geometrie perfette di filari, fattorie in armonia con i campi . Lemozione di fronte allo spettacolo non si disgiungeva dal considerare che lasfalto su cui correvo aveva coperto preziose porzioni dello stesso panorama. Un lieve senso di colpa, malgrado io non abbia mai avuto le responsabilit di un assessore ai trasporti e alla viabilit . Simili pensieri non mi scuotono dagli automatismi della guida quando viaggio intorno a Milano, lungo le tangenziali che circondano la citt. Un ambiente cos diverso induce a differenti considerazioni, vicine alla linea donda scelta dallarchitetto Zenoni sul numero 38 di ArcipelagoMilano per raccontare ci che si vede ai bordi della Tangenziale Est, una strada sfortunata, un balcone cos la descrive - dal quale apprezzare le nefandezze realizzate ai suoi lati. Sono daccordo su quasi tutto lelenco, stilato dallarchitetto, delle brutture, degli incompiuti e dei manufatti generati male: Santa Giulia, Ponte Lambro, Rubattino parlano da soli a chiunque alzi lo sguardo dalle mezzerie. Lungo una tangenziale, per, cosa ci si deve aspettare? Per definizione una strada che corre tra la periferia di una citt e i suoi immediati sobborghi. La sua ragion dessere un miscuglio di traffico (locale e a lunga distanza); il suo intorno un composto di funzioni diverse (abitazioni, fabbriche, uffici, magazzini). Lintorno della Tangenziale Est non mi sembra diverso e peggiore dal panorama che scorre ai lati di altre tangenziali: la M25 che racchiude Londra, il Boulevard Prifrique di Parigi o il Grande Raccordo Anulare di Roma non offrono scorci dincanto. Anche in queste grandi e belle citt le tangenziali sono un balcone sul retrobottega, cio sulle attivit e sugli spazi necessari al funzionamento di una metropoli. Funzioni e persone che una volta stavano in centro, ma che la citt o, meno astrattamente, leconomia di mercato, ha via via allontanato da s. Il retrobottega sono i capannoni industriali, le case popolari, i centri commerciali, le altre grandi infrastrutture di servizi che a Milano, come a Londra o Parigi, non offrono emozioni estetiche. Possono per regalare diverse fascinazioni perch dentro quegli edifici non difficile immaginare unoperosit fondamentale al nostro benessere. Il Paradiso non sta intorno a una tangenziale, ma lo sguardo al di l della mezzeria genera uno sconforto pi lieve quando si considerano il ruolo e limportanza delle attivit e dei lavoratori che brigano in un ambiente lontano dai quartieri direzionali. Nella crisi economica attuale difficile rimanere affascinati da un capannone che ha i battenti chiusi o da una casa popolare che, oltre ad affacciarsi a una strada trafficata, conta con tristezza i suoi inquilini disoccupati. Quando il pensiero si arresta su queste congiunture, il via vai nel quale siamo immersi rappresenta allora una flebile speranza nella ripresa, forse solo un sogno veicolato dai furgoncini e dai camion che si rincorrono tra Agrate e Cologno, carichi, chi lo sa?, di ordini e di componenti per rimettere in moto i macchinari. Al di l del finestrino, il flusso del traffico laspettativa di una rinascita, a cui aggrapparsi nella speranza che i chilometri non siano un consumo inutile di gasolio. Altrimenti non resta che fare un giretto sulla pi bella tangenziale del mondo. Non proprio una tangenziale, pi una strada di scorrimento, ai cui bordi per anchessa vanta una citt e dallaltra parte il contado, che l il mare. La Sopraelevata di Genova sfiora le finestre di casa e i comignoli delle navi. Una vera violenza alla citt, ma uno spettacolo assicurato a chi la percorre. Come la strada in Toscana tra i cipressi e le colline. Come dire che viaggiare comodi in mezzo al bello crea un senso di colpa. Ma viaggiare in tangenziale intorno a una metropoli unaltra cosa.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola


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rubriche@arcipelagomilano.org ostakovi
Lorchestra Verdi in questi giorni in tourne con due concerti - uno a Mosca (in Sala Grande del Conservatorio) e laltro a San Pietroburgo (nella Cappella Accademica di Stato) - con un programma tutto italiano (Rossini, Paganini, Verdi e Respighi). Prima di partire, gioved e venerd scorsi, ha voluto entrare nello spirito della grande Russia eseguendo la settima Sinfonia di ostakovi e affidandola alla bacchetta di Oleg Caetani, direttore spesso suo ospite che non a caso, cresciuto in Italia, ha studiato al Conservatorio di Mosca e si diplomato a quello di San Pietroburgo. Dmitrij ostakovi (1906-1975) certamente, con i connazionali poco pi anziani di lui Igor Stravinskij (1882-1971) e Sergej Prokofev (1891-1953), uno dei pi importanti compositori del secolo scorso, e la sua opera pi emblematica e ricca di emozionalit, anche se forse non proprio la pi riuscita, la settima Sinfonia, detta la Leningrado perch ispirata, dedicata, quanto meno scritta nellanno del celeberrimo assedio della citt da parte delle truppe germaniche. Ricordiamo appena come la citt di San Pietroburgo, che nel 1917 vide linizio della Rivoluzione russa e che alla morte di Lenin nel 1924 cambi il nome in Leningrado conservandolo fino al referendum del 1991, fu cinta da assedio dalle forze germaniche di invasione l8 settembre 1941 e liberata solo il 27 gennaio 1944, dopo aver visto morire di fame 800.000 persone su una popolazione di tre milioni di abitanti. Questo terrificante evento, insieme alle notissime vicende che hanno visto ostakovi alternativamente vittima e complice - o meglio perseguitato e sostenitore - della dittatura stalinista, fanno di questa Sinfonia uno degli snodi della storia della musica, non solo del novecento, ponendola al centro di non pochi problemi: il rapporto con il potere, con la storia, con le passioni e i tormenti che vi si vogliono descritti, con la biografia dellautore, con il suo impegno sociale (quando c) e via di seguito. In una parola il tema dei rapporti fra la musica e il contesto in cui essa nasce. Prima del concerto allAuditorium vi stata unaffollata conferenza a due voci: quelle dello storico Fausto Malcovati e del musicologo Enzo Beacco. Il primo un noto studioso della storia e del teatro russi, il secondo conosciuto da molti milanesi per aver scritto, per oltre ventanni, i bei programmi di sala dei concerti della Societ del Quartetto. Dai fascinosi interventi dei due oratori sono emerse tutte le contraddizioni che si manifestano normalmente nella esegesi musicale ma che emergono in particolare quando si affronta unopera storica come questa Leningrado. Innanzitutto un po di mistificazione: i primi due tempi della sinfonia (compreso lAllegretto, con il famoso tema dellinvasione) furono scritti prima dellinizio dellassedio, quando probabilmente in citt - ove risiedeva lautore - non se ne aveva ancora sentore. ostakovi poi fu uno dei primi evacuati - non appena aperta quella miracolosa via di fuga dalla citt che beff i tedeschi, attraverso il lago gelato - e fu sfollato in una cittadina della Siberia dove scrisse gli altri due tempi, sostanzialmente privo di notizie, o con notizie sommarie, sulle tragedie che si consumavano nella citt del Baltico. Occorre aggiungere che ostakovi aveva da poco ottenuto la riabilitazione - come musicista coerente con il realismo comunista - dalla disgrazia in cui era caduto nel 1934 dopo la prima della Lady Macbeth del distretto di Mcensk, accusato di formalismo, isolato e minacciato non solo di non poter pi scrivere musica ma addirittura di essere incriminato. Quanto alla ispirazione dellopera, Beacco ha acutamente fatto osservare come il ritmo del tema dellinvasione sia derivato in modo peraltro poco nascosto - da quello del Bolero di Ravel, di pochi anni antecedente (1928), i cui intendimenti sono a dir poco allopposto di quelli che sottendono la tragedia della guerra! Da tutto ci deriva la legittimit del sospetto che la Settima sia in realt opera di regime, volta a esaltare il coraggio del popolo russo e la grandezza della sua leadership, una sorta di manifesto di propaganda politica - comunista e antitedesco destinato a portare in tutte le Russie e nel mondo un preciso messaggio politico: siamo un popolo indomabile e invincibile. Questo ovviamente nulla toglie alla bellezza della Sinfonia che, se non proprio la migliore delle 12 scritte da ostakovi, certamente una opera meravigliosa che offre loccasione di riflettere sul significato ultimo della musica, che deve essere ascoltata, goduta e apprezzata a prescindere da tutto ci che non le appartiene, che trova la propria ragione dessere solo in se stessa, con buona pace di Wagner e dei tanti che hanno voluto investirla di responsabilit a lei estranee. Da non perdere Luned 10 dicembre ore 20, al Teatro alla Scala, si terr un concerto straordinario dedicato al cardinale Carlo Maria Martini a favore del Museo Diocesano di Milano: il programma, intitolato Viaggio in Italia, alterner musiche di Johann Sebastian Bach (Suite francese n.5 in sol maggiore e Suite inglese n. 2 in la minore, Aria variata in la minore, Concerto italiano) a musiche di Domenico Scarlatti (Aria in re minore K 32 e cinque Sonate, K 159, 278, 282, 289, 319) eseguite da uno dei loro maggiori specialisti, il pianista italo-iraniano Ramin Bahrami, di cui Piero Rattalino ha scritto che scompone la musica di Bach e la ricompone in modi che risentono di un modello, Glenn Gould, senza veramente assomigliare al modello. Io gli ho insegnato a sopportare il morso ma non lho domato, e spero che continui a essere com. Il confronto fra i due Autori coetanei (entrambi del 1685) ma vissuti in ambiti assai diversi (Bach nella severa Turingia mitteleuropea, Scarlatti nei gaudenti mondi mediterranei di Napoli e di Madrid) sar una vera, grande festa dello spirito. Per informazioni e prenotazioni: 02 465.467.467 (da luned a venerd ore 10/13 e 14/17), biglietteria@aragorn.it, www.vivaticket.it. Per ogni biglietto acquistato si ricever un coupon you and me per visitare insieme a un amico la mostra Costantino 313 d.C. entro il 17 marzo 2013 pagando un solo biglietto.

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ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Gallard archeologo moderno
Archeologo delle rovine della modernit, ecco come stato definito Cyprian Gallard, giovane artista, classe 1980, che ha da poco inaugurato la sua prima personale italiana curata dalla Fondazione Nicola Trussardi, in particolare da Massimiliano Gioni. Artista giovane ma gi con una considerevole carriera alle spalle, e che ha fatto del suo continuo viaggiare per il mondo largomento centrale di questa mostra, intitolata Rubble and Revelation - rivelazioni e rovine. Gallard riflette su quelli che sono i monumenti della nostra epoca, non per forza intesi come opera darte, e ne studia la vita e il progressivo degrado, soffermandosi sui temi della distruzione e della decadenza. Protagonisti dei suoi lavori, affrontati con la tecnica del frottage, dei video, delle polaroid e dei documenti darchivio, sono architetture e spazi aperti, edifici abbandonati, grattacieli, periferie degradate, aree militari e rovine antiche, di cui Gallard studia e analizza la storia. Attento osservatore dei cambiamenti e delle rivoluzioni che sono avvenuti nei tempi recenti, Gallard ricostruisce con i suoi lavori una sorta di archivio di immagini, che testimoniano momenti e passaggi della storia delluomo a noi pi vicina, segnata dalla globalizzazione, dallindustrializzazione pesante e dal consumismo pi sconsiderato. Una ricerca improntata anche a mostrare il potere delle immagini, inteso nella loro veste positiva ma anche come iconoclastia, vandalismo e distruzione di simboli, realt che oggi sono sempre pi presenti nella nostra vita quotidiana. Daltra parte egli stesso a dire che "bisogna essere irriverenti verso i monumenti", motivo per cui non stupisce la provocazione dei suoi lavori. Allinterno del suggestivo spazio del panificio militare della Caserma XXIV Maggio, in via Monti, Gallard ci introduce alla sua indagine attraverso il tema della globalizzazione devastante grazie al frottage dei tombini di Los Angeles, rigorosamente made in India, cos come nel ciclo New Picturesque, utilizza vecchie cartoline con immagini di antiche ville e castelli, che per copre parzialmente con dei fogli bianchi, impedendoci la vista e inducendo un senso di soffocamento. Unoperazione iconoclasta che fa riflettere su quanto il monumento sia sempre meno arte e sempre pi luogo di ricreazione di massa. Il percorso continua poi con video di edifici distrutti, simbolo eloquente dellusa e getta tipico della nostra epoca e di una umanit che non sa pi curarsi dei propri monumenti. Millions into darkness sono invece installazioni composte da foto darchivio in bianco e nero, che ricostruiscono una mini storia dei conflitti politici e razziali dellAmerica di qualche decennio fa, mischiate a pezzi di meteoriti comprati su internet, facendo diventare linsieme una sorta di metafora delle lotte e dei disastri naturali dei nostri tempi. Colpiscono pi di tutti i Geographical Analogies, un atlante del mondo fatto di analogie e contrasti di luoghi accomunati dal senso del sublime: una serie infinita di polaroids che lartista ha scattato nei suoi viaggi per il mondo e che, accostate per temi e assonanze, danno al lavoro unaria poetica e lirica, accostando graffiti, alberi, le rovine di Petra, edifici modernissimi, sculture e palazzi di vetro. Chiude la mostra un video altrettanto poetico, girato in 35 mm, che mostra un atto puramente vandalico: lartista fa esplodere estintori industriali attorno a un albero secolare, mentre la telecamera riprende lazione senza mai staccare. Un vandalismo reversibile che non modifica totalmente il paesaggio ma lo fa tornare, con una nuova luce, alla compostezza dellinizio.

Cyprien Gaillard. Rubble and Revelation - Rivelazioni e Rovine Caserma XXIV Maggio, via Vincenzo Monti 59 Milano, 13 novembre 16 dicembre 2012 h 10-20, Ingresso libero

Claudia Gian Ferrari e le sue passioni


Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari, collezionista, gallerista e storica dellarte il primo appuntamento di un ciclo di mostre che il Museo del 900 dedica a collezionisti importanti che hanno messo al centro larte del XX secolo. Si inizia con Claudia Gian Ferrari, collezionista, studiosa, appassionata darte e figlia di Ettore, importante gallerista milanese, dal quale erediter la gestione della galleria. Claudia si propone fin da subito come una importante figura di riferimento per il mondo artistico milanese, tramite un lungo percorso, che ha portato la Gian Ferrari a far scoprire e riscoprire importanti artisti del 900 attraverso mostre e accurate monografie, quali quelle su Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, Arturo Martini, Giorgio Morandi, Fausto Pirandello n. 41 IV 28 novembre 2012 e Mario Sironi. Ma un artista fu forse pi importante di altri, Arturo Martini. Sulla scia del padre, che aveva fondato lAssociazione Amici di Arturo Martini a sostegno delle opere del maestro, Claudia Gian Ferrari nel 1998 ne cura limportante catalogo generale e ragionato delle sculture, che porta a scoprirne una serie di inedite e anche alcune ritenute disperse. Tra queste, lOfelia acquistata dalla Pinacoteca di Brera proprio quando Claudia fu presidente dellAssociazione (opera presente in mostra). Quindici le opere che entrano da oggi a far parte delle collezioni del Museo, donate dalla famiglia e a cui Claudia fu sempre particolarmente legata, opere che occupavano un posto speciale allinterno della sua abitazione privata. Troveranno spazio un Achrome di Manzoni, destinato alla sala Azimuth del museo, una gouache di Lucio Fontana e unesemplare delle uova in terracotta realizzate dallartista allinizio degli anni Sessanta, ci sar Mario Merz, con la sua Proliferazione laterale del 1975, Apollo e Dafne di Giulio Paolini, una composizione di sale di Giuseppe Penone, una piccola installazione di Pier Paolo Calzolari, e una Stella del 1977 di Gilberto Zorio. La donazione include poi Prire de toucher realizzata da Marcel Duchamp per la copertina del catalogo pubblicato in occasione della mostra Esposizione surrealista, organizzata con Andr Breton alla Galerie Maeght di Parigi nel 1947, le fotografie di Dan Graham, Bruno Kirchgraber e Giorgio Colombo e uno schizzo di De Kooning. Per conclu-

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www.arcipelagomilano.org dere, ci saranno anche una Macchina drogata di Vincenzo Agnetti del 1969 e un gesso di Fausto Melotti. Inoltre in mostra anche opere di artisti molto amati dalla Gian Ferrari, e prestati appositamente per loccasione, come Arturo Martini, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Cagnaccio di San Pietro, Fausto Pirandello e Mario Sironi, a cui Claudia Gian Ferrari ha dedicato una vita di studi, pubblicazioni ed esposizioni. Infine, due degli artisti contemporanei pi vicini alla gallerista, Luigi Ontani e Claudio Parmiggiani, hanno contribuito ad allestire due piccole sale monografiche di particolare intensit. Interessante anche la selezione di materiali provenienti dai documenti dellarchivio storico della galleria Gian Ferrari, che Claudia ha destinato con un legato testamentario agli Archivi del Novecento, attraverso i quali si potr capire e approfondire meglio i momenti pi salienti e le scelte artistiche della Galleria. Documenti, fotografie, lettere e una biblioteca relativa a circa settantanni di attivit per far rivivere unepoca intera. Pitture e sculture ma non solo. Nel percorso espositivo sono inseriti anche mise e accessori amati e usati in vita dalla Gian Ferrari. Vengono proposti alcuni abiti del suo guardaroba, firmato quasi esclusivamente da Issey Miyake, e dei cappellini dautore che Claudia ha sempre indossato, vera e propria passione trasformatasi nel tempo in collezionismo. Claudia ha lasciato a Palazzo Morando, sede delle collezioni di Costume, Moda e Immagine del Comune, oltre cento abiti di Miyake e altrettanti copricapo, tra cui quelli dello stilista Alan Journo e dellartista, da lei promossa, Lucia Sammarco. Una vera amante dellarte e della filantropia. Nel 2006, prima dellapertura del Museo del 900, furono donati consistenti nuclei di opere a Villa Necchi Campiglio e al MART di Rovereto. Una parte di queste collezioni sono andate anche a far parte del MAXXI di Roma, altra citt amata e frequentata dalla collezionista. Lallestimento della mostra altrettanto di eccezione, firmato Libeskind. In una sorta di labirinto dalle pareti disuguali il visitatore potr ammirare da ogni angolo le singole opere, avviluppandosi man mano nel mondo tutto privato che fu un tempo della collezionista, e che da oggi diventa spazio pubblico. Molteplici punti di vista come molteplici e di diversi orientamenti furono le passioni di Claudia Gian Ferrari. Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari gallerista, collezionista e storica dellarte - Fino al 3 marzo 2013 Museo del 900 Orari lun 14.30 19.30 mar, merc, ven e dom 9.30 19.30 giov e sab 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro

Costantino 313. Il sogno che cambi lEuropa


Per celebrare la nascita del famoso Editto di tolleranza, datato 313 d.C., il Museo Diocesano e la casa editrice Electa, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e sotto lAlto Patronato del Presidente della Repubblica e della Segreteria di Stato del Vaticano, presentano la mostra Costantino 313 d.C. Una grande esposizione celebrativa non solo di quelleditto che di fatto cambi il corso della storia europea, ma anche del ruolo di Milano come citt imperiale e punto di riferimento politico, religioso e culturale. LEditto di Milano fu emanato nel 313 d. C. dallimperatore romano dOccidente Costantino e dal suo omologo dOriente, Licinio, che si incontrarono nel palazzo imperiale milanese e decisero che, da quel momento, il Cristianesimo, culto gi affermato in larghi strati della popolazione dellImpero, dopo secoli di persecuzioni veniva dichiarato lecito, inaugurando cos un periodo di tolleranza religiosa e di grandi rinnovamenti politici e culturali. Dal palazzo imperiale a Palazzo Reale, dunque. La mostra, divisa in sei sezioni, racconta la Milano dellepoca, ricostruendone idealmente spazi e palazzi, luoghi, arte e suppellettili che circolavano non solo nella capitale ma anche in tutto il mondo romano. Con pi di duecento preziosi oggetti darcheologia e darte, vengono indagate tematiche storiche, artistiche, politiche e religiose: da Milano capitale imperiale, alla conversione di Costantino, con quellaura di leggenda, fino ai simboli del suo trionfo. Attraverso la ricostruzione di Milano, il visitatore potr ritrovarsi nella capitale dellepoca, con tutti gli edifici funzionali a una grande citt: dal Palatium, edificio polifunzionale destinato ad accogliere non solo limperatore ma anche la complessa burocrazia dello Stato, alle grandiose terme erculee, identificabili tra gli odierni Corso Vittorio Emanuele e via Larga, fino alla necropoli dellarea di SantEustorgio, senza tralasciare quartieri residenziali e nobiliari. Ma siamo in un momento di transizione, in cui accanto allaffermarsi del Cristianesimo come culto sempre pi importante, persistono ancora diverse religioni nellimpero costantiniano, che ci sono note mediante luso di iconografie pagane in oggetti darte di destinazione ufficiale o privata, e che spesso si mescolano ai simboli e alle immagini cristiane. Oltre ad approfondire la figura di Costantino e della sua famiglia, ampio spazio dato anche a tre istituzioni importanti per la vita pubblica romana: lesercito, la chiesa e la corte imperiale. Cos grandi ritratti ufficiali, monete, medaglie e oggetti quotidiani documentano il nuovo aspetto pubblico e sempre pi presente dellimperatore, della corte, dei grandi funzionari, dellesercito, della Chiesa e dei suoi vescovi, fino ad Ambrogio. Oggetti preziosi e di lusso che testimoniano, con le loro figurazioni, il passaggio graduale che il Cristianesimo compie allinterno della societ, da devozione lecita ma privata a una dimensione pubblica e ufficiale, per arrivare infine a essere lunica religione dellImpero. Gemme e cammei, argenterie, gioielli in oro e fibule auree consentiranno di tracciare un quadro dello splendore che caratterizzava la vita della corte e la nuova devozione verso la Chiesa. Chiude la mostra una grande sezione dedicata a Elena, madre di Costantino, santa e imperatrice. Fu proprio Elena che si rec in Terra Santa e trov, secondo la tradizione, dopo averla riconosciuta, la Vera Croce di Cristo, riportandola in Europa e inserendo nella corona imperiale del figlio uno dei Sacri Chiodi, come protezione e dichiarazione ufficiale della nuova, vera Fede. Imperdibile la bellissima SantElena di Cima da Conegliano, proveniente dalla National Gallery di Washington, 1495 c. Sulla conversione di Costantino si scritto molto: fu frutto di una decisione presa per convenienza o il suo spirito era sincero? Il battesimo in punto di morte, il celebre sogno, avvenuto la notte prima della Battaglia di Ponte Milvio, nel 312, in cui si preparava a combattere il suo nemico Massenzio, sono storie ben note. Quel che certo che, da quel momento, inizia a diffondersi

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www.arcipelagomilano.org liconografia del Krismon, le due iniziali greche di Cristo incrociate tra loro, dapprima sugli scudi dellesercito di Costantino, poi su monili e gioielli, per approdare infine in tutto lImpero. Si diffonde a simbolo di unepoca intera il signum crucis di Costantino. Costantino 313 d.C. Palazzo Reale, fino al 17 marzo 2013 orari: lun 14.30 19.30 mar, mer, ven, dom: 9.30 19.30 giov, sab: 9.30 22.30 ingresso: intero euro 9,00 ridotto euro 7,50

Cadaveri in mostra - Body Worlds


Body Worlds il titolo della mostra che ha dato, e continuer a dare scandalo e suscitare perplessit. In pratica, si tratta di unesposizione di cadaveri, o di parti di essi, completamente ridotti nelle loro parti pi essenziali: muscoli, ossa, vasi sanguigni ecc. Sembra la descrizione di un film dellorrore, in realt una mostra che vuol essere scientifica e didattica. E perch no, anche un poco artistica. Body Worlds - Il vero mondo del corpo umano, gi stata visitata da oltre trentaquattro milioni di persone nelle sessanta citt del mondo in cui ha fatto tappa, di cui solo 200.000 a Roma e Napoli. La mostra celebra il corpo umano, facendo luce sui segreti della sua anatomia e del suo funzionamento, spiegando con parole semplici e comprensibili a tutti informazioni e questioni scientifiche sui temi della salute, delle malattie, del benessere e della vita in generale. Come possibile tutto questo? Lidea di questo circo dei morti del Dr. Gunther von Hagens, che dal 1977 ha inventato e continuamente modernizzato la tecnica della plastinazione, attraverso la quale si sostituiscono ai liquidi corporei polimeri di silicone, rendendo perfettamente conservabili nel tempo tessuti e organi umani e animali. Il fine della mostra assolutamente medico, come precisano gli organizzatori, allinizio questi esperimenti servivano soprattutto per gli studenti di medicina, ma col tempo si estesa la possibilit di questa particolare materia anche al grande pubblico, per mostrare, in modo ravvicinato, come funziona davvero il corpo umano, con tutti i suoi segreti e le sue risorse, per permetterne davvero una piena comprensione. La domanda sorge spontanea. Chi sono-erano queste persone che oggi, alla Fabbrica del Vapore, ritroviamo letteralmente a pezzi dentro delle vetrine o impiegate in strane pose plastiche? Le tante mostre che Body Worlds ha creato dagli anni 80 a oggi sono state possibili grazie a specifici programmi di donazione del corpo, nel quale i donatori dispongono esplicitamente che i loro corpi possano essere esposti a Body Worlds dopo il decesso. A oggi i registri dellistituzione contano pi di 13.000 donatori registrati, tra viventi e deceduti. Oltre a vedere nel dettaglio organi, in salute e affetti da patologie, ossa, sezioni di tessuto ecc, c anche spazio per lestetica. In mostra infatti sono presenti corpi posizionati in atteggiamenti e pose varie, per mostrarne a pieno il funzionamento dei muscoli, dei nervi ecc. Tra gli altri ricordiamo una toccante coppia di ballerini, un giocatore di basket, uno sciatore, tre ironici giocatori di poker e addirittura un cavaliere su cavallo. Tutti, ovviamente, fatti di scheletro e tessuti muscolari ben in vista. Ma non c niente di macabro o di cattivo gusto, come spiega lideatore, Gunther von Hagens: "L'esposizione Body Worlds un luogo destinato alla divulgazione e alla riflessione intima, un luogo dedicato all'autoconsapevolezza filosofica e religiosa. Non un cimitero illegale, n un salone di bellezza postmortem. Mostra il corpo quale miglior rappresentante dell'anima, che si porge al visitatore di mentalit aperta". Una mostra per stomaci forti. Gunther von Hagens Body Worlds Milano, Fabbrica del Vapore via Procaccini 4 fino 17 febbraio 2013 biglietti: intero 15,00 euro, ridotto over 62, studenti, 14 euro La mostra aperta tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00 con orario continuato. Il gioved e il sabato lorario dalle 10.00 alle 23.00 con orario continuato.

Dal 1953 a oggi: Picasso a Milano


Picasso torna a Milano. I capolavori del genio spagnolo arrivano in citt con una grande ed emozionante retrospettiva. Le opere, pi di 200, arrivano dal museo pi completo e importante per quanto riguarda la produzione dellartista: il Muse Picasso di Parigi che, chiuso per restauri fino al 2013, ha deciso di rendere itineranti le sue collezioni e di presentarle in tutto il mondo. Prima della tappa milanese infatti le opere sono state esposte in America, in Russia, Giappone, Australia e Cina. Certo non la prima volta che Picasso arriva a Milano. Oltre alla grande mostra del 2001, ci fu unaltra kermesse, che fece la storia delle esposizioni museali in Italia, la grande mostra del 1953. Una mostra dalla duplice tappa italiana, prima Roma e poi Milano, ma che n. 41 IV 28 novembre 2012 ha avuto nei suoi sviluppi meneghini una risonanza e unimportanza non paragonabile a quella romana. Voluta fortemente dal senatore Eugenio Reale, la mostra romana si presentava ricca s di opere, ma parzialmente oscurata per motivi politici. Ad esempio non compariva il Massacro in Corea (presente oggi in mostra). Ledizione milanese, organizzata dallinstancabile Fernanda Wittgens e dai suoi collaboratori, fu invece ancora pi ricca di opere, scelte dallo stesso Picasso, con addirittura larrivo, a mostra gi iniziata, di Guernica, celeberrimo dipinto del 1937, e manifesto contro la guerra franchista. Dipinto che per la sua importanza fu sistemato, su richiesta di Picasso, nella sala delle Cariatidi, che per contratto non doveva essere restaurata dopo le devastazioni della guerra, proprio per creare un connubio e un monito fortissimo a memoria degli orrori e delle devastazioni belliche. Proprio da questa stessa sala prende avvio oggi la mostra Picasso. Capolavori dal Museo nazionale di Parigi, che racconta in un percorso cronologico e tematico la vita e le opere dellartista. Insieme alle fotografie che ci mostrano attimi di vita, amori, amici e ateliers dellartista spagnolo, in mostra dipinti, sculture e opere grafiche create durante la sua lunghissima vita. La mostra, curata da Anne Baldassari, presidente del museo parigino, illustra le varie fasi e gli stili che Picasso us, spesso in contemporanea, durante la sua carriera.

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www.arcipelagomilano.org Si inizia con lapparente classicismo e malinconia dei periodi blu e rosa, di cui sono memorabili opere come La morte di Casagemas, dipinto dedicato allamico morto suicida, la misteriosa Celestina e I due fratelli. Ma gi dal 1906 si intuisce linfluenza che larte primitiva, africana e iberica, avranno su Picasso. Sono questi gli anni che vedono la nascita dei tanti disegni preparatori per il capolavoro assoluto, Les Demoiselles dAvignon, 1907 (conservate al MoMA di New York). Lautoritratto nudo, gli studi di donna, sono tutti dipinti in cui il Cubismo inizia a prender forma, semplificando e rendendo impersonali volti e sessi. Ma la rivoluzione vera arriva intorno al 1912, quando Braque e Picasso inventano i collage, e la forza dirompente delle loro sperimentazioni porta alla nascita del Cubismo, analitico e poi sintetico, in cui la figura viene prima scomposta, resa irriconoscibile, come nel Suonatore di chitarra e Il suonatore di mandolino, per poi tornare a inserire elementi di realt, come lettere, numeri, scritte o veri e propri elementi oggettuali. Ma Picasso non solo Cubismo. Negli anni 20 segue, a suo modo, il Ritorno allordine dellarte, con le sue Bagnanti e le sue donne enormi, deformate, possenti e monumentali, omaggi agli amici impressionisti come Renoir. Sono gli anni in cui conosce anche Breton e i Surrealisti, e in cui crea figure disumane e contorte, mostri onirici che ci mostrano le pulsioni sessuali e le ossessioni del pittore. La guerra per, sconvolge tutto. Oppositore della dittatura franchista, Picasso non pu far altro che denunciare gli orrori e la violenza della guerra con sculture e dipinti dai toni lividi, come Guernica, o nature morte popolate di crani di tori, capre e candele dalla fiamma scura. Non mancano i ritratti dei figli e delle donne amate: Fernande, Dora Maar, Marie Therese, Francoise, Jacqueline e la bellissima Olga in poltrona, dipinto che Picasso conserver fino alla propria morte, appeso sopra il letto. Ritratti ma anche autoritratti dellartista, dipintosi davanti al cavalletto, o con una modella nello studio, tema prediletto per dipingere la Pittura, il vero amore della sua vita. Picasso dipinse fino a poco prima di morire. Degli ultimi anni sono i dipinti che riprendono i maestri a lui pi cari, Matisse, Velazquez, Delacroix, ma anche un lucido autoritratto in cui lartista si rappresenta sempre pittore ma con un volto che sembra gi un cranio dalle orbite vuote (Il giovane pittore, 1972). Morir lanno seguente. Una mostra completa, che prende origine dallincredibile collezione del Museo Picasso di Parigi, forte di pi di 5.000 opere, donate in vari nuclei da Picasso stesso e in seguito, direttamente dagli eredi. Ieri come oggi le opere di Picasso potranno ancora insegnarci qualcosa, monito e delizia dei tempi moderni.

Picasso. capolavori dal Museo Picasso di Parigi Palazzo Reale, fino al 6 gennaio 2013, orari: luned, marted e mercoled: 8.30-19.30 gioved, venerd, sabato e domenica: 9.30-23.30; biglietti: 9,00 intero, 7,50 ridotto

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Inchiesta sul lavoro
Perch non dobbiamo avere paura di una grande riforma Pietro Ichino Mondadori, euro 18, ristampa aggiornata 2012
Luned 3 dicembre ore 18, il libro verr presentato con l'Autore e Antonio Calabr, presso Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, Milano Quando i Costituenti, dopo un aspro dibattito, scelsero l'incipit della nuova Carta fondamentale, dichiararono di avere voluto riunire nella formula Repubblica democratica fondata sul lavoro le due componenti di base di ogni libera comunit: il lavoro, appunto, in qualunque forma svolto, come manifestazione principale dell'agire consapevole del cittadino, da un lato, e dall'altro come contributo indispensabile dell'individuo all'affermarsi, consolidarsi e valorizzarsi della collettivit, avvertita e perseguita dai suoi partecipi, come bene comune. Quel magistero etico e politico che risale al giugno del 1946, andato sbriciolandosi, decadendo in un sistema drammaticamente ingessato, prigioniero dei propri tab e delle proprie caste ... un sistema chiuso da un tacito accordo protezionistico, della pi bassa matrice, tra vecchia sinistra e vecchia destra che ha instaurato, tra mille complicit, un vero apartheid tra lavoratori protetti, specie se maschi e maturi, e lavoratori non protetti, ai quali riservare invariabilmente posti di serie B, C o D e un miserabile futuro pensionistico da godere, nella migliore delle ipotesi, dopo i 70 anni. L'Inchiesta di Pietro Ichino, gi dirigente sindacale della FIOM-CGL, poi esponente di punta della Camera del Lavoro di Milano, docente di Diritto del lavoro, quindi dal 1979 deputato del PCI e oggi Senatore PD, accende i riflettori sull'impensabile cospiratio oppositorum che per decenni ha visto l'azione, vischiosa e inconcludente, del nostro sistema sindacale proteggere la parte pi conservatrice, arretrata, e scarsamente disposta a investire, delle grandi imprese nostrane, impegnate a tenere fuori dal Paese i maggiori concorrenti stranieri. Nonostante i trenta anni intercorsi fra i due episodi, il muro eretto dai sindacati metalmeccanici alla cessione dell'Alfa Romeo a GM ricorda molto da vicino la decisiva opposizione delle nove sigle sindacali di Alitalia, tutte in reciproco contrasto, al passaggio della Compagnia ad Air France- KLM. Operazione avviata nel 2008 da Tommaso Padoa Schioppa e ferocemente contrastata da Silvio Berlusconi in piena campagna elettorale, nel nome dell'intangibile italianit del nostro vettore aereo. Con il susseguente definitivo prepensionamento a cinquanta anni di et di oltre un migliaio di assistenti di volo e impiegati amministrativi, per i quali venne creata ad hoc una mostruosa Cassa integrazione speciale della durata di sette anni, tuttora a carico del contribuente. Per non parlare del ruolo del sindacato, questa volta a fianco di Antonio Fazio, nel boicottaggio dell'olandese

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Abn Amro interessata all'acquisto di Antonveneta, e poco dopo quello del gigante americano ATT, impegnato nell'acquisizione di Telecom Italia. Ma le inquietanti pagine di Ichino non si limitano affatto alla denuncia e alla deplorazione di mali passati (e ancora presenti). L'esperienza ultratrentennale e la larga conoscenza delle esperienze europee consente all'Autore di riprendere, ampliare e aggiornare le sue precedenti proposte avanzate nei numerosissimi interventi sulla stampa, in particolare sul Corriere della Sera, in Parlamento e nelle due sue opere pi note: Il lavoro e il mercato e A che serve il sindacato?.

In tema di tutela dei diritti dei lavoratori, Ichino indica e sostiene con ampie motivazioni il c.d. sistema danese, fatto proprio anche da Svezia e Norvegia e attualmente allo studio in altri grandi Paesi europei. Tale sistema fondato su una sostanziale continuit del reddito per il lavoratore nel periodo necessario per trovare un nuovo lavoro, non solo nel caso di licenziamento, ma anche nel caso in cui sia il lavoratore stesso a cambiare lavoro. La garanzia della mobilit nel mercato del lavoro costituisce cos la migliore tutela della libert e della forza contrattuale per qualsiasi lavoratore. Del resto, il maggior costo che in tal modo si accollerebbe

all'impresa, sarebbe ampiamente compensato per l'impresa stessa dal potere effettuare, senza ritardo, l'aggiustamento degli organici, essendo esentata dal controllo giudiziale sui relativi motivi economici o organizzativi. questo il progetto flexsecurity: una riforma, o meglio una nuova prospettazione del diritto e dei rapporti di lavoro, organica e incisiva e non episodica come quella in atto. alla nostra portata? Mancano le condizioni politiche e sociali? Potrebbe essere cos, ma prima di rassegnarci aspettiamo il 10 marzo. (Paolo Bonaccorsi)

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Al nostro collaboratore Emanuele Aldrovandi i pi sinceri complimenti. PREMIO NAZIONALE DI TEATRO LUIGI PIRANDELLO, TRA I PREMIATI EMANUELE ALDROVANDI
Milano, 20 novembre 2012 - Resi noti i nomi dei vincitori della XIX edizione del Premio Nazionale di Teatro Luigi Pirandello, il prestigioso premio teatrale promosso dalla Fondazione Sicilia. I premi sono stati assegnati dalla Giuria al termine di una lunga selezione, alla quale hanno partecipato 184 opere in concorso, fra cui 167 lavori teatrali di varia natura e 17 saggi sul teatro. Di grande livello la giuria, presieduta da Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Sicilia, e composta da celebri nomi del teatro e della cultura italiana, quali Giorgio Albertazzi, Paolo Bosisio, Pietro Carriglio, Michele Guard, Paolo Mauri, Maurizio Scaparro ed Elisabetta Sgarbi. IlPremio nazionale per lopera teatrale stato assegnato a Emanuele Aldrovandi, per Felicit, dramma in due tempi, che tratta di un medico che vede realizzarsi nello stesso giorno tutti i suoi desideri: viene nominato primario e la donna che ama aspetta un bambino. Ma lui, invece di gioirne, congela il proprio sentimento, per evitare di compromettersi emotivamente: vuole essere distaccato, per preservarsi da possibili sofferenze future. Questo genera una scissione nel personaggio, tra la parte razionale e quella emotiva. La lotta fra queste due entit si concretizza in un conflitto tragico che non pu ricomporsi in nessun modo. - Emanuele Aldrovandi (Reggio Emilia, 1985), laureato in Lettere e Filosofia e diplomato alla Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, collabora come drammaturgo con il Centro Teatrale MaMiM di Reggio Emilia, nel 2012 stato uno dei tre autori segnalati al Premio Hystrio. Suoi testi sono stati rappresentati a Milano, Roma, Firenze, Udine, Reggio Emilia, Parma. L'ultimo, Il generale, debutter il 28 novembre al Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia. MOTIVAZIONE: Felicit di Emanuele Aldrovandi un atto unico costruito con abilit drammaturgica e fondata su un linguaggio sciolto, quotidiano, molto colloquiale. Ingegnoso lintreccio che si conclude in modo inatteso. Una prova teatrale di grande maturit. Il Pirandello, che ha cadenza biennale, posto sotto lalto patronato della Presidenza della Repubblica e questanno celebra la sua diciannovesima edizione. Ritornato sulla scena teatrale italiana nel 2009 su impulso della Fondazione, dopo uno stop di oltre dieci anni, fin dalla sua nascita (avvenuta nel 1966) stato assegnato a personalit del mondo dello spettacolo di altissimo profilo: Da Ingmar Bergman a Giorgio Strehler, da Eduardo de Filippo a Luca Ronconi, da Vittorio Gassman a Tadeusz Kantor e a Dario Fo; e ancora, Harold Pinter, Bernard Minetti, Eugenio Barba, Michele Perriera, Tommaso Landolfi, Giorgio Celli, Tonino Guerra, Paolo Puppa e altri ancora. Nel corso dellultima edizione del Pirandello, il Premio nazionale per lopera teatrale stato assegnato alla pice inedita Wash therapy, scritta a quattro mani da due giovani esordienti, la romana Micaela Seganti e il salentino Cosimo Solazzo.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Paris-Manhattan


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di Sophie Lellouche [Francia, 2012, 77'] con Alice Taglioni, Patrick Bruel, Marine Delterme, Michel Aumont
Alice (Alice Taglioni) ha una passione irrefrenabile per Woody Allen. Trova nel poster del regista newyorkese l'unico confidente che possa aiutarla a reggere la pressione di una famiglia che la vorrebbe sposata con figli. Quando la voce inconfondibile dell'idolo di Alice inizia inaspettatamente a dispensare consigli per fugare i dubbi della sua ammiratrice, capiamo che Sophie Lellouche, regista di Paris-Manhattan, ha scelto di omaggiare Woody Allen due volte. evidente, infatti, il rimando a Provaci ancora, Sam, in cui il fantasma di Humprey Bogart aiutava il timido Allan (Woody Allen) ad affrontare con coraggio e disinvoltura il mondo femminile. Non sono certo vergogna e insicurezza i freni di Alice, la ragazza troppo concentrata sul lavoro per pensare ad altro. La distribuzione clandestina di film di Woody Allen per curare ogni tipo di patologia, davvero un modo originale di interpretare la professione di farmacista. Paris-Manhattan per una commedia romantica, cos siamo costretti a subire l'entrata in scena dei pretendenti. Tra tutti spicca sicuramente Victor (Patrick Bruel), di recente protagonista nell'altrettanto vagamente alleniano Cena tra amici, che installa antifurti e che possiede un'ironia spontanea simile a quella del Genio. Sophie Lellouche, per il suo esordio da regista, ha scelto di dare alla pellicola una chiara impronta autobiografica. Come nel caso di Alice, la sua vita e il suo percorso professionale sono stati segnati dall'opera di Woody Allen. Il suo desiderio di omaggiare e al tempo stesso emulare il regista newyorkese stato per limitato dai clich della commedia sentimentale e da una sceneggiatura che non riesce a offrire spunti di ironia o umorismo sagace. Provaci ancora, Sophie. Marco Santarpia In sala a Milano: Centrale Multisala Per gli amanti del cinema in lingua originale rassegna SOUND&MOTION PICTURES 2012 - MILANO VERSIONE ORIGINALE: ARGO, di Ben Affleck: Luned 3 dicembre Anteo - Marted 4 Arcobaleno - Gioved 6 Mexico Ore: 13.00 15.20 17.40 20.00 22.15

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VIDEO DAVIDE CORRITORE. PRIMARIE: LE SORPRESE DELLURNA http://www.youtube.com/watch?v=xx2dVg5mk8Y

ROBERTO BISCARDINI: IO E AMBROSOLI http://youtu.be/Q4NihaJsoW8

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