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Didone agli inferi

Oh, infelice didone, quindi giunse a me una notizia vera, che eri morta e che eri giunta ad una
soluzione estrema con una spada? Ahimè, fui [io] la causa della tua morte? Giuro sulle stelle e sugli
dei, e se c'è una qualche lealtà sotto le profondità della terra, a malincuore me ne andai dalle tue
spiaggie, o regina.
Ma gli ordini degli dei che mi costringono ad andare per queste ombre, per luoghi orridi per lo
squallore, e per la notte profonda, mi spinsero con i loro comandi. E non potei credere che dalla mia
partenza ti sarebbe arrivato3 un così grande dolore.
Ferma il passo e non sottrarti alla mia4 vista. Da chi fuggi? Questa è l'ultima volta che ti parlo, per
volere del fato".
Con queste parole Enea calmava nell'animo [Didone], ardente, che lo guardava biecamente6, e
scoppiava in lacrime. Quella teneva volta dall'altra parte gli occhi fissi a terra né si commuove nel
volto per il discorso cominciato più che se fosse dura selce o roccia marpesia. Infine si staccò e
fuggì nemica nella foresta imbrifera, dove il precedente marito Sicheo condivide i suoi affanni e
eguaglia l'amore. Nondimeno Enea, sconvolto dall'iniqua sorte, segue in lacrime a lungo lei che si
allontana e la compiange.

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