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LERGONOMIA DEL POSTO DI LAVORO

Con il D. Lgs. 81/2oo8 il sistema legislativo italiano accoglie, fra Ie proprie


norme di prevenzione, I'obbligo generale di attenersi ai principi dell'ergonomia,
con I'obiettivo di ridurre e prevenire i rischi per la salute e la sicurezza dei
lavoratori.
Affronteremo il tema dell'ergonomia degli ambienti di vita e di lavoro come
requisito fondamentale per migliorare la qualit complessiva della vita
dell'uomo, attraverso I'attenzione non solo alla sicurezza e alla produttivit, ma
al suo benessere psicofisico sia nella vita lavorativa sia in quella quotidiana. Si
descrive nella specifico I'ergonomia dell'ufficio, partendo dalla considerazione
che l'introduzione del personal computer ha generato nuovi aspetti positivi in
termini di operativit e organizzazione del lavoro, ma anche un elevato numero
di denunce di disturbi e affaticamenti fisico-mentali, dovuti sia alla postura sia
alla monotonia e ripetitivit del lavoro di ufficio. Si parla quindi dei rischi per la
salute, legati all'utilizzo dei videoterminali; si analizzano cause, rimedi e
possibili metodi di prevenzione; si passa poi a individuare la postazione
ottimale dell'operatore che lavora con il computer e Ie regole generali di
comportamento dell'utente. Si descrive, infine, la postazione di lavoro ideale,
fornendo anche una scheda per la valutazione singola dell'ergonomia e della
sicurezza della propria postazione di lavoro.
Lergonomia degli ambienti di vita e di lavoro
L'ergonomia pu essere definita come un insieme di regole per la progettazione
di oggetti, sistemi ed ambienti in funzione del rispetto della vita, della salute e
del benessere dell'essere umano; per questo fine utilizza Ie conoscenze
derivanti da aree disciplinari diverse, i cui ambiti di applicazione riguardano
materie come la biomedica, la sociologia, la psicologia, I'architettura. Per
attuare una progettazione ergonomica occorre, in primo luogo, identificare chi
saranno i probabili utenti, quali mansioni dovranno svolgere e quindi quali
saranno gli usi che verranno fatti di oggetti, macchine e ambienti.
Prendendo in considerazione il rapporto fra uomo e ambiente (luogo di lavoro,
abitazione), devono essere soddisfatti alcuni requisiti, quali:
I'aspetto (arredo, tinteggiatura, ecc.);
il benessere (acustico, microclimatico, ottico-visivo, respiratorio-olfattivo);
la fruibilit;
la sicurezza;
I'igiene.
L'ergonomia ha quindi la funzione di analizzare, valutare e progettare situazioni
semplici o complesse che includono I'uomo, come operatore o utente, con
I'obiettivo di integrare i suoi bisogni di natura psicologica e sociaIe, quali il
benessere e la qualit delle condizioni di vita, nell'ambiente lavorativo che
deve rispondere a requisiti di salubrit e sicurezza. L'esigenza di una nuova
organizzazione del lavoro, ispirata ai pi avanzati principi della scienza
ergonomica, deriva anche dalla constatazione che" mentre in tutto il mondo
industrializzato si riduce il numero delle malattie professionali un tempo pi
frequenti (silicosi, intossicazioni), sono in costante aumento (fino a
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rappresentare oltre il 5o% del totale) Ie malattie occupazionali, che colpiscono


il sistema neuro-muscolare e scheletrico (tendinite, mal di schiena). Queste
sono legate, in modo generale, alla presenza di fattori di rischio specifici
(sovraccarico muscolare statico o dinamico, posizioni anatomiche sfavorevoli,
compressioni localizzate) annidati nelle modalit stesse di progettazione e
realizzazione del ciclo lavorativo, e che potrebbero essere ridotti con
I'applicazione di principi ergonomici.
I principi fondamentali su cui si basa la progettazione ergonomica sono relativi
al processo, all'ambiente, alle attrezzature ed allo spazio di lavoro; esiste una
scienza, I'antropometria, che, tenendo conto delle dimensioni e delle
proporzioni umane, determina Ie caratteristiche spaziali ottimali di postazioni e
ambienti di lavoro, soprattutto in relazione all'utilizzo degli strumenti
informatici, presenti oggi in qualunque tipo di ufficio. I suddetti principi
permettono lo studio di un sistema lavorativo caratterizzato dal trinomio
uomini - macchine - ambienti attraverso criteri che fanno riferimento ai
processi psicologici, fisiologici e psicosociali, all'organizzazione e all'ingegneria
dei posti di lavoro, allo studio dei costi per I'uomo in termini di carico di lavoro,
affaticamento, disagio, insoddisfazione, insicurezza. Lo schema seguente
mostra il rapporto fra principi ergonomici di progettazione e condizioni ottimali
di lavoro. II rispetto dei principi ergonomici tende perci al soddisfacimento
delle due distinte esigenze di:
prevenire i disturbi fisici causati da una non adeguata organizzazione fisica
del lavoro;
alleviare Ie condizioni di monotonia e ripetitivit di certi compiti lavorativi.
In Italia stato il D. Lgs. 626/94 a sancire, per la prima volta, I'obbligo generale
di rispetto dei principi ergonomici relativi a attrezzature di lavoro, dispositivi di
protezione individuale, movimentazione manuale dei carichi e videoterminali.
Nel riquadro che segue si riportano in sintesi gli obblighi del datore di lavoro in
termini ergonomia.

Gli effetti sulla salute del lavoro ai videoterminali


Si definiscono videoterminali (VDT) Ie apparecchiature dotate di schermo
alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di
visualizzazione, costituite da personal computer, sistemi di videoscrittura, di
elaborazione dati, di testi o di immagini. II titolo VII del Decreto Legislativo
81/2oo8 dedicato alle attrezzature munite di videoterminali e considera i
lavoratori che operano in una postazione con PC o con altro videoterminale in
modo continuo e abituale per almeno 4 ore consecutive giornaliere, per tutta la
settimana o, secondo una pi recente definizione normativa, per almeno 20 ore
complessive settimanali.
Si definiscono infine unit VDT, sotto il profilo dell'igiene e della sicurezza del
lavoro, tutte Ie componenti (schermo, tastiera, PC, piano di lavoro, sedia,
supporto portadocumenti, stampante, fax, software per I'interfaccia uomomacchina, ambiente circostante) che concorrono a formare una normale
postazione di lavoro tipica ormai di ogni ufficio.
Numerosi studi hanno evidenziato Ie principali patologie legate all'uso di
videoterminali, riconducibili essenzialmente a disturbi visivi, posturali e
psicologici. Gli stessi studi hanno invece escluso la presenza di rischio da
emissioni radianti, misurando in prossimit delle postazioni i livelli di radiazioni
elettromagnetiche confrontabili con quelle di un televisore a colori e livelli di
emissione delle radiofrequenze e radiazioni ionizzanti inferiori a quelli
raccomandati dalle norme internazionali. I fattori di rischio da cui possono
derivare effetti dannosi per la salute dei lavoratori, non sono una inevitabile
conseguenza del lavoro con VDT; in generale essi derivano da una inadeguata
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progettazione delle postazioni di lavoro o da uno scorretto utilizzo dei mezzi a


disposizione da parte degli operatori. Essi possono quindi essere prevenuti non
solo con I'applicazione di principi ergonomici, ma anche con comportamenti
idonei da parte degli utilizzatori.

In passato questa tipo di disturbi risultava il pi frequente: in seguito con


I'evoluzione della tecnica sono state realizzate apparecchiature che riducono al
minima i disagi visivi.

Si tratta di disturbi determinati dalla posizione assunta dall'operatore e causati,


per lo pi, dall'altezza del sedile, dalle dimensioni del tavolo di lavoro, dalla
esistenza o meno di poggiapiedi o di superfici di appoggio per gli avambracci,
dall'altezza e regolazione della schermo, dalla conformazione della tastiera,
dalla posizione del portapagine.

Questi disturbi sono comunque difficilmente classificabili in quanto causati,


normalmente, dal tipo di organizzazione del lavoro e dall'attivit intellettuale
svolta. II D. Lgs. 81/2oo8 stabilisce che il datore di lavoro, all'atto della
valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, deve compiere
un'analisi dei posti di lavoro al fine di determinare:
i rischi per la vista e per gli occhi;
i problemi legati alla postura ed all'affaticamento fisico e mentale;
Ie condizioni ergonomiche e di igiene ambientale.
Questa attivit del datore di lavoro non delegabile. L'attivit lavorativa deve
essere organizzata in modo da evitare il pi possibile la ripetitivit e la
monotonia delle operazioni: qualora essa si protragga per almeno quattro ore
consecutive devono essere previste delle interruzioni. Qualora iI contratto non
preveda queste disposizioni, I'interruzione deve essere di 15 minuti ogni 120 di
attivit continuativa. II datore di lavoro organizza e predispone i posti di lavoro
in conformit ai requisiti minimi di cui all'allegato XXXIV del D. Lgs. 81/2oo8. II
datore di lavoro deve inoltre fornire al personale dipendente una adeguata
informazione e formazione inerente Ie misure da applicarsi al posto di lavoro, Ie
modalit di svolgimento dell'attivit, e se necessitano eventuali protezioni. Dal
momento che il lavoro al VDT comporta un notevole impegno visivo alla media
distanza (5o-7o cm dal video) e un affaticamento muscolo-scheletrico della
colonna vertebrale, il D. Lgs. 81/2oo8 stabilisce I'opportunit di una
sorveglianza sanitaria da parte del medico competente. In particolare dispone:
visita oculistica dei lavoratori al momento dell'assunzione (per evidenziare e
correggere alterazioni di cui iI soggetto sia gi portatore);
controlli all'apparato muscolo-scheletrico ogni tre o pi anni per gli operatori,
che per buona parte dell'orario lavorativo mantengano una postura fissa e
coatta, usando a ritmi elevati tastiera e mouse.
Sar quindi compito del medico competente classificare gli addetti in:
idonei;
idonei con prescrizioni (quali aumento delle pause, sedute speciali,
periodicit delle visite, correzioni ottiche, rieducazione ortottica);
non idonei (nei rari casi di spina bifida, di patologie al rachide, di miopia
degenerativa).
AI di l dei controlli periodici, ogni lavoratore pu chiedere di essere sottoposto
ad accertamenti sanitari, qualora compaiano dei disturbi riferibili al tipo di
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lavoro. Le eventuali spese dei dispositivi speciali di correzione (Ienti correttive,


sedie ergonomiche, poggiapiedi) sono a carico del datore di lavoro.

La postazione di lavoro ideale


Nella progettazione ergonomica di un ambiente destinato al lavoro d'ufficio, e
quindi nella definizione di una postazione ideaIe, occorre analizzare, oltre
all'idoneit delle singole componenti dell'unita di lavoro, alcuni altri parametri.
1. L'organizzazione degli spazi di lavoro nell'area disponibile
Questa fase prevede I'analisi degli spazi e la definizione del numero di
postazioni di lavoro ospitabili, la progettazione del plant layout (ovvero della
planimetria dei posti), I'individuazione del miglior workplace layout (ovvero
delle spazio destinate al singolo). Per far questa occorre conoscere il tipo di
mansione affidata ai singoli operatori, I'attivit di routine svolta durante I'orario
di lavoro, la necessit o meno di installare macchine da ufficio o altre
attrezzature, I'entit e il posizionamento della documentazione occorrente,
infine I'interazione degli operatori con la struttura sociale e ambientale.
Nella progettazione o ridefinizione di postazioni di lavoro si devono tenere in
considerazione, quindi, alcuni criteri di massima quali, ad esempio:
la direzione principale di visuale dell'operatore che non dovrebbe essere
orientata verso i percorsi di transito principali, Ie superfici vetrate o gli altri
posti di lavoro;
la luce naturale che dovrebbe provenire prevalentemente dal lato sinistro;
la distanza dalle sorgenti di luce naturale che non dovrebbe essere superiore a
5 metri;
la presenza di pannelli di schermatura visiva e acustica per quegli operatori a
cui si richiede particolare concentrazione.
2. Le condizioni a contorno: a) microclima, b) rumore, c) iIIuminazione
a) Le condizioni microclimatiche sono un fattore determinante per la salubrit
degli ambienti: esistono dei parametri che, rientrando nei valori limite di
benessere termico stabiliti e assicurando la massima omogeneit delle
condizioni microclimatiche, consentono di ottenere il maggior numero di
persone soddisfatte. La fascia di benessere termico per lavori di tipo
sedentario, determinata statisticamente, e delimitata per I'estate dai valori di
temperatura effettiva compresi fra 19 e 24, e per I'inverno fra i 17,5 e i
21,5.
b) II livello di rumore emesso dalle attrezzature e dai macchinari presenti in
ufficio deve essere preso in considerazione al momento della loro collocazione
al fine di non perturbare I'attenzione e la comunicazione verbale. Talvolta la
presenza di stampanti, fotocopiatrici, telefoni, determina un aumento della
rumorosit di un ufficio. II sommarsi delle fonti sonore interne con possibili fonti
esterne pu determinare situazioni di disagio, fino a portare ad un vero e
proprio stress uditivo, oltre a diminuire la capacit di concentrazione. Si ritiene
che iI livello ideale di rumorosit in un ufficio, per la prevenzione dei danni
extrauditivi da rumore, non debba essere superiore a 6o-65 dB(A), con un
rumore di fondo non superiore a 55dB(A).
c) La corretta illuminazione dei locali e dei posti di lavoro necessaria per lo
svolgimento delle mansioni in tutte Ie ore del giorno e in tutte Ie stagioni.
L'illuminazione
deve
essere
sempre
idonea
qualitativamente
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quantitativamente al tipo di lavoro da svolgere. I valori di illuminamento


consigliati per uffici generici sono di 5oo lux. Oltre a questi limiti, nella fase di
progettazione devono essere valutati anche gli aspetti che riguardano la
qualit dell'illuminazione, valutabile in funzione di tre parametri fondamentali:
assenza di abbagliamenti, colore della luce e distribuzione delle ombre. Le
lampade fluorescenti con temperatura di colore intorno a 4ooo K garantiscono
la migliore resa dei colori e quindi anche I'ottimizzazione dei contrasti. E inoltre
da tenere presente che, con I'entrata in vigore dell'art. 51 della Legge n. 3 del
16/o1/2oo3 "Tutela della salute dei non fumatori", il divieto di fumo (che,
originariamente, trovava applicazione solo nei luoghi di lavoro pubblici aperti al
pubblico) estende il divieto di fumare anche a tutti i luoghi di lavoro privati ed
agli esercizi commerciali. In pratica, adesso iI divieto di fumo stato esteso a
tutti i locali chiusi, pubblici e privati quindi anche a studi professionali, uffici
privati, bar, ristoranti, esercizi commerciali , stabilendo iI principio che
proibito fumare in tutti i luoghi chiusi (fanno eccezione Ie abitazioni private).
AII'interno degli ambienti chiusi si pu fumare soltanto se sono presenti locali
riservati ai fumatori, che rispettino i requisiti e Ie caratteristiche tecniche
fissate dal D.P.C.M.23/12/ 2oo3. Per il datore di lavoro, quindi (o, comunque, per
il responsabile della struttura) scattano anche ulteriori obblighi:
esporre i cartelli di divieto di fumo;
richiamare formalmente i trasgressori;
segnalare ai pubblici ufficiali, in caso di inottemperanza al richiamo, il
comportamento dei trasgressori.

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