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Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Biomedica

Elaborazione di immagini Biomediche


Radon Trasform

9. CT Spirale
Una CT spirale un sistema che permette di acquisire un volume non solo fetta dopo fetta, ma
facendo muovere il paziente attraverso il gantry, mentre il tubo a raggi-X e il rivelatore ruotano in
piano perpendicolare allasse principale del paziente. In tal caso il tubo a raggi-X e il rivelatore
realizzano un movimento a spirale o ad elica rispetto al paziente. Questa tecnica permette
unacquisizione continua e veloce di dati volumetrici. La velocit di spostamento del tavolo
paziente d per ogni rotazione di 360 pu essere selezionata indipendentemente. Durante la misura
il fuoco descrive una traiettoria a spirale o a elica rispetto al paziente. Per questo motivo per
descrivere questa nuova metodica volumetrica si usano i termini spiral CT, Helical CT e volumetric
CT. Lintroduzione di questa metodica permette di ottenere acquisizioni di volumi in tempi
nettamente minori che nella acquisizione a singola slice. Ovviamente, a tempi minori corrisponde
minore probabilit di presenza da artefatti dovuti a movimento del paziente o dei suoi organi interni,
ad esempio il movimento del torace e degli organi interni, cuore, polmoni etc., durante la
respirazione. In figura 17 a e b riportato un confronto tra il funzionamento a step and shot e
quello a helical/spiral.

a)

b)
a)
Figura 17: a) modo sequenziale generazione profilo seguito da uno spostamento; b) modo spirale o
a elica; c) spostamento ad elica del vertice del ventaglio o del cono.
Nelle prime applicazioni intorno agli anni 90 il metodo di ricostruzione era molto semplice e le
immagini ottenute contenevano vari artefatti. In figura 18 riportata una classica struttura di quegli
anni con il relativo metodo di interpolazione per la ricostruzione di una fetta planare a partire dai
dati tridimensionali spirali.

Figura 18 a

Figura 18 b

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Il fuoco del sistema compie una traiettoria a spirale intorno al paziente e la ricostruzione sulla fetta
a coordinata z veniva ottenuta a partire da profili planari ottenuti interpolando linearmente il dato in
zj e in zj+ d con un peso w:
Pz ( , ) = (1 w)Pj ( , ) + wPj +1 ( , )
dove z rappresenta la coordinata lungo lasse di movimento del paziente a cui si vuole calcolare la
proiezione e , angoli caratterizzanti la proiezione come in figura 12, e j e j+1 le proiezioni
effettivamente disponibili nellacquisizione a spirale. Il peso w calcolato utilizzando la formula
per linterpolazione lineare:
w = (z z j ) d
dove z la coordinata alla quale si vuole stimare la fetta, zj la posizione lungo lasse z dellultima
proiezione disponibile e d la distanza che il tavolo paziente compie per una rotazione di 360 (2).
Il peso assume valori tra 0 ed 1. Ovviamente queste prime ricostruzioni mostravano artefatti molto
simili a quelli che si ottengono in presenza di movimenti del paziente, e che vengono classificati in
clinica col termine di artefatti da movimento.
Negli anni successivi si provveduto a sviluppare algoritmi di ricostruzione pi evoluti capaci di
compensare parzialmente questi artefatti. Un primo esempio di algoritmo pi evoluto usa una
interpolazione lineare partendo dai dati ottenuti da una rotazione di 4.
Pz (1 , 1 , z ) = w1Pj (1 , 1 , z1 ) + w 2 Pj+1 ( 2 , 2 , z 2 )

dove 2=1+2 1=2 e w1 e w2 sono calcolati secondo le formule:


z 2 z
1 z 1
w1 = 2
; w2 = z
=
=
2 1
2
2 1
2
con 012 e 224 e z il valore dellangolo di proiezione che il sistema raggiunge nel suo
movimento alla coordinata di ricostruzione z.
Lo schema generale di un sistema Ct spirale rappresentato in figura 19. Si noti che lunit di
controllo connessa al tavolo paziente per ottenere la traslazione sincrona con la rotazione del
sistema generatore rivelatore. Si noti, inoltre, come nello schema e nella descrizione del protocollo
vengano messe in risalto lalgoritmo di ricostruzione e i parametri di ricostruzione.

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