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La fondazione di una citt, sia latina che etrusca, seguiva uno scrupoloso e meticoloso

insieme di riti. Innanzitutto si provvedeva a conoscere gli auspici, ovvero i messaggi divini
basati sul volo e sul canto degli uccelli, la cui interpretazione comunicava le volont degli
dei; tale compito spettava ad un sacerdote, l'ugure. In secondo luogo, si scavava una
fossa circolare nel punto ove le due strade principali si incontravano formando un angolo
retto: questo fossato era chiamatomundus. Al suo interno, in un rito dall'alto contenuto
simbolico, venivano interrati simboli religiosi che avrebbero dovuto assicurare alla futura
citt benessere, prosperit, pace e giustizia; in particolare, il fondatore vi gettava una zolla
di terra portata seco dal luogo di provenienza e lo stesso facevano, dopo di lui, gli
altripatres familias. Solo dopo, per mezzo d'un aratro, veniva tracciato un solco di confine
che delimitava il territorio della citt. I riti proseguivano per diversi giorni per poter
estendere i benefici propri del 'mundus' all'intero territorio della citt rendendolo in tal
modo consacrato agli di prescelti. Poich non era possibile costruire subito le mura di
difesa sul primo tracciato, veniva realizzato un secondo solco, parallelo al primo. La striscia
di terra compresa tra il primo e il secondo era ilpomerium vero e proprio. In questo
territorio i sacerdoti confinavano gli spettri, i fantasmi, le larve, i demoni delle malattie e
gli spiriti della guerra, della fame, delle pestilenze e tutto ci che poteva essere ricondotto
a situazioni negative per la citt e per i suoi abitanti.
Qui non si poteva costruire, non si poteva abitare, non si poteva coltivare, n si poteva
passare (le porte erano infatti escluse dal pomerium): era l'area consacrata
esclusivamente agli dei protettori della citt che avrebbero dovuto proteggere questo
recinto (e di conseguenza anche tutto ci che si trovava al suo interno). Questa serie di
rigide limitazioni ha suggerito in molti casi di ricorrere a un espediente pratico: far
coincidere la striscia del pomerium con la base delle mura della citt; in tal modo era
sicuramente pi facile rispettare i divieti, lo spazio urbano poteva essere meglio sfruttato e
le mura stesse assumevano una caratteristica di sacralit, pur essendo ben distinte
dal pomerium vero e proprio.
Il recinto sacro delimitava e definiva l'urbs, che la citt intesa come entit consacrata
agli di. Solo le citt con un pomerium possono essere definite urbes. Le altre sono, al
massimo, ppidi, nel senso di entit racchiuse da mura con scopi esclusivamente civili,
amministrativi e difensivi.
Nella leggenda di Romolo e Remo della fondazione di Roma, Remo viene ucciso da Romolo
perch oltrepassa il solco che questi stava tracciando. Solo in alcune leggende tramandate
si trova la descrizione del dettaglio che giustifica questa 'esecuzione': Remo oltrepassa il
solco armato. Quasi certamente il solco che Romolo stava tracciando era il secondo e
Remo deve aver oltrepassato il primo macchiandosi quindi di una colpa gravissima: la
profanazione del territorio della citt. Conoscendo il valore simbolico e il significato del
pomerio, questa uccisione -generalmente percepita come smodata rispetto alla causaassume valenza di esecuzione capitale e giustifica il permanere di questo cruento fatto di
sangue legato alla fondazione della citt di Roma. Il messaggio diventa forte e rassicurante
per gli abitanti della citt: 'sar punito chiunque attenti alla citt e ai suoi abitanti' diventa
un monito potente per i nemici.

Tracce dell'antica esistenza di un pomerio sono rimaste nel tracciato urbanistico anche
dopo la perdita di funzione delle mura: a Ostia antica, il percorso delle mura del
primitivo castrum del IV secolo a.C. (vie pomeriali) era delimitato all'interno e all'esterno
da alcune vie che si sono conservate nella successiva espansione della citt. Tracce
rimangono anche nell'attuale toponomastica di alcune citt italiane come ad
esempio Prato in Toscana - di origini etrusche e poi romane - dove la via esterna che corre
lungo le mura si chiama appunto via Pomria, o Benevento in Campania - di origini romane
e poi longobarde - dove l'analoga via si chiama via del Pomrio. Anche l'uso di fossati
intorno ai castelli e fortezze, sia riempiti d'acqua o meno, sono riconducibili alla funzione
dell'antico pomerio.

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