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UN PICCOLO SCORCIO DELLA REALTA SCOLASTICA DEL 1968 Tesina Linguistica del libro Lettera a una professoressa scritto

dalla Scuola di Barbiana

Non c' nulla che sia pi ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali. Questa una frase che proviene direttamente dalla voce e dagli scritti di Don Lorenzo Milani, colui che fond un istituzione scolastica in un piccolissimo centro dell Appennino tosco-emiliano,Barbiana, con l intento di mettere a nudo i grandi disagi provocati dalla scuola statale, ormai divenuta classista, ed offrire ai ragazzi poveri l opportunit di partecipare alla sua scuola perch l interesse dei lavoratori, dei poveri non era quello di perdere tempo intorno al pallone e alle carte , come voleva il padrone, ma di istruirsi per tentare di invertire l ordine della scala sociale. Il priore di Barbiana un prete antico e insieme moderno che riuscito a risvegliare l impegno civile innalzandolo sopra il pentagramma delle posizioni politiche,cultural i e religiose che allora imperavano in una societ avvolta in un benessere superficiale e che nascondeva al suo interno profonde fratture. Nel maggio del 1967 viene pubblicato un volume collettivo scritto da un gruppetto di ragazzi che frequentavano la Scuola di Barbiana. Questa nuova opera della scuola di Don Milani stata giustamente definita il Manifesto dei ragazzi bocciati e dei loro genitori . Prendendo spunto dalla bocciatura di due suoi ragazzi,tutta la Scuola di Barbiana insorge contro il

sistema di selezione scolastica che difendeva i cretini , gli svogliati e soprattutto coloro che appartenevano alle classi sociali pi alte:i cosiddetti signorini . Un ragazzo di 14 anni scrive a un insegnante: <<Cara signorina, lei di me non si ricorder nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti>>. La lettera alla cara signora che ha bocciato tanti suoi allievi viene sviluppata in un libro molto polemico e documentato, grazie ai dati ricercati dell ISTAT, che esprime e mette in luce tutte le umiliazioni e le penose esperienze subite da questi ragazzi sia alle scuole elementari che alle medie.

I ragazzi si soffermano primariamente a raccontare le dure fatiche e gli ostacoli che hanno dovuto affrontare per poter frequentare la scuola. Alcuni ragazzi, vivendo nelle zone periferiche rurali, dovevano oltrepassare il bosco. Ecco come viene espresso il disagio:<<Passavo vicino a due case sole. Coi vetri rotti, abbandonate da poco. A tratti mi mettevo a correre per una vipera o per un pazzo che viveva solo alla Rocca e mi gridava di lontano>>. In riferimento a questa affermazione posso dire che entrano in gioco la variet diatopica relativa all area di appartenenza del parlante e la variet diastratica in rapporto alle caratteristiche sociali di quest ultimo. Che il ragazzo provenisse dalla classe proletaria, si evince da quel di che rappresenta la quasi scorrettezza del suo linguaggio, alquanto provinciale, considerato l uso improprio della preposizione semplice.

In seguito, i ragazzi raccontano le iniziali impressioni sulla Scuola di Barbiana:<<.. n cattedra n lavagna n banchi. Solo grandi tavoli intorno a cui si faceva scuola e si mangiava>>. Inoltre evidenziano le sostanziali differenze che c erano con la scuola statale in riferimento ai docenti ( il professore pi grande aveva sedici anni ), agli allievi ( tutti facenti parte delle classi sociali pi povere ) e al fatto che non ci fossero vacanze in nessun periodo, nemmeno la domenica, in quanto veniva sfruttato tutto il tempo possibile per costruire la loro cultura.

Il linguaggio del ragazzi si fa pi forte e concreto nel momento in cui parlano delle bocciature di Sandro, un ragazzo quindicenne, brutalmente umiliato per la terza volta a ripetere la prima, e di Gianni che aveva 14 anni ed era riten uto un delinquente:<<Non avevano tutti i torti, ma non un motivo per levarselo di torno>>. I ragazzi si identificano attraverso il loro linguaggio e rivendicano i propri diritti, barbaramente calpestati; compiono veri e propri atti di identit e si avvalgono di un parametro fondamentale, linguisticamente e socialmente parlando, quello della solidariet , in rapporto alla lealt di gruppo. Il loro stile comunicativo riproduce l immagine che hanno del loro contesto sociale e politico. La rilevanza del contesto per l interpretazione assume una specificit a seconda dell approccio. Il comportamento linguistico influenzato dal ruolo sociale degli interlocutori.

Gli autori parlano della didattica dei docenti della scuola statale , evidenziando una serie di situazioni interazionali che mettono a fuoco dinamiche relative agli esami. Essi dovevano affrontare tutti i tipi di esame , come in ogni scuola d'altronde, dalla matematica all inglese, dall italiano al latino alla ginnastica. Agli esami di ginnastica il professore ci butt un pallone e ci disse:<<Giocate a pallacanestro>>. Noi non si sapeva. Il professore ci guard con disprezzo:<<Ragazzi infelici>> . Quel non si sapeva pu essere considerata una frase fortemente influenzata dal dialetto toscano che si mescola inconsciamente allo pseudo -italiano parlato dai ragazzi. Invece il Professore di ginnastica, con le sue affermazioni di disprezzo, porta in alto l emblema di coloro che vedono nella bocciatura l unico rimedio possibile per sanare le grandi difficolt degli allievi poveri, in quanto i signorini vengono ritenuti tutti dotati di grande talento culturale.

Infatti le statistiche ci mostrano che fra gli studenti universitari l 86,5% viene occupato dai benestanti e il restante 13,5% dai figli dei lavoratori, per cui la selezione operata dai docenti alle scuole elementari, medie e medie di avviamento ha raggiunto il suo scopo. In merito a ci, i ragazzi della scuola di Don Milani propongono delle vere e proprie iniziative volte a rovesciare la politica della scuola statale classista: y IL PIENO TEMPO y IL DOPOSCUOLA, in modo da garantire delle ripetizioni per tutti gli allievi di ogni classe sociale e non bocciare pi almeno alle elementari e alle medie . Il ragazzo ripete, ma non perde l anno, non spende e voi gli siete accanto uniti nella colpa e nella pena . y MAGGIOR PARTECIPAZIONE DA PARTE DELLA FAMIGLIA y MAGGIOR IMPORTANZA ALLA PEDAGOGIA E ALLA RELIGIONE, MINORE AL LATINO

La Lettera a una professoressa stata e rimarr per sempre un libro scritto per valorizzare la scuola dell obbligo e resta un esame di coscienza per la classe educante, una difesa per i contadini e gli operai analfabeti, rimane un acuta e accanita critica nei confronti di una societ ipocrita e immorale nascosta, sotto quel velo di Maya che fino a quel momento non era mai stato infranto. La grande umilt e maturit di questi ragazzi , di un et compresa tra i 10 e i 16 anni , sicuramente da apprezzare; la loro consapevolezza riguardante il contesto sociale e politico del 1967 ha fatto molto scalpore all interno d i una societ che, nell arco di pochi anni, sarebbe stata soggetta a radicali cambiamenti, soprattutto nel mondo degli insegnanti cos superficiali e cos attenti ai loro tornaconti economici professionali. La scuola deve permettere di comprendere la realt liberando l individuo dalla schiavit delle scelte fatte dagli altri. Don Milani, che si trovava in perenne contatto con gli studenti,sente nel suo animo,di richiedere a gran voce il cambiamento. La sua fede nella democrazia, la sua strenua difesa dei diritti degli alunni, senza discriminazione alcuna, restano un monito che induce a riflettere sui punti di

criticit della scuola italiana e un input a rendere operativo i l suo motto: La parola fa eguali .

Cristina Lupo

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