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Cesare Beccaria

Prolusione letta all'apertura della nuova Cattedra di Scienze Camerali 1769


Destinato dall'Augusta Clemenza di Sua Maest ad insegnare l'Economa
pubblica, ed il Commercio, cio, quelle scienze, che suggeriscono i mezzi
di conservare, e di accrescere le ricehezze di uno Stato, e di farne il
miglior uso : Se mi rattrista il dubbio, che le mie forze non sieno
sufficienti alla difficolt di un oggetto s vasto ; mi conforta e m rassicura di dov
er ci
eseguire nella mia Patria, dove almeno non sar costretto n a coprire il vero di
artifizioso velo, n a cercarne gli esempi solo da lungi, o nella morte carte di n
egletti
autori : ma s bene rivolgendo appena lo sguardo a quanto si fatto finora in quest
a
fortunata Provincia, gareggiano dinanzi agli occhi miei in gran copia illustri
monumenti, ed attuali prove delle pi importanti, ed utili verit della pubblica
Economa. Misurate le Terre, adeguati i Tributi, incoraggite le Manifatture, erett
i
Dicasteri che veglino particolarmente quali all'opulenza della Nazione, quali al
le
Scienze, ricolmi i Sudditi d'immensi benefici, uno de' maggiori senza dubbio l'a
vere
l'Augustissima Sovrana confidara la somma delle cose di questo Stato ad un illus
tre
Personaggio, a cui non sono meno famigliari le pi profonde cognizioni della colta
letteratura, che le pi sagge massime di buon governo ; ed in cui le virt le pi
magnanime, l'affabilit, l'umanit, l'equanimit, tanto pi risplendono, quantoch
collocate in grado pi eminente.
1
Cesare Beccaria (1738-1794)
Sotto una cos dolce ed illuminata amministrazione, all'ombra trionfale degli al
lori
Imperiali gli umili e pacifici allori delle Muse gi inariditi e languenti riverde
ggiano e
si rinforzano ; rinascono nella Patria di CARDANO le Arti e le Scienze, senza de
lle
quali o in una inerte desidia intorpidisce, o dietro rovinosi pregiudizi srascin
ata la
facile ma turbolenta imbecillit dei Popoli.
Non sono ancora emanate dal Trono tutte le superiori provvidenze sopra un
oggetto cos interessante : frattanto si comanda con generosa predilezione che
s'insegni in volgar lingua quella scienza ch' era una volta con inutile, anzi da
nnosa
prudenza sottratta dagli occhi e dall' esame del Pubblico, tanto pi inavvedutamen
te,
quantoch tutte le Scienze, e le politiche princi-

palmente, s'ingrandiscono e si accostano all'evidenza, a misura che passano e ri


passano
per l'urto, e per la folla de diversi ingegni : che la luce universale col freno
della
pubblica opinione previene gli abusi : che mille pregiudizj si oppongono spesse
volte

alle pi sagge disposizioni, ed avvelenano negli animi dei Sudditi le pi sincere, e


le
pi benefiche determinazioni : che ridicoli timori, maligne prevenzioni, errori pr
otetti
dalla sterile consuetudine, resistono sempre alle novit le pi utili, e per consegu
enza
le pi temute : che collo spargere i lumi nella moltitudine svaniscono queste larv
e
malefiche, e l'obbedienza dovuta agli Ordini Supremi diviene pi pronta e pi dolce,
perch spontanea e ragionata.
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E' dunque manifesta l'utilit generale, che tali Scienze sieno dalla pubblica au
torit
sostenute, e coltivate da' Cittadini che aspirano a rendersi degni, cui il Sovra
no
confidi la gelosa custodia degl'interessi del Principato e della Nazione.
N bisogna credere, che una cieca esperienza, ed una meccanica abitudine tenga
luogo di principj sicuri, e di massime ben ragionate nelle impensate combinazion
i
politiche : n basta il possedere le verit generali senza discendere a' particolari
, dai
quali diverse e moltiplici modificazioni soffrono le teore di questa Scienza. Non
solo,
per esempio, necessario il sapere che per quattro mezzi principali fiorisce il
Commercio ; cio concorrenza nel prezzo delle cose, economa della man d'opera,
buon mercato nel trasporto, e piccoli interessi del danaro ; che l'industria del
le opere
si anima, e si vivifica coll'alleggerire i diritti d'entrata delle materie prime
, e d'uscita
delle lavorate ; e coll'aggravare quelli d'entrata delle lavorate, e d'uscita de
lle prime;
che ogni operazione economica si riduce a procurare la maggior quantit di travagl
io,
e di azioni fra i membri di una Nazione, e che in ci solo consiste la vera e prim
aria
ricchezza molto pi che nella quantit di metallo prezioso segno rappresentatore
soltanto, che accorrer sempre alle chiamate dell'industria e della fatica, e che
fugge
malgrado ogni ostacolo dalla dappocaggine, e dall'indolenza: ma necessario altre
s di
unir queste massime colle differenti situazioni di una Provincia, colle diverse
circostanze di popolazione, di clima, di fertilit spontanea, o industriosa delle
terre,
coll'indole dei confini, coi bisogni dei Popoli aggiacenti, colla diversa natura
dei
prodotti e delle arti da quelli alimentate.
Con tutte queste considerazioni non bisogna perder giammai di mira l'indole
universale dell'umana natura pi sicuramente rego-

lata dagli ostacoli che dai divieti ; che si precipita ciecamente verso l'intere
sse presente
ed immediato, trascurante il futuro; amante la variet, e la mutazione, ma nel gir

o
delle consuete cose, dagli esempj delle quali piuttosto guidata che dai ragionam
enti ;
desiderosa del molto agire ma colla minor fatica possibile; dalla certezza sia d
el bene
sia del male animata e frenata, avvilita dall'arbitrio e dalla incertezza.
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Di questi, ed altri luminosi e grandi principj applicati con assidua, ed esatt
a
diligenza alle circostanze particolari di uno Stato, necessario che sieno imbevu
ti i
facili ingegni dell'ardente giovent, acciocch si rendano abituale quello spirito d
i
calcolo, e di paragone rapido e profondo, per cui si sorprende il vero ne' pi
complicati e difficili suoi inviluppamenti, e da cui solo la Scienza legislativa
pu
acquistare la sua perfezione.
Con queste viste l'Economa pubblica porter la sua luce ne' tortuosi ed oscuri
andirivieni della Giurisprudenza privata, onde chi giudica o tratta gli affari d
e'
Cittadini, fra' quali sono sovente frammisti affari di corpi pubblici, possa sco
starsi
dalle fallaci e fluttuanti regole d'equit particolare, ed aver sempre di fronte,
interpretando i casi dubbj ed incerti, la legge interminabile dell'utile, e le n
orme
eterne dell'equit universale tutte stabilite sulle massime della pubblica Economa.
Oltredich non sar mai grande ed illustre nella sua Scienza colui, che si restrin
ge
ne' limiti di quella, trascurando le Scienze analoghe e confinanti. Una rete imm
ensa
lega tutte le verit, ed esse sono pi variabili, incerte, e confuse a misura che so
no pi
ristrette e pi limitate : pi semplici, pi grandi, e pi sicure, quando si allargano i
n
uno spazio pi vasto, e si elevano ad un punto di vista pi eminente.
Per prova di questa verit basta richiamare alla mente i tempi, e i luoghi, dove
,
tacendo nell' anarcha feudale fra lo strepito delle armi sepolte le Scienze tutte
, la
Giurisprudenza privata era divenuta la pubblica legislatrice. Impedire la libera
interna
circolazione delle derrate ; incagliare gli affari spediti, e veloci del Commerc
io con
lente e simmetriche procedure; immaginarsi di rendere opulento uno Stato con
risecare con istoiche Prammatiche le spese de' ricchi particolari, e con ci inari
dire le
sorgenti dell'industria, ottondere gli stimoli al travaglio, ed ammortire la spe
ranza di
una miglior condizione, ch' il fuoco vitale d'ogni corpo politico; ridur quasi a
monastica disciplina i corpi degli Artigiani stringendoli in fazioni emule e lit
igiose,
che s'impongono tributi, che si prescrivono regole fra di loro,

per cui cadevano languenti le arti che si nutrono di libert, e di facilit ; lascia
re un
campo libero a disposizioni pi rispettabili pe' loro motivi, che salutari per le
naturali
loro conseguenze, ch' erano di stabilire un Canone antipolitico. = sia la inerzi
a
mantenuta dalla pubblica beneficenza, ed ottenga il premio dovuto alla fatica, e
d al
sudore. = Questi, ed altri sono gli effetti d' aver ristretti fra i limiti della
privata
giustizia la Giurisprudenza, che abbracciar dovrebbe tutt'i i pi grandi principj
della
Morale e della Politica.
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Pi. Le Scienze di pubblica Economa non possono non ingrandire e nobilitare le
mire stesse private dell' Economa domestica, suggerendo i mezzi di riunire l'util
it
propria con quella del Pubblico. Avvezzandosi a considerare gli affari della soc
iet, e a
rimaneggiare le idee di bene universale, l'amor naturale che noi portiamo ai nos
tri
ragionamenti, ed agli oggetti che eccitano in noi tanti piaceri intellettuali, r
iaccende
l'illanguidito amore della Patria ; non ci consideriamo pi come parti isolate, ma
come figlj della societ, delle leggi, e del Sovrano ; la sfera dei nostri sentime
nti
diventa pi grande e pi viva ; le passioni esclusive si diminuiscono; le affezioni
sociali
si dilatano, e si rinforzano pel potere dell'immaginazione e dell'abitudine ; e
misurando gli oggetti nelle vere loro dimensioni ci allontaniamo da ogni bassezz
a e
vilt, vizj che nascono sempre dalla falsa misura delle cose.
Quindi che paragonando le diverse professioni degli uomini vediamo con
tenerezza e con meraviglia la mutua catena de' reciproci servigi, onde divengono
per
noi care e rispettabili, non a misura del fasto e della pompa, che ostentano ; m
a in
proporzione dell'utilit che arrecano, e delle difficolt che superano : impariamo
quanto debba rispettarsi l'orgogliosa indolenza di chi lacero poltrisce fra le s
drucite
immagini degli Avi, e l'industria operosa e benefica del ruvido agricoltore ; ed
ammirando il solitario, ed austero Cenobita, non disprezzeremo l'umile Padre di
famiglia che divide un pane bagnato di sudore fra i teneri allievi della nazione
.
Finalmente, non piccolo vantaggio pu arrecare lo studio di una Scienza non
rinchiusa nella solitudine di un Gabinetto, non versante intorno ad oggetti remo
ti
dall' uso promiscuo della vita, ma della quale tutt' i circoli e le radunanze ri
suonano,
e gli avvenimenti giornalieri ci richiamano a continue applicazioni : onde giove
r

sempre il guardarsi per interno convincimento, e per quella luce tranquilla e ch


iara
che le Scienze solidamente

studiate c'infondono, sia dai venerati pregiudizj che per domestica tradizione c
i
vengono tramandati, sia da quell'abituale querulit e malcontentezza, che non cess
a in
ogni tempo ed in ogni luogo d' esser soffiata sulla diffidente e docile ignoranz
a.
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Eppure una Scienza cos necessaria ed utile stata delle ultime a svilupparsi nel
lo
spirito umano, e non ancor giunta a quell'ultimo grado di perfezione, di cui sem
bra
suscettibile. Tutte le Arti e le Scienze sono nate dai nostri bisogni, siano da'
primarj,
cio da quelli che l'uomo anche solitario ed abbandonato a se stesso risente
necessariamente ; siano da' secondarj, cio da quelli che sentono gli uomini riuni
ti in
Societ osservandosi ed imitandosi reciprocamente, come per esempio la curiosit, la
voglia di distinguersi, la fuga della noja ; mentre dall'una parte si rende pi fa
cile il
soddisfare alle naturali necessit, e cresce dall'altra l'attivit dello spirito
coll'addensamento degli esseri pensanti. Vi sono dunque sempre state fra gli uom
ini
in qualunque maniera riuniti Economa pubblica e Commercio ; in ogni tempo vi
stato cambio di cose con cose reciprocamente superflue e necessarie, di azioni c
on
cose, di azioni con azioni. Eccovi il principio d' ogni traffico. In ogni tempo
gli
uomini riuniti per qualche motivo sono stati forzati, per mantener l'unione ed
ottenere il fine di concorrere con un certo numero di operazioni al bene comune,
e di
consegnare sia la direzione sia il prodotto di tali operazioni ad un Supremo
Magistrato. Eccovi il principio di ogni sorta di Finanze, e dell'amministrazione
di
esse. Ma queste cognizioni erano guidate solamente dalla disordinata e contraria
opportunit de' tempi, dalla presenza sollecita del bisogno, e dal timore istantan
eo e
precipitoso dei mali, non da una catena di riflessioni e di verit dedotte
ordinatamente le une dalle altre, e prese sulla somma totale de' bisogni sociali
.
Era dunque necessaria una moltitudine di secoli, ed una infinita serie di fatt
i e di
esperienze per supplire al confuso e lento progresso degli uomini verso le Scien
ze
Economiche, e per produrre quella folla di minute circostanze che determinasse
l'ingegno ardito e felice a portar la luce in simili materie attraverso le tante
resistenze
degl'interessi privati, e le fantastiche illusioni della prevenzione e dell'erro
re. In fatti,
se noi portiamo lo sguardo ai primi tempi, noi vedremo gli uomini rari sulla ter
ra

riguardo alla presente popolazione, ma moltiplicati oltre i mezzi che la spontan


ea
natura offeriva ai loro bisogni ; arrestati da' fiumi che non ardivano varcare,
frenati da'
Monti per essi facil-

mente insormontabili, appena cambiavansi le derrate pi necessarie della vita, der


rate
a forza d'armi a vicenda strappatesi dalle mani. La prima professione perch la pi
facile e necessaria fra gli uomini, fu quella della Caccia. L'uso continuo di es
sa, fece
loro conoscere le bestie da pascolo, e divennero Pastori. Crebbe allora in uno s
tato
pi ozioso e tranquillo lo spirito di osservazione, le cose commerciabili, e gli s
timoli
al Commercio coll'adagiarsi ad una vita meno ruvida e feroce ; ma crescendo tutt
avia i
bisogni e la popolazione si ebbe campo di secondare coll'arte le spontanee produ
zioni
della natura, e gli uomini divennero agricoltori. Ma l'invenzione de' metalli fu
quella
che spinse l'umanit in una nuova rivoluzione di cose, e la sollev ad un grado
maggiore di moto, e per conseguenza di perfezione.
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La durevolezza di questi nell'uso delle arti, la voglia di distinguersi con un
monumento durevole dell'industria e della forza, la trepida sollecitudine de' mo
rtali
nell'offerire alla Divinit ci che vi era di pi utile, e di pi caro, fece e ricercare
e
stimare in proporzione della ricerca e della rarit i differenti metalli. Cos aggiu
ntovi
l'uniforme apparenza ed una comoda divisione di quelli, divennero a poco a poco
il
cambio d'ogni derrata, e per conseguenza l'universale rappresentazione di esse,
come
potevano esserla stata avanti una tale scoperta le produzioni pi necessarie, e di
un
uso pi comune. Ecco l'origine della moneta, ch' stato il veicolo, per cui la
macchina politica divenne pi mobile e pi scorrevole. Finalmente la ferrea costanza
degli uomini giacenti lungo le coste marittime nel tentare l'immenso pelago,
moltiplic la comunicazione il moto e il cambio reciproco dei comodi, e delle deli
zie
della vita.
L'Asia nell' epoche a noi note fu il primo Emporio del Commercio. La fama dell
e
navigazioni dei Fenicj risuona ancora fra noi. Dall'Oriente, dall'Affrica, dall'
Europa
questi arditi Navigatori chiamavano con instancabile industria tutt' i doni dell
a
natura negati all'arido e piccolo loro distretto ; essi li ricambiavano e rispan
devano
dove mancassero ; e con innumerabili trasporti si rendevano tributarie le Nazion
i
rannicchiate ne' loro paesi, emule e guerreggianti fra di loro.

Cartagine, in epoca pi certa, Colonia de' Fenicj sul Mediterraneo s'innalza dal
le
rovine di Tiro, e di Sidone. Abbraccia per mezzo del mar rosso, e dei Porti dt E
lath e
di Esiongaber le Coste Orientali d'Affrica, diviene la distributrice dell'oro, e
dei
profumi pi preziosi, spinge le sue flotte nelle Coste Occidentali e nel Mediterra
neo,
leva dalle Spagne le lane, il ferro,

il cottone, l'oro, e l'argento ; arriva fino alle Isole Cassiteridi ora Britanni
che per
prendere lo stagno. Frattanto la Grecia fiorisce per la libert, e per le invenzio
ni le pi
sublimi dello spirito umano; ma squarciata in Repubbliche gelose, e divise
continuamente, fuorch nel difendere contro a Barbari la propria indipendenza,
sembra non aver fatto del Commercio la prima occupazione fra la Democratica
turbolenza, e la Spartana, e disdegnosa severit di militari costumi.
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I Focei Colonia d'Atene fondano Marsiglia emula costante di Cartagine, mentre
Roma da oscuri principj si eleva ; ma si eleva ambiziosa e conquistatrice, profi
tta
dell'alleanza dell'emule Repubbliche di Cartagine per distruggerla, e distrutta,
rende
le alleate a poco a poco soggette e tributarie : Politica da Roma in ogni tempo
conservata.
Prima di quest'epoca Alessandro aveva fondato un nuovo Impero. Al suo Genio
conquistatore si apre l'Egitto incomunicabile, e l'India antichissima : i suoi m
ari
sentono il peso di straniere flotte. Alessandria secondo Emporio dei due Commerc
j
d'Oriente, e d'Occidente, si edifica. Dura fino sotto i Tolommei una tale opulen
za :
ma Roma alla fine passa col ferro trionfatore su tutti i monumenti dell'antica
industria, ingoja tutte le ricchezze, e i tributi immensi di tante Provincie for
mano la
sola Economia pubblica del Romano Imperio. La traslazione di questo a Bizanzio
fatta da Costantino, epoca feconda di tante conseguenze, stabil intorno
all'Ellesponto una grande fermentazione d'affari politici ed economici ; ma la m
ole
immensa dell'Impero, la maest di un popolo Conquistatore (tacendo intorno ad un
centro in cui gravitavano i tributi della terra la voce imperiosa del bisogno)
circondato da popoli barbari o avviliti, mancava di quello stimolo, che nasce da
l
paragone con nazioni emule e pi felici. Ma la miseria, e la schiavit riaccese in t
utt' i
cuori la disperazione, ed il coraggio. Cadde interamente l'Impero d'Occidente
mietuto e lacerato dai popoli Settentrionali. Tutte le arti, ed ogni sorta d'ind
ustria
restano sepolte : solo in Italia si conserva fra quel popolo attivo ed inquieto
una
navigazione ed un commercio. L'antico spirito repubblicano cova sotto le ceueri

del
Romano Impero. Rompe l'Italia appoco appoco parte delle sue catene postele da un
popolo feroce, ma ignorante. Sorge dalle paludi dell'Adriatico la libert e l'indu
stria
Veneta, Genova, Pisa, Firenze si combattono, ma conservano a confronto di tutta
Europa il dominio del mare, e la superiorit delle manifatture. Le flotte Italiane
per
mezzo d' Ales-

sandria fanno sole il commercio di Levante, e le Nazioni Europee consegnano


all'Italia tutte le materie prime, che sola sapeva lavorarle, mentre quelle, sci
ssa e
lacerata pel governo Feudale ogni attivit d' amministrazione, gemevano sotto un
dispotismo tanto pi desolatore, quanto pi debole e moltiplicato. Le navigazioni
degl' Italiani verso il Nord fanno delle Fiandre un deposito di Commercio. L'ese
mpio
domestico risveglia i Fiammenghi, e gli rende i secondi Manifattori dell'Europa.
Le
facilit accordate dai Conti di Fiandra ai Negozianti animano quella Nazione ; le
medesime tolte la deprimono. Altre Nazioni approfittano della loro imprudenza ;
e
con questa vicenda l'Inghilterra, la Francia, l'Ollanda, la Germania coll'unione
delle
Citt Anseatiche entrano a parte dell'opulenza e dell'industria gi propria unicamen
te
del genio Italiano.
8
Elisabeth Ire (1533-1603)
Gli Ebrei perseguitati a vicenda dappertutto, non tanto per uno zelo malinteso
,
quanto per l'avidit delle loro ricchezze, ricorrono per sottrarle alle tiranniche
ricerche, all'invenzione delle lettere di cambio, epoca fondamentale del Commerc
io
per cui si rese pi rapida e pi sicura ; e parci maggiore la comunicazione fra popol
i
commercianti. Scopresi la Bussola, che guida nell'Affrica i Portoghesi, ove fann
o
grandiosi stabilimenti. Bartolommeo Diaz raddoppia il Capo di Buona speranza ;
raddoppiamento fatale all'Italia che perde la miglior parte del Commercio d'Orie
nte,
cio le Indie. Poco dopo Cristoforo Colombo, uno di quegl'ingegni arditi, ai quali
la
timida prudenza de' mediocri darebbe il nome di chimerici e romanzeschi, apre al
la
Spagna un nuovo Mondo, frutto della costante e lungo tempo derisa sua fermezza.
L'oro, che vi brilla da tutte le parti rende gli Spagnuoli avidi e coraggiosi ol
tre l'amor
della vita avvelenata nella sorgente medesima, oltre le fortune del mare immenso
e
rivoltoso. Scorrono torrenti di sangue, e millioni di vittime sono immolate in
apparenza alla Religione di un Dio di pace, ed in realt all'ingordigia del metall
o
rappresentatore di tutt' i piaceri. La facile ma crudele conquista dell'oro rend
e
gl'immediati di lui posseditori negligenti nelle arti e nell'agricoltura, mentre
quello

seguendo l'infallibile attrazione dell'industria, e della fatica messa in nuovo


fermento
fra le Nazioni escluse ancora dall'America, non fa che passare per le mani inope
rose
degli Spagnuoli per circolare in Ollanda, in Inghilterra, in Francia. La necessi
t, e la
disperazione creano nelle Provincie unite la libert e l'industria : alcuni Mercan
ti
divengono Sovrani di vasti Regni nelle Indie Orientali, e 'l commercio esLouis XIV (1638-1715)

Francis Bacon (1561-1626)


clusivo degli aromi assicura alla Nazione una sorgente inesausta di ricchezze.
ELISABETTA in Inghilterra, e la sapienza de' suoi Parlamenti portano al colmo la
superiorit delle manifatture, e l'impero del mare. I1 famoso allo di navigazione
incoraggisce da una parte ; e dall'altra le Compagnie di Commercio ad imitazione
di
quelle di Ollanda riuniscono le forze della Nazione, e rinnovano l'antico Punico
esempio di Mercatanti Conquistatori. LUIGI XIV., e COLBERT innalzano quasi in
un momento la Francia, rianimando ogni sorta d'industria ; e tutte le belle arti
, le arti
dell'ozio, e della pace, fra le ambiziose intraprese di conquista, sono mirabilm
ente
nutrite ed incoraggite ; ma il colpo mortale della rivocazione Dell'editto di Na
ntes
dona in un tratto alle Potenze gelose una gran parte delle sue forze, e delle su
e risorse.
9
Jean-Baptiste Colbert (1619-1683)
Geronimo de Uztariz (1670-1733)

David Hume (1711-1776 )

Antonio Genovesi (1713-1769)


La luce delle Scienze le pi utili all'umanit comincia a scintillare in Europa
rovesciato L'idolo tenebroso della Peripatetica superstizione. Lo spirito profon
do, ed
osservatore della Filosofia spandesi sull'Economia pubblica, e sul Commercio. Gi
gl'Inglesi hanno potuto rinvenire in BACONE i primi semi di queste Scienze da al
tri
valentuomini di quell'illustre Nazione in seguito sviluppati e prodotti. In Fran
cia il
Maresciallo di VAUBAN simile a Senofonte nella professione delle armi, da cui
abbiamo il solo monumento di questa parte della Politica che ci abbiano tramanda
to
gli antichi, fece il primo risuonare lo sconosciuto linguaggio della ragione Eco
nomica.
MELON, l'immortale MONTESQUIEU, USTARIZ, ULLOA, il Filosofo HUM, il

fondatore di questa Scienza in Italia, Antonio GENOVESI, oltre parecchi altri l'
hanno
spinta a quel segno, a cui non mancano che gli ultimi e non meno difficili linea
menti
per renderla perfetta, e di uso comune e sicuro.
Vauban (1633-1707)
Jean-Franois Melon (? -1738)
Montesquieu (1689-1755)
Ma rivolgendo lo sguardo da cose a noi lontane alla nostra Provincia, si vedre
bbe
da quale stato di antica floridezza fosse caduta non solo pel fulmine di guerra
che
pass tante volte sopra di essa ; ma ancora per la disuguale distribuzione de' tri
buti, e
per la moltiplicit, e confusione delle amministrazioni ; rianimata dappoi ed eret
ta ad
un nuovo e felice ordine di cose sotto il Regno immortale di MARIA TERESA con
leggi, ed ordini altrettanto semplici, che universali, per le quali tolto l'arbi
trio
distruttore sono dati alla legislativa mano del Principe i mezzi ristoratori
dell'industria e della pubblica felicit. Ma la brevit del tempo, e la lunghezza de
'
dettagli necessaria dove si tratti non solo di cose proprie, ma ancora di tante
Auguste
BeneficenAntonio de Ulloa (1713-1795)
ze, mi costringono a serbare una s consolante discussione al progresso delle mie
lezioni.
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Restami solo a qui promettere selennemente, che nell'esporsi da me i principj
pi
sicuri intorno all'Agricoltura, Commercio, Manifatture, Polizia interna, Finanze
, non
dimenticher giammai il sacro dovere imposto a tutti quelli che sono incaricati de
lla
pubblica istruzione, di parlare mai sempre il linguaggio della verit chiaro, semp
lice,
energico. Richiamando gli oggetti alle origini loro primitive, ove si trovano me
no
intralciati fra tanti rapporti e modificazioni, le definizioni riusciranno esatt
e e non
arbitrarie ; l'evidenza nascer dal discioglimento delle nozioni complesse ne' suo
i
elementi, e da un'ordinata deduzione delle proposizioni pi semplici, alle verit pi
generali, e pi complicate. Nel medesimo tempo realizando le massime Economiche
colla continua applicazione alle circostanze nostre, mi sforzer di allontanarmi d
alle
sterili ed astratte speculazioni, e da tutto quell'apparato imponente di termini
scientifici, onde le scienze tutte sembrano ed inaccessibili, e con uguale premu
ra
schiver le magistrali e dogmatiche decisioni, sotto il giogo delle quali l'origin

ario
vigore degli spiriti si rallenta dietro una servile imitazione, e le Scienze div
engono un
artifizioso accozzamento di termini cenvenuti.
Diffidando di me medesimo, e sgomentandomi dell'importanza d' una Scienza, che
versa intorno agl' interessi delle intere Nazioni, spero di essere animato ed as
sistito
dall'illustre Giovent Milanese. Il docile ingegno, l'animo fervido ed instancabil
e, la
vivace curiosit loro contribuiranno a dileguare il sempre imminente e pieghevole
errore, ad abbattere i barbari pregiudizi, e le anticipate opinioni, che ad onta
della
timida e sfuggevole verit; potrebbono opporsi in questo suolo ai doni immortali
della natura ; e bench invano, alle magnanime provvidenze di chi ci governa. Ma
beato, se le sollecite mie cure arriveranno ad accrescere il numero de' Sudditi
illuminati alla sempre Augusta Sovrana Nostra, de' veri Cittadini alla Patria, d
egli
Uomini virtuosi e di sode cognizioni avvalorati alla societ del Genete Umano.

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