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Al monastero dei Benedettini la mostra
sui cento anni di archeologia italiana
Catanesi a Creta
Nits primavera det 84
un giovane studioso di
Rovereto, Federico Halbherr,
sbarcava a Creta. Aveva il
compito di cercare testimo-
nianze epigrafiche in un'isola
che era allora «terra inco-
gnitay per gli archeologi. Del
‘suo passato era testimonianza
solamente il mito, che vi
collocava il ricordo di una
grandezza, legata ai nomi di
Minosse, di Dedalo, del La-
birinto e del Minotauro. Le
acento citté» cantate da
Omero erano allora solamente
dei nomi, rest concreti_ solo
dalle deserizioni di viaggiatori
che avevano in qualche caso
visitato le rovine.
Halbherr trovo le sue epi-
grafi, in quantité. tali da
sorpassare le pitt ottimistiche
previsioni: fra di esse la
wregina delle iserizioni_gre-
che», la Grande Epigrafe
contenente le leggi che rego-
lavano la vita dei cittadini di
Gortyna. Maa Creta egli
trové anche i resti di una
civilta millenaria, sino ad
allora sconosciuta, che dagli
albori neolitici ‘presentava
una continuita di vita fino
all'eta. imperiale romana; ¢
soprattutto vi individud' le
tracce della prima grande
cultura fiorita su suolo eu-
ropeo, la civilta minoica del
secondo millennio avanti
Cristo. Halbherr si ritrovd
cosi_ presto esploratore, or-
ganizzatore ed archeologo; le
sue indagini, estese all'intera
isola, portarono ad una serie
di scoperte di cui la prima, lo
seavo dell’Antro Ideo de! 1885,
doveva essere una delle pitt
significative.
‘Non meno importante fu la
decisione dell’Halbherr di
coagulare intorno alla propria
persona un gruppo di valenti
studiosi che potessero colla-
borare con lui, convogliando a
Creta con questa accorta po-
litica le migliori forze del-
Varcheologia italiana del
tempo. Fra di essi 2 quello che
ne sarebbe stato il principale
collaboratore, Luigi Pernier, il
cui avvento segnd il passaggio
da una fase pionieristica a
quella det grandi scavi. Primo
fra tutti il palazzo minoico di
Festos, riportato alla luce
negli stessi_ anni in cui sir
Arthur Evans esplorava nel
Nord di Creta il palazzo di
Cnosso. Contemporanea-
mente,.Halbherr scopriva un
altro: grande,.centro. minoiegs
Haghia Triada. Seavi veni-
vano.portati.avanti; in quegli
stessi anni, anche a Gortyna;
capitate di Creta in eta ro-
mana, a Prinias, a Lebena e
in altre localité:- ~~
La collaborazione fra i due
dava uno sbocco istituzionale
alla Missione Cretese, con la
creazione ad Atene di una
Scuola archeologica italiana
che da allora & divenuta il
punto di riferimento e di
promozione di ogni attiviti
itaiiana in Grecia.
Scomparsi U'Halbherr e il
Pernier, Ueredita ne fu rac-
colta da Doro Levi. Con for-
tunato intuito, egli riportava
alla luce a Festos, negli anni
cinquanta, i resti di_un pa-
lazzo anteriore a quello meso
in luce da Pernier; impri-
mendo una svolta ad una
visione della civita minoica
rimasta troppo legata alle
personali vedute del patriarca
Evans. Sagace studioso ed
arguto polemista, Levi ha
voluto toceare un altro punto
cruciale, il problema delle
origini della stessa_ civiltir
greca. Con lo scavo del san-
tuario di Athena sull’acropoli
di Gortyna, egli scopriva una
ricca stipe votiva costituita da
vasi e statuette la cui analisi,
opera di Giovanni Rizza, ha
dimostrato Vimportante ruolo,
che gli antichi nascondevano
sotto il nome di Dedalo, gio-
cato dalle botteghe gortinie
nel momento che ha visto la
formazione dell'arte greca. Lo
stesso Giovanni Rizza, diret-
tore dellistituto di Archeo-
logia dell’universita di Ca-
tania, riprendeva questo
problema avviando nel 1969 lo
scavo di Prinias; la scoperta
di una grande necropoli di eta
Giuseppe Giarrizzo, il prefetto Ve
allinaugurazione della mostra.
compresa fra il XIE ¢ il VIL
secolo a. C., ha portato un
contributo decisivo alla co-
rnoscenza di un periodo ancora
per molti versi ignoto.
La_tradizione italiana di
studi cretesi ha ricevuto im
questi_anni nuovo impulso
dall'attuale direttore della
Scuola Archeologica Italiana
di Atene, Antonino Di Vita.
Eglli ha assunto in proprio to
scavo della citta di Gortyna e
chiamato un altro. adocente
dell'universita di Catania
Vincenzo La Rosa. a dirigere
Vaso a testa umana dagli
fo scavo di Haghia Trrada.
Analizzata con modernita dt
indirizzi e di vedute, Gortyna
@ oggi assai pitt conosciuta dt
quanto non to fosse solo pocht
anni fa. Ad Haghia Triada, la
fitta rete di saggi aperta su di
un'area gid esplorata settan-
Fanni fa ha consentito di
porre su basi concrete 1 nu-
merosi quesiti che un’esplo-
raztone condotta con teentche
meno scalirite delle odverne
aveva lasciato senza nisposta,
DARIO PALERMO.
i scavi dell’Isti-
tuto di archeologia di Catania a Prinias.
Scavi dietro il mito
‘el Mediterraneo corre un
filo diretto tra Catania ¢
Creta. L’ipotesi suggestiva,
avanzata da Paolo Orsi, di
rapporti culturali tra la Sicilia
preistorica e il regno di Minosse
hha determinato Pinteressé’ degli
‘archeologi sitiliani per le antiche*
wwestigia delPisola greca:-I! cro-
cevia-~ di--questo "incontro ° tra
Sicilia’e Creta é stato Puniversicy
di Catania, Ecco perché la nostra
citta rappresenta una tappa
dobbligo per la mostra sutcento
anni dellarcheologia italina a
Greta. A Catania Pesposizione
ha trovato una degna colloca-
zione all’interno del. refettorio
del monastero dei Benedettini
La mostra approda a Catania
dopo che nel luglio ’84 era stata
inaugurata a Iraklion nella Ba-
silica di San Marco. Nel gennaio
°85 si era fatta ammirare nel-
Pantica curia del Foro romano e
nellaprile ’85, nel quadro delle
manifestazioni di Atene capitale
di Europa, aveva ben figurato
nel nuovo Odeion della capitale
ereca,
Dai tempi in cui Federico
Halbherr cominciava_avventu-
rosamente la sua attivita ai nostri
giorni, almeno un trentennio di
attivita appartiene interamente
aluniversita di Catania. Infatti
datano_al_ 1955 Vinizio degli
scavi di Giovanni Riza sull’a-
cropoli di Gortyna. Nel 1969 &
stata inoltre costituita ufficial-
mente la missione di archeologia
delf'universita di Catania a Pri-
nias il cui direttore @ sempre
Riza. A Prinias si parla catanese
a tutti i livelli: dai ricercatori ai
tecnici. Dal ’77 infine ad Haghia
Friada sono stati ripresi gli scavi
sotto la direzione di un altro
catanese, Vincenzo La Rosa.
AlPuniversita di Catania il
primo ad occuparsi di Creta, alla
fine del secolo scorso, fu Paolo
Orsi che ricevette da Federico
Halbherr del materiale da ana-
lizzare. Questi rapporti pitt tardi
furono rinsaldati da Guido Li-
bertini, il quale, oltre ad essere
direttore deli'Istituto di archeo-
logia a Catania, fu anche diret-
tore della scuola di archeologia
italiana ad Atene.
Dunque Catania e Creta: un
destino lega isola e la citta. Un
filo sottile che passa anche
attraverso fatti casual come-la-
spédiziohe ‘di una cartolina;"in=”
viata’ da* Federico Halbhert “a
Luigi Pernier; durante una sosta
nella nostra citta, Era il 1913'¢ la:
nave fermava a Catania primid'di
fare la traversata verso Greta.
La mostra ripercorre Je tappe
delle grandi scoperte ¢ Ie minime~
cose di uomini spinti dalla
passione della culrura in un
mondo inospitale. Una curiosit’
aparte & costituita dai taccuini di
Halbherr che rappresentano una
splendida testimonianza dal
punto di vista storico antropo-
logico. ma anche un_ indizio
rilevante della mentalita classi-
ficatoria dellautore. Ci, si im-
batte in una matinada di questo
tipo: «Mi fard monaco. per
salvare la mia anima, ma non me
lo permette il diavolo che tengo
nelle brache». A distici sorri-
denti come questo si alternano
pignole elencazioni degli attrezzi
che Halbherr aveva con sé. Un
esempio: 6 piatti 4 scodelle di
‘gesso smaltato, 1 gratta formag-
gio, 1 cucchisione, 1 cucchiaio ¢
2 cucchiaielle di legno...
La mostra & il riepilogo
illustrativo di una splendida
avventura culturale durata cento
anni, di un impegno nella rico-
struzione del passato. che ha
visto in prima fila gli, studiosi
catanesi. Ed @ una soddisfazione
per l'universita di Catania, Pu-
nica in Ttalia ad avere’ una
missione in Grecia,
Vincenzo La Rosa, uno dei
curatori insieme ad Antonio Di
Vita_siciliano di Chiaramonte
Gulfii e direttore della scuola
archeologica italiana di Atene,
afferma: «Abbiamo dimostrato
che non @ vero che i siciliani
siano soltanto africani. C’é gente
disposta a sacrificare le ferie per
andare ad abbrustolirsi tra. la
polvere degli scavi».
SALVATORE SCALIA
il rettore Rodolico, Vincenzo La Rosa e il col. Cosentino
le loro spalle il calco della famosa epigrafe di Gortyna.
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