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dallallenamento. Se noi non instauriamo una mentalit, una metodologia di lavoro di un certo
tipo, questo automatismo negativo si inserisce senza che noi ce ne accorgiamo.
Andando oltre, facciamo un esempio: se io faccio un gesto positivo, vado a +1 nella scala che mi
porta allefficienza (obiettivo di allenamento inteso come raggiungimento dellefficienza in un
qualcosa, vuoi difesa, ricezione, servizio, ecc..). Se io quel qualcosa lo faccio male o non lo faccio
affatto (cio lascio, perch fare un gesto scorretto, non vuol dire solo farlo, ma vuol dire anche
lasciare che una situazione negativa vada da sola), ad esempio se quando arriva la palla io non
faccio niente per prenderla, c gi stato un gesto scorretto, perch tutto il mio sistema nervoso
non ha reagito pur vedendola, quindi limpulso automatico, dal vedere allagire, stato inibito
segnando un 1 nella scala dellefficienza. Questo 1 per non ha lo stesso valore del +1 del gesto
positivo, ma il rapporto di 1 a 10 e nella scala dellefficienza andr a: (+1 10)= -9.
Sappiamo che togliere un difetto pi difficile che instaurare un automatismo nuovo su un
terreno vergine, per cui se si instaura un automatismo negativo devo ripetere 10 volte il gesto
positivo per poter annullare il 9 nella scala dellefficienza. Lallenamento quindi negativo se
non fatto bene, non bene andare in palestra a fare 1, -2, -3, e lasciare che si instaurino
automatismi negativi, perch poi quelli non li togliamo pi e arriveremo al punto che vinceremo
solo se gli altri sono peggio di noi. Rivedere quindi il nostro approccio mentale allallenamento in
modo tale darrivare ad essere efficienti sicuramente un processo lungo, che comunque parte,
dalleducazione dellindividuo e dallauto-responsabilizzazione perch, come gi sappiamo,
lallenatore non pu stare dietro il sedere di ognuno, ad ogni azione, come non si pu costringere
allefficienza una persona se non si ha la sua collaborazione: questa lunica via per raggiungere
lefficienza.
2.
attenzione quella millesima volta esiste solo se ci sono stati quei 999 tentativi
apparentemente negativi. Se noi ci blocchiamo non ci sar mai una millesima volta in cui
noi saremo padroni di un gesto superiore alle nostre attuali possibilit. "Non sopportare
lerrore", "Provare sempre" sono concetti morali che noi dobbiamo trasferire nel nostro
allenamento perch ne sono la linfa vitale. Non esiste alternativa, lalternativa
linefficienza, non solo nella difesa, ma in tutti i fondamentali: la rincorsa della
schiacciata fatta sempre bene, perch la rincorsa non un trasferimento, uno
spostamento da un posto allaltro, ma unacquisizione di velocit orizzontale che si
trasforma in elevazione e se non la facciamo sempre bene succede che ogni volta che
schiacciamo siamo praticamente fermi, ci siamo mossi in anticipo e, da fermi, non
abbiamo potenza perch non si ha massa e perch non si ha energia cinetica acquisita:
non si ha niente.
Andare a muro ogni volta anche nelle condizioni pi difficili, andare: dice "non ci arrivo".
Provaci!.
E opportuno lavorare nella direzione della perfezione pur sapendo che non la si
raggiunger mai. "Raggiungere la perfezione un viaggio non una meta!".
Ultimo aspetto il concetto di aspettarsi sempre la palla: ci sono delle situazioni in cui il giocatore
vedendo una palla pensa che non lo riguardi giudicando lattacco in un altro settore del campo; spesso
questo giocatore portato ad avere un attimo di rilassamento, commettendo un errore grossolano perch
esiste una possibilit che quella palla arrivi nella sua zona. Ad esempio il pallone che tocca le mani del
muro, o se lo schiacciatore molto abile nel nascondere la direzione reale di attacco, o comunque quei
palloni che nessuno di noi pu prevedere in anticipo. Automaticamente un rilassamento mentale, prima
ancora che di posizione, mi porta a non essere pi nelle condizioni di gestire quella palla. Un buon
difensore quello che convinto che la palla la dovr gestire lui, non che la toccher qualcun altro e che
il compito spetter a lui a prescindere dal fatto che poi quella palla la gestir effettivamente lui o un
altro.