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^AlA CKI8TIANA

DELL

ARCIDIACONO CAPITOLARE

CARLO FEDERICO Cav BIANCHI

GLUME

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ZARA
Tipo?ra(:i

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1880.

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ZARA CRISTIANA
DELL ARCIDIACONO CAPITOLARE
TROTONOTARIO APOSTOLICO

CARLO FEDERICO CAV. BIANCHI

OSTAVINA

DEDICATA

don

Ive

Prodana

SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA


NOKSIGKOR PIETRO DOIMO ALESSANDRO N4UPAS
ARCIVESCOVO DI ZARA

METROPOLITA DELLA DALMAZIA

Jf A. XiJB^^n A K"
A K A j n V p.
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Slaiii

ZARA
Tipografia Woditzka

1879

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L.,.

SEP 2 01984

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ti

:v

INTRODUZIONE.

OSTAVINA
don

'opo di aver narralo nel primo

quanto

si

Prodana

volume

di quest^

riferisce alla storia ecclesiastica della citt di

rendesi ora necessario


desi

la

cio,

descrivere
Il

Ive

parlare del territorio, su cui esten-

giurisdizione

spirituale

territorio

di

le

come

dell'arcivescovo;

altre chiese e parochie

della

opera
Zara,

zaratina

arcidiocesi

fa

duopo,

dell' arcidiocesi.

fu

da

principio

non v^ha dubbio,


che tale esser dovea dal momento, che due od al pi tre
dovettero essere le diocesi della Dalmazia nei primi secoli
del cristianesimo, Salona cio, Zara e Nona. Questo territorio per venne a restringersi non poco nel decimo secolo,
allorch il vescovo creatine di Nona s'intromise nella giuassai esteso,

altrove

si

detto.

risdizione episcopale delle altre diocesi dalmate,

partico-

larmente in questa di Zara, che gli era vicina; ed ebbe


ancor pi a scemarsi, lorquando il re Cresimiro stacc da
essa nel 1050 parecchie ville, affine di erigere il vescovato

Belgrado (Zaravecchia)^ cui, avendo scella a regale sua


residenza, volea anche innalzare a maggior grado di dignit
e splendore. Ma dopo la distruzione di questa citt, seguita
nel 1126 per opera dei Veneti, e dopo la regolazione dei
confini delle diocesi dalmate, avvenuta per ordine dell'apostolica sede, il vescovato di Zara ricevette notevole incremento mediante la restituzione dell'isola di Pasman, e di
di

alcune altre aggiacenti, nonch di quasi tutto


territorio.

il

belgr adense

Quante fossero

le

paroche e

Io

chiese

dell'

arcidiocesi

decimoquinlo non consta.


Si sa soltanto da una cronaca antica, che prima delle lurchesche invasioni, cio prima del 1468, in cui esse ebhero
principio in queste contrade, 280 erano le ville, che ne
componevano il territorio, senza contar quelle del suo isolarlo. Di queste molte ne rimasero abbandonate, parecchie
ne furono incendiate, e non poche distrutte o devastate dalle
barbare orde musulmane. Abbiamo memorie scritte, che nel
decimosesto secolo di tante n'erano rimaste 96, delle quali
erano abitate 85, con sole 5 o 6 case per ciascuna, e che
intorno al 1700 le parochie del zaratino contado giungevano
appena al numero di 35. Non fu cos delle parochie delTurchi, che
Siccome in esso non vi penetrarono
l' isolario.
una sol volta, ed anche questa solamente in alcuni villaggi
senza farvi danni o guasti rilevanti, cos narrano le nostre
cronache, che il numero delle insulari parochie si mantenne
costantemente da 30 a 33, le quali si conservarono in egual
numero anche fino ai giorni nostri. Le parochie dunque delfine del
di Zara verso la
terzo decennio del
l' arcidiocesi
secolo presente ascendevano alla ciffra di 68 soltanto.
Succeduta nel 1828 la concentrazione delle diocesi
Locum B. Petri^ di Leone
della Dalmazia mediante la Bolla
XII, ed abbinalo il vescovato di Nona alT arcivescovato di
Zara, questo ricevette un grande aumento di territorio, poich
17 de' quali abitati da soli
vi si aggiunsero 65 villaggi,
composti di cattolici e di greci, e 15 abitati
cattolici, 33
maggiore da greci
nella minor parte da cattolici, e nella
tuU'i quali villaggi formavano 36 parochie latine, mentre
una parochia coraponevasi di due ed anche pi villaggi.
Unite pertanto le mentovate 68 parochie dell' antica arcidiocesi alle 36 della soppressa ed incorporata diocesi nonese,
r arcidiocesi di Zara venne a comporsi di 104 tra parochie
e cappellanie, che si mantennero inalterate fino all'anno 1850.
nei

jaderlina

secoli

anteriori

al

In

seguito

al

Ministeriale Dispaccio

26 gennaro 1849,

N.o 8440-4117, essendosi introdotta una stabile sistemazione


della cura d'anime nelle diocesi della Dalmazia, furono anche
determinate

condizioni delle stazioni del clero curato della


nostra arcidiocesi, per cui 50 dovrebbero essere le parochie,

32

le

le

cappellanie esposte, e

tutto

108

della

sorveglianza,

26

le

cooperature parochiali,

curazie, le quali, avuto riguardo


alla

comodit

di

alla

in

opportunit

communicazione,

alla

corrispondenza col clero e colle autorit, nonch alle


speciali circostanze locali vennero ripartite in nove circonfacile

Novegradi, ZaraEufemia,
ai
quali se ne
vecchia, Pago, Selve, Sale e S.
eh'
quello
in
allro,
di
Bencovaz
con
aggiunse
seguito un

;
ci per che la carica di decano non dovesse essere stabile,
n annessa ad un beneficio, e che l' ufficio decanale dovesse
essere affidato ad un sacerdote del circondario, degno di
dari

decanali, cio Zara, Nona, Rasanze,

fiducia.

In dotazione del clero curato

La congrua

di

fio.

Venne

300
200
150

data esecuzione nel

venne

stabilita:

pei parochi,
pei cappellani,

pei cooperatori.

1851

al

Dispaccio Ministe-

con qualche modificazione, per cui contansi attualmente


55 parochie, 40 cappellanie esposte, 7 cooperature e 2
stazioni curate, in tutto 104 curazie, ripartite in 10 decanati, i quali hanno un distretto pi o meno esteso di circa
10 curazie, sopra le quali i decani esercitano una giurisdi-

riale

zione, limitata dall'arcivescovo.

Di queste ne
indicato negli

virono

di

atti

guida e

tesseremo
delle
di

la

storia,

seguendo

antiche visite canoniche che

T ordine
ci

ser-

aiuto; ed incominciando dalle parochie

continueremo con quelle del litorale per terminar


con quelle del continente, eccettuato per qualche caso speciale, in cui abbiamo dovuto discostarci dal nostro proposito.
Parleremo in particolare delT origine delle parochie, della
fondazione delie chiese parochiali, e delle chiese succursuali,
del loro stalo e condizione antica e moderna; daremo la serie,
per quanto fia possibile non inlerrotta, dei parochi e d'altri
sacerdoti, degni di ricordanza, faremo cenno delle confraternite preesislite, ed oggid esistenti, terremo insomma parola di tutto ci che havvi di rimarchevole in
ciascuna
localit. Ci siamo occupati a preferenza delle preesistite diocesi di Nona e Zaravecchia, nonch della insigne Collegiata
di Pago, le quali per la loro anlichil e dignit sono degne
di onorevole menzione, e specialmente di Nona, la cui origine si fa risalire ai tempi apostolici.
Pria per d' entrare in materia non sar disutile il premettere alcune notizie generali per lume e guida dei benedell' isolarlo.^

voli lettori.

6
Ed
Zara e

primo luogo

in

Nona

di

fu

fa

assai di

che

diiopo sapere,

il

contado

di

spesso da fiere pestilenze e da

Per ben dodici volte lo infestarono le orde de' Musulmani nel decimoquinto secolo con pi
meno danno dei poveri cristiani. Nei successivi fecero
ostili

incursioni travagliato.

ed in particolar modo durante il deciniosettimo,


quando ne rimasero padroni assoluti. Dopo di aver atterrate
chiese e case in gran numero e dopo di aver desolata quasi
tutta la campagna, misero a ferro e fuoco tutte le ville del
altrettanto,

una sola eccettuata. il nostro arcivescovo Caraman, che lo dice nella


sua relazione al Pontefice di sua visita diocesana del 1754:
continente, e poi anche quelle del litorale,

Cuncta

litoralia

Cr etico

hello

Turcae consumpserani
terra

incolumi sola Archiepiscopali


enim, superposito mensis^ pane^ sale
ahierant.

et

aqna^

Barbari aiitem ingressi domos

liospitalitatis signa^

igne^

Cassiani). Incolae

(S.

ad

vaciias

Insula.s

venerati

innocentes recesserunt. AH' appressarsi del

sgombravano

fuggivano nelle
isole vicine, di modo che il territorio rimase spopolato, deRitornati questi dopo la
serto, ed abbandonato da cristiani.
pace, ai loro focolari, si f' ammirabile la loro piet col
condurre i terreni altrui coltivandoli coi loro sudori per
applicarne poi i frutti al ristauro e mantenimento delle chiese
rovinate e depauperate, e per provvedere i pastori del necessario sostentamento. Una buona parte delle chiese distrutte
furono da loro rifabbricate e provvedute dei sacri arredi.
E siccome quelli che ritornavano dall' esilio erano pochi, e
miserabili, cos le chiese furono da essi fabbricate in brevi
dim.ensioni. Ecco il motivo per cui nella maggior parte sono
insufficienti, e malamente edificate. Taluna ve n'eresse il Governo veneto, ma, poche eccettuate, le altre tutte sotto ogni
rapporto erano deficienti e mancanti d' ogni cosa, ed appena
capaci di contenere un terzo, ed alcune appena un quarto
della popolazione. Quegli che molto si prest alla loro riedificazione e miglioramento si tu l'austriaco provvido Governo,
il
quale nel corso di pochi anni n' eresse un buon numero
dalle fondamenta, e ne va ogni anno rinnovando e ristaurando delle altre. Tal si fu pure la condizione delle case
canoniche, le quali tutte, con pochissime eccezioni, potevano
considerarsi piuttosto capanne e tuguri. Molte ne furono di pianta
ricoslrulte, e molte ristaurate. Non faremo a meno di rilevare
queste circostanze, quando parleremo delle singole parochie.
fiero

nemico

gli

abitatori

secondo luogo, che le chiese rurali della


diocesi erano dapprima per la maggior parie intitolate ai
misteri della nostra santa religione, alla Vergine, ed ai pi
santa fede. Ma dopo
illustri ed antichi campioni di nostra
che la potenza ottomana ebbe depopolato e desolato il nostro
territorio, le chiese ristaurate, ovvero di pianta riedificate,
perdettero in buona parte, ad eccezione di quelle della Vergine, il loro titolo antico, per assumere quello del principe
della milizia celeste S. Michele Arcangelo., oppure quello di
S. Giorgio m. o di S. Martino v., quasi avessero voluto i
suoi fondatori nominare per loro patrono e titolare chi col
fulmineo brando li avesse potuti difendere da nuove aggressioni nemiche. Anche a S. Rocco ne innalzarono parecchie,
dopo le molte pestilenze, cui andarono soggetti i nostri durante le suaccennate incursioni. Parecchie ne consacrarono
puranco allo Spirito Santo, dichiarando in tal modo di far
atto di solenne professione della loro ferma credenza dinanzi
a coloro ch'erano infetti di errori in materia di fede, e che
vivevano in mezzo ad essi. Ne troviamo quindi oggid 50 e pi
Ira chiese e cappelle dedicate alla Vergine, 12 in onor di
S. Michele are, 8 a S. Rocco, 6 a S. Martino v. e 4 allo
da sapere

Santo.

Spirito

In terzo

zione

in

luogo non sar inutile

topografica

dell'

arcidiocesi

il

pria

riconoscere
di

la situa-

discorrere

delle

compongono. La primitiva diocesi di Zara ha


un circuito di 80 miglia, non compresa l'isola di Pago, n
le altre isole, che da Ulbo fino a Vergada formano
il
bel
canale di Zara. Estendesi poi da maistro a scilocco per una
localit

che

60

la

tramontana e borra
la preesistita diocesi di Nona, con cui
termina mediante le
proprie ville di Peter^ane, Kosino, Grue, Murvica, Skabernje,
Polaca; a levante la diocesi di Scardona, con cui termina
mediante le proprie ville di Vrana, Radosinovac e Pristeg;
a scilocco la diocesi di Sebenico, con cui termina mediante
la propria villa di Pakoscane; ad ostro, libeccio e ponente
l'Adriatico, con cui termina mediante l'isolarlo.
La diocesi di Nona stendesi in longitudine da Nona
sino ad Ervenik, ed in latitudine da Suhovare, che dista 12
miglia da Zara, sino sopra il monte Velebic al confine della
Croazia. A levante per ultimi villaggi trovansi Ervenik, a
ponente Pontadura, ad ostro Lepuri, ed a tramontana TribaujO; che confina colla Croazia, Ad eccezione di Pontadura,
linea

di

miglia.

suoi confini sono

contado nonese trovasi fra terra sul


continente, con 4 villaggi di quc dal canale della montagna
suddetta, ed altrettanti al di l, e 2 alle sponde del fiume
Zermanja. In generale il paese montuoso, boschivo, e pei
un'isola, tutto

eh'

il

molti torrenti in alcuni

numero

Il

incorporazione

anche paludoso.

siti

dei cattolici

quella

di

della

diocesi di Zara pria della

Nona ascendeva nel 1828 al


a 11,400,
della diocesi di Nona

di

26,928: quelli
che uniti ai primi formavano 38,328. Attualmente Tarcidiocesi di Zara componesi di 63,556 cattolici.
necessario inoltre di sapere esservi stati un tempo

numero

di

due

nella

riti

greco.

diocesi cattolica di Zara,

Due erano

lingue liturgiche
i

parochi

della

latini

lingua

parimenti,
la

latina,

quanto

illirica

come

cio,

greci

letterale.

e
si

lo
la

il

latino

cio

ed

il

sono anche oggid, le


illirica letterale. Tanto

servivano

nella

liturgia

In Zara, nella citt di Pago, e

adoperavano la sola lingua latina, e


nelle parochie rurali quelli che erano dichiarati abili dall'Ordinariato. V'erano nella diocesi di Zara ai tempi dell' arcivescovo Cari) man due chiese foranee greche, che officiavano in lingua illirica letterale. I loro parochi facevano la
professione di fede cattolica nelle mani dell' arcivescovo nostro
giusta la formola di Urbano VIII, e protestavano, come vedremo in seguito, di riconoscere T arcivescovo per loro Pastore; ma e parochi e popoli andavano a poco a poco infettandosi di errori dogmatici mediante libri, che ricevevano
nel

Borgo Erizzo

tutti

da fuori, e lnirono col diventare scismatici.

Per ultimo giover sapere, che prima della sistemazione


deirarcidiocesi, cio innanzi al 1851, era essa divisa in sei
circondari, de' quali ciascuno era presieduto da uno de' pi
capaci e diligenti suoi parochi, il quale doveva aver cura
delle ville commessegli dal superiore ecclesiastico,
di
procurare il buon ordine delle ufficiature^, delle sacre suppellettili,

dei

costumi degli ecclesiastici, e

informato l'arcivescovo.

di

tener d'ogni cosa

PAROCHIE INSULARI

Isola di Pago.

V Isola

Pago, da Plinio Gissa e Sissa, dal Dandolo


e Quussa, da altri Insula Paganorum^ e dagli Slavi
Pag denominata, posta a settentrione di Zara, nel seno
Flanatico, ossia Quarnaro, lungo il canale Japidico, oggi
di

Kessa

Morlacca^ vicino al continente, da cui disgiunta


mediante un brevissimo stretto, che di Ljuha s' appella.
Lunga 30 miglia da maistro a scilocco, larga 6, da levante
confina con Nona, da ostro con V isola di Pontadura, e
cogli scogli di Maoni e Scarda, da ponente coir isola d' Arbe,
della

e da tramontana col canale della Morlacca. Dal Iato boreale


ha due fauci che danno adito ad una valle lunga 5 miglia.
Nella parte estrema della valle eravi T antica citt di Ciaska,
il

cui terreno

tando

alla

il

di

diocesi

territorio

valle a scilocco

citt

confine della diocesi di

il

preesislila

Veglia tutto
tra

forma

Pago, che d

sii

ed

ora

spet-

quella

di

uato oltre quello di Ciaska. Un'ale

posta,
il

Arbe,

di

Zara,

nome

fra

due

le

a tutta

valli,

siede

la

isola.

Dapprima i Colchi, poscia


Cadde dipoi con tutta la Liburnia in poter de'
Romani, ed in seguito soggiacque alla dominazione dei Frani

Liburni furono gli abitatori

deir isola.

Veneti con tutto il resto della Dalmazia.


Innanzi al decimo secolo fu per alcun tempo a Zaratini soggetta. Venne due volte soggiogata e devastata dai Croati,
ma da Cresimiro IV rimessa nel primiero suo slato (1028).
Fu Cresimiro V, che nel 1040 la divise in due parti, aschi, dei Croati, dei

10

segnando quella da settentrione col castello di Kissa al vescovo di Arbe, e quella da mezzogiorno al vescovo di Nona.
In questa seconda parte, o per veneta concessione, o per
Zaratini ad esercitare nel
cessione dei Nonesi, tornarono
1170 la loro Signoria, in guisa da renderla pienamente soggetta alla loro Comunit. Divenuti poscia i re d'Ungheria
i

conferm loro la libera


giurisdizione temporale e spirituale sulla medesima. Per trentacinque anni la conservarono, con varia fortuna, ora a nome
proprio ed ora del re; ma sempre mal sofiPerti da quegli
abitanti, i quali finalmente nel 1393 pensarono di francarsi
da tal dipendenza, ed anche vi riuscirono; dappoich una
di Zagabria e dal
dieta provinciale, composta dal vescovo
Bano di Croazia, delegali del re Sigismondo, dai rappresentanti di Zara e di Pago, da alcuni vescovi e nobili d'Ungheria e di Dalmazia, si raccolse in Nona, ed il 24 Giugno
1396 decise doversi considerare l' isola di Pago libera e
padroni

di

tutta

indipendente,

al

l'

isola,

Lodovico

pari d'ogni altra

cittt

della

questa loro indipendenza dur poco, poich

acclamato re d'Ungheria nel 1402 Ladislao


occasione ch'egli venne

in

Zaralini,

Ma

avendo

Napoli nella
Dalmazia per contendere la corona
lui
premiati col riacquisto della

Sigismondo, furono da
Signoria di Pago, e vi mandarono
a

Provincia.

di

propri rettori.

Ma

brevemente vi durarono, poich del 1409 Ladislao, insieme con


Zara vendette anche Pago alla Repubblica di Venezia, la
quale speditovi al suo governo un suo patrizio fece per sempre cessare qualunque ingerenza della zaratina Comunit, n
vi rimase che la giurisdizione spirituale del nostro arcivescovo, da cui pure tentarono
proprio,

ma

esimersi chiedendo un vescovo


senza poterlo mai conseguire.

La

d'

citt di Pago.

L'origine dell'attuale citt di Pago, e quella della sua


chiesa collegiata viene storicamente stabilita nelfanno 1443.
Cid principale delf isola di Pago nei primi tempi fu Ciaska,
siluala in fondo del vallone di Pago, e tale
si
mantenne
sino air anno 3G1 d. C. quando un orribile cataclisma
la

11

subiss. Sulle sue rovine surse Kissa^ che perdur sino alla
fine

del secolo

minata.

Non

decimo,

in

cui fu per forza

lungi da quegli avanzi

Novaglia^ la quale sussislelte fino


anche questa, si trasportarono quegli
nella

valle delle saline,

prie abitazioni,

che

di

guerra eslr-

venne allora fabbricala


al 1190, in cui, distrutta
abitanti al sud

dell'isola

stabilirono erigendovi le pro-

si

circondarono

mura

di

baloardi

per

divenne allora col nome di Pa^o la principale dell'isola. Non offrendo per neppur questa un asilo
sicuro ai suoi abitanti, i quali furono non una volta da incendi, da slraggi e da devastazioni d'ogni genere molestali,
stabilirono col consiglio e favore della Repubblica veneta
di trapiantarsi altrove e convenientemente munirsi. Tra i
molti siti, che il veneto Senato si fece delineare per la
difesa.

Questa

pianta della

citt

nuova

citt fu prescielto

quello oltre l'istmo alla

che chiude la valle delle saline, sulla punta di


S. Giacomo, oggi Tutti /Sa?? ^z, un miglio circa distante dalla
vecchia citt. L'anno 1443 si diede principio all'erezione
delle mura e delle torri, il cui circuito fu portato al suo
compimento in meno d'un decennio, coi mezzi della comunit
e coi sussidii avuti dal pubblico erario. La prima pietra fu posta
il
giorno 18 Maggio di quell'anno, come vedremo. Di buon
disegno fu la pianta della citt, dappoich quattro porte,
simmetricamente disposte, aprono l'adito alle quattro vie principali, opposte ai quattro venti cardinali, le quali si riuniscono nella piazza, che sta nel centro della citt. Quella, a
levante, reca il nome di porta Terraferma^ quella, a maistro,
dicesi Uhlinaz^ la terza, a libeccio, si denomina della Catena^
la quarta, a scilocco, di S. Antonio s'appella per la vicina
Catena,

chiesa a questo santo dedicata. Un'altra porta fu posteriormente aperta presso quella della Catena, e chiamasi porta

piccola.

Da

ci

dividesi la

citt

in

quattro quartieri,

il

primo

denomina di S. Giacomo, e comprende tutte le


abitazioni, che sono a mezzo della porta Catena sino a mezza
piazza, e di qua fino alla porta Uhlinaz sino a mezza piazza,
e di l va a finire presso la porta di Terraferma. Il terzo,
dello quartiere di S. Francesco, ha il suo principio da levante della porta di Terraferma, va fino alla piazza, e per
via diritta sino a mezza porta di S. Antonio Abbate. Il
quarto domandasi di S. Antonio Abbate, e partesi dalla detta
mezza porta dal lato d'ostro, e venendo fino a mezza piazza
de' quali s

ritorna alla

mezza porla

della

Catena.


Stabilita in

tal

modo

12

la

nascente

pianta della

citt,

fu

assegnato a ciascuna famiglia un fondo sufficiente per proprio


dorarcilo nei rispettivi quartieri; nei quali si videro a poco

ch'erano in
Pago vecchio, dove non rimasero che i soli magazzini de'
fu poi absali, ora distrutti, e ridotti a coltura. La piazza
Palazzo Pretoreo,
bellita da pubblici edifizii, fra i quali il
a

la

poco erette

case

le

coi

materiali

di

quelle

pubblica loggia, e la chiesa collegiata.

La Chiesa

Collegiata.

Nel giorno istesso, che fu il Sabbato 18 Maggio 1443


della nuova citt di
in cui furono gettate le fondamenta
Pago, si diede pure principio alla fabbrica della sua magnichiesa collegiata. Benedetta colle prescritte cerimonie e

fica

prima pietra dall'arcivescovo di Znra Lorenzo


Venier, alla presenza del clero e del pubblico magistrato la
pose ne' suoi fondamenti, ed altrettanto fecero contemporasolennit

la

neamente

pubblici rappresentanti nei

quattro

punti

princi-

Proseguitone il lavoro con alacrit,


venne dopo alcun tempo d'improvviso sospeso per mancanza

pali

di

della

nascente

Fu

mezzi.

di

citt.

poi continuato coi soccorsi,

impetrati dalla

veneto Senato, e coi fondi ch'esistevano

depodestinali per le Crociate contro la turchesca barbarie. Nel 1459 venne condotta a buon
termine la fabbrica dopoch la Repubblica assegn a beneficio
di essa la cos delta Grazia dei Sali, la quale anche in se-

piet
sito

del

in

e che a que' tempi erano

guito continu ad

Ma

essere

una

primarie

delle

risorse

della

compimento non le fu dato se non che


appena nel 1487, quando ottennero
Paghesani dalla Santa
Sede l'indulto di poter vendere alcuni terreni infruttuosi,

chiesa.

T ultimo

che

alla

chiesa vecchia appartenevano. Fatto

ultime spese ed agli ultimi lavori, ai

18

cos fronte alle

Settembre del
1488 vi si trasfer da Pago vecchio (Terravecchia) il Capitolo, il quale anche cominci ad officiarla debitamente. Non
havvi memoria che sia stata consacrata; non v' lapide
commemorativa, n alcun altro indizio, che rammenti ai
di


posteri e

comprovi un

13

solenne della chiesa.

alto

tale

dicala all'Assunzione di M.

V.,

de-

che in
Pago vecchio ancor si conserva. situata, come sopra si
disse, nel centro della citt, rivolta a S. 0. Di forma quadrangolare, lunga m. 35.50, larga 15.40. La sua facciata, costruita tutta in pietra levigata, s' innalza maestosa
dinanzi la sottoposta piazza, ed adorna di quattro statue
a mezzo rilievo, l' una delle quali rappresenta la Vergine
Annunziata, l'opposta l'arcangelo Gabriele, la terza S. Giorgio m. patrono principale dell'Isola, e la quarta S. Michele
arcangelo. Una quinta, a tutto rilievo, raffigurante un angelo
colle mani incrocicchiate, che guarda gi sulla piazza,
collocala sopra la cima del frontone. La porta maggiore eh'
l'unico ingresso nella facciata, s'eleva sopra tre gradini circolari, ornata di sei colonne di
pietra bianca con capitelli
')
e
col
corintio,
suo
d'ordine
timpano fregiato d'un basso
rappresentante
la
Vergine
rilievo,
in atto
di proteggere i
Pagesi. Sopra di essa scolpito lo stemma della Repubblica
veneta, ed al lati esistono due iscrizioni lapidarie del 1649.
Quella a sinistra, sormontata dallo stemma della Comunit
Giorgio m.) e da quello della famiglia Semitecolo,
(S.
ricorda le virt e

gesta

le

pari

al

questo

di

dell'antica

cavaliere

nel

modo

seguente:

SVMME VIRTUTl SVMMAE PRUDENTIAE ILLMI D JOANNIS


SEMITECVLO VINC FILIl SVMMA LAVS SVMMA DEBETVR
.

GLORIA

IS

IN

PROSPERIS

IVDICIO

CONSTANS

IN

PRVDENS PRAEFVLSIT PRAETOR FERVENTE


ADIACENTES
CONCILIAVIT
GRASSANTE
BELLO
HOSTES
VRBEM
ET
PESTE
INSVLAM AB EA
AD
JANVAS
INOPIA
AERE
PROPRIO
PVBLICA
PRAESERVAVIT
IN
COMES
VERE
VERE
PATER
VRBI
CONSVLVIT
SIGNVM
LAVDIS ET GLORIAE
PAGI
IN
COMMVNITAS
MDCXLIX
DNI
PONIT
ANNO
.

ADVERSIS

Le

capileltere

significano

Deo^

Divo Georgia^ Pa-

trono Pagi.

^}

Quattro

di quelle

colonne furono levate, perch corrose dal tempo.

14

Quella a destra, ora illeggibile, era del tenore seguente:

RVPTO PACiS FOEDERE


DISCRIMINE AD DEPRIMENDAM
PROVINCIIS
DALMATIAE
ET
IN
RABIEM
HOSTIVM
LEONARDO
CONS
FOSCOLO
SEN
HOC
EPIRI
COMMITITVR
IMO
GENERALE
COEDECVS]
[PATRIAE
CLYPEO
ET
GALEA
TECTVS
QVI
SCEPTRVM
LITVS
CVNEOS
HOSTIVM
PENETRAVIT
PROTECTVS
CRUCE
PATRIAE
VINDICAVIT
EX
EO
ARGIRVNTVM
SECVRVS
DVXIT
E COMITATV lADRAE
MANCIPIA
OPTIMATES
OPPIDA TERRAS
VRBES
VILLAS
PROFVGAVIT
A
LIBERAVIT
AB
HOSTIBVS
CVNCTA
V
SOL
INGRVENTE
TVRCARVM
REIPVBLICAE
SVMMO
.

PATRIAE
.

MONVMENTVM

DICAT

RESTITVIT

ANNO

DNI

CVIVS

PAGI

PONIT

ET

SVBIECIT

BELLO

GLORIAE

COMMVNITAS
MDCXLIX
.

Di pietra lavorata eguale alla fronte, costrutta la facciala laterale a S. E. lungo la via larga, dove sonvi due
ingressi, uno di S. Sebastiano, patrono men principale della
citt, l'altro di S. Grisogono, cos appellali dai vicini altari,
dedicati a codesti

Santi,

secondo

il

Questo lato della chiesa fu


minacciava crollo, come evincesi

esiste.

scolpita nel lato

medesimo

or

quali

de'

pi

non

1776, perch
seguente iscrizione

l'istaurato nel

dalla

D
M
O
OSTIA
ET
LATVS LABE CORRVENTIA IN PRISTINVM
DECOREM
RESTITVTA
AB
VRBE
A
S
MDCCLXXVI
ET
ECCLESIA
CONDITA
CCCXXXIV
.

L'interno della chiesa a tre navate; la media illuminata da un occhio di marmo a croce, con fregi di qualche
valore, situato nella parte superiore della facciata

da due finestre poste nella parte


e da

quattro

Le

fnestroni,

di

inferiore

forma

della

semiovale,

le laterali

medesima,
nelle

pareli

navate sono divise da quattordici monoliti


adorni di capitelli d'ordine composito. La
cappella maggiore, che risponde alla navata principale, e che
principali.

di

tre

pietra bianca,


il

presbiterio ed

santa ario

il

15

comprende,

mediante una gradinata di pietra, ha


assunta,
cipale, dedicato nlla B. V.

marmi, acquistato

l'a.

1807

dal

e.

r.

cui

T aitar prin-

fronte

di

giunge

si

costrutto

Demanio

finissimi

di

di

Zara per

Apparteneva desso alla or soppressa


chiesa di S. Domenico di Zara, ed il suo celebre dipinto
di Jacopo Tintoretto, rappresentante S. Domenico e S. Catarina da Siena, coronati dai 15 misteri del Rosario, abbastanza bene conservato, esposto in una delle navate minori.
L'antico aitar maggiore d legno dorato, di forma gotica,
era una mole smisurata, che occupava tutta la prospettiva
e fu
del coro. Per quanto consta fu eretto nel secolo XVI
distrutto nel 1807 per far luogo a quello di marmo. Le due
cappelle che fanno capo alle navate laterali hanno begli aldi S. Giutari di marmo di paragone, l'uno sotto il ttolo
seppe dedicalo alle anime purganti, l'altro sotto T invocazione dei SS. mm. Fabiano e Sebastiano, a cui i Pagesi

625

d'oro.

zecchini

molta divozione professano per essere stati a mezzo della


loro intercessione pi d' una volta dalla pestilenza liberati, e
particolarmente nell'anno

1632, quando

morbo infequesti ve n'e-

rio

il

stava tutte le contrade dell'Europa. Oltre a


sistono nelle suddette navate

mento, e

l'altro

intarsiato

di

di

rosso

altri

duo, V uno

ambi
ed un

S. Valentino,
di

Verona,

di

un'urna pure

marmo, con entro

di

le

marmo

terzo

Presentazione, dello stesso marmo, sopra

del Ss.

la

Sacra-

carrarese,

intitolato

cui

mensa

alla
v'

ossa d S. Valentino m.,

al quale v' il fonte battesimale con la conca, e


ornamenti della stessa breccia di Verona. Tutt'i quali
altari, assieme al tabernacolo e al battistero sono stati eretti
verso la met del secolo passato, e cos pure le due pile
dell' aqua benedetta, situate ai lati delle
porte d'ingresso. I
capitelli delle due colonne aderenti alla cappella principale
del coro sono adorni degli stemmi del Capitolo e della Co-

dirimpetto
relativi

munit. Quest'ultimo, che rappresenta


esiste tuttavia
tutto

il

primo,

figurato

da

S.

una

Giorgio

colomba,

cavallo
fu

del

corroso dal tempo.

navata di mezzo lavoralo a stucco.


Tre medaglioni T adornano. Quello del centro rappresenta la
Vergine Assunta in cielo, gli altri due S. Giorgio a cavallo,
che uccide il drago, e S. Sebastiano martorizzato colle freccie. Tanto questi stucchi, quanto quelli sopra il coro
sono
Il

soffitto

della

apprezzati dagl'intelligenti.

16

1629

con pietre
quadrate di marmo rosso e bianco. Le minori, che erano
del
in parte coperte da lapidi sepolcrali, fra le quali una
vescovo di Ossero Antonio Palcich, furono selciate nel 1868
con pietra bianca.
Sopra la porta principale situato T organo, edificato

La navata maggiore

fu nel

lastricala

1763, a spese della chiesa. ') dal celebre professore


Andrea Dacci allievo del rinomato artista D. Pietro Nachich,
egregio nostro patriota. L'organo antico, eretto T a. 1526
con lascilo di Francesco Fallidinich, era collocato nella navata maggiore dal lato del vangelo.
Nella slessa navata, a dritta e a sinistra, sonvi due
tribune di legno di noce, guastale da malacconcia inverniciatura, sopra le quali si ascende per leggere o cantare
nel

certe parti dell' officio divino e per predicare al popolo.

della

sinistra

chiesa,

dal lato

libeccio,

di

s'innalza,

sopra della sommit del frontone, il campanile,


costruito a foggia di torre quadrata, e tulio in pietra battuta. Porla un buon concerto di quallro campane, che furono

poco

di

al

1728

nel

rifuse.

La fabbrica

della

torre

si

attribuisce

all' a.

1562, trovandovisi scolpiti, oltre lo stemma della Repubblica,


anche quello di Leone Bembo, ch'era Conte di Pago in
quell'anno.

Due sono

le

panile, fabbricata

veduta

di

volto

armadi

di

m.

il

Zmajevich

b.

principale,

sacristie; la

noce
stemma,

legno
cui

eh'

sotto

il

cam-

provVincenzo

reale, serve ai canonici, e fu


dall'

arcivescovo

esistente

sopra

la

porta

d'ingresso, fregiato della seguente epigrafe:

QVAE CIRCVM CERNIS DEDIT ANGVIS MVNERA PRAESVL


QVAEQVE DATVRVS ERAT GRANDIA MORS RAPVIT
.

Nell'altra sono custoditi gli archivi capitolare,


rile;

vica-

e serve ad uso dei vicari-corali.

Questo tempio, nelle epoche andate, sub parecchi cambiamenti, particolarmente riguardo agli altari, di cui va fornito.
Se ci riportiamo, infatti, agli alti di visita canonica effettuata dall' arcivescovo Garzadori
nell' a.
1626, troviamo
in
1.

esso:

marmo, dedicato all'Assunzione di


celebravasi la [rescritta messa conventuale

L'aitar maggiore, di

M. V.,
')

in

cui

Cost 700 ducati

di

buona valuta.

17

quotidiana, ed oltre a questa, un'altrrt

messa

meniche, nei marted, e nei sabbati

tutto

di

nelle

do-

l'anno

pei

adempimento di alcuni legati. A quest'altare,


sopra la cui mensa oravi il Tabernacolo, era annessa
una confraternita del Ss. Sacramento;
L'aitar di S. Lorenzo m., di pietra, coli' obbligo di tre
messe settimanali in soddisfazione del pio legato perpetuo,
lasciato dal vescovo di Ossero Antonio Palcich;
defonli, in

2.

Madonna

3.

Assunta, di pietra, che


fu eretto e dotato da certo Bilolta Paladino, coli' onere
di tanti sacrificii, quante le rendite ;

4.

L'aitar di S. Bonifacio, di pietra;

L^ aitar proprio

5. L'aitar

della

S. Giovanni

di

Ev.,

famiglia de' Cassich,

settimana
6.

della

pietra,

coli'

onere

juspalronalo

di

di

due messe

alla

L'aitar di S.

Giacomo,

di

pietra,

juspatronalo

di

della

famiglia Descovich, coli' obbligo di una messa ogni do-

menica
7.

L' aitar di S.

Nicol,

di

pietra,

juspatronalo

di

50

famiglia de' Garbinis, avente una rendita d

coir onere

Mircovich
8. L'aitar

di

tre

legato

per

settimanali

ducati,

de

S.

Vito, di pietra,

vich, con obbligo di


9.

messe

della

di

juspatronalo

messa settimanale

L'aitar d S. Antonio, di

pietra,

de Mirco-

juspatronalo

di

della

famiglia Carletta, colf onere d'una messa settimanale;


10. L'aitar d S. Giovanni Ballista,

nalo della famiglia Mircovich, e

di

pietra,

coli'

juspatro-

di

obbligo

inerente al

Capitolo d'una messa settimanale;


11. L'aitar di S.

Sebastiano, d pietra,

cui

era

annessa

una Confraternita omonima, e dove il Capitolo celebra


ogni domenica una messa cantala ex voto Communilatis,
Negli alti invece della visita canonica celebrala dall'arcivescovo Evangelista Perzago nel 1674 non troviamo
pili gli altari di S. Lorenzo, di S. Giovanni Ev., di S. Giacomo, di S. Vito, di S. Antonio, e neppure d S. Giovanni
Battista, ma in suo luogo sono annoverati quelli di S. Rocco,
di juspatronalo Cacaz,
d S
Maria di Loreto, di S. Biagio
di juspalronalo Descovich,
di S. Francesco,
della Nativit,
e della Purificazione d M. V.
Quasi tutti i suddetti altari e titoli intorno alla met
del secolo passato sparirono per far luogo ai soli sei altari
9


marmo, che allualmente

di

18

esistono,

e che di sopra abbiamo

rammentali.

Al principio

del

secolo,

presente

sonosi effeltuati parecchi

1807

e
in

rislaiiri

precisamente

nel

detta

Fu

chiesa.

coro antico, perch sdruscito ed inservibile.


Era questo lavorato ad intaglio, ed aveva un qualche pregio
di noce, assai
artistico. Ne fu sostituito pi tardi un' altro,
distrutto

allora

il

pi semplice, eseguito

Nedi

anni

1867

in

Venezia.

1868

500 graziosissimamente

nando

Marianna,

costruiti

riparali

con

altro

cornicioni,

capitelli

plessiva ascese a circa

La Collegiata

di

fio.

di

fio.

di

MM.

LL.

dalle

sussidio

Ferdidal fondo

800

intonachi interni ed esterni

g'

portoni e le bussole,

elargito

Furono rinnovati

ecclesiastico.

un

Fabbriceria, e con

Collegiata a spese della


fio.

fece T ultimo ristauro della

si

selciale

le

navale

colonne. La spesa

delle

laterali,

com-

3500.

Pago ha un buon corredo

di

utensili

ben fornita pure di sacri


paramenti, e di tutto ci che concerne il divin culto. Fra
questi non ve n'ha alcuno, che meriti particolare menzione
e

di

vasi sacri d' argento, ed e

dal lato

artistico.

Aveva

essa nei tempi passati una

e proporzionata

suoi

ai

rendita

Consisteva

bisogni.

conveniente

questa

in

80

18 moggia di sale per grazia della Repubblica,


complesso davano 300 ducati all'anno. Due procu-

saline e in

che

in

ne amministravano
spese straordinarie erano obbligali

quali per

ratori ecclesiastici

le

rendite,

le

di

ricercare T autoriz-

zazione del Conte, del Vicario, e dei due Procuratori laici,


da tuli' i quali venivano revisti
resoconti. Al presente la
i

Fabbriceria quella che amministra sotto la presidenza dell' arciprete-paroco,


conforme al Regolamento, emanato per
le fabbricerie

Pietro

la

arcidiocesi da

Maupas con suo Decreto

gid una

appena

dell'

rendila

sufficienti

annua
a

di

Rev.ma l'arcivescovo
febbraio 1867. Ha og-

S. E.

circa

fio.

1100,

quali

sono

coprire le spese. Dal fondo di religione

Collegiata non percepisce alcun sovvegno.

Assai poche, e di poca entit sono le reliquie che si


conservano in questa chiesa, per cui non si ritiene necessario di farne menzione.

Prima
le

della

legge gallica del

seguenti confraternite:

1808 esistevano

Pago

La confraternita dei SS. Giorgio e Marco,


della Purificazione di M. V..
?5
W

1.

2.

')

3.

?^

??

4.

}y

5.

??

^?

??

6.
I

19 ~~

in

del

B. V. del Rosario,

del Suffragio,
dei

SS. Fabiano e Sebastiano.

gran parte

pubblica

alla

risoluzione Sovrana del 1852,


sere, ed

r obbligo

Sacramento,

Ss.

di queste confraternite furono indemaniati, quindi

beni

venduti

della

rispettivi

capitali

amministrarli

di

in

r Istituto

pubblica

di

tre

con

finalmente

cbe trovavansi

quelli.,

es-

in

furono restituiti al Comune cole dividerne semestralmente la

porzioni eguali fra

rendita netta

asta.,

Beneficenza,

La consegna materiale
nell'anno 1867.

locale.

di

ed

detti

Fabbriceria locale,

la

fondo

il

beni

al

scolastico

Comune

segu

Attualmente esistono a Pago due sole Confraternite;


una della B. V. di Terravecchia, l'altra del Suffragio. Nulla
esse posseggono: hanno perci una esistenza precaria.

Capitolo collegiale di Pago.


Da
chiale,

principio non

di

posto, e,
l'

era che

un paroco e

come

tale,

di

un

semplice

collegio

paro-

alquanti presbiteri e diaconi

com-

che

dopo

esisteva

esterminio di Ciaska, divenne

nell'antica
la

citt

Kissa,

primaria dell'isola, a

ne impose anche il nome. Distrutta Kissa verso la fine


del decimo secolo continu a sussistere questo collegio in
Novagiia (Terranuova) fabbricata colle rovine di Kissa. Distrutta anche Novagiia (1190) si trasfer nella terra di Pago,
ora Terravecchia, che surse a citt principale dell'isola. Dopo
questo tempo sembra che questo collegio parocliiale siasi a
poco a poco trasformalo in capitolo collegiale.
Di fatti, in scrittura del 1308 trovasi menzione di J5o^cui

dano;

1334

del

1350

Stipano Marcovich^ tutti tre col titolo di arcipreti


chiesa di Pago. In testamento del 1348 v' memoria

della

in

di

altra

del

di

Gruhogna^ ed

in altra

di

un

canonico della chiesa stessa, di nome Mauro^ il quale cos


si firm
Ego Maitrus Preshyter et Canonicus Ecclesiae
S. Mariae de Pago , Notarius^ his omnibus interfui^ ac
:

20

rogatus scripsi. In scritture poi del 1353, 1367 e 1384


menzionalo l'arciprete assieme al Capitolo. Dai quali documenti apparisce, che nel XIV secolo, e forse anche prima,
esisteva a Pago vecchio un capitolo composto di un arciprete, e di alquanti canonici, presbiteri e diaconi, e ch'esso

radunava capitolarmente per trattare i proprii affari.


per dubbio se avesse avuto, o meno a quel tempo, una
formale canonica istituzione. Dappoich il benemerito arcivescovo di Zara Pietro de Matafari dopo di aver rinnovato
e riorganizzato nel 1394 il capitolo metropolitano, ha fatto
pure la stessa cosa con quello di Pago riducendolo in miglior
forma e governo e dandogli un regolare statuto. Volle, che
fosse composto di un arciprete e di dodici canonici prebencanonici e deldati collegiali; che il diritto di nomina dei
l'arciprete fosse devoluto al Capitolo, e che la loro conferma
fosse all'arcivescovo ^j^ro tempore riservata. L'arcivescovo
Biagio Molin vi aggiunse nel 1424 il Primicerio, il quale
avesse a dirigere il coro, e presiedere il capitolo in assenza
dell'arciprete. Esso doveva essere il primo dopo l'arciprete,
cio la seconda dignit, ed il primo fra i dodici canonici.
All' arciprete era in principalit affidata la cura d' anime oltre
si

la

presidenza del Capitolo. Le costituzioni del

Matafari

fu-

rono puranco confermate dal Sommo Pontefice Martino


con sua Bolla: Ex supernae^ dei 18 Maggio 1427.
In

virt

mantenne nel

di

costituzioni

tali

diritto

al

cui

il

secolo

XV. Vi furono per

l'arcivescovo nomin e dignit

XVI fu il Capitolo impedito di


d'aspettativa informa pauperum della

principio del

Bolle

collegiale

si

elezione dell'arciprete, del primicerio

di

e dei canonici per lutto


casi in

Capitolo

il

V,

alcuni

canonici.

Ma

esercitarlo da

Santa

Sede,

ed anco dalla Collazione dei Nunzi apostolici di Venezia, ed


in seguito pure dalle riserve contenute nelle regole
della
Cancelleria Apostolica; finch l'anno 1581 venne a perdere
totalmente questo

privilegio di elezione

se non che in forza

del

Veneto Senato negli

otto

23

Decreto

vel

Settembre

riacquist

1769

del

mesi, occupati dalle romane riserve.

L'arcivescovo Giovanni Carsana con suo Decreto 12 Aprile


1775 conferm la decisione del Senato, restando nelT attuale
stato
di

possessorio rispetto agli

conferma degli

atti

altri

quattro mesi, e nel

dal Capitolo.

Caduta

la

diritto

Repubblica, e

venuti in possesso della Dalmazia gli Austriaci, continu


Capitolo a nominare i suoi membri; se non che sotto

il

il

21

nuovamente spogliato di tale prerogativa.


Venne poscia di nuovo ristabilito sotto la seconda dominazione austriaca, e tosto nel 1813, ma per poco la godette;
poich and a cessare per sempre nel 1815, in cui la nomina del nuovo arciprete segu a tenore delle leggi generali
governo

Gallico

fu

dell'Impero austriaco, vale a dire dietro avviso di concorso

dopo regolare esame parochiale


dal Ss. Concilio di Trento presso

fatto nelle

Oltre

diritto

il
i

mansionari,

sacristi,

procuratori, ecc.

sol

volta all'anno,

il

Curia Arcivescovile.

la

elezione dei propri membri,

di

nominava
i

forme prescritte

il

diacono,

suddiacono,

il

il

Capitolo

gli

acolili,

Si radunava regolarmente

luned dopo Pasqua, e ci

una

dietro for-

campana.
Oltre le cariche summenzionate v'era quella del vicario
arcivescovile, ch'era sempre uno dei canonici. Veniva eletto
dall'arcivescovo, ed in sede vacante dal Capitolo di Zara,
ovvero dal vicario capitolare. Aveva T incarico di tutelare
dinanzi al Capii
diritti dell'arcivescovo, e di propugnarli

male

invito,

tolo,

suono

della

ed operati capitolari, d'invigilare


contegno dei parochi dell'isola, e di tener di tutto

sorvegliare

di

sopra

al

il

gli

alti

informato l'arcivescovo. Era insomma


scovo, e governava spiritualmente

pure

il

Aveva

diritto
il

di

la

sua

dell'arcive-

chiesa e l'isola.

la

eleggere ogni anno

suo cancelliere e

l'occhio

Aveva

due nuovi puntatori.

cancelleria

parte

del

Capitolo.

Dopo

nomina dell' arciprete Giovanni Buxa, seguita,


come si disse, nel 1815, non fu eletto pii alcun canonico,
ed il Capitolo and di mano in mano a scemarsi, e perfino
quasi ad estinguersi all'alto, dappoich nel 1848 non esisteva,
che

la

concentrava tutte le
antiche rendite capitolari. Fu allora che V arcivescovo Giuseppe Godeassi, volendo riparare a tanto inconveniente, e
vedendo d'altronde l'impossibilit di poter mantenere e conservare il Capitolo di Pago nelT antica sua forma e condizione, colla ven. sua Patente del d 11 Settembre 1853, e
colle sue ordinarie facolt lo ha ridotto in altra forma, lo
ha rinnovato, e ristaurato, sicch dopo questa sua riforma
consta di un arciprete, eh' la prima dignit ed unica del
Capitolo, ed insieme paroco della citt e vicario foraneo
dell'arcivescovo, ed inoltre di quattro canonici prebendati
il

solo arciprete,

residenziali,

che

il

distnti

Capitolo

fra

il

quale

in

loro collo stallo

nuovo, com'era per

lo

di

priorit.

passato,

cos

Stabil

pure


al

22

presente fosse collegiale, ed avesse

suo

il

lilolo

dall'

in-

signe Collegiata di Pago, coi dirilli e le prerogative proprie


delle Collegiate, giusta le costituzioni canoniche, e le proprie
aggiunti al Capitolo tre
speciali consuetudini. Furono allora

cooperatori nella cura d'anime. La carica di


vicario, che per F addietro era annessa ad un canonico, la
volle unita all'arciprete pr temjDore^ ed a maggior lustro
vicari corali

e decoro della dignit arcipretale, e ad onor del Capitolo e


Ministero del
della citt, stahil, di concerto coir Eccelso

Culto ed Istruzione, che in avvenire l'arciprete di Vixgo pr


tempore^ avesse il titolo di abbate di S. Pietro ap. e il diritto

della

che

mitra, e

di

prerogative

tali

se

ne

potesse

valere giusta le consuetudini canoniche.

Rendite del Capitolo.


La decima
erano

saline,

parecchi

beni

non pochi canoni livelprincipali del Capitolo, e formavano la

campestri, alcuni censi


lari,

alcune

ecclesiastica,

redditi

capitali,

di

massa comune.
L'arciprete godeva due porzioni canonicali.

Ogni mansionario aveva tre parti d' un canonico.


Il diacono la met d'una porzione canonicale.
Il

suddiacono

la

quarta parte.

quattro accoliti una porzione canonicale assieme,

due

sacristi

12 ducati

all'

anno.

L'organista 18 ducati.
II

vicario

godeva una porzione canonicale e mezza.


1824) il capitolo di Pago delle

Oltre a ci fruiva (a.

rendite dei seguenti beneficii semplici

Alla massa capitolare erano uniti ed incorporati:


a.

Il

beneficio

di

S.

Catarina

h.

di

S.

Lucia

di

S.

Mauro

e.

j,

della

rendita annua

in

,,

Dignisca

')

e.

Il

di

beneficio di

5^

Croce

S.

dei

SS.

in

Cosmo

Vercich, incolto,
o

Damiano

della

annua

II

beneficio di S.

Zara

(iio.

Mauro

di

Dignisca fu ceduto

de Grisogono intorno

al

al

f.

54
8
6

...
rendita
di

dall'arciprete di

f.

della rendita

annua
d.

di

Capitolo

f.

di

Pago

1720, Eradi suo juspatronto.

23

All'arciprete capitolare erano


a.

6.

11

abbazia

Istmo

di S. Pietro in

')

uniti:

368.15
122.45

della rendita di

beneficio di S. Michele di Corizza

f,

10.
Cangerich

,y

,,
Al vicario arcivescovile andavano congiunti
a. Il beneficio di S. Giovannni in Vlassich
della rendita comh.
di S. Nicol

plessiva di f. 36
e.
di S. Gregorio

Ai canonici capitolari compreso il primicerio era annessa la Cappellania di S. Giacomo della rendita di f. 82.
di S.

e.

Giovanni

in

....

,j

Al cerimonista

era

annesso

benefcio

il

di

Quirino dell'annua rendita

S.

di

f.

12.

Soppressa la decima sotto il Governo austriaco, e formato il fondo di religione anche in Dalmazia, come nelle
altre provincie, il Capitolo fu indennizzalo con effettivo
danaro.

veneta dominazione n
doti ordinali ad titulum patrimonii^
Sotto

la

canonici, n

sacer-

neppure quelli che


godevano beneficii semplici di qualsiasi sorte, non pagavano
allo Slato verun canone a titolo di decima sopra i respeltivi
palrimonii, come neppure sopra i fondi costituenti i beneficii
stessi, ma n'erano affatto esenti da qualunque imposizione.
e

Obblighi del Capitolo.


Tanto

le

dignil,

quanto

ed

canonici,

mansionarii

avevan l'obbligo della residenza, dell'ufficiatura quotidiana


corale, della messa conventuale per turno, e di far da ebdomadari in coro, dal quale ufficio erano escluse le dignil.
Colla massa comune, test accennata, non era slato
abbastanza provveduto

vano

lo

frequentazione del coro.

alla

distribuzioni corali, ordinate dalla

siduo servizio divino. Riconosciutane

la

chiesa

Manca-

per

necessit,

l'as-

l'arcive-

scovo Garzadori con suo Decreto 25 Settembre 1627 ordin, che dalle prebende arcipretale e primiceriale, nonch
da ciascuna prebenda canonicale fosse diffalcata la quarta
parie, e convertita nelle distribuzioni corali

')

Con Decreto deU'Ortl. Arciv.

dal Senato veneto,

venne incorporato

il

Zara

dell' a.

quotidiane,

af-

1779, che fu confermato

beneficio semplice di S. Pietro all'arci-

prete "pr tempore coli' obbligo di mantenere un sacerdote cooperatore nella cura
d*

anime nella

citt di

Pago, salvi

gli

obblighi inerenti al beneficio.

-^

24

finch ogni prebendato dovesse

acquistarsi

il

proprio sosten-

tamento colle proprie fatiche mediante l'assidua frequentazione del coro, ed in tal modo ottenere un diligente servizio
divino nella chiesa.

aveva l'obbligo di precura d' anime della citt, pel


siedere il Capitolo, e la
quale ultimo ufficio aveva ottenuto un cooperatore, che
doveva essere da lui pagato, come si veduto di sopra.
la direzione del coro.
Il primicerio aveva
L'arciprete

I
II
il

l'ufficiatura

oltre

mansionari l'ufficiatura corale.


diacono e suddiacono avevano

dovere

d assistere

celebrante nelle messe cantate.

Ai

sacristi

era devoluta

la

custodia di tutte

le

suppel-

ecc.

lettili

ci tutti

Oltre a

corali nelle

bligo d'intervenire e di assistere


in

il

aurora

all'aitar

Communitatis

Ha

nella

inoltre

il

SS.

di

domeniche avevano l'ob-

alla

Fabiano

messa,

che
Sebastiano

si

ex

canta

voto

Collegiata.

Capitolo

parecchi

obblighi

fondazionali

anche recenti da soddisfare annualmente non solo


nella Collegiata, ma puranco in altre chiese.
Cos pure ha
il
dovere di tener in concio e colmo varie chiese beneficiali di campagna.
antichi ed

Archivio capitolare e vicarile.


Tanto

r archivio

capitolare,

quanto

il

vicarile

sono

primo sotto due chiavi, 1' una tenuta


dall'arciprete, e l'altra da un canonico eletto dal capitolo;
il secondo
sotto una chiave tenuta dall'arciprete, dal quale
sono custoditi anche i due sigilli.
custoditi nella sacristia

il

Serie degli arcipreti


prima dignit del Capitolo di Pago.
a.
j,

55
yy

1318
1334
1350
1382
1400
1406

Bogdano
Grubogna
Supano Marcovich
Rastigna

Giovanni
Bartolomeo Radossio


a.

1430
1452
1476
1485
1488
1489
1508
1509
1513
1515
1541
1552
1555
1556
1590
1597
1605
1610
1641
1673
1684
1735
1774
1776
1815
1856

25 --

Vucossio Grubonich
Marghito Marghilich
Giovanni Palcich
Giovanni D.r Carlella
Zaccaria Trivisan
Giovanni Carletta, iterum
Protico Givcich
Giovanni Celio da Tra
Luca di Bogdano Giursich
Francesco Brixio
Vitale Brixio

Giacomo Bisanich
Giovanni Givcich
Giorgio Caravanich
Luca Deodato

Vido Bonlurelich
Giovanni Cassio
Francesco Palladini
Pietro Palladini

Agostino Raccamarich
Gio. Francesco Mircovich
Antonio Mestrovich
Antonio Fabianich
Gio. Nicol Giadruleo
Giorgio Buxa, eletto dall' arcivescovo di Zara
D.r Simeone Mestrovich, nominato dall'arcivescovo, fu professore di Storia e di Diritto
canonico nel Seminario Teologico di Zara
1867 Vincenzo Segarich, attuale arciprete.

Serie dei primiceri


seconda dignit del Capitolo.

1427
1452

1477
1487
59
1510
1523
1531
1536
1540
^ 1581

a.

,j

Marghito Marghitich, primo primicerio


Zoran de Mirco
Nicol Bratcovich
Ratico Grubonich
Giorgio Sprechnich Zorovich
Mirco Mircovich
Nicol Ruich
Pietro Palladini

Martin Cassio

Giovanni Moro, eletto dall'arcivescovo


a.

1581

26

1612 Martin Slovigna


1625 Martino Verbassio
1634 Nicol Burini
1658 Giacinto Tosell

1671 Vitale Berziza

1689
1697
1708
1741
1745
1774
1776
1791
1806

5?

^^

Uomini

Capitolo

dal

Pietro Mirovich, eletto

Zorovich
Girolamo Mersio
Antonio Mircovicli
Giorgio Mirco vich
Antonio D.r Fabianich
Gio. Nicol Giadruleo
Simeone Mestrovich
Luca D.r Sabalich
Gio D.r Radulich, ultimo primicerio.
Gio. Nicol

illustri

che appartennero al clero


di Pago.

Antonio

d'una delle primarie


famiglie di Pago. Fu dapprima canonico del Capitolo cattedrale di Sebenico e priore di S. Martino di Zara. Recatosi
a Roma, diede splendide prove delle egregie sue virt., e

1. a.

1449.

della

Palcich,

nativo

sua dottrina, onde fu

creato

Nicol
fine

del

Durante

suo segretario

1449
il

innalzato

Sommo

dal

delle Lettere Latine,


alla

suo episcopato

dignit

e verso la

Vescovo

di

Pontefice

di

Ossero.

eresse a proprie spese

il

pa-

lazzo vescovile dirimpetto la cattedrale, ora collegiata di

Ossero,

ma non

lo

abit

per

la

malaria

Dimorava a Pago, ed amministrava


un suo vicario, cb'era il primicerio

di

quella

citt.

diocesi

mediante

capitolare

Giacomo

la

Piceno; anzi edific per suo uso in Pago un'abitazione


magnifica, cbe lasci dopo morte ai parenti con condizione
che quello dovesse essere il palazzo del vescovo, qualora
fossero per ottenerlo. Sollo di lui vennero introdotti in
Ossero i padri del terz' Ordine di S. Francesco, ed assegnata per loro uso la chiesa subnrbana di S. Maria di
Viaro, colle abitazioni e terreni

annessi,

loro concessi

dono da Stefano Sbarra, cittadino nobile e

ricco.

Il

in

Pai-

27

cich ne approv la fatta donazione, ed incaric

primi-

il

possesso il padre
Matteo da Zara, destinato preside del nuovo cenobio. Quale
donazione fu per maggior cautela e garanzia confermata
a quei religiosi dal Pontefice Paolo II col Breve del
10
cerio del Captolo affine di

mettere in

Aprile 1469, e per parte civile venne pria sancita dal conte
di

Ossero Nicol Arcimondo


moltissimo

inoltre
di

il

8 Gennaro 1468. Si prest

costruzione

alla

della

bella

Ossero, e col consiglio e col proprio

suo reggime giunse a compimento

la

come

suo

gior cappella,
infisso

stessa,

sulla

dimostra

il

il

cattedrale

peculio

sotto

mag-

fabbrica della

stemma

avente un giglio nello

il

gentilizio,

scudo.

Rapito

morte pria di condurre a termine l' edifizio, lasci


una buona somma di danaro pel completamento del medesimo. Nel 1453 il Palcich si trova nominato nelle scrit-

dalla

Pago

ture di

Roma

qiial

vicario dell'arcivescovo di Zara.

Mor

5 Marzo 1471, e fu sepolto nella Basilica


di S. Maria Maggiore, abbench nella collegiata di sua
patria veggasi dinanzi l'ingresso della sagrestia il sepolcro,

che

si

il

era fatto costruire, mentre viveva,

chiuso da una

lapide marmorea, su cui scolpita la sua

effigie,

ornata

delle insegne vescovili.


2. a.

1450. Missoli Benedetto^

di

famiglia

ora estinta. Visse nello scorcio del

3.

nobile

secolo

di

Pago,

decimoquinlo.

Appartenne all'ordine religioso di S. Francesco, e men


gran rumore tra i canonisti di Roma.
Pago, crealo da
a. 1533. Antonio de Cappo^ nativo di
Clemente VII pria suo prelato domestico, indi nel 1533
vescovo di t)ssero. Preso possesso dell' episcopato, stabil
la sua dimora in Ossero, malgrado T insalubrit dell'aria,
disprezzando ogni pericolo per dar buon esempio al clero
ed al popolo. Due volte visit canonicamente la citt e
la diocesi, dopo di che convoc un Sinodo, al quale intervennero non solo i canonici di Ossero e di Cherso,
ma benanco i parochi e curati di tutta la diocesi. Eman
in

seguito sapienti costituzioni per

e per

la

disciplina

ne pubblic

allo

la

riforma dei costumi,

ecclesiastica; ed altre ancora pi tardi

scopo

di

Ebbe

assicurare l'amministrazione dei

canonico Stefano Petricio per Ossero, e Giovanni Moscardino per Cherso.


Col suo consenso, e con approvazione della S. Sede, le

beni della chiesa.

monache benedettine

a vicario generale

commutarono

il

l'antico

loro

istituto

28

Francesco. Arrivato ad un'et avanzat?i,


sentendosi impotente a governare la sua ciiiesa, domand
ed ottenne da Giulio III un vescovo coadiutore con difacesse le funzioni
ritto di successione e questo perch

con quello

S.

di

Fu

vescovili.

questi

Marco Fedele Gonzaga, sacerdote man-

tovano, dell'et d'anni 28. Visse

ancora

tre

anni,

e per

dove mor nel 1553, e fu sepolto nella collegiata. Ampli l'atrio del palazzo vescovile
muro, e nel mezzo v' edific
di Ossero, lo circond di
una ricca cisterna. Provvide la cattedrale di un nuovo
quanto

ritiensi,

bellissimo

in

patria,

battistero

di

marmo, ornandolo

del

suo stemma

gentilizio.

1650. Bartolomeo Cassio. Nato nel 1567 da famiglia illustre e nobile di Pago, si acquist alta riputazione scrivendo
in illirico, e si rese assai benemerito della lingua. Entrato
ventenne nella Compagnia di Ges, and missionario in

4. a.

la

quale scorse per tre volte

fece amico

recnvansi

Turchia,

Ragusei, che

a'

esercitare traffichi

d'ogni specie.

tutta,

nelf

per
slampare il

slavo, e per-

Alcune di esse furono ristampate,


come p. e. la versione del Kempis^ nel 1854 dai Battara
Zara. La sua versione della Bibbia rimase inedita,
t Hn
poni' tuttavia inedita la sua propria vita scritta in latino.
I
Mor nel 1650, dopo essere stato rettore de' Gesuiti in
Ragusa, e poscia penitenziere in Loreto, e a S. Pietro
ci

Ti -ij

in

si

Ottomano

Essi fecero

pi delle sue opere, scritte con eleganza

e quindi

in

5. a.

citate

dal Dolabella.

Roma.
Baccamarich^

1796. Francesco Pietro

Fatti

filosofici

si

indi

nel

Pago.

e teologici

rec a Padova, ove assolti


fu

laureato

in

Ritornato in patria fu eletto canonico nel

VI

suoi studii primari in patria, ed educato anche nelle

ecclesiastiche discipline,
studii

nato

1796

preposto

fu

da Pio VII

prese possesso

alla

ambi
1776.

gli

diritti.

Da Pio

chiesa vescovile di Catlaro:

all'episcopato d'Ossero trasferito, di cui


il

9 Ottobre 1801.

29

Altre chiese urbane.


Chiesa di
La

S.

cliieSii

Terraferma,
cio intorno

si

al

Giorgio m. patrono dell'Isola di Pago.


di

Giorgio m. situala presso

S.

le

porte di

fondata contemporaneamente alla

ritiene

1443; non

citt,

alcun documento che

esiste per

ne certifichi T epoca di sua fondazione. E dessa costrutta ad


una navata; un quadrilatero, lungo m. 19.10, largo m
5.36, alto 5.80. Era un tempo mantenuta dalla illustre Confraternita dei SS. Giorgio e Marco, che si calcolava la pi
ricca in

per

Provincia, ed

essere intitolata

al

era

tenuta

patrono

di

Pago

Marco, gonfalone della Repubblica.


legno, il maggiore de' quali dedicato
S.

S.

nica

Orsola,
del

il

terzo a S. Carlo.

considerazione

molta

in

Giorgio,

S.

Aveva
al

Negli

tre

patrono,
atti

di

1626, se ne trova indicato un quarto,

ed a

altari,
il

di

'secondo

visita

sotto

canol'in-

vocazione della Vergine, il quale per di presente non esiste.


due campane. Soppressa la ConfraIl campanile fornito di
ternita sull'alba del secolo, in cui viviamo, fu abbandonata
anche la chiesa, e finalmente venne chiusa al culto nel 1857,
ed interdetta, perch crollante. Nell'anno 1876 un comitato
di cittadini, animato dall'attuale arciprete-paroco, rev.mo don
Vincenzo Segarich, ed assecondato dai voti di tutti i Paghesi, attiv una colletta per la sua ricostruzione. Colla spesa
di circa fiorini 2000, dei quali furono erogati fio. 1500 dalla
piet

de' fedeli, e

fio.

500

dalla

munificenza

dell'Augustis-

simo Imperatore Francesco Giuseppe I, essa fu del tutto rinnovata, e nella solennit di S.Giorgio dell'anno 1877 ridonala al pubblico divin culto. Ha adesso un solo altare, di
legno, ed uno svelto campanile con due campane. In questa
chiesa concorreva il popolo con gran divozione a pregnre
per essere preservato dalle tempeste, e dal vento boreale
colla

intercessione del santo patrono.

Chiesa di

S.

Francesco.

Consta dalle storie minoritiche, che i PP. Francescani


verso la fine del secolo decimolerzo avevano la propria chiesa
ed il proprio convento presso l'antico castello di Pago {Terraveccld)^ fondato da uno dei compagni di S. Francesco.

30

Distrutto che fu il castello, trasportatisi gli abitanti nella nuova


in onor
citt di Pago, essi vi edificarono una bella chiesa
in
custodia ai padri
del Serafino d'Assisi, e la consegnarono
pure
uno
fabbricarono
spazioso conconventuali, pei quali
Cinque

loro

di

Ha

vi

stanziarono sino da bel principio.

yi

chiesa una sola navata, lunga m.

24.64, larga
m. 8.45, alta m. 7. Ha oggid un solo altare, e questo di
legno, ed un campanile con due campane. Nel 1810 ne aveva
altri tre laterali, dedicati il primo a S. Antonio, ed era della
vento.

la

secondo a S. Catarina, il terzo alla B.


V. del Carmine. Vi si scorgevano in essa parecchie sepolture assai antiche.^ Nel 1795, non si sa per qual ragione,
fu soppresso il convento con Decreto del Senato Veneto, e
famiglia Mersio,

le

il

devolute

rendite

conventuali

padri

ai

Ma

chiesa venne data in custodia ai preti.

La
tempo

Sebenico.

di

caduta col

rovina per mancanza di risorse, fu essa affidata alle zelanti cure deir or defunto arciprete-paroco Giorgio Buxa, il
in

/3

quale nel

1844

Demanio

a titolo

ziale

Fu

titolo

denaro

col

ristaur

d'indennizzo per

riscosso

era

Pietro ap. in

di

tal

nome, che

manio.

chiesa

allora

S.

egli

Non

memoria
fu,

preesislita

della

come

si

consta, se ci sia

perdette

disse,

il

r.

abbabenefi-

torit,

la

quale,

beneficialo

nel

affatto

stato fatto

abbaziale

chiesa

demolita dal

canoniche, e cogli assensi della superiore

il

e.

chiesa

l'atterrata

Pietro in Istmo, della quale

dal

il
suo
che questa
originario; dappoich volle quell'arciprete intitolarla a

ciato.

^''

S.

di

la

nelle

e.

r.

De-

debite forme

ecclesiastica

au-

certamente onerato
dell' obbligo
della sua

caso positivo, avr

arciprete

tempore

^9?'o

manutenzione.

Chiesa di
Un'edicola,

S.

intitolata

Antonio Abbate.
a

S.

Antonio

Magno, esisteva anticamente presso

castello

di

detto

il

Terravec-

vicino ad essa un piccolo cenobio di eremiti. Intro-

chia, e
dottisi

il

Abbate,

religiosi

di

S.

Domenico

secolo decimoterzo, alcuni di loro


vecchia, e presero dimora

vicende

in

in
si

Zara verso
trasferirono

quel sacro

asilo,

la

che

met del
Terraper

le

guerresche era ormai rimasto affatto deserto. L


stettero per alcun tempo, finch, devastato i! paese, andarono con esso in mina e chiesa e convento. Frattanto diedesi
principio alla costruzione della nuova citt di Pago, e quei


religiosi
cia,

31

coi sussidii, avuti dagli altri conventi della Provin-

e specialmente da quello

degli abitanti

si

Zara,

di

fabbricarono

colle

prestazioni

1446 una nuova

nel

chiesa

onor dello stesso santo titolare, ed in memoria della primitiva; ed inoltre presso della medesima vi eressero il relativo convento per loro abitazione. Dogli alti di visita canonica del 1810 rilevasi, che la chiesa a quel tempo aveva
maggiore vi
tre altari, uno di marmo e due di legno. Nel
era il crocifisso prodigioso, tenuto in grande venerazione
di Terradal popolo, trasferito dalla chiesa di S. Antonio
vecchia, ove nel 1413 il d 23 Luglio aveva sparso sangue
dal costalo. Soppressi e convento e chiesa nel 1807, questa
pass ad essere officiata dai preti.
I Domenicani di Pago erano addetti alla Congregazione
religiosa di Zara. Il padre inquisitore d Zara eleggeva pel
convento di Pago un vicario e quattro consultori pei casi
occorrenti. 11 convento di Pago godeva ottima fama, per cui
vediamo parecchi illustri soggetti, che al medesimo appartennero, fra i quali meritano special menzione i seguenti
1. a. 1406. Pietro Discovich^ nato a Pago da famiglia primaria dell'isola. Da giovinetto vest l'abito dei PP. Domenicani. Tanto crebbe nella piet e dottrina, che Gregorio XJI lo stim degno della dignit vescovile di Faenza nel 1406. Fu presente al Concilio Pisano del 1409.
Nel 1412 Giovanni XXIII deslinavalo arcivescovo di Spalato in luogo di Doimo, eletto dagli Spalatini ; ma abbench
avesse rinunziato alla sua sede di Faenza, non ebbe il
possesso dell'arcivescovato di Spalato, che nel 1420 appena, sondo stalo in questo frattempo confermalo Doimo
in

dallo

stesso Pontefice su

quella

privata nel corso di questi otto

sede.
anni.

men vita
Nel 1420 Doimo,
Pietro

deposto avendo il carico arcivescovile. Martino V gli die


a successore Pietro, gi da prima eletto. Nei sei anni di
suo pontificato f fabbricare
la

chiesa

di

l'

altare

di

S.

Doimo, e

forn

molta suppellettile. Gli Spalatini, caduti alcu-

scomunica pei maltrattamenti, e le


violenze, usale ai due arcivescovi, ottennero dalla Santa
Sede Romana mediante legati il perdono, e fu data la
ni

anni

addietro

podest a Pietro
2.

in

di

sciogliere la citt dall' interdetto. Pietro

mor nel 1426.


a. 1529. P.^ Gasparo^ nativo di Pago. Abbracci l'istituto
religioso dei PP. Domenicani, e tanto crebbe in dottrina e

32

merit per le sue egregie doti ed


virt, e parlicolarmente per la sua eloquenza, di
innalzato da Clemente VII alla cattedra vescovile
novia {candaviensis) in Albania.

esimie

sapienza, che

essere

Ca-

di

P/

Giacinto Palladini^ nato nel 1604 da famiglia nobile di Pago. Sortito avendo dalla natura un talento
non ordinario, fu istituito nei primi rudimenti dai PP. Domenicani, dai quali ricevette pure T abito religioso. Spedito

3. a.

1660.

studiare in Italia fece progressi grandiosi nelle scienze.

Queste

gli

cui creato

apersero

la

via alle cariche della Religione, per

dapprima maestro

inquisitore di Zara,

nel

Teologia, fu poscia eletto

in

grave

cui

delicato

ufficio

si

ben 7 anni, meritandosi Li stima universale.


Valente banditore del Vangelo, fu fiero martello dei malvagi e dei libertini. Fu di vita integerrima, pieno di zelo
ardentissimo per la religione, onde avvenne che i relidistinse per

giosi della Provincia

Lombarda

elessero

lo

voci

una-

nime suo provinciale, dopo di aver ammirata la sua dottrina, sapienza e prudenza in pi d' uno di que' conventi,
dove funse l'ufficio di priore; per cui fu giudicato e proclamalo unico nell'educazione della giovent. Il Sommo
Pontefice Innocenzo VI lo ebbe in grande estimazione ed
in un colloquio, ch'ebbe col medesimo, non manc di
esternargli il proprio aggradimento. Mori a Casale nel
1678 nel 75 anno dell'et sua, lasciando nome glorioso
tanto in patria, quanto

al

fuori.

di

1679. P.^ Antonio Radovisio^ nativo di Pago. Fu educato dai PP. Domenicani negli sludii primarii, dopo di che

4. a.

fu

vestilo dell'abito

religioso.

Si

distinse

nell'ecclesiasti-

che discipline. Fu reggente dello studio nel cenobio di


Zara, ed assistente alle tesi e alle conferenze teologiche.
Si rese infine benemerito alla religione e alla patria colla
sua dottrina, e coi suoi meriti cospicui.

Chiesa e convento di S. Margarita delle monache


Benedettine.
Una
Pago

al

chiesa dedicata alla

nord della

citt.

V.

B.

Annunziala

Venne fondata

nel

esiste

in

1483 da Giorgio

Slovigna, canonico della Collegiata, il quale poco dopo, appresso la medesima, vi eresse pure un convento per le

monache Benedettine, che dopo

la

devastazione

di

Terra-

33

vecchia, dove avevano e chiesa e convento

Margarita, vi

trasrerirono, con tutto

si

servando pure

il

diritto

il

intitolalo

a S.

loro corredo,

con-

propriet su di

di

tutti

loro beni,

nuova chiesa e convento fosse mantenuto il titolo antico di S. Margarita, bench alla B. V.
Annunziata sieno dedicati, come da principio si detto. La
chiesa ha la forma d'una croce latina. E lunga m. 15.90,
alta m. 6.65, larga m, 6.25. Delle due cappelle laterali quella
della B. V. Addolorata lunga m. 7.20, larga in. 3.85;

per cui vollero che

alla

lunga m. 3.70, larga m. 3.50. I tre


presente adornano questa chiesa sono di

S. Benedetto

quella di

che di
marmo, e furono eretti verso la fine del secolo passalo.
Nel 1626, oltre il maggiore, consecralo alla Ss. Annunrziata ve n'erano altri sei, cio quello della S. Spina^ quello
di S. Benedetto, della B. V. della Misericordia, eretto dalla
famiglia de i\]issolis; della Ss. Trinit, coli' onere al Capitolo
soli

altari,

collegiale di tre

messe settimanali; pi

l'aitar

pure

Rosario,

cesco, di pietra, e quello

del

coir obbligo d'una messa

capitolare

S.

di

S,

Fran-

di

pietra,

trovavasi anche l'aitar della S. Croce della famiglia


dini.

in

un armadio presso

stoditi tre reliquieri, vale a

l'

aitar

dire,

della

S.

Palla-

sono

Spina

un' ostensorio

1674

Nel

settimanale.

di

cu-

cristallo,

ornato d'argento dorato, con

la S. Spina; un braccio d'argento con reliquia di S. Margarita


ed un ostensorio cristallino fregialo d'argento
con entro parecchie reliquie di
Santi. Il campanile ha tre campane ed situato nella fac;

L'organo collocalo nel sacello

ciata.

della

Ss.

Trinit.

La

mancano per gl'indizii necessari.


e in istato assai cattivo. Le monache in origine
Il convento
erano Terziarie; dovevano essere nobili; oggid non si richiesa

dicesi consacrata,

chiede questa

L'arcivescovo

Francesco Pesaro
v' introdusse la vita comune nella visita
canonica che fece
nell'isola di Pago l'anno 1514. Nel 1625 le monache professe erano in numero di 20, come ce lo attesta Io storico
Simon Begna. Erano 15 nel 1754. Di presente sono 7, ed
una conversa. Si prestano con molto zelo per l'educazione
della giovent. La scuola popolare femminile a loro intieramente affidata,
u
condizioue.

'^'^

Chiesa di tutti Santi.


La chiesa

di tuli'

Santi in

negli alti di visita canonica del

citt

1626

menzionala
1810. Aveva

trovasi
e del

un altare solo e questo


di

25

della

bligo

di

ducati da sei saline.


nobil famiglia

Palcich

tener in concio

di

34

pietra.

Uno
la

Aveva un'annua

rendita

dei commissarii testamenlarii

governava,

l'edificio

aveva

ed

e di farvi

T ob-

celebrare ogni

domenica. Nel 1810 trovavasi in istato buono.


Oltre le preacennate chiese, altre ve n'erano ancora
entro le mura della citt, delle quali oggid non esiste che
il

nome.

furono quelle di S. Ambrogio, della Ss. Trinit,

Tali

Giacomo, S. Domenica, S. Andrea, S.


Martino, SS. Cosmo e Damiano, e S. Croce; quest'ultima
esisteva nel 1333 II che dimostra lo spirito religioso degli
antichi Paghesi, i quali facevano ogni sorta di sacrificii per
erigere, fornire e mantenere templi e sacerdoti.
di

S. Lucia,

S.

di

Chiese suburbane di Pago.


Chiesa della B. V. Assunta in Terravecchia.
Alla distanza di mille passi dalla citt

un

colle

castello,

ameno
ora

solitario,

appellato

nel

Pago,

delF antico

recinto

Terravecchia,

di

s'innalza

chiesa parochiale della B. V. Assunta,

la

cui

su

di

distrutto

la

vetusta

erezione

si fa

decimoquarto secolo, e la cui consacrazione si


celebra dal clero paghese ai 18 d'Ottobre. E un quadrilatero
14.60.
della lunghezza di m. 27, e della larghezza di m.
ascendere

Ha

tre

al

navate, e tre altari,

di legno.

tutti

Sul maggiore

v'

l'immagine miracolosa della Titolare, che ogni anno, dopo il


cholera morbus del 1855, viene con gran pompa e solennit trasportata in citt nella festa dell' Assunzione, ed esposta nel mezzo della Collegiata alla pubblica venerazione, dove
rimane sino alla festa della Nativit di M. V. in cui viene
con egual rito restituita a Terravecchia. La facciata della
chiesa di pietra bianca^ battuta a martellina, ed ha scolpita sopra la porta principale un" iscrizione, che non pu leggersi se non in parte perch corrosa dal tempo. Sembra
che si riferisca alf epoca della fondazione, poich la prima
linea si potrebbe rilevare cos:

ANO

cio al 1392.

NAT

DNI

tradizione,

Ili

XXXX

II

che dell'antica Pago questo sia


il

35

Caraman

L'arcivescovo

solo edifizio rimasto illeso.

nella

1754 cos si esprime: Jadrenses irati, anno 1398^ Terram veterem solo aequaveve^
solius parochialis Ecclesiae miserti^ quam paulo ante Petrus
sua relazione

Pontefice del

al

Archiepiscopus in Collegiatam erexerat. In scrittura del


1697 menzionato l'aitar di S. Anna di questa chiesa. Alla
chiesa annessa una Confraternita, che fu preservata dalla
soppressione.

chiesa v'

della

0.

s.

convento

il

dei

Minori

Os-

Francesco, fondato Tanno 1589 dal nobile


cittadino Giorgio Discovich, e dotato di terre e saline. Sopra
servanti di S.

la

porta che mette

al

che ricorda

lapidaria,

chiostro leggesi la seguente iscrizione


fatto:

il

ANNO
DOMINI
MDLXXXIX
HOC
VIR
MONASTERIVM
NOBILIS
.

GEORGIVS
SVIS

ERIGI

MINORVM
OPTIMO

DISCOVICH

PAGO

AD
PROCVRAVIT
DE OBSERVANTIA
.

MAXIMO

AC

A.

DOMINVS
SVMPTIBVS
.

FRATRVM
DEO
QVIBVS

VSVM

BEATISSIMAE

VIRGINI

MARIAE
IVGITER
ET
PRECES
GRATIAE
AGANTVR
OFFERANTVR
SVORVM
PRO
REMISSIONE
PECCATORVM SVORVMQVE DEFVNCTORVM
.

Per cento e pi anni, dacch fu abbandonata dagli abitanti


la citt antica (Terra vecchia), e condotta a termine la nuova,
la primitiva chiesa coirimagine della Vergine Assunta rimase
in custodia di un sacerdote, addetto al clero
collegiale. Se
non che, rendendosi sempre pi penosa la dimora di un solo
peli' accesso continuo de' divoti, alle cui
esigenze spirituali
ei da s non poteva bastare, ad istanza del prefato Giorgio
Discovich, si deliber nel 1585 tra la Comune e il Capitolo
d'invitare

e servire

la

nente

Minori Osservanti

di

S.

chiesa, ed affinch vi

Francesco

ad

fosse duratura e

officiare

perma-

presenza dei religiosi, per primo fu il lodato signore


ad erigere dalle fondamenta il relativo convento e dotarlo
con alcuni beni dei mezzi convenienti pella sostentazione dei
la

medesimi lasciando di s imperitura memoria, scolpita nella


lapide summentovata per cura dei religiosi da lui con tanta
generosit beneficali, Il convento ora abitato da un frate
e da un laico.

36

Chiesa abbaziale di
Appi d'un
castello
al

di

Pietro Ap. in Istmo.

S.

riva del mare,

colle, alla

Pago (Terravecchia)

Principe degli Apostoli S.

vicino

all'antico

esisteva una chiesa dedicata

Pietro,

medesima

alla

era

congiunto un antichissimo cenobio dei monaci Benedettini.


Dell'una e dell'altro havvi memoria in testamento, conservato nel preesistito archivio di S. Grisogono di Zara. Eccone
le

parole

Anno MCII

die

IX

Augusti : Libera Daniela

Deschich qm Pauli^ ad honorem S. Fetidi legavit unam


integram vineam in insula Viri (Pontadura) Monachis S.
Benedicti Castri Kessae,
Passato il monastero in commenda de' chierici secolari,
fu intieramente abbandonato dai monaci nel principio del
secolo decimoquinto, e venne poscia affatto distrutto assieme
guerresche vicende. Sulle sue rovine fu
alla chiesa nelle
edificata nel 1514 dall'abbate commendatore Antonio Venier
un'edicola,

1682

la

tempo,

quale sdruscita dal

nel

abate eletto dalla S. Sede,

cardinal Pietro Ottobon,

dal

ristaurata

fu

che fu poscia Papa Alessandro Vili. L'ultimo degli abbati


commendatori fu il canonico di Pago Antonio Vidulin, dopo

morte l'abbazia di S. Pietro fu nel 1773 incorporata


alla prebenda arcipretale, coli' obbligo di mantener un cooperatore per la cura d'anime della citt. Questo beneficio
nel 1810 rendeva all'arciprete 50 zecchini. Quando nel 1814
furono eretti a spese dell'erario
nuovi magazzini di dela

cui

posito dei

sali,

fu

demolita

la

di

Buxa,

il

il

ristauri

quale impieg
della chiesa

veduto discorrendo
Pietro e

dell'

di-

di

S.

Pietro,

dopoch

fondo verso conveniente


allora, abbate beneficiato Giorgio

gliene fu ceduta la propriet

indennizzo all'arciprete

chiesa di S.
del

danaro, ricavato dalla vendita, nei

Francesco

in

citt,

come abbiamo

quest'ultima. Della chiesa dunque di S.

annesso cenobio non rimangono

al

presente che

forse qualche vestigio.

Serie degli abbati di S. Pietro in Istmo.


a.

1408 Andrea da S. Severino


1443 Gli Arcivescovi di Zara
1459 Giovanni Vutnich
1478 Cresciolo di Mirco
1488 Giorgio de Baronelli


a.

,,

1499

37

veneto
Odorlco Robobello

1514 Antonio Venier


Pietro Morosini,

1548 Sallustio de Braccali


1584 Francesco Mircovich, canonico

Pago

di

Troscomich

1612 Giovanni Cape lo, venelo


Pietro

5,

,y

Cornelio Podacattoro

1650
1680
1732
1739
1776
1779

Sperone Conii, canonico

Antonio Vidolin, canonico di Pago


In quest'anno l'abbazia di S. Pietro fu unita
alla mensa arcipretale, ed ancbe tuttora congiunta, come si veduto a suo luogo.
Ss. Trinit.

bene costrutta
Pago nel 1626, come

chiesa, consacrata alla Ss. Trinit,

consta dagli

atti

della

pastorale dell'arcivescovo Otta-

visita

Aveva due altari, uno


Vergine. Una confraternita

viano Garzadori.
della

III

Marco Agazzi
Andrea Bacci

e bene conservata, esisteva fuori di

r altro

Pagu
Papa Alessandro
'

Pietro cardinale Ottoboni, poi

Chiesa della

Una

di

alla

Trinit

Ss.

manteneva

il

dedicato
sotto

al

Titolare,

T invocazione

proprio altare, provvedendolo

la

bisognevole corredo. Soppressa questa nel 1808,


chiesa a poco a poco and deperendo, finch nel 1810

fu

interdetta.

di

tutto

il

Chiesa di

S.

Giacomo Ap.

Terravecchia eravi un tempo una chiesa, dedicata a


alla medesima eravi
un beneficio
S.
istituito da un nobile cittadino,
consistente in dieci saline.
Lo godevano cinque canonici della collegiata coli' onere di
cantar messa e vesperi nella festa del santo titolare ed un' altra nel giorno anniversario della morte del fondatore. Interdelta la chiesa nel decimosettimo secolo, perch abbandonata
e sdruscita, T aitar di S. Giacomo fu trasportato nel santuario della Madonna Assunta di Terravecchia, e gli obblighi

Giacomo Ap. Annesso

suppliti

rendeva

nella
fio.

collegiata

82

dal Capitolo.

all'anno.

11

L'arcivescovo

beneficio
di

nel

Spalato

1824
Pietro

38

cui pi sopra si

parola, lasci

morie (1426) a questa chiesa

di

S.

Discovich,
chia

di

tulle

sue suppelleltiii pontificali di lino, di seta, e di


Sua biblioteca, le sue saline, ed anche il suo

le

argento,

la

palazzo,

che

perch

di

vicino

fabbricalo

era

si

desiderio che in loro

altro

di

di

ci

Pago,

desiderio

si

molle pratiche per

infatli

altre

dei

quella

di

traspor-

una nuova e
ed un nuovo e magnifico tempio, che servir

sito

pi bella citt,

potesse

vescovo

il

Paaccrebbe maggiormente dopo

generoso legato. Fecero allora


conseguire il loro intento, e fra le
in

essa chiesa,

coni' era

tale

tarsi

di

se ne potesse servire

tulio

qualora vi fosse stalo istituito,


ghesi,

Giacomo

dopo la sua
di Terravec-

pi adatto, e

di

fabbricare

cattedrale.

Chiesa di
Poco lungi

dalla

S-

Nicol.

verso

citt,

esistevano,

maislro,

po-

muri d'una chiesa intitolata a S. Nicol v.


Furono anche questi atterrati per erigere sopra le loro fondamenta una casa di privata abitazione. S'appellava S. Nic'anni

col

fanno,

Galliola.

in

Chiesa e convento di
preesistiti

S.

Margarita

a Pago vecchio.

L'anno 1318, da Giovanni Pocanich, e da Miliza sua


moglie vennero fondali in Pagovecchio, ora Terravecchia,
una chiesa ed un convenlo per uso delle monache dell'Ordine di S. Benedetto, che a que' tempi si era propagato in
tutta la Dalmazia. La chiesa fu in quell'anno islesso consacrata dall' arcivescovo di Zara Fra Nicol da Sezze in onor
di S. Margarita v. e m. Le prime religiose, che vi stabilirono la propria dimora, elessero per propria abbadessa certa
Maria, monaca del convenlo delle Benedettine di S. Maria
Zara, e dall'arcivescovo fu incaricato

accompagnarla
a Pago, e presentarla alle nuove religiose, l'arcidiacono capitolare Niceforo, il quale scrisse un apposilo regolamento
di

per

la

direzione ed amministrazione del monastero, e per

celebrazione
nella

di

alcune sacre

loro chiesa
1

ad

funzioni

da

memoria

annualmente

per parte del clero.

benemeriti fondatori, non contenti

peritura

farsi

la

di

s colf erigere

di

aver lasciata im-

prefati

monumenti

di


piet e di religione,
la

loro esistenza,

ed

39

vollero puranco assicurare


il

in

loro sostentamento. Infatti,

perpetuo
tre

anni

donazione di non pochi beni,


con cui costituirono la dotazione perpetua della chiesa e dei
monastero, e il documento relativo, redatto il giorno 18
Agosto dell'anno 1321 fu anche approvato e sancito dall'arcivescovo di Zara Giovanni de Butuane.
E l'uno e l'altro di tale monumenti, che dimostrano
la piet e la religione degli antichi Paghesi, sussistettero e
si mantennero in fiore per
160 e pii anui, dopo i quali
furono per forza di guerra distrutti, sicch non rimaseso che
dopo, fecero atto solenne

leggiere traccie

nuova

di

di

lor passata

esistenza.

Surse frattanto

la

Pago, ed un canonico di quel Capitolo, per


nome Giorgio Slovigna, prese a cuore lo slato infelice delle
monache derelitte, e con generosit pari a quella dei primi
benemeriti fondatori fabbric nel 1483 a proprie spese nella
nascente citt una nuova chiesa, ed un nuovo convento per
citt

di

queste religiose Benedettine, le


quell'anno stesso, benedicendo
chiesa fosse stata dedicata

che tanto Tuno che


in

memoria

servando

jl

vi

Signore.

il

collocarono

in

Ed abbench

la

si

V.

Annunziata, vollero
fossero intitolali a S. Margarita,
come altrove si narrato, conalla

l'altra

dei preesistiti,

quali

B.

possesso dei beni antichi.

Parochie e cappellanie dell'isola di Pago.


Vlasic.

Ad

una delle estremit meridionali dell'isola di Pago,


presso il mare, situalo il paese di Vlasic^ distante 15
miglia dalla citt di Pago. Anticamente diceasi Varsich^ ed
era parochia. Ora cappellania esposta, dipendente da Pago.
La sua chiesa cappellaniale formala da due chiese, l'una
air altra contigue; la prima intitolata al Dottor S. Girolamo,
che serve alle funzioni, e l'altra a S. Gio. Battista, dov'
collocato il battistero. La prima, oltre l'aitar maggiore, eh'
dedicato al titolare, e sulla cui mensa poggia il tabernacolo,
ve ne hanno altri tre, in onor di tutt'i Santi, di S. Caterina
con confraternita di simil titolo, ed un un altro sotto l'in-

40

vocazione della Ss. Verdine. Ha il campanile con una campana, ed il cimitero relativo. Annessa alla chiesa la casa
parochiale. La seconda, eh' la chiesuola di S. Gio. Battista,
esisteva in epoca assai antica, dappoich in scrittura del 1292

nominato un certo Cresta cappellano della chiesa di S.


Giovanni di Vlassich, ed in altra del 14 Ottobre 1401 trovasi, che l'arcivescovo di Zara Luca Turriano ha dato l'istallazione canonica a prete Mirco q.m Pietro Rochlich da Pago
chiesa di S. Gio. Battista di
in rettor e governator della
Vlassich. Era dessa un beneficio semplice di juspatronato

della

Cassio,

famiglia

il

qual

beneficio

fu

incorporato

al-

Pago.
Suoi parochi furono nel 1626 Antonio Bobovich, nel
1658 Giovanni Giuslonich, nel 1760 Agostino Telesmanich
da Ulbo, nel 1771 Bartolomeo Stupicich, nel 1777 Giovanni
Fisul da Dragove, nel 1810 Simeone Pessussich, nel 1824
Simeone Spanich da Melada, nel 1840 Simeone Mnletich,
nel 1863 Paolo de Zanchi, nel 1867 Nicol Bozanich l'attuale cappellano Biagio Caravanich.
Nel 1760 eranvi 76 anime, ora ne ha 148.
rinomato per l'abbondanza delIl paese di Vlasic
ortense, denominata Salvia.
l' erba aromatica
l'

arcipretura

di

''^'

Povljana.
Presso una valle, lontana 10 miglia da Pago, sorge il
villaggio di Povljana^ sulla strada che da Prutna conduce
a Pago. iVnlicamente detta Pezzana^ una volta parochia, ora

non che cappellania esposta. La sua chiesa parochiale primitiva era S. Martino, edificata nel 1334 per cura ed a
spese di Disislavo Rodogossich Vuco. La presente l'antica
chiesa di S. Nicol de' Benedettini, ora intitolata a S. Giorgio. Oltre l'aitar del titolare ne aveva ancora un'altro dedicalo allo Spirito S. Ha il battistero, il campanile con una
campana, ed il relativo cimitero, nonch la casa parochiale.
Fra i suoi parochi si rinvennere i seguenti pr Bulico
q.m Radoslavo nel 1432, pr Goslizza qm Radossio nel
1482, pr Stefano detto Stoislavo nel 1532, Giorgio Sussinovich nel 1533, Antonio Volarich nel 1626, Matteo IVJicich
nel 1658, Giovanni Lovrovich da Ulbo nel 1742, Giovanni
Benzia nel 1760, Agostino Telesmanich nel 1771, Vincenzo
Segarich nel 1810, Antonio Paulovich nel 1815, Giacomo
:

41

1820, Pietro Gojdanich nel 1824, Nicol Valentich nel 1840, Simeone Spanich nel 1842, Simeone Maletich nel 1843, Gio. Giuslin nel
1851, Paolo Buxa nel
1852, F'rancesco Cosule nel 1853, Paolo de Zanchi nel
1863, Nicol Bozanich dal 1867 in poi.
Questa villa chiamasi oggid Povljana nuova per distin-

Rumora

nel

guerla da Povljana vecchia, che nel


Gli

abitanti

si

nome

trapiantarono

1658

abbandonata.
opposta, che

fu

valle

nella

Povljana nuova. Aveva 90 anime


nel 1750, ed ora ne ha 181.
Non molto discosto da Povljana scorgonsi ancora le
rovine dell' antica villa di Murovlana, la quale fu distrutta
allora

nel

prese

1327

il

di

dall'armata dei conti di Bribir,

cui

la

chiesa era

dedicata a S. Michele Are.

Al disotto della presente

villa

trovasi un'edicola di S.

Nicol, provveduta dalla parochiale di tutto

il

necessario.

suo porto serve al piccolo ancoraggio.


In documento del 1411 sono menzionate 18 saline con
Il

terreni a Povljana.

Digniska.
La

Digniska posta in una delle valli meridionali dell'isola, lungi 12 miglia da Pago. Era prima parochia, adesso cappellania esposta, soggetta a Pago. La sua
chiesa primitiva parochiale era S. Croce; in seguito lo fu
S. Mauro ab. come lo anche al presente; la quale oltre
l'aitar principale del titolare ne aveva altri
due, di legno,
di cui uno dedicato alla B. V. del Rosario con confraternita
dello stesso titolo. All'aitar di S. Mauro annesso un beneficio semplice coli' obbligo di 15 messe annue, il cui rettore
nel 1674 era il canonico di Pago Giovanni Cassio. Era di
juspatronato antico di casn Grisogono di Zara, ma fu ceduto
villa

di

dall'arciprete

Grisogono,

ultimo

superstite,

ed

incorporato

regolarmente al Capitolo di Pago.


Fuori di Digniska trovasi la piccola chiesa di S. Croce,
beneficio semplice coli' onere di una messa annuale. Era dessa,
come sopra si detto, l'antica parochiale di Digniska. In

documento
nica del

14 ottobre 1401 trovasi l'istallazione canosacerdote Domenico q.m Stefano da Pago, in rettore
del

e governatore della chiesa di S. Croce di Dignisca, celebrata

dall'arcivescovo di Zara Luca Turriano


queir anno.

il

ottobre

di

42

Un'altro beneficio semplice esisteva in Digniska, ed era


intitolato a S Bartolomeo ap. Il collatore n'era T arcivescovo;
obblighi annessi, tener in concio e colmo la chiesa, provvederne r aitar del bisognevole, e celebrare la messa nella
gli

La chiesa

titolare.

festa

creila

fu

1426

l'anno

dalla famiglia

Ruich.

Giovanni Protcovich nel


1509, Giacinto Tomassevich nel 1651, Matteo Koduiich da
Ulbo nel 1742, Domenico Giadrossich da Premuda nel 1760,
Simeone Simich nel 1771. Bartolomeo Slupicich nel 1777,
iMichele Dunatov nel 1810, Simon Simarina nel 1815, FiParochi

di

1824, Paolo Buxa nel 1840, e

Pessussich nel

lippo

furono

Dignisca

cesco Vidolin dal 1863 in poi.


Aveva questa parochia 103 anime

1754.

al

presente ne ha

Diffnisca
si

77

1671,

nel

Frannel

128.

era aulicamente castello

Croati, le cui

de'

mine

ravvisano ancora oggid.

Corizza (Gorica).
Tra Digniska
st'

ultima

Pago,

situata la

villa

alla

di

distanza di 5

Gorizza. Una

volta

anzi delle pi antiche delf isola, trovandolasi

documento
curato

il

del

1389: ora non

che

cappellano di Digniska. La sua

intitolata a S. Antonio di Padova.

patrono,
tre

il

chele

il

battistero,

alla

quale

parochia,

menzionata
stazione

il

in

cui

chiesa

curaziale

Ha un unico

altare del

campanile con due campane, ed inol-

il

Ve

cimitero regolare.
are.

una

miglia da gue-

n'

un'altra

congiunto

un

dedicala a S.

Mi-

semplice,

beneficio

1674 era rettore il canonico


Agostino Raccamarich. Aveva allora altri due altari, del
del S. Rosario e di S. Giovanni.
Suoi parochi furono Giorgio Bolecich nel 1626, Stefano Ghiricich nel 1742. Giovanni 3Iestrovich nel 1771,
Giorgio Vidolin nel 1777. Marlino RfiCcamarich nel 1810,
Giorgio Cosule nel 1824. Giacomo 3Iarcich nel 1840, Matteo
Ghercovich nel 1842, Stefano Buglietla nel 1851. Francesco
incorporato air arcipretura. Nel

Vidolin. curato

dal

Quattro pezzi
plessiva di

13

1863
di

in

poi.

terreno vignalo della estensione

gognali,

formavano

parie

della

prebenda d"una volta, oltre il beneficio semplice


in Monte, delT annua rendila di fio. 6.

Aveva questa

locatila

44 anime

nel

com-

parochiale
di

S.

Vito

1754, ora ne ha 52.

43

Collane (Kolane).
Al nord di Pago, e lontano da esso 7 miglia trovasi
paese di Collane. forse cos appellato, com' la tradiil
zione, per la buona qualit delle lane che somministrano i
suoi lanuti, molto ricercate ed apprezzate in commercio. Era
anticamente parodila. Ora essa Tunica parochia nella campagna di Pago. La sua chiesa parochiale dedicata all'evangelista

S.

Luca.

Ha

tre

altari,

il

maggiore

tabernacolo

col

onor del titolare, gli altri due in


onor della B. V. del Carmine, e della Ss. Annunziata. All'aitar maggiore era unita la confraternita
del Ss.mo, la
quale lo manteneva di lutto il necessario. Ha il suo campanile con due campane, ed il cimitero regolare.
Tra i suoi parochi trovammo Giorgio Bobovich nel 1626,
Matteo Stipicevich nel 1658, Nicol Denossich da Pago nel
1742, Andrea Marcevich nel 1737, Antonio Zar nel 1777,
Antonio Vidussin nel 1815, Matteo Milutin nel 1820, Giorgio
Paulovlch da Melada nel 1824, Tommaso Scorlich nel 1840,
Giacomo Marcich nel 1842, Matteo Ghercovich nel 1851,
Giorgio Jelicich nel 1863, Antonio Magnarin nel 1864,
Antonio Ostarich, attuale amministratore.
del

Ss.rao consecrato in

Oltre

la

parochiale sonvi in questo villaggio le cappelle

di

S. Antonio abbate nel porto di Simonie, e di S. Girolamo

in

Slatine^ paese un d molto frequentato,

con un

porlo

di

piccolo ancoraggio.

Con Breve

Roma

4 dicembre
1789, e riconosciuto dalla Curia arcivescovile di Zara li 5
agosto 1790, venne concessa Indulgenza Plenaria in perpetuo
nella festa di S. Girolamo dai primi Vesperi al tramonto a
tult'i fedeli
che in quel giorno confessati e communicali,
avessero visitato la chiesa parochiale di Collane di Pago, ed
avessero pregato nei modi soliti e prescritti.
Poco lontano dalla parochia esiste la chiesa di S. Vito
a cui annesso un beneficio di simil titolo.
pontificio,

Un'altro beneficio
localit

Slntine,

il

datalo a

intitolato

S.

il

Maria

trovasi

nella

quale di juspatronato di casa Palladino

La chiesa parochiale
terreno arativo e 5

'/.^

^^

nel

1824 possedeva 4 gognali

vignato, ed inoltre una

mandra

di

di

animali lanuti.

Aveva questa parochia 206


sente ne conta 224.

abitanti

nel

1754,

al

pre-

44

Barbato.
Pago, dirimpetto a Collane, sulle opposte
rive, alla distanza di 12 miglia, giace il paese d Barbato
sicuro al grande
nei fondo d'una valle, che serve di porto
ancoraggio. cappellania esposta, eretta appena nel 1853,
Nel vallone

e soggetta

Ha 239 anime

Collane.

divise in due

cio in Barbato propriamente detto, ed in


tajna.

La

cappellaniale

chiesa

B. V. Immacolata.

Melajna

di

Venne fondata

S.

in

Me-

intitolata

alla

Maria

1487 per

nel

localit,

disposizione

testamentaria di certo Giovanni Slovigna, detto Mocrich, in


onor di S. Maria delle Grazie, del che ne fa testimonianza
la

seguente iscrizione lapidaria, scolpita sotto

campana

dalla

nicchia della

parte esterna:

ME

MCCCCLXXXVII
MR
FECIT
NICOLAVS
.

SIBENICI

la

la

EPISC

quale dev'essere erroneamente riportata dal Ruch, poich

nel decimoquinto secolo non trovasi

nome

Nicol nella
serie dei vescovi di Sebenico. Sono d^ avviso che dovreb1481 Me fecit magister Nicolaus, Sibebesi leggere cos
vQgWo ancora Sihenicensis S'appella questa
nici lapicida^
:

il

di

chiesa S. Maria in Metajna, perch nella


detta

di

Metajna, venne eretta

testamento. Alla

medesima va

in

valle

esecuzione

unito un

di

del

Barbato,
precitato

beneficio semplice d

juspatronato della suddetta famiglia Slovigna,

consistente in

che rendevano una volta 25 ducati,


coir obbligo di pregare per l' anima del fondatore.
La chiesa propriamente detta di Barbato era dedicala

alcuni terreni e saline,

Mauro

abbate. Suo cappellano fu Angelo Barbetta nel


Paolo
Rumora nel 1866, il P. Quirino Dvorncic nel
1863,
1878, ed attualmente Giovanni Usmiani.
In scrittura del 1383 fatta menzione di Guglielmo
abbate del monastero de' Benedettini di S. Giorgio in Barbato.
Oltre le mentovate chiese, parecchie altre ve n'erano
nei tempi andati nella campagna d Pago, d'alcune delle quali
a S.

non n' rimasto che


le

ruine,

il

nome, e

d'altre

o le sole vestigia. Tali sono:

S. Maria Stomoriza in Slatina

S. Maurizia ai confini

non

si

ravvisano che

45

Zaska

S.

Giorgio

S.

Cristoforo in Punta

in

S. Spirilo in Pusle
S.

Maria

Cernika

in

Maddalena
Vilo in Monte

S. Maria
S.

S. Nicola
S.

in

Bosco

Scalniza

in

Giorgio in Monte, cui annesso un beneficio, unito


all'

arcipretura

S.

Quirino in Povejak

S.

Catarina in Cotliza, cui annesso un beneficio

Elena
S. Gregorio
S. Eufemia
S.

S.

Andrea

Roschie

in

Bartolomeo in Zamet
S. Gio. Evang. in Cangerich,
S. Croce in Pechiane
S.

S.

Giorgio

S.

Tommaso

cui unito un beneficio

Smokuizza

in

in

Coslion

m. nel suburbio

S. Minialo
S.

Antonio Patav.

S.

Ambrogio

in

Zaska

Ss. Trinit
S. Matteo
S-

Andrea

S. Lucia
S.

Martino

Ss.

Cosmo

e Damiano.

maoni.

Ad

occidente

dell'isola

Pago,

lungi

da

Zara

30

Maoni, ferace di buoni pascoli. Nel


1069 il re Cresimiro ne fece dono al monastero dei PP.
Benedettini di S. Grisogono di Zara. Verso la met del secolo
dodicesimo venne loro tolto dalla Communit di Zara per
miglia, sorge

far fronte alle

l'isola

di

spese della ricostruzione della

citt

delle

mura, rovinate dalle guerre. Nel 1190 venne loro restituita


cura omnibus pascuis come leggesi in documento di simil
data. E menzionata quest'isola nella
Bolla di Celestino JII
dell'anno 1195, colla quale furono dal Pontefice confermati

46

monaci di S. Grisogono lult'i loro possedimenti, che avevano neli* arcidiocesi di Zara. Colla Bolla 30 dicembre 1729
di Benedetto XIII pass assieme ai due vicini scoglielti paai

denominati Brasnjaci, in propriet del seminario illirico diocesano, il quale n' tuttavia in possesso. Alcuni
pastori di Ulbo tengono adesso in affittanza quelle campagne,
che servono di pascolo ai loro animali. Sonosi fabbricate
scolivi,

alcune case per loro abitazione, e coltivano qualche porzione


di terreno vignato per loro uso.
In scrittura del 1768 v' memoria di un'edicola di

Maoni dedicata a S. Grisogono, fondata senz'altro da


monaci; forse quella che al d d'oggi porta il titolo

que'
di

S.

Antonio.

documento del 1377

In

menzione

fatta

di certo

Ivan

Marinich da Maoni.
I

pastori di

Maoni sono soggetti

alla

giurisdizione pa-

rochiale di Ulbo.

Ulbo

A
d'

settentrione di Zara,

40

miglia

Ulho^ dagli antichi Aloepium^ da

anche Luibus^

in

seguito

distante, sorge l'isola

Porfirogenito

Ljuho ed

Alliiibo^

Aloep ed

e dagli

slavi

prima delle isole liburniche. denominale


da Plinio Crateae^ Lihurnicae, Celodussae. Ha una circonferenza di 25 miglia ; quasi tutta piana, pietrosa., ma ben
coltivata con pascoli e boschi eccellenti. La sua popolazione
divisa in due stazioni. Si ha per tradizione, che i primi
suoi abitatori abbiano preso stanza in una valle, denominata
Banjve^ sita a libeccio della presente villa e lontana mezzo
Oli appellata.

la

miglio

ver scilocco dalla punta di Tale. Questa valle, in cui


si vedono oggid alcune muraglie antiche, per essere atta al
ricovero dei navigli pi che il porto di S. Nicol, venne

prescelta dai primi abitatori delT isola,

essendo pochi
di numero, non fecero coni munita da s, ma si posero sotto
la dipendenza della parochia di Bozava, dove anche seppellivano
loro defunti. Crebbero in seguito, e cominciarono a
formare a poco a poco comune separata. Nel 1340 principiarono a contribuire la porzione dominicale agli affittuali
delle terre. Divenula la Repubblica veneta nel 1409 padrona
della Dalmazia, F isola d' Ulbo fu una di quelle che tenne
per s; ed una prova ne sia, che nel 1430 ne dispose affittandola per annue lire 1311 d buona valuta, pari a fior.
i

quali,

47

251. Da annotazioni esistenti nei libri di quell'archivio parochiale apparisce, che nel 1476 una colonia di morlacch,
fugg-endo dai contorni del fiume Cettina, e per quanto dicesi
da Verlika, alla testa del proprio paroco, di nome Giorgio,
siansi

ricoverali in quest'isola, affine

ottomano, ed
abitatori,

ivi

di

sottrarsi

fermata loro dimora, siensi

costituendosi in regolare communit.

uniti

Da

coi primi

quegli scritti

un
grande crocifisso, fornito di sacre reliquie, e sul maggior
altare della chiesa di S. Anastasia Io abbiano collocato. La
tradizione, che sussiste tuttora, di questo avvenimento^ vi si
uniforma pienamente, e la lingua e il vestito eh' essi adoprano anche oggid, servono a confermarlo. La chiesa di S.
Anastasia, che ritiensi eretta dai primi abitatori dell' isola,
divenne allora parochiale, e Giorgio ne fu il primo paroco,
it quale dopo aver governato il suo
popolo per ben 43 anni,
pass a miglior vita carico di meriti nel 1619. Tal' l'origine di questa parochia, che ora conta quattro secoli di erilevasi

puranco. che

quei coloni abbiano seco

furore

dal

portato

sislenza.

La chiesa parochiale
dimensione
tire

di

m. 18.6 per 7.66.

di

e patrona

pietra,

pianta quadrilatera, ed ha

di

dell'

mana con due campane. Fu

situata
il

fuori dell' abitato,

suo campanile

visitata

dall'arcivescovo Garzadori. Sino


di

mar-

1632, sem-

su cui scolpila una croce coli' anno

condata da cimitero, ed ha

altari

dedicata alla inclita

arcidiocesi S. Anastasia, e da una tavola

bra sia stata consacrata.

sei

la

legno dorato colle

al

alla

cir-

foggia ro-

1625

questa chiesa nel

1865

rispettive

v'erano
lor

pale,

in

essa

dipinte

parte su tela, e parte su tavola alla maniera bizantina, cioc-

che dimostra

Maddalena;

la

loro antichit.

Uno

era dedicato a S. Maria

secondo alla Risurrezione del Salvatore; il


terzo alla B. V. del Rosario; il quarto alla B. Y. del Carmine, che fu qui portato da quelli del castello di Novegradi,
che fuggirono in occasione della guerra coli' Ottomano
il
quinto senza titolo; il sesto, ch'era il maggiore, dedicato
alla S
Martire titolare, aveva una dotazione di 16 gognali
di terra. Nel 1866 \enne distrutto il maggiore, e sostituitone
uno di pietra con quattro colonne. Nel 1868 la chiesa fu
intieramente ristaurata ed abbellita. Furono allora demoliti gli
altri cinque altari di legno, perch logori e sdruscili, ed ornato il maggiore d' un nuovo quadro di S. Anastasia, dipinto
da Antonio Paoletti di Venezia.
il


Oltre

la

48

parochiale e matrice, un'altra chiesa esiste nel

mezzo del villaggio, intitolata alla Beata Vergine Assunta.


Era in origine una cappella, che poi nel 1586 fu ampliata,
e resa pii comoda della s^tessa parochiale, poich lunga
m. 19.60, larga m. 8.22

fornita

di

quattro altari di pie-

maggiore de' quali dedicato alla Vergine titolare, il secondo alle anime purganti, il terzo a S. Antonio d Padova,
fondato dalla famiglia Stipichievich, ed il quarto a S. Giuseppe; questi due ultimi provvisti di quadri, dipinti nel 1865
e 1868 dal suddetto Antonio Paoletti. Oltre a questi v' in
essa un altare di legno, intitolato alla Ss. Trinit, con pala
relativa, ma di nessun valore. Nel 1626 aveva un altare
consacrato all' apostolo S. Andrea, titolo eh' or pi non vi
tra,

il

Nel 1874 colle obblazioni de' parochiani fu innalzato


dietro la sacristia un campanile a foggia di torre con tre
campane. Questa chiesa viene preferita alla parochiale per
esiste.

alcune funzioni durante

l'

inverno.

Vi sono ancor due chiesuole entro


sotto

titolo

il

di

la

parochia, una cio

S. Rocco^ eretta circa l'anno 1626, con un

solo altare; ed una nel porto di S. Nicol^

prende

il

nome. Non consta quando

sia

\\

slata

quale da essa
fondata.

La parochiale ben fornita di utensli e vasi sacri tra


quali sono rimarchevoli un ostensorio ed una psside d'ar-

gento doralo,
Il

presso
la
atti

di

paroco ha
la

chiesa

bizantino.

stile

la

sua casa canonica nel centro del paese


delP Assunta.

filiale

sua casa con orto attiguo, che


di

visita

pastorale

Quattro sono

parochia

di

le

Ulbo, cio

dell'

Nel 1670 aveva

trovammo

pure

registrata negli

arcivescovo Parzago.

confraternite

laiche

eh' esistono

nella

La confraternita dei SS. Apostoli Pietro e Paolo,


composta di sacerdoti e di laici. Fu approvata dall' arcivescovo Zmajevich nel 1719 assieme ai suoi statuti, che per
vennero modificati nel 1773 dall' arcivescovo Triali dietro
istanza dei confrati. Questi erano 25 neir anno 1808, ed oggid non sono che soli sei. Non hanno n rendite, n proprio altare. Avevano 1' obbligo di far celebrare alcune messe
in morte dei soci.
1.

La confraternita del Pur^n orlo, della cui fondazione


non bassi alcuna notizia. Susssteva nel 1808, ed allora era
aggregato tutto il comune. Ora non ha che soli 13 confrati.
2.

49

/>>

Non ha

statuto^

quali

fronle alle spese inerenti.

fa

ha per

le

sue

rendite

in

con

natura,

le

La confraternita di S. Giuseppe, la quale dev' essere


di recente istituzione, non constando eh' esistesse nel 1807.
E composta di 13 confrati.
4. La confraternita del Ss. Sacramento, alla quale era
un tempo agi^regato tutto il Comune. E di antica istituzione
ma fu riorganizzata ed approvata nel 1864 dall' arcivescovo
3.

Pietro
telli,

Maupas

in

data 3 ottobre. Conta

oggid

112 confra-

ed ha alcuno rendite in natura.


Oltre a questo vo n'era nel 1681

una intitolata alia


B. V. Assunta; e nel 1807 sussistevano ancor quelle in onor
della S. Croce, della B. V. del Rosario, di S. Antonio e di
S. Rocco, alle quali erano aggregati tutt' i parochiani, i quali
le sostenevano assiemo ai rispettivi loro altari con elemosine
in

natura.

V era

antico a Ulbo un

convento di Eremiti di S.
Antonio Abbate con chiesa dedicata a S. Paolo. E convento
e chiesa rimasero estinti nel l*<iOO. S. Girolamo nella lettera
23. a parla di monasteri fondati nelle isole della Dalmazia da
Giuliano suo connazionale, ed accenna al gran numero dei
fedeli, che da esso erano sostentati: Extruis monasteria!^
son sue parole, et midtus niimerus sanciorum a te^ etiam
per insalas Dahnatiae sustentatur, E perch dunque anche
questo convento di Eremiti non potr appartenere a quelr epoca ? Ci pure si pu dire degli altri antichissimi conventi di monaci del nostro isolarlo.
Ulbo parochia anche al presente. Appartiene al Decanato di Selve. Il paroco aveva anticamente due cappellani,
che Io assistevano nelT esercizio del suo ministero. Ora ha
diritto a un cooperatore.
Gli abitanti di Ulbo nel 1750 erano 807, di presente
sono 1486.
in

Quest' isola era


sino alla

met

ili

propriet delle famiglie

Soppe
1656 venne

Califfi

Nel
acquistata da Giov. Battista Bonafiglia, che T anno stesso la
rivendette ai Califfi. Possiede una cava di buona pietra biandel secolo

decimosettimo.

castra-scilicea.

Serie dei parochi di Ulbo.


Giovanni Vladetich
Lorenzo Lovrovich

paroco

nel

??

9?

1536
1583
4

50
Paolo Sikirich
Antonio Scompanich
Giovanni Pizzulich
Paolo Marassovich
Giovanni Stipichievich
Giovanni Scoropanich
Antonio Petrichievich

paroco

nel

?9

1660
1670
1737
1742
1760
1771
1815
1821
1840
1863

95

Stefano Pullissich

9)

Antonio Rado
Matteo Silvestrich

Serie dei cappellani.


Antonio Poljanich
Lorenzo Rasolich
Matteo Stipichievich
Matteo Lovretich
Filippo Boldunich

1626

cappellano nel
y^

1668
1669
1670

?5

J5

Matteo Poljanich

1737

Andrea Canavellarich
Giovanni Stipichievich
Matteo Dianich

Simeone Rado
Giovanni Petrichievich

Lorenzo Petrichievich
Antonio Boldunich
Antonio Budessa
Nel 1626 oltre il paroco
parochia

nella

altri

dieci

39

59

1742
1760
1771
1815

55

55

1821
e

sacerdoti,

v'erano

due cappellani
fra

quali

Simeone Zo-

Antonio Grande, Giovanni Psincovich, Matteo Pesinich


e Marco Rancich.
In scritture del 1613 menzionato Giorgio Pullissich;
del 1661 Simon Lovrovich; del 1686 Matteo Pagliarich; del
1*715 Lorenzo Uglessich; del 1726 Rocco Petrichievich del
1744 Andrea Canavellarich; del 1772 Stefano Telesmanich;
del 1773 Giovanni Dianich e Matteo Lovreta; e del 1774
Antonio Lovrovich, tutti da Ulbo.
rich,

Selve.

ponente

di

Ulbo, e a poca distanza sorge T isola di

Selve^ dagli antichi denominata

appartenente

renza

di

al

gruppo

12 miglia, e

delle
i

Salbon^

Liburniche.

('agli

slavi

Ha una

suoi abitanti, sono per

la

Silba^

circonfe-

maggior

51

827 cadde quest'isola


de' Zaratini,
quali nel 1073 la donarono al Modi S. Maria delle Monache benedettine
di Zara nel
solenne consacrazione della lor chiesa. Non consta

parie dediti alla navigazione. L'anno


in

poter

nastero
d

della

per se T abbiano esse in realt posseduta, non


documenti, che ne facciano prova. certo che

non hanno alcun possedimento


Nulla poi
alcuni indizi

si

si

presente

quest' isola.

in

Da

arguisce, che le prime abitazioni sieno slato

delT isola dal lato

dovi col frammezzo a ruderi


s.

al

sa delf origine della parochia di Selve.

erette nelf estremit

dedicata a

essendovi

di

maistro^ esisten-

di case antiche una chiesetta,

Gio. Ballista, la quale rimonta ad epoca assai

rimota, e che dalle croci tuttavia esistenti pare sia stata an-

che consacrala Ha dessa una dimensione di m. 9.85 per 5.20,


un solo altare, e questo di legno, ed il campanile, foggiato
alla romana con una sola campana. Ci pure farebbe ritenere che qui abbia avuto principio la parochia Sembra che
in seguilo la popolazione, molestata da corsari, abbandonasse
quel silo troppo esposto, abbench fosse ben munito, vedendosi tultoggi i resti dei fortilizzi, e delle torri che lo proteggevano, e si ritirasse nel centro dell' isola, come luogo
pi adulto e sicuro. Qui si fabbric una chiesa pi ampia in
onore della B, V. del Rosario, che lo serv di parochiale
sino all'anno 1637, in cui fu abbandonata per esserne stala
innalzala una nuova assai pi comoda nel luogo, ove ora
trovasi il cimitero. A spese e per cura di certo Antonio
Ventura fu questa edificata, come rilevasi dalla seguente iscrizione, scolpita su d'una lapide, posta nella facciata:

Signor mio^ ho dimostrato

Et ho adempiuto
Io Antonio

il

dono a Voi,

desiderio mio^

Ventura^ della presente fabbrica,

ANNO DOMINI MDCXXXVII DIE


Comprese

il

XXIII MENSIS JUNII.

fabbrica una chiesetta antica d


fondamenta innalz la sacristia ed
il
campanile in forma di torre, che tuttavia sussiste con due
campane. La intitol a S. Marco ev. E siccome era pi ampia e quindi pi comoda, cos in essa cominciossi a celebrare le funzioni parochiali ed amministrare i santi sacramenti a pi)cfeTenza7^iir~mi^ dei ]^osari| che in seguito fu
egli

nella

stile bizantino, sulle cui

52

son tutti di legno aldella mensa eh' di pietra in cemento. 11 maggiol' infuori
re, eh' era intitolato dapprima a s. Marco ev. ora dedicato
alla deposizione della Croce, la cui tavola si conserva bene,
ed di buon autore, cio di Carlo Rodolfino, come risulta

anche demolita.

dall'

Gli

epigrafe seguente

MDCXLL

Rodulphinus pinxerat

Qaroliis

sono

Gli altri

questa

di

altari

intitolati

all'

Assunzione

M.

di

V.,

alla

ed alla Crocifissione. L' edifizio rivolto colla


faccia a mezzod, ed ha una lunghezza di m. 18 ed una
larghezza di m. 10.
Ma neppur questa chiesa coli' andar del tempo corriSs.

Trinit,

imperocch, cresciuta la popolazione, si


dovette pensare ad un tempio pi grande e pi spazioso.
spese del fondo ecclesiastico, e colla concorrenza dei villici
ne fu innalzato un nuovo dalle fondamenta nel 1844 in pi
ampie dimensioni, il quale venne anche solennemente consacrato nel 1850 in onor della Nativit di M. V. dall' arcivescovo Giuseppe Godeassi. E desso rivolto colla fronte ad
occidente ed ha una dimensione di m. 25.23 per 12.8. Il
presbiterio lungo m* 5 largo 6.15. L'aitar maggiore
spose

ai

bisogni

isolato

con tabernacolo

in

marmo, e

la

nascita

pareti

dietro

medesimo un quadro, rappresentante

fregiati

laterali,

marmi

di

Giovanni Battista,

del Rosario, al Crocefisso e a S.

sia

divenuto parochialc, con tutto

Marco

adornano nelle

colore, e

Nicol

alla

v,,

questi
B. V.

Domenico. Quantunque queonor della Nativit di M. V.

nuovo tempio consacrato

in

S.

1'

vario

di

sto

titolo

pietra, tassellata

tutto di

il

Salvatore. Altri cinque altari

del

dedicati a S.

del

centro,

in

ci

parochia ritenne

la

il

ed anche oggid il conserva.


Oltre le preaccennale chiese ve ne sono delle altre, cio
La chiesetta della B. V. Addolorata^ situala a poca
antico

di

S.

ev.

distanza dalla parochiale.

Ha un

altare

statua

colla

lunga m.

della

4.25,

Vergine

m.

larga

2.58.

una nicchia. Nulla

in

consta della sua fondazione.

La cappella

di

S. Antonio di

Padova

nel

porto dalla

parte australe, di propriet della famiglia Bujacich.

La chiesetta
medesimo titolo,
abbiamo di sopra
attribuita

di

S.

situata

Gio. Battista
all'

parlato, e

estremit
la

con
dell'

unico altare del


isola, e della quale

cui fondazione da

Giovanni Matcovich, da

altri

alla

alcuni viene

famiglia Moro.

53

La chiesa della B. V. del Carmine coli' annesso convento. L'anno 1660 l'arcivescovo Teodoro Balbi eresse e
chiesa e convento pei religiosi del Terz' Ordine di S. Francesco, alla cui fondazione contribuirono con generose obblazioni Matteo

Simeone

Paolina

fratelli

di

Selve. L' arcive-

scovo Caraman nel 1752 la consacr, come rilevasi dall'iscrizione scolpita su d' una lapide posta in una parte interna
chiesa

della

HANC

ECCLESIAM

CONSECRAVIT

ARCHIEP

Ha

rivolta

JADREN

M
.

CARMELO
MONTE
CARAMAN
MATTHAEVS

XXVIII

DE

MAJt

maistro, ed lunga m.

MDCCLII

L.

14. 25^ larga m. 7.

r aitar principale di legno, dedicato alla B. V.

del

Car-

due dei quali di pietra, e due di


legno ; su di uno v' un crocifsso di molto pregio. Il
campanile di forma romana ha tre campane. Il convento, che
poco tenipo dopo la sua fondazione fu abbandonato e rimase
deserto, con Breve pontifcio del 21 Novembre 1665, e con
Ducale veneta 20 Marzo 1666 fu aggregato alla provincia
religiosa di S. Girolamo dei Minori. Venne ristaurato nel 1736.
Soppresso al principio di questo secolo, ne segu la stessa
sorte anche la chiesa, che fu in seguito acquistata all' asta
dal vivente Antonio Paolina, discendente dei fondatori, il
quale la restitu al pubblico culto; ma perch in istato crollante, e indecentemente tenuta, ne fu interdetto V uso
dalla
mine, e quattro

laterali,

autorit ecclesiastica.

Leggiamo nelle nostre cronache antiche che nei prischi


tempi esisteva a Selve un convento di Eremiti di S. Antonio
Abbate con chiesa intitolata a S. Maria^ e che nel 1412
rimase estinto. Non improbabile, che sulle sue rovine sia
stato innalzato il premesso convento coli' annessa sua chiesa.
Non questa che una nostra conghiettura, la quale non
comprovata da alcun documento.
Da tempo antico esisteva in questa parochia una confraternita del Ss, Sacramento^ che stata civilmente approvata col relativo statuto il 17 giugno 1683 dal Co. Bold.
Avea allora 290 associati. Rimase estinta per la legge gallica del 1808, ma fu ripristinata e riorganizzata dall' arcivescovo Pietro Maupas con decreto 1 maggio 1865, ed ora
conta

868

confratelli.


Sino

principio

del

confraternita

della B.

V.

chiesa di

titolo.

al

tal

Aveva 200

socii,

54

esisteva pure

secolo presente

del Rosario presso

La sua origine rimonta


i

quali

colle

proprie

In

or dislrulta

anno

alf

rendile

la

di

1642.
beni

di

campagna, di elemosine, di laminarie provvedevano al decoroso mantenimento del proprio altare.


La parodila di Selve decanale, ed il paroco capo
del Decanato,

parochie
lanie

di

d' Isto,

abbraccia

che

sotto

la

sua

Ulbo, Premuda e Melada, ed


Berg-ulje e Zapuntello con

giurisdizione

inoltre

le

anime 5119

le

cappelin

com-

paroco ha diritto ad un cooperatore. Ha la sua


canonica, che fu di recente acquistata, ristaurata e ridotta a
plesso.

comoda

Il

abitazione.

Selve contava 1057 anime


del secolo passato, ed ora ne ha 1723.

La parochia

di

nella

Serie dei parochi di Selve.


Matteo Lucevich
paroco nel
Antonio Lovrovich

Nicol Moro

Donalo Ventura

Luca Vecchiardo paroco e vicario foraneo


Paolo Mavar

Domenico Supicich
paroco nel
Martino Moro

Giovanni Bogdanich
,y

Giovanni Scarpa

Girolamo Caranton da Zara

Vincenzo Segarich

,,

Simeone Rado

Giovanni Valentich da Pago

1583
1626
1670
1718
1778
1777
1815
1826
1843
1848
1851

1863
1866
1872

Serie dei cappellani.


Giorgio Barbich

Martino Moro
Giovanni Marinich

1670
1674
1742
1815

,^

cappellano nel

Bartolomeo Ivanussevich
Giovanni Chioch
Giorgio Lorenzin
Giovanni Bogdanich

,,

1840

met


Nel 1670

oltre

il

55

paroco

ed

il

v'erano in
12 sacerdoti

cappellano

8 sacerdoti; nel 1681 v'erano


e 3 chierici; nel 1760, 8 sacerdoti.
In scritture del 1651 menzionalo
Giovanni Ventura;
1660
1668
Gregorio
Paolina; del
del
Rocco Baccota del
1713 Andrea Bogdanovicli; del 1726 Antonio Vodopia del
1744 Simeone Marin; del 1753 Matteo Garoffolo del 1765
Domenico Gaspicli; del 1772 Giovanni Bogdanich^ tutti saparochia

altri

cerdoti di Selve.

La campagna
infeconda, poich

di
il

questMsola,

eh'

quasi tutta piana,

terreno ardo e pietroso. Poco alligna

r olivo, molto la vite, ma d poco frutto, bench mollo precoce


scarso assai n' il grano. Per essere gli uomini tutti,
air infuori dei vecchi e dei fanciulli, occupati nella naviga;

sono costrette a lavorar la terra. Le loro


abitazioni sono mollo polite e ben regolate. Con terminazione
5 agosto 1660 venne concesso dal Governo Veneto alla
Comune d Selve d poter tenere animali bovini. L' isola
fornita d' un bosco della circonferenza di quattro miglia. Era
feudo della nobile famiglia veneta Morosini, la quale dall' affitto ritraeva annualmente 2000 lire venete di buona valuta,
pari a fior. 383.
zione, le donne

Premuda.
Selve T isola di Premuda^ una delie
denominala Pirotima da Porfirogenito, e
Palmodon^ ed anche Pamodon nelle tavole Peutingerane,
col cui nome menzionata in pergamena delF anno 838.
lunga 9 miglia, larga non pi di due. Come si ha negli atti
della visita canonica dell' arcivescovo Parzago, era Premuda
nel 1670 una villa di poca importanza, poich non contava
che sole 70 anime. Era semplice cappellania, e la sua chiesa,
fabbricata dai villici in onor di s. Cipriano, dipendeva dalla
parochia d Selve. Colla coltura dei campi, e colla navigazione and di mano in mano crescendo in forze e in numero,
per cui nel 1750 aveva 284 anime ed ora ne conta 628.
In scrittura del 1700 la troviamo col titolo di parochia^ e

Air ovest

antiche liburniche,

d' allora

fu

sempre tale.
Giacomo ap.

L' attuale

chiesa parochale inti-

ed ha un' altare in onore di lui.


Negli atti di visita canonica del 1678 la troviamo dedicata
a s. Ciriaco; cos pure in quelli del 1774. Fu edificata dai
tolata

s.

56

Ne ha ancor due

parochiani, non consta per, in qual' epoca.

sotto

il

Anna

onor

di

titolo

della

Nativit di Maria Vergine.

s.

V'erano due confraternite


presente, V una del

del secolo

24

sacerdoti,

prestavano

di

Sacramento,

ss.

d'

ambo

delle

altar'e,

occorrenze

e di elemosine;

l'altra

e con

colle

delle

rendite di

composta

di

quali

si

sessi,

sacre

funzioni,

rendite di beni

anime

vino,

un' altra

parocliia al principio

questa

in

secolari

dell'

tutte le

con 25 confrati,
in

342

decoro

al

provedevano
pestri,

campagna, ed

nella

in

una

altre,

cam-

Purgatorio
ed elemosine

del

olio

danaro.

Serie dei cappellani e dei parocbi di

Premuda.

cappellano nel

Nicol Sljaka,

Domenico Bnjacich

paroco

?5

Nicol Giadrossicb,

??

??

51

^?

y>

5?

11

?7

??

55

??

Nicol Bnjacich

dve
Luca Bogdanovich da Selve
Gio. Maria Giadrossicb

Giacomo Smircich
Antonio Ostarich
Lodovico Battg

1670
1724
1737
1742
1760
1821
1851

1866
1869
1870

Domenico Giadrossicb
Nel 1760 oltre il paroco v* erano altri 3 sacerdoti e
4 chierici. In scrittura del 1760 menzionato Natale Giadrossicb, ed in altra del 1772 Nicol Giadrossicb, ambi da
?^

55

Premuda.
Neil' isola

si

trova una cava

per far pile da

qualit

di

pietra

bianca di buona

olio.

Gruizza.
Poco lungi da Promuda al nord evvi uno scoglio detto
Gruizza su cui s' innalza una torre con lanterna a fuoco
rosso

alla

portata di 9 miglia marine, che serve di guida ai

naviganti. La famiglia del

custode dipende dalla parochia

di

Premuda.

Skarda.

A
di

breve distanza

Skarda,

ferenza

di

detta

di Premuda, al sud, s trova


l' isola
da Porfirogenito Scirdacissa, della circon-

3 miglia, celebre pei suoi

porti,

atti

sciogliere


vele

le

tempo stazione

20

e di sopra

sotto

di

dei

Non

pirati.

una cappella
troviamo col

dedicata a

e per

vento,

Nella sua punta

abitanti.

57

ha

sole

ciie

un

stata

case, e circa

Glavica eravi un tempo

detta

Andrea

s.

essere

ap.

In

del

atti

1754

la

abbondante
loro animali, e lavorano
di pascoli;
Premudini vi tengono
le terre. Il suo mare fecondo di pesci, per cui havvi una
buona pescagione.
titolo

di

san Nicol.

qiiest' isola

Isto.

Al sud-est di Skarda sta V isola d' Isto^ detta dagli


antichi Gistum^ e dagli Slavi Gist ed anche Ist^ ed separata da Melada mediante un brevissimo stretto di mare.
Ha una circonferenza di 9 miglia, ed appartiene al gruppo
delle liburniche. Il villaggio collocato fra due valli, su di
un istmo, dal quale forse T isola prese il nome. Era anticamente cappellania, dipendente da Zapuntello; in seguito
cio al principio del secolo decimottavo fu eretta in parochia separata, e nel 1851 ritorn ad essere cappellania esoggetta

sposta,

alla

parochia

di

Premuda

decanato

nel

La sua chiesa cappellaniale dedicata a s. Nicol v.


ed ha l'aitar maggiore in onor del medesimo, ed un'altro
ancora sotto il titolo della Concezione Immacolata Ha il suo
campanile con una campana. Di questa chiesa memoria
nella visita canonica dell'arcivescovo Capello del 1640.
Selve.

Ve

un'altra chiesuola

inoltre

eretta
nita
il

dai

laica

nel

villici

v'esisteva

patrocinio

di

s.

1865
al

sul

principio

Nicol con

nome

del

s.

Rosario.

nme, mentre nel

Il

B.

V. della

del secolo

sotto

130, e con

1724 sotto
presente 457 a-

n'esisteva nel

villaggio

ha

di

1754 non ne contava che 205.

Giovanni Simunich
Giovanni Snioljan

paroco nel

Marco Babajcova
Matteo Gojdanich
Pietro Smoljan
Pietro Vecchiardo,
parochia

presente

e sorelle

fratelli

Serie dei parochi e dei cappellani

In

Salute,

monte Straza, Una confrater-

rendite di terreni vignati. Un'altra


il

alla

intitolala

nel

cerdoti e 2 chierici.

1760

?5

>?

J?

95

7}

?5

57

cappellano
oltre

il

5?

paroco,

d' Isto.

1729
1742
1771
1815
1821-1874
1875.
v'erano 6 sa-

58

Melada.
Una

memoria

Non

documento

in

che

difficile

del

nome

tal

le

di

Melada^
Ravenna

delta

Ma-

Mulat. D'essa
nome di Mellata.

dagli Slavi

Melita. e

Porfirogenito

lata^ da

liburniche

isole

Meta, Meleta^ dalT anonimo

antichi

dagli

principali

delle

1073
sia

col

derivato dal molto miele

(da Melle Mellata) ch'ivi soleva farsi nei tempi andati, dei
quale tenevasi a Zara grande commercio^ ricordato in scrittura del 1381; del che sarebbe un indizio il suo vicino sco-

Jbn, tutto coperto di piante di rosmarino, i cui fiori


sono avidamente ricercati dalla api. E posta quest'isola al
sud-est di Jslo, ed ha 8 miglia di lunghezza.
Con scrittura del 1151 Dessa, bano della Croazia, fece
donazione di quest' isola al Convento dei Benedettini di s.
Grisogono di Zara: ed in altra scrittura del 1195 fatta
menzione del diritto d pesca, che avevano in quest'isola i
monaci suddetti.
La parochia di Melada e assai antica, trovandosi memoria della chiesa del suo cimitero, e de' suoi ministri sacri
790 da Valdizza, Rettore di Zara.
in testamento scritto nel
Non crediamo dunque di andar errati se poniamo la sua fondazione al principio del secolo ottavo. La sua chiesa parochiale da tempo antico intitolata alla Visitazione di M. V.
coir aitar maggiore in suo onore. Ha ancor due altari laterali l'uno sotto r invocazione dell'Arcangelo s. Michele, e l'alglietto

tro

dello

Spirito

Oltre
titolo

retto
il

della

B.

per cura

quale

lo

Santo.

Fu

eretta

questa chiesa ve

dai

n'

parochiani.

un' altra

V. del Carmine con altare


ed a spese del

ha anche

d'

piccola

sotto

il

egual nome, e-

Matteo Marcovich
gognali di terra. Bravi

sacerdote

dotato di tro

un tempo ancora una chiesetta col titolo di s. Andrea ap.


di cui fatta menzione negli alti della sacra visita dell'arcivescovo Capello del 1640. Riferisce il Begna nelle sue
memorie ch'esisteva ab antico in quest'isola una chiesa dedicata a s. Paolo ap. e vicino ad essa un convento pria di
Eremiti di s. Antonio Abbate e poscia di Monaci Benedettini,
cui abbate l'anno 1247 vendette alcuni manoscritti al suddiacono Gervasio e a Dessa, ambidue procuratori della chiesa
di s. Lorenzo di Tra. Un'altra se ne trova egualmente de-

il

dicata a

s.

situato ad

Paolo ap, sopra uno scoglio denominato Osljak,


occidente di Melada.

esistevano una

Pi confraternite
chia.

La

antica

pii

58^1-

quella

si

del

volta in questa

paro-

Ss. Sacramento.^ a

cui

mantenevasi coi redditi di


Comune,
terreni vignati^ e con elemosine. L'altare di s. Michele aveva pure lo sua confraternita nel 1670, e quello dello Spirito Santo aveva anche la sua sino dal 1626. Ambedue si
sostenevano colle questue e colle elemosine e provedevano
al corredo rispettivo. La cappella della B,
V. del Carmine
era anch'essa sostentata dalla confraternita d' egual nome.
Quest' ultima aveva 250 associali.
era aggregato tutto

il

Serie dei paroch di Melada.


Giovanni Mandevich
Nicol Draghichievich

Matteo Abelich,

paroco

cappellano

Simon Jurichievich
Simeone Sibuda
Pietro Mandich
Giorgio Sibuda da

Zman

Nicol Zentilicich paroco e

In

1688

1670

,,

1678
1737
1742
1771
1815

1821

1830
1867
1870
1874

vie. for.

Simeone Mavar

scritture del

1651

Giovanni Spanich

Beniamino Vecchiardo

paroco

Fausto Smoljan

1626

paroco

Simeone Abelich

Biagio Zvittanovich

nel

nominato

Simeone Spanich;

1715 Nicol Abelich; del 1758 Giovanni Mandich,


1773 Nicol Spanich, tutti sacerdoti di Melada.

del
del

Nel 1681 v'erano in parochia 5 sacerdoti e 7 chierici.


Deir antica famiglia Abelich di Melada, a cui appartennero i tre sacerdoti suaccennati, fatta menzione in parecchie antiche scritture. In documento del 1652 nominato
Matteo, che possedeva una casa a Melada e molti altri beni
di campagna. In istrumento del 1700 sono menzionati Nicol,
che forse quel medesimo sacerdote di sopra nominato, ed
inoltre Paolo della stessa ditta. Questa famiglia da qualche
tempo domiciliata in Zara, e rappresentata dall'onorevole
sig.

Pietro,

cavaliere

dell'

ordine

Assessore municipale, Presidente


e dell'Istituto

mizio Agrario.

di

Imp. Francesco Giuseppe,


della

Camera

di

Commercio,

mutuo soccorso, e vice-presidente

del

Co-

60

Vi erano in parochia nel 1681 due case parochiali, la


prima coli* onere di due messe al mese, la seconda con una
messa settimanale.
villaggio di Melada nel 1754 avea 443 anime, ne
Il
conta di presente 190. Oltre a questo villaggio ve ne sono
neir isola altri due Bergdje e Zapuntello. dei quali parle-

remo quanto prima.

Paolo ap. a Melada.

S.

vescovo di Modrussa Simeone Begna e il


dotto religioso domenicano Fra Domenico Cristianopolo, dei
presente
quali abbiamo tessuto T elogio nel 1 volume della
^
^^^'''^^' opera, con buone ragioni sostengono essere Melada quelF isola. dove ["Apostolo san Paolo nel suo viaggio per Roma
celebre

Il

costretto

fu

Se

fermarsi

infatti,

e sicuro asilo alle navi,

per r occidente

Se
i

si

riguarda

che

pi rimoti,

vi

favorevole situazione

alia

quali

riboccano spesso

Se

alla

pratica

fissano

per

loro

la

invalsa

costante,

navi dirette

le

le

coste

d'Italia,

spiaggia di

renosa. sassosa, ed esposta

ai

venti

si

considera

trovano vipere

ve-

sui

porli

navigli d*ogni nazione;

di

la

Se

secoli

dai

prova verso quest'isola,

pon mente, che

si

di

cbe dall'oriente fanno viaggio

rifuggiano nei tempi burrascosi, per cui

si

servono

di

nendo dall'oriente,
e

un po'

riflette

si

ed agli eccellenti suoi porti,

quest' isola,

comodo

causa dei venti contrari.

in

affatto

alla

circostanza,

innocue,

quest'isola a-

che

come ce

in

delta

isola si

Abbate
quale aggiunge che

lo

attesta

1'

Viaggio in Dalmazia*' il
n a Melada, n a Malta ve n'esistono:
Se inoltre si riflette che in onor dell" apostolo furono
innalzate da tempi rimotissimi in quest'isola non una chiesa,
Forlis

ma

nel

suo

come cel
sue memorie della
due.

Per
serire

riferisce

chiesa

di

il

prefato storico

Begna

nelle

Zara;

queste considerazioni non sar temerit T assostenere coi sullodati gravissimi scrittori, che l'A-

tutte
il

Paolo quando veniva condotto a Roma, approdasse


di Melada. ed ivi si
fermasse qualche giorno,
e colla predicazione convertisse alla vera fede quella gente
ancor idolatra.

postolo
a

s.

quest'isola

61

Brgulje.
Melada, al nord della or descrilla parodila
omonima, giace Bergulje^ situata sopra un colle, e menzionata
in documento del 1560. cappellania
esposta con 195 anime. Ne aveva 146 nel 1754. soggetta al paroco di Melada,
come lo fu sempre per T innanzi. La sua chiesa dedicala
a s. Andrea ap. in cui onore consacralo il suo unico alSull'isola

iare

sotto la

composta

laica,

chiesa

di

coli'

cui
di

34

entrale di

invocazione

esisteva

una

confraternita

mantenevano fallar e
alcuni terreni, e con elemosine.
confrati, che

la

Serie dei cappellani di Brgulje.


Giorgio Maltessich

nel

Simeone Bartulich
Giovanni Spanich
Giovanni Sabljich
Simeone Lovrelich
Antonio Uglessich
Marco Bozaich
Biagio Zvittanovich
Beniamino Vecchiardo

,,

Lodovico Battig

1760
1771
1815
1821
1826
18^9
1872
1873
1874
1879

Zapuntello.
Neir isola stessa

**

nord di Bergulje,
Zapuntello^ dagli
situala V altra cappellania esposta di
antichi denominala Spuntello^ dagli Slavi Zapuntel. Fu cos
appellala questa localit perch posta dietro la punta dell'isola. Ha un porto molto sicuro, ed un'ottima cava di pietra
bianchissima, d' una durezza quasi marmorea. Molte macerie
di

Melada, verso

il

scorgono sparse qua eia, donde si deduce, che questo sito fosse un tempo assai popolato, mentre
adesso non conta pi di 154 anime.
La sua chiesa, edificala dai villici, e che fu anche consacrata, porta ah antico il titolo della Nativit di M. V. Ha
l'aitar maggiore di pietra, tassellalo in marmo di vario co^'lore, con due colonne di marmo; ed un'altro aitar in onor
di s. Antonio Abbate. Sulla fronte ha il campanile lla ro^
mana con una campana.
d'antichi edifizii,

si


Due

62

sussistevano

confraternite

in

essa,

l'

una

del

Ss.

Sacramento con 51 fratelli, e con entrate di terre e livelli


per la sua manutenzione; f altra di s. Antonio Ab. con 42
fratelli, e con rendite di beni campestri e di elemosine.

Serie dei cappellani di Zapuatello.


Giovanni Mircovich,
Simeone Petrovich
Simeone Marcovich
Giovanni Tomicich
Giovanni Radulich

ca

Silvestrich

nel
?5

>^

Antonio Maletich
Pietro Smoljan
Antonio Uglessich
Marco Bozaich
Pietro

ellano

?^

?)

5?

>^

99

?J

57

J?

99

1730
1771
1815
1821
1840
1852
1864
1869
1875
1878

Isola grossa.

Dopo

premesse isole, al sud di quella di Melada, si


presenta V Isola grossa detta anticamente Insula magna ed
anche longa^ perch infatti la pi grande delle altre delr isolarlo zaratno, avendo una circonferenza di circa 70
miglia. pure denominata Sale^ e dagli Slavi Sal^ perch
sale era una volta uno dei pi considerevoli suoi proil
Dallo

dotti.

le

storico

Lucio appellata

Plsuch. Dalle

nostre

cronache si rileva, che nel 1715 fu danneggiata


soldati
che vi si sbarcarono. Cos vengono spiegate quelle
rovine di chiese, case e castelli, che si trovano sparse qua
e l alle rive del mare, che la circonda.
dai

turchi,

Undici villaggi

sonvi di presente nelf isola:

cio

Pun-

tebianche, Verona, Soline, Bozava, Dragove, Birbigno, Sauro,

Luka, Zman, Zaglava, e Sale.

Puntebianche.
Nell'ultima

ponente posto il villaggio di Puntebianche^ cos denominato


da una punta di bianco macigno sopra cui situato. Dagli
Slavi Veli rat^ ed anche Otok appellato. Se ne ha memoria in documento del 1480. Era cappellania di Bozava.
estremit

dell'Isola

grossa dal Iato

di

63

Ora non che semplice cooperatiira esposta, dipendente da


Bozava con anime 392. Si sa per tradizione essere non pi
di due secoli, da che ha il proprio curato, imperocch era
fino al 1685 affigliata alla chiesa matrice di Bozava. La primitiva sua chiesa era intitolata a s. Giacomo ap. con T altare
consacrato in suo onore, e con campaaile in fronte alla medesima. Venne edificata dai villici. Nel 1678, essendo questa
nuova che fu anche
logora e malconcia, ne fu eretta una
consacrata in onor della B. V. del Carmine coli' unico suo
altare. Ma divenuta anche questa inservibile, perch sdruscita
dal tempo, ne fu edificata una nuova nel 1866, e dedicata
a s. Antonio di Padova in cui onore esisteva un'aulica cap-

pella.

lunga m. 20, larga 13. Ha la fronte rivolta a maistro,


cui s'innalza un campanile alla romana, fornito di

sovra di
due campane.
intitolato

pietre in

di

ed
destra fabbricato con
lavorata,

pietra

Antonio; il laterale a
cemento, e con quadro antico della B. V.

s.

Una

lorata.

maggiore

L' aitar

laica

confraternita

Addo-

esisteva al principio

vi

del

Antonio la quale aveva 15 confratelli, che mantenevano I' altare con elemosine.
La canonica venne di pianta edificata in quest'anno a spese
del fondo ecclesiastico, colla concorrenza dei
parochiani,
quali sono dediti specialmente
alla pesca, donde ritraggono
presente secolo sotto

patrocinio

il

di s.

il

proprio sostentamento.

La costante tradizione ed alcuni ruderi


fanno supporre che

pietti

alcuni

giati

in

questo

di

villaggio

an tichj^emsiensi

rifug-

popoli della Grecia.

Serie dei Cappellani e dei cooperatori di Puntebianche.


Nicol Uglessich
Antonio Mircovich
Antonio Zorich

cappellano

,^

nel

,,

Marco Mircovich

Pietro Viducich

Marco Mircovich cooper.

1718
1810
1840
1842
1853
1863

La Lanterna.

poca distanza dal villaggio

casale, detto la
eretta

dall'i,

r.

di

Pun'ehianche esiste un

Lanterna^ con cappella dedicata a


Governo marittimo di Trieste, e

s.

Nicol,

benedetta


nel

1875.

nalza in quel

64

dappoich una torre s' insommila illuminata da un fuoco

appellalo Lanterna,
la

silo,

cui

serve di segnale ai naviganti alla distanza di


17 miglia marine. Venne edificala nel 1848 assieme alle
contigue abitazioni del suo custode a spese del suddetto Governo. Questo casale soggetto al curato di Puntebianche.
bianco, che

Verona.
stessa Isola

Sulla

grossa, un miglio

mezzo

dislante

da Puntebianche per mare, situato il piccolo villaggio di


Verona, dove l'arcivescovo di Zara ha una porzione delia
sua mensa. Pochi sono i suoi abitanti, per la maggior parte

VMia una cbiesuola

agricoltori.

mine,

di

cui s'ignora

intitolata

alla

B. V.

Ha un^altarc ed

l'origine.

romana, con due campano. Il curato il


Puntebianche. Nel 1718 Marco Mircovich n'era

alla

Car-

del

campanile
cooperatore di
il

il

cappellano.

Soline.
Altro villaggio delT Isola grossa Soline posto alla fine
del

rano

Porto

una

ricordate.

nome

lungo.

Ha

volta,

e che sono

il

Di questa

dalle
in

molle

che v'e-

parecchie scritture

havvi memoria

villa

saline,

in

antiche

documento

del

1114. Era per F addietro cappellania, ora cooperatura esposta, soggetta alla parochia di Bozava, con una chiesa,
fabbricata a volto reale nel 1547, e dedicata all'apostolo s.
Giacomo, Dicesi sia stata in origine una cappella privata
della famiglia dei Co. Begna, ci in seguito ingrandita,
sia
rilasciata ad uso del villaggio. E lunga m. 10, larga
ed
rivolta colla fronte a maistro. Ha tre altari; il mag4,
giore dedicato in onor del titolare e patrono s. Giacomo, e
stata

dei due laterali

l'uno

V. del Rosario,

intitolato alla Croce, e T altro

stata

1845

alla

B.

Fu
cam-

consacrata; T epoca non consta.

fondo ecclesiastico. Il
panile foggiato alla romana, ed ha due campane, acquistate dalla fabbriceria con sovvegno dal fondo suddetto, a
spese del quale fu parimenti eretta di pianta nel 1856 la

ristaurata nel

canonica.
nita laica
i

quali

Il

villaggio

sotto

il

a spese

ha

del

263 anime; ha pure una

patrocinio d

mantengono

l'altare

s.

colle

con elemosine. Fino al 1685


quella di Bozava, che n'era

Giacomo, con 19 aggregati,


proprie rendite di vino, e

questa
la

confrater-

chiesa era affigliata a

matrice.

65

Le rovine^dj antichLedifizii e
presso questi

fanno credere che alcuni

villici

sussistente

tradizione

la

emigrati dalla

Grecia abbiano una volta popolato queste terre.

Serie dei cappellani e dei cooperatori di Soline.

Domenico Bujacich,

cappellano

1678
1760

nel

Francesco BeJlich

Antonio Abelich
n
Giovanni Pessussich
?
Giovanni Skftch
9)
Pietro Viducich
?5
Antonio Zoricli

Marco Mircovich
?^
Marco Bozaich
9}
Francesco Ziz dei MM. 00.
Antonio Viducich
cooperatore

^?

1-772

??

1814
1821
1842
1848
1864
1875
1876
1878

??

V
y
fy

?5

?^

nel

Boiava.
La

villa

di

grossa

suddetta Isola
istessa villa.

l'

memorie, che
le

erano
tult'

Boava

E parochia
le

fedeli

dalla

una valle^

di

parte orientale della

che porta

Bozava,

del-

hanno
Soline e Puntebianche

da tempi assai antichi, e che

dovevano intervenire

esse

nome

il

d'istituzione assai antica.

vicine cooperature di

affigliale

in

situala

alle

Si

sacerdoti
parochiali

anziani, che era in ohbligo di celebrare od a Soline od a


Puntebianche per riguardo ai fanciulli, ai vecchi ed ai pastori. Nel 16S5 weine dismembrata sotto il suo paroco Dofunzioni

di

alT infuori

d'un

sacerdote dei pi

nalo Sarunich.

La chiesa parochiale di Bozava intitolata a s. Nicol


v, ed assai antica. S'ignora l'epoca di sua fondazione,
ma giusta la tradizione dovrebbe risalire .aLnono secolo. E
menzionata in scrittura del 1393. Fu ristaurata dai villici
nel 1496. Dagli atti di sacra visita del 1670 consta essere
stala

consacrata, abbench non

si

commemorazione

celebri la

della sua

dedicazione. La sua dimensione

allnalmentc

fornita

legno.
laterali

Il

ai

maggiore
Dottori

V. del Bosario.

Il

di

tre

altari,

dedicato

al

duo

di

titolare

di

m. 16 per 6

marmo ed uno
s.

Nicol uno

di

dei

Agostino ed Ambrogio, T altro alla B.


suo campanile s'innalza con due campane

ss.

66

ad occidente. Aveva questa


chiesa due confraternite, Tuna del Ss. Sacramento^ col suo
regolare statuto, con 60 confrati, e con rendite di vino e
di elemosine; l'altra di s. Nicol con 30 aggregati e rensul suo

frontispizio, eh'

rivolto

genere della prima. Nel 1670 era fornita di


quattro altari oltre il maggiore, cio l'aitar di s. Carlo di
pietra, fondato intorno al 1620 dal suo paroco Giovanni Arbanassovich; l'aitar delia ss. Annunziata, anche di pietra;
l'aitar della B. V. del Rosario, e quello di s. Antonio Abbate. Non furono conservati di tutti questi che il maggiore
dite

di

simil

quello del Rosario.

Ha

questa

campanile

alla

suo regolare cimitero


romana con due campane.
chiesa

il

ed

Oltre la prefata chiesa ve n'era un'altra sotto

Spirito

dello

d'egual

con

Santo^
la

titolo,

altare

di

pietra,

suo

il

il

ttolo

confraternit

quale coi suoi redditi provvedeva

al

man-

tenimento della chiesa e dell'altare.

Nel 1674

ve n'esisteva un'altra ancora in onor della


Ss. Tinnita.^ delta volgarmente s. Domenica^ la quale, oltre
r aitar maggiore titolare, ne aveva due altri, uno dei quali
intitolato alla s. Croce, e l'altro a s. Bartolomeo, quest'ultimo eretto
di

intorno

1681.

al

Questa chiesa

sussiste

anche

presente.

Un'altra

1674, che dai


Dumbovizza, in

piccola
villici

chiesa menzionata
fu

eretta

in

scrittura

del

un monte, detto
di M. V. con unico

sull'apice

di

onor della Nativit


fabbricata ab antico, araltare. Quest'elegante edicola,
d'Indulgenza
ricchita
plenaria, concessa da Pio VJI nelle tre
principali feste della Vergine.

paroco aveva la sua canonica ancor nel 1640 fabbricala a spese del paroco Arbanassovich, e dotata anche
d'un terreno, con obbligo d'una messa settimanale in sufIl

fragio del fondatore.


a carico

del fondo

Fu questa

riedificata

da circa

40 anni

ecclesiastico.

paroco di Bozava, era anche vicario foraneo, ora dipende dal Decano di Sale. Ha sotto di s le
cooperature esposte di Puntebianche, e di Soline, e la cappellania esposta di Dragove.
In

Ha

antico

il

questa parochia

al

presente

297 anime.

67 ->

Serie dei parochi di Botava-

1393
Lorenzo Crizich
1583

Giovanni Arbanassovich
1606

Girolamo Pessussich paroco e vie. for. 1651


nel
1674
Matteo Galussich
paroco
681
Donato Sarunich

1706
Donalo Bacioka

1718
Giorj^io Viducich da Dragove
1720
3Iarco Marcevich
,,
,,
1737
Giovanni Stocco

1742
Giovanni Uglessich

1760
Antonio Boljetich da Selve

1771
Simeone Balcovich

1815
Gio. Maria Giadrossich

1821
Simeone Uglessich

1863
Simeone Paretich

1869
Biagio Zvitlanovich

,,
1870
Stefano Banov

1874
Antonio Callinich

1875
Marco Bozajich

certo
Cusma da
scrittura del 1393 nominato
paroco

Jursa Seracenicli

nel

,^

,,

,,

,,

,,

In

Bozava, che ricevette da Nicol drappario di Zara due buoi


per lire 45. ed un giumento per l. 14, da pagarsi dopo tre
anni. In altra scrittura del 1381 menzione di un lai Radovano Mihoviiich ; in altra del 1401 di Stojano Bratinich;
del

1438

di

nich; e del

Evvi

Gregorio^flexvatini

1477

di

gli

abitanti

villici,

di

1440

del

Charichievich,

tradizione fra

degli ottomani

Tjni

tutti

di

da Bozava,

che durante
si

Vitolo^amia-

fossero

le

incursioni

trasportali

Bozava. La famiglia Jurjevic che tuttavia esiste sarebbe da Tinj.

Zvirinac
In

faccia a Bozava, dalla parte occidentale, a poca di-

Zvirinac^ della circonferenza di 7 miglia.


Dai ruderi di due chiese antiche una delle quali era
dedicata a s. Domenico, e dagli avanzi di alcune case

stanza r isola

distrutte

di

ritiensi sia

Si trova di essa

stata

memoria

quest'isola nei tempi andati abitata.


in scrittura

del

1690, Rimase p-

68

Gnch dal governo veneto fu nel passato


secolo concessa in dono alla famiglia zaratina dei Conli
Fanfogna, per cura della quale venne da principio popolala
con sette famiglie forastiere, le quali vi piantarono le proprie
abitazioni, ne svegrarono il terreno, e lo ridusero a coltura.
chiesa,
vi edificarono un bel palazzino ed una
I Fanfogna
scia affatto deserta,

Ignazio di Lojola. L'arciprete del nostro


capitolo Simeone Fanfogna ottenne dal Sommo Pontefice Pio
VI un Breve di data 22 agosto 1794, col quale fu accor-

che dedicarono a

data Indulgenza

s.

plenaria perpetua

all'aliar

privilegialo

in tre

d'ogni setlimana, ed altre indulgenze parziali pegl


Saverio. Gli abitanti
altari di s. Ignazio e di s. Francesco
crebbero in seguito ed ora sono pi che cento, e dipendono
giorni

dal paroco

di

Bozava.

Dragove.
Al sud
la

villa

di

di

Bozava

nella

Dragove che

in

medesima hola grossa

trovasi

antiche scritture viene denominata

Tersane. Di essa menzione in documento del 1432. Anche


questa era una volta parochia ed ora cappellania esposta
dipendente da Bozava, con 236 anime. La sua chiesa dedicata a s. Leonardo C. con unico altare d'egual titolo, e
simile

confraternita.

Fu

e fu anche consacrata,

Ha
una campana. Ha

edificata

come

sommit

sulla

risulla dagli

alti

d'

un

delle

monte,

sacre vi-

campanile sulla cima del frontispizio con


inoltre questo villaggio una cappella alla
quale annessa una confraternita sotto l'invocazione del Ss.
Rosario con 28 confrati, e rendile di elemosine. Possiede
un bel bosco della circonferenza di 5 miglia. Verso le sponde
site

pastorali.

il

mare veggons gli avanzi di fabbriche antiche. Si hanno


memorie che Giovanni Salomoni, cittadino di Zara acquistasse nel 1480 tulle le terre di Dragove per 100 ducati
d'oro, e che Domenico dell' istesso casato concedesse nel
1688 ai villici una muracca con orto, affinch vi fabbricassero
del

la

canonica parocbiale.

Aveva Dragove 184 anime

nella

met

del

secolo passato

Serie dei parochi e dei cappellani di Dragove.


Antonio Milissich
Antonio Chuz

paroco

nel

1715
1717

69

Marco Marcevicli

paroco

nel

Antonio Viducich

1718
1742
1760
1772
1815
1830
1872
1873

cappellano nel
Martino Vucoevich
Nicol Bozaich da Dragove

nel
paroco
Antonio Viducich

Giovanni Fisulich

cappellano nei

Stefano Banov

Antonio Uglessich

Birbigno.
Birbigno situata nelf Isola grossa,
documenti del 1195 e 1196 apdi Dragove. In
al sud
pellala Birhinium e Berhinia\ dagli Slavi Berhinj. Apparteneva in antico alPahazia di s. Grisogono di Zara^ 4el che
se ne ha memoria in scritture del 1195,1196 e 1391. Pass
indi nel 1729 a formar parte della dotazione del Seminario
e dal 1821 uno degli enti
Illirico Diocesano Zmajevich,
che costituiscono la Fondazione Diocesana.

Anche

villa

la

di

Della sua antichissima chiesa parochiale, dedicata ai Ss.

Mm. Cosmo

Damiano

si

ha notizia nella Bolla del

Sommo

con cui venne confermata ai Monaci henedettini di s. Grisogono di Zara la


Et
propriet dei heni e della chiesa suddetta in Birbigno
ecclesiam s. Damiani Berhiniae cum periinentiis suis, E
Pontefice Celestino

dell'anno 1195,

III

chiesa

questa

lunga

m.

marmo
ai

santi

larga

19,

rosso

di

titolari,

7.

Verona;
gli

parte

nella

situata

altri

fornita
il

alla

boreale
di

cinque

maggiore de'
B. V. Maria,

villaggio

del

altari,

quali

tutti

di

dedicato

Rocco, allo
cui pale non hanno
a

s.

Santo ed a s. Simeone Profeta, le


pregio artistico. La chiesa fu consacrala, come consta dagli
atti delle
sacre visite. L'aitar maggiore stato consacrato
il d
6 giugno 1674 dall' arcivescovo Parzago. II campanile
di forma romana posto sulla sommit del frontone, a guisa
delle altre chiese della diocesi, ed ha 2 campane.
Spirito

Tre erano

La prima,

in

intitolata

maggiore, ove era

antico le
al
il

confraternite

di

questa

chiesa.

Ss, Sacramento^ era addetta all'aitar

tabernacolo. La seconda

dedicata

allo

Spirito Santo aveva l'incarico di mantener in ordine l'aitar


litolare;

B.

e cos pure la terza

F. Assunta,

ch'era sotto

il

patrocinio della

70

questo secolo ve n' esistevano soltanto


due, quella del Ss. Sacramento che fu bene conservala, ed
un'allra col titolo della B. V. Immacolata. La prima era

Al principio

di

quali facevano fronte alle spese


composta di 30 confratelli,
inerenti con rendite di campagna e con elemosine in natura
quali
e in danaro: la seconda aveva pure 30 confratelli,
coi redditi dei terreni propri, con questue,
la sostenevano
ed elemosine.
i

nel

La casa canonica, eh'


1839 a spese del fondo

un

edifizio,

s.

Croce^

Fra

che

eretta

ecclesiastico, sopra le rovine

all'antichissimo sodalizio

di

della

quale pi non sussiste.

il
i

apparteneva

distante dalla chiesa, fu

sacri

arredi

la

chiesa

Birbigno

di

d'argento con piedestallo

calice antico

di

possiede un

lavoro bizantino.

menzionata chiesa esiste in questo villaggio


una cappella con altare intitolato a s. Biagio, e con campanile al di sopra della fronte. Dicesi appartenesse in antico
tempo alla famiglia de Soppe.
antica tradizione presso i vllici di Birbigno, che il
villaggio fosse stato un tempo abitato da gente di origine
ellenica. Si racconta dai Birbignesi, che al tempo delf invasione de' Turchi i villici di Polaca si fossero ricoverati in
Oltre

la

questo villaggio.
Sovra un luogo eminente esistono
stello
la

circondato da

famiglia

edifizii

a quest'ultimi anni sussisteva

Una
la

scrittura

bella sua

Lucina

del

1196

n'

che

era proprietaria,

ancora

di

in

Antonio Galcinich
Matteo Brunaz
Antonio Rancich
Antonio Brunaz
Pietro Viducich

nome

Zara.

due porti, denominati


prestano assai bene all' ancoraggio.

Simeone Abelich
Giorgio Pomaglich

Simeone Rancich

il

e che fino

fra

Serie dei parochi di Birbigno.

Giorgio Spagnol

un ca-

ricorda le saline di Birbigno e

valle olivata, posta,

e Jasine,

avanzi

Da esso prese

diroccati.

che

Castellanich,

gli

oco

nel

J5

??

T)

??

yy

?^

yy

??

5?

55

1583
1606
1655
1670
1737
1771
1815
1830
1864

71

Simeone Sullovich
Simeone Barani

paroco

nel

,,

1865
1869

Birbigno stala sempre parochia ; come Io anche attualmente con 241 anime. Nel 1754 ne aveva 234. soggetta

Decanato

al

di

Sale.

Sauro (Savar).

sud
parochia

Birbigno trovasi

di

alla

distanza di

'^j^

,i!

mrglro

con 186 anime, con


la chiesa parochiale della B. V. del Carmelo. La sua chiesa
parochiale nei prischi tempi era s. Pellegrino in una isoletta,
prossima alla villa, con aliar del patrono e tabernacolo del
Ss. Sacramento; la qual chiesa menzionata in scrittura del
1393, ancora sussiste, ed ha altri due altari, funo dedicato
intitolato alla Trasfialla Ss. Annunziala, e T altro dapprima
gurazione del Signore poscia al Padre eterno, e finalmente
nel 1681 allo Spirito Santo. Nella visita canonica dell'arcivescovo Parzago del 1670, a causa della distanza della

la

chiesa
divini

che
la

di

dagli
nella

Sauro, dagl'

abitati

chiesa

trovasi

/?a?;ar,

venne ordinato di celebrare gli uffici


della B. V. del Carmine^ come quella

centro del

in

parochiale,

illirici

riservato

il

divent

villaggio, e cos questa

cimitero di

Questa

Pellegrino.

s.

ddla patrona. Fu dessa edificata dalla famiglia zaratina Franceschi. Sauro fu sempre ed anche ora
parochia dipendenle dal decanaio di Sale, ed ha 192 anime.
Ne aveva 186 nel 1754.

ha

41- stria' altare

Tre confraternite esistevano


il

Sacramento
Spirito Santo con 30

titolo

del

nella parochia, cio

con poche

Ss.

rendite,

una sotto
un'altra

vigne
ed olivari, una terza della Ss, Annunziata^ addetta al suo
altare, ed un' altra per ultimo intitolata alla B. V. del Carmine.
dello

confratelli

e rendite di

C3f

(Una

casa per abitazione del paroco venne lasciata senza

obblighi di sorta dal paroco

Simeone Vladich.

Un monastero di Eremiti di s. Antonio Abbate coli' annessa chiesa di s. Andrea ap. trovavasi in questo villaggio fino
all'anno

1504,

L'ulivo

in

cui fu

prospera

abbandonato.

bene

ed
anche la vite. Una cava di pietra v'esiste la quale era una
volta molto ricercala, ed ora lasciata in abbandono.
vi

assai

in

questa localit,

72

Serie dei parochi di Sauro.


paroco

Luca Bissici!
Simeone Yladich

>?

Giovanni Fallovich

J?

??

Matteo Vladich

?j

})

j)

yy

y>

9>

Luca Gelinicli
Simeone Odvitovich
Antonio Skifficli
Giovanni Sarunich
Martino Skifficli

Ui^Jj/

95

Marco Rode del III


Simeone Barant- ^
Marco Bozaic

ord.

-ff^

Luka.

di

i,\\^t.f

porlo,

atto

grande

al

andati, ora

s.

Stefano

j>

in

antiche scrit-

grossa con un magnifico


ancoraggio. Fu parocliia nei tempi

posta in una valle

ture,

>?
.

^/

Luka^ denominata Valle di

??

Fri) ne.

s.

1583
1606
1669
1681
1737
1760
1771
1815
1830
1872
1878
1879

nel

dell'Isola

cappellania esposla,

dipendente dalla parocliia

con 195 abitanti, soli 23 di pi di quelli


che aveva nel 1750. La sua chiesa fabbricala dai parochiani,
intitolata ali' Invenziome di s. Stefano Protomartire., da cui
prese il nome la villa e la valle. Ha cinque altari, tutti di
pietra ; il maggiore, dedicato al santo patrono, ha il tabernacolo del Ss. Sacramento; T aitar laterale di s. Matteo ev.
uno sotto il titolo dello Spirito Santo, un' altro delia Concezione Immacolata di M. V. e 1' ultimo di s. Rocco. Ciascuno
dei detti altari aveva annessa una confraternita col nome
del titolare; il maggiore aveva la confraternita del Ss Sacrament con 65 confratelli, e con rendite di vino, olio ed
elemosine. Quello della B. V. aveva un legato di messe,
decanale

Fu
la

Sale,

da Pietro Nigrichievich.

lasciale

secolo

di

questa

visitala

villa,

decimosettimo,

che

la

dai

Turchi verso

desolarono, e ne

la

met del

spogliarono

chiesa de' suoi sacri arredi.

Nel

socomio

1642 venne popolala da alcune


di

Luka
vich,

famiglie del

no-

Zara.
fu

patria

menzionato

in

dell'

arciprete di Zara

documento del 1459.

Simeone Perco-

73
Serie dei parochi e dei cappellani di Luka.
paroco

Paolo Cibich
Paolo Radinich
Nicol Fallovich

1583
1587
1626
1681
1702
i718
1737
1771
1815
1821
1830
1875
1878

nel

5?

9?

?.i

Gregorio Zolman da Eso


95

Michele Raspovich

Nicol Kuncich
?7
Giovanni Civella
Antonio Bachiza
?7
95
Marco Marcina
??
Michele Buhicin
V
95
Simeone Zelcov
?5
cappellano
nel
Giovanni Nimcevic
Giuseppe Lovrovich
^1
natali
In
questo villaggio^
Parecchi sacerdoti sortirono
tra
quali sono Luca Zvitcovich, di cui trovasi memoria
nel 1739, Lorenzo Zuvich, nel 1745, Matteo Garhin nel 1748;
Matteo Barbich, Lorenzo Marn, e Luca Zuvin nel 1772.
57

5^;

?7

77

:?7

57

Bava.

maislro del porlo di

Eava^ appellala nelle


nome. Ha una circonferenza

risola
tal

Luka

di

trovasi in poca

distanza

antiche scrillure sempre


di

miglia.

11

con
villaggio o-

due sezioni, T una puasJLajJbiape nel mezzo


delFisdla, e denominata Rava grande, T altra verso la punla
di maislro, e dicesi Rava piccola. Era parochia, ed una delle

monino diviso

pi antiche della

in

diocesi,

trovandosi memria

di

lei,

come

1391. menzionala col titolo di cap~


pellania dipendente da LuL ^ in documento del 1626. Fu
anche parochia decanale nel 1840, ma per poco tempo cio
fino al 1851, nel qual anno fu dichiarala cappellania esposta,
soggetta alla parochia decanale di Sale, e taf pure al presente con anime 245, mentre nel 1754 ne contava 132. La
sua chiesa cappellaniale, posta in luogo eminente, ed
dedicata alia B. V. Assunta. E ricordata in scriltura del 1391.
tale,

Fu

\w

scrittura

del

1625 dall'arcivescovo Garzadori.

Sdruscita
tempo, fu da poco rislaurata, innalzata, selciata, e soffittala, ed inollre provveduta di cantoria soprala porla magvisitata

nel

dal

giore.

Ha una dimensione

di

m. 10. QQ per 5.

Ha

tre

altari

con due colonne e mensa

pietra

e dedicalo
dei
s.

Cu

s.

"^i
^

^^AJ^:^

74

laterali

Anna;

titolare,

alla

ha

la

l'altro

Sebastiano.

la

Vergine

divin

ha S.Anastasia,

Aveva

nel

1626

Il

tavola assai

cui
col

marmo.

di

l'aitar

Uno

P.

Giacomo e
s. Rocco e

della Ss.

Annunziata

figliolo,

Simeone

s.

maggiore

antica.

patronato della famiglia de Dominis.


Oltre alla prefata chiesa ha questa

s.

villa

una

cappella

Pietro ap. con altare del medesimo nome;


fabbricata a volto reale, viene ufficiala nella festivit del liintitolata

s.

tolare.

1808, la prima sotto il


patrocinio della B. V. Assunla con 12 confrali, la seconda
sotto r invocazione di s. Rocco con 25 aggregali. Al presente invece v' quella del Ss. Sacramento con pochi con-

Due

eranvi

confraternite

nel

fratelli.

venne eretta nel 1866


fondo ecclesiastico, ed una delle pi comode
La casa canonica

spese

del

delle diocesi.

Serie dei parochi, dei decani e dei cappellani di Rava.


Pre Cvilko
Nicol Mezzin
Pietro

Rava

nel

cappellano

nel

paroco

di

Marellich

Matteo Strika
Giovanni Satalich
Luca Gelinich

??

Luca Lelinich
paroco

Nicol Fisulich

nel

Giovanni Satalich
99
Simeone Mihovillov paroco decano
nel
Giovanni Marinovich
cappellano
Fausto Smoljanji}
1)
Girolamo Marovic
y>

Marco Rode
Antonio Grasso
Simeone Sorich
Gregorio Locika

99

?)

Natale Pelessic
Pietro Silvestric

Antonio Paulovich
In

cerdoti

scritture

del

1692

99

1766 sono

1391
1587

1626
1662
1718
1742
1760
1771
1815
1830
1864
1865
1866
1867
1872
1873
1875
1876
1877
1878

menzionati

sa-

Giorgio e Girolamo Dominis da Rava, dei quali havvi

^fi^^


parochiale

nella

75

relativa iscrizione. Trovasi

sepolcro con

il

pur memoria del sacerdote Giovanni Bobich da Rava


tura

del

in scrit-

1772.

2man.
Anche

Zman

un

non molto

villaggio dell'Isola grossa,

Luka, con 313 abitanti, lutti dediti alia coltura


delle viti e degli ulivi. Dal Ponte appellata Azmanum. Se
ne fa menzione in documento del 1340. Era parochia fino
al 1851, nel qual anno venne annoverata tra le cappellanie
esposte, apparlenenli alla parochia di Sale. La sua chiesa
dedicata alla Decollazione di s. Giovanni Battista. fabbricala

lontano da

8f^

volU)^4^(k,

parata

delle

cramenlo.

al
I

navate, delle quali

tre

laterali

mediante

pilaslri/di

principale se-

la

pietra.

altari,

laterali

la

erano dello

Nel

1626x^

maggiore
col Ss. SaSpirilo Santo, della Immacolata

maggior parte di pietra.


santo patrono aveva il tabernacolo

contava sette
dedicato

ti

Il

Concezione d M. V. della B. V. del Carmine, della s. Croce,


di s. Domenica, e di s. Rocco coi ssmm. Fabiano e Sebastiano.
Sull'apice della fronte v' il campanile alla romana con tre
campane. In quell'epoca stessa aveva cinque confraternite;
la prima delle quali sotto il titolo del Ss. Sacramento^
arrichita d'Indulgenze, e che faceva la processione ogni prima
domenica del mese; la seconda dello Spirito Santo.^ arricchita
pure d'Indulgenze perpetue; la terza [\?( Santa Croce \ tutte
con rendile di beni, e di elemosine, che servivano alla manutenzione dei rispettivi altari. Ne aveva ancor un'altra negli
ultimi tempi, sotto il titolo di s. Domenica con 50 confratelli,
mentre quella del Ss. Sacramento ne aveva 95. La
chiesa fu consacrata, come lo confermano gli atti di sacra
visita deir arcivescovo Parzigo del 1674. V'era allora anche
la

casa parochiale.

Questa parochia aveva 295 anime, ora ne conta

Serie dei parochi e dei cappellani di


Matteo Cugnacovich
Gregorio Raccar
Stefano Fattovich
Nicol Fattovich
Francesco Calcinich

paroco

nel

,y

,,

,;

2man.
1622
1656
1658
1681
1715

313.

^^^^

^^Sg

-^ 76
Grisogono

Tommaso

Pausich
Anlonio Antonina
Pietro Zahrulich

Matteo Di (lo vidi


Mnrlino Milln col
tore

))

?5

1742
1760

)'

1771

??

??

??

da Sale paroco

3IalluI

titolo di

parocbiale,

nel

amministraiminislra-

decorato

1815
1840
1852-1879

croce

delia

d'oro

del

merito con corona.

ch'ebbero i natali in questa villa si


seguenti Antonio Segota nei 1695, Giovanni Sei
gota nel 1717, e Donato Vidov nel 1737.
Si conserva viva presso il popolo di Zman la tradizione
Turchi invasero il territorio zaratino, gli abiche quando
tanti di Malpaga-Cerno fuggili dalie mani dei barbari si l'ossero
in questo villaggio ricoverali come luogo il pi sicuro.

Fra
noverano

sacerdoti

Zaglava.
V

mezzogiorno di Zman situata nella stessa Isola


grossa la villa di Zaglava^ localit aggregata da' tempi rimoti alla pnrochia di Sale, con anime 120. Questa villa
menzionata in scrilture del 1429, 1458 e 1611. Gli alti
delle sacre visite pastorali non si occupano di essa, perch
la

chiesa

appartiene

Esiste

infatti,

in

alla

religiosa

questa villa

Francesco.
sino dalla prima met del
famiglia

secolo decimoquinlo una chiesa dedicata


lizia

celeste

cescani del

.9.

M'^chele Arcangelo^ ed

Terz' Ordine. D'essi

al
\\\\

di s.

principe della mi-

Ospizio di Fran-

ne parla T egregio

storico

Giuseppe Cupilli-Ferrari nel I volume della Storia


dei Frati Minori del dotto Francescano P. Denoto Fabianich
a pag. 309. Cos egli si esprime: ll Nobile Lombardino
de Seppe lasciato aveva dei terreni e denaro perch alcuni
.^Eremiti francescani si stabilissero sull'isola di Sant'Eufemia,
verso l'adempimento di certi pii obblighi; ma col tempo
^trovarono essi di non poter ai medesimi sottostare, n campar
convenientemente la vita. Vennero perci dalT arcivescovo
^Matteo Valaresso trasportati a Zaglavj, dove furono prov^, veduti
di chiesa,
d'asilo, e di pi comodi mezzi di sus5,sistenza da Gregorio Merganich, il quale poi con suo testamenlo del 1460 fece di tutto ad essi dono definitivo;

zaratino

,.

5,restando in possesso dei beni


;9r incarico

si

prendevano

di

Seppe

Frati di Galevaz, che

soddisfare agli obblighi annes-

77

Zaglnva fu decorato dtlla piet d'un


,,?. Marino d'Arbe, che nel 1498 vi inori in odore di san
,5lit, e dai ineriti del
P. Giovanni Sesseglia, che fatti gli
sivi...

Il

cliioslro

di

studi nei conventi di

samenle

l'

Dalmaza,

solitudine^

^qualche

di

Roma,

esercit frnttuo-

evanofelica predicazione, copr nel

vinciaIato della

quella

Vellelri

altro

cui

rimase

il

il

Fro-

ritir e

decesse

in

suo quaresimale

illirico,

ultimo

e da

1688

si

scritto".

beni anuiiiniZaglava ora chiuso, ed


slrati ne sono provvisoriamente da quello di Galevaz.
P. Matteo
In antiche scritture troviamo memoria d' un
Sesseglia, che nel 1713 era guardiano dell' ospiz'O suddetto
L' ospizio

di

di

Zaglava.

memoria

Esiste

turchesche

Gruhe

fra

scorrerie nel

siensi

rifuggiati

ro e liberarsi dai

Zaglava, che durante le


abitanti di
gli
territorio di Zara
questo villaggio per porsi al sicu-

in

barbari,

di

villici

che

dovunque

facevano

Vy

?lragg^

dei cristiani.

Baie

(Sal).

Sale, dagli slavi denominato

paese che
trovasi nell'Isola grossa dopo Zaglava. Lontana da Zara 18
miglia, questa borgata posta alle sponde del mare, quasi
air estremit meridionale dell' isola, a cui ne prest anche il
nome per essere stata nei tempi andati il luogo primario
onde non solo la si trova denominala nelle antiche scritture
col titolo d' Isola grande, d' Isola hmfja,^ ed Isola rjrossa
ma benanco con quello di Sale. E Sale venne assai propriamente appellata, dappoich i sale n' era una volta il principale prodotto, per cui si trovavano saline in tutta la sua
estensione principiando da Punlebinnche, e terminando con
questa borgata.
Di questa borgata cenno in diploma del R Colomano
del 1105, con cui egli la don al Monastero di s. Maria di
Zara in suffragio dell' anima sua.
Sal^

quel

La sua popolazione la quale nel 1754 ascendeva a 565


anime, e che ora ne conta 710, divisa in due sezioni, la
prima delle quali formata dagli antichi suoi abitatori, che
hanno dimora nelT interno del paese; la seconda costituita
da pi famiglie d' origine italiana, che hanno le loro case al
porto, donde detti Portoloti^ quali sono i Petricioli, i Ria-

f
\


sioli,

di

Piasevoli,

Zara.

di

fertili

villici

78

Armanin ecc,

Lorini. gli

vino e d'olio; hanno molla greggia con eccellenti

Sono anche

dediti

alla

sardine, la quale fu regolata


patrizio

dolini,

privativa per
di

cittadini

coltivano le terre, che in alcuni luoghi sono

pascoli, per cui le loro cacinole sono

sapore.

lutti

rinomale pello

pesca,

nel

particolarmente

coli'

delle

1524 da Simeone de Ce-

zaratino, che vi ebbe dal

10 anni

squisito

Governo veneto

obbligo di contribuirne alla

Comune

Zara 200 bariglioni all'anno. Nel 1628 v'erano nel

laggio fino a

60

reti

la

vil-

peschereccie.

Sale una delle pi antiche parochie della diocesi di


Zara, trovandosi memoria del suo paroco in scrillura del

1462. Della sua chiesa parochiale fatta menzione in documento del 1635, dal quale si eruisce essere stala allora
intitolata a s. Maria. Quella infatti, che oggid esiste, porta
nome delf Assunta, ma nel suo edifizio si riscontrano due
il
epoche diverse; quella cio della fabbrica della pi antica
porzione, eh'
delia

l'

anteriore, e eh' edificala a volto, e quella

pi recente, eh'

la

posteriore, con cui

mare una croce. Una iscrizione


in

causa

dell'

quindi della chiesa


attribuire

almeno

al

aumento

Di

belli

e preziosi

marmi

uno

ingrandimenlo, efrellualo nel

della

popolazione. La fondazione

tema

decimoquinto secolo. Che


alti di

a for-

glagolitica esistente sopra

primitiva puossi, senza

sacrala lo dicono gli

and

l'

degl' ingressi laterali ne ricorda

1584,

si

di

errare,

sacra visita

conpastorale del 1670.

fabbricato

aitar principale

ma

1'

sia stata

col-

che attira l'ammirazione


la parte superiore, antico e forbito lavoro di legno dorato
d' egregio artista, molto per sdruscito dal tempo. Anche la
sua pala un dipinto antico di squisito lavoro, la quale rappresenta la Vergine assunta dagli angeli e venerata dai santi
Apostoli Pietro e Paolo e Giovanni e dal Dottor Massimo
s
Girolamo in grandezza naUirale. Nel 1670 v' era pure
suir altare un' effigie della Madonna, tutta coperta d' argento
cesellato. Cinque altari laterali di pietra ne adornano presentemente le pareti, tre dei quali in onor della beatissima Vergine Maria, il che dimostra la particolar divozione di quei
villici alla Madre di Dio, sotto il titolo dell' Immacolato suo
concepimento, del Ss. Rosario e del Carmine; il quarto dedicato allo Spirito Santo, ed il q nto a s. Carlo Borromeo ;
le cui pale non hanno pregio artistico. Altri due altari esistevano nel 1626, ed erano dedicati a tutt' i santi, e a s.
l'elegante suo tabernacolo;

ci

79

il campanile alla
Antonio Abbate, ambidue di pietra.
romana con due campane, ed il regolare cimitero.
Otto confraternite laiche sostenevano le spese inerenti
ai premessi altari: e queste sono
1. La confraternita del Ss, Sacranenfo^ annessei all'aial
tar maggiore, istituita prima del 1620, la quale aveva
aggregati
principio di questo secolo 60
2. La confraternita dello Spirito Santo, addetta pure al
;

proprio altare, ed anche questa anteriore


3.
al

della B. V. del Rosario,^ la

Quella

1600, e che

1808 aveva 90

nel

solamente pel sesso femminile


4. Quella di tuti i Santi,, annessa
antica origine

di

5.

Quella di

cui origine risale

confrati; era

destinata

1636;

al

da prima

al

suo aitar titolare,

Antonio Abbate^ fondala prima del 1626,

s,

suo altare omonimo 5


6. Quella dell' Immacolata Concezione di M. V. con
contrali, e con redditi di beni e di elemosine;
la

quale aveva

7.
in

il

Quella di
del

scrittura

s.

Antonio Abbate,,

di

cui trovasi

40

memoria

1698;

8. Quella della B. V. del Carmine,, di

non antica

istitu-

zione.

Di queste otto confraternite, oggid ne sussistono quattro,

cio quelle del Ss. Rosario, dello Spirito Santo, delf

Im-

macolata e del Carmine.

Di pi

risulta

dagli scritti

venne fondato un sodalizio


ch'ebbe il proprio statuto,

della

sotto
di

il

16

parochia che nel

Carlo e
composto, ed apVincenzo Zmaje-

patrocinio di

capitoli

provato dagli arcivescovi Vittorio Friuli e

1640

s.

scopo del medesimo era il soccorso reciproco


spirituale e temporale degli
aggregali. Il secondo capitolo
recava una pena di 1. 5 a chi dei confrati avesse in qualunque modo ingiuriato con parole improprie
suoi confravich.

Lo

telli.

altre,

Fu questa

pia

confraternita

1808,

nel

come

tutte

le

soppressa.
Oltre

parochiale, due

la

cappelle esistono

in

parochia

Nicol
e quella di s. Rocco.
s.
La cappella di s. Nicol venne fondata da Quirino de
Quirini, con unico aliare, e relativo campanile. La si trova
ricordala in documento del 1626, ed aveva il suo proprio
vale a dire

la

cappella di

cappellano, eh' era allora

v.

certo

Simeone Marincich,

nuto dal jus patrono di casa Quirini.

mante-

80

La cappella di s Rocco menzionala in scrittura del


1644. questa forse quella piccola chiesuola che nel 1855
ingrandita dai

fu
di

Hocco

s.

sotto

villici

e di

codesti

di

Un

della

Sebastiano. Una grazia speciale

s.

coir intercessione

B. V.

titulo della

il

diede occasione

santi

al

neve,

ottenuta

suo in-

venuto da luogo infetto di ClioUra


morbus^ appena arrivato, vi mor dal rio malore. I suoi conparoco, che allora era il rev.
villici., intimiditi, esorlati dal
sacerdote Giovanni Cervarich, cominciarono a far pubbliche
preghiere nella delta cappella, ed anche digiuni^ ond' esserne
preservali. Cos lo fu per vero. La borgala rest illesa. Solenni grazie resero a Dio, alla Vergine, ed ai santi litolari,
grandimento.

per

villico,

grazia ottenuta, e fecero volo di festeggiare in per-

la

medesima chiesuola s.
3Iadonna della Neve, e d'ingran-

petuo solennemente ogni anno

Rocco,
dirne

la

Colle elemosine,

cappella.

la

breve

in

Sebastiano e

s.

nella

soddisfare e adempire

dirono, ristaurarono ed

tosto

raccolte,

giunsero

promessa; ingranquel tempietto con sup-

la falla

abbellirono

nuove, e con rinnovazione de] dipinto, ch'era logorato dal tempo. A questa edicola era annessa una volta
una pia confraternita sotto il nome del litolare s. Rocco.

pellettili

documento

In
nella

borgalla

della

B. V.

Negli

falla njcnzione d' altra chiesetta

questa dedicata a

1657

del

ricordala

n'

visila

di

si

Soggette

luna
della

della

sa

al

presente

parochia

alla

Visitazione

di

s.

isola,

dinlorno deliziosa

pi

di

in

onore

onor

di

s.

Antonio ab-

Sale sono altre due chiesuole


nelf Isola Incoronala.

che gira

18

miglia,

prese

il

nome

che 60 scoglielti, che le


sono abbondanti di
capretti, e formaggi squisiti, anco
di

pi

corona, e che

pascoli eccellenti, di agnelli.,


nel

in

queste Ire cappelle.

di

Elisabetta

Incoronata da una serie

fanno

altra

Nativit di M. V. neirisoletla delta Jadra, l'altra

Quest'ultima
('

u!i'

Marco.

J670 dell'arcivescovo Parzago

del

v' memoria d'una terza cappella


bate. Nulla

s.

Carmine.

del
ulti

1481

Sale,

di

scrittura

In

del

crudo inverno.

La parochia

Comprende

di

Sale ha

la

prerogativa

di

essere decanale.

Bozava. Birbigno, Sauro ed Eso


maggiore., nonch le cappellanie e. ^)0sle di Zman. Luka^ Bava,
Eso minore e Dragove, oltre le cooperalure esposte di Ponlebianche e Soline. Il decanato di Sale ha in complesso 4627
le

parochie

di

81

paroco fu talvolta anche


andati, ed ebbe un cappellano.
anime.

Il

vicario foraneo nei tempi

Serie dei parochi di Sale.


Giorgio Tochich o Tarchanich paroco nel

Simeone Zorana

,,

Martino Murgassich

5^

,,

Matteo Battaglieli
Marino Marassevich

Simeone

Milliii

Antonio Juranich
,,
,,
Filippo Ghersola

,,
Antonio Vodopia
,^

Giovanni Uglessich

5^
Giovanni Stoco, paroco e vicario for.
paroco nel
Grisogono Mattugl
Pietro Vodopia
,,
5^
Giovanni Bobich

Giovanni Micliich

Matteo Milutin

Matteo Lonich
,,

Giovanni Cervarich

Angelo Piasevoli

1463
1481
1506
1583
1626
1680
1681
1693
1706
1737
1742
1760
1771
1815
1821
1830
1840
1863
1873-1879

Serie dei cappellani di Sale.


Filippo Garscovich

cappellano

-uel

Antonio Sforzo

Grisogono Mattugl
,,
Gregorio Sforzo

Pietro Vodopia

Antonio Ussalj

Antonio Rancich

Questa localit rinomata pei suoi

^
,,

porti,

1674
1711
1737
1742
1760
1815
1861
i

quali

sono

comodi e frequentati dai naviganti. Il principale denominato Tagliero , dagli antichi Tilagus^ molto
acconcio al grande e piccolo ancoraggio. Di esso menzione
in scritture del 1059, 1067, 1073 e 1075, in cui parola

notissimi., assai

di un' isola dello stesso

nella

quale

nome

(Tilagi insula^oggX^i Telascizza)

esisteva a quei tempi una

Giovanni ed un convento

di

Monaci

chiesa

dedicata a

s.

benedettini, soggetto a
6

-- 82

Grisogono di Zara Cella in honorem s. Johanis fundata^ ac j^osita in insula^ quae dicitur Tilagus^
quam Grohina ohtulit Ecclesiae s. Chrysofjoni Jadrae. Le
stesse scritture ricordano una valle, denominala Valle di s.
Vittore in Telago della anche Malora^ della cui pescagione
era proprietario il convento di s. Grisogono.
Nelle tenute di Sale il Seminario Diocesano ha alcuni
terreni, pascoli e boschi, ed una mandra di animali lanuti,
Abbazia di s, Grisogono.
il tutto proveniente dalla soppressa
In documenlo del 1505 sono menzionali gli scogli, denominali Lahdara e Ahdara grande e piccola, appartenenti
a Sale. Sonvi nei medesimi ricchissime cave di buona pietra
questo d

scilicea

s.

da costruzione. Tutte

case sono fabbricale con pietre


grandi

vantaggi

ai

vie

le

di

Zara, e tulle

di

le

sue

queste cave, ciocch reca

contadini.

Eso.

(12).

EsG^ da Plinio Esv.m appellala, e dagli Slavi


Izj giace nel canale di mezzo, tra l'Isola grossa e quella
di Pasman, ed lunga 7 miglia. Ha due villaggi, l'uno grande,
posto a ponente, e perci dello Eso ponentale^ l'altro, piccolo, situalo a scilocco, per cui Eso sciloccale fu denominato.
La qual distinzione deve aver avuto principio sull'alba def
secolo decimosesto, trovandolasi appena in documento del 1507
e non prima.
Eso ponentale^ detto dagli slavi Iz veliki^ conta 1096
L'isola

qV

abitanti, dediti

alla

coltura dei campi, alla

pesca.,

ed

alla

fab-

Nel 1754 non aveva che 397 anime.


parochia assai antica trovandosene notizia sin dal principio
del secolo decimoquinlo. Assai antica parimenti la sua chiesa
intitolala a s. Pietro ap. essendo menzionata in scritture del
1391 e WOb (^o\\\{o\o ^\ Ecclesia s. Petri de Eso. In documento del 1400 parola d'un cerio Nicol, canonico di
bricazione

di

stoviglie.

Zara, rettore e pievano della chiesa


l'altare

chiesa

maggiore, col tabernacolo


altri

quattro

altari laterali,

Spirito Santo, della Concezione

di

di

s.

Pietro d'Eso. Oltre

Sacramento ha questa
cio del Ss Rosario, dello
M. V. e di s. Michele are.

del Ss.

Quattro confraternite laiche esistevano nella parochia nel

1808; la prima delle quali sotto il titolo della B. V. del


Rosario aveva 82 confratelli che supplivano alle occorrenze
del cullo con rendite di campagna, la seconda sotto l'invo-


cazione della B,
zionala
la

in

il

109

della Salute con

scrillura del

sotto

lerza

V.

83

confratelli

1705^ con pingue rendila

patrocinio dello Spirito

men-

vignali;

di

Santo menzionata

1691, con 24 confrati e con rendita


quarta
di olio per le occorrenze dell' altare padronale ; la
sotto la protezione di s. ,Rocco con 70 confratelli senza possessioni, ma ben provveduta di elemosine per far fronte alle
spese di manutenzione del suo altare. Oltre a queste ve n'erano nei tempi andati altre tre, una delle quali sotto il titolo
in

scritture del

1644

1626; un'altra di s.
documento del 1644; eduna

della Concezione^ ricordala in scrittura del

Pietro ap. di cui

memoria

in

menzionata in istrumento del 1724.


Il
paroco aveva la casa canonica nel 1674. Ha questa
chiesa il campanile con due campane ed il regolare suo ci-

terza del Ss. Sacramento,

mitero.

ancor nella parodila una piccola chiesa, eretta nel


1789 dai villici in onor di s. Rocco.

Serie dei parochi di Eso poneutale.


Paolo Voivodich
Pietro Radi ni eh
Giacomo Bartulovich
Nicol Bonigonich

paroco
5?

59

Matteo Pribich
Pietro Marelich
31atteo Barbich
Matteo Sforinich
Matteo Voivodich
Giovanni Stocco
Francesco Relich

Tommaso

nel

99

95
99

1771

Scorlich

Antonio Sullo vi eh

59

Simeone Paretich

59

Fausto Smoljan

55

Marco Zvittanovich, decano


insignito

della

sciloccale,

1815
1821
1840
1863

Sa le

croce del merito con

corona
Lodovico Battig,
Rocco Pocina

Eso

di

1455
1546
1583
1587
1657
1662
1669
1706
1737
1762

paroco

nel

55

1864
1872
1879

dello dagli Slavi Iz mali; questa villa

posta nella parte meridionale

dell' Isola di

tal

nome,

era, sino

84

principio del secolo decimottavo, cappellania esposta unita

al

ad Eso ponentale. Nel 1737 fu da quest'ultima separala, ed


elevata al grado di parochia indipendente. Negli alti, infalli,
delle sacre visite pastorali trovansi menzionati i suoi parochi
soltanto sull'alba del secolo suaccennato. Nel 1851, colla
nuova sistemazione della Diocesi torn ad essere cappellania
esposta dipendente da Eso ponentale. La sua chiesa principale

assai antica.

intitolata

alla

B. V. Assunta,

e col

nome

di chiesa di s. 3Iaria d'Eso ricordata in scrillure del 1355


e 1391. Nel 1626 oltre l'aliar maggiore della Titolare, ne
aveva altri due, consacrali all'apostolo s. Andrea, e a s. Rocco.
Due confraternite v'erano nel 1808, T una sotto il patrocinio
aggregati, e con rendite di vino e di
di 5. Rocco con 76
olio per la manutenzione del suo altare; l'altra sotto l'in-

vocazione

Una
F.,

terza
la

Andrea con 50 fratelli, e rendite in natura.


ve n'era nel 1626 intitolala ?i\\^ Assunzione di M,

di

s.

quale colle

sue entrale

provvedeva

mantenimento
suo campanile ed il
al

maggiore. Ha questa chiesa il


suo regolare cimitero. Vi ha inoltre in questa villa un'edicola dedicata alla Nativit di M. V. la quale di jus patronato della famiglia nobile de Begna. Nella parochia sonovi 596 anime, mentre nel 1754 non ne aveva che 189.
dell'aitar

Serie dei parochi e dei cappellani di Eso piccolo.


paroco

Giorgio Misicich

Michele Gacina

Tommaso

5?

nel
^^

cappellano nel

Sutrin

Giacomo Missul
Fausto Smoljan
Girolamo Maroevich
Antonio Oslarich
Matteo Drazich
Antonio Viducich
Rocco Pocina
Beniamino Vecchiardo

5?

)J

}?

yj

V)

J7

1737
1815
1851
1852
1863
1863
1869
1873
1874
1877
1879

Sestrunj.

Tra Eso
di

Sestrunj,

navaz^

e Melada,

ed anche

centro le sta

nel canale

di

mezzo,

sorge l'isola

dai latini appellala Estrum,. e da Lucio

il

Estiunez.

villaggio

delio

lunga 9
stesso

miglia,

Estilt-

e quasi

nome. Ha

241

nel

abi-


ma

tanti;
sia

dalle rovine che si

dall'arcivescovo Capello

visitala

185Kin

l'anno

nel Decanato di

dal

dai

villici

tempo

fu

consacrata

maggiore
lata,

cui colla

parochia

1640, e

nel

sistemazione

dell'

lo

sembra
quando fu

e l

fu

fino

al-

arcidiocese venne

Cappellania esposta dipendente dalla parodila diUljan

slabilita

relta

veggono sparse qua

popolata. Era

tempo assai

un

siala

85

riedificata

nel
del

poscia

Eufemia. La sua chiesa cnppellaniale eintorno al 1600, resa malconcia e sdruscita


s.

1843

titolare,
all'

in

carico del

onor

di

s.

fondo ecclesiastico, e
Pietro

ap.

Ha

l'aitar

ed un'altro intitolato pria all'Immaco-

Annunziazione

1808 due confraternite, l'una


con 30 fratelli, e rendite in

B.

della

V.

Aveva

gino

al

Pietro ap.
elemosine; l'altra
sotlo il titolo della B. V. deU ApiDarizione con 60 fratelli,
e con rendite di campagna ed elemosine.
V' in questa villa una chiesetta dedicata alla Presentazione d M. V, coir aitar titolare, e campanile con due
campane.
sotto

il

natura

titolo

s.

ed

Alla Cappellania di Sestrunj abbinata

l'

isoletta di Rivanj.

Rivanj.

Ad

Sestrunj sorge l' isoletta di Rivanj^ di


cui menzione in documento del 1355. Ha nel suo mezzo
una chiesuola, denominala s. Elena. Un'altra ve n'esisteva
anticamente in onor di s. Barbara. unila questa piccola
villa

alla

oriente

di

cappellania di Sestrunj.

Parochi e cappellani
Simeone Bozichievich
Matteo Faltovich

di Sestrunj e Rivanj.

paroco

nel

rt

>?

Nicol Fisulich

Pietro Sforinich

??

??

Giovanni Bozichievich
Domenico Lovrinich
Pietro Sforinich

Giovanni Radulich
cappellano nel
Marco Bozichievich
?9
Francesco Ziz minore osser.
er.

Simeone Sokota
??
??
?>

Pietro Jadrossich

Matteo Zoric

79

y>

1671
1771
1777
1815
1821
1826
1840
1851
1853
1869
1876
1878
1879

86

Isola di Uljan.
Lasciando

canale

il

mezzo, e

di

volgendo

sud di
Uljan^

al

Rivanj nel canale di Zara, giugnesi tosto all'isola di


che dalla sua punta settentrionale, denominala s. Pietro sino
allo stretto di Kukljica si estende per 30 miglia incirca. Questa

la

Lissa o Lisa
Sta

rogenito.

dirimpetto

quantit produce in tulta

slavo

Uijnn

di

(da

Begna, Oltre che


di

vino, di

di

storico

Lucio

Lissa,

L'olio,

che

molta

le

oslreifero,

la

in

impose

come puro

l'abbate Forlis

marmo

Porfi-

cui lo

olio}

nlija,,

di

per

sua estensione,

la

olio,

e di

fichi,

est

Cantatreheno

la

Zara,

Jaderam

Cont.ra

scrisse:

Plinio,

di

il

nome

attcsta

lo

il

dice molto fertile

intrattabile

allo scal-

che giungono di presente al numero


di 5845, sono assai laboriosi, ed instancahili nel dissodare
terreni non solo dell' isola ma benanco del contado di Zara.
Comprende quest'isola cinque parochie. quali sono: U-

pello.

suoi abitatori,

Ijan^

Lukoran^

s.

Eufema^

Oltre,

Parochia

Kale

e Kukljica.

di Uljan.

Lungi 5 miglia da Zara verso ponente


di

posto

Uljan,

in

villaggio

in

parecchie

dal

scrii ture

poi.

Antica F origine

1401

nord delT isola

omonimo. Lo troviamo men-

con questo nome

zionato sempre

1349

il

al

trovasi

di

registrato,

cappellano (sic)

lasci al

l'usufrutto

d'alcuni terreni

questa parochia. In documento del

che

Gregorio
chiesa

della
siti

in

Juressich da
di

Maria

s.

d'

Uljan
Uljan

questo villaggio; ed in i-

strumento del 1423 falla menzione di Pr Rusco paroco


Dalle quali memorie si apprende, che
di s. Maria d' Uljan.
a quell'epoca, al principio cio del secolo decimoquinto, esisteva

la

chiesa

parochiale

di

Uljan, ch'era intitolata

alla

Vergine, che vi era il paroco assistito da un cappellano, e


che per conseguenza la parochia d' Uljan doveva essere stata
qualche tempo prima istituita. E opinione d'alcuni che la
primiliva chiesa

parochiale fosse

tigua all'antico ospizio

1430

fu

dei Frati

quella

di

s.

Pietro m. at-

minori, e che quando

dessa ampliala da Simon Begna assieme

al

nel

suddetto

esclusivamente per la religiosa Comunil, fosse slata gi eretta qualche anno prima dai villici
in altro sito pii adotto la chiesa parochiale in onore della

ospizio perch servisse

B.

V. Assunla.

La fondazione quindi

della

pnrochiale di

s.

87

Maria d'Uljan sarebbe avvenuta nell'entrare del secolo decimoquinto, e perci sarebbe contemporanea alla istituzione
della parochia, ovvero di poco posteriore. Fu questa chiesa
consacrata nel 1684 dalF arcivescovo Parzago. Resa malconcia

dijl

tempo,

del secolo

principio

fu

dai

ristaurata

decimottavo.

ed ingrandita

villici

situata

in

al

luogo eminente

ponente- maislro. Ha la dimensione d


metri 22 per 7, ed una sola nave costrutta di muro cementato, e coperta di tegole; ha due ingressi., quattro finestre a mezzaluna nelle pareti principali, ed una nella facciata con occhio sopra la porta maggiore. E tutta lastricata
suoi altari; di cui il
con quadrelli di pietra. Cinque sono
primario di pietra tesselalo di marmo, con quattro colonne
faccia

colla

rivolta

di

rosso veronese, edificato nel 1714, ed dedicalo

alla

B.

V. Assunta, antica titolare e patrona, la cui pala di buon


pennello
A quest'altare congiunto un benefizio semplice,
appellato

Maria

s.

170

terra,

di

olivari,

l'arcivescovo, che dal

Uljan,

di

consistente

fondato nel 1439,

1702

lo

conferiva

il

al

pezzi di

tre

in

cui

collatore

vicario generale.

ma con due

colonne
sono dedicati allo Spirito Santo, il cui dipinto buono, alla
B. V. del Carmine, a s. Antonio di Padova, e a s. Giorgio
m. ; i primi due a destra, gli altri a sinistra del maggiore.
Gli

Due

quattro, simili

altri

essi furono eretti

di

Giuseppe
toli

al

Millin,

degli altari

primo,

soie

per cura delT attuale zelante paroco

pertinente ad antica famiglia uljanese.

sono quegli stessi

ch'esistevano

nel

ti-

1670.

al pari delle altre chiese campestri, ha


sopra l' inuna
cantoria
con
ringhiera.
La
sacrestia

gresso
posta dietro
l'aitar maggiore, ed il campanile, fornito di due campane,
s' innalza sopra la fronte della chiesa. E ben fornita di sacri
arredi, fra i quali distinguesi una pianeta assai antica, di

Questa,

stoffa

di

rossa, Irapuntanta in oro.

seta

La casa canonica una


nel secolo presente a

comoda

abitazione,

fabbricata

spese del fondo ecclesiastico.

Quattro pie confraternite esistono attualmente nella parochia e sono

La confraternita della B, V, del Carmine^ regolarmente eretta nella met del secolo decimosetlimo, con 36 socii ;
a.

La

confraternita

intorno

al

di

s.

Antonio di Padova^

1680, con 41 confratelli;

La confraternita dei Ss. mm. Cosmo


36 confrati non meno antica delle altre
e.

fonixla

Damiano

con

_
Quella

d.

Lo

88

Tutti Santi con 51

confratelli.

scopo d questi sodalizii specialmente di suffragare le

anime dei defunti confratelli con 30 messe per ciascuno e


per una volta tanto, nonch di provvedere le rispettive
cappelle e gli altari del necessario corredo. Si sostengono
con annui contributi in natura e in danaro. Oltre alle suaccennate ve n'erano altre quattro, e queste sotto il titolo del
Ss. Sacramento, dello Spirito Santo, dell'Assunta, e di s.
Ippolito, delle quali cenno negli atti delle sacre visite.
Oltre la chiesa parochiale
delle

descritta,

n'

esistevano

cio:

altre,

1.

test

Pietro m. volgarmente dagli slavi denominata

;S'.

Su-

mare, alT estremit del villaggio dalla


parte di maistro, nel bosco di Zdrelaz. I^]sisteva prima del
1430. Non vi sono ora che i soli muri periuielrali. Gi
nel 1714 era ridotta a muracca. Era chiesa beneficiale con

petar. posta

del

al lido

obbligo di 12 messe

annue piane, ed una cantata ad un altare di s. Pietro in qualunque chiesa.


2. S. Giovanni Battista, in slavo Stivan cio Sveti
Ivan, situata vicino al mare verso ponente. Di essa cenno
negli atti di sacra visita del 1681. Era di juspatronato della
famiglia zaralina de Bortolazzi. Della medesima e di parecchi

riscontrano tuttavia le traccio.

edifizii si

altri

che una colonia elennica


i

vasi

cato,

lagrimali,

avesse

vi

cinerarii,

tradizione,

avuto sede. Le anfore,

ruderi di suntuoso fabbri-

rinvenuti in questo sito, fanno ritenere che dai

Romani

fosse slato abitato.

3.

Ss,

mm.

prima del 1374

memoria
tuttora,

come

Ippolito e Cassiano. che

onor

in

Ss.

della

Trinit.

dicesi fondata

Di questa trovasi

1401, del 1411 e del 1474. Sussiste


ed ha un solo altare, eh* di marmo, eretto nel 1813,
in

scritture

rilevasi

dall'

del

inscrizione,

esistente

nel suo

davanzale.

Questa chiesa possedeva alcuni terreni che furono affittati


in data 6 Marzo 1621 dal Capitolo di Zara, nella cui massa
sono stati incorporali dal Vicario Britannico con Decreto 21
Ottobre 1604. Consta poi da antiche scritture, che un benefzio

col titolo

di

s.

Ippolito

d'Uljan

esisteva

alla

fine

del

secolo prossimo decorso.


4.

La

chiesa di

Tati i

mento del 1454, la quale


dei titolari, e con un'altro
nito d'una campana.

si

di

cenno in docuconserva tuttoggi con un' aitar


s. Rocco, e con campanile forSanti.,

di

cui

La chiesa dei Ss. mm. Cosmo

5.

S9

vollo reale in prossimit al mare, a

Ha un

laggio.

fosse slata

impetuosa

ailare

di

eretta per

tempesta.

legno

Damiano.^ fabbricata
mezzogiorno del vil-

dedicato

voto da un

ai

marinajo,

titolari.

Dicesi

soprafalto

quest'altare annesso un

da

benefizio

16 gognali di terra siti nel villaggio, con obbligo di messa cantata nella festa padronale; il quale benefzio venne istituito il 6 agosto 1512 da Francesco Torricella da Bergamo con testamento di tal data.
6. La cappella della B, V. del Carmine,
7. La cappella di s. Antonio di Padova'
8. La chiesa del Dottor s. Girolamo
La chiesa matrice ha il suo cimitero regolare. La parochia conta di presente 973 anime. Ne aveva 665 nelf anno
1754. Il loro paroco era assistito da un cooperatore. Alsemplice

di

cuni religiosi francescani vi

esercitarono in origine

la

cura

che nel 1684 l'arcivescovo Parzago


spogli i Regolari delle parochie che avevano nella zaratina
arcidiocesi. Uno dei prefati religiosi fu Frate Andrea d'Arbe,
destinatovi paroco dall'arcivescovo Cornelio Pesaro nel 1540.

d'anime,

fino

a tanto

Serie dei parochi e cappellani di Uljan.


N. N.
Pr Rusco
Nicol Risach

cappellano nel

eh
Giacomo Tomassevch

Frate Andrea d'Arbe

Pr Giovanni Mattulich
Matteo Faltovich
;?
Simeone Sussich
Francesco Sljacca
^ Francesco Bellich
Francesco Siraarina
Giorgio Sebenzanich
Simeone Mestrovich
Matteo Brisich
Giorgio Sforzina
Giorgio Sforzina
Giorgio Sibeniza
Michele Vucoevich
Giorgio Ciobn

Simeone

Millin

paroco

nel

>?

J9

j)

?9

77

>>

99

79

9?

79

9?

VI

cappellano

paroco

99

nei

cappellano n

paroco
n
cappellano

paroco
cappellano

n
paroco
J7

79

J>

79

9)

7^

1401

1423
1438
1452
1540
1556
1635
1652
1681
1681
1695
1695
1718
1742
1742
1762
1771
1812
1815
1821

90

cappellano nel 1842


Pr Giuseppe Millin
1863
Giuseppe Millin juniore

paroco
1867
Giuseppe Millin

,,
Una chiesa ed un convento di religiosi Francescani esislono,

come sopra

si

detto,

questo villaggio

in

di

Uljan.

Fabianich nel volume


II della Storia dei Minori, dalla quale togliamo quanto segue
^A cinque miglia da Zara, in fondo di un seno della riviera, che prospetta questa capitale, venn' eretto nel 1430
Dei medesimi ne scrisse l'egregio

P.

convento con chiesa dal nobile cittadino


Simeone de Begna. eccitato alT opera pia da singolare alTello
verso l'Ordine francescano. Martino V concedeva ai Frati
Minori di accettare il possesso di que' luoghi con sua lettera
air abate zaratino di s. Grisogono. Molto prima per di questi
Frati Minori un ospizio atanni abitavano su quest' isola
tiguo ad una cappella, dedicata a s. Pietro m., e tanto fune,
il

tuttora

esistente

come

r altro

dei delti sacri

furono allora ampliati dalle

edifizii

fondamenta, e condotti a compimento con bell'architettura,


che ricorda il buon gusto dei tempi andati. La chiesa a una
nave, fu tosto decorata di aitar maggiore, collocato a pie
del coro, e poco stante, come si legoe sopra una lapide
interna, fu consacrata al Patrono della Provincia:

ANNO

SALVTIS
DIE
XXI
MAH
ECCLESIAE
HYIVS
.

MCCCCXLVII
CONSECRATIO
HIERONYMI
DIVI
.

UCLEANI

L' esempio dell'illustre fondatore eccit

la

generosit

di

morte volle essere


benefattrice del luogo pio, lasciando questo ricordo d suo
affetto:
^L'anno 1453, la nobil donna Canarina moglie del
nobile uomo Doimo de Cedolini nobile di Zara, ha ordinato
che il suo corpo sia sepolto nella chiesa di san Girolamo
d Uljano. Ilem ha voluto et ordinato, che dopo Ja sua morte,
l'affitto
della casa nella quale al presente abita Gregoriza
da Segna, di quel primo debba dispensarsi per li suoi commissarj nella riparatione del monastero di san Girolamo di
Uljan come lor parer, e T affitto del secondo anno di delta
casa dopo la sua morte debba dispensarsi per mill in reparatione di santa Caltarina sotto Castro Novo (\ovegradi)
e r altra milt in riparatione del monastero di s. Doimo di
Pasmano per l'anima sua e de suoi".
Caterina Cedolini,

la

quale e in vita e

in

91

Nel secolo appresso un'altro Begria, egualmente Simeone


denominato, si rese benemerito d questo pio luogo, col rislaurare ed accrescere il monastero, e provvedere di suppellettili sacre la chiesa (1531). Fu esso queir illustre vescovo
saggezza e dottrina rendono testidi Modrussa, della cui

mone

le

storie

quinto Concilio Lateranense, in cui figur

del

onorevolmente, come lo rendono pure le erudite ed


eloquenti sue parole fino a noi pervenute, e ricordate nella
copiosa biografia che il Ferrari-Cupilli ne scrisse. Tanta
fu anzi la predilezione dei Begna per tale monastico asilo
che come avea voluto il primo Simeone, suo fondatore., cosi
nuche il vescovo Simeone, ed altri distinti soggetti della famiglia stessa, vollero che ivi riposassero dopo morie le ceneri loro. ') Sopra il sepolcro del prelato, il fratello Donato,
canonico della metropolitana di Zara fece foggiare una bellissima lapide di freggi allusivi al nobile casato colla seguente
molto

epigrafe:

SIMONI

DIVINAR

BEGNIO

EPISCOPO

HVMANARVMQVE

LITTERAR

MODRVSSIEN

SCIENTIA

CLARISS

BENEMERITO
ALVISIOQVE
AC
OREAE
PARENTIBVS
PIENTISS
PETRO
NEC
NON
EQVITI
FRATRI
DVLCISS
JOANNES
DONATVS
BEGNIVS
JADRENSIS
CAN
FIERI
CVRAVIT
A
D
MDXXXVII
X
KAL
JVNII
FRATRI

H
Sin qui

il

Padre Fabianich circa

'^)

il

convento e

la

chiesa

Girolamo dei Frati minori d'Uljano.


Ora ripigliando la descrizione del villaggio diremo che
nulla consta della su.i origine. Si sa solamente per tradizione,
che nelle guerre colf ottomana potenza parecchie famiglie cattoliche emigrarono dal contado zaralino, che n'era gravemente molestato, e da Krusevo e da Karin si trasferirono

di

s.

')
li

Fra

qiali soni da annoverarsi Francesco colonneUo di cavaUerla

15 novembre 1713, e Co,

morto nel 1772. Le ceneri

del

')

Queste

iniziali

dcUa curia arcivescovile


Modrussa furono nel 1536 trasportate con
da Zara nel gentilizio sepolcro di Uglian.

Antonio avvocato fiscale


vescovo

solennissima pompa ecclesiastica


"i^

morto

significano

di

Hoc monumenttim haeredes sequitur

92

Tra queste sono da annoverarsi gli Allavana,


Vukoevich^ ora Martinov, e Millin, ed i Simarina, dalla cui
ullima famiglia nacque il P. Francesco dei Minori Osservanti,
che mori nel 1836. dopo aver per olire mezzo secolo edificati
gli abitanti di sua patria con vila intemerata.
a tlljan.

Alcune famiglie

anticlie d'Uljan,

anno

Dragoslavich Pribaz
Cimelich Matolo
Ghercavaz Jvan
Mladinich Martino
Lipoglavich Jursa

Radoy

Crivossich

Drusinich N.

Banich Bogdano

^,

Jursich

Radovano

Pomeranich Giovanni
Utcovich Moysa

Bellacich Juraicli

Nepravdich Marin

Vellich Civitano

Vidulich Matteo

Vissich N.

Pilussich

Giacomo

Zubina Pietro
Maltulich Michele
Rusanich 3Iatteo
Jurinovich Antonio
Bellich Giovanni

Sacerdoti nativi
Pr

Tommaso

Mattessich

Marco Bellich
Marco Ivancevich

,,

d'

anno

;,

Marco Rogomentich

Giorgio Sforzina

Simeone

Giuseppe

,,

Millin
Millin

1382
1887
1390
1391
1392
1393
1394
1400
1414
1432
1433
1434
1439
1450
1451
1458
1478
1480
1489
1490
1630

Uljan.

Girolamo Vissich
Gregorio Sforzina
Matteo Stohera

1381

,,

1477
1637
1749
1750
1751
1752
1761
1772
1821
1840

93

Questo villaggio serv a parecchie famiglie zaratine di


Ponte,
asilo in tempo di guerra e di pestilenza. I Califfi,
Delrico-Vergada, e gli Stocco vi avevano i loro casini
i

campestri.

Quello

famiglia Califfi

or' estinta

della

passato

Bercich.

nella famiglia

Congregazione religiosa degli scogli

di Zara,

Dominio

intitolata Coena

Congregazione di sacerdoti illirici, sotto il titolo di Coena Domini,


Fu istituita nella villa di Uljan, nella chiesa di s. Maria, il d 27
nov. 1617. Era composta di 12 sacerdoli in memoria del collegio
apostolico, che in seguito furono portati al numero di 33 in
memoria degli anni di vita mortale del Salvatore Gesi Cristo.
11 suo scopo principale si era di onorare in partcolar modo
Esisteva nei tempi passati negli Scogli di Zara una

Ss.

il

Sacramento dell'Eucarestia,

e preghiere

di

con sacrifizii
opere pie per

suffragare

confrati defunti, e di fare altre

acquistare le indulgenze concesse da Urbano

Vili a

siffatti

sodalizii. Aveva il suo Statuto, che sin da principio fu sancito dair arcivescovo
Garzadori, e poscia dall'arcivescovo

Zmajevich nel 1743, nonch


cesco Falier nel 1784. Tra
uno, che ingiunge l'obbligo
a

Zara

per

la

lute

del

ai

confratelli di recarsi

ogni anno

metropolitana, e di cantar messa solenne

nella chiesa

l'ottava

fra

Provveditore generale Francapitoli del medesimo ve n'ha

dal

Corpus Domini

SiW aliar del Ss.

Sacramento,

prosperit della Serenissima Repubblica, e per la sa-

del

Principe.

celebrare

ogni

Ve

n'

anno

ha un'

altro,

che ordina

una messa per

ai

confrati

conversione dei
peccatori, per l' esaltazione della chiesa ecc. Questa pia congregazione faceva una volta all'anno le sue radunanze in
quel villaggio, ov'era paroco il suo capo, che portava il titolo di Vicario. S radunava nel terzo mercoled dopo Pasqua, e per ben due giorni si esercitava in opere pie, e
di

particolarmente

suffragare

nel

questa divola confraternita sino

and poco a poco

fratelli

al

la

defunti.

1817, dopo

il

Sussistette

qual tempo

disciogliersi.

Lukoran.
Al sud
il

Uljan, e lungi

da esso due miglia,

Lukoran,, meglio Lukaran da


situato in una valle amena e ricca di

villaggio

perch

di
di

Liika,,

posto
valle,

pescagione.

j^^b

scrillura

In

1106

del

94

appellalo Lako.

In istrumento

Vinea^ quae

l'anno stesso troviamo scritto:

est

del-

in loco^qui

dicitur Litkarano.

Questo antichissimo villaggio era mollo esteso^ e comprendeva in origine le locnlila di s. Eufemia e di Oltre con
un solo capo comunale. Accresciuta sotto il governo veneto la popolazione, ne segu la separazione dei comuni, e
reiezione

avvenuta
il

dei rispettivi

di

comunali.

Tale separazione
dccmoquinlo. ed allora

met del secolo


Lucoran rimase circoscritto da que'conflni che

verso

villaggio

capi

la

oggid lo determinano.
Antichissima pure

la

sua chiesa parochiale,

dosene memoria col titolo di s. Lorenzo m.


1068. parimente menzionata nella Bolla
del

1195,

pi

volte citata,

nella

quale

si

trovan-

in

scrittura

del

di

Celestino

III

legge cos:

Ec-

clesiam santi Laurentii Lucarani cum omnibus pertinentiis


suis, ov' da notare che allora la chiesa di s. Lorenzo con
lutto il comune di Lucaran. s. Eufemia, Oltre e Poljana ap-

partenevano air abate dei monaci benedettini di san Grisogono


di Zara. Consta dagli alti delle sacre visite che questa chiesa
stala

consacrata. L'aitar principale era intitolato a

renzo, ed aveva

il

tabernacolo e confraternita del

cramento, che provvedeva


chiesa. Tre poi erano gli

al

manlenimenlo

altari

laterali,

s.

Ss.

dell' altare,

LoSa-

e della

dell'Immacolata, del

Corpus Domini e del s. Rosario. Resa malconcia e sdruscila


dal tempo, fu nel 1860 interdetta^ ed abbandonata. Molte
la quale ebbe
pratiche furano fatte per la sua riedificazione
anche il suo effetto. Una nuova pi bella e pi ampia ne fu
innalzata nel 1877 ed in un sito pi opportuno, non lungi
dall' antica, e poco distante dalla casa canonica. La spesa fu
nella maggior parte sostenuta dal fondo ecclesiuslico^ nell'importo cio d fior. 10200, ed in parte dai villici colle
loro prestazioni per la somma di fior. 4000. La prima pietra,
benedetta solennemente dal Decano di s. Eufemia, canonico
onorario della Metropolitana Don Simeone Pulissich, venne posta il d 26 ap. 1877 nel luogo, ove dovea sorgere fallar maggiore. Fu poi solennemente consacrata il d 8 seti. 1878 dairarcvescovo nostro Pietro Maupas. E questa chiesa una delle pi
eleganti che abbia l'arcidiocesi. S'innalza maestosamente sopra
un piano quasi orizzontale ed ha la forma d'una croce Ialina.
E tutta fabbricala con sasso scavalo nell'orlo parochiale. E
lunga m. 32 sull'asse maggiore, larga m. 9. sull' asse minore,
;

^
e m.

57

15.

95

sull'asse maggiore, alta m.

tO.

Il

suo frontale,

egualmente che lo zoccolo, tulio lavoralo, in pietra battuta,


adorno di pilastri, cornici e piramidi, ed rivolto a ponente;
porta suir apice un campanile per due campane, alto 8 metri;
ha una magnifica porla d' ingresso a cui si ascende con quattro
gradini. L'abside, che fa termine all'edifizio, di forma
pentagona, sul cui diametro sorge T aitar maggiore di marmo,
ch'esisteva nell' antica chiesa. Gli altri due altari laterali, pure
trovarono posto nelle cappelle, che formano il
d marmo,
braccio traversale. La sagrestia un corpo separalo contiguo
alla
chiesa, con due uscii, uno dal lato della via, l'altro
diilla parte del prebisterio. Sei finestre laterali, una nel prospetto, ed una binata nella fronte di ciascheduno dei due
bracci somministrano

la

luce a tutto

TEMPLVM

la

iscrizione

fondazione:

sua

HOC
REGNANTE
FRANCISCO
JOSEPHO
AERE
ECCLESIASTICO
COOP
INCOLIS
ANNO MDCCCLXXVII
ERECTVM
.

Una

edifizio.

ricorda

collocata nelf interno,

lapidaria,

l'

completamento dell' edifizio, e pel necessario suo corredo provvide 1' attuale zelantissimo paroco Luca Krassic
con alcune somme ottenute graziosissimamente da S. M. L
R. A. il nostro augustissimo Imperatore Francesco Giuseppe
zaratine, che hanno in questo vil1, e da alcune famiglie
laggio le loro terre e casini. Vi concorse anche l' immortale Pontefice Pio IX di s. m. col dono di un bellissimo cad'argento cesellalo.

lice

Oltre
alla

la

parochiale un'edicola esiste a Lukoran, dedicata

Nativit di

larga

6.

M.

V. ed

Ha congiunta una

tare della

alla

Ss. Trinit.

cappelletta,

nella

lunga m.

7.

quale v' l'al-

Appartiene al capitolo Metropolitano


di Zara, il quale gode anche una possessione in questo villaggio, menzionala in scrittura del 1404, con l'onere di 1.12
e libbre 3 di cera all'anno per le sacre funzioni. attualmente in cattivo stalo ed indecenle all'esercizio del culto.
Sul

muro

scrizione:

Ss.

Trinit.

esterno

della

cappelletta

leggesi

la

seguente

i-


AD
ET

JOSEPH

BARBE

DEI
LAVDEM
PBR
MAR VIRO
JADRAE
INCIPIT
CIVIS
MDLXI

96

L'aitar maggiore non ha che la mensa, sopra la quale

Giuseppe. Appiedi

quesf altare
scorgesi un sepolcro su cui scolpito quanto seguir
collocalo un quadro di

s.

GEORGIVS

di

CORTINOVl

CANCVS
ATQVE
CVJVS OSSA HIC CONDVNT
DOCVIT
QVIQ
DEVM NON MORTEM TIMENDAM

JADRAE

CIVIS

OBIIT

ANO
DIE

Negli

atti

AETATIS

XXV

MARTII

laggio.

chiesuola

intitolata

beneficio del canonico

LXXXI

quest' edicola

trovasi de-

M. V.
borra nel porto

trovasi a

Antonio

s.

MDCCXXXIV

sacra visita

della

dicata air Annunziazione di

Un'altra

SUAE

Patavino.

del

Era un

vil-

tempo

Corradini. con un'altare e tenui pro-

Ora propriet della famiglia zaratina Salghetti-Drioli.


Ha questa una dimensione di m. 6 per 4., ed un solo altare
con pala, nel cui centro dipinta la Vergine col putto, ed
ai lati s. Antonio e s. Giov. Battista. Sopra la porta
d'ingresso che mette alla via pubblica, scolpita la seguente
venti.

epigrafe

D
VIRG

SER

AB

DEIP

D
PATAV
ANT
P
MAZARACHI
FRANC
J.^D
CAN
D
D
D
MDCCXVI
.


Donde

rilevasi, che

97

fondatore

il

quello stesso al}ale e canonico

Francesco Mazarachi
d'argento. Vedi voi.
Esistono inoltre
tichissima

d'un

edifizio,

naci

egiziani.

documento

In

alla

altrettanto antico con

tradizione, che

del

Zara
cattedrale una lampada
Metropolitana

questo villaggio

cappella, e dappresso

tica.

della

in

alla

questo beneficio slato

Tuna

di

251

pag.

di

della

don

che
I

avanzi d'un^ an-

gli

medesima

quelli

una finestra

forma go-

di

appartenessero

e l'altro

1677 evvi memoria

pure

ai

mo-

Madonna

della

cappella di Lukoran.

Sei erano nei tempi andati le pie confraternite eh' esi-

stevano
a.
la

in

questo luogo, cio

La confraternita

del Ss.

Sacramento

nella parochiale,

quale colle sue rendite ed elemosine manteneva


h.

La

confratelli,

titolare

in

Quella del Corpus

per

natura

la

Domini con 30

ricordata in scrittura del

Quella della B.

e.

in

fratelli,

e rendile

fratelli,

in

e rendile in

1739:

V. della Cappelizza^ di cui cenno

istrumento del 1692; e finalmente


Quella delia B.

/.

24

1645;

manutenzione del suo altare, mentovata

docuuento del 1705;


d. Quella delia Ss. Trinit con 67
natura,

s,

zione del suo altare, menzionala in scrittura del


e.

chiesa

Lorenzo m. con 95
natura, che servivano alla manuten-

confraternita del
e rendite in

la

fratelli

La

V.

del Rosario^ senza

statuto,

con

e rendite in natura, la quale sola attualmente esiste.

690

due
sezioni, denominate Lukoran grande e Lukoran piccolo. Nel
1754 ne contava 426. Il paese montuoso, grebanoso, e
poco produttivo. L'aria per vi salubre.
La casa canonica esisteva nel 1671, ma resa inservibile
per deperimento, fu riedificata nel 1840 a carico del fondo
ecclesiastico. E una delle pi comode canoniche della Diocesi.
parochia conta

oggid

abitanti,

divisi

in

Serie dei parochi e cappellani di Lukoran.


Giovanni Matlessich
Giovanni Sforinich
Filippo Demicich

Simeone Squarlich
Simeone Fisulich

paroco

nel

55

;?

JJ

55

55

55

5?

1532
1670
1684
1718
1738
7

98

Martino Dunicich
Michele Dunicich

pa oco

Antonio Longin
Pietro Bologna
Giuseppe Millin
Lorenzo Pestich
Simeone Massar

Simeone Sikirich
Simeone Marceliich
Paolo Rumora
Giuseppe Millin
Pietro Spanich
Antonio Maracich Minor. Os.
Luca Krassich

nel

9)

?^

?5

?9

JJ

?>

?9

99

59

99

5)

J3

y?

J}

99

??

9?

57

1739
1762
1762
1771
1815
1821
1840
1851
1863

1864
1866
1867
1869
1872

Sacerdoti nativi di Lukoran.


Giovanni Hancich
Michele Fustich
Stefano Melada
Francesco Ghirich

1570
1708
1717
1726
1746
1759

nel

99

Simeone Vuscovich
Michele Slachich
In

scrittura

del

1665 v'

partenenti al collegio di

notizia

d'alcuni

Simeone, posti

s.

nella

terreni

ap-

localit

Be-

dricischine di questo villaggio.

Sant'Eufemia (Sutomiscica).
Sani' Eufemia^ hr pfifi^tpftli delle Vtlte nell'isola d* Uljan.,
dagli Slavi appellata Sutomiscica^ e pi comunemente Sumisnica^ situata nel mezzo dell' isola, a sud di Lukoran,

fondo d'una valle amena, che serve


di porto ai naviganti. Fin dalla
sua origine apparteneva a
Lukoran nel temporale e nello spirituale; era cio una localit ed una frazione di esso. Cresciuto in seguito il nudirimpetto a Zara, nel

mero

de' suoi ahitanti, fu eretta

che mentre
localit

in

scrittura del

soltanto, in

in

1349

scrittura

Comune
la si

separata, di

modo

trova menzionala quale

invece del 1405 appellata col

Eufemia, ed in altra di smil data memoria d Pr Pietro suo cappellano. Dal che sembra che
allora fosse stata dichiarata cappellania. Quando sia stala etitolo

di

villa

di

s.

99

non consta; trovasi per cenno del suo


paroco in documento del 1662, il quale nel 1700 era distinto col grado di Vicario foraneo.
La chiesa di s. Eufemia assai antica. E infalli nominala in pi scritture del 1349, 1355, 1356 e del 1402.
questa che diede il nome, dapprima alla valle, poi anche
Diroccata dal tempo fu riedificata dai villici nel
alla villa.
1679, come lo farebbe conoscere l'iscrizione, scolpita sulr architrave della porta maggiore:
levata a parochia

MDCLXXIX
FV FATTA QVESTA CHIESA SOTTO IL PAROCO DON TOME (Micich)
Fu consacrata
si

rileva

lato

dalT arcivescovo Friuli nel

lapide infssa

dalla

muro

sul

1710;

laterale

il

che

interno

dal

deir epistola dell'aitar maggiore, la quale suona cos:

KARSTENA CRIKVA SVETE EVFEMIE POD PRISVITLIM


ARKIBISKVPOM VIKTORIO PRIVLI NA 26 NOVEMBRA 1710
BI

situata

fuori

villaggio col

del

occidente; costrutta

di

pietra

frontispizio rivolto

lavorata; ha

la

dimensione

18:50

m. per 9:50, una nave sola, due uscii, e sei finestre ad arco. La sacrestia, posta dietro l'aitar maggiore
di

lunga

metri

larga

6,

8 50, e ha
:

due

ingressi

ai

lati

elei

medesimo. Cinque altari di marmo a quattro colonne adornano questa chiesa, h u tfr"-'tlt41^-pt--4#ll^^4l^^
sulla cui mensa poggia un bel Ipbern acolo di
Il principale,
marmo, intitolato Si' Assunzione di M. V. il cui dipnto
di buon autore. Quello a destra del maggiore dedicato al
Dottore s, Girolamo^ la cui pala, rappresentante il santo pei

nitente,

rivolto in

condotta da

supplichevole

atto

V^ergine,

alla

ritiensi

maestro. Segue a questo l'aitar

pennello

delle

anime purganti. Il primo poi dal lato dell'epistola il t^


tolare di s, Eufemia, la cui statua, scolpita in legno, ornata
d'argentea

corona,

di

manto

trapuntato

preziosi voti, racchiusa in una nicchia di

Negli
dicati

altri

due,

Carmine, Negli
dicato alla

di

alti

B,

sacra

visita

cio della
alti

del

Ss.

1671

V, del Rosario.

del

1681

in

oro, e di

marmo con

molti

cristallo.

se ne trovano

Trinit e della B.

V.

trovasi l'aitar maggiore

in-

del

de-

100 ~~

Un'elegante torre quadrata, con castelletto in cima, fu


dalle fondamenta innalzata nel 1836 colle obblazoni dei villici di s. Eufemia e di Poljana. E distante 10 m. dalia chiesa,
porta due sonore campane nel piano superiore, una alla patrona, e r altra a s. Girolamo intitolate, ed anche queste fabbricate a spese dei villici nel 1861. In quest'anno poi visi
aggiunse un orologio.
La chiesa non ha beni di sorla, ma si mantiene dSce^
rosamente colle generose elemosine dei fedeli,
qStSwio
frutti di lor
contenti di vedere impiegati gitidiziosamenle
fatiche a maggior lustro della medesima.
Fra i sacri arredi, di cui ben fornita sono rimarchevoli
due paramenti per la loro antichit e singolarit di lavoro.
La parochia di s. Eufemia, alla quale aggregata T attigua localit di Poljana^ conta di presente 1189 anime.
Nel 1754 s. Eufemia assieme con Oltre faceva 1036 anime.
/ 11 paroco, che una volta era vicario foraneo, oggid
i

Decano di tutta l'isola d'Uljaiiii


La casa parochiale antica e malconcia fu riedificata
1837 a spese del fondo ecclesiastico colia concorrenza
villici e da poco tempo ampliata.
Quattro
nel
in

pie confratcrne

1808, cio (a
denaro

negli

atti

della
della

di

esistevano

Eufemia con 100

s.

quale menzione
visita

in

in

canonica del 1671

dei

questa

parochia

fratelli,

e rendite

scrittura
;

nel

del

1614

(h del Corpus

Do-

mini con 50 fratelli e rendite di beni campestri, la quale


fu eretta formalmente verso la met del secolo decimosettimo, e di cui cenno negli atti della visita pastorale del
1671, e che fu approvata dall'arcivescovo Balbi intorno al
1660; (e delle anime del Purgatorio con 40 fratelli, ed elimosine
e ("^ di s. Giuseppe con 36 fratelli ed elemosine.
;

Oltre alle suddette ve n'erano anticamente altre due intitolate


alla

B. V. Assunta^ e

alla

B.

V. del Rosario,

Oltre alla prefata chiesa parochiale vi sono:

La cappella di san Gregorio Magno^ situata alle


sponde del mare sopra la punta ponenlale della valle di s.
Eufemia per cui anche adesso porta il nome di Punta dis.
Gregorio. Per essere malconcia ed abbandonata, venne interdetta, ma fu non ha guari restituita al culto, dopo che
stata anche ristaurata a spese dei fedeli. Vicino ad essa scorgonsi sdruscite muraglie, avanzo d'antico asilo di Eremiti
Francescani, ivi stabilitisi al principio del secolo decimo1.

quinto,

101

poscia trasportatisi

nello

scoglietto

s.

Paolo.

documento del 20 dicembre 1460, che


bombardino de Soppe lasci 100 ducati d' oro per la ripaLeggesi,

infatti,

in

san Gregorio, posta sulla punta della


Eufemia, e pei ristauri della casa attigua, ad uso

razione della chiesa


valle di

s.

di

adempimento di certi
obblighi; ma che col tempo trovando essi di non poter ai
medesimi di sottostare, n campar ivi convenientemente la
di

quattro Eremiti Francescani, verso V

vennero dall' arcivescovo Matteo Valiaresso trasferiti a


Zaglava, mentre i Frati di Galevaz restarono in possesso dei
beni Soppe, prendendosi l'incarico di soddisfare agli obblighi
vita

annessivi.

chiesa di
2.

E
s.

cos

restarono

Gregorio,

La chiesa

di

s.

abbandonati

quale aveva

il

chiostro e la

suo altare.
Michele in monte. Sulla sommit di

la

il

un monte, che alto s' erge neir isola d' Uljan dirimpetto a Zara,
sorge nel centro d'un castello una chiesa antichissima, acu,,
era congiunto un chiostro di religiosi, col titolo di badia.
Narrano le nostre cronache che e chiesa e convento sien(^
vescovo di Zara Prestanzio as--"^
slati eretti Tanno 988 dal
sieme a suo fratello Madie, rettore della citt: che la chiesi^ '"^
|
sia stata dedicata ali arcangelo s. Michele, da cui prese nomo
il
castello non meno che il monte; e che ambidue questi^
sacri edifizii furono da loro donati ai monaci benedettini, ^"^^
quali gi in allora avevano qui in Zara un cenobio ed ui*^ u^^
tempio a s. Grisogono consacralo, ed oltre a ci una easi^^-j*^
ed una edicola^ la quale serv dippoi di sagrestia alla chies i^ ^^
I
di s. Silvestro. Dalle stesse cronache rilevasi, che allorquand
Veneti nel 1202 smantellarono Zara, edificarono in que^
sito una rocca ben munita accerchiandone di forti muraglie
e d'alte torri il convento e la chiesa, e munendola di presidio onde tener in freno i vinti, e poter scoprire da lontano i navigli nemici, che a loro danno scorrevano il mare.
Tale si l'origine del castello, del chiostro, e della chiesa
di s. Michele in monte d' Uljan. Da una carta del 1203
si
ha che il castello aveva un circuito di 280 metri, e che la
chiesa, lunga 20 e larga 8 metri, era fabbricata a volto
reale, e con buon stile di architettura. Questa chiesa, cosi
antica, tuttavia si conserva; non cos il chiostro che and
in rovina, non iscorgendosi di esso che le fondamenta ed i
suoi frantummi. Dai ruderi si scorge che ciascun monaco aveva la sua abitazione separata con orticello dappresso. Sussiste oggid anche il castello, ma sdruscito, ed una puranco delle
.

^*


Ire torri

eh'

102

fiancheggia vono, heiich dimezzala da un ful-

1162. Questo sacro asilo, che da prinseguilo


cipio era ahilalo da monaci j3i giovani, venne in
suoi abbali si noverano
nel 1166 eroUo in abbazia. Fra
mine, che

la

colpi nel

seguenti

Abbati benedettini
Giovanni

Giovanni
Donato

Pietro

Nicola

Gregorio
Jacopo
Paolo

s.

Michele in monte d'Uljan.

1166
1190
1194
1198
1200
1282
1292
1307
1309

nel

Madio

di

j,

Matteo

nel

Pietro

Gregorio

1316
1340
1387
1395
1400
1421
1432
1450

,,

Nicola

Luca

Nicola

Pietro

Luca

Nel secolo decimoquinto l'abbazia di s. Michele fu convertita in Commenda, e consegnata a persone del clero secolare. D'allora

antiche

Jierernitae

chiostro non

pi

fu

custodito

dai

monaci

come ci fanno teslimonianza


memorie d Zara: Anno 1681 morabantur duo
in monte apud Ecclesiamet Castrum s.Michaeis:

Benedettini,
le

il

ma

da due Eremili,

Commendatario riusciva disagevole la


celebrazione dello messe fondazionali su quel monte allo e
scosceso, venne eretta nel piano al lido del mare nella punta
e

perch

di

Poljana una casa con una chiesuola

ap. la

all'abbaio

quale ancora sussiste,

Abbati Commendatori

come
di

tra

onor di s. Pietro
poco vedremo.
in

Michele in Monte.

>

Giovanni de Barbo
nel
Stefano de Cortese areno di Zara. .,
Giovanni Celio, Prolon. apost.

Francesco Superanzio

Matteo de Marchetti canonico del

1483
1502
1521
1540

Zara
Muzio Gallino arcivescovo

1555

1565

capitolo di

di

Zara,

ullimo abbate
L' abbate
il

Commendatario

di

s.

terzo posto nei Sinodi Diocesani.

Michele

in

Monte aveva


Succeduti

Domenicani

Padri

loa

d'una Bolla

fabbricarono essi presso

il

ed

in

Pio

di

esso una chiesuolelta, che fu nel

in

onore di Tuli'
L'abbazia

Santi dell' ordine, sotto

possesso di

1571, si
mare un'ospizio, cbe tuttora sus-

questa abbazia in forza

siste,

Zara nel

del

1794 benedetta

patrocinio di

il

s.

Pio V.

Michele avea nei suoi dintorni pingue


possedimento, che quei religiosi di s. Domenico godettero
fino alla sopressione del loro convento di Zara, cio fino al

1807,

di

s.

pass a far parte dei fondi per la


augustissimo nostro Imperatore Fran-

qual epoca

nella

pubblica istruzione,

cesco Giuseppe L secondando il desiderio esternalo alla Maest


Sua dall' arcivescovo Giuseppe Godeassi di buona memoria,
nel 1858 a benefizio del Seminario Diocesano
la devolse

Zmajevich, ed a tal fine venne anche


porala alla fondazione Diocesana.

canonicamente incor-

La elevata posizione del Castello di s. Michele lo rese


nei tempi di guerra assai importante. Era punto adattatissimo
movimenti marittimi del canale di Zara, e
a sorvegliare
del golfo Adriatico; e quindi anche ai nostri giorni ebbe a
servire perbene ad uso di telegrafo, che corrispondeva con
quello della torre di Zara. L'anno 1344 era presidiato da
60 militi, e nel 1395 da 13 con un contestabile.
La chiesa di s. Michele in monte, come abbiam detto
di sopra si conserva ancora in piedi, abbench sia abbandonata, e priva di altare. Ha due stemmi abbaziali scolpiti suli

r architrave delia sua porta

d'

ingresso,

quali appalesano le

passate sue glorie.


3.

La

chiesa di

parlato pi
localit

di

sopra,
cui

si

apostolo. Questa,

punta

situala

si

mantiene tuttora

Poljana, e

un'altare, su

Pietro

s,

celebra

Fondazione Diocesana n'

sulla

nella

in

in

festivit

di

orientale

buono
del

cui si
della

stato.

titolare.

Ha
La

possesso, e provvede alla sua

conservazione, facendo parte la medesima dell'Abbazia soppressa di s. Michele in Monte.


4.

La chiesetta di

s.

pagna, posto alle rive del

Pio F, annessa all' ospizio di cammare di Poljana, ora di propriet

della fondazione Diocesana.


nella precedente

fondazionali di

come sopra
5.

si

fuor

d'

uso, ed in

Padri domenicani adempivano

messe,

pertinenti

all'abbazia di

essa
gli
s.

come

obblighi

Michele,

disse.

La cappella privala

Tanno 1686

della

entro una palazzina

B.

V, Annunziata^

eretta

della nobil famiglia

zara-

104

de Lantana. Questa pure sussiste^ ed tenuta in ordine.


La seguente epigrafe scolpita sul fronlale fa conoscere ctie
fu eretta da Marcantonio de Lantana, e consacrata dall'arlina

civescovo Bernardo Florio:

SACRARIVM

CONSECRATUM
M ANT LANTANAE
EXTRVXIT
QVOD PIETAS
ES
QVICVMQVE
VENERARE
REFORMATOR
ORDINIS
SERAPHICI
EJVS
HIC
FRATER
AB

ANTISTITE

FLORIO

NOMINIS

LITAVIT

ET

ALTISSIMO

PATERNAE

PRIMVS

CVJVS

PIETATIS

HAERES

HORATIVS
AVCTIS

VT TANTI
.

CIRCVMQVAQVE

DELITIIS

DVRARET MEMORIA
MARMORI COMENDAVIT
DOMINI
MDCLXXXVII
ANNO

PATRIS

AC

OPERIS

hanno memorie

che Marcantonio de Lantana, di


cui parola nell'epigrafe., conducesse nel 1(3(J3 una colonia
d'italiani agricoltori, per ridurre a buona coltura la sua possessione di s. Eufemia.
Era costume dei Provveditori Generali, lorquando terminavano la loro carica in Zara, di portarsi con solennit.,
e con molti navigli pubblici in cotesto villaggio, ed ivi nella
suddetta palazzina atlendere e ricevere il loro successore
per consegnargli l'ufficio. Questo costume, ch'era accom^
pagnato da lieti festeggiamenti e da pubbliche dimostrazioni
di riverenza ossequiosa e di affetto, perdur sino al
1759,
Si

scritte,

da Zara

Provveditore Carlo Contarini.


6. Cappella del Dottor s. Girolamo, Negli atti di sacra
visita del 1674 si trova accennata questa chiesa nella parochia di s. Eufemia. Non si conosce di essa ne la posizione n il suo fine. Era dessa di juspatronato dell'antica
famiglia zaratina Desiderati, la quale provvedeva al suo manlenimento. Aveva un solo altare, ed un campanile sulla
sommit della facciata con una campana.
in

cui

part

il

La chiesa antica di s. Andrea ap. In scrittura


1387 cenno di questa chiesa, di cui oggid non se
conoscono neppur le traccie.
7.

del

ne


La chiesa
1479, ma neppur
8.

105

Martino

di

s.

di

questa

sa

si

v.

ricordala in carta del

destino.

il

Serie dei parochi e dei cappellani di

s.

Eufemia.

Pr Pietro
cappellano nel
Luca Spai*
paroco
Gre^. Salalich detto Profazza

1405
1662
1664

Tommaso

1670

Mici eh

Giorgio Drazevich

1681
1714

cappellano

Girolamo Spar
paroco 56 anni
Antonio Cusmicli
cappelhino
Antonio Dorchicli
n
Micich
Tommaso
Girolamo Caslellanich
??
Simeone Simich
paroco
cappellano
Paolo Gherdovich
paroco
Matteo Brisich
Giovanni VI a hi eh
cappellano
Giovanni Levacich
paroco
Giorgio Cioban
?5
Sim. Perioh can.

titol. di

Nona

1738
1742
1762
1763
1771

1815
1821
1825
1826
1840
1843

??

Giovanni Levacich

Marco

1737

5?

Pellizzarich

??

Giorgio Livich

??

Marco Zvittanovich paroco

e decano,

insignito della croce d'oro del merito

con corona

Simeone

nel

Pullissich

paroco

decano,

canonico onor. del Capit. Melrop. nel

Antiche famiglie di

s.

documento

in

Crisanich

??

??

??

99

)t

??

?;

??

?>

?9

}'>

Budacovich
Milossevicli

Barbich
Sikirich

Cazzar)

Pavin

9)

1864

Eufemia.

Bacchich
Filippovich

1844

del

^y

1395
1400
1405
1406
1432
1694
1703
1720
1740


L'amena

106

Eufemia, tanto lodata dall' or defunto illustre letterato Nicol Giaxich^ ricordata nelle auliche
nostre scritture. Fassi d'essa menzione in documento del
1349; d'un certo Giovanni q.m Juray suo abitatore in caria
del 1355; e d'una sua casa campestre in istrumento del
valle

di

s.

1383. In scrittura poi del 1423 memoria di 14 ^saline di


propriet della chiesa di s. Grisogono di Zara, esistite sulla
punta della

,_,.^^,^^-^^

valle.^'^^^^

Oltre (Preko).
Di fronte

alla

citt

di

Zara,

distanza

alla

circa

di

Eufemia il bel
villaggio di Oltre. Nelle auliche scritture denominato sejiiUltra harcaneum, cio Oltre
jpre col titolo di Otocli^ e di
il barcagno di s. Michele; pi' tardi e per brevit col solo
nome di Oltre in italiano, e di Preko in slavo. Fu appellato Oltre it. barcagno pel continuo tragitto marittimo, che
miglia.,

giace sull'isola

facevasi ne' tempi


di

Zara e

casini d
colla

dai

citt.

ghetto di

Una
gresso

al

s.

In

andati,
di

villici

delizie,

di

gli

Uljan,

pur

e fassi

Oltre,

esser

documento del 1392

per

in

dai

aver

continua

cittadini
ivi

lor

relazione

menzionalo

Tra-

il

Michele.

esstente sopra

iscrizione lapidaria,

campestre

casino

s.

oggid

uni

gli

per

altri

vicino a

ora

la

propriet

di

porla d'indei

signori

supporre che a Olire sussistesse nel secolo decimosesto una


popolazione, abbench per nazione d'oltremare debbasi intendere la popolazione di tutti gli scogli posti dirimpetto
Salghetti-Drioli.,

e pria

dei

signori

Cernizza,

farebbe

Zara.
L'iscrizione

Vvco Cernizza

la

p.(er)

seguente:

la ser. rep. di ven. coLL.(onello)

DELLA NATIONE OLTRAMARE P.(er) LVI E SVCESSORI


CON DISPENDIO ET INCOMODO d' INCVLTO E DESERTO
FABRIC QVESTO EVOCO DELICIOSO
M D L X V I
.

questo villaggio molto

benestante.,

poich

tanto

gli

uomini che le donne sono amanti della fatica, e del lavoro,


da cui ritraggono grandi vantaggi. Assieme con s. Eufemia
dipendeva per lo innanzi dal paroco di Luk^ran. Quando sia


stato

eretto

verata,

in

come

107

non

parochia, non consta,

tale,

negli

pastorali,

visite

delle

alti

trovandosi

annoneppur

primo paroco, che abbiamo trovato negli atti


antichi, nominalo in documento del 1756; dal che puossi
dedurre con molla probabiliU\ che questa villa sia slata dichiarata parochia, indipendente da Lukoran, nella seconda
met del secolo decimottavo.
del

1700.

Il

L'antica sua chiesa, dedicata alla B. V. del Rosario, fu

1765

paroco Matteo
1773 dalf arcivescovo
Brisich, ingrandita e lastricata nel
Michele Triali. Ha la forma di un quadrilatero, lungo m. 17,
largo m. 8, alto m. 6. incapace a contenere T odierna
popolazione di Olire, che supera il numero di 1300 anime.
Air esterno offre un aspollo poco elegante, nelF interno non
ha nulla di rimarchevole. Ha tre altari di marmo de' quali
il
maggiore, dedicalo alla Vergine del s. Rosario, di un
ben condotto lavoro. Uno dei laterali intitolato al Suffragio, la cui pala fu dipnla da Francesco Salghetli, egregio
pilturf^ zaratino. L'allro dedicalo al Ss. Crocifisso. Ve ne
ha un quarto, di legno invernicialo, nel cui nicchio collocala una statua della B. V. della Salute.
nel

riedificata

dai

villici

per cura

del

campanile a torre quadrata, e dev' essere posteriore air ingrandimento della chiesa. Non consta per dell'epoca di sua erezione. E alto 32 metri. Ha quattro campane, la quarta delle quali, eh' la minore, dee aver appartenuto all'antica chiesa, di cui femmo menzione di sopra,
Il

dappoich porta impresso l'anno 1633, come


epigrafe

si

vede

nella

OPVS ANTONII depoli

FECIT VENETIIS ANNO DOMINI

MDCXXXIII
Le due mezzane vennero fuse in Zara nel 1836 nella officina
di Giovanni Colbacchini d Bassano a spese dei villici e per
cura del paroco Vito Dunatov; il che risulta dalla iscrizione

JOANNES COLBACCHINI BASSANEN


MDCCCXXXVI
La maggiore,

eh'

del peso

Colbacchini del 1860,

come

di

JADERAE FECIT ANNO

mille funt,

leggesi sopra

OPyS PETRI COLBACCHINI BASSANEN

opera

la

d Pietro

medesima:

MDCCCLX

108

Canonica non esiste aUiialmente in questa parochia. Una


casella comunale serve d abitazione al paroco. E in pertraltazione F erezione di un nuovo corrispondente edifizio.
Tre erano una volta le confraternite in Oltre: una del
Purgatorio con 70 confratelli e rendite di beni campestri
ed elemosine; era dedicata alla B. V. del Carmine, e munita
confratelli e
di statuto relativo: T altra del Rosario con 75
rendile di beni ed elemosine: la terza di s. Croce con 44
fratelli

rendite

alle

simili

Tulle

precedenti.

furono

tre

soppresse nel 1808.

Serie dei parochi di Oltre.


Michele Dunicih

paroco

nel

95

59

Matteo Brisicli
Michele Nisich
Sime Barbarossa
Jure Nisich
Sime Massina
Francesco Franich
Giovanni Kosta da Oltre
Giuseppe Marcellich
Vito Dunatov
P. Bonaventura Depiera
P.

Romano Gherscovich
3

P.

V)

)J

59

??

?9

Jj

>?

?1

?>

77

)?

Ordine

55

Michele Ciurkovic

55

?y

59

Simeone Slanc

Bcoglietto Galevaz, ovvero

scoglio, dello

villa

1863
1867
1875
1876
1878

59

Simeone Sorich

la

r>

1856

del

Celestino Buich

Presso

1756
1765
1771
1786
1788
J790
1794
1799
1830

di

Galevaz^

Oltre,

che

rimpelto

anche

s.

Paolo.
Zara,

scoglietlo

sorge
di

s.

uno
Paolo

viene appellalo, per essere sialo abitalo una volta dai seguaci

primo santo Eremila, dal

nome

pure
intitolala F antichissima sua chiesa. Essi poi, a quanto narrasi, l'abbandonarono passando in Ungheria, ed in luogo loro
vi si stabilirono
Terziarii Francescani, a merito del nobile
zaralino Borlolomeo de Milano, dai cui commissarii si trova
memoria che nel 1443 fossero corrisposti a que' padri ol-

di

quel

del

quale

fu

^
tantacinque ducali

oro per

d'

109

fabbrica

la

pure da posteriori memorie, T ultima

rassegnamento ad
chiesa ed

altri

beni

delle

per

assegnali

quali

consegna

rilevasi, e la

essi

chiostro,

del

1448,

del

dello scoglio,-

sussistenza;

loro

la

come

lo

che veniva indi sancito nel 1454 dall'arcivescovo Maffeo


Valaresso, a ci dal Pontefice delegato. Nel 1516 ristaurati
furono dalla piet dei fedeli e chiesa ed ospizio, e fu lo
scoglio ridotto a buona coltura dalla diligenza dei Padri,
presso i quali esistevano anche parecchi manoscritti illirici
di cose dalmate. Cos il P. Fabianich nel I
volume della
sua Istoria dei Frati minori.

La chiesa, da prima

Paolo

s.

dedicata in onore del Precursor

Vi sono
alla

in

Eremita, venne poscia

Cristo

di

Gio.

s.

Battista.

essa sepolture del dodicesimo secolo, e d'intorno

in

medesima scorgonsi ruderi

fabbriche

di

Havvi

antiche.

essa un bel dipinto di Francesco Salghelti, rappresentante

Rocco. Sul pilastro superiore


gasi la seguente iscrizione:

HORATIVS BELLOTVS VENET

HONOREM

IN

EPS NONEN

ET ALTARIA CONSECRAVIT V

Donde

eruisce, che

si

venne

Scoglietto
Belloti

sotto

il

fatta

KAL

MICH

1596

guardianato

di

TEMPLVM HOC

JAN

della

vescovo

dal

MDXCVI

NISICH

consacrazione

la

nel

leg-

principale

PRIMI EREMITAE

DIVI PAVLI

SVB GVARD

porla

della

s.

di

chiesa

dello

Nona Orazio

Michele Nisich.

frate

Un'antica confraterna esisteva in questa chiesa nel 1695


sotto il titolo di Scuola di s. Paolo. Fu soppressa nel 1808.
Questo scoglietto, destinalo sino da' tempi lontani all'

espurgo dei bastimenti

1791 reso

infetti

di

mal

contaggioso,

fu

nel

deserto, e perfino privato dei suoi olivari e vigneti.

Scoglietto Osliak.

Un
presso

il

altro

scoglietto,

villaggio

di

Oltre.

Venne poscia denominalo

scilocco
Il

suo

del

nome

precedente,
antico

sorge
Osliak,

Kaluger^ ed anche Lazzaretto.


Apparteneva un tempo alla mensa arcivescovile di Zara,
come leggesi in scritture del 1320, e poscia da essa affiliato

~
1555

per pastura, indi nel

110

livellalo

in

pcrpeluo

ai

nobili di

Zara Cedolini, dai quali Io ebbero in seguilo i Cortese, i


Pozza ed i Soppe, da cui lo acquist il Caloger. donde
pass in Licini per compravendita, dal quale fu livellato ai
Carrara. Ultima posseditrice ne fu la famiglia Giurich. Nel
1641, minacciando il morbo pestilenziale d'invadere queste
contrade, venne stabilito in questo scoglielto un'ospitale, col
con tutto il necessario corredo, per
titolo di Lazzaretto^
accogliere tutti quelli che si fossero dimostrati sospetti di
questo rio malore. Un' altro simile ne fu istituito nel preaccennato scoglietlo di Galevaz per la cura degli appestali.
D'ambidue questi asili ne fan menzione i nostri cronachisti
Huic insulae s. Michaelis adjacent in
nel modo che segue
freto Jadertino duo scopidi^ ubi 7iaves ex Oriente^ ac praesertim ex regionibus pestilentia afflctis dispersae. certo
dierum spatio jubentnr subsistere. et vectores ac merces
purgarla ne si quid contaglonis secum afferant^ incolis adhaereat^ lateque p)ropagetur^ et ibidem ad curandos lue affctos duo erant Nosocomia, Questa misura per non valse
a rimuovere il fiero morbo, che anzi spopol Zara di nobili,
:

borghigiani,

cittadini

ecclesiastici,

le

cui

ossa

riposano

tuttora raccolte in una

profonda voraggine.
Andato col tempo in mina il Lazzaretto

medesimo

ruderi del

intorno

edificala

fu

di

Osliak.

1723

al

dal

coi

cav.

Giacomo Caloger una comoda abitazione, fu messo a coltura


il terreno,
e collocalo nel 1725 un molino a vento per la
macinatura dei cereali, il quale or pi non esiste. Ivi trovasi una cappella, dapprima intitolata al dottor s. Girolamo,
ed ora
rata

alla

V. Assunta,

B.

e provveduta

di

tutte

zaratina famiglia Nachich,

ridusse tutto lo

scoglio a

cappella esiste una

HAC
DIE

la

quale venne

necessarie

le

XXIV

SACRA
.

IN

SEPTEMBRIS

PRIMVM

recente ristau-

suppellettili

dalla

che n' oggid proprietaria, e che


luogo di delizie. Nella suddetta

iscrizione lapidaria

di

SVVM

del seguente

AEDICVLA
,

MDCCCLXII

SACRVM

SACERD^S

^ILLIPVS

FECIT

NACHICH
.

tenore

Ili

Cale

(Kal).

scilocco di Oltre e da

Cale^ dagli slavi delta

Kal\

la

villa

si

trova menzionata in scritture del

Al

ed inclito

levita

come

sua chiesa, che,


esisteva nel

disiatile

stessa isola d' Uljan, presso

miglio, sulla
di

essa

si

1404, ma

rileva

situata

nome

la

dedicata la

da antichi documenti, di gi

hrevi dimensioni, per cui piuttosto

in

menta ricostruita nel 1698


del paroco Matteo Longin,

a
in

spese
pi

1777 consacrata

cio nel

qual

col

d'un

pi

mare

il

1349.
martire san Lorenzo

cappella anzich chiesa doveasi appellare.

tardi,

non

il

del

Fu dalle fondaComune, per cura

ampie dimensioni, e pi
13 luglio dall'arcivescovo

Carsana, come leggesi nella seguente lapide esistente sopra


il
suo principale ingresso:

NA
S

13

LVGIA

LOVRINCA

OD

1777
.

PRGA

BI
.

KRSCHIENl OVA
JOANNA
GOSPNA

ARCIBISKVPA

CARSANA

croci della con-

commemorazione si celebra ogni anno con


solenne. Giace la medesima all' ingresso del villaggio
una collina dal lato di maislro. lunga 24 metri,

sacrazione,
su di

ZADARSKOGA

Si riscontrano ancor oggid sulle pareti le

festa

ZRIQVA

la

cui

12; ha una sola nave con sei altari, quattro dei quali
marmo, due di legno. 11 maggiore che appartenne alla

larga
di

soppressa chiesa

Lorenzo m.,

di

s.

Catarina di Zara, dedicato

al titolare

secondo alla B. V. del Rosario, il terzo


e il quinto alla Santa Croce, il quarto alla B. V. Addolorata, ed il sesto alla Ss. Trinit. L'umile suo campanile con
due sonore campane posto sopra la sacristia.
In s. Laurentio de Cale^ dice l'arcivescovo Caraman,
pretioso ex marmore aitarla^ decori Calices^ Candelahra
argentea^ argenteae Cruces^ et Lampades^ cera copiosa^
nova amplioris Ecclesiae constructio^ omnisque sacra supellex ad usum^ et ornatmn.
Air aitar di s. Lorenzo unito un beneficio semplice,
s.

fondato nel

il

1530

dalla preesistita famiglia zaratina de Delrico,

consistente in beni campestri, colf obbligo di Messa

spero

suo

al

suddetto altare nella festivit del santo

beneficiato

avea

il

titolo

di

rettore

della

Ve-

patrono.

Il

chiesa

di

112

Lorenzo di Cale. Tali furono un Simeone Begna nel 1582,


Girolamo Caslelnuovo nel 1678. un Antonio Andriani nel
1686, Antonio Bolognese nel 1710, Giovanni Grisogono
nel 1728, ecc.
La canonica venne eretta dalle fondamenta per cura del
suo paroco benemerito Natale Drazich nel 1860.
Cinque pie confraternite sussistono al presente in questa
parochia. e sono
1. La confraternita del Ss, Sacramento^ ah ([naie erano
associati nel 1808 duecento confratelli: e dal 9 dicembre
1821 vi partecipa tutto il comune.
2. Quella della B
V, del Rosario legalmente istituita
ed approvata, la quale, soppressa nel 1808, venne ripristinala e riorganizzata l'anno 1875 con apposito statuto. Questa
s.

compone oggid
Quella

3.

con proprio

34

di

della

statuto,

53

consorelle.

Trinit, fondata

Ss,

il

luglio

non per ancora approvalo.

Ha

1863
questa

associali.

che sussiste dal d 8 maggio


1714 con regolamento non approvato, e con 44 confrati.
5. Quella finalmente della B. V. Addolorata^
eh' ebbe
4. Quella

principio

il

della

Ciucce,

s.

giorno 21

gennaro 1729.

Ha

il

proprio statuto,

non ancor approvato, e 33 aggregati.


Tutte queste confraterne avevano una volta le proprie
rendite in natura, od in elemosine, colle quali facevano fronte
alle

spese del culto pegli

Beneficio di

altari

s.

rispettivi.

Pellegrino di Cale.

un monte, e distante dal paese un miglio


incirca, situata un' edicola intitolala a s. Pellegrino m.^ da
cui prese nome lo stesso monte. A questa chieselta, eh'
consacrala, e sul cui altare v' la pala colla B. V. del
Carmelo, ed il santo titolare con illeggibile scritto, anSul pendio

d'

nesso un beneficio semplice., che cappellania di s Pellegrino


di Cale s'appella. Fu istituito dal
nobile zaratino Simeone
q.m Bartolomeo de Ciprianis con suo testamento 12 marzo
1407. La sostanza da lui lasciata consiste in 200 gognali
di terra, situati nel villaggio, ed in livelli delle antiche case
di

Zara. Pozza e Zappich,

complesso
ficiato

di

circa

200

cui

la

ducati

di tener in concio

la

rendila

veneti.

chiesa

era

una

L' obbligo

volta

beneprovve-

del

beneficiale,

in


derla

olio,

di

113

ed Inollro di
per T anima del

cera, e delle sacre suppellcUili,,

messe

celebrarvi due

mese

al

pregando

fondatore. Gli elettori sono due commissarii,


del Ciprianis^

e questi

ed

Bortolazzi

pi propinqui

Franceschi^

discendenti della l'amiglia Grisogono, imparentata

quali

coli' estinta

de Ciprians. Tra
suoi beneficiati annovcransi i seguenti
Pr Simeone Utcovich nel 1580; Pr Simeone de Cedolini
nel 1638, che fu canonico di Zara nel 1044; mons. Antonio Belglava che nel 1778 ristaur la chiesa; Pr Tommaso
Franceschi nel 1830; il paroco di Cale Natale Drazich ; ed
i

attualmente

Entro

SISTE

suo nipote Matteo Drazich, curato


chiesa esiste la seguente epigrafe

la

Medvdje.

di

il

ADVENA

MARTYR

HABETVR

PELLEGRINVS

OLIM

PER
SENIORES
EX PRINCIPIBVS

QVOD
GRANGE

ATTERN
EX
NVNC
CIVIBVS
PARADISI
CVJVS
CORPVS
IN
FINITIMO
VENERATVR
DELVBRO
FORTVITA MARIS SORTE AD HAEC LITORA TRANSLATVM
PETRVS OSLICH ANNO MDCV EX VOTO
FIERI
FECIT
PER
BERDVLIVM
DE
DIE
Ili
VENETIIS
AVGVSTI

EPISCOPVS

Anche
s.

in

Zara

Pellegrino e

Maggiore

si

di

in

onorava

lui

nome

una

volla col

dedicato

nella

debito culto

chiesa di

s.

Simeone) era nel decimoquinlo secolo


un' altare, a cui andavano congiunti due beneficii, l' uno fondato il 6 giugno 1429 da Damiano de Ciprianis, consistente
in un terreno a Boccagnazzo con obbligo di sei annue messe
cui elettori erano i co. Fanfogna; l'altro
al prefato altare,
Budinich il 5 maggio 1434, consistente in
istituito da N.
cinque gognali di terra, e 120 ulivi coli' onere d'una messa
ogni mercord al suddetto altare, il cui beneficiato veniva
Maria

(s.

eletto

dalla

La

famiglia Bortolazzi.

parochia

di

Cale

conta di presente

sono dediti alla pesca e


1754 non ne contava che 334.

quali

alla

coltura

759

abitanti,

dei campi.

Serie dei parochi di Cale.

Andrea

Vitulich

Stefano Vitulich

paroco

nel

,^

,,

1674
1681

Nel

114

paroco
nel
1698
Matteo Longin
Michele Gotich
1703

Matteo Blasiil
1757

1770
Matteo Blasulovich

1771
Giovanni Sulich

1815
Giovanni Drazich

1840
Natale Drazich
,5

1872
Giovanni Vidov ora can. cap.

1874
Vincenzo Seleni

^
di
trovasi
nativi
Cale
Giovanni
Drazich
Fra i sacerdoti
del
Pietro
Brisich
altro
Giodel
in scrittura
1670,
1711,
vanni Drazich del 1727, Matteo Franich del 1740, Giorgio
Zelenzich dell 742. Lorenzo 31issul del 1772 e Natale Blasul

1777.
Fra U antiche famiglie

del

1405,

questo villaggio

annoverano

1386, gli Sconcich e Sutlovich


Miroslavich nel 1433, ed i Franulich nel 1477.

Chrestolich ed

nel

di

Salala nel

Kukljica.
Contermine
l'ultimo

al

villaggio

Isola

della

Uljan

di

Cale quello

di

parte

dalia

Kukljica^

di

meridionale.

Da

trovandosene notizia in scrittura del


1349 e del 1380, nella qual epoca la nobil famiglia zaratina
de Cedolini possedeva alcune terre in questa localit. Anche
l'istituzione della parochia dee essere assai antica, dappoich
in documento del 1405 menzionato Pr Novacho q.m Grubiza dalla Lika, paroco di F{ukljica. La sua chiesa parochiale
situata nel centro del villaggio. La si trova nominata negli
alti di sacra visita dell' arcivescovo Capello del 1640. Diroccata dal tempo fu riedificata dai villici dalle fondamenta nel
tempi rimoti

1666,

abitato,

fu

costruita

di pietra

liscia

fu consacrala dall'arcivescovo

gennaro, come lo
prova la seguente iscrizione scolpila su d'una tavola di marmo
affissa alla parete interna dal lato del vangelo:

Evangelista

1673

Parzago

AHSEZA

NA POSCTENJE
.

1673

nel

11
JENARA
KARSCENA ZARKVA
NA
SVETOGA PAVLA KERSTIJV EVANGELISTA
.

titolata

dimensione di m. 16 per 9. E inConversione di s. Paolo ap., ed ha cinque al-

questa chiesa
alla

ARCIBISKVP

Ha

11

il

la

-- 115
tari,

quattro dei quali sono di

mensa

marmo, ed uno

di

legno colla

maggiore di essi consacralo alla B.


V. del Carmine; il secondo al litolare e patrono s. Paolo;
al suffragio
il terzo
il
quarto a s. Andrea ap. il quinto allo
di

pielra

il

sono buoni. Il campanile a foggia di


torre, costrutto con pietra liscia, sembra contemporaneo alla
Spirito

Santo.

dipinti

fabbrica della chiesa.

Ha

questa chiesa

tre

confraternite,

l'

del Carmine^ l'altra dello Spirito Scinto^

gatorio] ed ognuna composta di

60

B, V,
terza del Pur-

una
la

della

con rendite
nessuna per ha il proprio
di beni campestri e di elemosine
regolamento. Le prime due esistevano nel 1674 con altre
tre ancora, cio del Ss.mo superiormente approvata, di s.
Paolo ap, col suo statuto approvato ; e di s. Andrea ap.
Non v' casa parochiale, abbench esistesse nel 1681
dotala di 6 gognali di terra.
La sua popolazione che nel 1754 era di 653 anime,
ascende ora a 840.
confratelli

Serie dei parochi di Kukljica.


Pr Novacho q.m Grubiza paroco
Matteo Chissanich
,^
Bartolomeo Stoysich
,,
Giorgio Rancich

Michele Mericich
,,

Simeone Metrich
Simeone Butlirich
Girolamo Simich
Lorenzo Pestich

Andrea Karlich
Giovanni Baicich
Simeone Marceiich
Giovanni Bevilacqua
Martino Skiffich
Ferdinando Vicario

nel

^,

,,

,,

,,

5^

,,

,,

,,

Simeone Gulam

,5

,;

Giovanni Pavissich

,,

1405
1587
1632
1666
1714
1737
1762
1771
1815
1840
1863
1864
1866
1870
1872
1873
1876

Fra i sacerdoti, nativi di Kukljica, noveransi Simeone


Blagdan e Luca Kunich in documenti del 1726, Paolo Benich, Matteo Millich, Stefano Coschzza, e Michele Russn in
scritture del 1740.


De' suoi antichi

Vodich

Dragoslavo Banich in
Bogdossich del 1392, e Marino
trovasi

abitatori

139L Bogdolo

dei

scritto

116

1406.

del

Oltre alla chiesa parochiale v' un edicola

punta
Kuklica, ed dedicata alla . V.
della Nece^ la cui festivit che cade ai 5 d' agosto, si celebra fino dal 1514 con grande concorso di villici, anche
d'altre parochie. Venne fabbricata da alcuni divoti. Ha 1' aitar
dell'isola

nello

stretto

di

Maggiore della titolare,


di M. V., dell'Assunta,

cui

di

pella,

cio della Nativit

e quattro laterali,
di

pure una conlVaterna sotto

Anche

sulla

s.

Andrea e

di

s.

patrocinio della

il

Aveva

Nicol.
titolare.

Girolamo oravi consacrata una capnon esistono adesso che


soli muri ed il cam-

ni

dottor

s.

panile.

Consta da antiche scritture esservi slate per Io passato


molte saline in questa localit.
Fra Kale e Kukljica si vedono
suole dedicate a

s.

Simeone

L'isola
dell'isola

di

di

Pasman

Uljan,

da

ed a

P.

Isola di

s.

avanzi di due chieGiorgio m.

Pasman.

situata
cui

gii

nel canal

di

divisa mediante

Zara,

un

sud

al

stretto

di

mare, che comunemente stretto di Kukljica s'appella. Sta dirimpetto a Zaravecchia, da cui ove 2 ed ove 3 miglia
distante. Chiamavasi anticamente Flavica^ ed anche Flaveica^
poscia Pistinanum^ e finalmente Pasmanum e Pasman, Se
dobbiamo prestar fede alla tradizione che vige nel popolo,
questo luogo avrebbe ricevuto il nome da una famiglia ungherese detta Pazmamj^ eh' erasi ivi domiciliata nei tempi
della dominazione ungarica in Dalmazia, cio nel medio evo.
Noi invece abbiamo buone ragioni per ritenere il contrario;
poich assai prima del dominio ungarico in questi paesi, e
precisamente in documento dell'anno 409 troviamo quest'isola appellata col nome di Pasmano. Qualche cosa di vero
per si troverebbe nella surriferita tradizione, se invece ritener

volesse, che

si

ne trasse

smany^
per

il

cotesta famiglia, stabilitasi a Pasman,

predicato di sua nobilt, e l'appellativo di

forse pei meriti acquistatisi verso

il

governo

Pa-

d' allora,

sue gesta, e pel possesso dell'isola. Ch'esistesse nei


secoli passati in Ungheria una
famiglia
cos denominata,
le

non v'ha

dubbio,

anzi consta

di

certo che un suo

discen-

117

arcivescovo di Gran, sui principio del secolo


scorso abbia fondalo a Vienna un Seminario pei chierici del
regno ungherese, e che quest' istituto abbia perci ricevuto
dente

titolo

il

fu

ctie

2597

ferace di olio, di

abitanti,

dediti

vino

coltura

alla

scagione. Che fosse dagli antichi


ruderi di

Fu

Seminario Pazmaneo.

di

popolata,

vetustissimi

scorgonsi qua e

molte antiche monete che

campi,

dei

e alla

pe-

lo

lapidarie, e

iscrizioni

le

Ha

dimostrano
sottomarini,
che

abitata

anche

nonch

sempre

conibusiibile.

e di

Romani

fabbricati,

dispersi,

quesl' isola

rinvennero fra le quali parecchie d'argento in un gruppo, non ha guari, ritrovale da un


villico nello smuover la terra, e queste tutte dell' epoca imperiale, e benissimo conservate. Quest'isola che gira in circonferenza pi di 50 miglia, ed lunga 24, ha sei villaggi
cio Zdrelac^ Bagno^ Dohropoljana^ Nevidjane^ Pasman^
le

Tkorij

parochie.

quando

primi dei

tre

Apparteneva

1050

nel

fu

vecchia) fu

slaccata

si

sono

quali

aulico

in

istituita

la

Diocesi

alla

gli

altri

ma

Zara

di

di Belgiiido (Zara-

diocesi

quella ed

da

cappellani^',

abbinala

quest' ultima.

Estinta Belgrado nel

1126, torn a far parte della zaralina


arcidiocesi, e da queir anno sino aldi d'oggi vi rest sempre
soggetta.

Zdrelac
primo villaggio dal lato di maistro delf sola di Pasman Zdrelac. Di esso non trovasi menzione negli atti
antichi prima del 1416. Era dapprima soltanto una localit,
Il

aggregala

al

vicino villaggio di

Bagno; per

cui in

documento

1555 scritto Zdrelac, ovi^ero Baqiio^ ed in altro


1668 Zdrelac di Bagno-, e da istrumenti del 1644 e

del

del

1653

apparisce, che

sola

la

uso

questa curazia

Bagno, non
sacre

visite

di

Zdrelac

trovandosene
del

principio

Luca ev. serviva


promiscuamente nominala
Zdrelac. Ignorasi quando

chiesa

luoghi, onde
d'ambi
chiesa di s. Luca di Bagno e di

ad

sia

slata

di

s.

segregala

da quella

memoria neppure negli


del

del

secolo

decimollavo.

atti

di

delle

Sembra

sua separazione sia avvenuta nel 1737 allorch


la suddetta chiesa fu li 27 giugno dall'arcivescovo Zmajefanciulli di Zdrelac che quelli di
vich consacrala. Tanto

per che

la

Bagno veniano
La troviamo

Luca nel 1714.


parochia nel 1815, e poscia con

battezzali nella chiesa

col titolo

di

quello di Cappellania dal

1864

in

poi.

di

s.


La chiesa

di

s.

Luca,

118

fabbricata dai

Ha

villici,

posta

al

forma d un quadrilatero. Tre sono i suoi altari, il maggiore de' quali dedicato al titolare, gli altri due all'Immacolata e a s. Simeone.
Sono di marmo tutti tre, ma le pale non hanno alcun valore.
campane. Assai antica questa chiesa,
Il campanile ha Ire
essendovi memoria di essa in documenti del 1395 e del 1464.
Oltre questa chiesa v' pure una cappella dedicata a
s. Antonio di Padova. Apparteneva all' or defunto raons. Antonio Pinelli vescovo di Tra, nella quale fu anche sepolto.
Nella punta, denominata Zdrelac inferiore eravi peri' addietro una cappella intitolata alla B, V. della Neve. Un tUra
pure si trova accennala negli atti di sacra visita del 1814,
sotto il titolo di s. Giovanni nei terreni Civalelli, con bell'altare di marmo; ed un' altra ancora, citata negli atti di visita del 1762 sotlo il nome della Nativit di M. V.
Tre erano sino al 1808 le pie confraternite pertinenti
a questa curazia, di s. Luca cio, di s. Simeone profeta^
e della s. Croce. Tulio il Comune era ad esse aggregalo.
Soltanto la prima nvea rendite proprie, le altre due sostenevansi di elemosine. V'era un tempo anche quella del Ss.
mare, quasi nel centro del villaggio.

la

Sacramento,
Serie dei parochi e cappellani di Zdrelac.
Antonio Braicovich
Luca Soccota
Giuseppe Thot

Simeone Ziz
Giovanni
Vincenzo
Giovanni
Vincenzo
Pietro

paroco

nel

cappellano nel

del III ordine

Piasevoli

Seleni

j^

y,

Ferri

Tantaz

Maupas

1815
1842
1864
1870
1872
1873
1874
1876
1878
1879

Venceslao Bercich

Fra i sacerdoti, eh' ebbero i natali in questa parochia


sono da annoverarsi Girolamo Braicovich nel 1723, Simeone
Robbicin nel 1732, Girolamo Rubizza nel 1735, e Giovanni
Scarra nel 1772.

Bagno

A
stanza

sud
d'

di

(Banj).

Zdrelac sulla stessa isola

un miglio collocata

la

villa

di

Pasman alla diBagno, dagli slavi

di


Banj^

cosi

denominata

119

in

scritlura

1397,1404

del

1290, ed

in

altre

Era anticamente luogo


di delizie dei zaralini
nella stagione autunnale. Dai prischi
suoi abitatori appellavasi Balneum (Bagno) poich in questa
localit gli antichi Romani avevano le loro torme.
successive del 1349,

Non

si

sa

qujindo questa

Si eruisce bens da

ecc.

villa

sia

parochia.

slritn islituila

antiche scritlnre, che

la localit

di

Zdrelac

1555 a Bagno aggregatale che nel 1681 il paroco


Bagno serviva anche Zdrelac, onde si denomina paroco
Bagno e Zdrelac. Sussistete come parochia sino al 1851,

era nel
di

di

anno inseguito alla sistemazione dell' arcidiocesi divenne con Zdpek^c cappellania esposta dipeitdenlo dalla pa-Av^'
-^^^
j:achia di Nevidjane, nel Decanato di s Eufemia.
La chiesa di Bagno dedicata a Ss. Mm. Cosmo e
Damiano. Si ha notizia della medesima in documenti del 1381,
1404 e 1426. Fu poscia dai villici riedificala, ed intorno
alla met del
secolo decimosettimo fu anche consacrata. Il
suo aliar maggiore di marmo, con buonii pala, intitolato
e T aitar laterale alla B. V. del Carmine.
ai santi patroni,
Due confraternite sussistevano ancor nel 1808. L'una
era sotto il titolo del Ss. Sacramento., aveva 30 confratelli,
che mantenevano l'altare colle elemosine. L'altra era sotto
l'invocazione della s. Croce con 34 fratelli, che con elemosine faceano fronte alle spese inerenti.
Negli atti di visita canonica del 1681 fatto cenno
nel qual

della sua

casa parochiale.

Serie dei parochi di

Giacomo

Chillafcich

paroco

di

Bagno
Bagno

e Zdrelac.

Zdrelac

nel

Pietro Radinich

Giovanni Sulich

,,

,,

,,

,,

,,

??

Matteo Brisich
Antonio Dorchich
Paolo Marassovic
Luca Soccota
Matteo Dunatov
Giovanni Pedissich
Francesco Franin

Simeone

Pullisich

paroco

di

Bagno

,,

Giuseppe Thot
-^^^^^^^U-^s
Sim.Ziz del III ord. Frano.,,

,,

55

'^

"

1587
1681
1718
1737
1742
1754
1*771

1815
^^^l
1840
1848
\SQ^
1870

Giovanni
Vincenzo
Giovanni
Vincenzo

parodO

Piasevoli

Bagno

e Zdrelac

nel

Selem

Ferri

Tantaz

Simeone Sokota

Ve

di

in

cappellano

questa

villa

una

intitolata

cappella

1872
1873
1874
1876
1878
B. V.

alla

Addolorata.

1401

menzionato Pr Pietro q.m


Marco arciprete di Zara, rettore e pievano della chiesa dei
Ss. Cosmo e Damiano nell'isola di Pasman.
Trovansi registrati in documento del 1732
sacerdoti
di Bagno, Michele Soccola^ Andrea Pessussich e Gregorio
Pucevich, ed in documento del 1777, Luca Sokota e Simeone Mihoev.
Questa localit conta 264 ahitanti.
capitolo di Zara possedeva a Bagno alcune terre, afIl
filiale nel 1444 per L. 6 all'anno.
scrittura

In

del

Dobropoljana.
Pasman, a scilocco di Bagno, presso
mare, giace la \ Illa Dohropoljana^ cosi nello slavo idioma
il
appellata per la sua pinna ed ubertosa campagna. Con tal
nome trovasi menzionata in parecchi scrini dal 1297 in poi.
Fu dapprima cappellania indi parochia., istituita intorno al 1740,
NelTislessa isola

essendovi
visite
bitanli.

di

di

essa notizia,

come

tale

negli

Or cappellania
Ne aveva 160 nel 1754.

di

dedicata

s.

delle

esposta con

quegli anni.

La sua chiesa

atti

Tommaso

ap.

fu

sacre

178 aedificata

1404 dietro pia disposizione del patrizio zaralino


Simon Cucilla Con suo testamento del 10 Marzo 1403 ordin ai suoi commissarii Simeone de Detrico Nicol de' Ma-

intorno

tafari,
sili

in

al

e Giovanni de Ferra., che sopra

Dohropoljana

Tommaso

ap.

fosse

simile a

eretta

quella

fondi di sua propriet

una chiesa

dei Ss.

Cosmo

in

onor

di

s.

Damiano

di

Bagno, ed inslituito un beneficio perpetuo coi suoi terreni,


perch sia conferito ad un sacerdote, il quale pregar dovesse
per r anima sua. Sopra que' beni inseguito venne eretta una
casa, la quale fa ora anche parte del beneficio. Uno degli
antichi beneficiati fu nel 1693 Vito Pleticossich. La chiesa
in seguito venne nel 1741 ampliata per
comodo dei parochiani col consenso dei commissarii testamentarii Conti Fanfogna, essendo stata poco prima elevata al grado di chiesa

121

parochiale.

Aveva dapprima un

patrono,

quale era mantenuto dalla confraternita

il

unico altare^ dedicato

ai

santa

come ve-

dremo.

beneficio della chiesa Pr

Tommaso Marinovich

la-

sci una casa e cinque gognali di terreno con obbligo di due

messe

settimanali.

Oltre

ve n'era una piccola,

suddetta chiesa

la

ad un castello, della quale non

memoria

attigua

consta T origine. Se ne trova

1677. Forse quella cappella di


solo altare,
s. Antonio Abbate, che tuttora sussiste, con un
e che doveva essere provveduta di lutto il necessario corredo dalla presistlla confraterna di san Antonio Abbate di
in

documento

del

Zara.

Quattro erano

1808

parochia nel

cio:
a.

comune
in

pie confraternite di questa

le

olio,

La

confraternita di

s.

Tommaso

era aggregato, ed aveva le sue

vino ed

elemosine

ap. a cui tutto


rendite,

il

consistenti

manutenzione

colP obbligo della

dell'altare;
.

Quella della B,

30

V. del Rosario con

fratelli e

con

rendite di elemosine;
e.

sopra

s.

Croce con 30

fratelli,

e rendite

come

d.
di

Quella della
Quella

di

in

Antonio con 30

occorrenze del
documento del 1693.

elemosine per

cordata

s.

le

fratelli,

con rendile

culto. Quesl' ultima

ri-

Serie dei parochi e cappellani di Dobropoljana.


Vito Plelicossich

paroco

Elia Planincich detto Chiossich


Giuseppe Planincich

Antonio Kulogna
Giovanni Mihovillovich

Simeone

Pullissich

nel

,,

1730
1 737-1771
1815
1821
1840
1842
1864
1869
1878

^
Giovanni Baicich

^
Simeone Lovrich
^
cappellano

Simeone Soccola
questo villaggio
in
natali
i
ebbero
Tra i sacerdoti che
s'annoverano Tommaso Marinovich in documento del 1658,
Marco Bassich in documento del 1717, Giorgio Kulogna e

Giovanni Rubizza del 1732.

122
Nevidjane.

Dobropoljana viene dieiro dopo un miglio di strada,


Nevidjane^ cos appellala iielT idioma slavo, perch non essendo al lido del mare, ma in mezzo alla campagna, rimane
da quando non
occulta air occhio dei naviganti. parochia
Sembra sia slata istiluila verso la fine del
si sa di cerio.
secolo decimosesto. Aveva nel 1729 anime 195, ora ne
;

conta 459.

La primitiva chiesa curaziale


che
al

le

era intitolata a

traccie,

villaggio per forza

que'

superstiti

villici

di
si

ove trovansi oggid, ed

s.

di

di

poco

proprie abitazioni ed una cappella in

s.

anche

il

').

assieme

Tanno 1649,
poco

sito,

poco
onor

distante,

fabbricaronsi
della

B.

le

V. della

di

proprio cimitero. In quel tempo

chele divent

dal

riscontrano

poter far uso della chiesa abbaziale


Michele dei Benedettini presso la quale vi stabilirono

Salute, ed ottennero
di

peste

trasferirono in

si

Distrutta

ciarlino.

guerra e
ivi

non

cui

chiesa di

la

s.

Mi-

parochiale di Nevidjane.

la

La chiesa di s. Michele are. fu edificala l'anno 1018


vescovo di Zara Prestanzio assieme col suo fratello Majo

Priore della

e Proconsole della Dalmazia, e poi

citt

donala

Grisogono di Zara. Di essa fatta menzione


in documento del 1067, con cui il vescovo di Zara Stefano 1.
conferm all'abbate suddetto il possesso della chiesa medesima, e dei beni di Nevidjane. Estinta che fu l'abbazia di s.
Grisogono, tutto questo villaggio colla chiesa pass in propriet del Seminario Diocesano in virt della Bolla di Benedetto XIII del 30 dicembre 1729. Fu questa chiesa ampliata, quando servir dovette di parochiale. posta fuori dei
presente villaggio. E rivolta colla fronte a mezzod ed ha una
dimensione di m. 13:50 per 5:50 senza la sagrestia. Vi
sono in essa due altari, ambidue di legno, sdrusciti; il magall'abbate di

giore

s.

intitolato

al

patrono,

Maria,

pria

questo

sdruscito, situato

s.

Antonio

pane, una delie quali

coli'

il

Ss.,
')

La

di

s.

peste, la

Padova.

di

sopra

colle

dedicato
Il

fame

e la

guerra,

tutti

campanile,

B.

V.

anche

due caraOpus Josephi de Polis,

imagini

Giuseppe e del Crocifisso

demente queste contrade nel 1649-1650.

alla

frontale, porta

il

iscrizione

Anno Domini MDCXCII:


Maria

laterale

del
;

l'

titolare,

di

colla

e-

altra

questi flagelli travagliarono gran-

123

pigrafe:

Opus Bar tholomaei de

e colle

figure del

anno

Polis. Fecit

MDCCV:

Antonio di Padova, di s.
Simeone Profeta, e del Crocifisso. La consacrazione di questa
chiesa avvenuta, per quanto dicesi, nel 1029, si celebrava
agli 8 di maggio, abbench non vi esistessero le solite croci
litolare,

di

s.

rituali.

Resa

inservibile per

la sua
vetust e decadenza, la
Michele fu interdetta ed abbandonala ed in sua
vece s'incominci a celebrare le funzioni parocliiali in quella
della B. V. della Salute. questa situata nel centro del vil-

chiesa

di s.

laggio colla faccia rivolta a maistro, sopra la quale

innalza

s'

un campanile di stile romano, con una campana, fusa nel


1818, sulla quale sonvi impresse le imagini della B. V. del
Rosario e di s. Lorenzo. lunga m. 13:50 larga 5 50
:

stata

del
di

consacrata per quanto leggesi negli

1670. Ha due
legno, ambidue

Due

altari,

maggiore

il

intitolati

Presentazione

alla

di

sacra visita

marmo,

di

confraternite vi esistevano nel

Sacramento^ e

atti

di

minore
M. V.
il

1808, T una del Ss,

Antonio di Padova^ ambedue eretle formalmente. In scrittura del 1670 cenno d' una terza
in onor della Beata Vergine regolarmente fondata nella chiesa
l'

altra di

s.

V. della Salute.
La sua casa canonica fu eretta dalle fondamenta nel
1874 a spese del fondo ecclesiastico, colla concorrenza dei
della B.

parochiani.

Nella localit di Merljane^ aggregata a Nevidjane, lon-

tana da questa un miglio, evvi una

chiesuola in onor di

s.

Antonio di Padova colla faccia rivolta a ponente, sormontata da un campanile alla romana, con due piccole campane,
l'una colla iscrizione;

Anno

Gesi Cristo, di Maria

Ss.,

r altra collo scritto


gini del

Crocifisso,

MDCCLXII
di

s.

e colle figure di

Giuseppe e

Nicol

di

Opus Haeredum de Polis :


di

M. V.;

di

s.

v.

colle

ima-

Nicol e d'altro

santo

vescovo. Questa chiesa lunga m. 12:50, larga 7:50; ha


un altare di legno la cui pala di buon pennello rappresenta
un miracolo del santo patrono.
Altra edicola trovasi menzionata negli atti della visita
pastorale del 1670, e questa sotto il titolo di s. Antonio
abbate.
Si hanno

memorie

questo villaggio presso

un

castello,

scritte,
la

che nel 1116

prementovata chiesa

esstesse
di

s.

e che tutt'i beni pertinenti all'abbale di

in

Michele
s.

Gri-


sogono

in

124

Nevidjane fossero

affiltali nel

1349 per 80 annui

ducati d'oro.
villici di Nevidjane la tradizione
Vige ancora presso
che un convento di monaci vi esistesse nei tempi andati, e
che del medesimo si ravvisino ancora gli avanzi.
i

Serie dei parochi di Nevidjane.


Filippo Tersich

paroco

nel

1587
1670

1681

Gregorio Burmelich
Gregorio Banovelich
Girolamo Banovich
Antonio Burmetich
Giovanni Cucin
Natale Kucina
Antonio Blagdan
Giovanni Baicich
Simeone Lovrovich

1695
1736
1771
1815
1843
1864
1869

Paini an.
villaggio

Il

di

Pasman

principale dell' isola,

il

cui

nome. E antichissimo non meno della


sua chiesa trovandosene memoria d'ambidue nel testamento
di Fosco Rettore di Zara, di data 3 aprile 429, con cui egli
perci diede anche

lasci

il

Pasmano una possessione

in

La primitiva chiesa,

infatti,

Tanno

assai rimota. S'ignora

alla

questo villaggio d'epoca

di

di

chiesa.

sua fondazione,

ma dame-

morie scritte si rileva essere stala consacrata dal santo vescovo Donato di Zara il d 7 agosto dell' 806. Sembra che
in origine non abbia esistito che la sola attuale cappella maggioro, la quale costituisce il presente presbiterio e che la nave
vi sia stata posteriormente aggiunta
dai villici, al principio
del secolo decimottavo. La lunghezza di tutto l'edifizio, compreso il prebisterio di m. 19, la larghezza di m. 6. E situata a qualche distanza dagli abitati colla fronte rivolta a
ponente, ed cinta tutta dintorno dal parochiale cimitero.
cinque altari, tutti di marmo, di cui il maggiore ornato
quattro

colonne,

titolare

della

chiesa,

dedicalo alla
i

laterali

Ha
di

Nativit di M. V. eh' la

alla

B. V. del Rosario, a

s.

Antonio, e a s. Simeone profeta, mentre nel 1670


erano intitolati all'Assunzione di M. V. alla B. V, del Carmine, ed alla Presentazione di M. V. Il campanile a torre,

Rocco, a

s.


tutto

pietra

di

125

levigala, di epoca

posteriore, essendo stalo


compiuto nei 1750 a spese dei villici. Ha questo due campane fuse a Venezia nel 1802 in onore dei Ss. Apostoli
Pietro e Paolo, le quali sono molto sonore per esservi stati

impiegali nella fusione molli voti d'argento, portali col dal


sacerdote Bartolomeo Collanovich, e dal villico Ghergo Magic,

che assistettero all'opera.

La casa canonica, ch'esisteva

nel 1760, sdruscila e cadente, fu riedificala sui fondamenti della vecchia nell'anno 184?.
Oltre la prefala chiesa parochiale esistono nel villaggio
le seguenti cappelle:
a.

La cappella

di

b.

La cappella

di

Eocco, eretta forse, per volo dai


villici durante la peste l'el 1631,
che dal 30 aprile al 12
settembre distrusse quasi tulio il villaggio, essendo morte in
questo periodo di tempo 466 persone, e rimaste superstiti
4 sole famiglie. Vi un solo aliare, dedicalo a s. Rocco.
dazione.

Ha un

La cappella
detto Otus al lido
litolare

s.

Marco

e?;,

di

s.

del

Antonio abbate in deserto,


mare; con tre altari, uno

le

nostre cronache che nei

stesse in questo villaggio un convento

1270

la

fon-

in

luogo

de'

quali

tempi esi-

prischi

Eremiti

di

memoria

in

di

s.

Paolo,

fosse stalo distrutto.

D' altra chiesa


del

ignorasi

consacrato, ed un altro a Maria Vergine.

Narrano
e che nel

cui

di

altare intitolato al patrone.

e.

al

s.

di

Pasman

1403, e questa dedicala

trovasi
s

Pietro ap. Di

scrittura

essa

non

esistono, per quanto sappiasi, neppur le traccio.

Un'altra cappella dovrebbe avervi esistito

epoca lontana facendosene menzione in testamento del 1392, con cui


Michelina de Matafaris ne ordinava l'erezione in onor di. s,
Nicol, colla spesa

Una

man

100

ducali d'oro.

terza ancora dovrebbe esistere nella punta di

intitolata

1448,

di

in

s,

Maria^ perch

meno che questa non

scritti del

cos ricordala in

siala suaccennata parochiale

Nativit di M. V.

della

Otto pie Confraternite eranvi nella parochia


alla

Pas-

fine

del

di

Pasman

1808; cio:

La confralerna del Ss. Sacramento con 72 fratelli,


e rendile di vino, olio ed elemosine;
omonima,
2. Quella di s. Marco, addetta alla cappella
ricordata in documento del 1739, con 28 fratelli, e rendite,
1.

come

sopra.


3.

Quella di

35 aggregati,

126

Rocco^

s.

annessa

forse nel tempo

isliUiila

con rendite corae sopra, accennata


4.

Quella

di

alla

5.

della peste

scrittura

in

Antonio abbate^

1631,
1670.

del

del

unita alla cappella

suo patrono, ricordata in documento del 1714, con


frati,

con

sua cappella,

del

86 con-

e rendite in danaro.
5.

Quella della B,

V, della Misericordia con

128 as-

e rendite in natura.

sociati
6.

Quella di

s.

Maina, cio

Assunta con

dell'

fratelli

45

e rendite d'olio e di biade.


7.

Quella della B.

V. del

rendite in natura; ricordata in

dite

8.

Quella di

di

vino e

di

La parodila
tanti,

s.

Simeone profeta^ con

olio,
di

Carmine^ con 58
atti del 1670.

accennata

Pasman che

34

confrati e

rendocumento del 1670.

in

socii e

1754 aveva 485

nel

ahi-,

adesso ne conta 776.

Serie dei parochi di Pasman.


Pr Andrea
Pr Giorgio
Marco Miloevich
Giovanni Gliubanovich

paroco

nel

Pietro Pedissich

Giorgio Gliubanovich

,,

Marco Gliubanovich

Gregorio Burich
Giorgio Bacchinich
Giovanni Bevilacqua
Colla scorta

dei

registri parochiali, che

1400
1478
1587
1678
1688
1737
1740
1815
1821
1869
hanno principio

1613, e dalla serie suddetta si viene a conoscere, cosa


non troppo comune, che pel periodo di 204 anni, dal 1664
cio sino al 1868, ebbero a succedersi nella parochia di Pasman soltanto sei parochi, T ultimo de' quali, che 1' ha ammini^
strata per 48 anni fu il canonico onorario della Basilica metropolitana di Zara Giorgio Bacchinich, test defunto, cui nel
1868 succedette T attuale Giovanni Bevilaqua, zaratino.
Fra i sacerdoti, eh' ebbero i natali a Pasman sono menzionati, Pr Andrea q.m Ribisin in documento del 1404,
Natale Stalicich del 1663, Simeoao Didov del 1713, Pietro
Pedissich del 1724, Michele Majerich del 1772. Giacomo
Pedissich del 1745.
dal

127

Fra le antiche famiglie di Pasman sono da noverarsi


Slojano del 1356, Marsich e Marlenich del 1393, Bachia,
Quarlich, Rancovich, Vilchanicli, Simonich, Gmazich, Radmanich, Gosdigna, Spingarolicli, e Franich, tulli del 1400,
Zernotich, Siiradich, Pribinicli,

Vidulich, e Boxichievich del


e
finalmente
1433,
Bacchinich del 1748.

Convento

Pasman

villaggio di

11

di s.

Pasman;

di

Domo

e chiesa di

s.

Boimo.

celebre pel convento e chiesa

dei minori osservanti

intorno a che riporteremo

fedelmente quanto scrisse lo storico minorila P. Donalo Fa~


bianich nel suo li volume a pa^ 53.

Mentre

Serafino d'Assisi inaugurava un'abitazione a


Zara, chiesto di l (Pasman) a recarvisi in persona, sped
il
Frale Florio, compagno di suo viaggio, il quale accolto
il

con grande giubilo, e donato

di

casa e di chiesa dalla piet

famiglia Clococea, vi fissa la dimora, forma la


prima famiglia, e vi muore in concetto di santa vita, lasciando ai successori e posteri l'eredit di sue virt monacali. Circa un secolo pi lardi, quando le vessazioni dei
nemici della cattolica fede costringevano gli evangelizzatori
della Vicaria bossinese a cercare rifugio su queste sponde,
la pia donna Pelegrina figlia
di casa Saladni, mossa
dalle
dell' illustre

loro indigenze, e dalla stima

che possedeva

Pasmano,

all'antica

1392)

vi sostitu (nel

ai

minoriti

di

abitazione un nuovo

cenobio, che giunse sino a noi conservato nella primitiva sua


forma.
jjQueslo cenobio e per

la

sua antichit e per

la

felice

sua postura ottenne rinomanza nella storia delle famiglie francescane. Ivi perenne memoria delle virt di Florio, il cui

nome n'
contorni

perpetuato nelle famiglie del villaggio, e de' suoi


ivi

padri delle provincie continentali convennero,

Marco da Bologna vicario generale, e


Bernardino da Fossa, a dare nuova forma di vita alle

sotto la presidenza
di

s.

di

famiglie esistenti nelle terre oltre l'Adriatico; ivi ebbe breve

dimora san Giacomo


l'et

si

tennero

Marche;
comizi

ivi

per ordinario da quel-

provinciali; le leggi

quivi

rammentati soggetti ebbero tanto valore, che Pio


volle fossero appuntino eseguite, e Paolo II, suo suces-

dettate
II

poi

in

dalle

sore,

dai

rispose

generale

di

risolutamente

Mantova, che ne

alle

lo

deliberazioni

del

Capitolo

informava: ,^Quod (Pasmani)

128

mature et laudabiliter factum est^ apostolica quoque anetoritate firmatum^ rescindi uut immutari eadem auctoritate
expressa non accedente^ et evidenti necessitate non impellente^ non convenit^^
^Le seguenti parole furono poste nell'anno decorso (1863)
sopra una lapide entro

chiostro, inlesa a perpetuare

il

il

nome

dei pii benefattori.

AVSTRIADVM
I
IMPERATORIS
FERDINANDI
ET
ANNAE
IMPERATRICIS
MARIAE
PIA
MUNIFICENTIA
.

RESTAVRATUM
MDCCCLXI
La chiesa

elegante e religiosa struttura deve insieme

convento il suo splendore alle cure del p. Lodovico Bencich, morto del 1848, la cui memoria vive benedetta fra
circonvicini abitanti. Dei cinque suoi altari, tre di bella forma
vari buoni quadri, de' quali s. Sebastiano,
e di fini marmi
san Girolamo, s. Francesco, la Vergine col bambino della
cappella interna, appaiono con finitezza lavorali. Di nessun
valore i vecchi sepolcrali
uno di marmo squisito, incavato
nel lastrico a perenne ricordo di uomo, che a Zara, sua paal

tria,

lasci

monumento nobilissimo delTarte sua:

JOSEPHO

SALGHETTO DRIOLIO
DOMO JADERA
.

RELIGIOSO
INDVSTRIO
FRVGI
POLITIOREM
MORVM ELEGANTIAM
CARO
OMNIBVS
.

GB

QVl

ACERBITATE
DIVTVRNI
MORBI
PATIENTISSIME
TOLLERATA
.

OBIIT
IMMATVRVS
XLVIII
M
MDCCCXXII
AET
.

AN

II

BASSANIA
JOSEPHINA
BENEVOLENTISSIMO
CONJVGI
.

DE

SE

FILIOLIS
DVOBVS
DE
MERITO
OPTIME
.

AETERNVM

MONVMENTVM
ANIMI
GRATIQVi:
AMORIS
DOLENS
INSOLABILITER
CVRAVIT
PONI
.


cenobio

,^11

anni un

129

Pasman ebbe

di

valente suo

figlio, a

vincia di san Girolamo

cui

devono

vantare

questi ultimi

in

presenti alunni della prola loro educazione, e quella


i

che qua e l non isterilita si vede. Era questi il


p. Costantino Boxich^ nato di Pasmano". Studi egli a Zara,
a Perugia, a Roma; insegn nel convento di Zara; fu Ire
coltura,

volle Provinciale;

scrisse opere

di svariata
erudizione; fu
banditore della divina parola negli idioma italiano e slavo;
quest' uomo chiaro per sapere e per meriti mor qui in Zara
al 9 d'aprile 1861, assistilo da bella corona de' suoi
confratelli, da lui educali, ed ammessi all'abito."

Tkon.
Verso l'estremit orientale

dell'isola

Pasman, nel
ZaravecTkon^ chea

pittoresco e delizioso canale di Zara, dirimpetto a


chia, l'antica

Belgrado,

trova

si

villaggio di

il

guisa di anfiteatro distendasi su di un colle

ameno

dalla parte

1391 denominalo Tconitm^ ed


Ticonum. E parochia, da quando, non

del mare. In scrittura del


in

altra

del

1433

consta; uaajii^le pi popolate delle diocesi, avendo


bitanti.

Negli

atti

della

1517

sacra visita del

607 a-

trovasi cenno

de' suoi parochi.

La sua chiesa parochiale, della cui fondazione non havvi


memoria, ma che per la struttura e pel suo stile deesi attribuire alla prima met del secolo decimottavo, stata consacrata dall'arcivescovo Zmajevich il di 8 luglio 1742, come
si legge nella lapide
marmorea, esistente nella parete della
cappella maggiore dal lato dell'epistola:
PRISLl

VISKO

POSVETI

Vili

MDCCXLII
BI

PETAR

GN

ZADARSKI

OVU

ZMAJEVICH

ARKIB

NA

PRIPOSNI

CRIKVU

LVJA
.

PAROCHIAN
.

PLETICOSSICH

130

Questa chiesa ia pi bella


dell' arcidiocesi

pestri

costrutta

divise

si

Tommaso

lunga m. 26, larga 11.


da dieci colonne di pietra.

di

ap.,

marmo
s.

Il

carrarese, rappresentanti

Simeone

profeta, la

Fede e

gli
s.

dedicati

tre,

Rosario, ed

alla

all'ap.

s.

Tommaso,

Santa Croce, ossia

al

chiesa torreggia un alto campanile con sei


Dell' antica

1714 dell'arcivescovo
che

quell'anno,

di

la

Zmajevich

consacrazione

sua

novembre, e che aveva

tre

soli

Speranza.

la

s.

alla

Tommaso,

s.

epoca rimota, leggesi negli

dai villici in

del

chiesa

preesislita

atti

edificata

sacra visita

di

ch'era

crollante

in

19

di

celebravasi

altari,

patrono

il

Girolamo belli
Vergine del
Suffragio. Presso la
armoniose campane.

Bellissimo pure l'aitar laterale del dottor


altri

cam-

chiese

le altre

maggiore dedicalo alla B. V. vidistingue per finitezza di marmi, e di lavoro, ed ha

quattro statue
s.

navate,

tre

altari l'adornano.

Cinque
sitata,

Zara.

di

di tutte

ai

intitolati

s.

Tom-

maso, alla Nativit di M. V. e a s. Girolamo, ed oltre a


ci che aveva il suo campanile alla romana con due campane.
Oltre la chiesa parochiale sopra descritta vi sono nella
parochia
a. La cappella di s. Antonio abbate fatta erigere dietro
disposizione testamentaria da don Antonio Plaskovich nel
1672, il cui primo rettore don Girolamo Pleticossich fu eletto il di 22 novembre dell'anno stesso dal paroco locale,
e dal vicario del convento dei Ss. Cosmo e Damiano. Ha
questa chiesa un solo altare, di marmo, che fu acquistato
:

dalla

fabbriceria

Zara per

collegiata

di

s.

Simeone

150. Era T antico altare della B. V. del

fior.

Simeone nel 1808


chiesa di s. Domenico.

sario, portato

gine dalla

chiesa

della

in

s.

colla statua

della

di

RoVer-

La cappella del Calvario^ situala su d' una collina, e


dedicata alla B. V. Addolorata, con un altare di marmo. Fu
6.

eretta alla

fine

Quattro

del secolo

erano

le

passato.

pie

confraternite

di

questa

parochia

nel 1808, cio:


1.
telli

La

confraternita

di

s,

Tommaso

ap. con

e rendile di campagna, colle quali facevano

120

fra-

fronte alle

occorrenze della chiesa. Della medesima cenno in atti del


1670.
2. La confraternita del Ss, Sacramento^ con 151 confratelli senza rendite, ma sostenuta dalle elemosine. E ricordata in documenti del 1670.

3.
frali

La confralenia

131

della

B.

Addolorata con 40 con-

V.

e rendile in danaro.

La confralernila d s. Antonio abbate con 24


e con rendite di terreni, da essi coltivali.

con-

4.
frati

Di queste no sussistono tre, ma senza approvazione.


Esistevano inoltre in questa parochia una rispettabile
Congregazione religiosa intitolata dello Sprito Santo^ alla
quale erano aggregali tult' Presbiteri delT isolarlo zaratino.
i

Di essa

cenno

scrittura

in

del

1738.

Aveva

speciale di suffragare le anime dei confratelli


funti

con preghiere speciali e

sacrifizii.

per

de-

Si riuniva una volta

all'anno in quella parochia. dove aveva domicilio


il

iscopo

sacerdoti

quale a proprie spese dava loro una frugale

Decano,

il

refezione, e

prescrtte determinate sacre funzioni.

Questa utile pia e commendevole associazione fin di esistere nel 1808.


La parochia di Tkon, che aveva 375 anime nel 1754,
al presente ne ha 607.
celebrava

le

Serie dei parochi di Tkon.

,5

,^

Martin Budacovich

,,

Girolamo Pleticossich

Pietro Pleticossich

Nicol Collanovich

,,

1517
1587
1655
1681
1714
1760
1815

,,

1821

,,

,j

1840
1844
1848
1863
1869
1873

Giorgio Pribilich

paroco

Giorgio Bogdanovich

Bartolomeo Majerich

Simeone Czalovich
Marco Zvillanovich
Matteo Ostoich
Luigi Klobuczar
Domenico Smirich
Felice Bakija
Stefano Banov

nel

y,

,9

Fra i sacerdoti^ nativi di Tkon, si annoverano Antonio


Plaskovich del 1670, Bartolomeo Poropatich del 1715, Giorgio
Pedercich del 1717, Simeone Czalovic del 1738, Tommaso
Lucacich del 1748, Antonio Pribilovich, e Michele Falascovich del 1764.
Delle

antiche

famiglie

Irovansi

Ussanich del 1405,


Postolorovich del 1445.

del

1390,

gli

Ligalich

in

scrittura

Juranich, Prodanich,


Il

villaggio

suo chiostro

di

illustre

Benedettini, edifizii,
abitatori.

Tkon ebbe rinomanza


ed
che

antico e per la
tuttora

Giover pertanto

Convento

132

il

Ss.

andati pel

bench vuolf

sussistono

tesserne

e chiesa dei

ne' tempi

sua chiesa dei Padri


la

di

storia.

Cosma

Damiano

dei P.P. Benedettini di Tkon.

Su

di

un

alto

che

colle,

sovrasta

alla

villa

di

Tkon,

sorge un antico convento, vuoto d'abitatori. Questo monumento claustrale, che trae la sua origine dai primi anni del
monachismo occidentale, e che dicesi fondato Tanno 918,
apparteneva all' illustre ordine benedettino. De' suoi fasti antichi nulla si sa, non avendoci lasciata memoria gli avi nododecimo. Allorch dalla
flotta veneta, capitanata dal Doge Domenico Micheli fu 1' anno
1126 distrutta Belgrado (Zaravecchia). l'abbate ed i monaci
benedettini del celebre chiostro di s. Giovanni ev., il quale
stri

sino al

aveva subita

principio

del

secolo

f istessa sorte

di

nelle rive opposte, in quest'isola

quella citt,

rifuggarono

si

cio di Pasman,

in

un castello,

presso cui eravi una chiesa, dedicata ai Ss. mm. Cosmo e


Damiano, loro donata nel 1076 con tutte le sue pertinenze
dal

vescovo

di

Belgrado

Prestanzio,

che

aveva

allora

su

quelF isola giurisdizione. Collocatisi col come meglio potettero,

incominciarono anche ad officiar quella chiesa, e perch ne


veniva contrastato il possesso, implorarono ed ottennero nel
1129 la conferma di Micha vescovo di Zara, alla cui spirituale giurisdizione

era stata assoggettata

belgradense. Entrati cos

la

Monaci benedettini

estinta
di

s.

diocesi

Giovanni

Belgrado nel reale possesso della detta chiesa di Ss. Cosmo e Damiano di Tkon, e delle sue pertinenze e adjacenze,
ivi il proprio
convento, e vi posero domisi fabbricarono
cilio, conservando nel tempo
stesso la propriet e il possesso di tutli i beni, diritti e privilegi eh' erano inerenti al prefatto cenobio di s. Giovanni. Allora fu che, abbandonata anche l'antica denominazione, assunsero quella di Padri Benedettini del monastero di Ss. Cosma e Damiano di Tkon. Fu
in quel tempo che questo cenobio e dai Romani Pontefici e
dai Re d'Ungheria di amplissimi privilegi, e d'immunit venne
di

primo posto il privilegio di Stefano


111 re d'Ungheria del 1160, col quale non solo vennero confermati i precedenti, ma fu loro benanco concessa facolt di pr-

arricchito, tra

quali tiene

il

133

nuncar sentenza contro quelli che avessero

seguilo preso

in

domicilio nei villaggi a loro soggetti. In secondo luogo sono


d'annoverarsi i diplomi di Bela III del 1188, d'Emerico

1200,

del

Andrea

e di

d'Innocenzo
meglio confermati
bolle

la

duca

Dalmazia; e finalmente le
d'Innocenzo VI, colle quali furono

III

di

premessi privilegi regali, ed

assicurata

propriet dei loro beni. Per

tutto ci divenne in breve


convento celeberrimo ed opulento, talch il nostro
arcidiacono Ponte nei suoi fasti della chiesa jadertina non
dubit di asserire, che a' quei tempi 36 villaggi erano soggetti alla giurisdizione dell'abbate benedettino
di Tkon, il
quale n'era pure il giudice civile ordinario.

questo

Nella prima met del secolo decimoquarto tanto


che il convento ed il castello furono intieramente

non

Sembra

sa per quale disastro.

si

1346 per

forza di

ci

chiesa,

la

distrutti,

avvenuto

sia

nel

tempio ed il chiostro furono


per riedificati nel 1369 dai monaci per cura di Fra Pietro
da Zara, cappellano del pontefice Urbano V, e poscia abbate
di questo convento. Ne fa testimonianza l'iscrizione scolpila
in

guerra.

caratteri regolari

orientale.,

semigotici

laterale della chiesa

>I<

muro,

nel

infissa

Il

lapide

sopra

esistente

tuttavia

marmo

di
la

quale del seguente tenore

la

d'una

su

porta

AD FVTVRORVM
NOVE CONSTRVCTIONIS
REI MEMORIAM POST DESTRVCTIONEM INFRASCRIPTORVM
LOCI ET ECCLESIAE SANCTORVM COSME ET DAMIANI
EVPREPII
MAKTIRVM
ET
ET
FRATRVM
ARTEMII
FVNDAMENTO
ET A
REHEDIFICATVR
CONSTRVITVR
BEATISSIME
VIRGINIS EJVS
AD
LAVDEM DEI ET
DICTORVMQVE
SANCTORVM
PER
MARTE
MATRIS
ET APOSTOLICA
DE JADRA DEI
FRATREM PETRVM
GRATIA HVMILEM ABBATEM DICTI LOCI CAPELLANVMINSTANTI ANNO A
QVE DOMINI PAPE INFRASCRIPTI

HOC

OPUS

NONO

PROVIDENTIA

EJVSDEM

VII

PAPA
.

QVINTO

CCC

SEXAGESIMO

JVNII
QVARTO
DIVINA
URBANO
ANNO
PontificatUS

DIE

DOMINO

MILLESIMO

SEPTIMA

PAPATVI
.

SALVATORIS

INDICTIONE

PRESIDENTE

NATIVITATE


Nel 1418
fronte

compiuto T

fu intieramente

come apparisce

dalla

della chiesa

edifizio

seguente iscrizione esistente

nella

sua

HAEC ECCLESIA FVIT COMPLETA MCCCCXVIII TEMPORE


FRANCISCI MARIPETRO
D
PRIORIS
IN
REVEREND
COSMAE
BEATISSIMORVM
ET
DAMIANI
HONOREM
D
M
.

il

134

Cos pure nell'anno stesso 1418 fu compiuto il chiostro,


quale a que' tempi era abitato da dodici monaci. Ma com-

mendata

che

secolari

chierici
si

fu

quest'abbazia

secondo

Vescovi,

ai

l'uso

prelati,

ai

quell'epoca, gli

di

ridussero a sei. e negli ultimi anni a soli Ire,

o a

abitatori

quali of-

la chiesa
in lingua
letterale illirica, appartenendo
Congregazione
illirica, ch'era alTatlo indipendente. Ed
essi alla
che
ne
sia.
una prova
sopra l'uscio del refettorio scritto in
carattere glagolitico, quanto segue

ficiavano

MDXVII

APRILA

NA

BOGDANIC
Ecco
di

la

DAN

XXVIII

SKOLVDRI

PRIVR

VCINI

descrizione che l'arcivescovo

questa chiesa e convento

al

TO

ANTON

Caraman ne fece

Pontefice nella sua relazione

1754: Agris inter tot tantaque bella ammissis^ Monachorum mensa pauper\ Commendatarius nequidem in triente.
Divina officia rite peragunt^ Choro intersunt^ Missam Conventualem pr henefactoribus applicant. Sacra supellex non
del

Refectorium commune et friigi; saluhris aer : sex inter duo tantum juvenes.
Negli ultimi tempi il convento era quasi intieramente
distrutto, la sola chiesa in piedi. Mancava l'aitar maggiore;
mentre esistevano i due laterali. Il bel campanile a torre

deest.

quadrala era scoperto, ed atterrato il piano superiore perch


minacciava crollo. Questi ed altri simili guasti manifestaronsi

dopoch
beni e gli stabili passarono nel e. r. Demanio, il
che fu dopo la morte dell'ultimo abate commendatario Antonio Caraman, avvenuta nel 1808. E il convento e la chiesa
sarebbero totalmente crollati, se non vi fosse stata la tenera
piet del vecchio sacerdote don Pietro Plelicossich, unico
3uperstile monaco benedettino, pensionato, morto nel 1849,
i


il

acquist dai

quale

per quanto

Demanio

r.

l'uno

e l'altra,

li

sue forze glielo permettevano, li teconcio e colmo, e vi andava a celebrare la messa

rislaur

neva

e.

135

in

ogni festa.

le

Ma dopo

morte ritorn

convento nel
massimo disordine, l'appartamento abbaziale rimase scoperto,
restante malconcio, e guasta la cisterna. Per le solerti
il
cure deir attuale paroco Stefano Banov furono di nuovo ristaurati ambidue questi sacri edifzii l'anno 1877. Supplic egli
ed ottenne graziosamente dalla munificenza dell' augustissimo
Imperatore Francesco Giuseppe I, e della Imperatrice Maria

Anna
IX

la

di

lui

necessario, e dalla

l'importo

arredi sacri corrispondenti,

gli

trebbe adesso

essere abitato

scrizione latina ricorda

due questi

ed

carit

il

dell'immortale Pio

dimodoch
officiata

chiesa.

la

poUna i-

chiostro

il

fatto.

il

sono circondati dal muro dell'antico castello, edificato in origine per tutela e difesa. Vi
si entra dalla parte di ostro per una porta,
fornita d'alcuni
gradini, sopra la quale v' scolpito uno stemma, il quale ha
nello scudo tre fascio verticali con una croce frammezzo, e
cappello vescovile di sopra. Dal lato destro se ne scorge
un'altro, egualmente guarnito, avente nello scudo un leone
in piedi, attraversato da una fascia obliqua
e a dritta di
questo v'e n' un terzo con un leone in piedi nello scudo,
Tutti

edifizii

e con

un infula al di sopra.
Frammezzo alle due finestre arcuate a sesto acuto, le quali
prospettano una terrazza a levante, scolpito un pastorale,
contornato da un serpe. Fuori della porta minore della chiesa,
da ostro, v' una corticella, fabbricata a modo di chiostro,
sopra l'uscio della quale si legge scolpito sul marmo quanto
colle

iniziali

segue:

MONASTERIVM HOC REPARATVM FVIT MATHEO CARAMAN


ABBATE DICTI MONASTERII NVNC ETIAM ARCHIEPISCOPO
MDCCXVI
SALVTIS
JAD
ANNO
.

Sul timpano della porta sotto codesta iscrizione inciso


lo stemma dell'arcivescovo Caramon, avente nello scudo una
mano che impugna un ramo di fiori, sormontato da una stella.

Sopra

la

porta maggiore della chiesa scolpito un pa-

storale, insegna

Tra
colo

gli

dell'abbazia.

arredi sacri conservavasi sino alla fine del se-

passato un

pastorale

d'avorio, di

lavoro

ammirevole.


Aveva
gli

di

Non mancava

di

raccolsero

e forestieri

nostrani

storici

questo convento un celebre archivio, con


ulta antichit ed importanza, dalle quali

inoltre

molte pergamene

136

biblioteca, ed

il

copiose notizie.
defunto paroco Bacchinich

pergamena,
documenti

possedeva un bel messale glagolitico

in

scritto, ornato di variopinte figure, ed

altri

in

scritti

gotico,

quali appartenevano

manoantichi,

convento.

al

Riporteremo ora per notizia gli abbati che presiedettero


questo Cenobio dall' epoca, che fecero passaggio da quello di
s. Giovanni di Belgrado.

Serie degli abbati di Ss.


abbate

Domenico
Milza

di

Ss.

Cosma

>5

7?

77

99

V)

57

79

77

73

'):>

??

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77

59

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77

77

77

77

77

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77

77

75

55

Luverso
99
7?
Federico de Zorz i, nobil e zai atino
j^

Intorno

miano

fu

alla

59

75

77

77

Commenda,

in

monaci

si

75

77

77

75

77

77

55

7?

59

77

77

77

75

qual epoca l'abbazia

convertila

secolari, a cui

77

77

di

1129
1146
1175
1187
99
1217
59
1222
1282
1290
1292
55
1308
55
1323
1343
1358
59
1369
1374
1392
1397
1398
Cosmo e Danel
77

77

77

Michele
w
Vito Subich

Damiano

Damiano

TI

Roberto
Jacopo Conajo
Giovanni II
Paolo
J?
Giovanni lU
Luca
>
Martino
v^
Gregorio
r
Pietro II

anche di Rogovo.

detti

Giovanni
Niceforo
Ottone

Cosma

?7

Ss.

e consegnala a

chierici

assoggettarono.

Serie degli abbati commendatari di TkoU;


detti

anche di Rogovo.

Pr Federico de Georgiis, nobile


abbate

di

di

Zara,

Rogovo

Francesco Malipiero, eletto abbate dalla s.


Sede, il quale fu poscia nel 1431 arcivescovo di Spalalo

nel

1400

a.

1418

137

Pietro Foscari primicerio di

s.

Marco

di

Ven.

Antonio Diedo
Jacopo Vordio
Montemerlo de Monteriaco
Secondo Montemerlo
Nicol Brenl

di

1467
1502
1525
1558
1586
1601
1625
1653
1696
1730
1740
1766

a.
,^

^^

,,
,5

Parma

,^

Brancio, vescovo di Sarsina

Stefano Gral^di

Girolamo Sorini

Giorgio Gorgiceo di Spalato

Matteo Caraman, arcivescovo di Zara


,,
Antonio Caraman, nipote dei precedente

Morto il quale nel d 26 dicembre 1808, pass questa


pngue abbazia in seno del e. r. Demanio, che ne prese possesso l'anno successivo 1809. La chiesa e il chiostro furono in seguito venduti al sacerdote don Pietro Pleticossich,
fu

monaco benedettino,

che,

come sopra

si

disse,

li

ristaur

in parte.

L'anno 1657 i beni dell'abbaza furono


l'abbate commendatario per 300 ducati annui.
Tanto il Lucio che il Ponte ci lasciarono
nel

castello

di

Tkon

metropolitana, ed
nel

1202

fu

altri

si

affittati

scritto,

rifuggiarono cinque canonici

dal-

che
della

cospicui personaggi di Zara, allorch

questa dai fondamenti atterrata.

Vergada.
L'ultima isola

dell'

arcidiocesi dalla parte di sclocco

Vergada^ distante da Zara miglia 25. Appellavasi anticamente Lumhricata^ da un verme {lumhricus\ che in copiosa
quantit si trova nelle sue campagne. In seguito ebbe il nome
di Vergada^ e tale trovasi denominata in scrittura del 1430.

Ha

in circonferenza

vino, olio e poco

mazia nel 1409

circa dieci miglia, e

grano.

suoi prodotti sono

Nell'acquisto che fece della

Dal-^

Repubblica Veneta, questa fu una di quelle


isole su cui estese assoluto dominio la Serenissima, che poi
nel 1430 la diede in affittanza al patrizio zaralino Nicol de
Sloradis. Pi tardi, cio nel 1479 l'accord in feudo a Giacomo Farina, e poscia alla nobile e benemerita famiglia Clococea di Zara, che la tenne sino al 26 Maggio 1673; dopo
di
ai

la

che fu dalla stessa Repubblica donata in feudo ereditario


nobiluomini Nicol e Francesco Damiani nel 1682 per

138

ricompensa degli utili servigi prestati al Governo. Questa


famiglia, che sussiste tuttavia in Zara, assunse col tempo il
titolo del feudo, e cominci appellarsi Damiani de Vergada.
La villa di Vergada trovasi menzionata col titolo di
parodila

in

sacre

delle

atti

visite

1587

dal

in

poi.

cappellania esposta, dipendente da Pakoscane sotto

il

Ora

Deca-

nato di Zaravecchia.

La sua chiesa principale posta sopra un colle, che


domina tutto il villaggio. Per quanto dicesi, dovrebbe essere stata eretta nel decimosesto secolo. Ha la forma d'un
quadrilatero, lungo m 21. largo m. 7:50. La cappella maggiore

La

rotonda,

accenna

ed

sua fronte rivolta

nit,

consacrato

cui

tabernacolo sono

lonne

di

di

fini

ad un'et,

principale,

l'aitar

marmi

di

vicina.
Ss. Tri-

mensa e
lavoro. Le cocui

cotesto altare, che poc'anzi erano di legno dorato,

V. del Rosario,

dicato alla B.
di

marmo con

la

solita

pale di non

marmo,

a merito

il

villici,

altari,

secondo

comune

al

pennello.

dell' attuale

ed in parte
il
primo de-

Suffragio
11

ambi

campanile ha

forma con due campane.

Oltre la chiesa prefata

di

pi

alla

la

squisito

suo cappellano, ed a spese, in parte dei


del fondo ecclesiastico. Vi sono altri due

titolo

noi

maistro; intitolata

e sdruscite. ora sono anche di

il

di

s.

Andrea

ve ne sono

due.

altre

ap. eh' assai antica,

sotto

avendo servito

chiesa parochiale prima che fosse stata eretta

questa l'aliar maggiore

Una

quella

della

Andrea, ed altro
campanile in fronte con
il
intitolato alla B. V. Immacolata
due campane, ed il cimitero antico comunale che serve oggid come per l' addietro. L'altra una cappella delia Presentazione di M. F. di privata ragione.
Ss. Trinit: ha

di s.

La presente casa canonica ch'esisteva ancor nel 1670,


oggid inservibile; imminente la costruzione d'una nuova
a

spese del fondo ecclesiastico.


Quattro

fraternite di
1.

erano,

al

principio

di

questo secolo,

le

con-

Vergada, cio:

Quella della Ss.

Irinit con 31

confratelli e

poche

rendite.
2.

Quella della B. V, del Rosario con

24

fratelli

e con

rendite in elemosine.

Quella del Suffragio con 48 aggregati, che con elemosine contribuivano al suo mantenimento.
3.


Quella

4.

rendite

di

s,

139

Andrea

ap,

con 23 aggregali,

senza

sorla.

di

sono state soppresse nel 1808. Quella


per del Ss. Rosario venne ristabilita nel 1872 dall' attuale
Tutte

cappellano.

quattro

Nella chiesa

di

s.

Andrea esisteva

nel

1670

la

confraternita del Ss.rno Sacramento, formalmente eretta.

Questa villa conta


1754 ne aveva 228.

al

390 anime, menlre

presente

nel

Serie dei parochi e dei cappellani di Vergada.


Giovanni Bogdanich
Filippo Dunicich
Giacomo Torich

paroco

nel

Michele Billich
Michele Torich

,,

Nicol CoUanovich

,^

,y

5,

Giovanni Torich
Martino Michich
Giuseppe Torich
Martino Michich
Antonio Torich
Martino Michich
Giovanni Sablich

Simeone Maletich
Giovanni Kerpelich
Matteo Ostoich
Simeone Barani

,^

cappellano

,,

,5

1587
1670
1674
1714
1727
1737
1762
1815
1821
1822
1830
1840
1844
1848
1851
1852
1863
1864
1872

Antonio Grasso
,,
,,
Simeone Torich

Fra i sacerdoti ch'ebbero origine a Vergada sono annoverati i seguenti: Nicol Carpetich in scrittura del 1678,
Giacomo, Simeone ed altro Simeone Torich in scritture del
1768, 1740 e 1773, Matteo Draskovich del 1756.
Esisteva in questa parochia nei prischi tempi un convento

m.

di

Eremiti

quali

di

s.

Paolo con chiesa dedicata a

furono soppressi nel 1411.

s.

Giorgio

PAROCEIE LITORALI.

Pakocane

villaggio di

11

ed

il

mare

Pahoscane

nel canal

di

Zara,

posto ira
al

lago di Vrflna

il

confine

della

Diocesi

di

dominazione ungarica Fakosene s'appellava. Sotto i Veneti era feudo della nobile famiglia zaratina Carnaruti, che da essi T ottenne pei meriti acquistatisi
verso la Repubblica. Era parochia nel 1579, trovandosi il
suo paroco annoveralo tra i presenti nel sinodo diocesano
celebralo dall' arcivescovo Natale Venier. E pure oggid parochia sotto il Decano di Zaraveccha con 641 abitanti. Ne
aveva 400 nel 1754.
La chiesa parochiale di Pakoscane, resa inservibile per
la sua vetust, fu riedificata nel 1654 dal paroco
Giovanni
Sebenico.

Sotto

consacrata

Scilich,

Zmajevich.
giore

la

intitolata

dedicato

mento. Gli

li

all'

patrono

al

altri

1715 dall'arcivescovo
arcangelo s. Michele. L' aitar mag-

12 Maggio
ha

il

tabernacolo del Ss. Sacra-

tre altari laterali portano

il

titolo

di s.

Rocco,

V. del Rosario e di s. Maria Maddalena.


Ha oltracci una cappella in onor di s. Rocco con l'aliar del titolare, eretta nel secolo decimollavo dai villici, forse
per voto in tempo di pestilenza.
Dirimpetto alla villa a piccola distanza sorge un' isoletla,
appellata 5. Giustina da una edicola intitolata alla santa con
della B.

rottami di

durante

Ha un

le

case,

ove

si

rifuggiarono

turchesche escursioni. L^ edicola fu

solo

altare

intitolalo

all'inclita

Pakoscane
eretta nel 1670.

vllici

di

martire e patrona,

quale era di juspatronato della famiglia Punossevich.

Ha

il

din-


torno

il

141 --

cimitero comunale, che fu benedetto nel 1671

dal-

con una campana.


Sei confraternite aveva questa parochia al principio del
secolo, ed erano:

l'arcivescovo Parzago.

1.

II

quali

coli'

al solilo

Michele are. con 40


elemosine facevano fronle alle spese

La confraternita

confratelli,

campanile

del

litolare

s.

del cullo.

La confraternita del Ss. Rosario con 36


che sostenevano con questue le spese per T esequie
2.

dei

con-

defunti.

fratelli

3.

come

associati,

Quella di

s.

Antonio con 28

socii,

e con elemosine

sopra.
4.

Quella della B.

V. del

Carmine con 24

confrati ed

elemosine pei bisogni della pia compagnia.


5. Quella di s. Rocco con 32 confratelli ecc. come sopra.
6. Quella di s. Giustina nella sua cappella in isola con

22

fratelli

senza rendite.

Serie dei paro chi di Pakosane.

Pietro Cazija

Giovanni Vulin

Simeone Rado

1579
1640
1670
1681
1694
1727
1762
1815
1840

5^

??

1851

?5

?^

5^

N. N.

paroco

nel

Simeone Draganich

Matteo Stojanovich

Nicol Kerpetich
,^
Giovanni Scilich

Nicol Gljubanovich par. evie.

Grisogono Sokota,
canonico

for.

insignito

della croce d'oro

rona,

,^

con co-

onorario,

ora Pievano paroco

di

Simeone.
Alessandro Servadei
Felice Bakija

s.

1874
1875

Zaravecchia.
Lungi diciotto miglia da Zara a levante, sulle rive
del mare situata Zaravecchia l' antica Blandona de' Romani. Era in anlico tempo citt non piccola, d'ogni intorno
ricinta di mura, e da alte e ben guernite torri proletta e di.^

142

Venne distrutta dai barbari


641 l'eccidio di Salona, molli

fesa.

nel

Successo

nel VII secolo.


de'

suoi profughi scelsero

meglio
vi si stanziarono imponendole il nome di Jadria (volg. Zara)
Jadro, che scorreva intorno alla
in memoria del fiumicello
distrutta lor patria. Occupata nelTVIII secolo dagli SlaviCroati perdette il nome latino di Blandona. ed anche quello
di Jadra, ed assunse quello di Bielograd, Biograd, latino Belgradum. Tolta poi agli Slavi dai Veneti (1115), Ordelaffo
per loro sede

rovine

le

di

Blandona, e ristauratala

alla

mura dalla parte di mare. Presa


dagli Ungari assunse il nomed'^/a. e poscia i'Alhamaris
ed anche Alba maritima^ per distinguersi da altre citt unFalier

spogli

la

di

sue

denominazione. Fu dessa la residenza reale


quali la ristaurarono
di Colomanno e di Stefano suo figlio,
in
essa
incoronarono
s'
ambidue col titolo
e rabbellirono, ed
di re d'Ungheria e di Dalmazia. Debellata infine e smantellata dal Doge Veneto Michieli, cess d'essere citt, non risorse pili, e divenne un villaggio di pochi abitanti, e di poca
gheresi di tale

importanza. Ripigli allora

nome

il

primiero

di

Jadra (Zara)

ed aggiuntovi l'epiteto di vecchia


per dimostrare lo stato rovinoso in cui era ridotta questa
una volta florida citt incominci a denominarsi Zaravecchia,
ed in slavo Starigrad^ eh' quanto dire citt vecchia, ed
anche Biograd^ che vuol dire citt d una volta. /
impostole dai Salonitani,

Quando avesse dato


dubbio

nome

il

per ch'essendo slata

una

Cristo non consta.


citt

ragguardevole

tempo dell'impero, n troppo distante da Zara, quegli


apostoli,

che predicarono

pure a quei di

la

Fu

fede

ai

Non
al

stessi

Zaratini T abbiano fatto

nei

primi tempi soggetta alla

giurisdizione ecclesiastica di Zara

sino all'ottavo secolo, in

cui

venuta

in

Blandona.
potere

dei

Croati

fu

sottoposta

al

vescovo

croatino di Nona. Inseguito divenne sede vescovile, e


tiene che

il

si

ri-

fondatore del suo vescovato sia stato Cresimiro

Dalmazia e Croazia, il quale ivi erasi ritiralo per


fuggire i rigori dell' inverno. Volendo egli dar lustro e splendore alla nuova sua residenza pens che non potea farlo
meglio che coli' innalzarla a sede vescovile. E se gliene offerse anche propizia l'occasione per mandare ad effetto il
suo divisamenlo. Prese motivo, infatti, dalla soverchia estensione delia diocesi croatina di Nuna, che comprendeva tulli
colla
gli slavi della Dalmazia, per islaccarne una porzione,
quale e colf isola di Pasman, che tolse al vescovato di Zara,

IV, re

di

143

form il nuovo vescovato di Belgrado;, donde ne venne che


vescovato jadrense fin d'allora venne diminuito nel suo teril
ritorio, come ce lo conferma l'arcidiacono Tommaso, ove
Episcopatiis Jadreisis non magnani habuit parocldam
propter vicinitatem Nonensis et Belgradensis Episcopatus.
In tal guisa il Vescovato di Belgrado \g\\\\q fondato intorno
dice

1050,

ull'anno

rimpetto alla
altri

sua

colla

ma ben

menti,

lo

varii

dall'isola

scogli a

Pasman posta

di

lei vicini,

e di

di-

parecchi

borea della medesima. Che la santa Sede


autorit confermato e corroborato l' atto

del

istituzione

della

di

citt,

villaggi posti

avesse

costituito

si

nuovo

vescovato non consta da docudeduce dall'atto di presenza diMainardo

Legalo Pontificio, speditovi dal Papa Nicol II nel 1059, e


dal contemporaneo intervento del metropolita di Spalato e di
tutt'i vescovi provinciali Fondato sotto cos splendidi auspici
il
Vescovato di Belgrado pareva avesse a perdurare a lungo,
ma invece neppur un secolo stette in piedi, che per le vicende politiche s' eslinse ben presto, come vedremo. In questo
periodo di sua esistenza ebbe otto vescovi, dei quali narreremo ora le virt e le gesta.

Vescovi di Belgrado.
1. a.

1059. Teodosio

/,

primo

vescovo

sua origine, e degl'inizii del

di

Belgrado.

Nulla

suo vescovato. Lo

si

sa

si

trova menzionalo, ed anche sottoscritto qual testimonio

di

col tilolo
di

di

vescovo belgradense

quest'epoca.

virt,

egli

Coli'

ardente

in

parecchi

monumenti

suo zelo, colle egregie

e colle preclare sue gesta inizi la

che per accrescere lustro e splendore

sue

nuova sede. Fu
alla

sua chiesa,

famoso monastero e
benela magnifica chiesa di s. Giovanni ev. pei monaci
slavi.
cui
stava
dettini
Cresimiro infatti, a
grandemente a
cuore l'esaltamento della nuova diocesi belgradense, da
lui fondata, si prest di buon animo per soddisfare ai desideri di Teodosio. Prima per di accingersi all'opra, chiam
dal convento dei benedettini di Zuri frate Andrea^ uomo
persuase

fornito

di

re Cresimiro a fondare

il

singolare virt

il

e prudenza, e destinato

il

sito

convento e della chiesa da erigersi, gli commise l'incarico di edificarli a tutte sue vSpose, non senza
raccomandargli di fare in modo che gli edifizii riuscire
dovessero pienamente adatti allo scopo, a cui erano dee r area

del


slinali.
i

Verso

la

fine

deJl'

vescovi provinciali con

144

opera fece a s venire non solo


alla

lesta

il

nielropolila

di

Spa-

ma

ancora alcuni magnali, e Mainardo abbate benedettino, che in quell'anno 1059 fungeva in Dalmazia per ordine di Nicol II l'incarico di legato apostolico. Dinanzi a codesta augusta
assemblea fece dono
lalo

Lorenzo,

solenne

monaci

ai

del

monastero

e del tempio, cui volle

fossero dedicati all'apostolo ed evangelista


presieduti e governati dal
fu istituito primo

abbate.

s.
Giovanni, e
prenominato frate Andrea, che

Assegn

convento suddetto T intera


di

Rogovo,

con

di

alla

chiesa e al

Zuri, nonch la

villa

dietro le colline di Belgrado a borea,

situata

le localit

tutte

isola

inoltre

ad essa pertinenti quali erano Dolani,

Barcagno,

Sydraga, Sefova, Nebrete,


Murazulum, ed Elzani. Stabil inoltre che il convento fosse
immune da qualunque regia imposizione. L^atto solenne,
eretto in tale occasione, portala data del 1059, ed corServizza,

Blatta,

roboralo dalle firme di


stici

civili.

Con

altro

prefali

diploma

di

magistrati

ecclesia-

quelT anno

stesso,

aver confermato solennemente quanto aveva ordinato e disposto nel primo, impose Cresimiro ai monaci
un annuo tributo da darsi al vescovo, cui per tolse ogni
cos immune da
diritto sopra il monastero, costituendolo
alcuna soggezione al vescovo, e sottoposto invece immediatamente al Papa. In ambidue i suddetti diplomi troviamo sottoscritto Teodosio vescovo belgradense. Governalo con sapienza dall' abbate Andrea, sal in fama ed onore questo convento, che fu beneficato con parecchi doni
e lasciti, fra i quali merita d'esser annoveralo quello di
certo Kerniz, che con scrittura del 1077 lasci al medesimo alcuni terreni e la chiesa di s. Michele in Mirane.
Nell'eccidio di Belgrado del 1126, anche la chiesa ed il
convento di s. Giovanni furono distrutti, come vedremo.
Di Teodosio nulla altro sappiamo. Troviamo la sua sede
occupata nel 1066 dal suo successore Dabro.
a. 1066. Dahro^ del quale nessun' altra memoria ci venne lasciata, tranne la sua sottoscrizione nel diploma
di Cresimiro del 25 dicembre dell'anno 1066, con cui il
re assieme all' arcivescovo di Spalalo Lorenzo, e agli altri
vescovi della Dalmazia, riuniU in amplissima assemblea

dopo

2.

tulli

di

Sebenico approv e sanc il regio decreto


col quale veniva esonerato da qualsiasi contributo, ed inella

citt

di


noltre dichiarato
l'

immune da ogni

e qualunque soggezione

cenobio benedettino jadrense

illustre

da Cicca sorella
in

145

di

lui.

Dopo

di

s.

Maria, fondato

anni Dabro non era pi

tre

vita.

1069. Teodosio 11^ sotto il cui regime venne fondata


a Belgrado una chiesa in onor di s. Tommaso ap. ed iiioltre presso la medesima
un convento di monache, cbo
sotto la direzione di Dohinza abbadessa osservavano la regola di s. Benedetto. Leggesi nel Parlato T. IV pag. 4 il
diploma di ottobre del 1069, con cui Cresimiro accord
al convento il diritto della regia
libert,
e l' immunit

3. a.

da

contribuzione

ed inoltre gli
don, alcune terre in Sydraga, ed una pingue possessione
nella localit denominata, Rasochatiza^ incipiente ab ipsa
Rasochatiza uhi sunt duae fontanae^ et usqiie ad puteum^ qui manet usque ad terrara Mogorovici^ longitudine^ et in latitudine a monte Tini usque ad rivum^ et
ibidem Smurdulani incipiente a termino vallis usqite ad
qualsiasi

pedem montis
4.

Tini,

Il

dipendenza,

diploma venne sottoscritto dal ve-

scovo Teodosio qual testimonio. Nuli' altro ci consta di lui.


Questo vescovo trovasi segnalo nei docua. 1072.
cumenti colla sola iniziale B.^ che dal Parlato ritenuta
per abbreviazione di Basilio^ Bertrando^ o Bono. Intervenne cogli altri vescovi della Dalmazia al concilio provinciale, convocato in Zara nel 1072, dall'arcivescovo \
Spalato Lorenzo, nonch alla solenne consacrazione della
chiesa di s. Maria delle Monache benedettine di Zara, ed
inoltre all'atto di donazione dell'isola di Selve fatto alle
medesime dal vescovo di Zara Andrea, e da Dragone

priore (pretore) della citt stessa

da

lui

colla

sua

Questo ci

altro

ci

5. a.

1073.

di

il

quale atto solenne fu

B, Belgraden. Episcopus
che ci nolo del vescovo

irma

cato.

consta

ratifi,

,,

lui.

Prestanzio,

prese egli possesso

di

regno di Cresimiro IV
questa sede di Belgrado, ciocch

Durante

il

deduce da quanto ora diremo. Aveva Prestanzio di sua


propria autorit donato al monastero di s. Giovanni ev.
la chiesa dei Ss. Cosmo e Damiano nell'isola di Pasman,
assieme ai beni a quella spettanti. Volendo T abbate i*^eZ^C(3
prenderne possesso, questo gli venne contestato, col prelesto che il vescovo non avesse avuto diritto di alienare
la chiesa ed i suoi beni, che per juspatronalo alla citt
si

IO

146

Belg^rado pertenevaiTO. Chiamati in giudizio gli avversarii dall'abbate dinanzi al re Cresimiro. questi atd la

di

trattazione
nelle

cose

dell' aifare

Vito Dragone,

versatissimo.

l'orensi

il

uomo

prudente, e

quale pronunzi sentenza

favorevole alT abbate, come rilevasi dal documento di quel


monastero, che trovasi per esleso nel P. Parlato T. IV
p. 4. Il vescovo Prestanzio, non contento del giudizio

emmesso

in

suo

favore,

affine

donazione, stim necessario

mare

nelle forme pi

farla

di

solenni.

di

meglio

guarantire

rinnovare, e

Non manc

la

confer-

pertanto di of-

morto nel 1076


frirsegli opportuna
Cresimiro, Gregorio VII aveva spedili in Dalmazia i suoi
legati Gebizone e Folconio, perch in nome suo approvar
dovessero la elezione d Svonmiro (Demetrio) in re di
Dalmazia e Croazia, e imporgli solennemente il reale diadema. Adempiuto eh' ebbero il proprio incarico, pregati
da Preslanzio i legati assieme col metropolita di Spalato
Belgrado, ed alla presenza del clero, del
si recarono a
pubblico magistrato, della nobilt e del popolo, convocalo
in generale assemblea, fu letto 1' atto della prefata donazione e solennemente confermato. Colse Prestanzio questa
bella circostanza per far celebrare dal metropolita la consacrazione della chiesa di s. Giovanni ev. a cui la communit si obbligo di contribuire annualmente la decima
dell' olio, di cui era molto ferace il belgradense territorio.
Di Prestanzio si trova benanco memoria in parecchi documenti di quest' epoca, come pure dopo la sua morte in
scrittura del 1116, ') colla quale il doge Ordelalfo Falier
riconferm i privilegi del summentovalo convento di s.
Giovanni, i quali privilegi assieme alla suddetta donazione
vennero riconosciuti e sanciti da Papa Gregorio. E ancor
ricordato il vescovo Preslanzio nei diplomi di Stefano II
del 1166, e di Bela III del 1188, coi quali furono ancor
una volta ratificati
privilegi
di
quell'illustre cenobio.
Cess di vivere Preslanzio nell'anno 1076, in cui gli successe nella cattedra vescovile Teodosio.
6. a. 1076.
Teodosio III. Succedette a Prestanzio; ma di
occasione.

Essendo

lui

nulla

si

trova

nelle

antiche

memorie

sua testimonianza scritta in un diploma


metrio) del 1076. pure menzionato

^)

Vedi U documento

dell' a.

1116

di

in

in fine dell'opera.

all'

infuori

della

Svonimiro (Deun documento


di

7. a.

Non

1077.

del

consta

147

quanto

tempo tenesse

la

cattedra

Belgrado.

1097. Bono. Sedeva


di

Ruggero

Belgrado, diretta

in

Fu

cattedra sullo scorcio

che accolse Tanno 1097 la


conio d Sicilia, la quale approd a
Ungheria per farsi sposa a Colomanno,

del secolo undecimo.


figlia

su questa
egli

che dopo l'estinzione dei principi slavi, era divenuto padrone di tutta la Croazia, ed anche della citt di Belgrado.
Fece pure solenne accoglienza a Colomanno, che si recato
nel 1102 a Belgrado, per farsi incoronare re di Dalmazia e
Croazia; nella qual circostanza diede alla citt il titolo di re^afe, come rilevasi da un diploma rilasciato in quell' anno
al convento Benedettino di s. Maria di Zara, che cos comin-

Ugo Colomannus etc postquam coronatus fui Belgradi sujpra mare in urbe regia. Con molta piet e prucia:

denza il vescovo Bono govern \a sua chiesa. Se non


che semhra aver egli mancato ai doveri di giustizia colr aver tolto ai monaci benedettini di s. Giovanni la chiesa
dei santi

Cosmo

martiri

Damiano

coi

terreni

rispettivi,

Pasman, sotto il pretesto essere stali


staccati dalla sua mensa arcivescovile con grave suo pregiudizio, mentre invece l'antecessore di Prestanzio avevali, come abbiam narrato, con atto solenne e pubblico e
col consenso del clero e del popolo concessi ai monaci
in propriet perpetua ed assoluta. Fu perci anche obbligato a restituirli ai monaci dietro sentenza del legato
Pontificio, Cardinale Agostino, mandato da Pasquale II in
Dalmazia ed Ungheria per oggetti di ecclesiastica disciesistenti

plina.

agli

nell'isola

Dopo

di

questo fatto

eterni riposi,

memorie

di

di

poich

si

ritiene

niente

pi

che Bono passasse


trovasi di lui nelle

quei tempi.

1116. N. N, E il nome di questo vescovo e le sue


gesta andarono perdute per le vicende dei tempi. Sotto
di lui, oppure del suo successore avvenne l'eccidio della
citt di Belgrado. I Veneti, a cui Colomanno aveva rapito
la Dalmazia, condotti dal doge Ordelafo Falier nel 1116^
ridussero colla forza alla loro ubbidienza e soggezione le
citt croate della provincia, compresa Belgrado ; nella qual
occasione Fosco, abbate del monastero di s. Giovanni ev.
si fece confermare dal doge con pubblico e solenne
documento il possesso della chiesa; dei Ss. Cosmo e Damiano
e dei beni ad essa inerenti, di cui sopra abbiamo par-

8. a.


Iato.

')

flotta

148

Stefano re d'Ungheria, approffittando dell'assenza della


veneta, che s'era coi crociati recata in Soria, nel

1124 assoggett a
Domenico Michiel.

se

le

tulle

citt

spedizione di Soria.

dalla

ritornato

Ma

della Dalmazia.

le

Ungheria parie colla forza, parte colla resa.


Belgrado per colKajato degli ungheri os opporsegli, ma
finalmente dopo una lunga ed accanita resistenza dovette
riprese agli

cedere. Espugnala ch'ebbe

il

doge

la

citt,

T atterr e

distrusse tutta quanta in pena della sua defezione e

la

della

con cui infestava l'adriatico, n mai pi pot risorgere a vita. Il territorio di Belgrado e le isole annesse furono assegnate dal doge ai zaratini. ed una porzione
della diocesi al vescovo di Zara. Una buona parte degli
abitanti si ricovrarono nella citt di Scnrdona. ove fu anche

pirateria

trasferita

Tommaso
tare

il

si

convento

Giovanni,
si

Demetrio. 1 padri benedettini di s.


cui chiesa e convento furono pure distrutti,

la

di

s.

trasferirono nell' isola

Cosmo

Ss.
fu

sede vescovile. Le monache benedettine di s.


rifuggiarono in Zara, che diede loro ad abi-

la

Damiano

di

si

da loro appositamente

Pasman

presso

la

chiesa dei

collocarono in un convento, che


edificato,

dimesso

il

ttolo

di

s. Giovanni, presero quello dei santi martiri, conservando


il
possesso dei beni, dei diritti e dei privilegi che godevano in quello di Belgrado. Cos cess per sempre la sede

vescovile

Belgrado.

di

Cattedrale di Belgrado, (Zaravecchia).

Non havvi veruna memoria della cattedrale di Belgrado


(Zaravecchia). E indubitato che debba aver esistilo, poich
dove
la

vi ha

il

vescovo dee necessariamente esservi puranco

chiesa colla cattedra

dosio, primo nella

serie

vescovile.
dei vescovi

da ritenersi che

Teo-

belgradensi, l'abbia fon-

data contemporaneamente alla istituzione di questo vescovato

dee credere, giacch troviamo scritto eh' egli


persuadesse il re Cresimiro a fondare il monastero e la chiesa
di s. Giovanni ev. pei monaci benedettini. Se allora non vi
fosse stata la cattedrale, noi siano d' opinione, che quel vescovo non si sarebbe con tanto zelo prestato presso il re
affine di ottenere da esso l' erezione di un tempio e di un
e tanto pi lo

')

Vedi

il

si

documento

in fine

dell'opera

dell' a,

1116.

149

cenobio, ambidue esent dalla ordinaria sua giurisdizione,


per
si sarebbe invece adoperalo con preferente impegno

ma

fondazione

del

della

indispensabile

cattedrale,

all'

esercizio

la

suo ministero. Oltre di ci, il vescovo, come tosto dimostreremo, aveva presso di s un capitolo, composto di dignitari e di canonici; ma capitolo non si d senza cattedrale;
questa perci esistere doveva.
tasse,
citt,

Non

consta

qual

titolo

por-

n qual forma o struttura avesse. Nella distruzione della


avvenuta nel 1126, dee aver subita la sorte delle altre

chiese.

Capitolo cattedrale.

Che

vescovo

Belgrado abbia avuto il suo capitolo,


composto di dignitari e di canonici non v'ha dubbio. Un indizio lo abbiamo nelle auliche pergamene. In una di esse
dell'anno 1066 troviamo memoria di Giovanni arcidiacono
belgradense. In altra del 1072 havvi menzione dell'arcidiacono
Nicol'^ ed in una terza del 1076 nominato un'altro (t20vanni arcidiacono di Belgrado. Similmente in scritture del
1066 e del 1076 trovasi menzionato Dragone arciprete di
il

di

Belgrado. Se esistevano
esservi pure

canonici

l'

arcidiacono e

ma

di essi

l'

arciprete

dovevano

tacciono le storie nostre.

Conventi di Belgrado.
il
pi ricco convento della
belgradense
era
quello
dei
monaci benedettini slavi,
diocesi
la
citt
di
Belgrado,
in
luogo eminente presso
vicino
situato
una torre per cui fu anche appellato convento del Castello.
Venne fondato dal re Cresimiro assieme alla chiesa di s,

1,

Il

primo,

il

pi illustre ed

Giovanni ev, come abbiamo di sopra narrato, e da lui riccamente dotati entrambi di beni e di privilegi. Giusta quanto
ci

lasci scritto

l'

arcidiacono Ponte,

pingue, imperciocch

nazione
di

di

acquisti,

la loro

loro beni, avuti

estendevano

in

36

era assai

parte per via di do-

principi e d'altri pii benefattori,


si

facolt

e parte in forza

villaggi, tra

quali

annoverarsi quello di Rogavo^ situato dietro le colline di

da
Bel-

una bellissima campagna, detta Opatia^ onde quest' abbazia venne appellata ahazia di Rogavo, Quei monaci si mantennero quindi sempre
in floridissimo stato sino a tanto che ed il convento e la
grado, a ponente del lago di Vrana

in

~
chiesa nel

1126 furono

150

distrutti.

religiosi si

trasferirono

robe nell'opposta isola di Pasraan, dove dificaiosi un modesto cenobio sopra un colle, presso la chiesa
de' Ss. Cosma e Damiano. la quale era stata loro donata dal
vescovo Prestanzio, ivi si collocarono, e dimesso il titolo di
allora

colle loro

Giovanni ev. assunsero quello dei Ss. maicir, consewrndo


per il possesso dei beni, e dei privileggi. che godevano in
quello di s. Giovanni di Belgrado. L' abbate e l'abbazia continuarono a nominarsi col titolo di Rogavo. Riportiamo qu^.
sotto i nomi degli abbati che governarono il convento di s.
Giovanni ev. da'!a fondazione sino alla sua distruzione.
1. Andrea abbate di s. Giovanni,
s.

2.

3.

....

ovvero di Rogovo
Lupo
M. Lupo

a.

...,...

4. Felice

5.

Pietro

6.

Dabro
Fosco

7.

1059
1064
1066
1072
1075
1103
1116

Un' altro convento di padri Benedettini esisteva nelle


vicinanze di Belgrado, ed era intitolato a s. Bartolomeo ap.
2.

memoria

esso in documento del

1069, nel qual


tempo era abbate certo Adaono. In scritture del 1075, 1078,
e 1087 sottoscritto Giovanni abbate di s. Bartolomeo di
Belgrado Joannes ahhas coenobii s. Bartholomaei. Anche
questo convento colf annessavi chiesa fu smantellato nel 1126.
S. Ai tempi di Cresimiro oravi in Belgrado un convento
di monache benedettine, cui era annessa una chiesa in onore
di s. Tommaso ap. Sembra, che l'uno e l'altra sieno stati
fondati da lu medesimo, ma non esiste scrittura, che ne
faccia prova. Trovasi di essi memoria in due documenti del
1069, con cui quel re li arricch di privilegi speciali, li regal di molti beni in Sydraga. e li pose sotto la sua tutela e
particolare protezione. Era allora Dohrizza abbadessa, e molte
monache vi avevano stanza sotto la regola di s. Benedetto.
Si trova

di

Anche
In

in

scrittura

del

1073

nessun altro documento

si

viene
parla

di
di

essa fatta menzione.

questo chiostro e

questa chiesa, per cui non dubbio, che


subito la
4,

ssteva

sorte funesta ch'ebbe

la

citt

tutti

nel

e due

di

abbiano

1126.

Nella localit Buhgnayie^ non lungi da Belgrado, e-

un convento

nessa una chiesa in

monache benedettine, a cui era anonor di s. Pietro ap, Ambidue vennero


di


fondati per cura

151

ed a spese

Siovinio e Grubissa

di

Boricio, di Radoslavo e Drugoslavo

figli

di

Stefano, di Yrace

figli di

Radosto, e di Nicol
e Prodanizo di Domenico, come rilevasi da antica scrittura
del 21 marzo 1207. li re Cresimiru li dot di molti beni e
privilegi. In documento del 1072 trovasi nominata Dabragna
abbadessa di questo convento. Nella desolazione di Zara del
1202 si ricoverarono in esso le monache di s. Demetrio,
Dragosa, Csirda, Premilia e Dabrosa con alcune altre, e si
posero sotto la tutela e la protezione del monastero dei santi
Cosma e Damiano di Tkon, al cui abbate fecero donazione
e Biniboll

della

di Talisso, di

chiesa di

Giorgio

mentre V abbate dal canto


tutto

il

Bubgnane, e

Pietro di

s.

figlio di

Dopo

menzione nelle antiche scritture


memoria dei parochi, e della chiesa

di

tal'

convento

del

annessi,

provvederle di
epoca non trovasi

suo obbligossi

necessario sostentamento.

beni

dei

di s. Pietro,

bens evvi

come vedremo.

L'antica Belgrado (Zaravecchia); ora Parochia.


Devastata

Belgrado

nel

1126,

come vedemmo, quel**-

ed illustre citt rimase affatto deserta, e desolata, e


cosi pure buona parte del suo territorio nonch dell' isola
di Pasman, che le apparteneva. Appena alcuni anni dopo col'antica

minci a risorgere sulle proprie mine e a popolarsi,


si

ristabil

re

nella

primiera

Cresimiro durante

abitatori vi

fecero

alla

s.

sua

ritorno,

patria vi fabbricarono

che dedicarono a

la

floridezza,

le

cui elevata

dimora. Alcuni
e coi

proprie

ruderi

dei

della

abitazioni ed

ma non

Tavea

il

primi suoi

desolata

una

lor

chiesa,

Anastasia, patrona della diocesi jadertina,

trovarono subordinati con


venne a formare una parochia di circa 100 case.

cui spirituale giurisdizione

si

con che si
Continu a nominarsi nelle scritture col titolo di Belgrado
Bielograd. Prevalse in seguilo quello di Biograd, Starigrad
e Zaravecchia, che tuttavia conserva, specialmente dopo che
i
Veneti presero assoluto possesso della Dalmazia. Nel 1571
furono ristaurate le antiche sue mura dal Provveditor generale
Luigi Grimani onde proteggerla dagli Ottomani, i quali per
alla testa di Ibrahim Pasci la danneggiarono non poco nel
1646. Alla ristaurazione delle mura fattavi dal Grimani
riferir si potrebbe il frammento di lapide, immurata sopra la
porta del paese, eh' del seguente tenore

m^
I

152

ALOYSIVS

DALMAT

ET

ANTIQVA

RESTA
Negli

atti

nel

1595

trova memoria della chiesa

paro-

sacra

della

canonica

visita

dall'arcivescovo Molin

si

chiale di Zaravecchia.

e del

paroco

di

fatta

don Simeone
molti encomi per T eallora

Bercich da Sale, a cui quel Prelato fa


semplare sua condotta e per la savia sua direzione negli affari del sacro suo ministero. Anche T arcivescovo Capello fa
menzione di cotesta chiesa nella visita canonica del 1639.

Nel 1671 aveva la medesima quattro altari, il maggiore in


onor di s. Michele are. gli altri in onor di s. Rocco, del Carmine
e dello Spirito Santo. Nel 1681 eranvi quelli di s. Pietro ap. e di
per umile ed angusta, e
s. Giov. Battista. Questa chiesa era
per essere slata ben due volte dai Turchi incendiata, divenne
inservibile, per cui ne fu eretta una pi bella e pi ampia
nel 1761 a spese dei parochiani, per cura del paroco Antonio Jurassovich, come lo dimostra la seguente lapidaria
iscrizione^ scolpita sulla fronte della medesima.

TEMPLVM
BEATAE

ANASTASIAE

OLIM

INCOLARVM

HOC
MARTYRl

DICATVM

ANGVSTIVS

JADRAETERIS

ALIAS

ALBAEMARIS
PIETAS

PAROCHO

RDO

PRAE
JVRASSOVICH
ANTO
ARCHIEPISCOPATVS
MATHEI
CARAMAN
DECIMOQVINTO
REGIMINIS
PROCOSOLATVS
DIEDO
FRANCISCI
ANNO INCARNATIONIS DOMINICAE MDCCLXI

SVB

Questa chiesa, situata nel centro della borgata poggia


su di un piano retto ed elevato, ed circondata in ogni
parte dalia via pubblica. La sua struttura abbastanza elegante. un quadrilatero lungo m. 33, largo m. 12:50, alto


m. 10. Ha

la

153

fronte rivolta a ponente, tutta costruita in pietra

come pur

sono gli angoli esteriori delle sue cantonate, i cornicioni, eia bella torre alta ni. 30 larga m. 10,
che serve ad uso di campanile, Due occhi, V un sopra T altro,
l'uno d'un metro, e l'altro di cent. 45 di diametro, spandono
neir interno la luce, accresciuta da sei finestre ovali e da
due mezzalune distribuite nelle pareti laterali. La porta principale nella facciata, sormontata dalla lapide suaccennata, e
due altre pi piccole nei lati servono d'ingresso. Un arco alto
m. 9 largo m. 6, con balaustrata di pietra lavorata divide il
lavorata,

lo

prebisterio dalla nave. Dietro

maggior

il

altare eh' di

marmo,

accede mediante due porte


situate ai fianchi. Quattro altri altari adornano le pareti laterali, due dei quali sono
marmo, uno di legno dorato,
d
ed uno di legno inverniciato, le cui pale non sono d' alcun
posta

pregio.

la

si

Abbench la preesistiia chiesa parochiale, del pari


presente, come appare dalla lapidaria iscrizione sopra

che la
mentovata, e dagli

canonica degli

visita

di

atti

(1595) e Capello (1639,)

ilolin

alla

quale

sagrestia, alla

patrona

dell'

arcidiocesi

s.

sia

stata

arcivescovi

sempre

dedicata

martire Anastasia, con tuttoci

troviamo nel 1853 intitolata alF assunzione di M. V. ed


ora alla Ss. Immacolata, la cui effigie serve di pala all'aitar
maggiore. Il battistero non ha nulla di rimarchevole, non esendo altro che una vasca di pietra coperta da una cupola
di legno inverniciato. La chiesa una delle poche di campagna che abbia l'organo, il quale fu di recente acquistato,
ed posto nella cantoria dirimpetto all' aitar maggiore sopra

la

la

porta principale.
Risulta

Capello del

dagli

atti

della

1639 chea

sistevano, fondate non

visita

canonica

dell'arcivescovo

quel tempo due confraternite vi sussi

sa sotto qual titolo prima del 1400.

Sette poi ve n'erano nel 1^07,

la

prima

delle quali intito-

Anastasia^ avea 70 confrati, ed era provveduta di


beni e di elemosine, con cui facevano fronte alle spese inerenti all' altare. La seconda sotto T invocazione di s, Rocco^
lata

s.

28

con questue in natura e con obblazioni


sostenevano le spese del culto. La terza era sotto il patrocinio della B. V. Assunta^ ed aveva 40 fratelli, senza rendite e senza carichi. La quarta dedicata a san Giovanili, ev,
con fratelli 29, si sosteneva di questue nel tempo dei raccolti, ed aveva un annuo reddito di fior. 64 con cui s provvedeva la cera occorrente alle funzioni. La quinta aveva i

cui

confrati

154

S.Pietro ap.\ era formata da 18 confrati, che colle


questue pagavano le cere e le altre occorrenze. La sesta in
onor di s. Michele are. con 16 fratelli, che provvedevano
di

titolo

tutti

sotto
di

bisogni inerenti

protezione

la

62

150

confratelli,

di

s.

sodalizio.

al

Aiitonio di

La settima finalmente
Padova^ componevasi

quali ricavavano dalle

questue annui

mantenevano con decoro. Tutti


furono sonoressi nell'anno 1808. Sembra

fior.

sodalizii
che alcuno
e che sussista senza superiore apdi essi siasi ristabilito,
provazione. Nel 1678 ve n'era ancor uno sotto il titolo del
Ss. Sac^amento: non consta come e quando and a finire.
circa,

e la
i.

questi

chiesa parochiale

Anastasia ve ne

sono
altre due situate. Funapoco discosta dalfaUra, lunghesso la
strada, all'uscire della borgata. La prima denominata s Rocco
lunga m. 7:85. larga m. 4:24: ha la forma d'un quadrilatero con campanile alla romana sopra la facciata. tutta
circondata da muro. Ha un solo altare, e questo di legno
dorato. La seconda intitolala a s. Antonio di Padova venne
eretta nel 1850, ed lunga m. 5, larga m. 4. Ha il campanile sopra il frontale, ed un solo altare di pietra, colla
statua del santo patrono. Negli atti d sacra visita del 1714
ne troviamo una terza dedicata a s. Pietro ap. extra muros.
La canonica un edifizio, eretto dalle fondamenta nei
1869 per cura dell'attuale zelantissimo paroco a spese del
fondo ecclesiastico e dei villici. Ha la dimensione di m. 1 1 50
Oltre la

di

s.

per 9:50.

Non

consta quando Zaravecchia sia stata eretta in pa-

rochia mancando

che ce lo rivelino prima del 1587,


nel qual anno aveva il suo paroco, come vedremo. Dopo il
1823 fu innalzata a parochia decanale, titolo e grado, che

tuttavia conserva.

scritti

Come

tale

Ss. Filip2:)o e Giacomo.^ di

ha

sotto

di

s le parochie

e Polazza^ ed inoltre le cappellanie esposte di


steg^

Badossinovaz^ e Tinj

di

Vrana^
Vergada, Pri-

Torrette^ di Pakoscane^

con anime

4196

in

complesso.

Zaravecchia ammonta oggid


a 736, dei quali sono 709 cattolici romani, e 27 greci n.
u. Nel 1754 ne aveva .572. Erano una volta famosi per la loro
fierezza. Si hanno memorie che nel 1648 avessero barbaramente trucidato Grisogono Bortolazzi, colonnello del contado, e che in pena del loro delitto fossero stati decimati,
e tramandato ai posteri il fatto col mezzo d'una lapide di
scorno. Colui che contribu moltissimo a render migliori i
Il

numero

degli abitanti

di


costumi

questo popolo

di

zaratino,

155
fu

si

paroco

il

Antonio

Jeschina,

quale colla predicazione e colla contnua istruzione

il

borgata di Zaravecchia ed i suoi contorni dai ladri e dai bestemmiatori, per i cui meriti venne anche molto encomialo
negli atti di sacra visi'^a del 1762.
Dagli alti di visita pastorale dell' arcivescovo Minuccio
de' Minucci dell'anno 1597 si venne a conoscere che a quest'epoca Zaravecchia era padroneggiala dai cavalieri Templari, abbench il loro ordine fosse stato molto tempo prima
giunse a togliere affatto

di

delilli

sangue, e purgare

la

soppresso.

Serie dei parochi di Zaravecchia.

Andrea Cepich
Simeone Bercich

paroco

Gregorio Ruzinovich
Simeone Smoljanovich
Pietro Billich
Pietro Tolich

Antonio Jurassovich
Antonio Jeschina
Giovanni Sulich par. e
Grisogono Lucacich
Simeone Buljevaz

Ss. Filippo e

dei Ss,

ap.

jj

57

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77

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77

J;

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Nicol Kerpelich

villaggio

yy

77

vie. for.

Giov. Battista Pellizzarich

Il

nel

9y

A'

77

55

,,

}y

?7

1587
1595
1656
1694
1721

1737
1761
1762
1771
1815
1820
1848
1863

Giacomo.

Filippo

Giacomo

posto alle

mare, nel canal di Zara, al nord di Zaravecchia,


nella distanza di 3 miglia, dirimpetto all' isoletta Babaz, dietro
cui
la
sponda opposta Pasman. La sua postura assai

rive

del

amena, e perci questa era la villa prediletta dai zaratini,


che vi avevano i loro casini di ricreazione. I suoi terreni
sono assai produttivi, e l'olivo vi alligna a meraviglia.
La primitiva sua chiesa fondata dall'abbate di s. Giovanni ev.

di

e Giacomo,

Belgrado, era intitolata ai Ss. apostoli Filippo


quali diedero sino ab antico il nome al villaggio,

156

essendo sino dai prischi tempi cos nominato. Tal chiesa deve
essere stata distrutta in occasione della rovina di Belgrado ed
in seguito sostituita dalla presente, dedicata a s. Michele arcangelo, eh' pure antica, e che per quanto consta, stala
anche consacrata. Ha essa l'aitar maggiore, intitolato al santo

Rocco. Sulla porta


minore, che guarda a libeccio, v' scolpito uno stemma abbaziale, il quale comprova maggiormente, che appartenesse
all'abbazia di Rogovo. dappoich trovasi tuttora T istesso
stemma in pi siti di quella localit, e perch la casa delpatrono, ed un'altro altare dedicato a

l'

attigua

antica famiglia Pellizzarich,

neva

alla

medesima abbazia,

prefata

Opatia,

appellato

documento

accennato cos

Ss, Filippo e

vuol dire, che


tant' altri,

alla

il

quel sito viene

italiano

in

vale

ab-

1491 trovasi questo villaggio


Giacomo di Rogovo^ il che

del

villaggio,

detta chiesa, apparte-

e tuttora

vocabolo slavo, che

bazia. Oltraci in
:

s.

cui

di

si

apparteneva come

parla,

giurisdizione dell'abbate di

Rogovo. Ha questa

chiesa un bello e solido campanile.

La

villa

dei

Filippo

Ss.

1661 trovandosi cenno

Come

poca.
sita

Giacomo

suo paroco

del

in

era parochia

documento

parochia trovasi indicata pure negli

di tal'

atti

di

e-

vi-

canonica degli arcivescovi. Anche oggid parochia di-

pendente dal Decanato di Zaravecchia, con


mentre nel 1754 ne aveva soltanto 105.

Aveva
a

nel

1808

questa villa nel

tre

pie

453

abitanti,

confraternite,

vale

dire:
a.

fratelli
6.

La confraternita

Sacramento^ con molti con-

e rendite in elemosine.

La confraternita

elemosine

dile

del Ss.

in

di

s.

Rocco^

danaro pei bisogni delf

Quella di

di

beni campestri, colle quali

mento

della

s.

chiesa.

Michele con 40
si

50

con

confratelli

ed

altare.

confratelli,

provvedeva

Questa confraternita

e con
al

esisteva

ren-

mantenida tempi

rimoti.

Questa

villa

fu pi

volte

devastata ed incendiata

dai

Turchi.
Molti nobili avanzi
in

di

antiche fabbriche Irovansi sparsi

questo villaggio. Furono trasportati a Zara ed altrove ed

impiegali nell'erezione di nuovi fabbricati.

157

Serie dei parochi di Ss. Filippo e Giacomo.


Giorgio Mrcovich
Giacomo Torich

oco

Nicol Cucinovich

Simeone Jurissich
Giacomo Saricli
Simeone Barbarossa
Matteo Rad idi
Marco Pellizzarich
Qui
della

Dietro le colline

famosa, ora estinta abbaza

Ebbe essa

la

di

oltre

fu

il

>9

?9

59

?^

?>

5?

??

?7

di

un

1771
1815
1820
1840
1843
po' distesamente

di

Rotovo.

Belgrado, lungi tre


il

monte,

sta

miglia
vetusta,

la

PP. Benedettini

nell'anno cio

di s.

1059.

chiesa

della

Il

Giovanni
re Cresi-

loro fondatore, istitutore, e benefattore. Distrutta

colla

monastero di
da una delle
nell'atto

sua origine colla fondazione

evangelista di Belgrado,

1126

Rogovo.

di

abbaziale e del monastero dei

nel

1670
1673

Rogovo.

dell'antica

Filippo e Giacomo,

miro ne

99

abbazia dei P.P. Benedettini

Abbazia

da Ss.

93

decano e canonico onorario


cade in acconcio di parlare

estnta

1661

nel

Belgrado anche
Giovanni, assunse quello
citt

s.

di

principali e

sue

pingui

la

di

detta

chiesa ed

abbazia

di

il

Rogovo

donategli

possessioni

conanche dopo che

sua fondazione dal re Cresimiro. Tale

titolo

serv essa sempre sino ai nostri tempi ed


rest soppressa per morte del suo ultimo abbate commendatario Antonio Caraman, e sua concentrazione nel fondo
ecclesiastico. Di quest'abbazia menzione in scritture dall'anno 1350 sino al 1808,

Frammezzo
tutta

alla

suddetta possessione estesa e fruttifera,

lavorata a vigna^ a oliveto ed a semina,

laggi di Ss. Filippo e

Giacomo

posta tra

e Torrette, sorge sulla

vil-

sommit

d'un colle un tempio che apparteneva all'abbate benedettino


di s. Giovanni di Belgrado. Non consta della sua fondazione,
ma si presume sia stato eretto dopo la rovina di Belgrado,
trovandosi nella seguente iscrizione lapidaria notizia della sua
riedificazione, avvenuta nel

1374

158

SCRIPTVRA QVALITER FRATER PETRVS DE


ET APOSTOLICA GRATIA HVMIUS ABBAS

NARAT HEC
JADRA DEI
SANCTORVM
CAPELLANVS

COSME ET DAMIANI JADRENSIS DIOECESIS


DOMINI PAPE HANC CVRIAM A FVND AMENTO
EREXIT ET ECCLESIAM RENOVAVIT AD LAVDEM ET GLORIAM
DEI OMNIPOTENTIS ET DVLCISSIME AC BEATISSIME MATRIS
VIRGIN IS MARIE ET IN HONOREM SANCTI MICHAELIS

ET

MCCCLXXQVARTO DIE

IN ANNIS DOMINI

ARCH ANGELI

XVII II

MENSIS AVGVSTI PONTIFICATVS SANCTISSLMI IN CHRISTO


PATRIS ET DOMINI GREGORII PAPE VNDECIMI.
Prima

arrivare

di

al

miglio da esso^ veggonsi


air angolo

di

sinistra

di

levante.

circa quattro piedi.

muro

Il

di circa

mezzo

rimasugli d'un fabbri-

con una cisterna nel

cato quadrilatero,
cella

tempio, alla distanza

mezzo, e con torricinta ba

di

un' altezza

Vuoisi da alcuni che quello sia stato

accesso delle carovane turche; altri Io dicono


un locale per
l'antico monastero de' Benedettini.
Questo tempio, che ancora porta il nome di Rogavo^
era pria dedicato a s. Michele are. come leggesi nella prefata epigrafe, e che fu in seguilo, forse dopo la peste, sostituito
l'

da

buon disegno ed tutto fabbricato in pietra


martellina. La cappella principale, eh* divisa dal

Rocco,

s.

lavorata a

di

restante delF edifizio, mediante

un arco, ha nel

mezzo

un' al-

Rocco. Sulle pareli laterali interne a destra e a sinistra vedesi lo stemma abbzale che ha uno scudo, diviso orizzontalmente da due fascie, e verticalmente da un pastorale. Ve n' un simile nella
parete sinistra della cappella, e sotto del medesimo havvi
una nicchia della forma d' un lavandino con un foro pel passaggio dell' acqua. Sulla parete a destra di detta cappella
tare isolato

di

scorgesi

iscrizione

la

pietra,

dedicato

s.

lapidaria surriferita,

dalla

quale chiaro

che quel medesimo illustre e benemerito abbate dei


1369 rinnov
Ss. Cosmo e Damiano di Tkon, il quale nel
risulta,

convento e la chiesa abbaziale di Tkon.


che
prima erano slati barbaramente distrutti,
quello stesso abbate poco tempo dopo, cio nel 1372. riedalle

fondamenta
poco tempo

dific

la

Rogovo.
pei

il

diroccata
e

chiesa di

s.

3;ichele

are.

nella

villa

di

vicino ad essa vi eresse di pianta un' abitazione

monaci. Nel tempo della guerra

di

Cipro furono

ambe-

159

due dai Turchi incendiale. La chiesa venne hens ristaurata


verso il 1750 dai villici di Ss. Filippo e Giacomo, dei che
arcivescovo Cararnan nella sua relazione
ne fa leslimoninnza
P/es- Ss. Philippi et Jacobi sodalitatem orsa
al Pontefice
sub invocatione B. M. V. nuper restaaravit^ veneratitr et
ornai. Sarebbe desiderabile che quei villici si prestassero
anche attualmente collo zelo di prima alla conservazione di
questo monumento, e che il loro zelante paroco li eccitasse
a seguire f esempio dei loro avi.
Fino tanto che questa abbazia fu dai monaci benedettini
governala, and sempre pi prosperando, come chiaramente
risulla dai miglioramenti che essi vi praticarono, ma quando
fu convertita in Commendagli che avvenne sull'alba del secolo decimoquino, essa and sempre di male in peggio. Da
quel tempo la cura spiriuiale di Rogovo venne affidata ad
un sacerdote secolare, che ora col titolo di cappellano ora
col tilolo di curato e talvolta con quello di rettore T amministrava; ciocch fa vedere che la sua chiesa di s. Michele
1'

era allora

considerata

Ss. Filippo

del

1394

Rogovo soUo il
documento del 1562

esistente in
In

dei

e Gi co 0)0.

documento

l'I

succursuale delia parochia

qual

menzione
titolo

dello

scritto,

di

una confraternita,

Spirito

Santo.

che questa

abbazia

aveva a quel tempo propri beni nei villaggi di Ss. Filippo


e Giacomo, di Bubgnane, e di Gorizza, e godeva il quarto
di luti"
prodotti. Godeva pure il quarto dei prodotti delle
terre tutte di Tkon, e di alcuni terreni alla punta di Pasman.
i

Serie dei cappellani di Rogovo.


N. N. curato

di

Rogovo

nel

1438
1462
1504
1518

Bartolomeo Slaglich cappellano curato


V
Pr Radmillich rettore della villa di Rogovo
?;
Pr Pietro Radilich cappellano di Rogovo

Pr Marco da Pasman rettore della parochia di


s. Michele di Rogovo
1587

Al presente Rogovo non pi villaggio, ma localit


appartenente alla parochia di Ss. Filippo e Giacomo.
//,

^y^ Torrette

(Turanj).

Lontano defejiiiiglia da Ss. Filippo e Giacomo, al lido


del mare, nel canal di Zara, situata la villa di Torrette,
Questa iu una di quelle ville, che tenne per s la Repub-


veneta dopo

blica

1430

nel

ftto

l^

acquisto della Dalmazia. La diede in af-

per annue

a Pietro Venturini.

160

Fu

nel

lire
\

mille a Nicol

631

Vudussich ed

i^^ehin Torretta di

Mcuxo^

che una sola torre a quell' epoca vi esisteva,


e forse eretta da Marco. Pi tardi fu questa villa denominala
Torretta de Marchi della famiglia patrizia zaralina di tal
casato, che la possedeva, avutala forse in feudo per meriti
acquistatisi verso la Serenissima. In documenti di data pi
il

che

dinota.,

recente

trova

si

indicata

nome

col

di

Torrette^ ciocche

fa

che pi tardi vi fossero stale ag^tiunte delle altre


torri. Questa villa., infatti, cinta di muro., alto quattro piedi.,
presenta un quadrilatero, da tre torri proletto. la prima delle
quali, ancora ben alta nel lato meridionale, la seconda d

ritenere

minor altezza nell'angolo

settentrione,

di

nelF an-

terza

la

1645. Dagli slavi appellata Turanj. Era villaggio regolare nel 1686, in cui suo capitano
era Simeone Russich.
Ibrahim pasci dopo 1' espugnazione di Novegradi nelr anno 1646. si port con tutto V esercito sopra Torrette, e la travagli noti poco colla sua artiglieria
Venne
per valorosamente difesa dal Provveditor generale che da
Zara accorse con truppa ed apparati guerreschi, ma non pogolo d'oriente, eretta nel

tendosi pi a lungo sostenere,

le

diede fuoco,

la

arse to-

nemico non vi rimanesse in possesso. Nel


1648 quando i Turchi occupavano il territorio zaratino, e i
morlacchi coi loro animali s' erano rifuggiati alle marine, avvisati di ci. corsero in numero di 700 con alla testa il
Pasci di Bosnia, vi fecero un ricco bottino di 400 buoi, e
2000 pecore, e seco condussero 60 schiavi.

talmente affinch

Come
delle visite

il

parochia

si

diocesane

trova

Torrette

prima del

ricordata

1700. La

negli

atti

sua chiesa,

-tuata alle sponde del iftare menzionata in scrittura


col

titolo

di

s.

Maria

delle

Torrette. Era dedicala

del 1430
alla Na-

M. V.. ora alla B. V. del Carmine. Oltre il maggior


altare, ve ne sono due altri nelle pareti laterali. Il cimitero,
eh' separato dalla parochiale. ha la propria cappella dell' assunzione di M. V. Ha questa parochia 471 anime, ed appartiene al Decanato di Zaravecchia. Ne aveva 288 nelf anno 1754.
Tre erano le confraternite in ^.i^esta parochia nel 1808, cio:
1. La confraternita di s. Bocco., con 22 fratelli, che me-

tivit

di

diante elemosine sopperivano alle spese occorrenti all'altare.


La confraternita

2.

di

itrt
s.

Antonio con 20

fratelli

ed e-

lemosine.

La confraternita della B. V. Assunta con 23 frae con elemosine per T altare.


Aggregata a questa parochia la localit Kremcina
3.

telli

con poche case, ricordata in scrittura del 1607. Vi esiste


una cappella dedicata all'apostolo s. Pietro, con unico aitar
del titolare, e battistero. Cadente, fu rislaurala nei 1681,
nella qual' epoca questa localit era parochia, e suo paroco
era Pietro Pedissich.

le

sta

pure

rifuggiarono nelle

mezzo

tuttora in

Babaz.

che

essa veggonsi

ri-

Nativit di

Andrea

poche case

ap.

Marco Milinovich
Giovanni Milinovich
Nicol Cucinovich

T orrette

paroco

nel

^)

^,

,,

,^

Simeone Cuglierich

Pietro Pleticossch

Simeone

Bollich

Grisogono Turba rina

Simeone Sullo vich

5^

Viicenza Ti^massc^h

Antonio Solilro

Giovanni Bevilaqua

Negli scavi fadi a Torrette dai


terreni, e

Vi esiste

una chiesetta, dedicata pria,


M^j., poscia-^a R. V assunta, ed ora a,
a

Gregorio Simiunizza

per fabbricare

molle monete

le

villici

1587
1681
1714
1721
1737
1760
1815
1843
1848
1851
1867
1876

per ridurre a coltura.,

proprie abitazioni,

si

rinvenneroi;^

antiche.

ch'ebbero i natali in questo villaggio


trovasi Simeone Draganich in documento del 1662, Giovanni
Millinovich del 1720, Vincenzo Manzini del 1724, e Marco
.in.
Cada del 1770.
Fra

4^

In

T isoletta,

incursioni dei barbari.

Se lle dui yarochltLi

Torrette

di

antiche case, fabbricale dai terrieri di Torrette nelle

d'

quali si

s.

parochia

dirimpetto, denominata

masugli

alla

unita alla

sacerdoti

11

162

Sancassiano (Sukoian).
Sette miglia distante da Torrette a raaistro
canal di Zara

piudetto

villaggio di Sancassiano^ appellato

il

Sukosan.

trovasi nel

una

formata

da
per
due punte, e che serve
porto
doro.
Sussiste
questa

appellato
parochia
sicurezza
la
ab antico, trovandosi cenno de' suoi paroci fino dal 1523.
Prese il nome dal suo patrono e titolare s. Cassiano m. come
apparisce dagli atti della visita diocesana dell'arcivescovo
dagli slavi

posto

entro

porto

di

valle,

naviganti, da

ai

cui

Garzadori del 1625.


La preesistita sua chiesa era anche intitolata a s. Cassiano. Era assai antica, trovandosene menzione di lei, assieme con l'aitar maggiore del litolare e con due altri di
Antonio e della B. V. del Carmine, in documento del
s.

La

chiesa

parochiale

fabbricata

l'anno

1640,

1399.
sopra

attualmente,

ch'esiste

come

leggesi

nella

lapide,

stata
infissa

porta laterale della medesima;

la

QVESTA CESIA

FV

REVDO

FABBRICATA

SIMON

NEL

BANOVICH

TEMPO SOTTO
.

MDCXXXX

facciata

rivolta

ponente.

coslrutla a

Fu essa consacrata dall* arcivescovo Parzago


maggio 1673 come rilevasi dall' iscrizione glagolitica
sopra la porla della sagrestia. situata in mezzo al
colla

il

15

esistente
villaggio

quadrilatero

rozzo muro cementato senza intonaco esteriore. Ha una


dimensione di metri 24 per 9 50 Tre uscii servono d' ingresso e sei finestre le somministrano l' aria e la luce.

in

lastricata

quadrelli di pietra

ordinaria.

Sonvi

sagrestia sono stati rinnovati nel 1870.


altari.

Il

maggiore

tutto

di

marmo,

prebisterio

11

in

gradini

e la

essa cinque
e la

mensa

d'antica costruzione, le colonne eie due statue che l'ador-

nano, e che rappresentano

1870

s.

Cassiano e

scolpite

nel

gli

quattro altari hanno gradini

altri

dallo

scultore

s.

Girolamo, furono

Leone Bottinelli;
e mensa di marmo, le

triestino

Michele are. a s. Antonio Patavino, a s. Croce ed al Suffragio. La pala del


maggiore rappresentante il martirio di s. Cassiano, e cos
pure quelle degli altri altari, non sono di buon pennello. Ha
colonne

di

legno, e sono dedicati a

s.


questa chiesa

163

consueto campanile

il

campane. Le campane
Canonica non esiste.

di

stile

romano per due

gettate a Venezia

furono

1872.

nel

parochiale havvi nel villaggio

Oltre alla prefata chiesa

una chiesetta dedicata alla B, V. delle Grazie^ ovvero alla


Immacolata., detta anche della Misericordia, i cui contorni
servono presentemente di cimitero. dessa un quadrilatero,
rivolto a ponente, con un ingresso, e due finestre, ma senza
intonaco esteriore. E lunga m. 10:50, larga 6: Internamente
lastricata con quadrelli

Ha

pareli.

tre

altari

la visitazione di

una

grazia

marmo, con

intonacate sono le

pala, che rappresenta

voto

il

legno, ed

viva

terzo

ha mensa

intitolato

che

tradizione

la

dai villici per voto fatto in

alla

di

pietra

B.

V.

siffatta

tempo

di

di

edicola

grave

che confermato dalla iscrizione scolpita sopra


porta, eh' del seguente tenore:

pestilenza
la

di

ancor

eretta

stata

sia

di

per

ordinaria e colonne

uno

ordinaria

Elisabetta; un'altro, di pietra, e rappresenta

s.

ottenuta

Caravazza.

di pietra

il

COMVN DI
DELLE
NOME
FABBRICA .... A
LA
CASSIAN
S
GRAZIE CHE NE GVARDI DA QVESTO MALE CAPELLAN
DE
1650
SGVILIN
ZVANE
DON
AD

APRILE

QVESTO

PRINCIPIATO

conoscere che questa chiesetta


stala fabbricata dai villici nel 1650 per voto fatto in tempo
cappellano
di contagio alla B. V. delle Grazie per cura del
Giovanni Sguilin.
Alla distanza di circa due miglia dal villaggio, in direzione Nord-est, sopranna collina denomm^ Kasteline v'

La quale iscrizione

fa

una cappella, dedicata a 5 Martino, dintorno alla quale gira


un antico cimitero. Non consta quando sia stata edificata. E
Ha un
costrutta in forma di quadrilatero, rivolto a maistro.
con una
uscio, due finestre, un campanile della solita forma,
campana, ed un altarino di legno, consacrato al titolare.
Otto erano
principio
1.

del

La

con rendite
2.

75

le

secolo,

pie

olio,

questa

parochia

al

s.

Cassiano^ con

25

fratelli,

e d grano.

La confraternita

fratelli

di

cio:

confraternita
di

confraternite

della

B. V, della Misericordia con

e rendite di granaglie.


La confraternita

3.

La confraternita

4.

dile

s.

Croce^ con 19

ren-

fratelli

granaglie.

dite in

fratelli

di

104

della

B.

25

del Carmine^ con

V.

ed elemosine in danaro.

5.

La confraternita

di

elemosine.

La

6.

di 5.

confraternita

dei

Antonio, con 34
Purgatorio^

fratelli e

con 30

ren-

fratelli

rendite in denaro.

La confraternita di s. Martino.^ con 30


elemosine in granaglie.
8. Finalmente quella del Ss. Sacramento,
7.

fratelli

ed

Serie dei parochi di Sancassiano.


Matteo Tholich

paroco

nel

Simeone Banovich
Giovanni Sguilin

Simeone Velislavich
Paolo Gherdovich
Simeone Spar

,^

,,

Natale Striicich

,,

Bartolomeo Drazich

,,

Simeone Zaiovich

Grisogono Tiirbarina

Marco Turbarina

Negli

atti

della visita diocesana dal

1700

1523
1638
1650
1685
1758
1771
1815
1820
1840
1848
1876
in poi

parochi

Sancassiano sono menzionati col titolo di vicari foranei.


Tra i sacerdoti che sortirono
natoli in questo villaggio
troviamo i seguenti: Nicol Bonaurich in scrittura del 1668,
Simeone Velislavich del 1600. Mile Baspovich del 1721,
Michele Smolich del 1726, Marco Perich del 1727, Matteo
Merletich del 1740. Michele iMarinovich del 1768, Antonio
Labus del 1772, Giorgio Sichich del 1774.
Fra le antiche famiglie di Sancassiano noveransi Giorgio
e Matteo Krekich in documento del 1670.
La parochia una delle pi popolate della diocesi, contando di presente 1267 anime.
di

Anche questa
cattolici

delle

villa

parochle

persecuzione turchesca,

serv pi volte di rifugio ai cristiani


continentali

delia

abbench fosse

essa travagliata dai barbari.

diocesi durante
stata

talvolta

la

anche

165

di

Zara

La mensa arcivescovile

ha una porzione delle

con quelle

anche
un'antica casa di campagna per riporre e custodire le derrate. Ma perch questa non era abbastanza comoda per villeggiare, r arcivescovo Maffeo Vallaresso, vedendosi avversata
dai suoi congiunti la continuazione del campanile della Metropolitana, cui voleva emulo di quel di s. Marco di Venezia,
pens di fabbricare in mezzo al porto di s. Cassiano un
palazzo che servir dovesse di ricreazione agli arcivescovi.
Fece perci fondare alcune navi sdruscite per formare i fondamenti, e lo innalz infatti nel 1470, spendendovi sopra
quanto divisato aveva per la torre suddetta. Dagli stemmi,
che dentro ancora vi si trovano, apparisce che nei secoli
sue

rendite

nella

vSancassano,

di

villa

successivi stato ristauralo dagli arcivescovi Friuli,

1646 serv questo

vich e Caraman. Nel

e di rifugio agli abitanti contro


si

Turchi.

di

Da 50

ricovero

e pi anni

trova abbandonato, e perci nella massima rovina.

Aveva
della

Un
mare

questa

villa,

come

maggior parie

la

delle localit

diocesi, le sue saline, le quali sono ricordale in scrit-

ture del

il

edifcio

Zmaje-

1396

e del 1410.

miglio circa

una punta,

nome

dal

da Sancassinno

distante

da' paesani

castello,

famosi e polenti conti

una

ivi
di

si protende nel
Brihiricina appellata, eh' ebbe

volta

Rribir.

esistito,

Non veggonsi

fabbricato

ora che

dai

rot-

tami delle antiche sue muraglie.

Bibigne (Bbinje).

due miglia

Zara, giace presso

di
11

Sancassiano, e cinque da
mare, sopra una punta di sasso vivoZ

distanza da

Bibigne aiiticamente denominala Bihanum^ d^H^


ktvi Bibinje^ e menzionala con le sue saline e casini di
ricreazione in documenti del 1349. Vogliono alcuni che nel
nono secolo si appellasse col nome di Soria^ e che s. Donato III, vescovo di Zara, con la sua benedizione avesse
convertito in aqna salutare l'aqua velenosa di una fonte di
la

villa

di

questo villaggio.
Intorno

all'

origine

preciso e di certo,

di

questo

mancando

villaggio

affatto

nulla

documenli

in

si

sa

di

proposito.

Per dai ruderi, dai sepolcrali, e dalle ruine della chiesa di


5. Pietro si pu con probabilit asserire, stando anche alla tradizione popolare, che in origine

il

villaggio sia slato nell'at-

166

tuale polje di Bibigne, e precisaraenle a


cui giacciono

della soppressa abbazia di

terreni

cavallo del colle su


s.

Grisogono,

ora
della Fondazione Diocesana, presso il bosco.
In questo sito scorgonsi anche oggid gli avanzi della chiesetta di s. Pietro coir ingresso a volto, sostenente il campanile alla foggia romana, e con una piccola abside per l'altare del patrono. La circonda tutta d'intorno un cimitero con
lapidi sepolcrali senza veruna iscrizione. Dal lato di levante
di propriet

e di borea sonovi terreni vignati, messi di recente a coltura,


nei cui svegri trovaronsi

lapidarie,

iscrizioni

delle

quali i-

ed inoltre parecchie colonne, che vuoisi


appartenessero ad una chiesa, intitolata a s. Giorgio, o piutgnorasi

tosto a

Stefano,

s.

quei

in

destino,

il

esisteva

certo,

di

1476.

nel

siti

come consta

quale,

la

al

Quando il villaggio sia sorto nell'odierna sua posizione


lido del mare sulla punta occidentale di Bibigne, non ci

fu

dato di rinvenire; per costante tradizione popolare che

gente sia stata mietuta dalla

quella
stiti

parochiani

pastore

loro

col

usata dalla

pratica
della

protezione di

la

maggior parte

terraferma nei tempi

siensi

trasportati

s.

sulla

Rocco. Troviamo questa

dei

degli

villici

contagio. Li

di

super-

poste le fondamenta d'una

detta punta occidentale, ed abbiano

nuova chiesa sotto

che

peste,

trovammo

scogli

abban-

donar le lor sedi, dopo la cessazione del malore, e collocarsi,


per maggior precauzione in siti pii aprici e salubri. Sembra
per che in quel luogo vi dovessero ancor prima esistere
delle case ed una cappella dedicata a s Gio. Battista, la quale
anche oggid sussiste con un altare adornato di tre statue,

Tuna
la

V. col bambino,

della B.

terza di

s.

Tal gruppo

Pietro.

denominasi

cappella

Rocco

fu eretta

faceva strage

Parzago.

Il

s.

Gio. Battista, e

case sino

alla

(villaggio

suddetta
antico).

che la prefata chiesa parochiale

nel sestodecimo secolo,

queste

in

1673,

nel

ficata

si

di

di

Staro-selo

tuttavia

Quello eh' certo


di s.

l'altra

Sdruscita dal

parti.

consacrala

suo anniversario

nel

1674 dall'arcivescovo

celebra l'il

si

quando la peste
tempo fu riediottobre, le cui

commemorativa sparirono allora probabilmente


1854 fu prolungata la chiesa di circa 3 metri,

croci, e lapide

quando
^2,

\*)M

nel

decorata d'una facciata

in pietra

ghezza

di

m. 21 compresa

m.

8.

Ha

tre

trono

s.

Rocco,

di

altari;

il

battuta. L' attuale sua lun-

sagrestia, e la sua larghezza

la

maggiore dedicato

tutto- di -laarrao

al titolare

con doppie colonne:

e pa-

gli

al-

^. 167
due

tri

dedicali

quali

dei

ha

la

all'

Immacolata

mensa

il

di

con due campane sovrasta

Pietro

s.

gradini di

legno dipinto e indorato;


ha la mensa e la pradella

e a

marmo,

ap.,

primo

il

restante

il

di

secondo^ che porta l'anno 1680,


pietra^ Il campanile alla romana

la

Trovasi Bibigne accennata qual parochia in scritture del


decimosellimo secolo, ed anche negli alti delle visite canoniche dal 1700 in poi. Dopo la sistemazione della diocesi
divenuta cappellana esposta seHtr-ht-p^FodHa di Saneas-

%itmo nel Decanaio

di

Zara.

Aveva 351 anime

1754,

nel

ora ne conta 563.

Prima
nite

della

soppressione

v'

erano quattro pie confrater-

cio:

La confraternila di s. Rocco^ eretta l'anno 1630, e


superiormente approvala, con 50 fratelli e rendite in olio.
1.

2.

La

confratelli

confraternila

B. V.

della

Immacolata^

con 16

e rendite in vino ed olio.

La confraternita di s, Giovanni Battista^ fondata


l'anno 1442, come rilevasi dagli atti della visita Capello del
1640. Aveva allora nel 1808, dodici fratelli, e rendite di
3.

beni campestri.

La confraternita di 5. Pietro ap, con 17


e rendite di beni di campagna.
4.

Oltre la surriferita chiesa primaria di

s.

confratelli,

Rocco eravene

Precursore s. Giovanni
con un solo altare del sajilo, con battistero, e campanile. Servi
dessa di parochiale nel 1718 durante i ristauri fatti in quest'epoca a quella di s. Rocco.

in

questa villa un' altra intitolata

al

Veggonsi inoltre gli avanzi d' altra chiesetta di s, Giovanni fuori del villaggio nella punta orientale che forma il
braccio occidentale del porto
deri

di

qualche

Poco
senizze^
esste
di

s.

d'

oro

di

s.

Cassiano, coi ru-

edifizio.

lungi dalla chiesa distrutla

della quale

di

abbiamo parlato nel

Elena
volume a

s.

in

Ga-

p.

479,

un piccolo porto detto Jelenica^ dalla suddetta chiesa


Elena che gli vicina, nella cui uscita vedesi una

sporgenza, che appellasi la punta del palazzo dei Bani, ove


scorgonsi muraglie di

facciata.

edifizii protraenlisi

fino

in

mare.

^^-^^

168

Serie dei parochi e cappellani di Bibigne.

Simeone Berlo vidi


Lorenzo Barzovich
Simeone Mestrich

paroco

nel

1674
1681
1714
1760

Jacopo Smoljanovich

1771
Giuseppe Vuizza

18lk^ L^
Marco Lovrich da Ulbo

"
L^W^
182(Ju- t^f
Antonio Fuzul

1830 , - /l|^
__Criorgio Bosulich paroco decano

esp.
Michele Levacich cappellano
1863
it^e^
1878'::,^;'*^
Francesco ZI^Mrrr.

Fra le antiche famiglie di Bibigne Irovansi i Pribcicti, 'l|ifc


^/
indicati in scritture del 1381, e gli Stipanovich del 1406.
itf
I principali proprietari di questa villa sono il Convento
ff
delle Rll. MM. di s. Maria, ed il Seminario Diocesano, pria
abbazia di s. Grisogono.
di Bibigne era circondato
da mura in ceII villaggio
mento con tre porte, in guisa da potersi affatto chiudere
dalla parte di terra; e all'ingresso del villaggio a borealevante v'era un castello, che fu demolito 40 anni sono.
Deggionsi esser cos premuniti quegli abitanti al tempo delle

w^-

turchesche incursioni.

secondo alcuni sort


suoi natali Don
Stefano Sorich^ altrimenti Suriclu di cui tuttora sussiste la famiglia, la quale fino a 20 anni addietro possedeva il braccio destro
del valoroso sacerdote, ed inoltre le Ducali di Venezia, che
in ricognizione dei segnalati servigi avevagli accordata una
possessione nel villaggio xPerkos. Questa s preziosa memoria^
che tenacemente conservava la famiglia, rimase preda delle
fiamme in occasione d' un incendio sviluppatosi nella casa di
abitazione. Di lui faremo parlicolar menzione quando parleremo del villaggio di Gorizza, ove secondo altri avrebbe
In questo villaggio

avuto

natali

questo eroe.

Borgo Erizzo.
Di Borgo Erizzo abbiamo scritto nel I volume a pag.
468. Qui aggiungeremo alcune notizie, che potranno interessare

nostri lettori.

Aderente all' antica, ed ora estinta villa di Gasenizze,


succede Borgo Erizzo^ detto anche Albanesi^ perch for-

169

malo da una colonia, venula nel 1726 dall'Albania ad abitarlo, chiamatavi dall'antico suo pastore Vincenzo Zmajevich
poscia

arcivescovo

prossimo

alla citt

ceduto

11

Zara dal

di

territorio

lato

da essi

di scilocco, anzi

non pi fortezza. Questo

parte, ora che

loro

Zara.

di

dall'arciprete

del nostro

abitato,

ne forma

venne
Giovanni de

territorio

capitolo

Grisogono, appartenente ad antica e nobile famiglia zaratina,


cos indotto dalle istanze e dalle promesse del veneto governo, cui stava grandemente a cuore la colonia, che in
caso di bisogno avrebbe potuto assicurare la citt da qualunque assalto nemico specialmente nelle turchesche incursioni.
Constava questo territorio di 169 campi padovani^ che equivalgono a 315
la parte meridionale
tipiano,

cui

il

gognali della misura

di

zaratina.

Tutta

questa borgata formata da un al-

fianco s'innalza molto

sopra

il

livello

del

mare

compone. Questa
porzione che distendesi in tutta la lunghezza da maistro a
scilocco appellasi Kolovare^ cos denominata in documenti
del 1391 e del 1400. Sopra quest'altipiano, e precisamente
nella localit, intitolata V arco antico romano^ ov** esisteva
sino al cadere della Veneta Repubblica un Lazzaretto per
l'espurgo delle carovane turche, e presso del medesimo una
cappella dedicata a s. Marco, sorge Tedifizio dell'i, r. Scuola
magistrale maschile per tutta la Dalmazia, instituita nel 1866.
e mostra

nudo

al

Poco

gli

strati di

distante dalla localit,

mare trovasi

cui

terra, di

detta

si

Racanzon^ vicino

al

Fontana dell' Imperatore, ricordata


in scritture del 1411 e del 1487.
Due confraternite v' erano nel 1808 in questa parochia,
contrila prima del Ss, Sacramento,^ con 24 fratelli, che
buivano elemosine in danaro annualmente per sutfragi in
morte; l'altra della B. V. di Loreto,, eh' la litolare della
chiesa, con 27 fratelli e contributi, come sopra.
la

cos

detta

Serie dei parochi di Borgo Erzzo.


Michele Tonsi da Sapa
Giorgio Jovich
Francesco Franich

Simeone Rakar
Spiridione Duka
Giovanni Sarin
Spiridione

Duka iterum

paroco

nel

?5

?7

?;

}>

?5

yy

5;

77

J7

1743
1771
1815
1820
1821
1830
1840

170 -paroco

Giorgio Verixsalz
Giov. Ballista Pellizzarich

nel

,,

Giuseppe Kerslich
Biagio Blasul

Giov. Battista Pellizzarich

1860
1863
1872
1874
1878

coniano oggid anime 1603. Nel 1754


ve n' erano soltanto 320.
Non sar disutile il riportare qui appresso l'elenco delle
prime famiglie albanesi cattoliche che si trasferirono a Borgo
Nella parochia

si

Erizzo nel 1726.


1.

2.
3.

4.
5.

6.
7.

Andrea Gasparovich
Nicol di Luca Marghicevicli
Pere di Marco

Nicol di Luca
^
Jovo di Andrea Gesgenovich
Luca di Andrea

Prem Vucca Marghicevich


Nicol

on

di

Paolo Gliiech
9. Ghiech Prend

8.

Luca Prend
15. Prena Pema
16. Micho Mattessich

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12
10

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Marco Discialo
11. Pelar Vucca Janova
12. Nicol di Andrea Marghicevich
13. Ghieh Pepa

11

5?

10.

14.

anime

8
9
8
vy
6

10
6
6

7
7
6
5
1

57

Somma

delle

anime 125.

Puntamica.

Ad

un miglio di distanza da Zara verso maistro, s'incontra una punta che apre il seno al porlo di questa citt,
e che appellavasi anticamente coi nomi di Piintamichahona^
Pontamica^ Versenovaz^ Ostrirat ed anche Promontorium
Micltuli. Questo promontorio rammentato in documenti del-

887

1355,

1381, ed in parecchi altri.


In questo luogo, non lungi dal mare, trovansi i ruderi
di una chiesa, intitolata s. Anastasia. Qual ne sia l'origine
ce lo riferisce il Tanzlinger nelle sue memorie di Zara, il
quale narra, che s. Donalo III di questo nome, vescovo no-

l'

stro,

del

trasportando

del

da

Costantinopoli

le

ceneri

della inclita

171

martire Anastasia, siasi fermato colla nave in questa punta


ed abbia riposto il sacro deposito in una cappella denominata
dall'

Clemente,

s.

quale poscia

la

avvenimento prese

nome

il

fu ristaurata

della santa

nel 931, e

martire.

Divenne

hanno memorie scritte, che nel


d 24 dicembre 1349 il conte veneto Michele Faliei\ ed i
consiglieri Pietro Caramuelli e Nicol Alberti elessero il^
sacerdote Agostino Malipiero^ nobil veneto^ a cappellano
della chiesa di s. Anastasia di Punta^ e lo presentarono
ali arcivescovo per essere confermato nel beneficio semplice.
Questa chiesa, di cui si conservano
muri laterali, ed una
in

seguito cappellania, e

si

porzione del
larga

4 75,

alla

coperto

fabbricato

tetto,

d'antichi

68.

rottami,

lunga

volto,

rivolta a maistro, ed ha
fra

quali

un tocco

m.
il

12:50

pavimento

di

colonna

scanellata.

Puntamica ch'era di ragione dei Religiosi


di s.
Galevaz, fu da essi livellata
dello scoglietlo
alla famiglia Giusti, che la pose quasi tutta in coltura, e vi
fece costruire nel 1725 verso il mare un molino a vento^
del quale ora veggonsi le ruine. Vi fu anche fabbricato un
Lazzaretto (Bazzana) ossia luogo d'espurgo per le mercanzie
provenienti dall'ottomano, ma fu distrutto l'anno 1666 in
Questa
Paolo

vista

di

localit di

guerra.

preaccennata esiste oltre il


porto di Zara, la quale fu detta Punta s. Giorgio da una
cappella, col esistita in onore di questo martire, e della
Un'altra

punta

vicina alla

menzione in antiche scritture del 1355, 1381 e


1661. In documento del 1534 si parla di un molino da macinare a vento con la sua torre posto in questa localit di
Giorgio presso il mare oltre la valle di Maistro sopra
s.
quale

si

fa

fondi dei frati dello Scoglietto.

Antichi

abitatori

di

questa

Radoslavo
1405, e Ivan Tver-

villetta

Sepurich. rammentato in documento del

furono

kovich del 1438.


E famoso questo promontorio di Puntamica nell istoria
zaratina per una battaglia navale ivi succeduta nell' 887, tra
Veneziani e Narentani, ove vi lasci la vita nel conflitto il
Doge veneto Pietro Candiano.
Fra Puntamica e Punta s. Giorgio trovasi una valle,
detta oggid volgarmente di Maistro^ perch posta a maistro
Val dei maestri^
di Zara, ma che anticamente nomavasi
Vallis magistrorum^ a causa, per quanto sembra, di qualche

172

classe di arlieri, che faceva col dimora, occupandosi probabilmente in lavori marinereschi. Questa valle serve di ottimo
naviganti,

anzi forma

un tutto

porto

ai

veggono vestigia d'antiche case

si

gonsi

le

traccio di chiesa

dedicata a

fra
s.

col

porto

le quali

Pietro

di

Zara.

pure scorpresso la

ap.

un chiostro di Eremiti, il quale fu distrutto nel 1315. Tanto questa che le case furono atterrate
nel 1645, affinch i Turchi, che minacciavano queste con-

quale v'era

trade,

in antico

non se ne impadronissero.

Diklo.

Dietro Pontamca

il

primo villaggio che

si

affaccia dalla

una valle che dal


Anticamente
Yc?dus
paese prende
nome.
ed anche Miclmlns era appellato. In pergauena del 968 menzionato
col nome d Munto ^ ed in scritture del 1067, 1195 e 1243
trovasi memoria del medesimo col nome di Diculum^ donde
Dihlo.
Questo villaggio cogli annessivi terreni fu donalo nel
1067 dal re Cresimiro ai Monaci Benedettini del convento
di s. Grisogono., e tal donazione venne confermata nel 1240
parte

di

maistro

Diklo.

posto dentro

di

il

dal re Bela

IV.

Essi vi

fabbricarono

allora

un ospizio, ed

una chiesa in onor di s. Martino^ la quale nel 1636 fu ceduta pr tempore ai villici, affinch se ne servissero per le
loro sacre funzioni. L'aitar maggiore era dedicato al santo
titolare; ed essi vi eressero inoltre l'aitar di s. Hocco,
il
battistero ed il relativo cimitero. Urbano Vili vi concesse
nel 1643 una indulgenza plenaria nella festa di s. Martino.
In seguito, sia che non avessero piena libert d' uso della
prefata chiesa, ovverosia che fosse questa insufficiente, con
licenza del beneficiato don Gregorio Zappich ristaurarono ed
ingrandirono nel

1645

la

chiesa beneficiale di

s,

Pietro ap.

addossandosi il canone livellario


di lire sei
annue a favore del convento di s. Grisogono.
Questa chiesa cominci allora servire ad uso di parochiale.
Ambedue queste chiese di s. Martino, e di s. Pietro susstono anche al presente, ma un'altra ne fu in seguito dai

eh' esisteva

villici

sin

edificata

lor paroco

dal

di

1496,

pianta

nel

1710 per cura

Marco Zabrulich, che

V, dei Rosario.

le

diede

il

dello
titolo

zelante
della

B.


L'istituzione di
riferisce

iranno

173

quanto sembra,

questa parochia. per

1645.

in

cui

ingrandirono

quei villici

si

Ih

parochia. anche dopo

la

tempo sempre
sistemazione deirarcidiocesi. ed ap-

Decanato

di

Zara.

suddetta chiesa
partiene

Un
sin

al

1496

dall'anno

anno. Nel

alla

s.

Pietro.

Rimase da quel

beneficio semplice, col

cortSisteiiie
l'

di

in

titolo

Diclo, fondalo

di

Pietro,

s.

esisteva

da Giulia Franceschi,

che rendevano 30 ducali alsecolo fu dall'arcivescovo incorporalo

alcuni terreni,

passalo

massa capitolare.

Serie dei parochi di Diklo


Matteo Bacchizza
Giovanni Mattessich
Marco Zabrulich
Nicol Smolich
Simeone Barich
Antonio Pestich
Antonio Gherdovich
Martino Millin
Antonio Garcovich
Simeone Paulovich
Marco Mircovich
Giuseppe Kerstich

oco

nel

Simeone Stanich

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5?

1662
1681
1710
1740
1760
1771
1815
1820
1828
1830
1851

1874
1877
1878

Michele Ciurkovic
Fra
suoi antichi abitatori trovansi Marco Bugarin nel
1390. Nicola Dasbudich nel 1405. Crisano Suptinich nel
1392, Balco Pnllich nel 1446. e Pr Giorgio Granzarich
nel 1557.
Il
comune di Diklo conta adesso 600 anime, mentre,
nel 1754 non ne aveva che solo 129.
E questa localit ferace di vino, ed ha una buona sorgente d' aqua potabile, che ad un tempo serviva per la marineresca sotto il veneto governo. Dalle aixgiacenti colline
ne scaturisce un'altra, che ha il nome di Fokrovnich.
i

Koino.
li

Diklo sopra una

non lontana dal


mare trovasi il villaggio di Kosino^ denominalo Kosiwsello^
ed anche Casion e Cosinw scritture del 1387. Eassaifer-
maistro

di

collina

174

ha buoni pascoli e buone raandre di pecore e capre (si.


kose\ le quali diedero il nome al villaggio. Verso settentrione ha un bosco di tre miglia di lunghezza, ripieno di
file

appellata

frulticosa,

sabina

ginepro sordo, e
in

di

lentischi,

Gluchi SmricK

slavo

in

abeti ed elici e

di

cio

paliuri detti

Draca.

slavo

Era parochia fin dal 1575, ed ora cappellania esposta


con 230 anime nel Decanato di Zara. Nel 1574 aveva 103
abitanti. La sua chiesa intitolala all'arcangelo s. Michele.

Fu

edificala

villici

Parzago

vescovo

10:60

dai

nel

5:70

larga

l'anno

1522, e consacrata

1683

ad

senza

la

14

febbraro.

sagrestia,

marmo

eh'

dall'

arci-

lunga

m.

proporzionala.

colonne ha la pala
della B. V. Immacolata di s. Michele e di s. Girolamo, Fu
eretto nel 1793 per cura del paroco Tommaso Medich, della
cui famiglia esistono i discendenti, ed un sepolcro con relativa iscrizione. Gli allri altari sono di legno dorato, uno
con la Madonna, s. Michele e s. Girolamo e l'altro colla
Purificazione di Maria Vergine.
Il

suo aitar maggiore,

Sussisteva
nita

sotto

di

a quattro

questa parochia nel

in

1674 una confrater-

l'invocazione del titolare.

La canonica, che

nel

1674

era coperta di paglia, ora

presente a spese del


una di quelle
fondo ecclesiastico.
Questo villaggio fu incendiato dai Turchi nel 1636,
ma dopo due anni venne ristaurato, e riedificate le case diroccate, quando i suoi abitatori vi ritornarono. Nel 1640
vi fece la sacra visita T arcivescovo Capello.
Quando i Turchi s'impossessarono del contado zaralno
fabbricate nel

nostri cristiani discesero

erano

domiciliati

Marco

fuori

in

altre

di

localit;

tornarono

ai

nei villaggi del

Diclo,

Zara,

secolo

dintorno

come pure

quando fu

in

fatta

litorale.

Molti

si

Giovanni e a s.
Sancassiano, ed anche
col Turco, rila pace
a

s.

propri focolari.

Nel 1706 la parochia di Kosino aveva soggette le capdi Diklo e Peterzane.


Si trovano annotazioni in documento del 1698 che i
villici di Diklo
e di Kosino erano obbligati di corrispondere alla diocesi di Nona la decima ecclesiastica dei terreni situati oltre la Croce ed olir la chiesa di s. Tommaso,
i
quali punti segnavano il confine delle diocesi di Zara e
di Nona.
pellanie

175

Serie dei parochi di Kodino.


Michele Dunecich

paroco

nel

Donato Matulich
Giovanni Decincich

11

11

Pietro Sichirch

Michele Jurissich
Giovanni Sfoiinich
Giovanni Bellich
Matteo Millosevich
Giuseppe Ghersovich
Matteo Simuncin
Antonio Simuncin
Natale Ghergurev
Antonio Segota

11

w
11

11

n
11

Tommaso Medich

Matteo Pavich
Marco Marinovich

11

11

Simeone Rado cappellano esposto


Simeone Marcellich
paroco

11

1574
1591
1624
1626
1658
1670
1681
1730
1737
1753
1760
1771
1777
1793
1810
1840
1863
1866

Petercane.
Tre miglia distante da Kosino trovasi al mare la villa
di Petercane
di cui cenno
in scritture dal 1349 in poi.
In alcuni documenti del 1387 ricordata col nome di Petricanum quasi Petrifanum^ perch forse in antico oravi un
tempio dedicato a s. Pietro. In scrittura del 1395 appellata Starva. Ha questa villa un buon porto, ove soglionsi
ricoverare le navi in tempo di burrasca. Ha questo il nome
di
Porto Schiavina in memorie del 1651, e cos pure
oggid si appella comunemente per corruzione invece di Porto
s, Slavina^ cos detto come narra lo storico nostro Dr. Simeone Gliubavaz dalF antichissima chiesa, esistita in questo
luogo

in

onor

1404 con

simil

Questa
rochia

dal

di

al

villa

1700

presente

Zara. Nel

del

nei prischi tempi cappellania, indi

pa-

ricordata in

titolo.

lania esposta nel

Ha

scrittura

questa santa, e
era
in

poi,

fin

1851, dopo

366 anime, ed

col ritornare ad essere cappella

sistemazione della

dipendente

1754 non aveva che 128

dal

abitanti.

Diocesi.

decanato

di

1^

La sua chiesa cappellaniale, fabbricata dai villici, dedicata ai Ss. mm. Giovanni e Paolo. L'aitar maggiore intitolato ai patroni, e T aliar laterale a s. Rocco. Il campanile
alla foggia romana ha una sola campana. Aveva un tempo
due cappelle Tuna sotto il titolo di 5. Andrea ap, rammen1443, Tallra col nome di s. Martino^
tata in scritto del
della quale cenno in documento del 1405.
A nord d Petercane in distanza d' un miglio posta
sopra una collina una villetta, denominata Petercane piccole
ed anche Glupovaz o Glupauci^ di poche case, in mezzo
ai

ruderi della premenzionata chiesa di

Slavina.

s.

Tre confraternite laiche v'erano in Petercane nel 1714,


r una dedicata a s. Rocco, T altra al Ss. Sacramento, e la
terza allo Spirito Santo. Furono soppresse nel 1807 colle
altre

della

diocesi.

Buoni pascoli sonvi


e non infecondo terreno

ameno boschetto,

questa villa, un

in

di

olivari

verso

mare.

il

Serie dei parocbi e dei cappellani di Petercane.


Filippo Dunicich

cappellano

Giovanni Mattessich

paroco

j?

?5

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57

?9

5?

'5

J?

Simeone Stanich
Giovanni Viducich
Giorgio Masich
Antonio Dorbin

Simeone Antissich
Simeone Cioban
Simeone Skiffich
Biagio Martinovich

Martino

Millin

Marco Marinovch
Simeone Rado cappi
Simeone Marcellich
Fra

gli

antichi

Bogdano e Mladino

abitanti

ano esposto

paroco
di

nel

questo

>?

91

1675
1708
1715
1737
1742
1760
1771
1777
1815
1820
1848
1851
1863
1866

villaggio

noveransi

1391, Giorgio Pomenich del 1405, e

del

Micha Ylasich del 1477.

Zaton.
Dietro Porto-Schiavina a non
laggio di Zaton.

mollo distanza

L'antico Zaton era situalo verso


del

territorio

di

Nona

dalla

pailc di

la

il

vil-

punta settentrionale

mare verso

il

golfo.


Dopo r incendio

di

Nonn

177

1646,

dei

fiamme anaffinch non a-

fu dato

alle

che questo villaggio, indi dislrutlo per intero,


Turchi, che travagliavano queste
vessero a trovarvi ricovero
contrade. Di esso perci non si ravvisano oggid che avanzi
i

di

vetuste

nel

abitazioni,

1740 due

in

da

pile

mezzo

olio.

Un

quali

alle

furono

rinvenute

solo edifizio rimase in piedi,

ed una torre fabbricata nel dodicesimo secolo dalla famiglia


Crissava, patrizia di Zara, collo scopo di riunire un giorno
intorno alla sua

abitazione,

in

delizioso, tutte

quel sito

le

ma prevenuto dalla morte, non la conFu acquistala da Simon Bortolazzi con i-

case dei conladini,

dusse a termine.
strumento 15 novembre 1627. Era appellata torre di s. Steforse aveva egli Y idea di ergervi
fano, non so perch
dappresso una cappella in onor di questo santo. Da questa
torre il Cassio, con altri ^'onesi recitando carmi lugubri guardava l'incendio di sua patria da lui a malincuore, ma
:

con ottimo line procurato, come vedremo in appresso. Dopo la pace del 1670, ritornarono i villici di Zaton ai
loro

focolari,

fabbricarono

le

case

loro

in

altro

sito,

poco lontano dal primo, discosto un po' dal mare, per essere
immuni dalle aggressioni dei corsari, dai quali furono di
spesso per T addietro molestati, ed inoltre per esser pi a
portata della coltivazione delle campagne. L vi eressero dalle
fondamenta una nuova chiesa, che dedicarono alla Nativit
di M, V. al cui aitar maggiore in seguito ve ne aggiunsero
degli altri, di

Questa

Nona;

ora,

marmo.

villa

era

dopo cio

parochia
la

della

sistemazione

preesistita
dell'

diocesi

arcidiocesi di Zara,

divenne cooperatura della parochia decanale

di

Nona con 299

anime.

Serie dei parochi e dei cooperatori di Zaton.


Nicol Peros

Simeone Barissich
Simeone Sebenzanich
Domenico Radovich
Giovanni Cervarich
Antonio Zorich
/j^<Ae^\ Giovanni Giustin
N^ntonio Paulovich
fl^uigi Bujas

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paroco

e.

nel

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ooperalore

di

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1820
1823
1824
1827
1840
1843
1848
1851
1876

178

Brevilaqua (Privlaka).
Zara, e tre allVvest
Brevilaqua^
lat.
Brevisav "
di Nono, giace il villaggio
cos denominalo da un guado ovvero slrello. che gli
davvicino. e che separa il lerrilorio di Zara dall'isola
Ponladura. Dagli slavi appellalo questo villaggio Privlaka
e pi correllamenle Frevlaka^ che significa istmo, forse
perch quello che ora guado, fu anticamente una lingua
setlenlrone

Ouindici miglia a

di

di

di

che

terra,

congiungeva

zionata. Poggia su
si

lasciano osservare

Non

mata.
citt

tagliala a

ripa,

diversi

dubbio, che sia antico e per

come

quei contorni,
niole e

vasi di

piccola

distanza

e.

vicinanza

la

traccio

tradizione

edifici,

ritiensi

esistesse

una

invasioni

nelle

dei

ne sorse un nuovo ne' tempi degli Slavi,


chiesa

fessavano
acquist

il

nome

di
di

s.

Vito

perch

fabbricatori

suoi

ove
bar-

dove ora

abitanti

coppi e tegole,

di

volta

popoli

bari,

l'arte

in

perch

antichi

di

villaggio.

la

ritrovati

finalmente

<*

quel

poggia

della

lumi eterne, monete romane, cor-

veggonsi
Distrutto

cui for-

d'antichit,

vetustissima forma,

vigente

la

p.

da

di terra,

strali

Nona, e pei diversi oggetti

di

giusta

un" alta

di

premenpiombo, donde

terraferma colf isola

la

pro-

localit

la

slavo di Kupari^ che oggid pure lo ritiene.

anche questo dal ferro ottomano


nel 1570, gli abitanti, rilornalivi dopo la pace, rialzarono
le sdruscite lor case. Ma una terribile pestilenza, che infier
grandemente, e che li distrusse in gran parte, costrinse i
pochi superstiti ad abbandonare affatto quelle posizioni, ed a
piantarsi nel sito, ov' di presente il villaggio, che pi tardi
senwQ puranco da forestieri abitato. In documento, infatti,
del 1605 troviamo Brevilaqua annoverala fra le ville abitate
quasi per

Distrutto

intero

Nona, mentre

della

diocesi

ville

disabitale noverasi pur quella

di

scrittura

in

di

del

1600

fra le

Kupari, di cui ancora

oggid se ne ravvisano

gli

d'aqua

con la chiesetta di s.
1860 mediante spontanee obblazioni

Vito,

la

potabile

T antico

quale per nel

dei villici

avanzi, fra

venne rifabbricata, e

parochia, non

che

ai

cio nel

dato
tempi del vescovo
ci

fu

1357, sussisteva

quali

una

cisterna

cimitero

Quando questo villaggio


in

di

di

di

la

al

pubblico

culto

Brevilaqua sia

rilevare.

restituita.

stato eretto

Troviamo pertanto,

Nona, Demetrio de' Matafari,


chiesetta

di

s.

Vito,

che fu ri-

-->

nel

laurata

oomplice,

il

179

formalo un beneficio
incorporalo alla mensa

1588^ e colle sue rendite

1778

quale poscia nel

fu

L'erezione dunque della parochia di Brevijaqua attribuir si dovrebbe almeno al secolo decimoquarto.
apparteneva alla giurisdizione spirituale del vescovo di Nona,
capitolare nonese.

un casino di campagna, donalogli da

'che in essa possedeva


Giulio

zaratino.

Quirini,

coir onere

perpetuo

con

istrumento

gennaro

20 messe annue. Dai

di

villici

1604,
era de-

vescovi di Nona fanominato col titolo di Biskupija. Ivi


cevano dimora specialmente in tempo d' estate, quando le
febbri maremmane infierivano in quella citt. Da poco tempo
fu dal e. r. Demanio venduto alla pubblica asta. Da quanto
abbiamo detto si deduce che la parochia di Brevilaqua era
senza dubbio in origine quella di s. Vito, dintorno alla quale
trovasi anche al presento il cimitero. Trasferitisi gli abitanti
nel sito, ove ora esiste il villaggio, come sopra si detto,
v'eressero la propria chiesa parochiale, e la dedicarono alla
B. V. Assunta, come no fan fede il suggello parochiale, e
l'odierna tradizione. Bifabbricata nel 1715, come si rileva
i

da annotazioni parochiali
tolata

alla

Nativit

Non

Maria.

di

quell'archivio, fu

esistenti in

prestandosi

inti-

questa

alle

una nuova
nel 1836 a spese del fondo ecclesiastico col concorso della
popolazione. Fu dessa consacrata a d 28 giugno 1841 da
mons. Giovanni Bercich. vescovo di Cassia i. p. i. ausiliare
in Pontificalibus e vicario generale in spiritical'bus dell' arcivescovo Novak. La sua forma ottangolare con sporgenza
dal lato dell'aitar maggiore, e della porta d'ingresso. costrutta a volto reale, ed il suo diametro maggiore di m.
30:25, il minore di m. 15. Tre altari l'adornano: il magesigenze della

popolazione,

ne venne

costrutta

giore intitolato alla patrona, costrutto di pietra tassellata

marmo, con
laterale

ranco

di

un' elegante

dritta,

legno

marmo,

di

ed

tabernacolo

legno, dedicato
il

laterale

l'invocazione

eguale

di
al

materia

Crocifisso,

a manca,

di

pietra

eh'

in
;

il

pu-

tassellata

patrocinio di s. Giuseppe
con tabernacolo lavorato in pietra e marmo. Un campanile
con due campane s* innalza sopra il muro a cui appoggiato l'aitar maggiore.

in

sotto

del

Altre chiese abbandonate e distrutte esistono in questa


parochia. Tali sono:
1.

La chiesa

di 5.

Pietro^ Sitpetar,

180

La chiesa di s. Barbara^ i cui beni furono incorporali alla prebenda arcidiaconale di Nona.
3. La chiesa di s, Catarina^ menzionata in documento
del 1658.
La canonica parochiale fu eretta da nuovo nel 1854 a
spese del fondo ecclesiastico. I parochiani vi cedettero un
2.

pezzo

terra di

di

kl.

777 ad uso

q.

di

orlo a beneficio del

paroco.

La parochia conta oggid 726 anime.


Serie dei parochi di Brevilaqua.
Fra i suoi parochi merita special menzione don Natale
Malak, che amministr la parochia per oltre 40 anni^ dal
1758 cio sino al 1801. Egli per la sua condotta esemplasue virt,

rissima, per le

e per

anime si merit l'amore di luti'


memoria ancora in benedizione
dai

meriti fu insignito

22

foraneo. Mor ai

vescovi

fra

quali

vi stabilirono

de Zanchi,

glia

1801,

di

del

titolo

compianto da
nel

1819
1844

1870

tutti.

Pago

Coltelli,

di

questo villaggio

Collanovich,

Quirini,

propri casini di ricreazione.


nobile

sua

vicario

di

paroco

dall'amena posizione

Allettati
ratin,

Nona

la

le

Pei suoi

quegli abitanti.

fra

di

Marco Kersclovich

parochiani, e

suoi

d'aprile del

Antonio Sucich
ora canonico
Paolo Zanchi

ardente suo zelo per

l'

Nona,

di

vi

Anche

fabbric

za-

Ferra,

la fami-

1746 un

nel

palazzo campestre per villeggiare.

Questa localit aveva una volta le sue saline,


dolesi accennale in documento del 1652.

trovan-

Poutadura.

maistro di Zara, e distante 18 miglia giace Pisola


Puntadura^ cosi detta per la sassosa sua punta che si
estende in mare verso ponente. Fu detta da Plinio Portudi

nata^ perch

molto

atta

porleggiare.

A' suoi

tempi era

ed aveva una torre, cui egli d il nome


Ura, In documento del 1069 appellata Veru. Dagli

molto frequentata,
di

antichi

dallo

slavi
stretto

moderni dicesi Vir


canale che dalla terraferma
e

dai

nome

la

impostole

separa. Insula

181

documenti del 1347


menzionata col nome di Pwncta Urae. Ha una circonferenza di circa 10 miglia, e possiede nel mezzo una bella e
ferace campagna, se non fosse molestata di spesso dal vento
borea. Ha molti e buoni pascoli, e un bosco detto Viridi a
ponente, distante dal villaggio tre miglia, ove eranvi una volta
molte vipere velenosissime, di cui i villici facevano oggetto di
commercio coi farmacisti. Apparteneva nelT ecclesiastico alla
giurisdizione vescovile di Nona sino a tanto che questo vescovato fu nel 1828 alTarcidiocesi di Zara incorporato. Nel
civile apparteneva al conte vneto di Nona dopo l'anno 1409,
comune della nonese giurisdizione tenne
in cui questo solo
Viri detta in scrittura del

per s

il

In

veneto erario, lasciato avendo

renni del continente


fico

1102.

Nona

di

consiglio in premio

della

tutti

gli

altri

magni-

disposizione di quel

costante sua

fedelt

ter-

alla

Re-

pubblica.

che porta lo stesso nome dell'isola, situato nel mezzo, ed ha 42 case, 14 delle quali sono alzale
ad un piano. A qualche distanza sonvi tre altre localit con
40 case. La complessiva popolazione del villaggio ascende
a 497 anime. Gli abitanti sono intenti alla pastorizia, e
alla agricoltura, onde le loro greggio sono ben governate, ed
i
prodotti eccellenti. Ci si deve attribuire alle premure e
allo zelo dei loro padroni, che molto
si
occuparono sopra
luogo pel benessere dei loro coloni. Tali furono i signori
Cernizza, ai quali la repubblica veneta con ducale del 14
ottobre 1634 aveva concessa T isola di Pontadura per loro
abitazione coli' obbligo di pagare annualmente 200 ducati.
La compr definitivamente dopo qualche anno Vuco Cernizza
a cui la Serenissima conferi il titolo di conte ed anche di
Governatore, pei meriti aquistatisi dalla famiglia nel liberare
Il

villaggio,

questi paraggi dalle escursioni dei pirati.

Questo villaggio
rochia negli

atti

Simon Paretich

delle
vi

lo

troviamo indicato col

visite

di

pa-

1700 in poi. Don


1827, don Doimo Rado-

pastorali

era paroco nel

titolo

dal

vich nel 1835, don Antonio Paulovich nel 1840, don Giu-

seppe Millin nel 1851. Ora cappellania, ed


lano don Francesco Marin.

il

suo cappel-

La chiesa cappellaniale dedicata a s. Giorgio m.,


bench la pala del maggior altare abbia la B. V. del Carmine, s. Andrea ap. s. Giorgio ra. e s. Rocco. slata edificata da nuovo a spese del fondo ecclesiastico nel 1845.

182

lunga m. 15:4, larga m. 7:55, ristringendosi nella caped il


pella maggiore sino a m. 4:66. L'aitar principale
di
legno
con
duo laterali
tabernacolo sono di marmo,
V.
B.
Addolorala,
nicchie, ove sono collocate le statue della

Antonio d Padova. Sopra il frontone esterno liavvi


campanile alla romana con due campane.
il
Una chiesa succursale esiste in questo villaggio, ed
quella di s. Giovanni Decollato nel cimitero. Ha ww solo altare colla mensa di pietra cementala, ed dedicato alla
Beata Vergine, mentre del titolare non ha che un piccolo
quadro. Ha questa chiesetta la dimensione di 8 m. per 5.
Suir architrave della porta d'ingresso vi sono scolpile le iniziali V. C. cio Vuco Cernizza, dal che apparisce che sia
puranco l presso il suo
stata edificata da esso, essendovi
e di

s.

slemma

gentilizio.

Vicino
e

palazzina

alia

questa dedicata

B.

alla

Cernizza hnvvi un' altra chiesetta,


V. Assunta^ che il prefalo Conte

Vuco, con suo testamento del 17 novembre 1670 volle fosse


ma questa oggi distrutta, non esassiduamente officiata
muri con i ruderi dell'altare e
soli
stendo di essa che
:

nuir altro.

Una
in

sola

questa

villa,

confraternita

dedicala a

s.

ed aveva 36 confratelli,

Giorgio m. esisteva

provedevano
con elemosine in natura. Or
i

quali

mantenimento della chiesa


pi non esiste, perch rimase estinta nel 1808 assieme
altre della diocesi di Nona.
al

Sulla

punta

australe

dell' sola,

detta

Casiac.

alle

entro

il

fondamenti d'un castello con due torri,


che servir dovevano di ricovero agli abitanti in caso d'aggressione. Dev'essere stato eretto da' Veneziani al principio

vallone scorgonsi

del

XVH

secolo contro

le

incursioni

avendo su d'una

degli Uscocch,

ed anche

due torri un leone alalo,


e sopra le porte d'ingresso tre slemmi, uno dei quali della
famiglia Molin, di cui nel 1623 era Francesco Provveditor
generale della Dalmazia, ed un' altro stemma con un leone
rampante coronato nello scudo, della famiglia Pisani, di cui
Antonio era Provveditore generale nel 1626.
L'anno 1242 Bela IV re d'Ungheria, fuggendo il furore dei Tartari, si ricover prima a Tra e poi a Zara,
ove vedendosi mal sicuro, fugg alla volta di V^egla, ma
durante il viaggio venne sorpreso da una mano di quei bardei Turchi,

delle

bari feroci presso quest' isola di Pontadura. Era

li

per esser


preso, (filando

gente

la

183

de' luoghi

specialmente

vicini

di

suo ajuto, e dopo una terribile zulTa, Io liberarono, e a Pago il condussero, donde poi recossi a Veglia,
ove nella casa dei Frangipani si ricover.

Pago, corse

in

Nona
A

Zara, lungi da essa dodici miglia inJapidico, entro una vaile spaziosa giace

settentrione

canale

circa,

sul

Nona

sovra un'

(Nin).

di

mediante due ponti di pietra,


l'uno da libeccio l'altro da levante, congiungesi col continente. Da Plinio e da Tolomeo Aenona ed Aenonium e da

Ninia

Porfirogenito
I

pi

isoletta,

suoi

antichi

abilalori,

Fu soggetta lungo tempo


citt

alla

esisteva

appellata,

cui

di

di

ai

Zara,

Re

molti

bassi

secoli

notizia,

occup un

liburnichc citt

Liburni, e tra le

ordinata

che

prima.

furono

posto

distinto.

e Principi della nazione sub-

capitale

della

Liburnia.

Caduta

con quest' ultima in poter dei Romani divenne opulenta


ruderi delle fabbriche ed i
e magnifica, come dimostrano
monumenli, che nei tempi a noi vicini furono discoperti.
Venne nel settimo secolo devastata dai barbari, indi occupata, e ristaurata in parte dagli slavi, divent la residenza
di alcuni principi e re slavo-croati, che la fecero capoluogo
di una delle lor zupane. Estinto il dominio di questi, con
vicendevole successione appartenne ai re d' Ungheria, edalla
Repubblica di Venezia, che la signoreggi dal 1409 sino
alla sua caduta. Nelle guerre tra gli Ungheri ed i Veneziani
sostenne un formidabile assedio (1357) in cui per mantenersi
poi

fedele ai secondi,

si

ridusse a cibarsi perfin di cavalli. Prov

ed il furore del barbaro Scita. Impotente


a resistere, evacuata, fu due volte da' suoi incenerita, nel
1571 e nel 1646, perch non servisse di rifugio al fiero
nemico. Tent di risorgere, ma non torn mai pi nel pripi fiale

l'ira

miero suo
ricchezze e

Questa

stalo.

pei

suoi

citt,

monumenti,

borgata, ed appena ritiene

grandezza.

Amena

celebre
fu

un tempo pelle

ridotta

qualche indizio

per sempre

di

una miserabile
sua primiera

ed interessante n'

posizione per l'ampiezza delle campagne, che

sue

la

sua

stendono
d'intorno. Ma tutte le buone disposizioni del suo suolo sono
avversate dall'aria delle paludi, che la circondano, e che
rendono il suo porto, gi di grossi navigli capace, una sentina di micidiali effluvii, i quali furono la causa principale
le

si


della sua spopolnzione.

slato miserissinio,

dello

184

ora

cui

in

si trova. Nuir altro, di fatto, ella oggid presenta, che un'ammasso di rovine, fra cui sorgono poche case, con circa cin-

quecento

abitanti.

Le Antichit

antichissima pergamena, ritrovata

Da una

Nona

nobile di

storico

dello

Nona.

di

Giovanni

dottor

desume che V anno 726 avanti Cristo


uno

vavasi in

citt

la

ed era

lloridissimo.

stato

nell'archivio

di

Cassio,

Nona

si

tro-

grande

tenuta in

avevano in essa la propria


sede, e gl'imperatori la tenevano qnnl luogo di loro delizie.
Civitas Nonens. cos in quel prezioso monumento, ante
Chrishnn natum DCCXXVI ita flondt^ ut in ea reges residehant.) et aliquando Imperatores divitiahantitr.
Se a quel tempo trovavasi Nona in tanta floridezza, forza
considerazione, per cui

re vi

abbia esistito, e che

conchiudere, che molti anni prima

sua fondazione debba salire ad un alta antichit. Di

suo slato ne discorre

fioritissimo

sua storia naturale, dove

nona florida

quindi

citato,

si

d'

uno slato

in

questo

appendice

della

Ae-

esprime: In lllijrico

P. Asinii. donde

civitas

storico

dello

cos

Plinio

si

deduce che

Augusto,

la

tempi

ai

continuava

questa

grandezza,
e ad essere celeberrima per la sua felice posizione, per le
sue ricchezze, e pegli agi che le somministravano i suoi decitt

mantenersi

liziosi

contorni.

in

opulenza e

di

poi dal prefato

detta

vitas Asinii PoUions, perch

di

questo illustre

romano

Cipersonaggio ro-

storico

mano, inviato d'Augusto in Dalmazia in qualit di Console,


dopo aver assoggettata buona parte di questa provincia, venne
probabilmente destinalo a governarla, e a tenervi la sua residenza in Nona. Non poi difficile che in seguito fosse
stata

stabilita

non siamo

in

Questa
stituisce
v'

erano

grado

di

comprovare per

difetto

posta in un seno di

formato

al

le

sue parti

presente le rovine e

il

rive

semicerchio, alle cui


disposti a

aveva una circonferenza d'incirca

era circondata in tutte

che
di monumenti.
mare, che co-

stesso Imperatore

dallo

suoi ricchi e deliziosi sobborghi,

d'anfiteatro,

scorgonsi

Romana

illustre citt,

suo i^orto^

il

Colonia

le

da

forti

traccie,

tre

miglia, ed

mura
le

foggia

quali

di

cui

mura

erano intersecate da sette torri^ di cui tre. bench cadenti,


vedeansi ancora nel secolo passato. Quattro j^orte servivano


d'ingresso

alla

citt,

185

due delle

dalla parte

quali

di

mare e

due dalla parte d terraferma, con cui era posta in communicazione mediante due ponli egregiamente costrutti Gli avanzi di quest'ultime e d'una delle altre due, rivolte al mare,
veggonsi ancora al presente. Due vie principali la rendevano accessibile da Zara, capitale della Liburnia, l'una magnifica e bene lastricata, dalla parte d maistro, le cui vestigia
erano visibili fino al principio del secolo presente, l' altra
dal lato

meno comoda,

opposto,

pedoni; ambedue sparse qua e

e frequentata

dai

soltanto

da rimasugli d'antichi aqui-

venne resa
1743 dal Pro veditor generale Querini, enei
roveri e d ippocastani dal generale Grade-

e da rovine di vetusti edifzii. Quest' ultima

dotti,

carrozzabile nel

1776 ornata

di

Le vie interne ed i vicini sobborghi, erano lastricate


dapprima con mattoni romani^ e poscia con piccole pietre di marmo^ materiale questo, che calcolavasi di lunga durata. Ce ne fa testimonianza la succitata pergamena, ov'
detto Tota civitas^ non exclusis vicinis suhurhiis^ lastricata
fuit primitm de coctis romanis^ deindeque de lapidiculis
marmoreis quae materia nuncupbatur aeterna. Tra i suoi
templi antichi pagani ve n' era uno dedicato alla Dea Diana^
il quale
s'innalzava maestoso nel silo, dove giacciono i ruderi
della chiesa di s. Ambrogio. Qui furono fatti dagli archeologi in varie epoche degli scavi, ma non si rinvennero che
murature profonde e grandiose, le quali per accennano alla
nigo.

passata esistenza di tale sontuoso edifizio.


sito
citt.

aprivasi

una

poca

distanza

avanzi

sepolti alcuni

robuste

che
d

delle suaccennate

d'

nella

vicina

antichi

marmoree colonne, ed

estratto,

furono

Non

lungi da questo

magnifiche

campagna

porte
si

della

trovarono

fabbricati romani, rollami


altre

adoperate nella

lapidi fitte

nel

costruzione d

suolo,

case, e

casalinghi arnesi. Molte poi furono anche le lapidarie an-

tiche iscrizioni

lume

ritrovate sotterra, le quali avrebbero servito

Nona, se non fossero siale tutte


altrove asportate dai Provveditori Generali per adornare ed
arricchire le Gallerie di Venezia, d Verona ecc. Contiguo
alla surriferita porla, dalla parte boreale, sorgeva la Fortezza
della citt, i cui resti veggonsi tuttavia esistenti, Ira i quali
si mostra oggid la soglia del portone d' ingresso, su d cui
scolpito il segno della croce, ed una iscrizione illeggbile,
perch logorata dal tempo. In questa fortezza esisteva in
sito eminente una cappella, che servire dovea ai soldati di
d

all'antica

storia

di

186

presidio per l'esercizio delle sacre funzioni. Nel centro v'era


delie monete; perci questo sito al d
la Zecca pel conio

d'oggi con tallitolo puranco s'opppella. Presso la Zecca v'era


che aveva communicazone col mare. Indizio
l' Arsenale^
n'era un'uscio, che scorgeasi ancora tempo fa. ma che ora
interralo. Nel mezzo delia citt eravi il Foro pubblico, di

Impero, e su di esso sorgeva


gran palazzo della communit. In questo sito furono disil
sotterrate quelle statue colossali d'imperatorie d' illustri personaggi romani, che assieme ad altre preziose antichit ivi
ritrovale vennero a formare la famosa, ora fatalmente scomparsa, galleria dei conti Pellegrini di Zara. In questo medesimo
cui

ogni

era fornita

citt

dell'

venne scavato un pregevolissimo monumento^ su di cui


era scolpito un re con una regina accanto. Ignorasi di questo
marmo il destino. Questo luogo della citt si appella oggid
col nome di Knegldna^ che in slavo significa htogo dei conti.
notabili di NoL v'era pure la gran sala, ove radunavansi
na, e portava il titolo di Cenacolo^ come troviamo scritto in
parecchi pubblici istrumenli. Serviva pure di aula regia per
diploma del
reali, onde troviamo in
le adunanze pubbliche
re Cresimiro dell'anno 1059: In nostro Nonensi Coenaculo residens cura nostris Zupanis^ Comitibiis atque Banis^
Capellanis etiam nostrae Eegalis Aulae. Al medesimo era
sottoposta una piazza maestosa, lastricala a mosaico, rappresentante avvenimenti istorici, vasi antichi, serpi, uccelli
sito

etc.

Vuoisi che

tale

prezioso

lastricato

sussista

pure

al

opportuno di praticar un diligente scavo in quel sito. In un angolo del Foro pubblico
era situata l'antica Loggia comunale^ innalzata per cinque
d'oggi, per cui sarebbe

gradini sopra

il

assai

piano della

citt.

Di queste pietre servironsi

Nonesi per costruire le nuove case dopo la desolazione.


Tra i pubblici edifizii, che adornavano anticamente la citt
di Nona,
uno dei pi rimarchevoli era V Anfiteatro. Era
questo situato, dove attualmente s'innalzano i muri della diroccata chiesa di s. Michele are. Negli scavi fatti pi d'una
volta in questo sito trovaronsi
fondamenti dei muri dell' antico
manufatto, nonch tredici ordini di gradini circolari
di pietra, che, come in simili edifizii, servivano ad uso di sedili agli spettatori. Furono ivi trovati parecchi frammenti di
colonne scanellate, capitelli con iscrizioni e stemmi, rottami
d'archi grandiosi, e qualche moneta romana dell'epoca imperiale, e specialmente d'Augusto. Molti di cotesti gradini

furono

estratti,

marmo

di

187

e adoperati

per

la

questo medesimo sito fu

In

difizii.

costruzione

nuovi

di

e-

discoperto un piedestallo

traguriense, con stemmi scancellali, e con un in-

cavo nel mezzo, ove sembra fosse piantato uno stendardo.


La passata esistenza dell' anfiteatro di Nona non solo confermata dalla tradizione volgare, e dagli avanzi surricordati,

ma
il

puranco constatata da un istrumento pubblico, stipulato

880

6 d'ottobre dell'anno

vennero appianate

nmiro, con cui


e plebei

nobili

d.

C.
le

tempi del re Bra-

ai

differnze insorte

tra

Datum Romae prope Rhenam. Ro-

nonesi:

gatum ibidem tempore domini Branimiri


DCCCLXXX etc: dove questo monumento

VIoctoh. an.

die

appellato

Rhena

vocabolo latino-italiano arena^ con cui denominavansi in


antico, come anche oggid, tali edifizii, perch negli antichi
spettacoli il circo era coperto d'arena, onde arenari erano
dal

delti

combattenti. Attigui alla torre boreale, che una delle

Quartieri militari. Questa torre


appellavasi torre di Candia^ dal generale dell'armala ungherese Baussetto Candiano che discacci da essa l'anno
sette

1324

suaccennate, eranvi

soldatesche Bribiriane.

le

conferenza

di

42

braccia;

Aveva

medesima una
sino al 1747, in
la

sussistette

cadde per vetust, e le sue rovine servirono


ed alla ristaurazione delle case nonesi.

Da

descrizione

succinta

tale

circui

fabbrica

alla

Nona ognuno

dell' antica

pu farsi un' idea della passata sua magnificenza e grandezza.


Quante altre cose potremmo narrare di questa antica ed un
tempo illustre citt, dei suoi sfasciati monumenti, de' suoi pubmagistrati, e della sua costituzione

blici

avessimo dinanzi
ed

altri

agli

moltissimi

occhi

quelle lapidarie

tutte

documenti,

e militare, se

civile

che

perirono nelle

undici JleaQlazionij eh' ebbe a provare nel corso

C~ pi-ima

sua

Fu

rovinata

allora

distruzione nccadde l'anno


dai

barbari;

ma

suoi

cazione, per cui in breve tempo risorse

mente che dopo pochi anni, cio nel 535

26917 persone

ne

fa

esclusi

fanciulli;

del

dei secoli.

si

vita,

taU

vide abitata

quale avvenimento
di

sopra

Domini
Aenona

destructa et desolata fitit haec civitas


sicut olim fuit Hierusalem sancta^ sed

a harharis^
illam homines recedificare non potueruntj

dopo

sua riedifi-

testimonianza quella stessa antica pergamena,


accennata, in cui sta scritto quanto segue ; Anno

DVIV ferme

Cristo.

abitanti,

a nuova
la

ben

sue

509 dopo

d'averli scacciali, e sbaragliati s'accinsero alla

da

iscrizioni,

sicut

sic ista recedifica^

188

a Duce nostro dilecto Miresio et a suis civihus^ PrcBside


Ravonasio cum Curialihus ac Judicibus suis. ad hoc dehitur

putatis.

Anno

DXXXV in civitate nostra

Christi Salvatoris

Aenonensi ex secutis actihus dicitur^ quod reperiehatur memerus animarim utriusque sexus^ parvulis exceptis, viginsex millia nongentarura septemdecim^ computatis locis
ti
externorum suhurhium. Tutto ci dimostra lo stato di ricchezza
trovava questa illustre citt a quei tempi. Ma tanti
disastrosi avvenimenti, cui and soggetta nei
poi furono
in

cui

si

corso dei

ad un ammasso
gid

clie

posteriori,

secoli

di

rovine, in

mano

ridusse

si

mezzo

alle

quali

mano

sorgono og-

poche case.

Nona incendiata
Da memorie

scritte

Nona

si

nel 1646.
essere stala T illustre ed

rileva,

vicende soggetta, che la ridussero finalmente ad una povera e meschina


horgata, malsana e triste. Fu dessa bersagliata dai Greci atantica

citt

terrata

dai

di

molle

Goti, saccheggiala

funestissime

dagli Slavi, arsa

maltrattata dai Narentani. spogliata dagli

dai Bulgari,

Almissani, sovvertita

Ungheri. spopolata dalla peste,


occupala e rovinata pressoch totalmente dai Turchi nel 1570.
Ma l'ultima e fatale sua desolazione nel 1646 avvenne.

dai Bribirensi.

Quando

assediata

1643 aveva

nel

dagli

principio la

Dalmazia

sanguinosa guerra di
da una forte armata

veniva inondata
quale per ogni dove spargendosi, aveva specialmente invaso il territorio di Nona, che con la sua citt
fino dall'anno 1525 era stato sempre da quelle barbare genti
orribilmente maltrattato. Il Provvedilor generale della provincia
Leonardo Foscolo, visto T imminente pericolo, radunato in
Spalato il consiglio militare di guerra, decretava, che non
essendovi tempo sufficiente per fortificare la gi abbattuta
citt di Nona, n gente pronta per presidiarla,
dovesse
si
Candia,

la

Musulmana,

la

non dovesse servire


di alloggio e di difesa all' inimico
che venne anche apil
provato dair autorit del Senato nel 1645. Nobili, cittadini
e plebei, onde dare chiara e leale prova della loro fedelt
totalmente

distruggerla,

acci almeno
]

alla

Repubblica,

del

loro

tante sciagure per s lungo


relitta

patria,

odio

verso

l'

oppressore,
alla

de-

che da

per

tempo aveva apportato

spontanei s'off'ersero

al

sacrificio,

loro stessi volevano compiuto col fuoco.

che


Slabiiito

il

189

16 aprile del 1646


reliquie della Cattedrale con

tempo delf incendio,

poste furono sopra un carro

le

lidi

argenterie della medesima, e delle chiese della citt, e dei


villaggi circonvicini, e sopra altri cinque carri vennero collo-

le

cate

sacre,

le suppellettili

gli altri atti

spettanti alla chiesa, e al

trasportato

le

altre

privatamente

comune;

Zara. Giunti che furono


preziose

cose pi
in

deposito

e le altre suppellettili degli

messe

della metropolitana,

carri furono

casa dei vescovi di Nona situata

reliquie e

le

furono

carro

sagrestia

altri

per essere

tutto

il

Zara,

in

primo

del

nella

e curiali, e tutti

ecclesiastici

libri

trasferite nella

ed in
altre case dei nobili nonesi, accasatisi da alcuni anni in Zara.
Tutte le famiglie nobili e popolari trasportarono., chi per
mare chi per terra, quanto di lor sostanze potettero riunire,
riponendole in salvo a Zara o Pago od in Arbe ed anche
nei villaggi dell'isolarlo

zaralino.

agio e tempo di farne trasporlo,


fuori delle mura, colla speranza
tutti

disposti

in

Allontanatisi
il

Quelli

preda

dalla

ai

cilt

castello,

mancarono

cui

poi,

interrarono

le

di

al

poterle un

e pronti di dare alle fiamme

anzich lasciarla

ed

vicino

dentro

ricuperare,

propria

la

patria

barbari.
il

conte Matteo Dona, disperso

vescovo
il

Simeone Difnico,

capitolo,

col clero,

colla

donne e dei vecchi, la mattina del 28 aprile,


celebrata la messa dall'arciprete nella cappella della cattedrale per essere la chiesa ingombra di legname, come lo
furono pure li altri principali edifizii, il cittadino dott, Gio-

maggior parte

vanni

Cassio

delle

accese

per

il

primo

il

fuoco

nella

propria

esempio animati e cittadini e popolani intrepidamente per ogni dove diffusero le fiamme distruggitrici,
assistiti da una compagnia di cavalleria, destinata ad appiccare l'incendio anche alle chiese.
L'intrepido dott. Cassio unitamente ad alcuni amici e
patrioti, portatosi sulla cima della torre detta di s. Stefano,
posta verso il mare nella vicina Zaton, contemplava con la
pili profonda amarezza del cuore e con gli occhi velati dal
casa, e dal suo

pianto la distruzione della sua terra natale, e sul fatto

pose una

com-

canzone, nella quale paragonava all'allegrezza


di Nerone nelf osservare da una torre l'incendio di Roma.^
il dolore eh' egli
ed i suoi compagni esperimentavano vedendo ardere la propria patria.
illirica

Continuarono

le

fiamme divoratrici

tutto

quel

giorno a

distruggere ogni cosa, e a rendere luminosa quella notte.

Due

190

galere e quattro galeole. spedite dal veneto senato giunsero


al primo di maggio nel porto di Nona, le quali fulminando coi
loro
le

canoni e

superstiti

infuocale per tre giorni

palle

colle

muraglie,

e le torri

e le

mura

della

continui

com-

citt,

pirono f opera di distruzione, siche allo sguardo dello spettatore pi non si presentava, che un campo di macerie. A
ci s'aggiunse una compagnia di guastatori che percorrendo
la

distrutta citt, la

stesso

resero affatto

mese appiccarono

vignati,

seminati del

il

fuoco

nonese

inabitabile, e
al

il

16

bosco vicino ed
affinch

territorio,

ai

dello

campi

barbari

non trovassero modo di muitenersi, e neppur di difendersi,


bellici stroessendo stati alcun tempo prima tradotti tutti
menti in Zara ed in altre fortezze della provincia.
Quante memorie, quante glorie scomparvero in un sol
d! E chi mai "l crederebbe? L'amor di patria giunse ad ei

ad incenerire

stinguere.

questa illustre

memoranda

citt.

Non v'ha esempio di s caldo affetto patriotico. Ma se l'amor di patria la distrusse, desso fu quello pure che la fece
comunque risorgere sopra le sue stesse rovine.
Turchi dalle viScacciati nel 1667 dalle venete armi
i

due potenze belligeranti,


cittadini dispersi,
che sempre nutrivano la speranza di vedere un giorno rinascere e rifiorire la miseranda
citt, e che avevano sempre continuato nei loro gradi ed impieghi ecclesiastici e civili, diedero ben presto mano all'opera.
E come il cittadino Cassio fu il primo ad accendere la
fiamma che il tutto aveva arso e consunto, cos Francesco Grassi, allora vescovo di Nona, unito a molti nobili
della
dispersa comunit e a
ramminghi.
molti popolani
fu il primo che tutte le sue forze impieg per veder sorgere a nuova vita la spenta citt. Chiese l'ottimo Prelato ed
ottenne grande assistenza dalla veneta repubblica, e pot
cos riedificare la cattedrale, per la quale, onde animare gli
artisti,
egli
stesso trasportava le pietre sopra le proprie
spalle. Raccoltosi buon numero del disperso popolo, animati
anche dal veneto governo, che confermava tutti i privilegi
anteriormente goduti dalla magnifica Comunit, ed ogni ajuto
materiale gli prestava, cominciarono a fabbricarsi case ad

cinanze

di

Nona, e

stabilita

la

pace

fra

le

erigersi

chiesette,

risorgere

in

fine sulle ceneri

del passato.

Furono rifatti
ponti e le porle della citt, e fabbricale a
poco a poco circa 50 abitazioni di pietra, le quali bench
non fossero bene ordinale, e disposte, pure formavano una
i

191

via abbastanza grande. Riordinate cos alla meglio le cose,


vescovo richiam i dispersi canonici, e gli altri sacerdoti
il

che

beneficiati,

buon numero Irovavansi oziosi

in

ne impose loro V

della

iilTicialiira

Venezia,

destin in pa-

cattedrale, e

Antonio Morovich, che con lui assieme


avea presa dimora in Zara. Fu iti seguilo provveduto al
riordinamento del territorio nonese rimasto confuso e sconroco

canonico

il

volto pei paliti

Perduti

disastri.

e spostato lo meli

vedilor generale

disegni e

Civran

si

una nuova misurazione dei terreni,


talo

complessivo

alla

coltivazione

89474

di
I

terreni

le

mappe

per ordine

possessioni,

delle

Pietro

quale diede un risul-

gognali, la met dei

di

prov1675 ad

del

procedette nel
la

catastali,

quali

pubblica ragione senza posses-

sore furono distribuiti a quelli, che avevano stabilito


domicilio

prio
alla

camera

scopo

di

in

colf obbligo

citt,

fiscale

accrescere

di

propagare due annue lire

Zara per ogni sorte

di

il

terreno. Collo

di

popolazione, e migliorare

la

atti

lo stato

eco-

nomico della citt, vi s' introdussero alcune arti e mestieri, ma


con poco buona riuscita. Fu eretta infatti una fabbrica di mattoni
e di coppi, che non corrispose alT aspettazione. Se ne invi
un'altra di pelli di varie sorta, la quale and ben presto a
cessare. Si diede mano ad una fabbrica di teleria, ch'ebbe
fine colla
morte di un centinaio d'operai, fotti venire dal
Friuli.

S pensato ad

senza risultato.
migliorare

l'

Si

sorte,

poich

di

melodi usali in Italia,


morlacchi, amanti come sono

dell'ozio e della miseria, e tenaci

hanno

porlo,

diligenza e premura

cerc con ogni

agricoltura con introdurre

ma ebbe poca

pescagione nel

una regolare

delle

paterne loro tradi-

qualunque innovazione, e godono di


tener lontano ogni miglioramento coli' inquietarne gli autori
ed i promotori con ogni sorta di danneggiamenti e di rubere.

zioni,

Dopo

in

tutto

odio

ci,

ad onta

lont de' cittadini, ad onta

d'

della

pi ferma

buona vo-

ogni pi gagliardo loro sforzo,

non giunse giammai Nona ad essere nemmeno l'ombra della


cill che fu regia di Monarchi, e capitale del regno croalino.

Origine della chiesa di Nona.


L'origine della

chiesa di

apostoli,

ed abbench non

isteriche

testimonianze,

gl'indizii,

gli

ci

argomenti e

ci

Nona
sia

risale

ai

tempi

degli

dato di ci dimostrare con

non pertanto tali e tanti sono


le prove che n'abbiamo da non


lasciar alcun dubbio

della

192

sua apostolicil. Esiste un'antichis-

sima tradizione, che Aselo od altrimenti Anselmo, uno dei


seltantadue discepoli del Salvatore, per ordine di s. Paolo,

od almeno lui consenziente, siasi recato in Dalmazia, e precisamente a Nona per propagar la fede di Cristo, e eh' esso
abbia colla sua predicazione convertiti alla fede quei popoli,
abbattuto
e che

culto

il

degli idoli

e piantato

sino

morte

abbia tenuto

alla

vessillo

il

governo

il

di

Cristo,

di

questa

chiesa, colle sue fatiche apostoliche fondata. Dicesi pure che


ad Anselmo siasi associato il diacono Ambrogio, il quale

conversione dei Nones, unitamente


a Marcella, fantesca di Marta, che da 3Iarsiglia recatasi in
Nona, sua patria, colle sue esortazioni e colla verginale e
santa sua vita contribu grandemente al loro ravvedimento.
Questa isterica tradizione la vediamo passare tutt'i secoli,

cooper efficacemente

discendere

avesse

osato
anzi

la

di

alla

eia

tempi.

Infatti

in

senza che alcuno

noi,

contraddirla,

disconoscerla,

vediamo conservata

a' nostri

sino

et

in

o contestarla,

viva, inalterata e costante

pergamena

una

dell'anno

ma
sino

1230,

Grisogono di Zara,
leggesi quanto segue: Primus Episcopus Nonensis fuit s.
Aselus^ confessor, unus ex septuagintaduohus discipulis Domini, qui Dalmatiam veniens^ Nonensem Ecclesam rexit
cum s. Ambrosio suo diacono, quo tempore tandem pervenit
pedissequa s. Marthae, dieta Marcella, quae inter turbam
Beatus venter qui te portavit, et ubera
dixisse perhibetur
uti consanguinea Aselli in lllyricum veniens
quae suxist
post ipsum et diaconum suum Ambrosium. Donde si deduce
che la tradizione surriferita del nonese apostolato di questi
tre santi conservossi costantemente dai primi tempi sino al
principio del decimoterzo secolo, in cui fu registrata. Omnes^
continua la stessa pergamena, pieni meritis ac diebus in
pace quieverunt^ ac sancti et Patroni Provinciarum dietim
vocati ac venerati fuerunt. Gesta eorumdem confrmant^
testanturque cultum ipsorum miracida quamplurima] ac
eorum lipsana in sanctuariis Ecclesiarum venerata a fidelibus popidis^ et ad eorum- honorem Ecclesiae constructae.
Qui si parla della loro beata morte, del culto che veniva
esistita

cenobito

nel celebre archivio

di s.

fino

allora

Protettori
delle loro

prestato,
di

come

Nona erano

sugli

gesta ammirabili,

operarono, degli

altari

quali

e dei

dei

santi

altari

Titolari,

venerati;

miracoli

si

Patroni,

discorre

innumerevoli

che

templi in loro onore innalzati,


e delle sacre loro reliquie

193

essi

in

custodite.

Tulle

le

quali

ed avvalorare la surriferita
tradizione, e a renderla maggiormente degna di fede.
Non solo fino al principio del secolo XIII si sempre
conservala viva, ferma ed incontaminata f antica tradizione
deir apostolato nonese di questi tre santi, ma tale rimase
cose concorrono

raffermare

eziandio nei secoli successivi

vescovi

di

Nona

fino

noi.

Vediamo

loro periodiche relazioni alla

nelle

infatti
s.

Sede

francamente essere
stato Anselmo, uno dei settantadue discepoli del Redentore,
il
fondatore della chiesa di Nona. Quante volte venne la
sua cattedrale dal tempo o da altre vicende distrutta, altrettante volte la troviamo ristaurata o riedificata, e sempre in
onore di s. Anselmo, e perfino nei tempi a noi vicinissimi ;
per cui sopra la sua porta principale si legge Divi Anselmi e septuaginta duohus Christi Domini discipidis ac
primi Aenon. Episcopi nomine dicati. Troviamo pure negli
antichi e ne' pi recenti calendari della diocesi nonese annoveralo Anselmo, quale apostolo e primo vescovo di Nona,
e la sua festa celebrala ai 26 di maggio con rito doppio
di prima classe con ottava; lo stesso dicasi di Ambrogio e
sullo

stato

loro

della

asserire

chiesa

Marcella, e

venerati sempre quali patroni di Nona.

tre

lutti

Troviamo inoltre le benedette reliquie di questi tre santi


anche dopo il secolo decimoterzo gelosamente, e religiosamente custodite e venerate nel santuario sino a' di nostri

come

ce ne fan fede

dai vescovi alla

le

relazioni

Sede apostolica,

delle visite

canoniche

fatte

una delle quali scritto:


S, Anselmi discipuli Salvatoris ossa reperta fuerunt in arca
lapidea prope altare majus^ insimul ci(,m ossibus s, Ambrosii
Diaconi^ quae modo sunt laminis argenteis membratim recondita^ et in ipsa arca custodita. Da tutto ci si scorge
che anche dopo il secolo decimoterzo la riferita tradizione
si

mantenne

che,
et

inlatta

come sopra
discende

e fedele sino a noi.

Ma una

detto, passa

secoli,

si

fino

in

a'

luti'

tradizione

e di et in

senza che giammai fosse


assolutamente che vera, storica,

nostri tempi

contestata, non pu essere

degna di fede. E non solo non fu giammai messa in dubbio


ovvero conlradetta, ma invece accordasi pienamente colle
e

testimonianze
Gio.

Antonio

di

gravissimi autori; fra

Bomman

nel T.

1.

p.

quali

il

81 cos

chiarissimo

ne

parla:

Anselmo uno dei settantadue discepoli del Signore diede


principio alla chiesa di Nona. Questi fu assistito nella sua
S,

13

194

da

Marcella fantesca
ella
scrisse
morte;
la di lei vita^ e
di s. Marta sino alla
si trasfer neW lllirio sua patria^ e coadjuv molti al ricevimento della grazia battesimale. Lo storico di Nona
dottor Giovanni Cassio dice; Prima Christianorum Nonensium Ecclesia^ constructa a suo primo pastore s. Aselo
missione da

s.

Ambrogio diacono^

s.

(Anselmo), dieta fuit Ss. Trinitatis. Di Marcella poi Pietro


Equilino ne fa il seguente elogio al lib. 6 cap. 155: Marhaec mulier illa fuisse percella Martkae pedissequa fuit
:,

Lucae cap. XI^

vocem de turba^
ventrem qui Christum portavit^ et ubera.^ quae illum lactaverunt^ beatificare meruit, Haec cum ipsa domina sua a
Judaeorum finibus expulsa^ et cum aliis discipulis^ ut superius actum est^ Massiliam pervenit; ipsam usque ad
ejus obitum non dimisit; ipsiusque vitam et gesta conscripsit. Quae post ejus vitae finem in Sclavoniam pergens^ et
ibidem Christi Evangelium praedicans^ post decimum annum
a dormitione Marthae in pace quievit. Nella stessa guisa
hibetur

quae^

extollens

Genova, nelle
sue leggende. Coi quali scrittori s' accordano s. Antonino
lib. Chron. cap. 20: Beata Marcella vere Marthae pedissequa^ dicitur conscripsisse vitam ejus^ quae posiea in Sclavoniam (Dalmatiam) pergens^ et ibi praedicans^ plurimos
ad fidem convertii: Primo, vescovo Cahelionense nella sua
opera Topogr, Martyr : Marcella Marthae pedissequa^ quae
dixit domino : Beatus venler etc. perhibetur in Illyrico praedicasse, et decem annos Marthae supervixisse : e Francesco
Maurolyco nel suo martirologio: Marcella vero Marthae
pedissequa decem annos supervixit^ et in Illyria praedicavit.
discorre Jacopo da Voragine, arcivescovo

Altrettanto

dicono

il

Baronio,

Barandio,

il

di

il

Bellovacense,

ed Alfonso Villegas nella sua Vita Sanctor. Lo stesso afferma il vescovo di Modrussa Simeone Begna nella sua
Miscellanea^ ed aggiunge essere Nona la citt dell' Illirico

ove

Marcella predic

riferite

e mor.

dall'arcidiacono

Ponte

Le
nel

medesime vengono
suo commentario della

cose

chiesa Jadrense; Lorenzo Fondra nella storia


di

s.

Simeone, e

il

vicario Tanzlinger nella sua

della

reliquia

Dama

chro-

nologica jadertina. Abbiamo quindi una serie di scrittori


gravissimi dei tempi posteriori al decimoterzo secolo, i quali
tutti convengono nell' asserire, che Anselmo uno dei settantadue discepoli di Cristo port la luce del Vangelo ai Nonesi,
e che fu assistito nella sua missione dal diacono s. Ambrogio

195

e dalla vergine Marcella. L^enunzata tradizione adunque si


eleva al dissopra della congettura ed ha T impronta d'un

ed autenticit

autorevole slorica antichit


certezza affermare

che

s.

Anselmo uno,

onde

si

settantadue di-

dei

Nonesi
operali, e che

scepoli del Salvatore, abbia convertito alla vera fede

da

sua predicazione e coi miracoli

colla

quindi la chiesa di

Nona

sia

vieppi convalidare

mostralo

giover

Nona constava

la

di

pu con

lui

origine apostolica.

verit

aggiungere, che

quanto abbiamo di-

di

capitolo

il

cattedrale di

rappresentavano
setlanladue discepoli del Salvatore. N da credere,
che tale pratica vetustissima di codesta chiesa sia stata arbitrariamente introdolla, poich in tal caso essa non avrebbe
sussistito per una cos lunga serie di secoli, senza che la
s. Sede, o il metropolita, ovvero il vescovo l'avessero contestata. Il che anzi proverebbe che dessa non sia una mera
pratica consuetudine oppure un abuso, ma bens una predi

settantaduo canonici,

quali

rogativa ed uno speciale privilegio, dalla

s.

Sede

quel ca-

benignamente accordato, affine di dare un'attestato solenne ed autorevole della sua credenza nel nonese 'apostolato di s. Anselmo, e conservarne in tal modo perpetua memoria. Che se vi fu un tempo in cui il capitolo non fece
uso di questo suo diritto, si tu allora soltanto quando le
pitolo

turchesche incursioni desolarono e

Nona, dopo

le

quali

ritorn in

la citt

vigore

ed il territorio di
e perdur sino ai

tempi a noi pi vicini, onde il vescovo Giurileo nel suo decreto 11 marzo 1780 nel ripristinarlo cos si esprime: Innovamus et confirmamus illorum privilegium^ quod constai antiquitus habuisse.

toglier poi

ogni dubbio circa

la

prefata isterica tra-

Aselo il vero nome


antico ed originario dell' apostolo nonese, e che appena nel
secolo decimoquinto a poco a poco venne alterato e modificalo colla parola Anselmo. Infatti nella mentovata pergamena detto Primus Episcopus Nonensis fuit s, Aselus :
e Jacopo da Voragine nella sua leggenda de' Santi dopo di
aver nominati gli apostoli, fa menzione di alcuni discepoli,
e fra questi novera s. Aselo: Item discipidi septuagintaduo
praedicabant Christum et hunc Crucifixum^ inter quos Cleophas^ Matthas^ Martialis^ Lazarus^ Marcus^ Aselus etc, Tommaso arcidiacono lo denomina anch' egli Aselo, In un'antica
croce d' argento, esstente nella chiesa nonese si trova in un
dizione necessario d'avvertire che


lalo r effigie d'un

vescovo

196

pontificalmente vestilo,

quale

il

seguente epigrafe sopra il capo s. Aselus. In un calice antico v' era pure scritto: s. Aselus. Cos sopra una
cassetta di reliquie del santo: D. D. Asello E, P. M. e sulla
maggior campana della chiesa s. Aselus Ep. MCCC. Appena

ha

la

modificato,

come

sopra

si
meraviglia,
dappoich
tali
farne
modifida
detto, e non
cazioni erano allora in uso, e lo sono ancora di presente.
Dopo di tutto l'arcidiocesi di Zara pu andar lieta e
superba di aver nel suo seno due chiese apostoliche, vale

nel decimoquinto

secolo

fu

di

dire la chiesa arcivescovile di Zara, fondata,

come abbiam

dimostralo nel primo volume, dagli stessi apostoli, e questa


venerabile di Nona, fondata dai discepoli del Salvatore. Non

essendovi in Dalmazia alcun altra chiesa all' infuori di quella


di Zara che vantar possa una tale eminente prerogativa, a

venne dalla santa Sede alla chiesa medesima attribuita la preminenza sopra tutte le altre chiese del Regno.
E Nona infatti e Zara erano la sede di vescovi illustri alcuni secoli prima che Spalato ne avesse uno, mentre fuor
d'ogni dubbio, che certo Giovanni Ravennate, spedito da
Papa Martino in qualit di Legato apostolico in Dalmazia,
soltanto nell'anno 650 cre l'Episcopato in quella citt, ed
approffittando delle circostanze, in cui Irovavasi per la po-

buon

diritto

c'anzi distrutta vicina


del potere,
la

sede, e

nitano,

di
si

titolo

Metropoli

di

cui era investito, ne


f

donar da

Roma

il

Salona, e

occup
titolo

dell'influenza

egli

stesso primo

di

vescovo Salo-

la

chiesa di

aggiuntivo e non originario.

Se, come abbiamo narralo,

illustre

non meno

Nona

per

la

ella

per le subite persecuzioni, onde fu innaffiata del sangue

prerogativa della sua

dei martiri nei primi secoli

apostolicit.

dell'era cristiana.

Non

celebre

certo,

se nei tempi apostolici alcuni fedeli di questa chiesa abbiano

sangue per

mentre invece non


dubbio che nel sesto secolo molli ve ne furono i quali vennero perseguitati, e a barbara morie condannali. Impadronitosi l'anno 535 l'idolatra Ostroilo della parte mediterranea
del regno di Dalmazia, mentre Tolila suo fratello dirigevasi
verso r Italia in ajuto dei Goti, postegli per breve tempo in
Nona la sua residenza, citt allora considerevole e floridissima, e l si mise a perseguitare gli adoratori del vero Dio, e
parecchi ne condann a crudeli tormenti
e siccome per la
dato

il

la

fede di

Cristo,

maggior parte stavano fermi e

costanti nella

fede dei

loro


avi,

197

e ricusavano di sacrificare agi' idoli, cos andarono in-

morte

contro alla

Come

miniosa schiavit.

almeno ad una igno-

dolorosa, od

pi

la

rilevasi

memorie

dalle

lasciateci dal

Giovanni Cassio, unico scrittore delle cose nonesi, fra


quelli che diedero la vita per la fede sono da annoverarsi:
Alessino, Bruscandolichio, Niniano, Cassianico, Miocyo, Tonino, Petrlcevio, Florio, P^renzio, Vanio, Torio, Varissio,
dr.

Tommaso

diacono,

Flavia

rico,

Zunichio,

Bortulino,

Radulio,

arcidiacono,

Didio

diacono, Asello chierico, Marcelliano chie-

Rasanzia,

Onoria,

Marcellina,

tutte

nobili

tre

Tutti questi cristiani nonesi furono martorizzati nel-

fanciulle.

r anfiteatro ed

Nona

scritto

notari nel

ma che

nell'archivio,

custodito

quelli

and

poi

se non

vi

vanni, che colla sua

fosse interposto

si

il

diligenza

perdersi

molle vicende, cui ond incontro la citt durante


incursioni. Molti altri ancora ne avrebbe fatto
re crudele,

chiesa

(iella

con

eh' era

santi

d'altri

martirologio

pergamena,

carta

in

assieme

nomi,

loro

confessori, riportati dai


di

Tommaso

nelle

turchesche
morire [quel

le

vescovo

autorit lo indusse a ritirare

il

Gioferale

decreto, e promulgarne un'altro con cui ordinava di lasciar


in

pace

cristiani.

Le reliquie di
mente nella chiesa

questi
di

conservarono

santi si

Nona

fino

all'

irruzione

religiosadegli

Slavi

Dalmazia, cio fino al 640, nella qual circostanza il


Papa Giovanni IV, zaralino, mand legato apostolico a queste
parti con molto oro l'abbate Martino, allo scopo di sottrarle,
assieme agli schiavi cristiani dal furore degli idolatri. Egli
in

infatti

trasport

da Nona tre casse, ripiene

via

di

sante re-

Leggevasi in quel prezioso martirologio di cui sopra


abbiamo fatto cenno, quanto segue: Li 25 aprile dell'anno
641 dall'abbate Martino legato di Giovanni IV, zaralino,

liquie.

in tre

casse

da

Nona

.trasportate

furono

sanli per sottrarle dal furore dei barbari,

della citt sotterrarono preventivamente le

^depositi dei tre santi protettori Anselmo,

le

reliquie

dopoch i giudici
urne con li sacri

Ambrogio e Mar-

che fidar non vollero al legato apostolico, il


con molte pergamene antiche, e quantit di schiavi,

cella,

nsfer! a

Roma

dei

quale
le tra-

spese dell'erario apostolico".

Serie dei Vescovi di Nona.

Anselmo^ che essendo uno dei


del Salvatore, assieme con Ambrogio

S, Aselo, detto poscia


sellantadue discepoli

198 --

Nona, convert colla sua predicazione


magistrali e popolo, e dopo di aver fondala e bene istituita
recatosi

diacono

questa

l'uno

ciiiesa,

l'altro,

d'anni

carichi

e di

meriti

onor degli altari.


Non si ha notizia dei vescovi, che ad Anselmo succedettero nella cattedra di Nona, avendone l'antichit e l'obblivione cancellata la memoria. Appena sullo scorcio del
quarto secolo troviamo il seguente:
che con Felice, vescovo di Zara,
a. 380. Massimo^
fu presente ai concilii d'Aquileja e di Milano, e condann
gli eretici Palladio e Gioviniano. 11 Parlato lo vorrebbe vescovo di Cittanova (Aemoniensis)^ ma tanto il Baronie, che
Fleury e l'abbate Orsi lo appellano vescovo di Nona.
il
La somiglianza dei vocaboli Aemoniensis et Aenoniensis
deve aver indotto in errore lo storico dell' Jllirio. Di esso
passarono

alla

nuli' altro

ci

meritandosi

beata patria,

possibile di

fu

l'

rilevare.

Dopo Massimo havvi un

150

interruzione di

anni.

Ci

per non vuol dire che i Nonesi non abbiano avuto durante questo periodo di tempo il suo vescovo, ma piuttosto

monumenti, che ne indicavano


che ne andasse spenta la memoria

da credere che sieno periti


il

nome

gesta, e

e le

pelle vicende dei tempi.

530. Giovaini, che nel sinodo Salonitano, adunato


dal vescovo Onorio Ili, sedette dopo il vescovo di Zara,
di nome Andrea.
a. 539. Costantino^ il quale fu presente
nel sinodo di
a.

Aquileja,

ove

si

sottoscrisse cos:

Constantinus Episcopus

elecius Nonensis,

qui succede un' altra

anni, la quale

devesi attribuire

poco favorevoli

circostanze,

interruzione di pressoch

alla

non solo

alle

preaccennate

ma benanco

religione,

150
alla

barbarica irruzione del secolo settimo.


a.

686.

Teodorico^

da Giovanni
nella

sua

di

qual

vescovo

croatino

Ravenna,

storia

Tommaso ne

consacrato

l'

tace

arcivescovo di Spalato. 11 Maroli


appella Teodorico, mentre T arcidiacono

il

nome.

699. Patrizio^ di cui memoria in documento, relativo al sinodo di Grado, ove fu appianata una controvera.

sia

insorta

tra

Patriarchi

di

Grado

e di

Aquileja.

Vedi

Hist, Aqicilejen,

714. Mauro^ che intervenne al sinodo d'Aquileja. Vedi


la storia della chiesa d^ Aquileja^ edita a Venezia nel 1714,
a.

199

756. Anastasio^ rammentato negli atti della chiesa


# Aquilejense. Vedi la Storia precitata.
a. 787. Paolo^ slavo di nascita, indicato negli atti suddetti.
t^
mea. 812. Marino^ di cui si fa menzione negli atti
a.

^^

desimi.

879. Teodosio^ che essendo diacono fu elevato alla


dignit di vescovo di Nona l'anno 879 dal clero e dal poa.

polo per r esimia sua

primo

suo

air unit

pensiero

della

santit e
di

ricondurre

chiesa cattolica,

l'imperatore Basilio, e

di

dottrina.
i

Appena

Croati della

eletto,

fu

Dalmazia

da cui per istigazione

del-

Fozio, Patriarca constantinopolitano,

s'erano separati. Assistito Teodosio da Branimiro, loro duce,


riusc nell'impresa, onde scrisse tosto una ossequiosa lettera
al pontefice Giovanni Vili, colla quale, dopo di aver professata la religiosa sua riverenza ed obbedienza alla chiesa

annunziava il ritorno dei Croati della Dalmazia


sua benedizione.
alla fede antica, e chiedeva la venerata
Questa notizia, recala per lettera, ed anche a viva voce per
mezzo del venerabile Giovanni dotto e sapiente prete di
Nona, apport grande consolazione al Papa, che non manc
di rispondere e all'eletto vescovo Teodosio, e a Branimiro,
che aveva tanto cooperato all' effetto, ed inoltre al clero e
al popolo croato. In quella diretta all' eletto, datata 4 giugno
879, dopo di averlo encomiato pel fedele suo attaccamento
alla cattedra di Pietro, lo assicura del paterno suo affetto,
e lo eccita a condursi a Roma per ricevere dalle sue mani
de' suoi
la consacrazione episcopale, seguendo l' esempio
antecessori, affinch munito dell'autorit e protezione apostolica governar potesse con tutta sicurezza il gregge a lui
affidato. A Branimiro poi con lettera del 7 giugno rende
grazie dell'essersi adoperato pel ritorno di sua gente al caltolicismo, fa voti per la prosperit di lui e del suo popolo,
e lo accoglie con dilezione paterna nel gremio della cattolica chiesa e con effusione di cuore il benedice. In quella
poi scritta al clero ed al popolo nella stessa data della precedente l'egregio pontefice fa loro conoscere il suo giubilo
per la lor conversione, e nel mentre li munisce dell' apostodi

Roma,

lica

gli

benedizione,

raccomanda loro

di

essere costanti

e fe-

promesse. Appena eh' ebbe Teodosio nelle


mani la lettera del Papa, si rec a Roma, ove da lui stesso
ricevette la consecrazione episcopale; e cos mentre faceva
deli

alle

allo

d'

fatte

obbedienza

al

pontefice, sottraevasi al pericolo di es-

200

Dopo

che ritorn
in patria portando seco un'altra lettera del Papa, diretta al
principe Branimiro, al clero, ed al popolo tutto, con la quale
rinnovando le sue congratulazioni per la sincera loro conuna costante perseveranza
tutti
a
versione, raccomanda
nella cattolica fede, ordina di spedire legali a Roma per
ricever risposta su di quanto lo aveano consultato, e per
riferire le decisioni da emanarsi suli' argomento, promettendo
infine di spedire un legato apostolico con incarico di accogliere il solenne giuramento delia loro fede promessa. A
sere da mani

scismatiche

consagralo.

di

Teodosio quindi in principalit d' allribuirsi il ritorno dei


Croati in Dalmazia alla vera fede. Questo grande avvenimento
basta solo ad illustrare il suo pontificoto, ed a perpetuarne
la di lui memoria, consideralo pure, che l'esempio dei Croati
quali, defu imitato dai Dalmati ed anche dai Serhiani,
testato lo scisma Foziano. si ricondussero in seno alla chiesa
cattolica. Continu Teodosio per varii anni ancora ad amministrare la chiesa di Nona con somma sapienza, finch nelr890 and a ricevere il premio delle sue molte e cospicue
i

virt.
j^}

890. Jacopo^

a.

di

memoria

cui

nella

storia

di

Ca-

simiro Frescot.
a.

890. Alfreda^

versia agitata tra

possesso
tallo,

di

lui

di

cui

si

ha memoria in una contro-

e l'arcivescovo

di

certa chiesa e beni annessi

nell'agro

situati

Spalato in punto di
di s.

Giorgio

salonitano, e da Turpimiro a

di

Pu-

Pietro

arcivescovo spalatense donata. Sosteneva Alfreda, che la


donazione era soltanto temporanea, e dopo la morte di quel-

III

r arcivescovo passar dovesse in propriet della chiesa di


beni di san Giorgio erano
Nona, dappoich e la chiesa ed
i

posti

entro

confini

croati,

la

giurisdizione della diocesi

nonense comprendeva tutti


luoghi che i duci croati possedevano nel continente, bench sparsi entro
confini delle
diocesi dalmate, uno essendo il vescovo dei croati della Dalmazia, e questo il vescovo di Nona. La questione fn porlata dinanzi al principe Murcimiro, il quale dietro accurato
esame delle relative scritture, fatte dal suo genitore, decise
in favore dell'arcivescovo di Spalato, a cui rilasci un diploma di conferma in data 27 settembre 892.
Ai tempi di Alfreda viveva un sanlo uomo di nome
Ivan^ nato a Nona da stirpe reggia croata, come il suo
nome stesso lo dimostra. Di lui parleremo in appresso.
i

201 ~~

vescovo Alfreda visse sino al principio del secolo X.


/<7
a. 900. Gregorio, V' chi lo dice della nobile famiglia
zaralina de Dohre. Egli, rilenendo estesa la sua giurisdizione spirituale dappertutto ov' erano croati, con lesione dei
diritti degli altri vescovi, si fece chiamare metropolita della
Croazia, negando di riconoscere T arcivescovo di Spalato
col quale perci ebbe gravi questioni. Dopo la calata degli
Slavi in Dalmazia, il governo spirituale dei medesimi sin da
principio veniva di necessit assunto dal vescovo di Nona,
come quegli che aveva avuto gran parte nella lor conversione al cattolicismo, e ne conosceva T indole, i costumi e
la lingua. Imposto che fu dappoi il nome di Croazia alla parte
occidentale della Dalmazia da essi occupata, il vescovo di
Nona prese il titolo di vescovo Croatino. Propagatisi in seIl

guito

popoli,

qiie'

diterranea
d

provincia,

della

estendere

presa stanza in quasi tutta la parte

spirituale

la

vescovo

il

giurisdizione

di

su

paesi da loro occupati. Dilatatasi, in siffatto

misura

sua

la

autorit

provinciali,

diocesi

il

fino

coi

di

essi

dubit

in

tutt'

modo, fuor d'ogni

seno alle altre


vescovi suffraganei,

penetrare

metropolita

Nona non

me-

in

che per necessit lolerarono da principio tale intromissione,


alzarono la voce contro il vescovo croatino Gregorio, lagnandosi del suo illegittimo ed ingiusto procedere, ed intimandogli di ritirarsi ne' suoi confini antichi, e di non inframmettersi ned immischiarsi nelle loro diocesi. Gregorio,
per tanta autorit insuperbito, e sostenuto anche dai re croati,

non diede ascolto


i

confini della

ai

loro reclami,

ma

allargando sempre pi

sua episcopale giurisdizione; tentava

di

farsi

metropolita degli Slavi-Croati in Dalmazia, e cos dalla sog-

gezione del legittimo suo metropolita sottrarsi del tutto.


Un altro male s'era pure nelle chiese della Dalmazia
e Croazia introdotto durailo il governo di Gregorio, l'uso
cio

della

lingua

Sede apostolica,
sie.

Quello che

il
il

senza permesso della


che fu pure cagione di molte controver-

slava nella liturgia

Pontefice Giovanni Vili aveva concesso ai

Moravi esclusivamente,

credevano i Croati a lor pure conuso indebito della propria lingua nelle
sacre funzioni. A tale abuso, che veniva tenacissimamente
sostenuto e difeso da Gregorio, si opposero di concerto
tutti i vescovi
provinciali con a capo il metropolita, ed a
toglierlo energicamente s'adoprarono, stimando non essere

ceduto,

lecito

di

facevano

fare ciocch in cose di disciplina faceasi di proprio

202

Sede, e tanto meno in quanto


che, al parer di taluno, non era scevra di errori la nuova
liturgia in materia di fede. Facendosi ognor pi grave e
seria tanto questa che la prima questione, il metropolita
Giovanni, a scanso di sua responsabilit, pens di consultare
la santa Sede apostolica. In nome pertanto dei vescovi provinciali, egli assieme con Tamislao principe dei Serviani e
Michele de' Croati, inviarono lettere al Pontefice Giovanni X,
inconsulta

ed

arbitrio,

la

s.

esponendogli i fatti, e pregandolo a spedire legati a queste


parti, perch decidessero sopra luogo le suddette questioni,
ed agli Slavi una formola di fede sincera ed ortodossa imvescovi
ponessero. Il Papa, senza frappor indugio, vi sped
i

Giovanni
al

di

Ancona,

metropolita,

ai

Leone

vescovi ed

di
ai

Preneste con lettere, dirette

con cui

principi,

proibiva

assolutamente la lingua slava nella sacra liturgia Ut secitndum mores Ecclesiae Romaiiae (disse loro) Sclavinorum
:

terrae ministerium Sacrifica peragant in lingua latina^ non


autem extranea^ quia nullus filius aliquid loqui debet^ vel

sapere^

nisi ut

mater

ei insinuaverit,

Dalmazia Tanno 925 radunarono tosto

maggior

generale,

cui

nonch

prncipi

trambi

la

regni.

parie

dei

Legati arrivati

in

Spalato un concilio

vescovi

intervennero,

Tamislao e Michele, ed i signori


In questa solenne assemblea furono

quindici decreti, cinque de' quali alle questioni suddette

d'endettali
si

ri-

primo luogo fu stabilito che l'arcivescovo di


Spalato dovesse essere riconosciuto qual metropolita della
Provincia tutta, e che tutt'i vescovi provinciali, e segnatamente quello di Nona, avessero a riconoscerlo, ed a lui assoggettarsi. In secondo luogo, che i vescovi della provincia
nelle loro rispettive diocesi avessero da esercitare la cura pastorale egualmente ai Croati, come agli altri fedeli,
e fungere il loro ufficio episcopale con tutta libert e sicurezza; che quindi la diocesi di Nona ristringer si dovesse
entro
suoi antichi confini, poich non era pi necessario,
come da princpio, che il vescovo di Nona avesse la cura
spirituale del popolo Croatico, mentre tutt'i vescovi erano
gi in possesso delia lingua slava, e gli stessi Croati avevano appresa la latina, e Dalmati e Croati vivevano in lega
ferivano.

In

tra

di

loro,

col

commercio

comuni.

Pretendevano

ovunque

si

scovo,

Croati,

che

tutta

colle
la

istituzioni

gente

loro,

non avesse a riconoscere altro vedel vescovo di Nona, a lui solo prestar

trovasse,

air infuori

della lingua


dovesse ubbidienza, da
i

sacramenti,

autorit

unicamente

dipendere

quelle cose, che alla

tutte

in

solo ricevere gli ordini, le leggi,

lui

sacerdoti, e

203

dalla

sua

religione fossero at-

Dal che ne sarebbe avvenuto per necessaria conseguenza, che gli altri vescovi provinciali rimasti sarebbero
senza cura e senza amministrazione, e che la loro giurisditenenti.

zione sarebbesi
obbligati

minimi termini

ad esercitare

ristretta,

episcopale

la

fossero stati

se

giurisdizione in

quelle

che non erano occupate dai Croati, e quindi


ai soli Dalmati latini, che erano in numero ad essi inferiore.
Col canone X fu interdetto l'uso della lingua slava
nella liturgia; il qual canone suona cos: Ut nullus Episcopus nostrae provincme audeat in quolihet gradu slavonica lingua^ quemlihet promovere ; tamen is in clericatu et
monachatu Deo deservire poterit; nec in sua ecclesia missas facere sinat ; praeter si necessitatem sacerdotum kaberet
per supplicationem a Romano Pontifce licentiam ei sacersoltanto,

localit

peragendi

dotalis ministerii slavonice


infatti

di

il

gli

Slavi

tenacissimi erano della loro liturgia, ned intendevano

essere privati

scovi

tribuat. Tutti

il

dell'

uso invalso nei loro

ufficii; e di tutt'

ve-

solo Gregorio prese a difenderlo e propugnarlo contro

comune e concorde

loro

Ma dopoch

sentimento.

furono

sacra e rispettabile adunanza

le lettere di Papa
Giovanni che proibiva decisamente la slava liturgia, valse
appo lutti, come dovea, l'autorit e la sentenza del Romano
Pontefice, n fuvvi alcuno che al formolato decreto osasse

lette

in quella

opporsi, e contraddire.

Coi canoni poi XI e XII veniva limitata e circoscritta


nei

debiti

confini

la

giurisdizione del

vescovo nonense.

ci fece ostinatissima opposizione Gregorio coi signori Croati

ma vedendo
santa Sede.
intero al

che

Fu

sommo

suoi

quindi

reclami

erano

deliboralo di

Pontefice, e tanto

gorio spedirono messi a

inutili

rimettere
il

concilio,

appell

alla

causa per
quanto Gre-

la

Roma

per informare adequafamente


questione. In conseguenza di che

Papa Giovanni di tutta la


il Papa
ordin al metropolita di recarsi in persona, ovvero
non potendo di mandare uno dei vescovi suffraganei a Roma
assieme con Gregorio, affine di discutere la causa, eh' era
per la chiesa di somma importanza. N l'uno n l'altro,
non si sa per qual motivo, comparve, e frattanto rimasta in
sospeso per ben tre anni la questione, Gregorio senz' alcun riguardo andava sempre pi estendendo dovunque la sua


autorit

non

episcopale,

giurisdizione

204

ostante

sforzi

gli

d'impedire la ingiusta usurpazione. Riclamarono pi volte e Giovanni ed i vescovi al Pontefice, onde veder finito questo
stato di cose, e ristabilito l'ordine e la tranquillit nella provincia. Il Papa adunque ordin a Madalberto, cui spedito
che faceva

possa

tutta

il

metropolita,

in qualit di legato

avea nel 927,

affine

Simeone

re dei Bulgari,

che, terminata quella legazione, recarsi dovesse in Dalmazia


per decidere sulla prefata controversia. L' anno infatti 928,

Madalberto

port in Dalmazia, e radun tosto

si

un concilio, a cui intervennero


signori della Croazia, ed ivi

vescovi
e

stabil

ed

Spalato

principe coi

il

fiss

confini

delle

varie diocesi, giusta l'antica norma della chiesa: proib no-

minatamente
zione

altrui,

al

vescovo Gregorio d'ingerirsi

e di

estendere oltre

gli

nell'

amministra-

assegnati confini

la

epi-

scopale sua giurisdizione, e ordin che alle chiese di Scardona, di Delminio e di Scissia (Sissek) le quali da alcun

tempo erano sprovviste

di

pastore,

venissero nuovi vescovi

che ritornato a Roma, ed avendo ritrovato


gi morto il Pontefice, si prest con ogni premura, affinch
dal successore Leone VI venissero le sue disposizioni con-

Dopo

preposti.

di

Papa da parte sua scrisse ai vescovi, ed intim


loro di prestar obbedienza al loro metropolita, e di contepermise
nersi entro i limiti prescritti di lor giurisdizione
poi a Gregorio di Nona di amministrare la vicina diocesi
Scardona fino a tanto che venisse provveduta del suo
di
fermate.

Il

pastore quella chiesa, con proibizione di usurparne in seguito


la

giurisdizione ed

nica,

da cui

Non

in

tal

amministrazione a scanso della scomucaso sarebbe stato colpito.

consta se Gregorio abbia ottemperato o

pontificie ingiunzioni.

sa soltanto che

Si

un

ceddette di pi che ceni anni nella chiesa

di

supporre, che e

Gregorio ed

legittimi

forse ed

sieno stati renitenti

tarsi

alle
a.

altri

di

intrusi,

Nona,

due, di

il

suoi successori,
dall'

decisioni della santa Sede, lllyr, Sacr,

956.

alle

interregno suc-

farebbe

meno

che
il-

assogget-

Tom IV.

vescovo croalino, a cui succedettero


nome ignoto, e non riconosciuti dal metropolita
Pietro,

Spalato.

la
a. 1008. Marco^ vescovo croatino, che sottoscrisse
donazione di Stefano.
a. 1050. Andrea^ Sotto di lui venne diminuita d'assai
la

diocesi di

Nona

in

seguito

all'erezione dei

vescovati di

205

Knin; imperciocch una buona


parte di essa alla nuova di Zaravecchia fu assegnala. Andrea dovette quindi deporre ogni e qualunque idea di supremazia metropolitica, far atto di ossequio e di obbedienza
cui fu anche consacrato, e
al suo metropolita Giovanni da

Belgrado (Zaravecchia) e

contenersi nei

venne

al

limiti

di

di

giurisdizione episcopale.

sua

convocato nel 1058

concilio provinciale,

in

Inter-

Spalato

Mainardo, legalo di Nicola IL nel quale fu per la seconda volta, con voto unanime di tutti i vescovi, proscritto
Tuso della lingua slava, che di nuovo s'era introdotto nelle
chiese non tanto colla permissione dei principi e dei vescovi
da

quanto

croati,

inconsideratezza

polla

dei

preti,

sollecili

di

assecondare le voglie del popolo. Andrea fu egualmente sommesso, e obbediente al metropolita Lorenzo, come lo fu al
di lui
predecessore, n prese parte alcuna in queir orribile
scisma, eccitato dai Croati ed in principalit dal prete Ulfone allo scopo di ripigliare e ritenere la liturgia slavonica.
Se coir erezione del vescovato di Belgrado fu ristretta la
giurisdizione d Andrea, egli per venne dallo stesso re Cresimiro nel 1071 ricompensato colla restituzione di quella
met dell'isola di Pago, che rivolta alia diocesi nonense.
Nel 1072 assistette al concilio provinciale, convocato a Zara
dal metropolita Lorenzo, come pure alla consacrazione della
chiesa delle Monache Benedettine di s. Maria, nei quali atti
si sottoscrisse
cos: Andreas Nonensis. Di lui nuli' altro si

venne

rilevare

dai

monumenti

Illyr.

patrii.

sacr,

T.

IV,

1073. Stefaio^ che dicesi, della nobile famiglia zaratina de Penazzo, Si trova nelle nostre cronache esser egli
stato vescovo di Nona nel 1073, ed essersi adoperato per
a.

sopire le vertenze col metropolita di

nomina

punto, e se pure ha esistito,

Spalato.

Il

Parlati noi

deve per breve

aver

governato questa chiesa di Nona ed essere collocato tra Andrea di cui non trovasi memoria oltre il 1072, e Formino
di cui la prima notizia
che trovasi il di lui intervento al
concilio provinciale d Spalato nel 1075.
a.

1074 Formino^

succedette

1075 intervenne con Lorenzo


scovi suffraganei

al

concilio

da Gerardo arcivescovo

ad

Andrea.

metropolita, e cogli

Neil'
altri

anno
ve-

provinciale, convocato a Spalata

dell'antica

Siponto, legato

di

Papa

Gregorio VII, nel qual concilio fu ristabilito solennemente il


vescovato di Nona, confermati suoi antichi pr.vilegi, e rinnovati i vincoli di fedelt e di obbedienza al legittimo suo
i


Formino

metropolita.

206

1076 conferm

quegli, che nel

fu

Giorgio

la

Putalio e dei

beni
tempio di s.
mensa
arcivescovile
alla
di
Spaannessivi, fatta da Turpimiro
lalo, e nel solenne istrumento v' appose la propria firma
Forminus Episcopus Nonensis ; donde si deduce, che il ve-

donazione

del

in

scovo

Nona avea deposto

di

titolo

i!

di

vescovo

croatino.

suoi tempi la citt e la chiesa di Nona salirono in fama


ed onore, poich un concilio provinciale venne ivi celebrato.
Fu convocato da Giovanni, cardinale di santa chiesa, legato

apostolico, e v'intervennero T arcivescovo Lorenzo,

nmiro, molti vescovi e signori. In esso


stituzione alla chiesa

e di

s.

di

Doimo

s.

re

il

decretata

fu

delle chiese

Svore-

la

Stefano

di s.

Maria, di Salona, le quali erano state dai predeces-

vescovi croalini usurpate.

sori

a.

1094.

cui la sola iniziale trovasi nelle

di

pa-

scritture.

trie

a.

1100. Gregorio^

da

giuramento,

il

arcivescovo

Crescenzio,

sacrazione da

dimostra

quale ricevette

il

eh' del seguento tenore

lui

in

tale

di

la

episcopale con-

Spalato,

occasione

come

lo

prestato,

Ego Gregorius Episcopus Nonen-

ab hac hora in antea proraitto fidelitatem atque ohe^


dientiam^ secundum ordiner meiim^ Ecclesiae Spalatinae^

sis

Ubi Crescentio archiepiscopo nostro^ tuisque successoribus


canonie e intrantibus. Sic me Deus adjuvet, et liaec sancta
Dei Evangelia, Nulla delle sue gesta sappiamo, nulla del
et

periodo

di

sua amministrazione, non trovandosi

il

di

1107

lui

nome

1111.
Non havvi negli archivii memoria neppur di sua morte, n
del suo successore prima del 1163, ond' da ritenersi, che
sieno gli antichi alti periti, ovvero che vi sia stato un interregno
di alcuni anni da lui sino al suo successore Rodano.
a. 1166.
Rodano^ di cui non si ha memoria, se non
che in un diploma, che Stefano re d'Ungheria rilasci a
Pietro arcivescovo di Spalato, con il quale conferm i di

negli

alti

diritti

lui

a.

provinciali

conciliarli

unni

e privilegi.

1170. Matteo^

Nona

degli

sotto di cui fu

ingrandita la diocesi

annessione della parochia di Licca. Intervenne


Matteo con Rainerio arcivescovo di Spalato e con altri due
vescovi provinciali nel 1179 al concilio Lateranense III, indi
di

nel
alla

1185

coli'

al

concilio provinciale ui Spalato, nel quale furono

diocesi di

detto di

Nona

assegnali oltre

Nona, anche

tutto

quello

il

di

territorio

propriamente

Luca, che non lungi a

207

sellenlrione di Garin era situalo, ed inollre

la

met del ter-

ch'era una delle tre zupane, site nell'antica


Japidia, presso Segna. La Licca, come si detto di sopra
ritorio di Licca,

era

stala

assegnata

tutta

per intero

alla

diocesi

Nona

di

dall'arcivescovo Rainerio;nel concilio per tale disposizione


fu

modificala colla divisione

eguali,
alla

dando

la

parte

diocesi di Corbavia,

1184 assegn

ai

padri

del

suo territorio

orientale

ovvero

di

Crociferi

due

in

parli

Nona, e la occidentale
Segna. Fu egli che nel
l'ospitale

di

s.

eh' esisteva in un villaggio della diocesi nonense, cui

il

Pietro,

sommo

con sua Bolla del 1186 li arricch di


grazie e privilegii non pochi. Quanto foss' egli tenuto in slima
e considerazione lo dimostra l'incarico demandatogli nel 1194
dal re d' Ungheria Bela III di comporre assieme con Pietro
arcivescovo di Spalato, e con Damiano conte di Zara e
Templari di Vrana
Grubessa di Spalato, la lite insorta fra
e i monaci benedettini dei Ss. Cosmo e Damiano circa
rispettivi confini ed intorno al corso delle acque. Matteo
pass a miglior vita nell'anno stesso 1194, ovvero un anno
dopo.
a. 1196. Frodano^ che si trova menzionato in un vetusto codice spalalense, nel quale riportato il giuramento
da lui emesso nelle mani dell' arcivescovo Pietro VIII dopo
di aver ricevuto la episcopale consacrazione. Visse fino al
pontefice

Urbano

III

principio del secolo XIII

1205. Sansone /, di cui si trova memoria in pergamena di s. Maria di Zara: Sanson Episcopus Nonae subscripsit die 4 aprilis 1205. Si hanno memorie che a' suoi
tempi i Nonesi cantavano le Laudi ai loro re.
a. 1206. Giovanni^ zaralino di nascila, che da diacono
della patria chiesa fu elevalo alla sede vescovile di Nona,
e consacrato assieme con Bartolomeo, altro diacono zaralino
nominalo vescovo di Scardona, dall'arcivescovo Bernardo di
Spalato. Si trova memoria di lui in documento del 1214 nel
quale si sottoscrisse qual testimonio: Ioannes Episcopus
Nonae. Mor in Zara, e fu sepolto nella chiesa di s. Maria
Maggiore.
a. 1214.
Grubcio. Mentre era arciprete della chiesa
spalalense fu eletto vescovo di Nona dall'arcivescovo Bernardo, contro il volere del capitolo di Nona, che a voli
unanimi eletto aveva Nicol, canonico del capitolo di Spalato. Vedendo Bernardo avversala dai canonici di Nona Tea.


lezione da s fatta,

si

208 -^
Senz' indugio a Vrana, e nella

rec

Templari consacr il neolello, operando cos in


opposizione al costume universale e alla disciplina antica
della chiesa. Ci diede motivo ad una lite lunga ed accanita,
che termin in favore di Grubcio. il quale assunse inalmenle
Nel 1220 si trovava ia
r amministrazione della diocesi.
Ungheria; non consta per per qual ragione l si fosse ridotto assieme con Guncello arcivescovo di Spalato. NulP altro
chiesa dei

si

sa di

lui

se non

qual anno trovasi

il

che fin di vivere innanzi


suo successore.

1229

al

nel

Colla sola iniziale, in scrittura del 1229


1229.
del cenobio benedettino dei vSs. Cosmo e Damiano, indiEgo
Episcopus Nonae
cato il successore di Grubcio
suhscriho: ed in altra del 1228, che contempla una donazione fatta ai padri dominicani di s. Giovanni Battista di
Nona. Insorta una controversia tra i Templari di Vrana, ed
monaci del prefato cenobi) circa alcune possessioni, esii
stenti nel territorio di Rogovo, furono sciolti dalle parti contendenti in qualit di arbitri T arcivescovo di Spalato Guncello,
quali pronunziarono in favore
ed il vescovo di Nona B.
padri dodei monaci. Sotto di lui furono ricevuti in Nona
jB

a.

menicani,

data

loro

chiesa

VI

p.

a.

Il

Boman

nella

201 ha: Blasen Episcopus


1229 suhscripsit contra Templarios secitnda vice.

sua storia della Dalmazia

Nonae

convento.

Perlustr tutta

la

1.

diocesi nel 1236, ed un anno


dalle

di

meriti, affranto

fu

sepolto nella chiesa

fatiche
di

s.

pastorali,

cess

dopo, carico
di

vivere,

Giovanni Battista dei padri do-

menicani.

1241. Sansone //, oppure secondo alcuni Jansone^


il
quale secondo V arcidiacono Tommaso, ed il catalogo delera unghero di nazione, e fu consacrato vescovo di
l' Acutheis
Nona dall'arcivescovo Guncello. Tra le opere che lo resero
illustre s'annovera quella di aver sovvenuto con paterna carit
profughi zaratini, che dopo la distruzione della loro
citt, operata dai veneti nel 1241, si ricoverarono a Nona.
Molto si prest presso Bela IV re d'Ungheria per ottenere
da lui la reale conferma delle immunit e dei privilegi, dai
passati re ai Nonesi concessi, e le sue prestazioni sortirono un
buon effetto. Nel giorno infatti 26 agosto 1244, sacro al
patrono di Nona s. Anselmo il
conferm cotesti privilegi.
Non consta quanto tempo sedesse su questa cattedra n quando
che Rolando
finisse di vivere. Da antiche scritture si ha
a.

.;


rettore di Bribir, e

Bano

Sansone, per ordine

di

a09

di tutta la

Schiavonia, sulle istanze

dovuto cedere alla


Chetiglavac nel contado di Lika.

del re

Bela, ha

Nona il castello di
a. 1253. Giovanni IL Una questione d'interesso si agit
tra lui, il capitolo, il magistrato^ ed il Comune di Nona, e
proventi ecclesiadi comune accordo venne risoluto, che
chiesa di

componevansi, fossero in quattro


parti divisi, una delle quali assegnar si dovesse al vescovo,
una al capitolo e al clero, e le altre due alla chiesa e ai
poveri s'avessero a distribuire. Fu inoltre stabilito che del
stici,

quali

decime

delle

vescovo

dovesse

suo palazzo, e tenerlo


in
concio e colmo, e che dei luoghi pii e dei monasteri
nulla si avesse a decidere, senza prima consultare il capi-

suo

tolo,

il

il

furono

rista

consiglio
in

urare

comunale, ed

pubblica scrittura del

il

il

popolo. Siffatte risoluzioni

1253

trascritte,

nella

quale

Giovanni e del suo precessore Sansone, sono


menzionati l'arcidiacono l'arciprete ed il primicerio con sette
canonici, il conte Frangipani d Veglia, ed il podest di
Nona, la chiesa cattedrale intitolata a s. Anselmo, ed un
convento di monache colla sua abbadessa. Ai tempi di Giovanni viveva \i^\ capitolo di Nona un arcidiacono molto
dotto e sapiente, cui Innocenzo IV nel 1254 diede l'incarico
di
decidere assieme all'arcivescovo di Zara Lorenzo Periandro, ed al vescovo di Scardona, su di una controversia,
insorta fra il vescovo di Tra e il clero ed il popolo di
Sebenico. Fu egli Giovanni che accrebbe le rendite della
chiesa e della mensa vescovile col persuadere il re Bela IV
a cedere alcune terre incolte nelle regioni della Licca, fra
oltre

le

ai

quali

nomi

il

di

castello

Chetilevacio colla

chiesa

di

Giorgio,

s.

con alcune possessioni ad essa vicine.


a. 1272.
Stefano^ del quale non consta l'origine. Si
sa per che era prima Primicerio del capitolo e che del
1272 teneva la sede di Nona, poich in due documenti di
simil data vi nominato qual vescovo di questa citt. Con
uno dei quali documenti, esteso in data 13 giugno 1272
dall'arcivescovo Giovanni in concorso del suo capitolo, fu
convalidato e confermato al vescovo di Nona il possesso
e

del

territorio

dellii

Licca

e del Banatico, la

qual

sentenza

munita della sua approvazione da Stefano re d'Ungheria


con diploma della data istessa. Intorno a questo tempo il
vescovo Stefano ottenne pure la regia conferma del castello
Chetilevacio, ceduto dal bano di Slavonia Rolando al vefu

li

210

Bela IV, come


si detto di sopra. L'anno poi 1280 assistette con Martino
vescovo di Segna alla consacrazione della chiesa dei Domenicani di Zara, celebrata da Guidone, patriarca di Grado.
di cui non si ha che il nome in
a. 1281. Agostino^
documenti del 1281.
della nobile famiglia zaralina de
a. 1284. Marcello^
Candis^ che da pievano della collegiata di s. Maria Maggiore (san Simeone) di Zara fu esaltato alla cattedra vescovile di Nona nel 1284. A lui Nicol IV in data 26 settembre 1288 scrisse una lettera, con la quale veniva egli
destinato assieme con Giovanni, abbate di s. Grisogono di
Zara e con Giacomo, arcidiacono di Spalato, ad intimare ai
vescovi di Tra e di Sebenico di recarsi a Roma e di presentarsi a lui onde definire una questione sollevatasi tra di
loro. ancor menzionato Marcello in altra scrittura del 1289,
versante sullo stesso argomento. Di lui nuir altro si sa, se
non che del 1290 fu trasferito alla sede di Durazzo, e che
fu Legato Pontificio in Dalmazia, Croazia e Bosnia.
a.
1291. Marco^ di cui si ha certa memoria in documento del convento dei domenicani di Zara del 1291 del
seguente tenore: Anno 1291^ Mens. Octob. Ind. F. Nonae
temporibus D, Andreae magnifici Regis Hungariae^ et Marci
Ven, Episcopi Nonensis. Fu egli che nel 1302 confer a
Radoslavo di Scardona il titolo e la prerogativa di Zupano
di Nona in ricognizione degl'insigni suoi meriti
verso la
chiesa. Era questo un diritto esercitato ab-anlico dai vescovi di Nona, ed oltrech un titolo onorifico, ed una carica, era questo pure un vero beneficio, di redditi e proventi fornito, il quale veniva da essi conferito ai laici il-

scovo Giovanni

lustri, e

della

II

dietro ingiunzione del

re

religione e della chiesa benemeriti.

Il

Zupano

Marco, quel Radoslao Utusano, cancelliere


del Bano Paolo, che nel 1309 fece donazione alla cattedrale
di Nona di due reliquieri d'argento, come s dir in ap-

nominato

da

presso nella descrizione del Santuario della Cattedrale.


a.

1318. Giovanni III^

sola scrittura del

di

18 novembre

cui

trovasi

1327, con

memoria
la

quale

in
i

una

No-

posero sotto la tutela e protezione dei Veneti. L' arcidiacono Valerio de Ponte pone nel 1318 gl'inizii del suo
vescovato. A' suoi tempi Nona, al pari delle altre citt della
Dalmazia, travagliata dalla tirannide dei potenti conti di Bribir,

nesi

si

s*era messa sotto

il

protettorato dei Veneti e degli Ungari,


e perci

in lull'i

pubblici

211

documenli

il

re d'Ungheria

Repubblica Venela dovevano essere nominati. Intollerabile


era divenuta a que' tempi la prepotenza dei conti di Bribir,
e specialmente della casa Subch. Era questa composta di
cinque fratelli
quali colla violenza si facevano eleggere
Rettori dei comuni, onde ingrandirsi colle estorsioni, e altrui
la

sostanze.

1328. Natale^ della venela famiglia patrizia Zorzi^


di cui si ha notizia in un documento, esistito nell'archivio
dei padri domenicani di Zara. Era egli dottor in sacra teologia, e contemporaneo al Doge Francesco Dandolo che tenne
il
Dogado dai 1328 sino al 1339.
a. 1330. Nicol^ della nobilissima famiglia zaratina de
Matafari, Pare non abbia assunto il governo della chiesa di
Nona, ovvero l'abbia per poco governata, essendo stato trasferito del 1333 alla sede metropolitana di Zara. L'arcidiacono
Ponte non lo annovera fra vescovi di Nona. Mentre era
arcivescovo di Zara scrisse un opera col titolo: Thesaurus
a.

pontificalis, seu

manuale personarum ecclesiasticarum :

la

decimoquinto. Da questo suo eruditissimo lavoro viensi a conoscere


aver lui studiato il diritto canonico a Bologna nel principio
del secolo decimoquarto e di aver avuto per precettore
Giovanni d'Andrea, il pi celebre jureconsulto di quel tempo,
il quale teneva
cattedra in quella citt, ove anche mor nel
1348. Il Matafari dedic questo suo opuscolo a Bertrando
vescovo di Ostia e Velletri, e lo assoggett alla sua revisione. Eccone la dedica: Reverendissimo in Christo Patri
et Domino sito prcecipuo Domino Bertrando Dei gratta
Hostiensi et Velletrensi Episcopo Nicolaus miseratione divina Archiepiscopus Jadrensis in Slavonia cum recommendatione sui et correctione praesentis opuscoli
Vedi la serie
quale fu stampata a Parigi verso

la

fine

del secolo

degli arcivescovi di

Zara

nel voi.

Ferdinando^ il cui nome trovasi replicatamente registrato in pergamena dell'archivio cenobitico bea.

1336.

nedettino di

Grisogono ed in altra dell'archivio dominidi data 24 agosto 1339.


Giovanni /F, nominato in documento del 12
Era anch'esso della nobile famiglia zaratina
come apparisce da tre istrumenti dell' archivio

s.

cano

di

di

Domenico

Zara
a. 1342.
ottobre 1342.
de' Matafari^
s.

Nona

la

di

propriet

Zara. Affine
del territorio

di assicurare

alla

chiesa di

Liccano fece egli

tradurre


in

notarili

atti

della

firma di

relativi

212

documenti

Marco Memo, conte

di

possesso,

vandosi assente dalla diocesi, fu rappresentato


Stanzio nel concilio
l'

provinciale

munirli

Nona. Del 1344, tro-

di

di

Spalato,

dall'

arciprete

convocato dal-

arcivescovo Domenico Luccari

1353 Demetrio^ della summentovata famiglia de


Matafari di Zara. Fu prima pievano di s. Matteo in patria,
poscia arcidiacono capitolare^ indi promosso nel 1348 al vescovato di Pedena nelf Istria, e dippoi nel 1353 trasferito
nel 1357 la citt di Nona
alla sede di Nona. Sotto di lui
stretta d'assedio, consunta dalla fame, si diede al re d'Una.

seguendo V esempio delle altre citt marittime della Dalmazia. Nel 1371 egli accolse il re Lodovico,
che per alcuni giorni vi dimor, conio lo dimostrano due
sue lettere, datate da Nona, l'una del d 16 aprile, e T altra
gheria Lodovico,

del

23

1351 era egli Vicario


Zara Nicol Matafari, come rilevasi

dello stesso mese. Nel

vescovo

di

guente istrumento menzionato

nell'

inventario dei

dell'

dal

arci-

se-

beni e carte

Grisogono de Civalelli del 1384: Item unum instrumentum


scriptum manu Coradi notarli 1851^ indictione V die IO
di

Dominus Demetrius Episcopus Petensis^


tanquam Vicarius Domini Archiepiscopi Jadrensis^ fecit
Jinem D, Grisogono de Civalellis de administratione FabMarta, qualiter

bricae

s.

Anastasiae, Di

lui

memoria in un testadiplomi di Lodovico degli anni

si

mento del 1359, e nei regii


1360, 1367, e 1373
a. 1373.
Lodovico^ dell'

trova

stessa

famiglia

Ae'

Matafari

Demetrio. Da canonico
vescovo di Nona, e come
tale fu spedito dal re Lodovico ambasciatore al re de' Franchi. Mor a Buda nel 1377.
a. 1377. Demetrio de Matafari^ pronipote di Lodovico.
Da arciprete del capitolo di Zara fu eletto vescovo di Nona
nel 1377. In un diploma dell'anno 1384 tra gli altri vescovi dell'Ungheria e della Dalmazia evvi Demetrius Nonensis. Accolse egli colle dovute onorificenze nel 1387 la
regina Maria, che dal castello di Novegradi, ov'era tenuta
prigione dai ribelli suoi sudditi, era slata per opera dei veneti liberata. Dieci giorni stette essa a Nona, durante
quali
ricevette ambascierie da quasi tulle le citt della Dalmazia

di

Zara,

della

e nipote

patria

del predecessore

sua chiesa fu eletto

spedite a congratularsi

grazie

e favori.

della

Poco dopo

sua liberazione, e per chiedere


fin

di

vivere

Demetrio,

dap-

poich troviamo il suo successore nell'anno 1388. Tra le


molle cose degne della sua dottrina scrisse un libro inlilolio: Della vera Sapienza dei Cristiani^ che fu stampato a

Venezia

nel

eredi

lasci

1502.

Col

suoi

nipoti

testamento

suo
figli

di

19

Giugno

Vulcino de Malafaris

1387
suo

fratello.

1388. Giovanni

a.

F, zaratino di nascila. Trovasi me-

documento del 1388 assieme ad altri vescovi deir Ungheria e della Dalmazia. Fu egli destinalo da*
zaratini nel 1393 a trattar di pace tra il Bano Giovanni
conte di Segna, e la communit jadrense, tocche ci attesta
Paolo de' Paoli nella sua cronaca di Zara, ove lasci scritto:
Eodem anno (1393) die mercurii 12 novembris applicuerunt
Jadram DD, Nicolaus Episcopus Corhaviensis^ et Joannes Episcopus Nonensis pr tractanda pace et concordia
inter D, B, Joannem C. Segniae et Communitatem nostrani.
Egli puranco nominato in un diploma del re Sigismondo
dell'anno 1397: Joannes Episcopus Nonensis.
Sul principio del secolo quintodecmo Bonifacio IX concedette ai padri francescani la facolt di fabbricarsi un convento nella citt di Nona, e di stabilirvisi, allo scopo di
assistere spiritualmente le monache del loro ordine, che allora si distinguevano presso
Nonesi per santit ed austevita.
Il Vadingo cos ne parla nel Tomo V de' suoi
rit di
Invenio anno 1402 mentionem monasterii Claris-annali
sarum s, Mariae Nonen. in uno atque altero Pontificis
diplomate concedentis facidtatem Minoritis, a quihus Sa^
cramenta percip)ere possente domum conventualem etc, Samoria

di

lui

in

crae Religionis etc. Ritiene il Parlato, che questo asilo di


vergini nonesi Clarisse sia quel desso di cui fatta menzione in scrittura del 1253, accennata dissopra in Giovanni
benedettine, ma in
Il vescovo di Nona. Furono in origine
seguito abbracciarono T istituto di s. Chiara, e prova ne sia,

che
testa

trasferitesi

in

Zara nel 1502, seguirono

ivi

sempre co-

regola monastica.

Dopo

morte di Giovanni, la chiesa di Nona rimase


per ben dieci anni senza pastore, e frattanto venne concessa
in commenda all'arcivescovo di Napoli. Durante questo interregno^ e precisamente nel 1409, Nona con Zara e con
le altre citt della Liburnia, cadde in potere della Repubblica
Veneta, che ne fece acquisto da Ladislao re di Napoli per
un'ingente somma. L'anno istesso Alessandro V diede per
la

214

convento de' Benedettini di s. Ambrogio certo frate


Alfonso de Vale, e l'anno successivo 1410 agli 11 d'agosto
Giovanni XXIII tolse la citt di Nona al vescovo commendatario,
e di un proprio vescovo la provvide, come risulta dagli atti
concistoriali di quell'epoca: 1410 11 augusti revocavit commendam de Ecclesia Nonensi^ factam D, Joanni Archie^
piscopo Neapolitano,
a. 1410. Nicol della famiglia veneta patrizia Trevisan^
dottore in s. Teologia, ed arcivescovo di Tebe, creato nel
1410 vescovo di Nona dal sommo pontefice Giovanni XXIII.
Esiste il decreto del Conte di Nona, col quale gli venne
confermato il diritto di percepire la decima dalla villa di
Kernizza. Dopo di aver governato per quattordici anni la
sua chiesa con molto sapienza e prudenza, ne depose le redini, desiderando di darsi tutto agli studi, di cui era molto
amico. Pass il resto di sua vita parte a Venezia, e parte
a Padova, dove mor nel 1451. Fu sepolto nella chiesa di
marmorea lapide si vede scolpita la
s. Antonio, ove sopra
sua effigie e la seguente iscrizione:
abbate

al

NICOLAVS
HIC

TVMVLATVR

REVERENDISSIMI

TRIVISANVS

VENERANDVM

DOMINI

NICOLAI

CORPVS
TRIVISANI

OLIM EPISCOPI NONENSIS ARTIVM ET SACRAE THEOLOGIAE


.

DOCTORIS

EXIMII

QVI

OBIIT

ANNO DOMINI MCCCCLI


.

MENSIS
a.

SEPTEMBRIS

1424. Lodovico,

Anno 1424

DIE SEPTIMO

legge:
terfio idus octohris. Provisum est Ecclesiae Nodi cui negli alti concistoriali si

per libein manihus Domini


nostri Papae (Joannis XXIII) factam^ de persona Fr, Ludovici Prioris s. Marice de Venetiis: dove quella parola

nensi in provincia Jadren.

(Spalatensi), vacanti

ram renunciationem per D. Nicolaum

Fr. sarebbe un indizio ch'egli a qualche religiosa famiglia


avesse appartenuto, e probabilmente alla domenicana, usandosi presso di quella
sulla

cattedra

nonese

il

titolo

fino

al

e la

carica di priore. Sedette

1440, ma

nulla

ci

consta

di

sua amministrazione.

1440. Natale IL di cui la patria e la famiglia sono


ignote. Era dell' ordine dei Carmelitani. Appena eh' ebbe
a.

215

preso possesso della diocesi, prima sua cura fu quella di


redigere un'esatto catalogo delle ville, dei castelli, e dei
luoghi tulli, alla sua diocesi appartenenti, e cos pure un
elenco di

tuli'

beni

ecclesiastici

e di

tutt'

proventi

della

chiesa e della mensa, e ci affinch ne rimanesse inalterato


il

patrimonio. Rivendic

il

castello

ed

beni di Chetilevacio,

che la chiesa di Nona aveva ricevuto in dono dal re Bela


IV; e si adoper con molta premura per ricuperare i perduti beni del monastero dei benedettini di s. Ambrogio. Sotto
di lui Paolo Schornich, uomo pio ed opulento lasci in testamento tutl'i suoi averi ai luoghi pii, una parte, cio, al
convento dei padri benedettini di s. Ambrogio, un'altra al
capitolo

cattedrale,

la

terza

alle

monache

di

s.

Maria,

la

convento dei padri dominicani, e volle che la quinta


fosse devoluta al compimento dell' ospitale di s. Lazzaro, del
quale eransi da poco tempo gettate le fondamenta vicino le
porte della citl. Dispose inoltre che il vescovo Natale ne
fosse l'esecutore teslamenlario, e che l'arciprete del capitolo
fosse preposto alla direzione temporale e spirituale di quel
pio istituto. Nel 1455 Natale allog le decime ed i proventi
tutti della mensa a certo Antonio Ostoich, cittadino di Zara
e commerciante, per l'annuo canone di lire 500, e pel pequarta

riodo

al

d'

anni cinque.

giudice delegato

all'

1459

destinato

ammissibilit della scomunica

scagliata

Da

Callisto

111

fu

nel

Pasquale Gradenigo, rettore di Ragusa, dal vicario


arcivescovile; ma con superiore licenza, sostitu in luogo
suo altri soggetti, avendo dovuto recarsi in quel tempo a
Roma per accompagnare, dietro il desiderio del re di Bosnia
Stefano, alcuni signori Bosnesi, infetti dell'eresia de' Palareni, e presentarli al sommo Pontefice per essere o converpuniti. Ritornalo da Roma, ebbe
titi
assieme agli altri
vescovi provinciali l'incarico speciale dall' arcivescovo di
Spalato Lorenzo Zane di ammonire severamente in nome
del Pontefice frate Alessandro dell'ordine francescano, che
aveva invaso la sede di Scardona, e d'intimargli di tosto
ritirarsi, e lasciarla libera all' eletto legittimo vescovo Jacopo
Bragadino, sotto pena di scomunica in caso di disobbedienza.
La lettera portava la data 28 Gennaio 1461. Dopo due anni
Natale pass a miglior vita.
a. 1463. Jacopo /, della patrizia famiglia veneta Bragadin. Dottore in ambe le leggi, e consacrato sacerdote,
recossi a Roma, ove diede saggi non comuni del suo ingecontro


gno e

sua

della

216

erudizione,

per

cui

il

Pontefice Pio

II

lo

domestico, indi nel 1460 creollo vescovo


di Scardona. Tre anni soltanto tenne quella sede, poich del
1463 dallo stesso Sommo Pontefice venne a questa di Nona
volle suo Prelato

nomina

Papa vedendosi in tal modo privato di un diritto, che ai re d'Ungheria credea appartenere, ahbench a quel tempo la citt
di Nona ai Veneti fosse soggetta. Ma per non alienarsi l'animo del Papa, del cui ajuto avea bisogno per sostenere la
guerra coli' Ottomano, approv la nomina, e gli rilasci anche il relativo diploma. D'allora in poi la s. Sede continu
vescovi di Nona, col consenso della repubblica,
a nominare
e senz'ostacolo da parte dei re ungheresi. Ristaur egli ed
ingrand la casa sita in Zara vicino al castello, che serviva
ad uso dei vescovi di Nona, e che poi fu livellata alla famiglia Ruste. Ebbe Jacopo gravi e lunghe questioni coi nobili di Zara circa la contribuzione della decima dei
molli e
grandi possessi, che godevano nel nonese territorio, quetrasferito.

Dispiacque

re

al

Mattia

la

del

che terminarono
esistente nel Santuario
stioni

da Pio
Prelato

II,

mentre

egli

favore. L" anello pontificale,

in

di

di

Nona, pare fosse un dono

lui

Irovavasi in

domestico. (Vedi

il

Roma

in

fattogli

qualit

suo

di

Santuario delle Reliquie).

Dopo

aver governata con molta sapienza la diocesi per quasi


undici anni, fin di vivere a Nona nel 1474, e fu sepolto
nella cattedrale dinanzi l'aitar maggiore. Non esiste pi la
lapide, che copriva il suo sepolcro, sopra la quale oravi
di

scolpita la

sua effigie, di abiti sacri rivestita, e

la

seguente

iscrizione:

me

JACET JACOBVS BRAGADENVS PATRICIVS VENETVS


EPISCOPVS NONENSIS.

1475. Giorgio^ dell'antichissima e nobilissima famiDifnico di Sebenico. di amplissimi privilegi decorata,


quale parecchi uomini sortirono, civili, militari ed eca.

glia

dalia

clesiastici

per virt e gesta

preclarissimi.

Fu Giorgio

fra-

Simeone, che per l'egregia sua opera, prestata nelle


guerre turchesche, fu da Innocenzo Vili donato del titolo
di Cavaliere aureato, e per mani dello stesso pontefice delle
insegne dell'ordine condecorato Prese Giorgio possesso della
sua diocesi intorno al 1475, e la tenne per anni 55,
governandola con somma sapienza ed esemplarissima vita.
tello

217

inclemenza dell'aria, che da mollo tempo rendeva insalubre la dimora di Nona, ottenne da Papa Innocenzo Vili
la facolt di abitare a Zara nel palazzo, che i suoi predecessori air uopo si fabbricarono
ed ebbe inoltre la potest
di pertrattare gli
affari della diocesi, di consacrare gli olii,

Per

I*

e di conferire gii ordini sacri solennemente e pontificalmente,

senza che potesse esserne giammai


di Zara. Una lettera gli scrisse nel

impedito

1494

dall'

Papa Alessan-

il

dro VI, con cui g' ingiunse di reprimere l'audacia


nobili, ed ecclesiastici di Nona, ch'erano
infesti
francescani

di

ordinario

di

alcuni

ai

padri

Zara.

Non aveva egli per fissato


modo da non visitare di tratto

in

Zara

suo

il

domicilio

gregge,
specialmente se qualche urgente bisogno reclamata ne avesse
la
intimala
sua presenza. L'anno 1499, avendo Bajazete
guerra alla Repubblico, e versando la citt di Nona in gran
pericolo, dappoich gli Ottomani facevano scorrerie nell'agro
jadrense e nonese, e metteano tutto a ruba, a ferro e a
sacco, v'accorse tosto FoUimo Pastore, non curando il pericolo, a cui metteva la sua vita e la sua salute^ per assistere il suo popolo coir opera e col consiglio. Prima e
precipua sua cura fu quella anzitutto di mettere in salvo
dalle ingiurie e dai sacrilegii le vergini monache. Affidandole
dunque alla custodia di nobili uomini e di scelta milizia, le
sped a Zara, citt ben difesa, e munita di mura e propugnacoli, e le fece consegnare alla carit del suo arcivescovo,
il
quale non manc di provvederle di conveniente abitazione.
Elleno poi nel dipartirsi da Nona raccomandarono al vescovo
il
corpo di s. Marcella, che perci fu trasportato nella cattedrale, e deposto in luogo sicuro, a ci appositamente apparecchiato. Due anni dopo facendosi maggiore il pericolo
di una turchesca irruzione, ed avendo la Repubblica ordinato
di trasferire a Zara quel sanlo corpo, assieme con quelli degli
in

altri

protettori

s.

costernazione

Anselmo

s.

in

tratto

Ambrogio,

il

suo

tale

e tanta

fu

che furono colpiti i Nonesi da cotesto


annunzio, che fu costretto il Pretore a sospenderne la trasferta. N vana, infatti, fu la loro fiducia nei santi patroni,
giacch avendo
Turchi stretta fortemente d'assedio la citt,
il
corpo di s. Marcella portato in processione per le vie,
ed ove maggiore n'era il pericolo, presentalo ai barbari,
che gi ne scalavano le mura, un tal coraggio infuse nell'animo dei difensori, ed un tal terrore incusse negli assela

da


dianti,

diedero

Liberata cos

Dio e

indietro

dall'empia

per

santi

ai

pugna, e questi
impresa desstettero.

da tanto formidabile assedio, rese gra-

citt

la

fortissimi nella

che quelli riuscirono

battuti

zie a

318

vittoria

la

ottenuta,

conchiusa col nemico apport a Nona e a tutta


la

la

tregua

la

Dalmazia

queste cure e pericoli, Giorgio

sostenne

desiderata tranquillit.
Liberatosi da

coi nonesi e coi

molestissime
per
che
venivano
Vedendo
prolungate
decime.
olTaffar delle
Iremodo, ottenne dal Senato che fossero decise col mezzo
di arbitri, e cos pacificamente composte. Impedito dagli afquestioni

varie

fari della

Zaratini

da altre gravi occupazioni non pot


Concilio Lateranense. Mentre dimorava in

sua chiesa, e

esser presente

al

Nona Marcantonio
zaralino di nascita, uomo

Zara, aveva per suo vicario l'arciprete di

Raimondo, Prolonotario apostolico,


fornito

di

scienza e probit,

integrit

disimpegnava

laterale,

scolpito

il

quale con

somma

fedelt ed

Pervenuto ad un
estrema vecchiaja, avendo chiesto al Papa Adriano VI il
permesso di rinunziare al vescovato, il Papa per addimostrargli
la sua piena soddisfazione ed anche la sua benevolenza gli
concesse pi assai di quanto desiderava, imperciocch gli
destin il di lui nipote Jacopo, ecclesiastico per dottrina e
cospicuo , in coadjutore con diritto di successione,
virti
con ci pure che ritenendo il titolo di vescovo di Nona, egli
fosse da qualsiasi cura ed obbligo pastorale disciolto. Confortato in tal modo dal Pontefice, visse ancora sette anni,
durante i quali ristaur col proprio la cadente cattedrale,
come lo appalesa lo stemma gentilizio sovrapposto alla porta
il

delicato incarico.

frammezzo

alle

iniziali

l'anno

MDXXVUI. Fece

pure alcune riparazioni alla sacristia, e la


provvide di sacri arredi ed utensili , del che ne fanno
prova le arme sue, dovunque dipinte. Mor agli 8 d'agosto
del 1530, e fu tumulato in un sepolcro, che essendo ancor
vivente, s'era preparalo nella cattedrale. Nei rammodernamenti in essa praticati, fu levata la lapide sepolcrale dal sito
ov' esisteva, e collocata nel

muro

laterale della cappella della

B. V. di

Leporine, a sinistra della porta d' ingresso. In codesta lapide scolpita in basso rilievo l'effigie del beneme-

rito

Prelato

zione

d'abiti

pontificali

vestito

colla seguente

iscri-

219

HIC JACET AENONIVS PRAESVL

SED DIPHNICA PROLES


SIT SVA SORS

INTER REGIA CELSA PRECOR


OBIIT

Vili

AVGVSTI ANNO MDXXX

1530. Jacopo 11^ nipote del predecessore Giorgio


Difnico. Come abbiamo dissopra accennalo, fu dato per coadjulore e successore allo zio nel 1523, quantunque non
avesse ancora F et canonica
e perci fu diferita la episcopale sua consacrazione, che per ponlificio indulto ricea.

vette l'anno

ministr la
air infuori

ventesimosettimo della sua et; e frattanto amdiocesi, ed ademp a tutt'i doveri di un vescovo,
quelli,

di

1530

Perdette nel
di

virti,

egli

d'

lo

e cui cerc

indole

che
zio,

il

carattere

vescovile

da cui aveva

richiedono.

appreso ogni sorta

d'imitare, e seguirne le vestigia.

eccellente,

di

belF ingegno,

affabile,

Era

benigno

ed umane istrutto, e gi
sotto la direzione dello zio aveva dato saggi non esigui di
pastorale prudenza, di industria e di probit. Prima della
morte di Giorgio la diocesi aveva perduto il paese della
Lica, che fu nel 1501 soggiogato dai Turchi, e dal quale
una vistosa porzione della decima percepiva. Egli tenne per

con

tutti,

e nelle

scienze

divine

Marcantonio Raimondo arciprete del


capitolo cattedrale, che spesse volte, vivente Giorgio, visit
la diocesi, e ne fece dettagliata descrizione. Bench foss'egli
acerrimo difensore dei propri diritti, ci nulla ostante, cerc
di comporre le liti con modi pacifici; ed una prova ne sa,
che avendogli i cittadini di Zara promossa una questione
circa le decime del villagj^io di Chernizza, situato nel jadrense territorio, voile comporla a mezzo di arbitri, anzich
suo

vicario

il

prefato

Zara nei
suo palazzo di abitazione, sito nella via s. Demetrio, il quale
istrumento volle fosse approvato dalla s. Sede. Nella guerra
della Repubblica coli' Ottomano, scoppiata nel 1537, perdette
il
villaggio di Nadin, che fu soggiogato dai Turchi. Della
ecclesiastica
disciplina
acerrimo propugnatore, pose ogni
studio e premura, affinch il suo clero fosse bene istituito,
e d*ogni virt ornato, e coi vincoli della carit alla sua
persona congiunto. Volle pure fosse conformato un'esatto
nelle

vie

forensi.

L'atto

relativo

fu

stipulato in


inventario

tutte

di

preziose

le

220

suppellettili,

utensili

vasi

accioch nulhi andasse distrutto o per


incuria o per fraude. Negli ultimi anni di sua vita, cio nel
cattedrale,

sacri delia

1555

1556,

affine

di

assicurare

le

rendile

chiesa,

della

contro coloro che si abusavano della sua bont e pazienza,


ottenne alcune ducali che ne guaranlivano la corrisponsione.
Questi ed altri provvedimenti salutari avendo egli lasciati
alla sua chiesa, mor Tanno 1556, e fu sepolto come si ritiene, nel

sepolcro stesso dello zio.

1557. Marco, della nobile famiglia veneta Loredan^


quale prima di dedicarsi allo stato ecclesiastico, dopo di
il
aver sostenute in patria varie e cospicue cariche ed ufficii,
resesi degno di essere ascritto all' ordine senatorio. Versato
a.

nelle

umane

piet

era

pur

Ponte

lo

divine discipline,

religione

per

cui

il

non volgare erudizione e piet

fornito

appella

esimia

di

uomo

di

virum non vulgaris erud-

ciocch viene pure raifermato dal suo libro de vera felicitate dato alla luce in Venezia, il quale
di rara dottrina e di gravissime sentenze ripieno. Fu egli
tionis et pietatis:

Prelato

Domestico

Collegiata

di

s.

del

Papa

Pievano

fu

Simeone ed arcidiacono

principale

del capitolo

di

della

Zara

settembre 1556). Prese possesso di sua diocesi


nel 1557, e tenendo sua dimora dietro indulto pontificio in
Zara, fu dall'arcivescovo nostro Muzio Gallino prescelto a
(eletto

il

Vicario Generale e
si

trov presente

tinu

al

Luogotenente
Tridentino

coprire anche sotto

successore del Callino, dopo

dell'

Arcidiocesi

Concilio,

l'arcivescovo

carica

Andrea

finch'egli

che

con-

Minucci,

morte fu da Gregorio XIII


con Bolla del 19 Novembre 1573 creato amministratore dell' arcidiocesi
di Zara, con assegnamento
della met degli
annessivi proventi, ritenuto per sempre il vescovato di Nona.
E l'una e l'altra diocesi rovern con somma vigilanza, emanando sapientissimi decreti tendenti a sostenere l' ecclesiastica disciplina, ed accrescere lo splendore del divin culto.
Nel 1570, in cui arse la guerra di Cipro, che da Solimano
re dei Turchi inlimata venne alla Repubblica, la citt di
Nona and perduta. Ruinate nella massima parte per vetust
le sue mura, e mancando
degli altri mezzi di difesa, vedendo di non poter resistere.^ e di sostenere un'assedio, fu
dai cittadini abbandonata, indi incendiata, venne occupata
dall'oste nemica. Prima per di allontanarsi, trasportarono i
nonesi a Zara le reliquie dei santi patroni, e tutto ci che.
la

cui


prezioso

di

Irovavas

221

chiese.

nelle

Tale

questa sciagura arrec airollimo Pastore^


dietro le ripelule ed

che

Ci avvenne nel 1573. Dopo

citt

che

dolore

il

repubblica

la

urgentissime sue istanze, raccolte

cacciare gT infedeli dalla

forze, corse a

fu

sue

le

dal territorio.

cittadini
che ritornarono
a poco a poco alla citt, ove si diedero a rialzare le sdruscite loro abitazioni, e crebbero in breve sino al numero
di 800. Fatta la pace, fu sua
cura di redimere dalle mani
sacri arredi, ch'essi
dei Turchi le reliquie, le suppellettili ed
avevano asportato dalle chiese d'ambe le diocesi; cose tutte
che tenne presso di s in custodia finch visse, e che ordin fossero dopo sua morte consegnate in parte al cadi

pitolo

Zara, e

di

in

parte

proprio

al

successore nel

no-

nense episcopato. Accrebb' egli le rendite del suo capitolo


coir incorporazione del beneficio semplice, non ispregevole,
della B. V. di Leporine, di patronato vescovile. Rislaur e
adorn il battistero della cattedrale, come il dimostra lo

stemma

famiglia infissovi dissopra. Oltre ad

di

oggetti, lasci

sua chiesa

in

delle chiese

di

Nona

preziosi

legato una pace d'oro pu-

Cos questo prestantissimo

rissimo.

25

alla

altri

Presule tanto benemerito

e di Zara, pass all'altra vita nel

1577

Giugno.
1577. Pietro^ della nobile, antica famiglia zaratina,
gi estinta, de CedolinL Chiarissimo per ingegno, dottrina e
sapienza, da canonico del nostro capitolo venne da Gregorio
XIII add 30 di Luglio 1577 innalzato alla cattedra vescovile di Nona. Dopo due anni rinunzi per giusti motivi al
ai

di

a,

canonicato jadrense. Tenne

dopo

quali

fu

20

dallo

stesso

sede

la

di

Pontefice

Nona per
trasferito

quattro anni,
a

quella

di

1581, ove pervenuto ad un'estrema


vecchiezza, carico di meriti mor nel 1634 dopo cinquantotto
anni di operoso e memorabile vescovato. Si mostra ancora
nel palazzo vescovile di quella citt la camera da lui prediletta, e che ancor oggi stanza Cedolini s'appella.
Per le

Lesina

ai

sue gesta
voi.

della

febbraio

vedi

la

serie

degli

presente opera,

ecclesiastici

illustri

di

Zara,

pag. 208.

1581. Girolamo Mazzarello^ cittadino di Zara, che


da diacono e canonico del capitolo nostro e Protonotario
Apostolico fu da Gregorio XIII ai 10 luglio del 1581 promosso alla chiesa vescovile di Nona, che ixovern per selle
anni con grande sapienza. Mor del 1588. Vedi la serie degli
illustri ecclesiastici zaratini al voi. I, p. 207.
a.

222

1588. Angelo Gradii dei padri conventuali di s.


Francesco., veneto d'origine, maestro in s. Teologia, e puba.

concionatore, da

blico

chiesa di

olla

Sisto

18 ottobre

add

1588

fu

preposto, che dopo averla governata circa

Nona

saggezza e prudenza, vi rinunzi, preferendo di servire a Dio con una vita pi sicura e tranquilla.
Mor in Zara, e fu sepolto in s. Francesco.
Bellotti^ dell'ordine dei minori cona. 1592. Orazio
ventuali, veneto d'origine, dottore in s. Teologia, creato da
Clemente Vili vescovo di Nona agli 8 d'aprile del 1592.
Tenea dimora in Zara nel convento dei padri francescani, e
quattro anni con

Nona teneva il suo vicario generale, e questi era il


Vincenzo Moroso dominicano, a cui, sendo grave l' inca-

cri.

P.

e conferiva gli ordini sa-

diocesi,

trattava gli affari della

rico devoluto, confer

il

beneficio urbano

di

Fu primo suo pensiero

annessivi proventi.

zione dei fanciulli e degli adulti

nella

s.

Spirito, cogli

quello dell'istru-

dottrina

cristiana

ed

che tanto in citt quanto in campagna


fossero istituite e ben frequentate scuole di tal fatta. Stabil
nella cattedrale la predicazione nella quaresima, e nell'avvento. Ingiunse a lutt' i beneficiati di rassegnare un' esatta
a

fine

tal

dispose

descrizione dei beni, costituenti


affinch o per

Ne compose

incuria o per

dipoi

egli

stesso

il

rispettivo benefcio, e ci

frode

non andassero

un catalogo,

distratti.

nel quale

die-

ne sono annoverati, i quali in seguito, essendo di poca


entit, furono incorporati alla mensa capitolare. Radun nel
1598 un Sinodo diocesano, in cui dett leggi e costituzioni
sapientissime, relativamente al divin culto, ai buoni costumi,
ciolto

L'anno successivo visit la


diocesi in quella parte, che non era occupata dai Turchi,
la cura della quale aveva commessa al suo
vicario. Cess
di vivere in Zara nel 1602. Lasci alla sua chiesa tulli i
e alla

ecclesiastica

suoi arredi
dei

padri

l'aitar

zione

sacri,

disciplina.

e le

francescani,

argenterie.
in

un

Fu

sepolcro,

sepolto

nella

preparatosi

dell'Immacolata, su di cui fu incisa

la

chiesa

dinanzi

seguente iscri-

223

HORATIVS BELLOTVS VENETVS


ORDINIS S. FRANCISCI CONVENTVALIVM

ARTIVM ET SACRAE THEOLOGIAE DOCTOR


EPISCOPVS NONENSIS

HOC SEPVLCRVM VIVENS


SIBI FIERI FECIT

ANNO

AETATIS

SVAE

LII

MDXCVII
a.

1602. Biagio Mandevio^ nato

e ricca famiglia, cittadino


e

peritissimo

nella

lingua

di

Novegradi, da onesta

Zara, dottore in
illirica.

Nell'et

ambe
d 32

le

leggi,

anni

da

mansionario della cattedrale di Zara, fu promosso al vescovato di Nona da Clemente Vili ai 26 d'agosto del 1602,
e dopo di aver governata la diocesi per ben 22 anni fin
di vivere in Zara nel 1624. Fu tumulato nella chiesa d s.

Grisogono in un sepolcro, che si era apparecchiato mentre


viveva. Vedi la serie degli ecclesiastici illustri di Zara nel
voi. I. p. 211.
a. 1624. Ippolito
degV Ippoliti^ dalmata d'origine, da
Urbano Vili il d 7 ottobre 1624 promosso alla cattedra d Nona.
Appartenne all' illustre ordine domenicano della provincia dalmata. Fu maestro in s. Teologia, e di molte ed egregie
virt fornito. Govern la sua chiesa con molta laude sino
all'anno 1646.
a. 1646. Simeone Difnico^ il terzo Prelato della chiarissima famiglia sibenicense di questo nome, che illustr colle
sue virt e colle sue gesta la chiesa di Nona. Studi belle
lettere e filosofa in patria, e le scienze a Padova, ove fu
anche proclamalo dottore in ambe le leggi. Neil' et d' anni
33, appena consacrato sacerdote, fu eletto vescovo di Nona
da Innocenzo X il d 25 Giugno 1646, nel tempo in cui
ferveva in Dalmazia la guerra coli' Ottomano. Preso Novegradi dai Turchi, e

ripreso dai

Veneziani,

distrutto,

ve-

dendo Leonardo Foscolo, Provveditore Generale di non poter colle poche forze che aveva, difendere la citt di Nona,
da ogni banda minacciala, ned essendo in tempo di fortificarla, pens di abbandonarla a discrezione del nemico. Ma
prima ordin di distruggere quanto fino allora era stato riedificato dopo la guerra di Cipro, per cui non furono rispar-

224

neppur le chiese, affinch nulla restasse al nemico,


se non che le sole rovine. La citta perci rimase gran parie
deserta, poich quasi tutti gli abitanti sen fuggirono via. Una
tale desolazione arrec grande dolore ali' egregio ed amoroso
Pastore. Coloro che in Zara si rifugiarono, trovarono asilo,
ed affettuosa accoglienza quelli invece che rimasero in citt,
privi essendo d'ajuto e di assistenza, si disperselo andando
ricovero. Vedendosi egli in tal modo senza
in cerca di
chiesa, senza clero, senza gregge, chiese al Pontefice di
liliale

essere

trasferito

ad

altra

diocesi.

11

Pontefice annu

alla

10 Maggio
1649, ove stette 23 anni, e cess di vivere nel 1662.
a. 1649. Giorgio Glorgiceo^ nato a castel Sucuraz nella
diocesi di Spalato, promosso alla sede di Nona da Innocenzo
X ai 21 di Giugno del 1649. Non era neppur consegrato,
sua domanda e

alla

chiesa di Feltro Io trasfer

il

che fu dallo stesso Pontefice trasferito alla chiesa di Veglia


22 settembre 1653, ove cess anche di vivere dopo un
il
anno.

1653. Francesco Andronico^

a.

Andreis

di

Trai,

cario generale

in

famiglia

arcidiacono del patrio capitolo,

da

sede vacante,

24 novembre 1653

dell' illustre

alla

esaltato

e vi-

da Innocenzo

cattedra vescovile di Nona.

cZe

il

Quando

Dalmazia

a
incominciava la
respirare, per essersi allontanata l' oste ottomana da essa, rivolgendosi air assedio di Candia. Posto suo domicilio in Zara,
cerc di sollevare il suo gregge dalle patite sofferenze con
ogni maniera di sussidii ed ajuti. Visto, che le reliquie dei
santi patroni sen giacevano derelitte e neglette nel santuario
della metropolitana sino dal 1570, come abbiamo di sopra accennato, pens egli di trasferirle nella chiesa di s. Maria
nuova delle monache nonesi, dove potessero esser esposte
alla pubblica venerazione. Destinato l'anno 1656 a celebrarne
la traslazione,
nobili ed i
invit il capitolo ed il clero,

assunse

le

redini della

diocesi,

Zara e di Nona, dopo di aver ottenuto i dovuti


assensi del Provveditor generale e delle altre pubbliche cariche, nonch quelli del Vicario generale e capitolare Nicol
Ventura, sondo vacante la chiesa zaratina per morie dell'arcivescovo Florio. Ai 3 d'agosto, giorno di Domenica
ebbe luogo la solenne funzione, che con gran pompa fu celebrata. Aprivano la processioiu. le pie confraternite colle
proprie insegne e stendardi d'oro ed argento splendenti, cui
seguivano le corporazioni religiose, il clero e il capitolo
plebei

di

d'ambe

le

chiese, indi

da due canonici
sacre reliquie,
lato

sugli

vestiti.
d'

in abili

veniva

di

era

da quattro

sostenuto

toga e

in

fine

di

dalle

porpora.

feretro colle

il

coperto, por-

canonici di Nona,
al

feretro,

quattro

La

assistito

pontificali,

magnifico e prezioso strato

baldachino, sovrastante

Il

argento,

ornate

omeri

vescovo

loniceila

in

di

il

225 -^

d'oro e

tutto

cariche

solennit

dalmatica

di

provinciali,

venne resa

pi

suono delle campane, e delle trombe, dai cantici e


dagl'inni di gioja e di esultanza religiosa. Le reliquie furono
portate in giro per le vie principali della citt, e deposte
sul maggior altare della chiesa delle monache, fu celebrato
solenne pontificale dal vescovo fra l'armonioso concerto di
musicali slromenti. Tutto quel d rimasero le sacre reliquie
vesperi
esposte alla venerazione de' fedeli, e soltanto dopo

lieta

dal

cantati

musica, furono riposte entro

in

la

mensa

dell'altare

un urna marmorea, che fu chiusa a tre chiavi, una delle


quali fu consegnata in custodia al Prelato, una al conte di
in

Nona, e

la

terza

ai

procuratori, l'uno de' quali

sere canonico capitolare,

doveva es-

e laico l'altro. D'allora la

chiesa,

che aveva pria il titolo di s. Pietro vecchio, e poi di s.


Maria nuova, e anche della Ss. Annunziata, assunse a poco
a poco quello di s. Marcella, che tenne anche dopo la soppressione sino al giorno d'oggi. Rimase per sotto la giurisdizione dell'arcivescovo di Zara, all' infuori dell'arca, di
cui il possesso, la cura e la custodia stettero presso il capitolo, il comune ed il vescovo di Nona, il quale quando
visitava il Santuario, deposta la mantelletta, usava la mezzetta in segno di giurisdizione. L' ottimo pastore, costretto
dalla necessit di far sua dimora in Zara, col cuore e collo
spirito era per sempre presente alla sua chiesa, e quantunque tutta la diocesi andasse alle turchesche incursioni soggetta, pure non lasci di visitarne ogni mese o l'una o T altra
porzione, spargendovi il seme della divina parola, e versando
in seno ai poveri infelici le sue beneficenze colla
diretta
volont di adempire a' suoi sacri doveri, nulla curando la
sua salute, n i pericoli., a cui si esponeva per la presenza
degli ottomani, nemici acerrimi del nome cristiano. La sua

mensa era

viveva assai
parcamente in Zara, contento d'un' abitazione assai modesta,
avendo affittato il proprio palazzo, onde poter coi risparmi
sollevare i poveri. Due volte recossi a Venezia per affari
della diocesi, e due altre in patria per rivedere i suoi; asteridotta

agli

ultimi

estrerai,

e perci

15

~
nendosi
Durante

{jerfino

portarsi troppo

di

colf

tregua

la

226

Ottomano

diocesi molti greci scismatici,

fu

lontano dalla sua diocesi.

essendosi

stanziali

della fede. Affranto dalle

convertirli alla verit

nella

sua premura d'istruirli e

di

fatiche, e sof-

Tra, onde respirare l'aria patria,


e coll'ajuto dei medici ristabilirsi. Ma invece un mal grave
pochi d al sepolcro. Per
ivi lo colse, eh' il condusse in

ferente

di

salute,

recossi a

cura di Girolamo, vescovo


furongli

fratelli,

mente

nella

di

solenni funerali, e fu sepolto decorosa-

fatti

cattedrale dinanzi

seguente inscrizione

ai

gradini del presbiterio colla

Andronico

Francisco

Curzoia, e di Giovanni, suoi

Episcopo

nonensi

Francisci
Leonardi archiepiscopi Antibareisis, viri pietate ac scientia
clarissimi consohrino ; qiiod germanae laudis haeres^ omni^
bus in kac cathedrali dignitatihus famae suae dotihits et
vita eluxit^ ac tandem egregiae virttitis ac probitatis me-

Hieronymus Episcopus Curzolensis^ et Joannes Nicolaus J. U. D, Fratri dilectissimo P. P. Anno Domini MDCLXVfL

rito^

glia

episcopali dignitate fiierit insignitus^

a.

1667. Francesco de Grassi,

di

Chioggia. Dottor

chiesa

patria

fu

creato

in

ambe

vescovo

le

di

e ricca fami-

d'illustre

leggi,

Nona

da arciprete della

da Clemente

IX

1667. Appena prese possesso della diocesi, primo suo pensiero fu quello di visitarla, abbench infestata ancora dai Turchi. E qui fu dove spicc il suo zelo
pastorale, perch, oltre all'aver adempiuto in mezzo a gravissime fatiche il suo dovere, and incontro a continui rischi e pericoli. Dopo la pace colT ottomano, che fu del 1669
conchiusa, pens alla sua cattedrale, eh' era andata in ultima
ruina. Con fervide ed iterate istanze ottenne dal Senato, che
a pubbliche spese fosse rifatta. La seguente iscrizione lapidaria, posta allora sulla fronte, ne ricordava l'avvenimento:

add 3 ottobre del

TEMPLVM HOC LONGA ACERBITATE BELLORVM CORRVPTVM


DEO REIPVBLICAE CIVIBVS
PETRVS CIVRANO

REGNORVM DALMATIAE ET EPIRI SVMMVS TETRARCHA


RESTAVRAVIT

ANNO A PARTV VIRGINIS MDCLXXIII


SEDENTE FRANCISCO DE GRASSIS
.

celebr

la

solenne consacrazione dopo

di

averla di


altari

corredo munila.

e del necessario

sperso capitolo, e

227

ristabil

il

Riun poscia

il

di-

divin cullo, cui ogni giorno as-

esempio ed edificazione.
Teneva per sua abitazione una povera casupola fnolantoch
giunse ad edificare col proprio il palazzo vescovile, non solo
per suo uso, ma puranco pei sacerdoti poveri, che non avevano mezzi di fabbricarsi una casa, ovvero pagare una pigione.
Cominci intanto questa citt, una volta ricca e
popolala, a risorgere, a riedificarsi, prendendo nuova forma
personalmente

sisteva

e costruzione,
stin al

Abbench

prima.

le

sanze, dall'empiet
distrutte

la

umile per della

pi

assai

altrui

sue rendite, contuttoci una parte ne derestauramento di due chiese, di Novegradi e di Ra-

tenui fossero

e alle

per T

qua e

ottomana
duranle

guerra,

ed altari

chiese

rispettive

la

minate. Le

sacre suppellettili,

furon da

restituite.

lui

raccolte,

malferma

Resa

sua salute dall'aria malsana di Nona, fu obbligato a re-

carsi

varie volte in patria, e

moro

in

finalmente a fermare

sua di-

esempio de' suoi predecessori, e perci


chiese ed ottenne dalla s. Congregazione del concilio in data
2 aprile 1672 le necessarie facolt. Trovandosi in Zara, ove
al tempo
della guerra erano stati trasportati gli archivi,
documenti di sua chiesa, egli li riun tutti in un vTtime,
i
acciocch non andassero dispersi o perduti, ed a questa raccolta diede il titolo di liher rubeus^ il quale sembra siasi 7
poscia smarrito. Era questo corredalo di tavole topografiche^!
coi confini antichi e moderni della diocesi, e colla ubicazione
Zara, ad

della citt,

tro

dei castelli,

opuscolo,

scritto

villaggi e chiese rurali. Lasci un'aldi

sua

mano

col titolo:

Notizia

dei

decime della chiesa di Nona, metodo di


divisione delle medesime ecc. ed inoltre un esattissimo in-

proventi e delle
ventario di

Per

lutti

beni e

delle

suppellettili

della

cattedrale.

ed egregie virt, ond'era adorno, era


egli in somma venerazione presso tutti i vescovi, magistrati,
e patrizii del veneto dominio. Visitava spesso la sua chiesa
ed il suo gregge, e l un funesto morbo lo colse, che al
le

grandi

condusse, l'anno 1676, fra l'universale compianto.


tumulato nella cattedrale in una tomba senza titolo, senza

sepolcro

Fu

sue

il

nome, e senz' alcun' insegna, com'egli per somma modestia


avea ordinato. Rimase per scolpila la sua memoria nel
cuore di tulli
Nonesi, che in lui un secondo fondatore
della chiesa e della citt, od almeno il suo ristauratore rii

guardarono'


glia

1677. Giovanni
di Tra; studi

VI

nato da onesta fami-

Borgoforte^

Fu

Macerata

e teologia nel

filosofia,

lettere,

belle

collegio illirico Lauretano.

228

condiscepolo
fu crealo

del Biancovich,

dottore in

arabe le
una
scuola
aperse
pei
chierici, cui
leggi. Ritornato in patria,
nelle
educ
scienze,
ed
nella piet,
rivolse tutte le sue cure
e nella disciplina. Conosciute le sue virt ed i suoi meriti,
collegio

e nel

di

da Innocenzo VI

il

1677

22 novembre

vescovo

fu creato

Nona. Appena prese le redini della chiesa, che si diede


tulio a provvedere di sacri arredi quelle chiese campestri
che dal suo antecessore furono ristaurate o riedificate, e ai
cullo ridonate. Ogni anno faceva la sacra visita di quella
parie di sua diocesi, rimasta in possesso dei veneti^ e dovunque lasciava documenti della sua carit, della sua liberalit e delle altre sue virt. L'altra porzione, air ottomano
soggetta, facevala visitare dal suo vicario, non soffrendo
que' capitani, che un vescovo si mostrasse in pubblico in
quelle contrade. Affine di avere cooperatori zelanti nella predicazione e neir assistenza alle confessioni si prest con premura, ma non riusc d'introdurre in citt
religiosi agostiniani, che cacciati dalla Bosnia, ricoverati si erano per la
maggior parte in Dalmazia. Scoppiata nel 1684 la guerra
nel Peloponneso nella quale i Veneti, congiunti in alleanza
d

coir imperatore Leopoldo, e col re di Polonia, riuscirono vit-

Turcbi

toriosi,

cacciati

liberalo

Obbrovazzo, e

dal

territorio

ritornati

gli altri

nonense e jaderlino,
paesi della sua dio-

cesi in poter della repubblica, perlustr la diocesi apportando

conforto e consolazione a que' popoli

cose nel pristino suo

stabilire le

dalie

slato.

armi imperiali venne ricuperato

una porzion

della

coli' istruirli,

quale, rivolta ad

il

e con ri-

Nella slessa

guerra

territorio della Licca,

oriente,

era sita entro

Nona. Sopra di questa, finch fu dominata dai Turchi, il vescovo di Nona esercit sempre il
suo diritto e potere, vi destin
curatori d'anime, vi sped
missionarii, ed abbench gli venisse intercluso il passo a
quelle parti, pure, quando visitava le contermini parochie, faceva

confini della diocesi di

venire

se

parochi

per informarsi sullo

chiese, e per dar loro ammonizioni

e consigli.

slato

Ma

di

quelle

tutta quella

dopoch ritorn in potere del re d'Ungheria, fu


lolla ai vescovo di Nona, e a quella di Segna abbinala. Dopo
di aver governala con sapienza e prudenza la sua chiesa,
cess di vivere nel 1687 nella villa di Rasanze neir abitaregione,

229

zone di quel paroco. Portato in


quie nella cattedrale fu

ivi

citt, e fattegli

comune

tomba

sepolto nella

solenni esedei

vescovi.

1688. Giovanni VII^ della nobile e ricca famiglia Vusio^


di Boi nell'isola Brazza. Consacralo sacerdote, si diede tutto
ad una vita austera e penitente. Il digiuno, il cilicio, Tora^
zione e la meditazione erano i suoi giornalieri esercizi. Tanta
fu la sua carit verso
poveri, che in breve distribu loro
a.

un' ingente

somma

Fu canonico teologale

togli.

paterna eredit deriva-

danaro, dalla

di

capitolo

del

di

Lesina,

egregie sue virt preparavasi nesciente la strada al


premo apice del sacerdozio. Venuto, infatti, Innocenzo
le

cognizione delle belle doti dell'ingegno e dell'animo


Giovanni, lo innalz alla cattedra vescovile di Nona il

in

con
su-

XI
di
d

14 giugno 1688. Appena n'ebbe notizia, si rec tosto a Roma


ove anche fu consacralo. Arrivato di ritorno a Venezia, ed
oltenuto
gio

si

letizia,

il

placet delle bolle pontificie, senza frappor indu-

trasfer a

Nona,

prese possesso

mostrato

ai

con grande
Ma non appena si fu
pastore, che s' invol
otto giorni dopo, esfratello, che da molto
ed anche il carissimo

e ricevuto nella cattedrale

diocesi.

della

nonesi questo santo

loro

quasi in un tratto e dsparve. Poich,

sendosi recato a Spalato a

suo

visitar

tempo non avea veduto, inferm egli


suo fratello, colpiti ambidue da morbo violento. Lasci inedito

un opuscolo

divote e fervide orazioni.

di

1690. Giorgio III^ della famiglia Parcich di Sebenico, fratello a Francesco, uomo per dottrina e virt prestantissimo, che fu priore del convento di s. Domenico in
Zara, indi inquisitore generale, e finalmente vescovo di Cata.

taro.

Studi Giorgio

umane

le

collegio illirico laurelano, e

filosofia

fu creato

poscia

e teologia nel
dottore

in

s.

paroco di Vodizze,
ch'egli sostenne per alcuni anni con vigilanza e pru-

teologa. Ritornato
ufficio

lettere,

in palria,

fu destinalo

denza. Fu poscia eletto canonico, indi arciprete del capitolo


di Sebenico. Divulgatasi la fama di sua virt e dottrina, il

Papa Alessandro Vili lo promosse alla


Nona il giorno 8 maggio 1690. Assunte
cesi,

rivolse le sue

cristiana

spesso
dini,

di

le

dottrina,

scuole,

onde avere

cure all'istituzione

a cui

dava somma

le

il

seme

della

di

redini della dio-

giovent nella
importanza. Ne visitava
della

non risparmiava n spese

idonei istitutori,

spargere spesso

sede vescovile

e discepoli

n sollecitumolli.

Usava

divina parola e nella cat-


ledrale,

e neJle

altre

italiano,

e colla

mira

230

chiese,

ora

essere a

neir idioma

slavo ora

in

Grand' era
poveri, onde appellato veniva il padre
di

sua carit verso i


dei poveri. Era sommamente

la

tulli

proficuo.

quale

un
vescovo, e la sua abitazione era sempre ai pellegrini, ai sacerdoti ed ai religiosi dischiusa, pei quali era solito apprestare una lauta mensa, bench la sua fosse molto frugale.
Am di un singolare amore il suo capitolo ed il suo clero,

non mancando giammai

dev' essere

assisterlo e sussidiarlo

di

genza. Quando traltavasi

ospitale,

nelf indi-

anime, nessuna
dove vi
difficolt lo tratteneva, ma prontissimo accorreva
fosse stato bisogno. Nessun motivo lo distolse dall' abitare a
Nona, malgrado l'aria insalubre e maligna, che vi dominava e quando veniva stimolato a recarsi a Zara, o in paDiligentibus Deum omnia eooperantur in
tria rispondeva
honum. Perlustr di spesso la diocesi, non curando la stagione frigida d'inverno, onde n'ebbe a soffrire assai pel
vento boreale, che lo colp gravemente dopo di aver predidella

salute

delle

sicch fu collo da pernicioso ma-

cato, e faticato moltissimo,


lore,

che

al

sepolcro

il

condusse. Mor egli in tanta povert

da non lasciar neppure con che


dini e

tumularlo, per cui

ne fecero gratuitamente
solennissime, e delle esimie virt
il

clero

citta-

esequie, che fu-

le

rono
dell'ottimo Prelato
condegne. Fu sepolto ai piedi della cattedra, ma ogni segno
scomparve del suo sepolcro dopo che fu rinnovato il lastrico
della chiesa. Mor del 1703, dopo di aver per tredici anni
colle rare sue virt illustrato la sede di Nona.
a. 1703. Martino Dragolio^ da Spalato. Studi filoso-

Roma

fia

e teologia a

fu

crealo dotlore

in

nel

ambe

collegio

dei

padri gesuiti,

Mentre col dimorava.,


dei canonici di s. Girolamo della
le

leggi.

aggregato al collegio
nazione illirica, donde fu chiamato in patria, ed eletto nel
1686 arcidiacono capitolare. L'arcivescovo Cosmi, conosciuto in Martino un sacerdote fatto secondo il cuor suo., se
ne valse di lui in molti affari. Lo destin a dare gli eser-

fu

cizii

al

clero,

plicato, grave,

ed

in

ispecie agli ordinandi

e laborioso ufficio

canonico penitenziere;

lo

di

gli

affid

vicario generale,

deleg spesso a visitare

occupati dagli ottomani, affine di

il

due

di

luoghi,

consolare, istruire e

sol-

ed oppresse popolazioni, e col mezzo


suo ristaur ovvero anche riedific le chiese, dal furore ne-

levare quelle

mico

distrutte.

afflitte

Ebbe perci

dalla

s.

Congregazione

di

Pro-


paganda
associarsi

il

Per

grinazioni.
fu

Missionario apostolico^ con ordine di


sacerdote Nicol Biancovich nelle sue pere-

degno

dichiarato

govern

XI

ministero,

essere elevato alla

di

d 17 Luglio del 1703. Sei anni


Nona
modo da non risparmiarsi a nulla pel suo bene,

il

e neppur

incomodi,

alla

sua

salute.

In

da predicatore, da

da catechista,

diocesi faceva

e in

citt

da Clemente

di

in

n a disagi,

nel sacro

acquistatisi

meriti,

tanti

sede vescovile
la

di

titolo

il

231

paroco, da vescovo con una alacrit, ed assiduit instancabile.


Da tante fatiche per, e da tante cure logorata estremamente
la

sua vita, per consiglio dei medici dovette recarsi in pa-

ove

breve
alla fine. Ci avvenne Tanno 1709. L'arcivescovo ed il capitolo, per onorare debitamente un uomo tanto benemerito della
sua chiesa, presero cura de' suoi funerali, che

tria,

malore

il

incrudel

Fu

riuscirono splendidissimi.

condurlo

da

tale

sepolto

nella

in

cattedrale spala-

tense.

1709 Giovanni

a.

famiglia

Vili Manola^

nato

Spalalo

da

onesta e ricca, da cui sortirono Francesco vescovo di

Curzola, e Diego di Tra. Fregiato della laurea dottorale in


sacra teologia, prest opera molto utile nella religione e nella

cura d'anime sotto


meriti e per le sue

sede

vescovile

arcivescovi Cosmi e Cupilli. Pei suoi

gli

virt

Nona

di

venne da Clemente XI esaltalo alla


il
19 giugno 1709. Fu acerrimo

difensore della ecclesiastica disciplina, L' inlemerata sua vita


dissip tutte le

calunnie, che

gliarono contro

di

Resse

Ire

visitare la
adattati

soli

Fu

lui.

ed emulo

stolico^

appellalo

delle virt

anni

diocesi,

nell'

di

primi tempi.

discorsi e lettere pastorali.

impartiva

uomo veramente apo-

dei vescovi dei

Nona,
quali impieg nel
ammaestrare clero e popolo con

chiesa

la

inventarono e sca-

malevoli

Ebbe cura

speciale dei

nell'ecclesiastiche discipline. Spese non poco danaro per abbellire la sua c;)ltedrale, e per accrescere lo splendore del divin culto. Fece costruire un nuovo battistero di marmo, forni
di damaschi di seta le pareli, e l'arricch di suppellettili, di
chierici,

cui

istruzioni

nelle

biancherie e di sacri arredi. Mentre

sava

di

farvi,

la

morie

lo

belle lettere,

miglioramenti pen-

altri

colse l'anno

1712

Rasanze, do v' erasi recato per oggetti


Il 25 settembre dopo di aver celebrato il
colpito da morbo violento, che il giorno
al suo gregge, assistito spiritualmente dal
di

del

nel villaggio

suo ministero.

divin sacrifizio, fu

addietro, lo

paroco.

tolse

Fu anche

2S2

sepolto in quella chiesa, ma il capitolo


cero solenni funerali nella cattedrale.

ed

il

clero

fe-

gli

1713. Antonio Rosignol nativo d Tra. Sendo canonico in patria, fu promosso da Innocenzo XII alla dignit
1700. Govern quella
di Arbe il d 30 Marzo
di vescovo
diocesi per ben tredici anni con molta sapienza. Varie volte
a.

non risparmiando fatica di sorla. Zelantissimo egli


dieci sinodi da lui celebrati., T otera, e prova ne sieno

la

visit

tavo de' quali nel 1709 ha decreti e costituzioni


ripiene. Ebbe alcune differenze col suo capitolo,
diedero ansa

monache benedettine

le

di

s.

dottrina

di

quali

alle

Ma

Giustina.

egli

amante, com'era, della pace e nimico dei litigii, e non volendo d'altronde cedere de' suoi diritti, procur ed ottenne
un trasloco. Fu trasferito da Clemente XI il d 27 novembre

1713

alla

cattedra

Nona,

di

sulla quale sedette

per

tre anni.

1716.
1716. Nicol Drasich^ nativo di Spalato, il quale
a.
dopo aver governato con somma prudenza e vigilanza la
diocesi di Nona, alla quale fu preposto dal Papa Clemente
XI, venne trasferito dallo stesso Pontefice a quella di Ossero
l'anno 1720, ove mor nel 1726 e fu sepolto nel coro in
un sepolcro, che si fece preparare mentre viveva. Si distinse
per la sua grande carit verso i poveri.
a. 1722. Bernardo Domenico Leonia da Cattaro. Studi
a Roma filosofia e teologia nel collegio di Propaganda. Ritornalo in patria, ebbe f incarico di Vicario apostolico di
Budua. Nel 1709 fu dalla santa sede nominato abbate commendatario di s. Ambrogio, e poscia promosso al vescovato
di Nona. Teneva
sua dimora, secondo il costume de' suoi
predecessori in Zara; aveva presso di s un suo nipote, di
Fin

nome
al

vivere

di

in

palrin

nel

Stefano, che fu da

clero

zaratino.

lui

poscia

ed educato, indi ascritto

istruito

pe* suoi

meriti

elevato

al

seggio

Bernardo govern saggiamente la


'*'
sua diocesi per cinque anni, e mor a Nona.
a. 1727. Andrea 11^ della veneta famiglia patrizia Balbi^
il
quale, dopo aver amministralo la diocesi di Nona con
molta prudenza, fu trasferito nel 1732 al vescovato di Pola.
Lasci in morte alla chiesa di Nona il suo faldistorio, e varii
vescovile

sacri

Ciltanuova.

paramenti.
a.

di

di

1732. Girolamo

Pirano.

per ben tre

Fu

vicario

Fonda^

generale

volte vicario

d'illustre

della

capitolare,

e ricca

cattedrale
nelle

cui

di

famiglia
Pola,

mansioni

e
si

233

per probit e sapienza. Eletto vescovo di Nona si


adoper moltissimo per conservare intatto il patrimonio della
chiesa. Durante la visita canonica poco manc ch'egli asdistinse

non rimanessero vittime delle


insidie, tesegli da un paroco greco. Poco dopo cio nel 1738
fu trasferito alla chiesa di Tra, ove si segnal per la somma
sua abilit nel governare. Mor nel 1754.
1738. Giovanni Federico Rosa^ d'origine veneta.
a.
Nel 1730 fu eletto vescovo di Veglia, dove incontr molle
ministero, per cui dovette
difficolt nell'esercizio del suo
recarsi a Venezia presso il Senato, e l starsene per ben
sieme

co' suoi

convisitalori,

dopo di che fu trasferito alla chiesa di Nona


nel 1738. La govern fino verso la fine del 1742 con saggezza e prudenza. Fu prelato domestico ed assistente al soglio Pontificio. Mor in Zara nel palazzo prefettizio, donde
quattro anni,

trasportato a Nonn, fu sepolto nella cappella

della

B.

V.

di

imagine lasci la sua croce


pettorale. La seguente iscrizione, che ora pi non si ravvisa,

Leporine,

alla

venerabile

cui

era scolpita sulla lapide sepolcrale:

HIC JACENT OSSA JOANNIS FRIDERICI

ROSA VENETI EPISCOPI AENONENSIS


OBIIT SEPTIMO IDVS SEPTEMBRIS ANNO DOM. MDCCXXXXII.
VRSINI

1743.

a
Iella

or

Studi a

Fu

Tommaso Nechich^

Nona,

17 gennaro

1690.

soppressa

diocesi

Fermo

Piceno, belle lettere, filosofia e teologia,

nel

convisitatore.,

ed

anche

di

creato vescovo

di

li

vicario del

arcidiacono del capitolo e vicario


fu

nato a Jessenizze, villaggio

vescovo Balbi.

capitolare in sede

Nona da Benedetto XIV

ai

28

Da

vacante
di

gen-

1743. Quasi undici anni resse la diocesi con laude


Nella sua vecchiaja, perduta avendo la vista,
abitava in Zara dirimpetto la chiesa di s. Maria delle Monache. Mor del 1754, e fu sepolto nella tomba comune dei
naio del

e saggezza.

vescovi

di

Nona da

lui

ristaurata,

come ce

lo

attesta

guente iscrizione lapidaria, che or pi non esiste:

THOMAS NECHICH
SIBI ET SVCCESSORIBVS RESTAVRAVIT
ANNO DOMINI MDCCXLVIII
OBIIT VERO ANNO... MENSE... ET DIE..
ET HIC EXPECTAT AETERNITATEM.

la

se-

234

1754. Antonio II Tripcovich^ nativo

a.

diocesi

Falli

Cattaro.

di

primi

sludii

Dobrola nella

di

palria

in

rec a

si

Maria sopra Minerva attese alle


filosofiche e teologiche discipline. Terminato felicemente il
suo corso, si port a Spalalo, nel cui seminario insegn teologia, fungendo in pari tempo l'ufficio di rettore di queir isti-

Roma,

e nel collegio di

Venne poscia spedilo

tuto.

diocesi di

latore nella

cademico

della

lettore

Illirici,

qualit

di

visi-

si

trat-

Sapienza
di

Sede

Veglia, ove per cinque anni

dalla

tale incarico

esercitando

tenne;

degl'

s.

s.

in

Roma, canonico

di

teologia,

Fu

egregiamente.
e

di

ac-

egli

Girolamo

s.

professore di lingua

let-

slava nel collegio di Propaganda, prescielto dall'arci-

terale

Zmajevich. Per

vescovo

degno di essere
nei 1754. Prese
festa

di

premura
di Nona.

pel

le

Simon
bene

della
la

di

ed

della

diocesi

solenne

il

Giuda.

si

rese

vescovo

di

Nona

l'anno slesso

nella

di

suo ingresso

Si adoper con

sua chiesa, della


disciplina

splendore nel divin

nel

quella

in

mollo

zelo e

e del popolo

citt,

clero,

Ristaur

culto.

sua

la

cuore,

XIV

per

meriti,

altri

menle

Benedetto

redini

e fece

Ravviv

e lo

doli

eletto da

Luca,

s.

dei Ss. app.

ficenza

sue

e T esimie

dottrina

questi

la

magni-

il

palazzo

modo, che non solo abbastanza


comodo, ma s pure degna abitazione episcopale divenne.
Dimor in Nona, quasi sempre finch visse. Risarc la casa
vescovile,

e la villa

lo

abbell

vescovile

di

di

Brevilaqua per s e successori, nella

recava per villeggiare. Coltiv gli sludii sacri con


calore. Lasci uu corso di teologia inedito ; tre disertazioni
quale

in

si

favore

di

mons. Bonacich, due altre^ una delie quali

sui

misteri j^f'i'^cipali della fede ^ e l'altra contro l'opinione di


mons. Drago suW immunit di peccato nelle giovani del ter-

che non ascoltavano la messa nei d festivi, stante


ralli, che per parte dei Greci succedevano.
a. 1771. Giov. Battista Ginrileo^ nato a Tra nel 1711
da onesla e doviziosa famiglia. Da giovinetto indoss Tabilo
clericale. Studi belle lellere e le teologiche discipline a
Roma nel collegio di Propaganda, ove fu anche creato dot-

ritorio,
i

tore in

filosofia

venne canonico

e teologia.

Appena consacralo sacerdote

di-

del patrio capitolo, dignit cedutagli dallo zio,

canonico ed arciprete. Per treni' anni sostenne questa


carica con somma laude, adoprandosi con assidua diligenza
nella cura d'anime a quella inerente. Pei molti suoi meriti,
eh' era

pella

sua

dottrina,

prudenza e carit

fu

promosso da

Cle-

235

mente XIII al vescovato di Arbe il di 22 aprile 1765. Govern con rara sapienza quella diocesi per sei anni, cio
fino al 1771, in cui venne trasferito da Benedetto XIV alla
chiesa di Nona. Appena fu su questa cattedra insediato, tosto
pens a trasportare nella cattedrale le sante Reliquie, che
fino dall'anno 1573 venivano in Zara custodite nella chiesa
metropolitana,

poscia

pompa

fica

tolari

ed

quella

di

Ne

Marcella.

s.

celebr

1782 con solennissimo apparato e magni-

traslazione nel

la

in

in

tempo ridon

pari

ai

suoi canonici capi-

r uso della croce pettorale, del rocchetto e

cappama-

gna, che da antichissimo tempo fu loro concesso dalla santa

Sede. Aument

le

di varii beneficii semplici.

Mor

incorporazione

capitolo colla

rendile del
in

Zara

li

18 novembre 1788, e

fu sepolto nella cattedrale nel sepolcro degli arcivescovi Venier.


a.

chio di

1789. Giuseppe- Gregorio Scotti., nato a CaslelvecTra il giorno 19 marzo 1732. Percorsi tutt' gradi
i

deir ecclesiastica gerarchia, da arcidiacono del capitolo cat-

Scardona venne promosso al vescovato di Nona


da Pio VI il d 14 dicembre 1789; e ne prese possesso
il
24 ottobre 1790. Resse con vigilanza la sua diocesi. Teneva suo ordinario domicilio in Zara, servendosi nelle cause
tedrale di

gravi, e negli affari d'importanza

dell'opera e del consiglio

mons. Giovanni Giurovich, cui si


teneva con grande stima e venerazione obbligato. Sondo vadell'arcidiacono di Zara

cante
lenni

la

chiesa di Zara, faceva egli

non solo dei suoi

sacre ordinazioni so-

ma benanco

chierici

1807

diocesi jaderlina. Del

le

di

da Napoleone

fu

quelli

della

eletto

arci-

vescovo nostro, dopo di che la chiesa di Nona rimase vacante fino a tanto che la cattedrale, il capitolo, e la diocesi
vennero soppresse, e rimasero perpetuamente estinte colla
Bolla Locum B, Petri di Leone XII del 30 giugno 1828.
Durante la vedovanza, la chiesa di Nona era governata dall'arcidiacono D.r Giuseppe Giurinovich.^ vicario generale
capitolare,

quale

il

uomo

di

molto sapere e

dopo alcuni anni cess

di

egregie virt fornito,


vivere qui in Zara.
di

Elezione e consacrazione dei vescovi di Nona, loro


giurisdizione^ prerogative^ privilegi; e renditeGiusta

la

Nona venivano
sto

diritto

fu

pratica
eletti

comune
dal clero

devoluto

al

de' primi

secoli,

vescovi di

e dal popolo. In seguito que-

capitolo,

che a

maggioranza

di

236

Venivano consacrati dal metropolita di


Spalato, nelle cui mani deponevano il giuramento di fedelt.
Dopoch la Signoria Veneta prese possesso nel 1409 della
voli

li

nominava.

Dalmazia, i vescovi di Nona


presentazione del Doge; e

li

troviamo

eletti dal

pratica fu

tal

Papa, dietro

osservala fino agli

tempi.

ultimi

Dopo

calata degli Slavi in Dalmazia,

la

Nona

settimo secolo, al vescovo di

vale a dire nel

fu attribuita la cura spi-

coloro che della lor

nazione si convertirono
alla fede. Allorquando poi neir832 anche gli altri slavi abbracciarono il caltolicismo, tutta la Croazia cisalpina e tranrituale

di

tutti

salpina alla

giurisdizione spirituale del

assoggettala. Laonde
devasi, e non solo

la
i

vescovo

di

Nona

fu

sua amministrazione ben molto esten-

popoli croati e

serbi,

ma benanco

gli

Dalmazia superiore comprendeva. Il che viene


aifermato dal Lucio I. 2. e. 2, ove dice: Episcopum Nonensem totius Croatiae tunc fuisse Episcopum ex privilegio
Murcimiri constahit. Nel secolo XI poi vieppii s' accrebbe,
coir assegnamento della met dell'isola di Pago, fattogli dal
re Cresimiro. Perci a' quei tempi il vescovo di Nona era
tenuto in gran considerazione; era egli il gran cancelliere
dei conti, duchi, e re Croati; aveva molli e distinti privilegi,
fra
quali quello di eleggere
c.^pi delle zupane, ossia delle
prefetture provinciali, ed in assenza del re di presiedere
temporariamente ai comizii, e alle diete, promulgjir leggi ed
amministrar giustizia ai sudditi croati. Vasta dunque e di molta
importanza era allora quella giurisdizione episcopale. Ma dopo
r istituzione delle sedi vescovili croate di Belgrado (Zaravecchia) e specialmente di Knin, e dopo T innalzamento della
chiesa di Zara al grado di metropolitana, seguito nel 1154,
per cui tutta T isola di Pago venne ad essa assoggettata, si
ristrinsero d' assai i confini del vescovato nonese. Aveva nel
1530 per confine ad oriente la diocesi di Scardona, a settentrione quella di Segna, a mezzogiorno quella di Zara. Ma
anche dopo quest'epoca perdette in estensione, poich considerevoli territori di Lika, e Banadego, ritolti ai Turchi
dalle armi imperiali austriache furono al vescovato di Segna
incorporati ; dimodoch negli ultimi tempi non contava che
slavi tutti

della

sole trentasei parochie latine.

Finch

la

diocesi

di

Nona

era cos

eslesa,

come ab-

biam detto dissopra, anche le rendite della mensa vescovile


erano vistose; anzi si sa di positivo, che nel 1463 ascen-

devano

alla

rilevanle

237

somma

80

di

Riren-

ducali d'oro.

mila

povere divennero anche le


laonde dopo
dile, ed assai pi dopo le Uirchesche Invasioni
pi di annui
del secolo XVI non ascendevano a
la mela
cento zecchini, e sollanlo dopo la rivendicazione delle decime di Novegradi e Pridraga giunsero alla somma di 250
che furono

slrelti

confini,

zecchini.

Episcopio^
Dirimpello

sovra

T antico Episcopio,

cattedrale situato

iilla

stemma ve-

cui porla principale vedesi scolpito uno

la

scovile.

Sar forse

riedific

il

del

cfuello

palazzo per intiero

Antonio Tripcovich, che

vescovo Pietro Cedolini, che


nel 1580, ovvero del vescovo

ristaur ed

lo

Nona. Era siabitavano quando andavano col a

Un'altro palazzino avevano


tuato a Brevilaqua,

e lo

abbell.

vescovi

di

villeggiare.

Il

Da documenti
che

il

Non

della

vescovile

curia

Nona

di

eruisce

si

componevasi da tempo imquali erano comprese


sellantadue canonici, fra

capitolo cattedrale nonense

memorabile
le Ire

capitolo cattedrale.

di

dignit, l'arcidiacono

ed

cio, l'arciprete

il

primicerio.

conosce la sua origine, ed appena in scritture dell'undecime secolo trovasi memoria di alcuna delle sue dignit; quindi la sua istituzione esser dovrebbe anteriore, e
risalire almeno sino all' ottavo secolo, dopoch fu riedificata
la

si

cattedrale.

Significativo

perch

nonici;

con

ci

si

numero

il

volle

dare

settantadue

dei

chiesa

alia

ca-

Nona

di

una solenne testimonianza dell'apostolato di s. Anselmo, uno


dei 72 discepoli del Salvatore, e conservarne in perpetuo la
gloriosa memoria. Si volle inoltre confermare con ci solennemente la origine apostolica di questa chiesa, e mantener
sempre viva la credenza della sua apostolicit. Non parr
poi soverchio il prefato numero di canonici se si rifletta
alla

nobilt,

alla

questa chiesa,
estesero

Dalmazia.
aulici,

il

loro

floridezza, e alle

specialmente

dominio

Avevano

in

codesti

e di signori croalini:

al

vistose rendite che

tempo

tutta

la

godeva
i

qualt

parlo mediterranea

delhv

canonici

godevano

dei

il

re

titolo

del

Croati,

di

diritto

consiglieri
di

ppece-

denza

in

tulle

le

Avevano

voto.

scovi, riservata

pure
per

le

inoltre

per

diritto

il

frequenti

la

canonici,

e l'altro di

discrepanze

nelle

dare

di

tali

conferma.
salva

elezioni,

ve-

Avevano

approvazione
perdettero

lo

diritti

in

proprio

il

elezione de' propri

di

metropolita

al

E Tuno

del vescovo.

posto distinto d'onore

con facolt

adunanze

potest di eleggere

la

Zupanie, ed un

pubbliche

tutte le

238

ed

il

primo

lo

secondo dovette seguire le regole


dell'apostolica cancelleria, per cui otto mesi dell'anno erano
devoluti al Papa, e gli altri quattro al vescovo pel conferimento dei canonicati. Erano essi denominati coi titoli delle
chiese urbane e suburbane, delle quali erano presidi o rettori.
Si distinguevano dai presbiteri pel loro vestito corale, che
consisteva nel rocchetto, cappamagna, e croce pettorale. Avevano per abitazione una magnifica canonica presso la cattedrale, ed inoltre l'aula capitolare per le loro radunanze.
Oltre la terza porzione delle decime fruivano le rendite di

avoc

il

Pontefice,

il

molli beni di propriet speciale del capitolo.


di

floridezza del nonese capitolo

ristretti

confini

sioni degli ottomani,

scomparvero

anche

succedute dipoi

e le replicate devastazioni
i

beni

questo slato

non dur molto tempo, poich,

diocesi, e

della

Ma

rendite

e le

della

le

incur-

del territorio,

chiesa e

dei

poco a poco si ridussero a soli


dodici, comprese le dignit, che in seguito, della sola quarta
parte, assai meschina, delle decime contentar si dovettero per
vivere assai miseramente
per cui i vescovi Bellolli, Tripcovich e Giurileo furono obbligati ad incorporare alla massa
capitolare varii semplici beneficii affinch potessero vivere
onestamente. Miglioratesi alquanto, dopo la pace col Turco,
le condizioni del territorio nonese. e quindi anche quelle del
capitolo, al quale fu pure nel 1779 unita la soppressa abbazia commendatizia di s. Ambrogio, il vescovo Giurileo
trov necessario ed opportuno di rialzare l'antico lustro del
capitolo, ed oltre ad altre disposizioni emesse in suo favore,
rinnov e conferm loro l'antico, e gi smesso privilegio delle
insegne corali col seguente decreto Joannes Baptista Jurileus Ep. Nonen. Cathedralis
Dignitates et Canonicos
praecipids honoris insignihiis decoremits^ et exteriori etiam
habitu a reliquo clero secerni eorumdem votis annuentes^
atque aliarum cathedrallum exempla secuti^ innovamiis et
confirmamus illorum privilegiiim^ quod constai antiquilus
habuisse ut tam coram Nobis^ qiiam in choro et capitido^
canonici.

Questi perci

239

caeterisque functionibus sacrls intra twl extra cathedralem

etiam fiUuris temporibus inditi


possint^ ac viciimque coram nohis pariter et superoribus
omnibus Pileum gerant violaceo lordilo insignitum^ atque
Collare et calceamenla simililer violacea, Crucemque geslent
pectore funiculo serico violaceo suspensam, quae Jesu
in
Chrisli ex una parie, et ab alia s. Anselmi Titularis Ecclesiae
refera t, quod pignus dilectionis nostrae erga capitulum
Serenissimi quoque Principis judicio probatum. Confidimus
Ep.us
etc. Datum Nonae 11
martii 1780. Joan. Bapt
cappa

ma<^na

el

rochelo,

Nonen. Abbench
ridotti

il

numero

Salvatore col nominare


necessarii

pochi,

a'

suesposti fossero a soli

pure

prebendarii canonici nonesi,

contemplare

di

pei motivi

al

commemorativo

tanti

trov

si

dei

dodici

modo

discepoli

del

canonici onorari, quanti fossero

suo completamento, ond' che ne

nostri

il

tempi, dispersi

in

vedemmo non

varie citt della Dalmazia

dell' Ilalia.

Serie degli arcipreti di Nona.


1.

Pietro di Prestanzio^ nativo

di

Zara, arcidia-

cono di Nona, indi arcivescovo di Spalato


menzionato in documento
del 1114.
Vladimiro^
2.
cai memoria in documento
di
1115.

3. N, N, arcidiacono molto dotto


1254.

4. Bogdano^
nominato in scrittura 1325.
5. Quirino,
1333.
,,

6. Giacomo Scornich,
1430.

7. Pietro Morosini^
1488.

8. Leonico de Thomeis^
1508.
,j
^,

9. Giovanni de Dominis^
,^

1517.
10. Giovanni Parenzi^
1592.

,,

11. Matteo Uticense^


1619

12. Michele Pagianeo^


,,1626.

13. Giorgio Grubonich,


,,1633.

14. Giorgio Gricbissick,


,,1641.

,^

Giovanni Fercassich^

16. Michele Dabetich detto StanicK


15.

17. Pietro-Paolo Pacassino^


18. Matteo Boghetich^

19.

20.

Marco dr. Mersio^


Tommaso Nechich^

norn.

nominato

,,

,,

dnlln
in

s.

documento

,,

.,

poscia vesc. di Nona. Vedi

la

ser.

vSedo

dei vescovi

1670.
1676.
1678.
1701.

,,1710.

1734.

240

21. Giovanni Tripcovich^


22. Giovanili Vulatcovich^

Giuseppe

dr.

Giiiinnovich^

J5

>5

55

?5

5J

in

1735.
1743.
1758.
1770.

1827

ultimo arcidiacono, ed in scrittura del


vicario capitolare

del

>?

23. Giovanni Tripcoviclu


24.

documenlo

in

sede vacante.

Serie degli arcipreti di Nona.


1.

Stanzio^ arciprete menzionato in documento

2.

Tolimerio

3.

Martino MladossicJu
Marcantonio Rimondi. ^
Francesco de Glutonovich
Girolamo de Albis^

4.
5.

6.
7.
8e

Tolimerich,

detto

Giorgio Mattassoviclu
Luca Luchetich^

10.

Luca Luchinovich^
Simon Utcovich^

1 1

Giovanni Giacomei^

9.

5?
55

59

14. Giorgio Stiich^

59

Pietro Gaval.

16. Ca7'fo

c/e

menzionato

in

del

Andrea

20.

21.
22.

23.

scritture

1689, 1690 e 1692.

Millich. arciprete e vicario capitolare,

1702
1736

1712.
e 1744.
Girolamo Dundovich^ in documenti del
1745.
N. Marislavich.

1755 e 1767.
Giovanni Capolin.

Pietro Colleoni^ arciprete e vicario, menzionato


in documenti del 1774, 1779 e 1785.
Simeone Bacchi^
1793 e 1794.

,,
Antonio Festi^ ultimo arciprete, in documenti
del 1798. 1819 e 1827.
menzionato

19.

1825.
1335.
1465.
1516.
1541.
1569.
1578.
1590.
1597.
1600.
1620.
1623.
1638.
1656.
1679.

Rossi^ Protonotario apostolico, e

vicario capitolare,

18.

55

55

13. Francesco Paladin^

17.

Oblosenovich

Mandemo^

12. Biagio

15.

di

in

scritture

del

Serie dei primiceri di Nona.


1.

2.

Stefano^ primicerio menzionalo in documento del 1260.


Vulcano^
n

n 1^25.
n

241

4.

Francesco Obblosenooiclu menzion,


Douenico Armano^
,,

5.

Simon

Utcovich^

6.

Antonio Cortese^

7.

N, Rodeticlu
N, Chiossiclu

3.

8.

10.

Martino Duhravio^
Giovanni Parenzi^

11.

Agostino

9.

Mircovich.

12.

ducum. del 1535

5^

,^

5^

5,

5^

primicerio
in

in

in

14. Alessand'o Zanini,

Sede,

eletto

1613
1620
1623

,,

vicario

13. Michele Staniclu

Vincenzo Mersio,
1^. Pietro Colleom\

1580
1600
1602

documenti del 1640 e 1646

Giovanni Vrancovicli^ primicerio

15.

15()3

1668

1690
1696

1679
1679
1694
1710

documenti

dalia

s.

in

documenti del 1746, 1759 e 1771


17. N, Franich,
in documenti del 1776 e 1785
1792 e 1807.
18. Giuseppe Suvich. ultimo primicerio

Rendite del capitolo di Nona.


Le rendite

principali

del

capitolo di

Nona consistevano

una porzione delle decime, la quale formava la sua dotazione. Anticamente le riscuoteva da molli villaggi, per cui
era pingue la sua dotazione, ma negli ultimi tempi dal solo
distretto di Nona, poich dopo la fuga dei Turchi non fruiva
pi quelle del nuovo acquisto, le quali invece dal regio Fisco
suoi
venivano riscosse. Allora fu che, divenuti meschini
proventi, vi si aggiunsero alcuni terreni, ed alcuni beneficii,
ed inoltre un annuo sussidio di 30 zecchini dal governo veneto, concesso con Ducale 26 luglio 1757, il quale gli venne
conservato anche dall'i, r. governo austriaco. Questa rendita,
che ascendeva in complesso ad annui fior. 600 circa, formava una sola massa comune, e veniva considerata, come
un solo beneficio. h\ tal modo conservossi l'antica economia
nella chiesa di Nona, come quella, eh' di origine apostolica.
Le decime riscuolevansi dal decimaro e dai procuratori, e
si dividevano in egual
porzione fra i soli canonici abitanti
a Nona. Quando un canonico cessava di tenere la sua residenza in Nona, ovvero rendevasi vacante un canonicato, le
sue porzioni non venivano pii computate., e spariva il suo nome,
tanto dal libro degli obblighi quanto da quello delle rendltie.
in

16

242

ed in tutto sottentravano i canonici residenti. Se ritornava alla sua residenza, oppure se n' eleggeva un nuovo,
questi cominciava a portare i suoi oneri e gli utili relativi
tutto

Abbench

dal giorno della presa di possesso e residenza.

le

avuto rendite separate, ci non ostante


in tempo di vacanza, o di negativa residenza, si dividevano
anche queste tra i canonici residenti. Era questa una consuetudine inveterala, ch'ebbe origine fino dal 1470, e che fu
tre

dignit avessero

sancita da decisioni capitolari e da


cui

decreti dei vescovi, per

canonici non residenziali, e che effettiva mente non ser-

non percepivano veruna porzione della massa


capitolare e cos pure quelli che non cantavano la messa conventuale non fruivano della cos detta Capitalschina^ la quale
consisteva nelle altre rendite fuori della decima ; per cui il
tutto, massa cio e capitalschina era diviso fra quelli che
vivano

la chiesa,
;

risiedevano, e prestavano servizio.

L'arcidiacono godeva

miano

di

Novoselci, di

beneficii

Michele

s.

di

dei

Ss.

Verch, e

Cosmo
di

Da-

s.

Barbara

di

Verch,

di Brevilaqua.

L'arciprete godeva

beneficii di

Giacomo

s.

Lorenzo di Verch, e la met della terza parte delle


decime di Poljica, Dracevac, e Miljasic.
godeva il beneficio di s. Nicol di Zaton,
Il Primicerio
di s. Giovanni ev. di Nona, ed inoltre la met delia terza
parte delle decime di Poljica, Dracevac e Miljasic.
quali fuIl capitolo godeva quindici beneficii semplici,
rono ad esso incorporati in pi epoche, ed in causa dell'inopia in cui versava dopo la fuga dei Turchi. Questi sono
di s. Ambrogio, di s. Stefano, di s. Marco, di s.
i beneficii
Michele di Nona, di s. Anselmo, di s. Gregorio, di s. Giovanni decollato, di s. Margarita, della B. V. di Leporine,
dei Ss. Sergio e Bacco ossia di s. Giorgio, di s. Maria, di
di s.

s.

e di

Brevilaqua,

In complesso la rendita di ciascun canonico

veniva cal-

s.

s.

fior.

di

s.

Vito.

1805 a
120 annui.

colata nel

Tommaso,

Catarina di

Cristoforo, di

fiorini

100, e

quella

di

ciascuna dignit

Obblighi del capitolo di Nona.


Il

capitolo di

Nona aveva l'obbligo

di applicare la

messa

ogni domenica e festa di precetto pei benefattori in genere^

243

ed alcune altre messe pei benefaltori in specie. L'obbligo di


la
messa conventuale pei benefattori in genere
nelle domeniche e nelle foste apparteneva all'arcidiacono, il
quale aveva ancor F obbligo di applicarne tre ogni settimana
pei benefattori particolari, ed inoltre una per ciascun beneficio
che godeva. L'arciprete doveva applicarne due all' anno pei
beneficii al medesimo annessi, ed il primicerio altre due
per lo slesso titolo. I canonici applicavano sempre da tempo
applicare

immemorabile ad libitum le messe conventuali, la qual consuetudine fu anche riconosciuta dal vescovo Martino Dragolio con decreto 18 aprile 1704.
Un'altro obbligo aveva il capitolo nonese, ed era quello
della parochialil nella citt e nei sobborghi. Questa veniva
esercitata da uno o pi capitolari, eletti ad hoc dal vescovo.
Mansionari non esistevano da molto tempo. Esistevano nei
passati tempi; cessarono

probabilmente

colla

cessazione dei

proventi.

Privilegi del capitolo.

Aveva
di

un

il

capitolo

e di un

bandito.,

solennit

di

s.

Nona

di

detenuto

Anselmo,

capitolo faceva istanza

di s.

al

domanda

privilegio della liberazione

il

e ci

nelle carceri,

Ambrogio

governo, ed

il

di

conte

s.

di

nelle

Marcella.

Il

Nona dava

Questo privilegio gli


dalla Serenissima di Venezia nel 1632.
Un'altro privilegio ebbe il capitolo dalla Repubblica con
Ducale 24 ottobre 1635. Venne con questa esonerato dal
pagamento delle decime, a cui era obbligato sino allora.
Ma il principale privilegio, che godeva in antico il capitolo di Nona era quello dell'elezione del proprio vescovo,
esaudimento
fu concesso

alla

delle dignit e

decimoquinto,

dei canonici.
in

cui

vescovo nominava

Avevano

inoltre

capitolo.

Lo perdette

sull'alba del secolo

Pontetce Giovanni XXIll riserv alla

il

santa Sede tale diritto


il

del

di

le
i

dignit

ed

canonici di

cappamagna, della croce pettorale, e


biamo parlato poc' anzi.

per

Negli ultimi tempi

elezione.
i

canonici.

Nona

il

privilegio

del rocchettc,

di

della

cui

ab-

Canonica.
Pochi passi distante

dall'Episcopio

era situata l'antica

canonica. Colla soppressione della diocesi pass in seno del

e.

244

Demanio, il quale la cedelle all'arciprete Fesl. dopo


rimase abitazione dell' arciprele-paroco pr
cui morte

r.

la

tempore.

L'antica chiesa cattedrale di

Nona ora

arcipretale parochiale.

Come

narra T egrecrjo storico di

Cassio, esisteva fra

Nona

dottor Giovanni

nonesi un' antichissima tradizione, che

Anselmo, primo loro pastore, dopo T apostolica sua predicazione, avesse eretto nel mezzo della citt una chiesa in
onore della Ss. Trinit per uso dei neo- convertiti alla religione di Cristo. Eccone le sue parole: Prima Christian
norura Ecclesia^ constructa a suo primo Pastore s. Asello
dieta fuit Ss. Jrinitatis. Sembra a primo aspetto incredis.

bile

che

Anselmo abbia

s.

d'una

innalzato un pubblico tempio

cri-

pagana, e in un epoca di persecuzione, mentr' certo che n in Roma, ned in alcun' alimpero si avrebbe osato di erigere
tra citt del Romano
stiano nel centro

citt

vero Dio de' Cristiani,


quali invece, per timore
esercitavano
le loro pratiche
tiranni,
occultamente
relidei
primi
quattro
nei
secoli,
sino
cio
all'editto
di
giose
Costantino. Ma se si considera, che Anselmo non fu martire,
ma solamente confessore della fede, ci vuol dire, che la
sua predicazione non incontr opposizione di sorta, e che
tanto quel popolo, quanto quel pubblico magistrato si contempli

verti

al

alla

vera religione per

le

sue

esortazioni,

sue

pelle

Posto ci per indubitato, ne segue, che anche un pubblico tempio poteva essere
stato eretto da s. Anselmo in mezzo ad un popolo a Dio
convertito ed in centro d'una citt che smesso avea il culto
virt,

e pei

miracoli da

degli idoli per la

Seguendo

lui

efficace predicazione

la

surriferita

questa primitiva chiesa di

cinque secoli, dopo


citt

nelle

operati.

di

di

lui.

tradizione, riportata dal

Nona sarebbe

Cassio,

sussistita per

che sarebbe stala distrutta

barbariche invasioni nel declinare del

in

quasi

un colla

Romano

im-,^

pero; ed appena verso la fine del VII secolo, dopo la oc-^;


cupazione e ristaurazione di Nona per parte degli Slavi,
sarebbe stato edificato nel mezzo della citt un altro magnifico
tempio in onor di s. Anselmo, nel cui precipuo altare sarebbero state collocate le reliquie dell'apostolo, e nella mensa
dei due altari laterali quelle del diacono s. Ambrogio, e della

compagna Marcella.

santa loro

245

Sussistette questo fino

all'

unde-

cimo secolo, in cui minacciando mina, venne nel 1079 riedificato da Demetrio Svinimiro, re croatino. Fu allora che negli
escavi praticali furono ritrovate le ossa di Anselmo, rinchiuse in un'urna di marmo, nascosta sotto il maggiore altare ad un'alta profondit, circondata da grosse murature,
cos per timore venisse dai

occultata
stratte

ornati

sante

quelle

furono collocate

reliquie

lamine argentee. Dopo quasi

di

scovo Giorgio Difnico, com'il dimostra

muro esterno

nel

fisso

reliquieri,

in

cinque secoli di

sua

1528
stemma di

in-

logorato dal tempo, fu rislaurato nel

esistenza

barbari profanata.

lo

laterale sopra

dal velui,

porta piccola della

la

medesima dal lato di borra. Verso poi la met del secolo


XVII e precisamente nel 1646, quando la citt fu incendiata dagli stessi proprii abitanti per non lasciar n alloggio
u difesa alla
Dalmazia tutta,
torio, anche la
per cui
citt,

Fu

deiredifizio.

menta

armata .monsulmana, che inondava la


ed invaso aveva gi tutlo il nonese terri-

forte

chiesa

cattedrale segu

non

rimasero

in

seguilo nel

che

la

stessa

sorte della

mura

perimetrali

sole

le

1673

ristaurata

fonda-

dalle

Provveditor generale Pietro Civrani sotto il vescovo de Grassi, che col proprio l'adorn d altari, e la consacr solennemente, e fecevi
porre sopra la porta principale le imagni ed emblemi de'
suoi

ste,

Di ci ne
sulla

allora

e eh' era

TEMPLVM

PETRVS

spese,

Protettori

santi

trovati.
sta

pubbliche

scolpiti

in

cura

DEO
CIVRANO

e sotto le rovine ri-

pietra,

la

seguente tenore

HOC

del

testimonianza l'iscrizione lapidaria, po-

fa

fronte del tempio,

del

per

ACERBITATE
LONGA
CORRVPTVM
.

REIPVBLICAE

quale or

non esi-

BELLORVM

CIVIBVS

REGNORVM
DALMATIAE
SVMMVS
TETRARCHA
.

pi

ET

EPIRT

ANNO
A
SEDENTE
.

Il

crollo,

SUO

RESTAVRAVIT
PARTY
VIRGINIS

prospetto,

venne

FRANCISCO

dopo

spese della

quasi

MDCLXXIII

DE GRASSIS
due

secoli,

minacciando

chiesa rinnovato in pietra

bai-


sopra

scolpita

legge nella marmorea


porta maggiore d'ingresso:

come

1795.

nel

tuta

246

la

si

M
o
D
HVJVSCE
CATHEDRALIS
ANSELMI
DIVI
.

TEMPLI

iscrizione,

SEPTVAG
AC

CHRISTI

DOMINI

DISCIPVLIS

EPISCOPI
AENON
DICATI
NOMINE
COLLABENTE
PROSPECTY
NOVVS
HIC

PRIMI

VETERE

DEO
REIPVBLICAE
CIVIBVS
TEMPLI
EJVSDEM
AERE
FVNDAMENTIS
A
RESTITVITVR
MDCCXC V.
.

Questa chiesa intitolata a s. Anselmo, primo vescovo


di Nona. dessa un quadrilatero, lungo m. 18, largo 8: 80
nella nave, e lungo m. 10, largo 8:80 nel presbiterio, al
quale si ascende mediante due gradini. Dietro il presbiterio
v' la sagrestia lunga m. 7 50, larga 6 45.
Dal lato sinistro dell' aitar maggiore v' un uscio che
conduce alla contigua cappella della B. Vergine di Leporine,
una volta antica cappella di s. Anselmo, lunga m. 15, larga
:

m.

5.

sul

cui

prospetto, di pietra fina

lavorato, trovasi

la

seguente marmorea iscrizione:

o
M
D
EX DEVOTA CVRA VIGILANTIS
PROTECTORIS
ALEXANDRI
BONI
SVMMO
LABORE JOSEPHI JVROVICH
PROCVRATORIS
AMPLIATA
ET RESTAVRATA
FVIT
D
MDCCLXXX
A
.

ET

Donde
pliata

rilevasi

e rislaurata

cura e vjojlanza

essere slata

nel

1780

la

suddetta

spese della

cappella

fabbriceria,

amper

Alessandro Boni e di Giuseppe Jurovich.


L'aliar maggiore venne eretto nel 1735 a spese del
nostro arcivescovo Zmajevich. tutto di marmo, ed indi

titolato

pra

s.

mensa

la

Anselmo,
di

il

247

cui dipinto

non dei

quest'altare poggia un'arca

migliori.

di

So-

marmo, en-

sono custodite le reliquie dei santi Patroni. A dritta


v' la cattedra, che ricorda l'antica sede vescovile, indi il
coro da ambe le parti con dieci seggi per le dignit e canonici, eh' esistevano negli ultimi tempi. Dal coro mediante una
gradinata si ascende dall'una e dall'altra parte agli amboni,
che servono per la predicazione, e pel canto dell' epstola e
tro

cui

del vangelo.

che del presbiterio fu costruito


nel 1844 a spese della fabbriceria e per cura dell'attuale benemerito arciprete-paroco Jacopo Bellan. Oltre il maggior
aitar ve ne sono altri quattro laterali, l'aitar cio del Ss.
Sacramento, ch'esisteva una volta nella chiesa delle Monache
di s. Maria
in
Zara, e ch'era a s. Pietro ap. dedicato, il
quale tutto di pietra, di buono stile, cinto da una balaustrata
di ferro; indi l'aitar di legno dedicato a s. Antonio di Padova, la cui pala un dipinto non ispregevole di Pietro di
Biasio del 1671; gli altri due pure di legno, l'uno dei
quali intitolato ai santi Nicol, Giuseppe e Girolamo, e V altro
al Crocifisso
Salvatore. Nella cappella laterale della B. V.
di Leporine, esiste un'altare tutto di marmo con una nicchia, ov' collocata la statua della Vergine, venerala sotto
il
titolo della Purit, ed appellata di Leporine dal luogo,
ov^ esisteva nei secoli passati. Questa cappella, nella parte
che sovrasta T altare, fabbricata a volto reale, nel restante
coperta da un tetto di tegole, sul cui soffitto esiste un
dipinto ad olio, rappresentante l'apparizione della B. V. di
Leporine. Un altro altare esisteva nel 1536, intitolato a s.
Stefano situato dinanzi alla porta della sacrestia. Un'altro
ancora eravene nel 1597, dedicato a s. Tommaso ap. al
Il

laslricalo s della chiesa,

quale stava annesso


nita

laica

fu

istituita

Leporine,

titolo

di

cenle

alla

la

un beneficio semplice. Una confraternel 1694 in onor della B. V. sotto il


quale fu soppressa nel 1808. Adja-

cattedrale dal lato di borra esisteva

Battistero di forma rotonda

il

1*

antichissimo

quale era l'unico in tutta

la

Quattro cappelletto lo adornavano internamente; nel cenaveva una vasca marmorea ornata di religiosi emblemi
in bassorilievo, nella quale discendevasi mediante cinque gradini, indizio questo non dubbio della sua alta antichit, che
risalir doveva alP epoca
del battesimo per immersione, innanzi cio al decimo secolo. Questo prezioso edifizio fu locitt.

tro

248

talmente e barbaramente distrutto nel 1746, e fu sostituito


da una vasca di pietra, sorretta da un piedestallo pure di
nell'angolo sinistro

situata

pietra,

interno

chiesa

della

Fu-

rono egualmente atterrati i due monumenti sepolcrali di Giovanni Corner, conte di Nona, e di Lucrezia sua figlia, che
si riferiscono all'anno 1472. Nel piazzale, lastricato nel 1778,
s'innalza

bel campanile a torre, che fu eretto nel

posta l'antica campana ritrovata fra


l'iscrizione:

Asellus

s.

La fabbriceria
ministravano
veri spettava

della

rato

dalle

della

venne
ruderi nel 1771, con

e laico

chiesa,

Io pi

il

la

in cui

di

due

quali

am-

rimoli

l'altro,

porzione che

ai

po-

decime. L'ecclesiastico veniva eletto

Avevano

vescovo ed

al

l'uno,

che per

laico,

il

citt.

beni

1681, ed

Ep,
componeva da tempi

ecclesiastico

procuratori^

vescovo,

si

32 metri

cattedrale, per

della

sinistro

dal lato

dal

era un nobile, dal consiglio

l'obbligo di render conto del loro ope-

procuratori della

ai

citta.

L' archivio della cattedrale nonese era uno

poich molti

dei pi ricchi

documenti, molti libri


corali mauoscritli di epoca assai lontana erano gelosamente
custoditi, fra i quali un messale dei pi belli e pi vetusti,

e pi

preziosi,

ch'esistessero

rono a

finire

Una

in

antichi

Provincia. Nulla consta

tanti

pregevoli

confraternita laica

come

dove anda-

effetti.

sotto

il

titolo

Nona con 30

del Ss.

Crocifisso

con rendite di beni campestri, luminarie e questue, colle quali facevano fronte alle spese occorrenti alla chiesa. Fu soppressa
colle altre nel 1808.
Parecchie Indulgenze erano annesse alla chiesa di s.
Anselmo. Martino V con breve del 12 agosto 1432 concesse
Indulgenza plenaria nella festivit di s. Anselmo che cade
ai. 26
d'agosto. Una simile ne impart Pio III con Breve
del 12 ottobre 1503. Benedetto XIII con Breve dei 26 marzo
1726 concesse Indulgenze plenarie per l'aitar del Crocifisso
in lull'i mercoled e venerd dell'anno, ed inoltro
durante
l'ottava dei morti, e nelle festivit dell'Invenzione, ed Esalesisteva nella cattedrale di

tazione della

Ln

s.

confratelli

Croce.

cattedrale di

s.

Anselmo era anche peri' addietro

la

parocbiale, anzi l'unica e sola nella citt di Nona.

Dopo

la

corporazione
pontificia

soppressione della diocesi


nell'arcidiocesi di

30 giugno 1828,

la

Nonese, e &Ma inZara, avvenuta colla Bolla

chiesa di

Nona

da cattedrale


divent chiesa

semplicemente

stinzione dalie

altre

e ritenuta nella

249

parochie; e

sistemazione

veruna

parochiale, senza

dell'

anche

fu

tale

considerala

decretata

arcidiocosi,

dinel

1851. L'arcivescovo Pietro Maupas,


desiderando di riparare in qualsiasi modo a siffatto degradamento, avuto riguardo alla veneranda sua antichit, al passato suo lustro, ed al posto luminoso, che occupava nella
ecclesiastica Gerarchia, trov nella sua saggezza di ricercare
per grazia a Pio IX, che questa chiesa venisse decorata
del titolo Arcipretale^ grazia, che in vista dei motivi esposti
dal nostro venerato Pastore, venne benignamente concessa
dall'immortale Pontefice col suo Breve apostolico del 16
marzo 1869.

1849, ed

effettuata

nel

Santuario delle Reliquie nella cattedrale di Nona.


forma quadrilunga, della lunghezza
di metri due, dell'altezza di 81 cen. e della fondezza di 61
cen. appoggiata sulla mensa dell'aitar maggiore racchiude
chiesa di Nona. La parie anteriore
le sante relquie della
dell' arca protetta
da una invetriata, ed chiusa da una
porla di metallo dorato, su di cui sono effigiati nel mezzo
pontificali, a dritta di lui s. Ams. Anselmo in paramenti

Un'arca marmorea,

di

brogio, vestito in dalmatica, e a sinistra


citt

Nona, ritenuta sua patria.


Entro di quest' arca sono collocali

la

di

1.

Una

24

Marcella v. e

s.

Reliquiere del capo di

cassetta, tutta,

coperta

di

n.

seguenti reliquieri

Anselmo.

lamina

d*

argento, lunga

cent, larga 19, alta 23, lavoro del XIII secolo, contiene

Anselmo. Adornano la facciata anteriore le figure


del Salvatore, della Vergine, e di s. Giovanni ev. lavorate
a cesello, con riporti, fregi, e putti dorati. Nella facciala
posteriore vi la figura di s. Anselmo in centro, a dritta
s. Ambrogio, a manca s. Marcella, tutte in cesello. Dal lato
destro
Ss. Pietro e Paolo app. e nel sinistro un re ed una
regina. Nella parte superiore vi sono i quattro Vangelisti.
Nella sommit v' un foro con coperchio d'argento.
i|

capo

di s.

2.

di

e 3.

Due

altri Reliquieri di

Due quadri dell'altezza


20 cent, coperti in tult'i

di

34

lati

di

s.

Anselmo.

cent, e

lamine

della

larghezza

d'argento

con

250

fregi e simboli dorali racchiudono

le

scapule

di

Anselmo.

Nella facciata anteriore veggonsi in tutta figura cesellati i


tre Protettori di Nona. II lavoro dell' uno differisce dall'altro;
sono perci d' epoca diversa, ambidue per anteriori al se-

XVI.

colo

Reliquiere del braccio d

4.

Un

ossa del braccio

mitologiche

cesellate

cent,

destro di

adornano

16 pietre

mano. Vicino

della

Anselmo

reliquiere tutto d' argento dorato in forma di braccio

contiene le

55

s.

di

al

tutto

il

s.

Anselmo.

reliquiere,

eh'

vario colore ne circondano

piedestallo

ha

la

Figure
alto

carpo

il

seguente inscrizione;

HANC MANVM FECIT FIERI DOMINVS PAVLVS BANVS


PRO ANIMA FRATRIS SVI GEORGII COMITIS
PER MANVS SIMEONIS AVRIFICIS
Dalla quale iscrizione

si

bano Paolo
Simeone ne fu

viene a conoscere, che

il

che certo
l'artefice. Paolo qui nominato, era bano della Croazia e della
Dalmazia e signor della Bosnia sullo scorcio del decimoterzo ed al principio del decimoquarlo secolo. Era egli della
fu

il

donatore del

reliquiere,

potente famiglia Subich, fratello di Giorgio, conte di Bribir,


il

quale diede molto da fare

Il

reliquiere

dunque

5. e 6.

Due

alla

attribuir si

repubblica veneta nel 1294.

dee

in

Reliquieri dei piedi di

reliquieri

circa al

s.

1300.

Anselmo.

d'argento, piediformi con riporti

dorati,

lunghezza di 26 cent, e dell'altezza di 13 cent, contengon le ossa dei piedi di s. Anselmo. Sul primo leggesi
la seguente iscrizione a bullino:
della

RADOSLAVS VTVSANVS DE SCARDONA CANCELLARIVS DOMINI


PAVLI BANI ET ZVPANVS ECCLESIAE NONENSIS FECIT FIERI
la

quale iscrizione continua nel secondo piede cos:

HOS PEDES AD HONOREM DEI ET SANCTI ASELLI PRO SALVTE


SVA ET SVORVM. ANNO DOMINI MCCCVIIII.


Il

reliquiere

1309.

adunque del

s.

bolo Asello una contrazione di

In una
a

Reliquie di

Marcella

s.

il

voca-

v.

n.

1. si

conserva

il

capo

di

eguali

Marcella

s.

dessa della stessa epoca, e del medesimo artefice, es-

sendovi

le

stesse figure, fregi, ornati.


8.

Altre Reliquie di Marcella

Entro un tubo
dito

Anselmo, essendo
Anselmo.

cassetta di forma, lavoro, e dimensione,

quella descritta al

V.

Radoslao

donatore

Il

Paolo, e Zupano della chiesa

Utusano, cancelliere del bano


di Nona. Le reliquie sono di

7.

251

di

s.

rinchiuso un articolo

d'

un

Marcella v.

Due

9 e 10.

Due

cristallo

di

v.

reliquieri anonimi.

lunghezza
di 13 cent, con piedestallo pure d'argento contengono alcune reliquie di santi ignoti. Non hanno n effigie n iscriscatole d' argento, di figura ovale, della

zione di sorta.
11.

Una

Reliquieri di

s.

Giacomo

e di

s.

Oronzio.

forma d'urna, della lunghezza

cassetta, in

di

cent.

40, e della larghezza di 8 cent, coperta di lastra d'argento,


con fregi dorati, e pietre colorate, contiene alcune reliquie
di

tre

s.

Giacomo e

medaglioni

mezzo
s.

di

s.

con

Oronzio. Nella facciata

vi sono le iniziali

JACOBVS. ed

in

cesellate

effigi

s.

quello a

12.

g.

di

santi.

in quello a

manca

s.

anteriore
In

quello

ha
di

destra v' scritto

arvncivs.

Reliquiere anonimo.

Un'altra cassetta, eguale

ed ornata di
medaglioni con emblemi degli evangelisti, racchiude alcune
reliquie di santi ignoti ; non ha alcuna iscrizione, n dentro,
n fuori. Essendo questo reliquiere perfettamente uguale al
precedente, deesi ritenere che l'uno e l'altro sieno di una
stessa mano, che un solo sia il donatore, e quindi sieno
ambidue della stessa epoca, cio del XIII secolo.
alla

precedente,


13.

252

Altra cassetta con reliquie.

Un' altra cassetta, coperta d' argento, ed ornala di fregi


12 cent, contiene alcune sacre
dorati, lunga 24 cent, larga
reliquie. Nessuna iscrizione ne interna, ne esterna. Il lavoro
da

pure del secolo XIII, dissimile


ai

14.

delle

descritte

numeri 11 e 12.

Cassetta con reliquie di


Varie

d' altri

reliquie

santi

di

s.

Ambrogio

Ambrogio,

s.

ancora sono rinchiuse

inverniciato, lunga

La

quello

m.

facciata divisa

in

15

di

s.

s.

Marcella,

una cassetta

in

larga ed alla

cent,

Marcella.
e

di

legno

26

coni.

undici scompartimenti, entro dei quali

legno

Nel

scompartimento a sinistra delf osservatore scritto s. Barbara. Nel


II. v' un santo re, portante una croce a doppia traversale.
Nel III. v' il simbolo di s. Luca ev. Nel IV. la figura di
Marcella v. a tutto rilievo. Nel V. il simbolo di s. Matteo
s.
ev. Nel centro la Vergine col figlio. Nel VII. il simbolo di
vi

sono figure

di

s.

Marco

Neil' VIII.

rilievo.

ev.

Nel IX.

il

pieno rilievo.

in

la

simbolo

figura
di

s.

Un

Reliquiere di

Ambrogio

in

allo

Giovanni ev. Nel X.

una

di

s.

regina col giglio nella destra. NelF XI.


15.

1.

s.

lo scritto

illeggibile,

Croce.

con fregi dorati, racchiude una reliquia della s. Croce. Ha la forma di un piccolo ostensorio, elegantemente lavoralo a Milano nel 1858.
Fu acquistato a spese della chiesa dalT attuale arciprete paroco Jacopo Bellan.
16.

reliquiere, tutto

Reliquiere

d'argento,

con una delie trenta monete di Giuda.

Entro un cilindro di cristallo, avente il piedestallo, ed


coperchio d'argento, sormontato da un piccolo crocifisso
il
dorato, collocata sopra un braccio argenteo una moneta,
che dalla tradizione ritenuta per uno dei trenta danari del
tradimento di Giuda. Ha un diametro di 13 millimetri, ed
di puro argento. Ha da un lato una testa umana colle chiome
sparse, e dall'altro un vaso. simile a quella che si mostra in
Roma nella chiesa di s. Croce di Gerusalemme. D'essa si
trova menzione nell'inventario del 1412 della chiesa di Nona.

Un

17.

25S

anello papale.

medesimo trovasi un magnifico anello


pontificale, che dicesi, mandato da un Pontefice in regalo
ad un vescovo di Nona. Esso lutto d'oro massiccio, alto
Nel

santuario

4 '4 cent, largo 3 cent, e grosso 1 '/^ cent. Ha nella parte


superiore una pietra bianca. Nel cerchio ha inciso esternamente un angelo, il triregno, V epgrafe Papa Pio^ quindi lo

stemma
chiavi,

consistente in uno scudo sormontato dalle

pontificio,

entro

una croce formata da cinque mezfatte si venne a conoscere che T a-

v'

cui

di

zelune. Dalle indagini


nello

di

Pio

sendo

II,

Roma

suo, che trovasi a

alT architrave

affisso

eh' appiedi della scala interna del Vaticano,

che conduce

Ducale e sopra di cui scolpito Pius Papa 11^


pontific dal 19 agosto 1458 al 16 agosto 1464.

Arredi ed utensili
d'argento, ed
lato la

figura

di
in

di

s.

Anselmo

il

alla

il

quale

croce,

tutta

sacri.

una

45

bella

avente da

un
alto rilievo, vestito di pacrocifisso. un lavoro as-

alta

in

dall' altro

pregevole

v'

parie dorata,

ramenti pontificali, e
sai forbito

Antonio

s.

porta,

della

sala

Sull'altare

slemma

quale fu descritto, lo

tale,

d' orificeria

cent,

zaratina

della

fine

del

Anselmo v' inciso a bullino il


nome dell'artefice = stefanvs fecit = eh' quel medesimo
Stefano Vencon, che nel 1588 esegui il bel medaglione di s.
secolo XVI.

Ai piedi

di

s.

madreregola
della Congregazione del buon gaudio in s. Simeone, e nel
1597 esegu a cesello la veste d'argento della B. V. Annunziata del Duomo di Zara, ambidue lavori che si distin-

Stefano protomartire, che copre

guono per esaltezza

Un

la

faccia

della

e bellezza d tipo e disegno.

calice d'argento

con stemma

vescovile inciso

nel

piedestallo.

Un altro coli' anno 1533


Maria de Leporine,
Due altri calici di forma
Alcune mitre,

fra

le

e colla

quali

iscrizione

Calix de

s.

assai antica.

una d seta bianca,

tutta

ri-'

carnata in oro fino.


II.

Verso

Chiesa d s. Ambrogio col Cenobio


de' Benedettini di Nona.
la

fine

del VII

secolo, sulle

rovine

dell'

antico


Diana

tempio

di

Nona;

e fu dedicala

fu

254

edificala

seconda chiesa

la

ad onor

di

s.

cristiana

di

Ambrogio^ diacono del-

Anselmo, la cui festa si celebra nella chiesa


nonese da tempo immemorabile il d 4 gennaro d'ogni anno
con rito doppio di prima classe con ottava. In seguilo venne
l'apostolo

ivi

s.

trasportato

dalla

cattedrale

corpo

il

di

questo santo dia-

mensa dell' aitar principale.


Frattanto, divenuto celebre dovunque l'ordine di s. Benedetto,
furono que' monaci chiamati anche a Nona, e donata loro in
perpetuo la nuova chiesa di s. Ambrogio con tutte le sue
cono e patrono, e collocato nella

rendite,

azioni e pertinenze, perch fosse

da loro bene of-

ed amministrala. Essi, infatti, vi si stabilirono col suo


abbate, e non and molto che un commodo asilo v'eressero

ficiala

presso

la

Da documenti
che Madio monaco

chiesa per loro abitazione e dimora.

dell'archivio benedettino

di

Zara

rilevasi,

Grisogono di Zara fu eletto nel 941 abbate di s. Ambrogio dopo la morie dell' abbate Ciriaco, Si viene pur a coa questo venne
noscere che a Madio succedette Damiano
dietro Paolo^ indi Tersato^ poi Giulio^ nel 1233 Detordi

s.

1251

rente. nel

1338. Non
dalla

s.

si

Sede

Vitale, nel

1253

Pietro, ed altro Pietro nel

sa per qual ragione quest' abbazia venisse poi


convertila in

Commenda. Sappiamo positiva-

1440 fu nominalo

primo abbate Commendatario,


e che questo fu certo Michele da Venezia. Tale conversione
fu veramente funesta, dappoich i monaci mal sofferendo la
sottomissione ad un abbate secolare, abbandonarono totalmente il convento. A ci si aggiunse la distruzione del monastero e della chiesa abbaziale nella catastrofe del 1500.
Quantunque per in quella desolazione la maggior parte dei
beni e delle rendite dell'abbate e dei monaci si fosse perduta, continu ci non ostante la s. Sede a nominare gli abbati Commendatari, fra i quali
trovasi nel 1495 Giovanni
Francesco Difnico, canonico arciprete di Sebenico, nel 1603
Giovanni Comileo^ poi Francesco Dresio^ indi Ottavio Fenier. nel 1623 Giorgio Cedolini, da Zara, che fu presente
a Roma nel Conclave, in cui fu eletto Urbano Vili; nel
1642 N, Mutti^ e pi lardi nel 1709 Bernardo Leoni^ da
Cattaro, che fu in seguito vescovo di Nona, nel 1709 Stefano Leoni nipote del precedente, che fu poscia eletto vescovo di Cittanova, e nel 1754 Cristoforo Leonia nipote di
Stefano. Morto che fu quest' ultimo in Zara nel 1779, le
rendile abbaziali, rimaste dopo la devastazione del 1500,

mente che

nel

il

255

furono incorporate al captolo cattedrale in seguilo alle leggi


venete, che dichiaravano soppresse tutte le abbazie com-

mendate. Cos andarono a

l'abbazia ed

finire

Ambrogio

il

Cenobio

de'

Nona. Si dee per avvertire,


che dopo la desolazione di Nona del 1500, ristabilita la pace,
furono riedificati e convento e chiesa, la quale, perch co-

Benedettini di

strutta

s.

di

volto reale, nell'incendio fu

Di

neggiata.

questa non

meno

esiste attualmente

perimetrali del corpo principale, ed

delle altre

se non

inoltre tutto

il

danmuri

presbite-

un bel vaso quadrilatero


lungo m. 16, largo 8 nella nave, lungo m. 5. 55^100, largo
6. 15;100 nella cappella del presbiterio. Attaccati ai muri sussistono ancora internamente quattro pilastri di pietra, due da

rio,

un

suo coperto

col

lato,

di

tuffo.

e due dall'altro, nell'altezza dei muri stessi,

quali

esternamente sono tutti lavorati a pietra battuta, ed hanno


quattro finestre che danno luce al vaso principale, ed anche
alla cappella. L'area del tempio non che un ammasso di
rovine, formalo dagli avanzi del tetto, che and a poco a
poco crollando a terra. Nell'esame da noi fatto sopraluogo,
non ci fu dato di rinvenire alcun monumento, che ricordi o
l'erezione, o la consacrazione, ovvero altro qualsiasi avvenimento relativo a questo tempio. Dicesi che certuni, colla
bramosa di ritrovar alcun che di prezioso, v'abbiano alla
fine dello scorso secolo praticali degli scavi, ed abbiano
infatti ritrovalo un reliquiere d'argento, ornato di gemme,
entro cui erano custodite alcune ossa del santo prolettore

Ambrogio, come lo indicava la iscrizione gotica, incisa sopra il medesimo. Non consta per qual fine abbia fatto quest' oggetto prezioso.

ni. Chiesa di

s.

Marcella

v.

summentovata chiesa di s. Ambrogio ne fu


edificala dai Nonesi un'altra nel VII secolo sotto il titolo e
l'invocazione di s. Marcella v. in cui fu trasportato il corpo
della santa patrona, e collocato sotto la mensa dell'aitar
principale. Leggesi, infatti in un'antica pergamena, riportala
dal D. Cassio nelle sue memorie di Nona: Edita etiam fuit
Ecclesia ad honorem s. Marcellae v, ; ubi in parva capella
sub ara maxima ejus sacrimi corpus venerabatur a remotioribus saecidis .... in latere civitatis. D tal chiesa non
Oltre alla

restarono

nemmen

le

vestigia, poich fu atterrata dai barbari


nel

nono secolo. Fu

cattedrale,

di

del

nella

religiosa custodia

allora

dalle

256

trasportato

collegiata di

monache,

sacro corpo nella


Maria, ove tenuto in
il

s.

e venerato sino

al

principio

secolo XVI, fu indi riportato nella cattedrale, e collocato

assieme alle reliquie degli altri santi protettori, finch nella


guerra del 1646 furono tutte assieme in Zara trasferite per
maggior sicurezza; donde finalmente nel 1782 furono alla
chiesa nonese religiosamente restituite. Fino da' secoli i pi
rimoti venne questa santa vergine venerata qual protettrice
e celebrata la sua festa il 25 d'agosto d'ogni
di Nona,
anno con rito doppio di prima classe con ottava in Nona,
ed il 23 d'agosto neirarcidiocesi di Zara con rito doppio.

IV. Chiesa collegiata di

convento di
Narra

il

Cassio nelle

sue

Maria ed annesso
Monache.
s.

memorie sloriche

Notib,

che i nonesi fabbricarono nell'ottavo secolo un tempio ad


onore di Maria Ss. Assunta in cielo Ad portum a furt"
:

damentis erectum fidi magni-ficiLm


dicatum mairi Jesu Christi: Era,
gnfico, e

tutto

marmoree, con

di

marmo

templum^ piorum aere^

sontuoso e malavorato. Sedici grosse colonne


infatti,

egregiamente tagliati ne sostenevano


la volta, costrutta di tuffo, e dividevano il tempio in tre navate. 11 tetto era coperto di lamine di piombo, ed il pavimento lastricato parte a mosaico, e parte con lapidi sepolcrali. Una bella ed alta torre con tre campane sovrastava il
cimitero, che era d'urne e mausolei adorno. Era questa la
chiesa pi vasta e pi cospicua di Nona, e la pi frequentata, perch situata dalla parte del porto. Fu elevata alla dignit di Collegiata nel sinodo diocesano, celebrato nel decimo secolo, dopo che furono in essa trasportate le reliquie
della santa vergine e protettrice Marcella.
Animate alcune nobili donzelle dagli esempi d cristiana
perfezione, lasciati dalla santa vergine Marcella, si ritirarono
dal mondo, ed unitesi in stretta alleanza, chiesero all'abbate
di

s.

Ambrogio

capitelli

il

velo della benedettina religione. L'abbate,

dopo averne sperimentalo

lo spirito, le

accolse

di

buon animo,

un fondo presso
la chiesa
di s. Maria, ove coi
>ro propri beni, che seco
addussero dalle proprie famiglie, si fabbricarono im comodo
asilo. Ci avvenne nella prima mela del decimo secolo giusta

le

vest dell' abito

sacro, ed

asses^n loro
i


quanto scrive
Chrisii

257

Cassio, di cui eccone le parole:

lo storico

DCCCCXLVIII^

Anno

Maristella^ soror Johanna^

soror

Deodata, Cresimira^ Helena^ Marchina et Alba sumpserunt


habitum s, Benedicti in monasterio nonensi s. Mai^iae prope
Ecclesioin majorem ad portum urbis die 14 augusti^ abbate Ambrosiano sacra ministrante, 11 Signore benedisse
r opera bene incominciala, per cui, in brevissimo, crebbero
quelle religiose a tanto da numerarne pochi anni dopo fino
a otlantasei, ed il monastero sal in tanta fama e riputazione
che molti e molli legati vennero a formarne il suo ricco
quali lasciti merita d'esserne riportato uno
patrimonio. Fra
23er
del 1106 dove cos si \egge: Petrina q,m Michaelis
legatitm assignat imam libram argenti monachis s. Clirysogoni Jaderae et duas mensuras vini pauperibus Civitatis ,, ac mediam suam^ domiim in confinio s. Thomae (se,
monialibus ordinis s. Benedicti s. Mariae de
s. Silvestri)
Nona,^ et teriiam partem vineae in loco Mocro,, et terram aratoriam in villa s. Bartholomaei,^ quam habuit Petrus de Solardis (rectius Sloradis), et vineam positam Bonae^
unam partem monachis s. Chrysogoni de Jadra,, alteram
moiachis s. Ambrosii de Nona^ tertiam monialibus s, Benedicti de Nona eie. : Minacciata la citt di Nona nel dodicesimo secolo dalle armi nemiche, le povere monache intimorite pensarono di trasferirsi altrove^ affine di vvere e
servire in pace il Signore. Abbandonarono quindi il sacro e
caro loro asilo, ed associate dall'abbate di s. Ambrogio, si
i

recarono

in

Ungheria, e

fissarono

loro domicilio senza

il

Nona, onde avvenne che il convento rimase


deserto. Dispose per il Signore altrimenti, poich

pi pensare a
affatto

avendo

mettendo

Tartari
tutto

incursione

falla

sacco

in

quelle

ed essendosi

ruba,

quegli abitanti rifugiati in Dalmazia, fra

Bela IV, per isfuggire

l'ira

nel

parti

1241

molti

di

quali Io slesso

re

dei barbari, cinque

monache do-

minicane del convento di Vesprim, di nome suor Egzia, suor


Cristina, suor Elena, suor Margarita, e suor Maristella, sen
fuggirono anch'esse di l, e a Nona si ridussero per fissarvi

la

propria

dimora. Furono di buon grado accolte dai

nonesi, fu loro concesso dal vescovo

per asilo, ed assegnati per loro

il

monastero

dotazione

tult'i

di

s.

beni

Maria
e le

monache benedettine. Rimasero soggette


provinciale domenicano dell'Ungheria, come venne confermato da Bonifacio IX colla sua bolla del 14 Aprile 1392
rendite antiche delle
al

17


ma

seguilo,

in

quando

258

Veneta

la

Signoria prese della Dal-

mazia il possesso, allora furono assoggettale alla Provincia


domenicana di Dalmazia. Alcun tempo dopo abbandonarono
la regola di s. Domenico, abbracciarono la religione francescana, e

si

Sottomisero

Accesasi nel 1489

alla

giurisdizione del vescovo di Nona.

guerra fra i'ollomano e la repubblica


veneta, temendo esse d'una inimica invasione chiesero al
Senato, e con Ducale dell' 11 ottobre 1501 il passaggio ottennero da Nona in Zara. Il giorno 11 marzo, infatti, dell'anno successivo 1502. accompagnate dal proprio vescovo
Giorgio Difnico si trasferirono a Zara, seco traendo quanto
loro perteneva. all' infuori del sacro corpo di s. Marcella,
che dal Comune venne loro negato, ed anzi per maggior
la

sicurezza nella cattedrale

trasferito.

Giunte

Zara, furono

in

in via provvisoria alloggiate in una casa dell'or estinta nobile famiglia zaratina Ferra, situala tra il prefettizio palazzo

la

Non

torre, che

prese

d'allora

nome

il

di

torre di

s.

Marcella.

che un'altro asilo pi comodo e


pi adatto venne loro accordato dall'arcivescovo. Questa fu
Annunla collegiata di s. Pietro vecchio, ovvero della Ss
ziata colle case del rispettivo pievano. L colla propria industria e colle obblazioni dei fedeli si edificarono un agiato
pass

molto

tempo

e decente chiostro, e pel loro sostentamento fu lor concesso


dalla

s.

Sede, e dal Senato veneto

di

poter conservar

sesso dei pochi beni di Nona, rimasti dopo

la

il

pos-

devastazione,

a condizione per di dover accogliere lire le donzelle no-

come

monastero sussisteva. Frattanto nuove sciagure sovrastavano a quella misera citt, la quale perch i Turchi non vi si annidassero,
era due volle dai veneti incendiala. Nella seconda di tali
devastazioni, che avvenne del 1646, furono trasferite in
Zara le reliquie dei santi Patroni, e nella nostra cattedrale
riposte, donde nel 1656 trasportate furono solennemente a
abbiam
ultimo ne! 1782 furono come lo
s. Marcella. Da
stre, le

nonesi eziandio,

Nona

allora

che

il

Furono portate

processione per mare fino a Peterzane, e di qua per terra al suo


antico santuario: nella quale occasione fu eslratta una verdetto altrove, a

tebra della

restituite.

santa vergine, e regalata alla

chiesa

in

di

s.

Mar-

Zara per memoria di loro dimora.


Ritornando ora alla prefata collegiata chiesa di s. Maria
di Nona, osserveremo, che allorquando fu decretalo dal Senato veneto l'incendio del 1646, vennero dapprima gettate a

cella

di


coi

terra

varono

slroment tanto

bellici

ammasso

riducendoli un
sino

negli

Piazza. Fra questi

di

ultimi
si

tempi

in

che il
cui avanzi si
un orto della
chiesa

la

rovine,

annoveravano sedici grandi

probabilmente

lavoro,

squisito

259

quelli

che

chiostro

conserfamiglia

capitelli di

esistono

tuttavia

alle

porte delhi citt, ed inollre alcuni pilastri, pezzi di cor-

nici

e di colonne ecc. Cos and a finire

sontuosa delle chiese

desso neppur

le

di

Nona,

di

cui

la

pi bella, la pi

non se ne

scorge a-

traccie.

V. Chiesa di santa Croce.


Nona, indicata nella pergamena del
Cassio, la cappella, delta Costantiniana, perch dedicala all' Invenzione della santa Croce: Sacellum Constantlnianum^ sub
titillo s, Crucis. Essa perfettamente uguale nella forma, e nella
La quinta chiesa

struttura,

di

e perfino nelle dimensioni,

alla

chiesa di

s.

Vito di

Zara, sicch pare che un solo fosse stalo d'ambedue T architetto

forma , infatti, una croce greca, poich


due navale egualmente lunghe metri 9 e larghe melri 3,
s'incrociano nel mezzo. Sopra l' incrociamento s'innalza su
quattro pilastri una cupola a volto reale. Quando fosse stata
edificala non consta. Fattone accurato esame, sopra d'una
lapide fu ritrovata scolpila la seguente iscrizione s. ^^ p.
V. Mocciv. E. ^
dalla quale dedur si potrebbe che
I.
s.
nel 1304 fu edificata, ovvero rislaurata, e dedicata ad onore
della santa Croce. Se il san Vito secondo l'attestazione del
can. Tanzlinger, fu eretto nel 604, perch non potrebbe
dirsi altrettanto di questa chiesa? Ed allora la suddetta iscrizione ne ricorderebbe la rislaurazione. Dall' anno 1697 in p
questo tempietto serviva di Oratorio al conte di Nona perch
allora pi vicino, ed in seguito pressoch al suo palazzo
congiunto. La sua campana serviva per le pubbliche udienze
e radunanze. Per consuetudine inveterata il conte eleggeva
il
cappellano, il quale percepiva le rendite annesse a questo
semplice beneficio. In seguito uno de' sacerdoti della cattedrale celebrava per turno, e si dividevano fra loro le rendite beneficiali. L'anno 1767 ritornossi alla pratica antica, e
s'incominci di nuovo ad eleggere il beneficiato, dal quale
e r esecutore. La sua

posti a

fu

coltura

rislaurata la

annua

di

40

beni

abbandonati, e migliorate

chiesa,

zecchini.

Il

ed

il

beneficio elevato

le

rendite,

alla

rendita

Visitatore apostolico Garzador nella

di

sua visita

col dire:

100

Il

del

= Questa

1625

fa

memoria

di

questo beneficio

Croce, eh' il pi pingue, rende


juspalronato del magistrato veneto di
s.

chiesa T unica che dopo

meriterebbe

cattedrale conser-

la

Pel suo pregio artistico, e per

in passabile stato.

antichit

260

beneficio di

Ducati, ed di

Nona.
vasi

Nona

la

sua

essere rislaurala, ciocch farsi po-

di

trebbe con modica spesa.

Giovanni Battista ed annesso


Convento di Domenicani.

VI. Chiesa di

Una

bella

s.

chiesa, intitolata a

sisteva ab-antico nel lato boreale

fosse edificata non consta. Si

s.

Giovanni Battista^ esidi Nona. Quando

della citt

sa

di

certo

che

fu

ristaurala

pu che molto tempo prima esistesse, per cui la sua fondazione attribuire si dovrebbe almeno al decimo secolo. Nei ristauri che vi si fecero, fu ritrovato un mosaico, rappresentante la decollazione di s. Giovanni Battista.
Salito in fama dovunque V ordine religioso, istituito da
s. Domenico, ed approvato nel 1216 e confermato da Onorio
III, il vescovo ed il rettore di Nona, il capitolo e il clero,
giudici e il popolo, bramosi di aver anche fra loro alcuni
i
di questi zelanti predicatori del vangelo, ne chiamarono alcuni da Bologna nel 1228. Accolsero essi di buon grado
l'invito, e quattro di loro vi si recarono tosto, fra i quali
Fr. Jacopo, uomo di santa vita, ed uno dei socii del santo
fondatore. Fu per loro uso concessa questa chiesa di s.
Giovanni Battista colle abitazioni adjacenti, che furono colle
elemosine de' fedeli in agiato convento ridotte. Stabilitisi i
nel 1228; onde dedur

si

buoni padri in cotesto sacro asilo, si diedero ad esercitare


con molto zelo la predicazione, le funzioni sacre, e le pratiche religiose, con che

de^ quali vestirono l'abito


il

vescovo

del

1357

di

si

attrassero

di s.

molti seguaci, parecchi

Domenico. Ecco

Nona Demetrio de Matafari

diretta

al

Pontefice,

narra

un

nella

in qual

modo

sua relazione

avvenimento;
conventu a parte

tale

Joannis Baptistae ciim suo


a fnndamentis creda fiat circa annum
MCCXXVIII^ in quo fratres praedicatores cum sito primo
priore F Jacoho iisque ad mcmerum trigesinmm morahantur :
dove con quelle parole creda fuit si deve intendere la sua
riedificazione, e non solamente la sua fondazione, trovanEcclesia
boreali

s,

civitatis

261

pergamena pi volle citala, e


memorie di Nona Anno Christi

dosi la conferma di ci nella


riportala

dal

Cassio

MCCXXX VI
die

nelle

Episcopus Nonae

VII marta

hujus anni^

et

,.

visitationem incoepit

cura monachis, et canonicis

usque ad
Chorhaviam^ Likam^ Carniolam
idtimun mare, et in Vespriano a medicis desperato^ du^

per exit in

rante invalitudine infirmi^ deductus fuit Pagum^ uhi raansit


per integrum annum^ et redux Nonae^ licei debilis viribus^
visitationem

tandem

explevit^

et

numerum Clericorum

plenus meritis ac laboribus ohdormivit in

auxit^

et

Domino^

ac sepultus fait ante Januam Ecclesiae Praecursoris Christi^


ad cujus honorem reaedificata fuit insignis Basilica, consecrata ritii solemni a L. Patriarcha Gradensi^ assistentibus
archiepiscopo salonitano^ episcopo nonensi, et aliis vicinis
episcopis^ ipso rege (Bela IV) sic disponente^ a quo denuo
aucta fuit auctoritas Episcopi Samsonis Hungari^ sui sueac familiaris ij^sius piissimi regis. Dalla quale scrittura s'apprende non solo, che codesta chiesa fosse stata
riedificata nel 1228, come di sopra accennamo, ma che puranco fosse stata solennemente consacrata da Lorenzo Patriarca di Grado, e probabilmente Tanno 1280, quando fu
da esso pure consacrata la chiesa di s. Domenico di Zara.
Sal ben presto il convento di s. Gio. Battista in celebrit e rinomanza per la dottrina, sapienza, e zelo di quei
religiosi, onde il celebre annalista Clodio ne fa onorata menzione, non meno che s. Antonino arcivescovo di Firenze, il
quale nelle sue cronache dominicane cos si espresse: Con^
ventus nonensis famosus in Provincia Hungariae, Nell'archivio domenicano di Nona si conservavano antiche pergamene e manoscritti che d'esso fanno il meritato elogio ; da
uno de' quali si rileva che cinque di codesti padri nel 1320
furon fatti perire di fame in carcere dai conti di Bribir per
timore non avessero a rivelare un tradimento ch'essi conti
ordito avevano contro la citt di Nona. Malgrado l'insalubrit
dell'aria, e non ostante il continuo avvincendare dlie incursioni barbariche colle devastazioni nemiche, questi religiosi si mantennero costantemente nel loro convento uniti
e disciplinati, e molti anche divennero celebri in sapienza
e dottrina, ed illustrarono il loro ordine ed il proprio convento colle virtuose loro azioni, fra i quali sono d'annoverarsi un Fr, Giovanni^ dalmata di nascita, soggetto di squisito ingegno, e di rare doti di spirito e di cuore adorno,
cessoris^

262

fama mosso il Pontefice Urbano V lo cre arcivescovo d' Antivari, donde lo trasfer il 12 luglio 1363 alun Fr, Gaspai^o di Nona, maedi Ragusa
l' arcivescovato
dalla

cui

Ir

in

s.

Teologia,

religioso

di

singolare

perfezione, e

di

omnibus omnia factus^ che da Clemente


VII merit di essere preposto il d 25 maggio 1529 alla
chiesa Canoniense. suff'raganea dell' arcivescovato di Durazzo
un Fr, Vincenzo Moroso dn Zara, licenziato in teologia,
priore nel 1596, e vicario generale del vescovo Bellotti ;
un Fr. Vincenzo Vanacca, priore nei 1766, lettor biblico
nel convento di Zara, e vicario generale del vescovo di Nona
senza dire di tanti altri illustri, che ommettiamo
Giurileo
per brevit. Ma tempo venne in cui questi ottimi religiosi
abbandonar dovettero e la chiesa e il sacro loro asilo. Almirabile attitudine,

ottomana potenza fu decretato dal veneto


governo l'incendio di Nona. I frati nell'aprile del 1645,
dopo aver sotterrato nella sacrestia quel poco di buono che
possedevano, sen partirono desolati, e si stabilirono nella
Peterzane, ocvilla di Bartolaz o s. Bartolomeo, vicino a
esercizi
piet
e
cupandosi negli
di
di religione. Frattanto
1646
con
tutta
la
citt, e chiesa e conl'anno successivo
vento di s. Giovanni Battista furono totalmente avvolti nella
comune catastrofe, di modo che neppur vestigio rimase di
questi edifizii. Svanito dopo alcuni anni il timore delle incursioni turchcsche, per le esortazioni del vescovo Grassi i
domenicani di Zara, cui era soggetto il convento di Nona
si indussero a ristabilirvisi, onde Tanno 1676 innalzala una
nuova chiesa e convento, vi spedirono due religiosi ed un
converso per ufficiarla, ai quali restituirono gli antichi loro
beni, che nel frattempo tennero in propria amministrazione;
ma non and molto che furono costretti di abbandonarli di
nuovo, poich l'anno 1714 un uragano rovesci il tetto
della chiesa e convento riducendoli inabitabili. Coli' elemosine
per de' fedeli furono nel 1740 rislaurati, e nell' ospizielto
vi fu spedilo un solo religioso per farne la debita ufficiatura.
Colla soppressione delle religiose corporazioni possidenti, avvenuta l'anno 1807, anche il conventino di Nona and a
finire, e la chiesa
and a poco a poco a perire, non essendo rimasta della medesima se non che la sola principale
cappella che del Rosario attualmente si denomina, e che serve
attualmente di cappella cimiteriale comunale, ed il rimanente
convertilo in campo santo. Tre confraternite laiche esistevano

l'avvicinarsi

della

in

chiesa,

quesla

Battista-^

la

Catarina;

la

nel

1614

263

prima

la

sotto

il

titolo

di

Giovanni

s.

seconda sotto quello della Carit al T aitar di s.


terza del Ss. Rosario^ in onor del quale venne

innalzato

Vj[I.

altare.

Chiesa di

Sin da' tempi


chiesa, dedicata

rimoli

al

Michele Arcangelo.

s.

esisteva

Principe della

arcangelo. Se ne trova memoria

nella

uiilizia

in

citt

Nona una

di

celeste

Michele

s.

un istrumento

vendi-

di

6 aprile 1413, ove leggesi:


Petrits q.m Joannis Persesgna^ stabilito praetio ducatorum
prope
vendit Antonio Sensich integram domiin
triginta
a
parte
Ecclesiam s. Michaelis, et contra muros civitatis
zione d'una casa,

stipulato

li

australi^ e transverso eia piiblica^

majorem. Nelle vicende

della

citt

quae ducit ad portam

segui

la

sorte delle altre,

ruderi delia medesima.


scorgono neppure
Dopo l'incendio del 1646, Nonesi, memori della protezione
di questo santo arcangelo, ne fabhricarono un'altra nel mezzo
della citt sulle rovine dell'anfiteatro romano. Essa quella,
che ancor oggi si vede posta in un sito elevato, e che
per l'orma e grandezza s' avvicina a quella di s. Ambrogio,
sopra descritta. Il vaso principale, del quale non rimasero,
che i muri perimetrali, lungo metri 15:21, largo 7:53.
La cappella maggiore, fabbricata a volto reale, ha una lungezza di m. 4:85, ed una larghezza di m. 5:65. Quattro
finestre somministrano la luce al vaso principale.
In questa chiesa aveva sede una confraternita laica
molto proficua, poich aveva lo scopo di tener lontani dal
territorio nonese
malviventi, che dopo le lurchesche incursioni si erano annidati nei luoghi circonvicini, ed infestavano di frequente il paese. Portava dessa il titolo di Lega\
aveva il suo statuto, di leggi salutari provveduto, e confermato dal Provveditor Generale Girolamo Corner con sua
terminazione 25 maggio 1681. Due nobili col titolo di Presidi avevano la direzione della societ, ed erano incaricali

per cui non

si

d'invigilare sull'osservanza

dello

statuto,

e di

decidere

Teneva essa le proprie radunanze nella


Cessato col tempo il bisogno di una tale istituzione;

questioni.

fraternita

ma con

continu
quello

di

fece a sue spese

sussistere non pi

pia

col titolo

chiesa.
la

di

associazione. Essa fu, che nel

rislaurare l'edificio,

il

le

conLega^

1740

quale trovavasi

in

264

motivo dei molti scavi che vi si fecero


dentro e fuori per iscoprire antichit. Le rendile di questa
chiesa costituivano un heneficio semplice, che al principio
del secolo XVII venne conferito dal vescovo Biagio Mandevio a suo nipote, che fu prima Primicerio, indi Arciprete
stalo

cattivo

del capitolo di

Nona.

Vili. Chiesa di

Poco

distanti

s.

Spirito.

dalla cattedrale esistono

ruderi d'un an-

monastero., cui era annessa una chiesa, consacrata allo

tico

non esistono ora che


hanno memorie che ancor nel XIV secolo andasse
Spirito Santo^ della quale

e che le sue rendite fossero in semplice heneficio

muri. Si
in rovina,

convertite.

segue in antiche scritture


Anno
MDXCVII Dominus Episcopus nonensis Horatius Bellois
die 22 decembris disposuit Beneficium s. Spiritus et assignavit in Chlarizze Gognalia XIII,,. et.,. Vicario (renerali nonensi -,, et mene est possessor R. P, F. Vincentius
Morosus Theologus,^ et Vicarius Generalis R.mi D, Epi-

Onde

quanto

leggesi

scopi nonensis,

IX. Chiesa di
Verso

la

porta della

gonsi ancor le mura

dell'

citt,

s.

Marco Ev.

dalla

parte

antica chiesa di s.

di

libeccio, scor-

Marco Ev, Non

ha di essa per memoria nelle antiche scritture, se non


che i terreni ad essa appartenenti, furono compresi, marcati
e confermati nel catasto generale di Nona del 1625 del
Provveditor Generale Pietro Civran, sotto il titolo di terreni
si

Marco. L'abbate commendatario


brogio n'era il beneficiato, fino tanto che questo
semplice fu al capitolo incorporalo per sovvenire
della

chiesa di

s.

di s.

Am-

beneficio
alla

sua

indigenza.

X. Chiesa di

Una

s.

Antonio abbate.

Antonio abbate,^ fino da prischi tempi esisteva nella citt di Nona. Che fosse assai antica ne fa prova ci che sta scritto nel patto del 1327, con
cui i nonesi si diedero alla Signoria veneta allo scopo di
essere protetti e diffesi da' nemici: Ego Zvitano canonicus
chiesa, dedicata a

5.

265

Plebanus Ecclesiae s. Antonii Magni, Sulle


sdruscite fondamenta d questa chiesa ne fu fabbricata una
pi piccola nel 1502^ la quale fu poscia nel 1676 ristaurata. Il beneficio semplice, annesso alla medesima, fu incorporato alla massa capitolare dopo la morte del veneto sacerdote Gio. Battista Scarsini, canonico onorario di Nona.
Sembra che questa chiesa, sia quella medesima che, poco
s.

Aseli^

et

nominata oggid col titolo di s.


Antonio di Padova, della quale ora non esistono che i muri
perimetrali, della lunghezza di metri 8 e della larghezza di
m. 4 non compresa T abside, che serviva di sagrestia.
distante dalla

cattedrale,

XI. Chiesa d

Anche ad onor

di

s.

una chiesa in Nona, di


conservano oggid se non
larghi m. 7. Esisteva

al

s.

Caterina

v. e

m.

Caterina v. e m. era
forma quadrilatera, di
i

soli

consacrata

non si
muri esterni, lunghi m. 10: 24,

principio del

XIV

cui

secolo,

come

ri-

di quel tempi, ove si legge: Andreas Pauli graviter decumbens^per modum legati assignat,,
Ecclesiae s. Catharinae extra urhem lihras quinque par-

levasi da un testamento

rogatum Nonae die VII angusti MCCCIX^


praesentihus Ciriaco Joannis Canonico s. Aseli^ et Marco
Diacono, Si ritiene sia stata distrutta nel 1646. Fu ristau-

Datum

vorum.

rala nel

1712.

et

terreni,

che

le

appartenevano, costituivano

un beneficio semplice che nel 1778 fu unito

alla

massa ca-

pitolare.

XII. Chiesa di

Una

edcola,

s.

innalzata

Giovanni Decollato.
dai nonesi ad

onore

di

Giomante-

s,

vanni Decollato^ era contigua alla cattedrale, e si


neva colle rendite di alcune terre, lasciate da benefattori.
Neir ultimo incendio del 1646 rimase sfasciata. Fu ristaurala
nel 1682, dopo di che serviva ad uso di aula capitolare
per le radunanze, indi per deposito delle decime ecclesiastiche.
motivo della sempre crescente divozione verso la
Beata Vergine di Leporine, trovato necessario d' ingrandire

sua cappella, fu perci nel 1780 atterrata la chiesetta di


s. Giovanni, che le stava dappresso. Le sue rendite vennero
incorporate alla massa capitolare. Questa chiesa col suo be-

la

neficio era di juspatronato

della

famiglia Parenzi.

266

XIII. Chiesa di

s.

Giovanni Ev.

Poco discosta dalla Collegiata di s. Maria v' era un


tempo una chiesa dedicata all' evangelisla san Giovanni,
D' essa non esistono oggid neppur le vestigia. Si sa soltanto, che alcuni beni di campagna formavano il suo modesto
patrimonio, il quale per dopo la sua distruzione fu unito
alla

prebenda del Primicerio capitolare.

XIV. Chiesa
Ad onor
Nona

del

tempi

in

di

s.

Cristoforo martire.

glorioso martire

Cristoforo

s,

eretta

fu

una bella chiesa, della quale si


una pergamena dell' archivio cenobiZara: Item Samson Episcopits cum

rimoti

assai

legge quanto segue in


tico di s. Grisogono di
quatiior Ahbatihus Monasteriorum

Comitatns
nonensis consecravit Ecclesiam anno MCCXLII,^ et deinde

Nonae

Synodo

subscripseriint

indicto

Ecclesia

consecrata

s.

Benedicti

s.

cim

Martyris

Chrystophori

aliis

ah

ipso

in

Nonae. Donde si rileva, che


Episcopo
reaedificata
dal Vescovo di Nona Sansone fu nel 1242 riedificata e consacrata la chiesa di s. Cristoforo, e che quindi doveva aver
esistilo molto tempo prima. Distrutto, forse nel primo incendio,
le sue rendite devolute furono agli Abbati Commendatari di
s Ambrogio, e finalmente incorporate alla massa capitolare.
.

XV. Chiesa
Anche
r altro

si

e rimase dalle sue rovine

venne

il

blighi

al

suo

stato

altare

beneficio

come pure

Stefano Protomartire.
Stefano era

s.

sa,

nascosa.

nulla consta

in

citt

della

antichis-

Allora

di

cattedrale

nella

adempimento
Ma quesl' altare non
per

trasferito
inerenti.

stata

Nonn. Nulse non che croll nel 1400,

fabbricata una chiesa nella

questa chiesa

s.

Protomartire

al

simo tempo

di

fine

l'

del

beneficio.

degli

ob-

esiste pi,

Sembra

sia

incorporato alla massa capitolare.

XVI. Chiesa
Fra
col titolo

le

distrutte

di s.

se non che

il

di

chiese

Maria mova^
beneficio

s.

Maria nuova.

di

Nona
della

se ne annovera

quale

nuli' allro

una

consta

semplice, annesso alla medesima,


stalo

trasferito

267

cappella della B. V. d Leporine, e ad

nella

essa incorporato.

XVII. Chiesa
Fuori delle mura

di

Nona

di

s.

dalla

Nicol.
parte di libeccio sopra

una chiesa intitolata s. Nicol


tre cappelletto, le quali sostengono un' alta torre. Dagli
archeologi venne dichiarato monumento de! secolo nono. Era
uftciata dal clero di citt, specialmente nelle Rogazioni. Ora
sdruscita e cadente. Jl suo beneficio semplice fi annesso
un
con

eminente

sito

innalza

s'

prebenda del primicerio. Nelle vicinanze d questa chiesa


scorgonsi alcune muraglie che sembrano avessero fatto parte
alla

di

antico acquidotto.

XVIII. Chiesa di
Vicino

s.

Lazzaro.

porle della citt esisteva un tempo una chiesa

le

Lazzaro^ e ad essa eravi unito un' ospitale pei poveri e pei pellegrini non ancora terminato nel
1448, al quale certo Paolo Schornich, cittadino di Nona
lasci in suo testamento la quinta parte della sua facolt
Quinta parsj eccone il testo, impendi voluit in absolvendam
ac dotandam domum hospitalem s. Lazari, quae prope
januam civitatis jamdudum coepta erat aedificari. Neil' incendio del 1646 furono totalmente distrutti e chiesa ed
ospitale, per cui non se ne conoscono ora che le sole traccio.
Secondo il testamento V amministratore dovea esserne 1' arciprete, e commissario il vescovo di Nona.
sotto

il

titolo

di s.

Chiese ^uburbane.
1.

Fra
essteva

Nona
una

trova memoria

Chiesa di
e

Brevilacqua

chiesa
nel

s.

intitolata

Vito martirenel
a

s.

mezzo
Vito

della

martire,

campagna
di

cui si

catalogo dei benefici nonesi, redatto dal

vescovo Demetrio de^ Matafari l'anno 1357, ed in altro


del vescovo Bellotti 1' a. 1597. Era un tempo chiesa paroc*
chiale d' un villaggio che fu intieramente distrutto dai Turchi
nel 1570, in cui ruderi si scorgono ancora al d d' oggi.
La chiesa fu ristaiirata nel 1598^ e dalle sue rendite for-


malo un

fu

mensa

capitolare

Una

Giorgio martire.

S.

2.

martire

chiesetta,

dedicata

al

poca

distanza

dalla

volta

in

s.

Giorgio^

esisteva

nel sobborgo,

detto

e ristaurata l'anno

1768

citt

Fu rovinata l'anno 1646,

Clarizze.

alla

1778.

unito nel

una

che

semplice,

beneficio

268

maestro muratore Girolamo Babin, borghigiano di Zara,


quale mor prima di condurla a termine. I beni di cotesta
il
chiesetta, convertiti poscia in beneficio semplice, furono nel
dal

1778

incorporati alla

mensa

Chiesa di

3.

capitolare.

s.

Barbara V. M.

Nella via, che conduce a Hrevllacqua, sussistono ancora


le

muraglie

una chiesa,

di

bara vergine e

martire.

consecrata
I

terreni

di

in

assegnati

essa nuir altro

4.

In

onor

aumento

in
si

s.

Barfurono

ed in searcidiaconale prebenda. Di
titolo,

potuto sapere.

Chiesa di
di

dell'

di

sua propriet

compresi nel pubblico catasto sotto questo


guito

onore

s.

s.

Margarita V. M.

Margarita

M,

F.

esisteva

anticamente

una chiesa sulla strada di Verch. Oggid non se ne vedono


che le fondamenta, presso le quali trovavasi collocala una
gran pietra, sopra cui si poggia la statua della Beata Vergine di Leporine nella processione, che si fa sino al romitaggio di Zezevaz, il primo giorno delle Rogazioni per benedire le campagne. Fu ridotta anche questa chiesa a benefcio semplice, che pria venne annesso alf abbate commendatario

di

Ambrogio,

s.

capitolare nel

5.

Posla
chiesetta,

rimasero

su
al

di

1778

dal

un

s.

colle

reni vennero attribuiti

le

alla

massa

Lorenzo martire.
nella

gloriosissimo martire
essa che

incorporato

vescovo Giurileo.

Chiesa di
d

poscia

Verch eravi una


Lorenzo dedicata. Non

via
s.

sole sdruscite

all'

di

muraglie.

arcipresbiterale prebenda.

suoi ter-

Chiesa dei Santi martiri Cosmo e Damiano.

6.

Nella
bella

villa,

esisteva

campagna
quale

la

una

Damiano.

dedicata

Si

vedono

oggid

le

furono convertiti

In

al
i

antichi

tempo

alla
il

una

distrutta,

martiri

muraglie,

sole

beni,

Santi

beneficio semplice,

in

incorporato alla prebenda


7.

ai

un

intieramente

peste

dalla

fu

chiesetta,

ov' era

Novoselci,

di

fuori alcune lapidi sepolcrali.

di

269

Cosmo

e dentro e

medesima annessi,
quale venne dippoi

arcidiacono capitolare.

dell'

Chiesa di

s.

Matteo apostolo.

documenti

si

trovano memorie

di

una chiesa

Matteo apostolo situala sulla punta di Clarizze vicino


porto. Oggid non se ne scorgono neppur le traccio. Per

s,

1587

suoi beni nel


8.

Esste
Si sa che

Chiesa di

memoria

dicala alla B.

costituivano un beneficio semplice,

in

s.

Maria della neve.

antiche

V. della neve.

era

Non

juspatronato

di

scritture

di

una

chiesa de-

consta dove fosse situala.

della

nobil

famglia

nonese

Parenzi.
9.

Chiesa di
Verso

s.

Paolo e convento
Zaton

di

Domenicani.

mare, in luogo
detto Sacgoniato, o come altri vogliono Podgraje, esisteva
nei prischi tempi una chiesa, intitolata a s, Paolo^ alla quale
era annesso un convento di Domenicani, di cui ora non
veggonsi che poche vestigia, quantunque se ne conservi
memoria in una antica pergamena., ove leggesi: Ecclesia
Fratrum^ s, Pauli Ordinis s. Dominici extra civitatem Nonae
in Podgraje habet Monasterium satis amplum.
la

torre

10^ Chiesa di

s.

di

vecchio

al

Giorgio di Copriva, ed Abbazia


di Benedettini.

Presso Obbrovazzo sulle rive del fiume Zermagna s'innalza la chiesa abbaziale di s. Giorgio martire a cui era
annesso un monastero di monaci benedellini assai celebre
ed antico, d cui si fa menzione in vai documenti, e spe-

270

convenzione stipulala V anno 1253 Ira il


nobili di Nona. Troviamo l'abbazia nel XVI seclero ed
colo dalla sanla Sede a chierici secolari commendala. Fra
quali da annoverarsi il canonico di Zara Giovanni RatiRicci, arciprete di s. Girolamo docicli nel 1596, Pietro
gi' Illirici di Roma nel 16 1 9, nel 1623 il canonico di Zara
Matteo Giuradini^ nominato da Urbano Vili e nel 1661
il
quale fu eletto da
altro Matteo Giuradini^ suo nipote,
Alessandro VII, e prest il suo giuramento qui in Zara nella
nella

cialnienle

chiesa delle monache

benedettine

di

s.

Troviamo

Marcella.

Abate di s. Giorgio di
Copriva nel 1735, e per ultimo Giovanni Fini^ nominato
nel 1738, e morto nel 1778; dopo di che l'abbazia fu dal
vescovo Giurileo alla mensa del capitolo incorporata.
ancora Pietro Dragolio^ col

Chiesa di

11.

Una

era intitolata alla

s.

la

chiesa

del
di 5.

Non

Chiesa di

lungi dalle

Croce.

s.

citt

s.

di

alla

citt,

Fortezza

Nona, come consta

Elena.

mare dalla parte sinistra


Elena. Si veggono ancora

della
le

acque. S'appellava pure

sue rovine, coperte dalle


13.

la

Chiesa di

12.

esisteva

s.

Croce. Serviva di cappella

che difendeva da quella parte


da antiche scritture.

Sulle sponde

di

vicino alla porta boreale della

posta

chiesetta,

titolo

citt

antiche

Luca.

s.

Gregorio Papa e monastero


di Templari.

mura

Nona, dal

di

lato

di

borea, esi-

un magnifico tempio dedicato a s.


Gregorio Papa, con annesso monastero, edificati l'uno e l'altro
nel decimo secolo dall'ordine dei Templari, come ci avvisa
10 storico Cresimiro Frescot nella sua opera de regno Dalm.
et Croat. P. II, p. 91. N delTuno, n dell'altro si scortempi

steva

nei

gono

attualmente

andati

vestigli.

beni,

beneficio

convertiti in

semplice, vennero uniti alla mensa capitolare,


11

venerando anacoreta Ivan cio Giovanni


In

sul principio

del

mulo, detto Linderaulo

il

secolo nono

il

re

il

croatino

giovine, mentre trovavasi

Santo.
Gosli-

a Nona

271

Zupano, ebbe da Elisabella sua moglie un figlio, cui nel battesimo impose il nome slavo di Ivan^ che
lingua italiana significa Giovanni. Allevato ed educalo
in
santamente dalla buona madre nella cristiana religione, sin
in

qualit

di

diede tutto

da giovinetto

si

specialmente

nella

piet, esercitandosi

cristiaaa

e negli

orazione,

Grande era

mortificazione.

alla

atti

di

penitenza

e di

divozione che professava verso

la

Giovanni Battista, di cui portava il nome,


talch volendo anche imitarlo nell'eroiche sue virt, assidivina, diede un addio di cuore ai suoi
stito dalla grazia
parenti, ed abbandonata con animo risoluto la casa paterna
ed il mondo, and vagando pei monti, finotantoch arriv
la
sua
tre leghe distante da Praga fiss
in Boemia, ove
dimora in un'orrida spelonca. Li si consacr intieramente a
Dio, e menando una vita di rigorosa penitenza, esercitavasi nelle pi austere pratiche di piet e di divozione. Di
nuir altro cibavasi se non che del latte d'una cerva, che
il

Precursore

s.

per divina disposizione

gli

si

era addimesticata.

pertanto, che vedeva di mal' occhio

la

santit

Il

del

demonio
servo

di

pose a molestarlo con molte tentazioni, ch'egli sofferse per ben due anni continui con somma pazienza. Stanco
per da tanta e s fiera persecuzione, pens di cangiar dimora ma mentre dirigeva altrove i suoi passi, ecco venirgli
incontro il suo protettore s. Giovanni Battista, chiedendogli
dove e perch se ne andasse. Avendogli risposto il servo
di Dio qual n'era la cagione, il santo
Precursore, avuta
compassione delle ancor imperfette virt di lui, il persuase

Dio,

si

a ritornarsene al

primiero

suo domicilio, e a disprezzare

le

nemico, e Io confort, col porgli in mano


una croce, ad aver fiducia in Dio, assicurandolo, che con
quella l'avrebbe messo in fuga disperata. Ascolt egli i sugsuggestioni

del

gerimenti del santo suo protettore ed avvocato, e sen torn


nella prediletta sua spelonca munito del segno della redenzione: e
anni,

continu a condur vita penitente per quarantadue

quattordici

dei

quali,

affatto

ignoto

al

mondo,

senza

mai veder faccia d'uomo. Con quella croce divenne trionfatore del demonio, ed in santit fece grandi progressi. Volendo per il Signore render manifesta al mondo la santit
del suo servo, permise che il Duca di Boemia Borivoio,
trovandosi a caccia, ferisse

la

mendo corse

dell'eremita. Su'le traccio

guinose

alla

spelonca

del benefico

suddetta cerva, la quale

animale and

dietro

il

Duca, ed

ge-

sanar-

~
rivai al
i

arer

wm

272

hMm^

ferla la

bramo asci faori. e rnproyeroUo


saa nairice AH* orrevole aspetto e alle ^ravi
Borvoio

coafuso e
ritrasse il piede da qaeli* orrido abitaro. Se non che sopraggiaali i saoi coaipa^ di caccia, prese coraggio, e si fece
ad interrogare eoo soouno rispetto il sanlo^ e scongiurarlo
a fKi^ ia BOBK di Dio chi egli fosse, e qiial si fosse
boIto cke T iodasse a Trere io quella solilodiiie cos
il
parole

dell'

aoacoreta

cootorbossi

nome

tolto

Dio. gli anmifal ii sao casato, la patria, i parenti, ed aggionse che


y aolo eim o di servire Iddio V aveva indotto a prender qaeUa rsolaxiooe. Pieno di ammirazione ritorn il
Duca colla sna comitiva alla soa regia, e raccont alia sua
moglie Ladmilla V avvenuto. Udite le meraviglio del saato.
la religiosissima donna mostr grande braaia di vederlo, onde
Borivoio sped col on prete di nome Paolo, eoa sei servi,
spaTenlevole.

Il

santo,

adito

il

di

condarlo alla saa regia. Si arrese il saalo,


beack di maliacoore. all'invito, e recossi con loro alla citt
di Tetina. Con sooima riverenza e spiritoale allogreijui lo
coli'

ordine di

doe SovranL professandogli la pi religiosa vo^


eranone. Passalo col qualche tempo in santa coBversazioae,
r eremita preg di essere ricoadotto al suo romitaggio da
coloro slessi ^e l'avevano accompagnato a Tetina. inslaado
afiack dopo Ir giorni gii spedissero ea sacerdote eoa la
Ss. Eucaristia, esseadogli slata nvebta da Dio la prossima
saa parteaia da questo moada. Cosi infatti aweaae. Ricealafai con soanna divoxioae, illaslrato da*ragfi cdofli, ae
ne vol ia seno a Dio. ia et decrepita, il d 25 di gia^ao
deUanao 904, dopo qaaraatadae anai di vita eremitica o
penitenle. Prima di esalare lo spirito consega al sacerdote
Paolo la croce, che ricevuta aveva in vita da s. Giovaaai
accolsero

Battista.

Avaia
coa

Bolxia defla

prenosa aMMie

di lai. Borivoio

a^-

sopra la spelonca, ove voile il santo


sep olto, iaaalaarono nn convento ed aaa chiesa ia
di 8. Giovanai Baltisla. li dotaroao di ricchi proveaU,
e i coMegnaroao ad alesai sacodoli perdile lo aUiaasoro e
la aficiaasera. la segnto^ cao ari 1020, fnoM dati ia
maao ai Padri BeBcdettOB. Avndo poscia Udio af|rovala la
saoUt del sao servo eoa aMAi anmeirii, f ipuatore Carlo
f dariili,

IV, re di Boeaua, tat veaire

decadila ordiae

di s*

sM Dalamia

Bcfdctia^

alcaai religioai

qaali possedevaao la


lingaa slava, loro

averlo forDit

don e

Bel

dBsa ed

la

ove mori,

spelonca,

noa magnifica cappella. Fu

in

liso da

il

cenobio, dopo di

un'amplissima biblioteca di opere slave.


anacoreta Ivano cooservasi iacorroUo

di

corpo dei saolo


uq' urna posta nella
vertita

2T3

alcua pellegrini,

deposito sopra di cui lessero

visitato questo sastuario

veneraroBO
segueotc iscrizioDe

la

in

quale fu con-

la

pmli

Il

sacro

il
:

SAXCTVS IVAN CROATVS HIC JACET.


Annali Boemi di Nic-ol Salio, gli Aimali del Sufia,
Ecclcsiae
9 (ovaoai Tonico Marna vizio nella sna opera

Vedi

gli

llbfricanae /oecundas

=)
Lepurine.

Lungi da Xona 5 mioflia. dalla parte di settentrione,


trovasi una penisola, de^iouiinata Lepuriiie^ sulla cui punta
di meiiod. appellata dagli slavi Zec. Zecevo. ed anche Zecevac. giace una piccola antichissima chiesa, dedicata a
Maria Vergine, con un attigua torriciuola di forma quadrata
ma sdruscila. egualmente ajitica. sovrapposta alla volta del
nicchio, sotto del quale, ne* tempi andati, stava collocata una
divotissima statua di Maria Ss. L dappresso vi sono inoltre
alcuni avanzi di edifizii. rovinati dal tempo. Questo sito ha
il
nome slavo di Zec^ che in italiano significa lepre^ donde
L^punne fu denominata la penisola, forse dall'abbondanza
di lepri, che vi hanno dimora. Si appellava un tempo Eovilorio di Lepurine. poich un conventino di Eremiti venne
ab antico eretto presso
appella vasi

Eremo

di

suddetta

la

s.

Maria

edicola,

il

quale

perci

di Lepurine. Esisteva que-

st'eremo nel 1335. nel qnal anno vVera un monaco, di nome


fra Matteo. Fu soppresso nel 1763. Era diretto da un priore,
come si rileva da scrittura del 1474. ove si legge:
T^enerabili viro D: Frai. Fttro Prioj*i Ecclesiae Sanctce
^fariae de Leporine =. Nel 157S era intitolalo col nome

di

beneficio semplice

fu

investito nel

veneta.

della

1596

Aveva questo

territorio

stes>o.

ma

il

Madonna

capitolo

beneficio

il

cero perire

f autenticit

suola viene

mantenuta

tempo,

di

di

Lepurine. del

Nona

dalla

buona quantit
le

di

quale

Repubblica
terreni nel

guerre. gPincendii

ne fe-

del

possesso.

Di presente

colle

elemosine

dei fedeli delle

convicine isole, e dei villaggi

di

la

terraferma.
18

chie-

cir-

274

L'epoca, in cui fu scolpita la statua suaccennata,


ignota. Certo , che nel secolo decimoquarlo esisteva, come
monumenti autentici. Nella irruzione de'
si desume da varii
Turchi del decimoquinto secolo fu asportata da quei barbari,
indi

da essi restituita^ ovvero dalla piet dei fedeli riscattata.

Nona

1646, descritto a
pag. 188, fra gli altri sacri pegni fu trasferita anche questa
miracolosa effigie in Zara, e riposta nella cattedrale, ove rimase, finch mitigate le cose della guerra turchesca in Dalmazia, fu restituita a Nona, e collocata nella cappella attigua
alla sua chiesa, allora cattedrale, ove oggid ancora si trova.
La somma venerazione, che professano a questa sacralissima immagine le genti del contado e dell' isolano provata dal concorso straordinario di fedeli, che vi accorrono
ogni anno nel luned delle Rogazioni. In questo giorno viene
portala da quattro religiosi alla spiaggia, fino al molo detto
della Madonna, da dove in una navicella, decentemente addobbata, si trasporta allo scoglio di Lepurine. Col giunti,
cantata la messa, e recitato un breve sermone in slavo in
lode della Vergine, indi cantato il vespero e le litanie lauretane, si ritorna colla stessa barca al molo di Nona, da
dove levata l'imagine con solenne processione si ripone
arcipretale-parochiale per
suir aitar maggiore della chiesa
poi ricollocarla solennemente nella sua cappella nella festa
dell'Ascensione del Signore dopo le sacre funzioni.
In

occasione

dell'incendio

di

del

Miracolosa apparizione della Beata Vergine

a Leporine.
Era il 21 aprile dell'anno 1516 quando una pia e dvola vedova di nome Elena Grubissich. trovandosi verso
sera in una sua vigna, posta vicino ad un monte detto Greda^
da bora della valle di Jassenovo, le apparve Maria Santissima vestita di bianco, sopra un tronco di vite, e le disse,
che lasci nella sua chiesa di Lepurine l'Indulgenza plenaria
ogni luned, ma che volendola alcuno conseguire, dovea digiunare quel giorno in pane ed acqua, e far celebrare una messa
nella chiesa

come
')

di

s.

Giacomo

'),

ove gradiva

di

essere onorata,

fosse nella propria sua chiesa, e ci detto disparve. Ritor-

Questa chiesa situata vicino


da Nona conduce a Verch.

al

mare, e non lungi dalla strada, che


nata Eiena piena di stupore,

chiesa di Lepurine, e

nell'

275
s'

invi frettolosa verso la detta

avvicinarsele, la

campana cominci

ed entrata vide la Beata Vergine,


come se l' era fatta vedere nella vigna, ed in un subito spar.
Un altro giorno, che fu ai 4 di maggio dell'anno stesso,
mentre se ne stava questa pia donna ad ora di vespero in
orazione innanzi l'immagine della suddetta Beata Vergine di
Lepurine, e con fervore la supplicava di darle un qualche
contrassegno in conferma della sua miracolosa apparizione
e dell'ordine commessole,
osserv che dall'occhio destro
della sacra immagine e poi dal sinistro scendevano successivamente le lagrime. Elena a tal vista sbalz in piedi, e
corse a chiamare il primicerio, che si trovava nello scoglio
unitamente al vicario del vescovo di Nona, ed altri sacerdoti e persone secolari e raccont loro il fatto. Accorsero
tutti in chiesa, e riconobbero la verit dell'esposto. Nel giorno
stesso avendo approdato a Lepurine varii passeggieri colle
loro barche per far acqua nella cisterna di quella chiesa, ed
essendo partili, ed inoltrati ben nel mare, udirono che la
detta Elena Grubissich gridava ad alta voce dalla riva: Miracolo^ miracolo^ miracolo. Intesa tal voce ritornarono indietro, e scesi a terra corsero a vedere, e trovarono che
dall'occhio destro della benedetta effigie grondavano vere
da s sola

suonare,

lagrime.

Mosso da queste
Maria Ss. fece

e da

altre evidenti

prove, colle quali

aveva scello quello scoglio


per essere particolarmente onorata, il vescovo di Nona mons.
Giorgio Difnico di f. m. ne assegn l'annua rimembranza di
tali prodigi
ai
5 di maggio, ciocch si osserva anche al
giorno d'oggi. Le continue grazie che Iddio Signore si degn
d' impartire per mezzo di questa gloriosa immagine accrebbero
in seguito sempre pi la divozione verso la gran madre dell'eterno Verbo. E veramente un magnifico spettacolo nel luned delle Rogazioni, quando si fa la solenne processione
colla venerabile statua, il vedere numeroso popolo gettarsi
a terra ginocchioni, e colle palme unite pregare fervorosamente la Vergine bello il vedere i voti continui che vengono presentati ed appesi in testimonianza delle grazie riconoscere che

cevute;
scalzi

commove

lungo

tratto

l'animo l'osservare parecchi a fare a piedi


d

dirotte lagrime entrare

strada, ed in umile atteggiamento ed in


nel tempio. Tultoci chiarisce in questo

popolo una gran fede, ed una gran divozione a Maria.

276

Stabilimento.

Lo Stabilimento^

situalo

un miglio

ad

disianza

di

1786. Venne fondalo da


Manfrin, il quale indigeno italiano, erasi accasalo qui in
la illustre famiglia zaratina dei Molaiche rimase estinta
colla morie di Elisabetta consorte al farmacista

ebbe

Nona,

origine nel

Lo eresse per

Bianchi.

soli

ducati

argento.

italiane,

Girolamo
Zara col-

1852

nel

Girolamo

coltivazione del tabacco, dispendian-

primi quattro anni l'ingente

dovi nei
d'

la

da

Conta

somma

95 anime, quasi

condottevi da esso

lui,

ad

uso

tutte

delle

di

213,000

di

famiglie

quali vi

edi-

pure le necessarie abitazioni. Nel grandioso edifizio vi


innalz anche una cappella, e la dedic al dottor s. Girolamo.
fic

degno

uno sguardo, bench decaduto dalla originaria sua istituzione, dopo l'estinzione della Repubblica veneta, e da un incendio, pochi anni fa quasi distrutto.
E lo Stabilimento una cooperatura della parochia decanale di Nona.
Ritornando ora alle parochie litorali, parleremo di Ljuba.
tuttora

d'

Ljuba.

Ad

una delle estremit di settentrione della diocesi di


Zara, alle sponde del canale di Povljana, sopra d'un alla ripa,
siede la villa di Ljuba o Ljuhalj. parte da muro, e parte
da macerie precinta. distante da Gruhe 7 miglia e 5 da
Poijizza. Ha da ogni lato spaziosissime cjimpagne, traversate
da profondi torrenti, e non lungi un'antio. famoso, ed ora
distrutto castello, che portava pure il nome di castello
di
Ljuba, Castrum Jubae^ denominato in pergamena del 1205.
Fu questa villa in antico parochia. e come tale sussistette fin al 1851. in cui
divenne cappellania esposta del
decanato di Rasanze. Aveva 267 abitanti nel 1754. ed attualmente non ne ha che 216. Appartenne sempre alla diocesi di Zara, quantunque vicinissima a Nona.
in

La sua chiesa principale, rifabbricata dai villici nel 1812


forma di quadrilatero, ad una sola nave, ha una dimen-

sione di m.

20 per

9.

rivolta

ad occidente; riceve

la

luce

da quattro finestre laterali arcuale, e sopra la fronte ha il


campanile di stile romano con due campane. A manca dell' ingresso
ha il fonte battesimale, con vasca di pietra e la
;

277

SHcreslia

dietro

T aitar

maggiore.

vescovo,

la

cui

statua

principale, che ha
il

la

dedicata

custodita

mensa

tabernacolo, e due

costrutta

colonne

di

di

Martino

s.

nicchia

nella

dell'aitar

cemento,
due statue

pietre in

legno, nonch

Michele are. e s. Pellegrino. I due


altari laterali sono della stessa materia e forma; quello a destra
dedicato a s. Giuseppe sposo di M. V. con pala della Nadi

legno, rappresentanti

s.

Antonio di Padova ai
sinistra, intitolato alla B. V. Addolorata, con
lati; quello a
statua nel mezzo^ fatta scolpire qui in Zara dall'incisore
Lovrich, e con altre due statue laterali di s. Lorenzo m. e
tivit

di

s.

di

Maria, con

s.

Giuseppe e

s.

Rocco.

De' suoi parochi si potuto formare la seguente serie,


bench interrotta per difetto di documenti:

Michele Vagila
Giovanni Gherdovich
Simeone Miocevich

Giovanni Furian
Martino Milich
Antonio Paulovich
Matteo Dunalov

Giacomo Dundovich
Matteo Dunat
Matteo Drasovich
Michele Sesselja
Giorgio Giovich
Marco Mirco vidi
Antonio Zarich
Giovanni Cervarich
Giovanni Baicich
Paolo Buxa

Simeone Rakuin
Lodovico Peterle
Giovanni Oslrich

Simeone Rakuin
Giorgio Jelicich

paroco nel 1673


?^

99

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V'

99

99

iterum
J9

99
99

?9

Cristoforo Stipcevich

di

99

9)

Simeone Karolnik
Antonio Benzia

il

99

J9

99

1742
1762
1771
1796
1802
1804
1807
1812
1820
1830
1833
1833
1841
1843
1854
1860
1861
1862
1863
1863
1869
1874
1876
1876

Tra i sacri vasi che possiede questa* chiesa


menzione una pisside antica d' argento dorato,

di

degna
forma

278

con ornali di siile bizanlino.


piedestallo adorno di foglie di

sferoidale
tri;

il

daglie smallate raffiguranti

seppe,

Giovanni ed

s.

da un doppio

Salvatore,

il

santi.

altri

34 cenlime-

alla

vile, e

Giu-

s.

sormontalo

castelletto

Il

me-

dieci

di

Vergine,

la

L' insieme

dorato.

crocifisso

eccellente

di

effetto.

miglia lontano dalla villa sopra una

Due

Ljubljna veggonsi

collina,

della

ruderi del prenominato antico e famoso

Castello di Ljiiba. Esso fu, per quanto apparisce, un quadrilatero, cinto da forti muraglie, posto in un sito mollo vistoso ed importante, poich

sporge

colle, su di cui ergevasi,

mare; scosceso, molto erto, e di difficilissima salita, da


dal mare, e nel quarto da un fosso
lati circondato

nel
tre

Ebbe questo

profondo.

Fu
di

il

abitato

dai

nei

castello

secoli andati vari padroni.

dominato

Cavalieri Templari, indi

Croazia, e poscia dalla potente famiglia patrizia

de' Matafari,
lutti

col

aggiacenli in

terreni

Feudo

di

titolo

Repubblica veneta fu
mani dei Turchi.

Poco lungi dal

estinta

propriet

castello

sonvi

dello

ricordata nelle cronache antiche col

nome

Sotto

Stato.

non

rest

zaratina

quale pass con

la

affinch

atterrato,

Conti

dai

cadesse

la

nelle

d'antica citt, ch'


di

Gradina. Veg-

gonsi col alcune stanze diroccate, che servir doveano, per

quanto dicesi, ad uso

Ljnha

r antica

prigioni.

di

Lljuhina^

intieramente distrutta. L,

due chiese.
vergine

ora vedere

non
sia

una

infatti,

esse,

di

quale

la

delia

che

venne

quella

fosse

Musulmani

dai

trovansi oggid le ruine di

lunghezza

di

metri,

quale tre soli muri sono rimasti in piedi, era intitolata

della
alla

L'

Si dice,

si

s.

Marcella, con tre

V altra era

scorgono che

stala

la

chiesa

le

di

s.

la

altari,

per

quanto

si

pu

chiesa delle Monache, della quale

fondamenta. Sembra che quest'ultima


Maria,

la

quale

fu

beneficata

da

Lodovico de Matafari, che con suo testamento dei 3 ottobre

1421

lasci

tutta

la

sua greggia, affinch col ricavalo della

vendita di essa fosse compiuta

la

fabbrica della prefata chiesa.

Lasci pure alla medesima una pianeta di velluto nero, tessuta con stelle d' oro, e ordin inoltre che tutte le rendite,
derivanti dalle sue possessioni di Vissocane, dal d della sua

morte per anni venti continui fossero devolute pei ristauri


che alla chiesa stessa si fossero manifestati necessari.

rimarchevole Ljuba pei suoi conventi che in essa


anticamente esistellero. Narrano infatti le nostre cronache,

279

che in questa villa presso il mare vi fosse slato un Convento di Eremiti di s. Paolo con chiesa dedicata a s. Michele are. e che ambidue questi edifiz fossero stali distrutti
nel 1320. Dicesi pure che un'altro ve ne fosse stato di
Eremiti di s. Antonio Abbate sopra il monte, a cui era annessa pure una chiesa col

Clemente, e che s
l'uno che l'altro fossero estinti nel 1380. Trovasi scritto
inoltre, che puranco esistesse, presso il mare, un chiostro
di Cruciferi di s. Elena con chiesa di s. Nicol, e che nel
1316 cessato avesse di esistere. E finalmente di un quarto
titolo

di

s.

pure se ne parla in antichi manoscritti patri e questo di


Cavalieri Templari con chiesa dedicata a s. Paolo sulla pun-

che tanto il chiostro che la chiesa avessero terminato


nel 1314. Quest'ultimo appellato Hospitalis s. Johannis
in loco^ qui dicitur Juhae^ in documento del 1205.
Il castello di Ljuba non da confondersi coW^ fortezza
di Ljuha^ la quale tuttavia sussiste, bench sdruscita, malconcia e abbandonata, e situata sullo stretto di mare, che
congiunge il canale di Pago con quello della montagna dirimpetto a Tribanje. Questa fortezza venne eretta nel 1600
dal Provveditor Generale Nicol Dona, e munita d'artiglieria
e di forte presidio contro gli Uscocch, ch'erano soliti di
passare frequentemente dal canale della Morlaca nel canal
di Zara per corseggiare e saccheggiare.
ta,

Basanze (Raanac).

levante

di

Ljuba, in distanza

di

sette

miglia,

sulle

sponde del mare, nel canale della Montagna, trovasi collocata la villa di Basanze^ delta dagli slavi Razanac^ di propriet una volta della nobil famiglia Girardini di Zara.
fabbricata sopra una piccola ed aspra lingua di viva roccia,
che sporge nel mare. Tre torri, una delle quali edificata nel
1507 dai villici, la difendevano anticamente dai corsari,
dagli Uscocchi, e dai Turchi. Gli Uscocchi nel 1606, resi
pi audaci pei deboli mezzi usati contro le loro scorrerie,
dopo di essersi impadroniti con molto ardire del monte di
s. Michele dirimpetto a Zara, e
dopo di averlo munito, e
provveduto di guardia per ben iscoprire il mare, e non solo
insidiare la navigazione, dando segno ai compagni delle barche
di viaggio, ma ancora per avvisarli di schivar 1' armata, che
transitava per sicurezza delle riviere ; essi dopo ci con in-

280

misero insieme in forma di guerra, ed


insegne sbarcarono o
in numero di quattrocento con sei
Rasanze, e depredarono tutto quanto in essa trovarono di
buono. I robustissimi suoi abitanti, assaliti nel 1646 dal
Pasci di Bosnia, si difesero valorosamente, finch poi per
ordine del Provveditor Generale Veneto dovettero abbandonare il luogo, che, prima di partire, diedero alle fiamme,
affinch i nemici non vi fermassero sua dimora, i quali per
v'entrarono, ed atterrarono con furore tutt' i muri delle case,
ed appiccarono il fuoco alle torri. Ritornati i Rasanzani, dopo
credibile audacia

si

firmala la pace, ai loro

loro abitazioni,

ed

il

tetti

natii,

villaggio

riedificarono le diroccate

torn

poco

poco

di

bel

nuovo a formarsi, qual si era prima delle incursioni.


Rasanze fu per T addietro ed anche al presente parochia decanale. Era soggetta alla giurisdizione vescovile di
Nona, e dopo l'incorporazione, appartiene alP arcivescovo di
Zara. Si dirama questa parochia sopra un'estensione di 15
miglia. Il suo decanato comprende 7 parochie, cio: Rasanze,
Tribanje, Starigrad, Soline, Castel Venier, Slivnizza, e Possedaria, ed inoltre due cappellanie esposte, quali sono Ljuba,

ed Islam-latino, ed una cooperatura in Kerneza. 11 villaggio


di Rasanze ha 891 anime, il decanato ne conta 4873.
La chiesa parochiale di Rasanze, intitolata alla B. V.
del Rosario, rovinata dai Turchi nel 1646, fu ristaurala dal
vescovo di Nona Francesco de Grassi nel 1670, e riedificala
dalle fondamenta nel 1682. Caduta in seguito per vetust
nel massimo deperimenlo fu riedificala nel 1856 a spese del
fondo ecclesiastico, e dei villici. E posta su di un piano orizzontale nella direzione da
riore tutta lavorata di

borea a libeccio. Nella parie estepietra battuta a martellina, e sopra

suo frontone ergesi un campanile di stile romano. L'interno adorno di cinque altari, tulli di legno intagliato e
il

dorato.

11

primario fra parecchie statue ha nel mezzo quella

grandezza naturale, riccamente vestila, e di molti voti d' argento abbellita. Viene portata in processione nel giorno della sua festivit. Gli altri
quallro sono dedicali in onore di s. Simeone Giusto, della
santa Croce, di s. Antonio di Padova, e della B. V. Addolorala. 1 due primi hanno posto dal lato del vangelo, gli
altri due dal lato dell'epistola. Evvi
in essa il sepolcro del
vescovo di Nona Giovanni Manola, che trovandosi in questa
parochia per oggetto del sacro suo ministero fin di vivere
della

B. V.

del

Ss.

Rosario,

in


26 settembre 1712

281

anche
sepolto. In questo villaggio fin di vivere nel 1687 T altro
vescovo di Nona Giovanni Bogoforte, il quale fu per por-

li

tato

ivi

fu

e sepolto nella cattedrale.

citt

in

paroco, ed

dal

assistito

chiesa parochiale

Nella prefata

esisteva

una

pia

con-

fraternita., istituita canonicamente Tanno 1753 sotto il titolo


del Ss. Rosario. Aveva 60 socii ed una buona rendila in

provedeva
Fu soppressa nel 1808.
natura

Oltre
di

un miglio, ed

leggesi

il

intitolata a

cui rettore

si

medesima

la

s.

nel

16

del

scrittura

in

sua festivit vi

Presso

si

al

mantenimento

dell'altare.

chiesa parochiale ve ne ha un altra, distante pi

la

parochiale,

di

quale

colla

Andrea ap. Questa fu antica


1460 era Pre Stefano, come
l'

aprile

quell'anno. Nel giorno

di

celebra con grande concorso di popolo.


v'

T antico cimitero, appellato

Campo

Eliso^ ove furono sepolti diversi re di Croazia, e tra questi

padre di Cresimiro.
Cresimiro dell'anno 1069

Stefano
d

I,

phani in

Elisio

campo

Leggesi infatti in un Diploma


= Patrisque mei Regis Ste-

feliciter quiescentis.

Un'altra chiesuoletta v' nella localit Kerneza^ e questa


sotto

patrocinio della

il

B.

miglia dal villaggio. Si

celebra

con affluenza

di

popolo

Esisteva

in

tempo antico

vento

di

drea ap.

distante

giorno della

nel

quattro

sua

festa

cooperatura con anime 95.


nella

villa

di

Rasanze un con-

Paolo con chiesa dedicata a s. Anchiesa e convento furono distrutti nel 1416.

Eremiti

Neve^

V. della

di

s.

Serie dei parochi di Rasanze.


Pr Stefano
Vito Sciulich

Jerko Jovich
Simeone Rakuin
Martino Vlatkovich

paroco

nel

^
ora canonico della Metropolitana

,,

Marco Boxichievich
Giovanni Vidov

Antonio Maracich
Ferdinando Vicario

,5

,,

ora canonico della Metropolitana

Simeone Soric

1460
1751
1810
1831
1840
1848
1853
1872
1873
1876

282

Tribanje.
Nel canale della montagna,
stretto

petto allo

Ljuba, giace

di

appartenente una volta

1205

del

scrittura

sul

dorso del monte, dirimvillaggio

il

di

Trihanje^

or soppressa diocesi di Nona. In

alla

Trihanj, Assai disperse

appellalo

son

anche alle rive,


con 585 anime. E parochia del Decanato di Rasanze.
La sua parochiale, intitolata a s. Antonio di Padova,
posta nella localit Ljubotic, trovavasi ancor nel 1820 nel
massimo disordine. Ridotta in muracca, ne fu eretta una nuova
dalle fondamenta in onore del santo medesimo, nella localit
Kruscica presso il mare, e ci nel 1868 a spese del fondo
ecclesiastico colla cooperazione dei villici. Presso la medesima esiste la casa canonica.
Oltre la chiesa parochiale vi sono in questo villaggio
quattro cappelle, T una intitolata a s. Martino in Terstenica,
le

sue

l'altra

case,

5.

situate

fra

rupi

Giov. Battista

in

Maddalena

nel confin della

r iscrizione

a.

in

1181^

la

Javorie,

Croazia,

quarta

ed

balze,

la

d'

terza

antica

s.

struttura, col-

finalmente alla Ss,

Troicza.

Serie dei parochi di Tribanje.


Matteo Gasich
Giovanni Rakuin
Michele Levacich
Giovanni Baicich
Tito Schufflay

Giovanni
Giovanni
Giuseppe
Giuseppe
Giuseppe

paroco

nel

99

9)

??

)?

99

Budich

Vi

9')

Valenlich

99

75

r>

99

Alfirevich

99

99

Bazdaric

99

99

Mattiazza

1827
1840
1852
1853
1863
1864
1865
1876
1877
1879

Localit di Tribanje.
Ljubotic.

Vinistina

Reglinovac.

Javorie

Lukovac.

Lisarica

Bristovac.

Terstenica.

Croce.

al

Maria

mare.

Trinit

283

Starigrad.
Nel distretto e comune di Obbrovazzo, quasi dirimpetto
a Rasanze, sulla opposta riva del canale della Morlacca, a
pie della montagna giace la villa di Starigrad^ vocabolo slavo,
che vale Citt vecchia, questo il sito delF antica Ortopola
ovvero Ortopla dei Romani, di cui Tolomeo, e Plinio il vecchio
ne fan menzione, ed tracciata nell'itinerario d' Antonino e
dal Ravennate coli' appellativo di Orpela, Da alcuni indizii
apparisce essere stata quest'antichissima citt circondata da
mura. Nelle vicinanze trovansi lastricati di mosaico, bianco
in

alcuni punti, ed

e stemmi. Verso

in

allri

di

vario colore,

ornato

fiori

di

mare veggonsi parecchi tratti di pavicon tegole romane, collocate in schiena, e


il

mento, selciato
nel mare fondamenti di solide muraglie, lavorate con pietre
d'enorme grandezza, come pure gli avanzi di una torre triangolare appellata Vezza,, ed anche Torre del i?e, dappresso
alla quale v' un sotterraneo eh' estendesi per oltre un miglio. Di recente fu scoperta una bellissima lapide con iscrizione romana del tempo d'Augusto; dedicata a Livia moglie
di Augusto, e a Lucio Volusio Saturnino, governatore della
Dalmazia, da Caio Giulio Sulla, eletto decurione. Fu, per
quanto dicesi, di l asportata per arricchire un altro museo.
Rinvengonsi di spesso monete romane del tempo della repubblica e dell'impero, nonch sepolcri romani, costrutti con
pietre quadrate in cemento con entro lumi eterni, e vasi
lacrimali. Presso l'abitazione di Rocco Catalinich vedesi un
enorme capitello d'ordine corintio, ed un architrave lungo
m. 2, alto m. 1 50, i quali dovevano appartenere ad un
grandioso edifizio, sia palazzo, o tempio. Negli escavi fatti
per r erezione della canonicn si rinvenne un pezzo di braccio
col pugno, tutto di bronzo, che dee riferirsi ad una statua
colossale di qualche eroe, o di qualche divinit. Nel bosco
di Pakljenizza, seminato di quercie, pini ed abeti, il quale
appartiene al pubblico erario, furono trovate sotterra diverse
freccie di ferro di forma antica. Sopra il monte Dusanove
njive fu trovata una lapide della dimensione di m. 1 50,
sopra di cui scolpito un cervo. Nella localit di Rujno, che
sovrasta la villa di Starigrad, lontana da essa quattro ore
di cammino si scoperse una piccola moneta, con una croce
in centro, forse di Costantino e con iscrizione corrosa dal
:

284

che tutto dimostra che Ortopola sia siala come si


detto dissopra una citt antichissima, ed importante, specialmente al tempo de' Romani, e che da Consoli e Prelori
fosse presidiata. Sulla sommit di due alti monti, che sovralempo.

stano

11

il

sito

deir antica citt scorgonsi tuttavia gli avanzi di

due forti, che la difendevano dalle aggressioni nemiche, e


che servivano puranco di vedetti} per iscoprire le ostili indue monti v' una gola, appellata Pakijenizza,
cursioni. Fra
la quale non che una grande spaccatura
delle laide mei

montagne del Velebich, per mezzo della quale


r oste nemica passar dovea prima di arrivare alla citt. Dal
che si deduce essere stata questa citt un punto assai imridionali

delle

portante pegli approdi delle


dal continente al mare,
fortificato.
il

navi

e perci

Sarebbe assai

utile

romane, e per

fu

per

dagli antichi
io

discendere

romani bene

studio dell'archeologia

praticare degli scavi regolari in questo sito considerevole

scavi che senza

poich

gli

dubbio darebbero degli ottimi

oggetti,

ivi

finora

trovati,

risultati,

sono indizio

di

dapdue

epoche storiche, della pagana cio, e della cristiana. Leggiamo nella storia, che dopoch Genz'o, ultimo re dell' lllirio,
fu debellato dai Romani l'anno 125 avanti Cristo, e condotto a

Roma

in

dal Pretore

trionfo

Japidia ricusarono di

ubbidire

alle

Anicio,

leggi

popoli

romane.

Fu

della

allora

Console C. Sempronio da Roma a queste parli, il


quale sostenne con quelli ferissime pugne, finch, ajutalo da
Giunio Bruto, gli riusc di sbaragliarli, e di soggiogarli assieme alle genti della montagna del Vellebich, e Capella, da
Segna sino al Fiume Tedanio ora Zermanja, e renderli tributari. assai probabile, che la nostra Ortopla sia slato il
punto principale delle operazioni militari. Occupata nella prima
met del secolo settimo dagli Avari, tradizione che i suoi
abitanti si rifuggiassero per la via di mare a Roma seco
traendo i tesori, e tutti
preziosi monumenti che la decospedito

il

ravano.

La chiesa parochiale di Starigrad intitolata a s. Giorgio


m. una delle pi belle dell' arcidiocesi. Venne edificata dalle
fondamenta nel 1858 a spese del fondo ecclesiastico colla
cooperazione villica. Ha il suo bel campanile di stile romano,
con due armoniose campane, fuse nello stabilimento Colbachini di Bassano. Tre sono gli altari che l'adornano: il maggiore di pietra con pala nuova, lavoro di ottimo veneto autore; gli altri due intagliati in legno. L'uno dedicato alla


Vergine,
in

ed

285

cent' anni

creilo or sori

adempimenlo

di

alcuni

suoi

obblighi,

Agich

famiglia

dalla

per

cui

brare nelle solennil della Madonna. La pala di

fa

cele-

quest'altare

molto pregio; rappresenta la fuga della sacra famiglia


in Egitto,
a cui sovrasta un angelo che colla mano stesa,
quale ambasciatore, indica loro il cammino che deggiono per di

correre.
in

Anche

fondatore

il

costume nazionale,

del
lenti

1791
lavori

tutto

in

atto

rappresentato
di

meditazione.

dorato ad oro

di

in

un paesano,

L'altro

zecchino con

altare

eccel-

d'intaglio.

Era questa parochia soggetta alla giurisdizione del vescovo di Nona; ora parochia del decanato di Rasanze dipendente dair arcivescovo
Ha questo villaggio
1.

La

chiesa

presso

di

tre
il

Zara.
chiese
torrente

succursali, quali

Pakljenizza,

la

sono:
quale

una volta serviva di parochiale. E antichissima, di stile bizantino, lunga braccia 10, larga 6, accanto alla quale si osservano ancora le rovine dell' antica canonica.
2. La cappella di s. Pietro in Kuline, nel cui cimitero
vi sono sepolcrali grandi, ma informi.
3. La chiesuoletta di s. Giorgio in Rujno.
Kidina si denomina pure una torre eh' alle sponde
del mare. Pare opera dei Turchi, ma da alcuni indizii apparisce pi antica. La sua forma circolare ed circondata da un cortile quadrato sporgente in mare.
All'imboccatura della Paldenica v' una fortezza rimpelto le case Marasovic. Le mura esistenti sono a scarpa,
con cemento. Nell'interno v^ una lapide sepolcrale con sopra
una croce in rilievo.
Esisteva fino al 1808 una pia confraternita col titolo
di s. Giorgio m. composta di 30 confrati, che colle elemosine sostenevano le spese di manutenzione della chiesa.
La parochia conta 562 abilanti^ dispersi sulla scoscesa
.

montagna, ed

in

diverso localit, quali sono:

Kruskovaz

Dosenove

Slobodna

Grabove klanaz

Romov.z

Bristovaz

Ledenik mali

Zidine

Dobroselo

Kuline

Jaltere

Rujno.

njive

286

Serie dei parochi di Starigrad.

Andrea Carlich
Vincenzo Zuaunovich
Simeone Sforinch

paroco

Giovanni Budich
Giovanni Valentich
Giovanni Nekich
Biagio Caravanich
Giovanni Ilinich

1827
1840
1848
1863
1866
1867
1869
1876

nel
95

JJ

11

??

yy

>'

yy

Seline.

monte, verso le sponde del canale della morlacca, di fronte a Castel -Venier. trovasi^ la villa di Seline^
nel distretto e comune di Obbrovazzo. E assai dispersa, le
gioghi, lontane dalla chiesa. I paevie alpestri, le case fra
sani, per la maggior parte pastori, hanno le loro abitazioni,
dove lor meglio conviene per la pastura e per le loro raandre.
Sono d'ottima indole,
pi buoni e divoti della soppressa
diocesi di Nona.
La chiesa parochiale dedicata alla Nativit di M. V.
Fu eretta nel 1853 a spese del tondo ecclesiastico. E ab-

Appi

del

buona costruzione con campanile alla


romana. L'aitar principale di pietra in cemento, isolato ed
ha sulla mensa un magnifico tabernacolo di legno dorato. E
dedicato alla titolare. Havvi pure un' aitar laterale di pietra
d'Istria, tassellato di marmo con colonne di breccia di Verona, ed intitolato a s. Antonio di Padova, la cui statua
collocata in una nicchia, scavata nel muro.
Oltre a questa chiesa se ne trova un'altra, posta a mezbastanza capace, e

zogiorno,
lare

s.

alla

di

distanza di

Marco

ev. in

Intorno ad essa v'

il

250

passi da

quella.

cui onore

Il

v'ha un'altare
cimitero comunale.

suo titodi

pietra.

Esiste inoltre una terza chiesa al confine, tra Starigrad


e Seline, intitolala ai Ss. Pietro e Paolo,
tradizione,
i

villaggi.

quale, giusta

la

doveva servire un tempo da parochiale d'entrambi

Ha questa

un'altare vecchio, di legno, ed un

panile a torre con una sola campana.

recchie tombe
al

la

di

cristiani

ed anche

In

essa trovansi

campa-

turchi.

Questa villa stata parochia pel passato, e la pure


presente con 504 anime, sotto il decanato di Rasanze.


Eravi
il

in

essa fino

patrocinio di

s,

al

287

1808 una

pia

Marco^ con parecchi

provedevano colf elemosine

al

confraternita sotto
confratelli,

quali

mantenimento della chiesa pa-

rochiale.

Serie dei parochi di Seline.


Antonio Marchetich
Giovanni Budich
Martino Skiffich
Giorgio Jelicich

Giovanni Nekich
Natale Panovic

paroco

nel

,^

,,

1827
1863
1864
1865
1866
1876

Localit aggregate alla parochia.


Knesevich

Juchich

Cicavica

Na-Rosi

Samarcich Dolaz
Rimanich
Jabukuvac

Provalia

Juvlinovich

Reijane

Dadich

Pod-gradinom

Sklopine

Bucch

Zevica

Pod-Gragom

Castel- Venier (Vinjerac).


Sulle rive del canal della

morlacca,

alla

distanza

miglia da Rasanze per

la

posto

Castel- Venier, nel distretto di

il

villaggio

di

vie di terra,

di

dirimpetto a Seline,

Zara,

Novegradi. Su di una punta veggonsi le muraglie antiche d'un castello, gli avanzi di una torre ben lavorata in pietra, ed inoltre le vestigia d'altri due forti. E il
castello da Ire lati bagnato dai flutti del mare, formando una
valle che gli serve di porto. Tultoci apparteneva alla nobil
veneta famiglia Venier, ivi accasatasi colla famiglia patrizia
zaralina de Soppe fin da' prischi tempi, quando questo luogo
le fu dato in feudo dalla Serenissima Repubblica pei cospicui
meriti acquistatisi verso la medesima; per il che al villaggio
che dintorno al castello si and mano mano formando col
tempo, fu imposto il nome di Castel-Venier, che dagli Slavi
denominalo Vinjerac, Se ne impossessarono i Turchi e Io
e

comune

di


tennero fino
in

al

1571,

in

288

Venne

cui fu da essi abbandonato.

seguilo atterrato per ordine del Senato Veneto, ed anche

scacciata

la

famiglia dei Venier. Rifabbricalo dai Veneti, fu

1657 inlieramenle

Pasci di Bosnia.
Apparteneva questo villaggio nei tempi andati alla provincia del Banadego Ungaro Croato, poscia sotto i Veneti fu

nel

soggetto

dislrullo

Provveditor

al

Nona

di

dal

Novegradi nel

ed

civile,

al

ve-

spirituale.
scovo di
parochiale
chiesa
dedicata a s. Antonio di Padova.
La
Sdruscita dal tempo, fu riedificata di pianta nel 1847 a spese
del fondo ecclesiastico, colla concorrenza dei paesani.
La parochia appartiene al Decanato di Rasanze, ed
ora soggetta air arcivescovo di Zara. Conta di presente 501

nello

anime.

La casa canonica

di

nuova costruzione, eretta a spese

del fondo ecclesiastico.

Eravi una pia confraternita in questa parochia sotto il


patrocinio di s. Antonio di Padova, la quale colle elemosine
manteneva la chiesa. Fu soppressa nel 1808.
Esisteva una volta in questa villa un convento di Eremiti di s. Paolo, con chiesa dedicata a s. Marco, sulla punta
al mare. Il chiostro
fu distrutto nel 1416, la chiesa ancor
sussiste.

Serie dei parochi di Castel- Venier


paroco

nel

Simeone Nasso da Zara

Martino Skiffich
Antonio Scandali

Natale Panovich

,^

Simeone Mestrovich

Matteo Versich

1827
1848
1863
1870
1876
1878

Localit aggregate a Castel- Venier.


Zdrilo e

Vucali,

Possedavia

Podastrane.

(Posidarije).

Al lido del mare di Novegr.di posta la villa di Fossedarla^ detta in slavo Posidarje, Appartiene al dislrello di

Zara ed

al

comune

politico di

Novegradi. Ebbe

il

nome

dal-


r antica

e nobil famiglia

manica,

la

quale

la

289

dei conti Possedara, originaria

ricevelle a

zione dei meriti acquistatisi

titolo

colle

loro

feudo

di

virt

in

ger-

ricogni-

gesta

nobili

Croazia ed Ungheria, dai quali era tenuta in grande


conto ed estimazione, come apparisce dai diplomi di Bela III
del 1194, ed anche dalla Repubblica Veneta, che con apre

dai

di

Ducali l'annover fra

posite

famiglie nobili zaratine. Di-

le

scende essa dair antichissima famiglia Chiurjacovich, o Guscich, una delle dodici primarie, sotto la cui direzione e co-

mando

slave

genti

le

lungo tempo

calarono

dominio

il

in

queste

contrade, e

tenne

piccole provincie di Corbavia

delle

e di Lika.

Era

questa

villa

precnta

mura,

da

e guarnita

un

che le serviva di guardia e di difesa contro


le incursioni nemiche. Fu questo castello rovinato dai Turchi
nel 1570. Ristaurato, fu di nuovo assalito da que' barbari
forte castello,

il

fu

1646, e con

17 giugno
per

la

terza

volta

tutta

attaccato,

la villa

incendiato. Nel

ma dopo una

1662

valorosa difesa

Sardaro Jacopo Mitrovich Dede


assistito da 250 morlacchi. Nel 1665 per cadde nuovamente
nelle loro mani e lo ridussero un mucchio di rovine, ne atterrarono lutt'i monumenti antichi, e ne dispersero gli abitanti,
quali andarono per vario tempo vagando pei circonvicini
paesi, finch, mossi dallo zelo e dall' inllu<^nza dei suddetti conti
Possedaria, che ne hanno tuttora il possesso, tornarono in
seguito a riunirsi a poco a poco, e a formare di nuovo la
propria Comunit.

venne

sconfitto

il

nemico

dal

Ha

questa

villa

dintorno a

pianure e

se belle

fertili

governo veneto dipendeva nel civile dal


Provveditore di Novegradi, e nelf ecclesiastico dal vescovo
di Nona. Era sempre parochia,
e lai si anco al presente
con 729 anime, dipendente dal decanato di Rasanze nelcolline.

Sotto

l'arcidiocesi

1700

del Rosario.

Un' altra
alle

Zara.

di

La sua
fu nel

il

chiesa parochiale,
rifabbricata

Fu

di

istato

ed

la

sua

intitolata

vetust,

alla

B. V.

1821.

B.
quale v'

dedicata alla

mare, presso la
chiesa con un solo altare,

rive del

Questa

pianta,

ristaurata nel

chiesa,

cadente per

Assunta^ esste
cimitero comunale.

F.
il

trovandosi nel

1827

in

rovinoso, fu interdetta.

pure una cappella sotto

il

titolo

dello Spirito
19

Santo,


vSino

1808

all'anno
V una

confraternite,

il

al

esistettero

intitolata

quale era associato tutto

vedeva

290

B.

alla

comune, e

il

questa parochia due


V. del Bonario, alla

in

elemosine pro-

colle

sostentamento della chiesa parochiale:

patrocinio

di

s.

che colle rendite

l'altra sotto

Antonio di Padova con 24 confratelli,


in natura e
danaro mantenevano V aliare.

Serie dei parochi di Possedaria.


Antonio Versich
Giovanni Vidov

Simeone

Usalj

Dirimpetto

poco

paroco

villaggio

al

mezzo

trovansi in

distante,

sulla
a

nella

scoglieio.

allo

quale

trovasi

in

Fra

le

sommit d' uno scoglielto


denso boschetto
vestigi

d'antico castello, denominato Biidin.

anche

il

rovine

apposito

1827
1848
1864

nel

quale ha dato

vedesi una

sepolcro

le

nome

il

chiesuola,

ossa di

Janko

Co. Mitrovich Dede. che furono col deposte dietro sua

di-

sposizione testamentaria.
Localit aggregate a Possedaria
1.
Il

sono

Podgradina

2.

Brisniza

summentovato paroco Antonio Versich

benemerito della chiesa colf aver lasciato


cesano, ancor vivente, ia vistosa somma
e.

affinch colle rendite di

all'educazione

di

chierici

di

si

rese mollo

al

Seminario Dio-

di

fiorini

8000

m.

questo capitale fosse provveduto


sua fami^rlia,

di

sua patria, ov-

vero della Diocesi. La fondazione Diocesana annessa


fato istituto lo ha collocato a frutto, e ne amministra i

al

pre-

redditi.

Novegradi.
Lungi da Zara 24 miglia verso borea, presso il mare
giace la borgata di Novegradi, Le sovrasta un monte aspro,
e scosceso, che a guisa di promontorio sp'ngesi nel mare,
e stilla cui sommit ergevasi ai tempi de' Romani un forte
e ben guarnito castello. Fa questo ristauralo l'anno 1220
ed appellato

grad. vale

in

Castrtm novum. e dngji slavi NoviCitt nuova. Intorno al 1282 fu riedifi-

latino

dire

cato dalle fondamenta

da

Corbavia, collo scopo

di

Giorgio Chii^rjacovich dei Conti di


impossessarsi in seguito, con questo


mezzo,

parecchie

di

291

del

terre e localit

Aveva desso una forma

quadrilatera,

ridusse a forma di galera, e

le milizie

ma

territorio
la

Zara.

di

Repubblica

dei bastimenti di

lo

que-

tenevano stazione, diedero il nome di


Corsa al viale o stradone, che sussiste nel mezzo.
Sal questo luogo in grande fama dopo la prigionia di
Maria regina d' Ungheria, seguita per opera di Janco Palisna,
che s'era usurpato la contea d' Ostrovizza, il priorato di Vrana,
e il banato di Croazia e Dalmazia. Ci succedette nel 1386.
Egli fu, che mentr'essa colla sua madre Elisabetta discendeva alle marine, le assal nei passi stretti delle Alpi Bebbie,
e tagliata a pezzi la guardia col Palatino Lodovico, le condusse prigioni nel castello suddetto, dove Elisabetta trov la
morte il 14 dicembre dell' anno suddetto, checch ne dicano i
moderni scrittori ; mentre Maria dopo esservi stata rinchiusa
per ben dieci mesi, ne fu liberata nel marted 4 giugno 1387
dai Veneziani, che accorsero in suo ajuto. 11 cadavere di
Elisabetta fu a Zara trasportalo, e sepolto onorevolmente nella
chiesa di s. Grisogono, donde, come ci narra Paolo de' Paoli
nel suo memoriale di Zara, fu trasferito con una certa solennit il d 16 gennaio 1389 in Ungheria per la via di
Obbrovazzo. Fu allora che il re Sigismondo mand all' abbate di s. Grisogono duecento fiorini d' oro pei funerali e
per la fondazione di annue messe e di un anniversario da
sto

nome,

quali

le

ivi

14 dicembre nella chiesa suddetta.


Con l'acquisto di Zara del 1409 la Repubblica veneta
ebbe anche questa rocca in sua propriet. Nel 1433 ne prese
anche possesso, e rese questo luogo una piazza d'armi considerevole, avendola munita con altri fortalizzi d'ogni intorno, e destinato al suo governo un nobil veneto col titolo
celebrarsi

di

nel

giorno

Provveditore, e poi di Conte,

14

villaggi,

molti

privilegi

devasi sopra

Ebbe

nazione, e godette sotto

sotto

la

la

dipendenza

Novegradi
le

del

ali

dolcissima per molti anni, finch

cui giurisdizione esten-

le

di

Zara.

sotto la veneta

domi-

Leone una pace


orde dei feroci musul-

veneto

mani penetrando violentemente nel contado zaratino incominciarono a turbare il suo riposo. Nel giugno, infatti, del 1571
con artiglieria, e con esercito numeroso, vi si pose sotto
Ferhat Sangiaco di Bosnia, e ne diede fiorissimo assalto;

ma

la

costanza

particolar

modo

tezza dalla

dei

valorosi

suoi difensori, fra

quali in

Luca Halaburich, preserv la forsua caduta ed obblig il fiero nemico a ritirarsi


si

distinse

292

30
vergognosamente. Per Ibrahim Basci della Bosnia
giugno 1646 vi venne sopra con 20 mila comballenli e
con molta artiglieria. Combatterono, come leoni, i militi nostri,
veneti e paesani, sotto il comando di Francesco Soardi, governator delle armi, e del Provveditore Bernardo TagliaII

pietra

ma

finalmente furono
dall'oste nemica,

loro incusso

numero

quando

della patria^

trafitto,

fuggire pel terrore

superiore

assai

Colui che nelF ostinato combattimento

valore fu Martino Ostrich.


sore

costretti

in
si

forze e in
distinse per

quale venne proclamato difen-

il

veniva

Ma

finalmente trucidato.

dai

Turchi

crudelmente

breve

fu quel

loro trionfo,

1647 ne

venne fatta aspra


e fiera vendetta da Leonardo Foscolo. Provveditor generale
impadronito di
di Zara, il quale dopo essersi gloriosamente
Zemonico, in aprile di cotesto anno si port sotto Novegradi,
ne diede T assalto, e dopo ostinato e sanguinoso combattimento, s' impossess del castello, che poi dietro ordine del
Senato, venne nella parte superiore demolito, e con esso atterrate le case vicine. In tal modo termin di esistere il celebre castello di Novegradi, il quale non risorgette pi dalle
soli
muri di
rovine, non riscontrandosene adesso, che
alla
Beata
cinta. Eravi nel
castello una chiesa dedicala
Vergine, officiata da un cappellano.s salariato dal pubblico
erario. Di essa non esistono che miseri avanzi.
La rimasta borgata dopo tale disastro continu ad essere dai Veneti governata mediante un Provveditore^ nel
quale ufficio trovandosi nel 1745 N. Zorzi, vi nacque PierT anno

dappoich

successivo

Antonio, che

vescovo

di

fu

poscia Cardinale

di s.

Chiesa, ed illustre arci-

Udine.

Quivi ebbe luogo nel

1776-1777 un convegno

missari Veneti ed Austriaci per

di

Com-

regolazione dei confini, e

la

conchiuso un accordo, tra il provveditore Giacomo Gradenigo ed il conte d'Aspremont, comandante imperiale di Lika,
il
quale accordo comunemente s'appella =^ Il Trattato di

fu

Novegradi. -=
La borgata
verso limare,
al

distretto

alla

Nativit

di

di

Novegradi.

eh'

popolata oggid

Ha la sua
M. V. Fu eretta

dai

appi del

colle

1150 anime. Appartiene

chiesa

Zara.

di

da

situata

parochiale

villici

dedicata

Tanno 1500;

fu

vescovo di
Nona Francesco de' Grassi nel 1670. Ha la dimensione di
20 ra. per 8 m. Era fornita di cinque altari, il principale in onor
rovinata dai Turchi nel

1646.

ristaurata

dal


litolare

della

e patrona

altri

gli

293

dedicali al Ss. Rosario,

Antonio
essendone

alla

Padova.
Allualmenle non sono che soli tre,
due
stali
ultimi di recente demoliti, li maggiore di marmo con buona
pala della Nativit di M. V. provveduta nel 1837 colle obalcuni pii benefattori. ben fornita di arblazioni di
redi sacri e di utensili, fra
quali noveransi 14 candelieri,
8 lampade, 5 croci, e 4 vasi da palme, molti calici, ostenB. V. Addolorata, a

s.

Giuseppe, ed a

di

s.

sori!, pissidi e reliquari,

d'argento squisitamente

tutto

il

la-

vorato. Di ammirevole lavoro puranco una pianeta di seta

grande preziosit ed antichit, dono, come porla


tradizione, della regina d'Ungheria Elisabetta.

bianca,
la

di

Aveva cinque

pie

confraternite, cio:

La confraternita del Ss. Sacramento con 150 conrendita in natura, che serviva al decoroso
fratelli e buona
mantenimento delhi chiesa parochiale.
1.

2.

La confraternita

53 aggregati

rendite

della

B,

V. della Misericordia^ con

vistose, impiegate nella

manutenzione

suo altare.

de!

3.

La confraternita

di

s.

impiegate

82, e rendite vistose,


del suo altare.

telli

4.
richita

redditi

di

Padova con

per

il

fra-

mantenimento

La confraternita della B, V. del Rosario.^ che fu arnel 1701 di molte indulgenze, con 56 confratelli e

buone rendite destinate


5.

Antonio

La confraternita
in

di

benefzio del rispettivo suo altare.


s,

Giuseppe con

natura e in danaro per

Tutte

le

quali

pie

fratelli

38

conservazione delT

la

confraternite furono

nel

e con
altare.

1808 sop-

presse dalla legge generale del governo gallico.


Ha questa chiesa il campanile alla romana con quattro

campane.
Oltre

la

parochiale, v' la chiesa di

s.

Catarina v. m.

Corba via, e riedificata


nel 1700, con cimitero dappresso, e campanile di stile romano
con due campane. Questa chiesa fu per ben tre volte ingrandita.
Ha una lunghezza di 24 metri, ed una svariata larghezza di
eretta

1393

nel

10, 6 e 4 metri.
il

s.

maggiore

con

dal

Ha

Co, Bultico

tre

l'effigie

altari

in

Giuseppe, e colla Vergine,


di

s.

tela
il

tutti

di

s.

di

legno,

de' quali

Catarina, l'altro con

terzo coi Ire

Re Magi.

imboccatura del porto


Nicol, edificala dai villici nel 1800, coperta

Un'altra chiesolina vi esiste

onor

di

all'

in
d

294

con nn solo altare del suo patrono, e campanile con


una campana.
Un convento di religiosi benedettini con una chiesa dedicata a s. Paolo esistevano sul monte nei prischi tempi
Ambidue furono distrutti, per quanto riferiscono le nostre
cronache, nel 976, ed ora non se ne conoscono neppur le
traccie, a menoch non sia esistila, dove oggid sorge quella
tuffo,

di

s.

Catarina.

Serie dei parochi di Novegradi.


1.

2.
3.
4.
5.

Vincenzo Vlatkovich paroco


Vincenzo Jvcich

Giovanni Korgacina

Nicol Korgacevich

Luca Vlatkovich

Michele Vlatkovich
7. Nicol Ostrich
8. Simeone Vlatkovich

6.

9.

Giorgio Salino vie

12. Antonio

Castella

13. Bernardo Fachinelli

14.

Tommaso

15. Matteo

Salinovich

Missich

16. Giovanni Vlatkovich

17. Lorenzo Vlatkovich

18. Francesco Salinovich


19. Giovanni Ostrich:

?9

,,

Simeone Ciorich

10. Carlo Juranovich


11.

nel

,^

)5

canonico

20. Simeone Vlatkovich


21. Giorgio Vardislo
22. Giorgio Mavrich

paroco

23. Francesco Vlatkovich

24. Nicol Ostrich

25. Antonio Pastrovich

26. Giuseppe Juranovich

27. Paolo Vlatkovich

28. Vincenzo Suppich

29. Martino Vlatkovich

9?

?5

30. Matteo Nekich


31. Giulio Smircich

r>

1650
1675
1693
1695
1700
1715
1717
1719
1735
1740
1742
1750
1755
1757
1765
1766
1766
1774
1781
1783
1785
1786
1800
1810
1815
1827
1828
1844
1848
1868
1870

295

veramente slraordinaria, che nel giro di due


secoli dieci individui d'una slessa famiglia sieno stali parocbi, ne'ia stessa pr'^ochia.^ nella propria patria. Eppure
cos: la famiglia Vlatkovich HJ Novegradi, come risulta dal
suddetto prospetto, conta dieci sacerdoti, i quali furono parochi '\ quella borgata das 1650 al 1850. Ci prova evidente, che questa famiglia fu sempre degna, rispettabile e
religiosa^ che colle cospicue sue virt seppe guadag'narsi
r affetto e la s'uma ^e\ popolo, ed esercitare perci rna potente influenza morale nella sua patria. Merita speciale menzione tra essi Paolo^ che durante la sua lunga amminislrazione si distinse per zelo, premura e decoro della chiesa,
e delle sacre funzioni, nonch per la diligente cura spiriiuale
de' suoi parochani, per cui merilossi nel 1839 uh canonicato nel capitolo metropolitano di Zara, ove anche mor
nel 1843. Era dapprima canonico onorario di Nona, vicario
cosa

decano, e convisitatoro

foraneo,

Martino dopo poco

nipote

quella

di

tempo

Io

diocesi.

Il

nella

sostitu

di

lui

carica

assidua ed oparoco decano, e dopo quasi vent'anni


seggio
canonicale
perosa amministrazione gli succedette nel
di

di

della

di

nostra Basilica.

La casa canonica
scilocco. Fu eretta

stico

sita fuori

1874

nel

concorrenza dei

colla

della borgata,

dalla

parte

spese del fondo ecclesia-

villici.

Localit appartenenti a Novegradi.


Grabarie

Prelati

Podgradina

Pali

illustri,

ch'ebbero

natali a Novegradi.

Cardinale Pietro Antonio Zorzi^ di nobilissima ed


antica famiglia veneta, nacque il 20 novembre 1745 nel castello
di Novegradi. dove il padre teneva l'onorevole uffizio di Conte
1.

//

e Provveditore della Serenissima Repubblica.


fu

da' suoi

collocato

Giudecca

in

Venezia.

Ancor giovinetto

genitori nell'accademia

D'ingegno

ligenza, nelle letterarie discipline

vivace, e
si

distinse,

dei nobili alla


di

aperta intel-

e nella

poesia

avanzamenti, riscuotendo la
universale ammirazione. Entr neW anno diciottesimo nella
benemerita Congregazione Somasca, ove fece rapidi progressi nella perfezione cristiana. Cultore assiduo delle filoitaliana

latina

fece

brillanti


sofiche dottrine
egli

in

296

e della Sacra Teologia,

queste istituzioni, che

professore

destinarlo

di

Brescia, e poscia

in

mezzo

alle

di

di

filosofia

direttore

sacra eloquenza

del

in quello di

occupazioni non

importanti

quali

breve s' avanz


suoi Superiori non esitarono
in

divina parola e nei templi e nei

Collegio

Padova

tralasci

di

pro-

dispensare

la

cacciandosi

estimazione dei v( scovi, dei magistrati e delle


famiglie. Le cospicue sue virt, e le esimie sue

pi illustri
doli

lo

chiostri,

la

innalzarono ben presto alle cariche della Congrega-

troviamo elevato alla precipua Prepositura


della Congregazione in s. i^Jaria della Salute in Venezia, e
poco stante nominato Definitore. D'un tratto, e contro ogni
sua aspettazione si vide egli nel 1785 preconizzato vescovo
Appena entrato in quella diocesi, si
di Ceneda da Pio VI.
pose a governarla con solerte cura e premura indefessa. E
colla parola e coli' opera si prest a tult'uomo alla riforma
dei costumi del clero e del popolo, ed all'organizzazione
delle scuole pie laicali della citt. Rimasta frattanto vacante
nel 1792 la sede metropolitana di Udine, dietro proposta del
Veneto Senato fu dalla santa memoria di Pio VI innalzalo
su quella cattedra illustre. Appena n'ebbe l'amministrazione
del suo clero e
si consacr intieramente alla santificazione
del suo popolo. In questo novello campo di esercitazione

zione. Di

fatti

lo

fece egli spiccare

tutte

le

sue virt.

Grave

nel tratto,

nel

portamento modesto, aff"abile nelle maniere, nel suo parlare


misurato, di moderazione ripieno in mezzo alla dignit, serviva a tutti di fiaccola accesa per battere il sentiero della
virt. Divideva egli tutto il suo tempo fra la preghiera, lo
studio, ed il governo gravissimo della Diocesi. Eletto che
fu nel 1800 Pio VII, si rec a venerarlo in persona a Venezia, ed ottenne da lui a viva voce la concessione di ristabilire il terzo giorno festivo di Pasqua e le feste di s. Giuseppe e di s. Giovanni Battista. Fece dippoi la sua visita
pastorale

in

trodusse

un

cristiana,

la

tutta

la

nuovo

vasta

metodo

sua Diocesi,

dietro

d'insegnamento

la

nella

quale indottrina

quale veniva fino allora impartita con molta va-

vescovo
di Mondov M. Michele Casati, la quale tuttavia si adopera
colle aggiunte fatte dal sac. Luigi Fabris udinese. Acerrimo
propugnatore dell'ecclesiastica disciplina, insistette specialmente sul vestito del clero, visitava frequentemente le scuole
del Seminario, faceva di per s gli esami ai chierici che

riet

e dissonanza. Adott cio

la

dottrina del

dotto


aspiravano
nei

agii

Ordini,

giovani petti l'amor

speciale, che nei

297

dispensava

allo studio

monasteri non

premi

e alla

si

per

Ebbe cura

piet.

rallentasse

accendere

il

fervore, e

non si avesse a turbare l'ordine usato. Non mancava di


porger ajuli opportuni quando questi sacri asili si trovavano in qualche distretta. La sua carit verso il prossimo
era

ardentissima

ed

inesauribile.

Nessuno

degli

sventurati

suo amoroso cuore, e per soddisfare alle esigenze dei poveri si restrinse nei famigliari bisogni per guisa,
che il suo poteva dirsi nulla pi che decente sostentamento.
E questo suo spirito di carit ebbe a spiccare in modo strasfuggiva

al

ordinario quando l'anno

1801 una desolante carestia colpiva


la sua Diocesi. Il governo Austriaco aveva sommamente caro
questo insigne Prelato, e non poteva dimenticare con quale
assennatezza, con quale prudenza erasi egli condotto, quando
il
Friuli, con tutto il dominio Veneto, pass sotto l'impero,
per cui l'Imperatore Francesco 1 non tnrd di riconoscere
cospicui suoi meriti, e con diploma del 2 agosto 1802 lo
nomin Consigliere Intimo attuale di Stato, colla dispensa del
pagamento delle lasse relative, avuto riguardo ali" uso che
faceva dei redditi della sua mensa. Ma non era questa la
sola onorificenza a lui riservata, poich con viglietto 4 dicembre dello stesso anno il celebre segretario di Stato Cardinal Consalvi fecegli sapere che S. S. Pio VII, seguendo
il costume della
s. Sede di onorare colla porpora un figliuolo
di s. Marco, nella occasione cos detta delle Corone, aveva
fallo cadere la scella sopra di lui. Cos fu; e nel Concistoro
segreto del 17 gennaio 1803 fu nominalo Cardinale di s.
Chiesa. Ma poco ancora di vita reslava alT arcivescovo.
Mentre egli ravvolgeva in mente nuove disposizioni a vantaggio dell' arcidiocesi, una stranissima malattia di nervi lo
attacc verso la scorcio di Maggio. Fu questa lunga, dolorosa e indomila ad ogni rimedio. In mezzo ai dolori, che
lamentavasi,
di nulla
Io andavano lentamente consumando,
ma da un solo pensiero era angustiato, dal pensiero dei poi

Onde pochi giorni innanzi alla sua morte, stringendo


la mano dell'addolorato fratello: Vi raccomando i miei poveri^ flebilmente diceva, vi stieno a cuore i miei poveveri.

relli.

Si facevano

preghiere

per

la

vita

di

lui,

ma

era

gi

17 dicembre 1803 verso le


maturo pel
ore 3 pom. confortato dei Ss. Sacramenti esalava l'anima
sua neir et di 58 anni, dopo aver governato T arcidiocesi
Cielo, e

il

sabato

298

udinese per 11 anni. 1 solenni funerali ebbero iuog-o il di


2! dicembre, dopo i quali fu iella una funebre orazione ialina, nella quale furono encomiate le esimie virt del
defunto Cardinale. Nessun monumento ne ricorda la memoria.

Ceneda nell'aula del palazzo comunale esiste dipinto il


suo stemma; a Udine nella sala superiore dell' arcivescovato
la sua effigie in affresco con brevissimi accenni al suo governo

diocesi udinese: un

nella

ritratto

ad olio nell'archivio

capitolare di Zara.

Biagio Mandevio.

Novegradi. da onesta e
ricca famiglia, dottore in ambe le leggi, da mansionario
della metropolitana di Zara, eletto vescovo di Nona nel 1602
nell'et di 32 anni. Vedi la serie degli ecclesiastici illustri
di Zara nel voi. I p. 211. e la sene dei vescovi di Nona
nel V. li. p. 144.
2.

nato a

Obbrovazzo.
26 '/, miglia
fiume Zermagna.

nord est da Zara, nella


vallo bagnata dal
T antico Tedanio di Plinio,
giace sulle sue rive la borgata di Obbrovazzo, \^ Arcjyruntum dei Romani, ovvero anche RiporiLin secondo Tolomeo,
e nel tempo medioevale Bravizo, Obbrovizo^ ed Obrovaz appellata, e finalmente Obroatknn. E formato questo paese da
un gruppo di alte case, che diletta, non tanto per la sua
ripartizione, quanto per il sito, chiuso in due lati da scoscesi dirupi. La contrada, che lo dimezza, divide la parte
Alla distanza

situata
collina,

forte

eretto

sulla
in

riva

cima

di

dello
della

Zermagna da
quale trovansi

quella
le

sulle falde

rovine d'un

della

antico

celebre castello, probabilmente quello stesso, che fu


nel

1282 da Giorgio Ghiurjacovich Co.

di

Corbavia,

1409.
Era Obbrovazzo la sede dei conti Corbaviensi prenominati, il cui ultimo possessore fu Giovanni, di sopranome
Torquato, figlio di Carlo Tiranno, detto volgarmente Carlovich. e di Dorolea Frangipani, il quale fugg in Schiavonia
dopo che in gennaro del 1527 fu espugnalo dai Turchi quel
castello, che sotto la direzione e il comando del suo castellano Juro Co. di Possedaria. d'immortale memoria, vi oppose
accanita, e valorosa resistenza. Venne dopo qualche tempo
in poter de' Veneziani, quando cio nel 1647 sotto la condotta del Provveditor generale Foscolo, e con la cooperae ristaurato

dai Veneti nel


zione della

per

lo

nazionale

milzia

ripresero

299

presero

lo

1683 per perderlo

nel

qual anno venne ricuperato

nel

Turchi,

ai

di

nuovo

nel

Veneti, guidali

dai

quali

1684,

da Elia

Jankovich Dede e dal patrizio zaratino Simeone do Bortolazzi; dopo di che fu assoggettalo al veneto Provveditore
di Novegradi. Nel 1694 presero fuoco
accidentalmente tre
botti

guerra, ed
il

suo

fuori

di

che

polvere,

di

il

castello

erano

ivi

custodite

bisogni di

pei

da capo a fondo, salvo rimanendo

croll

governatore Demetrio

che

Vlast,

queir istante

in

esso trovavasi.

Quando sia stato eretto in parochia questo pat^se non


consta. Se non che da documenti rilevasi, che varie chiese
ab antico esistevano, fra

ne primeggia una dedicata a s. Pietro ap. edificata nel 1029, ed un' allra assai
pili antica intitolata a s. Michele are. come vedremo in ap-

ivi

quali

le

deduce che una curazia doveva aver esistito gi a que' tempi in quel sito. A molte vicende and
soggetta questa terra sino alla pace col Turco
vicende che
sarebbe troppo lungo il riportare.
Conchiusa la pace dalia Repubblica colla ottomana potenza, si pens a fabbricare in Obbrovazzo la chiesa parochiale. La edificarono
villici sotto il castello quasi a met
della collina, in onor di s Giuseppe; ma corrosa e sdruscila
dal tempo, venne nel 1794 riedificata, come risulta dalla lapide commemorativa, esistente sopra la sua porta d'ingresso:
presso. Dal che

si

SVFFRAGIIS
INCOLARVM
AC
OPERA
ZELO
SEDVLITATE
BOLIS
D
ANTONII
NOB
PROCVRAT
.

ET
P.

R.

PAR

TEMPLVM
A
L'interno
l'uno dedicato

Padova, ed
ciali

della
al

MDCCXCIV

chiesa

bello.

ornato di tre

al

osservazioni, se

si

suffragio.

Non

offre

altari,

Antonio di
argomento a spe-

patrono e titolare, l'altro a

terzo

il

NECHICH
FEAEDIFICATVM

PASCALIS

s.

eccettua l'antico dipinto rappresentante

Vergine, collocato sopra l' altare a sinistra. Dinanzi la


chiesa scorgonsi varie sepolture, con iscrizioni, che accen-

la

300

nano agli anni ITI 7, 1739 e 1785. Dietro la slessa si veggono immurale sei lapidi romane, ivi trasporlale dal castello
Garin; due delle quali sono riportate nel manuale di Dalmazia del 1873, e le altre sono illeggibili. Venne ristaurata
nel 1827. Era di juspalronato dei minori Osservanti del Ss.
Redentore di Garin per veneto privilegio, dal cui governo,
ed anche dai successivi fino al 1810 riceveva un annuo
assegnamento.
Vicino alla chiesa oravi T ospizio dei Frati, che serv
di

casa parochiaie per vario tempo.


pia confraternita esisteva nei tempi andati

Unti

parochia,

sotto

il

titolo

questa

Aveva 112

Sacramento.

Ss.

del

in

buone rendile in luminarie, ed elemosine che venivano impiegate pel mantenimento dell' altare. Fu soppressa

confratelli,

nel

1808

pel

decreto imperiale francese

quest'anno.

di

Obbrovazzo apparteneva alla giurisdizione spirituale del vescovo di Nona. Ora pure parochia
con 561 anime, e dipende dal Decanaio di Novegradi.
La parochia

di

Serie dei parochi di Obbrovazzo.

Tommaso

Taifra

p? roco

Matteo Vidolin
Vincenzo Segarich

1827
1831
1840

nel

>?

11

>?

>?

yy

?7

95

ora arciprete di Pago.

Stefano Buzzolich

Paolo de Zanchi

Bernardino Allujevich m.

o.

Antonio Rasso

Un
vazzo,

vento

nel

dal

virt

1530

pendenti

vescovo

?5

Religiosi Benedettini, dello di

di

nastero

del fiume, esisteva nei passati

Bano Stefano

dei premenzionati
in

??

miglio circa lontano dal celebre castello di

alla riva

fondalo

yy

1863
1867
1870
1876

il

fu

Bolle

Gonli

alcuni

casali,

1052,

la

di

Gopriva,

juspalronato

e di

commenda

in

commendatario
questo modi Possedaria. A
cura d'anime, e n'erano di-

fu

Jacopo

affidata

Giorgio

s.

Corbavia. Passato

Pontificie

chierico
allora

di

l'anno

secoli

Obbroun con-

eletto

che furono

Nona, che vi esercitava


E chiesa e convento furono distrutti
ne rimasero che le sole rovine, ed

abbate

visitati

di

la

nel

sua

dal

giurisdizione.

dai Turchi,
il

1572

cimitero

per cui non


parochiaie.


Abbiamo memorie

301

che

scritte,

Obbrovazzo esistesse

in

un chiostro ed un tempio dei Cavalieri Templari. Il (empio


aveva per patrono e titolare s. Martino. Questi due edifizii

erano
1320.

situali

Ma

presso

pili

tardi ristaurali

Conventuali,

dai PP.

musulmana

Ambedue

mare.

il

l'

uno e

restarono

l'altro

1500

lnalmente nel

cata a s

sesso

ai

dalla

distrutti

ferocia.

tempi rimoti

in

III

in

arcr*)tyelo, la

i\]ichele

Celestino

nel

furono occupali

Esisteva inoltre presso M mare un Ospizio


Francescane, il quale fu distrutto nel 1409.

V'era

estinti

del

1195, con

Un'altra chiesa ancora,


vasi in questa

Terziarie

Obbrovazzo una chiesa, dediquale menzionata

in

Bolla

ne venne coniermato

cui

monaci Benedettini

di

s.

Grisogono

intitolata

borgata, ed ricordata

in

di

il

di

pos-

Zara.

Pietro ap. trovascritture

del

1020

1068.

e del

documento

1029

menzione d'una chiesa di s.


Grisogono, fabbricita a Obbrovazzo da Elena sorella del
Bano Godemiro e donata assieme ad alcuni terreni al monastero d' s. Grisogono di Zara.
Come apparisce da scritture del 1070, 1072 e 1073
convento di s. Grisogono di Zara possedeva a Obbrovazzo
il
molti beni donatigli da Pietro Zupano di Sidraga, e da altri
In

del

benefattori.

1175, 1236, e 1277 questo villaggio


appellato col nome di Ohhrovaz.
S. M. r Imperatore d'Austria Ferdinando I. con suo diploma del giorno 2 Marzo 1842 ha accordato alla borgata
privilegio speciale di tenere ogni anno
il
di Obbrovazzo
una fiera di tre giorni, cio ai 4, 5 e 6 ottobre.
14
S. M. l'Imperatore Francesco Giuseppe il giorno
In

Aprile

carte del

1873 onor d'una breve

visita

questa borgata.

Localit aggregate a Obbrovazzo.


Tre miglia distante dall'odierna parochia di Obbrovazzo la villetta di Zafon^ denominala anche Obbrovazzo
inferiore per distinguerla dalla prima, che Obbrovazzo su1.

periore suolsi appellare.


Un' altra localit non lontana da questa parochia
Krusevo con alcune case, ed incirca 50 anime.
2.

3.

302

Ospizio di Podprag

Da Obhrovnzzo un ponte

legno

di

atlraversa

il

fiume

Zerniagna, e da quello comincia ascendere una strada rootto


tabile, per i primi poggi del monte. Dopo una gita di
miglia in continua ascesa si affaccia la grande catena del

mezzo a gioghi una rocca, cinta d'ispidi dumi,


denominala Podprag^ all'altezza di piedi 2501 ossia 834
metri sopra il livello del mare L si vede un' elegante temYelebit ed

pietto,

in

dedicato a

senta

due

sorte

dalla

opposti

Francesco d'Assisi,

s.

prospetti,

provincia.

rivolti

il

inverso

cui esterno
di

chi

pronai ornati d'intercolonii

Li

pre-

entra
di

stile

estendono a tutta la larghezza


esterna di metri otto, e si prolungano innanzi due metri.
Sopra base quadrata di otto metri per ogni lato s'innalza
tempio, coronato da attica sopra cui poggia il coperto
il
formato da volta sferica rivestita con lamina di rame. L' edifizio
ottangolare nelf interno, con quattro nicchioni, corrisponcon

dorico

denti agli

frontispizio,

angoli: due

si

occupano

lati

le

porte, e due gli al-

pavimento di lastre bianche e nere levigate, disposte a gradevole disegno, in forma di stella. I muri esterni,
diligentemente lavorata, presentano quasi
costru
di pietra
un' intera massa di color cinericio, ornata di bianche cornici
e colonne d'un sol pezzo, il tutto estratto dalle cave della
provincia. La vaghezza del tempietto, che splende in tutte
le sue parti proporzionata, viene nobilitata da un magnifico
dipinto dell'esperio pennello del defunto Francesco SalghettiDrioli. 11 quadro rappresenta il taumaturgo d'Assisi, che riceve le sacre stimmate. Lampade, bracciali, candelabri in
bronzo doralo di squisito lavoro, adornano le pareti e gli
altari.
Rimpetto l'altare, su cui si celebrala messa, trovasi
una lapide che rammenta la consacrazione, fatta da monsignor Giovanni Bercich, Vescovo di Cassia, e vicario-generale
dell'Arcivescovo di Zara Vi si legge quanto segue:
tari.

Il

MDCCCIXL
DIE

XX

MAJI

HAEC
ECCLESIA
CONSECRATA
FVIT
.

IN
S

HONOREM

FRANCISCI


Al servigio
l'

tempietto destinato un cappellano del-

del

MM. 00.

ordine dei

303

assistenza assegnato

sua

iti

un

per cui fu costrutto un comodissimo alloggio per entrambi. L'ospizio, che accoglie gratuitamente luU'i viandanti
laico,

ha

carrellieri,

un apposito custode salariato

gotenenza, come

pure

lo

400

cappellano con

il

dall'i,

r.

Luo-

annui fio-

che dalla cassetta privala di S. M gli vengono elargiti


a titolo di stipendio, ed altri 30 per la manutenzione del
tempietto. Un'altra casa serve di abitazione al maestro stradale, ed allo stradino.

rini,

1841

cappellano fu nel

11

ed attualmente

il

il

Bernardino

P.

Allujevich,

ambidue dei minori

Costantino Banjes,

osservanti.

Questo tempietto venne ivi eretto a monumento di riconoscente memoria verso l'Augusto Monarca Francesco I,
che ordin la costruzione della strada del Velebich, la quale
pu annoverarsi tra le pi celebri, e per convenienza di traccia,
e per accuratezza di lavoro, e per arditezza di opera.
Nel pronao vi scolpita da un lato una iscrizione latina,

allusiva

impresa. Essa del seguente tenore:

all'

PARENTI
FRANCISCO

OPTIMO

PROSPICIENS
DALMATIAE
AEMVLAM
ROMANIS
VIAM
BAEBIAS
ALPES
PER
MVNIVERIT
STRAVERIT
AFERVERIT
AVSV
IMMORTALI

QVOD

OMNIMODIS

DALMATAE

VNIVERSI

AD ALIAS IMPERII PROVINCIAS DITIONE CONJVNCTAS


GRATVLANTES
SIBI
ITER
PATEFACTVM
.

AD

MEMORIAM

AVSPICI

TANTI

FELICITATIS

BENEFICII
.

SVAE

DEDICAVERVNT

ANNO

Carin
Giace

il

CCC

XXXII

(Karin)

v'Maggio di Carin in fondo del mare di Nosbocco d'un fiumicino, che puranco Carin si

vegradi

allo

appello.

Era qui l'antica Corinium

cos denominala,

dall'antico

di

castello

Plinio

edificatovi

di

Tolomeo,

da

Carino,

304

M. Aurelio Caro 1' anno dell' era volgare 283, spedilo in Dalmazia per opporsi, secondo il Frescot. alT irruzione dei barbari, e per contrastare l'impero a Diocleziano.
In seguito divenne Castello dei Conti Croati, sotto de' quali
ebbe anche il titolo di citt. Era essa, infalli, cinta di mura,
cui avanzi scorgonsi di presente, sul colle Gradina Mio(jrad. Quadrilatera n'era la sua forma, con tre torrioni nei
di

figlio

lati

pi esposti.

Verso

ed

mare,

il

vicinanza del

in

suddetto

un chiostro di Benedettini, fondato

esisteva

nono secolo, menzionato


nemerito,

ed

in

nelle

cronache

testamento dell'anno

al

castello

principio del

quell'ordine be-

di

1114,

conservalo

nel

Grisogono in Zara. Tale chiostro


sull'alba del secolo decimoquinto fu convertito in Commenda
a guisa degli altri conventi deif Ordine, ed in seguilo ridotti
alcuni beni del medesimo a beneficio semplice, fu ceduto e
rinunziato nel 1668 con solenne scrittura al vescovo de
Grassi di Nona, che l'un alla Fabbriceria della Cattedrale
in tempi di somma urgenza e misera della chiesa, dopo cio
invasioni, che la ridussero all'estrema indile lurchesche
preesistito

archivio

di

s.

genza.
Sulle rovine di questo antichissimo cenobio benedettino,

venne
pei

edificata

minori

1429

l'anno

osservanti,

un'altra monastica

quali

ro pacificamente operando gran

polazione. La

chiesa

da Elisabetta,

annessa

consorte

ivi

bene
vi

collocarono

si

fu

in

mezzo

eretta

Nicol Bano

di

dai

di

abitazione
e

visse-

pofondamenti
lanla

Carin, e

vi

leor

vigne e oliveli a sostentamento della religiosa


famiglia, che lo abitava. E chiesa e convento soffrirono molli
danni nelle incursioni fatte dai Turchi sui terrilorii di Zara
e di Nona, le quali dal 1468 al 1500 furono ripetute per
beni

stabili

in

con pi

ben undici volte

meno danno

delle

vile

e degli

averi.

Nel 1645

convento rest arso, e poi anche atterrato;


non cos la chiesa, che fu meno danneggiala ed anzi conserv la sua forma. E l'una e l'altro dopo stabilita la pace,
furono rifabbricati al principio del secolo decimottavo. Quei
religiosi nel 1736 condussero a compimento ambidue gli e
al che contribuirono
difizii.
molto Giorgio Grimani. Provveditore Generale della Dalraazi;'. colf arcivescovo di Zara
Vincenzo Zmajevich, decorandola quest' ultimo di una pala
il

e dell'organo. Questo convento provvedeva co' suoi religiosi

305

Krusevo, Jesenice, Rodaljice,


Ervenk, e Perusi. Presentava, in caso di vacanza, al vescovo di Nona tre sacerdoti, ed egli fra questi ne sceglieva
uno di sua persuasione.
La chiesa intitolata all' Immacolata Concezione di M.
V. ben provveduta di sacri arredi, e per relegante sua
struttura degna di ammirazione.
rendite di praterie, boschi, oliveti, ed
Il convento ha
anco di animali lanuti.
Nel 1827 v'erano dodici sacerdoti, 7 dei quali impiegati in cura d'anime nelle parochie. Si occupavano allora
curazie

alle

di

nello istruire

Obbrovazzo,

fanciulli

delle ville

circonvicine.

V'era a Garin una confraternita, intitolata a s. Ciriaco


senza corporazione, con poche elemosine pel mantenimento
dell' altare.

Oltre la chiesa

primaria v' una pubblica cappella de-

Nativit di M. V. fatta costruire dalla pia faBellan nel 1748, la quale serve pei fedeli cattolici,

dicata alla

miglia

che dal 1682 si stanziarono in quei dintorni.


Trovansi ancora le rovine di una chiesa dedicata a s.
Marco, ed appellata anche s. Nicol. In essa esiste una colonna grande che finisce in forma di pigna, con iscrizione
romana.
Ov'era il castello e le case circonvicine surse un villaggio di Morlacchi di rito serviano, con una chiesa intitolata

s.

Cirillo.

memorie storiche

Gregorio Stratico trovasi


scritto, che col diploma di Lodovico, re d'Ungheria, di data
4 dicembre 36I, il castello e la torre di Carin furono dati
in dote da Elisabetta madre di Lodovico alla figlia Winicha.
Esiste in questo villaggio oggid un torrione turco diroccato. Carin diffeso da Giovanni Hranovich nel 1514 cadde
in
mano dei Turchi Fu ripreso nel 1647 dal conte Possedaria. Tentarono
Turchi di riaverlo nel 1649 ma furono
battuti dal famoso Elia Smiglianich.
In scritture del 1301, 1390 e 1407 vi cenno di aU
cune famiglie nobili di Carin, quali sono i Slavotinich, i Mogorovich. Dorino e Mardessich.
Nelle

di

Carin appartiene
politico

di

al

distretto

giudiziario

ed

al

comune

Obbrovazzo.

20

PAROCHIE

306

COITTIITEITTALI.

Jasenizze
In distanza
il

tre

di

(Jesenice).

miglia

mar

dal

di

Novegradi trovasi

villaggio di Jasenizze^ cos denominato dagli ottomani, che

ne impadronirono sotto la direzione del loro comandante


Jasen. Giace questa estesa parodila in un vasto e sterile
se

promontorio, unito dal lato


monti

e scoscesi, e circondato dal canal della morlacca,

alti

dallo

borra alla montagna, mediante

di

e canal di Novegradi e dal

stretto

fiume Zermagna.

hanno le
case assai disperse, perch fabbricate dove meglio lor consuoi abitanti,

veniva per

esclusivamente

dediti

pascoli del

pastorizia,

alla

La

bestiame.

loro

ricchezza ri-

posta negli animali.

Questa parochia era per l' addietro di juspatronalo dei


minori osservanti della religiosa provincia del Ss. Redentore
a Garin. \\ paroco aveva un assegno dalla Repubblica veneta e fiorini 50 in natura dalla popolazione. Ora nel decanato di Novegradi, ed appartiene esclusivamente alla giudell'arcivescovo

risdizione

soggetta

vescovo

al

di

fu

cui facciata

di pietra

edificata di pianta nel

un

battuta,

ed

spese del fondo ecclesiastico.

la

1877

quadrilalero oblungo,
i

cemento; sopra la facciata sorge


campane. L'aitar principale dedicato

tra

dapprima era

Nona.

La sua chiesa parochiale


a

mentre

Zara,

di

in

muri
il

al

laterali

di

pie-

campanile con due


dottor s. Girolamo.

L'antica chieda parochiale era dedicata alla Ss. Trinit,

ed aveva, oltre
altro in onor di

Aveva
cazione

il

s.

maggiore

Ss.

Trinit,

colle rendite in natura e


al

cullo.

alla

titolare,

un

Antonio.

questa parochia una

della

necessarie

altare dedicato

confraternita sotto

composta

colle

di

20

l'invo-

confratelli,

elemosine sostenevano

le

che
spese

307

Giorgio m. ed una
terza presso il mare, posta alla fine del canal della Morlacca
nella localit, denominata Eavanjska, ove sono parecchie
case, ed il cimitero comunale.

Havv

un' altra

chiesa dedicala a

La casa parochiale

di

s.

recente costruzione, fabbricata

spese del fondo ecclesiastico.

La parochia consta

di

831 anime.

Serie dei parochi di Jasenizze


*

Pf Giovanni

Camber m.

Giovanni Simich m.
iacomo Missul
Domenico Buiacich
Tf e ? Bernardino Allujevich
*'
.%^
JVIatteo Nekich
(Giovanni Nekich
Pi

-^
I

o.

paroco

nel

o.

?5

?5

1826
1827
1840
1842
1863
1870
1876

Localit della villa di Jasenizze

Luzine

Stupica

Sibenik

Pod-Zelenikova

Dolac

Bravar
Podograde
Podbobie
Mekidoci

Barstanusa
Bunari

Kitnasta-glavica

Zelena-glavcH

Vucipolje

Cicevice.

ovac

Ravanjska

Repubblica veneta la villa era presidiala da


soldatesca per guardia e sicurezza de' confini.
Due miglia distante dalle abitazioni vedesi il castello
di Dracevac^ una volta ragguardevole per la sua importanza.
Jasenizze ha dato
natali a Tommaso Nekich, che fu
vescovo di Nona, pel quale vedi a pag. 233.
Sotto

la

KruSevo.
Cinque miglia al sud di Obbrovazzo situata la grossa
villa di Krusevo^ rammentata
in documento del 4 ottobre
1224 del preesislito archivio di s. Grisogono. Ha 1182
abitanti, le cui case sono assai disperse
sono situate In
luoghi adattali alla pastorzia, e persino 6 miglia distanti
dal centro della villa. Appartiene al distretto e comune di
Obbrovazzo.
;

era posta alle rive del mare


Novegrad, era un tempo rimarchevole pel suo sotterraneo.

La primitiva sua

di

308

chiesa,

eh'

Venne rifabbricata nel 1681


smo e Damiano. Attualmente

sotto

titolo

il

dedicata a

ne ha

mm. Co-

dei Ss.

Giorgio

la

onor di s.
il
cimitero
parochiale
essa
ed anche
ad

Antonio, Attiguo
la canonica.
Il paroco veniva per T addietro presentato dal Guardiano
quale

di

T aitar

oltre

principale

Garin, e confermato

dal

un' altro

vescovo

in

Nona: ed ora

di

dal-

arcivescovo di Zara.
Scorgonsi in questa villa nella localit Gradina parecchi avanzi di antichi fabbricati^ ed una sorgente d' acqua
minerale nella localit Osovnica^ eguale pei suoi effetti aldi Siila. Dalla prima vennero dissotterate delle lapidi
l' aqua
l'

antiche con iscrizioni, le quali furono trasportate

vazzo ed immurate nel muro


e dell'antica di

cattolica,

s.

di

cinta

Obbro-

della chiesa parochiale

Giorgio.

Serie dei parochi di Kruevo.

Sunara m. o.
Marco Vidossevich m. o.
Matteo Kulisich

Serafino Lubin

Ladislavo Radnich

Antonio Demarchi

P. Michele

55

1827
1848
1864
1867
1869
1876

nel
V

??

55

J?

J3

44

44

Fridraga.

Novegradi, a piccola disianza, trovasi il villaggio di Pridraga. cappellania esposta, soggetta al paroco
di Novegradi con 562 abitanti, le cui case sono molto disperse, essendo essi per la maggior parte dediti alla pasud

di

storizia.

La

situazione

di

questa

villa

pi deliziose, che perci le impose

una

al

litico

Novegradi.

di

distretto

giudiziario

di

nome

belle

Pridraga^ o
carissima. Anticamente

il

Predraga^ che in italiano significa


era Dolac denominata, perch posta
partiene

delle pi

in

Zara,

di

luogo basso.
ed

al

Ap-

comune po-

309

Sua chiesa antica era s. Martino, presso cui i minori


osservanti avevano un chiostro, come risulta dal testamento
23 agosto 1472 di Cipriano de Giorgi, nobile di Zara, che
lasci ai Francescani d

Pridraga

lire

50. Distrutto

il

chiostro

1590, rimase in piedi la chiesa isolata, nel mezzo della


campagna, con l'attiguo cimitero, lontana mezzo miglio dalle
prime case dei paesani. Veggonsi ancora
ruderi del

nel

chiostro.

Cappellano

ma

gradi,

siedeva
paroco.

Pridraga fu una volta

1825

nel

le

Novegradi,

Una

di

pia

fu

confraternita

dato un apposito

essa

sotto

tempo antico, ma
memoria in documento

rendite in

anche

serviva

essteva da
v'

paroco

il

Nove-

curato, che ri-

di

cooperatore

patrocinio di

il

soppressa

fu

di

nel

s.

al

Martino
1808. Di

1535. Aveva 40 socii e


natura ed elemosine, che venivano spese pel mandel

tenimento dell'altare.

Sommo

Paolo III con suo Breve del 12


gennaro 1535 ha concesso un indulgenza perpetua di 100
giorni ai fedeli, che avessero pregato in questa chiesa secondo la sua intenzione nel gioved, venerdi e sabbato santo,
11

nella

festa

del

Pontefice

Corpits Domini^ e del

titolare.

Serie dei cappellani di Pridraga.

Luca Zernich
cappellano
Matteo Ljubanovich
Giov. Nepomuc. Barbalich
balich
Giovanni Baicich
Giovanni Ljubanovich
h
Giovanni Oslrich

Matteo Nekich
n
o.
P. Serafino Lubin m. 0.

11

11

,5

Carlo Sarich

Onorato Milos
Vlad. Radnich

nel
n
??

11

??

i}

11

J5

?9

^;

?,'

?9

?5

j;

1535
1826
1851
1852
1853
1863
1865
1867
1869
1876
1878

Nelle vicinanze di questo villaggio scorgonsi

d'un gran ponte

avanzi

ed inoltre le vestigia delle ville


Sudin^ Pozomoni^ Chotcina^ Bocuin^ Vezza^

di

pietra,

una volta esistite


Dexovac^ Cuchagn^ Bagdagn^ e
:

gli

castello

Jancovich

310

Islam-latino.
11

retta

paese

Novegradi ePolesnik.
questo luogo esisteva uno degli

Islam

"^

situato tra

orizzontale. In

castelli

castello

Banalico croato, innalzato sopra

del

falangi turche

dalle

Venne poscia
Sedislam che

le

nelF irruzione del secolo

1577

we

significa

da

antichi

rovine d'altro
Vespeljevac. Fu rovinato

denominato

antico,

assai

in linea

quelle

antemurale

decimoquinto.

riedificato

nome

col

della fede.

Dal

che

di
si

deduce, che dai Turchi fu imposto il nome a questo paese.


Quivi si stabil allora un forte presidio di militi, comandati
da un capitano turco. Lo visitarono nel
i

ne presero

quali

possedettero

animali,

gli

turchi fino

al

le

1606

donne, e

gli
i

Uscocchi,

fanciulli.

Lo

1647, nei qual anno, per timore

che venisse espugnato dai Veneti, fu da essi, a guisa d'altri


villaggi abbandonato. Venuto in cognizione di ci il governo
sped

il

capitano Giorgio Possedaria a verificare

r ordine
e

stello

mandare

di
il

borgo.

il

fatto

col-

fiamme e poi anche atterrare il cache anche infatti avvenne: ed ora non
in

11

che le macerie. Si ritrov in esso gran


quantit di viveri, e specialmente di frumenti e farine, che
altrove furono trasportate. Islam rimarchevole nella storia,

restano a vedersi

essendo questo

kaimakan

di

il

luogo,

dove

nel

1671,

Mahmud

pasci,

Costantinopoli, e Giovanni Battista Nani cav. e

Marco, ambidue commissari eletti, stabilirono


confini della Dalmazia, i quali furono anche approvati
dal Senato veneto, e dal Sultano.
Era Islam per l' addietro un solo villaggio, composto
di latini e di greci. E gli uni e gli altri avevano il proprio
paroco. Il paroco greco veniva eletto dal popolo, e confermato dal vescovo latino, il quale vi esercitava piena giuProcuratore

di

s.

risdizione,

visitava

la

chiesa di

rito

greco,

e vi

emanava

bene spirituale del popolo. Il paroco di rito greco prima della conferma faceva la sua professione di fede cattolica dinanzi al vescovo latino giusta
la formola
di
Urbano VIIL e riceveva la patente d' istituzione dal vescovo latino. Nel 1755, essendo stata tolta
ingerenza
dalla Repubblica Veneta ai vescovi latini ogni
sopra
fedeli di rito greco, la villa d'Islam fu in due parti
divisa, e 1' una fu appellata Islam-latino pei cattolici, l'altra
Islam-greco pei greci. Cos ebbe origine la parochia di' Islam *
decreti

risoluzioni

pel


latino^ la

311

quale adesso non pi parodila,

ma

cappellania

decanato di Rasanze dell' arcidiocesi di Znra,


con 327 anime, alcune delle quali hanno le loro case in
Islam greco, altre nelle localit di Riipalj, Era questa parochia sino al 1851 soggetta al vescovato di Nona.
Questo villaggio appartiene al distretto giudiziario di
Zara, e al comune politico di Novegradi.
La chiesa parochiale d' Islam-latino ha per patrono e titolare s. Nicol. Presso di essa havvi il cimitero comunale
esposta

nel

e la casa

canonica.

Aveva una
con 19

confraternita sotto

confratelli,

provedevano

del

patrocinio di

quali colle elemosine

beni campestri mantenevano


la

il

in

concio

Nicol,

e colle rendite di

colmo

s.

la

chiesa, e

necessario corredo.

Serie dei parecchi e cappellani di Islam-latino.


Matteo Petrich
Giorgio Stipanovich
Giovanni Justin
Giorgio Verixsatz
Giovanni Budich
Giovanni Simich

paroco

nel

cappellano

,^

1820
1840
1852
1863
1866
1876

Popovic.
Sei miglia distante da Garin
tanti

da

Bencovaz verso

verso

tramontana,

levante,

ed

situata la

altretvilla

di

Popovic^ \\e\ distretto giudiziario e nel comune politico di


Benkovaz. E menzionata in istrumento 20 agosto 1514 del
preesistito archivio di s Grisogono di Zara. Ha le case assai
disperse, ed il suolo molto sterile. Era parochia un tempo;
ora cappellania esposta della parochia di Medvidje nel
decanato di Benkovaz Apparteneva dapprima al vescovato
di Nona.
La sua chiesa parochiale era intitolata a s. Michele
arcangelo, ed aveva una lapide colT iscrizione = mdcix =
per cui sembra sia stata eretta nel 1609. Divenuta questa
incapace a contenere i parochiani, perch ristretta, ne fu
fabbricala un'altra a s. Antonio di Padova. In allora quella
di
Michele divenne succursiiale. Trovasi immurata in
s.
quest'ultima una lapide romana, che ricorda una questione


di

insorta tra la comunit di

confini

Non

312

Nadin e

quella di Carin.

sa dove, n quando sia stala trasportala.

si

Oltre a queste ve n' un'altra intitolala all'Assunzione

M. V. con lapidi sepolcrali del decimoquarlo secolo


che si deduce essere molto antica.
di

cimitero attiguo alla chiesa di

Il

Havvi pure

Una

pia

la

dal

Michele.

s.

casa canonica.

confraternita

Padova manteneva
terreni. Fu soppressa

di

sotto

patrocinio di

il

chiesa colle

la

nel

Antonio

s.

rendite degli

annessi

1808.

Serie dei parochi e dei cappellani di Popovi.


Jacopo Bosicevich
Simeone Sebenzanich

Domenico Bujacich

paroco

nel

cappellano

nel

Giovanni Budich
V* in

questa

villa

un

torrione

1811
1840

l64
1876

turco,

Otavac.

detto

Medvidje.
da Popovi

verso nord
trovasi il villaggio di Medvidje. che con Dobropoljci, Zelengrad, e Bruska forma una circonferenza di 40 miglia,
con 1177 anime, assai disperse. E opinione d'alcuni che
'questo villaggio abbia preso il nome da certo Medo^ che
distanza

Alla

qui

venuto

da

di

dieci

miglia

Castel- Venier,

vi

si

slabl,

vi

si

pose a

coltivar la terra. Olire le rovine d'antichi edifizii, ch'esistono

presso

pure

il

villaggio nel luogo, denominato

indizi!

d'

un'

oppidum

diroccalo.

Gradina^
Col

si

sono
trovarono
vi

monete romane di Valeriano, d' Aureliano^ e di


Claudio, come pure una di Costantino. Tutto ci fa credere

poc'anzi

che l vi fosse un'antica citt, ora distrutta. I nostri archeologi trovnno qui le vestigia delf antica Hadra di Tolomeo, una delle 14 liburniche, distante 12 miglia ?( Asseria
(Podgradje).
Questa parocha, di nuova istituzione, fu eretta nel 1855,
ed di libera collazione dell' arcivescovo di Zara. Apparteneva per r innanzi al vescovato di Nona, ed era di juspalronalo del convento dei minori osservanti di Carin. La
sua chiesa parochiale dedicata alla Presentazione di M. V.
La primitiva sua chiesa era la odierna cappella di s. Gio-


vanni

Battista,

quale v'
colelta

in

313

fabbricala dai

anche il cimitero
onor di s. Elia.

1694, presso

paesani nel

comunale.

la

un'edi-

inoltre

Serie dei parochi di Medvidje.


paroco

Stefano Li ni ti

Giovanni Kerpetich
Ottavio Jovanovich m.
Matteo Vukic,
Matteo Drasic

0.

nel

??

?^

>?

>>

1812
1840
1852
1863
1876

Localit annesse a Medvidje


Dobropoljici.
villaggio di Dohropoljici

sud di Medvidje,
lontano 6 miglia, sul colle Smerdeljica, con poche case ed
anime circa 40. Ha questo villaggio la sua denominazione
dalla sottoposta campagna, eh' assai fertile. Si rinvenne
pochi anni fa in Dohropoljici un' iscrizione lapidaria molto
importante, che fu anche pubblicata, colla quale venne alla
luce una nuova citt non ricordata da alcuno scrittore antico, cio Alveria, V iscrizione, infatti rammemora una lite
insorta per confini, tra gli Asseriates, e gli Alveritae e composta da cinque giudici delegati a questo scopo dal Legato
pr Praetore della Dalmazia Marcus Pompejus Silvanus.
Il

Colla
tra

sentenza

da

contendenti.

dell'antica

lui

Alveria

Antichissima,
villa

di

furono segnati

pronunziata

nostri

giace a

archeologi pongono perci

in

Dohropoljici,

popolatissima

Dohropoljici. Per ordine

fu

del

ne'

tempi

governo

fu

quasi tutta data alle fiamme per essersi sviluppala

confini
il

passati

nel
la

sito

la

1717
peste,

e propagata nei circonvicini villaggi.

Zelengrad.
Zelengrad^ casale appartenente alla parochia di Medvidje
con 120 anime. Veggonsi in esso rimasugli d'antichi edifzii,
fra
quali un Torrione turco di forma elttica all' esterno,
i

e ettagona nell'interno, fabbricato, per quanto dicesi,

Beg

di

nome Zele

il

quale diede

il

nome

alla

terra.

da un

314

Bruska.
Brusha

anche casale

appartenente

parodila

alla

di

con 220 anime.

IVIedvidje

Rodaljice.
Alla

distanza di cinque miglia da Medvidje verso sci-

mentovato in scrittura
dei
del 1405. Era parochia di juspalronato del convento
mm. 00. di Garin, e dipendeva dalla giurisdizione vescovile
esposta della parochia di Medd Nona. Ora cappellania
vidje, con 547 anime.
La sua chiesa cappellaniale dedicata all'Assunzione
di M. V.

locco giace

il

villaggio di Rodaljice.

Serie dei parochi e dei cappellani di Rodaljice.


Stefano Lruti m.

o.

Giovanni Kerpetich
Ottavio Ivanovic m.
Matteo Vukich
Matteo Drasich

Le

paroco

nel

o.

,,

cappellano

,^

1812
1840
1851

1863
1876

annesse a questa parochia sono:


Kolajiska draga,
Drusichia draga, menzionata in carta dei 1341
localit

Ervenik<

Da Medvidje passando

per Pelrovacerkva dopo un viaggio

15 miglia si arriva a Ervenik^ villaggio posto sulle


sponde del fiume Zermanja, nel mezzo della Bukovizza.
Ervenik un'amena vallata, cinta tutto all'intorno da
poggi, colline e montagne, ove scorgonsi le maestose giogaje del Velebit, il monte Gostusa, il Seraiz, il Kom. il
Promina, ed il Prosik, nonch il fiume Zermanja, che attradi

versa

la

p anura fra pioppi giganteschi, e divide

il

villaggio

ed inferiore. Nel centro havvi un gruppo di


case con qualche negozio, appalto, scuola, appostamento di
gendarmeria ed ufficio postale. Gli altri casali trovansi di-

in

superiore

spersi in

altri

sedici

siti

tra

balze,

boschi e

burroni,

alla

315

13 miglia, e pi oltre ancora, se si riche una famiglia di Zegar appartiene n questa parochia.

disianza perfino di
flette

Varie sono le opinioni della derivazione della parola


Ervenik
non essendone per alcuna simile al vero, non
meritano di essere qui riportate.
L'origine della parochia incerta. Si ritiene da alcuni che
avesse avuto principio dopo che il valoroso Jankovich-Dede
cacci i Turchi da queste contrade. Non probabile; dappoich, se si considera, che dai villaggi del contado zaratino
e nonese, occupati dai Turchi, sen fuggirono
fedeli cristiani, ma dopo la loro cacciata ritornarono ai loro focolari
antichi, forza il credere
che ci pure sia avvenuto ad
Ervenik. E quindi siamo di parere che la parochia abbia avuto
;

origine innanzi alle turchesche incursioni, e sia contemporanea


a

degli

quella

che

Ritornati

villaggi

altri

furono

del contado.

gli

antichi

abitatori

ai

loro

letti

dopo la pace, e dopo di aver regolate le proprie cose,


fu prima lor cura di risarcire la rovinata chiesa di s. Michele, fondata nel 1402, e menzionata in istrumento di simil epoca. Divenuta in seguilo malconcia, ed insufficiente
all'accresciutasi popolazione, fu questa dalle fondamenta demolita, ed un' altra pii decente e pi ampia ne venne ediflcata nel 1839 a spese del fondo ecclesiastico
colla cooperazione dei villici. Fu anche benedetta, per quanto sembra,
nel 1844. Sopra le sue porte d'ingresso trovasi inserta una
lapide colla seguente iscrizione, che accenna all'epoca della
sua erezione = Imperatore Ferdinando /, sotto il paroco
Fra Simeone Ma^kovich = il quale morto appunto nel
1839. Siede questa su d'un piano orizzontale all'estremit
natii,

del villaggio, presso

sopra
la

la

molini, ed tutta circondata dal cimitero,

le cui lapidi sepolcrali

mezzaluna,
di

la

m.

sagrestia

essa,

croce ecc.

2:75

per

veggonsi qua e

lunga

m. 5:79.

legno a due colonne.

e titolare,

come

al

principe della milizia

l scolpiti

il

lepre,

9:85, larga m. 6:90;

Un

dedicata
celeste

solo
all'
s.

altare v'

in

antico patrono

Michele arcan-

sono la maggior parte delle chiese del contado zaratino, segno questo della grande fiducia che riponevano le genti in questo campione del cielo contro la musulmana potenza. La pala di buon autore; eccelso dono
della Casa Imperiale Austriaca, il campanile di stile romano, di recente costruzione in pietra, con due campane
della fondera Colbacchini di Bassano.
gelo,

lo

_
Fra

gli

316

menzione un bel calice


Pontefice Pio IX d gloriosa memoria,

arredi sacri

meritano

d'argento, donato dal


ed una bella pianeta di stoffa

di

stile

regalata dalle

antico,

Vienna. Una bandiera di seta


dame del Ss.
rossa coir effigie del patrono s. Michele reca la seguente
Vexiliscrizione, che ricorda un benemerito suo paroco

Sacramento

di

lum hocce providit M.

R.

Simeon Markomc^

Parochus

Michaelis villae Ervenik in Liburnia. =


La casa canonica una fabbrica recente. Fu eretta nel
1849 a spese del fondo ecclesiastico.
La parochia di Ervenik apparteneva in passato alla giurisdizione vescovile di Nona: ed ora all'arcivescovile di Zara
dopo la concentrazione delle diocesi in Dalmazia seguita nel
1830. Fino al 1824 era di juspatronato del convento dei
minori osservanti di Vissovac, poscia lo fu di quello di
Garin: e di presente di libera collazione dell'arcivescovo
di Zara. Ha attualmente 555 anime.
Eccl,

s,

Serie dei parochi di Ervenik.

Girolamo
Giuseppe
Giovanni
Simeone
Giovanni

Marasovic m.
Fercin

Marie
Ivancovic

o.

paroco

39

7)

9y

>?

Don Giovanni

Matulich

Giovanni Kerpetic
Matteo Milutin
Francesco Cvetic
Costantino Banjes
Francesco Mance
Giuseppe Kerstic
Matteo Jvankovic

??

1832

7J

Villicich

Simeone 3Iarkovic
Simeone Sutlovich

?5

1816

Piljic

Don Nicol

nel

??

??

?J

?;

5^

il

1842
1848
1851
1863
1864
1870

Ervenik sono: Simeone Jvankovic


Matteo e Francesco Ivanovic, e frate Andrea Ivankovic
che qual guardiano del convento di Visovac^ lasci benedetta memoria di s.
I

sacerdoti nativi

d'

317

Ervenik sono ancor visibili in varii


sili le traccie di tre diversi rami d'antica strada, solcata nei
prischi tempi da ruotabiii, che lasciarono vestigia profonde
nel sasso, come si riscontra nelle vie di Pompei.
Sulla collina Gradina^ scorgonsi tuttora delle muraglie
in cemento, ruderi d case, rottami d' arnesi, ed una strada
antica a chiocciola che attraversando lajocalit di Draevica,
conduceva all'antica Burno presso Supliacerkva. ovvero
Trajanshicjrad vicino a Kistanje, cos detta, come da alcuni
si vuole, dagli
avanzi d'un arco trionfale eretto dalle legioni romane in onore dell' imperatore Trajano pel suo feNel circondario

lice

di

ritorno dalla Dacia.

Localit annesse a Ervenik.


Mali Dolac

Kostica

Otlic

Gredina

Paroco

Il

di

Dolac
Bila Vlaka

Veliki

Ervenik Giuseppe Kerstic.

Fra
parochi di Ervenik merita special menzione Giuseppe Kerstic^ rapito alla diocesi nell'et di 37 anni. Nato
a Borgo Erizzo nel 1840, percorse tutt'i suoi studii elei

mentari, ginnasiali e teologici

in

Zara, durante

quali

di-

mostr un prepolente amore al sapere, che lo form dipoi


un ecclesiastico distinto nelle dottrine divine e letterarie.
Consacrato sacerdote, fu destinato paroco a Erven'k, ove
stette dal 1864 al 1868, donde pass a Pristeg e Radossinovaz, indi a Borgo Erizzo, e finalmente a Diklo, ove
mor. Dovunque sostenne le parti di buon pastore nell' amministrazione de' sacramenti nell'insegnamento della dottrina
cristiana,

ed

in

fu

dov'egli

trina,

cura della chiesa,

nella

modo

particolar

la

fece

istruzione

predicazione.

nella

spiccare

nell'

il

qui

suo bell'ingegno,

de' fanciulli

appunto
la

sua

si

dot-

sua erudizione. Valente banditore del Vangelo tanto

nell'idioma slavo, che nell'italiano, sparse egli il seme della


divina parola non solo alle preaccennate popolazioni, ma he-

nanco a varie
ammaestrando,

altre di

questa diocesi e

di

commovendo

quella di Sebenico,

ed entusiastando
l'uditorio colla forza particolare de' suoi sermoni, e coli' energia del suo argomentare. Destinato nel 1877 a tessere
Metropolile lodi di s. Anastasia M. titolare della Basilica
illuminando,


tana,

318

dell' arcidiocesi,

patrona

predic

vi

egregiamente,

ed il suo panegirico elaboralissimo riscosse la universale


approvazione, e fu stimato degno della stampa. In entrambe
le lingue terso e forbito scrittore dimostr nelle sue produzioni soda dottrina, ed estesa coltura letteraria. Diede alla
luce nei patrii giornali molti scritti di occasione in versi e
in

prosa.

Fu costante collaboratore

mazia cattolica

ed

lavori furono

suol

encomiali ed ammirati. Meritevole


e

suoi talenti,

pei

modo
tento

per l'ardente

= La

Dal-

sempre da

tutti

del periodico

d'

una

posizione cospicua

zelo cristiano, spiegalo

in

singolare negli ultimi anni di sua vita, nei quali, condi

servire

la

diocesi nella cura d'anime respinse ogni

avrebbe anche raggiunta una


l'avesse a s chiamato nel
tal posizione, se il Signore non
miglior tempo di sua vita mortale
Mor a Diclo il giorno
1 1
marzo 1877. Compianto da lutti, gli furono celebrali funerali a Borgo Erizzo, a Diclo, in varie parochie della Bukovza, ov'era ben conosciuto, ed in alcune delle diocesi di
Sebenico, indi in Arbe, in s. Michele di Zara, ove fu tenuta
offerta

di

orazione

impieghi secolari,

funebre

in

sua

cura della redazione della


Il

1'

lode, e finalmente

Dalmazia

fu

Duomo

cattolica.

per

paroco Nicol Villicich.


degno

Un'altro paroco di Ervenik

danza

in

don Nicol

Villicich,

di

onorevole ricor-

nativo di Cittavecchia, nipote

seminario
illirico di Zara, don Domenico Budrovic, ex-domenicano. Lo
zio, avendo conosciute le belle doti d'ingegno del giovinetto,
dell'egregio professore

di

teologia

nel

preesistito

bene nella piet, nella religione, e nei primi rudimenti grammaticali. Percorse quindi
sotto la direzione di lui qui in Zara lutti gli studii ginnasiali
e filosofici d'allora, con eccellente risultato. Dopo di che, vestito l'abito ecclesiastico, fu ricevuto nel seminario teologico
latino, ove si distinse per intelligenza, ed esattezza e prudenza, onde si procacci l'affetto, ed il rispetto di tulli gli
alunni. Terminati gli studii teologici con lode, anzich darsi
al pubblico magistero, nel quale avrebbe potuto far risplendere assai bene le doti del suo non comune ingegno, prelo

prese con s, e Io

scielse

di

istitu

assai

dedicarsi intieramente

al

sacro ministero pastorale

campagna, persuaso che da questo avrebbe potuto


trarre grande profitto spirituale per s e pel popolo suo. Asdella

319

secondando i suoi desideri, fu allora norainnlo paroco di


Ervenik, la pi difficile, e malagevole curazia della nostra
Bukovza, per essere situala in luoghi alpestri e scoscesi, e
per essere

L egli

sione.
di

suoi abituri

prest a

si

medesimo

sparsi

pose

si

tuli'

in

una considerevole esten-

uomo,

e con vera abnegazione

condurre quelle rozzssime

genti

buona via, ad estirpare


loro vizi, a togliere
loro pregiudizi!, ammaestrandoli con indefessa predicazione delln di-

alla

vina parola, istruendo e fanciulli e adulti nei rudimenti della


cristiana

dando

non

chiesa e nella campagna,

e in

dottrina,

ba-

Sua abitazione
tal segno
sdruscita, da dover scuotere da
neve, che penetrando pel diruto tetto andava a comentre pigliava riposo nelle slanche sue membra. Una
a

rischi

pericoli,

disagi

sorta.

di

era una casa, a


s la
prirlo

angusta

stanzaccia

indecente,

un leltaccio

disordinato

aveva nella sua canonica. A tal


punto era giunto il suo zelo per le anime, che correva tutto
il
giorno qua e l, andando in traccia del suo dispersissimo
gregge, onde spezzargli il pane della divina parola, e dovunque il trovava, nelle capanne e negli abituri, nei prati,
nelle selve, alla pioggia o alla neve con somma carila
Io ammaestrava, lo evangelizzava. Si prendeva gran cura
sudicio, ecco

de' fanciulli,

un

quanto egli

come

suo sostegno,

il

che,

quelli

al

suo

dire,

sarebbero

stati

suo conforto. Li istruiva nel servir

il

messa, nel canto di chiesa, nel leggere e nella scrittura. Al


vederlo l'avresti detto un vero missionario, che non curava
punto la sua vita, n la sua salute, la quale per tante laboriose

ed

incessanti

fatiche

scemando, sino tanto che


lattia, che lo rese inabile
tato

infermo

una

lunga

alunni

gli

dovette

Zara,

ed

medico,
prodigarono la
cura

soccombere

il

si

al

spieg

giorno

di

in

lui

sacro ministero.

accollo

nel

durante

la

pii

andava

giorno

in

una grave ma-

Fu

quindi por-

Seminario, ove
quale

dopo

superiori

ed

cordiale ed affettuosa assistenza,

25 maggio 1832.

Gli

si

celebra-

rono solenni funerali nella metropolitana, compianto da tutti,


ma in specie dai giovani leviti, che furono suoi allievi.

Nunic.
Otto
villaggio

miglia
di

distante

da Ervenik

verso

ostro

giace

il

Nunic,

S'ignora l'epoca della fondazione

di

questa curazia

la

320

quale apparteneva alia giurisdizione vescovile di Nona, ed


era di juspalronalo del concento di Garin. Fu in passato

aggregata ad Ervenik, abbench per alcun tempo il curato


di Nunic f(sse amministratore di Ervenik. Ora cappellania
esposta di nuova istituzione, dipendente dalla parochia di
Ervenik nel decanato di Benkovaz, con 360 anime.
La chiesa di Nunic assai antica, trovandosi in essa
qualche lapide sepolcrale dell'anno 1203. Non consta quando
sia stata rinnovata ed ampliata. Venne da poco tempo ristaurata. E costrutta ad una navata con un altare di legno
a due colonne. E lunga m. 5, larga 3. 11 campanile di

forma romana, fabbricato da nuovo in pietra delle cave della


vicina Hiline. Ha due campane nuove della fonderia Colbacchini di Bassano. S. Antonio di Padova il titolare, e Ja
pala di buon artista fu acquistata nel 1856.
La canonica fu eretta di pianta nel 1876 a spese del
fondo ecclesiastico.
Localit aggregata a Nunic la vicina Biline con 13
case cattoliche.

Biline.
Biline era nei tempi passati castello dei conti Draskovic^ antica, potente e nobilissima famiglia, celebre per le
sue ricchezze e per

le

sue nobili imprese. In questo castello

Conte Giorgio Draskovic ai 5 di febbraio del 1515.


Ebbe egli a padre Bartolomeo, il quale perduto avendo per
le sempre maggiori conquiste de' Turchi quanto in Dalmazia
vi possedeva, pass in Croazia, e presevi stanza a Svarsa.
Giorgio ancor giovinetto si ridusse dal suo zio materno
Giorgio Martinusio arcivescovo di Strigonia e cardinale, il
quale lo fece passare a Cracovia, a Bologna, ed a Roma,
affinch vi apprendesse le scienze e le lingue. Reduce dall'Italia,
indoss l'abito clericale, e dopo l'iniqua uccisione
di Giorgio suo zio si rec presso Nicol Olah di lui successore, il quale stimando di molto l'esimia dottrina e la
feconda erudizione del novello ministro, a se Io volle e nelle
cose diffcili l'occup. Fu di poi canonico di Varasdino, indi
preposito di Presburgo e nel 1559 vescovo di Cinquechiese.
Ferdinando imperatore non solu fregiollo del titolo e della
carica di regio cancelliere e di moderatore della sua coscienza,
ma eziando Io sped suo legato e rappresentante del regno al

nacque

il

Tridentino concilio, ove die indubbie

prove della sapienza,


religione e prudenza sua da meritarsi l' ammirazione di quei
padri. Ivi lesse l'orazione De morihus improhis ab Ecclesia removendis ~ degna di quel nobilissimo consesso. Dopo
la fine del concilio ridottosi in patria., Ferdinando per ricambiare i servigi da lui con tanto zelo prestati alla religione
ed allo stato, lo nomin vescovo di Zagabria, ove datosi
a modellare il clero a seconda dei precelti del Ss. Tridentino
concilio, ristor l'ecclesiastica disciplina, ovunque fosse negletta, e svolgendo egli stesso l'incorotta dottrina vangelica
in

frequenti visite della sua diocesi, e

ordinamenti,

ridusse

d'allora.

In

beralit

inverso

specialit

le

poi

porte

per

distinse

si

modo che

poveri, in

a'

modello

pi terribili forme

statesi nelle

schiuse

sua

la

promulgando

la

granai, alle

fame e

delle
la

nel
la

sapienti

diocesi

altre

grande sua li1570, manifepeste, non solo

ma

cantine e al tesoro

li

onde gli yenne quel dolce ed illustre titolo


di Padre della patria e de poveri. Eresse un seminario di
chierici, conserv inlatta la sua chiesa da ogni eretica labe,
celebr tre sinodi nel 70, 73 e 74, e tale si fu propugnatore
della cattolica chiesa, che Pio V. ai 9 aprile del 1569 gli
diresse una lettera piena di affetto, e di stima, eterno monumento alle grandi sue virt. Nel 1583 fu da Rodolfo noesaur affatto,

minato

sede episcopale Taurinense, a cancelliere del regno,


ed infine anche a luogotenente regio. Nel 1585 WGtine fregiato della dignit di Cardinale di s. Chiesa col titolo presbiterale di s. Stefano in monte Celio. Carico d'anni ed affranto dalle fatiche ai 31 gennaro 1587 pose fine alla sua
vita mortale a Vienna. Recata la spoglia a Taurino, ebbe
onorata sepoltura ed iscrizione nella chiesa cattedrale. Lasci
non pochi monumenti del suo forte ingegno, annotali dal P.
alla

Kercelich.

Veggonsi

nel

rione turco e di

villaggio di

altri

edifizii

Biline le rovine di un

appresso

la

chiesa di

tor-

Pelka.

s.

Kistanje.

dieci miglia

situata Kistanje,

di

distanza da

Ebbe rinomanza neV tempi

speciale sua posizione. Sotto

di

civitas

levante

antichi

Liburni era una stazione

nome

perla

com-

Liburna da Strabone,
Burnistarum^ ed anche Burnum de-

merciale, conosciuta sotto

ed ancora

Ervenik verso

il

di

si


nominata,

La

battaglie

le

centro di tutte

date

dai

fu

il

le

avanzi nei solchi prodotti dai ruolabili,


direttamente con Scardona^ con Aquileja per la

veggonsi tuttora

gli

Le molte

Japidia, con Zara per Asseria (Podgradje) ecc.


pidi

legionarii romani e

di

Romani

communicazioni
Dalmazia mediterranea. Mediante strade, di cui

della

era unita

per

celebre

fu

Burnum

di

citt

stradali

322

personaggi

d'altri

militari

di

stinzione provano la citt slessa essere stata un centro

Fu

tare di qualche importanza.

dagli Avari

cogli

uniti

distrutta nel

Veggonsi

Slavi.

gli

di-

mili-

640 dopo

tuttavia

la-

Cristo

avanzi

di questa vetustissima citt, e del castello sulla destra e si-

nistra

sponda del Kerka. L'attuale Gradina

esisteva

con

il

castello, entro

abside

semicircolare.

Liburni.

il

un edifizio

erroneamente

Pretorio

regia da Knin a

destra della strada

luogo, dove

di

chiamato

sito

Il

Trajanski-grad^ era

Siipliacevkva^ e

il

quale sonvi ruderi

il

romano

Kistanje

dei

veg-

d'un anfiteatro, e poco lungi le rovine


d'un acquidotlo. Negli spazii tra il castello e la citt furono
trovate moltissime monete d'oro, d'argento, di bronzo e di
rame, con epigrafi greche romane ecc., anelli d'oro, d'argento,
gonsi

di

rimasugli

ferro, ecc.

e pietre

preziose d'ogni specie.

Sundecic, benemerito cultore


Kistanje una
in

Giorgio

archeologia patria^ possiede a

di

bellissima raccolta

di

antichit

romane, trovate

quelle vicinanze.

L'antichissima e

Sotto

celebre Buino adesso una

veneziani chiamavasi

quartierato

un

presidio

borgata.

Quartir, perch era col

militare,

carico di scortare le provenienze


di

Il sig.

che aveva
ottomane,

lo

aq-

speciale in-

particolarmente

animali da macello, destinali pel Lazzaretto di Zara. Nel

1854 venne

ivi

stabilita

una

Prelura-politica-giudiziaria. In

giugno del 1876 Kistanje fu aggregata alla cappeilania di


Nunic, mentre dapprima era unita a Ruppe sotto la diocesi
di Sebenico. stazione curata con 35 anime. Ha una cappella nei locali dell'i, r. Giudizio, ed dedicata a s. Lazzaro.
Sembra sia stata edificata nel 1854, quando cio fu istituita
la Comune politica propria. La pala dell'altare opera del
celebre artista Francesco Salghetti-Drioli di Zara. Il cappellano di Nunic serve questa stazione.

Slivnizza
Equidistante due miglia

dada giace

il

(Slivnica).

da Castel-Venier e da

villaggio di Slivnizza,

Posse-

-- 323

Quando abbia avuto origine questo

non consla.
documenti del 1389.
Dai rimasugli di case, esistenti^ sui lembi delle due
vicine colline Oraska Gradina e Cukovic Greda^ e da

Trovasi per menzionato con

indubbia tradizione
l'

detto

del

nome

desume essere

si

antico villaggio, e che

mit

tal

in

slato questo

Oraska Gradina,

colle

sito del-

il

ch'esisteva sulla

castello,

il

villaggio

sia

slato

som-

edificato

per difesa degli abitanti del villaggio istesso, e forse anche


di tutto il lerrilorio, poich esso domina tutto il canale della

Morlacca,

ed

circondario fino

da chi
salga air
in

d'ambe le sponde, nonch tutto il


Vrana. Le cronache non dicono nulla

villaggi

alla

quando sia slato edificato, ma probabile che riepoca romana, della quale riconosconsi le traccio

que' massi smisurali, in bell'ordine disposli ne' suoi fon-

damenti

ch'estendonsi

Neppure

si

periferia

nella

quando n da chi
stendovi memorie scritte. Non
sa

dappoich

si

occuparono questo luogo


che non osavano i suoi

fu

stalo

atterrato,

vantaggiose

all'

campagne, ma
riusciva

agricoltura
si

un

circa

di

non esi-

sia stalo distrutto,

che dai Turchi fosse

a dirsi

sa

di

certo,

giammai
in modo,

ch'essi

bens da essi infestalo

abitanti

presso

stabilirsi

di
le

miglio.

posizioni

in

ubertose ed amene sue

tennero sempre sulla parte montuosa, dove

pi facile la difesa

specialmente del bestiame, og-

getto principale della rapacit musulmana. Questa lasci tuttavia


tanti

una
non

miseria e prostrazione d'animo, che gli abi-

tale

solo

cotesto

di

ma benanco

villaggio,

luoghi contermini durarono gran fatica a riaversi.

ne

sia,

che appena 50 anni addietro

monastero

di

s.

potrebbe

dei
in

per poco pi

di

coloni anche di

campi
ispecial

alla

2000

altri villaggi,

attrasse coloni

la

intelli-

persone, fu venduta

di

e chi l'acquist, onde

fiorini;

condizione colonica

modo

Demanio ven-

con una solerte ed

gente coltura alimentare pi migliaia


allettare

r.

E prova

Nicol di Zara; possessione, che per

sua estension e bont


all'asta

e.

lult'i

ubertosa possessione, appartenente un d

dette un'estesissima
al

il

di

cedette

la

coltivazione

deW ottavo. Questa misura


dalla

vicina

campagna

di

Castel- Venier e dalla montagna, per cui crebbe notevolmente

beneslanza di questo villaggio, che


doppi la sua popolazione.

Ja

Quando

alle primitive famiglie

sia

in

breve tempo rad-

stalo dato un

proprio

pastore non fu possibile di rinvenire. Consla per dalla tradizione, che pei loro bisogni spirituali ricorrevano al paroco


di

Caslel-Venier. Che fossero

^nostra

registro

il

824

poche quelle

battezzali^

de'

quale

dal

famiglie Io di-

che
termine medio.
la
popolazione
rileva

si

numeravansi alf anno in


'''Cessati i timori che l'Islamismo incuteva,
'crebbe coli' aumento indigeno, e parte coll'epicratico domi-

^non

12

pi di

famiglie

delle

ciliarsi

collo scopo

nati

di

come sopra

straniere,

si

detto,

campagne
nuove abitazioni in
parte montuosa, donde poi ne nacque

avvicinarsi al piano

delle

proprie

'^Iquando una, quando l'altra, costruironsi


''/prossimit
la

a quelle della

divisione

della

feriore. Nell'anno

parochia

in

Slivnizza

1855, quando

superiore, ed

Castel-Venier infieriva

Chol&ra,^ un' intiera frazione di alquanti casali,

essa,

e venne

piantarsi

in-

Slivnizza.

la

il

slaccossi da

quale conta

di

"presente 84 focolari con 450 anime, Nel 1847 non ne aveva


che 280.
Una sorgente d'acqua viva, appellata Slivnizza^ diede
"il nome al villaggio. Scaturisce nella profondit di otto metri
''a breve distanza dalla frazione superiore, ove sino da epoca
^rimota fu scavato un pozzo per comodo degli abitanti.
Presso questo pozzo sorge la chiesa parochiale. circondala da ogni parte dal cimitero. Essa giace in posizione alquanto elevata, e sotto un esteso orizzonte, che appaga
l'occhio dell'osservatore. Quando sia stata eretta, con quali
"'ttiezz, e se giammai fu consacrata, non consta, non essen.Vdovi memorie n scolpite in marmo, n scritte. Se non che,
dall' edacit del tempo essendo divenula indecente, ed inser^"vibile, l'anno 1844 col soldo del fondo ecclesiastico, e colla
''cooperazione dei villici fu ristaurata, stuccata con tavole,
ed alzata due metri, affine di potervi aggiungere internamente un coretto per comodit degli uomini, come solevasi
'"'nelle chiese di campagna. Nel resto conserva le sue antiche
^'!
dimensioni di 13 metri in lunghezza, e 7 in larghezza. Due
^ porle le servono d'ingresso, la maggior rivolta a tramontana,
^'
la minore ad ostro. Non ha che due altari, e questi di legno,
da discreta mano lavorati; il maggiore dedicato in origine
'^
ai Ss. Mm. Cosma e Damiano,^ eretto pi tardi in onor
*

^/ della
Sopra

5.

Croce. Dietro

il

maggior

altare

evvi

la

sacrestia.

campanile di forma
romana, in cui fino pochi anni addietro eranvi due piccole
Siccome il loro suono non giungeva ai molti ca^^' campane.
"'
sali dispersi ed alcuni fino
quattro miglia distanti, cos nel
PO
jg77^ pgj. ^jypg jjgjj Qp defunto suo curato Pasquale Bakotic,
la

sommit del frontale trovasi

il

32S

ne furono provvedute due nuove e pi grandi collo scambio


delle vecchie e coli" aggiunta di fiorini 850, dalla rinomala
fonderia di Pietro ('olbacchini di Bassano. Per tale pio scopo
la

Sovrana

munificenza

seppe

aveva elargito

I.

M.

S.

di

propria cassetta fiorini

dalia

fondo ecclesiastico

Giu60, ed

Francesco

R. A.

I.

rimanente si
ricavato
spontanee obblazioni dei poveri fedeli della
parochia, per cui le campane portano l'iscrizione
Impensis
de
1811
difetto
Slivnizza
Per
dei
mezzi
necesfidelium
sari alla costruzione d'un nuovo campanile, che potesse reggere alla gravit del peso delle nuove, fu duopo appenderle
nel cimitero a poca altezza, per cui il loro suono armonioso.,
non pu spandersi in lontananza, come occorrerebbe.
Distante un quarto di miglia dalla chiesa, nella direzione nord-ovest, e precisamente appi del colle Oraska
altrettanti

il

provinciale:

il

dolle

Gradina

situata

la

Canonica. Era

1845

casa comunale, che perci nel


clesiastico e colla

Rimase

ed ampliata.
circostanti
le

loro

villaggio

di

famiglie,

come sopra

tempo

dal

ristaurala

cui

in

disse, fabbricaronsi

tulle

le

altrove

per T addietro in questo

confraternita esisteva

pia

sotto

parochia

il

titolo

Cosma

patrocinio dei santi martiri patroni,

Damiano^

beni campestri sosteneva


Colla scorta

la

sin

spese del fondo ec-

popolazione fu

della

isolata

un' angusta

origine

abitazioni.

Una
della

manualit

in

dei

con eXemosmQ e rendita

spese del culto.

le

parochiali registri

seguente serie dei parochi

di

potuto

si

questa localit.

Serie dei parochi di Slivnizza.


Pietro Dadic

paroco

nel

Vito Suric

Giorgio Miletic

Luca Magas

Antonio Jovic
Girolamo Juric

,5

,,

Giorgio Suric

Marco Scorlic
,,
Antonio Vukic
escursore
Vincenzo Miossevic amministratore
Pasquale Bakotic

Girolamo Mircelta m.

o.

1769
1781
1792
1794
1797
1799
1806
1822
1871

1874
1876
1879

formare;

326

Localit aggregate a Slivnizza.


Mihovilovic

Selo Kolaz

Il

Podaslrana.

villaggio di Slivnizza appartenne col titolo di Parochia

ora dipende in qualit egualsoppressa diocesi di Nona


dal
decanato
di Rasanze dell' arcidiocesi
mente di Parochia
alla

di

Zara.

Di questo villaggio n'ebbe

possesso nel sestodecimo


secolo la famiglia patrizia zaratina de Soppe, una gentildonna
della cui casa portello in dote ad un Venier.
il

Radovin.
Lungi due miglia da Slivnizza. giace la villa di Radovin
sopra una collina molto erta, e di difficile salita d' ogni
parte, tranne da scilocco.
Ne' tempi andati, e particolarmente durante le incursioni turchesche era questo luogo considerato come la sentinella

di

tutto

il

circostante

dappoich

estesissimo

territorio

zaralino

n da Polesnik, n da
Nadin, n da Zemonico, poteva alcuno dipartirsi senza essere
discoperto da quel punto culminante. Quando i menzionati
villaggi erano in potere dell'ottomano, qualunque movimento
e nonese,

ostile

da

Islam,

da parte dei Turchi, veniva contrassegnato da Radovin

con apposito avviso. Nella


parecchi avanzi

di

edifizii,

sommit
di

torri

della

collina

scorgonsi

e mura molto grosse;

il

che dimostra l'antica sua importanza. Che fosse stata opera


romana non v' dubbio e lo dimostrano le costruzioni di
quell'epoca, che scorgonsi in varii punti. questo un magnifico punto di vista e molto interessante, distendendosi di
l all'occhio dell'osservatore un panorama d'una meravigliosa bellezza Da tre lati veggonsi fertili e spaziose campagne, irrigate da parecchie sorgenti, una delle quali, assai
copiosa, scaturisce dalle radici della stessa collina verso ponente. Ne sorge un' altra non meno ricca a levante, la quale
facendosi strada attraverso la campagna, scorre verso maistro,
e s'immerge nel mare, nella valle di Perlinich,
dietro la
collina di Ljubljna. Questa villa deliziosa era una volta propriet della

or estinta nobil famiglia zaratina

Gliubavaz.


Da

327

che questa villa sa slata


parochia nel decimosetlimo secolo, unita per a Ljuba. Ai
principio del decimottavo si trova sola da s, indicata negli
atti delle visite diocesane. Ora cappellania esposta con anime 293, dipendente dal Decanato di Nona.
La chiesa di Radovin, intitolata alla B. V. del Rosario
fu eretta a spese del governo Veneto intorno al 1600. Aveva
nel 1808 una confraternita in onor della litolare con 30
confratelli, e con rendite di beni campestri, ch'erano impieantiche scritture

si

rileva

gale nella manutenzione del suo altare.

Serie dei parochi di Radovin.


Antonio Chiuz
Natale Suhnovich
Giovanni Gherdovich

1840

nel

,,

Simeone Jukich
Matteo Matlulich
Matteo Vukasovich
Martino Pestich
Simeone Rakuin

Verch

1701
1737
1742
1760
1771
1777
1815

paroco

(Vrsi e Vrh).

mezzo ad una estesissima ed amena campagna, alla


distanza d' incirca 4 miglia da Nona, a borra, situato il
In

villaggio di

Verch. Dagli slavi appellato

Vrsi.^

ed anche

Vrhij perch posto sulla sommit d'una collina ai cui piedi


dalla parte di libeccio si

pianura, che porla


finire

della

il

nome

dominazione

una grande e

estende

Stabilimento,

di

veneta,

Girolamo Manfrin, coltivavasi

il

per

Verch.

fertile

cura

del

quale,

marchese

cereali

dagli abitanti

maislro del villaggio giace un' altra non

ed estesa pianura, ricca

al

tabacco, mentre adesso per

quattro quinti di estensione coltivansi


di

nella

fertilissima

di

prati,

meno

e di terreni arativi

e vignati, denominala Jasenovo^ celebre nella storia di Nona,

essendoch in essa, e precisamente nel sito pod Gredom il


giorno 21 aprile del 1516, apparve la B. Vergine, che si
venera sotto il titolo di Madonna di Leporine.
Verch menzionato col titolo di villaggio in documento del 1387, ciocch fa ritenere, che fosse in quel tempo
abitalo, ed avesse il proprio paroco. Reso deserto all'epoca

328

Invasione ottomana, dopo seguila la pace fu ripopolato


dalle genti del vicino Podgorje. E tradizione popolare, che
ivi ponessero il proprio accampamento i Turchi quando asdell'

sediarono la citt di Nona, ed assai probabile, che il sito,


dove si fermarono, fosse la localit sunnominata Jassenovo,
essendole questo nome derivato da Jassen comandante dell'armata ottomana.
La chiesa parochiale di Verch
villaggio.

Quando

nersi

stata

sia

posta nel centro del

sia

stala

fondata non

eretta

nella

seconda mela

consta.

da rite-

secolo

del

deci-

moseltimo, dopo l'evasione lurchesca, sulle rovine dell'antica,


coeva alla fondazione del villaggio, e senza dubbio, da quelle
orde empie e selvaggie distrulla. Da una iscrizione lapidaria,

che

trovasi

presso

famiglia

la

Guster,

deduce

si

eh' esi-

1775, mentre in quest'anno fu lastricata


per cura del suo paroco, appartenente a codesta famiglia.
Dopo il 1831 fu riedificata ed ampliata a spese del fondo
stesse innanzi al

1865

Questa chiesa, che


ora trovasi nel massimo deperimento, di forma oblunga,
e ad una sola navata. Ha una dimensiono di m. 17:77 per
7 23, ristringendosi a m. 5 90 nel presbiterio, e pii asecclesiastico,

indi

nel

ristaurata.

sai nella

sacristia,

posta dietro

chele Arcangelo, Principe


tutte

quelle che furono

della

ed

essa.

milizia

inverniciati,

dedicata a

parte

in

s.

come

celeste,

essa tre altari,

in

ed

o rislaurate dopo

fabbricate

partita dei Turchi. Sonovi


intagliali

di

tutti

dei

dorati,

Mi-

quasi
la

di

di-

legno

quali

il

maggiore dedicato al titolare e patrono, la cui pala, di


mediocre pennello, e ben conservata, rappresenta la Vergine
col divin figlio, l'arcangelo e s. Rocco. L'altare laterale a
destra di chi entra, dedicato alla B. V. del Rosario, ha una

men buona con

la

Anselmo, vescovo

di

pala
9.

nel

1857 per cura

del

Vergine,

s.

Giuseppe

s.

Sebastiano,^*

Nona, e s. Marcella. slato eretto


paroco don Filippo Pessussich. Il

precedente ed intitolato a
guastato dalle acque che
s. Antonio di Padova, del tulio
cadono dal fracido tetto, e perci non merita menzione. Il
suo campanile, di forma quadrangolare, addossalo alla porta

terzo altare,

situalo

dirimpetto

al

d'ingresso della chiesa, fu eretto nel 1872 a spese del villaggio ; cos pure le campane, per le quali l' or defunto Imperatore Ferdinando

elarg la

somma

di fior.

150. Furono

arcivescovo Pietro Maupas in


occasione della sua visita pastorale dell'anno slesso. Questa

queste

benedette

da S.

E.

1'

329

chiesa ha beni fondi, e colle rendite fa fronte alle spese di

La

manutenzione.
al

titolare

soppressa

dedicata

sua confraternita,

Michele, composta di 35 socii, provvedeva coi

contributi

suoi

or

in

natura

al

proprio

corredo, e

necessario

sostentamento.
Un'altra chiesa in onore dello stesso arcangelo
chele

esiste

questo

in

villaggio,

nella

Mi-

s.

Jassenovo.

localit

N'era beneficiato l'arcidiacono Giuseppe Giurinovich. Anche


questa
tutto,

un

quadrilatero,

air infuori

sovrasta

la

Una

delF aitar titolare.

terza

edicola,

sotto

campagna verso

situala nella

Il

campanile

spoglia

alla

di

romana,

comunale cimitero.
titolo
di s. Giacopo

Dintorno v'

fronte.

dimensioni,

brevi

di

il

il

ap.

mare.

il

L'attuale canonica, di piccole dimensioni, era dapprima

una casa, fabbricata a spese


ster e per suo uso. Divenne

paroco don Simeone

del

seguito V abitazione de' suoi

in

successori in carica. Sdruscita

Gu-

dal

tempo.,

sue

sulle

rovine

ne fu eretta una nuova dalle fondamenta nel 1822 a spese


del fondo ecclesiastico, eh' appunto la presente.
Verch era in principio parochia della diocesi di Nona.
Ora dopo la concentrazione di questa nell' arcidiocesi zaralina, e dopo la sistemazione delle parochie, seguita nel
1851, diventala cappellania esposta, dipendente dal decanato di Nona. Ha 566 abitanti, assai pochi in confronto
all'estensione e
l'

ubriachezza e

fertilit

ai

del suo

territorio.

Sono

dediti

al-

danneggiamenti, e poco amanti della fatica

e del lavoro.

Serie dei parochi e dei cappellani di Verch.

Simeone Guster da Oltre


Stefano Guster
Natale Guster

paroco

Andrea Babich da

Poijiza

Filippo Pessussich da Zvirinaz

^j

?7

yy

99

??

99

Giovanni Marinovich da Premuda,


1, cap.
Giuseppe Jerak da s. Gassiano

?9

)?

Francesco Marin da Zara

JJ

Poglizza

(Poljica).

La
distretto

villa
di

di

Zara

Poglizza (Poljica) del comune


si

presenta all'occhio

di

1783
1800
1810
1821
1830
1861
1876
1879

nel

chi,

di

Nona

partendo

nel
in

direzione boreale, va ad acquistare l'altura di Boccagnazzo.

330

Confina da borra col villaggio


da ponente con

di Gliiiba,

Verch

da cui dista 3 miglia,

colla borgata

di
di Nona,
e
col
lago
di
con
Grue
Boccagnazzo, da
da mezzogiorno
Vissocane.
Trasse
e
Dracevaz
il
con
suo nome di
levante
Poglizza (in slavo Poljica^ che in italiano vale pianura)
dalla fertilissima campagna che gli si stende d'intorno, seminata di cereali, e piantata di vigne dai laboriosi suoi coltivatori. Non nemmeno improbabile l'opinione d'alcuni,
che cotesto nome gli fosse slato imposto da alcune famiglie,
che nel decimoquinto secolo emigrarono dalla provincia della
Poljica, allorquando questo paese venne da intestine discordie
sconvolto, e si recarono negli scogli di Zara, e nel territorio di Nona, ove sulle rovine d' una villa, che fu dai
Turchi incendiata, vi si fossero stabilite, ed avessero edificate le loro abitazioni, imponendo al luogo il nome di Poljica, in memoria della patria da loro abbandonata.

quello

La primitiva sua chiesa parochiale ve^WQ fabbricata dai


villici in onor di s. Michele arcangelo. Andata dal tempo in
rovina, n'eressero una nuova in onor della B. V. Assunta.
Resasi anche questa inservibile, ristaurarono la prima, di
cui per poco tempo si servirono, finch nel 1857 ne fu edificata una nuova di pianta a spese del fondo ecclesiastico
colla loro cooperazione. Essa misura in lunghezza metri 15
e 10 in larghezza. Ha due altari; il maggiore di marmo, e
dedicato
fu

al

patrono

s.

Michele, l'altro

per ancora consacrata,


Oltre

due

la

chiesa parochiale

La prima

cappelle.

dai Turchi nel

dedicata

stata

buono

stato,

ma

tra

fu

di

muro

in calce.

Non

soltanto benedetta.

esistono in questo

villaggio

Zerava,

diroccata

Poglizza

1516, che per antica tradizione si sa essere


Pietro e Paolo. La seconda, in
ai
ss. app.

posta nel cimitero, intitolata

s,

Giorgio^

ma

senz'altare.

La canonica,

poco distante dalla chiesa, una


quelle fabbricate sotto il presente governo.
eh'

di

Conta questa parochia al presente 406 abitanti di religione cattolica. Sono abbastanza laboriosi, e si distinguono
nella coltivazione della vite, che da qualche tempo piantano
di continuo, e lavorano con buon metodo e risultato. Hanno
le
stesse abitudini, e costumanze degli abitanti degli altri
villaggi della morlacchia, sebbene sieno un po' pi sobrii.
Vanno soggetti alle febbri terzane a causa della malaria che

~
mezzo

situata la

Poglizza era

Boccagnazzo e

sviluppasi dal lago di


nel cui

331
villa

di

palude

dalia

di

Poglizza.

antico parochia, e lo anche

in

Nona,

al

pre-

sente.

Apparteneva

Nona, e dopo il
1830 a questa di Zara, sotto il decanato di Nona. Ad essa
unita la cappellania di Dracevac^ che dapprima alla parochia di Vissocane era congiunta.
Quattro localit vanno aggregate a Poglizza, e sono
Berdarich^ un miglio distante da Poglizza.
Zerava^ tre miglia verso il lago di Boccagnazzo.
Gradski hrig^ un miglio distante.
Drazic, un miglio distante.
alla

soppressa diocesi

di

Abbonda

villaggio

il

di

legna, e di boschi di

quercia.

Fra Poglizza e Zerava c' un torrente, che in tutta la sua


lunghezza coperto da bosco, abbondante di selvaggiunie.

Serie dei parochi di Poglizza.

Simeone Zvitulich1

paroco

Antonio Jovich
Martino

Beram

eh
Bartolomeo Drazich
Antonio Blagdan
Michele Sesselja

Simeone Scarich

nel

^?

>y

>?

?7

95

r>

>?

9)

9?

>?

Giorgio Jelicich

??

Giovanni Ferri
dei
Alessandro Servadei

1752
1780
1791
1830
1833
1838
1863
1867
1870
1874

Dra<3vac.
Unita oggid
di

alla

cura parochiale

Dracevac^ anticamente Drakuvazze^

dalle piante spinose,

di

cui essa

di

Poglizza

la villa

cos appellata in slavo

abbonda. Confina

da borra

con Visocane^ da scilocco con Polesnik, da mezzogiorno


con Grue, e da ponente colle case Knesevich di Poglizza.
Apparteneva alla soppressa diocesi di Nona. cappellania
esposta con 242 abitanti di religione cattolica. Fu nel 1862
unita a Poglizza, da cui venne nel 1874 disgiunta ed unita
a Viocane, ma fu di nuovo abbinata a Poglizza in settembre
dell'anno cor.

1879 per commodo

della popolazione.

332

La sua chiesa, posta su d'un' altura, vicina ad un pozzo,


dello Morovaz, assai antica, trovandosene memoria in documento del 1550. I suoi muri sono assai grossi, ed il suo
coperto a volto reale. Dapprima non riceveva la luce che
da una ferritoja, situala a mezzogiorno., ora illuminata
da due finestre a mezzaluna. Ha un solo altare, dedicato a

credenza dei villici, che


Turchi
per ben tre volle l' abbiano occupata e saccheggiata, ma che
sempre ne fu liberata per intercessione del santo suo patrono.
Ha il campanile alla romana nella sua fronte, e la sagrestia
dietro l'altare. La circonda tutta d'intorno il cimitero, che
pure antico quanto la chiesa. Aveva in passato una pia confraternita, sotto il patrocinio del suo titolare s. Martino, composta di 28 confrali, i quali colle loro elemosine supplivano
a quanto era necessario pel mantenimento della chiesa.
Anche la villa assai antica, essendo menzionala in
islrumento 21 agosto 1327 dell' archvio del preesistito monastero dei Benedettini di s, Grisogono.
Dracevac non ha propria canonica, ma soltanto una
casa a pian terreno malconcia ed umida, che serviva per
s.

1'

Martino vescovo.

pia

addietro all'uopo.

Serie dei cappellani di Dracevac

Doimo Radovieh

cappellano

nel

??

r>

99

9?

Luca Kevrich
Giorgio Miletich

Gregorio Berkich
Simeone Tressin

Da

levante del villaggio

s'

innalzano

1789
1796
1802
1810
1844

le cos dette

Rdine

che una palazzina, fabbricata forse da qualche heg turco


durante l'occupazione musulmana. E costrutta di grosse mura
ed ha il coperto a volto.

Visocane.
Tre miglia distante da Poijica trovasi verso il sud-est
la villa di Visocane, Parochia assai antica, trovandosi cenno
di essa in scritture del secolo decimoquinlo.
Dipendeva dai
vescovo di Nona; ora appartiene all'arcivescovato di Zara,
ed soggetta

al

decanato nonese.

.333

Sua chiesa parochialc con cimitero era in antico s. Michele arcangelo, lontana un miglio e mezzo dalla villa. Ora
invece lo s. Antonio di Padova, una volta succursuale, e
vicina alle case.

Era vi

sotto

fraternita
telli

parocha fino

questa

in

gli

auspicii

di

s.

al

1808 una

con-

laica

Michele are. con 26 fra-

elemosine e colle rendite di campagna


mantenimento della vecchia parochiale di s.

che colle loro

provedevano

al

Michele.

Vi esisteva pure una congregazione religiosa, detta Bra


schina^ nella chiesa di s. Antonio. Era questa intitolata allo
Spirito Santo

ed

suo scopo era

il

di

celebrar messe e fare

opere pie in suffragio dei defunti confratelli. Componevasi di 25 sacerdoti, i quali d' ordinario erano parochi
campestri, e di 8 laici. La direzione era appoggiata ad uno
altre

Aveva il titolo di Vicario, ed era


un cancelliere. Fu istituita nel 1702, ed aveva
dei sacerdoti.

assistito da
il

suo sta-

Facevano una volta all'anno


le loro congregazioni, le quali duravano tre giorni, durante
quali si celebravano solenni messe ed uffici! pei morti.
Questa parochia conta di presente 251 anime.

tuto

superiormente

approvato.

Serie dei parochi d Visocane.


Pr Matteo q.m Strico
Natale Berkich
Giuseppe Voivodich
Simeone Tressin
Giuseppe Tolh

paroco

nel

5.

??

95

j)

59

j^

jy

J7

1146
1787
1830
1840
1876

Polesnik.
Il

villaggio

di

Polesnik situato verso greco-levante,


verso maistro e 4 miglia da

da Suovare

lungi 10
Zemonico verso tramontana.
Era questo in origine uno

miglia

antichi romani
le

irruzioni

in

de'

di

que' castelli, eretti

queste contrade, affine


popoli barbari, che

di

premunirsi

pur troppo

dagli

contro

fecero

man

bassa di tutto anche in Dalmazia. E indizii di quell'epoca


ne sono
ruderi, tuttora qua e l nei suoi dintorni esistenti,
quali accennano allo maniera di costruzione di que' tempi,
i

ed inoltre

le

monete

ivi

in

copia trovate

coir impronta dei

334

romani imperatori, fra le quali sono da annoverarsi una bene


conservata, di Antonino Pio, rinvenuta propriamente fra le
rovine del castello, coli' iscrizione Antoninus Aug Pius
di
P. P. Pr. P. XIIIL Cos, III Laetitia = ed una
Massimino Erculeo collo scritto = Maximianus P, Pius
Herculi Victoria ~
Innalzavasi questo castello sopra una piacevole eminenza. Era di forma quadrilatera, precinto da forti mura,
lunghe 50 passi per facciata, ed era munito di due torri
circolari, una delle quali situata all' angolo di levante, che
fu in seguilo ridotta dai Turchi in serbato] o d'acqua, l'altra
posta air angolo di ponente, che serviva di rocca e di ultima

ritirata,

ed inoltre sopraintendeva

d'ingresso: ciascuna

delle quali

alla

difesa della

porta

era fiancheggiata

torri

da

due cortine a s corrispondenti.


Aveva questo castello communicazione con quelli di
Slivnizza, di Ljuba e di Radovin mediante una strada militare, eh' tuttora visibile, e formava con quelli di Slivnizza
e di Ljuba {Gradina) gli angoli di un ben fortificato trilatero, che rendevasi inespugnabile per aver avuto nel centro
il
castello di Radovin, oggid Glavica Berettinova: il quale
apparalo guerresco, a que' tempi formidabile, serviva di antemurale alle citt di Zara e di Nona. Per cura di chi fossero
stali eretti cotesti castelli non consta, ma molto probabile
che Augusto, il quale cinse di torri e di mura la citt di
Zara, affine di renderla inespugnabile, specialmente dal lato
di mare, abbia pure voluto renderla invincibile dalla parte
di terra coli' erigervi cosifatte opere fortificatorie.
Anche il nome stesso di Policnik sarebbe, a parere
degl'intelligenti, un'indizio non dubbio della romana origine
di questo castello, dappoich di slavo non ha che la terminazione, mentre le prime due sillabe sono di derivazione
prelamente greca, che poi ebbe la cittadinanza latina. 11 nostro
Gliubavaz chiama Polisano questo castello, forse dall'originario Polyxenum\ e la posizione topografica di Policnik giustificherebbe appieno

il

significato

della

parola.

Romani, se ne resero padroni i Re ed i PrinCroati, che lo padroneggiarono per un breve tempo, lo


ristaurarono, e lo governarono, al pari delle citt, a mezzo

Dopo

cipi

di

Zupani,

o Conti,

negli antichi
al

monastero

istrumenti
di

s,

trovunsi

quali
di

donazioni

Grisogono

di

Zara.

di

spesso

fatte

menzionati

da quei

principi


Cessala

dominazione

la

335

slava, e succeduto

il

governo

adjacenze divenne patrimonio della nobile famiglia zaralina de Pecchiari, anticamente


de Martinussi, la quale lo risarc, perch malconcio e sdruscito, e lo possedette fino al 1571
nella qual epoca, caduta

veneto^ questo castello colle

sue

Zemonco, cadde anch'esso


rono obbligati

Turchi

questo castello
al

suoi abitanti a fuggirsene, e stabilirsi altrove.

Scacciati

potere dei Turchi, per cui fu-

in

dal

territorio

mandarono

veneti che lo

occuparono
fiamme assieme

zaratino,
in

sottoposto villaggio, onde quei barbari non venissero tentali

ad impadronirsene un altra volta. Succeduta la pace, vi ritornarono quelle antiche famiglie cristiane, e si collocarono
presso il diroccato castello, abbandonando il primiero lor

aggiacenze della tuttora esistente cappella


di s. Luca, che sin da principio serviva loro da chiesa parochiale. Ritenuto l'antico nome di Polisano e Polesnik ed
anche Policki, quivi si fabbricarono le proprie abitazioni, ed
una nuova chiesa di forma quadrangolare, della dimensione
di 18 metri per 8, cui intitolarono a s. Nicol. Dopo
duo
eh' era

sito,

secoli

di

nelle

esistenza, logorata

dal tempo,

e quasi

cadente,

si

una nuova, pi ampia e pi


solida di quella. A spese del fondo ecclesiastico venne infatti eretta dalle fondamenta, e compiuta nel 1877, fu anche
consacrala il d 28 luglio 1878 dall'arcivescovo nostro
Pietro Maupas in onor dell'antico patrono s. Nicol. L'edifizio di stile perfettamente romano, della lunghezza complessiva di m. 28, col campanile egualmente alla romana.
E ad una navata coli' abside e sagrestia di forma ottangolare. La fronte, la base, e le lesene agli angoli, sono di
pietra battuta, il rimanenle ad intonaco. Nell'interno bene
decorata da lavori architettonici, ma spoglia d'altri ornali.
trov necessario

V'

la

d'innalzarne

cantoria sopra la porta

colonne, lavoro di buon gusto, e


un'altare di

monache
alle

spese

Tanto

di

stile

corretto.

V' inoltre

marmo, che unitamente ad una pianeta preziosa, un

turribolo, una
sellato

maggiore, sostenuta da due

navicella ed una

croce,

il

lutto

d'argento ce-

venduto ai villici V anno 1769 dalle


convento di s. Nicol di Zara per far fronte

smallato fu
del

incontrate

l'altare

che

la

per

la

riedificazione del loro

tempio.

pala subirono guasti gravissimi, finch

erano nella chiesa primiera, ma riusc di fare un conveniente


rislauro delT altare, non per della vecchia pala, cui ne fu
anzi,

non ha guari,

sostituita

una nuova, dipinta

dal

valente


artista

P.

Giuseppe Rossi m.

lodalo dagli

336

lavoro

o.

due

chiese

come

matrice,

miglio

distante,

di

Nicol vi sono

s.

prima di
detto; la seconda
annessovi cimitero:

questa parochia tre cappelle, cio

un

esatto, e

intelligenti.

Oltre alle prefale

l'fintica

diligente,

si

coli'

la

s.

in

Luca, eh' era

di

Giovanni

s.

la

terza

di

s.

Pietro.

Una
soppressa.
dite

del

in

confraternita

Aveva

esisteva

vi

per patrono

natura e

in

fino

45

Nicol,

s.

al

1808,

in

cui fu

ren-

confratelli, e

danaro, con cui faceasi fronte

spese

alle

culto.

Questa

parochia sin

or soppressa
politico

diocesi

ora

Nona,

di

soggetta.

sua

dalla

Ha

di

origine appartenne

alla

decanato e comune
presente 643 anime.
al

cui

Serie dei parochi di Polesnik.


Giorgio Kevrich da Visocane

Martino Kevrich

paroco
oco

Andrea Babich da Polesnik


Gasparo Matak da Rasanze
Luca Dumich da Eso sciroccale
Giuseppe Voivodich, supplente
Simeone Spanich da Melada
Giacomo Missul da Kale
Giovanni Barhalich
,;,

sino

al

1864

nato pievano
di

s.

in

cui

dal

J?

?5

>?

5?

yy

>7

>?

>5

J)

1752
1800
1811
1812
1827
1832
1834
1844
1851

nomi-

fu

colleggiata

della

Simeone

Giovanni Oslrich

^
Felice Bakia

^
Antonio Vukic da Borgo Erizzo

sono
Lovrinac,
Zapadnja Kosa,
Istocnja Kosa,
Krupalj, villetta sul pendio d' una collina
Localit aggregate a Polesnik

1865
1871
1875

con

belle

pianure d'intorno.

Sovare.

Due

miglia

al

sud-est

di

Zemonico s'incontrala villa di


Suhovare^ piccola terra, situata
in

due

parti

poco

distanti

fra

Polesnik ed a tramontana di
/S'c>2;are, appellata anticamente
in

loro.

luogo eminente, e divisa

Con

scrittura

del

1070

337

venne questa terra donala assieme ad una torre


Jadovano al monastero di s. Grisogono di Zara

da certo
la

qua!

donazione fu dipoi confermata e sancita dal sommo ponteice


Celestino III colla pi volte menzionala sua bolla del 1195,
dov' detta terra di Suhovare. In altre antiche scritture v'
memoria di essa, quando col nome di Suhovare, e quando
con quello abbreviato di StthL II Lucio fa cenno della prein
alcune parti tuttava apparifata torre, le cui vestigia
scono. Fu presa nel 1571 col ferro e col fuoco dai Turchi,'*
i
quali per, dopo l'assedio di Zemonico, cio nel 1647, e
dopo una terribile lotta, ed assai sanguinosa resistenza, V abbandonarono a libera disposizione de' Veneziani, che la diedero in preda al fuoco, e ne smantellarono le deboli mura.
Rimasta deserta ed abbandonata per qualche tempo, vi
ritornarono in seguito

primi

suoi

abitatori,

e ristaurate le

una piccola chiosa, si formarono in parochia al principio del secolo scorso, essendovi
dati certi dell' esistenza de' suoi parochi nel 1720; il che si
desume dai registri parochiali, eh' essendo mancanti de' primi
fogli, autorizzano a credere che ancor prima di quell'epoca
loro antiche abitazioni, ed

vi

stala

sia

eretta

e chiesa e parochialit.

tradizione che nelle turchesche invasioni parecchi a-

Suovare

bitanti di

si

fossero rifugiati

Birbinjo, ed avessero fondata

sarebbe

somiglianza del

la

la

grossa, presso

nell' isola

villa

Sauro.

di

nome Sauro con

Un

indizio

quello di Sovare.

Era Sovare parochia soggetta alla diocesi di Nona


colla nuova organizzazione, pubblicala nel 1850, venne abbinala a Polesnik, ed in seguito per Decreto Ministeriale del

1858

dichiarata

cappellania esposta sotto

dipendente dalla parochia

La sua chiesa
attiguo

il

cimitero e

Aveva

in

Polesnik.

di

intitolata
la

S.

il

decanato

di

Nona

Ha 203 anime.

Antonio

di

Padova

ha

casa canonica.

passato una pia confraternita

sotto

il

patro-

Padova, ma fu estinta nel 1808. Era


composta di 30 confratelli,
quali facevano fronte alle spese
dell' aitare padronale colle rendite di alcuni beni
campestri,
cinio

di

S.

Antonio

di

e coi contributi fraternali.

Serie dei parochi e dei cappellani di Sovare.

Tommaso Kevrich paroco decano


Giovanni Barbalich supplente

dal

1827
1864
22

338

Giorgio Verixalz supplente


Giovanni Oslrich

Felice Bachia

Antonio Vuchich cappellano


Il

1865
1866
1873
1876

merita special

men-

morte buona parte dei suoi beni alle


Anastasia, di S. Simeone e S. Francesco in

zione per aver lasciato


S.

Tommaso Kevrich

suddetto poroco

chiese di

dal

in

Zara.

Smili.
Alla distanza di tre miglia da Sovare verso borea, sulla
strada che conduce a Karin, trovasi

posto in mezzo

ad

una

il

villaggio

di

Smilcic^

ed ubertosissima pianura.
Era parochia della diocesi di Nona ora cooperatura esposta
di Nadin nel Decanato di Benkovac delP arcidiocesi di Zara.
Aveva dapprima la sua chiesa parochiale, di cui era patrono
e titolare S. Michele Arcangelo, Diroccata dal tempo, sicch
non ne rimasero che sdruscite muraglie, serv per lunga
deliziosa

epoca ad uso delle

sacre

funzioni la cappella privata, fab-

1740

in

ed

al

onore di
S. Giuseppe, finch ne fu nel 1870 eretta una nuova dalle fondamenta sotto il titolo delia Presentazione di M. V. per cura
ed a spese della benemerita famiglia Vlatkovich di Novegradi,
un ramo della quale si trapiantato in questo villaggio di

bricata

dalla

famiglia zaratina Tebaldi nel

mezzo ai suoi beni.


Nei 1827 era paroco Natale

Smilcic

n'

in

cooperatore esposto

Non ha

P.

Petessich,

presente

Carlo Saric dei Minori Osservanti.

questa villa che

75 anime.

Skabernje.
La parochia, che porta

nome

Skabernje^ ora
formata da sei gruppi o sezioni di case, quali sono Haibar,
Skabernje^ Skara, Kutrovo^ Plavanka^ e Perkos, I primi
cinque son posti lungo la strada, che, deviando dalla strada
regia Zara-Benkovaz al kil. 3-19, si estende quasi dritta
in scilocco per sei kilometri fino al confine di Nadin. L' ultimo gruppo, cio Perkos, giace su di un'altra strada che
da Skabernje va in ponente. Il primo gruppo denominato

Hamhar

eh'

prossimo

alla

il

di

strada regia

si

compone

di

339

met della strada sta la sezione maggiore


delta Skabernje con So famiglie; segue la sezione dSkara;

famiglie;

indi

alla

Kittrovo^ e finalmente quella detta

Plavanka ciascuna

con 8 famiglie. L'ultimo gruppo, cio Perkos^ che dista da


Skabernje 3 kil. si compone di 23 famiglie. Assieme 88
famiglie con 604 anime, tutte cattoliche, le quali formano,
come sopra si disse, una indivisa ed unica villa, chiamata
Skabernje^ con un solo capo villa ed un solo curato. A memoria di uomo Skabernje non arriv alla cifra di 604 anime
se non che nel 1878. In tutte le sezioni le case sono prossime le une alle altre, meno in Hambar e Kutrovo, ove sono
alquanto disperse. Le due strade suaccennate sono carrozzabili, cosicch si pu accostarsi in carrozza alle porte di
ciascuna famiglia, e
il

quelle delle rispettive lor chiese. Tutto

terreno che dalla strada

principale guarda

settentrione

sassoso ed improduttivo, mentre la parte meridionale una


pianura di campagne coltivate a semina, e
bella e vasta
piantate a vigna.

Dai registri parochiali si deduce, che Perkos in antico


fosse slato il luogo pi importante di tulf i sunnominati, e
che da esso tutta la villa si appellasse Perkos, poich nei
medesimi non falla menzione di Skabernje, neppur negli
unicamente di Perkos. Troatti delle visite canoniche, ma
viamo nelle patrie memorie che Perkos era nel secolo decimosettimo una fiorente parochia, che nel 1646 ebbe a pastore
famoso prete Sorich, ma che nel 1681 gemeva sotto il
il
ferreo giogo ottomano, come diremo a suo luogo. Durante
la musulmana occupazione, gli abitanti di Perkos
emigrarono in buona parte e si stabilirono a Skabernje; onde, ri-

masta quella terra quasi deserta di cristiani, surse in principalit la sezione di Skabernje, e s'avanz fino a tanto che
nel 1686 divenne parochia. Da quest'epoca quindi comincia
a datare l' istituzione della parochia di Skabernje, che prima
non era che una localit di Perkos Fissata in tal modo con
certezza l'epoca della fondazione della parochia, di cui
parola, ora diremo qualche cosa della sua chiesa.
A met di strada da Skabernje a Perkos sul dorso di
una dolce collina situata la chiesa cappellaniale d Skabernje, fabbricata in epoca remotissima, senza che

numenti lapidari o
consacrazione.

da

mo-

ne consti l' anno di sua erezione


forma quadrilunga con coperto reale

scritti

di

arcuato, sostenuto da tre archi e rispettive colonne in

mu-

340

lunghezza, e 4.90 in larghezza, che nel preshiterio alquanto minore. Sulla sommit
del frontispizio, eh' rivolto a ponente, s'innalza il camparatura.

Ha

nell'

interno

m.

12

di

romana, con due campane. Ha due porte d'ingresso,


selciato di pietra regolare.
sei finestre a mezzaluna, ed il
Nella parte posteriore v' la sagristia con due finestre e
selciato simile a quello della chiesa. Due altari l'adornano;
maggiore dedicato a s. Luca ev. la cui pala vecchia e
il
sdruscita, di mediocre pennello, rappresenta la Vergine Immacolata con s. Luca e s Giovanni ev. e sulla cui mensa
poggia il tabernacolo, pure di marmo il minore, anche di
marmo, situato in faccia la porta laterale, con pala vecchia
e sdruscita, rappresentante la Vergine del Carmelo e s. Giovanni Battista. Abbench questa chiesa sia la parochiale e
qual patrona
s. Luca ne sia il titolare, pure viene ritenuta

nile,

alla

della

parochia

tiene la
nella

Madonna

la

Assunta,

solenne funzione con segni

cui

nella
di

gioja

festivit

si

esultanza

di

cappella dell'Assunzione in Hambar.

La cappella dell'Assunzione

in

Hambar,

quale

la

dista

m. 100 dalla stradn regia, rivolta a ponente, e misura


m. 9.10 per 3.70. Ha un solo uscio, e sopra di esso un
finestrino nella facciata, ed inoltre due finestrelle nelle pareli
laterali. Sulla sommit della fronte v' il campanile con una
campana. L' unico altare, che vi esiste, non ha che la mensa
di

pietra,

e la

pala vecchia e logora, su cui

B. V. Assunta con

s.

Rocco

s.

dipinta

la

Domenico.

Tanto a Skabernje, quanto in Hambar v' il cimitero


comunale. L'uno e l'altro, circondati da muro in calce, racchiudono la chiesa, che sta nel centro. In quello di Skabernje vi sono parecchi olmi di grandezza gigantesca,
quali stendendo la loro ombra sopra il pozzo, che sulla
strada fuori del recinto, rendono assai gradila la sosta, e
i

quasi glaciale

la

chiesa da tre

lati.

freschezza
Si

dell'

aqua.

hanno prove,

che

Essi
in

attorniano

questo

la

cimitero

venivano in antico sepolti


morti di tutte le ville limitrofe,
quando queste mancavano di chiese e cimiteri, fra le quali
anche le ville di Ceranje e 3Iiranje, ora di rito greco n. u.
Nel cimitero di Hambar. eh' di forma quadrilatera, ma
meno grande del primo, alcuni pochi di Hambar furono
i

ma dal 1822 nessuno.


Aveva Skabernje nel 1808 una

sepolti,

il

patrocinio del suo titolare

s.

laica confraternita sotto

Luca, con

40

associati e con

elemosine

rendite di vino, biade, ed


della

341

danaro,

in

beneficio

chiesa curaziale

Tra

seta rossa,

arredi e rimarchevole

suoi sacri

avente

lo

stemma

questo che fu donata da

quando

siedeva

stemma

sulla

lui

dell'

una

pianola di

arcivescovo Capello

questa chiesa intorno


arcivescovile

cattedra

di

al

segno
1640,

Zara.

Lo

un'aquila a due teste, con un cappejlo nel petto.

Skabernje stala parochia fino al 1851, nel qual anno


in seguito alla nuova organizzazione della
Diocesi divenne
Cappellania esposta, soggetta al Decanato di Zara.

Serie dei parochi e cappellani di Skabernje


dedotta dai registri 2^ctrochiali.

1.

Mile Raspovich

2.

Simeone Drazina

Giovanni Pizerich
4. Matteo Marinovich
5. Michele Rusin

paroco

nel

95

95

3.

6.

7.
8.
9.

10.

Rocco Milatovich
Giacomo Smolich

T)

Matteo Gherdovich
Girolamo Castellanich

Tommaso

Sikirich

11. Michele Majerich

95

57

95

99

cappellano

paroco

Maghich da Pasman
13. Stefano Torich da Vergada
12. Matteo

par.

')1

99

)"!

99

14. Giuseppe Marcellich da Oltre


99
15. Simeone Sarich da Pasman, paroco

1686
1719
1722
1727
1729
1730
1731
1751
1756
1758
1779
1780
1810
1822

Zemonico,
supplente nel
16. Bartolomeo Drazich amministr.
17. Simeone Svorinich da
Sestrunj

1846
1846

amministr. nel

1846
1849

di

18. Tito Shufflay


19.

Simeone Sutlovich da Eso grande,


cappellano nel

20. Simeone Sarich, ilerum supplente


21. Matteo Nekic da Jasenice, cappellano nel

22. Biagio Blasul da Cale cappellano

1854
1854
1859
1865


23. Simeone Ziz

342

del

Ordine,

III

da

1874

supplente nel

Veglia,

Eso grande,

24. Biagio Cvlanovic da

1874

cappellano nel

ratteri

latini,

dal

tempo cio

ventarono anche registri


In

vicinanza della

settentrione,

30

erano due anni


vedersi n'era

diversi.

Il

scrivevano
in

unicamente
poi con ca-

registri

parochiali di-

N.^ 14

dal

cui

in

civili.

chiesa

di

s.

Luca,

parte

dalla

di

metri circa lungi dal muro del cimitero, vi


gli

fa

avanzi d'antico

ovvero un palazzo

chiostro,
a

N.^ 13

al

glagolitici corsivi;

caratteri

in

N/

parochi dal

selciato,

il

primo, formante

un

qualche signore. Ammirevole

di

poich composto
la

forse

fabbricalo,

di

superficie esterna

cinque

strati

era un ce-

mento marmorideo il secondo sottoposto al primo, era di


il
terzo di piccoli mattoni
calce mista con ghiaja grossa
della misura di cm. 11 per 7, posti in
taglio, uniti con
calce, e in belF ordine disposti; il quarto simile al secondo;
ed il quinto, lastricato con piccole pietre oblunghe messe
insieme con calce, e collocate fra loro obbliquamente.
;

Nella stessa direzione,

150

metri

incirca

dal

cimitero

rinvennero parecchi sepolcri in cemento, lapidi sepolcrali,


e rottami di urne mortuarie di terra cotta.
A mezzogiorno in ponente di Skabernje v' un punto

si

detto
di

Cerkuina^ che divide

Galovci,

ed

un'altro

Bojana^ che divide

Da

alcune

tradizioni

il

confine di

mezzogiorno

confini

di

popolari,

questa
in

dalla

levante,

villa

detto

Skabernje, Galovci e Gorica.


tuttora

esistenti,

si

deduce,

che questi luoghi furono un tempo travagliati orribilmente


dalla peste e dalla guerra
il
che si conferma dalla storia
nostra, che del primo malore ne fa una orribile dipintura
quando invase il zaratino territorio, e del secondo narra il
sangue sparso, le ville devastate e distrutte. I nomi suddetti
;

di

Cerkuina e Bojana ne sono una indubbia testimonianza.


La villa di Skabernje provvista d'acqua potabile a

preferenza di tutte

le

altre

del

zaratino

contado.

Ha

essa

acqua viva, e lutti vicini ai singoli gruppi


di case. Hambar ne ha due, Popovac e Donjevac appellati:
Skabernje ne ha uno, delio Lokvenjak : Skara uno pure denominato Bvmari ; Kulrovo uno col nome di Stankovac ; Plavanka
uno detto Jukovac: Perkos ne ha quattro, cio Novah^

undici pozzi

d'

343

Zlousac^ Zagerliah\ e Papirna : e finalmente presso la chiesa


di s. Luca ancor uno, appellalo Cerkvenjak. Sonovi inoltre
due sorgenti perenni, una cio delta Rosulje presso Hambar,
ed un'altra della Pletenica appresso Perkos.

La principale rendita dei


le

specie,

vino e

il

che pochi, cos che


barili

la
il

Di
non

pastorizia.

pi

sono

villici

ricco

non ce

ulivi

pu

pi

far

di

tutte

ne

sono
due

di

d'olio.

Passiamo ora all'indole e costumi dei


necessario a sapersi, che
abitanti di Skabernje erano
all'

grani

eccesso, e dediti

alla

fino

venti

d'indole

gozzoviglia

feroce
e

Sudi che

villici.

addietro

anni

all'

gli

vendicativa

inerzia.

Il

furio

era per essi cosa comune, l'omicidio proditorio spessissimo,

ed erano riguardate prodezze l'incendio, il taglio, la devastazione dei frulli della campagna. Un solo prete, Matteo
Nekic^ nel breve sessennale corso di sua cura pastorale,
giunse a togliere ed estirpare, come per incanto, tulli questi
vizii nel popolo Skabernjese. Con zelo veramente apostolico,
accompagnato dalla costanza e dal coraggio, e con instancabile fatica ridusse quella popolazione a costumi pi miti,
ed a sentimenti pi morali e religiosi. Ora questa popolazione fra le pi tranquille del zaratino territorio, dedicossi
all'economia e
di

piet e

di

Dopo

di

al

lavoro,

frequenta

la

chiesa e le

pratiche

religione.

giover far parola degli usi e delle costumanze del paese. Ed in primo luogo non sar inutile il sapere come si solenneggi da essi la festa del Natale. Tulle
le famiglie si provvedono di abbondante quantit di legna e
dalla

ci

sera della grande vigilia sino a tutta

la

tengono
benedice tutte
festa

acceso e ben alimentato il fuoco. Il paroco


le case, ed in ogni casa anche l' incenso, col quale essi stessi
incensano dippoi le stalle, gli animali e le adiacenze. Non vi
ha famiglia che non solennizzi il s. Natale alla propria mensa,
e per quanto miserabile sia, vi sgozza almeno un agnello
per darne al curalo lo stinco ed un pane d' orzo o spella
pella

incensazione e benedizione della casa.

uso

di

molle

famiglie

di

festeggiare

il

Krstnoime

maggior parte nelle solennit di


s. Stefano e di s. Giovanni. Fanno esse
inviti e banchetto.
Il curato benedice
all' uopo
l' incenso
le candelette, ed una
candela maggiore. Se egli non interviene al pranzo tenuto
di venire almeno a recitare il vespero pei defunti della fa(la

sagra

di

famiglia)

la


Durante

miglia.

del

recita

la

344

vespero,

tutti

parenti tengono

accese le piccole candele, ed in mezzo della tavola arde la


maggiore, piantata in un pane. Il capofamiglia colla testa
scoperta, pregando pei propri defunti, accende riverentemente
candela maggiore nell' atto del desinare, cui, se non fu
ancora recitato il vespero dal curato, smorza verso sera,

la

versandovi sopra del vino. Compiuta una volta la recita del


vespero, questa candela arde senza interruzione fino al totjaJ,e
consumo.
molta divozione pei propri defunti, e non
Il popolo ha
dimentica di messe in loro suffragio.
li
Il giorno della Purificazione di M. V. non si benedicono
che le sole candelette comperate dalla Fabbriceria. Queste si
dividono per tutti gf individui delle famiglie, compresivi i
bambini appena nati.
Ogni anno tutte le famiglie pel giorno dei Santi si provvedono di nuove candele. Queste vengono benedette prima
della messa di delta festivit, e si tengono alla solenne messa
di

Tutt'

Santi,

funzione e messa dei morti, alle messe

alla

messe
SS. Sacramento, ed

dei morti,

alle

pei propri

Natale e Pasqua, alle esposizioni del

di

messe

alle

ed ufficiature dei sepolcri

defunti.

Nel caso

morte

pi benestanti fanno
un adulto,
intervengono
invilo ai parenti ed agli amici, anche lontani.
altri pure, quanti ne vogliono,
sebbene non invitati. Zeppa
di

di

la

il

contegno

derato. Alla

mente

s'

affollano

gli

ed occorrendo anche fuori

casa,

della

convito,

tavola del

agli

di

fine

usi

altri

in

tutto

il

resto

Silenzioso e triste

si

mangiare abbondante, il bere model trattamento, eh' assai breve relativatutti,

il

altre

in

circostanze,

il

curato^

distribuite le

vespero dei defunti, e finito questo, ognuno si allontana, meno quelli che dal padrone sono
pregati di fargli compagnia fino al giorno seguente, come
parenti ed amici venuti da lontano. L'incensazione si usa al
Magnificat^ la quale dal paroco si manda successivamente a
tutti i parenti. Gli scogliani piangono i morti in versi decacandele

sillabi,

ai

parenti,

quelli

del

canta

il

continente in ottonari.

pane e P olio nel giorno


di S. Biagio. Il pane si d in cibo agli ammalati e coli' olio
si unge la gola in caso d'infermit, ed inoltre le piaghe degli
uomini e degli animali.
Alla Pasqua, oltre la benedizione dei cibi d' uso, fanno
pur r uso

di far

benedire

il

345

benedire una piccola quantit

grano di ogni specie, e


mescolano con quello destinato alla semina.

L'acqua benedetta
di

nella

di

vigilia

dell'Epifania

una speciale importanza. Con essa

loro

stanze delle loro case,

tutte la

le

Io

ha presso

aspergono da s

stalle, le aje, tutti

gli

ani-

campagne.
Questo popolo teme terribilmente la maledizione del proprio curato di qualunque condotta o tama esso sia, e pella
paura di una tale maledizione si astiene da molti mali verso
il
suo prossimo, quali sono il furto, il taglio, T incendio, e
bench
la devastazione delle campagne. Con questo mezzo,
illecito,
curati, prendono le difese del perseguitato, lo liberano dalla prepotenza di nemici feroci e sanguinari.
condotta amato e venerato,
Il curato se di buona
altrimenti o non curato, ovvero deriso ad anche sprezzato
ma in ogni caso anche il pi feroce e indurato nel delitto
mali e

le

teme, come

si

disse, la

sua maledizione.

Nadin.
Lungi un miglio e mezzo
dici

miglia da Zara, in

presenta

il

villaggio

di

sud-est

al

di

Skabernje, do-

mezzo ad una spaziosa campagna si


Nadin, l'antica Nadinium dei Ro-

Nedinum^

conservano ancor
le traccio. Dalle iscrizioni lapidarie risulta che era colonia
romana, della trihus Claicdia^ eretta dai Duumviri, Fu annoverata da Tolomeo tra le citt marittime della Liburnia.
mani, ed anche

Parecchie

iscrizioni

quale

della

lapidarie

furono

secolo, le quali furono trasportate


Pellegrini.

Anche

di

recente

pianura dove oggid giace


d'

di

scoperte

nella

preesistita

Fu questa

citt,

al

scorso
Galleria

ne

ornato, colonne, e moneto, e fra quest' ultime

bronzo.

nello

rinvennero alcune nella


villaggio, ed anche frammenti

se

il

si

dire de' nostri

un Domiziano
storici, dai Goti

Nel 1096, sopra il colle, che ad oriente dell'attuai


villaggio si eleva 134 m. sopra il livello del mare, venne
innalzato un castello dai Conti Croati, sulle antiche rovine
del Castrum romano, e da forti muraglie circondato. Ma in
seguito fu anche questo dn forze nemiche atterrato. Giunti i
Veneti in possesso di queste terre, sopra quelle rovine n'eressero un nuovo di pianta, e come narrano le nostre cronache, il d 6 Marzo 1496 fu gettata la prima pietra dal
Vicario di Zara, assistito dai patrizi zaralini Co. Tommaso
distrutta.

346

Leon, e Damiano de Ciprianis, dopo che fu cantata solenne


messa d' inaugurazione del nuovo castello. Paolo Jovio nel
36 della sua Istoria narra, che Amurat per tradimento del1.
suo custode s'impadron (1539) di questo castello,
l' avaro

come

che, per essere posto su di un' alto colle,


di

grande importanza, poich serviva


villaggio,

del

con bandiere e
rieri, ed anche

quali

vedetta agli abitanti

avvicinarsi del nemico, con fuochi,

all'

colpi

di

disse, era

si

di

mortaretto davano avviso

ai ter-

prossimo pericolo, onde avessero tempo e modo di salvarsi. 1 Turchi non contenti di essersene cosi resi padroni lo smantellarono in parte dopo di
avervi incendiate

tempo, come

lontani

ai

le

del

sottoposte abitazioni. Lo tennero per molto

1646

deposito, e nel

gazzini per custodire gli attrezzi

ediflcarono

vi

di

dei

ma-

conser-

guerra, e per

munizioni e le provigioni, onde continuare a combattere in Dalmazia, per impossessarsi un giorno di tutta la

vare

le

provincia. Nel

1647

il

scolo, trovati senza


le

Provveditore Generale Leonardo Fo-

presidio codesti edifiz,

munizioni da guerra in luogo sicuro,

Li riedificarono per ancora

mente

1684

nel

castello

Su

ritornarono

vi

e villaggio

una

disabitato,

volta
i

li
i

Veneti,

quasi

diede

che

fiamme.

alle

Ma

Turchi.

final-

trovarono e

distrutto.

quel colle veggonsi infatti colossali rovine di co-

di

La cima

struzione medioevale.

del colle viene anche al pre-

sente appellala Staro selo. Essa circondala


antiche, ancora

visibili e dalla parte

visibili

entro

il

circuito

delle

da mura assai

del sud ancora

servate, ed in alcuni punti nell'altezza di 2

vine

trasportare

fatte

mura sono

bene con-

m. Le
di

altre

ro-

costruzione

posteriore, veneta e turca.


Sulle rovine sorse allora un

nuovo villaggio

di

80

case,

ed appena ebbero quegli abitanti un po' di pace, edificarono


la propria chiesa parochiale e la dedicarono a S. Antonio di
Padova.
eressero pure una casa per abitazione del paroco,
che per essere sdruscila dal tempo, fu sostituita da una nuova,

Due

1878

spese del fondo ecclesiastico.


pie confraternite, coi loro contributi in natura e in

fabbricata nel

danaro, provvedevano al mantenimento della chiesa. Tali e-

rano quella della B. V. del Rosario con 34 fratelli, e quella


di S. Antonio di Padova con 32 fratelli.
Fu un tempo questa villa parochia decanale della diocesi di Nona, ora semplice parochia dell' Arcidiocesi di
Zara con 224 anime nel Decanato di Benkovaz.


Eravi

questa

in

1500

quale fu nel

347

un chiostro

villa

di

P.P. Conventuali,

il

distrutto.

Serie dei parochi di Nadin.


paroco
Luca Sikirich
Vincenzo Supicich

Michele Levacich

In

nel

Biagio Blasul

Giovanni Illinich
Nicol Mekinic

antiche scritture trovansi

le

1805
1840
1843
1863
1870
1876
famiglie

seguenti

sta-

Nadin: cio Sossich nel 1356, Pribislavich nel! 391,


Cacich nel 1399, Divac nel 1450 e Zmelich nel 1465.
In scrittura del 1541 trovasi menzionato Pietro Giustiniani qual castellano di Nadin.

bilite

Rastevic.

Due

miglia lontano a sud-est di

Rastevic, Apparteneva anche questa

Nadin giace
alla

la

villa

di

diocesi di Nona, ed

Ora cappellania esposta dipendente dal Decanato di Benkovac.


L'antica sua chiesa parochiale, intitolala a S. Giorgio m.
stata eretta in epoca rimota trovandosi nell' aliar laterale
dalla parte dell'epistola una iscrizione del 1164 con uno
stemma d'antica scultura, rappresentante una mano, che stringe
una spada di forma vetusta. Venne rifabbricata dalle fondamenta nel 1845 a spese del fondo ecclesiastico col concorso
dei villici, e fu consacrata del 1846. E grande abbastanza.
Ha il campanile alla romana con due campane. Ha due altari ;
il
maggiore di marmo dedicato al titolare, il minore a s. Gio.
era parocha.

Battista,

ed

Aveva

ai

Re

Magi.

questa chiesa una pia confraternita sotto T invo-

cazione del suo titolare S. Giorgio con

con redditi

in

cessarie

suo mantenimento.

Ha
guardo

al
il

alla

38

confrali,

natura e in denaro sostenevano

suo cimitero,
casa,

la

casa canonica, e

quali

le

spese ne-

278

anime. Ri-

questa apparteneva alla nobile famiglia de

Felicinovich di Zara, fu comperala dal governo, e ristaurata

ed ampliata a spese

della

popolazione.

Ora nel massimo


disordine
attigue,
l'

si

pari

furono

della

ehbe

suoi

croce

d'

oro

meritati servigi in cura

del
d'

T una e

muro

un

da

precinte

curato.

la

chiesa.

Furono
Michich
Simeone
1810;

attuale

nel

al

348

parochi
dal

1827

in

che sono
spese del-

l'altra,

calce a

Ugarcovich
1874, il quale

Gregorio
fino

al

merito con corona pei lunghi

anime

tempo Fran-

poi per breve

cesco Bellenghi, indi Nicol Mekinich nel 1875.

Benkovac.
Benkovac, capoluogo dell' omonimo distretto politico,
giace 18 miglia all' est di Zara nell'intersecazione della strada
provinciale Pakoscane-Karin colla regia Zara-Skardona, ZaraSiede sopra un bassopiano alluviale, cui fan corona
due altipiani, Kukalj cio a nord-est, e Podlug a sud-ovest, ed
inoltre quattro colli. Deve il suo nome a Benkovic, a cui il

Kistanje.

circostante territorio fu dato in signoria all'epoca

della

oc-

cupazione turchesca, e che vuoisi abbia eretto


attuale castello sul colle S. Antonio, bench sia da ritenersi l' abbia
piuttosto ristaurato, mentre le nostre cronache ne attribuiscono
la primitiva sua fondazione ai Conti Croati
nel medio evo.
Come tutto quanto il territorio zaratino-nonese fino a Babin1'

dub, cosi anche Benkovac dovette subire

giogo ottomano,
da cui verso la met del secolo decimosesto s' affranc definitivamente colla cacciata dei barbari, avvenuta per opera
dei

serdari,

guidati

dall'eroico Mocivunja,

del provveditor generale Corner,

nome

il

sotto la

che governava

la

direzione

Dalmazia

Repubblica veneta. Questi, sbaragliati Turchi,


pubblic un bando, con cui assicurava la vita e le sostanze
a quelli che fossero rimasti in Dalmazia, a condizione per
che dovessero abbracciare la religione cristiana. Del qual
bando approfittava a Benkovac la sola famiglia turca Atlic^
che tosto si fece battezzare: ed il provveditore, che zelava
in

della

propagazione del cristianesimo volle egli slesso assistere


da padrino ai neofiti, ed imponeva ad essi il diminutivo del
proprio cognome
Comei^etto che i loro discendenti conservano a tutl' oggi, sebbene dai contadini si continui a chiamarli Atlici. Questa la pivi antica famiglia della borgata
dopo la dominazione ottomana, a cui in seguito s aggiunsero le famiglie Borin e Basic, e pi tardi altre ancora come
vedremo. Da queir epoca Benkovac rimase stazionaria sino
alla met del secolo presente, essendovi memorie scritte che
la

'^

tutto

in

pi

cui

questo lasso

fu

una

stabilita

tempo non contava pi

di

35 aijitanti
Benkovac cominci
vi

3'4W

Pretura

r.

i.

30 od

fanno 1846,

dopo

risorgere

di

al

in

col-

politico-giudiziaria

assegnamento di parecchi villaggi, tolti ai distretti di Scardona e di Zara. Sorsero allora nuovi edifiz, vi si aprirono
negozi di vario genere, ed in breve tempo divent Benkovac
il
centro principale del commercio di tutto il territorio centrale. Ci non basta, dappoich slaccato nel 1868 il potere
politico dal giudiziario, questo luogo divenne anche la sede
donde nacque
del Capitanato distrettuale, da nuovo istituito
bisogno di nuove fabbriche, ed un rilevante incremento
il
di popolazione, in guisa tale, che dall'anno 1846 in cui esistevano 10 case con 35 individui, come sopra si detto,
al presente si contano invece oltre a 40 case, ed una por

polazione

di

circa

parte possidenti,

residenza sono

abitanti,

negozianti,
il

dei

quali

G'

artisti.

r.

i.

Capitanato distrettuale,

parte

impiegati,

Uffici

che hanno

Giudizio distret-

il

Commissione d'estimo, un apgendarmeria, ed una colonna mobile. Avvi

tuale, l'Ufficio

postamento

400

d' iiijposta,

di

la

comunale, ed una farmacia ecc.


Il commercio
d' esportazione consiste principalmente
vino, granaglie, pelli e sevo. La coltura della vite viene
continuo propagata e riesce a meraviglia. La borgata far
l'Ufficio

inoltre

6000

niedia

ettolitri

La popolazione

vino

di

all'

ranza. L' indole

arricchire

che composta

sufficiente

seconda

varia a

comune

La massima parte
una

in

anno.
di

famiglie giunte

Tra, ed anche dalla Croazia, cattolica

l'

di

dal

da Verlika. Dernis, Knin. Kistanje, Scardona, Zara e

Friuli,

d'

in

dell'

delle

parte della

preferente tendenza verso

gran

maggio-

La

tendenza

origine.

tutti.

case,

le

quali

gusto estetico, giace lungo

all'altra

in

stessa,
1'

est,

in

sono costruite con


strada

la

regia,

dal-

direzione est-ovest con

seguendo

il

declivio del ter-

rimangono inondate col cadere delle


pioggie, come non una volta avvenuto
mentre se la borreno, per

cui

molte

gata

si

estendesse

in

senso

inverso

cio

all'ovest,

questo

grave inconveniente non si avrebbe a deplorare.


Non dubbio che, allorquando
Principi Croati signoreggiavano questo castello, da loro fondato, il circostante
paese fosse cattolico, ed un paroco avesse avuto, ed una
chiesa; poich certo che dov'essi ponevano lor sede, dopo
i


di

di

muniti e fortificali, erigevano chiese, e pro-

essersi ben

teggevano

Non

questo

tutto

per

religione. Nulla

la

350

v'

dicono

ci

ha dubbio del

pari,

istorie

le patrie

che, impadronitisi

Turchi del castello e del paese, avranno fatto man bassa


d'ogni cosa, di persone, di case e della stessa chiesa: ma
cacciati che furono i barbari nel 1646 dal territorio zara-

e nonese, furono

tino

abbiamo

di

sopra

puranco

narrato^ e

la

sola

Benkovac, come

da

espulsi

famiglia neoconvertita

cominci a formare una nuova comunit


cristiana, cui si associarono successivamente le altre due
Borin e Basic. Non essendovi per n chiesa n paroco, furon
Corneretto-Atlic

da principio assistiti spiritualmente dai

questi

frati di

Perusic,

parochia che dista pochissimo da Benkovac, coi quali ebbero

comuni per qualche tempo


che

chiesa e

la

famiglia Borin eresse nel

la

cimitero, fino a tanto

il

1743 una

cappella in onor

Antonio sul colle di tal nome, a ridosso della cinta


del castello, ed a fianco della propria abitazione. E questa
cappella un quadrilatero della dimensione di m. 7.30 per 4.80.
Ha un campanile alla romana con due campane, una delle
di

S.

appartiene alla

quali

minata

di

diroccata

chiesa

soffittata

altare

di

nello,

Kulatlagic.

illu-

fronte da una finestra circolare, e da due oblunghe.

una semicircolare.
tavole dipinte ad olio.

e dal lato destro da

ed

di

di

pietra,

guasta

tutto

coperta

di tegole,

Nell'interno ha un

inverniciato, con pala, di meschino

dall' umidit,

rappresentante

la

pen-

Vergine col

Antonio di Padova, e S. Gio. Nepomuceno ai lati. Nella base dell'altare v' la seguente iscrizione, che ricorda il suo fondatore Giovanni Borin:
divin

figlio,

con

S.

Altare in honorem Dei ac D. Antonii Pai. j^ietas erexit ;


Viventihus Ill.mo
jdo Nechich. Pietro Lisica capellano
ac Johanne Borino^ fundatore. Anno 1143.

Questa cappella aveva comunicazione una volta coli' attigua


casa Borin mediante un uscio praticato dal lato destro della
cantoria, il quale ora murato. Serv dessa da chiesa cu-

1865, in cui
venne aperta la chiesa nuova, di cui parleremo in appresso.
Al presente vi si celebra qualche messa fra l'anno e nella
festivit del titolare. Nel 1860 le venne aggiunta una picraziale sino

cola

quest' ultimi tempi,

cio fino

al

sagrestia.

Mentre

si

slava ergendo questa chiesetta,

datore Borin ottenne dal

Vescovo

di

il

suo

fon-

Nona Tommaso Nechich

351

un cappellano nella persona di Pietro Lisica, e lo dotava di


beni fondi, sufficienti al sostentamento di lui e dei suoi successori. Per tal guisa venne fondato il benefcio curaziale, il
quale scomparve per in seguito, poich

assenza del cu-

in

venne in parie usurpato, ed in parte annesso alla chiesa.


Se al cappellano Lisica, venuto nelfanno 1743, succedessero immediatamente altri cappellani, oppure ritornassero i Benkovcani sotto la cura dei frati di Perusic non

rato

ma

consta positivamente;

tima supposizione, poich

ed

il

Gerskovic

destinato a

Succeduta

Benkovac

per molto

quest'ul-

tradizione non porta fra

la

cappellani.

altri

probabile

Lisica

il

Tanno 1820 venne

Circa

Gerskovic, e vi rimase fino al 1840.


parocchie in Dalmazia,
la riorganizzazione delle
veniva innalzata a parochia, per cui le furono
cappellano

il

unite sei famiglie cattoliche di Kulatlagic, che per lo

innanzi

erano sotto la cura di Korlat, ed inoltre il villaggio di Sopot,


ambidue poco distanti da Benkovac. In seguito alla quale
unione i Parochi di Benkovac erano incaricati di celebrare

una seconda
di

messa

della

30

festivo-dominicali nella cappella

Kulatlagic; obbligo da cui vennero sciolti da

S. Pietro a

circa

nei

anni,

pel crollo

del

tetto

d'

una

parte

dei

muri

medesima.

Seguono
nistratori

in

ordine cronologico

parochiali,

che

si

cappellani e gli

succedeUero

dal

Pietro Lisica, cappellano

1743
dal

Giovanni Gerskovic da Sale


Simeone Michich parroco di Bastevic suppl.
Simeone Profazza da S. Eufemia amm. par.
Simeone Michich da Sale come sopra
Vincenzo Merchizza da Scardona amm. par.
.

Simeone Michich, come sopra supplente


Giovanni Bevilaqua da Zara amm. par.

Simeone Michich, come sopra supplente


Francesco Zvetich da Segna, amm. par.
Simeone Michich, come sopra supplente
P. Carlo Saric, amm. par. di Perusic, suppl.

Biagio Blasul da Cale, amministr. par.

al

ammi1862.

17431820-1840
1840-1842
1842-1844
1844-1847
1847-1848
18481848-1849
1849-1850
1850-1854
1854-1858
1858-1859
1859-1862

Se non che trovandosi


curati di Benkovnc, come la
maggior parte dei curati della provincia, mal provveduti col
i

tenue supplemento

di

congrua, che

percepiscono dal fondo

~
ecclesiastico,

la

ai52

Comune conoscendo

principale dell' assenza del curalo,

venne

una scuola comunale, e

d' istituire

r educazione dei fanciulli

al

essere

T importo

fine

tal

nella

cuusa

la

determinazione

V istruzione e
curato da nominarsi, onde cos
di

affidare

porlo in condizione di poter sopperire


fissando a

questa

d'alloggio; importo che

di

fior.

bisogni della

ai

250

vita,

e parte dell'inden-

210, quale supplemento di congrua formava una somma di fior. 500. Sotto
questa condizione vi \enne destinato ad amministratore parochiale e maestro il rev. don Biagio Blasul nelf anno 1859,
nit

cui

settembre del

in

1862

unito ai fior.

e sotto le

medesime condizioni

succedeva l'attuale paroco don Giovanni Mottussich.


L'anno 1863 si dava mano all'erezione della canonica
e della nuova chiesa parochiale, la cui spesa complessiva di
fior. 17.000 fu dal fondo ecclesiastico sostenuta.
La chiesa
ultimata nell' anno successivo 1864, fu benedetta solennemente V8 settembre 1865 dall'Arcivescovo Pietro Maupas,
in onor della Nativit di Maria Vergine.
E posta in centro
della borgata, in capo della sottoposta piazza, eh' di propriet
e.

r.

chiesa stessa per

della

la

cessione regolare fattale dal

Demanio con pubblico istrumento

La sua forma

dei

croce, nel cui centro

13
sommit

pola ottangolare di

d'altezza con

23 febbraio 1871.

s'

una cu-

innalza

otto

fori

circolari,

una croce di ferro. La dimensione


complessiva della chiesa di m. 18.10 per 5.35, non comprese le due braccia. L'interno fabbricato a volto reale,
coperto d tegole, ed selciata con pietra regolare. Non vi
sono altari laterali, ma nel lato destro v' un crocefisso, nel
sinistro un quadro della Vergine, avuto in dono dal Pontefice Pio IX a mezzo di S. E. 1' Arcivescovo nostro. Due di-

e munita nella

pinti,

l'uno

r altro

stile

nativit

la

adornano
gradini,

di

bizantino, rappresentante

del

Signore,

ed inoltre

la

una

Madonna, e
Via-Crucis,

mezzo

due
ascende nel presbitero, separato da essa mediante

le
si

d'

pareti

laterali.

Dalla

navata, a

di

una balaustrata di legno inverniciato. In mezzo ad esso, sotto


un arco che il divide dalla sagrestia, s' innalza sopra due
gradini
selata

il

in

maggior altare, costrutto di


marmo, con eguale custodia

pietra

levigata,

peli' eucaristia,

tes-

e colla

nessnn valore artistico. Dietro l'altare


v' la sagrestia, di forma circo! re, e col suo corredo necessario. Questo altare stato edificato a spese dei due fabbricieri e benefattori Antonio Corneretto e Nicol Dapar, il

pala della titolare,

di

353

che dimostralo dalla seguente iscrizione scolpila


dietro

il

in

marmo

medesimo:
D.

M. D. V. M.

O.

ANTONII

ET

CORNERETTO

NICOLAI

DAPAR

PIETAS

ALTARE
A.

HOC

DICAVIT

MDCCCLXIX.

D.

La chiesa hene illuminata, e forse anche troppo


sua limitata dimensione, entrandovi

minata per

la

15

varia

fori
Il

della

di

la

illu-

luce per

grandezza.

campanile

la

hase fu

cui

chiesa, venne condotto

1.

R. A.

1869

al

corpo

genemunificentissimo im-

termine nel

roso sussidio avuto da S. M.

assieme

edificata

il

col

peratore nostro Francesco Giuseppe L Fabbricato a guisa


torre,

s'

erge alP altezza

20

di

di

metri avendone 2 nella base

secondo dei quali, ove son collocale tre armoniose campane, lavorato in pietra battuta, e
finisce in un castelletto ottangolare, a cui sovrasta una piramide con croce e parafulmine. Sulla facciata occidentale
del medesimo si legge scolpita in marmo la seguente iscrizione, che ricorda il benefattore:
in due ordini diviso,

il

FRANCISCO
AVSTRIAE
CVIVS

HAEC

TURRIS

IMPERATORI

DIVITE

A.

AVG.

LARGITIONE

MDCCCLXIX

MVNICIPES

GRATI

JOSEPHO

AEDIFICATA

CATHOLICI

ANIMI

MONVM.

P.

Elegante la forma della chiesa, ma dessa ormai divenuta angusta ed insufficiente alla sempre crescente popolazione della borgata. provveduta a sufficienza di sacri
arredi, fra i quali sono degni di menzione un velo umerale

ed una pianeta di raso bianco con ornamenti di seta e d' oro,


un messale, un calice con patena e due candelieri d'argento^
donali a mezzo dell' arcivescovo nostro dal Pontefice Pio IX ;
33

354

un' elegante ostensorio, un leggio ed un piviale di color vio-

donato da S. M. l'Imperatore, una reliquia della S. Croce


con ostensorio, lavorato a filigrana, donato da S. E. l'Arci-

leto,

vescovo nostro, ecc.

sud-est dalla parte sinistra della chiesa situata la


Canonica alla distanza di 10 m. dalla medesima. La sua dimensione di m. 13 per 10. E abbastanza comoda e bene
conservata. Attiguo alla canonica un orto, cinto di muro,

svegrato e piantato d' alberi


dell' attuale paroco Mottussich.

La parochia

di

fruttiferi

Benkovac

fino

al

per cura ed a spese

1869 faceva

parte

18 ottobre

quel-

del decanato di Novegradi, e con Decreto

r anno venne dal

Rev.mo Ordinariato Arcivescovile

parochia decanale, con un distretto

di

innalzata

lunghezza da Smilcic
a Ervenik, e in larghezza, da Medvidje a Vrana con 5 parochie,
che sono Nadin, Vrana, Perusic, Medvidje ed Ervenik e 9
curazie, Smilcic cio, Korlat. Rastevic, Podgradje, Lepuri,
Popovic, Rodaljice, Nunic e Kistanje, alle quali si aggiunsero
col principio delT anno corrente Pristeg e Radosinovac.
La borgata ha una scuola popolare regolare maschile,
istituita neir anno 1860, frequentata in media da 80 fanciulli,
che v'intervengono dai villaggi di Benkovac, Bukovic, Sopot,
e Podlug formanti questo raggio scolastico. L' attuale paroco
Mottussich ne fu maestro dirigente dall'anno 1862 fino al 1872,

in

cui and

egli

in

cessare, in seguito

al

nuovo piano

d' i-

struzione.

Korlat

A
localit

Kulatagli.

maistro di Benkovac, due miglia distante trovasi


di

la

Korlat.

Era questo un antico castello dei conti Croati Korlatovich, secondo il Frescot, e perci anche Korlatovich in origine si denominava. Fu questo uno dei primi luoghi, che fu
preso ed atterrato dai Turchi nelle prime loro incursioni.
Nel 1651 lo Smiglianich coi suoi morlacchi avendo circuito presso questo luogo 5000 Turchi quasi intieramente li
distrusse. Ridotto a villaggio s'ebbe il nome abbreviato di
Korlat.
Era un tempo parochia della fu diocesi di Nona ; ora
cooperatura esposta di Nadin, ed appartiene al decanato
di

Benkovac.

355

La chiesa principale dedicata alla B. V. Assunta. E


posta sulla sommit d' un colle, un miglio lontana dalle case
del

villaggio,

Eravi

non

quale conta

il

227 anime.

questo villaggio un torrione turco, che or pi

in

esiste.

Sulla

cima

d"*

una

collina,

poco distante da

Korlat

si

ravvisano diverse antiche muraglie, delle quali alcune lavorale diligentemente in pietra, ciocch fa conoscere essere
stata quella una ricca abitazione d' un signore turco di nome
Ataglic, per cui a quella localit rimasto

il

titolo

di

Kula

Ataglic^ cio abitazione di Ataglic.

v' una chiesa dedicata a s.


Pietro ap. eh' cadente, ed una cappella intitolala al dottor
s.
Girolamo.
Fra i suoi curati sono da annoverarsi Gregorio Matak
nel 1827, Michele Levacich nel 1848, Simeone Michich nel
1865, Lodovico Peterle nel 1866, Ferdinando Vicario nel
1870, Gregorio Locica nel 1876, e Giuseppe Mattiazza nel
1878.
In

quest'ultima localit

Feruic.

Poco lungi da Benkovac giace verso

nome

sud

il

la

villa

riconoscono
ancor le Iraccie, fabbricato su d' una collina che domina
una bella campagna. Apparteneva alla provincia dell' ungarico
Peritsic.

Prese

il

banato, ed aveva

il

da un castello,

di

cui

si

proprio conte.

ve n'erano altri cinque, vicini


al
medesimo, cio quello del voivoda Cosutis^ e quelli di
Podlug^ Ottaqac^ Ceranje e Miranje e lutti avevano il suo
castellano ovverosia conte. Tutti esistevano l'anno 1514,
come consta dagli alti di sacra visita, fatta in codest'anno
dall' arciprete Marcantonio
Raimondo, zaratino, vicario generale del vescovo di Nona Giorgio Difnico
Castellani de
Perussich (eccone le parole) olim super monticellum dic-^
tum Birhir^ inter confines Diocesis Nonensis et Scardonensisj
congregabantur^ et unionem ac jiidicium vocahant Stol illius regionis^ et hoc anno Christi
dictos castellanos cognovi. Non si sa di certo quando il castello di PeOltre a questo castello

MDXIV

russich cogli
ville

sieno

altri

slati

cinque sunnominati, e colle rispettive lor

distrutti; credesi

nella incursione turchesca

del

per che ci sia avvenuto

1546. Si sa poi

di

certo che

356

nostro

Turchi da Perussich, e che, conil


Veneto e l' Ottomano, gli abipoco dopo la pace
di que' luoghi si ricondussero ai lor antichi
focolari,
capo i frati francescani bosnesi, che dall'arcivescovo
e dal Senato furono approvali in qualit di loro pa-

stori

spirituali.

1684 furono

nel

chiusa
tatori

con a

cacciati

tra

Essi

ristabilirono

abituri,

sulle
il

antiche

villaggio di

rovine rialzarono i loro


Perusic, e vi edificarono

resero pure abitabile l' anuna chiesa alla B. V. Assunta


tico Podliig\ formarono una nuova villa, che intitolarono
Lislcicj ed inoltre quella di Podgradje^
ove fabbricarono
un' edicola allo Spirito Santo, ed ancora quella
di Lepuri^
in cui edificarono una chiesuoletta a s. Martino. Tutti questi
villaggi rimasero soggetti a quello di Perusic, e dipendenti
giurisdizione del vescovo di Nona. In tal modo la
dalla
parochia di Perusic abbracciava a quel tempo le ville di
Podlug, Lisicic, Podgradje e Lepuri.
Divenuta in seguito padrona di Perusic la famiglia dei
:

Conti

Possedaria,

intorno

al

1690

vi

fabbricarono

in

quel

una palazzina con torre^ chiesa e castello murato per


loro uso e per propria difesa
tutt' i quali edifiz
esistono
anche al presente assieme alla casa parochiale pei religiosi
che vi esercitano la cura d' anime.
Tutte le tre summentovate chiese sussistono presentemente, e tutte e tre con battistero.
La parochia con Lepuri e Podgradje consta di 857 anime.
11 diritto
di presentazione del paroco spelta al convento
sito

di

che

Garin,

per

V addietro

Nona, ora all'Arcivescovo

di

lo

presentava

Zara, che ha

vescovo di
diritto di ap-

al

il

respingerlo, se non idoneo.

provarlo,

Serie dei parochi di PeruSic.


P.

5^

Le
le

Giovanni Camber M. 0. paroco nel 1827


id.
Michele Surcalo
cappell.

1842
Carlo Sarich

paroco

Giacomo Zizich

,,

Antonio Seguich
Matteo Ljubic

,,

aggregate a Perusic, sono, come si disse,


Lepuri, Lisicic e Podgradje, delle quali ora

localit

seguenti

parleremo.

1864
1867
1869

357 -~

Podgradje.

tre

Podgradje distante un miglio da Perusi,


da Benkovaz., dodici da Nadin^ e ventisette da Zara.

Fii

cos denominato perch posto appresso di una citt, quasi

casile

Il

di

scomparsa. Esisteva qui


romana, sottoposta al colle, su

per del tutto

infatti

una

di

citt

chiesa curaziale di

s.

Spirito.

venute dai paesani,

si

rileva

anticamente

cui

Dalle iscrizioni,

s^

innalza la

sotterra

rin-

essere stata questa citt T -45-

seria di Plinio, e T Assesta di Tolomeo. Di

essa

nulF altro

non che gli avanzi della sua rocca


(Castruir) le cui mura, che cingono un immenso deposito
di antichit sepolte dalle rovine, sono senza dubbio, a detta
dei nostri archeologi, le meglio conservate di quante ve ne
hanno in Dalmazia, e praticandovi degli scavi, offrirebbono
ricchissimo materiale per lo studio delle nostre antichit. La
forma di cotesta rocca un poligono oblungo, di cui il
esiste di presente se

di

circuito

10

3600

romani.

piedi

muri, in alcuni punti,

alti

con pietre di grande dimensione, diligentemente lavorate a bugno. Lo spessore dei medesimi arriva fino ad otto piedi. Vi sono indizi d' una porla
arcuata^ coperta per dalle rovine, e d' un' altra ancora, la cui
esistenza si arguisce da una cavit, alquanto profonda. Dentro
vi si scorge fra le macerie un bastione, che accenna benissimo
anche un sotterraneo della lunghezza
all'architettura militare.
di passi 250 circa, lastricato con embrici romani, che forse
avr servito di conduttore d' acqua. Molte monete antiche
d' oro, d' argento, e di bronzo si rinvennero negli scavi, praticati in diversi siti, in varie epoche. Nel 1777 se ne raccolsero
pi di tremila dal Provveditore generale Giacomo Gradenigo.
Anche di recente se ne scopersero alcune del romano e del
greco impero. Nei terreni sottostanti alla rocca furono scavate
fino

sono

piedi,

edificati

nel

1760

tre lapidi

romane

colle seguenti iscrizioni:


I

FLAV

GRATIANUS . PIVS
AVGVSTVS
SEM
.

FELIX

VICTOR

PONT

MAXIM

TRIVMPHATOR
.

II

PONT
AC

FELICIS

POPVLI

SENATVS
NOM GRATIANI IN VSVM
ROM CONSTRVI DEDIC JUSSERVNT

DNI

NRI

IMP

CAESAR

III

COLON

ROM

DIL

ASS


La prima

358

imperatore Graziano. Doveva servir di base a qualche statua eretta in d lui onore. La seconda si riferisce ad un edifizio
monumentale, fabbricato ad uso pubblico; forse un ponte,
una basilica. La terza ci fa conoscere che Asseria era Colonia

delle

onoraria, e dedicata

quali

all'

Romana.
Oltre a ci fu

votiva, e trasportata

dan Jadre q

di

Doimo.

recente

Asseria
Lisicic, ed immurata in casa
I

suoi

trovata

caratteri

in

sono

dell'

un' ara
di

Su-

epoca

mi-

gliore.

menzione degli Asseriati e li appella col titolo di Immimes Asseriates^ donde si deduce che dovevano
aver goduto grandi privilegi, e fra questi quello dell' amministrazione interna autonoma.
agIl casale, che attualmente trovasi a Podgradje,
gregato a Perusic. Ha 100 anime incirca, ed una chiesa sul
Plinio

colle,

fa

dedicata allo Spirito

Un

Santo.

chiostro di cavalieri Templari vi

esisteva

pas-

in

1204. Un'altro ve n'era,


abitato dai padri Predicatori con chiesa in onor di s. Paolo.
Questo fu distrutto nel 1352 dai Conti di Bribir.
Abbiamo sotto gli occhi un documento datato a Podgradije il giorno 14 Settembre 1428 con cui conti e giudici della Luka misero in possesso di alcuni terreni esistenti
nella villa di Braschievich il P. Guardiano di S. Francesco
sato,

quale

il

si

trova estinto nel

di

Zara.
Lepuri.

Il

parochia
s.

Lepuri annesso, come Podgradje, alla


Perusic. Ha 200 anime con chiesa dedicala a

villaggio
di

Martino,

nel

di

cui

cimitero

sonovi

lapidi

sepolcrali

con

emblemi.

Vi s trovano muraglie da fortezza sopra 1' acqua Novak^ ed un torrione mezzo diroccato. Si rinvennero, nel
dissodar la terra, monetine d' argento di Colomanno, delle
quali il solo Pere Paulovic ne possiede duemille.
Lisicic.

pure aggregala a Perusic


anime, con chiesa relativa.

la

localit di Lisicic.

Ha 230

359
Pristeg.

Tre miglia distante da Podgradje

verso scilocco trovasi il villaggio di Pristeg, E menzionato in scrittura del


1405, da cui rilevasi, che una torre triangolare anticamente
vi esisteva, della quale non si
riscontrano oggid che le
sole vestigia.

Fu un tempo
delle sacre visite

parochia, trovandosene memoria negli

1700

dal

in

Dopo

poi.

la

atti

sistemazione

divenne cappellania esposta della parochia


di Vrana nel Decanato di Zaravecchia, ed ha 288 anime.,
mentre assieme con Ceranje nel 1754 ne avea 215.
dell'

arcidiocesi

La sua chiesa, fabbricata nel 1670 dai parochiani,


inoltre una cappella
intitolata a S. Francesco d' Assisi.
eretta dai villici intorno al 1750 in onor di San Nicol.
Aveva questa parochia una confraternita sotto il patrocinio di S Francesco, composta di 40 soci, con rendite di

terreni,

quali servivano

le

alle

occorrenze

della chiesa.

Fu

soppressa nel 1808.

Serie dei parochi e dei cappellani di Pristeg.


Natale Cimer

paroco

Simeone Stampalia

nel

Matteo Telesmanich

Giorgio Torich

Tommaso Bozin
P. Costantino Banjes M. 0.

Nicol Fabianich
Stefano Marcovich cappellano

Giuseppe Kerstich
Domenico Bujacich
,,

1730
1762
1771

,,1815

1820
1848
1851
1865
1869
1878

Radosinovao.
Alla distanza

di

tre

miglia

al

sud

di

Pristeg

posta

Radosinovac, questa villa il confine dell' arcidiocesi di Zara dalla parte di scilocco.
Questo antico villaggio aveva il suo paroco nello scorso
secolo, essendovi di esso menzione nelle visite diocesane
dal 1700 in poi. Nel 1851 fu ridotto a cappellania di Vrana

la

villa

di

dipendente dal Decano

di

Zaravecchia.

360

La sua chiesa primaria, ha per patrono e titolare s.


pure un
Antonio di Padova^ e fu edificala dai villici.
edicola in onor di s. Catarina nella localit di Budak, che
segna il confine delle due diocesi.
era nel 1808 una confraternita sotto gli auspici di
formata da 40 confrali con rendite,
s. Antonio Patavino,
che servivano al soslentamento della chiesa.
Casnli annessi a questo villaggio, sono Z)o6rat;o^a (Acquabuona) cos appellata per una ricca sorgente d' acqua,
che scaturisce dai luoghi vicini, ed irriga i suoi fecondi
ed inoltre Skorobic^ una volta villaggio, rammentato
terreni
in scritture del 1456.
Radosinovac aveva nel 1754 abitanti 224, mentre al
presente non ne conta che 217.

(?'

Serie dei parochi e cappellani di

Giacomo Levacich

paroco

Giovanni Pedissich
,,
Giuseppe Tollich

Vito Bacchinich

Pietro Torich da Vergada


Matteo Pestich

cappellano
Giovanni Rakuin

Simeone Gulam

Radosinovac
nel

,,

1718
1737
1760
1771

1815
1830
1852
1876

Vrana.
Lungi due miglia da Radosinovac a ponente, ed a mezza
strada fra Zara e Sebenico, giace Vra7ia^ presso la sponda
settentrionale

del

lago omonimo. Appellata dagli antichi

Au-

rana^ Aurania. Laurana^ ed anche Arausona^ e dagli slavi


Lovrana^ Brana e Vrana^ fu un tempo borgata di non lieve
importanza, ed anche famoso castello. Era ivi dapprima un
convento di religiosi benedettini con chiesa, dedicata a san
Gregorio, *) che da Zvonimiro., re di Croazia^ furono donati
nel 1076 a Papa Gregorio VII. affinch ne facessero uso i
suoi Legati nel loro passaggio per queste parti. Narrano le
patrie cronache, che furono donati al prefato pontefice assieme al loro ricco tesoro cum capsa argentea reliquias
:

'}

Non

a S. Giorgio,

come

alcuni erroneamente

hanno

scritto.

361

corporis ejusdem B. Gregorii continente^ *)


cihiis^

gemmis

cum

calice et patena^

ornatis^

cum duabus

cum duabus

cum evangeliorum

cru-

coronis aureis^

textu ex argento^

cum-

que omnibus suis mobilibus bonis^ ut S. Petri legatis sit


semper ad hospitium^ et omnino in potestate eorum: e colr assegno inoltre di duecento bisanti d'oro da pagarsi annualmente alla S. Sede. Nel 1138 Bela II don il convento
colle terre sottoposte ai Cavalieri templari, ed Alessandro III
ne conferm la regale donazione con Bolla spedita T anno
1168 a Gerardo arcivescovo di Spalato. Sdruscito dal tempo,
essi lo ristaurarono nel 1190^ e dappresso vi eressero un
ben munito castello per propria difesa contro qualsiasi nemica incursione. Salirono col tempo ad alto grado di potere
e dovizia, e signori divennero di pi altre castella in Dalmazia e Croazia. E prova ne sia, che Bernardo, arcivescovo
di Spalato, col tesoro che essi possedevano a Vrana, pattuiva coi Gaetani (di Gaeta)

un soccorso di dieci galere a


favore dei Zaratini contro i Veneziani. Ebbero essi possedimenti non solo a Vrana, ma benanco a Nona, a Ljuba, a
Obbrovazzo, a Podgradje, a Sebenico, e perfino nella campagna di Zara, con un magnifico tempio^ dedicato a S. Elia,
di

cui

si

ravvisano tuttavia

Avevano
signore, ma

le traccie.

in

provincia

si mettevano
non servivano ad alcun
sotto r apparente protezione soltanto di chi governava il resto
della Dalmazia. Avevano per loro capo un Priore, il quale risiedeva a Vrana e dipendeva dal Maestro Generale d' Ungheria il
che provato da un' istrumento di convenzione stipulato nel
1217 tra esso e i monaci benedettini di Tkon, in cui si legge
quanto segue: Anno Christi MCCXVII ego Frater Pontius de
Cruce humilis Magistei' Militiae Templi per Hungariam et
Sclavoniam^ et Locibmtenens regiusin Croatia et Dalmatia,

loro vassalli;

Serie dei Priori Templari di Vrana.


Gualterio di cui memoria
Vitalino

in

documento

del

95

Dessa Spingaroli, zaratino

Cernolo de Botono

5^

Madio Paleologo
Mirco de Grubogna

9?

?)

,^

1194
1206
1240
1254
1272
1290

Forse queUa cassetta d' argento, che ora si venera nel Santuario della
chiesa delle nonache benedettine di S. Maria, la qaal cassetta racchiude una
reliquia di S. Gregorio Papa, che vi e effigiato frammezzo un re ed una regina.

cristianit

Aboliti in tutta la
nel

362

Concilio ecumenico di Vienna

vano

totalmente devialo

decreto relativo

di

Templari

in

perch ave-

Francia,

primitiva

dalla

loro

1311

Y anno

istituzione,

soppressione venne puranco intimato

il

agli

Zara e di Spalalo con ordine di far sollenarcivescovi


trare i cavalieri di Rodi, detti anche Gioanniti, ossia di san
Giovanni di Gerusalemme. Qual ne fosse T esecuzione data
alle Lettere Apostoliche, non v'ha dubbio. Sembra per, che
alcuni di loro sieno stati tolerati in qualche parte della Dalmazia e Schiavonia, e specialmente a Vrana, abbench un
gran numero di loro, in altre regioni, entrasse nell'Ordine
di S. Giovanni, e colle dignit istesse, che avevano in quello
del Tempio, siccome ce lo attesta il Rohrbacher nel l. 77
della sua istoria. Dopo la soppressione troviamo nelle nostre
cronache la seguente serie de' Priori:
di

Ivan de Sestio, priore


Felice

Matteo Bobali, raguseo


Stefano Croato
.

Raimondo

....

Gianco de Palisna
Nicol de Palisna
Michele Bebek
Ladislavo Lascovich
Alberto Lascovich
.

Il

s'

Priore d Vrana continu a portare

Prior, e ad esercitare
talch

1316
1319
1328
1336
1340
1370
1392
1396
1398
1399

nel

il

la

il

titolo di

stessa influenza e potere di prima,

summentovato Gianco (Giovanni) de Palisna,

era usurpata

la

Magnus

contea di Ostrovizza,

il

il

quale

priorato di Vrana,

banato di Croazia e Dalmazia, giunse a cospirare contro le regine ungariche Elisabetta e Maria, ed imprigionarle
e

il

prima trov anche la morte,


come abbiamo detto altrove. Liberata T altra dai Veneziani,
e ritornata in Ungheria, essa invi genti onde ridurre all' obbedienza il facinoroso priore, ma questi favorito da Tvarco,
re di Bosnia, respinse gli Ungari dall'assedio di Vrana, ne
sconfisse l'esercito capitanato da due generali di Sigismondo,
e g' insegui fin sotto le mura di Zara (1389). Morlo Tvarco,
il
bano di Bosnia Vuco Vuchi, partigiano di Maria, fatto
nel

castello

prigione

il

di

Novegradi, ove

la

priore, impadronissi nel

1392

dei beni dell'Ordine.


Da

363

pass Vrana al re di Napoli e d' Ungheria Ladislao


nel 1402^ che vi pose Filipello da Gaeta col titolo di calui

stellano,

1409

e poscia nel

la

vendette

insieme

con

Zara,

Novegradi, Pago e rispettive pertinenze, e co' suoi supposti


diritti sul resto della Dalmazia a' Veneziani. Durante
loro
il
dominio continuossi ad eleggere il Priore dei Cavalieri Gioanniti di Vrana, uno de' quali fu Pietro
Bembo, Cardinale di
S. Chiesa, che sebbene nominato con Bolla Pontificia da
Leone X nel 1520, pure non godette che il titolo e le insegne di Priore, n giammai le rendite del priorato, che ascendevano in quel tempo a parecchie migliaja di fiorini,
com' egli stesso lo dice in una sua lettera, scritta nel 1533
a M. Pietro Paolo Vergerlo, Nunzio di S. S. presso il re
d' Ungheria.
Ai Veneziani fu presa Vrana dai Turchi, sotto Solimano
nel 1537, i quali la popolarono, e 1' abbellirono d' orli, pieni
di giuochi d' acqua, e di
nuovi magnifici fabbricati, fra i
quali il Han o Caravanserai^ edifizio grandioso, che tuttavia sussiste, costrutto di grandi e ben connesse pietre, lavorale a martellina. Centodieci anni la dominarono i Turchi,
e durante questo tempo vi crebbero le case a centinaja, e
tanto s' ingrand, che nei documenti di quel tempo la troviamo menzionala col titolo di citt di Vrana. La riacquistarono per i Veneziani nel 1647 colla forza. Sotto la direzione del generale Pisani, dell' altro generale Barone di
Degenfeld, e del colonnello Briclon diedero essi V assalto
alla fortezza, fecero saltare in aria le due torri di difesa, e
la maggior parte del recinto delle mura, che dal Iato di borra
erano terrapienate, e tulle dintorno d'ampia fossa precinte.
Nel sanguinoso conflitto diedero luminose prove di valore il
noto soldato Elia Smiljanich, e Ferdinando figlio del generale Degenfeld, che avvanztos di troppo alla controscarpa
del fosso, colpito d' archibuggiata nella faccia, rimase privo
della luce

occhi.

degli

Ritornata in

Repubblica,

la

tal

modo

Vrana la Veneta
1752, dopo un secolo di

nel possesso

diede in feudo nel

di

abbandono, alla nobile famiglia Borelli, assieme ai tered il primo, che


ritori di Tinj, Radosinovaz, e Banjevaz,
r ebbe, fu Francesco, che con tutte le formalit d' uso fu
decorato del titolo di Conte Feudatario di Vrana. Egli fu
avolo al vivente Conte Francesco. Ma assai prima dell'occupazione turchesca del 1537 erano slati costituiti in feudo
totale


dai Veneziani

beni d Vrana^

che nel 1440 n'era


nel

1446

la

364

in

memorie

trovandosi

nome Osilla,
1479 n' era feu-

possesso una famiglia

famiglia patrizia Carnaruli; nel

datario certo Paolo Ferencich,

suo

indi

scritte

di

figlio

Giovanni. Si

pure dalle cronache nostre, che la Repubblica con sua


Ducale 7 Settembre 1535 conferm a Federico Loredan il
rileva

possesso del Feudo di Vrana e Pacoscane.


Otto erano i villaggi soggetti alla Contea

Kakman^

Banjevac^
Baljano, Panjano e Saljano^
quali
Canilja

velim^

Vrana, cio:
Votnic^ Krusevopolje^
di

furono

distrutti

collina,

appellata

tutti

dai Turchi.

L'antico castello, situato

ai

Nero, non oggi che un cumulo

pie
di

d'una

Questo fabbricato
Castello dei Templari di
sassi.

che nella storia porta il nome di


Vrana, aveva per sua difesa quattro torri ai quattro venti.
Nel mezzo dell' edifzio eravi una sala adorna d' armi, di scudi
e di corazze. Quattro finestre, aperte ad arco di sesto ncuto,
le davano luce. Le invetriate a vario colore, e a vario disegno ricordavano alcune imprese dell'Ordine. In questa sala
ebbe luogo il famoso convegno, o piuttosto la congiura di
Carlo duca di Durazzo, Paolo Vescovo di Zagabria, Gianco
Palisna priore di Vrana, Ivan Horvath bano di Croazia, e del

Voivoda principe di Transilvania, contro la regina Elisabetta,


vedova di Lodovico re d' Ungheria, e contro la sua figlia
regina Maria, erede del trono di S. Stefano
la quale congiura aveva per iscopo di intronizzare Carlo di Durazzo in
;

re

d'

Ungheria.
Vrana oggid non che

un povero villaggio situato


un miglio distante dal sito del menzionato castello. Fu cappellania dopo che
Veneti ne rimasero padroni la prima
volta, onde troviamo
1448 Pr And^ea cappellano di
nel
Vrana. Con Breve di Alessandro VI del 13 Luglio 1493
i

fu

elevata

al

grado

di

parochia.

'^)

In

documento

del

1494

troviamo la sua chiesa parochiale intitolata allo Spirilo


Santo. Fra Daniele da Zara, Priore dell'Ordine d S. Domenico venne dalla S. Sede deputato alla reggenza spirituale del costello, ov' era l'antica cappella di S. Gregorio
Papa. Un' altra cappella, intitolata alla Vergine, esisteva a
Vrana nell' epoca suddetta, e alla medesima eravi unita una
confraternita dello stesso titolo, la quale provedeva alle oc*3 Vedi

la Bolla pontificia in fine di questo

volume.


correnze del cullo. Negli
in poi

come

1700

delle visite canoniche dal

alti

trova indicala questa

si

365

titolo di parochia,

col

villa

puranco oggid, con anime cattoliche 323.


La chiesa parochiale di Vrana ha attualmente per suo
patrono e titolare S. Michele. Fu rifabbricata sulle fondala

menta della vecchia al principio del secolo decimotlavo.


Havvi inoltre una cappella sotto il titolo della B. V. del
Carmelo, eretta nel 1750.
Eravi in questa parochia una confraternita di S. Michele
con 40 confratelli, e con rendite in natura e in danaro per
la manutenzione della chiesa parochiale. Fu soppressa nel 1808.
Troviamo memorie scritte, che mentre
Turchi erano
in possesso di Vrana, Dobravoda, Pristeg, Ceranje, e Radosinovaz, il paroco di Vrana con loro permesso amministrava
i

sanli sacramenti ai parochiani

divini

misteri nelle case dei villici

rute chiese, coprendo


rasi pure che

di

colla

cristiani,

raccoglievano

ciate

suddette

delle

di

notte

patena

1'

celebrava

ville,

ovvero anche
osila

nelle di-

Nar-

consecrala.

per timore degf infedeli, trebbiavano

tempo

le

biade,

che avevano fal-

giorno.

Turchi sgombrarono il territorio di Zara, i


Perkos ed allri ancora si
villici
di Pristeg, Radosinovaz,
recavano a Vrana per accostarsi ai SS. Sacramenti ; e perci l'arcivescovo in certi tempi dell'anno spediva col pa-

Dopoch

recchi sacerdoti per assistere

Negli

alti

visite

delle

canoniche trovasi

1760 l'arcivescovo Caraman,


di

Vrana,

ombra

air

che
la

vi

voce

206

fu
d'

costretto

visitando

la

chiesa

parochiale

predicare all'aperto, fuori

dai circonvicini

sacro

pastore.

villaggi,

E Vrana

che nel

scritto,

un albero, a motivo del grande concorso

affluiva

del

di

paroco.

il

chiesa

di popolo,

desideroso

non aveva

di

di

allora

abitanti.

Serie dei parochi e cappellani di Vrana.

Andrea cappellano di Vrana


Fra Daniele da Zara, Domenicano
P.

di

Vrana

stabilito

dalla

S.

.nel 1440

cappell.

Sede

,^

1494

1501
1517

,,

1533

Simeone Crolich, vice-cappel. del castello


Marco Lovrinovich, paroco di Vrana
Matteo Magarich

udire

che

366

Fra Giuseppe, de' Minori Osservanti


Fra Michele
^
^
Tommaso Mataglich, paroco
.
Giovanni Torich da Vergada
Girolamo Simich
.

Simeone Tomassevich

Matteo Stazich
Antonio Buiich

Nicol Bozanich

Natale Petessich

Simeone Gulam

Dopo

tuttoci

,,

che

si

detto

di

sopra,

rimasto famoso nella storia, e presso

il

688
1692
1718
1742
1760
1

1771
1815

1840
1863
1870
1876

nome

di

Vrana

Turchi conservasi
tuttavia il titolo di Beg di Vrana, e nel regno ungarico quello
di Priore di Vrana. Ultimo possessore del titolo di Priore di
Vrana ne fu mons. Francesco Kralj, preposito del capitolo
di Zagabria, il quale lasci in morte alla chiesa di Vrana
un legato di 200 fiorini.
Vrana si vanta di aver dato i natali nel 1420 a Luciano di Martino^ architetto tanto rinomato, che il re di
Napoli gli affid la costruzione del magnifico Poggio reale,
e il Duca Federico d'Urbino lo cre con apposita patente
architetto del suo nuovo palazzo ducale. Mor a Pesaro nel 1482.
Da questo villaggio prende il nome un lago, che gli
sta dappresso, e nel quale si esercita la pesca delle sanguisughe e delle anguille. E in parte formalo dai torrenti Pecina,
Skorobic e Biba, e pare che abbia communicazione col mare,
eh' assai poco distante, essendo salse le sue acque, nelle
quali si scorge il flusso e riflusso. D' inverno le sue acque
si

estendono dodici miglia

in

lunghezza da ponente a levante,

e sei miglia di estale.

Polazza.

(Polaca),

Vrana, nella distanza


di circa 4 miglia, trovasi il villaggio di Polazza. Era anticamente castello dei nobili Croati, e giusta il Frescot, denominavasi castello di Mariano dal nome del Conte, che lo
presiedette. Nelle barbare incursioni se ne impadronirono i
Turchi, e sulle rovine vi costrussero una moschea, alla quale
insieme

sud

alla

Rastevic, e a maestro

campagna e

prati

di

sottoposti fu dato

il

nome

di

367

Bicina. Vi fabbricarono pure tre edifizt a due piani e a volto


reale per abitazione del Begh, come pure granaj, ed un torrione circolare a tre piani, che servir dovea
telegrafo e di caserma alla milizia turca.

vedetta, di

di

quei tre edifiz

in seguito il nome di Polaz^ eh' quanto


on^e poscia al villaggio venne la denominazione di Polazza. Sembra per che ancor prima avesse tal
nome, quando
Signori Croati, come si disse, avevano il
proprio palazzo, poich col nome di Polazza lo troviamo
i

paesani diedero

dire Palazzo,

menzionato in scritture del 1390. La sua posizione assai


vaga ed amena. La sua bella campagna estendesi da Jagodnje
fino a Lissane d Tinj in una lunghezza di circa 5 kilometri,
e nella sua larghezza, eh' pure di 5 kilometri divisa da
una continuazione di poggi e colline, al dissotlo delle quali
case contadinesche, e distribuite

sono costruite

le

diversi. Dalla

parte di maestro nella prateria sottoposta sorge

in sei

gruppi

una fonte di acqua perenne, a cui villici di Nadin, Rastevic,


Lissane, Jagodnje superiore ed inferiore conducono gli anii

mali ad abbeverarsi.

Polazza era parochia nel 1673, e lo pure al presente.


Aveva in quel tempo 180 anime, ora ne conta 488, comprese le 10 famiglie cattoliche di Jagodnje inferiore, le quali
distano dalla chiesa un kilomelro e mezzo. Appartiene al di-stretto, e comune politico di Benkovaz, e al decanato di
Zaravecchia.
L'antica sua chiesa parochiale stata

due villaggi

di

Polazza e

di

Jagodnje

fabbricata

inferiore

dai

tra

villici

comodit di poter intervenire alle


sacre funzioni. Era intitolata ai SS. Martiri Cosma e Damiano,
ed aveva l'aitar maggiore dedicato ai patroni, un' aliar latedell'uno e dell'altro per

rale,

ed

il

battistero.

la

Che fosse

di

brevi

dimensioni lo

si

viene a conoscere dalla circostanza, che l'arcivescovo Caraman nella sua visita canonica del 1760 fu obbligato a fare

popolo sotto un albero nel piazzale dinanzi la


slessa. Non v' memoria quando sia stala edificata. Diroccala
dal tempo, fu di pianta rinovala nel 1836 a spese del fondo
ecclesiaslico colla concorrenza dei villici, conservando l' antico suo titolo. Fu eretta sui fondamenti della vecchia, e misura in lunghezza m. 24 ed in larghezza m. 6. Sopra la sua
il

sermone

al

campanile alla foggia romana con due armoniose campane una delle pi belle chiese del contado
di Benkovaz. Ha tre altari. 11 maggiore de' quali, dedicato ai
fronte

s'

innalza

il

368

Patroni^ ha quattro colonne di marmo rosso di Verona, ed


lina pala antichissima, bene conservata, che a giudizio degli

grande valore artistico. Il tabernacolo, che


poggia su questo altare d' un sol pezzo di marmo di Promina, rappresenta il presepio, ed lavoro d' egregio scultore. 1 due altari laterali, dedicati 1' uno a S. Giorgio m. e
r altro a S. Martino v. ambidue di pietra, sono mantenuti
dalle famiglie Peraic e Perlinjazza, segno questo di devozione
e piet di coleste famiglie, le quali formano un terzo della
popolazione di Polazza. Oltre ai detti altari ve n' ha ancora
uno piccolo ed amovibile con quadro oleografico, rappresentante la B. V. della Salute, voto di Pava Zillic. Mentre recavasi costui il d 21 Novembre 1868 alla caccia prima di
udire la santa messa, nelP uscire d casa cadde a terra col
r arma da fuoco in mano, la quale, esplodendo, fecegli morFece allora promessa alla Vergine
tali ferite in una coscia
d' innalzarle in suo onore un' altare, se risanasse ; ed anche
fu esaudito, poich dopo 30 giorni ottenne compiuta guarigione. Dopo questo fatto, che scosse tutto il villaggio, dalpopolazione festeggiasi questo di con particolare
l' intiera
intelligenti

di

devozione,

lato

perpetua memoria

questi

di
la

Pava

Esisteva nel

altari

fu

scolpita

Ooi Otta\ pokloni


Gospi od Zdravlja Obitelj Peraica^

seguente iscrizione

S. Giurgiu, S. Martinu^

Prtinjaca,

ultimi

tre

Zillic.

1808

in

questa chiesa

una

Confraternita

onor dei SS. Patroni e titolari. Aveva 30 confrati, i quali


con elemosine mantenevano 1' altare. Ora n' esistono due, l'una
sotto il titolo del SS. Sacramento., e l'altra del Purgatorio^
ambedue con 25 associati.
La canonica stata edificata del 1845 sulle fondamenta
d' una casa vecchia comunale a spese del fondo ecclesiastico,
ed abbastanza comoda, ed in buon stato.
Dal 1867 v'esiste una scuola popolare regolare, da cui
sortono ogni anno dei ragazzi bene istruiti e sviluppati, ed
ormai tutta la giovent di Polazza, si pu dire, moralmente
in

e religiosamente educata.
Gli

abitanti di Polazza

costumi e frequentano
laboriosi,

le

sono

indole tranquilla, d' ottimi

d'

pratiche religiose.

coltivando indefessamente

l'

Sono ollremodo

ulivo, la vite ed

ogni

esempio dei loro


parochi benemeriti, in quest'ultimi anni., s dedicarono alTorticultura per modo che sotto Io case non e' luogo che non
specie di granaglie. Per

influeii/,

e dietro

1'


sa
il

369

piantalo ad alberi fruttferi

puosst

anzi

villaggio sia imboscato, sia piacevole

dilettevole la sua

Da

dimora.

tre anni

si

dire,

che

lutto

vedersi, e siane

diedero ali colti-

vazione della palata, col cui reddito si riprometlona di ria"^


versi dai danni patiti in causa delT innondazione. I delitti ed
furti presso di loro sono rarissimi, di modo cbe le autoi
rit di Bencovac ne fecero sempre elogi, ed appellano Polazza
villaggio modello.

nord, questo villaggio viene lambito dai duf5 torrenti

Klicevica e Mirasnica^

dovendo scorrere su

di

che

un

d'acque,
basso e tortuost apportano

d'inverno, rigogliosi

letto

gravissimi danni alla fertile campagna,


st'

come avvenne

in

que-

anno. Converrebbe dar loro un corso pi regolare e pro-

aque nel paludo di Nadin. La spesa


non sarebbe vistosa tanto pi che dieci anni fa erasi incofondo, e scaricarne

minciato

il

le

lavoro nella campagna

un errore, poich secondo


vevasi principiare

il

di

principi

Fu per

Corlat.
dell'arte

quello

idraulica

do-

fosso dal Iago di Nadin.

Serie dei parochi di Polazza.


Giorgio Padercich
Antonio Mattassovich

paroco nel 1673

Girolamo Radinich
Michele Nisich
Michele Castellanich
Giovanni Staijicich
Antonio Castellanich
Giovanni Riczov da Cale

>?

?)

J?

??

?^

J?

1687
1727
1760
1771

1815
1840

1-863

JagodDje.
Poco lontane da Polaca sono le due ville, denominale
Jagodnje superiore e Jagodije inferiore^ ricordate ia carte
del 1390 e 1400. Formavano assieme una sola parochia,

come rilevasi dagli atti delle visite diocesane dal 1700


poi. Venne in seguilo soppressa, ed aggregata a quella

in
di

Polaca.

La chiesa parochiale era

consacrata a

s.

Michele

ar^

cangelo.

j;

venne eretta nel passate secolo


una cappella pubblica iu onor di s* Nicol dalla famiglia aaIn Jagodnje superiore

34


Draghicevich,

ratina

eh'

370

ebbe dal

governo veneto una

vestitura di molti terreni in questo

Due
ville

esistevano

confraternite

in-

villaggio.

per

T addietro in

queste

e sono:
1.

La confraternita

Stefano

s.

Protomartire con 24

e rendite in danaro pel mantenimento del suo altare.

fratelli

La

2.
fratelli

di

confraternita

e con rendite di

occorrenze

Era

Michele arcangelo con 27


beni campestri e di elemosine pelle
di

s.

dell' altare.

assai

popolato

chiamati col titolo

di

1760

questo villaggio, poich nel

aveva 700 anime da comunione.


1 parochiani di Jagodnje erano Greci
Slavo-greci.

rimenti greci-uniti, e professavano

la

uniti

venivano

loro parochi erano pa-

Ve-

religione cattolica.

nivano eletti dal popolo e presentati all' arcivescovo che li


confermava, se erano dichiarati idonei. Dimettevano la professione d fede cattolica nelle mani delT arcivescovo, dal
quale venivano poscia canonicamente istituiti ed istallati. Tali
furono Lazaro Bracovicli nel 1706, e Stefano Salato vich
nel 1760.
Ecco quanto si trova scritto negli atti della visita pastorale fatta dall'arcivescovo Caraman nel 1760 a Jagodnje:
^Trovandosi l'arcivescovo lontano 150 passi dalla chiesa,
portando la croce colla bangli venne incontro un villico
diera inalberata, ed alla distanza di 50 passi gliene incontr
un'altro, il quale accompagnato da due procuratori della
chiesa ne teneva inalzata una seconda guarnita parimenti di
bandiera. Giunto che fu il Prelato alle porte della chiesa,
il
paroco slavo -greco don Stefano Salato vie gli diede da
baciar la croce, e poscia lo incens. Dopo di che il PreIato entr in chiesa, ove dall'altare diede al popolo la prescritta solenne benedizione in idioma slavo. Indi, vestito di
piviale violaceo fece

l'assoluzione ai defunti nella chiesa e

nel cimitero, cantando coi sacerdoti in slavo

ed

il

Miserer^ aspergendo

zioni di uso. Prese dipoi

bernacolo, visit
la

benedizione

Esamin

al

il

tumuli,

il

terminando colle ora-

piviale bianco,

ed aperto

Sacramento, col quale


popolo, che in gran folla vi

il

Ss.

sacri paramenti,

grave

sermone

libri

Deprofundis

rituali,

diede
era

il

ta-

anche

accorso.

e gli arredi.

Fece

fuori
idioma slavo,
della chiesa per essere meglio udito da tutti. Ricevette due
istanze; indi s'invi verso l'abitazione del signor Nicol
al

popolo un

in

e ci

371

Draghicevich, ove fu trattata tutta la comitiva con colazione


apparecchiata dal paroco. Invitato poscia dal capitano della
villa di Ceranje a benedirgli la casa, vi si rec con tutto
il

seguito, abbench essa fosse due miglia lontana. Ritornati

che

furono,

dinanzi

moni

senza

presentossi,

dichiarando

essere chiamato,
dottrina ed

fare la

di

popolo, e di amministrarvi

prescrive
il

Prelato,

al

al

paroco

il

Sacramenti, come

Ss.

chiesa ed inoltre di applicare

la

popolo suo

tutte

le

domeniche e

ser-

sua liturgia per

la

Dopo

le feste principali.

mostr la sua patente di istituzione canonica,


avuta dair arcivescovo Zmajevich. Nel protocollo verbale di
visita si firm coi caratteri cirillani, qual paroco di Jagodnje
e Miranje. Nel congedarsi poi dall' arcivescovo dichiar apertamente e pubblicamente di non riconoscere, air infuori dell' arcivescovo di
Zara, nessun altro pastore e padre, e protest
di voler essere per sempre a lui riverente ed obbediente."
questo

tutto

Da

viene a conoscere, quali erano i popoli ed i


parochi slavo-greci del nostro contado nel secolo passato.
ci

si

TiDJ.

Un
di

miglio lungi da Polaca situata a libeccio

TmJ. Sta essa

alle falde

d'un

sulla cui

colle,

la

villa

sommit siede

un castello d'egual nome, di pianta quadrilatera, sdruscito


dal tempo ed abbandonato,
con una torre pure quadrata
nell'angolo

settentrionale,

la

quale

serviva

gli

difesa

di

estremo ricovero nei fatti guerreschi, ed inoltre con altre


due torrette, poste negli angoli d' ostro e ponente. In antico
di

questo castello appellavasi


chiesa

di

s.

Giovanni, da

Tynum,

d'Ungheria furono composte


sopra

c-lcuni

possessi

tra

vetustissima

e nella

sua

alcuni giudici delegali da Bela re

nel

1194

differenze

le

Cavalieri templari,

ed

insorte

monaci

Aveva a que' tempi il suo preside


col titolo di Conte, che nel 1343 fu un certo Neliplo, nel
1357 Dobrino, e nel 1379 Mauro.
Dopo la guerra coi Turchi soleva in questo castello

Benedettini di Belgrado.

risiedere un'incaricato col titolo d Subass,

l'obbligo di riscuotere le imposte dai

Bubnjane, e Lisane, a
Ferhat, Pasci di Bosnia,

Bastane, Perkos,
degli eredi di

Zemonico,

villici

che

colla repubblica

nella
si

divisione

dei

il

di Tinj,

nome
il

confini

quale aveva

Goria,

e per conto

conquistatore di

dopo

la

guerra

era appropriato quei villaggi, e convertiti

372

feudo di sua famiglia, i cui proventi devolse con testamentaria disposizione al mantenimento d' un Han, ossia ospizio,
che volle venisse eretto nel serraglio di Bosna per albergo
dei viandanti ; ciocch fu anche puntualmente da' suoi eredi

in

eseguito.

Questo villaggio trovasi menzionato in scritture dal 1390


in poi. Era parochia tino ab antico, e del suo paroco trovasi
memoria in documenti del 1486, e nel sinodo diocesano del

1566. Nell'organizzazione dell' arcidiocesi, seguita nel 1851


divenne cappellania esposta di Polaca nel decanato di Zaravecchia.

La chiesa

antica cappellaniale era incapace a contenere

sua popolazione, ond' che l'arcivescovo Caraman nella


sua visita pastorale, che vi fece nel 1760, fu costretto di

Fa

fare
scila

sermone e la dottrina fuori di essa all'aperto. Sdrudal tempo ne fu eretta una nuova nel 1852 a
spese

il

del fondo

ecclesiastico,

Giovanni

s.

patrono

Battista.

ed

tabernacolo

col

intitolata

Ha due
del

Oltre
dai

villici,

alla

ed

prefata

maggiore cio del


Sacramento, ed un' altro

Ss.

nella parete laterale, dedicato a

primiero suo patrono

al

altari,

s.

il

Giorgio m.

chiesa, v' una

intitolata ai

santi

fabbricata

cappella

apostoli Pietro e Paolo.

Prima del 1808 esisteva presso la chiesa parochiale una


pia confraternita col titolo di s. Giovanni Battista, ed aveva
24 associati e rendile di beni campestri e di elemosine a
vantaggio dell'altare. Or pi non esiste.
paesi del contado zaralino erano sotto
Allorquando
dei Musulmani, gli arcivescovi nostri non facevano
il giogo
i

meno

spedire

di

bande feroci
nel

1673

infestale,

destin

diverse

sacerdoti nelle

ed

ville,

da quelle

bassi l'esimpio del Parzago,

Giorgio

Padercich

in

paroco

di

che

Tinj

Polaca.

La cappellania

di

Tinj

conta

al

d'oggi

244 anime,

laddove nel 1754 ne contava 101.

Serie dei parochi e cappellani di Tinj.


Pr Giovanni
Pr Matteo Capitanich,
Pr Matteo Morovich
Giorgio Padercich
Antonio Mattulj

rettore

nel

paroco

1488
1516
1565
1673
1721

373

Michele Bellich
Martin Mattulj

paroco

,,

,,

cappellano

Marco Kraslich da Verg-ada


Michele Casteilanich
Giorgio Mattulich

Tommaso Radovich
Giovanni Mihovillovich
Giovanni Riczov

nel

Tra i suoi paesani trovansi menzionali


Razich in carte del 1403, e 1478.

Un

casale,

ora

questo villaggio, col

distrutto,

nome

di

esisteva

per

1737
1771
1815
1820
1830
1840
1843
1863
Vilko e Pelar
T addietro

in

Bunjovac,

Parochie serviane.
Ai

tempi

arcivescovo Caraman, e precisamente


nell'anno 1754 due erano le parochie di rito serviano nel
r arcidiocesi di Zara, cio Miranje e Smokovic.
La chiesa parochiale di Miranje era intitolata a s. Midell'

chele arcangelo, e quella

Tuna

e l'altra erano

paroco,

il

quale

di

di
rito

officiava

Smokovic a s. Giorgio m. E
latino. Ognuna aveva il proprio

col

rito

greco

in

lingua slava.

Erano ambidue soggetti all'arcivescovo nostro, nelle cui


mani deponevano la professione di fede cattolica all'atto della
istituzione canonica,

giusta la formola impressa l'anno

1648

Urbano Vili in lingua latina e slava coi tipi


ed a spese della s. Congregazione di Propaganda. Si servivano per di libri liturgici stampati a Mosca,
quali veper ordine

di

nivano spediti gratuitamente dallo Czar della Russia a tutti


quelli che seguivano il rito greco in Dalmazia. E dicevansi
Serviani, perch prima che s'immischiassero nelle diocesi di
rito
il

erano soggetti al vescovo di Pech nella Servia,


s'appellava Patriarca della Servia, della Bulgaria,

latino,

quale

godeva del protettorato del Sultano,


confermava nella carica verso un generoso

e di tutto l'Illirico,
il

quale

anche

contributo

in

lo

danaro. Questo Pseudo-Patriarca, vassallo del

Dalmazia e all'Epiro un meRepubblica Veneta volle


tropolitano
del suo rito, cui la
dimorasse fuori de' suoi confini, onde non avesse colla sua
influenza a molestare ed infestare di suoi errori in materia
di fede i cattolici di rito
greco che allora esistevano in
Sultano, aveva

preposto

queste provincie.

alla

~~ 374 -Miranje contava


Jagodnje sup. anime dei suo

La parochia

di

in

quelf epoca

rito

n.r
J?

Lisane

?5

>5

Vf

Polaca

99

Pristeg

J9

Ceranje

'9

Vrana
Radosinovac

Kolarine

??

Raslevic

La parochia di

99

Smokovic aveva

Sinokovic anime

Zemuniko

di

rito

99

120
38
41
27
53
73
13
13
58
80

in

ir
serviano n.r
99

99

Grue e Brisevo
Perkos
99

?J

Gorica

99

99

Cerno

Policnik

*<

Gorizza

in

240
114
14
7
2
14
32

(Gorica).

ponente di Tinj, a due miglia di distanza 'giace la villa


di Gorizza^ cos denominata perch posta sul pendio d'una
collina, che nell'idioma slavo dicesi appunto Gorica. La sua
posizione non la pi amena, essendone limitatissimo l'orizzonte a motivo del monte Vercevo, che la fronteggia. Di
essa trovasi memoria con tal nome in documenti del 1345
e del 1389. Apparteneva anticamente al monastero dei be-

Mm. Cosma

Damiano

Tkon, che ne
avevano il possesso. Fu sempre parochia, forse anche prima
del 1462, trovandosi menzione del suo pastore in documenti
di tal epoca. E mentovata pure in tal guisa nel sinodo diocesano del 1566 dell'arcivescovo Gallino. La anche oggid
parochia, ma unita con Rastane, come vedremojn appresso,
sotto il decanato di Zara, nel distretto di Zara, e comune
politico di Zaravecchia. Ha una popolazione di 597 anime,
mentre nel 1754 ne contava 308, per quanto rilevasi dagli
atti di visita canonica dell'arcivescovo Caraman.
nedettini

dei

Ss.

di

La sua antica chiesa parochiale fu eretta dai paesani


intorno al 1600 fra Gorizza e Rastane. Ridotta malconcia dal
tempo, nello stesso luogo ne fu innalzata una nuova nel


1848

375

concorrenza dei
suoi villici ed anche di quelli di Rastane, che avevano con
essi comune pure la vecchia. Fabbricata sopra un piano
orizzontale misura in lunghezza m. 23, in larghezza 9^ ed
7. L di forma quadrangolare^ ed costrutta in
in altezza
pietra cementata tanto nell'interno che neir esterno. Ha la
fronte rivolta a ponente, sulla cui sommit ergesi il consueto
campanile alla romana con due campane. Ha due ingressi,
spese del fondo

ecclesiastico colla

l'uno nella facciata, e l'altro dal lato scioccale. Sette finestre

semicircolari le somministrano

pavimento lastricato
nel vaso, quanto nel presbiterio,

fronte.

Il

la

luce dai

con pietre regolari


il

quale disgiunto

diante un' alzalo, ed^ittm-bntat:fstrata"di pietfa.

tonacato

spese dei

Il

soffitto

tanto

me in-

calce e sabbia. L'aitar maggiore con due gradini

quattro colonne, tutto di pietra,

e dalla

lati

villici.

dedicato a

s.

venne eretto nel 1858 a


Gio. Battista, con pala di-

ad olio da mediocre pennello veneziano. Dietro quest'altare v' la sagrestia, bene selciata, ed illuminata. Esiste
pinta

inoltre un' aitar

laterale,

di

legno,

dedicato alla

Visitazione

M. V. con pala assai vecchia e sdruscita.


Una confraternita vi esisteva in passato sotto il titolo
patronale. Aveva 30 confratelli e rendite di beni campestri
e di questue a beneficio della chiesa. Fu soppressa nel 1808.
di

paroco ha la sua canonica. Apparteneva alla famiglia


Smirich, una volta possidenti di Gorizza, dalla quale fu venduta al sovrano erario, che la ristaur a spese del fondo
ecclesiastico. Oltre il piano terreno ha il piano superiore
con tre stanze, ed inoltre un orticello ed una cisterna.
che circonda d'ogni intorno la chiesa,
Il cimitero,
precinto da mura in pietre e cemeto. f 4^-*^^T
costumi e gli usi dei villici di Corizza sono
L'indole,
Il

comuni a

quelli

degli altri villaggi del zaratino contado.

Serie dei paro chi di Gorizza.


paroco menzionato in scrittura del
paro(

1.

N. N.

2.

Pr Sefano
N. N.
N. N.
Giovanni Balobanich

3.
4.
5.

Pedissich

6.

Pietro

7.

Antonio Krisich

,,

??

??

??

5?

}}

,y

1462
1484
1517
1521
1658
1675
1686

376
Giovanni Marcarunich
paroco menzionalo

Bi

Giorgio Kulogna
10. Giorgio Prolich
11. Antonio Passich
12. Nicol Smolich

scrittnra

del

5>

r>

99

,,

fi

y)

T)

>i

1")

9.

Cucinovich

13. Giovanni

in

14. Giuseppe Viiizza

ppo e Giacomo
Michele Brisich paroco menzionato in scrittura
Giorgio Garzanovich
r>
r
Bartolomeo Vitanovich
n
5J
Vido Bachinich

n
Matteo Bachinich

15. Filippo Boricicii da Ss


16.

17.
18.

19.

Fili

21. Simeone Tressin

J5

r>

r>

y)

22. Bartolomeo Drazina

?^

j?

23. Giuseppe Voivodich

ri

59

24. Giovanni Sugar

25. Andrea Malscheg, supplente

y)

?9

26. Francesco Cosule

ri

r)

27. Biagio Blasul

paroco

28. Matteo Vukic,

La suddetta

parochiali,

registri

vano

scritti

sono

in

con

toscrissero nei registri

di

s.

pure che

risulta

all'anno

glagolitici,

sacerdoti dal
di

loro

nascila

quelli

Giovanni
i

fino

in

poi

1825

mentre da

ricavata

fu

trova-

si

anno

quest'

in

dal

numero 6

col

titolo

num. 11

Gorizza. Dai

di
in

al

10

sot-

si

parochi di
poi col

suddetti

s.

nome

registri

morti venivano sepolti a Gorizza,

Pasman, e a Tukleciane. Questa variet trova


sua spiegazione nelle circostanze, in cui versavano a quei

Kremcina,
la

Krencina, e

parochi di

numero 6

desunta da docu-

volgare.

lingua slava

in

quali

caratteri

Si avverte, che
Pietro

sino al num. 5 fu

manoscritti. Dal

menti antichi
dai

serie

1717
1725
1741
1742
1749
1764
1764
1768
1771
1772
1775
1809
1826
1827
1839
1860
1860
1862
1873
1873

r>

y)

20.

1462

tempi

gli

abitanti di

Gorizza. Durante

le

scorrerie turchesche

buona parte sen fuggirono a ricoverarsi col rispettivo paroco a Kremcina, ed in altri villaggi
posti al mare, abbandonando le loro case e le loro terre,
i

villici

di

Gorizza

in

e preferendo di vivere
sotto

il

al

sicuro da poveri, anzich starsene

ferreo giogo musulmano. Altrettanto fecero

rochi del zaratino territorio coi propri

altri

pa-

parochiani rifugian-

377

dosi alle marine per essere pronti di ricoverarsi nelle isole,

orde selvaggie, come pi


d'una volta accadde. Ed ecco la ragione per cui
parochi
di Gorizza, residenti a Kremcina fino dal 1675, e forse anche
prima, amministravano
sacramenti ai propri parochiani, che
si trovavano in Kremcina ed a
quelli rimasti a Gorizza in
qualit d coloni dei Turchi, e dopo V evasione di questi ritornarono coi loro popoli a Gorizza, rimanendo amministratori di Kremcina. Finch erano a Kremcina appllavansi anche parochi di Kremcina.
se

fossero

inseguili

stali

dalle

Risulta puranco dai

spedivano

scovi
dagli

vente qua e
gistrare
col

ad
e

nati

qual tratto

parochi, onde

dei

si

amministrare
morti,

che

nei

ed

ai

di

sore-

parochiali

registri

ovvero

in

fedeli,

accorrer

sacramenti

occupate

missionari,

di

vedevano

e firmarsi

arcive-

gli

quelle parti,

in

dell'arcivescovo,

d'incaricati

titolo

registri,

sacerdoti in qualit

dei

infedeli,

assistenza

ogni

premessi

paroco

del

stesso.

Tra

gli

antichi

Milgostovich

abitanti

1453,

nel

di

Gorizza

Carino

noveransi Simeone

Matteo

Zadrislich

nel

1459.
natali in questo villaggio nel
Secondo alcuni ebbe
secolo decimosellimo il famoso prete Sorteli, che fu paroco
i

di

Perkos,

opportuno

gloriose imprese contro

cui

le

Turchi troviamo

narrare qui appresso.

di

Esistono sulla vetta del monte Vercevo gli avanzi d'un


torrione circolare, segno questo della dominazione lurchesca.
Al di sotto dello slesso monte dalla parte di mezzod scorgonsi
la

le

traccio d'una

strada antica,

quale attraversa Rastane, lambendo

come
il

dicesi,

romana,

monte.

due chilometri dalla chiesa, in


un terreno coltivalo a viti si rinvennero dei sepolcri con
entro scheletri e monili di poco valore. In altra localit, denominata Corap si rinvengono di trailo in tratto anelli di
rame del diametro di 6 fino a 18 cent., nonch altri og-Alla

getti,

pure
Sotto

pella

distanza

di
il

dedicala

di

circa

rame, di varia figura.

monte
a

s.

Vercevo

esistono le

Marco. Nella

localit

mura d'una

capDuhrava se ne

scorge un'altra, intitolata a s. Elena. Per tradizione


che ambedue furono atterrate dai Turchi.

si

s^

prete Sorich.

Il

Volendo parlare

378

di

nostro

tfueslo

pi acconcia di ripetere quanto scrisse di


nel

pilli

rammentatore zaratino

del

jjStefano Sorich (o secondo

secondo alcuni

Corizza

1857
altri

crediamo cosa

eroe,
lui

l'egregio Cu-^^

Suricli) fu nativo di

Bibigne, e paroco di Perkos, vil-

di

De-*

laggi poco l'un dall'altro distanti^ nel territorio di Zara.


siderosi questi di

togliersi

all'

ottomano

guinzaglio^ che

da

molto innanzi oppressavali, e di ricovrarsi all'ombra delle


venete insegne, prese don Stefano sopra s T incarico di
guidare l' impresa difficile a buon riuscimento. Si port a
quest'effetto in Zara, ed esposto il disegno al Foscolo Provveditor generale, convalid con giuramento solenne prestato

duomo

nel
di

fatto,

la

sincerit

delle

sue intenzioni.

Non and

guari,

ch'egli fece ritorno condottiero d'intere popolazioni,

che, attraverso dei

venivano
Da lui ca-

gravi pericoli, ad offerire

pii

sangue loro a san Marco ed


pitanati, segnalaron que' nuovi

al

il

sua indole nell'acquisto

suo vangelo.

sudditi

difesa

di

la

citt

bellicosa

ed

in

1646

al

e castella,

ogni altra pi rilevante fazione della campagna dal

fiera

48, distinguendosi ovunque colie sue personali prodezze il


Sorich, che in una canzone venne gloriosamente celebrato.
Non quindi meraviglia se ai credenti nell'Islamismo il

nome

morlacco divenuto fosse gi formidabile.


S'industriarono perci dapprima con lusinghiere d'adescarlo,
del

prete

richezze proferendogli e onori

ma

scornati dalle

magnanime

sue ripulse, una taglia bandirono di sultanini trecento pel di


lui capo. Nel
mentre per che da una parte gP inimici lo
preseguivano a morte, lui carreggiavan dalP altra il Foscolo e
il

Senato,

Marco

lo

che

delle

decorava.

insegne

Ma

puranco

di

cavalier

quel sorriso di fortuna,

come

di
al

san
so-

non dur molto. Deliberata una diversione a danno degli


Ottomani in Licca, fu il Sorich uno dei duci che mossero
alia volta di Ribnik con un corpo di quasi duemilla. Disgraziatissima impresa, poich all'impensata i nemici tanto grossi
e con tanta furia gli rovinarono sopra fra quelle gole montane, che i nostri mandali vennero pienamente a sbaraglio.
Avvezzo il Sorich a non indietreggiare, ne la faccia voltare ad una morte gloriosa, volle solo far testa e resistere
all'impeto; fatalmente per, dopo lunga tenzone, dopo miralito


coli
fin

di

379

valore, soperchialo dal

soggiacere. Caduto vivo in

numero e

ferito,

mano

Turchi, fecero del

dei

dovette alla

corpo suo atroce scempio, ma lo spirto non ne domarono,


che saldo nella fede al suo Dio ed al suo Principe fino alsi mantenne.
l' ultimo

La morte

(che i fratelli e i congiunti, com' sonon lasciarono invendicata) spiacque grandemente al Senato ed al Foscolo. Solenni esequie gli si
fecero in Zara, ed il canonico Giulio Zaccaria gli recit un
elogio latino, che fino a noi pervenuto. Anche Simeone
Gliubavaz, illustre zaratino di quel tempo, ne fece onorevol
memoria in una sua manoscritta relazione, in cui del villaggio di Gorizza cos favella. = Tra i suoi abitanti a ragione
maggiormente si pregia del valoroso prete Stefano Sorich,
che con tanto applauso di tutta la Cristianit ha dato saggi
cos gloriosi del suo invitto coraggio, dello zelo suo per universale beneficio della religione, e della speciale sua devozione verso la Repubblica, rimarcata finalmente con la profusione del proprio sangue nell' impresa di Licca. Persona
veramente, che siccome ha con le sue generose azioni immortalato il proprio nome, accreditato quello della famiglia,
e dato splendore al natio suolo ; cos ha fatto conoscere al
lito

di

lui

de' Morlacchi,

mondo conservate ancora


non isprezzabili

scintille

ne' petti dell' illirico-slava posterit

avito

dell'

lor

marziale fervore, e

bellicoso genio."
Particolarit

servamento

si

ben curiosa,

riferita

da pi

d'

uno,

il

con-

del braccio di questo prode, scevro da cor-

Cacich nelle sue pisme ; l' afferma in


una relazione della visita diocesana l'arcivescovo Caraman
(1754), facendo del villaggio di Perkos la seguente menzione: yPerkos, dov'era pnroco quel sacerdote illirico Stefano Sorich, di cui si conserva incorrotto il braccio, valoruzione. L' afferma

il

rosamente impiegato per

la

religione cristiana contro

Turchi,

neir avvampar della guerra di Candia.^^ Qualche altro pure


lasci memoria d'aver avuto quel braccio nelle proprie mani,
e d'averlo rsconlrato
eh' esistesse nel

di

villaggio

Zara. Se e dove oggid

non
di
si

ordinaria

grandezza.

Sembra

Bibigne, o di Sancassiano presso


trovi

e'

ignoto. Secondo alcuni

questo generoso tuttora vivrebbe nella


famiglia Surich, di civil condizione, dimorante a Sinj.Vedi
quanto su di ci abbiamo scritto a pag. 168.

un ramo del casato

di

380

Rastane.

(Hrascane).

scilocco di Gorica, un po' verso levante,

sul

piano

Bastane^ nnlicamente Hrascane^ cos


appellata in scritture del 1349, 1385 e 1513. Il suo nome
pi proprio quello di Hrastane da Hrast (ital. Quercia)
perch era posta questa villa in mezzo ad un bosco di querele,
ora quasi distrutto. Fino da' tempi rimoti apparteneva al Monastero di s. Demetrio. Era formata da 40 case, ed aveva
giudice, che nel 1387 era cevo Michele qmVladoy,
il suo
Era anticamente parochia, trovandosi cenno de' suoi parochi
nel 1532. Negli atti delle visite diocesane dal principio del
secolo decimosetlimo in poi non viene indicata come parochia perch fin d' allora fu, come lo pure attualmente congiunta con Gorizza, il cui curato assiste spiritualmente quella
popolazione, la quale ascende ora a circa 250 anime.
La chiesa parochiale di Rastane era dedicata a s. Giorgio M. ed esisteva nel 1446. Di presente non si scorgono
che le traccie; fu probabilmente anche questa distrutta dai
Turchi. Suoi parochi erano Stefano Jusich nel 1532, e Giorgio
Milinovich nel 1548.
Dopo la cacciata dei Turchi dal nostro territorio vennero a domiciliarsi a Rastane varie famiglie da diversi luoghi.
La prima fu quella dei Vustiza da Jezer di Sebenico, indi
Erceg pii tardi dall' Erzegovina ; alcune poi dalla Croazia, e
dalla Bukovizza, specialmente da Krusevo, da Zelengrad, da
Medvidje, e dal vicino Cerno di Zara. Da codesti luoghi
anche ai nostri tempi si trasportano a Gorizza, perch siccome quella gente vive solamente di pastorizia, cosi cercano
un luogo di clima pi mite per salvare gli animali dalla morte,
che il freddo delle montane regioni di sovente travaglia.
posta

la

villa

di

Galovao.

maistro di Gorizza,

lungi

due

miglia, la

villa

di

Galovaz^ e pi propriamente Galovcl. E viva la tradizione


presso i paesani, eh' esistesse un tempo in questo villaggio
un chiostro di monaci in mezzo alla vallata^ che situata al
sud del paese, del qual chiostro veggonsi oggigiorno le fondamenta. Questo sito chiamasi dai villici col nome di Galovaz,
come pure denominasi Galovaz il pozzo, attiguo a quelle

rovine.
gli

fosse

nere dei

come

probabile,

imposto

stalo
frali

opinano, che cotal vocabolo

taluni

terrazzani, a causa delle

dai

vesti

abitavano, mentre ludo ci

benedettini, che lo

che nero, gala in slavo s' appella. Dal convento adunque,


e dal pozzo eh' l'unico d' acqua potabile nel villaggio, sembra derivalo ad esso il nome di Galovaz, col quale nome
lo troviamo menzionato in scritture del 1518.
Quanto v' ha di certo sulT origine di questa parochia si ,
che Galovaz con Sancassiano, lontano da essa 5 miglia, formavano tuli' una parochia fino alla met dello scorso secolo.
Dapprima ancora staccaronsi da Sancassiano alcune famiglie
coi propri animali
in

in

cerca

di

migliori pascoli, e stabilironsi

quel (ratto di terra, che occupa attualmente

Galovaz. Coli' andar del tempo moltiplicaronsi


famiglie in

modo da formare un

grande distanza, che

il

villaggio di

queste

villaggio a parte, ed in

poche
causa

separava dalla chiesa matrice,


ottennero d'erigere a spese proprie una chiesa con adiacente
cimitero, ed ebbero dippoi anche il proprio curato.
La chiesa, di forma quadrangolare, posta sulla cima

della

d'

un colle, sovrastante

al

li

villaggio.

Non

consta

quando

sia

lunghezza m. 14.10,
in larghezza 4.50, ed in altezza 3.50. Ha due altari, de' quali
il
maggiore, di pietra levigala, con colonne di marmo rosso,
dedicato all' arcangelo s. Michele, il minore, di legno, alla
B. V. del Carmelo. Il campanile, eh' era alia foggia romana,
or pi non t^siste, poich fu rovescialo da un fulmine il d

stata fabbricala dai villici.

11

vaso misura

in

21 settembre 1878, per cui le nuove campane Irovansi collocate su d'una armatura di legno. La chiesa in stalo rovinoso, oltre

all'

essere insufficiente

alla

popolazione, che ora

ascende a 540 anime, quando nel 1754 non ne aveva che


220. V'era una confraternita nel 1808 sotto il patrocinio
del titolare s. Michele, ed aveva allora 23 aggregati con
rendite di vino, grano ed elemosine a beneficio dell'aitar
padronale.

casa canonica. Questa fu in principio una


casa di propriet di certo Maltez, curato di Galovac, sua
patria, il quale dopo morto lasciolla per uso de' successori
in carica. Fu ristaurala nel 1840 a spese del fondo ecclesiastico,

pure

la

come

lo

sar fra breve anche

la

chiesa,

il

cui pro-

getto slato anche approvato.

Galovac tutti cattolici, sono laboriosi, ed


riguardo servono d' esempio ai villaggi circostanti

Gli abitanti
in

tale

di

382

Lontane due miglia da Gaiovac veggonsi le vestigia di


una strada ben lavorala, che dai villici denominata Cavlenikj e che continua a N. E. fino a Nadin.
La villa di Gaiovac cappellania esposta, dipendente
dal Decanato di Zara.

Serie dei cappellani di Gaiovac.


Giuseppe Vuizza, cappellano
nel 1760
Giuseppe Vucassich

1771

N. Maltez
1772

Matteo Petrich da S. Eufemia 1815


Marco Surach
cappellano
1820

Simeone Spanich
1825

Luca Bobich
1830
^

Simeone Tresin

Bartolomeo Drasich

Tito Sufflay

Marco Boxicevich

Simeone Sarich,
supplente
Giuseppe Voivodich

Andrea Matsegg

,,

Cristoforo Slipcevic

Erizzo,

da

1832
1833

1849

^ 1850
1853

1854
1858

,,

Borgo

cappellano

1877

aggregale a Gaiovac:
Josane con sei case.
Debeljak con cinque case.
Localit

Zemonico.
Lontano due miglia da Gaiovac verso maistro, e sette
verso levante da Zara giace il villaggio di Zemonico, Zemunik^ nel mezzo di un' estesa amena e fertile campagna,
irrigata da pi sorgenti d' acqua. Denominavasi. secondo il
Frescol, anticamente Zunen (probabilmente dai Turchi). In
scrittura del 1346 appellata /Seme/meo, ed in altra del 1397
Sehnonico, e finalmente in documento del 1473 Zenwnicum,
Villaggio importante una volta pel suo commercio, era popolato nel

1215 da

pi di

2000

abitanti,

dediti

al

traffico.

Era gi in antico un luogo fortifioato, e diteso da una rocca


ben munita, e da quattro baluardi. Giusta il Lucio, qui s'ac-


camp

l'esercito di

Lodovico re d'Ungheria, allorquando venne

con centomilla soldati


In

ziani.

383

in

aiuto

Zara, assediata dai Vene-

di

modo

seguito fu ricostrutto a

di

castello

quadrato,

ogni intorno da grosse mura, e da fosso profondo,


nel cui angolo a levante ergevasi un' alta fortissima torre,

ricinto

d'

Non consta
da chi sia stata costrutta quest' opera, che deve aver costalo
molta spesa e fatica.

e due altre di minor altezza ad ostro e ponente.

Fu Zemonico
antemurale

di

considerato sempre nei tempi andati qual

Zara, e specialmente qual

del territorio zaratino

contro

le

ostili

guardia e custodia

incursioni

niva mantenuto in esso un considerevole corpo

armata^ che

accorrer

dovea ad ogni

villaggi circonvicini sino

confine.

al

per cui ve-

di cavalleria

bisogno di difesa dei


Per la stessa ragione

era questo castello presieduto da un nobile zaratino col titolo

comune consiglio di Zara a ci destinato.


Sotto Bajazette II fu nel 500 incendiato da Skender pasci.
Nel 1538 fu assediato dai Turchi, ma resistette. Divenuto
propriet d' una delle patrizie famiglie zaratine di nome Seppe,

di

Capitano,

dal

pass col tempo per ragion dotale nella casa dei gentiluomini
veneti Venier, che lo ristaurarono, e ne tennero il possesso
e

la

giurisdizione fino all'anno

1571^

in

cui

per tradimento

i
quali lo
un loro domestico cadde in mano
guarnirono di buon presidio, e vi fabbricarono una moschea
dal lato di tramontana, affinch servisse di difesa al castello

dei Turchi,

d*

medesimo. La caduta di Zemonico in mano ai Turchi, port


la conseguenza che la maggior parte dei fedeli cristiani sen
fuggirono dai villaggi del territorio zaratino, e si rifuggiarono alle marine. Fu dai Turchi munito di ben pi forte ar-

ed anche di buon numero di soldati, e di capitani.


Vi risiedeva un Dasdaro, ed un Cadi, ossia giudice, con un
Ag per riscuoter le gabelle. Crebbe in brevissimo a tanto

tiglieria,

da diventare una borgata ottomana considerevole, e forte di


pi che 400 case; la quale assunse il nomo di Zemonico
nuovo. Veniva tenuto dai Turchi in grande considerazione,
per

essere

stato

il

centro

luogo adatto a resistere


fosse da Zara contro il

delle

loro

qualunque

territorio,

di

operazioni militari, e

che fatto si
erano impadro-

tentativo,
cui si

ed un posto strategico, opporlunissimo ad arrecar moerano costantemente rivolte


lestie alla citt, al cui acquisto
lt3 loro
mire, ma che per non giunsero a conseguire giammai.

niti,

Nel

1637,

morlacchi

dei

paesi circonvicini

stanchi

384

angherie eh' esercitavano i Turchi sopra di loro, si sollevarono in massa, ed uccisero Musaibeg, comandante del
castello di Zemonico, Duracbecovich suo primo ufficiale e
delle

160

castello,
la

Rimasero contuttoc
Turchi in possesso del
finch nel 1647^ visto il pericolo cui era esposta
di Zara per la vicinanza di un cos polente e feroce

soldati.

citt

nemico, il quale di continuo vi faceva scorrerie sino alle sue


porte, minacciando e provocando^ vi fu mandalo dal Commandante in capo Provveditor Generale Leonardo Foscolo il
Provveditor generale della Cavalleria Marcantonio Pisani, con
6000 soldati ben agguerriti e con parecchi bellici strumenti.
Vi pose egli V assedio, ne diede 1' assalto, e dopo ripetute
morte di Dtiracbegh, entr
lotte sanguinose, seguite dalla
trionfante in Zemonico il 19 Marzo, dopo aver fatti prigioHalilbegk, Sangiacco della Licca, padre di Duracbegh,
e molti altri capi militari, eh' erano accorsi alla difesa. Nel
nieri

conflitto

si

distinse fra

gli

altri

ebbe

il

soldato

Ilia

Smiljanich,

la

premio del suo valoroso


coraggio alcune terre della borgata, e venne in seguito tenuta in grand' estimazione dalle genti del zaratino contado. *)
Impossessatosi cos di Zemonico il veneto generale ne ordin
la demolizione, che fu anche eseguita colf atterramento fino
quali erano stati gi in buona
al suolo di tutti i fertilizzi
parte assieme alle case dall'artiglieria rovinati.
Dopo una tale catastrofe rimase Zemonico per qualche
tempo malconcia e disabitata, finch cominciossi a ristaurarla,
e a poco a poco anche ripopolarla colle genti del territorio,
che rassicurate della fuga dell' oste nemica, vi fece ritorno.
Il governo veneto pertanto, nel timore che i Turchi o prima
dopo si sarebbero vendicati del palilo disastro, vi tenne
sempre un forte presidio di cavalleria, che non una volta
per sostener dovette, coli' ajuto delle terriere milizie, fierissimi scontri, in uno dei quali rimase prigioniero il pasci
comandante, che inviato a Zara, venne poi spedilo a Brescia,
rinchiuso in quel castello ove anche vi lasci la vita. A tal
fine furono eretti nel 1719 due quartieri, che poscia nel 1776
vennero in miglior forma riedificati dal Provveditor generale
Jacopo Gradenigo, e dal suo successore Foscari compiuti.
Di essi non esistono al d d' n?o^i che le sole rovine.
cui famiglia

ivi

stabilitasi

in

*")

Di questo assedio trovasi dettag:lata descrizione nell'opera di V.Solitro


e la DtUmaKta^ st&inpatft a Veiezia* wt\ 1844i

^Boeumenti sulFtslria


Se,

come

si

385

detto dissopra, questo villaggio, impor-

1215

tante per la sua felice postura, era cos popolato nel

da avere perfino due milla abitanti, non dubbio, che avr


avuto, ancor prima di quesl' epoca, il suo paroco, di cui per
non ci rimasta memoria. Venuto in potere del barbaro ot-

tomano, dei fedeli pochi assai


ci cessar

dovette

di

esistere

restarono o nessuno, e per-

vi

una

chiesa doveva pur esservi stala,

parochia cristiana.

Una

ma neppur di essa trovasi


La mano dislruggitrice del

menzione nelle antiche scritture


feroce osmanide T avr certamente

sino

dalla

sua

radice

schiantata.

opinione degli scrittori delle cose nostre, che dopo

cristiani, che si andarono pian piano stan1647,


ziando in Zemonico, vi avessero edificala la chiesa, tuttora
esistente, in onore di s. Caterina v. m.

del

fatti

La chiesa

di

s.

giace

Caterina

fuori

degli

abitali

sul

Zemonico, con direzione


da scilocco a maistro, ed a sinistra del tronco stradale, che
conduce in Croazia. Costrutta a quadrilatero con metri di luce
5 in larghezza e 14.50 in lunghezza, coperta di tegole, a
due entrale, la maggiore a scilocco, l'altra ad ostro. Ha tre
pendio del pi elevato

altari,

il

poggio

principale di pietra

di

tassellata in

marmo,

dedicalo

con pala della santa, lavoro di recente scuola


romana, eretto nel 1869 per cura del paroco d'allora P. Vincenzo Basile d. C. d. G. e per munificenza delle LL. MM.
Ferdinando e Francesco Giuseppe Imperatori d'Austria. I due

alla

titolare,

altari
alla

laterali

sono

Purificazione

legno; quello

d
di

M. V. quello

mano destra intitolato


mano manca alle anime
a

purganti.

Zemonico, che nel 1714 contava 260 anime e nel 1754


solo 287 anime cattoliche, ora ne conta 823. parochia del
Decanato di Zara.
erano in essa, la prima sotto la
protezione della B. V. della Misericordia con 14 fratelli,
quali contribuivano alcune elemosine in natura a beneficio
della chiesa; l'altra del Suffragio con 21 associati che annualmente facevano un' elemosina di frumento a vantaggio
della chiesa. Ambedue furono nel 1808 soppresse.

Due

confraternite

v'

l'

i.

La canonica una delle prime, che furono erette dalGoverno austraco a spese del fondo ecclesiastico. E
r.

in cattivo stato.
25


Da

386

un'atto esstente nell'archvio parochiale

si

rileva che

paroco d Zeinonico ai tempi del Provveditore Generale


Francesco Griman^ T anno 1753 veniva pr tempore investito del beneficio di 30 campi di terra, e di un terreno boschivo nella localit Velike Njive, e cos pure il capovilla
riceveva a titolo d onorario per le sue prestazioni un teril

reno di otto giornate di lavoro^ il quale perci Kapitania


viene denominato, e tuttavia usufruttuato.
Trovasi questa parochia rappresentata nel Sinodo del
Cellino del 1566 dal suo paroco.

Serie dei paroch di Zemonico.

Pr Cosmo

paroco,

istituito

dall' arciv.

Vallareso

nel

Pr Marco Capitanovich paroco ^


Pr Gregorio Paulovich

Pr Belletto Boyco

,.

Giacomo

Jadriich

Nicol Carlovich

Giovanni Zarevich
Gregorio Rapar
Bartolomeo Spadich
Michele Sarich
Matteo Marcellich

,,

,,

1548
1557
1702
1714
1745
1771
1815

Tommaso Radovich

Simeone Sarich

1827
1840

Paolo Rumora

1861

Simeone Baran

Vincenzo Basile d. C. di G.
Simeone Ziz del IH Ord. Frane.

,,

Ferdinando Vicario da Zara

Fra i suoi antichi


rammentato in scrittura

Una

1461
1537

lapide,

abitatori
del

innestata

della chiesa parochiale

di

trovasi

1824
1826

1864
1869
1872
1876

Tommaso

Carisanich

1478, e Paolo Mircich del 1488.


nel timpano della porla laterale

Zemonico porla

scolpita

in lettere

forma non buona una iscrizione, che ha una istorica importanza. Essa del seguente tenore
latine

di

387

ANNO
DOMINI
M.C.LXXXXIIII
REGNANTE DOMINO NOSTRO
BELA
TERCIO
REGE
VNGARIE
ET
DAMIANO
lADERE
PRINCIPI
.

EGO
PRO
ET

KACIA
FILIA
PETCO
REMEDIO
ANIME
MEE
VIRI
MEI
RADOVANI
.

ONOREM

PROGENITORVM
HANC
BASILICAM

CONSTRVere

AD

MEORVMQVE
FECI

DI

SI

lACOBI

abbastanza bene conservala, ed rimarchevole per


la sua antichit, recando l'anno 1194. Ricorda il tempo, in
cui la Dalmazia si trovava sotto la prolezione di Bela III^

Re

d'

nato

Ungheria^ che
col

Ramia,

Imperatori
la

citt

di

quale

il

greci

Damiano^ che

documenti

pi

aggiuntivo

titolo

sotto

in

Zara

in

poich con simil

and

Dalmazia.

in

in

di

di

Re

di

Fa

essa

simil

Principe e di

nome

di

Bela. Dicesi

si

nomi-

menzione di
Conte governava

pure

di

lo

Dalmazia, Croazia, e
cessare ogni influenza degli

qualit

titolo

dato

qualit di Conte,

in

trova indicalo in pi documenti

quest'epoca. Questa lapide che non


colla chiesa parochiale di s. Caterina
di

trova ora collocata, deve aver

alcuna

ha
di

relazione

Zemonico,

ove

si

una chiesa,
dedicata a s. Giacomo, fondata da Kacia, figlia di Petco, e
moglie di certo Radovano, per soddisfare, come sembra, ad
un voto fatto da essa in onor del santo. E assai probabile
che questa fosse la chiesa di s. Giacomo, che esisteva una
volta oltre il porto di Zara, presso il barcagno, della quale
trovasi menzione in documenti del 1248 e 1284, e presso
Re Ungheresi tenevano la propria residenza. Di essa
cui
abbiamo parlato nel I Voi. a pag. 477. Potrebbe anche darsi
appartenuto

ad

che colesta lapide

si

riferisca

ad una delle chiese cristiane,

turchesca invasione in questo villaggio di Zemonico e distrutte da questa potenza.


In Zemonico Irovansi due fonti perenni, l'una dall'altra

preesistite alla

poco discoste, e

tutte e

due conosciute sotto

il

nome

di

Tocak,

Veliki appellasi quella eh' situata sul ciglio sinistro


del tronco stradale, sotto la chiesa, un vero beneficio pegli
abitanti di Zemonico e pei forestieri. Sul frontale di questa

locak

fonte leggevasi due anni addietro unicamente la data


In occasione

dei

recenti

rslauri vi

venne

^ 1791.

sostituito

l'anno

388

1878. Tocak mali si denomina quella situata sul ciglio sinistro della via, che conduce a Suovare. La sua acqua
mollo nota qui ed altrove^ ed pi ricercata per la sua freschezza e leggerezza di quella del primo.
Sul frontale di questa leggesi la seguente iscrizione,
scolpila nel 1775, al tempo del Provveditor Generale Giacomo Gradenigo, il quale la fece rislaurare ed abbellire.

SVPERSTITIOSAE
QVAE
RELIGIONIS
CVRA
VSV
TVRCARVM RVDI
COLLECTA
TEMPORIS
EDACITATE
E
DIRVTA
lACOBI
GRADONICI DALMATIAE
NAIS
.

PRAEFECTI
SEDVLITATE
PVLCHRIOR
ET
AVCTIOR
RENOVATA
DEFLVXIT
PROCONSVLATVS ANNO PRIMO SALVT MDCCLXXV.
.

SVI

Pia Fondazione della B. V. Immacolata di Zemonioo.


Fino dal 1864 una pia fondazione sotto il titolo e patrocinio della B. V. Immacolata fu instituita in Zemonco dal

Commendatore Carlo Fontanella

de' Battisti, cittadino di Zara,

Conte Romano e Cameriere di cappa o spada di S. S., allo


scopo di dare educazione ed istruzione religiosa, morale,
agricola, ed elementare letteraria ai fanciulli della citt e del
contado di Zara, a condizione, che siffatta educazione ed
istruzione sieno affidate ad un Ordine regolare, la cui istituzione e scopo sieno conformi a quelli della istituita fondazione, la cui religiosa famiglia dovesse avere convento ed
istituto in Zemonico, e conseguire il suo sostentamento dalla
fondazione stessa e dall' opera propria e dei fanciulli educandi.
L'atto Fondnzioni'Io venne solcniitnctilc ertilo il di 1() Febbraio 1864, ed approvalo dal!" Ordinariato Arcivescovile li
25 del n)ese ed anno stesso, e dalla Luogotenenza Dalmata
giorno 21 Marzo dello slesso anno. La sostanza di questa
\\
fondazione si compone di beni stabili di campagna in Zemonico, Smokovic e Cerno. Venne affidata sin da principio
quali
ai Religiosi della Congregazione di s. Croce di Mans,
ne presero possesso, e T amministrarono per qualche tempo;
ma nel 1868 la dovettero abbandonare, perch richiamati in
Francia dal loro superiore. D' allora questa sostanza vrene
i

389

dal Comitato rappresentante


Comproprietarii,
sono il Comune di Zara, T Arcivescovo, ed il fondatore benemerito, e
redditi sono convertili in captoli, fino
a tanto che col censo di quesli si potr far fronte alle spese

amministrala

quali

occorrenti a questa utilissima fondazione.


beni di

Zemonico appartenevano

antico

in

alla

pre-

menzionata famiglia Smiljanich; passarono poi in Pelrovich,


che li vendette al fondatore Fontanella de Battisti. Quelli di
Cerno erano della nobil famiglia de' Pellegrini che li vendette
a Hberth, da cui li acquist il fondatore. Quelli infine di
Smokovic erano propriet della famiglia zaratina Papafava.

Una
Zemonico

scuola popolare
dall'i,

regolare

fu

nel

1873

istituita

in

Consiglio scolastico provinciale. L'edifizio

r.

di sua propriet.

Mur vizza.

(Murvica).

Zemonico, nella distanza di circa 5 miglia


posta
Murvizza (Murvica), cos appellata in
scritture dal 1375 in poi. In documenti del 1439 e 1440
porta il nome di Murvizza grande^ forse per essere slata
divisa in due sezioni, T una maggiore dell'altra, che sar
stata chiamala Murvizza j^iccola. Da gran tempo parochia,
trovandosi memoria de' suoi parochi in carte del 1450. Lo
anche oggid, ed appartiene al Decanaio di Zara, da cui
7 miglia lontana. Ha 280 abitanti, tutti cattolici, mentre
nel 1754 non ne aveva che 117. Sono dediti alla pastorizia
pi che air agricoltura.
La sua chiesa parochiale, era in antico una cappella
assai piccola. Verso la fine del secolo passato venne alquanto
ponente
la

di

villa

di

ingrandita a cura e spese dei

villici,

e nel

1868

fu ristau-

fondo ecclesiastico. 11 fabbricalo


rozzo, senza simelria^ ed oscuro, non ricevendo la luce
che da un solo fenestrino. Non pu capire pi di 130 persone, e perci non adatto all'uopo. Vi sono due altari, dei

malamente

rata

maggiore,
V. che n' la

quali

M.

a carico

il

intitolato

al

dottor

di

del

legno, dedicato

titolare e la patrona,
s.

1'

alla

Visitazione di

altro

pure

Girolamo. Le pale, T una

di

legno

in tavola, l'altra

non hanno alcun valore artistico. L' antica cappella


suaccennata prima del suo ingrandimento era intitolala alla
B. V. del Rosario; nel 1754 per la si trova dedicala alla
B. V. della Neve, donde si scorge che il titolo attuale le fu
in

tela,

390

Aveva una
composta di 30 soci,

dato in un' epoca a noi vicina.

onor

della

Visitazione^

confratornila in
i

quali con

renoccor-

provvedevano alle
renze del culto. slata per soppressa nel 1808.
La canonica di nuova costruzione. stata fabbricata
Tanno 1841 a spese del fondo ecclesiastico.
dite

di

vino,

biade, ed elemosine

Serie dei parochi di Murvizza.


Pr Giovanni Bezech

paroco nel 1450

Simeone Pericich da Luka


Paolo Glavinich
Giacomo Lukacich
Giuseppe Marcellich da Oltre
Giuseppe Lettinich

Giacomo Mezich
Luca Ghergech
Marco Surac
Spridione Duka da

B.

Erizzo

,,

,^

,,

,,

Matteo Marcellich da Oltre

Giovanni Barbalich ora canonico


Antonio Bossi da Zara
,,

Simeone Marcellich da Oltre


Stefano Marcovich

Giovanni Oslrich da Novegradi


,,

Ottavio Ivanovich M. 0.

^^

r>

,,

Simeone Gulam

Martino Skiffic

di

Tra

scrittura

Doirao del

s.

III

1728
1771
1815
1825
1827
1830
1832
1836
1840
1856
1856
1860
1863
1865
1^^^

Ordine

Francesco

1867
1869
1879

suoi antichi abitatori Irovansi Drasojo Filippovich

1375^ Dragoslavo q.m Damiano


1432.
del

Grue-BriSevo. (Gruhe,

r>

Celestino Buich del

in

1714

dei

1381, e

Grusi).

poca distanza da Murvizza, giace la villa di GrueBrisevo^ con 368 abitanti, nel distretto di Zara, nel comune
politico di Nona. Ha essa per confini, da
bora Polesnik e
Miljasic, da maestro Poljizza, da mezzod Boccagnazzo e gli
3tani di Zara^ e da scilocco Murvizza. La circondano d'ogni

391

intorno pianure bellissime e praterie, irrigale da un torrente,


dai paesani denomin.ilo jaruga.
posta presso le rovine di
un castello, e prese il nome di Grue da cotesto rovine, che

neir idioma slavo diconsi

Grnhe

Gliubavaz

fa

denominazione

e fragile,

detta

derivare

Gruh

su di cui giace
di

Grusi

in

tal

dagli slavi,

scrilture

del

dalla

molare

pietra

memoria

esiste

1405

1070,

noslro storico

TI

cui formala

di

Di essa

villa.

la

GrnsL

la

collina

nome

col

1426.

Grue-Brisevo dall'anno 1851 capptilania esposta, sotto


decanaio di Zara. Prima, e sino da' prischi tt^npi, era pail
rochia sotto il solo ed unico nome di Grue, perch questo
luogo era il centro della sua popolazione, mentre Brisevo
non era che una localit con poche case. Troviamo memoria
di Grue quale parodila in documenti del 1433.

La chiesa

Grue, d'antica e meschina costruzione, fu


edificata dai parocliiani. Se legger si potesse la iscrizione
lapidaria glagolitica situata sopra la sua porta d' ingresso,
forse si verrebbe a rilevare T epoca di sua erezione, ma
di

corrosa dal tempo.


aitar

della

intitolata

alla

titolare, e tabernacolo.

B.

V. del

Aveva annessa

Rosario, con

1808
Vergine con 30
fino al

una confraternita sotto l' invocazione della


confratelli, e con rendite in vino, biade ed elemosine
naro, che servivano al mantenimento dell* altare.
Grue, un
oggi

si

molto

pii

popolata,

come sopra

si

in

da-

disse,

riduce a sole 9 case, e va continuamente decrescendo

mentre Brisevo
in posizione pi vantaggiosa ed elevala su di un terreno roccioso ad ostro di Grue, va aumentando, talmente che oggid
conta 52 famiglie Appunto per questo riguardo fu di recente costruita nel suo centro ed in posizione molto comoda
e adattata la nuova chiesa. Fu questa eretta di pianta a spese
del fondo ecclesiastico nell'anno 1866. E un vasto e bell'edifizio, della lunghezza di m. 21 e della larghezza d 6. Ha
quattro finestre nei muri laterali, ed una circolare sopra la
porta d' ingresso. Un campanile alla romana sovrasta la sua
fronte. dedicata alla B. V. del Rosario, ed ha un' altare,
la

di

sua popolazione per

legno,

titolare.

con

pala

di

l'

insalubrit

dell' aria,

moderno pennello, rappresentante

la

Dietro l'altare havvi una bella sagrestia, rischiarata

da due finestre.

due

altari

laterali

pure

di

legno,

ma sdru-

furono trasportati dalla vecchia chiesa di Grue. lastricala con pietre regolari. Non fu peranco consacrala.

sclli,

392

Canonica non esiste, se non che una casupola comunale


nella localit di Grue^ ove abitavano una volta
curati.
i

nome

Brisevo deriva probabilmente dalla sua posizione in luogo elevato, su d' una umile collina, che in slavo
dicesi Brig. E distante da Grue un miglio, e da essa n'
II

mediante

separata
si

di

il

Jaruga^ che

torrente

gonfia da non permettere

il

inverno tanto
passaggio neppure a cavallo.
d'

villaggio di Brisevo presenta un corso di case che quasi

Il

estendono da maestro a scilocco per unirsi


in quest' ultimo termine con Murvizza inferiore, da cui non
dista che mezzo miglio mentre dalla chiesa parochiale di
Murvizza a quella di Brisevo la distanza non maggiore di
un miglio e mezzo.
in

linea

reit

s'

Nelle vicinanze di Brisevo,


traccie
gli

d'

una

avanzi

di

cappella,

kod Teljevca^ veggonsi

dedicata a

un edicola,

intitolata

le

Paolo. Trovansi pure


a s. Giovanni.
s.

Del castello suaccennato di Grne non sono ora visibili


che alcuni pochi avanzi i quali potrebbero a stento demarcarne la struttura e T estensione. E situato su d'una collinetta, poco pi in gi della vecchia chiesa parochiale. Nei
tempi addietro era questo un silo molto importante. In tempo
di

pace, onde rendere pi

sicura e difesa

soleva

la

questo castello un drappello

di

insolenza

turchesca,

la

campagna

veneta

repubblica

dalla

tener in

cavalleria leggiera, che

ve-

niva aumentato all'approssimarsi del nemico. Questo silo era

molto adatto per resistere a qualunque scorreria, che avesse


inteso

e di

di

fare

Nona

il

Turco da quella parte nei

perci eranvi appostate qua e

e delle scolte

di

paesani,

stipendiati

dal

territori

delle

di

Zara

sentinelle

pubblico erario,

facevano rimbombare
loro
bellici stromenti, a cui rispondevano quei di Malpaga, al quale
avviso correvano in ajuto da Zara le milizie a cavallo e a
piedi, capitanale il pi delle volle dal Provveditor Generale.
Quando e da chi sia stalo edificalo questo castello e quando
e da chi distrutto, s' ignora. certo che il Turco non posevi
piede giammai. Ce lo attesta l'arcivescovo Caraman in una
Grue
delle sue relazioni al Pontefice del 1754, ove dice
Castrum nunquam Turcis subjectum. Anzi sappiamo dalle
venete istorie, che
morlacchi di Grue nel 1645 misero
in fuga
e trucidarono i Turchi, che tentavano d'imposquali

all'apparire

dell'inimico

sessarsene.

393

Serie dei parochi e dei cappellani di Grue.


Antonio Cvlkovich
paroco nel 1433
Antonio Missicich
1515

Antonio Chiuzzo
1714

Giovanni Antonina da Zman


1717

Antonio Perich
1727
Gasparo Sarich
1770
l,
Matteo Longin
ff
1771
Bartolomeo Pavich
1815
J?
,,
Luca Gherghez
1820
n

Nicol Peros
1827
Marco Surac
1833

Antonio Blagdan
1835
)?

Pietro Viducich
1837
)j

Michele Panovich
1839

Natale Soccota
1840

Matteo Marcellich da Oltre


1849

Simeone Zuppanovich
1852

Antonio Grasso cappellano


1853
fi

,.

Giacomo Missul
Simeone Marcellich da
Simeone Sarich

Oltre

Giorgio Jelicich

>?

>5

y,

1855
1856
1863
1867
1869
1870
1872

Simeone Gulam

Stefano Marcovich

Martino Skific

Boccagnazzo.

tramontana

di

Zara, lontano 3 miglia

incirca, si-

Bokanjac
ed anche Vrljica. E appellato pure Bokanj Studenac in carte
del 1349, 1351 e 1355^ Bokanjac in scrittura del 1352, e
Bokanj Studenac al pozzo in documento del 1355. In testamento del 906 fatta menzione di questo villaggio.
Atterrato da capo a fondo nella guerra del 1646 coltuato

il

villaggio di Boccagnazzo^ dagli slavi detto

r ottomano, affinch questo non se ne impossessasse a danno


di Zara, rimase affatto
deserto per qualche tempo, finch
risorse poi
del

dopo, a poco a poco, e famiglie degli scogli, e

borgo interno

di

Zara

lo abitarono, a cui se

ne unirono

394

parecchie del contado per accudire alla coltivazione delPamena campagna, che gli sta alle spalle, e che da scilocco

Cerno, da ponente con quella di Dikio,


e da settentrione col bosco di Gromnizza.
Sopra le rovine delia vetusta chiesa, che una volta esisteva sul monte, eretta dal governo veneto in onor di san
confina con quella di

Simeone
villici

n'

Simon

E
la

Giusto,

e menzionata

scrittura

in

eressero una nuova sotto

nome

il

del

dei

1409, quei
Apostoli

ss.

e Giuda.

posta nel centro

canonica ad ovest

cimitero comunale: ha a nord

del

via

la

pubblica.

di

pianta

quadrila-

due finestre poste a mezzogiorno.


La sua dimensione di m. 12.33 per 5.59. La sagrestia ne
ha 2.89 in lunghezza e 4.36 in larghezza. Tre sono gli altari;
maggiore di marmo a stile moderno con un tabernacolo
il
pure di marmo, colonne e gradini di breccia di Verona, gli
altri due laterali di legno. La fronte della chiesa sormontata dal campanile, di stile romano, con due campane di ree riceve la luce da

tera,

cente costruzione.

Sopra

la

porta maggiore

v'

ha

lo

trasportalo dalla chiesa antica,

leone,

la

stemma veneto, un
quale, come si disse,

venne eretta a spese dei governo veneto


Consta da autentici documenti che nella prima met del
secolo decimoquinto era parochia, che cess d' esserlo dopo
la

distruzione

del

villaggio,

e che

al

principio

del

secolo

decimottavo fu ripristinata. Ora cappellania esposta, nel


decanato di Zara, ed ha 326 anime, mentre nel 1754 non
ne contava che 113.
Oltre alla chiesa parochiale ve n' una in onor della
B. V. in campis ; ed una edicola sotto il titolo di 5. G^m56pj[?e
sul monte.
L' anno 1458 Dobrizza q.m Nicol Glavoc con testamento del 30 Gennajo v' istitu un beneficio semplice, che
perci porta il nome di beneficio Glavoc di Boccagnazzo,
consistente in 106 gognali di terra, coli' onere di una messa
per ogni domenica da celebrarsi in qualunque chiesa.

Una

confraternita

esisteva

1808 in cui fu soppressa. Aveva


con 32 aggregati, e con rendite

questa

in
il

titolo

di

parochia

del ss.

fino

al

Sacramento

vino e cereali,

dal

cui

ricavato facevano le spese occorrenti per l'altare.

Un*
a

s.

altra

pure ve

n'

era sino dai tempi rimoti, intitolata

Cipriano, della quale

si

trova memoria

in

parecchie an-

395

Da

tiche scritture, e tuttora esiste.

tempi

prischi

Parochia

s.

la

parochia,

Cypriani

in

per

questa prese

nonie nei

il

denominasi
documento del 1387.
cui

col

titolo

Serie dei parochi e dei cappellani di Boccagnazzo.


Pr Jurizza
Pr Civitano Velislavich

Simeone Deljich
Michele Slachich
Giovanni Rudin da Sale
Paolo Scarch

Giovanni Drasich da
Antonio Segota
Antonio Peovich
Martino Pestich
Michele Panovic
Marco Mircovich
Antonio Maracich m.
Vincenzo Miossevich

Fra

Radmanich

paroco

nel

,,

^^

,^

Cale

,,

,^

da Zara

o.

1448
1533
1702
1714
1720
1727
1742
1771
1815
1820
1840
1863
1873
1878

suoi antichi abitatori, trovansi registrati

Bogdano

1404, Matteo Parvoslavich del 1414,


Giorgio Rataich del 1433^ e Pr Giorgio Carinich nel 1478.
11 villaggio
di Boccagnazzo era anticamente propriet
delle monache di s. Demetrio. Dopo la soppressione pass
in amministrazione del e. r. Demanio.

in

carta del

settentrione

di

questo villaggio

trovasi

il

lago

di

Boccagnazzo, detto dagli Slavi = Unjakovo Blatto = cio


derivante da una bocca sotterranea. La sua circonferenza
di circa 7 miglia, la qunle d'estate si ristringe^ e lascia
coltivare

terreni

d'ogni

rettili

circostanti,

molto produttivi, e fecondi di

ammirevoli

specie,

per

la

rara

bellezza

del

loro colore, e ricercati dai professori e dilettanti d zoologia.

Cerno.

A
trovasi

levante di Zara,

Cerno^

lat.

e lungi

Cermim^

da essa

villaggio

3 miglia

assai

incirca,

antico,

ricco

rammentato in scritture del 1296. e


1387, nelle quali cenno del suo zupano, che vendette 300
agnelli a Ninza d'Ancona. Fu soggetto ne' tempi andati a
una volta e

popolato,


Non ona
22 Marzo 1560

molle vicende.
del

tura

nuova

di Cerno.

IVlalpaga,

lo

volta

fu

distrutto per coi in

scrit-

Villa

menzionalo col

titolo

di

Era parochia ffi


memoria in documento
a

396

decimoquinto secolo, trovandosene

nel

1446 Dopo

del

pure oggid

1700 venne

del

congiunto

quella

unito

cappel-

lania.

La sua chiesa, eretta


altare,

del

dedicata

Non ha

1751.

s.

dai

nel

vili ci

1715 con un unico

Nicol, ed ricordata in documento

nulla

di

rimarchevole.

V'era inoltre una cappella,


cui parleremo in seguito

intitolata

s.

Martino,

di

Serie dei parochi di Cerno.

Pr Pietro Petrovch
Pr Antonio Masniza
Vincenzo Raspovic

paroco

nel

1447
1464
1714

Fra
snoi antichi paesani trovasi un certo Marlin da
Cerno nel 1390, Giorgio Milcovich nel 1400, Jurizza Mahaldich nel 1439, Giorgio Sudarolich nel 1448, Simeone
Valentich nel 1480 e Martin Paulovich nel 1491.
Una porzione della bella campagna di Cerno colla chiesa
di s. Nicol, che apparteneva una volta alla famiglia de Pellegrini, fa ora parte della pia fondazione della B. V. Immacolata di Zemonico, di cui abbiamo di sopra parlato.
i

Malpaga.
Lungi da Zara 3 miglia incirca, verso scilocco, situala in luogo elevato Malpaga^ della anche Dracevac^ villa
assai antica, rammentata in documento 2 ottobre 1402 dell' archivio
del preesislilo monastero benedellino di s. Grisogono. Si vuole da taluni che il nome di Malpaga le fosse
derivalo dal nome d'un Generale Veneto, che vi eresse un
fortalizio contro le scorrerie de' Turchi
ma ci non possibile, dappoich un tal nome lo aveva prima della dominazione veneta in Dalmazia, cio innanzi al
1409. Questa
villa trovasi in mezzo ad una campagna
molto amena e
,


fruttifera,

quale

la

due miglia, ed

larghezza a levante per buone


lunghezza da scilocco a maistro per sei

si

in

stende

397
in

miglia.

Una

torre di forma

circolare,

ora sdruscita, posta

al-

ingresso del paese, serviva di sentinella a tutto il contado


zaralino sin dal tempo delle scorrerie turchesche. Li stavano
in continua
vedetta e notte e giorno parecchi terrazzani,
salariati dal veneto erario per iscoprir le genti nemiche, che
si fossero introdotte nella campagna. Verificato il caso, dal'

vano tosto avviso al contado ed alla citt con colpi di mortaretto, a cui dovevano risponder le torri degli altri villaggi.
In tempo di pace la villa era presidiata da 15 soldati di
cavalleria
raddoppiavasi il numero in tempo di guerra onde
oppor al nemico una resistenza fino all'arrivo del Provve-

Generale, che

ditor

al

tuonar dei

stromenti,

bellici

accor-

reva frettoloso con fanti e cavalieri.


Fu questo villaggio nel 1570 preso dai Turchi ed incendiato. Vi si fermarono due giorni, indi dopo di aver rovinata anche la torre, si ritirarono. Gli abitanti, che all'avvicinarsi

nemico, s'eran

del

tempo ritornarono ad

fuggiti

al

La torre

abitarlo.

dopo qualche
poi nuovamente

fu

Nel 1646 fu da Ibrahim Pasci di Bosnia di nuovo maltrattato questo villaggio, ma accorso prontamente in sua difesa
il
generale Marcantonio Pisani colla cavalleria, e coifinfanteria Croata, capitanata dal Baron di Degenfeld, fu posto in
fuga, dopo un'ostinato conflitto, nel quale acquistarono molta
i

governatori Carlo Begna e

'

mare,

occupala e munita dai veneti riguardandola come una senlineila avanzata, che vegliava alla sicurezza della citt di Zara.

lode

IVlichele

Cruta.

menzionata in scrittura del 1594. Fu unita a Cerno dopo il 1700. Fu ridotta


a cappellania esposta nel 1851 congiunta con Cerno, dipendente (ini Decimato di Zara. Ha 244 animo assieme con

Malpaga

Cerilo.

i\on

fu

anticamente

parochia,

n'ebbe che 5^ nel

La primiera sua

chiesa,

1758.

fabbricata

dai

parochiani in-

1515 sulla sommit del colle, dedicata all' Assunzione di M. V. Vu visitata dall'arcivescovo Garzadori nel
torno

al

1640, dopo la sua


riedificazione. Fu ristaurata ed alzaia nel 1854. Misura as- -^^
'^ fo
sieme alla sagrestia m. 16 in lunghezza, o m. 9 in larghezza.
Oltre r alljr maggiore, consacrato alla antica titolare, con
buon dipinto ne ha due altri, uno cio in onore di s. Antouia

1625,

dair arcivescovo

Capello

nel

^>^

di

Padova

dei

l'altro

398

apostoli

Ss.

Pietro e Paolo, ai quali

Giuseppe ed il Cuor di Ges.


La sua canonica, eh' una delle pi belle e pi comode
fu eretta dalle fondamenta l'anno 1847 a spese del fondo
ecclesiastico colla cooperazione dei fedeli. lunga m. 13.,
furono

sostituiti

larga 7.

Ha

tre

s.

stanze,

cucina,

tinello,

cantina e cisterna.

Serie dei parochi e dei capellani di Malpaga.

Simeone Bercich
Donato Micich
Giacomo Jadriich

Giorgio Nisich

Michele Sarin

,,

Scorlch

Marco Bacchich
Giuseppe Letinich
Giorgio Verixasz
Giuseppe^ Thot

S.^^.fV^P^o^o Bu\a

nel

Michele Smoljan
Simeone Spar

Tommaso

,.^

paroco

^Antonio Solitro
Francesco Bellenghi

cappell.

,,

t-'PSK>'*<^N3S.^=^-

1594
1680
1714
1718
1760
1771
1815
1820
1826
1840
1848
1863
1866
1872
1876

399

Villaggi dell' arcidiocesi di Zara

una volta
Durante

esistiti.

lurchesche incursioni avvenute nel territorio


zaralino dall'anno 1468 sino al 1649, buona parte de' nostri

le

morlacchi emigrarono

in

contrade, molti

altre

si

rico-

verarono negli scogli di Zara, parecchi se ne andarono


a popolare le terre dell'Istria, e non pochi furono condotti
in schiaviti dai Turchi. Dei primi abbam fatto cenno sopra
parlando del

nostro

isolarlo,

dei

secondi cio

che

quelli

di

scapparono via^ se ne ha notizia nelle cronache istriane.


Troviamo, infatti, che nel 1558 una colonia di Morlacchi,
fuggiti dai loro villaggi, si ricoverarono a Zaravecchia
ma
vedendosi inseguiti dai Turchi, passarono per mare a Torre
:

nell'Istria.

di

furono pure coi nostri

tardi

Pili

ville

Abrega

morlacchi popolate

le

e Fratta nel territorio di Parenzo

Rileviamo inoltre che certo Giorgio Filippini da Zemonico nell'anno 1570 condusse 40 famiglie morlacche sul
territorio di Parenzo, nel luogo oggid chiamato Villa di
Sbandati, e che in data 28 ottobre 1595 \enne egli investito da Giacomo Renier, capitano di Raspo^ di 600 campi
nello stesso territorio, ove condusse altre 5 famiglie, com'egli
asseriva^

d'antichi suoi coloni, fra

e costru

loro

delle

quali

divise quo' terreni,

case, dando alla nuova

villa

il

nome

di

Varvari.

1581

emigrarono
dal territorio di Zara 8 famiglie di morlacchi, ed 80 anime
Provennero esse da
circa presero stanza sulle Promontore
Zvonifjrad, villa del contado di Zara.
Prima per ancora del 1581, morlacchi zaratin, emi-

Narra

grati

dai

il

propri

suddetto

Renier,

villaggi per

che

sottrarsi

nel

alle

angarie dei

mu-

sulmani, passarono a stabilirsi in Marzana, Pomer e Montecchio nell'Istria, dedicandosi con fervore all' agricoltura.

400

La famiglia Barbarigo di Venezia ne condusse parecchi dall'agro jadertino nel 1579, e li colloc nei suoi poderi di
Castagna e Fratta nell'Istria.
Nel 1588 nel territorio

di

Fola trovavansi 27 famiglie

morlacchi, sudditi lurcheschi, fuggili dal territorio di Zara


per scansare Tira e la ferocia dei barbari.

di

Nel 1612 e nel 1624 molte famiglie morlacche emigrarono dal contado zaratino, e scappati dalle mani dei
Turchi si rifugiarono in Istria.
Nel 1647 provennero dal territorio zaralino 430 morlacchi sotto la condotta di Filippo Zupanovich, e si trasportarono a Castagnovizza nell' agro di Fola, recando seco 4500
animali.

Dalle cronache istriane

si

raccoglie finalmente, che nel

decorrenza di 18 mesi 279 famiglie di morlacchi


con 2200 animali passarono a stabilirsi nei paesi dell'Istria
Da tuttoci si pu dedurre in quale sialo si trovasse
il
territorio di Zara dopo l'invasione dei Turchi, e le conseguenti emigrazioni dei morlacchi. Molti villaggi scomparvero affatto, alcuni perch dal ferro e dal fuoco distruU,
altri perch totalmente abbandonali dai suoi coloni a motivo
delle guerre, delle pestilenze, e delle jingarie ed oppressioni
musulmane. Alcuni conservarono il nome e le Iraccie di lor
passala esistenza, pochi rimasero in piedi, ma intieramente
trasformali. Al d d' oggi sarebbe difficile^ se non impos-

1648-9

nella

stabilire

sibile

luoghi

di

tulli

quei villaggi,

ch'esistettero

prima della ottomana dominazione. Le cronache ci recano i


nomi di alcuni^ ma non la descrizione topografica di molti
villaggi, che or pi non esistono. E provalo, che durante
la occupazione lurchesca, e specialmente dopo la cacciata di
que' barbari, formaronsi nei territori di Zara e di Nona nuovi
centri

e nuovi gruppi di cristiani abitatori,

su queste terre, amarono di


motivi,

luoghi,

dagF

in

la

quali,

ritornali

loro sede pri-

nomi dei primitivi villaggi; e ci per


primo luogo perch avevano in orrore i

miera, ed eziandio

due

abbandonare

infedeli abitati,

e perfino

loro nomi, ed in se-

condo luogo^ perch temevano di contrarre il malore, che


quelli seco portavano, dovunque si collocavano, e dove il
pi delle volle ne lasciavano il germe.
Ci non pertanto, rovistando le antiche scritture, giunsi
a discoprire molti nomi, e parecc hi

ed anche

altre notizie interessanti

siti

che

degli antichi villaggi^


li

riguardano.

401

Tutto quello dunque che trovai in quelle antiche scritture riporter fedelmente qui sotto, affinch non vada spenta

memoria

la

di

tali

per essere sparse qua e

cose, le quali

documenti che col tempo potrebbero andar distrutti, arrischiano di andare per sempre perdute.
Fra Torrette e Sancassiano esistevano una volta
L'antica villa di Tustizza sotto il bosco d'egualnome,
della qual villa veggonsi ancora
ruderi in riva al mare.
in

L'antica

villa

Mocro presso

di

il

monte tustizza, ri1658 e 1759. Oggid

cordata in scritture del 1385, 1459,


non che una localit di Sancassiano, e

le

sue

vestigia,

nonch quelle dei suoi molini scorgonsi oggid alla riva del
mare. Apparteneva assieme al vicino bosco di Tuslizza al
convento di s. Domenico, a cui li aveva lasciati Andrea de
Sloradis.

Tuklecane^ menzionala' W scritture del 1349, 1356 e 1387, nelle quali si fa cenno di vigne
ed olivi, nonch dei suoi villici Drago Ljubic, Gostizza ViL'antichissima villa

dulinic

Cvitan

di

Aveva questa

Vidulinic.

chiesa, intitolata alla Nativit

di

villa

la

M. V. e pi tardi

propria
all'

macolata Concezione, coli' aitar maggiore


altri ancora. Nella visita canonica fatta dall' arcivescovo

della titolare, e

jevich fu trovata
tavia questa
di

in

piedi,

chiesa,

oggid
altre
'

ville

di

localit

in istnto

Ha

al

due

Zma-

rovinoso. Esiste tut-

anni stata dai

che da quattro

Torrette rislaurata.

Le

ma

Im-

villici

presente un solo altare.

Leskovica^ KarnaceraU Fercane e Vercevo,


appartenenti alcune al villaggio di Torrette

Sancassiano.

La

villi!

di

Podverstije^

la

quale

1473. Il suo paroco fece


nodo diocesano del 1566.
carte del

si

atto

trova mentovata in
di

presenza nel si-

La villa di Sikovo^ di cui memoria in scritture del


1350, 1414 e 1450. Suoi parochi furono Pr Simeone Prinpincevich nel 1542, Pr Giovanni nel 1582, e Pr Simeone
Drancich nel 1548.
La villa di Slovsane^ ricordala in documenti del 1426
ruderi a maistro di Sancassiano.
e 1436. Veggonsene
A maistro di Bibinje v' erano un tempo le seguenti
i

cio:

ville,

La
le cui

villa

di

S. Elena^ cos denominata dalla sua chiesa

muraglie sdruscite ancor oggid

si

ravvisano.
96


La

Gasenizze presso

di

villa

402

il

raare,

ov' erano le pe-

rammentate in parecchie
scritture dal 1391 in poi. A Gasenizze il cittadino di Zara
Manzin fece acquisto nel 1447 d' un podere che poi ridusse
schiere e

a luogo

Le
localit

Un

dei zaralini,

saline

le

ricreazione.

di

Klupi

di

villette

e Gusterna^ le quali sono oggid

Gasenizze.

di

miglio distante da Petercane verso scilocco trovasi

mare, denominata Bartulaz. o s. Bartolomeo in documenti del 1320 e 1387, la quale formata
da un recinto quadrato con poche case. Prese il nome dalla
chiesa che una volta le stava in mezzo. I terreni erano di

una

villetta

presso

il

propriet di Vincenzo Bruscandolo, cittadino di Zara, che con

testamento del

menico,

/
'

s.

lasci

li

Catarina e di

s.

in

legato ai conventi di S.

Do-

Marcella,

Altra villetta esisteva nelle vicinanze di Petercane

nome
in

di Novoselci^

documento

nico di
tica

di

cui non

1416

si

ha che

la

memoria,

soppresso convento
Zara. Pochi avanzi di case sono indizio
del

del

di s.
di

col

scritta

Domesua an-

esistenza, fra le quali scorgonsi le rovine d' una chie-

setta,

di

1578

dedicata a

s.

Maria.

Nel territorio di Nona esisteva anticamente appresso


r aqua di Drasnich una villa col nome di Zaton^ le cui vestigia veggonsi ancora di presente. Non questa da confondersi con altra d'egual nome, descritta a pag. 176.
Alla distanza di circa 3 miglia da Islam-latino, verso
ostro^ esisteva nei prischi tempi una villa appellata Stosia.
Era situata sopra una collina con 30 famiglie, e con hella

campagna
masto che

d'intorno.
il

nome

Fu
nelle

distrutta

dai

Turchi, e non

n'

ri-

antiche scritture. Trovasi in antico

manoscritto, che appartenesse alla

Basilica

Metropolitana

di

Anastasia; ed assai probabile, giacch il nome di iS^o^ia


slavo, e vale Anastasia. Pr Matteo Cviddomerich era suo

s.

paroco nel 1551.


Tra Verch e Nona veggonsi gli avanzi della distrulla
.Tlla di Slovsane verso scilocco, indicata in antichi istrumenti
di data 16 Agosto 1302 e 20 Dicembre 1324 del preesistito convento di s. Domenico. Ora non che una localit
con una cappella e poche case.
Presso Skabernje havvi al presente una localit, appellata Amhar^ ch'era in passalo un villaggio, il quale fu abilalo dai Turchi, ed in seguito da loro distrutto ed abban-

403

donalo. La sua chiesa che ancora esiste intitolala a

Questo

luogo

incorporato

fu

parochia

alla

s.

Maria.

Skabernje,

di

"'^come abbiam veduto

di sopra.
Nelle vicinanze di Perusic trovasi la localil di Sopot
abitala ora da greci. Nello svegro dei suoi terreni trovossi
grande quantit di monele di rame, d'argento e d'oro del

tempo di Costantino, dette comunemente Santelene.


Fra Galovac e Skabernje, due miglia lontane, verso levante di Zemonico situata la localil di Perkos o Prikos,
Era piirochia nel 1646, fino al 1721 per quanto consta da
memorie. Una chiesa v'era in questa parochia, nella localit

'^-

di

ed era

Striz^

intitolata

Michele Raspovich

s.

Paolo. Fra

suoi

parochi

documento del 1681, Pietro


Claricich del 1706, e Giacomo Smolich del 1721. Fu visitata dall'arcivescovo Zmajevich nel 1714, ed allora aveva
160 anime. La famiglia zaratina Giusti era feudataria di
Perkos nel secolo passalo, e l'aveva ottenuto dalla repubblica veneta in compenso dei suoi segnalati servigi rosi alla
medesima.
Nel 1681 gemeva il villaggio di Perkos sotto il ferreo
giogo ottomano e perci nessun allo di religione poteasi
trovansi

in

esercitare in pubblico
e gli

olii

[>rivate.

nella

dai

crisliani.

santi

custodivansi

sacri

vasi,

coi

utensili

gli

L'eucaristia,

debiti

riguardi nelle

si

case

tenevansi

e le suppellellili

L'eucaristia

casa del gastaldo.

battistero

il

consecrava

soltanto

quando occorreva. I parochiani conservavansi fedeli cristiani


assistiti, per quanto era possibile, dal proprio paroco il quale
abitava nelle ville vicine. Di questo villaggio fu paroco nel

1646

il

famoso

Prete

Sorich,

di

cui

abbiamo

parlalo

pag. 378.

Podberijane.

Due

miglia

distante

da Perkos era situata

la

villa

suo nome

di

una collinetta. Ebbe


sua posizione. Era parochia anticamente, e del suo paroco
Pr Ratko evvi memoria in scrittura del 1432. Questa villa,
Podberijarie

sopra

il

dalla

documento del 1391, componevasi di


circa 30 famiglie verso la met del secolo deciraoseslo. Di
essa non esiste al presente neppur il nome, essendo stata
completamente distrutta dai Turchi nella guerra del 1646.

di

cui

cenno

in

404

MameDjaue.
Posta sul piano vicino a Zemonico, lontana da Podberijane due

miglia,

con incirca

1191

50

era

case.

la

villa

ha

Si

di

antichissima di

essa memoria

Kamenjane
in

scrittura

Era parochia nel 1440, e nell'anno istesso


aveva per paroco Pr Matteo Paulich, sotto del quale
venne anche eretta la chiesa parochiale, che fu dedicata a
questa chiesa sporcrere dalla soms. Luca ev. La si vede
mit d'un colle, denso e vago boschetto d'alberi silvestri,
che le fanno d'intorno corona. Ha un altare con una iniagine prodigiosa di Maria Santissima^ tenuta tino ab antico in
grande venerazione, perfino dai Turchi, dopo che s' impossessarono del villaggio, di cui non esiste oggid che il nome,
perch da essi barbaramente distrutto. Nello stesso anno
preaccennato vi fu eretta una confraternita, forse dal paroco
medesimo Matteo Paulich in onor del titolare.
Questa villa di Kamenjane, lat. Camenanum^ coli' antichissima sua edicola di s. Giorgio m. della quale non si
riscontrano oggid neppur le traccie, fu donata, come rilevasi
da pergamena del 1195, da Crescenzio Braia al monastero
dei Benedettini di s. Grisogono di Zara. Ne fa di essa menzione
il
Pontefice Celestino III nella sua bolla del 1195. con cui ne
conferm a quel chiostro il possesso con varii privilegii.
Ivan Petcovich
suoi antichi abitatori noverasi
Fra
Zabranich in scrittura del 1433, Matteo Lopatich, e Giorgio
Livaza del 1439.
dal

in poi.

Taroscane.

ponente di Kamenjane, circa due miglia distante vedeasi prima della ottomana invasione una villetta, denominala Taroscane^ che assunse il nome di Radoscichsa Cria
dalla famiglia turca, che n'era divenuta padrona. Componevasi
di

dieci

case circondate da bella e

zionato questo luogo

in

scritture

dal

fertile

1391

pianura.
al

E men-

1488, n mai

documenti: il che vuol dire essere stata distrutta nella guerra contro il Turco. Era parochia,
trovandosi cenno del suo paroco Pr Giacomo Gugnich in
scrittura del 1488.
Fra
suoi antichi terrazzani trovasi Paolo Boglich e
pi apparisce nelli antichi

f^

Giovanni Mlatich

in

carta del

1393,

40S

Smokovic.

Poco

Zemonco a ponente maistro trovasi


villaggio di Smokovic^ nelle cui vicinanze sonvi cinque
il
pozzi sotterranei, ed alcuni avanzi di antichi edifizii, di marmi
squisiti^

ed anche alcune lapidi antiche che

nella

tate

da

distante

preesistita

una volta era

furono traspor-

Galleria de Pellegrini. Questo villaggio

ora greco n.

cattolico,

u.

,,it

Oabndub.

Un

miglio

Zara, verso levante,

con

denominata

Malpaga,

distante da
sulla

strada

nome

questo

e quattro

postale,

che

slavo,

incirca

vedesi

da

Bahindub

significa

della vecchia^ in antiche scritture dal 1349 in poi.

rovere
questa

una delle molte ville distrutte nelle guerre. Di essa le traccio


ancor si riscontrano nei ruderi della sua chiesa conosciuta
un tempo col nome di Madonna della rovere^ e ricordata
negli atti della visita canonica delParciv. Capello del 1640.
Dalla distrutta villa di Bahindub sino a Zara, tutto
questo tratto di territorio, che vi sta frammezzo, era cosperso di villette e casali, che nella guerra del 1646 furono arsi e distrutti, affinch non se ne rendesse padrone

Turco

il

carta

nella

portali

dal

danno

luoghi trovansi

Zara. Questi

indicati

geografica, impressa a Venezia nel 1596, e ri-

geografo veneziano P. Mario Coronelli


sua geografia stampata in Venezia
della

celebre

volume
l'anno 1697.
nel

di

Tali luoghi sono

seguenti:

conduce a Nona,
menzionata in scritture del 1382, 1387, 1515 e 1570.
Blataz^ al mare presso Gasenizze, ov' erano le antiche
.^^Cerodolo^ villa presso

saline

de'

la strada,

che

zaratini.

y^ Monteferreo^

colla

chiesa

di

s.

Cipriano, Zuhrian^

di.

veggonsi le rovine, ricordata in documenti del 1349,


1381 e 1659.
Plovanadraga^ localit a bora dei fortini e della strada
di Nona, cos denominata in slavo, perch il Pievano d s.
Simeone vi ha una bella possessione.
^Celopecli^ villa e monte presso Cerno, menzionati in
scrittura del 1356, e 1406.

cui

S. Martino,

due
ebbe

villetta

406

miglia

Babindub

distante da

il
nome dalla sua chiesa, le
verso scilocco. la quale
#XO^
^' '-^
crfi rovine veggonsi tuttod sopra una collina.
^ ''
Kamenjak. e Cnkal Regiani, luoghi ignoti.
'

\e^

^Wf-=

Komorane

documenti del 1 394 e 1482.


Papracane, villa, di cui cenno in istrumento del 1461.
Kosopascina^ villa, di cui menzione in carta del 1560.
^"j^Kori/pIje grande e piccolo presso Babindub, menzionate in scritture del 1400 e 1488.
Hovirljzza^ villa e monte presso la Madonna delricordata in carte del 1447 e del 1643.
l' Oliveto,
Lustiza^ mentovata in documento del 1570.

rammentata

villa

in

Sevorgnane

,,

Vetericich

,^

Podverstje, quattro miglia verso scilocco

di

Babindub.

Hrascane^ villa di cui cenno in scritture del 1349


e 1513.
Paprat^ villa menzionata in scritture del 1387 e 1435,
dove indicato certo Radichio Goulich da Paprat.
S Elena e Gasenizze al mare, di cui abbiam parlato
di

sopra.

Filippiscina^
in

documento
Canali,

del
villa

Babindub^

rammentata

1438.
presso

nata in documenti dal


del

vicina

villetta^

la

fiumera^ vicino a

1381

al

Cerno, nomi-

1624.
Malpaga.

Papavice^ villa vicina a


ricordata
1661.
Regiane^ ricordata in documento del 1570.

in

carta

Trupnicli.

Un
giace

la

libeccio

localit di
la

localit

da Zemonico verso

grecolevanle
Trupnich superiore con 50 case, e verso

miglio distante

di

Trupnich

con 50 case; ambidue erano


Zemonico.

inferiore

villette

ovvero

Brace

o borghi una volta di

Smerdle.

Zemonico, mezzo miglio distante, giace


localit di Smerdle, villetta nn tempo da s con 180
la
anime, cos denominata in slavo da un arbusto, che vi alligna,

maislro

di

d'ingrato odore.

407

ifiosfar.

scilocco di Zemonico, un miglio lontana Mostar,

anche questa nei

villa

150 anime, domi-

tempi andati con

nala dai Turchi, e poi distrutta.

Blatta

vicinanza dei lago

In

Slatto.

di

Boccagnazzo veggonsi

resti

degli antichi edifizii, che costituivano l'antica villa di Blatta

Riatto^ d'anime

170, menzionala in documenti del 1355,


1402, fino al 1518, la quale fu distrutta dai Turchi nel 1644,
n mai pi risorse a vita. Vi si riscontrano tra le rovine i
vestigli di

edicole d'antica

tre

mm. Cornelio

Ss.

struttura, l'una

l'altra

istrumento del

Giovanni, paroco, e
Blatta

villa

menzione

di

di

di

Zara.

Pr Paulo

1455

dal-

s.

1405

fa

si

Pr Paolo cappellano

In

ai

Tommaso ap. ch'era


carta del 1405; la terza

di

parochiale, e eh' ricordata in


ignoto. In

1640

e Cipriano, che fu visitala nel

l'arcivescovo Capello,
titolo

intitolata

documento

altro

Stiich paroco

cenno
di

del

della

di

1447

villa

di

si

di

Pr

Toma

s.

la

di
fa

Blatto,

Pr Nicol paroco di Blatto, ed in


altro ancora di Pr Matteo Capitanich paroco nel 1535, ed
in scrittura del 1537 nominato il paroco di Blatto Giadel

altro

in

di

como Linacevich.
Questo villaggio apparteneva
di

s.

di

s.

in

propriet

al

monastero

Nicol, sino alla sua soppressione, indi pass in quello


Maria. Tra i suoi antichi abitatori trovasi certo Bog-

dano Cacich

in

carta del

1387.

Belvedere.

ostro-scilocco di Boccagnazzo sopra

Ad

dirimpetto alla citt di Zara

collina,

si

dorso d'una
scorgono gli avanzi
il

d'antico castello di pianta quadrilatera, denominalo tuttavia


Belvedere^ pel suo bellissimo prospetto di terra e di mare,
il

che

di

atterrato

s'affaccia

l'anno

all'osservatore.

1646

nella

non ne restasse padrone

il

guerra

Fu

dal

coli'

governo veneto

ottomano,

nemico a danno della

affinch
citt.

408

anarcangrclo.

Due

miglia

circa

distante

da

Kistanje verso

scilocco

sorge sul Kerka il convento dei monaci Basiliani di s Michele Arcangelo* Nella sua chiesa conservavasi sino alla
fine dello scorso secolo un antichissimo dipinto, rappresen-

Paolo in atto di annunziare il


vangelo ai Dalmati. Vi si leggevano analoghe inscrizioni, e si
popoli della Dalmazia in costume. Non si sa,
vedevano
'^
se tuttavia esista, o meno.
tante l'apostolo

delle genti

s.

Hmpa.

convento dei monaci Basiliani di Krupa^ ove conservansi parecchi codici


antichi manoscritti de' padri Greci, ed una Bibbia dell' un-,
decimo secolo.
**>

settentrione di Ervenik

i^

trovasi

il

CitluU

bora

di

Sanarcangelo a

sinistra

del

Kerka

villaggio di Cifkck\ di cui impossessatosi nel

1694

esiste
il

il

Prov-^*

veditore generale Dolfin. vi trov un cannone da cinquanta^"

con

leggevasi la seguente
Carolits Dei gratta^ Archidux Austriae^ Dux

bellissimi

iscrizione

arabeschi,

sopra

cui

Burgundiae^ Stgriae^ Carinthiae^ Carnoliae^ Comes Tyroli^


et Goritiae. F. F. a. 1580 = Si mea vox in aere resonat

murus

quilibet

in

terra se

kumiliat

Fu

trasportato a

Venezia.

Sidrona.

libeccio

di

Ervenik, tra Zegar e Bogalnic,

si

scor-

fondamenta d'una torre quadrala, e nella campagna


a destra del fiume Zermanja esistono le vestigia dell' antica
citt di Sidrona,

gono

le

Skrile.

Tra

Visocane, Miljasic, e Grue esisteva nel 1395 e


nel 1525 una villa denominala Skrile. Era anche questa nel
territorio di Zara. Sembra che corrisponda all'odierna localit

Sdrilic,

409

fierda.

libeccio

di

Skrile a due miglio di disianza da Gruo<,

denominato Berda o Berdo.


di esso menzione in scrittura del 1070. appellala Berda
ovvero Omogoscina nel 1391. Apparteneva ai monaci di s.
Grisogono di Zara, ai quali ne fu confermalo il possesso
colla pi volle menzionala Bolla di Celestino HI del 1195.
Sembra che sia stata anche parochia, trovandosi memoria
della sua chiesa di s. Maria in documento del 1536 e di
Pr Matteo q.m Stefano del 1405. Nel 1537 era questo
luogo in mano dei Turchi, e quindi abbandonato dai cristiani. Adesso non
se ne conosce neppur il nome, se non
esisteva ab antico

il

fosse quella localit^

villaggio

Maria

s.

appellala,

presso Murvica.

noinorce.

Grue eravi

denominata
il nome.
E menKomorce^ di cui ora se n'
zionata in documenti del 1435 e del 1550. Era nel territorio di Zara, ma apparteneva alla diocesi di Nona.
vicinanze

Nelle

di

una
perduto anche

villa

Hatopascina.
Fra Gruee Miljasic Irovavasi per T innanzi una villa col
nome di Katopascina^ rammentata in carta del 1525. Era
anche questa nel territorio di Zara.
Cernog:otina.

Zemonico, doveva esservi la parochia di Cernogostina, il cui paroco Pr Matteo Vittarich


trovasi rammentato in documento del 1587. Di questo villaggio evvi memoria in documento del 1389^ e nel Sinodo
dell'Arcivescovo Callino, celebralo nel 1566. In scrittura del
1521 menzionato Pr Zitano paroco di Cernogostina.

Non molto

distante dn

l*odl.

Non

sa dov' esstesse la villa di Podi.

appartenesse

menzionala

al

in

suburbio

di

Zara

documenti dal 1391

verso
fino

la

al

Sembra che

Nona. E
1566. Trovansi i
via

di

410

Pr Simon in documenti del 1487 e


1488, Pr Giacomo Ratvich in documento del 1527, il quale
mor del 1538. Pr Matteo Slrinicovich in documento del
1542, e don Giovanni Mestrovich in documento del 1548.
paroco di questo villaggio trovossi presente al Sinodo
Il
Diocesano dell'Arcivescovo Gallino, l'anno 1566.
seguenti suoi parochi

Racice.

La

villa

Racice^

di

cui oggid

di

non consta che

il

nome,

era situata non lungi da Gorica e Rastane, poich da scrit-

1462

giunge a conoscere che

paroco di Gorica
amministrava contemporaneamente in quelT epoca tutt' e tre
queste parochie. Racice ebbe a parochi Pr Matteo Cvitkovich
nel 1454, Pr Luca nel 1460, Pr Andrea Giovassich, menzionato in documenti del 1518 e 1520, e Pr Giovanni Bruskovich in documento del 1542. La chiesa era intitolata alla
Beata Vergine. 11 paroco di Racice intervenne con gli altri
parochi della Diocesi di Zara nel Sinodo diocesano del 1566.

ture del

si

il

Rubjane.
hanno dati, che Buhjane od altrimenti Bubgnane^
esistesse non lungi da Zaravecchia tra Lisane e Perkos. Era
parochia. e suoi parochi furono Pr Luca Rodiconich nel
1420, Pr Gregorio nel 1488, Pr Giorgio nel 1491, Pr
Giacomo e Pr Paolo nel 1515, Pr Marco Pavich nel 1536,
e Pr Nicol Obsenovich nel 1577. La sua chiesa era dedicata a s. Pietro ap. ed aveva una confraternita del medesimo titolo. Esiste ancora questa chiesa, ma in uno stato
Si

deplorabile. Un' altra

Paolo.

V esisteva

ve

n'

era sotto

il

titolo

dei ss.

^'

Non

mo-

villa

ap-

pure nei tempi antichi un convento

nache del quale fatto cenno a pag. 150. Questa


parteneva all'Abbazia di Rogovo.

Opaticeselo

lontana da Vrana

detta anche S.

era

la

Giov. e

Sofia.

villa

di

Opaticeselo, Di

scritture del 1383 e del 1491. Vi


memoria dei suoi paroci Pr Giovanni Besech in scrittura
del 1483, Pr Michele in scrittura del 1495, e Pr Giovanni

essa trovasi menzione in

Gallich in documenti del


del

1569

1517

cenno del paroco

e
di

1519. Nel Sinodo Minucci


Opaticeselo,

il

quale v'in-r.

411

tervenne assieme cogli altri parochi della Diocesi d Zara.


La sua chiesa matrice era dedicata a s. Sofia, e per questo
anche la villa con tal nome in diverse scritture appellata.
Giorgio Susnich n'era giudice nel 1491 In carta del 1549
v' menzione di Vito Zvitich, sacerdote da Opaliceselo.

Stumorinoselo.
preciso della villa Stomorinoselo. Il nome
suo slavo e significa villaggio di s. Maria. Sembra da alcuni dati che esistesse non lungi da Zemonico. Furono suoi
parochi Pr Giovanni Rosich nel 1476 e Pr Andrea Gorussich nel 1554. Il suo paroco fece alto di presenza nel
Sinodo diocesano dell' Arcivescovo Minucci nel 1569. Di

Ignorasi

il

sito

questa villa menzione in carta del

1387.

Kalilacf'a.

ignoto parimenti

il

sito preciso

del

villaggio Zahlaca.

Sembra fosse posta alla riva meridionale del lago di Vrana,


come apparisce dal suo nome. Consta da documenti che esstevano nel 1450 e il villaggio ed il suo paroco; come
pure che nel 1450 era suo paroco Pr Nicol, e nel 1517
Pr Pietro Padercich, e nel 1521 Pr Tommaso Costrovich.
La chiesa del villaggio era intitolala a s. Maria, le cui mura
tuttora esistono, come pure quelle di un contiguo monastero,
ora distrutto,

i..

*.

Blacane.

Non
uno

scritto

lazza. Nel

conosce dove sia stata la villa di Blacane. Da


del 1390 sembra che esistesse al confine di Po-

1446

era

parochia della Diocesi

di

Zara, e fassi

suo paroco in documenti del 1446 e 1483. La


chiesa matrice era dedicata a s. Elia.

cenno
sua

si

del

Perl Jane.

Non possiamo

additare

il

sito,

ov' era posta

la

villa

di

Perljane. Era per nel distretto di Zara sui fondi dell' Arcivescovo. Di essa si fa menzione in documenti dal 1430
fino al 1487. Anche questa era parochia, e suo paroco era
nel

1548 Pr Matteo Boncich.

412

Oelsane.

Galovac sembra fosse situala la


Gelsane. Di essa cenno in documenti dal 1391 fino
sud-est

di

villa
al

di

1565.

liisf&ne.

tramontana

di

Tnj

esisteva

la

villa

quale trovasi memoria in documenti dal

di

1403

Lisane^ della
fino

al

1758.

TieineSane.

Lemesane.
Sembra da scrittura del 1391 che si denominasse in quell'epoca col titolo d Lemessevo Hraschie^ che confinava con Kamenjane presso Zemonico. Se ne fa menzione in carta del 1461.
Ignorasi

il

dov' esistesse

sito,

la

villa

di

Uljane.

Non si sa di certo ove fosse posta la villa di Uljane,


Sembra eh' esistesse presso ss. Filippo e Giacomo. E rammentala

in*

1488.

carta del

Salsane g^rande e piccola.


Nulla consta della villa di Salsane^ se non che essteva
nella

diocesi di Zara nel

1457.
Skorobic.

11

villaggio

di

Skorohic^ esiste tuttora

vicino a

Rado-

sinovac. Se ne fa menzione in documento del 1485.

Poskaljina.
La

Poshaljina esisteva una volta nella Diocesi


di Zara. Si trova menzionata in documento del 1456, in cui
cenno di Luca Matoli, canonico del capitolo di Zara, nativo

di

villa

di

Poskaljina.

^Millaska e CNradussa.

Millaska e Gradiissa erano


Zara. Esistevano nel

1579

sene menzione in istrumento

nella
di

due

ville

del

capitolo

di

Diocesi di Zara, facendotal'

epoca.

413

flenic.

La
di

villa

Zara^ ora

scrittura

Plenic^ eh' esisteva una volta nella Diocesi

di

scomparsa. Se ne trova memoria


1569. Ignoto n' il silo, ove sorgeva.

del

allatlo

in

lilieevac.

Klicevac era castello dei Signori Croati; veggonsi an-

Benkovac e Rastevic. Fu preso alla Repubblica e mandato alle fiamme dai Turchi nel 1527. 11 Veri
nella sua cronaca veneta cos ne paila: KUcevaz^ oppidum
olhn a Selymo ereptum Reipuhlicae^ voracissimis fiammis
a militibus consumptum,
cora

ruderi Ira

Sidrag-a.

Non
stesse

il

dato di rilevare

fu

villaggio

di

Sidraga

precisamente esiche fosse vicino a

qua! sito

in

Ritiensi

menzionato in documenti del 1069 e 1072.


Era una delle Zupanie croate^ il cui Zupano, di nome Pietro
con suo fratello Slavizo don al convento di s. Grisogono
Zaravecchia.

1072 tulli
suoi beni esistenti
Zupano di Sidraga per nome Juraissa
documento del 1059.
nel

/^'^

in

Obbrova7>zo.

trovasi

Altro

menzionato

in

I^apcane.

Lapcane era situata non lungi da Zemonico,


presso Kamenjane. menzione di essa in documento del 1398.
La

villa

di

Tercic.

Confinante con Kamenjane era una volta la villa di Tercic


vicino a Zcmonico. Anche questa ricordala in documenti
del 1387, 1391, 1398 e 1400. Apparteneva alla fu Diocesi

Nona, ed ebbe per suo paroco nel 1400 Giorgio Cicich.


Sussisteva nel 1560.
/
di

Due

menzionato
documento del 1392.

parocha
in

miglia distante da Smilcic era a


di

Kasic.

il

maistro situata

la

suo paroco Pie Slanislaq

414

Stuiiiorioovac

Non

consta dove fosse situala

denominala StoEra parochia nel 1387, nel qual anno trovasi


suo paroco Pr Stefano.

morinovac.
nominato il

la

villa

OsdrinJ.

Osdrinj era situala nel contado di Zara oltre


una chiesa intitolata Blanceniza ed n
la fiumera. Aveva
porto col titolo di s. Nicol. Si trova questa villa menzionata
in vari documenti dal 1349-1498.
La

di

villa

Uragltinic

nome Draghinic trovavasi nel territorio d


1403. Aveva una chiesa dedicata a s. Giorgio m.

Una
Zara nel
Ignorasi

di

villa

sito,

il

ove sorgeva.
nraanjca.

Oltre

questa

villa

chiesa di

Borgo Erizzo verso

il

nel

1390

Ljevica

s.

col

(s.

nome

scilocco, al mare, era posta


di

Drasanjca^

alla

Elena). Esisteva questa localit an-

1679. Ora non se ne conosce neppur

cora nel

vicina

il

nome.

Dobrivice.

Nel 1400 trovavasi

territorio

nel

Dobrivice. senza che di essa

ci

sia

di

Zara

villa

la

rimasto alcuna

di

traccia.

/^ Hiakavci.
In
della

documenti dal 1466

villa

di

Kiakavci

fino

al

1505

la

sua

antica

menzione

nei contado zaratino,

dicazione. Nulla ci fu dato di scoprire di


fino

fatta

posizione

senza altra inquesta villa, e per-

scomparve

dopo

la

lurchesca

desolazione.

Hatono.
In

scritture

Katono

dal

1394 'sino

al

1399

si

parla del villaggio

Zara Suoi abitatori furono a quell'epoca Milosio Kostadic, Bogai; z Posnanovich e Rade Micholich. Pel resto siamo al bujo.
di

nel territorio di

115
Starosane.

1356

Della villa Starosane parola in carie del

come pure

1400

Giorgio Sarac conladino. Era posta nel terri-

di

Rorsanne e Kassich, da occidente la villa di Similnik^ forse Zemonico, da'


borra Possetehis, da ostro Subich e Radobuchi. In documento
del 1285 leggevasi la donazione di questa villa, falla dal
re d' Ungheria Ladislao alle monache di s. Demelrio di Zaraj

torio

di

Zara

confin

fra

da oriente

le

ville

Verpljane.

Neppur

Verpljane si sa il sito preciso, ec"'


^^^ ^^^^^
cello che esisteva nel contado d Zara nel 1402.
della

villa

Bicina.

Polazza esisteva nel 1390 la villa Bicina


Al presente non se ne conosce che l'antico suo nome.
In

confin

di

Mresevic.

Nelle vicinanze di Polazza


nata Kresevic in scritture

dal

si

trovava

1390

la

fino

denomi1479. Anche

villa

al

questa scomparsa dopo le turchesche incursioni.

l'ersane.

V'era

1391

nel

nel territorio nostro la villa di

Per^a^e.

affatto scomparsa.

Anche questa

Briiane.
del

In scrittura
raa

ora non

si

sa

1391 menzionata

nulla

di

la

villa

Brisiane

essa.

Jaraue.
Jaraie esisteva nel 1394, ed
di simil data se ne trova memoria. Or pii non
scomparsa al tempo delle guerre coi Turchi.

La

villa

di

in

documento

v' ,

essendo

Ilobricane.

La

villa

di

Dobricane

rammentata

Nulla pi consta della medesima.

in

caria dei 1406.

416

SBelJane.

Nel 1436 eravi nel territorio zaratino una villa denominata Zeijane in scrittura della data suddetta. Scomparve
anche questa colle altre premenzionate, al tempo della guerra
coir ottomano.

Kaklucane.

Una

nome

col

villa

di

Zaklucane^

riportata in

docu-

mento del 1594. Era allora situata nel territorio di Zara.


E scomparsa anche questa, e quindi oggid non se ne conosce che il nome.
Teicane.

Da
di

Zara esisteva

quale

che

1479

istrumento del

nuli* altro

in
si sa.

si

apprende, che nel distretto

anno la villa di Tescane^ della


se non che oggid essa pi non esiste

quest'

nome.

di

i/

Rekane.
In
di

del

1559

situata

nel

carta

Rekane.

sussiste, perch

trovasi menzionata una villa col


territorio

Zara,

ma neppur

questa

guerra col Turco.

nella

distrutta

di

nome

Terkicaoe.
In
villa

documento

allora

del

esistente in

1563

fatta menzione di Terkicane

questo territorio. D'allora non se ne

in

altre

come

le

preaccennate affatto

scritture,

il

che
scomparsa.

che vuol

parla

dire

anche

questa

Varikaane.
Presso Boccagnazzo esisteva una volta la villa Varikasane. nominata in documenti del 1676 e 1730. E prohahile che sia f istessa di VarikasicevaSy menzionata in scrii^^...;
^ ^^^..r^.^
tura del 1387. : ^ ^
1/4. .{^4. Mi
liiljevaz

Tra Lisane e Tinj esisteva nel 1403 la villa di Usiljeiaz^


della quale vi sono tuttora gli .ivanzi di poche case nella
localit

Uselaz.

.^

417

In

per

documenlo

nome

vicino
tuttavia

del

1391

fa ti

menzione

Gjusic. Poclie case di questa


Perasic, e la localit, in cui

a
il

nome

una

di

villa

sono

sono

siluate,

rimaBte

Nelle vicinanze
in

porla

Ginsic.

di

Hlirno.

rammentala

villa

era una volta

Tinj

di

documento

del

ilOllITit

villa

di

Klifno^

1461

la

villa

la

1481.

Werbixa.
Nel territorio di Zara Ir va vasi nel
Verbiza, Oggid non v' traccia di essa.

di

Wictoriifciiia.

in

Presso Nadin esisteva la


scritlura del 1406. Neppur

villa

denominala

Victoriscina

questa v' oggid notizia.

di

Stibul.

Eravi un tempo nel conlado zaratino una


nata Stubal in scritture dal

1389

al

villa

denomi-

villa

Garbe.

1446

OHrbe.
In

Era

nel

islrumenlo
distretto

del
di

1446

menzionata

Zara, e nel

la

1624 ancor

sussisteva.

iikovic.

Nel territorio zaratino esisteva nel 1435 una villa denominata Vukovic. D essa v' memoria in documento dell'anno suddetto, come pure de' suoi abitatori Draskovic in
altro

scritto

del

145l>.

/.Orenovac.
L^ antica

villa

di

Drenovac^ rammentata

in

carta del

parte esiste tuttora, ed posta un miglio distaqte

1381. In
da Rodaljce verso ostro.

97

418

Dolos.

Poco lungi da Drenovac vers ostro trovasi ancor ogla villetta di Dolaz^ ricordala in scrittura del 1450.

^'

gid

TreWe.

Una
territorio

^oaU^

esisteva un

villa

di
II'

tempo

e nulla

Zara

di

'i

ni

Tretce

di

/nUtif

nel

Kralovzi, ed

ma

andati una

tempi

nei

ulRJii^ainim

essa memoria in carta del


ib oiioJmof ia/

!;ihX

'I

trovasi menzionata una villa

1434

memoria

v'

di

del

suo

nulla

sito

si

sa.

^^b

detta

Vladislao

suoi abitatori. Era anche questa nel

fratelli,

tado zaratino,

del

altra

in

ni

Itralovcl

1433

del

In scrittura

di

rt/ij/onj

pili.

in'iffiiooh

Irovavasi

Dumno. Evvi
.tic-

Milanko

jjnn^

Zara. Si trova menzionata in documento del 1433.


H^a? r.i eiUi'/ t;uu >.m \\u \ e^tw-kn^i^ ^^

Nel distretto
villa, denominata

jf,

nome

col

/^ *ntiiiiiie.

1434

.;>

con-

inulinie

ni

Stipanjeselo.
'*'''

Vicino a Grue

il

passato

in

la

villa

Stipanjeselo.

documento del 1105. scomparsa del


suo nome non esiste che in carta.

rammentata

ed

eravi

in

-If

/^

,^

-^

tutto,

"

Krikovizza.

Krikovizza era pure in antico una villa del territorio


Zara. nominata in scrittura del 1405. Nulla pi si sa di

di

essa

al

presente.

La Villa Kokocina del territorio di Zara ricordata in


documento del 1408. Oggid non si sa nulla pi di essa,
e neppure dei suo sito. .^. v-i^^tp^. s^^a^
''^

liobroajevaz.

Dohronjevaz era nei tempi ahdali nel


territorio di Zara. Si ha memoria della medesima in scritti
dal 1390 fino al 1411, e nulla pi.
'Anche

la

villa

419

Maipllne.^l

Tra Radovin e Rasance esisteva in passalo la villa di


Magline^ menzionala in documenli dal 1403 fino al 1491.
Jarboljeselo.
Esisteva

in

passalo

dala in scritture del

neppur

il

nome. Era

la

1403
nel

villa

di

Jarholjeselo^ eA vcoV"

1436. Ora non se ne conosce


territorio di Nona.
e

Tuzzappi.
Nel 1387 oravi
nulla

si

sa,

all'

Tuzzappi^ della quale oggid


infuori della passala sua esistenza.
i v;i.
la

villa

-HjgUO'i

niasoscina.
del 1485 si fa menzione d'una villa deBlasoscina^
della quale ora non esiste alcuna traccia.
nominato
In

documento

Oregorizza.

Nel territorio di Nona esisteva una volta la villa Gregorizza, di cui evvi memoria in carta del 1487. Era situala
due miglia distante da Possedaria verso ostro. Si conservano
.'
J-^, i^t^^fT-^
*^
di essa ancor oggid parecchie case.

Karanevaz, nel nodocumento


d simil dala.
stro territorio^ ed menzionala in
certamente scomparsa dal momento che non se ne fa paEsisteva nel

rola

in

1480

la

delta

villa

posteriori scritture.

Holiiianjeselo.
In

scrittura

del

manjeselo^ situata nel


sotto

menzione della villa Kolcontado zaratino. Ora pi non esiste

1487

fassi

questo nome.

^^-^

Kainize.
In

scrittura

nome Zainize

del

1535

nel territorio di

essendo scomparsa.

menzionata
Zara. Ora nulla

trovasi

una
si

villa

di

sa di essa,

vAhb

420

14 riposi e fa.

Altra

Aveva

il

villa

nome

Tanno 1552.

Irovavasi ne! territorio nostro


Krivosicja,

di

Scomparve

del

tutto.

Sdakova.

Havvi memoria in
minata Sdakova^ situala

1432 d'una vlla denoterritorio di Zara. Anche questa

scrittura del
nel

scomparsa.

Spiljaniaa.

i\

sto

In

documento

territorio

dei

sotto

il

1392 menzionala una villa


nome di Spiljaniza. Di essa

quealtro non
di

consta.

Raka.
documento del 1319 si
nome Raka. Era del Monastero

menzione d'una villa di


di s. Demetrio di Zara. Matteo
ed Ivko Siambrigolic erano suoi abitatori nel 1488.
In

fa

Rudonoro.

Un

miglio lontana da Islam tra belle e

era situata
in

la

Rudonoro. Se ne
1394 in poi.

villa

documenti dal

di

fertili

fa di

campagne

essa menzione

Cerenc.

Nel territorio

di

Nona

parola di es?sa in carta del


era nel

era

posta

la

Cerenc.

villa

1491. Era parochia, e suo paroco

1686 Matteo Baicinovich.


Skanize.

Nel contado

di

Nona

esisteva

Skanize^ della quale menzione

in

una

volta

documento

la

villa

del

delta

1318.

(arplo.

Nel territorio di Nona Irovavasi la villa cos delta Garplo.^


della quale menzione in scrittura del 1466.

421

Harnisa.
In

scritture

Karniza

1450

del

rammentala

villa

la

nel territorio di Nona. Forse la stessa che Cernesa.

La villa OpaticG
documento del 1487.

del

territorio

scrittura

del

nonese menzionata

in

milg-oste.

In

1436

1389

fassi

parola di i/%05/e, posta nel

nonese.

territorio

S.

Anche

nonese, e ne

5. Andrea era situata


nel territorio
testimonianza un istrumento del 1428.

villa

la

Andrea.

fa

di

Mirze.
istrumento del

In

1432

nominata

la villa

MV^e. Anche

essa ^ra posta nel circondario di Nona.

Teraovo.

Una

villa

esisteva nel

1403

di

Novegradi. Era parochia, e


tano nel 1491.
stretto

di

nome Ternovo
fu

nel

di-

suo paroco Pr evi-

Orabrosane.

di

Vicino a Novegradi eravi un tempo una villa col


Grabrosane^ la quale menzionata in documenti dal

al

1494.

nome
1400

Radukovoielo.

Una
tata

col

villa

nome

esisteva nel distretto di Novegradi,


di

Radukovoselo

in scritture dal

1439

rammenal

1505.

Prasqnenic.

Novegradi v'era nel 1403 il villaggio


di P^asquenic detto anche Frasquic^ rammentato in scritture
del 1418 e 1465. In documento del 1428 appellato col
nome di Braschievich. Da questo documento risulta, che al-

Nel contado

cuni terreni

guardiano

di

di
s.

di

questo villaggio

Francesco

in

furono

Zara.

dati

in

possesso

al

422 -^

llilotiujak.
^

in

Presso Breviliiqua era la villa


documento del 1524. Ora una

Bilotinjak^

menzionata

localit

Brevilaqua.

di

Harsiava.
ili

wiit

BiitiOics^d

tata

Presso Obbrovazzo essteva la


*
in scrittura del 1388.

villa

/v^ic.*---^

i^

Karsiava, rammen-

ZakoD.

>!

Nelle vicinanze di Possedaria esisteva una volta


di

Zakon^ menzionata

in

scrittura

del

la villa

1479.

Potloviae.

Anche

Podovize era situala nelle vicinanze


Poasedaria, ed rammentata in scrittura dei 1479.
la

villa

di

Bakica.
Nei contorni di Possedaria era situata la villa, detta
Bakica. Era dei Conti di Corbavia.^ ed menzionata in documenti del 1405 e 1479.

Porisane.

Uno

Radovin esisteva un tempo col


nome di Foriane. Era anche questa dei Conti di Corbavia.
menzionata in documenti dal 1393 fino al 1477. Milleno
q.m Vladiko e Juray Palotilich erano suoi abitatori nei 1393.

"

villa

nei dintorni di

Radovin v'era un tempo la villa


denominata Karhovaz Lug. Si fa di essa menzione in scrittura del 1403.
'

pie della collina

di

]|fla1iurzi.

tramontana

di

Grue poco

distante

esisteva

la

villa

Mahnrzi^ di cui s ha memoria in documenti del


1525 e 1533. Qui fu, dove il Provveditore della cavallera
Bernardo Malipiero trov la morte nel 1570 in uno scontro
che ebbe coi Turchi.

antica

di


lofio
H-

ib

et
'

423

IWIlJaca.

inlV

5^-^

114

UUitil

fO'J

MJ
'i9

ai ^ ^^^ contado zaralino era situato il villaggio di MiljaoK


Evvi irieinoria di esso in documenti dal 1381 fino al 1488.

Furono suoi

abitatori

1391

nel

Cvitkovic,

probabile cbe questa.villa sia


posta a tramontana di Grue.
Borovich.

jc

.^pj-^j^^^^g^^ 2iaratino nel

W Zupanjeselo^

rammentato
.y'

1392

la

era situato

documento

in

Ternovch, ed
odierna Miljasic^
i

di

villaggio

il

simil

data.

Cerane.

maistro di Prisleg era situata la villa di Cerane^ menzionala in scrittura del 1514. Esiste tuttora. Era vi in essa
un Castello dei Conti di Corba via, denominato Racich-Oerane,

Smiljevaz.

Deir antica villa


Zara, e menzionata in
solo

il

nome

della

di

SmiljevaZy

.}- ; *.

situala

nel

.ti'.

suburbio

1602, ora non esisle che


cos detta da una pianta, detta
^'^^

Smil^ che vi alligna assai bene.


Babinog'overlica.

1402

di

del

scriltura

localit,

r.

ic

cenno

.>ub

ni

una villa, esistita


nel territorio di Zara col nome di Babinogoverlica, Al presente nulla si sa della medesima, e quindi deve annoverarsi
nel numero di quelle che sono scomparse.
In

scrittura

del

si

fa

d'

A
Parlane.
Nella suddetta scriltura
di

sta

Parlune

1402 accennala la villa


territorio di Zara. Anche que-

del

allora esistente nel

del tutto scomparsa, non trovandosene alcuna traccia,

*^*^'

'*^

'

Kvonigrad.

^VA In documento del 1480


Zvonigrad^ la quale esisteva

.*^>

si fa

in

cenno d' una villa per nome


qul tempo nel territorio di

424

Zara. Si trova memoria pure di essa in scrittura del 1585^


da cui risulta che in quell'anno emigrarono di l otto fami-

morlacche, composte di 80 persone, e si trasferirono in


giacch non esiste
Istria. Sembra che sia pure scomparsa,
glie

di

essa veruna traccia

presente.

al

Hriiiac.

1383

del

In scritto

cenno di

contado, denominala Krisac.

Nulla

una

consta

pi

di

zaratino

del

villa

sua

della

Potrebbe essere la stessa che Krisic^ accennata in documento del 1400; ovvero anche Kriz colla
chiesa di s. Sofia, menzionala in pergamena del 1387.

esistenza

ulteriore.

4obilo;i;la>'if'.

Una
nostro

territorio^

Bolkovich.

Altro

e suo

abitatore

non

1450

Kohiloglavic esisteva nel

appellala

villa,

sa

si

di

in

tempo

quel

Ivan

era

dev'essere

quindi

essa^ e

nel

scomparsa.

Su li era ve e.
scrittura

In

Suheravce,

del

allora

in

1439

si

fa

esistente nel

cenno

una

d'

nostro,

territorio

detta

villa,
la

quale

dev' essere scomparsa.

Parecchie
in

documento

bitate.

Tali

ville

del

territorio

1600,

Posica

Greppano
Dracevac

Miagoscina
Amhroscina
Jasenovo

Bardavic
Carnise
Zuhistina
Pors,

Di molte allre
fa

Barblrice
Suksineaci

Sutmia

Briscane
Voykovci

si

Nona sono menzionate

qual tempo erano affatto disa-

nel

Klaiice

Zara,

di

sono:

Komorca

di

del

villette,

menzione

in

una volta

antche

scritture.

Perlinagrada^ presso Zara, menzionata


Verceno
r>

^
Ovslarovscna^ presso S. Marco in Borgo

la citt

Tali sono

1421
1421
13S1

1446

in scrittura

i,

Novoceso

presso

esistile

Erizzo

del

425

Orisac
presso S. Giovannino
Polacise
w
Hulinskazemlje
Podkrivenik
Rovinje presso la citt
Rovere verso Babndub

in

1540
1438
1439
1610

scrittura

1}

99

1456
1486
1677
1652
1675
1648
1459
1437
1448
1452
1349
1350
1395
1409
1570

Slatice

Slavkajama presso

la

figu retta

Boduliscina presso

la

citt

La

99

ri

^y

r>

valletta nel suburbio

Gladusse dinanzi la citt


Zelenaglava fuori di citt
Battalje presso

Rakanzon

la

citt

Kolovare

alle

Popovica in spianata
Ad mensas nelle vicinanze
Rivo de Molini

Segatisc7ia con

Cucaglial

700

della

olivi al

citt

^
Monleferreo

documento

in

( k

Ancora sulle antichit


A

di Nona.

volume, discorrendo di Nona


antica ho detto, che nel sito, dov'era il pubblico Foro, furono dissotterrate, alla fine dello scorso secolo, quelle statue
colossali d' imperatori e di personaggi illustri di Roma, che
assieme ad altre antichit ivi ritrovate, andarono a formare
la
il

al

pag.

ricca

186

questo

e preziosa gallera dei conti Pellegrini,

principale ed

1840,

cui

in

e quadri dei

4200

di

fior.

il

la

quale era

migliore ornamento della nostra

citt fino

pass

ad

arricchire

la

collezione di statue

conti Cernazai di Udine, che l'acquistarono per

Siccome per riparare

perdita, e rimediare se

fia

in

possibile,

modo a tanta
alP errore commesso da
qualche

~
doveva stornarlo

chi

ma

sol,

426

ogni guisa, sarebbe stato utile nah


anche gradito V avere almeno una dettagliata dein

scrizione degli oggetti preziosi, di cui era formata, cos non


dubitni

di

ricercarla

al

che

n'

famiglia,

nobile

Comune che
ebbe

aveva interesse, e

if

Ma

possesso.

il

tutto

alla

indarno.

Mons. Francesco Maria Cernazai,


canonico della cattedrale di Udine, fratello dell' or defunto
compratore, ed ottenni dalla sua gentilezza il seguente elenco,
eh' egli trascrisse fedelmente da uno stampato qui in Zara
nel 1839 nella tipografia Demarchi, col quale il sg. dottor
Casimiro de Pellegrini invitava gli amatori delle scienze e
delle arti a far acquisto del prefato Museo.
Nel presentare pertanto ai lettori il detto elenco, devo
farli avvertiti, che fra gli oggetti in esso
contenuti sonovi
alcuni, che furono trovati in Zara e nel suo territorio.

Mi

rivolsi

\y(;i:]

allora al Rev.nio

niif>b

'^\iHint:i

Elenco
degli oggetti principali contenuti nel

Museo

del sig. Dottor Casimiro de Pellegrini Danieli in Zara.

Questo Museo consta


presi alcuni frammenti),

300

oltre

di

(non

pezzi,

com-

Statue colossali, Busti colossali,

tra

Statue di minor grandezza. Busti, Iscrizioni e Lapidi in caratteri

latini,

antico.
I.

greci ed ebraici, nella massima parte di genere


^.

..

Sono rimarchevoli
salino,

rr

tra le

Statue colossali

in

marmo greco

e di greco scalpello le seguenti:

Hno/ Un Giulio Cesare dell'altezza


Un Augusto
ir
d bi^
^
Un Tiberio laudio

Una Sabina
^

Un' Agripinna^ madre

di

Un' altra incognita

piedi otto circa.

di

i^n

V
?5
-.

Un M. Tullio Cicerone
Una Faustina la giovine

'i^IL

Nerone

sei

e mezzo.

sette.

cinque e mezzo.

sei

sei.

^y

ed onc. tre

cinque e mezzo.
tre.

Statue di minor grandezza:


EsciilapOf Cupido^

la

Liberalit,

due

Sibille

due Mori^ l Avarizia


III.

427 --

colossali:

Biisli

due Faustine, Giunio Bruto^ Omero,


Platone^ quattro Filosofi greci, un Gladiatore, Marco
Aurelio ed altri incogniti.
IV. Tra cento e pi Busti di minor grandezza si distinguono
TitOy Adriano^ Agrippina la giovine, Laocoonte, Marte,
Platone^ Alessandro nioriente, Cerere^ Eraclito^ Seneca^
due Filosofi greci di straordinario lavoro, e molti altri
tuttora incogniti, Diana ed Andromeda di figura com-

Bacco^ Didone^

le

pleta.

V.

Un gruppo

marmo

in

Carrara rappresentante

di

Enea^

che fugge dall' incendio di Troja, portando sulle spaile


padre Anchise, che tiene in una mano gli Dei Penali,
il
e seguito dal piccolo
VI.
^'''

Due

busti

primo

di

Gildo.

lavoro moderno con antipendi figurati

rappresenta

Girolamo,

5.

il

secondo

s.

il

Maria

Maddalena,
VII.

Cinque piccole statue

di

bronzo, quattro delle quali rap-

presentanti gli elementi.

Vili Alquanti vasi etruschi^


idoli

altri

cinerari,

armi, stromenti e

antichi.

IX. Moltissimi oggetti, appartenenti alla storia naturale, cio


coralli neri e rossi, piante marine, petrificazioni e simili.

X Una

collezione di libri italiani,

questi un

discreto

numero

di

latini

e francesi, e tra

antiche edizioni di celebri

autori in diverse materie.

XI.

Una

collezione

di

medaglie

parte di rame, ascendenti al


XII.

Una

romane^ per la massima


numero di mille circa.

collezione di quadri, in gran parte di rinomati pittori.

-=sC=35g'=J=ai*^

"

428

Serie dei Beneflcii ecclesiastici


fondati nella citt e Arcidiocesi di Zara dall'anno 418 in poi

desunti da un libro manoscritto di antiche memorie.

1.

a.

418. Ursinio^ Gonfaloniere di Zara^ lascia

di

s.

Pietro tre sorte

casa e cisterna sotto

di
il

terreno,

posto oltre

il

aila

chiesa

porto con

monticello argentario^

all'

ingii

monte ferreo, acci sia da quei preti e diaconi officiata con assiduit la suddetta chiesa, e si preghi Iddio

del

Questo beneficio
and estinto, non conoscendosene pii neppure il titolo.
La chiesa di s. Pietro, qui nominata, non pu essere
che la cattedrale di Zara, eh' esisteva in quel tempo
sotto il titolo di s. Pietro ap. mentre le altre due chiese
di s. Pietro vecchio., poi s. iMarcella, e di s. Pietro nuovo,
furono erette assai pi tardi, come abbiamo dimostrato
parlando di esse nel I volume.
a. 429. Fosco^ Priore di Zara^ con suo testamento del
mese di aprile iinno suddetto, lascia una possessione in
Pistimano (Pasmano) alla chiesa, e ci ad onor di Dio.
Questo lascito si riferisce con molta probabilit alla
chiesa di Pasmano il che proverebbe T antichit di quella
per l'anima sua e de' suoi maggiori.

ji2.

parochia
3.

559. Basilio^ Rettore di Zara^ lascia la sua casa,


posta al portone dell'antico castello di Zara, dalla parte
di quirina, acci sia da essa formato un recettacolo pei
poveri infermi, e nominatamente pegli esteri.
Quest' ospitale menzionato in parecchie antiche
a.

scritture.

4.

790. Valdizza, Rettore di Zara^ concede in dono


perpetuo la sua isola Malata (Melada) agli officiatori
della chiesa, acci ogni selle giorni, uniti assieme nel
cimitero preghino per l'anima di Bona sua moglie

5.

806. Paolo. Priore di Zara^ fra una quantit d


legati pii, con suo testamento lascia varie suppellettili
preziose e molti terreni ai monaci di s. Grisogono in

a.

a.

3ufrragio dell'anima

sua.


6.

a.

429

838. Nebio^ Rettore di Zara^ lascia

l'isola

modon (^Premuda) alla chiesa di s. Pietro.


Anche in questo testamento, sotto nome

di

di s.

il

Pa-

Pietro,

dee intender la nostra cattedrale, che nell' 838 non


poteva aver ancor assunto il titolo di s. Anastasia.
a. 906. Foscolo, Priore di Zara lascia
un leg-ato di
200 libre d'oro, ed alcune preziose suppellettili di selH,
si

7.

e di panni di lana e di canape

8.

s.

Gri-

nazione

di

terreni,

posti

Pastimano, e di
pregar Iddio per 1' a-

nell' isola

Munio (Diclo) e con obbligo


9.

chiesa di

alla

so^ono; alT Abate poi una sua possessione posta a Boccagnazzo, acci da lui assieme coi monaci venga suffragata ogni d l'anima sua, e quelle di Mario suo padre,
e di Armisia sua madre.
a. 968. Madio^ Priore di Zara^ benefica
monaci di
s. Grisogono con
ristauri fatti al monastero, e con dodi

di

nima sua e per quelle dei suoi parenti defonti.


a. 1018. S.r Dorsto Bano che fece edificare la chiesa
di

s.

Nicol,

parecchie

altre

in

citt

con suo testamento delT anno suddetto lascia


duna legati d'oro e d'argento, suppellettili
linOj

e di lano, ed

inoltre

ne' suburbi,
a
di

alcune possessioni,

ciascheseta,

di

acci in

remissione de' peccati sia implorata la misericordia divina sovra di lui, e dagli ufficiatori delle chiese venga
sulfragata l'anima sua e di sua moglie.
10.

11.

1044. Andrea^ Priore di Zara, lascia una possessione ai monaci di s, Grisogono, perch lo facciano
presente a Dio nei sacrificii e nelle loro orazioni.
Dalmazia^ che ri s tauro il
a. 1066. Cresimiro re di
monastero di s. Maria delle Monache, gli assegn rendite
a

di

terreni

posti

negli scogli e nel continente di Zara,

affinch fosse suffragala l'anima

12.

13.

sua e de' suoi defunti.

1072. Andrea, vescovo di Zara^ lascia la sua eredit paterna ed anche la propria alla chiesa delle monache di s. Maria, con ordine di esser ivi sepolto, e sia
suffragato l' anima sua dopo la morte.
re di Dalmazia, fece ristaurare
a. 1105. Colomano^
a.

la

chiesa delle

monache

di s.

Maria, eresse

il

campanile,

e don loro l'isola di Sale, ed altre terre in suffragio


dell'anima sua e della regina sua moglie, onde fin d' aU
lora venne in detta chiesa fondata una mansioneria di

messe annue 208. che

tuttavia

sussiste.


14.

15.

430

1244. Bela 7F, re di Dalmazia^ don alcune possessioni alle cattedrali di Zara e di Nona, ed anche ai
monaci benedettini, acciocch i sacri ministri suffragassero l'anima sua e del suo padre re Andrea.
a. 1302, 7 novembre.
Con pubblico istrumento di tal
data le famiglie Soppe e Bortolazzi istituirono un bea.

semplice (senza cura) nell'antica chiesa di s, Giovanni di Pusterla^ detta poscia s. Domenica, la quale
neficio

era assai

frequentata

dalle

famiglie nobili

zaratine.

11

godeva tre sorte di terra presso il castello


di Zemonico, ed alcuni terreni arativi presso Vrana
beni questi, che, dopo la guerra lurchesca, dovette lasciare, poich vennero in possesso del governo veneto.
Godeva alla fine del secolo XVIII
usufrutto di due
beneficiato

1'

casette vicine alla


localit,

suddetta chiesa, ed un terreno nella

appellata -Befoerfere nel territorio zaratino. L'ob-

bligo annesso al beneficio era quello

cantata nella festa

s.

Giovanni

Battista.

Gli

messa

elettori

due anziani delle famiglie Soppe e Bortolazzi.


a. 1302. Beneficio di 5. Pietro al Barcagio,
oltre il
porto. Ha verso scilocco gognali cinque, e verso borra
gognali tre di terra. L' obbligo del beneficiato di pregar
Iddio pel benefattore. L' arcivescovo lo conferiva. Ora
erano

16.

di

dei vesperi e

estinto.

17.

,,,

18.

1302. Antichissimo e/ze^cio fondato nella or distrutta


chiesa snburbana di s, Giorgio^ ed in seguito traspornome, che fu atterrata
tato nella chiesa urbana di tal
nel 1847. Ha gognali quattro di terreno alla Sumera,
ed altri duo gognali a Gasenizze. L' obbligo del beneficiato d'una messa cantala nella festa di s. Giorgio.
a.

Elettore l'arcivescovo, che lo conferisce

al

ceremonisla.

1302. Antonio Gruhogna lasci alla chiesa della


Beata Vergine degli ulivi oltre il barcagno una circostante considerevole possessione, istituendovi nell' anno
suaccennato con suo testamento un semplice beneficio
coir onere di 60 messe annue all'aitar del SS. Sacramento in Duomo, e di mantenere la chiesa in concio e
colmo, e provvederla del corredo necessario, ed inoltre
di solennizzare la festa titolare dell' Assunzione di M. V.
che teneva
11 Provveditore generale Girolamo Querni,
questo podere come luogo di sua villeggiatura, v' ag-

a.

giunse alcuni

altri

terreni, e vi

edific

presso

la

chiesa

431

comoda abitazione, che lasci ad uso dei beneficiali.


ogilfiNel 1725 l'onere fu ridotto a sole 12 messe, ma nel
io1848 si riprese l'antico ed originario numero. Collalore
iina

\>v^

benefcio

del

l'

arcivescovo.

o\iv>%eneficio trovansi nel

462.
1305.

*'*njpag.

19.

a.

.<Mnil titolo

Altre

volume

ni

f?'

della,

suburbio di Zara. Questi beneficii

esstiti

fi

consistevano

pellano dei due ospitali era anche

imi

i*>'^

Gli

del SS.

9ii

capbeneficiato, ed a-

alcuni terreni posti nel suburbio

in

il

assistere spiritualmente

di

11

poveri infer-

ed inoltre doveva pregare pei benefat-

raccolti,

ivi

tori.

e nel

citt

vea l'obbligo

fii!..

opera a

?!

beneficii furono istituiti anticamente sotto


Martino presso i due ospitali di tal nome

^'

presente

ln^m^

questo

di

Due

di 5.
in

notizie

elettori

erano

Sacramento

in

confrati

della

Duomo.

Congregazione
i')

.ono^^

2Q^*a. 1305, 20 marzo. Beneficii della Madonna del Buongaudio e della Madonna della Cappellizza^ la prima
iV>
in citt verso le porte di terraferma, la seconda nel
Bniiisuburbio, ambedue smurate e distraile. Hanno alcuni
8bni?beni in terraferma,

quali furono

1690

nel

incorporati

massa capitolare per le distribuzioni quotidiane.


obbligo di messe corrispondenti alla rendita. Col-

nella

i'^^T

L'

Hfconm

latore era l'arcivescovo.

21.

a.

riiJiii
'

1340. Benefcio dei Santi Cosmo

setta

ora distrutta, sotto

la

cittadella

Damiano^

dalla

In

chie-

parte di li-

beccio, indi cappella eretta nella callicella della Carriera,


cui altare, dopo la sua distruzione fu trasportato in
il

f"

S. Stefano.

<

di

^'

speri

La rendita

di tal benefcio

consiste in

livelli

casuccie, e di quattro gognali di terra oltre la


spianata. L' onere d* una messa cantala e relativi ve
tre

festa

nella

dei

titolari.

Nel

1646 l'arcivescovo

beneficio nella massa capitolare per le di^^t stribuzion, ed il capitolo si obblig. di supplire all' o-

incorpor

-iM

il

nere relativo.

1370, 2 luglio. Gitdia di Francesco, nipote di Vido


i
prete di Pago, lasci un terreno a Pago di prete in
fino prete coli' obbligo di dodici messe all' anno. Questo beT^^ neficio denominato Beneficio di s. Quirino. L' onere

28y^

a.

Margherita in Duomo, e a
quello d s. Elena nella chiesa dei Domenicani.
Maria ad Salinas,
a. 1376, 24 agosto. Beneficio di s.
fondato da Dionisio q.m Gerardo con suo testamento di

^* obbligato

23.

all'aliar

di

s.

25.

26.

15 gognali di terra in iuogo detto ad


salinas Jaderae.*) dalla parie di libeccio. L' obbligo
annesso di 12 messe annue in s. Maria Maggiore, poi
in s. Rocco. Collalore n' V arcivescovo.
a. 1380. 6 agosto. Beneficio di s. Mauro m, a Pago
con alquanti terreni in Dignisca. L'obbligo del beneficiato d messe corrispondenti alia rendita. V eiettore
il pi anziano della nobit famiglia zaratina Grisogono.
1389. Sigismondo re di Dalmazia mandei all'abbate
a.
di s. Grisogono cento fiorini d' oro pei funerali della
regina Elisabetta, trasportata a Zara, ed ivi onorevolmente sepolta; ed altri cento, perch venisse istituita
una fondazione di messe annue e di un anniversario per
14 dicembre nella chiesa di s. Grisola stessa nel d
gono. Ci avvenne in occasione del trasferimento delle
ossa della Regina da Zara in Ungheria, cio in gennaro del 1389.
Tommaso de Slatto e S, AnarStasia di
a. 1400. S.
Pontamicca cappelle diroccate, beneficii uniti. La prima
ha tre gognali di terreno vignato ed arativo, la seconda
smii

24.

432

data.

parecchi

Ha

terreni

coltivati.

benefattori. Collatore

n'

L* obbliga

di

pregare pei

T arcivescovo, che lo conferisce

maestro di cappella. Ora unito alla Fabbriceria della


Chiesa Metropolitana, la quale paga il maestro.
a.
1402. Beneficio della cappella di s. Orsola^ tutta
rovinata dalle fondamenta: era situata dalla parte della
al

27.

marina verso scilocco, ove i fabbri dell'antico arsenale


avevano le loro officine. La rendila era il livello di sei
casette attigue all'arsenale vicino s. Rocco. L'obbligo
era di pregare pei benefattori. Collatore era 1' arcivescovo. Il beneficio and estinto colla demolizione delle
casette.

28.

1402, 2 agosto. In seguito a disposizione testamentaria di Stanizza q.m Turco^ e col consenso delle monache di s. Maria regolarmente congregale, venne fondato un beneficio a vantaggio del chierico anziano inserviente nella suddetta chiesa, con assegnazione d'una
casa in piazza S. Luca, ora dell' erbe, e di alcuni tera.

reni
l'

in

spianata,

come

anno 1300. La casa

*} Le

rilevasi
fu

da antica

livellata

Beline dei SSaratini erano a GaBeoiEze.

nel

tabella

1702

alla

del-

fami-


glia

Orlandini per

neficiato

29.

ducali

anno. L' obbligo del be-

all'

d'una messa settimanale all'aitar di

nedetto in

monache

20

433

s.

Maria.

beneficio

Il

viene

s.

Be-

conferito dalle

s. Maria in pieno capitolo.


a. 1403, 6 marzo. Con testamento di tal data
il nob.
Simeon Cucilla istituisce un beneficio semplice nella
villa di Dobropoljana. Lascia
una casetta, un ograda

posta

di

nella

localit

Veliki

Dolaz

dell'

estesa

di

otto

giornate di lavoro con olivari, ed un pezzo di terreno


arativo dell'estesa di una giornata di lavoro. L'obbligo

di tener in concio e colmo

casa beneficiale, e di
ricordare quotidianamente nella recita del divino ufficio
l'anima del testatore. Elettori sono i nobili de Fanla

fogna.

30.

31.

1404, 29 gennaio. Maria de Grisogono lascia 200


ducali d'oro al monastero di s. Grisogono, con obbligo
di messa quotidiana all'aitar di s. Anna.
a. 1407, 16 marzo. Simon de Ciprianis
con suo tea.

stamento

di

tal

cappella

di

s.

gnali di terra a

data

istitu

Pellegrino
Cale, e

il

semplice
Cale.

livelli

sopra

beneficio

Gode
le

della

200 go-

case Pozza e

ascendere a 200 ducati annui. V obbligo del beneficiato di tenere in concio


e colmo la chiesa, provvederla di olio, di cera, delle
necessarie suppellettili, e di celebrare due messe al
mese, e pregare pel benefattore. Gli elettori sono tre
commissarii i pi propinqui di sangue, cio Bortolazzi
e Franceschi, quali discendenti dalla famiglia Grisogono,
congiunta in parentela colla estinta famiglia de Ciprianis.

Zapich

32.

in

citt.

La rendita

si

fa

1408, 2 ottobre. L'arcidiacono di Zara Luca Sta^


nissich con scrittura privata odierna ha stabilito un beneficio che vada da prete in prete. I beni, che lo compongono, sono tre ograde vignate ed alcune olivate, la
prima oltre il barcagno nella localit Vruglie in un pezzo
di sei gognali di terra ; la seconda oltre il porto^ presso
mare nella localit Carsinol in un pezzo di cinque
il
gognali di terra ; e la terza a Gasenizze presso il mare
a.

in

un pezzo

di

beneficiato

d'

cinque gognali di terra. L' obbligo del


una messa ogni festa di precetto in au-

Maria maggiore all' aitar


della Beata Vergine. Gli elettori sono il Piovano ed il
mansionario anziano di delta chiesa.
rora

nella

Collegiata

di

s.

28


33.

434

1409. Antico beneficio Ciprianis^ il quale consiste


arativi con olivari, posti
in alcuni terreni vignali ed
nella localit Paprat, L'obbligo del beneficiato di celebrare tante messe quante crede in coscienza, ed in
qualunque chiesa a sua sciolta. L'elettore il pi ana.

ziano della famiglia Bortolazzi.


34.

L arcidiacono

1414.

a.

gognali

di

ed

quattro

altri

Luca

Stanissich^

lascia

otto

suburbio^ nella localit Curaglie^

terra nel

gognali a Gasenzze^

ed

quattro

altri

ancora oltre la spianata, coi quali terreni istitu un beneficio semplice coli' obbligo di 25 messe annue all'aitar
di

s.

Anastasia.

L'arcivescovo
35.

a.

Gli

elettori

le

dignit capitolari.

tre

1790 al vicario Arraani.


Don Jacopo de Anastasiis istitu

confer nel

lo

1420, 16 agosto.

un beneficio semplice nella chiesa di s. Vito, e lasci


per esso una possessione in terraferma, in luogo detto
Blataz. L'obbligo di una messa cantala e vesperi nella
festivit

Vito. Collatore del beneficio

di s.

1600

scovo, che dal


della

36.

confer sempre

lo

1'

arcive-

ceremonista

al

cattedrale.

a.

1420.

fu

ridotta

La

cappellania

1529

nel

in

dell'

antico ospitale di

beneficio semplice.

Il

s.

Marco

beneficiato

gode una casa dirimpetto il campanile di s. Elia, con


obbligo di una messa ogni sabbato nella cappella di
s. Marco vicina al Duomo,
e di tener in concio e colmo
la casa, ed anche la cappella, e provvederla delle necessarie suppellettili. La chiesa fu venduta dal e. r.
Demanio a N. Tommasini, che la convert in abitazione
privata. La casa beneficiale fu trasformata in casa ca-

nonica ad uso del paroco della metropolitana, a cui fu-

rono addossali
37.

a.

oneri

gli

al

beneficio inerenti.

1420. Beneficio semplice, ^enoimwio delle monache

Maria^ consistente in una casa, livellata dalle delle


monache ad Antonio Lantana, nonch in cinque gognali
di terra, con l'aggravio di 13 messe annue. L'elettrice
di

s.

r abbadessa di

38.

a.

1420. Beneficio

terreni posti
d

s.

s.

nelle

Anastasia

corrispondenti

Sembra che

in
alla

sia

Maria.

di

s.

Anastasia^ a Pontamica

vicinanze
quella

della

punta.

rendita.

or

sdruscita chiesa

L' obbligo

Collatore

con

di

messe

l'arcivescovo.

quello stesso descritto al N.r 26.


39.

40.

435

1421, 3 ottobre. Lodovico de Matafari lascia una


possessione al monie ferreo di circa lOOgognali, perch sia istituita una mansioneria di messe al suo sepolcro. L'obbligo d'una messa quotidiana all' altare del
SS. Sacramento in Duomo. Neri725 dopo la riduzione,
fatta dall'arcivescovo Zmajevich, il numero delle messe
deve corrispondere alla rendila. Questo beneficio veniva conferito dalle abbadesse di s. Maria e di s. Nicol.
a. 1426. Beneficio d! una casetta a scilocco
del monastero di s. Maria^ che nel 1639 rendeva al beneficiato Francesco Rado sette ducati, come risulta dagli
a.

di

atti

visita

arcivescovo Capello. Fu

dell'

famiglia Pasquali,

come

vicina

casa di sua

alla

zione, dal beneficialo Paolo Santini nel

era

fondazionale

una

di

messa

livellata

abita-

1780. L'obbligo

mese

al

alla

in

s.

Maria.

Elettrice l'abbadessa.

41.

42.

1429, 6 giugno.

Damiano de

Ciprianis lascia in
di
terreno
a
un
pezzo
testamento
Boccagnazzo a due
sacerdoti, perch ciascheduno di loro celebri tre messe
ogni anno all'aitar di s. Pellegrino nella chiesa di s. Maria
maggiore. Il beneficialo eletto dalla famglia Fanfogna.
1436. Beneficio della cappella di s. Marco^ posta
a.
dalla parte di scilocco del territorio di Zara nel Borgo
Erizzo con gognali cinque di terreno. L' obbligo fu ridotto a 5 messe annue all' aitar dei poveri d s. Marco.
0.

Collatore l'arcivescovo.

43.

1444, 30 gennaio. Don Biagio de Blasiis istituisce


un beneficio d'una casa situata nel confine dell'arsenale
vecchio presso le mura, e d' un ograda vignata ed olivata sotto il monte ferreo. L' obbligo di 12 messe
annue, e d' una cantata ai 9 di ottobre in s. Maria maggiore, donde fu trasportato in s. Simeone, L' elettore
a.

il

44.

a.

pi anziano della famiglia Fanfogna.

1444, 2 marzo.

testamento
villa

di

di

tal

al

Giorgio

data lasci alcuni

Pasman, e

casa, vicina

Don
nel

suburbio

di

de

Biasio

con suo

terreni nelP isola e

Zara, ed inoltre una

bastione detto Moro, che quantunque ri-

muracca, paga un livello di 12 ducati annui,


ed ancora un'altra casuccia vicino a s. Andrea, la quale
pure venne livellata. L'obbligo del beneficiato di otto
messe annue all'arca di s. Simeone. L'elettore il pi
anziano della famiglia Fanfogna.
dotta in

45.

a.

gognali

terra

di

120

ulivari

cinque

lascia

per dote all'aliar

di

san

Maria maggiore. L' obbligo del benefiuna messa ogni mercord all' aitar di s. Pel-

Pellegrino in
ciato

Rodolfo Budinich

maggio.

1449,

436

di

s.

legrino. L'elettrice del beneficiato la famiglia Bortolazzi.

46.

a.

Don Martino

1454, 27 settembre.

cerdote zaratino, trovandosi

in

islato

Budislavich^ sad'

infermit nella

diocesi di Cinquechiese, con suo testamento di data odierna, lasci una

viuzza verso
di

s.

con

casa

orto e pozzo, posta nella

confine dell'antico castello e della chiesa

il

Anastasia

dal

iato

borra, ed un' altra casetta

di

ad essa vicina. L'obbligo del beneficiato


settimanali in cappella di

s.

La casa fu nel 1841 livellala


a Melchiore Vago, che paga fiorini 63 all' anno. Le messe
furono ridotte al numero di 48 all'anno.
a. 1456, 10 giugno.
Tommaso /S/zcicA chierico di Zara,
con suo testamento di simil data lascia una casa posta

le

47.

due messe
Anastasia. Gli elettori sono
di

in

tre

dignit

calle

del

capitolari.

paradiso

parte

dalla

detta casa da scilocco Draganich,

da borra

le

mura

della

beccio via pubblica.


bianca, che nel

citt

Fu

1780

la

di

borra.

da

vendette

la

maislro Smirich,

mediante

livellata

Confina

famiglia

alla

da

ortaglia,

li-

Bocca

per 100 zecchini di

oro a Pasquale Marinovich. L'obbligo era d'una messa

Simeone, ed un'altra all'aitar di s. Pietro m.


in s. Domenico. Collatori del beneficio sono il Piovano
e l'anziano mansionario di S. Simeone. Stefano Marinovich lasci in morte la detta casa alla chiesa di san
affinch colle rendite della medesima sia
s. Simeone,
eretta una fondazione di messe in suffragio dell' anima
sua. L'obbligo fondazionale stabilito nel 1841 d' una
messa ogni marted all'aitar del Sacramento.
a. 1458, 31 gennaro. Dobrizza moglie del q,m Nicol
Glavaz^ pescatore, con suo testamento di data odierna
lascia una possessione di 106 gognali di terra a Boccagnazzo a piedi del colle, sotto la villa, verso borra,
nel mezzo della quale passa la via comunale, e trovasi
il
pozzo. Colla qual possessione fonda un beneficio, che
passa di prete in prete. L'obbligo annessovi una messa
ogni domenica; l'altare e la chiesa ad libitum. Gli eall'

48.

aitar di

s.

erano il Priore
menico, e l'abbadessa

lettori

di

di

s.

Grisogono,

s.

il

priore di

Nicol. Ora

1'

s.

Do-

arcivescovo.

~
49.

a,

1460.

eredi

lasci

molte sue possessioni


pitale di

50.

Giacomo

s.

Morgane^

Gregorio

maggio 1460

437

le

suo testamento 16
sue ricchezze e delle

con

delie

chiese di Zara, e fond l'os-

pei poveri in suffragio dell'anima sua.

1465, 20 aprile. Chiara vedova Gliuhco Calaf ha


istituito un benetlcio di uno casa in calle Brini presso
la B. V. del Castello. L'obbligo era di una messa ogni
a.

venerd

all'

aitar

di

s.

Margarita

in

Duomo.

L'

arcive-

scovo Zmajevich con Decreto dell' 11 febbraro 1723 e


con facolt apostolica ridusse T onere a 25 messe. L'elettrice era l'abbadessa di s. Nicol. L'arcivescovo Godeassi con suo decreto 30 luglio 1854 incorpor questo beneficio alla Fondazione Zmajevich addetta al seminario Diocesano, che ne fa adempire gli obblighi.
51.

a.

1465, 22 genn.

Don Ostoja Allegretti

che poi furono ridotte

lascia

3 casette,

una sola, con orticello^ poste nella


calle vicina a s. Elia da libeccio, una stanza della quale
formava un volto sopra la via, che conduce a s. Francesco.
Obbligo del beneficiato di due messe settimanali nella
cattedrale di

52.

s.

Anastasia. Elettori le tre dignit capitolari.

Don

Nicol Lupovich da Zara lascia


abitazione, posta dirimpetto a s. Elia, ed

a.

1469, 9 giugno.

la

sua casa

d'

in

un ograda vignata oltre la fiumara nella localit detta


Ozrin. L^ obbligo una messa settimanale ed un anniversario nella Metropolitana all' aitar della Beata Vergine
oppure di s. Nicol in suffragio dell'anima sua. L'elettore lo stesso beneficiato, ch'elegge il suo successore.
53.

a.

Giovanni Remondini lasci una


Nona presso la chiesa di s. Anselmo, e nove
2

1470;

casetta

gognali

di

agosto.

terra

in

Brevilaqua, acci fosse stabilito un

dovesse di patrimonio a qualche


povero chierico o di Zara o di Nona dopo la morte di
Pietro Remondini suo nipote, che n' ebbe il possesso
vivente lo zio. L'obbligo del beneficiato di 12 messe
all'anno o nella cattedrale di Nona, ovvero in s. Simeone
di Zara. Elettore il canonico decano capitolare di Zara.
beneficio

54.

che

servir

1470, 24 agosto. Giulia Cassidi vedova di Ladislao Parenzi, nobile di Nona, lasci quattro campi di
terra a Nona affinch venisse suffragata l' anima sua con
a.

sacrifizii

dal

sacerdote beneficiato. L'obbligo di dodici

messe annuali a qualunque

altare,

dedicato

alla

Beata

438

Vergine. Gli elettori sono i due anziani delle


nobili zaratine Delrico e Pellegrini.
55.

Don

Michele de Blasiis^ Primicerio


del capitolo di Zara, con suo testamento di simil data,
lascia una casa con forno, dirimpetto alla porta maggiore ed al campanile della chiesa di s. Silvestro, ed
una vigna dell'estensione di 35 gognali sotto il monte
ferreo verso la Beata Vergine dell' Olivetto, con obbligo
di stabilire un beneficio per V anima sua. La casa fu
livellata a Giovanni Zanchi, che paga 30 ducati al beneficiato, ed il terreno fu pure livellato ad Andrea Tebaldi.
Gli elettori sono le tre dignit capitolari. L'obbligo del
beneficiato era di due messe alla settimana all'aitar di
a.

s.

56.

famiglie

1472^ 2 giugno.

Anastasia.

1473, 15 agosto. Radoslava q,m Priario, lascia


due casette di tavola, vicine al campanile di s. Grisocui confini sono da scilocco piazzetta della magono,
rina. Furono rifabbricate da Carlo Quintavale, e poi furono degli eredi Carsana, L'onere inerente una messa
alla settimana all'Arca di s. Simeone; elettore il gaa.

slaldo

57.

a.

confraternita di

della

1480. Beneficio

casetta ed un

Ippolito

18 gognali

orto, e

monache di
Simeone Ventura,
e le

terreno boschivo
seguenti

Maria, da

s.

da
di

vignato

terreno
i

s,

Silvestro.

Ugliano con una

terra,

di

fra

seguenti

da scilocco e borra eredi del q.m Zoilo Ferra,

confini,

fra

di

s.

di

circa

gli

provenza

confini,

da

credi

poveri

dei

Crissava.

lo

incorpor

alla

di

Nulla

obblighi annessi a questo beneficio.

n'era l'arcivescovo, che

di

Caraschino

detto

scilocco e provenza

dell' ogpital

Zara, da borra

gognali

tre

altri

olivato in luogo

ed

eredi di

gli

Cedolini: pi un

eredi

8 gognali, ed

Bon, da libeccio beni

como

libeccio

eredi
s.

Gia-

consta

Collatore

massa

delle

distribuzioni capitolari.

58.

a.

1481, 26

posta

nel

Giovanni i?a6o72c/i lascia una casa


di s. Luca (ora piazza dell' erbe) la

aprile.

campo

quale circa l'anno

1700

fu

livellata

dal beneficiato alla

Era posta questa casa dalla parte di


maistro, ed aveva due pergoli di ferro. L' obbligo di
12 messe annue in s. Francesco. Gli elettori erano i

famiglia Scarpi.

gastaldi delle confraternite di

nunziata.

s.

Silvestro, e della ss.

An-


59.

439

1491, 5 giugno. Elisabetta di q.m Mistro Marco


Giovanozzo sarte Inscia una casa nella via boreale che
conduce al Castello, e ci affinch sia istituito un beneficio a suffragio dell' anima sua, ed un altra casetta

a.

ancora, che fu presa a livello dal


Billovich, ed anibidue

cantone

nel

ridusse

le

dirimpetto

sacerdote

giardino

il

una

in

della

Gregorio

sola^

situata

famiglia

dei

Begna-Possedaria. L'obbligo del beneficiato conannue all'aitar di s Margarita


siste in dodici messe
in Duomo. Gli elettori erano tre signori eletti dal conte
conti

60.

di

Zara.

a.

1496. Beneficio di

Pietro Ap. di Diclo^ fondato

s.

da Giulia Franceschi sopra terreni esistenti a Diclo, che


conte

apparisce

dagli

di

visita

arcivescovo

dell'

639, rendevano al beneficiato trenta


ducati annui. L'obbligo di pregare Iddio per la benefattrice. Collatore n' era T arcivescovo, che da parecchi
anni lo un alla massa capitolare.
a. 1496, 13 marzo. Don Vito Paulovich^ mansionario
della metropolitana, lascia una casetta in calle dei fabbri, presso la chiesa di s. Domenica, fra i seguenti conCappello dell'anno

61.

atti

da maistro via pubblica, da borra

fini,

del

Duomo, da

libeccio

s.

la

confraternita

Silvestro, coli' obbligo che

beneficio passi da prete in prete, e gli serva

monio, e che
e studioso. L'

cappella di

s.

il

di patri-

cada sopra un chierico povero


onere inerente una messa annua nella
Rocco. Elettori i quattro mansionari di
scelta

la

Simeone.
a. 1500, 20 agosto. Matteo Mezlomoto lasci in beneficio una casetta, presso s. Elia, contigua a quella delospitai di s. Marco, posta al canton da borra. L' obbligo di cinque messe annue all'aitar di s. Giorgio
s.

62.

l''

nella

chiesa di

s.

Elia.

Collatore

del

beneficio l'ar-

civescovo.

63.

Girolamo di Cuclizza^ instituito dalla nobil famiglia zaratina Rosa con parecchi
terreni. L'obbligo di tante messe corrispondenti alla
a.

1500. Beneficio di

rendita.

64.

a.

s.

Collatore l'arcivescovo.

1500, 2 maggio. Beneficio di

s.

Pietro

d'

Eso^ con

Obbligo sei messe annue.


Collatore l'arcivescovo, che circa l'anno 1700 lo incorpor nella massa capitolare.

quattro gognali di terreno.


65.

a.

1500. Beneficio di

tuala

nello

440
s.

Pietro

stretto, ridotta nel

dote questo benefcio

un

Ugliano^ cappella siin muracca. Ha per


di dodici gognali di

1714

terreno

estensione, posto in quelle vicinanze,

il

chiesa di

quale fu usur-

Soppe e Lantana, come ascanonico Tanzlinger nelle sue memorie della


Zara. L' obbligo era di 12 messe annue in

pato dalle famiglie


serisce

il

Califfi,

qualunque chiesa, e nel d della festa di s. Pietro ap.


una messa cantata ad un altare qualunque intitolato a
s.

6^.

Pietro.

Collatore del beneficio

1'

arcivescovo.

1504, 2 maggio. Don Pietro Giordani con suo teslamento lascia una casa a due piani, affinch sia istituito un beneficio. E posta delta casa nella via, che passando dall'ospitale militare (ora civile) verso libeccio
al canton della piazza, conduce alla chiesa di s. Stefano
(ora s. Simeone) quasi dirimpetto alla casa dominicale
Zappich. L'obbligo del beneficiato una messa settimanale in s. Maria delle Monache all'aliar di s. Benedetto^ ed inoltre di contribuire ogni anno un ducato al
convento di s. Domenico. Elettrice del beneficiato era
Tabbadessa di s. Maria, ch'era solila conferirlo al Diacono della sua chiesa. La casa fu appropriata dalla faa.

miglia Duplancich per incuria della commissaria, e cos

67.
-^

68.

69.

and perduto
a. 1506.
10

tal

beneficio.

giugno.

Tommaso

Sibicich^

chierico

di

un beneficio 17 gognali
di terreno in terraferma nella localit Paprat fra i seguenti confini, da maistro Budinich e Detrico. da scilocco Begna, da borra un fosso lungo pertiche 40, largo
I7O5 da libeccio il capitolo cattedrale. L'obbligo una
messa settimanale alf arca di s. Simeone. Gli elettori
sono il Piovano, il mansionario anziano di s. Simeone,
ed il seniore della famiglia Detrico. Questo beneficio
andava unito con quello descritto al N.r 46.
a. 1510. Beneficio semplice dei ss. Cosmo e Damiano
Zara, lascia per l'istituzione

di

a Bagno. Ha cinque gognali di terra coltivata. L'obbligo di una messa all' anno. Lo conferisce l' arcivescovo.
a. 1512. Beneficio di due casette nella corte Mar covaz
posta alle mura presso le beccarle, vicino all' ospitale
Lantana. Passa da prete in prete. L' onere di pregare
pel benefattore.

Lo conferisce l'arcivescovo,

sentazione della famiglia Civalelli.

dietro pre-


70.

441

1512, 6 agosto. Francesco Torricella da Bergamo


lasci con suo lestamenlo selle gognali di terreno nella
villa di UglianO; ed altri nove gognali di terra acciocch venisse stabilita una mansioneria a suffragio di
Catarina sua moglie. L' obbligo del beneficiato di una
messa cantata nella parodila d'Ugliano nella festa dei
ss. Cosmo e Damiano,
e d pregare pei benefattori.
a.

Collatore del beneficio l'arcivescovo.

71.

1516. Beneficio ci! una casetta a s. Domenica^ istituito da Dionisio Varicassich. La casella posta quasi
in faccia alle scale della chiesa di s. Domenica, al can-

a.

tone dalla parte

Questa con
peste nel

casette del borgo interno,

altre

1649

Coilatore

72.

del
l'

Fu poscia

fu abbracciata.

staurata, indi nel


L' obbligo

maistro della vicina callicella da borra.

di

1791

era

arcivescovo, che

lo

nel

tempo

1693

due messe

di

di

ri-

smurata.

e finalmente

livellata,

beneficiato

in

all'

anno.

conferisce al cerimonista.

1516, 24 agosto. Giovanni Bundich con suo testamento istituisce un beneficio d' una casa, situata nella
via del paradiso, la seconda cio a libeccio, fra i se-

a.

guenti confini, da borra via pubblica, da libeccio

Longni, da scilocco

Califfi,

da maistro Chiucchia.

casa

Lago-

un terreno in Bagno, dell'estensione di


gnali sette e mezzo. La casa fu livellala coi debiti assensi ad Alessandro Vanacca per lire 40 all' anno. L'obbligo di 20 messe annue in s. Simeone. Il beneficiato
viene eletto dalle tre dignit capitolari.
73. a. 1520. Il Canonico Matteo di Marchi lasci una sua
scia

inoltre

casa posta

al

canton della piazza

dell'

erbe, vicino alla

colonna detta della Berlina, verso la strada che conduce


a s. Francesco, fra confini da scilocco e da borra via
pubblica, da libeccio callicella. Fu questa casa livellata
al

capitan

Tommaso

Lissicich. che la riedific dalle

fon-

damenta nel 1797. L' obbligo fondazionale di dodici


messe annuali all' aitar del ss. Sacramento in Duomo.
Gli elettori sono il cappellano maggiore di s. Silvestro^
ed
74.

a.

il

gastaldo della scuola della

520. Beneficio

dalla

ss.

Annunziata.

d una casetta nel confine

parte di libeccio,

la

quale nel

di

s.

Maria

1639 rendeva

cin-

que ducati annui, come leggesi negli atti di visita dell' arcivescovo
Capello. L'onere inerente al beneficiato
di pregare pel fondatore. Lo conferisce l'arcivescovo.

75.

Lnca Braycinovich

1520.

a.

442

lasci

casa nel

sua

la

confine del castello, acci fosse stabilita una cappellania


festiva

del beneficiato

dopo
del

76.

Sacramento
d'una messa ogni

del

all'aitar

ss.

messa maggiore. Elettori

la

festa

detto

al

altare

due canonici seniori

capitolo cattedrale.

1520. Beneficio semplice di

a.

Duomo. L'obbligo

in

1439

nella chiesa

pezzi

tre

siste in

Maria

s.

parochiale di Ugliano,

terreno

di

anno
quale con-

fondato
il

vignato ed olivato

1'

in delta

L'obbligo di pregare pel fondatore, e di provvedere le corde per le campane. Collatore V arcivescovo, che dal 1702 lo conferisce al vicario generale.
villa.

77.

1526. 13 dicembre. Beneficio di

a.

che possiede

gognali

tre

di

messa

spero nella festivit dell assunzione


Collatore n' l'arcivescovo.

Soppe

famiglia

gastaldi della

di

Rava^

terreno nella detta parochia.

beneficiato ha l'obbligo d'una

11

Maria

s.

di

cantata e ve-

Maria Vergine.

beni furono usurpati dai


di

Sebenico

il

beneficio

quindi perduto.

78.

1530, 14 agosto. Beneficio di s. Lorenzo nella parochia di Cale. Le rendite ne sono costituite da livelli,
a.

da alcuni terreni presso

chiesa^ e da un

detta

la

che viene presentato


miglia Detrico all'arcivescovo, ha il dovere
da

olio.

vesperi

dalla

beneficiato,

Il

messa

la

nella

festa

di

s.

molino
fa-

cantar

di

Lorenzo

nella

sua chiesa.

79.

a.

1530. Beneficio

cieria Bianchi,

ed inoltre

Fu
al

80.

di

livellata

situata

alla

aveva

%*-

35

la

chiesa di

speGrisogono

era

volta
s.

la

Lucoran, ed in terraferma.
Lantana che paga di livello

all'anno. L'obbligo

consiste in

messe, corrispondenti alla rendita, nella chiesa di s. Maria.


Le elettrici sono le monache di s. Maria congregate in
pieno capitolo.
a. 1530.
Beneficio semplice di s. Elia profeta, fondalo nella chiesa di tal titolo, concessa dagli arcivelire

vicine,

comodo

della

nazione greca. Le rendite

venti annue derivanti da livello di tre casette

ed un gognale di terra in Ugliano. Il beneficiato


obbligo di cantar i primi vesperi e la messa

1'

nella festivit

dirimpetto

famiglia

beneficiato ducati

sono

c/

una casa ove una

alcuni terreni

scovi ad uso e

d'

del beneficio

di

s.

Giorg io

all'altare

era l'arcivescovo.

latino.

Collatore

-- 443
81.

a.

1530. Cappellania beneficiale di

Ha r
alia

una
82.

antico possesso di

chiesetta

messa

di

il

nome.

tal

di

dieci

s.

chiesa

la

verso

s.

s.

gognali

Luca
di

L'obbligo

Lo

Luca.

vescovo.
a. 1530. Da Francesco N.
dietro

fu

terra,

vicino

far cantare

di

conferisce

lasciata

Domenica,

Bagno.

l'arci-

una casetta posta

dal lato

di

libeccio

mura. L'obbligo del beneficiato di procurar


poveri forastieri, e pregar p^l fondatore.
Elettori sono le tre dignit capitolari.
a. 1562, 12 settembre. Cecilia figlia- del q,m Stancich
detto Fasini lasci un terreno di sette gognali in Gasenizze al chierico Matteo Bassano per suo beneficio,
che dopo la sua morte passi da prete in prete. L'obbligo d'una messa al mese in sabbato al ss. Sacramento in Duomo. Gli elettori sono l' arcidiacono, ed il
le

alloggio

83.

ai

primicerio.

84.

1569. Dagli eredi della famiglia Ciprianis venne


destinato in patrimonio di qualche povero chierico un
terreno di sette gognali nella villa di Boccagnazzo.

a.

Elettore

85.

il

pi anziano della famiglia Nassi.

1570, 18 settembre. Anastasia Valamichia lascia


una casetta, posta nella callicella dietro la chiesa di
s. Marcella dirimpetto alla porta minore della stessa. Il
a.

beneficiato che viene eletto dal conte,

86.

ha

l'obbligo di

pregare per la fondatrice.


a. 1574. Beneficio detto di Gasenizze di sei gognali di
terreno vignato e arativo, lasciato da Antonia Vidali
con condizione che passi da prete in prete. L' obbligo
di trenta messe all' anno in qualunque chiesa. Collatore

che

r arcivescovo,

assegn

lo

al

suo

cere-

monista.

87.

1579,
Vicenza,
una casa
verso le
ficio che

a.

19

Catarina

luglio.

e relitta

di

figlia del

Giovanni

Baldi

q.m Nicol da

calzolajo,

lascia

corpo di guardia
beccarie con suo orticello, e fonda un benepassi da prete in prete. Pi un' altra casa in
piazza dell'erbe appresso il Boara. L'obbligo di messe
corrispondenti alle rendite della prima e di due messe
alPanno in s. Silvestro all'altare del miracoloso croin

cefisso polla

piazza dell'erbe, vicina

seconda.

vestro eleggono

il

gastaldi

beneficiato.

di s.

al

Rocco e

di

s.

Sil-


88.

a.

1579, 19 giugno.

lasci

chiese di

alle

444

Giovanni Vincenzo Bruscandolo


di s. Catarina, e di
s. Domenico,

sua grande possessione, posta


zane^ con obbligo di messe.
89.

s.

Marcella

a.

1579. Gregorio Scarahella

lasci
di

s.

la

suoi

terreni

Domenico

e di

d' Oltre
s.

Peter-

in

della nobil famiglia Nassi

e di Cerno

monasteri

ai

Maria con obbligo

di

mansio-

nerie perpetue.

90.

1580, 14 agosto. Beneficio di s. Eufemia nella villa


di Oltre, con gognali cinque di terreno, livellati alla
famiglia Remondini, che paga lire quindici all' anno.
a.

L' obbligo

pregare

di

fondatore.

pel

Lo

conferisce

l'arcivescovo.

91.

1584, 14 agosto. Giovanni Anetta mansionario del


Duomo con suo testamento istituisce un beneficio di una
a.

Grisogono, tra i seguenti


confini, da borra via pubblica, da libeccio ragioni di
s. Silvestro, da scilocco muracca di s. Maria, da maistro
Simon Anchicich, con aggravio di dodici messe annue
all'aitar di s. Benedetto in s. Grisogono. Elettore del

casa nelle pertinenze

beneficiato era

92.

il

di

s.

priore del monastero di

s.

Grisogono.

Questo beneficio and estinto nel 1748.


Michel Tragurita, mansioa. 1587, 27 marzo. Don
nario di s. Simeone con suo testamento lascia una casa
in piazza dell'erbe, vicino a s. Donato, la qual casa
fu

livellata

nel

annualmente.
caso

Il

negativo

1680

alla

famiglia

elegge

possessore
la

confraternita

Stocco. Paga lire


il

successore, ed in

Buongaudio

del

70

nella

Metropolitana.

93.

^ i
^' **^'

t,

1590, 4 marzo. Dagli eredi dF Matteo Dellavada


venne fondato un beneficio d' un gognale e mezzo di
terreno vignato, situato vicino s. Giovanni Battista extra muros oltre la spianata in luogo detto Jadarce^
presso il pozzo. L'obbligo di tener pulito il Crocea.

fisso,

esistente

sopra

ciborio

il

della

Metropolitana,

il

qual crocefisso nei ristauri della chiesa venne trasportato

in

Donalo nel 1782, e

s.

di l

riportato in

e collocato nella cappella dell'Immacolata.


appellato

neficio fu

ardere attualmente
festa

dell'

di

due

Invenzion della

civescovo.

Croce^

s.

torcie
s.

ed

all'aitar

il

Duomo

Questo

be~

beneficiato

maggiore

fa

nella

Croce. Lo conferisce l'ar-


94.

a.

445

1594, 30 agosto. Agnese Boccarich

setta air estremit

fu nel

1620

della

livellata

via

paradiso,

del

una ca-

lascia

casa

qual

la

Giovanni Stiozza. L'obbligo del

beneficiato di pregare per la fondatrice all'altare della

Annunciata. Elettori erano

ss.

mo
95.

di

1598,

a.

del

scrivani di

gli

s.

Giaco-

Silvestro.

s.

8 decembre. Simeone Drasmileo,

capitolo

di

Zara, con suo testamento

casa paterna presso

chiesa

la

di

arciprete

lascia

acciocch

Michele,

s.

sua

la

fosse stabilito un beneficio semplice, che passi da prete


prete.

in

libeccio

La suddetta posta

tra

seguenti confini, da

via pubblica^ da scilocco Filarol, e Salomon, da

maistro palazzo Fozza, ora quartiere

militare,

da borra

Nel 1720 fu ristaurata ed


edificata la sottoposta bottega. L'obbligo del beneficiato
d'una messa al mese in s. Michele. Sembra che nella
riduzione generale T obbligo sia stato ristretto a sole
appartamenti

di detto quartiere.

dodici messe annue. Elettori sono le tre dignit capitolari.

96.

1600. Casa a quattro

a.

piani,

posta

nella

corte Fer-

da D. Cappelletti in beneficio, che passi


da sacerdote in sacerdote. L' obbligo di sedici messe

rari lasciata

anno

air

in

suffragio

miglia Ferrari.

97.

a.

1600. Chiesa distrutta^

in beneficio

per

lire

la

porta

sotto

piccola

il

titolo

della

di

chiesa

s.

24

semplice, e livellale
all'anno.

alla

Vigilio^

Maria

di s.

ridotte

fnmlglia Bortoletti

L'obbligo d'una messa

annua

Agnese nella Metropolitana nella


s. Vigilio. Lo conferisce l'arcivescovo.
1600. Da Simeone Mansionario furono lasciali

all'altare

a.

L' elettore la fa-

monache benedettine. Le sue rendite furono

delle

98.

testatrice.

Lo conferisce V arcivescovo.

posta dirimpetto

di

della

di

festa

dieci

gognali di terreno a vantaggio del maestro dei chierici in

aumento

del suo

onorario.

e furono livellati per

messa
99.

nella

Questi erano situali a Zdrelaz^

8 ducati

commemorazione

all'anno. L' obbligo d'

una

dei defunti^, e di istruire an-

che qualche povero fanciullo, che bramasse farsi chierico.


a. 1602. Pietro Capello con suo testamento 22 ottobre
1600 e col codicillo 13 luglio 1602 lascia una casa

con due orti, e cinque gognali di terra in Bagno, perch sia fondato un beneficio che passi da prete in prete,
obbligo di 6 messe annue. Elettori due commissari

scelti

dall' ufficio

pretorio.


100.

446

1603, 8 giugno. Elena Bachina

a.

Cappelletti

derico

porle

terraferma tra

di

una

lascia

sua

fu

moglie

casa,

sita

Fe-

di

verso

le

seguenti confini, da maistro e

da libeccio palazzo del Provveditore, da borra strada


pubblica Si affittava dal beneficiato nel 1639 per annui
ducati dieci.

Fu

livellata

qual livello pass

il

lardi

seguilo alla famiglia Savio,

in

dippoi nella famiglia Pasini, e pi

incorporato nella massa capitolare

fu

in

mancanza

adempie T obbligo ingiunto


dalla testatrice, che consiste in trenta messe annuali.
101. a. 1614. Minuccio de Mimicci^ arcivescovo di Zara,
con suo testamento lasci una mansioneria quotidiana
di messe da celebrarsi nel ballistero
del Duomo, ove
aveva fallo erigere due altari di marmo, al dottor
s. Girolamo e a s. Giacinto Confessore. Lasci all' uopo
ed

beneficialo,

di

capitolo

il

alcuni capitali fruttiferi.

1627. Lucrezia Becpia, nobile di Zara, con suo teslamento lascia 400 ducali con obbligo di messa quotidiana perpetua nella chiesa di s Domenico.
103. a. 1630, 31 marzo. Martin Olmo con suo testamento
di
s. Demetrio
di simil data lascia una casa in confin
affinch sia isliluilo un beneficio a favore d'un chierico
povero ed a ttolo di patrimonio pegli ordini sacri.
L'ultimo beneficiato fu nel 1763 Don Boxe Pellizzarich;
e dopo la sua morte gli Scarpi nella loro qualit di
commissari Olmo, rislaurala eh' ebbero la casa beneficiale, se ne impadronirono, e cos and estinto il beneera di quaranta
ficio. L' obbligo annesso al beneficiato
messe annue in s. Demetrio.
104 a. 1641, 5 ottobre. Il canonico Giuseppe Cappelletti
con suo testamento lascia una casa nel confin di s. Maria
nella callicella che conduce alle mura verso le beccarie,
102.

a.

tra

seguenti

da

confini

borra

maistro e libeccio via pubblica


da

salsa,

livellata

dente
a

agli

livello.

dell' ospitai

fondi

eredi Stocco,

Dopo

la

un

ed

che

di

pagano

livellazione

1'

pozzo
s.

di

da

aqua

Martino.

Fu

un corrispon-

obbligo fu ridotto

dodici messe annue, da celebrarsi nella seconda do-

menica
ficio

105.

scilocco

Bonicelli,

casetta

d'

ogni mese in

s.

Donato. Collatore del bene-

r arcivescovo.

1650. Giovanni detto Sctrpolin con suo testamento


lascia incirca 600 zecchini, accioch sieno investiti e
a.

447

fondala una mansioneria di messe.

124

pisce lire

rimpello

al

anno
cantone del

casa Mazzocco

dalla

all'

coro

supporli di capitali della

beneficialo perce-

Il

di

famiglia

Domenico, alcuni

s.

rispondenti alla rendita. Elettori erano


dal

lelti

conte

Zara

di

cattedrale percepisce

Al presente
livello

il

ed

Brini

L'obbligo era

alcuni terreni in Lucoran.

di-

posla

la

di

il

frutto

di

messe cor-

commissari e-

fabbriceria della

casa fu Mazzocco

della

ora Kiswarday, e fa celebrare quaranta messe annue

in

Duomo.
106.

a.

1655, 8 maggio. Dal

fu

un beneficio

di

istituito
s.

tra

Giovanni Ballista nel borgo interno,


seguenti confini, da borra, scilocco e maislro via

Silvestro, ora
i

canonico Giovanni Milla


una casa, posla nel confin

di

s.

pubblica in faccia

all'

orto di

s.

Platone, poscia

s.

Do-

menico, e da libeccio casette dei borghigiani, e ci in


esecuzione del testamento 6 luglio 1621 fatto da mistro
Girolamo Stileo. 11 beneficio giusta la testamentaria disposizione doveva passare da prete in prete con prefeicnza a quelli della famiglia Milla. L'obbligo inerente
di

30 messe gregoriane

annuali in

sepolto lo Stileo. Elettore del

chio della famiglia

107.

s.

Michele, ov'

beneficiato

il

pi vec-

Milla.

1656. L'arcivescovo Bernardo Florio con suo testamento lasci una quolidiana mansioneria di messe da
celebrarsi da uno dei canonici per turno all' aitar di
baltislero del Duomo. Gli elettori sono
s. Bernardo nel
i
commissari delegati dal capitolo che percepisce alcuni
a.

livelli.

108.

a,

1663, Il

in

suffragio dei defunti

gennaio.

Fu

im

istituito

beneficio semi^lce

genere sopra un

in

livello

della

casa Fozza, ora quartier militare, a favore del rettore


cappellano di

s.

Orsola

in

Duomo.

Elettore

l'

arci-

prete del capitolo metropolitano.

109.

a.

1671, 2 ottobre. Matteo Hyscinovich hsc

in

calle

dei fabbri

verso

l'

orto di

s.

ua?i cas?i

Domenico ad Elena

q.m Michele da Selve, perch dopo la morte di lei fosse


istituito un beneficio, che passi da prete in prete con
obbligo di dodici messe all' anno nel primo venerd di
ciascun mese all'aliar di ss. Cosmo e Damiano, poscia
aitar

delle

reliquie

nella

cattedrale.

beneficio le tre dignit capitolari.

Lo dispensa questo


Ito.

IH.

448

1697. Il capilano Giorgio Antivari lasci mille ducati di Dalmazia da 1. 6.4 con obbligo perpetuo d' una
mansioneria quotidiana di messe in s. Domenico.
Vittorio Friuli con suo testaa. 1712. L'arcivescovo
capitali
mento lasci alcuni
fruttiferi, perch col frutto
istituita
una
medesimi
fosse
dei
mansioneria quotidiana
di messe all' aliar maggiore di s. Donalo, ove fu sea.

polto dinanzi

quell' altare

edificalo

sue spese. Gli

sono i commissari dal testamento stabiliti.


112. a. 1716. II capilano Antonio Raicevich lasci cento
zecchini in oro alla chiesa di s. Domenico con obbligo
d' una messa piana al mese, e d' una cantala nel giorno
del suo anniversario all'aitar di s. Vincenzo.
113. a. 1760. Santa Bianchi con suo testamento lasci la sua
casa colla rispettiva sottoposta bottega nella via che conduce alla piazza dell'erbe dal lato di borra, perch sia
istituito un beneficio, che passi da prete in prete. Lasci
elettori

inoltre un'altra casetta vicina alla chiesa di

nella

distrutta)

quale ha
di

1'

che conduce

Giorgio (ora

Francesco, la
cento annue. L'obbligo annesso

stradella

aggravio

s.

di lire

messe corrispondenti

alla rendita

s.

netta. Elettore

il

che sceglie e nomina il suo successore, e in


mancanza di lui lo elegge il canonico decano del duomo.
114. a. 1782. Vincenzo^ unico figlio del tenente marasciallo
beneficialo,

Vanacca^ dietro disposizione testamentaria di suo padre


del 19 giugno 1770, lasci due case in calle del paradiso, ed ottanta gognali di terra

coltivata nella localit

Gasenizze, ed inoltre due capitali di 100 zecchini l'uno


e tutto ci a vantaggio delle povere dell' ospitai di
s. Giacomo acciocch si ricordino dell' anima sua, e degli
famiglia.
altri defunti della estinta sua
L'obbligo annesso di far celebrare in s. Domenico tre messe cantate all' anno, e 45 messe piane.
115. a. 1789, 18 gennaro. Lucia Sommo^ fu moglie di
Domenico Facchinelli, tintore di Zara, lascia una casetta
fu Billovich posta vicino a s. Antonio nella callelta lunga
Ira

seguenti confini, da borra strada pubblica, da

beccio

orto

Giusti,

al

sacerdote

Antonio

Bianchi vita

sua durante, e poi che passi da prete in prete.


bligo di tenere in concio e colmo lo

comandare

nei sacrificii

1'

L'ob-

stabile, e di

unima sua. Elettori sono

commissari testamentarii da eleggersi

li-

raci

due

dall'ufficio pretorio.

116.

449

1789. La sunnominata Lucia

a.

codicillo

un' altra

porla minore

la

posta sodo

casella,
di

s.

Sommo

lascia

con suo

volto in faccia

il

povero

Marcella, a beneficio del

Angelo Toralo e dopo la di lui morte passi da


chierico in chierico povero da eleggersi dai commissari
chierico

suaccennati. La suddetta casa ha T aggravio di


livello

117.

confraternita

alla

di

s.

24

di

Silvestro.

1799. Elisabetta Zanchi, relitta Danieli, erede Tommasoni, con suo testamento 30 marzo 1799 istitu una
perpetua mansioneria quotidiana di I. 4 dalmate al giorno
a.

nella

chiesa della B. V. del Castello,

ed

mancanza

in

metropolitana all'aitar di

di

detta

s.

Giuseppe. L'obbligo una messa giornaliera. Dopo


riduzione le messe sono 244 all'anno. Elettori sono

la
i

chiesa,

in

quella

della

procuratori della chiesa del

a.

1816, 3

ed

castello

missario nob. Giuseppe de Pellegrini ed

118.

I.

com-

suo

il

suoi discendenti.

Angelo Carsana

aprile.

zione testamentaria di

tal

con sua disposidata istituisce una mansioneria

quotidiana perpetua di messe da celebrarsi all'aitar del


ss.

Sacramento

sua intenzione.

Duomo,

in

da applicarsi

secondo

primo celebrante ha egli nominato

Primicerio D.r Francesco Segnanovich, e dopo


di

questo

la

successiva nomina ha lasciato

ai

la

la
il

morte

suoi eredi

che il celebrante
pr tempore dovesse essere sempre uno del corpo capitolare e che per T esecuzione dovesse invigilare il
capo capitolare pr tempore. L'elemosina di venete
lire tre per ogni messa. A garanzia
dell* esalto adempimento di quest' obbligo gli eredi dottor Pietro Addobbali e Giovanni Giuseppe F'ilippi con convenzione stipulata col procuratore capitolare l 15 aprile 1823 presso
l'i. r. Procura camerale, assoggettarono cadauno rispettivamente per la sua mela in ipoteca speciale tre case,
ed

ai

loro

spellanti

successori, con ci

all'

eredit

defunto

del

per,

testatore,

vale a dire,

Zara in calle di s. Silvestro al civico N.r 185 conducente alla marina, fra confini da
scilocco via pubblica, da libeccio casa Pelrovich, da
maistro casa Fontana, e da borra casa Agazzi
b) la
casa posta in Zara in calle del Teatro al civ. N.r 343
fra confini da borra via pubblica, da
scilocco casa
Fabris, da libeccio chiesa soppressa di s. Lorenzo, da
maistro casa Pellegrini e) la casa posta egualmente in
a)

la

casa posta

in

39


Zara

in

calle

s.

450

Demetrio

N.r 141, fra confini


da maistro e libeccio Bian-

al

civ.

da borra mura della citt,


chini, e da scilocco via pubblica. La

nomina del cappellano pegli eredi alternativa. Della convenzione suaccennata, che fu approvata dall' Eccelso i. r. Governo in
data 22 aprile 1823 N.r 5962, fu presa iscrizione ipotecaria in data 2 settembre 1825 dal Procuratore capitolare canonico Angelo Torato.
119. a. 1841 15 gennaro. Nicol Giaxich i. r. consigliere
di Governo lasci in morte una casetta posta presso la
colonna della piazza

dell'

erbe, acciocch coi suoi red-

una messa piana ogni venerd


all'aitar della croce in s. Simeone.
120. a. 1857. Tommasina Biocina con sua donazione inter^
venisse

diti

vivos lascia

quarani ore

celebrata

la

in

sua casa a
s.

s.

Rocco

coli'

obbligo

Simeone, ritenendosi T usufrutto

delle
vita

sua durante.

1858, 15 marzo. Elena Dihn lascia al pievano di


in calle s. Demetrio
s. Simeone pr tempore la casa
al civ. N.r 163 coir obbligo di 76 messe annue.
122. a. 1858, 24 dicembre. Il nobile D.r Ottavio de Pellegrini lascia morendo all'arca di s. Simeone la sua

121.

a.

campo della colonna


12 messe annue.

casa
di

in

al

civ.

N.ro

colf obbligo

<?=!C-2SE=S=t^

I.

Notizie ecclesiastiche

desunte da una cronaca di Zara, relativa

al

cambiamento

di

Governo

avvenuto nel 1797 dopo la caduta della Repubblica veneta.


a.

1797 12 Maggio, giorno

di

venerd.

Cadde

la

Repubblica

Veneta, rimandando a questa parte undici mila schiavoni, pronti a spargere per sostenerla tutto il loro sangue.
I Schiavoni i xe el conforto dei boni^ come no ipol esser
che el spavento dei cattivi, disse in tal circostanza una
voce in Senato 5 ma il destino di Venezia era gi statuilo^ e quel sovrano corpo deponeva da s medesimo

451

suo potere, per dar luogo ad una Municipalit democratica, che dovea stendere la sua vigilanza anche sulla
Dalmazia. Avversa per essa ad una tal forma di goil

malcontento e la concitazione contro i fautori


del nuov' ordine di cose produssero in varie parli della
verno,

il

provincia scene funeste.

Zara

la tranquillit

non venne

punto alterala, e fermi lenendosi questi abitanti nella


primiera obbedienza al veneto Provveditore Generale

Andrea Querini, con F


volser

le

di

cooperazione, tutte

lui

loro cure ad allontanare

dini, e adottare

ranzia del

attiva

minaccianti disor-

una provvidenza, che tendesse

comune benessere. A

tal effetto

alla

ga-

pi opportuni

concerti furono presi dal ceto ecclesiastico, dal nobile,


e dal civico, e quantunque

capi di quest' ultimo lo fossero

anche del popolo, cionuUameno, credendo essi di non


agire in tale straordinario emergente con la semplice
loro facolt rappresentativa, determinarono di radunare
il
popolo stesso, onde renderlo ingenuamente informato
degli avvenimenti, e secolui prendere una salutare misura. Cos fu fatto, e tulli concordi nel non aderire a
qualunque democratico sistema, giacch le umane vicende
avevano sciolte le relazioni della nostra citt con quel
Principe, a cui obbediva da quattro secoli, fu preso a
pieni voti

il

felice

dedicarsi alia

confinante

amica Potenza Austriaca, da cui tutti a ragione speravano quel benefico e saggio governo, che sapeano essere
proprio della medesima.
Giugno^ Sabhato. Giunsero in Zara i commissarii spediti
da Venezia per stabilire il governo democratico, ma
informali delle
loro disegni,

24

partilo

disposizioni

del

popolo,

rinunziarono all'impresa, e

si

contrarie ai

allontanarono

da queste rive.
detto, Sabbato. Parti da Zara la deputazione, incaricata
di portare, occorrendo, sino al trono dell'imperatore
Francesco gli omaggi e la dedizione della citt, e sollecitare r arrivo delle sue gloriose armi. La deputazione
era composta dall'arciprete Giovanni Giurovich, dal nobile Francesco Nassi, dal cittadino Antonio Medici e
dal popolare Candido Morovich, i quali adempiuto l' incarico presso il comandante austriaco di Segna, ritor-

narono
alla

lesta

questa parte. Frattanto


il

clero,

non cessava

il

di

popolo zaralino con

porger preghiera a


30

Dio, alla Vergine, e

al

implorando soccorso

ed

Vene'd.

detto,

452

protettore

s.

Giusto^

pericoloso frangente.

nel

aita

Simeone

Le imperiali armi austriache,

quali gi

le

in

seguito alle trattative con altre potenze,

di

queste popolazioni, s'avviavano per garantire


della

quillit

per

la

ed

voti

ai
la

tran-

nostra provincia, arrivarono in questa citt

via di mare.

1 Luglio^ Sahhato. S' inalberarono nella piazza e sulle mura


d Zara gli augusti vessilli austriaci, fra il suono a festa
di

campane

tutte le

della

citt

il

rimbombo

di

tutta

mare. Contemporaneamente
bandiere della Repubblica, vennero con mesto

r artiglieria
levate le

di

terra

di

accompagnamento portate alla cattedrale, e deposte sulr aitar maggiore, dove prima dal sergente Generale
Antonio Stratico, poi da tutti gli ufficiali
ed italiani, in numero di 160, e da quantit
co.

baciate

furono

e talmente asperse

Commovente

restarono tutte inumidite.


detto^

sotto

di

lagrime,

popolo
che ne

spettacolo di fe-

amore
Domenica. Da tutti gli ordini della citt fu prestato
la loggia
comunale il giuramento di devozione

delt e

di

nazionali

di

Sacra 3Iaest dell'Imperatore Francesco. Alle ore


11 a. m. l'arcidiacono e vicario generale dottor Giovanni Armani, seguito dal capitolo e dal clero, dai consiglieri e dai procuratori del corpo de' nobili e di quello
de' cittadini^ salirono la loggia, ove dalP i. r. comandante
austriaco furono invitati a prestar il solenne giuramento.
Tutti, tenendo le destre innalzate con i tre primi diti
accompagnarono ad alta voce la formola che
distesi,
veniva letta ad alta voce da mons. Vicario; finita la
alla

quale toccarono colla destra

il

crocefisso e

il

libro dei

vangeli, che sopra apposito tavolino guarnito di drappo

rosso,

dopo di
emessi

frammezzo

due lumi accesi


che entusiastici evviva all' Imperatore furono
dal popolo, radunato nella piazza, e che gi

erano

preparati

presentiva di quanti beni foriero doveva essere

alla patria

sua quelP istante faustissimo.

detto.
le

Arrivo

piazze

di

milizia

della

Zara e del resto

quattro navigli carichi

approdarono
mila soldati con

glie

austriaca, destinata a presidiar

a
a

della

soldati,

di

provincia. Settanta-

munizioni e vettova-

queste rive. Sbarcaronsi

capo

il

pii

di

sei

generale baron Rukavina,

il


quale dalla marina

si

453

rec dritto a

Simeone, ove dopo


la santa messa, fece

s.

aver ascoltata, finocchione a terra,


atto di special divozione alP insigne reliquia del santo
protettore. Dopo di che fece egli pubblicare il Programma
del 24 giugno, con cui prometteva ai Dalmati la protezione Sovrana, e la conservazione di tutti loro possedimenti, diritti e privilegi, concludendo colle parole
i

dell'augusto Monarca:

Unicuique suum. Indi

ricevette

r omaggio del clero secolare e regolare e di capi della


citt.

soldati di linea

case private, ed in

regolari,

in

blici

cavalleria

fu

la

collocata

al

Il

altri

composta

di

pub-

stabilimenti

pi di

400

soldati

della

Domenica.

campo

spianala.

barone Rukavina

governo

eletto,^

poi

sotto padiglioni militari nel Forte, nel

Castello e nella

6 detto.

furono alloggiati nei conventi dei

citt
Il

il

part

per

la

provincia, lasciando

generale Lusignan.

generale Lusignan, collo stato

mag-

Simeone, ove ascoltarono la s. Messa, celebrata dal cappuccino P. Ezechia


Albrecht, cappellano del reggimento Hohenloe, che impart anche la benedizione colla sacra pisside frammezzo
Questo
al suono e al canto alemanno della soldatesca.
cappellano era stato munito di tutte le facolt necessarie
dal vicario apostolico castrense. Verso la mezzanotte
part per Segna da stretto incognito il cessato Provveditor generale veneto Andrea Quirini, diretto per Vienna.
giore e colla soldatep^ca,

si

rec a

s.

12 Agosto, Il capitolo metropolitano, ad istanza


Rukavina nomina Don Giovanni Addobbati
della

14

del generale
in

canonico

cattedrale.

Arrivo in Zara delli. r. commissario aulico per


r organizzazione della Dalmazia, Raimondo co. di Thurn.
Gli andarono incontro il capitolo cattedrale, l' ufficialit
austriaca, ed ex veneta, Tex conte, capitano, camer-

detto.

lengo, molti nobili e cittadini, e lo accompagnarono fino


alla

15

detto.

sua residenza, stabilita nel palazzo generalizio.

Fu complimentato dall'arcivescovo

di

Zara, e dai

vescovi di Scardona e d Nona, ai quali promise il valido suo appoggio in tutto ci che concerne la cattolica
religione, raccomandando loro vivamente in nome del

Sovrano
I

la

nobili ed

tanto necessaria istruzione religiosa del popolo.


i

cittadini

fecero altrettanto^ ed a questi rac-


comand

454

continuare nella

di

costante

loro

fedelt

al-

l'augusto Monarca.

1 Settembre, Una pastorale fu oggi pubblicata dalT arcivescovo di Zara, colla quale dopo aver inculcato ai
fedeli r osservanza dei divini precetti, e il rispetto alla
e alla

chiesa,
fedeli
gli

vescovi della provincia.

buonora dal clero della metropolitana


trasportata processionalmente la veneranda immagine

della

ad essere

esorta

li

nuovo loro Sovrano. Altrettanto fecero

sudditi del

altri

detto.
fu

religione,

cattolica

La mattina

di

B. V.

Castello in

del

Duomo,

deposta sulP aitar


solenne Te Deum in
e

maggiore. La sera si cant un


rendimento di grazie per essere stata preservata la citt
di Zara dall'anarchia^ e per essersi dedicata tranquillamente e di sua spontanea
volont all' Imperatore
Francesco.
detto. Oggi fu restituita la sacra immagine al suo Santuario.
Alle ore sei vespertine, il prefato i. r. aulico commissario, co, di Thurn, preceduto dalla banda militare, e
seguilo dalla sola
alla
l'

ufficialit,

ed incontrato

cattedrale,

arcivescovo, s'un a

in

vestito

alle

porte

di
d'

gala,

si

port

ingresso dal-

e fatto da ambidue fatto di

lui,

adorazione dinanzi all'altare del ss. Sacramento, salirono


il
presbiterio, e collocatosi l'arcivescovo in cappamagna
sotto

suo trono, ed

il

commissario sotto

il

trono ge-

il

con sgabello coperto di veluto cremise, e gli


ufficiali di rango in panca coperta di damasco rosso, fu
dall'arciprete intuonato solenne Te Deum. che proseneralizio

guito

dai

aggiuntavi
sacra

musici
la

fu

pr

colletta

immagine

diaconali^

chiuso

fu

da

colle

orazioni

Iraperatore. Indi

quattro

sacerdoti

giro

per tutta

portata in

al

clero

si

alzata la

vestiti
la

unirono

di

citt.

parte alla processione tutte le confraternite,

corporazioni religiose

prescritte

abiti

Presero

e tutte le
cittadini

immagine, che, terminata


la processione, fu riposta nel suo santuario
e fu data
la benedizione col ss. Sacramento.
6 detto. Con decreto 31 agosto a. e. dell'i, r. commissione
aulica i Fatebenefratelli vennero confermati in via provnobili ed

militari

seguivano

l'

visoria

nella

direzione ed amministrazione

militar ospitale,

del

civico-

ed assegnato a ciascuno T onorario di

cinque zecchini mensuali.

455

commissione venne confermalo neir ufficio di cappellano del Forte il P. maestro


Vincenzo Vanacca dei domenicani, e munito delle necessarie facolt dal vescovo castrense, e vicario apostolico mons. Sigismondo Hohenvs^art.
10 detto. Essendosi resi insufficienti i tre cimiteri di s. Frandetto.

Dalla suddetta

i.

aulica

r.

cesco della Grotta ad accogliere i molti soldati^ morti


dal 3 luglio sino al giorno d' oggi^ venne stabilito un

nuovo cimitero

spianata presso gli orli

pei militari nella

dei borghegiani, e questo fu in oggi dall'

i.

r.

cappellano

benedetto.

Ottobre, Por essere oggi

gusto Sovrano, tutta

il

milizia

la

alle

chiesa metropolitana, ove

nella

musica per

onomastico deir au-

giorno

ore 10

a.

m,

si

port

celebr solenne messa

si

Monarca, durante
la quale si fece udire il rimbombo dei cannoni delle
mura, del forte e della marina, e quello della moschelin

detto.

alle

Duomo,

cesco, e di

s.

del

nel

campo

del

castello,

mura.

Sgombrarono

alcuni

conservazione

piazza del

teria nella

ed anche

la

dai conventi di

Giovanni

s.

soldati,

Domenico, di s. Franrimanendovi soltanto

ufficiali.

Fu ommessa la processione generale, solita a farsi


della vittoria riportata
la mattina in commemorazione
Turchi nella battaglia di Lepanto. Ebbe luogo
sopra

7 detto.

per

la

dalla

dopopranzo
Simeone. All' ora di vespero fu
doganale alle porte della marina
s. Simeone per annunziare T aper-

consueta processione generale

cattedrale a

s.

innalzato nelF ufficio

r antico stendardo

di

nel

tura della fiera.

Processione generale dal Duomo a s. Simeone.


Durante la funzione della mattina un vescovo di rito
greco-unito dalf Ungheria, vestito di abiti orientali di

detto.

velluto color cremiso,

con seguito

naci dello stesso rito, visit

il

di alcuni

santuario di

preti e
s.

mo-

Simeone,

ascolt messa, fece atto di venerazione all'arca, e di-

elemosine alla chiesa e ai poveri.


10 detto. Venne oggi chiuso il seminario latino Florio, esstribu

sendo venuti meno i capitali di sua propriet, assicurali


nella veneta zecca.
13 Ottobre. Lodovico Gabrielli, che un tempo faceva qui in
Zara il mestiere del rivendigliuolo, e da 14 anni in qua

console imperiale austriaco, nelsua partenza da Zara per Vienna fece dono

esercitava l'ufficio
l'alto

di

chiesa

alla

velluto

456

di

s.

di

Simeone

broccato

rosso

d'

di

magnifici seggioloni di

tre

oro

con

poggi

intarsiali

di

madreperla.

30

detto.
di
lui

Dal cappellano militare

Simeone

fu

esposta

nella

sagrestia

seguente tabella delle messe che da


doveansi celebrare per la milizia in delta chiesa

s.

la

Anno MDCCXCVII. Ordo missarum celebrandarum pr


militihus in Ecclesia s. Simeonis Jaderae. Dominicae LII
fra anmnn. Secunda dies festiva Pentecostes. Aseensio
D. N. J, C Festiim Coiyoris Christi. 1 Januarii^ Circuncisio D. N. J. C. 6 Jaiuarii, Epiphania Domini.
2 Fehruarii^ Piirificatio B. I V. 25 Martii, Annuntiatio
B M. V. 29 Jtni^ ss. App. Petri et Paidi. lo Angusti^
Assumptio B. M. V. 8 Septembris, Nativitas B.
V.
I Novembris^ Festivit s Omnium Sanctorum. 8 Decembris
Conceptio B. M. V. 26 Decembris, Nativitas D. N. J. C.
26 Decembris^ s. Stephani P, M. Sunt 66.

in

7 Novembre.

Thurn, convocati li quattro consiglieri


de' nobili, fece lor conoscere essere necessario il monastero di s. Nicol per collocarvi T artiglieria, e che
intanto si sarebbe inleso col Papa pel passaggio delle
quattro monache nel monastero di s. Maria.

21

co.

Il

Giorno della Madonna della salute, che liber la


citt di Zara poc'anzi dalf anarchia, dalla
tirannia, ed
pubblici
lavori, fu dianco dalla democrazia. Sospesi
milizia
chiaralo festivo questo giorno, e la
and ad ascollar messa in s. Simeone.

detto.

29

detto.

Il

nuovo canonico teologale Don Francesco Segna-

novich,

fece

prima

lezione

risposta al

vescovo

la

teologale

chiesa

nella

metropolitana.

4 Decembre.

In

di

Curzola

missario co. Thurn dichiar che tulla


e marittima

appartiene

alla

la

l' i.

milizia

giurisdizione

del

r.

com-

terrestre

vescovo

Castrense e vicario apostolico.

II

Dai torchi della libera tipografia zaratina sorti in


luce r ordinario per T ecclesiastica ufficiatura della diocesi
di Zara per Panno nuovo.

detto.

~
14

detto,

capi

r.

i.

commissione

tabella delle loro rendite,

la

detto.

i.

limalo

monaci

due

ai

benedettini

di

il

civico

Fra Pio
n pi se ne parl.

25

detto.

Il

tempi

a.

la

rimbombo

fn

esso

indi

collo-

Vi si oppose per il
Fusoni, e fu sospesa F esecuzione,

militar

Priore

laiche.

Grisogono

s.

sloggiare dal loro convento, dovendosi in

care

che

argenterie, spese

come si fece dalle confraternite e scuole


r. commissione
Con decreto della stessa

ecc.

P.

aulica,

monasteri delT uno e delf allro sesso debbano

dei

presentare

19

ordinalo dalla

slnlo

457

ospitale.

cannoni annunzi

dei

in

Ire

diversi

nascita del divin Redentore. Nella Metropolitana

dopo l'evangelio furono cantate le antiche acclamazioni,


nelle quali dopo il Romano Pontefice fu per la prima
volta acclamato il nostro adorato Sovrano l'Imperatore
Francesco II e l' i. r. aulico commissario co. di Thurn.
1798, 1 Gennaro. Un decreto della commissione aulica
dispone che
tivi

le

cause ecclesiastiche,

vescovi della Dalmazia passino

arcivescovi

di

Zara e

in

appellazione agli

Spalato, ed in caso di appel-

di

lazione di questi ultimi,

discusse dai rispet-

il

giudizio passi da un arcive-

Nunzio apostolico residente in Venezia, Promette inoltre di provvedere nobilmente agl'infanti esposti. L'i. r. commissario co. di
Thurn, in vestito di gala, assistette alla messa maggiore
nella Metropolitana, accompagnato dai generali Rukavina
scovo air

escluso per

altro,

e Knezevich, e da

molti

il

altri

ufficiali.

5 detto. La sacra congregazione dei vescovi e regolari con


suo rescritto del 9 decembre p. p. 1797 giunto all' i. r.
commissario aulico co. di Thurn, ha notificato, che il
Sommo Pontefice Pio VI, ad istanza dell' Imperatore
d'Austria,

vescovo

ha

impartila

Zara

la

facolt apostolica

all'arci-

avuto riguardo alle


eccezionali condizioni politiche della Dalmazia,
monadi

sopprimere,

di

steri

de' regolari

dell'uno e dell'altro sesso, quando ne

fosse falla ricerca, e dimostralo l'assoluto bisogno per

ricovero delle milizie, ovvero per oggetto


zione, con avviso
individui

monastero

d'

che,

un ordine
dello

stesso

di

fortifica-

quanto fosse possibile, gli


abbiano a concentrarsi in altro
in

ordine

seco recando anche

le

rispettive rendite, e che que' monasteri, nei quali vi fos-

sero olio religiose

velate,

dovessero

rimanere

intatti.

t'


10

detto.

Il

baron

consigliere

prefala commissione
air arcivescovo

affari

dalla

consegn

ecclesiastici,

rescritto

il

delegalo

qual

Stefani,

pegli

Zara

di

458

Pontificio

circa

la

soppressione de' monasteri.

11

detto,

14

detto.

Dair arcivescovo di Zara, qual delegato della S Sede,


fu spedito un esemplare
del rescritto Pontificio sulla
soppressione de' conventi all' arcivescovo di Spalalo, ed
agli altri undici vescovi della provincia.

Da

pubblici periti fu preso

il

quattro con-

dei

tipo

venti de'iRegolari.

16

Oggi festa di s. Anastasia, il consiglio de' nobili,


in numero di quarantadue, convocatosi, per acclamazione
aggregarono alla nobilt di Zara il co. di Thurn e tutta

detto.

la

famiglia, indi con essa

alla

detto.

messa solenne.
Il

Stefani,

vicario generale

ed

altri

Armani con

ufficiali,

monasteri delle monache


s.

di

Nicol e
s.

Domenico,

detto.

27

detto.

consigliere baron

recarono sopra luogo nei

si

di

il

Maria,

s.

di

di

s.

Francesco e

di

Catarina, di

s.

Marcella, e nei conventi di

di s.

ispezionare

21

recarono nella Metropolitana

si

Grisogono

s.

Giovanni, per

s.

locali.

L'arcivescovo nomin in cancelliere della curia


il
canonico Francesco D.r Segnanovicb, e in auditore
l'arciprete Giovanni Giurovich.

Furono

inviati

decreti circolari per rilevare lo stalo

delle rendite ecclesiasticbe.

9 Febhraro. Partirono da Zara per

Giovanni Vlatcovich di Zagabria, ed il


cesco Fustinioni, i quali col titolo di
siastici

due canonici,
paroco Don Fran-

Trieste

eccle-

superiori

campestri, destinali dal consiglio di guerra, per-

Dalmazia e l'Albania.
io detto. Giunse in Zara, fuggito da Corf, 1' arcivescovo
Francesco Fonzie donde part alla volta di Vienna per
mettersi sotto la protezione dell' Imperatore d' Austria.
22 detto. Primo giorno di quaresima. Per non esser giunto
corsero

il

la

predicatore italiano cappuccino, predic

drale quello dell'anno prossimo

nella

ancor

si

Giovanni

si

che

passato,

catte-

trovava qui in Zara.

8 Marzo. Nella chiesa


incominci
cristiana

ad

alla

dei PP. Terziarii di

insegnare

giovent

meniche dell'anno.

d'

in

lingua

ambo

s.

illirica

sessi

in

la

dottrina

tutte le

do-

~
4

detto.

da Venezia

Arrivalo

459

il

Serafino

P.

da Bovolenla

cappuccino cominci oggi le sue prediche quadragesimali. II commissario co. di Thurn, seguilo da molli
ufficiali, si rec nella melropolitana, ove fu ricevulo dal
capitolo e dal clero, con

aspersorio, alle porle di chiesa,

e falla l'adorazione all'aitar del


il

presbiterio,

ss.

Sacramento ascese

e pass a sedere nel fu Irono generalizio

coperto di strato e cuscini rossi, e rimase sino


della

predica.

comandante generale, con cui


fu stabilito che quattro fucilieri con due caporali debbano accompagnare il ss. Sacramento, ogni volta che

detto.

Sort un' ordine del

viene portato

li

alla fine

detto.
ritir

Il

agi' infermi

Sommo

nella

Pontefice

citt

di

da qualunque chiesa.

Pio VI part da

si

Siena, donde pass a Firenze, onde

poter esercitare liberamente

Ad

Roma,

la

sua giurisdizione papale.

mondo cattolico s'inesempio delle altre


cominci a recitare la colletta jpro Papa in tulle le
esposizioni del ss. Sacramento, nelle messe e nelle altre
citt

del

pubbliche preci, tanto in Zara,

quanto

nel

resto della

Dalmazia.

13

mentovato rescritto Pontificio il cons.


B. Stefani ordin alle monache di s. Nicol di evacuare
il
loro monastero, lasciandole in libert di passare ove
volessero La curia arcivescovile propendeva pel monastero di s. Marcella, ove vi sono 7 monache, che vivono in comune, e sono dello slesso Ordine di s. Chiara,
ma esse scelsero il monastero di s. Maria, ove si trova
una sola religiosa, e l vi si condussero colle loro robe.
ib detto II baron Stefani per commissione del co. di Thurn,
si port con due inorgneri ed ufficiali a visitare la chiesa,
sala ed orto di s. Rocco, la chiesa e sala di s. Michele,
la chiesa e sala di s. Antonio, la chiesa e sala di s. Donato,
la chiesa e sala di s. Domenico, e la chiesetta di s. Lorenzo.
i6 detto. Due ingegneri, V uno tedesco e V altro italiano, fecero la pianta e disegno della chiesa, monastero ed orto
di s. Nicol, con li tre vicini cimiteri, e la chiesa della
Grolla, inoltre il convento e l'orto di s. Francesco, la
pianta e disegno del convento ed orto di s. Domenico,
ed il tutto rassegnarono al governo.
i9 detto. A mezzora di notte, in tre carrozze, accompagnale
dal vicario dell' arcivescovo, e da due nobili matrone^
detto.

In

virt

del

460

Maria le Ire monache Clarisse di


s. Nicol, una conversa, quallro educande e Ire serventi
con tutte le loro sacre suppellettili, archivio, rohe, e
documenti di possesso dei loro beni, e persino le campane che indi vendettero per pagare i debiti del convento.
20 detto. Il monastero di s. Nicol oggi ridotto in quartiere militare, non esclusa la chiesa.
si

25

portarono

in

s.

Quasermone eu-

Nella Metropolitana nelle quattro sere

detto.

rantore fu per

prima volta introdotto

la

il

delle

caristico.

31

detto.

consigliere

11

di

governo baron Stefani, quale de-

legato pegli affari ecclesiastici,

Palme sino

ordin che dalla

Mercord Santo,

Dome-

ciurma delle
marinari dei legni pubblici, che si
due galere e tutti
trovano in porto, sieno esenti dai pubblici lavori perch
possano disporsi alla santa Pasqua
ed a tale effetto
nica delle

al

la

invi loro

cappellano del Forte.

il

5 Aprile, Gioved santo di sera la consueta processione delle


Quarantore in s. Giovannino, accompagnata dalla milizia.
6 detto. Ebbe luogo questa sera di Venerd santo le solile
processioni del Duomo e di s. Simeone.
7 detto. Sabbato santo. 11 Gloria della cattedrale fu salutato
secondo il consueto, col rimbombo dei cannoni.

8
13

Pasqua. Fu celebrata colla solennit


detto. Un avviso a stampa fu affisso sui
detto.

d'

uso.

cantoni

della

Maestro ex Provinciale Ostoja, Priore


di s. Domenico annunzia che il giorno 16 aprile si apriranno nel convento le pubbliche scuole di teologia e

con cui

citt,

il

P.

filosofia.

16

detto.

Furono

deliberate

al

pubblico

incanto

le

decime

Zara per anni tre e per quarantasette


mila lire venete, di buona valuta. '^')
16 detto. 11 Provveditore generale veneto Andrea Quirini,
che fu assai benemerito per aver saputo preservare la
ecclesiastiche di

nostra

citt

dall'

anarchia nella caduta della repubblica,

nominato presidente delT i. r.


arsenale marittimo di Venezia e direttore generale di
tutta r ufficialit e delle truppe marineresche venete, fece
pervenire in mano de' procuratori di questo corpo civico
una lettera, piena di sentimenti, di affetti e di gratitudine

ed

ora

*) Pari a

dalT Imperatore

fiorini

9083.

461

verso (lei zaralini, i quali in pegno di riconoscenza fecero oggi celebrare nella Metropolitana solenne messa
in musica, e la benedizione serotina del venerabile, pregando tulli per la conservazione e saluto della sua persona e di tutta la sua famiglia.

17

detto.

questi

In

giorni pasquali

truppa tedesca assistita


suo proprio cappellano adempie al precello pasquale
nella chiesa
di
s. Francesco, ed
in quella del Forte,
la

dal

mentre
nella

25

illirica

con

la

marinaresca

fa altrettanto

Metropolitana.

Ebbe luogo

processione delle Rogazloni presso


Metropolitana. Nella chiesa di s. Simeone il popolo

detto.
la

truppa

la

la

Zara fece celebrare solenne messa in musica per la


conservazione e salute dell' ex Provveditore generale
veneto Andrea Querini.
2 Maggio. Giunsero qui dalle Romagne alcuni sacerdoti
secolari e regolari, due Penitenzieri di s. Pietro, tre di
Loreto, e parecchi chierici dell' istituto di Propaganda,
di s. Girolamo, di Loreto ecc. scacciati come forastieri.
12 detto, i soldati nazionali in numero di 92 furono aqquartierati nel salone ed officine di s. Grisogono.
20 detto. Ad istanza dell' i. r. commissario aulico co. di Thurn,
e con assenso dell'arcivescovo fu destinata la chiesa
di s. Donato per magazzino di munizioni. Pria di consegnar le chiavi del tempio furono fatte estrarre dagli
altari le sei pietre sacre,
sacri arredi,
furono levali
di

e chiusa la scala santa.

23

due monaci

Grisogono P. Alessandro Balbi,


amministratore, e P. Veremondo Albani, vennero con decreto della commissione aulica interpellali, se il monastero era aggregato ai Benedettini di Venezia, ed essi

detto,

di

s.

risposero ch'erano dipendenti soltanto dall'abbate generale.

29

detto.

Dal tribunale

di

prima istanza

fu ingiunto,

consen-

ziente la curia arcivescovile, che in tutte le chiese ogni


d

ed

in tutte le

cassetta,

2 Giugno.

messe

una cerca con apposita

di

Corf Francesco Fenzi

si

qui

ritirato.

7 detto. La processione

secondo

faccia

per T ospitale della piet.

L' arcivescovo

in patria

si

del

Corpus

Domini ebbe luogo

prima volta le
salve dalla milizia nella piazza d'armi, mentre l'arciprete funzionante impartiva la benedizione col SanlissiniQ
il

consueto.

Si

fecero

per

la


altari

di

Catarina e di

s.

di

s.

10 Giugno, Venne
chiesa

10

Maria,

sugli

di

di

M. V.

Domenico,

s.

processione del Santissimo nella

fatta la

ceduta

polvere

di

Giovanni

s.

di

la

generale liukavina

al

chiesetta

Madonnina
del convento

della

spianata, spettante ai Terziarii

la

di

Michele,

s.

Barbara.

s.

requirita

per deposito

presso

di

Simeone.

s.

Venne

detto.

462

di

(dipinta

recchie iscrizioni

Zara, e perci venne levata V imagine

greca) e trasportata

alla

trovano

si

in

citt.

Pa-

essa chiesa, le quali in-

in

dicano non oscuramente essere stato portato dalla Giudea


e collocato nell'attiguo

romitorio

corpo

il

di s.

Simeone

giusto profeta.

13

Per festeggiare la solennit di s. Antonio venne


cantata una messa in musica in s. Francesco, con assistenza della banda militare, che assieme al cappellano
militare, e ad altri ufficiali dell'i, r. Reggimento Riera
hanno alloggio nel convento. Intervenne alla funzione
il co.
di Thurn.
28 detto. Dal comandante di piazza furono proibiti i fuochi
artificiali, soliti a farsi nella vigilia di s. Giovanni Batdetto.

tista^

di

Eligio e di

s.

s.

Pietro ap. ecc.

Luglio. La milizia ex veneta

nazionale ed

italiana,

qui

commemorazione del giuramento da essa


Tanno decorso in questo giorno alF Imperatore

residente, in

prestato

Francesco II fece a proprie spese addobbare e sfarzosamente illuminare la cattedrale^ e cantare solenne messa,
e celebrare T esposizione

serotina

Tinno ambrosiano. Intervennero


tre

generali e T

r.

milizia

rimbombo dei cannoni,


piazza del Duomo.
il

16

del

alla

venerabile col-

funzione

austriaca.

Si

invitati

fece sentire

e le salve di moschetteria nella

Arrivo in Zara di cinque cavalieri di Malta assieme


al gran
mastro, e qui si fermarono due giorni, indi
fecero vela col proprio vascello verso Trieste.
12 Agosto. La truppa austriaca dalla chiesa di s. Simeone,
pass ad ascoltar messa ne' giorni festivi in s. Francesco
detto.

Duomo.
22 Novembre. Fu oggi
indi in

campanile

di

s.

innalzato

di

angiolo

sulla

cima del

Simeone.

22 Decembre. Dopo ventidue


ordinazione

l'

sacri

anni

ministri.

si

vide

di

Ordinante fu

nuovo una
il
vescovo


di

463

Nona Giuseppe Gregorio

delegato

Scotti,

arci-

dell'

vescovo: gli ordinandi furono ollantadue, quali assieme


coi vescovo e cogli assistenti vestiti di abiti sacri si
recarono in processione alla chiesa di s. Catarina cantando il Veni creator e terminata la funzione, col canto
dolfinno ambrosiano accompagnarono il vescovo alla
residenza dirimpetto il convento di s. Demetrio.
a, 1799 17 Febhraro. Predicatore quadragesimale della cattedrale il P. Idelfonso da Verona, cappuccino.
28 Marzo. Proveniente da Lesina approd verso sera a questi
lidi un naviglio recante a bordo 1' E.mo Cardinale decano Giov. Francesco Albani con la sua corte, composta
di quindici persone. Profugo dall' Italia
pei trambusti
i

ricoverato s'era sull'isola di Lesina. Ivi fu lau-

politici,

temente

albergato

Mons.

da

scorta di alcuni pubblici

Stratico

legni

poscia

Zara, venne

da

spediti

colla

dove fu ricevuto con tutte le distinzioni


convenienti ad un principe della chiesa. Il successivo
giorno di Pasqua pontific nella cattedrale con grande

in

questa

citt,

solennit e concorso, facendo le truppe austriache

onori
in

piazza

sulla

tempio. La sera stessa

del

carrozza a visitare

il

Santuario

d'ammirazione per l'insigne

di

s.

reliquia,

Simeone^ e pieno
per

che possedono un tanto tesoro. Dopo

d'alcuni giorni, ripart

il

15

aprile

rec

si

la

sua

ravigliosa conservazione, se ne congratul con


tini,

solili

la

li

ma-

zara-

permanenza

volta di Venezia.

alla

21 Maggio. Fu oggi cantato un solenne Te

Deum

colf es-

posizione del Sacramento nella Metropolitana, in rendi-

mento

di

grazie per

striache in

fu

celebrata a spese di devoti la festa di

Luigi Gonzaga nella Metropolitana con grande solen-

nit,

26

au-

Italia.

28 Giugno. Oggi
s.

dalle armi

vittorie riportate

le

detto.

nuova musica e sfarzosa luminaria.


Giunsero in Zara i vescovi di Segna e

di

Veglia,

ed inoltre quattro canonici mitrati, assieme colla loro


corte per visitare il Santuario di s. Simeone. I due vescovi celebrarono dinanzi l'arca aperta con straordinario
concorso di popolo, e fecero atto di venerazione dinanzi l'insigne reliquia.
1

Agosto. Continuando

le

vittorie

delle armi

cantata solenne messa in musica nella

canto dell'inno ambrosiano in

fine,

austriache, fu

Metropolitana col

alla

quale interven-


nero
l'i.

ufficialit

r.

concorso

che

trovarono qui presenti, tutta


austriaca^ e l'ex veneta, con grande

generali,

tre

464
si

popolo. La sera vi fu poi

di

la

solenne bene-

dizione col Venerabile. La spesa fu sostenuta dai cittadini.

detto.

Oggi

furono dette molte

altre

che sacrificarono

militi,

messa solenne di Requiem, e


messe piane in suffragio dei

cantata

poi fu

loro

la

vita

difesa della re-

in

Nel mezzo della chiesa


ergevasi un magnifico catafalco, adorno d' insegne mi-

ligione e dei diritti del

litari,

10

Sovrano

e di sfarzosa luminaria.

Oggi son sei anni che non si apre la chiesetta di


s. Lorenzo martire, solita officiarsi in questo giorno e forse
pi non si aprir, essendo rimasta ascosa dalla casa

detto.

dinanzi ad essa da Ignazio Cerone, che prese

fabbricatavi
a livello

il

relativo fondo

dalla

famiglia Dinarisich, e-

rede Sorini.
1 Settembre Per ordine sovrano nella chiesa Metropolitana
fu cantata solenne messa coli' inno ambrosiano per ringraziare Iddio delle vittorie riportale dalle armi austriache
al Reno ed in Italia. Intervennero
tre generali e tutta
l'ufficialit austriaca ed ex veneta, facendo le i. r. truppe
sulla piazza del Duomo
consueti onori. La chiesa fu
addobbata ed illuminata a festa a spese del governo.
Vi fecero pure atto di presenza
cinque consiglieri di
governo, ed
tre giudici del tribunale.
8 detto. Ad istanza dei RR Padri di s. Giovanni il generale comandante Rukavina fece evacuare la chiesetta
della Madonnina eh' era stata empiuta di fieno per la
cavalleria, di modo che
religiosi ne riebbero il possesso, ne celebrarono la sacra odierna consueta funzione
della titolare, a cui intervenne molto popolo, e lo stesso
generale colla sua famiglia.
8 Decemhre. Giunse a mezzo del Patriarca di Venezia a
questa curia arcivescovile la notizia della morte del
Sommo Pontefice Pio VI seguita nella citt di Valenza
in Francia il di 29 agosto p. p. e partecipata la notizia
al governo, furono celebrati solenni funerali nella Mei

tropolitana,

e nelle

consecutivi

per

tutte le

campane

un' ora
delle

solenne circostanza
disuniti

dalla

de' Regolari,

chiese

continua^

tre

volte

chiese suonarono a
gir-

da s stessi

chiesa cattolica, poich

tre

in

ai

al

lutto. In
si

giorni

giorno,

questa

dichiararono

ripetuti

ordini


dell'

sempre

addietro

peli'

decisamente,

Romano
21

detto.

dal

campane cume fecero

tribunale di suonare le

r.

i.

465
in

dicendo,

simili

che

occasioni,

non

essi

rifiutarono

si

riconoscevano

il

Pontefice.

La solenne sacra ordinazione venne oggi celebrata


vescovo di Nona Giuseppe Gregorio Scolti dietro

delegazione

arcivescovo Carsana, divenuto impotente.


Sellanlasei furono gli ordinandi, e la funzione si tenne
nella

a.

dell'

chiesa di

Marcella.

s.

1800^ 1 Gennaro, La benedizione


dall'arciprete

Alle

Metropolitana

orazioni fu aggiunta

solite

eligendo

nella

Summo

della sera fu celebrata

secondo
anche la

il

consueto.

colletta

pr

Pontifice.

-^=*ft"''tta/*~^s^>-

II.

Notizie ecclesiastiche

desunte da una cronaca patria del secolo presente.

a,

7^

1800^ 1 Giugno. Festa delle Pentecoste. Invitato dal capitolo, fece solenni pontificali nella Metropolitana il vescovo di Tra mons. Antonio Pinelli^ zaratino.

9 Luglio

saltamento

di

si

fecero feste in Zara per celebrare l'e-

Pio VII

12 Decembre. Pass

al

supremo

pontificato.

all'eterna vita l'arcivescovo nostro

mons.

Giovanni Carsana.
14 detto. Grandiosi funerali pel medesimo.
16 detto. Tumulazione dello stesso nella tomba dinanzi P altare
di

17

s.

detto.

Anastasia.

Convocazione del capitolo, da cui

clamazione in vicario generale


diacono Giovanni Giurovich.
a.

a,

fu eletto

capitolare

per ac-

mons.

arci-

1801^ 20 Luglio. 1 militari occupano l'Episcopio.


1802., 26 Decembre. Invitato dal capitolo mons. Gregorina,
vescovo di Cattaro, fece solenne pontificale con omilia,
30


Gennaro.

466

governatore co. Gess coi consiglieri


governiali, le autorit giudiziarie e militari, intervennero
alla messa solenne in Duomo.
1 Luglio. Si diede principio alla predicazione domenicale in

a,

i803y

Il

Duomo.

Ottobre. Onomastico delF Imperatore Francesco.

Fu can-

messa solenne in Duomo con intervento di


autorit. Dietro convegno col capitolo le civili

tala

tutte le
si

col-

locarono nella platea della chiesa dal lato del vangelo^


vicino all'altare della ss. Annunziata;
parte opposta.
a.

Dopo

messa l'inno

la

Gennaro. Intervento
come Fanno decorso.

1804,

Ottobre, Pregato dal capitolo

di

le

militari

ringraziamento.

di tutte le autorit alla

il

vescovo

dalla

di

messa

Nona mons.

Giuseppe Scotti pontific in Duomo per l'onomastico di


S. M l'Imperatore d'Austria Francesco.
a, i805^ 13 Giugno. La processione del Corpus Domini fu
celebrata dall' arcivescovo di Gorfi Francesco Fenzi,
zaratino.
a,

1806, 11 Febbraro. Le truppe francesi con alla lesta il


generale Molitor occuparono Zara. L' episcopio occupato dai militari francesi e cos pure

a.

la

chiesa

di s.

Barbara.

1801^ 24 Agosto. Dietro la nomina del vescovo di Nona


Giuseppe Scolli in arcivescovo di Zara, seguita da parte
dell'Imperatore de' francesi Napoleone I il 10 luglio
1806, fu egli preconizzato dal Papa Pio VII.
1808, 7 Febbraro. L' arcivescovo prese possesso della sua
diocesi.

1818^ 9 Dicembre. Dopo l'assedio d'un mese le vittoriose


armi austriache nel giorno d' oggi, gioved, fecero in
Zara il fausto loro ingresso, guidate dall' in allora generale, poi tenente maresciallo e governatore della Dal^ mazia, Francesco de Tomassich.
a, 1817^ 1 (remz. Pass agli eterni riposi Tarcivescovo Scotti
4 detto. Grandiosi funerali furono celebrati nella Metropolitana, ove fu sepolto pel primo nella nuova tomba degli

a.

arcivescovi sotto
a,

il

trono arcivescovile.

1818 2 Maggio, giorno


le

acclamazioni e

gli

sabbato, alle ore 5 p. m. fra


omaggi del suddito amore e della
di

Sacre Maest di Francesco I


Imperatore e Re, e di Carolina Augusta Imperatrice
Regina^ fecero il loro solenne ingresso nella citt di Zara.
generale

esultanza,

le

detto.

467

Domenica, dopo aver

prescritti

le

MM.

LL. percorsa

la

miglior

recarono alle 10 a. m. alla Metrofestosamente arredata, ed ivi accolte nei modi

parte della citt,


politana,

si

dal

capitolo e clero, aventi alla testa, in sede


vacante, mons. arcidiacono Giov. Giurovich, assistellero

messa ed al canto solenne delf inno di grazie.


182 i., 4 Marzo. Da S. i\I. l'Imperatore venne nominato
ad arcivescovo di Zara Giuseppe Francesco di Paola
Now^ak, nativo di Semil in Boemia.
1822., 12 Settembre, Il suddetto venne preconizzato nel
Concistoro odierno dal Papa Pio VII.
1823., 12 Gennaro. Fu consacrato e ricevette il sacro
pallio nella cattedrale di Budweis da quel vescovo Eralla

a.

a.

a.

nesto Ruzicka.

13 Maggio

accompagnato dai deputati del


canonici Ercegovich e Torato, ed il
Simeone Livacovich,
quali gli an-

Giunse a Zara

nostro capitolo,

mansionario don
darono incontro sino a Fiume.

25

detto.

Domenica

della

ss.

Trinit, fece

processionalraente dalla Collegiata

il

di

solenne ingresso
s.

Simeone

nella

Metropolitana, e prese possesso. Mons. vicario Giurovich


lesse un discorso latino d'inaugurazione.

Trovandosi nel massimo disordine il palazzo arcivescovile, fu presa a pigione dal governo la casa Bortolazzi, dove ora ha sede Ti. r, tribunale provinciale, e
questa dovette servire d'interinale abitazione dell'arci-

vescovo.
a,

duomo solenne consacrazione del


Mons.
Filippo Bordini, arcidiacono
vescovo di Sebenico,
e vicario d Scardona. Consacrante fu l'arcivescovo,

1827

.^

26 Novembre.

assistenti

In

canonici seniori del nostro capitolo Bianchi

e Mischialo.
a,

1828.,

Gennaro. Cess

di

vivere

in

et

anni

76

il

Giurovich arcidiacono e vicario arcivescovile, dopo di aver consumato 50 e pi anni di vita


laboriosissima all' educazione della giovent, al servigio
della chiesa, ed alle opere di carit.
1829j 24 Novembre. Giunse da Vienna la notizia ufficiale
della nomina sovrana del professore di pastorale Paolo
Miossich in vescovo di Spalato-Macarsca, e dell' i. r.
consigliere di governo e canonico titolare di Gorizia
dottor Giovanni

di

Antonio Giuriceo

in

vescovo

di

Uagusa.


a.

468

1830, 27 Marzo. Sabbaio sitieites. In congregazione cacanonici Antonio Bianchi,


pitolare, ove furono presenti
Giovanni Mischialo, Angelo Torato e Giovanni Bercich
venne letta la Bolla 30 giugno 1828 di Leone XII contenente la concentrazione ed organizzazione delle diocesi della Dalmazia, in forza della quale il nostro arcivescovo acquist il titolo e la giurisdizione di ine(ropolita di tutta la Dalmazia, e la chiesa nostra divenne
i

Metropolitana

29

detto,

tutta

di

la

provincia.

suddetti canonici, formanti

litano

recarono

si

al

metropo-

capitolo

palazzo arcivescovile, e fecero atto

congratulazione col prelato per

di

il

la

nuova ed

alla

di-

gnit conseguila.

i3 Luglio. Mons. Paolo Miossich, neoelelto vescovo di Spalato emise la prescritta professione di fede nelle mani
deir arcivescovo-metropolita nel sacello del suo palazzo.

i6

prelodato Monsignore fece

giuramento civile
nelle mani di S. E. il Governatore nella sala del governo.
Arriv a Zara una deputazione del capitolo di Spalato.,
composta del vicario Dudan, del canonico Drasich, e di
altro sacerdote, per complimentare il proprio vescovo,
ed assistere alla sua consacrazione.
8 detto. Domenica. Solenne consacrazione del vescovo di
Spalato Paolo Miossich, eseguita da mons. arcivescovo
metropolita. Il consacrando fu assistito dai canonici sedetto.

niori
a

Il

a.

Metropolitana

fu

parala

festa.

m. pass a miglior vita il Sommo


Pontefice Pio Vili Francesco Saverio Casliglioni.
Dicembre. Venne chiuso il conclave.

30 Novembre
14

La

Bianchi e Mischiato.

il

1831^

7,

politana

ore 9

p.

9 Gennaro. Solenni

per l'anima

del

defunto

funerali

nella

Metro-

Nei primi

Pontefice

due giorni celebr messa cantala un canonico nel lerzo


r arcivescovo ponlific e si fecero le cinque assoluzioni di
metodo con intervento di tutte le autorit civili e militari. Grandioso catafalco, guarnito delle insegne pon;

tificali,

10

detto.

del

detto.

e di

molta luminaria.

Messa sohnne con assistenza pontificale, e canto


Veni creator per T elezione del nuovo Papa.

Venne

solennit di

gran pompa ed apparato

festeggiata con
s.

la

Anastasia, patrona delf arcidiocesi, e li-

lolare della Metropolitana.

Il

professore

dell'i,

r.

gin-

^
nasio

10

Spalalo don Giuseppe Ivacich fece

di

della

469

il

panegirico

santa.

Aprile.

Solenne

pontificale

Duomo

in

per

festeggiare

Gregorio XVI Mauro Cappellari al supremo pontificalo. Intervennero alla funzione tutle le
autorit civili e militari in stretta galla. L'elezione del
Papa ebbe luogo il 2 febbraio p. p. Tre sere continue
fu illuminala tutta la citt, specialmente le chiese ed il
r esaltamento

di

seminario.

12 Agosto. Pass

fra gli estinti

barone de Tomassich

il

governatore della Dalmazia

et

in

anni 70.

d'

cappella del palazzo governiale


vestila

13

detto.

tulle

di

Furono

detto.

Ielle

sua salma, riccamente


insegne e decorazioni militari.
molle messe nella cappella ardente in

funebre convoglio, a cui precongregazioni laiche e religiose, gli

Solenni funerali,

sero parte tulle


di

istituti

nella

deir illustre defunto.

suffragio

14

le

Fu esposta

la

If

li

un

educazione.,

battaglione

del

reggimento

barone Gepperl, T artiglieria, il capitolo^ il clero, e l'arcivescovo vestilo d' abiti pontificali, passando per la
piazza d'armi s'avvi alla metropolitana, ove stava
eretto nel mezzo un grandioso catafalco, fornito di busti
guerreschi e d'armi d'ogni specie, nonch di molta e
splendida luminaria. Vi si ascendeva per 14 gradini sopra
cui eravi una mensa guarnita d'iscrizioni, conlenenti le
gesta del defunto Su

di

questa fu innalzata

la

bara guar-

insegne e decorazioni militari. L'arcivescovo


solennemente,
e fece anche le assoluzioni prepontific
nita

delle

dal

scritte

a.

rituale.

Fu sepolto

una tomba appositamente


1831^ 12 Ottobre. Arrivo
civile

cimitero

nel

dall'

in

costruita.
a

Zara del nuovo governatore

e militare conte Lilienberg.

preceduto

comunale

arcivescovo

si

capitolo ed

Il

il

clero

recarono a palazzo per

complimentarlo.
a.

1835^ 16 Gennaro. Fu celebrata con grande apparato e


luminaria

la

lesta

di

s.

Anastasia.

]l

panegirista

fu

il

Comisa don Giuseppe Guglielmi.


4^ 6 e 6 Marzo. Triduo nella metropolitana per T Imperatore nostro Francesco 1, gravemente infermo. Esposizione serotina del ss. Sacramento con preci relative,
paroco

recitate

di

dall'

arcivescovo, e con

autorit e folla di popolo.

intervento

di

tutte

le

ore 3 p

Ile

detto.

recando F infausta
seguita

il

470

m.

giunse

notizia

corr.

dell'Impero, ed

cui

in

da Vienna,

corriere

morie

della

giorno

cui

un

dell'

Imperatore,

prese

egli

le redini

l'augusto suo genitore


l'Imperatore Leopoldo. La funesta notizia pose in lutto
7

e lesse messa piana

fecero
stite

atto

lasci

lutti

gli

10 l'arcivescovo discese

ore

alle

eletto^

le

e furono sospesi

citt,

la

tutta

in

per

presenza

di

l'augusto

affari.

nella cattedrale,

defunto, alla quale

autorit civili e militari, ve-

le

lutto.

9 detto. In tutte le chiese urbane si celebrarono


messe per l'anima dell'estinto Imperatore.
S detto. Vennero affissi ai cantoni della citt
chirografi
del nuovo Imperatore Ferdinando I, figlio del defunto,
coi quali eman le sue prime sovrane disposizioni pel
governo dell'Impero.
10 detto. Primi funerali nella metropolitana pel defunto Imperatore. La chiesa addobbata a lutto. Un magnifico mo numento fu eretto nel mezzo della navata principale per
7^

cura ed a spese del governo.


indi

quelli

di

e finalmente
defunti

s.
il

dopo

autorit.

le

Secondi funerali. Tutto come

detto.

Terzi funerali.

ufficio

Il

tumulo.

jeri.

come

tutto

al

sopra.

Venne per

pompa funebre da splendidissima luminaria.


messa pontificale un elogio funebre dell'au-

Pietro Bottura.
di

dei

la

della

pagnia

Simeone,

Musica islrumen-

gusto defunto venne letto dal professore

Un

di filosofia

battaglione dMnfanteria, ed una

cannonieri stavano schierale intorno

Le salve di uso
13 detto. Esequie pel medesimo
detto.

s.

eseguite dai canonici e dall'arcive-

detto.

Prima

Michele,

s.

Splendida luminaria nella chiesa ed intorno

accresciuta

14
16

di

che pontificale solenne colle prescritte

di

scovo. Intervento di tutte

11
12

religiosi

Francesco, poi il collegio di


capitolo cantarono V intero

cinque assoluzioni
tale.

Esequie

in

quella

di

nella

s.

chiesa di

al

s.

don

com-

tempio.
iVlichele.

Francesco.

Simeone. Venne anche qui innalzato dal militare un sontuoso monumento,


consistente in una piramide tronca sopra quattro gradini
sormontata da un urna^ ornata delle insegne imperiali,
con ai lati quattro busti di guerrieri, armali di archibugi, spade ed altre artiglierie. La chiesa addobbala

detto.

Funerali nella collegiata

di

s.

La funzione

lutto.

471

dal

esejjuita

fu

g^o-

di

cons<j;Iiere

verno, canonico titolare di Gorizia Giuseppe Godeassi.


Die(ro volere dell'arcivescovo vennero fatte anche le

16
20

cinque assoluzioni. Musica con organo.


detto. Funerali pel medesimo in s. Maria.
Aprile. Seconda festa di Pasqua. L'arcivescovo pontific
in Duomo alle ore 11
per solennizzare l'anniversario
natalizio

di

M. T Imperatore, che cade

S.

Intervennero tutte le autorit in


12 Agosto. Oggi partirono alla volta
dalmati,

cesco

ff.

podest

di

galla.

deputali

I.

e padre nostro

dell'esaltamento

Zara, Leonardo

di

al

Fran-

trono di

deputati furono Antonio

Spalato, Biagio de Ghetaldi,

verno per

Vienna

di

Sovrano

rallegrarsi

Ferdinando

figlio

nizza
di

e per

stretta

di

duplice incarico, di condolersi cio

al

perdila dell'augusto

della

suo

destinati

lutto

19 del corr.

ai

Dudan podest

consigliere di

r.

i.

Cer-

go-

Ragusa, ed il co. Ivanovch per


commissione avr alla testa il vescovo di
Sebenico mons. Filippo Bordini il quale part da Zara,
la

citt

di

Cattaro. La

via
a.

di

terra,

il

corr.

1836, 19 Aprile. Natalizio


nando L Tutte le autorit
recarono

si

omaggi

di

al

palazzo

ecclesiastiche^ civili e militari

solenne pontificale, ch'ebbe

officine,

di

umiliarono

all'Imperatore, rappresentato dal

fedelt

16 Agosto. Festa

ed

governiate,

vernatore co. Lilenberg; indi


al

M. l'Imperatore Ferdi-

S.

di

devozione.

accorsero

gli

alle

fine

go-

ore 11 intervennero
coli'

Chiusi

abitanti alle

gli

tutt'

inno di grazie.
i

negozii e le

chiese a pregare per-

Signore allontani dalla citt nostra il fiero morbo


cholera che dal giorno 19 luglio invase la citt di Sebenico, Spalato e Tra mietendo una quantit di vittime
umane.
26 Agosto. Primo caso di cholera, portalo da Bencovaz a
Zara nella casa al N.r 149.
12 Settembre. Tredici casi di cholera in Zara.
13 Dicembre. Solenne istallazione delle tre nuove dignit e
di quattro canonici della Metropolitana, nominati da S. M.
r Imperatore in data 24 novembre p. p. nelle persone
ch

di

il

Angelo Torato qual proposito

dt^l

nuovo

capitolo, di

Giovanni Bercich qual arcidiacono, di Luigi Pini paroco


di Rogosniza
qual decano, di Matteo Santich, Matteo
Scarich, Marco Malelich e Francesco Giuriceo, quali


canonici.
assistette

472

La funzione fu esegnita dall' arcivescovo, che


alla messa cantala delf arcidiacono, trovandosi

infermo il preposito, che fu istallalo per procura.


. i857, 11 Maggio. L'arcivescovo celebr messa di Requiem per l'anima del vescovo di Lesina Mons. Giovanni

Scacoz, passalo giorni addietro agli eterni riposi.


8 Giugno, L'arcivescovo nostro Giuseppe Francesco Novvak,
venne assalilo da nevralga universale, ed il rev.mo
arcidiacono Bercich fu nominato pro-vicario generale.
24 detto. Battesimo solenne d' un ebreo, eseguito in Duomo
dall'

arcidiacono e vicario Bercich.

Agosto. Gran parata militare e messa


glione eretto nel Forte per

la

letta

felice

sello

partenza

il

di

padiS.

M.

Ferdinando da Vienna alla volta di Milano per ricevere


la corona d'Italia. Per lo stesso scopo la Comune con
lutte le autorit si port in s. Simeone per assistere ad
una messa cantata.
5 detto. Oggi poi nella Metropolitana^ recitato T itinerario
prescritto dal rituale, fu cantata solenne messa dal preposilo per lo stesso oggetto.

31

detto.

In

me^zo ad una commozione universale, accompa-

governatore co. Lilienberg, dal capitolo


dal clero e da gran quantit di popolo, mons. arcivescovo nostro, in istalo d' infermit, part per Trieste
col piroscafo Baron Sliirmer, per rivedere la patria e
respirare quell'aria che forse potrebbe ridonargli la primiera salute.
2 Novembre. Trovandosi in rislauro la chiesa Metropolitana,
le funzioni festive si celebrano in s. Maria, e le feriali
gnato da S. E.

Duomo.
1889^ 15 Gennaio. Fu celebrata
nella

a.

sagrestia del

solennit di
11

24

il

s.

panegirico

Anastasia dal rev


fu

recitalo

dal

colla

mo

P.

solila

pompa

la

preposito Bercich.

Zoilo Monti zaralino.

Giunse da Vienna la nomina del decano capitolare


Luigi Pini a vescovo di Sebenico. Alle ore 11 il capitolo ed il clero si recarono in seminario a complimenlarlo, essendo egli rettore di quell'istituto.
21 Marzo. Questa sera di gioved si diede principio in Duomo
agli esercizi spirituali. L' oratore quaresimale P. Paolo
cappuccino. Mattina e sera vi fu discorso ogni giorno
detto.

fino
le

al

mercord santo

funzioni

coli'

di

mattina,

inno di grazie.

in

cui furono chiuse


30 Giugno. Processione
la

jrenerale a

s.

Simeone per ottenere

pioggia.

7 Luglio, Processione
la

473

di

ringraziamento a

s.

Simeone per

pioggia ottenuta.

Un

fulmine colp

campanile di s. Francesco ed
arrec gravi danni al coperto della chiesa.
Novembre. Oggi fu aperto il nuovo seminario diocesano
Zmajevich Con decreto 24 ottobre a. e. del rev.mo
detto.

il

ordinariato arcivescovile, rappresentato dal vicario Bercich,

furono

feriti

sciolti

tutti

dair anno

sin

gli

1827

stipendi, che venivano


ai

chierici

diocesani

condalla

fondazione Zmajevich, perch poco corrispondenti allo


scopo del fondatore, ed invece furono concentrati 18 o
pi

tratti

preferibilmente dalla campagna, sotto

un sacerdote, in un edifizio preso a pigione, acciocch venissero educati nello spirito ecclesiastico, e sorvegliati ed assistiti negli studi, pei quali
avessero a frequentare il pubblico ginnasio ed il liceo.
I/edifizio fu la casa a s. Demetrio al N.r 149. L'istituto assunse il titolo di seminario piccolo diocesano
Zmajevich. A rettore fu destinato il sacerdote CarloFederico Bianchi. La spesa stabilit.i dal prefato decreto
non deve oltrepassare l'importo di fior. 3000 all'anno,
che devono essere esborsati dall' amministratore della
fondazione Zmajevich.
1840, 22 Novembre. In Duomo solenne consacrazione del
preposito e vicario mons. Giovanni Bercich in vescovo
di Cassia
in partibus infidelium., destinalo ausiliare
la

a.

chierici,

direzione

di

dell'arcivescovo

Nowak

assente per infermit.

Consa-

Sebenico Mons. Luigi Pini.


a. 1841., 6 Febbraio. Pasi^ da questa vita il governatore
conte Lilienberg, compianto da tutta la citt.
7 detto. Fu esposto nella sala del palazzo vestito da generale con tutte le decorazioni ed insegne militari.
8 detto. Grandiosi funerali in Duomo. Il convoglio formalo
crante fu

da tutte

il

le

vescovo

di

corporazioni religiose e laiche, da

tutti

gli

passando per la
piazza d'armi prese la via della Metropolitana, ove fu collocata la bara sopra ricco e magnifico catafalco. Intervenne
vestito d'abiti pontificali, e celebr soil vescovo Bercich
lenne messa, facendo pure le assoluzioni di metodo. Fu
sepolto con tutti gii onori nel pubblico cimitero in una
istituti

d'

educazione, da

tutta la milizia,

~
tomba

474

apposilanienle nel mezzo,

eretta

chiusa da una

marmorea con

lapide

la

quale

venne

iscrizione.

// Novembre. Solenne traslazione d una reliquia di s. Tilo


primo apostolo della Dalmazia. Jeri. accompagnato da
un canonico del nostro capitolo approd a queste rive
il

naviglio, che

Oggi

portava

razioni vi presero parte con


riva

ed inni

al

portava

il

il

corteo

durante

si

Signore.
alla

dopo

del santo,

a.

tutti

24

d'abiti pontificali. Arrivalo

che

il

in

reliquario fu collocalo

rive-

celebrata

omilia

pubblici funzionari.

la

a s.

Simeone per

pioggia.

Levata l'imagine della B. V. Annunziala e collocata suir aitar maggiore. Dopo pranzo preci per la pioggia.
detto. Domenica. Processione generale colla imagine per

detto.

lo

slesso scopo.

2 Settembre. Solenne ringraziamento

solenne

messa,
onore

fu

1849^ 11 Giugno, Processione generale


ottenere

21

s.

vescovo lesse un

il

di

di

rentemente nel santuario. Vedi I voi. a pag. 164.


i848, 1 Maggio. Solenne pontificale in Duomo con le
Deiim per festeggiare la solenne pubblicazione dello
Statuto costituzionale, dalf augustissimo Imperatore nostro Ferdinando I concesso ai propri stati. Intervento
di

a.

vestito

cattedrale,

quale

la

reliquia.

Tutte

Grisogono, via di
Duomo, cantando salmi
vescovo ausiliare mons. Bercich

11

reliquario.

sacra

le corpopopolo immenso, e partendo


cattedrale passando per la

avviarono alla
piazzetta marina, per la via
via del
s. Antonio, via larga,
dalla

la

generale processione.

indetta

fu

Venezia

da

in

Venezia.

la

quale intuon l'inno di grazie.

detto,
lore,

Cholera

per

la

resa

arcivescovo celebr messa pontificale, dopo

di

L'

Duomo

in

Zara.

giunte da Venezia

Due persone

affette

del

rio

ma-

con barca privata, furono tras-

portate nell'ospitale.

12 Ottobre. Alcuni
stra

14

detto.

casi di cholera

si

manifestarono nella no-

citt.

Fu

levata l'imagine della B. V. del Castello e tras-

con solennit al Duomo, ove fu


collocata all' aitar maggiore. Si diede principio alle pubbliche preci dinanzi la benedetta immagine, mattina e
sera. Si cominciarono collette per la confezione d' una
nicchia di legno dorato pel trasporto dell' immagine, e
portata

direttamente

475

d'una gran corona d'argento.


ralini fu anche adenipiulo.

21 Novembre. Messa
giorni

sati

g' istituti

Solenne

detto.

rendimento

e coir intervento

la

coli'

l'apertura di

per

la

guardia nam. solenne processione generale


le

e la

autorit,

immagine prodigiosa, e riposizione

nel suo santuario.

con due canonici

pontificali

grazie

di

tutte

di

citt

medesima

della

segui

cessazione
pontificale con omilia e Te Deum

Alle ore 4 p.

per tutta

Duomo

in

pasmezza con

afflisse nei

educazione.

d*

del cholera. Alle ore 1

zionale.

morbo che

il

za-

dai

immagine.

sacra

la

nostra citt, oggi alle ore 9 e

la

messa e Veni Creator


lutti

dinanzi

pontificale

1 Decemhre, Essendo cessato

volo emesso

II

arcivescovo

L'

in

abili

precedeva l'im-

in tonicella

magine.
a.

a.

1860^ 26 Agosto. Domenica. Oggi ebbe luogo la solenne


istallazione del nuovo paroco-piovano di s. Simeone
Carlo-Federico Bianchi.
1861^ io Gennaro. Cess di vivere il benemerito cittadino Gian Giuseppe Filippi, avvocato e presidente della
fabbriceria della Metropolitana, divotissimo di

Luglio. Processione generale a


la

a.

31

Simeone per ottenere

s.

i82^ 29 Gennaro. Questa mattina alle ore 9 pass agli


eterni riposi mons. Luigi Guglielmi, neoeletto vescovo
di Verona.
detto.

in

Duomo

ad un corso

Chiusura

20

detto.

s.

23

16

dei

medesimi

Simeone
in

cui

della

religiosi

in

S.

principio

esercizi spirituali.

comunione generale.

con

diedero

lingua slava,

esercizi spirituali

gli

nei

giorni 20,

21,

22

furono chiusi con comunione generale.

16 Giugno. Preghiere in Duomo per


19 detto. Ilem in s. Simeone.
in

Francesco.

in

s.

Michele.

in

Duomo

per

la

la

serenit.

ottenuta

grazia

serenit.

Ottobre. Pontificale
di

di

medesimi

18 e
20, 2/ e 22 detto. Item
25, 24 e 26 detto. Item
29 detto. Ringraziamento
/7,

pel suddetto prelato.

padri gesuiti Ayala e Basile diedero

detto.

in

Duomo

Funerali in

19

Anastasia.

grazia della pioggia.

1/ Marzo.

/4,

s.

in

Duomo, ricorrendo l'onomastico

M. l'Imperatore Francesco Giuseppe

I.


16

476

Domenica alle ore 8 dinanzi Parca aperta di san


Simeone assistette ad una messa letla dal pievano, S. A.

detto.

Serenissimo Arciduca Massimiliano, Fratello del nostro


Jmperalore Francesco Giuseppe, test arrivalo da Trieste
con seguito.
a. 1863^ 25 Febbraio, Solenne Te Deum in Duomo e nelhi
Collegiata in rendimento di grazie a Dio, che ha salvata la vita al nostro Imperatore, aggredito a Vienna
da un assassino.
Settembre. Solenne ricognizione della veneranda reliquia
di s. Simeone Giusto, e coittemporaneo adattamento di
il

uu bellissimo cristallo, in sostituzione delle quattro lastre


di vetro, che formavano T invetriata della santa Arca
La ricognizione venne falla dalf arcivescovo Giuseppe
Godeassi, assistilo da una commissione a ci da lu isliluila con decreto 2 settembre corr. Della solenne ricognizione fu esteso il relativo atto in doppio originale,
di cui un' esemplare
venne poslo dal pievano sotto il
cuscino, sul quale poggia il capo del santo. Per le formalit osservale nella ricognizione vedi Fondra
Storia
di s. Simeone p. 379.
1854, 24 Aprile. Solenne pontificale in Duomo con Te
Deum pel matrimonio dell Imperatore Francesco Giuseppe celebrato a Vienna con Elisabetta principessa di
:

a.

Baviera.
a.

11 Febbraio. Domenica

1855.,

di

sessagesima. In

Duomo

solenne promulgazione della Bolla dogmatica dell'Immacolato foncepimento di M.


omilia

recitata

aitar

s.

vanni Bercich., vescovo

di

Sebenico, morto

canonica della diocesi

Luglio.
sione
dal
detto.

capitolo

Il

B. V.

del

si

Maria Ss.

di

il

rec oggi

Castello^
la

maggiore.

Simeone per mons. Gio-

in

della

13

immagine sulf

L'

funerali

visita

Pontificale con

dall'arcivescovo. La chiesa sfarzosamente

addobbata ed illuminata.
Musica istrumentata.

2^ Gittgno. Solenni

V^ergine Ss.

giorno
in

durante

30 maggio

processione

onde impetrare

preservazione

alla

la

p. p.

chiesa

coIT interces-

della

citt

nostra

cholera.

L'arcivescovo,

golare,

le

il

capitolo,

il

confraternite, le arti, ed

portarono

tutti

^anti, alla

Collegiata di

in

processione,
s.

clero secolare e re-

immenso popolo,

cantando

le

litanie

si

dei

Simeone onde implorare da

477

Dio coll'ajuto del sanlo nostro {iroletlore la grazia di


essere preservali diil chlera. che minacciava d' invadere
la nostra cill.
Fu cantala messa votiva solenne dal
pievano con intervento di tutte le autorit, dopo la quale
tulli prestarono allo di venerazione alla sacra reliquia,
indi

Tulla

ritornarono

Duomo

in

collo stesso canto delle litanie.

prese parte a questa devotissima e commovenlissima supplicazione. Da oggi incominciarono le


cill

la

corporazioni,

le

arti,

le

dinanzi Tarca aperta,

coniarono

Ottobre.

oggi
in

s.

Il

cholera,

che grazie

cantar

far

durante questo

cui

114 aperture

tino

per

famiglie a

messa

mese

si

d'arca.
al

Cielo fu assai benigno,

considera del tulio cessato. Solenne ponlificale


Simeone per celebrare la festivit del santo. Im-

si

menso numero di forasleri.


28 detto Messa solenne di ringraziamento
intervento di tutte

autorit

le

in s

Simeone, con

immenso per

e popolo

la

cessazione del cholera

30 Novembre,

questo mese furono celebrale molle messe


coir arca aperta in ringraziamento per la cessazione del

a,

In

morbo.
1866, 11 Febbraio. Viene partecipala al clero la notizia
essere stalo conchiuso un concordalo tra il Papa e l'Imperatore d'Austria.

26 Marzo Terza

festa

di

Pasqua. Solenne consacrazione

mons. Pietro Maupas, eletto vescovo


tificante r arcivescovo coli' assistenza

di

Sebenico. Pon-

di
di

due dignitari

capitolari.

4 Maggio, Solenne

Duomo con Te Deum

pel

pace in Europa.
Agosto. Giunse a Zara S. E. Alessandro barone de Bach,
ristabilimento

pontificale in

ministro

della

austriaco

dell'Interno.

Visit

il

santuario

di

Simeone, pel quale estern la sua ammirazione. La


domenica seguente ascoll messa davanti la santa arca.
26 detto. Arrivo a Zara di S. E. barone Hiibner, ambasciatore austriaco presso la corte di Parigi, reduce da Vienna,
nel suo viaggio da Trieste a Mapoli. Visit il santuario
di s. Simeone, ed estern la sua ammirazione pel bellissimo gruppo dell'arca sostentila dagli angeli.
7 Settembre. Domenica. Solenne consacrazione in Duomo
d mons. Caloger vescovo di Callaro. Pontificante Tarcivescovo coir assistenza del capitolo,
s.

478

Solenne pontificale in Duomo peli' onomastico di


S. M. r Imperatore, con intervento di tutte le autorit.
8 detto. Solenne pontificale in s. Simeone.
10 Decemhre. Ore 2 p. m. Arrivo a Zara di S. A. il Principe Carlo di Baviera, fratello di S. M. la nostra Imperatrice Elisabetta. Visit il santuario di s. Simeone,
accompagnato dal governatore barone de Mamula.

a.

Ottob^e,

1867^ 5 Marzo, Si diede principio


corso

detto.

in

s.

Simeone ad un

lingua italiana.

Si diede principio nella chiesa suddetta ad un corso

prediche quaresimali in lingua tedesca.

di

16

prediche quaresimali

di

in

detto.

Domenica

quaresima. Si cominci a celebrare

III di

Simeone l'orazione delle quarelativo. L'oratore don Stefano

prima volta in
rantore con sermone
per

la

s.

Buzzolich.

16 Maggio. Festa

della

minci a benedire
offrono

Traslazione
per

capitolo,

al

al

di

s.

Simeone.

S' inco-

prima volta le rose, che si


clero, al magistrato e all' arcila

vescovo, quali intervengono in processione alla funzione.


24 Luglio. Un lord inglese visit oggi il santuario di san
Simeone, e dopo di aver ammirato il venerando monumento della santa arca dichiar essere questo, dopo quello
dei Re Magi della cattedrale di Colonia, il primo in
i

Europa per ricchezza

magnificenza.

Simeone. Fu per

prima volta cantala la vita del santo in lingua slava durante la prima
messa solenne. Alle ore 8 celebr mons. Caloger vescovo di Cattaro
alle ore 9 fece altrettanto mons.
Maiipas vescovo di Sebenico. E l'uno e l'altro prelato
fecero atto di presenza, vestili di abiti pontificali durante

Ottobre. Festa

di

s.

la

la

solenne messa che fu alle 11

civescovo

assistito

ore celebrata dall'ar-

dai capitolari.

24 Dicembre. La prima messa

solenne

in s.

Simeone

al

botto

Grande

mezzanotte dopo il canto


concorso di popolo. Tutta la chiesa illuminata. Q^^sta
funzione della mezzanotte, che sullo scorcio del passato
secolo venne smessa, fu oggi ripristinata con decreto
del

della

matutino.

deir ordinariato.
a.

1858^ 15 Gennaro. Solennissma, secondo


la

16

festa

detto.

di

s.

Sontuosi

austriaco

Anastasia
funerali

Radetzky,

in

in

il

consueto fu

Duomo.
s.

Simeone

morto a Monza

il

pel

maresciallo

giorno

5 corr.


Grandioso catafalco
armi,

pontific
senti

trofei

di

479

mezzo
emhlemi

in
di

delia

ornalo

chiesa,

militari.

L'

arcivescovo

coir assistenza del capitolo e del collegio,

tulle

autorit

le

La milizia

schierata

durante

funzione.

la

civili

in

e militari

campo

fece

di

pre-

gran parata.

in

salve di onore

le

16 Marzo. Elena Dibri, morendo lascia al pievano di s. Simeone una casa al civ. N.r 163 colT onere di 76 messe
annue.

27 Agosto.
P.

maestro generale dell' Ordine dei Predicatori


Alessandro Vincenzo Jandel, con altri due domeniIl

trovandosi

cani^

anche

in

visita dei

conventi dell'Ordine, visit

Simeone, ne vener la
reliquia ed estern la sua ammirazione.
28 Novembre Domenica I d'Av. I religiosi della compagnia
di Ges Padre Ayala e Padre Basile diedero in s. Simeone un corso d' esercizi spirituali con grande frutto.
8 Decembre. Chiusura dei detti esercizi con benedizione
papale, indulgenza plenaria, ed universale commozione.
26 detto. Solenni funerali in s. Simeone per la morte di
il

nostro santuario di

Ollavio de Pellegrini,
chiesa stessa
a,

la

s.

quale lasci

in

testamento

alla

sua casa sita presso

la

colonna

san

il

Simeone coli' onere di 12 messe annue.


1869^ i Marzo. Nomina sovrana del generale
ziani

in

di

co.

Mar-

luogotenente interinale del governatore civile e

barone Mamula, assente per fisica indisposizione.


detto. Arrivo del medesimo a Zara.
30 Aprile. Questa sera si diede principio in s. Simeone al
mese Mariano. Il P. maestro Giantommaso de Haro da
Siracusa, domenicano, tenne eloquente discorso ogni
sera per mezzora.
SO Maggio. Preghiere pubbliche in s. Simeone pel nostro
Imperatore, che parte per l'Italia alla lesta dell'armata
contro il Piemonte e l'Italia. L'arcivescovo, il capitolo
ed il clero si portarono in processione alle ore 5 e mezza
nella collegiata, e dinanzi Tarca aperta cantarono T itimilitare

io

poscia

nerario, indi le litanie dei santi,

civescovo
dell'

in

arca ed esposto

lenne benedizione,
di

pontificali.

vestiti

il

indi

Ss.

preci dall' ar-

Chiuse dippoi

Sacramento

fu

riaperte le coltrine

venerazione della reliquia da

bliche autorit.

le

tutti,

coltrine

le

data
si

la

so-

fece alto

anche dalle pub-


7 Luglio. Ore 8

a.

480

sino le 9.

Bombardamento

di

Zara

francese Impetuose della por64 cannon-, arrivala quesla mattina da Lussin-

per parie della pirofres:^ala


di

tala

piccolo,
la

dove stazionala

la

francese.

flotta

Domandala

restituzione del bark francese Raoul Nantes

predato

vapore austriaco Principe Eugenio, ed esistente nel


nostro porto da circa un mese, ed avendo ricevuto ridal

Pontamica
cominci a cannoneggiare la citt con qualche danno,
indi alle ore 9 se ne part. Grandissima confusione rec
fallo, che pose in grande scompiglio le autorit tulle
il
e la popolazione, nel supposto che la fl<4la francese avesse
a comparire. Ma alle ore 6 p. m. venne partecipata da
Verona la notizia di un armistizio conchiuso tra l'Imsposta negativa,

la

fregata

dietro

ritiratasi

peratore d'Austria e l'Imperatore de' francesi Napoleone ni, il quale era accorso colla sua armata in ajulo
deir

ed

Italia.

in

tutti

Dopo

di

ci

rientr

che a

abitanti,

gli

calma nelle autorit


poco a poco si ridussero
la

donde per la maggior parte avevano evaso.


5 Agosto. Ritorno a Zara del barone Mamula luogotenente
in

citt,

permesso.
6 detto. Giunse a Zara S. A.
in

rale

del

genio. Visit

la

I.

R. l'arciduca Leopoldo,

gene-

fortezza, indi parti per Trieste.

Ottobre. Solenne pontificale celebralo dall'arcivescovo

in

Simeone. Grande concorso di forestieri dalla provincia.


a. 1860, 4 Marzo. Preghiere pel Sommo Pontefice Pio IX,
minaccialo nel suo dominio temporale dal Re di Piemonte e dair Imperatore dei francesi, Napoleone III.
30 Aprile. Solenne apertura del mese Mariano in s. Simeone.
Predicatore il P. Giangiuseppe Decostes d. C. d. G. Fu
esposta la statua del Rosario, col bel cuore d' oro, dos.

natole dai devoti

20 Maggio. Domenica.
meone.

Presenza

magistrato.
logia

Il

Tanno

scorso.

Solennit della Traslazione


dell'

arcivescovo,

clero

di

s.

Si-

pubblico

panegirico recitato dal professore di teo-

Giorgio Avoscani.

8 Giugno, Domenica. Chiusura

del

mese

Mariano in san
ore 8 la messa e fece

Simeone. L' arcivescovo lesse alle


la comunione generale dopo la quale furono distribuite
alcune imagini di Maria Ss. La sera discorso con TeDeum.
e distribuzione dei ricordi, (uande concorso e commozione generale.

481

nuove cinque camSimeone, celebrata dall'arci vescovo Godeassi.

9 Settembre, Consacrazione solenne


pane

in

A spese
fuse

s.

della

nella

patrini,

delle

chiesa, e colle elemosine dei fedeli furono

Colbacchini

fonderia

scelli

fra

Bassano.

della parochia,

notabili

di

furono

gnori Giovanni Serniitz, ed Edoardo Bergner

i.

consigliere di finanza, Giuseppe

r.

Ferrari-Cupilli,

gliere di contabilit e Pietro Abelich,

si-

con-

Domenico Vilezich

del tribunale provinciale,

siglieri

cinque

i.

r.

consi-

consigliere

mu-

I nomi
dati alle campane sono: s. Simeone,
Maria Vergine Immacolata, s. Stefano, s. Girolamo e
s. Zoilo. Ciascuno dei patrini regal alla chiesa fior. 20.
24 detto. Solenne benedizione delle nuove cinque campane
del Duomo, celebrata dall'arcivescovo. I loro nomi sono:
Anastasia, s. Donato, s. Grisogono, s. Simeone e
s.

nicipale.

Girolamo.

s.

con Te Deum per


le riforme politiche costituzionali, accordate a tutto l'impero da S. M. r Imperatore con diploma 20 ottobre corr.
a. 1861, SO Aprile. Solenne apertura del mese mariano in
s. Simeone, predicatore il P. Sagrini d, C. d. G. da Imola.
16 Maggio. Traslazione di s. Simeone. Il panegirico venne
detto dal P. Sagrini. Il testo
Et Spiritus Sanctus erat

28 Ottobre Solenne

pontificale in

Duomo

in eo.

2 Giugno, Chiusura
stribuzione

mese mariano con

del

Dez^w

e di-

imagini e ricordi.

d'

6 Agosto. Processione generale

s.

Simeone per ottenere

grazia della pioggia.

la

7 detto. Cominciarono

25

Z(3

Ordinata

detto.

la

tridui

nelle

chiese per

la

colletta per l'arcivescovo che

pioggia.
si

trova

infermo a Vienna.

27

detto.

80

SI

Messa cantata

in

Duomo

Preci in

s.

Simeone

detto.

per T arcivescovo.
coli'

arca aperta per Io

stesso.
1
2.^

Settembre. Item

la

sera benedizione e preci pel medesimo.

detto. Preci in

s.

Maria per

Io stesso.

Arrivato la mattina da Vienna l'arcivescovo nostro


gi*avemente infermo, e trasportalo con poltrona dai nostri

detto.

artieri

al

palazzo, la sera alle ore 7 e

mezza placida-

mente rese l'anima a Dio. La sua morte, che tosto fu


annunziata colla campana maggiore da tutte le chiese,
pose

in

lutto

tutta

la

citt,

31

482

7 detto. Il suo corpo, dopo che fu imbalsamato, venne esposto nella sala arcivescovile pontificalmente vestilo.
Furono celebrate molte messe nella cappella contigua.

Solenni

Luned.

detto.

defunto. Cantalo

levala alle ore

bara,

la

per

dei morti, secondo

T ufficio

10

Duomo

funerali in

fece

si

il

l'illustre

praticato,

giro di tutta la citt

il

il

Sebenico Mons. Pietro Maupas invitato dal capitolo celebr la messa e fece le prescritte assoluzioni.

vescovo

di

Splendidissimi furono
parochi,

circondato

sontuoso

catafalco

10

faci.

finestre

le

da

feretro portato da

Il

guardie

militari

presbiterio fu

nel

36

doppieri e da
botteghe,

funerali.

Tutta

citt

la

addobbate

d'onore.

Il

48

chiuse le

a lutto,

fu

deposto nella tomba degli arcivescovi sotlo

al

suono

il

p.

m.

trono,

campane.

delle

Ordinata

detto.

da

illuminato

bruno. Alle 4

otto

colletta

la

nuovo ar-

per l'elezione del

civescovo.

li

detto.

Fu

eletto

Tommaso
8

vicario generale capitolare

in

il

canonico

Martincich.

Simeone, celebrato da mons.


Sebastiano Francovich, vescovo di Sion, vicario apo-

Ottobre. Pontificale

stolico

in

s.

Bosnia, invitato

della

Fu

pievano.

dal

assistito

da tre canonici e da due mansionari.

25

M. l'Imperatrice Elisabetta, consorte del nostro


Imperatore Francesco Giuseppe I, reduce dal suo soggiorno di Corf per oggetto di salute, oggid alle ore
12 arriv a Zara al rimbonibo del cannone ed al suono
di tulle le campane. Col seguilo si port alla metropolitana, e di l dritto a s. Simeone, ove inginocchiatasi
dinanzi la santa arca, che in queif istante venne aperta,

detto.

S.

fece orazione. Dalla chiesa


le

mura

alla

diresse

si

marina, e montalo

il

carrozza per

in

vapore, se ne part

per Venezia.
a.

1862^ 7 Gennaro. Tommasina ved.


la

sua casa,

Simeone per

via
la

6 Febhraro. Arrivo

206, alla chiesa


spesa delle Quarantore.
s.

in

Ranieri, cugino di

dente

del

Visit tosto

Marcella

Zara
S. M.

consiglio
il

dei

santuario

dal governatore.

fiiocina lasci in

di
il

san

A. l'arciduca d'Austria
nostro Imperatore, presi-

S.

ministri,
di

morte
di

s.

lenente

Simeone

maresciallo.

accompagnalo

483

Aprile. Grandi funerali

in s.

siriaco principe

litari.

le

SO

la

Sonluoso

chiesa. Inlervenlo

La truppa schierata
salve

solile

Simeone

d'

pel maresciallo

lutto

di

in

con

calafalco

campo

Irofei

in

mi-

superiorit

le

au*

dal cappel-

Vindischgrtz^ celebrali

di

lano di guarnigione.

mezzo

e T artiglieria fecero

onore.

Solenne apertura del mese mariano. Predicatore


il
P. Gio. Zerboni d. C. d G.
16 Maggio. Fu celebrata in s. Simeone la solila festa della
Traslazione del santo con panegirico dello da Gio. Devich.
20 detto. Giunse a Zara mons. Pietro Maupas, vescovo di
Sebenico nominato da S. M. ad arcivescovo nostro in
detto.

data

ove
Il

24 febbraio
fu

Visit

p.

p.

il

santuario

di

ricevuto dal pievano colle dovute

giorno seguente part

una radunanza

stere ad

alla
di

volta

di

Simeone

s.

onorificenze.

Roma

per

assi-

vescovi.

21 detto. Preconizzazione del medesimo, seguita oggi a Roma.


16 Giugno. Ricevette a Roma il pallio arcivescovile.
6 Luglio. Arriv a Zara da Roma l'arcivescovo di Durazzo
mons. d'Ambrosio. Celebr messa all'arca di s. Simeone,
e fece atto di venerazione dinanzi la sacra reliquia.
9 detto Ritorn oggi da Roma 1' arcivescovo nostro monRicevuto dal capitolo e dal
signor Pietro Maupas.
donde, dopo breve
clero, si rec alla metropolitana,
orazione, si port a s. Simeone, e ricevuto debitamente
dal pievano, e falla preghiera al santo, consegn allo
stesso un breve di Pio IX con cui venne concessa indulgenza plenaria perpetua nelle feste di s. Simeone, 4
febbraio ed 8 otlobre. Questo giorno islesso part alla
volta di Sebenico per congedarsi dalla primiera sua
diocesi.

24

Agosto. Domenica. Solenne ingresso di mons. arcivescovo


P. Maupas. Fu praticalo lo slesso cerimoniale, che si
usalo nell'ingresso fallo dal suo predecessore.

5 Settembre. Solenni

funerali

celebrali in

s.

Simeone

dal

cappellano della guarnigione pel defunto maresciallo austriaco conte Nugend, con maestoso calafalco, ornato
di

militari

campo, e

trofei.

La

l'arliglleria

truppa

d' infanteria

schierata nel

fecero le salve d'onore

alle

as-

soluzioni.
a.

1863.,

30

Aprile. Apertura del

meone. Predicatore

il

P.

mese

Banchich

d.

mariano
C. d.

G.

in

s.

Si-


16 Maggio. Fu

celebrata con solennit, e colla benedizione

Simeone.

rose

la

traslazione

professore

di

teologia Gregorio Raicevich.

delle

24

484

detto.

Istituzione

in

di

s.

Simeone

s.

della

panegirista

II

Opera

Pia

della

propagazione della fede.


31 detto. Chiusura solenne del mese mariano in s. Simeone.
La communione generale fu falla dall' arcivescovo. La
sera Te Deum,, distribuzione d'immagini e ricordi.
9 Luglio, Processione generale a s. Simeone per la pioggia.
io detto. In Duomo fu levata l'immagine delT Annunziata e
trasportata all' aitar maggiore. Preghiere per la pioggia.
a. iH64^ 30 aprile. Solenne apertura del mese mariano.
Predicatori a vicenda P. Anselmo e P. Giustino dei MM. 00.
addetti al convento di s. Francesco.
5 Giugno. Solenne chiusura dello stesso con comunione
generale, e distribuzione d' immagini di Maria Ss. La
sera discorso, benedizione con Te Deum e distribuzione
ricordi.

di

8 Ottobre. Solenne
vescovo

Il

pontificale dell'arcivescovo in

Sebenico

di

mons.

Zafl'ron

vi

s.

Simeone.

assistette

in

cappella del santo.

13

detto.
ce.

a,

La

d'

arca con

messa solenne

pei

pubblici impiegati.

rr.

1866,^

apertura

solita

16 Gennaio. Venne celebrata


apparato

solenne

sionario della

la

festivit

collegiata

di

di

s,

colla

solita

Anastasia.

Simeone don

s.

pompa
Il

man-

Girolamo

Caranton da Zara intesseva l'elogio della santa patrona.


25 Marzo. Oggi ebbe luogo nella Melr(politana la solenne
consacrazione di mons. Angelo Krnijevic dei mm. oo.

vescovo

eletto
l'

di

Metellopoli, e vicario apostolico del-

Ercegovina.

13 Aprile,

liistaurata la cripta del

Duomo, oggi

fu aperta per la

prima volta alla pubblica divozione. Ricorrendo il gioved


santo, dopo la messa pontificale, la processione si avvi
per la navata laterale destra indi per la navata principale,
e discese nella cripta, ove fu deposto il Ss. Sacramento
nel tabernacolo.

14

detto.

Venerd

all'aitar

15 Maggio.

s.

Altrettanto

maggiore
Si dato

la

si

fece anch' oggi, riportando

santa Ostia.

principio alla

demolizione dei

locaP

Seminario Florio e di alcune casette contigue, e ci


per l'erezione del Seminario Teologico Provinciale.
del


18 Agosto, Giorno

485

natalizio

M.

Tlmperalore. Oggi si
alla fabbrica del Seminario colla solenne
benedizione della prima pietra.
Novembre. Arrivo del nuovo governatore civile e militare
Barone Francesco Filippovich, Tenente Maresciallo. Alle
ore 10, appena posto piede a terra, s'invi, assieme a
di

S.

diede principio

tutte

autorit civili

le

riva,

Deum

militari,

Metropolitana,

alla

cantato

dinanzi

al

Benedizione. Finita

alla

colto

prest

ed

capitolo

il

il

debito

il

ove
la

al

lo ricevettero

alla

solenne

Te

assistette

al

Sacramento esposto, ed

Ss.

funzione, l'arcivescovo rac-

clero,

omaggio

che

si

rec

al

ove

palazzo,

nuovo governatore.

19

detto.

23

Pontefice Pio IX. Solenne Pontificale col Veni Creator,


detto. La direzione del Seminario diocesano Zmajevich
fu

Apertura

affidata

del

Giubileo di

Padri

ai

oggi venne aperto


nasiale degli alunni

30

giorni concesso

dal

Compagnia di Ges, ed in
l'istituto. Anche
l'istruzione
ginvenne loro affidata. li locale contidella

nua ad essere quello delle Scuole Normali, finch sar


terminata la fabbrica del Seminario Teologico.
23 detto. Solenne apertura della Dieta Dalmata. Pontific
r arcivescovo in Duomo messa solenne col Veni Creator,
Intervennero

tutl'

deputati preceduti

dal

governatore,

a cui furono prestate le onorificenze solite a farsi

nella

nostra Chiesa.

24

Processione a s. Grisogono, ove venne cantata


messa solenne da un capitolare con assistenza pontificale, e con intervento del Municipio e della scolaresca.
a. 1866^ 16 Gennaio, Solennit di s. Anastasia. 11 panegirico
fu recitalo dal Direttore del Preparandio di Borgo Erizzo
don Stefano Buzzolich.
24 Giugno, Solenne Pontificale in Duomo con esposizione del
Ss. Sacramento e preghiere pel felice successo della guerra
contro la Prussia e l'Italia. Intervennero tutte le autorit.
12 Agosto, Domenica. Solenne consacrazione del vescovo di
Lesina mons. Giorgio Dubocovich, fatta da S. E. l'arcivescovo nostro Pietro Maupas coll'assistensa dei vescovi Giovanni Zaffron di Sebenico, e di Vincenzo Cima
detto.

Vicario e proposito

di

8 Novembre. Benedizione

Macarsca.
della

nuova cappella

del cimitero

con assistenza di due


canonici, con intervento del municipio e di molto popolo.

comunale,

fatta

dall'arcivescovo


li

Rendimento

detto.

486

grazie alla B. V. della Salute

di

essere cessato ogni pericolo

Trasportata l'imagine

alle ore 10. La

tificale

stessa per tutta

18

Rendimento

detto.

stata
a.

la

la

d'

introduzione del Cholra.

Duomo

in

fu celebrata

messa pon-

solenne processione colla

sera

citt.

di

grazie

Simeone per essere

s.

nostra citt preservata dal Cholra.

1861^ i2 Giugno. Part per Trieste l'arcivescovo nostro


per recarsi a Roma^ onde assistere alla Centenaria fedei

stivit

Ss. Apostoli

indirizzo del

capitolo,

ed una

tefice

ofi'erta al

28 Luglio. Con Breve

Port seco un

Pietro e Paolo.
clero

fedeli

medesimo

pontificio

di

al

1200

di

detto.

franchi in oro.

IX

la

nostra

alla dignit

secondo ordine cogli annessivi privilegi.


Ritorno dell' arcivescovo da Roma a Zara.
Con Breve Pontificio di simil data venne accordala

Basilica

detto.

Sommo Pon-

questa data

di

chiesa metropolitana venne innalzata da Pio

26
SO

per

di

Sommo

dallo

stesso

della

Basilica la

Pontefice

Cappamagna

ai

Dignitari

violacea,

In

e Canonici

Mozzetla vio-

Croce ottangolare, Puso del rocchetto, delle


calze paonacee, e colare relativo. Con altro Breve della
stessa data venne accordato ai Vicari Corali l'uso della
Mozzetta nera e d'una decorazione ovale coli' imagine
e la

lacea,

di

s.

Anastasia.

i8 Agosto. Condotto
logico^ oggi,

termine Tedifizio del Seminario Teo-

giorno natalizio

di

S.

M. l'Imperatore, fu

solennemente inaugurato ed aperto.


19 Settembre. Partenza delT arcivescovo alla volta di Vienna,
invitato ad assistere ad una conferenza dell'episcopato
austriaco sopra V argomento del Concordato. Ebbe il
vescovo di Sebenico por compagno di viaggio.
i7 Ottobre. Ritorno dell'arcivescovo assieme al vescovo di
Lesina 11 Podest e il Capitano Distrettuale lo complimentarono sul piroscafo.
i iSavembre. I Padri Gesuiti cogli alunni del Seminario diocesano fecero passaggio dai locali delle Scuole normali
ai locali del Seminario Zmaievich vicino al Duomo, ove
avevano sede gli alunni del Seminario Teologico centrale,
quali oggi presero alloggio nel nuovo Seminario.
a. 1868, 24 Febbraro. Solenne istallazione
dei Padri Capi

puccini nel loro antico ospizio

V. del Castello.

e nella

chiesa

della

B.

Deum

22 Aprile. Solenne Te

487

duomo

in

per

nascila

la

Pesi di una principessa austriaca.

29 Giugno Fu oggi

Roma

in

pubblicata

la

bolla

di

Pio IX

con cui pel giorno 8 dicembre 1869 vengono invitali


tulli
vescovi della Cristianit ad un Concilio Ecumei

nico da

SO

celebrarsi

nella

Basilica Vaticana.

il locale
presso il campanile del Duomo
oggi alle ore 10 am. si fece solenne apertura di un
Gabinetto di lettura pel clero. Alla presenza dell' arcivescovo mons. Maupas, di tuli' i soci e del Preside
della Fabbriceria Dr. Natale Filippi, il preside della di-

Luglio. Rista urato

rezione del

canonico

Gabinetto,

Bianchi

Carlofederico

lesse un discorso inaugurale, a cui rispose l'arcivescovo

analogamente.
8 Agosto. L'arcivescovo, il capitolo ed il clero fecero visita di congedo al Luogotenente Baron Filippovich, sollevato dall'incarico di governatore.

19

Oggi

detto.

alle

ore

12, giunto

col

piroscafo

ordinario

nuovo governatore e comandante militare


della Dalmazia Giovanni cav. Vagner, fu ricevuto alla
marina dal Comune e da tutte le autorit civili e militari, e fu accompagnalo alla Basilica Metropolitana, ove
da Trieste

fu

il

luogo consueto,

nel

assislette

al

intonato dall'arcivescovo dinanzi

20

detto.
si

onori, e preso

accolto all'ingresso coi dovuti

Oggi

alle

ore 9

rec a palazzo

1'

il

Ss.

esposto.

arcivescovo col capitolo e clero

prestar

posto

solenne inno di grazie,

omaggio

al

nuovo

go-

vernatore.

Duomo

per

l'apertura

Dieta

22

detto.

a.

provinciale con T intervento del governatore e dei deputali.


1869^ 12 Marzo. L'arcivescovo nostro part per Fiume

Pontificale

in

della

piroscafo di guerra^ a capo della deputazione provinciale, destinala a complimentare l'Imperatore Francol

cesco
altri

della

Giuseppe; e
deputati, cio

giunta

il

17 ritorn a Zara assieme agli


Luogotenente Wagner, il Presidente

li

cav. Pelrovicb,

ed

il

Podest co. Cosmo

de Begna coi due assessori municipali Pietro Battara,


e co. Giovanni Fanfogna.
30 detto. Oggi venne dalfi. r. Genio Militare riconsegnata
al
s.

consiglio di fabbrica della Metropolitana la chiesa di


Donato, ch'era da molti anni tenuta in affitto dal

medesimo per scopi

militari.


11 Aprile.

capitolo col clero alle ore

Il

palazzo

488
per

arcivescovile

prestare

10

a.

il

debito

m.

rec

si

al

omaggio

persona dell' arcivescovo al Sommo Pontefice Pio


IX, che in questo d compie il suo Giubileo Sacerdotale;
dopo di che vi fu solenne pontificale in Duomo colCinno
di grazie, e benedizione del Ss.mo la sera con splendida
nella

luminaria

interna ed

esterna.

Tutte

le

campane della
10 am. nel cui

suonarono a festa dalle ore 8 alle


frattempo il Papa celebrava a Roma la sua seconda
messa novella. Alle ore 8 pm. grande accademia nella
sala del seminario Provinciale, ove furono declamale
citt

parecchie

composizioni

poetiche

latine,

italiane,

slave,

tedesche, inglesi e francesi in onor di Pio.

4 Maggio,

Giunse in Zara col proprio piroscafo s. Altezza


Napoleone del fu Girolamo, ed il giorno seil principe
guente visit la Basilica metropolitana, chiedendo conto
della sua fondazione e dei varii
oggetti d'arte, che
r adornano.
del giubileo universale
/ Novembre. Apertura in Duomo
in preparazione del concilio Ecumenico Vaticano.
16 detto. Arrivo del vescovo di Sebenico Giovanni Zaffron^
e di quello dell' Ercegovina mons. Kraljevich diretti a

Roma
i9

pel

concilio.

Arrivo di mons. Pooten.^ arcivescovo d'Antvari,


di mons. Raffaele i" Ambrosio di Durazzo, mons. Dodmassei di Alessio, mons. Caloger di Spalato, e mons.
Dubocovich di Lesina, e dopo breve fermata proseguirono oggi per Trieste diretti a Roma pel Concilio.
24 detto. L'arcivescovo discese nella Basilica alle ore 7
a. m. e recitato dal capitolo e clero T itinerario prescritto,
diede la benedizione al popolo, indi fatta orazione alla
B. V. a s. Anastasia e al Ss.mo, accompagnalo dalla
detto.

Comune,

dal capitolo,

suono festivo delle campane s'avvi


Grisogono, e fatta orazione al Ss.mo
diresse alla marina, donde alle ore 8

dei vicini villaggi,

chiesa di

alla

ed

al

part

^6

*^

Santo,

s.

si

dal clero, preceduti dalle bandiere

al

per Trieste diretto a

Roma

pel concilio,

accom-

pagnalo dal professore d teologia don Casimiro Forlani.


Novembre. Arrivarono i mons. ri Vincenzo Zubranich,
vescovo di Ragusa, e Giorgio Markich vescovo di Cattaro, e proseguirono per Trieste alla volta di Roma
pel concilio.

489

8 Dicembre. Solenne
licano

ed

sotto la

presenza

alla

del

parli

apertura del concilio Ecumenico Vapresidenza del glorioso pontefice Pio IX

mondo,

^^ella

solenne fu cantato
della

900

di

il

Padri,

nostra

convenuti

dopo

Basilica

Veni Creator

da tutte

le

messa

la

dinanzi all'imagine

V.

Immacolata, collocata sul maggior altare.


Questa sera si cominci una novena apposita pel prospero successo del concilio con discorso e litanie.
a.

B.

1870^ 16

Gennaro.

festivit

di

nasio don
titolare

celebrala colla

Anastasia.

Il

solita

cattechisla

Giacomo Boglich intesseva

le

dell'

lodi

pompa
i.

la

gin-

della santa

e patrona.

5 Giugno. Usc
titolo

s.

Fu

luce a Zara un giornale ecclesiastico col

in

= La Dalmazia

poggiata

ad un

cauzione

di

Cattolica La redazione fu apcomitato di persone ecclesiastiche. La

metodo venne prestata

nell' importo di fiodall'arcivescovo e dai vescovi comprovinciali.


i9 Luglio. Giunse da Roma un telegramma dell' arcivescovo,

rini

mille

proclamazione del dogma dell' infallibilit del Pontefice, avvenuta jeri nel Concilio Vaticano.
27 detto. Ritorno dell'arcivescovo, e dei vescovi Caloger
e Dubocovich da Roma. Splendide feste per la citt.
Solenne Te Deum. La sera concerto musicale nella piazza

con cui annunzia

dell'erbe,

la

luminaria e fuochi d'artificio.

Alle ore 2

p.

m. giunse con piroscafo da guerra S E.

barone Rodich, destinalo a governatore civile e militare


della Dalmazia, e fu accompagnato al palazzo da tutte
le autorit civili e militari. Dopo di che
egli si rec
a far atto di visita a S. E. T Arcivescovo.
28 detto. Tutto il clero preceduto dall'Arcivescovo alle ore 9 si
rec

SO

al

palazzo governiaie per far omaggio

al

governatore.

Settembre. Oggi s' incominci in tutta la diocesi a fare


speciali preghiere pel Sommo Pontefice Pio IX, tenuto
quasi prigioniero nel Vaticano dal governo italiano.

28 Novembre. Messa

di

Requiem

in

Duomo

in

vescovo di Ragusa mons. Zubranich, morto


a Trieste il d 15 del corr. dopo lunga malattia.
1871., 77, 18 e 19 Marzo. Solenne triduo in Duomo in
onor di s. Giuseppe, dichiarato Patrono della Chiesa
universale da Pio IX con suo decreto degli 8 dicembre
1870. Solenne pontificale il giorno 19 con analogo di*
scorso e indulgenza con benedizione papale.
sufiPragio

a.

pontificale

del


a.

490

187 ly 16 Giugno. Oggi T immortale Pontefice Pio IX comvigesimo quinto anno di suo Pontificato. Feste
grandiose, e sontuose funzioni in tulle le chiese della

pie

il

citt

e della

diocesi.

16
finalmente il 18
sogono,

il

in

giorni

14^

Michele,

il

s.

15 e 16 in s. Gri17 in s. Simeone^ e

metropolitana furono

nella

solennizzati

con istraordinaria pompa e apparato, musica e luminaria.


reliquari del santuario delia Basilica furono oggi
Tutti
esposti sopra gradinate suU' aitar maggiore. Solenne pontificale, musica istrumentale,
discorso, indulgenza plenaria colla henedizione papale, acclamazioni al Pontefice.
La sera benedizione solenne del Ss.mo con Te Deum^
indi musica luminaria e fuochi artificiali.
19^ 20 e 21 detto Trduo in s. Maria per lo stesso oggetto.
22, 23 e 24 detto. Triduo alla B. V. del Castello per lo
slesso oggetto. L'arcivescovo sped in questi ultimi giorni
un telegramma al Pontefice deponendo ai suoi piedi
i

voti

suoi e quei

citt,

eti

il

del

Padre

s.

capitolo,

del

clero e di

mezzo

del

cardinale Anlonelli

tutta

la

suo segretario corrispose con afettuoso ringraziamento


per telegramma.
14 Settembre. Apertura della dieta provinciale con messa
pontificata da S. E. l'arcivescovo.
arcivescovo ricevette dal Sommo Pontefice
24 Ottoh^e.

molti arredi sacri, cio apparati, calici d'argento, pissidi

e biancherie per uso delle chiese povere,

furono anche
a.

quali oggelli

distribuiti.

i872, 16 Gennaro. Fu oggi festeggiala con gran pompa


la

solennit

Panegirista
bissich.

della
il

martire

nostra

per

la

parali,

Musica

dei

primi autori. Gran

tire

la

s.

Anastasia.

la

calca di popolo.

dell'addobbamento,
ricchezza degli ap-

arredi sacri ed utensili.

passione

di

l'uditorio

il

di

e a

quaresimale tesDuomo, si fece sen-

predicatore

Maria Ss.

una forte scossa

lutto

l'estetica

sfarzosa luminaria, e per

22 Marzo. Venerd. Mentre


seva

patrona

professore ginnasiale don Agostino Gru-

Ammirazione universale per

28

in

terremoto, che incusse spavento

tutta

la

citt.

Aprile. Partenza da Zara per Vienna di S. E.

il

nostro

arcivescovo cardinale Rauscher, onde prendere parte ad una conferenza di vescovi per affari ecclesiastici.

arcivescovo, invitatovi

dall'


26

detto.

491

Arrivo a Zara e partenza per Vienna dei vescovi

ZafFron e Dubocovich per Io slesso scopo.

29

detto.

Mons. Markich, vescovo

di

Callaro oggi parli allo

stesso scopo.

16 Maggio. I suddetti fecero ritorno a Zara.


8 e 9 Ottobre. Zara visitala dall'arciduca d'Austria Alberto.
La Basilica, s. Donato, le chiese della B. V. del Castello, di s. Maria e di s. Simeone furono l' oggetto di
sua ammirazione.

16

detto.

Zara

arciduca
la

d'

Basilica, indi

Modena Francesco V,

di

s.

Donato, poscia
apertura della

s.

benemerito

della

Basilica

avvocali,
detto.

la

la

presidente

della

Solenni funerali

in

ecc.

provinciale con

morte del dottor


della

Metropolitana, Preside della

membro

sua attenzione

Simeone

dieta

messa pontificale e Veni Creator.


1818^ 12 Gennaro. Lutto generale per
Natale Filippi,

14
22

duca

Austria con seguito. Attir

6 Novembre. Solenne
a,

dal

visitata

fabbriceria

Camera

degli

Dieta Provinciale ecc. ecc.

Duomo

peli' illustre

defunto.

Solenne benedizione della seconda grande campana


della Basilica, rifusa a Bassano nella fonderia di Pietro

detto.

Colbacchini.

i7 Febbraro. Funerali

in

Duomo

pelia

defunta

Imperatrice

Imperatore Francesco I.
Grande catafalco eretto nel mezzo, e solenne Pontificale.
12 Marzo. Alle ore 9 p, m. Lunga e forte scossa di lerremuoto.
2 Dicembre. Venne solennizzato nella Basilica il Giubileo
di S. M. r Imperatore Francesco Giuseppe I, il quale
compie in questo giorno il XXV anno del suo impero.
Carolina Augusta, vedova

dell'

Te De/nn. Dopo di che tulle le autorit


prestarono il debito omaggio al governatore bar. Rodich.
1874^ 16 Gennaro. Fu oggi solennizzata colla solita
pompa ed apparato la festa di s. Anastasia II canonico
capitolare Gregorio Raicevich tesseva le lodi della marlire patrona. La musica della grandiosa messa del maestro
Pontificale con

a.

Felice Rossi.

9 Marzo. L'arcivescovo
di

29

Vienna, invitato

per Fiume diretto alla volta


conferenza dei vescovi austriaci

parli

alla

intorno alle nuove leggi confessionali.


detto. Ritorno dell' arcivescovo a Zara,

scovo

di

Ragusa mons.

Zafi'ron.

assieme

al

ve-


13 Aprile, Solenne messa
vescovo in suffragio
7

i7

25
7

492
di

Requiem

pontificata

dall'

arci-

vescovo di Lesina Giorgio


Dubocovich, morto li 21 marzo p. p.
Maggio. Solenni funerali per la morie delT insigne Iellerato e patriota Nicol Tommaseo, morto a Firenze il
d 1 maggio corr.
Mor in Arbe il sacerdote diocesano di Zara
detto.
Giovanni Gurato, una volta cancelliere di questa curia
arcivescovile. Lasci la sua preziosa biblioteca al capitolo metropolitano, che in pegno di gratitudine stabil
un' anniversario perpetuo in Duomo per l' anima sua.
Giugno. Partenza di S. E. il nostro arcivescovo per Roma
ad limina. Fu accompagnato da tutto il clero sino al
vapore alle ore 8 a. m.
Luglio. Ritorno dell' arcivescovo da Roma.
Settembre. Da parte dell' L r. commissione centrale per la
conservazione dei monumenti antichi arriv qui in Zara
spedito da Vienna l'ingegnere architetto D.r Hauser, il
quale tosto

si

del

recato in

Duomo

e coli' assistenza dello

scrivente e di due membri della fabbriceria ha esami-

nato

Basilica e

la

Donato

s.

espresse ripetutamente essere

in
di

tutte

le

grande

sue parti. Si
importanza la

loro conservazione, ed essere in ispecie molto interes-

Donato per la sua particolare struttura ed antichit. Promise di far tutto il possibile perch la commissione si adoperi efficacemente pei progettati ristauri della Basilica, ed in quanto a s. Donato
rassegner le sue vedute alla commissione.
16 Dicembre. Il P. Roberto Menini, cappuccino, diede oggi
sante

tempio

il

di s.

Duomo

solenne missione, la quale


arrec gran frutto spirituale, e termin col giorno 27.
Ebbe per socii delle sue fatiche il cappuccino P. Raimondo,
principio

in

ad una

e mons. Bartolini canonico onorario della cattedrale di

Trento.
a.

i87^
con

15 Gennaro. La festa di s. Anastasia fu celebrata


la solita pompa. II P. Lombardini della compagnia
di Ges ha tessuto 1' elogio della santa patrona. Nella
seconda parte con grande maestria e con rara destrezza
illustr

le

principali

memorie

della

nostra

patria,

e la

soda divozione dei nostri padri verso la nostra eroina.


10 Aprile, Questo giorno di sabbaio l' Imperatore Francesco
Giuseppe I giunse a Zara. Alle ore Ila. m. un colpo

493

cannone annunzi il prossimo arrivo di S. M. l'Imperatore nostro, che venendo da Fola incominciava il
di

viaggio

divisato suo

avevano

corporazioni

le

Dalmazia. Gi tutte

in

preso

posto

le

autorit

nella

Basilica

Metropolitana, sfarzosamente addobbala e splendidamente


illuminati!

del

ed

gi l'arcivescovo in abili pontificali

capitolo
il

appressavasi

alla

nuova,

la

le

militare erasi

piazza e

la

via

dei

tempio, donde continuava sino

al

navate

schierata

lungo

seminari

sino dentro

narono

artiglierie

ancorata lungo
vernatore, indi

riva
il

cittadella,

e delf

lerra^

i.

r.

tuo-

squadra,

campane nonch la
suonarono a festa. Presentategli dal goSua
dal podest le debite felicitazioni,
canale, e tulle le

il

banda cittadina

la

palazzo della residenza

Quando Sua Maest pose piede


della

gallerie;

e. le

imperiale.
le

testa

porta principale del tempio,

popolo stipato occupava

gi una spalliera

alla

avvi preceduto dal podest, fra le acclamazioni del popolo, verso la Basilica, ed arrivato alla
soglia, l'arcivescovo gii porse V acqua benedetta, indi
gli rivolse analogo discorso, a cui col cuore commosso
rispose leggendo. Dopo di che^ preceduto dal capitolo

Maest

si

dall'arcivescovo assistito da quattro canonici in abiti


sacri entr nel tempio al suono festivo dell' organo, e

si

assise sul

trono

imperiale,

innalzato

sulla

cattedra

con baldacchino di voluto di


seta, trinato d' oro, sormontalo da due gran ciuffi, formati ciascuno da cinque piume bianche, distintivo del

arcivescovile addobbata

trono imperiale.

Il

seguito prese posto in presbiterio sul

piano a Iato del vangelo in panche adornale di tappeti


vedi lana di color rosso oscuro, mentre il capitolo,
stito di cappamagna si collocava dalla parte dell' epistola, e r arcivescovo cogli assistenti fermavasi dinanzi

Poscia due sacerdoti, vestili di lonicella apposul pianerottolo dinanzi la gradinala del presbi-

l'aliare.
statisi

terio

cantarono

le

seguenti

Exaudi

Christe^

Augustissimo Domino^ Domino^

acclamazioni

Sovrano:

Christe,

FRANCISCO JOSEPHOy

Austriae Imperatori, Dalmatiae Regi^


Serenissimo Duci, salus, honor, vita^

Exaudi

al

Christe^ Christe.

ac

Jaderae

et Victoria.


Indi esposto

il

494

venerabile, l'arcivescovo inluon

il

Te

Deum^

che fu proseguilo dai musici della cappella istrumentale recitale dippoi le preci e 1' orazione relativa^
assieme a quelle del pontificale ad recipiendum Imperatorem^ impart la benedizione col Ss.mo. Finito ci
Sua Maest preceduto egualmente dal clero, dal capitolo
e dall' arcivescovo mosse dal tempio, congedandosi dalLe autorit presero la via di s. Donato
l' arcivescovo.
per recarsi al palazzo, mentre Sua Maest col seguito
si condusse per la via larga fra gli evviva del popolo
;

alla

imperiale residenza.

Poco dopo l'arcivescovo


tenuta

di

stare a

galla

si

port

Sua Maest

il

al

col capitolo e coi clero in

palazzo residenziale per pre-

dovuto omaggio.

ai posteri questo alto religioso dell'amaSovrano, con cui egli apriva la sua viDalmazia, una lapide marmorea con relativa

ricordare

tissimo nostro
sita

della

iscrizione fu

innalzata

nella

cappella

della

B.

V. Im-

macolata.

ii detto. Domenica

Sua Maest assisteva


nella collegiata di s. Simeone ad una messa piana, celebrata da S. E. r arcivescovo, dopo la quale fece allo
di venerazione alla sacra reliquia. La
divozione del
Sovrano edific altamente i fedeli che affollavano il
alle

ore 7

a.

m.

tempio.

Oggetto della visita imperiale fu il Tempio di


s. Donato. S. M. ammir questa imponente e veneranda
reliquia della prim' arte cristiana, ed arrivato sotto la
cupola esclam: s. Sofia^ volendo accennare alla somiglianza di questo tempio con quello di Costantinopoli.
i4 detto. Giorno destinato alla partenza di S. M. polla provincia,
di buon mattino tulle le autorit e corporazioni, 1' arcivescovo, il capitolo ed ii clero in tenuta di galla, si raccolsero alla riva nuova, ove giunto l'Imperatore accompagnato dal governatore, si accomiat prima dall'arcivescovo rivolgendogli benigne parole, indi da tutti gli
altri capi, poscia al suono della banda cittadina al tuonar
dei cannoni fra gli evviva del popolo si part alla volta
di Sebenico, lasciando di s imperitura memoria

12

detto.

In

ricordanza del solenne suo ingresso

Sua Maest
ai

pii

larg

istituti,

la

pii

sommn di fiorini mille


tardi mand in dono

in

questa citt

da distribuirsi
alla

Basilica

495

Metropolitana un magnifico ostensorio, sul cui piedestallo


la fabbriceria fece
incidervi analoga iscrizione latina,

che

a,

anche riportata nel I volume di quesl' opera a


pag. 254.
1876^ 16 Giugno. Anniversario trigesimoprimo del glorioso pontificato di Pio IX. L'arcivescovo spedi al Pontefice un telegramma di felicitazioni in nome proprio,
fu

del capitolo e del


a.

1877^ 3 Giugno.

clero di tutta

la

diocesi.

cnquanlesimo anniversario della consacrazione episcopale di Pio IX. Tutte le chiese e buona
Il

parte delle abitazioni ornate con bandiere, arazzi,

ritratti,

ed iscrizione. Alle ore 1 1 messa solenne cantata dal


preposito,
trovandosi T arcivescovo a Roma. Musica
istrumentale. Acclamazioni. Intervento della Comune e

nonch della Societ cattolica.


Dopo la funzione vi fu dato pranzo a cento poveri nel
cortile deir arcivescovato. Elemosine ai poveri. La sera
solenne benedizione del Ss.mo nella Basilica con Te
Deun, musica istrumentale e splendida luminaria. Illuminazione deiresterno di tutte le chiese, conventi, seminarli ed anche molle case dei privati, non escluso il
palazzo comunale e la loggia. La banda cittadina di buon
dei

decorati

pontificii,

mattino, e di sera percorse tutta

la

citt.

10 Luglio. Lavori in s. Donalo. L'i. r. commissione centrale


di Vienna pel rintracciamento e conservazione dei monumenti artistici antichi assunse a se la conservazione
Donalo. Ed anzitutto ordin la demolizione dei tre primi piani, costrutti dal genio militare
durante il tempo della sua occupazione, cio dal 1798
in poi. Quinci assegn l' imporlo di fior. 200 pegli scavi
del tempio di

s.

pavimento, che dicevasi sovraposto alT antico, riservandosi di disporre quanto occorrer potesse in avvenire onde ritornare l'edifizio nel suo stato primiero.
Oggi si diede principio alla demolizione delle tre impalcature e delle scale, che conducevano ai piani sudel

servivano a deposito di proviande, e


mobiglio militare. Dopo di che si principiarono gli escavi
del pavimento. Levato il selciato superiore, ch'era forquali

periori,

mato

quadrelli

di

di

marmo,

tre

piedi

di

profondit

giunse a scoprire un lastricato di pietre regolari di


grandi dimensioni, poste in direzione da tramontana ad
ostro, le quali vanno a congiungersi ad altre simili trovate
si

496

Procedendo nelle investigazioni


pilastri e le colonne
si venne a rilevare che non solo
ma benanco il muro del tempio, in tutto il suo giro,
in specie dal lato di libeccio^ poggiano sopra grandiosi
nei

contermini

edifizii.

frammenti architettonici dell' arte classica, appartenenti


ai tempi ed agli edifiz romani, che decoravano una volta
la citt. Basamenti e cippi, fusti di
colonne scandiate,
simili a quelle della colonna di s. Simeone, architravi,
fregi,

are e cornici di varie dimensioni, e di bellissimo

lavoro della miglior epoca romana,

spezzati, capovolti

giacenti senz'ordine alcuno, formano le fondamenta del

fabbricato sul piano originario dell'antico foro di Zara,

da questo ascendevasi

e sui gradini, per cui

me

preaccennati. Oltre alle due lapidi votive, da

gate

mie

nelle

luce una terza,

condo

pilastro

templi

ai

spie-

Memorie di Zara ne venne allora in


ma pi piccola e collocata sotto il sedestra di

entra,

chi

della

quale dar

spiegazione.

in

seguito

s.

Fin d'allora ogni forastiero fa ricerca del tempio d


Donato ed ammira la grandiosit del concetto, ed i

preziosi

la

avanzi degli

edilzi

romani.

pari-

L'architetto

opere antiche, vi fece sopra questo monumento uno studio lungo


e diligente, e ne ritrasse in disegno l'intero e le singole sue parti, alcune delle quali le combin assieme
perfettamente per formare due are votive magnifiche,
gino Carlo Erard^ intelligentissimo

alle

quali

non mancherebbero che

in fatto

le sole statue relative.

Settembre. Proveniente da Coriii^ e dopo


i

punti principali

ore 8

della

Dalmazia^

di

di

giunse

Miramar^

aver toccato
oggi a Zara

A. il principe ereditario d'Austria l'arciduca Rodolfo, preceduto


dal nostro governatore baron Rodich col piroscafo HofFer.
alle

Sbarcossi
il
i

a.

alla

m. col piroscafo

riva

nuova

fra

S.

colpi de' mortaretti, fra

suono de' sacri bronzi, e della banda cittadina, e fra


clamorosi evviva di numeroso popolo. Lo accolsero

tutte

le

autorit

ecclesiastiche^

cune delle quali rivolse


col seguito al

Duomo,

la
al

civili

militari.,

ad al-

parola cortesemente. Recossi


Battistero, a

s.

Donato,

indi

Maria e a s. Simeone, ove visit T arca aperta del


santo. Si rec poscia al palazzo governiale, donde dopo
due ore part alla volta di Fiume per adempiere ad una
missione ufficiale.

s.


10

Diedesi

detto.

pei

mano

497

ai ristauri della

Basilica Melropolilana,

presa fu assunta da Luigi Pasquotli,


sotto

direzione

la

elelto
a,

un

d'

Gennaro. Nella

li

diacono Bianchi,
il

l'

arcivescovo

reliquia di

suo reliquiario

fece

vedi

15

La

detto.

il

celebrala

voi.

Dalmazia, dal

un busto tutto d'ar-

in

arcidiacono. Del che venne

grande

con

la

164.

pag.

patrona e litolare

della

festa

attuario

islrumento a perpetua memoria. Per

pubblico

reliquia

1'

solenne trasferimento

il

legno dorato,

di

gento, donato dal suddetto


eretto

ceremoniere

il

apostolo della

Tito,

s.

il

de Degna, l'arci-

canonico Vlalcovich^

il

cancelliere arcivescovile Nachict, e

Ragazzini,
della

un comitato

di

arcivescovile, presenti

sala

preside della fabbriceria co. Cosimo


Bianchi,

L'im-

quale dovr stare

il

ingegnere, e

r.

i.

fior.

seno della fabbriceria.

nel

1878,

6000

furono assegnali dallo Sialo

quali

solennit.

Il

s,

rev.

Anastasia fu

Ercolano

don

Giampieri zaratino, vicario corale della Basilica tesseva


le lodi della santa martire. Sull' aitar maggiore col busto
santa furono esposti

della

bianco con

le reliquie di s

quattro nuovi di metallo

altri

Agostino^

s.

Ambrogio,

s.

Carlo

Magno, ed inoltre quello di s. Tito sopra descritto.


7 Fehhraro. Annunzio privato telegrafico della morte del
e

s.

La funesta

Pontefice Pio L\.

conturb

notizia

citt

la

tutta.

La morte del Pontefice, seguita


ore 5.40 p. m. venne oggi partecipata

detto.

leorafo

ore 10

alle

Nunzio Apostolico
ora
di

10

tutte

in

le

giorno 7

mezzo

all'arcivescovo

m.

a.

il

alle

del te-

nostro dal

Vienna. Fu perci suonata per un

di

chiese

campana

la

maggiore

in

segno

lutto.

detto.

V arcivescovo

vinciali

Papa.

r infausla

Venne

comunic
alle

affisso

dell'ordinariato,

dolorosa

col

tutti

notizia

vescovi comprodella morte del

porte della Basilica

quale

furono

un avviso

ordinate le funzioni

funebri da farsi nella citt e nella diocesi, ed inoltre la


colletta per l'elezione del nuovo Pontefice.

11

detto.

Venne

terio^ della

innalzato un magnifico catafalco nel presbi-

Metropolitana per cura ed a spese della fab-

briceria.

12

detto.

Primo funerale

ciarono

notturni,

nella

Basilica. Alle

che furono

cantati

ore 8 incomin-

successivamente
32


dai frati
d

s.

di

Simeone;

quali segu

assistenza

13

detto.

14

detto.

Michele e

s.

le

498

laudi

Francesco, e dal collegio

s.

ore 10 dal capitolo,

alle

messa solenne cantala da una dignit con

la

pontificale.

Secondo funerale nella Basilica. Tutto come jeri.


Gioved. Terzo funerale. Dopo le laudi, solenne

con orazione funebre, detta


teologia Antonio Tacconi. Le quattro

pontificale
di

metodo eseguite

dai

dair arcivescovo.

La chiesa

quattro

professore

dal

assoluzioni di

capitolari seniori

autorit e folla

Funerale
detto. Funerale

la

quinta

addobbata sfarzosamente

bruno e splendidamente illuminata. Intervento

15
16
17

alle

di tutte le

popolo.

di

Simeone

s. Francesco.
Michele
al
Castello.
e
s.
detto. Domenica di settuag. Preghiere in Duomo per reiezione del Sommo Pontefice. Dopo la messa solenne
r arcivescovo intuon il Veni Creator.
18 detto. Funerali in s. Maria pel defunto Pontefice.
21 detto. Alle ore 1 p. m. il suono festivo di tutte le cam-

detto.

in

s.

pane della citta annunziava T esaltamento del cardinale


Gioacchino Pecci al supremo pontificato, avvenuto jeri
dopo il terzo scrutinio. Assunse il nome di Leone XIIL
3 Marzo. Domenica di quinq. Solenni pontificali con Te
Deum per l' esaltamento del Papa Leone XIII. Musica
istrumentale. Intervento di tutte le aul<trit. Acclamazioni
al

nuovo Pontefice. Addobbamento

festivo

della chiesa

e splendida luminaria.

21

detto.

Solenni funerali

in

Duomo

per V arciduca Francesco

Imperatore Francesco Giuseppe, morto


a Vienna il giorno 8 corr. Catafalco in mezzo della
chiesa ornalo d' armi e di emblemi militari e bene illuminato. La chiesa a bruno. Intervento di tutte le autorit.
a. 1879., 15 Gennaro. La festa di s Anastasia fu celebrata
colla solila solenuissinia pompa. Il professore di teologia
Carlo, padre

dell'

Francesco Uccellini recit


busti

di

sato^ altri

vescovo

16

detto.

metallo

due
di

bianco,

panegirico. Oltre

acquistati

simili, rappresentanti

Nona vennero

Funerali

il

in

Duomo

Donato e

collocati sulT aitar

pel

quattro

Milano T anno pas-

a
s.

ai

vescovo

di

s.

Anselmo

maggiore.

Cattaro

mons

Markich, morto li 3 gennaio corr. In presbiterio fu erelto un bel tumulo con iscrizioni e con le insegne di
sua dignit.

499

7 Fehhraro. Pontificale di Requiem per l' anniversario di


Pio JX, con intervento del capitolo, del clero, e dei seminari. Musica. Addobbala la chiesa a lullo. Grande ca-

bene illuminato.
20 detto. Anniversario dell'esaltamento di Leone XIII. Messa
solenne con assistenza pontificale e Te Deimi con intafalco,

tervento degli ordini religiosi.


Si diede

mano

alla

Duomo, ed

l'abside del

fra

demolizione del fabbricato esistente

che serviva ad uso

della
/

nostri

campanile.

d' ufficio della

stanza, sulle cui pareti


cipali

il

erano

fabbricalo,

fabbriceria aveva una

dipinti

arcivescovi, e dei

Il

busti

personaggi

dei

prin-

benemeriti

nostra basilica con iscrizioni relative onorarie.

Marzo, Si diede principio

alle

fondamenta

luogo del suddetto fabbricato.


25 detto. Si giunse col lavoro sino

di

una cancellata

in

quale poggeranno

le

alla

cornice, sopra la

statue dei protettori di Zara. Tra

basamento a destra dell' ingresso fu


collocata in una nicchia una scaltola di metallo bianco,
con una medaglia del Papa Pio IX ed una moneta di
argento dell' Imperatore Francesco Giuseppe, coniata nel
1878, ed inoltre un'involto colla seguente scrittura:
la

cornice ed

Die

il

XXV

Marta

MDCCCLXXVIIII

Ubi olim gymnasium pr clericis fuit^ ac dudum erat officiam Fabricae Basilicae Metropolitanae^ mine ah ejusdem
Procuratoribus ecclesiasticis et laicis,, magnis aedis impensis,,
cancelli hujusmodi erecti fuerunt ad Ss, Patronorum civitatis honorem, et ad ornamentum ac praesidium Ecclesiae,,
sedente in cathedra Jadrensi Petro Domnio Maupas,

con US.

inventor

Carolus Bianchi, ArchidiaJoannes Smirich,^


Paschalis Pandi, Decanus.

Cosma de Begna,
operis

Praeses.

Simeon de Sfermich,
consiliarius.

Donafus
consiliarius.

Filippi,,

consiliarius.

Philippus Franceschi^

Jacobus Desimon,,

lapicida.

17 Aprile, Oggi alle ore 7 a. m. part per Fiume alla volta


alla condi Vienna l'arcivescovo nostro per assistere
sacrazione della chiesa votiva monumentale. All' arcivescovo si associarono il vescovo di Sebenico mons.


Antonio Fosco,
presidente

ed

podest

il

camera
Cosmo Begna,
della

co
il
deputazione

500

Zara

di

Nicol

commercio

di

Trigari,

il

Pietro Abelich,

quali ultimi Ire costituiscono


Zara,
capitale
della Dalmazia, destila
nata a rappresentare la citt di Zara nel giorno 24 aprile

corr.

pero

il

di

festeggiasi a Vienna ed in tutto l'im-

cui

in

XXV

anniversario del matrimonio delle LL. M1V1.

Francesco Giuseppe ed Elisabetta.


20 detto. Part oggi il vescovo di Spalato per unirsi all' arcivescovo nostro, e cos pure la giunta provinciale per
presentare a S. M.

24

detto.

omaggi

della

in

Duomo

per festeggiare

Solenne messa

Fu

detto anniversario.

tervento
le

gli

altre

di

tutte

corporazioni.

Dopo

civili

truppa
dall'

addobbata

schierata

sud-

ed

intorno

alla

messa e

arcidiacono capitolare

chiesa.

Il

port

al

si

funzione e rese l'omaggio

tutte

al

TeDeum.

solennemente. La

illuminata
la

e di

militari

vangelo acclamazioni al-

il

l'Imperatore. Musica istrumentale

La Basilica

il

cantata dall'arcidiacono con in-

autorit

le

provincia.

preceduto
palazzo dopo la
clero

governatore perch
presentato all'Imperatore. La sera grande luminaria

tutta

la

il detto. L'arcivescovo
le

21

sia
in

citt.

6 Maggio, Ritorno a Zara


vescovo di Spalato.
alla

al

part

visita canonica,

redini della

dell'arcivescovo

nostro e del

per Benkovac per dar principio

che

la

quinta

da quando prese

diocesi.

Oggi venne compiuto il nuovo lastricato della cappella della B. V. Immacolata per cura ed a spese di un
benefattore. Oltre la lapide commemorativa della visita
deir Imperatore Francesco Giuseppe, di cui si fatta

detto.

parola pi sopra,

un'altra

dedicata

al

dogma dell'Im-

macolata Concezione, ne fu innalzata nella stessa cappella. Vedi il voi. I pag. 108.
1

Giugno. Domenica di Pentecoste. Trovandosi qui il vescovo di Cattaro mons. Forlani, fece solenne pontificale,

assenza dell'arcivescovo.
10 detto. Oggi ebbe com.pimento la cancellata fra la Basilica
ed il campanile. Cost alla chiesa fior. 3400.
8 Dicembre. Il XXV anniversario della proclamazione del
invitato

dal

capitolo, in

dogma dell'Immacolata Concezione. Solenne

Pontificale

dinanzi la divota immagine, coUocala fra ricca luminaria

a,

501

suir aitar iiiagiriore. Musica

islrumenlale, pane<^irico, in-

dulgenza plenaria. La sera

benedizione

Te Deum.
1880^ 4, 6

XIV

6 Aprile, Solennissimo

pontificale

triduo

in

s.

con

Maria

Benedetto abaie
con messa solenne, discorso e benedizione serotina col
Ss.mo. Il giorno 6 solenne pontificale coli' assistenza del
capitolo e del clero della Basilica. La sera benedizione
con Te Deitm.

pel

centenario della nascita

s.

DOCUMENTI,

Bolla
di

di

Anastasio

IV,

Zara venne elevata

(7

del

ottobre

grado

al

HM,

con cui

Metropolitana

di

della

la

Chiesa

Dalmazia

occidentale.

ANASTASIUS
fralri

rabili

Episcopus, servus servoruni Dei, veneLampredio Jaderlino archiepiscopo^ ejusque suc-

cessoribus regulariler subsliluendis


pastor

versals eccIesiaB

Chrislus exislat,

siciil

ac

in

ponlifex

perpcluum. Licei uni-

dominus

nosler Jesus

per primum aposlolum dicitur:

ad pastorem

Con-

episcopum animarwn vestrariim^


ascensiirus tamen ad coelum, hanc aposlolis commendavit, el

versi estis

et

per eos successoribus eoruni, nobis scilicel, quos episcopos


super eani pasloresque conslituit, tanquam haereditario jure

omnes

ipsius

Quatenus ex divini
pr patribus filii, et pr eis super

providenliae curas indulsit.

dispensatone consilii nati


omnem lerram principes constiluti^ imilalores eorum simus,
sicul et ipsi Chrisli. Ccelerum, el inler beatos apostolos, juxla
sancii Leonis sentenliain, in similitudine honoris quaedam habila

est discrelio

electio,

polestatis,

et

quamvis

uni tamen dalum est ul coeteris

omnium par essel


praeemineret. De qua

ulique forma episcoporum eliam est orla dislinctio, et soliicila

omnes sibi omnia vindicaquorum prima inler fralres sen-

discrelione provisum est ne

rent,

sed essent

lentia

haberetur^ el versus quidam

majoribus urbibus consollicitudinem eorum caperent ampliorem, per quos ad

stituti^

unam

in singulis,

sedem universalis

beali Pelri

et nihil

usquam

suo capite

in

ecclesiae

dissideret.

cura confluerel,

Ad hanc

siquidem

regularum paternarum el generalis formam


ecclesiae, poslquam Dalmatia, imbre supernae graliae irrigala,
praedicanlibus aposlolicis viris, semen verbi Dei suscepit, et
juxla evangelicum verbum, fruclum coept reddere Iricesimum,
constilutionem


sexagosimiim,
deesset

officii,

anlisles^

centesimum,

et

uniis

ibi

503

ne
qui

osi

ponlificals
aliis

ei

pleniliido

pra'sidercl

ordinalus

Saionilana civitas, qua) ad hoc convonienlior vi-

debalur, est meiropolis

insliluta^

nimirum

qua?

lenliam dij^nitalis per annos multos oblinuil, et

ma

caput est hobitn regionis

sedes.

politano

plenam

suo,

obedientiam,

lamquam

antistili,

et

pri-

exibenlibus scilicet

illius,

aliarum civitalum episcopis Salonitano

excel-

liiijus

metro-

sicut

majoribus causis,

in

ejus .examen. Ab
vero temporibus Salona redacta in solitudinem, et
alium locum sedem translata, et tam super illam, quam

juxta formam canonicam, recurrenlibus ad


aliquanlis
in

super quasdam alias provincia) civitates


usurpantibus, et Jadera cum quibusdam

dominium

Ungaris
aliis

civitalibus

in

remanentibus liberiate, graves inter ipsas civitates est


orla dissensio, ut nec episcopis et hominibus quarundam ipsarum ad metropolm suam licuerit pr imminentibus causis
accedere, nec illi qui metropolitani officio fungebatur fratres
et coepiscopos suos ausus fuerit visitare. Quo circa nos, qui
universalis ecclesiae curam, Doo prout ipsi placuit disponente,
suricepimus, et pr necessitate locorum et temporum novos
priori

episcopos, novos etiam debemus archiepiscopos constituere,


ne illis urbibus. quae a subjeclione ac dominio Ungarorum

remanserunt, melropoilanam curam deesset, et metropolitani judicium, dum non possent in sua, in alienis quae-

liberse

rere provinciis cogerentur, evidenti necessitale illarum civitatum inspecta, de omni fratrum noslrorum Consilio, le venerabilis in

Christo frater Lampredi honore palici

statuimus

decorandum, et super quatuor subscriptos episcopos archiepiscopum ordinandum, decreto quidem valiluro in perpeluum
staluentes, ut commissa tuo pontificatui civitas Jadertina perpetuis temporibus Metropolis habeatur. Cui nimirum Absarensis,

Veglensis,

Arbensis

Farensis

et

su metropoli subjacebunt,

eornm

et

episcopatus
episcopi

lamquam
tuisque

libi,

obedientiam

successoribus, sicut melropolitanis suis, plenaui


semper impendant. Palleo itaque, plenitudine videlicel ponlifisatage
calis officii insignilus, erga subjeclos luos lalem le

exbis diebus tantum uNativitale Domini; in

exibere, ut plus pensare onus regiminis


cellenliam
leris

qui

videaris.
inferius

Quo tamen
legunlur

celebratione feslivitatis
Domini; Resurreclione
nitalibus

beala)

Dei

palleo

inscripli

quam

dignitotis

Anastasio; Epipbania ; Coena


Ascensione; Pentecostes; in solem-

beatae
;

genitricis

semper virginis Maria)

in

na-


bealorum

talitio

beati Joannis
in

apostoloruin

baptistae

Peiri

ecclesiarum

die.

tuaB

gnitatis

Pcnul

nativilale

in

abbatum^

benedictionibus
dedicatione

in

consecrationibus

in

ecclesiaB

luae;

orin

Grisogoni, et in anniversario consecrationis

beati

festivitate

Sanctorum

episcoporum,

dinationibus presbiteroriim

et

festo beati Johannis evangelistfe

in

commenioratione omnium
et

504

Studeat ergo tua fraternitas^


suscepta

peragere

cuncta

strenue

ita

plenitudine tantse
,

di-

quatenus

tuorum ornamenta eidera valeant convenire. Sit vita


tua subdilis exemplum, ut per eam agnoscant quid appetere
morura

debeant, ed

cogitatione

puus,
lentio,

utilis

desse,

quam

coganlur

quid

in

vitare.

Non

in

tibi

servare, eique
dire.

ista

in

sed

Stude ne vita doc-

sedis

contradicat.

firmiter

carissime^ inter multa alia, ha^c

sacerdoti!.
si

Quae omnia
virlutum

charitatem et humilitalem habueris,


Nulli

obhumililer obe-

decreta

matri et dominae tuae

adjuvante, adimplere poteris,


tenderis, inlus habebis.

ordiniS;

Meregimem animarum. Super om-

Christo

sunt

polestatem
doctrina

vitse

apostoliche

sit

tamquam

Ecce, frater

sunt pallei,

artium

est

te

conditionis.

rursum

ne

trinam destituat,

studium

praeci-

aequalitatem oportet pensare

nia,

discretione

mundus^ actione purus


discretus in siverbo. Cura tibi sit magis hominibus pro-

preesse.

mento quia ars

Esto

ergo

facile,

Christo

omnium magistram

quod foris habere osomnino hominum liceat

et

hanc nostrani constitulionem infringere, vel ei ausu temerario


contraire. Si qua igitur in futurum ecclesiastica secularisve
persona hanc noslrae conslitutionis paginam sciens, centra eam
temere venire tentaverit, secundo terliove commonita si non
satisfactione congrua emendaverit, poteslalis honorisque sui
dignitate careat, reamque se divino judicio existere de perpetrata iniquitate cognoscat^ et a sacralissimo corpore ac
sanguine Dei et Domini Redemptoris nostri Jesu Christi aliena
dislricte ultioni subjaceat.
in extremo examine
fiat, atque
Conservantibus autem sit pax Domini nostri Jesu Christi,
quatenus et hic fructum bonre actionis percipiant, et apud
districtum judicem proemia eternae pacis inveniant. Amen. Amen.

EGO ANASTASIUS
scripsi.

Ego Cencius

Bene

Catliolicse Ecclesise

Episcopus sub-

valete.

Portuensis

et

Sanct^

Rufino

Episcopus

subscripsi.

Ego Gregorius

Sabinensis Episcopus subscripsi.


Ego Guido

presbitcr

505

Gardinalis

Grisogoni

sancti

titilli

subscripsi.

Ego Manfredus

presbiter Gardinalis

sanct^e Savina;

titilli

subscripsi.

Ego Julius

presbiter

Gardinalis

Marcelli

sancti

titilli

subscripsi.

Ego Ubaldus

presbiter Gardinalis

sanct^e Grucis in

titilli

Hierusalem subscripsi.

Ego Octavianus

presbiter Gardinalis

tituli

sanctse Gecilia

subscripsi.

Ego Astaldus

presbiter Gardinalis

tituli

sanctae Priscse

subscripsi.

Ego Johannes

Gardinalis sanctorum Johannis


Pamachii subscripsi.
Ego Johannes presbiter Gardinalis tituli sanctorum Silet Pauli

presbiter

tituli

vestri et Martini subscripsi.

Ego Guido diaconus

Gardinalis sanctse Marise in porticu

subscripsi.

Ego Johannes diaconus

cardinalis

sanctorum

Sergi

et

Bachi subscripsi.

Datum
ecclesiae

Lalerani per

cardinalis

presbiteri

Novembris^ Indictione
pontificatus vero

(L.

manum Rolandi

III,

et

Anastasii bonae memoriae

Bolla
di

di

Grado

papae anno

elevalo

alla

l.

presbiter et nolarius

suo

dicti

sigillo

HSS, con

dignilA

di

Primate

hoc

domini papa?

bulatis

adens vel minuens, compievi

Adriano IV dei 22 febbraro

venne

IIII

ut in authenticis litteris

nihil

XVI Kalendas

IncarnationisDominicae anno MCLIIII,

SO Ego Petrus Sterminus

scripsi,

cancellarii,

domini Anastasii

exemplum,

romanae

sanctae

et

reperi,

roboravi.

il

Palriarca

della

Dalmazia

cui

occidentale.

Episcopus servus servorum Dei venerabili


cafratri Henrico Graden. PatriarchaB, ejusque successoribus
nonico subslituendis, in perpeluum.

ADRIANUS

Ne passim

506

et indiscrete

sibi

omnes

consulta satis,

(iicarent,

tione sanxit aucloritas,

sanclornm Palruni delibera-

uliliquo
ut

aliae

alLis

excellerenl, et eis lam judicandi

corrigendi
sitione

praBrogaliva

diffnilalis

quam

poleslate

auctorilale

Super omnes autem ex superni dispo-

Romana

sacrosancta est

Ecclesia

constitula,

examen universarum Ecclesiarum negotia

referrentur,

consilii

ad cujus
et

prapessent.

EcclesiaR omnia vin~

cujus statula universa mullitudo fidelium sequeretur. Haec

nimirum ex indulto a prima fundatione Ecclesiae in B. Petro


apostolorum principe privilegio statum omnium Ecclesiarum
provida consideratione disposuit et quolies expedire cognovit,
alias nliis ad ampliorem curam earum habendarum statuit praeminere. Inde est, quod nos honestatem ac prudeiitiam tuam^
et devotionis sinceritatem quam erga sacrosanctam Romanam
Ecclesiam semper habuisse dignosceris, attendenles; et ne
commissa regimini et disposilioni tuae Gradensis Ecclesia,
quae de benignilate apostolicae sedis praerogativa gaudelbo
noris, ex brevilale patriarchatunm inferius et abjectius valeat
simpliciores haberi. ad ampliandam dignilatem ipsius, primalum ei super Jaderlinum arcbiepiscopatum et episcopalus ipsus
apostolica aucloritate concedimus, et tam te quam successores
tuos Jaderlino archiepiscopo et episcopis ejus, qui pr tempore fuerint, dignitate primatus prsBsidere slaluimus, et consecralionis munus cidem archiepiscopo imperliri: Romano
quidem Pontifici Iradifione palii reserva?a. Ut igitur haec nostra
conslitutio firma in perpetuum et inconcussa permaneat, eam
scripli nostri paginam communimus, et auctoritale apostolica
confrmamus. Decernimus ergo, ut nulli unquam hominum
liceal
hanc paginam noslte conslilulionis et confirmalionis
infringero, ve! e modis quibuslibet contraire: salva in omnibus apostol. Sedis auctorilale
Si quis aulem id allentare
prsBsumpserit, secundo terliove commonilus, nibi realum suum
congrua salisfaclione correxeril, potestalis honorisque sui
:

dignilalc careal,

petrata
Irictae

iniquitale
ultioni

reunique so divino judicio exislere de percognoscat, atque

extremo examine dis-

subjaceal.

EGO ADRTANUS
Ego
Ego
Ego
Ego

in

Catholicse Ecclesise Episcopus ss.

Gregorius Sabinen. Episc.


Guido presbiter cardinalis

ss.
tituli

s.

Ubaldus presb. cardinalis tituli s.


Manfredus presb. cardinalis tituli

Chrysogoni ss.
Praxedis ss.
s.

Sabina3

ss.


Ego
Ego
Ego
Ego
P]go

Aribertus presb.
Julius

507

cardinnlis

cardinalis

presi),

Anastaaa3
s. Marcelli ss.
Pastoris ss.

titilli

titilli

s.

Guido presb. cardinalis titilli


Astaldus presb. cardinalis titilli s.
Gerardus presb. cardinalis titilli
Coelio-Monte

ss.

Prisca^ ss.
s.

Stepli/mi

in

ss.

Ego Henricus presb. card. tit.


Ego Joannes presb. cardinalis

ss.
tituli

Nerei

et

Achillei ss.

sanctorum Sylvestri

et Martini ss.

Ego Guido diac. card. s. Maria in Porticu ss.


Ego Joannes diac. card. ss. Sergii et Bacchi ss.
Ego Gerardus diac. card. s. Marife in Vialata ss.
Otto diac. card. s. Nicolai in Carcere Tulliano ss.
(L. S.)

Datum Romae apud


S.

s. Pelrum
per manum Rolandi
R. E. presb. card, et cancellarii, Vili knl. Martii,

indicMone IH, incan, doni. ann. MCLV, pontifiratus


vero domini Adriani Papa? IV anno I.

Boli;)

di

KSS,

Adriano IV del i aprile


l'arcivescovo

di

Zara

al

colla

Patriarca

quale Tu sottoposto
di

firado.

ADRIANUS.) Episcopus servus servornm Dei

venerabili

Lampridlo Jaderlino Archiepiscopo, ejusque siiffraganeis


Episcopis sahilem et apostolicam benediclionem.
Quoniam sacrosancta Romana Ecclesia universarum ecclesiarum caput et mater esl, vel remolione obsislente terrarum^ vel mulliplicilate impediente negoliornra, cpiarunidam
ecclesiarum necessitalibus non tam facile poteste ut oportet,
aliquando consulere; ideo aliarum ecclesiarum, quae ampliorem curam illis impenderenl, super eas inslilutos, et discrelos
tam providos vros in parlom siiae solliciludinis consuevil
evocare. Hujus itaque rei nos consideratione inducli, tum
fratr

Gradensis Ecclesiae dignum diiximus ampliare; tum quia ulile vobis et lemporaliter et spirilualiler
esse prospeximus, habere prope vos a quo et in dubiis maquia dignitatem

gislerium,

et

in

necessilatibus

solalium

recipere

valealis;

508

Venerahilem Frairem Noslrum Henricum Gradensem Patriarcham, Primalem veslrnin duximus slaluendum, el Gradensis
Ecclesiae dignitatcm primalus, ecclesiis veslris declaravimus
de caelero praesidere. Eapropler per praesentia vobis scripla
mandaoius, quatenus eumdem Palriarcham amodo Primalem
et siculi Primali vestro, exhivestrum humiliter habeatis
ad magnum quidem probealis ei obedientiam, el honorem
fectum veslrum, annuente Domino, perlinebil^ si doclrinam
ejus devolo animo receperitis; et quod salubriler ipse prae;

ceperil, prosecutione operis

Dalum Romae apud


tficalus

Privilegio

nostri anno

Pontificio

s.

studueritis adimplere.

Pelrum Vili kalendas Maji, pon-

primo.

con cui Papa

maggio i9^ conlerma

il

di

Celestino

con

III

possesso de'suoi beni


s.

al

Bolla

del

17

Monastero

drsogono.

COELESTINUS,

Episcopus servus servorum Dei, dilectis


fiiis Vincentio Abbati Monasterii Sancii Chrysogoni de Jadera,
ejusque Fratribus., tam praesentibus, quam fuluris, regularem
vilam professis in perpeluum.
Quoties a nobis pelilur, quod religioni et honeslati convenire dignoscitur, animo nos decet libenli concedere, et pelentium desideriis congruum suffragium impertiri. Eapropler,
dilecli in Domino filii, veslris juslis postuialionibus clemenler
annuimus, el praefatum Monaslerium s. Chrysogoni, in quo
Divino mancipali estis obsequio sub Beati Petri, et nostra
prolectione suscipimus et praesenli scripli Privilegio communimus, slaluentes ut ordo Monasterii, qui secundum Domini
et Beali Benedicli regulam in eodem Monasterio institutus
esse dignoscilur, perpetuis ibidem temporibus inviolabililer
observelur. Praeterea quascumque possessiones, quaecumque

bona idem Monaslerium

in

praesentiarum jusle,

el

canonice pos-

sidet,

aut in fulurum concessione Ponlificum, largilione

gum,

vel

Principum, oblatione fidelium^ seu

praeslanle Domino, polerit adipisci^

firma

aliis juslis

Re-

modis,

vobis, vestrisque

successoribus;, el illibala permaneant. In quibus propriis haec

509

duximus exprimenda vocabulis. Lociim ipsum, in quo praefatum Monaslerium est, ciim omnibus pertinenliis suis; EcYctdi ') cum pertinentiis suis Ecclesiani
s. Georgii cum
omnibus pertinenliis suis in Camcnani; ')
Ecclesiam s. Michaelis Bravizi ^) cum pertinenliis suis
Ecclesia m s. Martini ^) ante portam Civitatis cum perii
nenliis suis
Ecclesiam s Jacohi ^) cum perlinenllis suis ;
Ecclesiam s. Michaelis Fiscimani ^) cum pertinenliis suis;
Ecclesiam s. Laurenlii Lucarani^) cum pertinenliis suis;
Ecclesiam s. Joannis et Yicloris Tilacji ^) cum pertinenliis
suis, el Ecclesiam sancii Damiani Berhiniae ^) cum pertinenliis suis,Terram Ceprilani; '") Terram Berdae; ")
clesiam

Martini

s.

Terram Suchovare;

Mauni;

*"^)

novalium

Ecclesiam

'^)

omnes

piscationes

et

vestrorum,

qui

Chrysogoni cum insula


perlinenles ad vos sane

s.

manibus,

propriis

sive de nutrimentis animalium

alitis,

sumplibus,

aul

vestrorum,

nulliis a

vo-

bis decimas exigere, vel exlorquere praesumal. Liceat quoque

vobis Clericos vel Laicos liberos et absolulos, e saeclo fugienles ad conversionem recipere, et eos absque contradielione aliqua relinere. Prohibemus insuper, ut

veslrorum,
fas

post

factam

in

de eodem loco,

sii

scedere

eodem Monaslerio

Cum autem

caulione nullus audeat relinere.

diclum Terrae

vobis,

liceat

fuerit,

professionem,

communium

absque

Fratrum

Religionis oplalu, di-

arclioris

nisi

vero

discedenles

,*

nulli

clausis

lillerarum

generale
januis,

inler-

exclusis

excommunicHtis, et inlerdiclis, non pulsalis campanis, suppressa voce divina officia celebrare. Crisma vero, et oleum
sanctum, consecrationes Allarium, seu Basilicarum, ordinaliones Monachorum, seu Clericorum veslrorum, qui ad sacros
ordines fuerint promovendi, a Dioecesano suscipietis Episcopo,
si

quidem Calholicus

fuerit,

et

communionem

graliam, alque

Aposlolicae sedis habueril, et ea vobis gratis, et sine pravilate aliqua voluerit exhibere; alioquin liceat vobis quemciimque malueritis adire Antistilcm, graliam el communionem

Aposlolicae

quod

vobis

1)
'')

Diclo.

Sobborgo
Lucoran.

di
**)

Polje di Zara.

habenlem,

Sedis

postulalis

'3

Camegnane

Zara, ov'

ora

indulgeal.

nostra

Sepulluram praelerea

il

Foile
villa

^)
di

Al Barcagno oltre
Sale. ")

Birbigno.

Villa due miglia distante di Grue.

presso Pago con chiesa

di

s.

aulhoritale

frelus

illius

distante cinque miglia da Zcmonico. 3) Obbrovazzo.

Telaschiza nell^
'^)

qui

Grisogano.

^2)

il

porto, ")

^")

Pasman.

S. Cipriano nel

Suovare.

'^)

Isola Maoi\


loci

mae

liberani

510

esse decernimus, ut eorum devolioni, et exlre-

volunlati,

qui se

illic

sepeliri

deliberaveriul,

nisi

forte

excommunicati. vel interdicti sint, nullus obsistat. Salva tamen


morluorum corpora
juslitla illarum Ecclesiarum, a quibus
assumuntur. Obeunte vero Te, nec non ejusdem loci Abbate,
vel tuorum quolibet successorum, nullus ibi qualibet subreseu violentia praeponalur, nisi quem Fralres
communi consensu vel pars Consilii sanioris, secundum Dei
timorem et Beati Benedicti Regulam providerit eligendum.
ptionis

astulia,

Dicimus ergo, ut nulli hominum omnino liceat praefatum


Monasterium temere pertrahere. aut ejus possessiones auferre,
vel de ablatis retinere, minuere, seu quibuslibet vexalionibus
faticare, sed omnia integra et illibata serventur^ eorum^ pr
quorum gubernatione ac sustenlatione concessa sunt, usibus
omnimodis profutura: salva Sedis Apostolicae Authorilate,
et Dioecesani Episcopi canonica justitia.
Si qua igitur in futurum ecclesiastica, saecularisve persona hanc nostrae conslitutionis paginam sciens, contra eam
temere venire attentaveriU secundo tertiove commonita^ nisi
reatum suum congrua salisfactione correxerit^ potestatis, honorisque sui dignitate careaU reamque se Divino Judicio
existere de perpetrata iniquitale cognoscat, et a sacratissimo
Corpore et Sanguine Dei et Domini Redemptoris nostri Jesu
Christi aliena fiat, atque in extremo examine districlae ultioni subjaceat: cunctis auteni eidem loco sua jura servantibus sit pax Domini nostri Jesu Chrisli, quatenus et suae
fructum bonae operalionis percipial. et apud districlum Judicem gratiam aeternae pacis inveniat. Amen.

t
t
t

EGO COELESTINUS
Ego
Ego

t
t

Ego
Ego

t
t
t

Ego
Ego
Ego

Ego

Catholicae Ecclesiae Episc. sub


Albinus Albanensis Episcopus subscripsi.
Joannes Ecclesiae sancti Clementis Cardinalis
Urbiensis et Ttiscanae Episcopus.
Octavianus Hostiensis, et Velletrenus Episcopus.
Pandulphus Basilicae XII Apostolorum Cardinalis
Presbyter subscripsi.
Jordanus s. Prudentiae Pastoris Presb. Cardinalis.
Hung. Presbiter Cardinalis s. Martini.
Joannes Ecclesiae sancti Stepbani in Coelio-Monte
Presbiter Cardinalis.
Ceatius Ecclesiae sai:cti Laurentii in Lucina,
Presbiter Cardinalis.

~
t Ego Bernaldus

511

ad Viiicula, Presbiter
Cardinalis Ecclesiae Eudoxiae.
t Ego Fidancius Ecclesiae sancti Marcelli Presb. (3ard.
t Ego Vratt. sanctorum Cosmae et Damiani Diaconiis
Petri

sancti

Cardinalis subscripsi.

t Ego Gerardus sancti Adriani Diaconus Cardinalis subs.


t Ego Gregorius sanctae Mariae in Portici! Diaconus
t

Ego

Cardinalis subscripsi.
Nicola sanctae Mariae
Cardinalis.

Cosmedin

in

Diaconus

t Ego Gregorius sancti Angeli Diaconus Card, subscr.


t Ego Bobo sancti Theodori Diaconus Cardinalis.
(L. S.) Daliim in Laterano per

manum Lenzi Sanctae

Luciae

Orarea Diaconi Cardinalis, Domini Papae Camerarii, terlo


nonas Martii, Indiclione terlia decima,
Incarnationis Dominicae Milles.^ Centesimo Nonages.'^
Quinto, Ponlificalus vero Domini Coelestini Papae
Tertii anno quinto.

in

Bolla

(li

Celestiiio l

concesso all'abbate
la

dd

di

milra,

s.
il

17

iiiii!>gi(i

(irisogoiio

bacolo

ll9Ii
di

coiuenientc

Zara,

paslorale

di

il

pollare

privilegio
l'anello,

sandali.

Episcopus, servus servorum Dei dilecto


Filio Vincentio Abbati sancii Chrysogoni Jaderlini sajutem
et apostolicam benedictionem. Cum Te devolum, et fdeiem
Ecclesiae fiiium esse credamus, honori tuo libenter inlendi-

COELESTINUS^

mus, et personam tuam aliquo speciali Privilej^io duxmus


honorandum, ut et fervenlius in nostra et Ecclesiae Romanae
devotione persistas, quo te cognoveris per Nos honore ac
dignitate ecclesiastica decoralum. Eapropter, dilecte in Domino, fili, devotionem tuam et prndentiam allendentes, usum
mitrae, anuli, baculi, ac sandalium, sicut Praedecessores lui
hactenus habuisse nosciintur, de benignilate Sedis Aposlolicae
libi

duximus concedendum,

in

solemnibus

ut ipsis

processionibus,

et

ecclesiasticis

praecipuis

insignibus

festivilatibus

512

Ecclesiae luae de Authoritale Sedis Aposlolicae


Monaslerium Uium, quam saeculares perlirientes
libere poliaris.

Nulli

ergo omnino hominum

liceat

tam

infra

ipsum
hanc pa-

ad

ginam noslrae concessionis infringere, vel ei ausu temerario


conlraire. Si quis aulem hoc allentare praesumpserit, indgnationem Omnipotenlis Dei, et Beatorum Petri et Pauli
Apostolornni ejus se noverit incursurum.
Dalum Laterani XV kalendas Junii,

Pontificatus

nostri

anno quinto.

Bolla
Tu

(li

Leone \ll del 50 giugno 1828, con cui

solennemente dichiarata unica Metropolitana


in

la

chiesa di Zara

di tutta la

Dalmazia

perpetuo.

LEO EPISC0PV8 SERVVS SERVORVM DEI


AD PERPETUM REI MEMORIAM.
Locuni Beati Petri Apostolorum Principis cuni Vicaria
ipsius Jesu Christi poteslaie uierilis licei imparibus tenentes,
Ecclesiarum omnium spirituali regimini ita debemus assidue
incumbere, ut vel novas per orbem Dioeceses erigere, vel
erectas dividere, unire aut etiam abolere non abnuamus.
quando commissi Nobis Dominici Gregis, pr temporum,
locorum et circumstanliarum ratone, utilitas postulai, et ad
magnum aliquod bonum assequendum, vel ad malum aliquando
ab Ecclesia Dei propulsandum necessitas exigat, prout in
Domino magis expedire judicemus. Ilac sane mente ad Episcopales Sedes tam in Dalmatia quam in Istria ad Adriatici
maris oras sub

Carissimi

in

Cbristo

Filli

Nostri

Francisci

Austriae Imperatoris ac Bohemiae et Hungariae Regis

Apo-

nec non Regni Longobardi Veneti temporali Dominatu


aclu existentes cogitationes Nostras intendimus, ut sublatis
superiorum temporum calamitatibus rem sacram aptiori utilique forma ibidem componere atque ordinare conniteremur
Novimus equidem, eum esse Episcopatuum, et Cathedralium
stolici

Capitulorum,

et

Seminariorura in

illis

partibus

miserrimum


stalum,

ut

manifesto

513

ad

appareat,

nendum necessaria media

illoruin

numerum

reli-

nnllo paclo suppelere; ex quo in-

multarum Sedium Episcopalium


viduitas non sine maxima Dioecesium calamitalo. Gnivissimis
bisce ex causis fel. Record. Pius PP. Septimus Praedecessor
noster curas cogilationesque suas jam pridem converteral ad
necessaria in tantam malorum congeriem remedia consciscenda,
probe noscens, bujusmodi mala auferri non posse si praesens
eorum Ecciesiarum statum servaretur, cum in summa rerum omnium inopia iisdem pr necessitale consuli omnino ncquiret. Extant enim in praesentiarum sub Austriaca ditione in Dalmatia sedes Archiepiscopaies Jadrensis, Ragusina etSpalalensis, ilemque
Episcopales Sedes Sebenicensis^ Pharensis, Catlarensis, Nofeliciler

successit

diuturna

Macbarskensis, Scardonensis, Traguriensis, Stagnensis,


et Cursolensis; in provincia vero Istriae ad Litus Adriaticum

nensis^

mumerantur Sedes Episcopales


Tergestina,

Parentina,

Sedibus

ipsarum
posset,

Veglensis,

Arbensis,

seu Gradiscana,
Justinopolitana,

Aemoniensis. Canonica idcirco in eam


inquisitione suscepta idem Pius Septimus Ponlifex de
mminuendis prudentissime cogitarat, ut pr minori
numero facilius in Rei sacrae luilionem prospici
spe frelus, fore ut saluti illorum Populorum exlremo

Polensis, Auxerensis

causam

Goritiensis

et

hoc remedio ex temporum, locorum ac Personarum rationibus opportune succurrerelur. Nos quoque laudati Praedecessoris nostri vestigiis insistentes, uti primum traditam Nobis
divinilus Dominici Gregis custodiam suscepimus, parem in
id curarum conlenlionem impendimus, et dolenti quidem, sed
benevolo animo preces de iis sedibus imminuendis Imperialis
Uegiae Majestatis nomine Nobis porreclas excipientes attente
curavimus^ ut majora, quae possent, commoda leviori cum
jactura in Rei sacrae ulilitates conferentur, in quem fmem
plura ad examen deducenda fuere, cuncta singillalim accurateque inspicienda, impensa denique Majestatis suae pr
Catholica Religione voluntas assidue compellando, omnibus

demum

rebus, proni necessitalis ratio efflagitavit,

gravissimis

de

certa scientia

causis

ac

conciliatis

Animum Nostrum moventibus

matura

deliberatione

Noslris deque

et

ex

Apo-

denominationem, natupraesentem statum Episcopalium

stolicae Potestalis plenitudine titulum,

ram, essentiam, tolumqne


Ecciesiarum, et Cathedralium Capitulorum, Cursolensis, Nonensis, Scardonensis, Stagnensis, Traguriensis in Dalmatia,
parilerque Auxerensis, Arbensis, Aemoniensis in Littore Adria33

514

co perpetuo suppriraimus et extinguimus, easque et illarum


Doeceses a quorumlibet jurisdiclione, jure ac praerogativa
exemptas ac separatas edicimus, ut eaedem Ecclesiis ac Dioecesibus infrascripta nova circutnscriplione constabiliendis adjungi possint, suspense taraen efFectu suppressionis Ecclesiae
Aemoniensis, usque dum Ecclesiam ipsam ex persona moderni
Episcopi quovis modo vacari contigerit. Suppressis item, deac perpetuo extinctis Metropoliti s juribus ac titulis
letis
et
Archiepiscopalium Ecclesiarum Spalatensis
Ragusinae
easdem in mere Episcopales Ecclesias perpetuo referendas
mandamus, ipsasque Melropolitanae Ecclesiae Jadrensi sufFraganeas assignamus ea lege, ut ipsarura Antistites primum
locum inler caeteros sufFraganeos habere semper debeant, praecedenliam inter se adepturi a respectivae possessionis anterioritate, ut hoc modo aliqua pristini eorum gradus memoria
servetur. Episcopales vero sedes Justinopolitanam^ Polensem,
et Macharskensem, conservatas denuntiantes aliis Episcopalibus Ecclesiis, uti Concalhedrales ab uno eodemque Antistite
in posterum gubernandas perpetuo unimus et adjungimus,
scilicet Justinopolitanam Concathedralem esse volumus TerParentinae, et Macharskensem Spalatensi,

geslinae, Polensem

ac proinde Episcopus

Tergestinus

Nomen quoque

suscipiet

Episcopi Justinopolitani, et Parentinus Polensis, ac Spalatensis


Macharskeiisis, adhibita tamen semper et in quolibet actu ac
loco praenominatione Episcopi Tergestini, Parentini, et Spalatensis.

Extincto insuper qualbet Metropolitico jure Antiba-

Ecclesiam tam ipsam,


quam Spalatensem^ Ragusinam, Pharensem et Sebenicensem

rensis Archiepiscopi

in

Cattarensem

Ecclesias jure Metropolitico Archiepiscopi Jadrensis perpetuo


subjicimus, eidemque sufFraganeas assignamus. In

memorala

itaque Provincia Dalmatiae numerahuntur in posterum Archiepiscopalis Jadrensis, et ejus SufFraganeae Episcopales Ecclesiae Spalatensis
sina,

cum

Sebenicensis,

sua Concathedrali Macharskensi,


Cattarensis

et

Pharensis.

In

Ragu-

provincia

extabunl Episcopales Sedes Goritiensis seu Gradiscana,


Tergeslina cum sua Concathedrali Justinopolitana, Parentina

Islriae

cum Concathedrali
Ecclesiis in

Polensi ac Veglensi.

Provincia

Istriae

Ex

perstabunt

enunciatis interea

Apostolicae Sedi,

praesens immediate subjectae Goritiensis et


Tergestina, Parentina vero Ecclesiae Patriarchali Venetiarum,
et Veglenss
Metropolitanae Jadrensi, Suffraganealus jure
suberunt, donec aliter ab Apostolica Sede sancitum non fue-

prout

sunt

in

515

Ecclesiae aulem Justinopolitana et Polensis eodeni ac


respectivae Concathedralis jure quoad sufl'raganealiim censebunlur, deleta qualibet erga diversum Metropolilanum earumrit.

dem

praeseiUi subjectione. Porro de Capitulorum Calhedralium


ordinatione sequentia decernimus: Metropolitanae Ecclesiae

Jadrensis Capitulum ex Iribus constabit Dignitalibus, Praeposito scilicet prima post Ponlifcalem, secunda Archidiaconalu, ac Decanalu tertia, simulque ex quinque Canonicatibus;
Capitola vero Episcopalium Ecclesianim Goritiehsis ac Ter-

gestinae Tres

numerabunt Dignitates, nempe Praeposituram, Archidiaconatum et Decanalum, nec non quatuor


Canonicatus. Demum Capilula Ecclesiarum Ragusinae, Spapariter

Sebenicensis, Cattarensis, Pharensis, Parentinae^ et


Veglensis constituentur ex duabus Dignitatibus, nimirum Praelatensis^

positura^ ac Decanatu,
pariter in meraoralis

et

ex

quatuor

Capilulis

Jadrensi,

Canonicatibus.
Goritiensi, ac

Erunt

Ter-

gestino sex, in reliquis vero quatuor Vicarii seu Praebendarii,


qui praesto sint servitio Chori et Sacrorura Procurationi.

Quod

si

in

aliqua ex

praedictis

Ecclesiis

aliqui

Dignilari,

Canonici et Vicarii seu Praebendarii legitime instiluti adhuc


in praesens reperiantur, qui numerum pr respectivo ipsorum
ordine praesentibus praefinitum excedant, in hoc casu ii, qui
omnium postremi Beneficii possessionem adepti fuerint, suis

quidem sede, loco,


frui,

reditibusque

suffragio,

in

ea

aliisque luribus et praerogativis

quam nunc percipiunt,


sed eorum Beneficia, quan-

quantitate,

gaudere pergent, donec vixerint,

documque vacaverint, nulli alteri poterunt conferri, ut ita


praestitutus numerus in quolibet Capitulo tandem habeatur.
Quodsi ipsorum aliquis maluerit loco cedere, soque a Beneficio

abdicare,

congrua

Pensio

pr

actuali

ipsius Beneficii

Censu eidem persolvetur. Hujusmodi autem vel actualem Beneficii reddilum vel Pensionem amittent omnes illi, qui intra
praefinitum

numerum

obtinebunt

Beneficium, cujus

statutum

Binos aulem ex Canonicis cujusque Cathedralis Capiluli adsciscent Episcopi, qui Poenitentarii ac Theolog muneribus juxta Sedis Apostolicae Constitutiones fungantur. Utque Sacrorum splendidus apparatus augeri valeat^

censum

percipient.

facultatem Episcopis impertimur Ecclesiasticos viros in sacris


Ordinibus conslitutos ex Majestatis suae consensu adsciscendi

Canonicos Honorarios, qui statutum Canonicorum Capitularium numerum non excedant, quique licet residentiae legibus non adstricti, Chorali tamen habitu et stallo fruanlur^

in

516

absque ullo emolumento, niillumque habeanl suffragii jus, neque facultalem Capilularibus Convenlibiis Comilisque adstandi.
Capilula demum Justinopolitanae, Polensis ac Macharskensis
Ecclesiarum, quae uli Concalhedrales conservabunlur, eodem

numero Capitularium constabunl,


Calhedrali,

clesia

cui

qui

erunt

ipsae

praefinitus

est pr

Ec-

Ad consulendum

unitae.

vero post enuntiatas immutaliones felici Capilulorum slatui


ac regimini curabit quilibet Antistes peculiaria a singulis
Canonicorum CoUegiis ordinari statala, quibus ex Sacrorum

Canonum

Synodalium dispositionum perscripto salubriter de


recto divini Cultus servitio, ac de propriis muneribus rite obeundis caulum sit, eademque postea ab unoquoque Antistile sancienda ac probanda erunt, ac demum autbentica horum exempla ad Aposlolicam Sedem Iransmittenda. Ex fidelium aulem
et

religione confidimus,

pietatis

utilia

Choralium

inslilula et

numerum eliam

accedente in ipsorum
tuitonem pientissim Principis consensu. Capitula suppressarum Cathedralium Traguriensis, Auxerensis, et Aemoniensis
(cum haec locum ut supra habuerinl) redigentur ad Gapitula
Ecclesiarum Coliegialarum et in earum singulis Archipresbyler
curam animarum Parochianorum exercens, et quique Canonici
numerabuntur; statuta pr iisdem ab Episcopis conficienlur
auditis Interesse habentibus. Ne autem ex imminuto Pastorum
Beneficiorum

uclura

iri

numero difficullas oriatur in Dioecesium procuratione ob majorem Episcopalis Curiae longinquitatem, caulum erit^ ut ne-

dum

in

insuper
et

Concalhedralibus retineantur Vicarii

generales,

Civitatibus Cursolarum, Tragurii, Arbe,

in

sed

Aemoniae

Auxeri Pro -Vicarii generales constituantur, qui ampliori-

bus,

quam

Populorum

Vicari Foranei facuUatibus praedili necessitatibus

praesto

esse

possint,

eos

oporteat

quin

longis

Curiam generalem accedere, ac licentias proinde


de nubendo post rite probatam libertalem status concedere,

itineribus ad

facultales

subdelegare

pr

absolutione a casibus

aliaque id genus agere valeant. quae longiorem

reservatis,

moram band

delata iisdem Pro-Vicariis auctoritate ab Episcopis,


proul satius expedire censuernt, ad quos id eliam speclabit,
patiantur,

Loca
sibi

et

Paroecias definire,

communicata

in

auctoritate

quibus
uti

dicti

poterunt.

Pro-Vicarii hac
Pari

insuper ex

ob Macharskensis
accessionem amplitudine, ad sacramentorum adminislrationem,
quae sunt ordinis episcopalis, fidelibus ibidem degentibus
ratione

facilius

inspecta

Dioecesis

Spalatensis

procurandam Vicarius generalis

in

Civitate

Machar-

517

skae staluelur, qui aliquo lilulo Episcopali in partibus Infidelium modo et forma consuelis ab apostolica Sede exornalus Episcopi auxiliaris miinus geret, gaudebitque prima
Cathedralis Capitali Dignilate alque ullerius Pensione

in Supplementum Congruae ad Dignilalem Episcopalem luendam


eidem assignanda edito in quovis peculiari casu per Nostram
Congregationem Consistorialem decreto. Volentes nunc ad novam Dioecesium circumscriptionem procedere, ut singularum

distinctis

fnibus

quaestiones omnes

auferantur, circa spiriexercitium, earum dislributionem ac diApostolcae potestatis plenitudine decernimus,

lualis jurisdictionis

visionem de
praescribimus

consiituimus juxta eum, qui sequitur, modum:


videlicel Dioecesis Metropolitanae Ecclesiae Jadrensis con-

stabit

et

ex universa, qua

praesens gaudel, Dioecesi, nec non


ex integro Territorio suppressae Episcopalis Ecclesiae ac
Dioecesis Nonnensis. Dioecesis Episcopalis Ecclesiae Spalalensis praeter Paroecias ipsius Givitatis Spalati efFormabitur

ex

locis in

Kievensi

novem

in

eadem Dioecesi
Paroecia

alteri

Dioecesi attribuenda,

nec non ex

Paroeciis suppressae Dioecesis Traguriensis, nimirum

ipsius Givitatis Tragurii, ac

Castri

actu comprehensis, dempta tamen

Castri novi, Castri veleris,

Stiphilei,

Zirona; ac
siae eidem

demum ex
uli

Locorum, Seghetti, Okrugh, Hedno,


Castri Vitturi, et

paroeciis Dioecesis Macharskensis Eccle-

Concalhedralis per praesentes unilae. Dioecesis

Episcopalis Ecclesiae Sebenicensis actualem suam Dioecesini

complectelur unacum Scardonensis Dioecesis Territorio alque


Undecim Paroeciis suppressae Dioecesis Traguriensis nimirum
Bossiglino, Pargomet, Liechievizza, Berstranova. Ogoye, Zoor-

glievo, Visoka,
illisque

accedat

SuhidoI,

Parecia

Gliubitorizza,

Bistirizze,

ex

Kievensis

et

Blisna^

Dioecesi Spalatensi

Ragusinae conslituelur ex praesenli sua Dioecesi unacum suppressae Cursosejuncta. Dioecesis Ecclesine Episcopalis

lensis

Dioecesis

Pharensis

Territorio.

eodem ac

in

Dioecesi

praesenti

Episcopalis

stalu

integra

Ecclesiae
remanebit.

Dioecesis Ecclesiae Episcopalis Catlarensis praeter Paroecias,


quibus nunc constat, complectelur etiam Paroeciam Budue.,
quam idcirco ex Dioecesi Antibarensi sejunctam declaramus.

Dioecesis Episcopalis Ecclesiae Goritiensis


efformabilur ex praesenti

ejusdem

seu

Dioecesano

Gradiscanae
Territorio, e

quo demetur Paroecia loci Prosecco, alteri dioecesi accensenda,


nec non ex Pareciis jam antea ipsi adjectis juxta disposiliones Litterarum Apostolicarum ree. Memoriae Pii PP. Sep-


timi Praedecessoris Nostri,

518

quarum

initium

De

Do-

salute

minici Gregis : super nova Veneliarum Dioecesium ordinatione


editarura. Dioecesis Episcopalis Ecclesiae Tergestinae praeter
eam, qua nunc gaudet^ complecletur universam Justinopolitanae Ecclesiae Dioecesim, quae eidem Concathedrali est
attribuita, nec non Dioecesis Aemoniensis Territorium (nunc
pr tunc, quando haec Ecclesia vacaveril) nec non Pareciara
Prosecco, a Dioecesi Goritiensi segregatara., atque Undecim
Parecias a Dioecesi Parentina disjunclas, nimirum: Sanctae
Mariae Majoris Pinguenti, S.ti Bartholomei Retii, Sorignaii,
Lanische, Bragusch, Culmi, Razzize, Vuch, Grinaldae, Zu-

mesci et Stridoniae. Dioecesis Ecclesiae Episcopalis Parentinae constiluetur

ex

civitate

ipsa,

et

Dioecesi, demptis enunciatis Pareciis

tinam

collatis,

nec

non

ex

Polensis, quae Concalhedralis

renunciata. Dioecesis

demum

Dioecesi

in

ex praesenti ipsius
Dioecesim Terges-

Episcopalis Ecclesiae

eidem Parentinae Ecclesiae

est

Episcopalis Ecclesiae Veglensis

ex sua praesenti Dioecesi, nec non ex adjeclo suppressarum Dioecesium Arbensis et Auxerensis Territorio.
constabit

Hisce nunc constabilitis praevia disjunctione ac exemptione


Ecclesiarum^ Monasteriorum, Pareciarura, Personarumque omnium ordinum (non tamen exemptarum) a respectiva ordinaria jurisdictione, potestate ac superioritate priorum Antistitum juxta sancitas hucusque Dioecesium immutationes Nos
Habitatores et Incolas nec non Parecias et Monastera aliaque

omnia

in

constitutione novarura Dioecesium superius

memo-

exemptionibus cuillbet dejure legitime pertinenlbus) Archiepiscopo Jadrensi, ac Episcopis Spalatensi, Ragusino, Sebenicensi, Pharensi, Cattarensi, Goritiensi seu
Gradiscano, Tergestino, Parentino et Veglensi pr suis respective Civitate^ Territorio^ Dioecesi, Clero ac Populo perpetuo assignamus supponmus atque subjicimus, seminarla
Puerorum ecclesiastica idoneo Censu ex eo, quem in Rei
sacrae mpensas Imperialis ac Regia Majestas sua tribuium

rata

(salvis

voluit,

opportune dilanda

in

Metropolitana

Jadrensi,

et

in

Episcopali Spalatensi Ecclesiis constituentur, ut ibidem juxta


Concilii Tridentini perscriptiones
siastica Ministeria rile erudianlur,

sacris disciplinis ad Eccle-

nedum Dioecesan Alumni,

sed etiam aliarum Dioecesium Adolescentes, quae Seminario


careni, iisdem, quoad vires suppetant, favoribus ac Dioecesani pr impensarum imminulione protegendi. Goritiensis au-

lem seu Gradiscana, Tergestina, Parentina

et

Veglensis

Ec-

519

Seranaria, quorum reddilus ex


Ecclesiarum Seminaris augebunlur. In
hujusmodi Seminariorum regimine lum quoad rectam alumnorum instructionem ac discipiinam, lum quoad utilem Census
procuralionem jura Episcoporum ad formam Concilii Tridentini et Aposlolicarum
constilutionum sarta tecta manebunt.
lllarum insuper Ecclesiarum Episcopi^ quae Seminariis careni,
polerunl eadem erigere, si vires suppelanl, haud abnuenle
pr suo pietalis studio Serenissimo Imperatore, ac Religione
in id connilenle Fidelium, quibus liberum
eril,
quo lubeat
aclu Seminariis vel erigendis vel Censu augendis consulere.
Ex Episcopatuum, Capitulorum et Cathedralium Ecclesiarum
patrimoniis aclu existentibus, nec non ex reddilibus, quos ad
Archiepiscopatus et Episcopatuum Ecclesiarumque Cathedralium et Capitulorum tuitionem in supplemenlum necessari!
Census Imperialis Regia Majestas suo in Relgionem studio
liberaliter est pollicita, Congruae respeclive doles
assignaclesae

nniendis

propria

relnebunl

adjeclarum

buntur, eaedemque ut in fundis stabilibus tradanlur,

cum

pri-

mis curabitur. Census pr Archiepiscopo Jadrensi duodecim


mille florenis, pr Raguslno et Spalatensi Episcopis octo
mille florenis, pr Sebenicensi florenis sex mille, et quinque mille florenis pr Cattarensi respeclive constabil; eoeleris Episcopis Pharensi, Goritiensi seu Gradiscano, Tergeslino, Parentino ac Veglensi iidem, quibus nunc fruunlur,
Census absque ulla immutatione relinquuntur, qui si suslenlandis Episcopalus oneribus impares sint, congruis supplemenlis augebuntur. De Capitulorum vero Censu haec cauta
sunt: pr Jadrensis Capituli Praepositura prima Dignilale
floreni mille et quingenti, pr secunda Archidaconalus mille
et quatuor centum; ac pr lertia Decanalus Dignilale mille
et biscenlum floreni, pr singulis vero quinque Canonicalibus
mille annuum redditum conslituunt. Capitulorum Rafloreni
gusini et Spalatensis Praeposilurae mille biscenlum floreni,
Decanalui floreni milk, et cuilibet ex quatuor canonicalibus
octingenli floreni annuatim respeclive assignanlur ; pr Sebenicensi Praepositura prima Dignilale floreni mille, pr secunda noningenti floreni, et pr singulis ex quatuor Canonicalibus annui floreni sexcenlum decernuntur; Cattarensi Capitulo pr Praepositura octingenli, pr Decanalu seplingenli,
et pr quolibet ex quatuor Canonicalibus soxcentum floreni
annuatium constiluuntur. Pro celeris vero Caplulis Pharensi,
Goritiensi seu Gradiscano, Tergestino, Parentino, et Veglensi,

520

inspecto actuali psorum Patrimonio, infradicendus Exequutor

eongruam juxta superius

praefinituni

Capitularium

numerum

dislribulionem rediluuni pr respeclivis Praebendis decernei,

sensim pr

quae dislribulio

prout ex legilimo jure


ultra

qui

exequulioni

rata

illorum

statulum Capitularium

beneficia

deraandabitur,

vacare

numerum ex

conligeril;

veteribus per-

censebuntur^ suam pristinam Praebendam retinebunt.

Ex me-

morato enim Censu actuales Prebendae desumendae erunt


juxta ea, quae superius fuerunt adnotata. Capitula vero, quae
uti Goncathedralia perstabunt, et ea, quae in Collegiatas Ecclesias redigenlur, pristino gaudebunt Patrimonio, quod ab
harum Litterarum Exequulore collatis cum respeclivo Ordinario consiliis in congruas Praebendas pr statuto Capitularium
numero distribuetur. Pro Vicariorum autem seu Praebendatorum decenti Congrua, pr aedium Calhedralium lum perstantium tum suppressarum tuitione, pr impensis in divinum
Cultum, Sacrorumque curalionem, itemque pr Episcopalium
Curiarum sumptibus, dotes diligenter sancientur. Pro Ecclesiis
Istriae
in

in

Adriatici Littore patrimonia,

causas

eas

addicentur,

quae

quibus actu potiuntur,

Patrimonia,

ratio palialur et Pienlissimi Principis liberalitate

fidimus. FeJiciori

ubi

temporum

auclum

iri

con-

insuper Parochorum condilioni, ubi neces-

prospiciendum judicantes pietatem


Imperialis Regiae Majeslatis suae in tantum opus appeilamus, minime dubitanles, qui in id etiam apprime consultum
exoplet; pr apliori etenim, ubi opus sit, Pareciarum divisione facullates infradicendo Exequutori imperlimur, ut re
cum Ordinariis conciliata, quod in populorum commoditatem
verlat, opporlune possit decernere. Quando Sedes vacabunt,
Vicarius Capilularis Ecclesiarum, quibus aliae Concalhedrales
sunt unitae, regimen tenebit etiam Concathedralis; cujus
proinde Capitulum non poterit Vicarium Capilularem sibi eligere, attamen novi Episcopi possessionem delati sibi muneris
sitas

in

poslulet,

opportune

quoque Ecclesiis

iis

suscipient,

curabuntque per

aliquod

anni tempus, ac praesertim in Sanctorum Titularium solemnitatibus

ibidem residere. Designatio

titularis

in

partibus Inf-

delium Episcopi, qui uti auxiliaris in civitate Macharskae debeat residere, iis legibus conficietur quibus coeleri in Serenissimae Austriacae Domus ditionibus auxiiares Episcopi ad
Pontificalia peragenda adsciscuntur. Ad consulendum prae-

Populorum, sicut supra respectivis Antislilibus


subjectorum^ praecipimus ut omnia et singula documenta resterea

utilitati

521

picienliaEcclesas^ Parecias el Loca, ut supra, dismeoibrata ac de

novo applicala

Velerihus Cancellariis exlrah et Cancellariis

Dioecesium, quibus illa conjuncla erunt, opportuna forma Iradi,


alque in bis perpetuo debeant assorvari.Mandamus pariter, ut hanovi status ac reddituum Mensarum Arcbiepiscopalis
et Episcopalium eaedem congruenter sint taxatae, earumque
taxa in Libris Camerae Apostolicae debeat de more describi.
Ut autem cuncla a Nobis ut supra disposila rite, feliciterac
celeriter ad optalum exilum perducantur Venerabilibus Frabita ratione

Josepho Wallnnd Episcopo Goritiensi se Gradiscano


atque Antonio Aloysio Wolf Episcopo Labacensi quos in
praesentium Lilterarum Exequutores eligimus ac deputamus,
omnes et singulas necessarias et opportunas concedimus facultates, ut etiam ubi opus fuerit, per alios Viros ecclesia-

tribus

stica

Dignitate praefulgentes ab

iis

speciaiiter sul)delegandos

cuncta superius ordinata peragere, statuere, disponere, decernere, ac super quacumque oppositione adversus praemissa

quomodolibet forsan oritura agnoscere,


ac definitive pronunciare libere ac licite possint et valeant.
Eisdem quoque Josepho et Antonio Aloysio Episcopis expresse injungimus, ac mandamus, ut exempla singulorum
Actorum tam per se, quam per ab iis subdelegatos in praesentium Lilterarum Exequutionem conficiendorum intra Quadrimestre ab expleta ipsarum executione ad hanc Apostolicam
Sedem in authentica forma transmittant, in Archivio Gongregalionis rebus Consistorialibus praepositae de more asserin

aclu

executionis

vanda. Praesentes antem Litteras,

quaecumque, etiam ex

eo,

vel habere praetendcntes

quod
auditi

el in iis

quilibet

non

contenta et staluta

habentes

interesse

ac praemissis

fuerint,

non consenserint^ elamsi expressa specifica et individua mentione digni sint, nullo unquam tempore de subreptionis vel
aut

obreptionis

nullitalis

villo

seu

intentionis

Nostrae

vel

quolibet alio licei substantiali et inexcogitato defectu nolari,


impugnari vel in coiitroversiam vocari posse, sed eas tan-

quam ex

certa

scienlia ac Potestatis

plenitudine Nostris factas

emanatas perpetuo validas et efficaces existere et fore,


suosque plenarios et inlegros effectus sorliri et obtinere,
atque ab omnibus, ad quos special, inviolabiliter observari
et

debere, et

si

scienter vel

secus super his a


ignoranler

quoquam quavis

contigerit

attentari,

auctoritate

irritum

prorsus

innane esse ac fore volumus e^tque decernimu? non obgtantibus de jure quaesto non tollendo de suppressionibus

el


commiltends

ad

parles

522

vocatis,

quorum

interest,

Noslris et Cancellariae Apostolicae regulis, nec

alisque

non supra-

diclarum Ecclesiarum etiani juramento, Confirmatione Apostolica, vel quavis alia firaiitate roboratis stalutis, et consueludinibus etiam immeaiorabilibus, privilegiis quoque,

indultis

oinniet concessionbus quanivis individua menlione dignis


busque et singulis Apostolicis, ac in Synodalibus, Provincia-

universalibusque Conciliis editis specialibus vel gene-

libus,

ralibus
singulis

Constilulionibus et Ordinalionibus. Quibus omnibus et

eorumque

tolis

tenoribus ac formis etiamsi specialis

mentio seu quaevis expressio habenda aut aliqua alia exquisita forma servanda foret, ipsorum tenores praesentibus pr
expressis habentes ad praemissorum omnium et singulorum
efFectum latissime et pienissime ac speciaiiter et expresse de-

rogamus, coeterisque contrariis quibuscumque. Praetereavolumus, ut harum Litterarura Nostrarum transumptis etiam impressis manu tamen alicujus Nolani publici subscriplis et
sigillo personae in Ecclesiastica Dignitate conslitutae munitis
eadem prorsus fides ubique adhibeatur, quae ipsis praesentibus adhiberetur, si forent exibtae et oslengae. Nulli ergo
omnino homini liceat hanc Paginam Nostrae Suppressionis,
Extinctionis^ Annulationis , Dismembralionis, Disjunctionis,
Separalionis^ Aggregationis^ Unionis, Erectionis, Appiicatonis,

Circumscriptionis, Concessionis,

Assignationis,

Subjec-

tionis, Altribulionis^ Statuti, Indulti, Declarationis, Deputationis,

Commissionis, Mandati, Decreti, Derogationis. ac Voluntalis


infringere, vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc
attentare praesumpserit, indignationem omnipotentisDei ac Bealorum Petri et Pauli Apostolorum Ejus se noverit incursurum.
Dalum Romae apud Sanclum Petrum Anno Incarnationis
Dominicae Millesimo Octingentesimo Yigesimo Gelavo Pridie
kalendas Julii Pontificatus Nostri Anno Quinto Loco -J- Plumbi
Super quibus quidam Litteris ego Nolarius publicus pracsens
:

Transumptum confeci

signavi

praesentibus D. D.

Germano

Damaso Testa Testibus eie.


Concord, cum Orig. Alex. Macioli m. p. Offlc. Dep.
(L. S.) B. Cardinalis Pacca m. p. Prodat.
Ita est Joseph Battaglia m. p. Not. Apost. (L. S.)
Concordai cum Originali.
VIENNAE, 11 Octobris 1829.
ViNCENTius Eyssen m. p Caes. Reg. Cancellariae

et

Aulicae Unilae, Regislraturae Director.


Hs Lilters Aposlolcis,

Summi

523

quanlum lenor enrum juribus

in

Principis ac Legibiis ol Ordinalionhus

caesareo-regiis
non adversalur, placelum regiuin conccdilur. I*er Sacram Gaes.
Reg. Majest. Dalum Vindohonae die 11 Oclohrs 1829.

Antonius Bonifacius

Cavallar m.

di

p.

Concordat cum Originali.

TERGESTI,
Nic. Calligarich m.

Lettera

scritta

Bano

dal

H
p.

Novembris 1829.

Expedilurae Gubernialis Director.

Paolo

PonleDce Clemente V

Sanclissimo
divina

in

providenlia

il

in

di

16 giugno 1311

favor

dei

Romane

Sommo

Zaralini

Chrsto patri et domino domino

sacrosancle

al

CLEMENTI
summo

ecclesie

ac

domino suo plurimum reverendo, Paulus


bonus Chroatorum et dominus Bosne pedum oscula beatorum
cum prontitudine serviendo. Quia non qui inceperit sed quod
perseveraverit, recipit bravium, ac illud presertim pium est
laudandum, quod fine clauditur meliori, idcirco in devotione
debita permanere, et cum prompta ac fidali continuatone

universali pontifici,

servitiis
et

servitia

accumulare,

vestreque

sanclitatis

mandatis

preceptis, non parcendo periculis et expensis, per

omnia

cupiens obedire, considerans veslre dominalionis centra


netos
et

latas

honorem

Jadratinorum
sanctitats

sentenlias,
et

gloriam

noslrorum

speciali

ducti

Ve-

ac eorum visa

protervia et duritia,

sancte

ecclesie

malris

in

medium

devolorum et fidelium, qui vestre


fiducia a Venetorum violento domnio

recedentes ad libertalem debitam pervenerunt: requisitus per

eosdem, meum primogenitum banum Mladinum, banum Bosnensium misi cum potentia ad defendendum et manulenendum
et protegendum predictos Jadralinos, tanquam obedienlie filios
et devotos, centra Venetos supradiclos. Sane quia dicti Veneti
continuo tenent galeas armatas ante Jadram in insulas ipsorum devastando, nec habeam ad presens galeas ad obviandum eisdem hostiliter, sicut decet rebellibus ecclesie, san-


ditali

veslre

benignitale consueta

de

placcai

524

talKer

soper

vestri et devoti^
hec providere, quod
valeant
per
diclos
Venetos
nec
vel per aliquos
non possint
amicos et faulores eorum, prece et precio infectos, modo
aiiquo agravari vel aliqualiler molestar!, cum aliqui oblili sue
salutis proprie et mandati vicarii Jesu Christi, tam apud Ferrarium ausu temerario se opposuerunt loto posse manifeste,
quam hic opponere centra nos videanlur; sed quod liberici
securi prefati Jadratini veslre sanctitalis mediante auxilio,
Consilio, prolectioni speciali
et favore sicque protegantur,
quod alii exinde speculum et exemplum habcant, similia sino
esilationc aliqua securius faciendi, ac vostre sanctitalis beneplacilis et mandatis per omnia cum obedientia debita complacenda, et quod Veneti autedicti de sua protervia non possint amplius gloriarla sed eorum pena et correctio sii metus
mullorum, et deinceps non attentel aliquis ac presumal similias
contra Romanum Ponlificem et universale dominium perpetrare domino concedente.
Dalum Scardone die XVI Junii.
dici! Jadralini,

Lettera

Carlo

di

re

PoDterice

d'

Clemente Y

Santissimo patri

et

in

diretta

Tavor

il

dei

domino domino

IO ottobre ISli

al

Zaratini.

CLEMENTI

divina

Romane ac universalis ecclesie summo


Carolus per camdem Hungarie, Dalmatie, Chroalie,

providentia
pontifici.

Ungheria,

fideies

sancte

Lodomerie, Comanie. Bulgarieque rex,


princeps Salernitanus, et honoris mentis sancii Angeli dominus, cum summa reverentia et obedientia devota pedum oscula bealorum. Apud veslre sanctitalis excellentiam presenlibus desidero palefieri, quod civitas Jadriensis, que est de
regno Ungarie, quam Veneti a multis temporibus jam elepsis
potentialiter occupatam tenuerunt, nunc de dicto nostro regno
exislens et se esse recognoscens ad nostrum dominium cum
omni fidelitate est reversa, propler quod ipsam Veneti su-

Ramie, Servio,

pradicli

Gallitie,

inquietant

possessiones et

Quare

veslre

et

molestant

insulas

sanctitalis

obsidendo,

et

jura

ipsius,

ipsornm prejudicium occupando.


reverentiam devotis et humilimis

in


precum

525 -^

requiro cordis inlimo cum cffectu, qualenns


dignelur veslra snnclilas ipsis Venelis injnngerc ci precipere
firmiter et dislricle, ut de celer ipsi Veneti prediclos Jadrienses in nullo presumant molestare, nec eadem civitalem
inslanliis

ohsidere, et ut omnia per


in

insulis

stituant

et

Venetos

indebite

occupala

eorum possessionibus^ Jadriensibus re-

aliis

resignent

et

sanctilali

in

ipsos

Jadriensibus

commisimns

refferenda

Celer

anledictis.

Jacobo

latori,

veslre

presenlium,

cujus verbis dignetur veslra sanclilas fidem credulam adhibere.

Data prope Velgralum (Vdijailz) sexto idus mensis oclubrls.

lettera

di

Apostolico
a

risarcire

Innocenzo VI
Androino, con
i

danni
dei

da
ss.

data

di
la

30

quale

loro

Cosmo

ordina

gli

cagionati
e

13S7, diretta

luglio

alla

Damiano

di

di

obbligare

chiesa

al

Legato

al
i

Veneti

convento

Tkon.

INNOCENTIUS

Episcopus servus servorum Dei Dilecto


(lio Androyno abbati monasterii
Cluniacensis, Malisconensis
dyocesis, apostolcae sedis legato, salulem et apostolicam
benedictionem.
Peticio pr parie dilecti

sanctorum Cosme

et

Damiani

flli

Gregorii abbatis monasterii

ordinis

sancii

Benedicli,

Ja-

drensis dyocesis, nobis exhibita continebat, quod ipse propter

culpam nonnullorum malorum officialium dilectorum fliorum


communilatis Venecie caslellanensis dyocesis, que in parlibus
illis dominari consueverat, adminislrationem et regimen dicti
monasterii, cui lune vacanh* dudum de persona cujusdam
Gregorii per felicis recordalionis Clementem papam VI predecessorem nostrum provisum fueral, ac bonorum et jurium
ipsius monasterii numquam pacifice habere poluit, quinymo
ab ipsis officialibus conlra justiciam omni humanilalis debito
relegalo pessime tractalus, et de ipsorum expresso mandalo
ecclesia ipsius monasterii cum omnibus domibus et hedificiis
suis funditus subversa,

ac

ejus jura et privilegia

nonnullis officialium predictorum ex

sublata a

eisdem prvilegiis bulle


quod
licei nos olim super
apostolice sedis abstracte fuerinl^ et
premissis per nostras litteras duci Veneciarum, qui tunc eral,
preces direximus et mandata, tamen nonnulli officiales dicti

abbalem eisdem

presentalis eis per dicium

ducis^

eum

per

526

obauditis,

penilus

peiora

malis

lillers,

el

dicium
aliquandiu eisdem
addentes,

abbalem capere el carceribus mancipare et


carceribus mancipalum delinere, et quasdam domos, quas idem
abbas pr sua et monachorum dicti monasterii habilatione
rehedifcari fecerat, dirrui in divinam ofFensara el diete sedis
conlemplum ausu sacrilego presumserunt adeo^ quod ipsi
abbati locus seu habitatio non remansit^ ubi capud suum valeat reclinare. Super quibus omnibus idem abbas aposlolice
sedis reraedium humiliter imploravit. Nos itaque ejusdem
abbats in hac parte supplicationibus inclinati discretioni lue
per apostolica scripta mandamus, quatenus per te vel

aliura

seu alios, vocatis qui fuerint evocandi^ et auditis simpliciter


hincinde proquod canonicum fuerit, appellatione remota^ decernas,
faciens, quod decreveris, per censuram ecclesiasticam firmiter

et

de plano ac sine strepitu

et

figura judicis

si

opus

positi,

observari, invocalo ad hoc,


secularis.

Testes autem,

odio

timore

vel

qui

fuerit,

nominati,

fuerint

subtraxerint,

auxilio
si

brachii

se

gralia,

censuram ecclesiasticam

per

appellatione cessante compellas veritali testimonium perhibere,

non obstante
sii

si

aliquibus

comiler

vel

divisim a dieta sede

indultum, quod interdici^ suspendi vel excomunicari

possinl per lilleras apostolicas non facientes plenam

et

non
ex-

pressam ac de verbo ad verbum de indulto hujusmodi mentionem.

Datum apud Villam novam Avinionensis dyocesis

II

ka-

lendas Augusti, pontificatus nostri anno sexto.

Da

questo documento rilevasi, che intorno al 1350 la chiesa


convento dei ss. Cosma e Damiano di Tkon furono distrutti
dai Veneti, che subito dopo furono dall' abbate ristaurati, e che
circa il 1357 furono di nuovo da essi smantellati, e finalmente che

ed

il

il

Papa ordin

fosse fatta

giustizia

ai

Religiosi

col risarcimento

dei danni loro cagionati.

Privilegio
d'

concesso

alla

citt

di

Nona

nel

1200 da Andrea Re

angaria e Croazia, e descrizione del territorio nonese.

ANDREAS

Dei Gratia^ Ungariae, Dalmatiae, Croatiae^ Raraae^ Serviae Rex. Accedenles

In nomine

Christi.

Amen.

527

ad noslram praesenliam dilecli fideles Nostri Cives Nonenses,


humililer Nobis supplicarunt, quod Civilalem ipsorum, quae
semper Praecessoribus Nostris, Ducibus, Regibus et Rrgno
inGomutabiiiter

fidelis

gralis,

et

conservaremiis

in

insignmus

Nostris speeialibus

exlitit,

suis Liberlatibus et

nibus anliquis; quod Comitalum^

eorumdem

tem, metis designaremus debilis,

ne

Consuetudi-

civilali

perlinen-

progressu cujusque
per aliquos vicinos ipsins occqpari contra
voluntatem et juslitiam Civitalis ejusdem. Nos itaque ipsorum
nobilium Civium fidelitate conspecla, quam eos per plures
in

temporis possit

Barones regni

Nos

Nostri,

exislenles

Regnum Nostrum semper

parlibus

in

maritiniis^

ad

cognovimus, peliliones ipsorum admisimus graliose: Volentes et Nostra aucloritate Regia decernentes, quod a modo in perpetuum ipsi
Cives ad suas voluntates possint omni tempore eligere Comitem sibi undecumque voluerinl, qui comes secundum consuetudines civitatis ipsius, earadem quoad suam civitatem et
territorium, et non aliter, debeat judicare; et quod nullus
Dux, Banus vel Vice-Banus noster ipsos Cives Nonenses ad
suum possit judicium vocare vel cogere, quacumque de causa,
nisi coram praedicto ipsorum Comite in civitale Nonae^ et
non alibi existente. Volumus eliam quod nullus Dux, Banus
vel Vice-Banus Noster aut Baro quicumque regni Nostri, qui
noster esset Vicarius in partibus maritimis pr tempore conet

possit a civitale et civibus

stitutus,

vel exationes
si

gessisse

quascumque petere,

lum pervenisse contigerit

in

Nonae aliquod

nisi

servilium,

tantum semel

civitatem

in

anno,

Nonao pr regressu

aut regni negotiis, expensis pr triginta personis unius prandii,

sive coenae; nec ipse Dux, Banus vel Vice-Banus aut Vicarius,
dictis

quocumque cum majori hominum numero, quam praetriginta,

possit ipsam civitatem

introire

volunaliquis de

contra

tatem civium eorumdem. Volumus eliam, quod si


regno Nostro diclos cives in aliquo offenderit, ofFensor in sua
civitale miltatur, ipsius Comilis judicio, sicut cives Nonae
alii subjacent. Volumus etiam, quod nullus Dux, Banus, etc.

Nonae regio vel suo nomine munitionem


ad suam tenere voluntatem. Volumus etiam, et hoc de Gratia
Regia facimus speciali, quod cives Nonenses de dandis Nobis
seu Regno Nostro obsidibus perpetuo sint exempli, suisque
possit in

civitale

juribus et consuetudinibus antiquis uli libere valeant, et eas,


sicut es visum fuerit, in suum melius commutare. Ipsi vero
cives

Nonae erunt Nobis,

et Nostris

successoribus fideles de-

~
Nobis

528

Uegiio tenebuntur servitio, nisi


quod profiteantur se esse devotos Regno Nostro, et Laudes
Regio Nostro Nomini, siculi est consuetudo fidelium Nostrovoti,

nec

ullo

alio

et

rum de Maritimis pr Honorificentia Regia, consuetis dicbus


solemnibus, per suum Cierum et populum deprecabuntur Et
quod nulli infideli, vel re!)elli regio, qui in publicae nota infidelilatis per nos denunciatus fuerit, dare quodcumque auxilium, vel adjulorium^ seu defensionem praesumant. Nos autem,
quocumque tempore, vel Nosler quisque Successor, ad
si
partes maritimas veniemus, et vellemus intrare

ipsara

civi-

tatem Nonae, iidem cives Nos pr posse suo, honore regio


in portas Civitatis excipient, et decentius quo fuerit
hospitium Nobis assignabunt; caeteri

vero, qui in nostro

fuerint

comitatu, occupare vel recipere inlra muros civitatis^ nullum


possint hospitium praetendere nisi suis propriis expensis,

et

civium voluntate.
Pro metis dictae civitatis designari fecimus per Comitem
Obesicum, filium nostrum in hunc modum
In primis incipit a capile cujusdam insulae vocatae Vir
(Pontadura) ; et deinde per litus maris ad s. Andream prope
dictam civitatem, et deinde in quemdam locum protensum in
mare quod dicitur Drugolay^ et deinde Diclo^ et deinde ad
locum qui dicitur Crux parva^ et deinde ad quamdam paludem, quae dicitur Cugnacovo Blato (Boccagnazzo), et deinde
per medium ipsius paludis tendit ad partem auslralem ad
metas cujusdem possessionis vocatae Bristiane^ et deinde
directe tendit in quemdam rivinum^ qui dicitur Potoc, et
deinde per ipsum rivinum versus parlem australem secundum
cursus ipsius rivini in quoddam nemus, dictum Jablan^ et
deinde directe per quamdam vallem versus austrum, quae
dicitur Vallis Budisgna^ et tendit usque ad Chirnizzam^ et
deinde versus boream usque in cabina Gomita^ et deinde
ad quamdam Quetilisnilain, et deinde versus boream ad
quamdam Quercum, quae dicitur Quercus Luxi^ et deinde
in austrum ad locum vocatum Quinque Vias^ et deinde versus boream ad vallem Romogiala^ et deinde ad locum, qui
dicitur Badan^ et deinde ad quamdam vallem quae dicitur
Veprina^ et deinde ad lapidem, qui est apud mare, super
quem est una Crux descripta^ et ibi terminatur: excepta
lamen Possessione Castri Jubae (Ljuba), quae est Hospilalis
^. Johannis
Inter pascua dictae civitati pertinentia in magno monte
cura

529

mare incipiendo a loco, qui dicilnr Trihanjs versus occidenlem, usque ad locum qui dicitur Equus
et usque ad cacumen dicti monlis, quae omnia praedicta
Comes Desivoy cum testimonio plurimorum Praeiatorum, fore
sicut qui

est supra

rationabiliter

dislincta

nostris auribus

attestavi!.

Ut igitur praedicta civitas et cives Nonae immunes et


securi perpetuo permaneant, nec ullo processu temporis valeant praedicta retractari, praesens Privilegium Nostris Sigillis,
et Carachtere communitum ipsis duximus conccdendum.
Datum per m^nus Goffredi Orodien. Ecclesiae Praepositi, Aulae Regine Cancellarli, anno ab Incarnalione Domini
Millesimo Ducentesimo, Quinto kal. Augusti. Praesentibus etc.

Bpve

di

Tacolt

ai

Alessandro VI del 13 luglio 1493 con cui viene concessa


Signori

di

Yrana

eleggere un

di

proprio cappellano

da

qualunque ordine religioso.

ALEXANDER PAPA
Dilecte

fili

Salutem

et

VI.

Apostolicam Benedictionem.

Nobis nuper exposilum, quod alias


vos cupienles Dalnialiae Provinciam incursionibus Christian
nominis boslium perfidorum Turchorum reddere muniliorem,
quandam arcem instrumenlis bellicis munitam in loco LauPro parte vestra

fuit

ranae Jadrensis Dioecesis

construxistis, el

ad

illius

custo-

diam quemdam Coniestabilem cum mililum cohorte depulastis


in magnam Chrisiinnorum defensionem et ipsorum Turcorum
propugnacuhim
quodque ut corpora Chrislianorum, tam ab
ipsis Turcis interfeotorum, quam alias ibidem morientium in
loco sacro sepeliri possinl, et milites ibidem pr tempore
existentes ad expugnationem ipsorum Turcorum, quotidie insultantium, magis iti dies accenderentur, quandam Ecclesiam,
sive Capellam in honorem Sancii Gregorii Papae erexistis,
ibique Prcsbyterum. qui eis Missas, et alia divina officia celebraret, eorumque confessiones audiret, ecclesiastica quoque
Sacramenta ministraret, hactenus tenuistis. Verum quia, sicut
:

34

530

expelitio subjungebat, non est ibi

eadem

magna copia Pres-

byterorum saecularium, aut regularium, qui

in

praedicalioni-

bus, et audiendis confessionibus, ac sacris monitis, aliisque


bonis operibus uberiores fructus afferant; pr parte veslra
fuit

Nobis supplicatum humililer,

fideiium

animaruni Christi-

saluti

consulere, aliterque eis in praemissis opprovvidere^ de benignitate apo&tolica dignaremur.

iilius

portune

ut

loci

Nos, qui pr fide orlhodoxa pugnanlibus favores omnes debemus impendere, praemissa Paterno considerantes affeclu,
hujusmodi suppiicationibus inclinati, Universis Christifidelibus,
ut per quinquennium a data praesentium compulandum, est
duralurum, quemcumque idoneum Presbyterum saecularem^
seu cujusvis Ordinis et Mendicantium Reguiarem, qui petita
licenlia sui superioris, licet non obtenta, ad dictum locum
se conferret^ ibique honesle vivendo absque conscientiae
scrupulo remanere libere valeat,

in

suum

possit eligere

pellanum, qui confessionibus ipsorum Christifidelium,

Ca-

ibidem

pr tempore commorantium, diligenter auditis, eos ab omnibus excessibus et casibus etiam Apostolicae Sedi generaliter
reservatis, contentis in Bulla, quae in

dumtaxat exceptis,
eis et

tolies quoties

Coena Domini

opus fuerit absolvere, injuncta

eorum pr modo culpae poenitentia

cuilibet

legitur,

salutari^

et

quae de jure fuerint injungenda, nec non eis in morlis


suorum remissionem
articulo plenariam omnium peccatorum
ministrare, et
elargir!, ac omnia ecclesiastica Sacramenta
Christifidelium corpora ecclesiasticae sepullurae tradere possit
aliis

et

Apostolica

valeat,

specialis

Auctoritate

dono gratiae concedimus

tenore
pnriter

obstantibus Apostolicis, Synodalibus, et


ciliis

edilis

Generalibus vel

in

specialibus

et

praesentium,

indulgemus.

de

Non

Provincialibus Conconslilutionibus^

et

ordinationibus, coeterisque contrariis quibuscumque.

Datum Romae apud Sanctum Petrum sub annulo


loris

die

XIII

mensis

Nostri anno primo.

Julii

MCCCCLXXXXIII,

pisca-

Ponlificahis

531

Lellcra pastorale

dclF iircivescovo (jliuseppe

bre 1843, con cui

Nowak

congeda dalla Diocesi

si

JOSEPHUS FUANCISCUS

de

data 8 otto-

di

Zara.

di

PAULA NOWAK

DEI ET SANCTAE APOSTOLICAE SEDIS GRATIA

ARCHIEPISCOPUS LARISSENSIS
NUPER

JADREN. DALMATIAEQUE METROPOLITA

AD ILLUSTRISSIMUM
VENERABILE ET EXIMIUM

S.

ECCLESIAE METROPOLITANAE JADRENSIS

CAPITULUM

UNIVERSUMQUE HONORABILEM CLERUM


ET POPULUM ARCHIDIOECESEOS JADRENSIS

FIDELEM.

Dum

prima Seplembris anni 1838 illucesceret, et Jove


pluvio ad portum Jadrensem navim conscensuri adveniremus,
oculis Nostris sincerissimis lacrymis abundanlibus ultima vice,

voce

faucibus haerenle, populo

in

Excellenlissimo

GuBERNATORE

coucomitanti^

non

nunc pie

in

copioso

Domino dormiente

Nos, cum

Domino

benedictionem palernam impersuspicali, vires Noslras jam lune

nec
fraclas debilitate eo usque processuras,

tiebamur,

fdeli

rati,

ut

modo

lectislernio

cogeremur, de sede
Archiepiscopali spotitanee descendere, et clavum regiminis,
quem ab anno IS23 lenebamus, annuendbus Beatissimo
adslricti,

irrefragabili

constituerc

fato

Augustissimo Imperatore rep onere. A die 22.*^*


Junii a. e. Nos Beatissimus Pater nlia Archiepiscopali sede
in parlibus inf. Larissae
ne e numero Archiepiscoporum

Patre

et

in

hierarchia elideremur

in

conlestationem aliqualium rae-

ritorum Nostroruu) condecorare, et successorem

Nostrum

in

persona Rev.mi ac Illustrissimi Domini Josephi Godeassi


Episcopi Spalatensij^, Viri insignis et meritorum pieni praeconizare dignatus

est.

Haec dum opido

serius rescivissemus,

retardabamur Vobis notificare.

Quae cum
in

sint,

jurisdictionem Nostram ordinariara

raanus Vestras ad paucos hos dies, donec Successor Noster

suum solium
vel

ita

non dubitantes, perinde


disordini datum ir
sed in Domino

consceiiderit, reponimus

miniman ansam

alicui

sperantes, fore, ut persista! in robore suo illud tritura

innovetur, quod antiquum et introductum est, servetur.^

^^Nil


Quum

532

itaque Vobis

Venerabiles Fratres nolum perspeclumqiie sit, quae molimina pr incremento Ecclesiae Jadrensis
susceperimus, quibus profuerimus, quomodo araantes redama-

verimus, et adjuvantc

Deo conamina Nostra ad

dimi perfectionis altolerimus, mine pacata

possibilem gra-

conscientia Vobis

Valete! iinice optanles, ut semper sitis


dicimus
vare unitatem spiritus in vincalo pacis, et ut
:

Apostoli

verbis

"sapialis,

gentium

eandem

soliciti

ser-

ullerioribus

inhaeream, (ad Philipp.)


charitatem habentes, unanimes

ut

'^idem

id

ipsum

"senlientes, nihil per contentionem neque per inaneni gloriam,

"sed in humilitate superores sibi invicem arbitrantes, non


"quae sua sunt, singuii considerantes, sed ea, quae aIiorum;
concludentes bocce desiderium cum aureo dicto S. Auguslini

^^Nihil

vincit,

nisi

veritas^

Honorabilem Clerum
portavimus onus diei

salvat,

nihil

nisi

charitas.

degentem, quocuin
et aestus, de sorte Nostra benevole
certiorera reddere cupimus, hortantes eum, ut salagat collaborare in Evangelio Dei, et de incremento S. Romanae
Ecclesiae secundum virtulem Dei, qui nos liberavit et sanetificavit vocatione sua sancta
(II. Tim.
1) servent omnes
Sacerdotes Dei vivi populum fidelem, teste S. Paulo^ primordia catholicae religionis edoctum a S. Tito, qui contra
omnes polestates lenebrarum harum, contra letiferas heterodoxias^ galeam salutis portans intrepidus, imperterritus conqui sinui materno Ecclesiae Romanae addictissimus
stilerat
et

in

civitate et ruri

martyria subierat; His herobus,

huic

populo

inclyto dico:

Vale!

Vos denique

Moderalores, quibus
eruditio clericalis juventulis a piissimo Imperante concredita
est, et inter quos
versari Nobis praecipue in diliciis fuit.,
tristissimo

viros

conspicuos

et

quoque relinquimus corde, exoplantes,

zelo infucatO;, solatio immarcessibili et profectu

ut

eodem

desideratis-

simo imbuatis sincera praecordia Successoris Nostri.


Hisce paucis votis et precibus de paterno pectore desumptis, Vos, per quos transivimus, praedicantes verbum Dei
et confirmantes Vos in fide Christi, commendamus Deo, scientes^ ut amplius in vivis faciem Nostrani, qua jam Sacerdotis
jubilati videro non possitis
et bine elevantes omni intimo
religioso sensu manus Nostras ad Dominum Deum nostrum,
fixisque oculis ad thronum pietatis. clementiae et misericordiae Omnipotenlis, impertmur Vobis omnibus et singulis ultimam Nostram paternam benedictionem in Nomine Patris et
:


Filli

el

Sancii,

Spirilus

et

533

emorimur

qun possmniiS;

oiiirii,

dedilione.

Venerahilis

Illustrissimi,

Eximii

et

Cnpiluli,

totiusquo

mei quondam piissimi populi fdclis.


Dahamus Novaedomi in IJohemia die 8 Octobris 1843.
Cleri,

calliolici

et

Sinccrissimus et addictissimus confratcr

Archiepiscopus Larissensis

in

Par(.

Noverint omnes, quod Illust. ac Rev. D.D. Josephus Godeassi


nuper Episcopus Spalateli, electus antera Archiepiscopus Jadren.,
in exercit. propriae jurisdictionis, Illust. ac Rev. D. Episcopum
Cassieri, ac Praepositum hujus Metropolitani Capituli Joannem
Bercich in suum Pro-Vicarium Generalem in spiritualibus constituerit et deputaverit cum facultatibus necessariis et opportunis.

Breve

di

Pio

IX del 25 luglio 1867, con

politana

di

Zara fu elevata

al

Plus PP.

Ad perpetuam

rei

cui

grado

la

di

Chiesa Nelro-

Basilica.

IX.

memoriam.

memoria maxime
adnumerandum esse Cathedrah Templum Jadrense
nemo sane negaverit. Elenim salis constai, ab anliquis Ecclesiae temporibus originem ejus esse repelendam, cumque
semper Antislitum virtule, et Cleri frequentia Jadrensis Sedes
maxime florueril, jam inde ab Anastasio IV Praedecessore
Nobilissimis

Ecclesiis,

et

vetuslatis

illustribus

Nostro Metropolitico honore ac jure auclam, proximis etiam


temporibus a Leone XII Praedecessore Nostro in universam
Dalmaliam jus illud obtinuisse. Haec animo repulantes Nostro
benigne excipiendas existimavimus Jadrensis Archiepiscopi,
et Curalorum illius Templi preces, quibus Nos rogarunt, ut
Calhedralem illam Ecclesiam Basilicae minoris tilulo alque
honore illustraremus. Quae cum ita sint, illorum votis quantum cum Domino possumus, obsecundare volentes, Cathedralem Ecclesiam Jadrensem bisce litleris in Basilicam secundi
ordinis, seu minorem, erigimus el conslituimuS;, eique privi-

534

legia omnia, prnerogativas, praeniinentiasque Apostolica Nostra

Auctoritate perpetuo impertimus, quae ex jure

vel

consue-

quae hoc litulo gaudent, propria sunt.


Decernenles praesentes Nostras Litteras firmas, validas et
efficaces esse et fore. suosque plenarios et integros effectus

tudine Ecclesiarum,

obtinere,

dictaeque EccJesiae pienissime sufFragari,

sortiri

et

sicque

quoscumque Judices Ordinarios.


Causarum Palatii Apostolici Auditores,

etiam

per

ac

Cardinales judicari.

debere^

definiri

et

Delegatos,

ac S. R. E.

ac irritum

et

inane

quidquid secus super bis a quoquam quavis Auctoritate scienignoranter contigerit attentare

ter vel

tenus opus

sit,

Nostra

et

obstantibus, qua-

Cancelleriae Apostolicae regula

jure quaesito non tollendo.

Benedicti

super Div. Matr. aliisque

stri

Non

de

XIV Praedecessoris No-

Constitutionibus et Ordinatio-

nibus Aposlolicis. nec non dictae Ecclesiae juramento, confirmalione Apostolica, vel alia quavis firmilate

legibus,

con-

sueludinibus, ceterisque conlrariis quibuscumque.

Datum Romae apud vS. Petrum sub Annulo Piscalors


XXIII Julii Anno MDCCCLXVII, Pontifcatus Nostri Anno

die

Vigesirao secundo.
(L. S.) N.

Ad

Paracciani Clarelli.

Card.'s

N. 1669.

Visae

et recognitae,

publicatce fuerunt die 27 Octobris anni

XX

Dominica
post Pentecost. in festo Dedicationis Ecclesiae
Metropolitanae et omn. Ecclesiar. totius Archidioecesis.

curr.

Ah Ordinariatu

Archi. Eppli, Jaderae die

(L. S.) Petrus

Domnius Maupas Archepiscopus.


Raicetichf Canonicus Cauc.

G.

Breve

di

Pio

!\ del

30

I8()7

luglio

Canonici della iiasilica Meiropolilana

Plus

Ad

8 Novembris 1867.

Zara

le

furono

concesse

ai

sacre insegne corali.

P.P. IX.

perpetuam

Consenlaneum apprime

di

con cui

rei

est

memoriam.

ralioni,

rectoque

ordini^

Ecclesiastici viri, qui cultui divino vacant iu templis,

ut

vetus-

memoria, monumentonim

lalis

535

fideliumque

celebritale,

reli-

gione maxime conspicuis, prao celeris splendennl sacrorum


insignium ornalu ; proplerea qiiod in majorem sacrorum ri-

luum majeslntem

cedil accessio illa dignitalis, plurimum eliam


Chrislianum populum ad aucloritalem honoremque
conciliandum. Quao cum ita sinl ullro Nobis esse ob-

valet apud
illis

sequendum censuimus Canonicorum


siae Jadrensis,

qui

Calhedralis Eccle-

vols

anliquilatem nobililatemque demonslranles

Ecclesiae suae peculiaria quaedam insignia a Nobis


tarunt, ut
tale,

quemadniodum templum

structuraeque praestantia,

iliud
ipsi

ita

insigne

est

efflagi-

anliqui-

etiam praecellant sa-

crarum vestium ornamentorumque majestate. Itaque peculiari


Oratores beneficentia prosequi volentes, eosque et ceteros,
quibus Noslrae bae Litterae favent, ab quibusvis excommunicationis et interdicli, aliisque ecclesiasticis censuris sententiis
et poenis

quovis

modo

de causa

vel quavis

incurrerint hujus tantum

rei

gratia

absolventes, et absolutos

Nostra

fora censenles, bisce Litteris Auctoritate

concedimus atque indulgemus,


Ecclesiae

hedralis

ut

Jadrensis

quas forte

latis si

Apostolica

Dignitales et Canonici Cat-

Tihialia^

et

Collare

violacei

nec non Pallioli^ seu uti vocant,


Mozzetae violacei coloris, supra Rocchettum seu lineum amiculum, diebus vero solemnioribus Cappae Magnae violacei
coloris usu fruantur; praeterea super Chorales vestes CW^ce?)2
gerere

coloris

gerani

possint,

Octagonam parvo numismate insignem, quod ex ad-

versa parte Imaginem

Sanctae Anastasiae Virg.

referat

Mart. Ecclesiae Titularis, ex aversa inscriptum

sit

et

haec

in

verba Plus IX Pont. Max, atque cordula rubri coloris collo


dependeat. Haec concedimus et indulgemus, decernentes prae:

sentes Litteras firmas validas


siiosque

plenarios

et

integros

et

memoratisque Dignitatibus

et

efficaces

eflectus

sortiri

et

in

fore

et

obtinere,

Canonicis boc futurisque

poribus pienissime sufFragari,- sicque

cumque

existere

tem-

praemissis per quos-

judices ordinarios et delegatos etiam

Causarum

Palatii

Apostolici Auditores judicari et definire debere irritumque et

secus superbis a quoquam quavis auctoritate scienter


vel ignoranter contigerit attentar!. Non obstantibus Benedicti
XIV Praed. Nostri ree. mem. super Divisione Maler. aliisque
inane

sit

Apostolicis ac in Universalibus provincialibusque et synodalibus

Conciliis

editis

generalibus vel specialibus Constitutio-

nibus et Ordinationibus, nec non diclae Ecclesiae etiam ju-

ramento

confirmatione

Apostolica

vel

quavis

firmitale

alia


roboralis

slaliitis et

536

consuehidinihus celerisquc conlrariis qui-

buscumquc.
Roniae npnd

Daluiii

die

XXX

Julli

S.

MDCCCLXVII

Pelrnm

sul)

Ponlificalus

Annulo
Nostri

Piscaloris

Anno Vi^e-

simosecundo.
(L. S.) N.

Ad

Card> Parraciani Clarelli.

N. 1701.

Visae

et recognitae

Ab Ordinariatu

expediuntur.

Archiepiscopali,

(L. S.) Petrus

Jaderae die 14 Novemhris 1867.

Domnius Maupas Archiepiscopus.


G.

Breve

Pio

di

Raicevicli^ Canonicus

Cane.

IX del 30 luglio 1867 eon cui furono accordale

Vicariirorali

della
le

Basilica

di

Zara

sacre iiisepe corali.

PIVS PP.

Ad

Neiropoltana

ai

perpetuali! rei

IX.

memoriam.

Quae ad augendum splendoreni majestalemque sacrorum


Rituum, nec non anplitudineni et dignitatem Clero conciliandam facere possunt ornamenta, ea pr re ac tempore concedere Romanorum Pontificum nuinificentia solet, si raliones
in pretio habendae id suadere videantur. Jam vero cum dilecli
fllii
Vicarii Chorales Calhedralis Ecclesiae Jadrensis exponendum Nobis curaverint, sese qui veterum IVlansionariorum
locum lenent, et ad Capitulum pertinent templi illius, nullo
peculiari ornamento ab reliquo Dioecesis Clero distingui, hoc
minime convenire visum Nobis est, praesertim cum aliis
Lilleris hoc ipso die dats Dignilatibusque Canonicisque Jadrensis Capituli praecipua quaedam insignia decreverimus.
Quare enixis precibus, quas Nobis memorati Vicarii Chorales
humiliter adhibuerunt, libenti animo obsecundare volentes^
eosque et ceteros quibus Nostrae hae Ltterae favent, ab
quibusvis excommunicationis et interdicti,
sticis

censuris, sentenliis et poenis

de causa

latis, si

quovis

aliisque

modo

ecclesiavel quavis

quas forte incurrerint hujus tantum rei gratia

537

nbsolvenles, el absoliilos fore censonlcs,

quae

haec,

infra

non dubilavimus. Ilaque

stalliere

scripta
bisce Litteris,
Auctorilate Nostra Apostolica concedirnus atque indulgemus,
siint

Cborales

Vicarii

Metropolilanae

Ecclesiae

Jadrensis usu
vocant Mozzetae nigrl coloris, parva
taenia violacea ad exlremas oras, et globuls itein violaceis
distinctae, praeterea super Cborales vestes Numisma gerant
quod adversa quidem parte Imaginem referat Sanclae Anaut

polleant Pallioli^ seu

uli

stasiae Virg. et Mart. Ecclesiae

illius

titularis,

aversa vero

Epigrapbeni hujusmodi: Plus PP. /Z, quodque per cbordulam rubri coloris collo dependcal. Haec concedirnus ac indulgemus decernentes praesenles Nostras Litteras firmas va-

suosque plenarios et integros effectus sortiri et obtinere et dictis Vicariis Choralibus


eorumque successoribus hoc futurisque temporibus pienissime
suffragari; sicque in praemissis per quoscumque judices or-

lidas

efficaces existere et fore

et

dinarios el delegatos etiam

Causarum

Palatii Apostolici

ditores judicari et definiri debere irritumqiie et inane

super his a quoquam quavis auctorilate


ranler

contigerit

si

vel

scienler

Au-

secus

igno-

Non obstantibus Benedicli XIV


mem. super Divisione Mater. aliisque

attentari.

Praedecessoris Nostri ree.


Aposlolicis ac in Universallbus provincialibusque et synodalibus Conciliis editis generalibus vel specialibus Constitutionibus, et Ordinationibus, nec non dictae Ecclesiae etiam ju-

ramento

confrmatione

Apostolica

vel

quavis

firmitate

alia

roboratis slatutis et consuetudinibus ceterisque contrariis qui-

buscumque.

Dalum Romae apud


die

XXX

Julii

S.

MDCCCLXVII

Petrum

sub

Annulo

Ponlificatus Nostri

Piscatoris

Anno Vige-

simosecundo.
(L. S.) N.

Ad

CardJ^ Paracciani Clarelli.

N. 1701.
Visae, et recognitae, expediuntur.

Ab

Ordinariatu Archiepiscopali. Jader ae die 14 Novembris 1867.


(L. S.) Petrus

Domnius Maupas Archiepiscopus.


G.

Raicevich Canonicus Cane.

538

Prospetto
ossa

non

semplici

de' Beneficii

curati, dell' Arcidiocesi d Zara, riferibilmente

air anno

1798.

Titolo

liocalit

Arcidiacono

Reneficiato

Don Giovanni

Arciprete

Michele D.r Cettina

Giovanni Galeno

Giuseppe Calvi

Domenico Chiuchia

>f

Giovanni Vlast

J7

Francesco Smiglianich

fy

Alessandro De Zorzi

Teologale

Giorgio Milassinovich

Segnanovich
Andrea Colanovich
Antonio Bianchi
Vincenzo Smith
Giovanni Addobbati

Penitenziere

Mansionario

Zara

Ti

di

Giovanni D.r Giurovich

Primicerio

Cattedrale

Canonico

Chiesa

D.r Armani

Francesco

Don Giovanni Bassich

Antonio Triali
Giuseppe Bianchi

Francesco Soprano

V)

Pietro

'i

ft

Settimanario
Y>

fl

Marelich

Vincenzo Battara
Don Girolamo Rota
Antonio Teso

Giuseppe Saucevich

Giacomo Sola

Tommaso Franceschi

V)

Trifone D.r Roncevich

))

;)

Il

Sacrista

Il

Vicario generale

Quattro vacanti
Collegiata
di

S.

Simeone

Pago

Don Vincenzo

Primicerio e Canonico

Don Antonio Sabalich

Canonico

Collegiata
di

Pievano

t")

V)

Pasini

Antonio D.r Mestrovich

Simon Palcich
q.m Gio. Battista

Giovanni Chiepolo


TjocalilA

539

Titcl<ft

Hc'^iieficiHto

Canonico

Don

Collegiata

Pago

di

Matteo Sabalich
Stefano Buglietta

Giorgio Buxa

Francesco Palcich
Giuseppe Pernar

Abbazia Coniendata
di S. Grisogono
Abbazia Coine^data

Zara

Onie
Diocesi d'Ossero
Oltre

S. Pietro d' Ossero


Abbazia Coniendata

di

di

S.

Michel in Monte

Tcon

Abbazia Comendata detta


di Rogovo de' Ss. Cos-

Cale

Beneficio

di

S. Pellegrino

Pago

Benefcio

di

S.

mo

Ponta-Mika

Damiano

Simon Palcich q.m


Giorgio Vidolin

Seminario

Illirico

Seminario

Illirico

Padri di S.

Domenico

Abbate Don Ant. Caraman


Don Tommaso Franceschi
Arcipretura

Pietro

Stef.

di

Beneficio di S. Anastasia

Maestro

Beneficio di

Pietro

Clero

di

Zara

Cappelle

Clero

di

Zara

di

Pago

Cappella della

Metropolitana
Diclo

Vari luoghi

di

Terraferma e Scogli
Fra Cerno e

Boccagnazzo
Ugliano
Sopra il porto
d

S.

Zara

Beneficii

delle

Beneficio di Monte ferreo

Clero di Zara

Beneficio

di

Clero

Beneficio

della B. V. degli

S.

Ippolito

Canonico Alessandro de Zorzi


Canonico Giovanni Vlast
Canonico Antonio Bianchi

Cappellania Ostoja
Cappellania Budislavich

Cappellania Traurita
Calle

Servit alla Chiesa

Belvedere

Capellania Sibicich

di

Suburbio

di

Zara

S.

Canonico Antonio Ercegovich


Canonico Domenico Chiuchia

Lorcrizo

Servit ad un crocifisso^
nella Cattedrale

Zara

Zara

Arciprete Giov. D.r Giurovich

Ulivi

Zara

di

Servit ad

un altare la-

tino nella chiesa greca


di

S.

Elia

Canonico Andrea Collanovich


J
I

Borgo Erizzo
e Zara

Zara

Servit senza titolo


Servit alla chiesa di
S.

Lorenzo

Servit di SS.

Damiano

Ceremonista pr tempore

Cappellania Lucovich

Bagno

Il

Cosma ej
)

Primicerio Michele D.r Cettina

546
IiOCi%li4

Titolo

^appellania di

Pasinan

Deneficiato

S.

Giov.

Don Simeon

Evangelista

Zara

Capellania Bianchi

Capellania Ivanov

Pacifico

Don Tommaso Franceschi

Capellania Trasmileo

r>

Don Antonio

Servit S. Giovanni in

>

Triali

Pusterla

Capellania di

V)

s.

Marco

Canonico Simon Fattovich

Zara

Terraferma e Scog;li

Suburbio

di

Zara

Don Bartolomeo

Mansionaria Marchis
Capellania

Matafari

Canonico Guerino Ferrante

Capellania Gliubco

Zara

Capellania senza titolo

11

Zara e Suburbio

Boccagnazzo

Ferrari

Capellania de Biasj

Don Tom. D.r


Don Giuseppe

Millassinovich

Bianchi

Capellania e Comissaria

Arcidiacono Gio. D.r Armani

Glavoz

.^

Imprimatur.

JADEHAE,

die 14 Maji 1879.

PETRUS DOMN[US

Archiepiscopus.

541

Errata- Corrige.

Pag.

ti

1.

35 dopo

la

parola Uhlinaz

si

aggiunga

dal lato

di

ponente.

secondo che chiamasi di S. Maria


Maggiore, incomincia dalia porla UhIl

linaz

60
100
157

1.
1.

1.

29 Melada
2 1836
22 dopo la parola

Meleda

1863
S.

si
aggiunga: e trasferitisi i
Monaci assieme all'abbate nella opposta villa di Tkon, come abbiamo altrove narrato, quesf Abbazia, abbandonato il suo titolo primiero di san

Giovanni

Giovanni, assunse

177
187
239
287
345
355

1.
1.

1.
1.

1.
1.

7 dopo la parola, secolo si aggiunga


JSonae
10 Romae
Arcidiaconi
18 Arcipreti
23 vie
via
5 la

27 Cosutis

le

Cosulis

-<=(r'aKzr'5j*=^*-

da un gentiluomo della

548

INDICE.

....

Introduzione

^g-

Parochie insulari
Pago

Isola di

Capitolo Collegiale
Rendite del Capitolo

Obblighi
Archivio

Ulbo

10
12

Premuda

ff

19

Gruizza

ty

22
23
25

Skarda

Altre

il

T)

25
26

J7

urbane

chiese

)
.

illustri

Pago

jj

Chiesa di

Giorgio

S.

Francesco
Antonio Ab
S. Margarita
S.

S.

Tutt'

.,

Santi

V
J7

v
il

Chiese suhu'hane di Pago

Chiesa della B. V. Assunta

di

S. Pietro

Ap.

della S. Trinit

di S.

di S. Nicol

di S.

Parochie

Giacomo Ap
Margarita

deir Isola di P* 90

Vlasic

Povljana
Digniska
Gorizza
Collane
Barbato

Maoni

11

>7

?7

29

7)

36
37
77

38
J7

39
77

il

Melada
Bergulje
Zapuntello
Isola grossa
Puntebianche
La lanterna

41

42
43
44
45

Y)

ff

61

ff

77

ff

62

77

77

ff

77

Zvirinac

77

Dra^ovo

77

Birbinjo

ff

Sauro

77

Zmau

77

>f

ff

Zaglava

77

Sale

ff

Eso

ff

Sestrunj

ff

Rivanj
Uljan isola
paro chi a

Congregazione

Coena Domini

Tukoran
v3. Eufemia
.

Oltre

ff

....

63
64
77

65
67
68
69
71

72
73
75
76
77
82

84
85
86

ff

religiosa
ff
ff

77

ff

Bozava

Luka
Rava

50
55
56
57
58

ff

71

30
32
33
34

40

li

Isto

Soline

ff

ff

Verona

?7

n
.

46

Cappellanie

Pag. 45

Selve

Serie degli Arcipreti


Serie dei Primiceri

Uomini

insulari

parochie

della Diocesi

Chiesa Collegiata

Altre

ff

95
77

98
106


Galevac o

S.

Osliak
Cale
Kukljica
.

Pasman

Paolo

Pag. 108

Isola

Zdrelac

Bagno

yy
.

fy

Dobropoljana
Nevdjane
Pasman parodila
Pasman convento e

yy

chiesa

Tkon

343

yy

^^

109
111
114
116
117
18
120
122
124
127
129

....

Convento e chiesa dei


benedettini di

Tkon

....

Vergada

Capitolo
Serie

yy

)7

yy

Rogovo

di

Puntamica

132
137

Diclo

151

yy

155

11

11

yy

11

Kosino
Peterzane
Zaton

yy

yy

11

Brevi laqua

Pontadura

yy
.

yy

Maria

11

Antichit di
Incendio di

Nona
Nona

162
165
168
170
172
173
175
176
178
180

Serie biografica dei ve


scovi di Nona
Elezione, consacrazione
loro

....

Episcopio

Marco

S.

v.

m.

di

S.

11

di S.

s.

Lazzaro

11

11

267

Chiese suhurh. di Nona


Chiesa di S. Vito
di S. Giorgio m.

11

268

di S.

di S.

188

dei

191

di S.

di S.

Margarita

v.

Lorenzo m.

Cosmo
Damiano
SS.

Neve

197

Barbara

S.

di

266

Cristoforo

Stefano prot.
di S. Maria nuov.
di S. Nicol

265

Giovanni

m.
di

256
259
260
263
264

Giovanni

di S.

255

Catarina
.

S.

235
237

S.Antonio ab.

di

yy

244
249
253

ev

Origine della chiesa di

Nona

,,

ev.

di

183

del

1646

....

Decollato

157
159

242
243

Michele

di S.

di

ji

^41

y,

di S. Spirito

184

239
240

Croce

di S.

V.

Nona

^>

Santuario delle reliquie


Arredi ed utensili sacri
Chiesa di S. Ambrogio
di S. Marcella
Collegiata di S.

143
148
148
149

yy

yy

'

,,

Canonica

Chiesa cattedrale

)?

Bibigne
Borgo Erizzo

di S. Giov. Batt.

.,

Abbazia

Privilegi

140

Torrette
Sancassiano

arcidiaconi
degli arcipreti
dei primiceri .

di S.

Pakoscane

Conventi

Zaravecchia parochia
SS. Filippo e Giacomo

Pag. 237

degli

Rendite del capitolo


Obblighi

Parochie litorali

Cattedrale
Capitolo

yj

v-Zaravecchia o Belgrado
Vescovi di

cattedrale

......

Nona

Matteo ap.
Maria della
.

di S.

Paolo ap.

di S.

Giorgio di

Copriva

269

344
Chiesa di S. Croce.

di S.

di S.

'ag

Elena
Gregorio P.

11

)5

11

J)

Stabilimento

V)

Tribanje
Starigrad

11

Possedaria

TI
.

....

11

.....

11

Novegradi
Obbrovazzo
Podprag, chiesa monumentale
.

11

11

11

Garin

Pri

11

11

11

11

11

paroco Kerstich
N. Villicich

Biline

Kistanje
Slivnizza

Radovin
Verch
Poglizza

Dracevac
Visozane

11

11

11

11

11

....
....
....
....
....
....

Nadin

......
.

Podgradje
Lepuri e Lisicic

302
303

306
.307

308
310
311

312
313

11

11

11

11

n
11

11

11

314
314
317
318
319
320
321
322
326
327
329
331
332

279
282
283
286
287
288
290
298

11

Nunic

11

Pristeg

Radosinovaz

J7

Polazza
Jagodnje

Tinj

Miranje e Smokovic
Gorizza
prete Sorich

11

.
.

11

Zemonico
Fondazione dell'Immacolata in Zemonico
Murvizza
.

Grue-Brissevo
Boccagnazzo

333
336
338

345
347
348
354
355
357
358
359

Vrana

Il

11

11

Korlat e Kulataglie
Perusic

Rastane
Galovac

Il

Smilcic

Benkovac

Parochie continentali1

....
Krusevo
....
draga
....
Islam-Latino
Popovic
....
Medvidje ....
Dobropoljici
Zelengrad ....
Bruska
Rodaljizze ....

274
276

Jasenizze

Sovare

Rastevic

Ljuba
Rasanze

Polesnik

Skabernje

11

273

....
....

270

Giovanni di Nona il S.to


Lepurine
Apparizione di M. V. a
Lepurine

Soline
Gastel-Venier

....

Cerno
Malpaga

11

360
366
369
371
373
374
378
380
11

382
388
389
390
393
395
396

Villaggi della Diocesi


di Zara una volta

399

esistiti

Ancora
di

antichit

sulle

Nona

425

Serie dei benefici ecclesiastici di

Zara

428

Notizie ecclesiastiche di

Zara anno 1797-1800


Notizie ecclesiastiche

1800-1880

Documenti

4131^'^^

450

a.
.

....

465
502

f
JL^ J^

BQX 2688 .Z37 B5 v.2 IMS


Bianchii Carlo Federico.
Zara cristiana

59

Q!Ja-.N-S

O?OMTO

5,

PARK
C-ANAOA

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