Ecco un elenco di alcuni motivi per i quali questa riforma non ci piace
Il secondo comma dell'Art.1 definisce in modalita’ meritocratiche la liberta’ di
sperimentazione organizzativa interna all’ateneo alternativa a quella definita dalla riforma. Il criterio di valutazione meritocratico di un ateneo rispetto ad un altro viene decretato dal Ministero non in forma di regolamento cosi’ come la verifica del funzionamento di tale sperimentazione. Di fatto l'autonomia organizzativa data alle università dall'Art.33 della Costituzione e dall'Art.6 della legge del 9 Maggio 1989 diventa un'esclusiva degli atenei virtuosi secondo le politiche del Ministero, ossia quelli che conseguano stabilità e sostenibilità del bilancio, nonché risultati di elevato livello nel campo della didattica e della ricerca. Nell'Art.2 vengono definiti gli organi e l'articolazione interna dell'Università, gli organi previsti sono: la figura del Rettore, il Senato Accademico, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio dei Revisori dei Conti e il Nucleo di Valutazione. La novità è proprio la composizione del CdA: undici membri massimo, Rettore incluso, una rappresentanza elettiva degli studenti, designazione o scelta degli altri componenti secondo modalità previste dallo statuto tra personalità italiane o straniere in possesso di comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un'esperienza professionale di alto livello con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale, un numero di tre consiglieri nel caso in cui i membri totali siano undici e non meno di due nel resto dei casi. Nel comma 1 si evidenzia come al CdA venga dato il potere di deliberare sull'attivazione o la soppressione di corsi e sedi, mentre al Senato rimane la possibilità di approvare il regolamento in materia di didattica e ricerca (previo parere favorevole del Cda) e di formulare pareri e proposte sullo stesso campo. In poche parole il destino di corsi o addirittura sedi di facoltà e corsi di studio viene deciso da un organo amministrativo caratterizzato da una forte presenza di privati esterni all'ateneo provenienti da aziende e società italiane o estere. Nell'Art.4 viene trattato un argomento molto caro a tutti: il fondo per il merito e i buoni studio, ma cosa sono in realtà? La strategia del Ministero è quella di concedere dei prestiti d'onore tramite le banche da un fondo alimentato da versamenti spontanei di enti, società, fondazioni e privati da restituire al termine del corso di studio, inoltre per usufruire di tali prestiti è obbligatorio effettuare un test a pagamento! Oltre il danno la beffa...se prima eravate turbati dal dover chiedere un mutuo per la prima casa, ora vi indebiterete anche per la laurea! L'Art.12 definisce una quota del 10% dei finanziamenti alle Università Pubbliche da destinarsi alle Private “al fine di incentivare la correlazione tra la distribuzione delle risorse statali e il conseguimento di risultati di particolare rilievo nel campo della didattica e della ricerca”. Tralasciando il significato intrinseco di queste affermazioni, ci chiediamo come mai delle università cosiddette private debbano ricevere paradossalmente finanziamenti altresì destinati agli atenei pubblici. Se vuoi che la tua università rimanga autonoma nella sua gestione e amministrazione, che rimanga pubblica e libera da interessi privati e aziendali, che il tuo merito non venga premiato con un debito, che il Ministero dedichi più risorse al pubblico piuttosto che al privato Scendi in strada a manifestare il 17 Novembre!! Ritrovo davanti Fisica (via Giuria 1) alle 9:00 Ci scusiamo per aver tralasciato gran parte delle restanti problematiche, ma lo spazio è quello che vedete, per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare il nostro forum all'indirizzo http://collettividiscienze.forumfree.it/