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Capitolo I

Obiettivi dello studio

Capitolo I Obiettivi dello studio


1.1 . Sintesi del progetto

Dust is the number one environmental problem on the moon dichiara Harrison Schmitt, astronauta dellApollo 17, nellincipit di un workshop del 2005, come a voler porre fortemente laccento sul problema. E ancora: One of the most aggravating, restricting facets of lunar surface exploration is the dust and its adherence to everything no matter what kind of material, whether it be skin, suit material, metal, no matter what it be and its restrictive friction-like action to everything it gets on continua Eugene Cernan, comandante della medesima missione.

Figura1.1 Spacesuits e Helmets totalmente impolverati e stivati nel modulo lunare dopo una E.V.A1 della missione Apollo 17 nel dicembre 1972

E.V.A acronimo di Extra-vehicular-activity.

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Considerando che la polvere lunare 2, grazie agli oltre 382 kg di rocce lunari prelevati durante le missioni NASA dei programmi Apollo e Luna, e a quella depositata sia allinterno dei moduli lunari che sulle tute degli astronauti stessi, stata studiata, dal punto di vista della sua composizione e delle sue propriet, per ben pi di trentanni, si pu allora affermare che, escludendo lapporto di materiale dovuto agli impatti dei meteoriti con la superficie lunare, il sedimento polveroso lunare si dimostrato in qualche modo simile a quello terrestre, riscontro a sostegno della tesi secondo cui tale satellite altro non sia che una sorta di propagine della terra o ancora quella secondo la quale essi abbiano colliso in passato.

Figura1.2 Lunar soil dalla galleria della missione Apollo 11

Per studiare dunque la dinamica di una porzione sporca di aria lunare, dove per sporca si intende contaminata da polveri, si potrebbe quindi pensare di associarne le caratteristiche del moto a quelle di un generico aerosol terrestre. Occorre cos capire levoluzione dinamica e il comportamento, tenendone presenti le propriet elettriche, in modo da approcciare pratici sistemi di rimozione che impediscano

In lingua inglese anche detta lunar dust, moon dust o semplicemente grit.

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alla polvere di danneggiare le tecnologie e compromettere la salute degli astronauti. In tal direzione si muove lo studio della rimozione delle polveri: la polvere viene fatta passare allinterno di un primo stadio ciclonico, ossia in un comune separatore di particelle. Quelle sopravvissute a tale fase passano in stadi successivi costituiti da pi unit quali un ugello, un coalescer e, tramite un ciclo frigorifero, vengono sottoposte a nucleazione. Infine un precipitatore elettrostatico conclude il percorso del flusso da depurare. Inducendo dunque la condensazione del vapore sulle particelle se ne aumentano le dimensioni, cos da potere catturare elettrostaticamente le microgocce e le impurit polverose. Riassumendo il sistema consiste in:

1. un ventilatore atto a convogliare il flusso allinterno del dispositivo che ha lo scopo di garantire il gradiente di pressione necessario ad un efficiente ricircolo; 2. un separatore a ciclone per una prima scrematura;
3. un ugello che nebulizza microgocce di acqua in modo da farle impattare

sulle particelle di polvere e saturare cos laria;


4. un filtro a coalescenza che include un separatore di acqua cos da

effettuare una seconda e pi energica filtrazione;


5. i componenti atti a garantire levoluzione di un ciclo frigorifero, mediante il

quale il flusso dapprima acquisisce calore e in seguito lo cede, originando goccioline a partire dalle ultime, ma finissime, particelle di polvere che fungono da nuclei di condensazione3;
6. un ultimo stadio in cui, non potendo decadere completamente per gravit4

come avviene nellatmosfera terrestre, le goccioline createsi vengono attratte elettrostaticamente da un precipitatore elettrostatico pulito

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In meteorologia detti C.C.N: cloud-condensation-nuclei In ambiente lunare la gravit circa 1/6 di quella terrestre e cio pari a 1,622 m/s

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dallazione combinata del rapping e di un sottile layer di acqua, ottenendo la depurazione dellaria e la pulizia del dispositivo.

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flusso supplementare di riscaldamento

CONDENSATORE: laria riscaldata dal calore ceduto dal fluido R134a

CICLONE UGELLO

COALESCER aria satura+H2O libera

aria satura VENTILATORE


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NUCLEAZIONE

EVAPORATORE: laria raffreddata perch cede il calore al fluido R134a

PRECIPITATORE ELETTROSTATICO

aria condensata

DUST

SLURRY SLURRY

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Figura1.3 Schema riassuntivo del progetto

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Il dispositivo che si cerca quindi di realizzare sar quindi a tutti gli effetti annoverato fra i sistemi che fanno parta dellECLS, ossia dellEnvironmental Control and Life Support, che comprende in pratica tutti i sistemi di bordo di uno spacecraft e che include tutte le tecnologie e le dotazioni necessarie al mantenimento della salute dellequipaggio, dello stato delle apparecchiature elettroniche e in generale dellintera superficie dellhabitat. In particolar modo esiste un gruppo di scienziati che dal 2005 deputato alla ricerca di quanto concerne la polvere lunare: questo il LADTAG, Lunar Airborne Dust Toxicity Advisory Group. Il LADTAG fa parte di una serie di team che si adoperano alla ricerca di soluzioni migliorative per le future missione spaziali, fra le quali lETDP ossia lExploration Technology Development Program, il NESC cio il NASA Engineering Safety Center e il NAS, ovvero la National Academy of Science.

1.2.

Capacit di penetrazione nel corpo umano e sistemi difensivi Occorre subito sottolineare che gli studi effettuati sulla polvere lunare

contengono polvere

errori,

imprecisioni dalla

approssimazioni Apollo, stata

delle

caratteristiche passivata

meccaniche, elettriche, chimiche e fisiche, trasportata missione

in quanto loggetto dello studio, la purtroppo

dallatmosfera terrestre; la polvere lunare infatti si trova sul suolo lunare alla pressione di 10-12 Torricelli (si ricorda che 1 Pascal 1.33*102 Torricelli) e negli studi preposti al mitigamento dei suoi effetti, sia sulle macchine che sulluomo, sarebbe necessario trattare invece polvere attivata, cosa che ovviamente non sar possibile fino alla seconda era di allunaggi prevista dalla NASA per il 2018. Lorganismo umano capace di preservarsi dalle polveri grossolane e da quelle sottili che sono filtrate attraverso i primi due stadi della respirazione, mentre, essendo relativamente poche le particelle ultrasottili che si trovano in natura in quanto esse sono per lo pi il risultato di processi antropici, il corpo umano non ha ancora sviluppato alcun efficace apparato di protezione. Gli studi condotti sulla polvere lunare dalla NASA hanno inoltre riscontrato la presenza di metalli pesanti quali ferro, alluminio e manganese, dimostrandone quindi lalta tossicit. La loro capacit di penetrazione nel corpo umano, come mostrato nella figura 1.4, pu talvolta raggiungere livelli tali da provocare lassorbimento da parte dellapparato
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circolatorio entro pochissime decine di secondi, e dunque la distribuzione nei tessuti, causandone quindi un cattivo funzionamento.

Figura1.4 Livello di deposizione delle particelle nelle vie dell'albero respiratorio

stato dimostrato che minore la dimensione delle particelle, maggiore la loro capacit di produrre effetti dannosi per la salute, sia per la maggiore capacit di penetrazione e di assorbimento nei polmoni, sia perch le frazioni pi grossolane sono biologicamente meno attive. Lapparato maggiormente attaccato dal sistema particellare evidentemente quello respiratorio5, ove il fattore di maggior rilievo per lo studio degli effetti la dimensione delle particelle; in tal senso si distinguono tre frazioni di particolato:

frazione inalabile: include tutte le particelle che riescono a entrare dalle narici e dalla bocca; frazione toracica: comprende le particelle che riescono a passare attraverso la laringe e ad entrare nei polmoni durante linalazione raggiungendo la regione tracheo-bronchiale (inclusa la trachea e le vie cigliate);

Si rimanda ad altri contesti per lanalisi del coinvolgimento dellorgano visivo, del sistema cardiaco e dei danni alla cute.

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frazione respirabile: include le particelle sufficientemente piccole da riuscire a raggiungere la regione alveolare, incluse le vie aeree non cigliate e i sacchi alveolari. Il particolato inalato si deposita in quattro modi diversi a seconda delle

dimensioni, forma, densit e della velocit del flusso aereo, ossia tramite:

intercettazione: il particolato intercettato o depositato quando viaggia cos vicino ad una superficie delle vie aeree da toccarle e restarne adeso;

impatto: il particolato o una deviazione

sospeso inalato secondo il principio del flusso settale, langolatura dellepiglottide, le pliche

laminare ed ogni ansa delle prime vie aeree, uno sperone o cresta del setto ariepiglottiche, le corde vocali, possono diventare, a seconda della massa e della velocit del flusso in quel punto, un punto di impatto;

sedimentazione: la forza di gravit e la resistenza dellaria portano il particolato a depositarsi generalmente nelle basse vie;

diffusione: il moto browniano delle particelle pi piccole a livello dei bronchioli o degli alveoli portano ad un deposito casuale.

Le vie respiratorie possiedono comunque una serie di "meccanismi di difesa" contro le sostanze estranee pi grosse che penetrano in esse: le vie aeree superiori sono rivestite infatti da una mucosa, costituita soprattutto da cellule cigliate e da cellule caliciformi, che secernono muco. Le ciglia delle cellule si muovono a onda, con un moto coordinato in modo da trasportare la sottile patina di muco e le sostanze estranee che vi restano attaccate verso la cavit orale, dove vengono inghiottite. Inoltre fra le cellule della mucosa vi sono terminazioni di finissime fibre nervose le quali possono essere irritate dalle sostanze nocive presenti nell'aria e possono determinare una contrazione della muscolatura dei bronchi, un aumento della secrezione di muco e provocare tosse. Negli alveoli, cio le parti pi profonde dei polmoni, la funzione di ripulitura non pi svolta da queste cellule, ma da altre cellule chiamate macrofagi, cellule spazzine che mangiano e smaltiscono i batteri penetrati nell'organismo, nonch i resti di cellule
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distrutte. Le sostanze nocive che penetrano nelle vie aeree possono, sia a seguito di esposizioni acute che di esposizioni croniche, danneggiare in molteplici modi tutti questi meccanismi di difesa; limpatto con la parete organica si ha, comunque, quando la velocit delle particelle si annulla per effetto delle forze di resistenza inerziale, opposte alla velocit di trascinamento dell'aria, che decresce dal naso sino agli alveoli. Questo significa che man mano che si procede dal naso o dalla bocca attraverso il tratto tracheo-bronchiale sino agli alveoli, diminuisce il diametro delle particelle che penetrano e si depositano.

1.3.

Danneggiamenti alla strumentazione di bordo Un problema significativo associato alle strumentazioni dello spacecraft

progettato per lesplorazione o la permanenza sul suolo lunare sicuramente la dissipazione delleccesso di calore generato sia dallerogatore principale di energia elettrica a bordo (il Primary Power Supply), che da tutti i componenti elettronici e dal sistema di controllo ambientale. Radiatori termici, costituiti da alette intubate e superfici di raffreddamento analoghe, hanno rappresentano il maggior mezzo di diminuzione o di dissipazione di tale calore generato. Le superfici di raffreddamento presentano generalmente un rivestimento di controllo termico con un elevato valore di emittanza a infrarossi (~0.8) accoppiato ad un basso valore di assorbivit solare (~0.2). Lemittanza intesa come la radiazione emessa da una superficie in rapporto alla radiazione emessa da un corpo nero che per definizione non emette nulla, o meglio ha coefficiente di riflessione nullo, mentre lassorbivit il rapporto fra la quantit di radiazione ceduta e quella assorbita. Cambiamenti degradanti nelle propriet di tali superfici di controllo possono inoltre incrementare la soglia di entrambi gli indici. Linterazione combinata di questi effetti che si susseguono uno dopo laltro potrebbe sconvolgere il sistema di controllo termico mettendo a repentaglio la buona riuscita dellintera missione. Una possibile fonte di degradazione delle superfici di controllo termico data dalla polvere o dai piccoli frammenti di particolato che inevitabilmente possono sedimentare sui pannelli progettati per il raffreddamento. Sono state elaborate

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innumerevoli ipotesi sulla presenza e sugli gli effetti del layer di polvere che letteralmente si incolla a tali pannelli. La polvere riveste completamente la superficie lunare nellordine di qualche metro con una concentrazione che va aumentando con il diminuire della quota ed perci inevitabile che venga a contatto con i lander e i rover adoperati dagli astronauti. Tralasciando le conseguenze di questa interazione polvere-strumentazione allesterno del modulo abitabile durante le E.V.A, in quanto non oggetto di studio di questa tesi, pu essere utile invece menzionare i possibili impatti ambientali dentro lo spacecraft. al termine delle missioni extra-vehicular che gli astronauti contaminano con la polvere lambiente interno, a causa del sollevamento di quella esterna che gravita sospesa nei pressi dellingresso e al contributo di quella che ha aderito allo spacesuit e allattrezzatura dellastronauta. In passato le missioni lunari non prevedevano, non conoscendo o sottovalutando il problema, la presenza di una camera dequilibrio o di decantazione che limitasse lacceso ad una parte del particolato. Questa pre-camera, per altro gi in dotazione dello Space Shuttle, quanto meno cercherebbe di circoscrivere la polvere consentendo una prefiltrazione. Per quanto riguarda la polvere sulle tute si sta studiando un sistema che magneticamente porti questa verso degli spot sacrificali da dove poi sar rimossa. Quanto alla strumentazione invece fin dal 1967 si cerca di studiare materiali tecnologici che respingano la polvere invece di attirarla, evitando il surriscaldamento del sistema e la contaminazione dei radiatori termici, e che garantiscano una buona praticabilit di quanto a bordo. Ogni grano di polvere che sedimenta su tali superfici spostato dalla sua posizione originaria da disturbi dovuti a fenomeni elettrostatici e dalla dispersione aerea delle particelle. La riflettivit solare del basalto (~0.12) molto vicina alla riflettivit media lunare (~0.1) ed anche per questo motivo i campioni lunari simulati sono basaltici. Nel caso quindi di polvere di natura basaltica, silicati di ferro e magnesio come lolivina
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e il pirossene, si tratta comunque di minerali pi o meno ferromagnetici che presentano una maggiore gravit specifica, rispetto al caso dei silicati di sodio, calcio e ferro, e pi abbondanti nelle loro taglie fini. In assenza di un campo magnetico lunare concepibile che tali particelle di polvere ferromagnetiche siano attratte nella direzione di ogni corpo artificiale che abbia un proprio campo magnetico o elettromagnetico, come appunto i sistemi di bordo. Tutti i sistemi di rivestimento di controllo termico hanno valori elevati di emittanza a infrarossi (r) e valori di assorbivit solare (s) bassi. In generale tutti questi sistemi di rivestimento sono classificati in base alla composizione dei pigmenti. Oltre alla stabilit agli ultravioletti (per le E.V.A) richiesta unottima levigatezza per minimizzare lintrappolamento e le possibili erosioni delle superfici sulle quali la polvere aderisce, nonch lassenza di porosit in modo da favorire la pulizia e la resistenza allabrasione; soddisfare questultima esigenza equivale a dire che gli eventuali materiali plastici devono assumere particolari valori di indentation hardness e di extensibility, cio particolari valori del modulo di Young e di elongazione, e infine unottima capacit di adesione alle superfici cui sono destinate. Assunto che i pannelli di rivestimento operano con un basso valore di assorbivit solare, la scelta del basalto, caratterizzato invece da un valore di tale parametro sufficientemente elevato, colloca questo studio nella condizione peggiore. La ricerca si perci rivolta verso quattro tipi di coating surface: Z-93 Dow Corning 93-022 Aluminized (FEP) Teflon S-13

La natura porosa dello Z-93 associata ad alcune difficolt legate alla sua applicazione ne ha causato listantanea esclusione. Sono stati riscontrati problemi anche nel comune silicone trasparente, il Dow Corning 93-002, a seguito della complessit nellottenere una buona adesione
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allalluminio e al troppo alto valore di assorbivit rispetto agli altri tre campioni scelti. Il teflon alluminato invece facilmente danneggiabile alla manipolazione e le crepe risultanti degraderebbero le sue propriet ottiche. La rimanente tipologia di rivestimento, lS-13, ha dimostrato invece una notevole facilit nellapplicazione ai pannelli di alluminio che costituiscono la strumentazione. Questa sua caratteristica, in unione alla sua non-porosit e alla sua relativa resistenza, ha indirizzato la scelta su questultimo come primario materiale di rivestimento anti-polvere. da notare per che il teflon alluminato, nonostante non sia stato scelto come primario, abbia dimostrato una bassissima tendenza ad attirare elettrostaticamente le particelle di polvere, al contrario dellS-13: in virt di quanto detto non si abbandonata totalmente lidea di utilizzare il teflon, ma anzi lo si considera dunque come superficie di rivestimento secondaria. In conclusione dunque, tenuto appunto in considerazione anche laspetto colloso della polvere lunare, come suggerito nel resoconto della Nortrop Space Laboratories del 7 giugno 1967 (pag. 2-4, 5, 6, 7), occorre che, parallelamente alla rimozione coatta della stessa, si adotti un sistema di prevenzione che ne impedisca la deposizione sulle superfici del modulo lunare mediante lutilizzo di materiale di copertura.

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