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Claudio Magris - il viaggio: andata o ritorno?

IV Edizione Dialoghi sull'uomo, festival culturale di antropologia del contemporaneo.Quest'anno il programma e' dedicato al tema L'oltre e l'altro. Il viaggio
e l'incontro, che e' alla base degli studi antropologici e al contempo di inesorabile attualita' nell'era della globalizzazione, in cui i flussi di persone, immagini,
merci e idee e' sempre piu' rapido e percettibile. Il viaggio, lo spaesamento, l'incontro con l'altro trasformano l'individuo e la sua percezione, aprendolo a
nuovi panorami e a diverse visioni del mondo, che si nutrono delle culture d'origine cosi' come di quelle d'approdo.

Viaggiare non solo viaggiare lontano, ma anche in terra propria, si


coglie cio una nuova prospettiva del gi conosciuto. E il raccontare
il viaggio il racconto della nuova prospettiva, si sente il bisogno di
raccontare il viaggio come scoperta di nuove prospettive. Il viaggio
non pu esistere se non viene narrato, i pi grandi scrittori sono
coloro che narrano ci che hanno visto. Molti sono i significati del
viaggio:la prima metafora viene della teologia parla dello status
viatoris, ovvero il viaggio della vita che ha un suo inizio e una sua
fine,cio lo stato viaggiatore delluomo. Molti scrittori, da Boudlaire a
Gadda hanno sentito forte questo nesso tra viaggio e morte, basti
pensare ai Viaggi e la morte di Gadda. Il viaggio in realt il modo
privilegiato di vivere pi largamente e liberamente il presente, ci
toglie il peso dalle mille cose quotidiane. Bisogna considerare per
anche landatura del viaggio, che rettilineo e che dunque termina ,
ha una sua fine, la fine del viaggio. Qui il viaggio diventa Odissea, cio
viaggio della vita: a questo punto la domanda il viaggio trae il suo
significato dalla fine o no?, che un po come chiedersi se la morte
il momento culminante della vita, oppure uno dei tanti momenti. Per
Magris non la fine il momento culminante o pi importante della vita
o del viaggio.
Ci sono infatti anche viaggi che per eccellenza non vogliono arrivare
alla fine, che tendono a differire il momento della fine, il cui centro
sempre ogni volta una nuova tappa, che non tappa ma nuova meta
ogni volta. Il vero viaggio quello che non ha meta, quel viaggio per
vagabondare, alla flaneur. In questo senso il viaggio, che non sia
costituito dalla smania di arrivare, la condizione per eccellenza di
chi vuole vivere il presente, senza doverlo sacrificare al futuro. Non si
vive nellattesa che qualcosa accada, quasi ci si dovesse avvicinare
alla morte, ma si vive per vivere il presente ed cos che si deve
viaggiare. Sicuramente il viaggio fatto da un itinerario, ma anche
fatto di deviazioni: il viaggio vero quello disponibile allimprevisto,
alla deviazione, allimprevisto. Goethe quando viaggiava per lItalia si
paragonava ad una bottiglia senza tappo messa sotto lacqua dentro
un fiume, e che dunque veniva riempito dalle cose che il fiume
portava.( quello che capita nella mia bottiglia non capita nella
bottiglia degli altri)C dunque da considerare laspetto della casualit
dunque nel viaggio e nella vita, rispetto alla programmazione. Il
viaggio nomadismo per eccellenza(Tarabas: ein Gast auf dieser Erde
Roth. Il tema del vagabondo): ognuno un ospite di questa terra,
ognuno homeless e questo ci libera dallidea che tutti abbiamo di
essere inseriti: il viaggio dunque ci libera!
Il titolo andata o ritorno allude alla grande domanda sul senso del
viaggio ovvero della vita, domanda posta dalla pi grande opera mai
scritta :lOdissea. DallOdissea in poi il viaggio diventa metafora della
vita. Il problema che pone ogni odissea se alla fine lio viaggiatore
torna a casa alla fine nonostante tutto confermato in s stesso,

avendo riaffermato la sua individualit o se ci si perde solo per strada,


cio se il viaggio della vita un perdersi, perdere pezzi di se stesso
per strada e non diventando veramente nessuno, come diventa ulisse
con polifemo. Da questo pdv c tutta una letteratura di Ulissi che
tornano ad Itaca, che non tornano ad Itaca, o che tornano per ripartire
e da qui lultimo Ulisse che fa un viaggio rassicurante e rassicurante
quello di Joyce; molto pi classico di quello di Omero, perch alla
fine Leopold Bloom torna a casa confermato in s stesso. Ha un figlio,
ha un matrimonio anche se macchiato dai tradimenti e inoltre torna
per restare. LUlisse di Omero torna, riafferma la sua identit, se
stesso, dopodich vuole ripartire: da pi lidea del viaggio della vita
come qualcosa in cui ci si perde. Da qui nasce la grande domanda che
ogni viaggio lontano da casa pone: se ci si arricchisce anche
attraverso esperienze che ci rattristiscono, ci mutilano ma si diventa
pi noi stessi nel confronto con gli altri, oppure un perdersi come
acqua messa in altra acqua.
Il viaggi significa oltrepassare delle frontiere, fisiche e non. Magris
nasce nel 39 a Trieste e dopo la guerra si ritrova al di l della cortina
di ferro. Lui vedeva quella frontiera e al di l per lui il mondo era
sconosciuto, era lest staliniano, il simbolo dellinquietante, dello
sconosciuto. Allo stesso tempo lo conosceva bene perch fino alla fine
della guerra faceva parte dellItalia e lui lo conosceva benissimo.
Questa identit di noto-ignoto, fondamentale in letteratura e per il
viaggio nel senso di passaggio dal noto allignoto, si passa a pensare
qualcosa di noto come ignoto e viceversa. In qualche modo per
crescere veramente c bisogno di valicare quella frontiera, questo
avviene spesso nei territori di confine dove il rapporto con loltre e
laltro sentito particolarmente per la sua forza e violenza e dove
soprattutto c lossessione di relegare laltro al di l del confine. Il
viaggio valicare confine, accostarsi allaltro fino al punto di vedere
quanto laltro sia altro.
Si sempre un po dallaltra parte, si sempre al di l della frontiere.
La frontiera unisce in effetti: il viaggio cos sempre possibilit di
vedere fino a che punto laltro dentro la nostra frontiera. Chi ha
vissuto a contatto col mondo dellest ha avuto modo di vedere lest
come mondo dellaltro, violentemente disprezzato. Lest sinonimo di
altro, rispetto ad una civilt che si considera superiore. Per Magris il
viaggio per eccellenza stato infatti il viaggio allest in cui ha messo
ben a fuoco le differenze.
In Roth luscita dallo shtetl e lavventurarsi nel mondo significa anche
imparare a leggere i valori, i codici di comportamento degli altri, che
si rivela anche per leggibile perch simile al nostro o totalmente
lontano dal nostro tanto da farci mettere in discussione il nostro
sistema di valori e codici di comportamento.
Il viaggio migliore forse il viaggio che si fa lontano dai grandi eventi:
se il viaggio fatto durante i grandi eventi ci si concentra su quelli,
facendo perdere tutto il resto. La possibilit di vedere cose meno
importanti che ci fa capire anche cose che sono successe dopo: il
viaggio ideale quello che non ha un tema principale, quello
zingaresco.

Il viaggio in letteratura ha diverse declinazioni: quello rettilineo,


circolare, in cui si torna o non si torna, il viaggio lento o veloce. Il
gesto primitivo della letteratura quello di fare esperienze,
incontrare storie prendendole al volo ed una parte costitutiva del
viaggio. Per questo sono legati viaggio e letteratura.
Weiniger diceva che viaggiare immorale: come se viaggiare fosse
sospensione della responsabilit, neutralit rispetto a ci che succede
nel luogo che si vista. Se c una guerra nel posto che vistiamo
sappiamo che prima o poi torneremo a casa, non ci sentiamo coinvolti,
responsabili. Gli esuli politici che ad esempio sono andati via per
diventare cittadini per laltro mondo in cui arrivavano, prendono
responsabilit rispetto a chi esule per salvare la pelle.
Si arriva al nesso viaggio-mente. Si regalano dei luoghi: nasce cosi il
viaggio-fuori e il viaggio-dentro.

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