Sei sulla pagina 1di 3

LASPETTO MORALE DELLA DIFESA

Alla fine degli anni 80 esplode il fenomeno "squadra Americana".


Gli anni 90 sono dominati dalla squadra nazionale Italiana, (Campione del Mondo e neo Campione
dEuropa), che stata capace, non solo di fare una sintesi di tutte le esperienze pallavolistiche
precedentemente avviate da altre scuole, ma di esprimere originalit tecnico-tattiche che ne hanno
fatto la "Scuola" pallavolistica pi ammirata nel mondo.
Parleremo della filosofia della Squadra Nazionale Italiana che ha attinto a piene mani dai concetti nati
dalla esperienza Americana, rifacendoci a concetti espressi da due allenatori tra i pi bravi al mondo:
Silvano Prandi e Doug Bill.
Distinzione tra laspetto tecnico e quello morale:
Laspetto MORALE prescinde dalla tecnica stessa ma valorizzato dalla nostra disposizione mentale al
lavoro (ci sono ragazzi/e tecnicamente ben impostati che non difendono una palla e, al contrario atleti/e
non in possesso di una buona tecnica, ma che raccolgono molti palloni).
La difesa, nel complesso della sua filosofia, un fondamentale che richiede tempi lunghi di acquisizione
per il coinvolgimento dellIO interiore (acquisizione della mentalit attraverso il cambiamento del
carattere). E un lavoro lento, ma che d risultati nel tempo e anche i risultati non saranno apprezzabili
facilmente, perch si passer da due palle salvate su dieci, a tre palle salvate su dieci, non apprezzabile
da chi guarda, ma dati alla mano si vede che in un set si sono salvate sei palle in pi di quella che era la
media precedente, una a testa, ipotesi.
Obiettivi che noi ci possiamo porre, ma che dipendono molto dalla disposizione mentale dei giocatori.
La mentalit di allenamento alla difesa deve essere trasferita su tutti i fondamentali.
Andare in palestra non per passare due o tre ore di allenamento, ma per ottenere dei risultati di
allenamento. Nel discorso difesa, almeno il 70% dipende dalla nostra disposizione mentale
allallenamento: allenamento perch la partita solo una conseguenza dellallenamento; impossibile
che chi si allena bene, con la giusta mentalit, poi giochi male. Far s che quando si va in palestra si sia
mentalmente educati a perseguire degli obiettivi.
1.

OBIETTIVO: non sopportare lerrore, non tollerarlo.


Avere una avversione fisica allo sbaglio, avere un "odio" totale verso tutto quello che non
corretto, tutto quello che non il gesto e il risultato giusto da ottenere in allenamento. Esternare
disapprovazione e rabbia nei confronti di chi non ha fatto nulla per evitare che una situazione
negativa si verificasse e ha sbagliato per non avere fatto il massimo, un qualche cosa che fa s
che io non possa permettermi di sbagliare. Io non sopporto lerrore e quindi non sopporto di
perdere e se sono una persona razionale faccio di tutto per evitare di perdere e, per evitare di
perdere non basta dire nello spogliatoio: "Ragazze/i, oggi bisogna vincere!".
Bisogna prepararlo nellallenamento attraverso una metodologia che rispecchi questa filosofia.
Filosofia nella quale non c posto per paure e insicurezze.
Partiamo da un altro ragionamento per spiegare meglio la filosofia del "non sopportiamo lerrore".
Noi, cosa ci alleniamo a fare?
Andiamo in palestra per sezionare la partita, dividendola in esercizi che sono poi dei pezzetti di
partita pi o meno analitici che noi vogliamo analizzare e ripetere tante volte.
Ripetiamo tante volte dei gesti per far scaturire lautomatismo e quindi far diventare quei gesti
automatici. Vogliamo che diventino degli automatismi giusti e cio gesti giusti che ci facciano
vincere le partite, non quelli che ce le fanno perdere.
A questo punto, ATTENZIONE, cos come si instaurano gesti giusti se la nostra serie di ripetizioni
positiva, cos, senza che noi lo vogliamo, si instaurano allo stesso modo automatismi negativi, se
quello che facciamo scorretto, cio esattamente il contrario di quello che vogliamo ottenere

dallallenamento. Se noi non instauriamo una mentalit, una metodologia di lavoro di un certo
tipo, questo automatismo negativo si inserisce senza che noi ce ne accorgiamo.
Andando oltre, facciamo un esempio: se io faccio un gesto positivo, vado a +1 nella scala che mi
porta allefficienza (obiettivo di allenamento inteso come raggiungimento dellefficienza in un
qualcosa, vuoi difesa, ricezione, servizio, ecc..). Se io quel qualcosa lo faccio male o non lo faccio
affatto (cio lascio, perch fare un gesto scorretto, non vuol dire solo farlo, ma vuol dire anche
lasciare che una situazione negativa vada da sola), ad esempio se quando arriva la palla io non
faccio niente per prenderla, c gi stato un gesto scorretto, perch tutto il mio sistema nervoso
non ha reagito pur vedendola, quindi limpulso automatico, dal vedere allagire, stato inibito
segnando un 1 nella scala dellefficienza. Questo 1 per non ha lo stesso valore del +1 del gesto
positivo, ma il rapporto di 1 a 10 e nella scala dellefficienza andr a: (+1 10)= -9.
Sappiamo che togliere un difetto pi difficile che instaurare un automatismo nuovo su un
terreno vergine, per cui se si instaura un automatismo negativo devo ripetere 10 volte il gesto
positivo per poter annullare il 9 nella scala dellefficienza. Lallenamento quindi negativo se
non fatto bene, non bene andare in palestra a fare 1, -2, -3, e lasciare che si instaurino
automatismi negativi, perch poi quelli non li togliamo pi e arriveremo al punto che vinceremo
solo se gli altri sono peggio di noi. Rivedere quindi il nostro approccio mentale allallenamento in
modo tale darrivare ad essere efficienti sicuramente un processo lungo, che comunque parte,
dalleducazione dellindividuo e dallauto-responsabilizzazione perch, come gi sappiamo,
lallenatore non pu stare dietro il sedere di ognuno, ad ogni azione, come non si pu costringere
allefficienza una persona se non si ha la sua collaborazione: questa lunica via per raggiungere
lefficienza.
2.

OBIETTIVO: provare sempre.


Non esiste una palla che non sia gestibile, il tarlo dellinefficienza sta proprio nel provare
a gestire solo i palloni facili, mentre quelli difficili, o quasi impossibili, non fanno parte
del nostro lavoro. Troppo spesso succede che se la palla non tirata facile, piano e
addosso, non difesa e se arrivano 20 schiacciate e non se ne prende neanche una, ci si
arrabbia e ci si scusa: "cosa vengo a fare allallenamento, non ho toccato nemmeno un
pallone!". Se invece in quellesercizio specifico, ci vengono tirate tutte palle addosso,
precise, ci si concentra, si raccolgono tutte le energie, si prendono tutti i palloni, si fa
bella figura " mi raccomando, addosso qui, in mezzo alle ginocchia non tanto forte" e si
prende un pallonetto prendibilissimo, si contenti e si pensa: "oggi sono stato bravo in
difesa, buona percentuale". Questo un esercizio fine a se stesso, un test (palloni piano
addosso) che non centra niente con la pallavolo. Si contenti di aver preso quei palloni
piano e addosso, ma poi quando prosegue lallenamento e si sta in campo per perseguire
altri obiettivi come muro, attacco, battuta, ricezione, ecctutte le volte che ci sono
palloni che volano, mi pongo nei loro confronti come se fossi in difesa e quindi "solo se
piano e addosso", condizione che comunque nella pallavolo non esiste mai. Difesa vuol
dire impedire che un pallone cada a terra, non vuol dire prendere una schiacciata.
Gli Stati Uniti sintetizzarono cos il concetto di difesa: una palla che sta andando tra il
pubblico a 20 m di distanza, il giocatore la rincorre ugualmente; questa lespressione
massima del concetto "proviamo sempre" in cui un giocatore non sta a porsi il problema se
la palla che arriva la pu prendere o non la pu prendere, (" fuori dalla mia portata non
la prendo").
La palla talmente veloce che uno, in quei momenti, non pu fare dei ragionamenti, deve
solamente agire e nellambito della tecnica che gli stata insegnata, fa un gesto che pu
avvenire da fermo, o pu invece spostare i piedi e iniziare una corsa per raggiungere la
palla, dopo di che, far un tuffo come ultima risorsa a disposizione. Fatto questo, se non
avr preso la palla, avr comunque fatto tutto quello che era nelle sue possibilit e se
fosse stato nelle sue possibilit, avrebbe preso la palla. Provando sempre, oltre ad
instaurare quellautomatismo positivo visto prima, dalla ripetizione costante traggo dei
benefici per aumentare le mie possibilit.
999 volte dobbiamo provare a prendere quella palla e per 999 volte non ci arriviamo, ma
ci sar una millesima volta in cui questa palla entra nel campo delle mie possibilit. Quei
20 cm che mi separano dalla palla, 999 volte di ripetizioni me li hanno coperti, ma

attenzione quella millesima volta esiste solo se ci sono stati quei 999 tentativi
apparentemente negativi. Se noi ci blocchiamo non ci sar mai una millesima volta in cui
noi saremo padroni di un gesto superiore alle nostre attuali possibilit. "Non sopportare
lerrore", "Provare sempre" sono concetti morali che noi dobbiamo trasferire nel nostro
allenamento perch ne sono la linfa vitale. Non esiste alternativa, lalternativa
linefficienza, non solo nella difesa, ma in tutti i fondamentali: la rincorsa della
schiacciata fatta sempre bene, perch la rincorsa non un trasferimento, uno
spostamento da un posto allaltro, ma unacquisizione di velocit orizzontale che si
trasforma in elevazione e se non la facciamo sempre bene succede che ogni volta che
schiacciamo siamo praticamente fermi, ci siamo mossi in anticipo e, da fermi, non
abbiamo potenza perch non si ha massa e perch non si ha energia cinetica acquisita:
non si ha niente.
Andare a muro ogni volta anche nelle condizioni pi difficili, andare: dice "non ci arrivo".
Provaci!.

E opportuno lavorare nella direzione della perfezione pur sapendo che non la si
raggiunger mai. "Raggiungere la perfezione un viaggio non una meta!".
Ultimo aspetto il concetto di aspettarsi sempre la palla: ci sono delle situazioni in cui il giocatore
vedendo una palla pensa che non lo riguardi giudicando lattacco in un altro settore del campo; spesso
questo giocatore portato ad avere un attimo di rilassamento, commettendo un errore grossolano perch
esiste una possibilit che quella palla arrivi nella sua zona. Ad esempio il pallone che tocca le mani del
muro, o se lo schiacciatore molto abile nel nascondere la direzione reale di attacco, o comunque quei
palloni che nessuno di noi pu prevedere in anticipo. Automaticamente un rilassamento mentale, prima
ancora che di posizione, mi porta a non essere pi nelle condizioni di gestire quella palla. Un buon
difensore quello che convinto che la palla la dovr gestire lui, non che la toccher qualcun altro e che
il compito spetter a lui a prescindere dal fatto che poi quella palla la gestir effettivamente lui o un
altro.

Potrebbero piacerti anche