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Francesco Lamendola

LA RELIGIONE

DEGLI INDIANI D'AMERICA

PRIMA DI WOVOKA

Questo articolo fa seguito a "La fine delle guerre indiane" e traccia un


quadro complessivo del substrato religioso ove trovò terreno fertile la
"Ghost Dance" ("Danza degli Spettri") verso il 1888, introdotta dal
messia paiute Wovoka e terminata con il massacro perpetrato dall'esercito
americano a Wounded Knee, nel 1890. Un prossimo articolo prenderà in
esame i presupposti diretti dell'azione di Wovoka: le condizioni
complessive della tribù Paiute verso il 1880; la diffusione del
cristianesimo nel Nevada e, in genere, nell'Ovest degli Stati Uniti; le
caratteristiche della società bianca e della politica americana al tempo
delle ultime guerre indiane. Questi tre articoli formeranno una
introduzione generale al fenomeno della "Ghost Dance", tipico esempio di
sincretismo religioso a base animistico-cristiana e, al tempo steso, tipico
movimento religioso di libertà e di salvezza sorto in una società tribale
minacciata di completa distruzione culturale.

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1. IL SUBSTRATO RELIGIOSO.

È impossibile accostarsi al fenomeno della Danza degli Spettri senza gettare uno
sguardo preliminare al substrato religioso degli Indiani del Nord America nel tardo
XIX secolo. Due forze si contendevano il campo: i culti religiosi tradizionali e il
cristianesimo predicato dai missionari bianchi. La Danza degli Spettri non fu
semplicemente una danza rituale, come tante altre (la Danza del Sole, la Danza del
Toro, ecc.). Essa fu una vera e propria religione nuova, che si esprimeva
specificamente nella danza, ma che non si esauriva in essa. Aveva una propria etica
ben definita, prospettava una escatologia di tipo apocalittico e si incentrava su di una
predicazione di tipo messianico-profetico e millenaristico. Il suo obiettivo finale non
era l'acquisto di qualche specifico vantaggio materiale, come di solito i culti indiani
del passato, ma una salvazione di tipo spirituale.
Per comprendere il fenomeno della Danza degli Spettri è necessario chiarire fin
dall'inizio e una volta per tutte che essa fu una religione nata e sviluppatasi nel
particolare ambiente culturale delle riserve, così come si erano venute configurando
verso la fine del XIX secolo, nell'Ovest americano. I suoi addentellati con i culti
indiani tradizionali furono confusi, sporadici e in gran parte sotterranei. Essa, inoltre,
non costituì un fenomeno culturale isolato, ma fu la punta estrema di un vasto
movimento a carattere messianico che si manifestò, sotto forme diverse ma con una
sostanziale unità d'intenti, presso differenti tribù degli Stati Unirti occidentali. D'altra
parte, se è eccessiva la tesi secondo cui la Danza degli Spettri fu un fenomeno
interamente cristiano (1), è evidente che dal cristianesimo essa trasse una gran parte
della propria concezione ispiratrice. Si trattava, però, di un cristianesimo largamente
rielaborato e reinterpretato secondo la sensibilità religiosa indiana del tempo, che non
aveva molti punti di contatto con quello "ufficiale", predicato dai missionari bianchi
fin da prima che le tribù venissero confinateall'interno delle riserve.
Quali erano dunque i caratteri salienti delle religioni indiane tradizionali? Quali
furono le condizioni in cui venne recepito il messaggio cristiano dagli Indiani, prima
e dopo la relegazione nelle riserve? Queste sono le due domande preliminari che
dobbiamo porci.
Innanzitutto, la prima. È un fatto che gli Indiani non avevano concezioni religiose
nettamente definite e che oltre alle differenze specifiche esistenti fra tribù e tribù, fra
regione e regione, un serio ostacolo per l'indagine storica è costituito dalla natura
stessa della mentalità religiosa indiana. Essa rifuggiva da concettualizzazioni astratte
e, così come concepiva il fatto religioso in piena armonia con le varie manifestazioni
della vita e con le forze della natura che la regolano, lasciava deliberatamente una
zona d'incertezza e di mistero intorno ad esso. Vi è, secondo gli Indiani del Nord
America, una forza magica che pervade tutto il cosmo e che è attributo della divinità,
ma gli uomini possono accedervi e impadronirsene, in virtù di esperienze mistiche
particolari, e volgerle ai propri fini. Il tempo, inoltre, era concepito come qualche
cosa di eterno e di immutabile ed era simboleggiato dal cerchio, figura geometrica
che esprime l'eterno ritorno di tutte le cose, secondo il ciclo perennemente uguale
della natura. (2)
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Erano monoteisti o politeisti, gli Indiani? Non è facile dare una risposta a una
domanda posta in termini così perentori. Non è nemmeno chiaro se, per i popoli
"primitivi", si possa parlare di monoteismo così come noi abitualmente lo
intendiamo, anche se uno studioso come il Boccassino ha osservato chegli Indiani
della California erano giunti al concetto di una creazione dal nulla, laddove lo stesso
Aristotele non superò mai la necessità d'una materia prima. (3) In realtà, nelle
religioni indiane prevaleva un diffuso animismo; tutto, in esse, era animato: gli
animali, le piante, le fonti, i fiumi, gli astri; e ogni cosa - non solo, dunque, quelli che
per noi sono esseri viventi - era pervasa da uno spirito. (4) Non politeismo, dunque,
ma animismo. Il sole, la luna e le stelle erano oggetto di un culto particolare; fra i
Pawnee vi era una importante cerimonia dedicata alla Stella del mattino, e, fra gli
Skidi-Pawnee, essa era incentrata sul sacrificio umano. (5)
È vero che esisteva la credenza in un unico spirito creatore, ma i contorni di tale
credenza erano incerti, ed essa non approdò mai a una rigorosa concezione
monoteistica. Una notevole confusione fu poi dovuta al fatto che alcuni missionari
personalizzarono erroneamente la forza magica diffusa nel cosmo e, identificandola
inconsciamente con il proprio dio, la chiamarono Grande Spirito. Ma gli Indiani non
credevano in un Grande Spirito nel senso che i bianchi, fin dall'inizio, attribuirono a
questa espressione: credevano, invece, nella maggiore o minore potenza delle varie
divinità. Non è affatto escluso che proprio i missionari, accentuando il concetto
dell'unico dio creatore al fine propedeutico di avvicinare gradualmente gli Indiani al
cristianesimo, abbiano finito per consolidare fra essi una concezione monoteistica
del Grande Spirito che era estranea alle loro credenze originarie. In ogni caso, ciò
dovette verificarsi in una fase piuttosto tarda del contatto fra bianchi e Indiani.

Come i popoli cacciatori della Siberia e dell'Estremo Oriente boreale, regioni


delle quali erano originari, gl'Indiani d'America invocavano la divinità soprattutto ai
fini della caccia e, nel caso delle tribù agricole del Sud-est, dell'agricoltura; oltre,
naturalmente, che della guerra. E, proprio come nell'Asia settentrionale, caratteristica
era la funzione dello sciamano quale intermediario fra la divinità e la comunità
tribale. Il mondo soprannaturale, però, in virtù della forza magica di cui si è detto, e
che nella lingua algonchina suona "Manito", poteva rivelarsi non solo allo stregone,
ma anche all'uomo qualsiasi. Il veicolo di tale comunicazione diretta era, esattamente
come nelle civiltà mediterranee del mondo antico, il sogno. Le visioni erano inviate
dalla divinità più frequentemente nel sonno di coloro che si erano sottoposti a digiuni
e sofferenze rituali. (6) In determinate aree culturali, ad esempio fra le piccole tribù
della California meridionale, facevano parte integrante del culto l'ingestione di
sostanze stupefacenti, il cui scopo era quello di stabilire un contatto intenzionale e
diretto con la divinità. (7)
Più tardi, dopo la brusca fine della religione della Danza degli Spettri, si diffuse nel
Sud-ovest americano e divenne la più importante manifestazione religiosa indiana il
culto del Peyote, che è basato appunto sulla assunzione rituale a scopo mistico di un
fungo con proprietà allucinogene. Ma di ciò, ci riserviamo di riparlare diffusamente a
suo tempo.
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Passiamo ora a considerare le modalità con le quali si diffuse il cristianesimo fra


gli indiani del Nord America, particolarmente nel secolo XIX, talvolta precedendo,
talatra accompagnando il grande flusso migratorio dei coloni bianchi dalla costa
dell'Atlantico a quella del Pacifico. (8) In primo luogo, bisogna osservare che non
era certamente una religione unitaria e coerente quella che i missionari europei e
americani portavano fra le tribù indiane. Cattolici, metodisti, presbiteriani, battisti,
episcopalisti si avvicendavano, spesso battezzando e ribattezzando i membri delle
medesime tribù, senza valutare gli effetti negativi generati dal loro modo sbrigativo di
procedere. (9)
La prima reazione degli Indiani davanti a tale confusione dottrinaria fu lo
smarrimento; la seconda, lo scetticismo. La tribù dei Nez Percés, quando ancora
vieva nella valle Wallowa in buoni rapporti coi bianchi, rifiutava la costruzione di
chiese cristiane sul proprio territorio, affermando - per bocca di capo Giuseppe - che
gli Indiani non desideravano imparare dall'uomo bianco a litigare riguardo a Dio. (10)
Secondo la mentalità indiana, inoltre, un dio meritava di essere adorato solo fino a
che si fosse mostrato capace di assicurare dei vantaggi concreti e immediati,
altrimenti il suo culto veniva abbandonato a vantaggio di quello del suo più forte
competitore. Questo favorì dapprima un superficiale spodestamento dei culti
tradizionali da parte del cristianesimo; ma poi, di fronte alle penose divisioni che i
suoi ministri rivelavano, finiva per rivolgersi contro di esso.

Un altro elemento importante che deve esser tenuto presente, quando si consideri
la diuffusione del cristianesimo fra le tribù indiane del Nord America, è la particolare
luce nella quale esso si presentò loro nella vita delle riserve. I pochi missionari
spagnoli, francesi ed inglesi che avevano portato il messaggio di Cristo nelle vaste
solitudini americane, nei secoli XVII e XVIII, erano stati visti con occhio diverso
rispetto alle schiere di predicatori che imposero la conversione agli Indiani, dopo che
questi ultimi erano stati sconfitti e chiusi nelle anguste riserve della seconda metà del
XIX secolo. Quei predicatori, infatti, si presentavano loro come i rappresentanti della
religione del vincitore.
Se l'ostilità ai primi missionari si era manifestata, talvolta, in forme violente (11),
ora che la reazione armata non era più possibile essa si manifestò in forme
sotterranee, spesso passive, identificandosi con la resistenza culturale allo strapotere
dell'uomo bianco. Al tempo della Danza degli Spettri (1889-90) un Sioux istruito di
nome Masse Hadjo scrisse francamente, in una lettera aperta al Tribune di Chicago
che gli Indiani non avevano mai visto di buon occhio la religione cristiana, così come
i bianchi la insegnavano e la praticavano. (12) Ma quando passava a chiarire le
ragioni di questo atteggiamento negativo, ciò che prendeva di mira non erano la
sostanza dottrinale dell'insegnamento cristiano né la sua morale, ma piuttosto
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l'arroganza con la quale i bianchi volevano imporlo e l'incongruenza fra le loro parole
e il loro modo di agire. (13)
Gli Indiani non avevano alcuna inclinazione, né alcun interesse, per le sottili
dispute teologiche, ma possedevano sufficiente sensibilità per notare il contrasto
stridente fra la dottrina evangelica e il comportamento avido e brutale di coloro che si
dicevano cristiani. Bisogna però notare che la figura specifica di Gesù, e, in
particolare, di Gesù sofferente e crocifisso, aveva colpito profondamente
l'immaginazione degli Indiani delle riserve. Essi paragonavano, forse inconsciamente,
le loro sofferenze presenti con quelle di Cristo durante la Passione, e provavano una
specie di amara soddisfazione nel notare che gli autori delle une come delle altre
erano sempre gli stessi: i Wasichu, i malvagi uomini bianchi. È importante
sottolineare questo aspetto, perché nella religione della Danza degli Spettri, così
come verrà definita e praticata dal messia dei Paiute, Wovoka, la figura di Gesù
occupa un posto assolutamente preminente. Il Grande Spirito, personalizzato, divenne
il Dio padre della religione cristiana (14) e, di conseguenza, fu atteso un ritorno
immimente del Messia, Gesù Cristo.
Anche nel culto del Peyote, affermatosi subito dopo la fine della Danza degli
Spettri, Gesù era il personaggio principale, e veniva identificato sostanzialmene con
il Peyote stesso (cfr. la dottrina cristiana della transustanziazione nell'eucaristia). Ciò
dimostra che se il Cristianesimo, nel suo complesso, era stato accolto solo
parzialmente e con riserva dagli Indiani nel XIX secolo, la figura di Gesù aveva
trovato una migliore accoglienza, anche considerata indipendentemente dal contesto
della predicazione dei missionari.

L'ultimo elemento importante che occorre rilevare circa la penetrazione del


cristianesimo fra le tribù indiane è di natura più generale. Dopo l'istituzione e il
consolidamento del sistema delle riserve, l'opera del missionario venne inquadrata
dalle autorità nel più vasto disegno di "americanizzazione" degli Indiani. L'istruzione
scolastica impartita da insegnanti bianchi e l'adozione di una polizia indiana reclutata
dagli agenti e diretta a disgregare il senso di solidarietà tribale (15) erano altri aspetti
della medesima politica. Tale politica era però sbagliata non solo sul piano teorico,
perché presupponeva che la civiltà bianca fosse intrinsecamente superiore a quella
indiana e che questo giustificasse automaticamente tutte le prevaricazioni che
commetteva. Essa era errata anche sul piano della prassi, per il fatto che muoveva da
un presupposto sbagliato: quello che gli Indiani d'America fossero un popolo
palesemente destinato all'estinzione.
Lo stato d'animo dell'opinione pubblica bianca era quello di chi sia intimamente
persuaso della inevitabilità della scomparsa di un popolo "inferiore". Per mettere a
tacere i propri (giustificati) sensi di colpa, ci si dava un gran daffare - specialmente
nell'Est - per "salvare l'anima" degli infelici selvaggi mediante una loro conversione
accelerata al cristianesimo, nonché ad elargire loro i tesori della civiltà bianca, come
un bambino ingozza d'erba un coniglio che suo padre, tra pochi istanti, ucciderà.
Bisognava far presto a ingozzar d'erba gli Indiani, perché essi stavano rapidamente
scomparendo.
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Invece, nonostante tutto, gli Indiani non erano disposti a uscir di scena tanto
discretamente. Affamati, tormentati dalle malattie, abbrutiti dall'alcool, demotivati
all'esistenza, continuavano a sopravvivere a dispetto di tutto. In certi casi, crescevano
perfino di numero. I dati statistici delle riserve, di cui ora si disponeva con precisione,
parlavano chiaro. (16) Come nel caso dei Maori della Nuova Zelanda, l'opinione
pubblica bianca si avvide di essersi preparata troppo presto a celebrare il funerale
delle proprie vittime. Ma questa ripresa demografica delle tribù indiane, se pure era
già un fatto verso il 1890, non si era ancora delineata abbastanza chiaramente e una
gran parte dell'opinione pubblica bianca non se ne era ancora resa conto. La politica
paternalistica del governo verso gli Indiani delle riserve, basata sul disegno di una
rapida assimilazione culturale, non ebbe, per il momento, rallentamenti né incertezze.
L'Indiano, si pensava, stava per estinguersi: che ciò avvenisse dopo averlo convertito
e "civilizzato"; e il ricordo della sua malinconica fine avrebbe pesato in maniera
meno inquietante sulla coscienza dell'uomo bianco.

NOTE.

1) L'affermazione è di D. BROWN, Op. cit., p. 439.


2) Questa concezione è illustrata in modo chiarissimo per bocca dello stregone dei
Sioux Oglala, Alce Nero, in J. G. NEIHARDT, cit. Sullo sciamanismo in generale,
vedi l'opera classica di M. ELIADE, Lo sciamanesimo e le tecniche dell'estasi, tr.
it. Roma, 1988.
3) R. BOCCASSINO, La religione dei primitivi, in P. TACCHI-VENTURI, Storia
delle religioni, Torino, 1944 (2 voll,), vol. 1.
4) Cfr. E. UCCELLO BUONO, Alla ricerca di una guida spirituale, in C.
HAMILTON, Op. cit., p. 103.
5) Cfr. C. HAMILTON, Op. cit., pp. 107-110.
6) Ibidem, p. 103. Anche il giovane Alce Nero (J. G. NEIHARDT, Op. cit., pp. 56-
75) e, più tardi, Wovoka, ebbero le loro rivelazioni nel sonno, durante una grave
malattia.
7) R. BIASUTTI, Razze e popoli della Terra, Torino, 1967 (4 voll.), vol. 4, p. 418.
8) In entrambe le fasi furono attivi i missionari italiani. Per la prima ricordiamo il
gesuita Francesco Bressani (1612-72), missionario nel Canada; per la seconda
Pasquale Tosi (1835-98), pure gesuita, che fu per vent'anni sulle Montagne
Rocciose e poi in Alaska. Ved. S. ZAVATTI, Dizionario degli Esploratori, Milano,
1967, p. 44, 278.
9) Cfr. le esperienze del capo Sioux, Coda Maculata, in C. HAMILTON, Op. cit., p.
311.
10)D. BROWN, Op. cit., p. 331.
11) F. PARKMAN rese celebre, in Pioneers of France in the New World, il martirio
del gesuita francese Isac Jogues da parte dei Mohawk, nel 1646. Una parziale

6
traduzione italiana è contenuta in H. WRIGHT- S. RAPPORT, Op. cit., pp. 401-
21.
12) La lettera è citata in Life of Sitting Bull, di W. FLETCHER JOHNSON, cit., pp.
267-69, e tradotta in C. HAMILTON, Op. cit., pp. 266-68.
13)L'unico argomento propriamente teologico impugnato da Masse Hadjo contro il
cristianesimo è quello relativo alla dottrina sull'inferno e il paradiso. Egli, peraltro,
rinfaccia ai bianchi di aver crocifisso il proprio messia, e li accusa di voler fare
altrettanto con il messia indiano, Wovoka.
14)Un caso probabilmente unico, fra le antiche religioni indiane delle Americhe, è
quello degli Yàmana della terra del Fuoco, che si rivolgevano al dio creatore con
l'appellativo di "Padre". Una tale terminologia sottintende un atteggiamento
religioso di un genere sconosciuto agli Indiani del Nord America.
15)L'assassinio di Cavallo Pazzo fu affrettato dalla sua opposizione a che i Sioux si
arruolassero nell'esercito americano per guidarlo contro i Nez Percés. Cfr. D.
BROWN, Op. cit., p. 324.
16) Cfr. la nota 7 al capitolo 2, Gli Indiani delle riserve, in F. LAMENDOLA, La fine
delle guerre indiane: un popolo in ginocchio, sul caso specifico dei Navajos. La
crescita demografica, comunque, divenne un fenomeno diffuso solo all'inizio del
XX secolo. Il censimento del 1910 contò 265.000 Indiani negli Stati Uniti, esclusa
l'Alaska; nel 1930, erano 332.000; nel 1947, quasi 400.000. Da The American
Peoples Encyclopedia, vol. 10, p. 204. Nel 1990, su una popolazione statunitense
totale stimata in 260.340.990 abitanti, gli Amerindi risultavano essere (questa
volta compresa l'Alaska) lo 0,8% di essa, cioè 2.080.000 individui: cfr.
Calendario Atlante de Agostini, ediz. 1997, p. 586. Ma è un dato, quest'ultimo,
che non convince: significherebbe che gli Indiani - pur comprendendovi qualche
migliaio di Eschimesi o Inuit dell'Alaska - si sarebbero addirittura quintuplicati in
meno di mezzo secolo.

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2. MOVIMENTI MESSIANICI DI LIBERAZIONE.

La Religione della Danza degli Spettri non sorse dal nulla. La predicazione di
Wovoka non cadde sulle lande allucinate del Nevada come un fulmine a ciel sereno.
È importante chiarire bene questo punto, per evitare fraintendimenti. Se si considera
la religione fondata da Wovoka come un fatto isolato e improvviso, quasi sorto dal
niente, facendo astrazione dalla concreta situazione storica in cui nacque, si commette
un grave errore di valutazione. I grandi fenomeni storici non sorgono mai dal nulla e,
nel caso della Danza degli Spettri, sono chiarissime le tracce lasciate dai precedessori
di Wovoka.

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L'ambiente culturale in cui ebbe origine e si sviluppò la nuova religione era saturo
di un'ansia di riscatto nazionale e di attese messianiche (proprio come lo era stata la
Palestina ai tempi di Gesù Cristo). Parecchi profeti indiani, in tempi e luoghi diversi,
ma con sempre maggiore frequenza negli ultimi decenni dell'Ottocento, si erano
avvicendati nel rinverdire le speranze di liberazione dei loro popoli. Quel che è
caratteristico di tali movimenti, tuttavia, è il fatto che l'aspetto - per così dire -
nazionalistico fu affiancato da esigenze di carattere spirituale, che erano
sostanzialmente estranee alle religioni indiane del passato. Sotto lo stimolo potente
del cristianesimo introdotto dai bianchi, i culti indiani si erano notevolmente
spiritualizzati. Non si trattava più soltanto di chiedere vantaggi pratici a breve
scadenza alla divinità, quali il successo nella caccia, nella guerra, in amore. La
prospettiva si era alquanto allargata. L'occhio dell'Indiano si era spostato verso il
mondo ultraterreno, e indugiava nell'attesa struggente di una vita dopo la morte nella
quale tutte le contraddizioni terrene fossero conciliate in una suprema armonia. Poco
a poco, si andò affermando l'idea che il riscatto nazionale dovesse necessariamente
accompagnarsi a una generale purificazione spirituale, a un supremo ordine basato
sull'amore. Liberazione politica e liberazione spirituale dovevano procedere di pari
passo.
Nei primi movimenti messianci indiani, ad eccezione di quello di Handsome
Lake, questa sintesi appare soltanto accennata, essendo ancora largamente prevalente
l'aspetto politico e nazionalistico. La religione della Danza degli Spettri di Wovoka
costituì il punto più alto di spiritualismo raggiunto da tali movimenti. In essa, le
esigenze di rigenerazione morale appaiono prioritarie rispetto all'ansia di riscatto
politico, e l'appagamento di quest'ultimo è visto come il naturale risultato della
rivoluzione operata dalle prime. La non-violenza, caratteristica del genuino
insegnamento di Wovoka, è il logico corollario di una tale impostazione.
Come nel caso del popolo ebreo ai tempi di Gesù Cristo, gli Indiani dell'Ovest
americano raggiunsero la più alta vetta di spiritualità nel momento stesso del loro
definitivo tracollo politico. E, proprio come in quel caso, la predicazione di Wovoka
fu distorta da quegli Indiani che non si rassegnavano all'idea di una rivoluzione
totalmente disarmata. La disfatta Sioux di Wounded Knee può, sino a un certo punto,
essere paragonata alla disfatta ebraica del 70 d. C., culminata nella distruzione totale
di Gerusalemme. Questa analogia può, in parte, essere spiegata col fatto che Wovoka
aveva attinto largamente sia alla teoria che alla prassi del messaggio cristiano; in
parte può esser messa in relazione con alcuni punti di contatto esistenti
obiettivamente fra la situazione politica e culturale del popolo ebreo al tempo di Gesù
e quella degli Indiani d'America al tempo di Wovoka.

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Il primo movimento messianico di liberazione sorto fra le tribù indiane, al quale


possiamo risalire con una certa ricchezza di dati storici, è quello diffuso fra i
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Delaware nel 1762. Esso fu iniziato da un profeta di Tusaraws, nel Michigan, il cui
nome ci rimane ignoto, ma del cui programma sappiamo che si basava su metodi di
guerra aperta ai bianchi e, contemporaneamente, alle usanze e ai modi di vita da loro
introdotti fra gli Indiani. (1) Il motivo specificamente salvifico e religioso rimaneva
in ombra; in compenso, erano accuratamente individuati i pericoli di uno
sradicamento delle genti indiane dalle proprie tradizioni, sotto la spinta dei costumi
europei, per tanti aspetti così seducenti. Questa intuizione, che così spesso è mancata
agli uomini politici e di cultura dei Paesi che si autodefiniscono civili - anche nel
nostro tempo - qualifica l'anonimo profeta Delaware come un capo dalle virtù
intellettuali superiori, e lo pone degnamente alla testa della schiera dei profeti indiani
che si succedettero, nel corso dell'Ottocento, con il medesimo intento.
Un altro aspetto della dottrina da lui predicata era la fratellanza universale fra tutti
gli Indiani, e anche questo è un elemento rivoluzionario, se si considerano l'estraneità
e, spesso, l'odio feroce che caratterizzavano, da sempre, i rapporti fra le varie tribù.
Può darsi che l'obiettivo primario di una tale, auspicata fratellanza - che d'altronde
rimase una mera aspirazione - fosse di natura strategica, in quanto le divisioni
esistenti fra le varie tribù, strumentalizzate dai bianchi ai propri fini, avevano forse
convinto il profeta Delaware della impossibilità di una azione vittoriosa contro i
bianchi. In ogni modo, anche in questo caso egli additava alle coscienze dei suoi
confratelli l'urgenza di un problema reale e, anzi, fondamentale: quello di costruire,
superando le vecchie, malaugurose rivalità tribali, un sentimento di solidarietà e di
comune appartenenza per la ricerca di una salvezza condivisa.

Un fenomeno per molti aspetti particolare fu quello del profeta Seneca chiamato
Ganeoda'yo o Handsome Lake (1735 circa- 1815). Nel 1799 egli diede avvio alla
religione del "buon messaggio" (cfr. la cristiana "lieta novella"), nota anche come
"nuova religione degli Irochesi", un miscuglio singolare di tradizioni indiane e di
cristianesimo quacchero. Oltre che con missionari quaccheri, pare che Handsome
Lake abbia avuto contatti con i Fratelli Moravi, da tempo attivi nella Nuova
Inghilterra. (2) Il culto da lui fondato si diffuse ampiamente nella lega delle Cinque
Tribù irochesi e fu approvato ufficialmente dal presidente Thomas Jefferson (1801-
09), conservandosi vitale sino ad oggi in alcune riserve del Canada e nello Stato di
New York. Esso propugnava il ripudio dell'alcoolismo e dei vizi portati dall'uomo
bianco, nonché della stregoneria, e prescriveva una particolare danza cultuale: la
"Worship Dance".
Alcune cerimonie, come il sacrificio rituale di un cane bianco, presentavano
evidenti filiazioni con quelle proprie della religione cristiana (cfr. l'agnello sacrificale
di derivazione ebraica, e simboleggiato, nel cristianesimo, dal sacrificio di Gesù
stesso). Il fatto che le autorità bianche vedessero di buon occhio questo movimento è
una conferma indiretta del suo carattere conciliante e della sua aspirazione a una
convivenza pacifica tra bianchi e Indiani, in un tempo in cui la massiccia invasione
dei coloni verso l'interno del continente non era ancora iniziata e, quindi, i problemi
razziali non erano esasperati, come accadde dopo la metà del XIX secolo, quando le
guerre indiane entrarono nel vivo.
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Il terzo movimento messianico importante nel quale c'imbattiamo, in ordine di


tempo, è quello del profeta degli Shawnee, Tenskwatawa ("La porta aperta", 1768-
1837), fratello del celebre capo Tecumseh. Nel 1805, dopo aver ricevuto una visione
direttamente dal Grande Spirito (che è e non è, come abbiamo visto, il Dio creatore
personale), egli predicò una religione basata sui seguenti punti fondamentali: lotta
alla stregoneria; rigetto della cultura dei bianchi; ritorno alla vita indiana tradizionale.
Il contenuto di codesto messaggio appare, per quel che possiamo dedurne - e a
differenza di quello del profeta Delaware - prevalentemente di natura morale e
culturale, ma subì una evoluzione per l'influenza della forte e combattiva personalità
di Tecumseh.
Questi si adoperò per creare una confederazione militare indiana contro gli Stati
Uniti, e nel 1808 fondò, insieme al fratello, un villaggio alla confluenza dei fiumi
Wabash e Tippecanoe, ove attuare i loro progetti di restaurazione degli antichi
costumi e di autosufficienza economica. Il movimento, quindi, assunse un carattere
prevalentemente politico-militare, e quando subì il peso della disfatta sul campo di
battaglia (3) non riuscì mai più a risollevarsi. Tecumseh e suo fratello tentarono di
promuovere una ripresa della confederazione indiana, partecipando alla guerra anglo-
americana del 1812-15, ma subirono una seconda disfatta e lo stesso Tecumesh fu
ucciso. (4) Tenkswatawa rimase in Canada fino al 1826 come un pensionato del
governo britannico, per il quale aveva combattuto; indi tornò negli Stati Uniti e vi
morì, dopo avere assistito al crollo delle sue speranze.

Con il profeta Kanakuk (morto nel 1852) il messianismo indiano entra in una
nuova fase. Kanakuk era il capo di una parte della tribù Kikapu stanziata nell'Illinois
(il resto di essa era fuggito fino al Messico davanti all'avanzata dei bianchi). La
dottrina da lui predicata, però, non aveva una specifica coloritura politica, come
l'avevano avuta i movimenti dei Delaware e degli Shawnee. Kanakuk appartiene
ormai all'èra delle riserve, ossia dell'impotenza militare indiana: la sua dottrina è,
quindi, incentrata sulla condotta morale e, quel che è più interessante, sulle
prospettive messianco-escatologiche. (5) Accanto alla prescrizione di non rubare, non
mentire, non uccidere e ripudiare le pratiche della stregoneria e dell'alcoolismo,
Kanakuk predicava l'avvento di un regno futuro sotto forma di una prateria ubertosa,
ove gli Indiani avrebbero vissuto liberi e felici. (6)
È evidente, nelle linee generali di questo messaggio religioso, l'influsso del
cristianesimo ("Allora io vidi un cielo nuovo e una nuova terra", Apocalisse, 21, 1), e
lo è più ancora nei particolari del culto: la confessione comunitaria il venerdì; la
predicazione domenicale; la predizione di Kanakuk morente che saebbe resuscitato il
terzo giorno. (7) Sappiamo che i molteplici elementi della religione cristiana erano
stati assorbiti dal profeta attraverso la predicazione di un pastore protestante della

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chiesa metodista, anche se Kanakuk - nella linea della tradizione indiana - aveva
iniziato a predicare in seguito a una visione. (8)
Con lui vediamo affermarsi alcune caratteristiche tipiche del messianismo indiano
posteriore, ma estranee alla primitiva cultura degli Indiani d'America. La prima e la
più importante è la rinuncia alla lotta contro i bianchi, la cui superiorità numerica e
tecnologica è apparsa ormai come un fatto incontrovertibile e schiacciante.
Parallelamente, Kanakuk desiste dal condurre una politica ostile alle forme culturali
dei bianchi, anzi le accoglie in larga misura all'interno del suo credo. Ciò che egli
chiede ai bianchi, come capo della sua tribù oltre che come guida spirituale, è di poter
vivere in pace in mezzo ad essi.
La seconda caratteristica importante è l'irruzione del cristianesimo nella sostanza e
perfino nelle forme rituali del suo messaggio. Questo aspetto, come si è detto, diverrà
fortissimo nella religione della Danza degli Spettri fondata da Wovoka, al punto da
indurre qualche autore a considerarla più o meno come un adattamento indiano del
cristianesimo.
La terza caratteristica dell'insegnamento di Kanakuk è, a ben guardare, l'effetto
"incrociato" delle due precedenti: lo spostarsi dell'ansia di liberazione dall'orizzonte
storico presente a quello religioso dell'escatologia. La sottomissione allo strapotere
dell'uomo bianco era, dunque, più apparente che reale, o meglio, era divenuta un fatto
di necessità pratica, ma non intaccava i sentimenti più profondi dell'Indiano. Egli
chinava il capo per raccogliersi in sé stesso e nella propria spiritualità, in attesa di un
ristabilimento ultraterreno dell'armonia turbata, della pace e dell'abbondanza. Le
prospettive escatologiche della religione cristiana si accordavano benissimo con un
tale stato d'animo. Vedremo come l'idea di un mondo nuovo, espressamente riservato
alla felicità degli Indiani - con l'esclusione degli uomini bianchi - si sarebbe affermato
col profeta Smohalla. Le esigenze di riscatto nazionale, cacciate dalla porta,
tornavano ad affacciarsi dalla finestra. Ciò dimostra che lo spirito della "indianità"
era ancora vitale nel XIX secolo; se non lo fosse stato, la religione di Wovoka non
avrebbe potuto fare alcuna presa sul suo popolo.

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A partire dal 1870 i movimenti religiosi indiani a carattere messianico e salvifico


si moltiplicarono a ritmo incalzante. Alcuni di essi facevano perno attorno a danze
rituali, talvolta riesumate dalla tradizione, talvolta completamente nuove, e da esse
presero il nome: Danza del Sole, Danza del Profeta, Danza del Sogno, Danza degli
Spettri (versione 1870).
Dal punto di vista del contenuto sociale e, in genere, dell'atteggiamento culurale
nei confronti dell'antitesi Indiani-bianchi, questi movimenti sono stati raggruppati
dagli studiosi in due categorie principali: di "risveglio" e di "adattamento"; o,
secondo un'altra terminologia, di "trasformazione" e di "redenzione". Quelli del
primo gruppo tendevano a cambiare le condizioni oggettive della situazione storica,
11
talvolta predicando la guerra aperta contro i bianchi (Danza del Sole dei Kiowa),
talaltra semplicemente profetando la totale distruzione di questi ultimi ad opera di
agenti ultaterreni (Danza degli Spettri); sempre, comunque, nella prospettiva di un
mondo futuro riservato unicamente agli Indiani. Erano quindi movimenti religiosi a
carattere nazionalistico, e tendenzialmente xenofobo; potremmo anche definirli
"irredentistici", nel senso che erano concentrati sul problema politico della
liberazione dei popoli indiani.
Quelli del secondo gruppo, invece, si proponevano una conciliazione fra la
cultura indiana e quella dei bianchi, coi quali appariva ormai giocoforza adattarsi a
convivere, e accentuavano quindi l'aspetto religioso intimistico e redentivo. Il loro
scopo, però, non era mai quello di una capitolazione davanti alla dilagante civiltà
bianca, bensì la riconquista di una autonomia indiana che salvasse i caratteri peculiari
delle culture indiane all'interno del nuovo e, ormai, irreversibile ordine di cose,
caratterizzato in primo luogo dalla vita nelle riserve. Questa ambivalenza dei
movimenti di "aggiustamento" nei confronti della cultura e della religione dei bianchi
era particolarmente evidenziata dal loro atteggiamento nei confronti del
cristianesimo, del quale assorbivano - spesso inconsapevolmente - svariati elementi,
mentre altri li rifiutavano in forma sistematica.
Nella "nuova religione" degli Irochesi di Handsome Lake, per esempio, veniva
accolto il messaggio dell'Antico Testamento, ma ignorato quello del Nuovo; la figura
di Gesù vi era del tutto assente. (11) Viceversa, lo Shakerismo fondato da John
Slocum fu ispirato al profeta indiano, secondo le sue affermazioni, direttamente da
Gesù (12); e , nel Peyotismo, il Peyote stesso è inteso come strumento propedeutico
alla beatitudine in Cristo, e in parte identificato con lui. (13)

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Non ci è possibile addentrarci in tutti questi movimenti religiosi a sfondo


messianco. Ci limiteremo perciò a tracciarne brevissimamente i tratti salienti,
riservando una particolare attenzione alla Danza degli Spettri nella vesione del 1870,
poiché da essa si originò direttamente la religione fondata da Wovoka diciotto anni
più tardi. (14)
Quello che ebbe la genesi più lenta e faticosa fu anche quello che raggiunse, più
tardi, la più grande diffusione, tanto da costituire ancor oggi la religione indiana
numericamente e geograficamente più importante: il Peyotismo. Si tratta di un culto
di origine molto antica (15), basato sull'assunzione di un piccolo cactus dalle
proprietà stupefacenti: Lophophora Williamsi. Esso era diffuso fra le tribù attorno al
Golfo del Messico e nella zona del Rio Grande, ma fu solo dopo il 1870 che cominciò
a penetrare verso l'interno degli Stati Uniti. In quell'epoca si arricchì di elementi
cristiani e si affermò fra i Kiowa e i Wichita, di dove - dopo il crollo della Danza
degli Spettri verificatosi nel 1890 - si diffuse per tutte le Montagne Rocciose, fino al
Canada e alla costa del Pacifico. (16) All'epoca precedente la predicazione di
12
Wovoka, esso era ancora uno dei tanti culti religiosi a carattere locale e non sarebbe
stato facile prevederne i futuri trionfi.
Un movimento religioso di breve durata fu quello fondato dal profeta Isatai fra i
Comanche, nel 1873. Esso si basava sul recupero di un'antica danza rituale
caratteristia delle Pianure, la "Danza del Sole" ("Sun Dance"), già caduta in disuso e
soppiantata dai movimenti più recenti. Isatai proclamava la necessità di una guerra
armata ad oltranza contro i bianchi, facendo suoi il programma del profeta Delaware
e quello di Tenkswatawa, in un momento storico - però - in cui ciò era, e appariva,
ormai del tutto utopistico.
Poiché gli stessi Comanche dovevano avvertire l'irrealizzabilità di una soluzione
di forza del problema bianco, il profeta li rassicurò, affermando di possedere il potere
di fermare i proiettili del nemico, e insistè per una spedizione di guerra immediata.
(17) L'urgenza era dettata, secondo lui, dalla rapida estinzione del bisonte, base della
cultura materiale e spirituale del suo popolo, da parte dei cacciatori bianchi. Questo
era un dato di fatto incontestabile. Il declino delle tribù indiane delle praterie
meridionali andava di pari passo con la caccia spietata che i bianchi facevano al
bisonte. Per farsi un'idea della portata del fenomeno, basterà dire che nel solo perido
1872-74 furono uccisi 3 milioni e 700.000 bisonti, dei quali solo 150.000 ad opera
degli Indiani. (18) Questi ultimi uccidevano il bisonte in quantità limitata, per vivere;
i cacciatori bianchi ne facevano una strage così indiscriminata che ne sopravvivono
oggi solo 20 o 30 mila esemplari in Canada e nei parchi nazionali degli Stati Uniti.
(19) Dietro i cacciatori di bisonti c'erano le autorità politiche e militari di Washington,
le quali avevano fatto conto precisamente sulla distruzione del bisonte per piegare
ogni velleità di resistenza degli Indiani. Si trattò quindi, da parte dei bianchi, di una
guerra ecologica totale, accuratamente pianificata. (20)
Significativamente, il primo obiettivo militare dei Comanche guidati da Isatai e
dal capo Quanah Parker fu la base dei cacciatori di bisonti di Adobe Walls, nel
Texas. L'attacco fu sferrato il 27 giugno del 1874 da circa settecento guerrieri,
compresi alcuni gruppi di Kiowa, Arapaho e Cheyenne (21), e si risolse in un
completo insuccesso. Nonostante le assicurazioni di invulnerabilità del profeta, il
coraggio degli Indiani non potè nulla contro le carabine di precisione dei cacciatori,
capaci di colpire il bersaglio ad una distanza di 2.000 metri.
Il disastro segnò la fine immediata del potere di Isatai e la scomparsa del suo
effimero movimento. Era stata l'ultima volta in cui un capo religioso indiano aveva
lusingato il suo popolo con la speranza di poter sconfiggere i bianchi con le armi in
pugno.

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Fra i Menomini del Wisconsin settentrionale nacque, nel 1879, la religione della
Danza del Sogno ("Dream Dance"), nella quale è caratteristica l'assenza di un
fondatore storico documentato, come per gli altri movimenti messianici dello stesso
13
periodo. Secondo la tradizione, di probabile origine mitica, essa fu fondata nel 1878
da una donna Sioux, unica superstite dopo un massacro perpetrato dai bianchi.
Fuggita fra le canne di un lago e in procinto di annegare, ella avrebbe avuto la
rivelazione direttamente dal Grande Spirito, che la salvò e la mandò a predicare in
primo luogo fra i Chippewa, cosa che ella fece. (22) Ciò che è caratteristico della
danza del Sogno o "Powow": i Sioux e i Chippewa erano nemici tradizionali. (23) La
nuova religione predicava la fratellanza fra tutte le tribù indiane e la convivenza
pacifica con i bianchi, pur assumendo una posizione di relativa indifferenza nei
confronti del cristianesimo.
Il cerimoniale era basato, anche in questo caso, sul recupero di una danza rituale
assai più antica: la Danza della Medicina ("Medicine Dance"), un tempo diffusa
anche fra i Winnebago e altre tribù settentrionali. (24) Il suo scopo era quello di
stabilire un contatto immediato con la divinità, il Grande Spirito, e di favorire l'estasi
mistica dei fedeli col suono del tamburo sacro e col fumo della sacra pipa o
"calumet". La danza aveva luogo in ricorrenze stagionali , secondo l'antica tradizione,
ma anche settimanalmente, per influsso cristiano. La religione della Danza del Sogno
rimase un fenomeno locale: non andò oltre il Wisconsin e il Minnesota, ove fu
accolta, oltre che dai Menomini, dai Chippewa e da alcuni gruppi di Sioux. La strada
del sud e dell'ovest le venne preclusa dalla contemporanea diffusione della Danza
degli Spettri (quella del 1870 in un primo tempo, indi da quella del 1889) e, più tardi,
anche dal Peyotismo.
Era ancora vitale dopo la seconda guerra mondiale, ma oggi è quasi estinta. La
ragione della sua mancanza di competitività nei confronti degli altri culti indiani è da
mettersi in relazione, secondo alcuni studiosi, con la sua indifferenza verso il
cristianesimo. (25) La religione dell'uomo bianco era il banco di prova per i nuovi
culti messianici indigeni: sia che si volesse accoglierne alcuni spunti, sia che si
intendesse differenziarsene polemicamente, con essa bisognava comunque fare i
conti. Ma un'altra ragione è, secondo noi, l'assenza di una forte personalità di capo
carismatico, che riuscisse a trasformarla in un messaggio universale per tutte le tribù
del Nord America, o almeno una parte consistente di esse. Tali furono Wodzibow per
la danza degli Spettri del 1870, Wovoka per quella del 1889, e John Wilson per il
Peyotismo. (26)

Una buona parte dei successivi movimenti religiosi indiani a carattere messianico
e salvifico possono essere messi in relazione con la Danza del Profeta ("Prophet
Dance"). Questa fiorì negli anni 1834-35 nella regione del Puget Sound, che è la
continuazione dello Stretto Juan de Fuca (Stato di Washington); ma si diffuse
ampiamente su un vasto territorio fra le tribù del Nord-Ovest. Il suo fondatore fu un
profeta indiano di nome Tolmic. (27) Egli si trovò ad agire in un terreno
estremamente fertile. Le tribù del territorio dell'Oregon vivevano in uno stato di
perenne insicurezza nei confronti della divinità.
Gli Okanogon (secondo un'altra grafia, Okanagan) , ad esempio, aspettavano la
fine del mondo e la sua rinascita attraverso l'opera del trickster (28), tuffatosi in mare
tanto tempo prima. Gli sconvolgimenti naturali erano da essi interpretati come
14
preannunci della fine del mondo, e una volta - sembra nel 1870 - cessarono la
raccolta del cibo per danzare e placare la divinità che aveva fatto piovere cenere
vulcanica, venendo poi decimati dalla fame durante l'inverno. (29) La Danza del
Profeta fu la precorritrice di un altro culto messianico del Puget Sound, lo
Shakerismo (30), anzi, secondo il La Barre (uno dei più autorevoli studiosi di tali
culti), essa diede origine a ben cinque movimenti successivi: di Smohalla, del culto
del messia degli Athabaska (31), della Shakerismo e delle due, successive Danze
degli Spettri.

Smohalla ("il Predicatore") era nato fra il 1815 e il 1820 a Priest Rapids (alla
confluenza dello Snake e del Columbia, nel mezzogiorno dello Stato di Washington).
Famoso nella zona come sciamano e guaritore, nel 1860 sostenne uno spietato duello
con uno stregone rivale, certo Moses, dal quale fu sconfitto e tramortito. La corrente
del fiume Columbia lo trascinò a valle, e Smohalla fu dato per morto. Salvato,
invece, da un uomo bianco, egli non fece ritorno tra i suoi, ma viaggiò lungamente
per il Sud-Ovest degli Stati Uniti e si spinse fino al Messico. Quando, infine, decise
di tornare alla sua tribù, gli Shahptin, venne accolto come un resuscitato, e la sua
religione fu adottata con entusiasmo. Egli sostenne di aver avuto la rivelazione,
dall'Essere Supremo, della prossima cacciata dei bianchi, della resurrezione dei morti
e della riappropriazione delle terre da parte degli Indiani. La cacciata dei bianchi,
però, non doveva essere perseguita con metodi violenti: essa sarebbe avvenuta
direttamente per opera della divinità. Ciò non impedì che alcune tribù del Nord-ovest
cominciassero ad agitarsi, e, forse, non fu senza effetto sullo scoppio della guerra dei
Nez Percés, nel 1877. (32)
Smohalla, dal canto suo, si limitava a insistere per il recupero integrale dei valori
culturali originari, basati sulla raccolta e sulla caccia, e a propugnare il ripudio
dell'agricoltura, che gli agenti del governo tentavano di introdurre nell'economia delle
riserve. Il motivo di un tale rifiuto risiedeva unicamente su una base religiosa:
l'agrocoltura era considerata sacrilega perché produceva ferite alla Madre Terra. (33)
Quanto al cristianesimo, benchè Smohalla - da giovane - avesse frequentato una
missione cattolica stabilitasi fra gli Yakima (34), il suo movimento sostanzialmente lo
ignorava, come, qualche tempo dopo, quello dei Menomini, già da noi veduto.
Esso faceva perno su alcuni elementi tradizionali delle religioni indiane,
specialmente sulle danze rituali stagionali: quella primaverile o "del Salmone", quella
autunnale o "delle Bacche", ed altre. Smohalla, personalmente, era stato un soggetto
visionario fin da prima della sua "morte" e "resurrezione", per cui era detto profeta
visionario o sognatore ("dreamer"). Di conseguenza, i suoi seguaci furono conosciuti
come dreamers, e il culto da lui fondato fu chiamato religione del Sogno. Tuttavia
non deve essere confuso con la "Dream Dance" dei Menomini e dei Chippewa, con la
quale può avere qualche rapporto di affinità, ma non di parentela. Dal punto di vista
cosmogonico, l'aspetto più notevole della religione fondata da Smohalla consiste
nella rivendicazione di una priorità nella creazione degli Indiani rispetto agli uomini
bianchi. La logica conseguenza di una tale concezione era l'attesa di una espulsione

15
degli intrusi che avevano perturbato la creazione, di per sé buona, dell'Essere
Supremo.
Il lato realmente utopistico di questo atteggiamento consisteva nel rifiuto di tutto
ciò che i bianchi avevano portato nella vita degli Indiani, compreso il cristianesimo,
col quale ormai si confrontavano, in un modo o nell'altro, tutti i movimenti religiosi
indigeni dotati di lungimiranza. Il presente non poteva essere semplicemente
annullato, per quanto difficile e sgradito esso fosse; il passato non poteva essere fatto
semplicemente ritornare, come nulla fosse successo. Questa era la debolezza
fondamentale della concezione di Smohalla, così come lo fu nel caso della Danza del
Sogno dei Menomini.

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Dalla religione del Sogno e, in una certa misura, da quella della Danza del
Profeta, ebbe origine un nuovo movimento, fiorito fra il 1870 e il 1880, e
sopravvissuto fino al 1930, presso il confine tra lo Stato di Washington e la
Columbia Britannica. Suo fondatore fu Kolaskin, una personalità contraddittoria,
dispotica, ambigua, ma dalle indubbie doti sciamaniche. Dopo aver vissuto
un'esperienza di "morte" e "risurrezione" simile a quella di Smohalla, egli predicò
agli Spokane, ai Sanpoil e agli Okanogon il ripudio del'alcool, del furto, delle
irregolarità sessuali e la necessità di una continua preghiera. (36) Il suo culto non si
serviva né di danze, né di altri espedienti con finalità estatiche, ma di tranquille
adunanze per la preghiera in un apposito edificio. In un secondo tempo, il messaggio
di Kolaskin accentuò il tema apocalittico della fine del mondo, già tanto familiare a
quelle popolazioni, al punto che Kolaskin - dopo una nuova rivelazione del creatore
-fece iniziare i lavori per la costruzione di un'arca, in vista del diluvio che
nuovamente si sarebbe abbattuto sull'umanità.

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L'ultima importante religione messianica indiana del Nord-ovest, in ordine di


tempo, fu quella cosiddetta dello Shakerismo ("Shakers", ossia "tremolanti", sono
detti i suoi seguaci a causa dell'eccitazione rituale). Si tratta di una tipica religione da
acculturazione, di una "risposta" degli Indiani del Nord-ovest - per usare la
terminologia di Toynbee - alla "sfida" della trionfante civiltà bianca.

Nel 1846 Stati Uniti e Gran Bretagna si erano spartiti il Territorio dell'Oregon,
ove si trovavano allora pochi cacciatori bianchi, senza che una sola delle numerose
tribù indiane venisse minimamente consultata in proposito. (37) La vita di queste
ultime fu sconvolta dall'arrivo di frotte di coloni e dal confinamento nelle riserve. I
16
movimenti religiosi di Tolmic, di Smohalla e di Kolaskin ebbero tutti origine da
questa situazione di tensione e di minaccia di disgregazione della vita tribale.

Lo Shakerismo fu fondato nel 1881 fra gli Squaxin del Puget Sound da un profeta
di nome Squsacht-un, meglio conosciuto come John Slocum, nato nel 1838 circa.
(38) Anche lui predicò la nuova religione dopo essersi ripreso da una grave malattia,
e sostenenedo di essere resuscitato da morte. Durante lo stato di trance gli erano
apparsi Gesù e gli angeli, rivelandogli la via della rigenerazione fisica e spirituale.
Essa imponeva l'abbandono della medicina sciamanistica, alla quale sostituiva, nella
cura delle malattie fisiche, l'influsso diretto dei riti basati sull'eccitazione psico-
motoria e sull'esorcismo del sacerdote. (39)
Nello Shakerismo entrano molti elementi d'ispirazione cattolica, ragion per cui
esso fu inizialmente perseguitato dalle autorità governative su pressione degli
ambienti protestanti: la centralità della figura di Cristo e, in particolare, del Cristo
sofferente (40); il segno di croce; e parecchi altri. Slocum, anzi, fin all'inizio - al
contrario di Smohalla - aveva sottolineato la "cristianità" del suo messaggio e, dopo
un inizio difficile, riuscì a rafforzare la sua posizione nei confronti delle autorità
bianche. Dopo il 1892 la Chiesa Shakerista, tollerata dal governo, prese a rafforzarsi
rapidamente, tanto che ancor oggi è ben viva tra gli Indiani del Nord America.

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Questa rapida panoramica sui movimenti messianici di liberazione non deve


trarre in inganno il lettore. La molteplicità e la varietà di questi culti è da porre in
relazione con il frazionamento politico ed economico tribale da un lato, tipico della
società indigena nord-americana; e, dall'altro, con l'urgenza del problema della
sopravvivenza - materiale e culturale - davanti all'ondata dei coloni bianchi. Gli
Indiani, nella maggioranza dei casi, si rendevano conto che il tracollo della loro
indipendenza materiale e spirituale non poteva essere spiegato puramente e
semplicemente con la superiorità numerica e tecnologica degli invasori. Vi erano
delle deficienze, nella società indiana tradizionale, che si erano tradotte in gravissimi
fattori di debolezza al momento del supremo cimento. Queste deficienze, agli occhi
dei riformatori più avveduti, dovevano essere emendate alla luce delle recenti,
tragiche esperienze. La lotta alla stregoneria, alla medicina magica degli sciamani, gli
appelli alla solidarietà inter-tribale vanno letti in questa prospettiva di auto-
correzione. La stessa civiltà dei bianchi non doveva essere ripudiata in blocco, poiché
in essa v'era anche del buono. Se andavano respinti l'alccol, le malattie veneree, il
vaiolo, la tubercolosi, talvolta l'agricoltura (come abbiamo visto, e per le ragioni
anzidette), vi erano però degli aspetti, a cominciare dal cristianesimo stesso, che
meritavano di essere presi in considerazione.
Non bisogna però esagerare l'influenza di questi movimenti religiosi sulla
resistenza armata contro i bianchi. Talvolta essi si affermarono dopo la sconfitta
17
militare e in sostituzione della lotta aperta; più raramente - almeno nell'ultima fase -
tentarono di promuoverla. La resistenza armata e quella religiosa si trovano spesso
affiancate per il fatto che la vita religiosa degli Indiani (come quella degli antichi
popoli dell'area mediterranea) non era affatto distinta da quella politica e sociale.
D'altra parte, l'invasione europea sconvolse tutto l'ordine tradizionale delle società
indiane, in primo luogo distruggendone le basi economiche; e provocò delle
discussioni anche nel campo religioso.
Dietro la resistenza armata, dunque, non vi fu sempre un esplicito sostegno di tipo
religioso. In certi casi gli Indiani cercarono l'alleanza dei gruppi sociali emarginati
nello stesso campo degli invasori. Così, i Seminole avevano accolto - all'inizio
dell'800 - gli schiavi negri fuggiti dalle piantagioni della Georgia (41), per fare fronte
comune contro l'avanzata dei bianchi. Così, nel 1885 gli Indiani Cree del
Saskatchewan si allearono ai meticci di lingua francese e di religione cattolica,
guidati da Louis Riel, i quali si opponevano al diluvio degli immigrati anglo-
canadesi di religione protestante. (42)
Ma era una lotta disperata, perché condotta contro un nemico che disponeva "di
tutti i tesori e di tutte le armi della terra" (43), e perché condannata dalla stessa
geografia: la "corsa al Pacifico" era sentita dagli Statunitensi dell'Est come una
vocazione irrinunciabile. Ed era naturale che, assottigliandosi le speranze di
fronteggiare vittoriosamente l'invasione, gli Indiani dell'Ovest cercassero una via di
salvezza nell'appello alla divinità, attingendo in parte al loro ricco patrimonio
religioso, in parte modificandolo dopo l'esperienza del contatto con la religione degli
stessi invasori.

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NOTE.

1) V. LANTERNARI, Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli


oppressi, Milano, 1977, p. 133; A. M. DI NOLA, Profeti e profetismo, in
Enciclopedia delle religioni, Firenze, 1972 (6 voll.), vol. 4, col. 1889. Il profeta
Delaware ispirò la fallita insurrezione indiana di Pontiuac del 1763.
2) V. LANTERNARI, Op. cit., pp. 118-19.
3) Il governatore del territorio dell'Indiana, W. H. HARRISON, intuì la
pericolosità del movimento e condusse una spedizione militare contro il
villaggio sul Tippecanoe, distruggendolo (7 novembre 1811). Tecumseh e
Tenkswatawa fuggirono in Canada.
4) Ciò avvenne nella battaglia sul fiume Thames (5 ottobre 1813). L'ultimo e
nobilissimo dicorso del capo Shawnee al generale inglese Proctor è riportato in
C. HAMILTON, Op. cit., pp. 208-211.
5) A. M. DI NOLA, Op. cit., vol. 4, col. 1889.
18
6) Concezioni analoghe esistevano già, ad esempio, presso gli Ojibway (o
Chippewa). Cfr. la testimonianza di W. WARREN in C. HAMILTON, Op. cit.,
p. 132.
7) Questa predizione non si avverò e il vaiolo, che aveva provocato la morte di
Kanakuk, per poco non distrusse l'intera tribù durante la veglia funebre
collettiva.
8) W. LA BARRE, Movimenti religiosi di acculturazione nell'America del Nord, in
H. C. PUECH, Storia delle religioni, tr. it. Bari, 1978, vol. 19, tomo 1, p. 22.
9) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 116.
10) W. E. WASHBURN, Op. cit., pp. 242-243.
11) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 122.
12) Ibidem, p. 126.
13) A. M. DI NOLA, in Enciclopedia delle religioni, vol. 4, col. 1894.
14) Quest'ultima è chiamata da alcuni studiosi (La Barre, Lanternari) "Danza degli
Spiriti del 1890", per distinguerla da quella precedente.
15) A. M. DI NOLA, Op. cit., vol. 4, col. 1894.
16) W. LA BARRE in H. C. PUECH, Op. cit., p. 39.
17) V. LANTERNARI, Op. cit., pp. 131-32.
18) D. BROWN, Op. cit., p. 281.
19) H. W. SMOLIK, Enciclopedia illustrata degli animal, tr. it. Milano, 1982, p.
135. Questo Autore calcola che dopo il 1884 erano rimasti in vita solo circa
4.000 esemplari.
20) M. S. GARRETSON, The American Bison, New York Zoological Society,
1938; W. T. HORNADAY, The Extermination of the American Bison,
Washington, 1889.
21) D. BROWN, Op. cit., pp. 282-83.
22) Sulla Danza del Sogno vedi lo studio ormai classico di S. A. BARRET, The
dream dance of the Chippewa and Menomines Indians of North Wisconsin, in
Bulletin of the Public Museum of the City of Milwaukee, 1911.
23) I Siox, dominatori dei vasti spazi aperti del Dakota, erano i più tipici
rappresentanti della cultura delle praterie, i cui cardini erano la caccia al
bisonte, i clan di tipo patriarcale, le ampie federazioni militari (Hunkpapa,
Brulé, Oglala, Miniconjou). I Chippewa, gente delle foreste, erano cacciatori,
pescatori, raccoglitori e agricoltori nomadi.
24) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 113.
25) Ibidem, pp. 114-15 e 116-17.
26) Quest'ultimo è sato talvolta confuso (A. M. DI NOLA, Op. cit., vol. 4, col.
1894) con Wovoka, il cui nome europeo era Jack o John Wilson. Invece il John
Wilson apostolo del Peyotismo era un sanguemisto di Anadarko, che fu pure - a
suo tempo - fra i massimi collaboraori di Wovoka.
27) Sulla Danza del profeta vedi L. SPIER, The Prophet Dance of the Northwest
and its derivatives, in General Series of Anthropology, Menasha, 1935.
28) Questo vocabolo inglese ("imbroglione") designa in antropologia un
personaggio mitico astuto, ingannatore, talvolta imitatore, talaltra oppositore del
19
dio creatore, al quale si attribuiscono tutti i disordini della creazione. Cfr. A.
BRELICH, Introduzione alla sroria elle religioni, Roma, 1966, pp. 14-15. Vedi
anche M. MARCHIORI, Stick dance. Festa dei morti deglli Indiani Koyukon
d'Alaska, Genova, 1980.
29) W. LA BARRE, in H.C. PUECH, Op. cit., p. 24.
30) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 127.
31) Di quest'ultimo non ci occuperemo, sia perché ancor oggi mal conosciuto, sia
perché - data la lontananza geografica del fiume MacKenzie, ben difficilmente
esso potè influenzare i movimenti religiosi degli Indiani degli Stati Uniti.
32) Vedi F. LAMENDOLA, La fine delle guerre indiane. Un popolo in ginocchio,
p. 6 e nota 6.
33) V. LANTERNARI, Op. cit., pp. 145.
34) W. LA BARRE, in H. C. PUECH, Op. cit., p. 27; V. LANTERNARI, Op. cit., p.
144.
35) V. LANTERNARI, Op. cit., pp. 147-48.
36) Sull'argomento vedi lo studio di V. RAY, The Kolaskin Cult, in American
Anthropologist, Menasha, 1936.
37) G. M. TREVELYAN, Storia dell'Inghilterra nel secolo XIX, tr. it. Torino, 1942,
pp. 242-44 e 383-85.
38) H. G. BARNETT, Indian Shakers. A messianic cult of the Pacific Northwest,
Carbondale, 1957.
39) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 128.
40) Ibidem, p. 126.
41) Questa fu una delle cause principali della prima guerra contro i Seminole (1817-
18), dopo che il generale E. P. Gaines aveva distrutto il forte sul fiume
Apalachicola (1816), tenuto dai negri e da indiani Seminole. Vedi F.
LAMENDOLA, Osceola (1800?-38) e la lotta dei Seminole per la libertà; M.
MONTI, Le paludi del disonore, in Storia Illustrata, n. 369 (agosto 1988), pp.
78-89; E. C. MCREYNOLDS, Seminole, tr.it. Milano, 1994.
42) Sulla ribellione di Riel vedi C. WASSERMAN, Il Canada, tr. it. Milano, 1961,
pp. 76-81, e F. LAMENDOLA, Louis Riel(1844-85) e la lotta per la libertà dei
meticci del Canada.
43) W. MARKOV, Sommario di storia coloniale, tr. it. Roma, 1972, p. 442. Ma,
nella sua tipica schematizzazione ideologica, l'Autore dimentica che aggessioni
coloniali come quelle contro gli Indiani del Nord America non furono opera di
una classe capitalistica, ma della società bianca nel suo complesso.

Francesco Lamendola

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