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Relazione di filosofia

Meditazioni Metafisiche Di Cartesio

LA VITA E LE OPERE Le vicende biografiche di Ren Descartes (latinizzato in Cartesio) ebbero grande incidenza nella sua opera filosofica. Nato nel 1596 a La Haye nella Turenna, egli frequent dapprima il collegio dei gesuiti di La Flche, dove gli fu impartita un'educazione a carattere prevalentemente umanistico, e in seguito studi diritto all'Universit di Poitiers. Il giovane Cartesio non tard tuttavia a nutrire dubbi sulla validit del sapere cos acquisito . In particolare lo colpiva il carattere soggettivo delle opinioni professate dai filosofi e, di conseguenza, l'impossibilit di trovare un fondamento oggettivamente unitario delle diverse scienze, derivando esse tradizionalmente i loro principi dalla filosofia. Messi dunque da parte gli studi, nel 1618 egli si arruol nell'esercito di Maurizio di Nassau - la guerra dei Trent'anni era scoppiata appunto in quell'anno - ed inizi a viaggiare per l'Europa . Prima come soldato poi come privato, egli approfitt dei suoi soggiorni in Olanda, Danimarca, Germania, Francia, Italia per ricercare nel "gran libro del mondo" ci che non aveva trovato negli autori studiati. Ma neppure la conoscenza di paesi diversi forn a Cartesio la garanzia di un sapere pi sicuro. Al contrario, alla constatazione dell'arbitrariet delle teorie filosofiche si aggiunse quella della relativit dei costumi esercitati dalle diverse nazioni. "Dopo aver dedicato alcuni anni a studiare cos il libro del mondo e a sforzarmi di acquistare una certa esperienza, un giorno presi la decisione di studiare me stesso e di impiegare tutte le risorse del mio ingegno nella ricerca delle strade da seguire.Il risultato di questo ripiegamento su se stesso la stesura di un'opera, nella quale Cartesio - ormai stabilitosi in Olanda, paese con una grande tradizione di libert e di tolleranza - esponeva le sue teorie sulla natura e sulle leggi della realt fisica (compresa quella umana): Il mondo o Trattato della luce, integrato da una parte su l'uomo (1630-33). La condanna di Galileo da parte della Chiesa indusse tuttavia Cartesio alla prudenza: egli pubblic soltanto alcuni saggi tratti dal mondo ( La diottrica, le meteore e La geometria ) , facendoli precedere, a mo' di introduzione, da un importante Discorso sul metodo (1637).Il discorso, che contiene l'esposizione del credo filosofico di Cartesio,

era gi stato in parte anticipato da altri due scritti a carattere metodologico. Nelle Regulae ad directionem ingenii, che risalgono probabilmente agli anni 1627-28, Cartesio enumerava ventuno regole a cui deve attenersi la ricerca filosofica - ma lo scritto, rimasto incompiuto, ne prevedeva sessanta - mentre il pi sobrio Discorso le ricondurr alle quattro essenziali. La ricerca della verit, anch'essa non terminata,indicava invece nella ragione naturale il solo strumento necessario alla conoscenza umana, che pu e deve essere attinta "senza valersi dell'aiuto della religione e della filosofia" intendendo per quest'ultima il pesante apparato concettuale che si insegnava nelle scuole. Molti dei temi trattati succintamente nel discorso vengono ripresi in forma pi analitica nelle meditazioni metafisiche, originariamente redatte in latino (1641) e poi tradotte in francese (1647), che Cartesio fece circolare , prima della pubblicazione, tra i dotti del tempo e tramite la mediazione del padre Martin Mersenne - un gesuita gi suo maestro a la Flche - in modo da poterle dare alle stampe unitamente alle Obiezioni da esse formulate e alle relative sue Risposte. Il pensiero di Cartesio trova, infine, una esposizione sistematica nei Principi di filosofia, scritti anch'essi in latino (1644) e successivamente tradotti in francese (1647). I Principi tuttavia, mentre riformulano in brevi paragrafi i presupposti fondamentali della filosofia di Cartesio (gi esposti nel Discorso) e la sua concezione della realt fisico-naturale ( trattata nel Mondo ) , non toccano la trattazione della realt umana. La lacuna viene colmata dall'ultima importante opera di Cartesio, Le passioni dell'anima (1649), un trattato di etica che, partendo dall'analisi della natura del corpo umano e delle sue funzioni, costituisce contemporaneamente un breve compendio di fisiologia umana. In quello stesso anno, il 1649, Cartesio riceve da parte della regina Cristina di Svezia l'invito a recarsi a Stoccolma per insegnarle personalmente la sua filosofia. Il rigore dell'inverno scandinavo e le originali abitudini della regina - le conversazioni filosofiche si svolgevano alle cinque del mattino - furono causa di un'infiammazione ai polmoni che port Cartesio alla morte l'11 febbraio 1650. SINTESI DELLOPERA Meditazioni metafisiche: un progetto ambizioso Le meditazioni metafisiche, ultimate in manoscritto da Cartesio nel 1640 nella versione latina, e successivamente tradotte in francese nel 1647 a beneficio di un piu vasto pubblico, costituiscono non solo lopera maggiore di Descartes, ma il documento piu significativo di quella svolta di pensiero che allorigine della modernit. Le Meditazioni Metafisiche sono il pilastro filosofico su cui Cartesio appoggia quella riforma di tutto il sapere che segna l'inizio dell'epoca moderna. Abbandonato il paradigma della filosofia scolastica, dominante per secoli nel pensiero occidentale, Cartesio offre ai suoi contemporanei un nuovo modello di pensiero. Forte dei successi ottenuti sia in scienze teoriche, quali la geometria e l'algebra, sia in discipline sperimentali, come la fisica, egli si presenta come un innovatore radicale anche in metafisica. Parte da una constatazione che qualunque osservatore colto e attento non poteva non condividere: non c'e' argomento filosofico che non sia oggetto di discussione e fonte di disaccordo tra i filosofi. Per riparare a un tale stato di confusione, e' necessario fondare la filosofia su qualcosa di altrettanto coerente e consistente quanto le scienze. Le meditazioni sono un progetto ambizioso, in cui la crisi del sapere tradizionale e la compatibilit del nuovo sapere con la razionalit scientifica divengono ingredienti di una costruzione complessiva che intende proporsi come la base adeguata della societ moderna. Sciogliendo la subalternit verso la filosofia classica pagana, di cui aveva ancora sofferto la filosofia medioevale, Cartesio ritiene di poter offrire per la prima volta un sapere cristiano e che nel contempo capace di dare largo spazio alla centralit delluomo e della sua ragione nelluniverso. Riassunto e struttura dellopera Le meditazioni sono sei, come i giorni biblici del genesi, che scandiscono la creazione. La suddivisione ha dunque un forte valore simbolico e nello stesso tempo si adatta allo stile meditativo

perch,come Cartesio ha cura di sottolineare, ogni meditazione ha un inizio e un termine in una giornata successiva, ritmando un itinerario continuamente interrotto e continuamente ripreso. Noi inoltre possiamo suddividere le sei meditazioni cartesiane in due gruppi di tre in cui il primo dominato dalla necessit di dubitare di tutto, mentre il secondo retto dalla certezza e dalla verit. La prima meditazione svolge il tema del dubbio, distribuito in particolare su quattro argomenti:la necessit del dubbio metodico, la fallacia dei sensi, la legittimit del dubbio circa le verit matematiche, lipotesi del genio maligno. Secondo Cartesio necessario assumere il dubbio e trasformarlo in scelta metodologica, in quanto le conoscenze e le opinioni probabilmente sono tutte vere ma nessuna assolutamente certa e indubitabile. Perch il dubbio, divenga una scelta metodologica estendibile a tutto, Cartesio ipotizza un genio maligno che impieghi tutta la sua potenza e la sua astuzia ad ingannarlo. Ricca e movimentata, la prima meditazione si affolla di personaggi: Cartesio in vestaglia, le burla illusorie dei sogni, i pazzi sconvolti dai fumi dellaltra bile, le sirene e i satiri dei dipinti, lonnipotente Dio fittizio, il malefico genio giocherellone, e infine quel prigioniero che, temendo che la libert di cui sta godendo in quel momento soltanto sognata, teme di svegliarsi, e indugia nella sua illusione. Il procedere della meditazione ritmato dal tono confidenziale con cui Cartesio narra la propria singolare e personalissima vicenda intellettuale ad un lettore che nel contempo suo allievo e complice. In sostanza nella prima meditazione vengono esposti tutti i motivi per i quali possiamo dubitare di ogni realt, e soprattutto di quelle materiali; almeno fin tanto che non abbiamo altri fondamenti delle scienze, diversi da quelli che abbiamo avuto finora. E sebbene l'utilit di un cos grande dubbio non appaia al principio, tuttavia vi in esso l'utilit pi rilevante, quella cio di liberarci da tutti i pregiudizi e di preparare la via pi facile per staccare la mente dai sensi; ed infine di fare in modo che non possiamo pi oltre dubitare di ci che poi avremo modo di sperimentare come vero. Nella seconda meditazione ritorna laltalenante tensione tra dubbio e certezza: lunica evidenza che resiste dallassalto del dubbio metodico il cogito, poich io che dubito non posso non esistere mentre dubito; in quanto al genio maligno, mi inganni quanto pi gli piace, se mi inganna allora io esisto. Lesistenza dellio viene cosi finalmente accertata: la proposizione io sono necessariamente vera ogni qual volta io la pronunci o la pensi. E chi sono io?Io sono una cosa che pensa( res cogitans). Da qui La frase: cogito ergo sum, significa che penso e quindi sono o anche che io sono fintanto che penso. La realt del pensiero comprende non solo il pensare, ma anche il volere, il giudicare, il comprendere, limmaginare, e il sentire. In seguito abbiamo la dimostrazione che lo spirito pi conosciuto del corpo ,e, avvalendosi dellesempio della cera, Cartesio ci fa notare levanescenza di ci che crediamo di vedere e di percepire realmente. Infatti dopo aver avvicinato la cera al fuoco, tutto ci che potevamo percepire con i sensi svanito, e resta solamente qualcosa di flessibile e di mutevole che non possiamo non ammettere che sia la stessa cosa di prima, ma che ci rendiamo subito conto di poter percepire solo con lo spirito. Egli poi esamina la differenza tra corpo e spirito: il corpo umano, in quanto differisce dagli altri corpi, non composto se non da una precisa configurazione delle membra e da altri accidenti di tal genere; la mente umana invece non composta da alcun accidente, ma una pura sostanza. Infatti, anche se si trasformano tutti i suoi accidenti, per cui alcune cose le comprende, altre ne vuole, altre ne sente, ecc., non per questo la mente cambia la sua natura; invece il corpo umano diventa altro per il solo fatto che muta la figura di alcune sue parti. Da ci segue che, mentre il corpo muore con molta facilit, la mente invece per sua natura immortale. La teoria delle idee e le due prove dellesistenza di Dio sono gli argomenti principali della terza meditazione. Le idee, in quanto immagini o rappresentazioni delle cose, si distinguono secondo la provenienza: innate( che non hanno cio unorigine),avventizie( estranee o avvenute al di fuori del mio io) o fattizzie(le idee inventate da me stesso). Tutte le idee hanno la stessa realt formale ossia, come contenuti del cogito, hanno quindi la sua stessa realt. Ma ogni idea rappresenta qualcosa, ha un suo contenuto proprio, e la realt oggettiva di questa idea dipende dalla realt formale della cosa rappresentata da quella idea. E qui troviamo una differenza tra la dottrina scolastica e quella di Cartesio: la prima ritiene che lidea ci per mezzo del quale si conosce la realt, mentre la

seconda ritiene che lidea il contenuto stesso del pensiero, ossia ci che si conosce. Tutte le idee quindi provengono dal cogito poich non sono altro che contenuti del pensiero, e quasi tutte le idee non necessitano di una causa che esista al di fuori del cogito. Tutte tranne una: lidea dellinfinito, la quale proietta il cogito al di fuori di se e lo costringe a riconoscere lesistenza di Dio. In seguito troviamo due dimostrazioni che Cartesio fa dellesistenza di Dio: la prima la dimostra facendola derivare dalla presenza del divino nell uomo, mentre la seconda la dimostra ricercando la causa della creazione e della conservazione delluomo. Con la terza meditazione Cartesio radica la certezza perfetta del cogito nellinfinita perfezione di Dio, infatti il cogito la prima certezza, ma non in ordine alla verit in quanto solo lidea dellinfinito, che innata, permette alluomo di misurare la propria finitezza. Dopo essere pervenuto alla conoscenza del cogito e di Dio, Cartesio, nella quarta meditazione affronta il problema dellerrore umano. Infatti proprio attraverso il ricorso alla distinzione , nelluomo, tra intelletto e volont, si guadagna la spiegazione della possibilit dellerrore. Lerrore, non imputabile, per s, n allintelletto, n alla volont, ma alla sproporzione per cui la volont pu travalicare i limiti dellintelletto, e sollecitare un assenso, cui manca la garanzia dellevidenza. Infine, la quarta meditazione arricchita da altri temi. In primo luogo la concezione meccanicistica della natura, infatti secondo Cartesio temerario e inutile servirsi dei fini divini, che luomo non pu assolutamente comprendere per spiegare scientificamente il mondo. E infine viene esposta la differenza tra la libert delluomo e quella di Dio, dove la seconda pi grande di quella delluomo in ragione della potenza e della conoscenza. La natura dei corpi presi in generale, e la veracit divina, sono argomento della quinta meditazione, in cui Cartesio svolge la cosiddetta prova ontologica. Qui notevole il parallelismo tra la seconda e la quinta meditazione: nella prima constatavamo con il cogito, la coincidenza, nellatto di dubitare di esistenza ed essenza delluomo; qui siamo posti davanti ad unanaloga coincidenza di essenza ed esistenza, per guadagnata attraverso una riflessione sullessenza di Dio. In Dio vi una coincidenza necessaria tra essenza ed esistenza, ed io la comprendo mediante unargomentazione: bench non sia necessario possedere qualche nozione di Dio, tuttavia, non appena si rifletta sulla sua idea, non si pu fare a meno di attribuirgli tutte le perfezioni, tra cui anche lesistenza. E infine, Cartesio, nella sesta ed ultima meditazione passa a considerare lesistenza dei corpi esterni. Non vi motivo di dubitare dei corpi esterni poich, se non fosse cosi, dovrei pensare che la mia ragione, invece di guidarmi verso la verit, mi spinge verso lerrore. Lerrore quindi diventerebbe la mia natura, ma n la veracit di Dio sopporta questa perversione della mia natura, n essa compatibile con il fatto che la ragione, mi ha posto davanti ad esperienze assolutamente indubitabili. Non senza ironia, Cartesio, conclude le sue meditazioni, ricordandoci che purtroppo la fretta e la sommariet che condizionano il nostro agire quotidiano, ci inducono sovente ad errare. TESI PRINCIPALI DELLOPERA Allinterno delle meditazioni filosofiche di Cartesio possiamo riscoprire delle tesi che sono oggetto principale della filosofia di Cartesio, e in particolare: il dubbio metodico, il cogito, la teoria cartesiana delle idee e le dimostrazioni dellesistenza di Dio, lerrore, la prova ontologica dellesistenza di Dio, lesistenza delle cose corporee , e infine il dualismo cartesiano. Il dubbio metodico Per dubbio metodico si intende il procedimento e lo stratagemma metodologico seguito da Cartesio, il quale, attraverso lesercizio del dubbio, si ripropone di approdare a delle conoscenze indubitabili. Bisogna quindi sospendere lassenso di ogni conoscenza comunemente accettata, dubitare di tutto e considerare almeno provvisoriamente come falso tutto ci su cui il dubbio possibile. Ora, Cartesio ritiene che nessun grado o forma di conoscenza si sottrae al dubbio. Si deve quindi dubitare delle conoscenze sensibili sia perch i sensi qualche volta ci ingannano, sia perch si hanno nei sogni delle conoscenze simili a quelle che si hanno nella veglia senza che si possa trovare un sicuro

criterio di distinzione fra le une e le altre. Ma finch nulla si sappia di certo intorno a noi e alla nostra origine, si pu sempre supporre, secondo Cartesio, che luomo sia stato creato da un genio maligno che si sia proposto di ingannarlo facendogli apparire chiaro ed evidente ci che falso. Il Cogito Il cogito la certezza indubitabile che il soggetto ha di se stesso in quanto sostanza pensante. Cartesio dice: se il genio maligno mi inganna non v dubbio che io sono, e mi inganni finch vorr, non potr mai fare che io non sia nulla finch penser di essere qualcosa. Io posso ammettere di ingannarmi o di essere ingannato ma per esserlo io debbo esistere,cio essere qualcosa e non nulla. La proposizione cogito ergo sum, o meglio io sono e dunque esisto, equivale a dire che io sono un oggetto pensante, e la mia esistenza certa come non lo lesistenza di nessuna delle cose che io penso. Pu ben darsi che ci che vedo, che sento, che percepisco non esista, ma impossibile che non esista io, che penso di percepire quelloggetto. La teoria cartesiana delle idee e le dimostrazioni dellesistenza di dio Per idea Cartesio intende loggetto interno del pensiero in generale. Ogni idea possiede una realt soggettiva( quella per cui un atto del pensiero), sia una realt obbiettiva, in quanto fugge da quadro o da immagine delle cose. Cartesio divide le idee in tre categorie: quelle congenite alla nostra mente( innate), quelle che provengono dal di fuori (avventizie) e quelle che sono state formate da noi stessi(avventizie). Alla prima classe di idee appartiene la capacit di pensare o di avere idee, alla seconda classe appartengono le idee delle cose naturali, alla terza classe infine le idee delle cose chimeriche o inventate. Per quel che riguarda invece lidea di Dio, cio di una sostanza infinita, eterna,onnisciente, onnipotente, difficile supporre che labbia creata io stesso, come invece accaduto con le altre idee. Secondo Cartesio la causa di Dio, ovvero di una sostanza infinita, non pu risiedere nelluomo, ovvero una sostanza finita,ma soltanto in una sostanza infinita, la quale ha creato luomo dandogli quellidea di infinito( prima prova dellesistenza di Dio). In secondo luogo, io sono un essere infinito e imperfetto, com dimostrato dal fatto che dubito. Ma se fossi causa di me stesso mi sarei dato le perfezioni che concepisco e che risiedono appunto nellidea di Dio. E quindi evidente che non mi sono creato da me, e che non pu non avermi creato che Dio, il quale mi ha dato lidea di infinito. Lerrore Lerrore secondo Cartesio risiede in un atto di precipitazione della volont, che consiste nel dare lassenso a ci che non si presenta in modo sufficientemente chiaro. Quindi la mia volont essendo molto pi estesa dellintelletto, non la contengo negli stessi limiti di questo, ma bens la estendo anche a cose che essa per se indifferente ed facile che essa scambi il falso per il vero. La prova ontologica dellesistenza di Dio Secondo Cartesio impossibile concepire dio come ente perfetto senza ammetterne lesistenza, in quanto essa una delle perfezioni necessarie. Infatti lesistenza, essendo una dote per eccellenza, non pu non appartenere allo stesso Dio, altrimenti potrei pensare ad un altro Dio pi perfetto che possieda anche la dote dellesistenza stessa. Esistenza delle cose corporee Levidenza, dice Cartesio, consente di eliminare il dubbio che stato avanzato sulla realt delle cose corporee. Infatti io ho lidea di cose corporee che agiscono sui miei sensi e che esistono fuori di me. Questidea, essendo evidente, non pu essere ingannevole: devono quindi esistere cose corporee corrispondenti alle idee che noi ne abbiamo.

Dualismo Cartesiano Consiste nello spezzare la realt in due zone distinte ed eterogenee: a) la sostanza pensante (res cogitans), b) la sostanza estesa (res extensa). io trovo qui che il pensiero non pu essere distaccato da me. Io sono, io esisto: questo certo; ma per quanto tempo? Invero, per tanto tempo per quanto penso; perch forse mi potrebbe accadere, se cessassi di pensare, di cessare in pari tempo dessere o desistere. Io non ammetto adesso nulla che non sia necessariamente vero: io non sono, dunque, per parlar con precisione, se non una cosa che pensa, e cio uno spirito, un intelletto o una ragione, i quali sono termini il cui significato mera per lo innanzi ignoto. Prendiamo, per esempio, questo pezzo di cera, che stato proprio ora estratto dallalveare: non , essa pure, sconosciuta, poich nella cera che si fonde aumenta, e si trova ad essere ancora pi grande quando interamente fusa, e molto pi grande ancora, quando il calore aumenta di pi? N io concepirei chiaramente e secondo verit che cosa la cera, se non pensassi chessa capace di ricevere maggior numero di variazioni, secondo lestensione, di quel che io non abbia mai immaginato. Bisogna, dunque, che ammetta che con limmaginazione non saprei concepire che cosa sia questa cera, e che non v se non il mio intelletto che la concepisca: io dico questo pezzo di cera in particolare, poich, per la cera in generale, la cosa ancor pi evidente. Ora, qual questa cera, che non pu essere concepita se non dallintelletto o dallo spirito? Certo la stessa che io vedo, tocco, immagino, e la stessa che conoscevo fin da principio. Ma, e questo da notare, la percezione, o lazione per mezzo della quale la si percepisce, non una visione, n un contatto, n unimmaginazione, e non mai stata tale, bench per lo innanzi cos sembrasse, ma solamente una visione della mente, la quale pu esser imperfetta e confusa, come era prima, oppure chiara e distinta, com adesso, secondo che la mia attenzione si porti pi o meno verso le cose che sono in essa, e di cui essa composta. PARTE PERSONALE Sono sincera, ho trovato meditazioni metafisiche un testo molto complicato, forse il pi difficile che io abbia mai letto (per quanto riguarda i testi filosofici). Non che io ne abbia letti molti, ma per riuscire a comprendere meglio alcune parti di questo testo ho dovuto rileggere il pezzo e a volte anche un intera meditazione pi volte. Il modo in cui Cartesio ha impostato il suo capolavoro chiaro, la struttura compatta e ordinata, ma il contenuto pesante e non facile da comprendere. Ed per questo che mi aspettavo che Cartesio usasse un lessico meno articolato e che andasse pi facilmente al punto della questione. Sono sincera, poche sono le parti che mi sono piaciute di questopera. Vorrei per cercare di esporre un mio parere personale, non trattando le parti che mi sono piaciute e quelle invece che non mi hanno colpito, ma cercare invece di analizzare ogni singola meditazione, mettendo in luce le parti che condivido e non. Nella prima meditazione, a mio parere, vi unoccasione mancata: lepoch che inaugura questa prima riflessione sembra infatti dischiudere le porte di una filosofia che descriva l'esperienza non come un fatto psicologico che accade nella nostra mente, ma come il terreno originario in cui si costituisce tutto ci di cui possiamo discorrere e quindi anche il mondo e, nel mondo, gli altri e me stesso - come persona innanzitutto, ma poi anche come un corpo che pu essere sollecitato a determinate reazioni di ordine psichico. Detto questo, la mia critica su questa prima meditazione che mi sembra troppo artificiosa per il contenuto che alla fine racchiude. La presenza di un genio maligno che si ingenii di ingannare luomo, mi sembra in se,inverosimile. (supporr dunque che non gi un ottimo dio, fonte di verit, bens un genio maligno, e per di pi sommamente potente e astuto, abbia impiegato tutta la sua energia ad ingannarmi). La seconda meditazione lho trovata abbastanza convincente, ma del tutto vero che se io non penso, dunque non esisto? Possono esistere persone che vivono, ma in realt non pensano a causa di problemi fisici. Certo, appaiono ai nostri occhi come dei vegetali, ma sono comunque persone esistenti, anche se la loro mente in realt non lo . Ma questa affermazione, del cogito ergo sum, a

mio parere, abbastanza povera, perch pu certo accertarmi che io esisto, ma lascia aperta la strada del dubbio a cui sono sottoposte tutte le cose che ci circondano. La terza meditazione una delle pi significative secondo me, in quanto dimostra, anche se non in modo molto chiaro la presenza di Dio. Ma a mio parere, significativa, non tanto per il modo in cui Cartesio dimostra lesistenza di Dio, quanto pi per il contenuto della meditazione, nel senso che il problema di unesistenza di un ente divino che ci ha creati stato dibattito per lunghi secoli, ed un problema ancora oggi. La quarta meditazione mi appare piuttosto un rovesciamento della prima, in quanto l ancora si cercava unevidenza e dunque la drammaticit concerneva la possibilit di non pervenire mai ad una verit, qui, dopo il cogito e lidea di infinito, il tema dellerrore ha piuttosto il sapore di uno scacco che viene a minacciare lacquisita verit. Ma contro lidea di Cartesio, il quale afferma che causa dellerrore soltanto la volont, si potrebbe dire che: noi sappiamo che non possiamo volere se non ci che conosciamo. Quindi causa dellerrore anche lintelletto che non concepisce nel modo migliore i suoi oggetti, e che induce la volont ad esprimere giudizi scorretti. La quinta meditazione mi appare abbastanza significativa, ma non sono convinta che lesistenza sia in se una perfezione. Non potrebbe essere piuttosto un atto senza il quale le perfezioni non potrebbero essere? Anche se ho trovato la quinta meditazione la pi chiara e facile da comprendere. Nella sesta ed ultima meditazione non mi appare precisa la definizione di spirito, infatti, se lo spirito immateriale ed in esteso, come pu congiungersi al corpo che di dimensioni non piccole?ma soprattutto se indivisibile, come pu mescolarsi con le parti del corpo? Probabilmente se Cartesio fosse qui saprebbe darmi una risposta. Questa volta ho preferito non mettere molte parti prese dal testo originale come esempio, per il semplice motivo che non c stata una parte che mi piaciuta di pi ed una che mi piaciuta di meno per il modo in cui sono state scritte, ma mi sono apparse tutte abbastanza difficili da comprendere. Non saprei dire che cosa questo testo mi ha insegnato, ma posso dirvi che stato certo un invito di non poco conto alla riflessione su tutto ci che mi circonda. E se prima guardavo alle cose con indifferenza, ora tutto questo mi riesce pi difficile e rifletto, cercando di trovare sempre una spiegazione, una causa dellesistenza delle cose, proprio come fece Cartesio.

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