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5 MENSILE DELLA MARINA MILITARE DAL 1868 Ce — RICCARDO CAPPELLI MARZO 2001 (Estratto) POLITICA INTERNAZIONAL LE «AREE DI SICUREZZA» Una valutazione delle esperienze del ONU nell'ex ligoslavia RICCAR Ta seguito al continuo aggravarsi del conflitto armato in Bosnia-Erzegovin: il Consiglio di Sicurezza votd unanim mente a favore della costituzione di sei zza+: Srebrenica, (risolu- zione 819 del 16 aprile 1993) e. succes. sivamente, Sarajevo, Tuzla, Zep Gorazde ¢ Bihac (risoluzione 824 del 6 maggio 1993). I caschi blu dell'UN PROFOR (United Nations Protection. Force), attivi sin dal 1992, si rovarono, cosi, di fronte, a un ampliamento del loro mandato in contrast con i pring pi del peace-keeping che prevedono accordi di pace © di cessate il fuoco con la volonta di pacificazione delle parti € consenso delle stesse all'inter vento del’ ONU. Con tli premesse il loro destino era segnato: usare il peace-keeping in mancanza di meglio & una politica condannata al disastro. Nella risoluzione 824 si chiedeva limmediata cessazione degli attacchi armati o di ogni atto ostile contro queste aree di sicurezza e il ritiro di tutte le unitd militari © paramilitari serbo-hosniache dit queste citta fino a una distanza tale da non costituire pit una minac one locale. Si richiamavano. inoltre, le parti a rispettare la liberta di movimento del’ UNPROFOR © delle agenzie umanitarie operanti nelle aree di sicu- ichiarava, infine, che queste «no create facendo riferimen- PPE! 10 to al capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite. Queste prime. cruciali risoluzioni dedicate allinstaurazione di aree di sicurezza, contenevano alcuni punti oscuri: per esempio, quali fosse- ro i contini reali di queste zone protet- te. Infatti, il Consiglio si limitava «ind care le sci citta ¢ le loro vicinanze. una definizione geografica vaga e. di conseguenza, non veniva chiarita neanche quale fosse la distunza di sicu- rezza prevista per le truppe serbe Ancora: non si poneva alcun esplicito divicto all'uso delle zone di sicurezza da parte delle forze armate musulmane quale base di partenza per operazioni offensive. Con kt risoluzione 836 del 4 giugno 1993 (anche questa faceva rife- rimento all capitolo VID, si precisavano. i compiti dei reparti UNPROFOR schie- a difesa delle sei citi anzidete. In particoltre, i pochi militari disponibili dovevano dissuadere attacchi contro le zone di sicurezva, sorvegliare i cessate- -ilfuoco locali, promuovere il ritiro di tutte le unitd militari © paramilitari dalle aree protette (a cecezione di quelle appartenenti al governo bosniaco- -musulnino), occupare i punti chiave del territorio da difendere e, infine, partecipare e offrire protezione alle operazioni di aiuto umanitario delle agenzie operanti nelle zone di compe- tenza. Con la risoluzione 844 del 18 giugno 1993, il Consiglio di Sicurezza a RIVISTA MARITTIMA, Man 02001 POLITICA INTERNAZIONALE Le -aeree di sicurezza Un weicolo del Genta canadese in azione a Vukovar nel maggio 1992 (foto di Keep approvava il dispiegamento di ulteriori 7,600 uomini, la cosiddetta -opzione leggeras, invece dei 34.000 ritenuti necessari dal segretario generale per assicurare il pieno rispetto delle aree protette (1). Con leccezione di Srebrenica e Zepa, dove un accordo con le fazioni in lotta, seppur precario, fu raggiunto (anche se nel caso di Srebrenica i caschi blu persero la mappa originale firmata dalle parti), le altre quattro aree di sicurezza rimasero senza una chiara delimitazione geografica e senza uno status accettato. E il caso di Goradze, dove la mancanza di caschi blu in numero adeguato € della volont3 di negoziare delle parti in lotta rese impossibile il raggiungimento di uno specifico accordo, cosicché i caschi blu poterono fare ben poco di fronte all'of- fensiva serba sferrata nella primavera del 1994 contro la citta. Cosi come si registrarono violazioni, da entrambe le parti, al divieto di disporre armi pesanti 4 nella fascia di esclusione di venti chilo- metri (General Accounting Office 1995b). A Bihac la situazione, gid tesa, si aggravd nell’ottobre 1993 quando Fikret Abdic, un leader dell opposizio- ne bosniaco-musulmana, dichiard l'au- tonomia di Bihac nei confronti del governo di Sarajevo. Dalle parole si pass ben presto ai fatti: scontri armati tra lealisti € oppositori, questi ultimi appoggiati dall'artiglieria serbo-croata, infiammarono Bihac sino all'agosto del 1994, quando le forze di Abdic dovet- tero ritirarsi nella loro roceaforte di Velika Kladusa (2), In seguito a questa vittoria le forze lealiste passarono al'attacco delle linee serbe circostanti Bihac, ottenendo la pid vasta conquista territoriale dellintera guerra. Questa offensiva poneva in evidenza il fatto che, in generale, /'Fsercito della Bosnia-Erzegovina ha usato le aree di sicurezza come Iuoghi nei quali le proprie truppe potevano riposarsi RIVISTA MARITTIMA Me 2001 POLITICA INTERNAZI DNALE Le -aeree di sicurezza addestrarsi ¢ equipaggiarsi cost come sparare alle posizioni serbe, provocan- do in tale maniera la rappresaglia serba (3). Inc zone di sicurezza vi erano tre, nell'ambito delle allazioni mmilitari 'importanza vitale per le forze musulmane: quartieri generali di corpi d’armata a Bil izla, quello dell'intero Esercito a Sarajevo, fabbri- che di materiale strategico (munizioni prodotti chimici, ece.) a Tuzla e Goraz Durante Voffensiva del Q corpo d’armata musulmano, il suo quartier generale a Bihac fu sottoposto a un pes: de into © bombardamento aereo. Suggestivis imnna ai un soldat canadese in serv di Christian “oulombe) a basso a sinistra militare olandese appartenenie al 198 ‘Commando Troup. Comp un turno df notturne in anche con bombe al napalm, da pat ei serbo-croati_ di Kraijna Quest'incursione provocé la risposta NATO, con l'operazione aerea ai danni lell'aeroporto di Udbina, operazic condizionata dal crite rio della forza tipico del peace-keeping. Infatti i 39 cacciabombardieri impiegati nell’at- tacco delaeroporto di Udbina come base dall'Aviazione serbo-croata ano l'ordine, a seguito di una cis: niesta del comando ONU. di on distruggere labiettivo, nderlo inutilizzabile per alcuni gior i. In particolare, il segretar del‘ ONU viet di at difesa aerea dell'acroporto e i velivo! minima usato sole gener accare il sistema di hi dite al persona- le serbo. Solo in seguito a pression politiche, Boutros-Ghali bombardamento contraereo. dislocati per evitare p acconsenti al del dispositivo Tale attacco soddisfece i bosniaco-musulmani chy operare per 1 un cessate il fuoco duraturo, invece di urrivare operavano per creare POLITIC: Le -aeree di sicure: le condizioni necessarie per gli inter- venti aerei della NATO (Boyd 1995). Il generale Rose, ex comandante dell UNPROFOR, ha esplicitamente usato Je uppe musulmane di aver talvolta volontiriamente dato prova di scarsa combattiviti, come a Gorazde nel 1994, per favorire sempre pid il coinvolgimento di NATO e ONU nel conflito, E chiaro a questo punto che la costi- tuzione di aree protette in zone di aperta conflitualita & una scelta rischiosa, sia in termini militari che politici. Infatti, i peacekeepers si wova- no alla mercé degli assedianti come accadde, per esempio, ati caschi blu del Bangladesh assegnati alla difesa dell rea di sicurezza di Bihac, che arrivaro- no in zona d'operazioni nel giugno 1994, senza i tre quanti dell’armamento (General Accounting Office 1995), A causa del blocco dei rifornimenti attua- to dai Serbo-Bosniaci, i soldati di questo reparto furono costretti a mangiare per diverse settimane radici per sopravvivere (5). Cosi come gli okandesi di guardia a Srebrenica dov vano pautugliare il perimetro difensivo a dorso di mulo, in quanto i Serbo- -Bosniaci non lasciavano passare i rifornimenti di combustibile (Turnbull 1996). Il segretario generale. ricono- scendo le difficolta incontrate dalle Nazioni Unite nella difes: delle sei citta protette. pose Faccemto sulla scarsit’ di risorse, in uomini ¢ logistica. dell" UN- PROFOR' che rimaneva. egli ricorda, suna-forza di mantenimento della pace altantente dispersa ¢ armata alls legge- ra che non aveva il mandato, l'equi- paggiamento, l'addestramento € lo schieramento per essere combattente- (6), i cui destini erano affidati alla TERNAZION. buona volonta delle parti. Se si tiene conto che il comandante delle forze ONL, il canadese Mackenzie, valutava in 40.000 il numero dei caschi blu necessari ad assicurare In protezione degli abitanti della sola Sarajevo (Gaia- ni 1992) (7), si pud facilmente intuire che pure se il Con: avesse approvato l'ulteriore dispiega- mento di 3-,000 unitd, la situazione sul terreno, pur migliorando, sarebbe stata ancora lontana dall'essere ideale. Specialmente se I'UNPROFOR cont auava ad agire secondo i dettami del peace-keeping, che impediscono attac? chi preventivi e/o dissuasivi e uso massiccio dell'appoggio aereo. 1 problemi politici relativi alla crea- zione di arce di sicurezza sono ancor pitt gravi. se possibile, di quelli militari. Infatti, a livello strategico si pone a repentaglio la conclamata imparzialita della missione di pace, rischiando cosi di identificarsi con una delle parti in lotta (8). E lo stesso Boutros-Ghali a riconoscere. con un‘attenta analisi, i rischi € i pericoli connessi all'istituzio- di aree di sicurezza, specialmente quando queste sono dimportanza str tegica e fungono, al riparo dello scudo ONU. da base offensiva per le forze nemiche. Per esempio, in un rapporto sult situazione bosniaca della prima- vera 1995 si pud leggere (oltre alla violazione dlell'accordo di smilitarizza zione locale con i bosniaco-musulmani fimasti in possesso di armi all'interno dell'area protetta di Srebrenica) che nei mesi recenti le forze governative hanno considererolmente incrementa- to la loro attivita militare allinterno e intorno alle aree di sicurezza, © molti di queste, incluse Sarajevo, Tuzla e Bibac sono state incorporate nelle pitt “Marzo 2007

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