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Atto primo Italienische Theatergruppe

Luis: Hanno suonato.


Con: E perché non sei andata ad aprire?
Luis: Perché io non sono la vostra serva. E poi, dal modo di come hanno suonato ho
capito che è gente che cerca di voi.
Con: Ah si? Ma noi non aspettiamo nessuno. E perciò ad aprire la porta NOI non ci
andiamo.
Pasq: Eh no cara Concetta. Io capisco benissimo che è cosa molto difficile per due
famiglie vivere assieme in questo suntuoso appartamento, è VERO? E che voi
signore avete tutto il diritto di litigare ogni momento. Ma la porta bisogna
aprirla. Cara donna Luisella, potrebbe essere anche la fortuna che viene a
bussare a casa nostra. Se trova la porta chiusa, quella s'arrabbia e se ne va, eh!
Mo ci vado io. Va bene? Ci vado io! (urlando voltato)
Luis: (Verso concetta) Mm!
Con: Ringrazia quello scemo di mio marito che s'è fissato colla fortuna. Ma s'aspetti
che vadaprire io, eh, stai fresca!
Pasq: Bah!
Feli: Pasqualino...
Pasq: Ahh.
Feli: Chi era alla porta?
Pasq: Nessuno. A Felí, ma allora tu avevi sentito il campanello.
Feli: Eh beh e con questo? Siete voi altri del basso fondo che dovete aprire NO?
quando bussano al tetto, apro io.
Pasq: Oh feli, questa storia di non aprire la porta deve finire. Perchè la gente prima
bussa e poi se ne va.
Feli: Oh ma dimmi un po, pasquale. Non pretenderesti mica che la gente prima se
ne vada e poi bussa. È ovvio no.
Pasq: Già. Ma potrebbe essere qualche cliente, qualcuno che cerca te per farsi
scrivere una lettera. O che cerca me per farsi fare una fotografia. Non si sa mai.
Feli: Eh Eh Eh, pasquale mio si sa. Si sa. A noi non ci cerca nessuno. Neanche il
maresciallo dei carabinieri. Te lo dico io.
Pasq: Eh lo so.
Feli: Purtroppo i nostri mestieri sono in ribasso. La gente ha imparato a scrivere. Mh.
E chi vuoi che viene da me a farsi scrivere una lettera?
Pasq: Eh ma le fotografie...
Feli: Le fotografie peggio che andare di notte. La gente le fotografie se le va a fare
dai veri fotografi. Ti pare. Purtroppo bisognerebbe cambiare mestiere.
Pasq: Io sono nato per fare il fotografo.
Feli: E quello è stato il tuo errore, pasquale mio. Tu non dovevi nascere.
Pasq: Scusami se sono nato, eh.
Feli: Cosa vuoi fare. Oramai ci sei.
Pasq: Pupe! Ue Pupe ma tu stai mangiando.
Pupe: Ma papa io tengo appetito.

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Pasq: Figlia mia bella. In una casa povera come la nostra tu ti permetti il lusso di
svegliarti con l'appetito.
Feli: Pasquà. Quella non è che si è svegliata. Si è addormentata ieri sera con
l'appetito.
Pasq: Eh va bene, ma non deve mangiare senza dire niente, cosi a tradimento. Senza
offrirne un pezzetto al genitore.
Pupe: Papà, sto mangiando un pezzetto di cipolla.
Pasq: Cipolla...
Pupe: Già
Pasq: Una ragazza come te mangia di questa roba. Tu dovresti mangiare petali di rose!
Dammi qua... Cipolla. Questa è roba da fachini... e da fotografi.
Con: Ma come qua già è finita l'acqua. Non si fa in tempo andarla a prendere che
finisce.
Pasq: È inutile che guardi a me. Io non mi lavo.
Feli: E io invece qulche volta mi lavo. Perchè sono un uomo di lettere, sono una
persona pulita. Gli sporcaccioni non li digerisco.
Luis: A proposito di digerire. Prima di andartene lasciami qualche cosa di soldi.
Feli: Perchè è finito il bicarbonato? Vuoi digerire? C'hai qualcosa allo stomaco?
Luis: Uo Feli non me cambià discorso. Io non voglio digerire. Voglio fare la spesa.
Feli: È Giusto. È piú che giusto. E difatti come vedi sto per uscire per andare a
lavorare, guadagnare un pó di denaro, portarlo a casa e comprare quello che
occorre.
Luis: E già, Come se non ti conoscessi che appena guadagni un soldo te lo vai a
mangiare con le altre donne.
Feli: Io! Ne pasquà io vado a mangià i soldi colle donne!?!
Pasq: (Nega con la bocca)
Feli: E lui lo sa. Si ció accadeva, ma tanti anni fa.
Luis: Ah adesso vuoi farmi capire che sono tanti anni che non guardi piú in faccia a
una donna!
Feli: Ma no, no Luisella mia. Qui viviamo sugli equivoci. Io volevo dire sono tanti
anni che non mi faccio UNA BELLA PRANZATA! E lui lo sa.
Luis: Eh va bene. Ma ricordati che se ti trovo a parlare un altra volta con quella
piamontese...
Feli: Piamontese? Quale piamontese? Ve Pasquà sono stato in piamonte io?
Pasq: MAI
Feli: Mi sono mosso mai da Napoli?
Pasq: Mai
Feli: Eh lui lo sa! Eh eh eh.
Luis: Io sto parlando della modista del piano di sotto.
Feli: La Podista?
Luis: eh!
Feli: Al piano di sotto
Luis: SI
Feli: Una donna!
Luis: eh

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Feli: Sotto a noi c'è una donna pasquà, sotto a noi c'è una donna.
Pasq: C'è una donna?
Feli: Non lo so guarda un po... Che donna? Aaa Luise.
Luis: Va be come vuoi tu. Peró ricordati che non devi fare il cascamorto.
Feli: Eh Luisè io se casco, casco morto dalla fame. È chiaro? E lui lo sa.
Pasq: Tutto so io.
Feli: Peppenie! Dove sei, ah.
Pasq: Andiamo peppenie.
Con: Pasquà, ricordati che sta povera figlia tua ieri sera non ha cenato.
Pasq: Ma anche questo povero marito tuo non ha cenato!
Feli: Andiamo.
Pasq: Esco apposta no?
Feli: Andiamo.
Pasq: Andiamo.
Feli: Orevuar mai famm.

Pupe: Mammá, mi sa che oggi facciamo lo stesso fatto di ieri: a letto a stomaco
vuoto. Io ho fame mammá, (gridando:) ho fame!
Con: Hai ragione figlia mia, mi si spezza il cuore. Ma cosa posso farci io? La colpa é
É tutta di quel disgraziato di tuo padre. Ma come fanno due famiglie a vivere
insieme in una sola stanza?
Mannaggia a me e a quando mi sono sposata a quel disperatone. Mi fossi rotta le
gambe salendo le scale del municipio . . . Da quando l’ho sposato sto passando
un sacco di guai! E adesso ci ha combinato anche quest’altro casino.
Stavamo da soli a casa e quel poco che avevamo da mangiare ce lo dovevamo
dividere solo tra noi, potevamo farci delle chiacchiere senza che nessuno ci
sentiva; a maggio ha trovato queste due camere e si è voluto mettere insieme a
quell’altro disperato di Don Felice.
A ma stasera la faccio finita. Parola mia!
Pupe: E poi sapete cosa vi dico mammá, dite alla moglie di D. Felice di farsi gli affari
suoi . . .
Con: Quale moglie?
Pupe: Come quale moglie? D.a Luisella!
Con: Ah giá, la moglie, l’amante vorrai dire . . . Perchè cos’è successo?
Pupe: Ieri sera stavo affacciata alla finestra, aspettando che passava quel giovanotto
che va pazzo di me. Tutto a na volta arriva lei e si mette a gridare dicendo che
non sta bene far l’amore da sopra una finestra.
Con: Uh! Senti senti da che pulpito mi viene la predica. E quello che fa lei sta bene?
E poi tu sei figlia a me e dentro a questa casa devi rendere conto a me e a nessun
altro. (LUISELLA ENTRA) Ma guarda un po che guaio . . .
Luis: E avete detto bene D.a Concè, abbiamo proprio passato un guaio. Questi
quattro mesi mi sembrano mille anni!!! Mamma mia che gente disperata e
superba.
Con: Noi, se vogliamo essere superbe non dobbiamo rendere conto a nessuno.
In quanto poi alla disperazione voi non potete proprio parlare. . .
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Pupe: Siete sempre piú disperata di noi.
Luis: Eh, avete ragione, che vi devo dire, ma la colpa è solo di quel mascalzone di
Felice. Se avessi fatto anch’io all’amore con un SIGNORINO . . .
Pupe: Mammá, ce l’ha con me?
Con: Ue D.a Luisé, se mia figlia fa all’amore con un signorino, lo fa in modo onesto,
e voi non siete degna di parlare di questa ragazza sa, che i fatti vostri si sanno.
Luis: D.a Concé i fatti miei sono chiari, e voi badate a come parlate sa, se no vi
spacco la testa!
Con: A me mi spacca la testa. Ma toglietevi di mezzo per piacere. E andate a
prendere l’acqua!
Luis: No, io non ci vado. Tocca a voi.
Con: No, tocca a voi.
Luis: No a voi.
Con: A voi.
Luis: E va bene. Vuol dire che quando berrete voi berró pure io. Ma oggi l’acqua
non la vado a prendere.
Con: E se aspetti che ci vado io, stai fresca!
Pupe: Mammá, Donna Luisé, c’é D. Gioacchino il padrone di casa. Sta salendo.
Luis: Ah, vado a prendere l’acqua.
Con: No no ci vado io.
Luis: Ci vado io.
Con: Stai ferma!
Luis: Lascia:

ENTRA DON GIOACCHINO. PUPELLA GLI FA UN INCHINO

Giac: Buongiorno D.a Luisella.


Luis: Buongiorno D. Giacchino.
Giac: C’é vostro marito?
Luis: No, mio marito non c’é. Ma c’é D.a Concetta. Parlate con lei. (ESCE)
Giac: D.a Concetta, vostro marito neanche ci sta?
Con: No. Ancora si deve ritirare.
Giac: E ma io non posso venire continuamente, io ho gli affari miei. Avanzo cinque
mesi di pigione e questa è l’ultima volta che vengo.
Con: Ahh. E noi non chiediamo di meglio.
Giac: Io mi siedo e qui l’aspetto.
Con: Ma scusate, io dico una cosa. Ma perché parlate sempre con mio marito?
Parlate pure qualche volta anche con D. Felice.

(ENTRA LUISELLA E POGGIA L’ACQUA VICINO AL CATINO)


(INTANTO CONCETTA SI SIEDE)

Giac: Con tutt’e due. E non mi muovo di qui finché non vengono. E mi devono
pagare! Altrimenti prima citazione, poi seconda citazione, poi sentenza e poi

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(METTENDOSI GLI OCCHIALI) sequestro! Se-se-sequestro. AE e che
sequestro. Guarda in che modo stanno combinati.
Luis: (MENTRE SI SIEDE) Comunque l’affitto lo deve pagare D. Pasquale.
Felice deve pensare per me e per suo figlio.
Con: Eh si, tu te ne curi tanto di quel ragazzo. Lo mandi pure senza camicia.
Luis: È giá troppo quello che faccio. Alla fine poi non é figlio a me. È figlio alla
prima moglie.
Con: Vorrai dire alla VERA MOGLIE!
Luis: (BATTE IL PUGNO E SI ALZA)D.a Concé, statti zitta se no mi fai passare un
guaio!
Con: Nooooo, il guaio lo passo io!
Luis: No no no no no no, il guaio lo passo io.
Con: No lo passo io.
(CONCETTA E GIACCHINO SI ALZANO)
Luis: No io
Con: Io
Luis: Io
Con: Io
Luis: Io
Giac: No il guaio l’ho passato io ad affittarvi questa casa!
Pupe: Mammá lascia stare.
Luis: Eh! E lasciamo stare.
(LUISELLA ESCE)
Con: Don Gioacchí, voi lo sapete, quella non è la moglie di D. Felice. La vera
moglie non è morta. Sono separati da sei anni.
Giac: Donna Concè, a me cosa interessano queste cose?
Pupe: Mammá sono le due e papá ancora non è tornato. Ma si puó sapere quando si
mangia?
Con: Figlia mia ma cosa devo fare? Certo non posso mica chiedere un prestito a D.
Gioacchino.
Giac: E vorrei vedere! (VOLTATO) cose da pazzi.
Con: Pupè sai che faccio? Io vado a fare un altro pegno.
Pupe: Si. Brava mamma, si.
Con: Vado ad impegnare il soprabito di tuo padre e un lenzuolo. Cosí impara a
lasciarci in casa senza mangiare. Pupè io vengo subito e porto un pó di
maccheroni. Tu intanto vai a mettere a bollire l'acqua.
Pupe: Va bene. (VA IN CUCINA)
(CONCETTA SI METTE IL CAPPELLO E SI BUTTA SULLE SPALLE LO
SCIALLE RAPPEZZATO CHE SI TROVA IN SCENA)
Con: Permettete D. Gioacchí (ESCE)
Giac: Fate fate. Mamma mia, che gente, che disperazione! . . . E questi come me li
danno centodieci lire? Eh, come me li danno? . . . E a me che mi interessa, ci
devono pensare loro, altrimenti per la fine di questo mese gli mando sequestro
e sfratto! . . . Ma guarda quá, le sedie spagliate ecc.

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(ENTRA LUIGINO)

Luig: È permesso bellezza mia.


Giac: Chi è? Favorite.
Luig: Oe D. Gioacchi! E voi come è che state qua, bellezza mia?
Giac: Sono venuto perche avanzo cinque mesi di pigione dai quei due galantuomini.
Voi piuttosto cosa cercate da queste parti?
Luig: Eh. Io ve lo dico bellezza mia ma voi non dovete raccontare niente a papá eh!
Giac: (FA UN GESTO) State tranquillo.
Luig: Sono innammorato della figlia di D. Pasquale, pupella.
Giac: Ah e con vostro padrè come state, in pace o in urto?
Luig: Ehh, in urto sempre in urto bellezza mia, si. Pensate che due mesi fa io gli ho
sottratto 3000 lire dalle scrivania. uhh. E lui si è arrabbiato, si è offeso e m'ha
cacciato di casa m'ha cacciato.
Giac: Vedete un pó che razza di padre.
Luig: Ehh, che razza di padre.
Giac: Ma del resto a voi a che servono i soldi, avete trovato una ragazza con la dote.
Luig: Oe D. Gioacchí non facciamo tanto lo spiritoso, tanto io so benissimo che
pupella non è affatto ricca.
Giac: Ma che ricca. Io se fossi voi non mi fiderei troppo a baciarla!
Luig: Perchè?
Giac: Perchè quella quando sente del tenero MORDE. Quella sono tre giorni che non
mangia. La madre è andata a fare anche un pegno.
Luig: Che cosa mi dite mai. Ma come pupella mia in queste condizioni. Ma bisogna
aiutarla, subito. (SI TOCCA LE TASCHE) Io non ho un soldo.
Giac: A neanch'io.
Luig: Si peró ho credito presso tutti i ristoranti. Adesso sapete che faccio? Ordino un
pranzo coi fiocchi. Andiamo.
Giac: No no no no no no. Finchè non vengono io non mi muovo da qui (GIRANDOSI)
Luig: Ma quanto dovete avere, bellezza mia?
Giac: Cinque mesi, bellezza mia.
Luig: Eh va bene, ve li pago io.
Giac: Parola d'onore?
Luig: Parola d'onore.
(SI DANNO LA MANO)
Giac: Scusate don Luigino. Se vostro padre non vuole fare la pace voi come fate a
darmi i soldi?
Luig: Ma voi che dite bellezza mia. La conoscete a mia sorella?
Giac: La ballerina!
Luig: Eh. La PRIMA ballerina, PRIMA. Bè quella è mia sorella e mi adora, e papá fa
tutto quello che lei vuole. E poi papá è ricchissimo, bellezza mia. L'inglese
quando mori gli lasció tutto a lui.
Giac: Quale inglese?
Luig: Come quale inglese. Quello da cui faceva il cuoco.
Giac: Ah. vostro padre era cuoco?

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Luig: Sissignore, bellezza mia. Eh come non lo sapete? Stava con un inglese
ricchissimo, il quale non avendo parenti, bellezza mia, non avendo nessuno,
quando morí lascio tutto a papá.
Giac: Eh bravo, guarda che bella fortuna.

ENTRA PUPELLA

Pupe: (VEDENDO LUIGINO) Voi! Ma scusate perchè siete venuto cosi, senza
avvisare.
Luig: Perchè vi dispiace? Se volete che me ne vado, io me ne vado.
Pupe: No, questo no, ma capite. Se avessi saputo . . . E poi, quando una ragazza è
sola in casa non sta bene che riceva un giovanotto. Potevate almeno avvisare,
perchè io so l'educazione e so come si deve ricevere un signorino.
Luig: Macchè educazione. Macchè ricevere, tu stai sempre bene bellezza mia. Io sono
venuto per due cose: prima per sentire da quella bocca se mi ami veramente.
E poi per parlare con mammá e con papá.
Pupe: Ma certo che vi voglio bene.

ENTRA DONNA CONCETTA

Pupe: Ah mammá.
Giac: Donna Concè non avete combinato niente?
Con: Ho trovato chiuso.
Luig: Signora rispettabile . . . bellezza mia!
Giac: E ti pareva.
Luig: Se mi trovate qui in casa vostra è perchè amo immensamente vostra figlia, ed
essendomi assicurato che pure lei mi ama, io senza perdere tempo, vi dico che
la voglio sposare.
Con: Signore, questa vostra sollecitazione nel parlare mi gonfia di gioia. Ma io da
sola non posso prendere una decisione. Oltre a me c’è anche il padre, che
sarebbe il suo genitore, ma sono sicura che anche lui, quando sentirá questa
cosa sará molto felice. La ragazza avrebbe molte cose da portare in dote, ma
per le troppe disgrazie capitate al padre, non ha neanche il corredo. Cosí come la
vedete ve la prendete.
Luig: Signora, io non voglio niente, voglio solo la ragazza, bellezza mia!
Con: Va bene. Allora tornate domani e parlate pure con il padre.
Luig: Perfettamente. D.Gioacchí andiamo.
Giac: Donna Concè, arrivederci. Salutatemi tanto a Don Pasquale.
Con: Ma come, non lo volete aspettare piú.
Giac: No verró tra qualche giorno . . .
(LUIGINO FA SEGNO DI NO CON LA MANO)
Giac: Cioè tra qualche mese . . .
(LUIGINO FA SEGNO DI NO CON LA MANO)
Giac: Verró quando potró, ecco!
Con: Come volete.

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Luig: Arrivederci, bellezza mia, e buon appetito . . . BUON APPETITO!
(LUIGINO E DON GIOACCHINO ESCONO, DONNA CONCETTA ESCE E DA IL
PACCO DEL PEGNO A PUPELLA)
Con: Sono tre giorni che non mangiamo e quello se ne viene “Buon appetito!’’
Pupe: Ma che vuoi che ne sappia delle nostra condizioni. (SUONANO) Ah questo
dev’essere papá, tieni. (GLI RIDÁ IL PACCO E VA AD APRIRE)
Pupe: Ah papa' finalmente siete tornato, cacciate fuori i soldi che facciamo la spesa.
Pasq: Pupe' che debbo cacciare figlia mia. Io da stamattina non ho guadagnato
nemmeno un soldo.
Con: Niente?
Pasq: Niente!
Con: E sta povera figlia ha fame.
Pasq: C' hai fame?
Pupe: Assai papa' assai.
Pasq: E lascia crescere, e' segno di salute. Sono giornatacce.
Con: E come si fa.
Pasq: Come si fa, adesso che viene felice a casa provo a chiedergli qualche cosa in
prestito.
Con: Se!
Pasq: Eh ho aiutato tante volte io a lui, puo' aiutare una volta lui a me no?
(SUONANO ALLA PORTA)
Pasq: Questo deve essere felice... Pupé vai ad aprire.
Domando e dico: hai visto che si era fatto tardi potevi pegnorare qualche cosa.
Con: A si e io aspettavo a te. Sono stata, ma ho trovato l'agenzia chiusa.
Pasq: Pure!
Con: Eh.
(PUPELLA APRE LA PORTA)
Pupe: È Peppeniello.
Pasq: Ue peppenié, e tuo padre dove lo hai lasciato.
Pepp: Adesso viene. Io sono scappato avanti perché mi voleva prendere a calci.
Pasq: Ti voleva prendere a calci?
Luis: I calci sono niente, quello ti dovrebbe ammazzare. Cosi ci leviamo il pensiero.
Con: Ma perché che hai fatto?
Pepp: Niiiente. Mi aveva dato una lettera da portare al cavaliere. Io me la sono messa
in tasca insieme a una pizzetta che mi ha regalato il compare.
Pasq: E la lettera si é sporcata di grasso.
Pepp: E il cavaliere non l'ha voluta neanche leggere e me l'ha tirata appresso.
Luis: Mm! E io sai che ti dico? È meglio che impari un mestiere e te ne vai di casa,
hai capito, perché noi non ti possiamo mantenere.
Pepp: Ma si mene vado, state tranquilla, hic, ne vado dal compare, almeno lui, hic,
qualcosa da mangiare me la da.
Pasq: Quasi quasi vengo anch'io dal compare.
Pepp: Un posto me lo trova e qua non ci torno piú. (SCAPPA FUORI)
Pasq: Peppenié, PEPPENIÈ. E lo lasciate andare via cosí?
Con: Povera creatura, so buoni solo a maltrattarla.

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Luis: Voi impicciatevi degli affari vostri. Queste sono cose che non vi riguardano.
Con: Chi s'impiccia? Ho detto cosí perché mi ha fatto compassione.
Luis: Ma senti chi parla di compassione.
Pasq: Ma dico io, con la debolezza che abbiamo, vogliamo sprecare le nostre energie
per litigare?
(SI sentono 3 squilli cortissimi:)
Pasq: Questo dev'essere felice.
Luis: Ah! Finalmente.
Pasq: Ue buongiorno Felí.
Feli: Buongiorno Pasquá.
Pasq: Felí noi stavamo aspettando a te.
Feli: Eheee a me? Potevate mangiare. Io mangio dopo.
Pasq: No, che hai capito Felí, noi stavamo aspettando a te per qualcosa di soldi. Io
stamattina non ho potuto combinare niente.
Feli: E aspettavate a me? E come ti salta in testa? Io in tutta la mattinata non ho scritto
nemmeno una cartolina.
Pasq: E quel soldato che veniva tutti i giorni a farsi scrivere una lettera alla fidanzata?
Feli: Congedato!
Pasq: Allora niente?
Feli: Niente. Avevo mandato quel mascalzone di peppeniello dal cavaliere per un
soccorso urgente. . . Ah proposito, l'ho incontrato per le scale che correva, dove
andava?
Luis: Se ne é andato di casa.
Feli: Ah!
Pasq: Ha detto che andava a lavorare dal compare.
Feli: Quello sicuramente si é andato a fare un'altra pizza.
Pupe: Pizze pizze. Qui si parla si parla e non si mangia mai!
Feli: E va bene, va bene, non ti avvilire. Finché c'é vita c'é speranza.
Luis: Macchè speranza e speranza, io non ce la faccio piú.
Ma adesso basta hai capito, basta!
Feli: Eh basta, basta!
Pasq: E veramente basta, (Oh! DI FELICE) veramente basta!
Questo é un inferno, qua si mangia pane e veleno!
Feli: No, pasquá, solo veleno.
Pasq: Concetta, che cosa volevi pegnorare?
Con: Eh! Il soprabito tuo.
Pasq: Eh! Il soprabito mio.
Feli: Com. Come come come come, tu c'hai ancora un soprabito e non dici niente.
Pasq: Feliceeee. Si approssima l'inverno, eh. Che devo pigliare una polmonite?
Feli: Ma dico . . .
Pasq: Ehhh lo sacrifico. Tieni. Siccome il monte di pietá era chiuso, vai dallo
Sciarcuttier alla cantonata eh . . .
Feli: Da chi?
Pasq: Dallo SCIARCUTTIER alla cantonata.
Feli: E chi é questo sciaqquettiere.

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Pasq: Il pizzicagnolo, il salumiere. . .
Feli: Il casadduoglio.
Pasq: Eh!
Feli: E parla chiaro.
Pasq: Il bottegaio.
Feli: Ohoo.
Pasq: Gli lasci questa roba in pegno e ti fai dare un kilo e mezzo di spaghetti. Non
pigliare la pasta grossa perché io non la digerisco.
Feli: Eh, eh, eh. Pasquá, tu con questa fame digerisci pure le corde di contrabbasso.
Pasq: Va bene, lasciamo andare. Poi ti fai dare dei bei pomidori grossi, che a me gli
spaghetti mi piacciono pieni di sugo.
Feli: Ah.
Pasq: A proposito il sugo come lo facciamo? Che dici? Con la salciccia?
Feli: Eh.
Pasq: (AGLI ALTRI) Con la salciccia?
Feli: Eh?
Pasq: Si!
Feli: Salciccia?
Pasq: Con la salciccia.
Feli: Si.
Pasq: Ti fai dare un kilo di salciccia. Non pigliare quella stantia, quella giá fatta.
Quello c'ha la macchina tritacarne. Prende la pelle, la infila, Trrrrrrrr ta ta
trrrrrrrrrrr tata te la fa davanti a te. Chiaro.
Oh e poi rimaniamo cosí asciutti asciutti?
Feli: Ehhe
Pasq: Solamente spaghetti e salciccia. Vogliamo fare una bella padellata di uuuova.
Ehhe? Uova in padella. (AGLI Altri) Uova? Ehh?
Feli: Uova?
Pasq: Si. Allora dieci uova. Tu le uova le mangi?
Feli: Bé se me le dai, me le mangio, eh.
Pasq: Assicurati che siano fresche. Tu le agiti. Se sono fresche te le prendi, se no
desisti. Eh?
Feli: Mm!
Pasq: Come le vogliamo fare, con la mozzarella? Si. Facciamole con la mozzarella. Le
uova vanno fatte con la mozzarella. Ti fai dare mezzo chilo di mozzarella
di aversa, freschissima. Assicurati che sia buona. Prendi queste dita, premi la
mozzarella, se cola il latte te la prendi, se no - desisti.
Feli: Mm.
Pasq: Oh che altro, niente piú. Un pó di fruttaaa secca,
Ah! Poi ti fai dare pure cinque lire in contanti. E vai di fronte, dal vinaio, a nome
mio. Dici qua mi manda Don Pasquale il fotografo e ti fai dare due litri di Chianti
frizzante. Assicurati che sia CHIANTI. Tu lo assaggi. Usssssssss se é frizzante lo
prendi se no
Feli: Desisto!
Pasq: Desisti.

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Feli: Si.
Pasq: Oh che altro? Ah! Tornando qui a casa affianco al portone c'é il tabacchino.
Prendi due sigari, uno per te e uno per me. E il resto me lo porti va.
Feli: Oh Pasquá dimmi una cosa. Ma qui dentro c'é il Paltó di Napoleone?
Pasq: Che c'entra il Paltó di Napoleone!
Feli: Embe!
Pasq: C'é il Paltó di quando ho sposato mia moglie Concetta.
Feli: Lo conosco, lo conosco quel paltó . . . Se io vado dallo sciartonier con questo
paltó quello mi prende a calci! Hai capito?
Pasq: Ma perché?
Feli: E poi non ci posso andare dallo sciartonier. Tieni.
Pasq: Perché?
Feli: Sono tre mesi che c'ho un mio vestito in pegno, e non sono andato piú a
ritirarlo.
Pas. Eh!. E io nemmeno ci posso andare, C'ha le coperte d'inverno . . .
(ENTRA EUGENIO IL MARCHESINO)
Euge: É permesso.
Feli: Chi é?
Pasq: Uuuuuuuuu marchesino, quale onore. Felice il marchesino.
Euge: (ALLE SIGNORE) Buongiorno.
Pup e Con e luis: Buongiorno.
Pasq: Una sedia al marchesino.
Feli: Una sedia al marchesino.
Pasq: Una sedia al marchesino.
CONFUSIONE VEDI CASSETTA
PASQUALE DA IL PACCO A FELICE E FELICE LO DA AL MARCHESINO
TUTTI METTONO LE SEDIE E POI LE TOLGONO.
Pasq: S'accomodino (Insieme a felice)
Feli: Che fate!?!
Pasq: La SEDIA!!!
TUTTI RIMETTONO LO SEDIA.
Pasq: La migliore la migliore.
Feli: La migliore non c'é.
Pasq: Quella di sotto. Scusate marchesí (GLI TOGLIE IL PACCO E
LO BUTTA SUL LETTO).
Pas e Fel insieme: Prego prego prego prego.
Feli: ACCOMODATEVI.
(TUTTI SI SIEDONO. IL MARCHESINO SI GUARDA AI PIEDI)
Feli: E lei che fa, sta all'impiedi?
Pasq: Uuuuuuuu scusate marchesí (GlI DA UNA SEDIA) accomodatevi.
Feli: É la distrazione.
Pasq: A che dobbiamo l'onore di questa visita.
Euge: Sono venuto a cercarvi perché ho bisogno di voi.
Pasq: Io!

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Euge: Don Pasquale voi mi dovete aiutare. È un piacere che solo voi . . . e vostra
moglie mi potete fare.
Pasq: (A FELICE): Ue Felí fosse venuto a chiedere dei soldi proprio a noi?
Feli: Se avanza questa richiesta . . . Gli do un cazzotto in testa . . .
Pasq: Dite, dite pure marchesino.
Euge: Io mi voglio sposare una ballerina.
Pasq: (A FELICE)Se la vuole sposare.
Feli: Se la vuole sposare. E se la sposi.
Euge: Ehh lo so ma i miei non vogliono, la ragazza é figlia di un cuoco, di un certo
Gaetano Semolone. Sapete quel cuoco che ha ereditato i soldi dal padrone?
Pasq: Cuoco!
Feli: Che bella parola. Cuoco.
Pasq: Eh certo capisco i vostri nobili parenti si oppongono, sposare una ballerina,
figlia di cuoco . . .
Feli: Sposatevi il cuoco!
Pasq: Non scherzare felice.
Feli: No dico sul serio.
Euge: E io me la sposo lo stesso.
Feli: Eh!
Euge: Così i miei dovranno accettare il fatto compiuto. Peró . . .
Pasq: Peró . . .
Feli: Peró . . .
Euge: Peró il padre di Gemma pretende che mi presenti a lui con i miei parenti.
Feli: Peró!
Euge: Don Pasquale solo voi mi potete salvare.
Pasq: Ma in che modo, non capisco.
Feli: Eh sposati il cuoco!
Pasq: Eh dai Felice non scherzare.
Feli: Io me lo sposerei. Un cuoco in famiglia fa sempre piacere. Eh Eh Eh.
Euge: Voi dovete diventare il Marchese Ottavio Favetti, mio padre.
Pasq: Io?
Feli: Tu?
Euge: Voi donna Concetta la Contessa del Pero, mia zia.
Con: Io contessa?
Euge: E qualche altro vostro amico non so, ecco il signore per esempio.
Il principe di Casador, mio zio.
Feli: Io? Faccio il principe di Cassarola.
Pasq: Casador, Casador.
Feli: E va be. No non é possibile, no non sono non sono all'altezza.
Non avete un parente piú modesto? Per esempio il cuoco!!!
Pasq: Che c'entra il cuoco. Il cuoco c'é!
Feli: Il vicecuoco.
Pasq: C'é!
Feli: Sottocuoco.
Pasq: C'é.

12
Feli: Ma io voglio stare in cucina. Lasciatemi in cucina.
Pasq: Non scherziamo felice ti prego.
Feli: E va bene.
Pasq: Marchesí riflettete bene. Se il padre della vostra fidanzata, il cuoco,
si accorge di questa finzione . . .
Feli: Eh giá.
Pasq: Eh! Ci puó dare una solenne bastonatura.
Feli: E noi non siamo in condizione fisiche da poter sopportare una solenne
bastonatura.
Pasq: Eh!
Euge: No state tranquilli, andrá tutto bene.
Pasq: Speriamo.
Feli: Speriamo ai aiu aiuto! (SPROFONDA NELLA SEDIA)
Pasq: Un'altra volta felí.
Feli: Oh.
Pasq: Tira.
Feli: Oh.
Pasq: Venga.
Feli: Oh.
Pasq: Tira.
Feli: Ah! (SI ALZA)
Pasq: Che é?
Feli: Un chiodo!
Pasq: Piano piano.
Feli: Ummm tutti i paesi bassi.
NEL FRATTEMPO TUTTI SI SONO ALZATI TRANNE LUISELLA
Euge: Allora siamo d'accordo, posso andare.
Feli: Si ma un momento io non mi ricordo. Chi chi debbo essere chi sono?
Euge: Il principe di casador, mio zio.
Feli: Ah!
Pasq: E io?
Euge: Il marchese ottavio favetti, mio padre.
Pasq: Ah io sono favetti.
Feli: E io sono cassarola. Eh Favetti e cassarola.
Con: E io chi sono?
Euge: La contessa del pero, mia zia.
Pupe: Papá e io non sono niente?
Pasq: Ah é vero marchesí, mia figlia mica la posso lasciare a casa, non c'é un
personaggio anche per lei?
Feli: Ma si, si che il marchese é tanto buono lo tira fuori un personaggio.
Ci penso io. Dunque ha detto:
Principe, marchese, la contessa del pero ehhhhhhhhé:
LA REGINA!
Pasq: Non scherziamo felice.
Feli: Dico sul serio....

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Euge: Aspettate, mia zia ha una figlia. Potrebbe essere mia cugina, la contessina del
pero.
Pasq: Ecco.
Pupe: Oh mammá che bellezza, faccio la contessina.
Euge: Oh quello che mi raccomando é aria di nobiltá . . .
Feli: Oee!
Pasq: A marchesí a proposito come veniamo.
Feli: A piedi no perché non ce la facciamo.
Pasq: Dicevo come dobbiamo venire . . . vestiti?
Feli: Ah!
Euge: E potete mettere i vostri abiti della festa.
Feli: E marchese veda, noi abbiamo PASQUA CAPODANNO E
FERRAGOSTO, eh eh eh.
Pasq: Eh eh eh, tutto qui.
Euge: Ho capito. Allora domani vi faró avere i vestiti.
Feli: Si, e possibilmente qualche maglia di lana, PESANTE!
Pasq: Che c'entra? La maglia non si vede.
Feli: Ma a noi ci serve peró.
Euge: E se reciterete bene la vostra parte sarete ben ricompensati.
insieme: GRAZIE GRAZIE
Feli: Vorrei dire una cosa, con il permesso del marchese, noi verremo che avremo
giá mangiato, ma dico se caso mai ci dovesse venire un póchettino d'appetito,
c'é qualche cosettina da mettere sotto i denti?
PASQUALE LO TIRA PER UN BRACCIO.
Euge: E altro che! Lá c'é tutto. Brodo. . . Pastaasciutta.
(tra E poi ci sono gli antipasti, caviale (caviale) ostriche (ostriche) filetti di tacchino
pa- (filetti di tacchino filetti di baccalá) omelette (omelette di baccala con i
ren- fagioli) fagiani e poi c'é il dessert formaggio te caffe (formaggio te caffe me)
tesi dolci (frutta caffe) Zuppa inglese (zuppa inglese zuppa francese) millefogli Feli-
(millefogli MILLEPIEDI, Mimemmpapa pasquale pasqua su, su con la vita.
ce:) Caro marchese eh pasquale ha mangiato da poco, lei nomina tutte queste
pietanze a lui gli viene la nausea.)
Pasq: Scusate marchesino.
Feli: Pensa agli affamati. Pensa agli affamati.
Pasq: Un capogiro.
Feli: Dai dai dai.
Pasq: Marchesí volevo domandare dobbiamo andare lontano?
Euge: Questo é l'indirizzo (DA UN BIGLIETTO A PASQUALE)
Pasq: (LEGGE) Cavalier Gaetano Semmolone via Cavour 125, SI!
(POGGIA IL BIGLIETTO SUL TAVOLO DAVANTI A LUISELLA CHE LO
GUARDA, LO PRENDE E SE LO METTE DENTRO AL REGGISENO.
Euge: Allora siamo d'accordo.
Pasq: D'accordissimo.
Feli: Siete in buone mani.
Euge: Grazie. Donna concetta, Buongiorno.

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Feli: Accompagnate il marchese.
Pasq: Ossequi marchesino.
Luis: Marchesí scusate una domanda.
Euge: Dite, dite pure.
Luis: Questo signore che dovrebbe fare vostro zio il principe di Casador, non vi ha
detto che ha una moglie la quale sono io. Non so potrei venire anch'io. Potrei
fare la principessa, non vi sembra.
Euge: Mi dispiace ma non é possibile. Mia Zia, la principessa di Casador é molto
ammalata. Malattia di petto, lo sanno tutti. É piú di una anno che non esce di
casa, non si puó.
Feli: Hai sentito, hai sentito. Se ci fosse stato da fare un altro personaggio, il
marchesino, gentilmente, te lo avrebbe proposto. É chiaro. La zia del marchese
é gravemente ammalata, forse va a casa e la trova anche MORTA. Vuoi fare la
morta tu? Vai in cucina a preparare il pranzo che é giá tardi
Pasq: Marchesí come non detto, a domani a domani.
Euge: Arrivederci Don Pasquale.
Feli: Accompagnate il marchesino.
Pasq: Marchesino mi raccomando i vestiti.
Feli: Marchesí le MAGLIE!
Pasq: Le maglie non servono.
Feli: Le maglie servono!
Pasq: Non servono!
Feli: Pasquà io sto senza camicia sotto.
Pasq: Eh va bene, va bene.
(LUISELLA DA’ UNA BOTTA ALLA SCHIENA A FELICE)
Luis: Senti!
(FELICE SI APPOGGIA A PASQUALE)
Pasq: Oh Felì non . . .
Feli: Chi è stato?
Luis: IO!
Feli: E come ti permetti? Con questa debolezza rischi di farmi andare con la faccia per
terra . . .
Luis: Felì basta! Felì non ne posso più di fare questa vita. E domani vedi quello che
devi fare e vammi a spegnorare tutta la mia roba, hai capito, vammi a spegnorare tutta
la mia roba, hai capito!!!
Feli: Uè uè UE’! Non alzare la voce. La gente che sente chissà cosa pensa, cosa crede,
oh! Che t’ho pegnorato una villa, un palazzo, un piroscafo, un triciclo . . . che
t’ho pegnorato . . . un misero anellino che mi hanno dato cento misere lire.
Luis: Ah si? E quando ti sono servite non erano misere.
Feli: Oh!
Con: Quando si vuole bene ad un uomo si fa qualunque sacrificio.
Luis: Tu statti zitta perchè a te ti tengo qua, eh!
Con: No io parlo.
Pasq: Ti ho detto tante volte che quando c’è tuo marito presente non devi fare
discussioni. Hai capito?

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Luis: Eh, quando c’è l’uomo, lasciate parlare l’uomo.
Pasq: Si capisce.
Feli: Ma perchè Pasquale é uomo?
Pasq: Perchè non sono uomo?
Feli: No dico che Pasquale è uomo dadadada litigare, oh.
(VERSO LUISELLA:) Senti io domani ti spegnoro tutto.
Pasq: Bravo Felice!
Feli: A costo di farmi prestare i soldi da Pasquale.
Pasq: Bravo Fel .. .Non scherzare a Felì!
Con: Lasciatela perdere Don Felice.
Luis: (GRIDANDO) A chi lasciatela perdere.
Con: A te.
Luis: Ma vieni qua
Con: Vieni qua
Luis: Ma vieni qua
(LE DUE DONNE CERCANO DI AZZUFFARSI SEPARATE DAGLI ALTRI)
Feli: Eh basta!
Pasq: La vogliamo finire o non la vogliamo finire!
Feli: Siamo delle persone per bene, o no? Io sono un signore, (SBATTE LA
SEDIA) non mi ci so trovare in mezzo a questo guazzabuglio, è chiaro?
(TUTTI LENTAMENTE SI AVVICINANO ALLE LORO SEDIE PUPELLA HA IN
MANO I GUANTI DI DON GIACCHINO.)
Eh che siamo Guelfi e Ghibellini, Guelfi e Ghibellini . . . Eh che sono Ghibellino
io?
Pasq: Qua non si vive più.
Luis: E certo.
Pasq: Non si vive più!
Con: Mamma mia!
Pasq: Oh! ... (SI BATTE LA COSCIA. A QUESTO PUNTO SONO TUTTI SEDUTI)
Veramente si mangia pane e veleno.
Feli: Oooooooa Pasquà te l’ho già detto un altra volta. Qua si mangia solo veleno.
(ENTRA UN CUOCO GUARDA IL TAVOLO E A LORO, POI ESCE TUTTI
VOLTANO A GUARDARLO USCIRE))
Pasq: (STROPICCIANDOSI GLI OCCHI)Un miraggio.
Feli: Io ho sognato il padre della ballerina, il cuoco.
(RIENTRA IL CUOCO CON ALTRI DUE E APPARECCHIANO LA TAVOLA)
(IL CUOCO FA UN INCHINO A DESTRA E SINISTRA CORRISPOSTO ESCE)
(QUATTRO SCATTI PER AVVICINARSI AL TAVOLO FELICE FA IL PRIMO
(FISCHIETTANDO)
Feli: Eiss! (E TUTTI SI BUTTANO, ENTRA GIACCHINO, FEL A CARPONI
VIENE COPERTO DA CONC PASQ E LUIS CHE SI VOLTANO VERSO
GIACCHINO, E CONTINUA A MANGIARE DALLA MANO DI PASQUALE
ANCHE PUPELLA CONTINUA A MANGIARE)
Giac: Permesso (ENTRA) E’ permesso? Scusate tanto, ma stamattina andando via ho
dimenticato i guanti.

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Pupe: Ee..e..eccoli (CON LA BOCCA PIENA)
Giac: Grazie, grazie tante ( MENTRE ESCE DICE ARRIVEDERCI).
Pasq: Buone cose buone cose Don Gioacchì.
Luis: Buongiorno.
(SI RIVOLTANO VERSO LA TAVOLA, FELICE E IN PIEDI SUL TAVOLO E
GIACCHINO RIENTRA E LORO SI RIGIRANO VERSO DI LUI)
Giac: Scusate . . .
Feli: TA tada ta tada .. . . (TUTTI CANTANO DIETRO FELICE)
Giac: Ma che sta facendo?
Pasq: Eh si, non abbiamo appetito e facciamo quattro salti.
Giac: Ah! Volevo dirvi . . che io . . . in questa casa . . . non ci vengo più. (RIESCE)
Feli: Meno male!
TUTTI: ohoooooooooooooo! (SI RIMETONO A MANGIARE, FELICE METTE GLI
SPAGHETTI IN TASCA. SCENDE IL SIPARIO)

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