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2 Giugno 2016 Nuovo Quotidiano di Puglia

Claudia Presicce recensisce Ferzan Ozpetek, Edoardo


Winspeare di Vincenzo Camerino
"In verit il cinema 'medio' possiede pi vita terrena e maggiore 'calura' interpretativa". Il giudizio
sempre funambolico e fresco, nonostante una preparazione strutturata tra decenni di film e tra
generazioni diverse di registi, attori e scritture, quello di Vincenzo Camerino, gi docente di Storia
e critica del cinema e di Semiologia presso l'Universit del Salento. Nel suo ultimo libro "Ferzan
Ozpetek, Edoardo Winspeare" (Musicaos Edizioni, 10 euro) organizza un discorso, in apparenza
legato ad un volo pindarico, tra i due registi che animano il panorama italiano, per parlare pi in
generale anche della produzione cinematografica di oggi.
Sulla scia delle emozioni legate alle due filmografie, che concretamente hanno creato un seguito
che si fatto strascico di memorie legate a questo o quel titolo, i due registi vengono guardati con
l'occhio del critico, ma anche con lo sguardo di chi riesce a contestualizzare, in un panorama storico
pi complesso, i loro lavori, le loro personalit, e soprattutto i luoghi della formazione esterica che
sottendono ai due operati. Cos, anche al di l delle stesse intenzioni degli autori, si scoprono legami
fortissimi con una tradizione che in ogni caso prepotente, soprattutto in epoche come questa, in
cui il presente ancora sfuggente, minaccioso o segnato da un grosso baratro tra il cinema
considerato alto, "d'autore", e quello commerciale.
Il discorso parte proprio dalla constatazione su "un cinema italiano medio, ovvero delle narrazioni
nel cui ambito sguardo d'autore e richiamo popolare risultano monchi, deficitari, mal interrelati",
spiega Camerino. Accanto ai vari Bellocchio, Olmi, Moretti, Garrone, Sorrentino e compagni scorre
una filmografia "zeppa di luoghi comuni, raccogliticcia, barzellettare...". C' pure il fenomeno dei
"titoli assistiti", una destra che ha creato disimpegno e dipendenza televisiva e una sinistra troppo
retorica e verbosa. Camerino ragiona sulla situazione attuale spaziando tra riflessioni di giornalisti e
osservatori, guardando alla critica e alle interrelazioni che in questo mondo diventano parametri e
disegnano scenografie. A volte per la sorpresa sovverte certe previsioni troppo paludate: il
fermento che l'autore vede arrivare dal Sud migliore, anche letterario, che lontano dai centri
"cloroformizzati" ha libere intuizioni e guizzi d'ingegno, ma spesso resta legato ad un cinema
invisibile, senza distribuzione e sostegni economici.
Inserisce poi nello sguardo d'insieme la filmografia di Ozpetek, partendo da "Cuore sacro" quello
che, scrive, molti professionisti del cosmo cinefilico (e non) e innumerevoli "torelli" della critica
aspettavano, dopo l'oculato mlo "La finestra di fronte".
Il respiro religioso di questo film in contrasto netto con la rigidit capitalistica, il dono e la memoria
corale come contraltare di un'epoca di tenace individualismo, rendono questa pellicola un pezzo di
storia contemporanea a s. Lo stesso Ozpetek racconta (in epoca pre-crisi) di aver ripreso la vera
gente che mangia alle mense, ex impiegati, pensionati statali, signore "bene" ormai decadute.
Ma del regista italo turco c' in realt in queste pagine molto di pi, un'analisi che rispetta la cifra
della libert e dell'imprevedibilit tipiche del cinema indipendente. A Winspeare poi dedicata
un'intervista che comincia da "Pizzicata" e dalla ricerca delle motivazioni del localismo anche
linguistico, inevitabilmente legate ad una formazione lontana da quel Salento raccontato come
elemento protagonista. Camerino si sposta poi con disinvolture tra le varie ricerche linguistiche del
regista salentino, da "Il miracolo" del 2003 a "Galantuomini", fino all'ultimo "In grazia di Dio" di
cui, tra le tante cose, cogli l'ampia personalit dei protagonisti.

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