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La Citta Dei Bambini
La Citta Dei Bambini
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Economica Laterza
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Editori Laterza
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Presentazione
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Prefazione
Caro Frato,
mi ha fatto molto piacere ricevere le bozze del tuo libro. Le ho lette subito perch tu scrivi in modo semplice,
chiaro, scorrevole, da persona educata e gentile che ama
i suoi lettori e li aiuta a capire senza sforzo il testo, con
ragionamenti corretti, con parole piane del linguaggio comune, con esempi che tutti possono comprendere e i casi citati fanno parte delle esperienze di ognuno di noi. Mi
ha subito attratto la bella trovata, che si legge allinizio, dove la citt di oggi diventa per i bambini il bosco delle favole. Una volta, non moltissimo tempo fa i bambini avevano paura del bosco, dove sincontravano i lupi e le streghe cattive, mentre si sentivano al sicuro in citt. Ora le
parti si sono rovesciate, perch la citt diventata ostile:
grigia, aggressiva, pericolosa, mostruosa. Il libro un
continuo elogio della fantasia, della creativit, della libert,
dellintelligenza, della spontaneit, della straordinaria ricchezza di idee e di sentimenti, del mondo dei bambini.
Anche per me, non solo per i bambini, la citt un inferno. Ma io mi difendo uscendo sempre meno di casa.
Ormai la mia vita pu svolgersi tra le quattro pareti del
mio studio senza troppi inconvenienti. Ma non ho dimenticato la mia vita di bambino. Anzi, riappare sempre pi
nitida alla mia memoria. I pi bei ricordi della mia infanzia sono quelli delle vacanze in campagna, quando giocavamo senza alcun pericolo allaperto e vagabondavamo
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Premessa
I cittadini soffrono i mali della citt, ma sembra non chiedano, almeno in forma esplicita, che la citt cambi. Pensano che questo non sia pi possibile, sono rassegnati.
Chiedono allora che ci si possa almeno vivere un po meglio, che vengano alleviati i disagi. Chiedono cos pi servizi per sopportare meglio il malessere della citt.
Sanno che chi soffre di pi sono i bambini, non sanno
come aiutarli e allora, sempre pi spesso, decidono di averne meno o di non averne pi: Come si fa ad avere
bambini in queste condizioni?.
Chi ha pi consapevolezza, chi ha pi mezzi, lascia invece la citt e va a vivere nei piccoli centri o in campagna:
Si vive una sola volta!.
Due modi di fuggire e di manifestare impotenza e disperazione.
Atteggiamenti questi che lasciano la citt pi sola e pi
debole.
Ma oggi nella citt c una persona importante, il sindaco; importante perch i suoi concittadini, e non il suo
partito, gli hanno consegnato il governo della citt. Probabilmente i voti per essere rieletto un sindaco li pu guadagnare anche dando migliori servizi, rendendo pi sopportabile la citt, in modo che alla fine del mandato i suoi
elettori possano dire Per oggi si sta meglio di quattro anni fa e decidere di rieleggerlo. Ma se un sindaco pi che
alla sua rielezione pensa al futuro della sua citt, ai figli e
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ai nipoti dei suoi concittadini, allora deve mettere in moto la speranza. Deve partecipare ad un sogno: credere che
la sua citt domani possa tornare ad essere bella, sana, sicura; possa tornare ad avere i bambini che giocano per
strada. Deve quindi iniziare a lavorare con la sua squadra,
con il Consiglio, con tutti i suoi colleghi adulti, per fare in
modo che presto valga di nuovo la pena di essere bambini.
In questi ultimi anni molti sindaci italiani e stranieri, interpretando un bisogno dei loro concittadini e delle loro
citt, hanno manifestato interesse al progetto che presento in queste pagine. Nella accoglienza delle proposte,
alcune di senso comune, altre ardite, altre provocatorie,
ho sentito lurgenza di una soluzione che le formule ragionevoli della politica e delleconomia sembra non possano dare.
In risposta a questa urgenza il libro nasce in fretta. Dopo le tante conferenze pubbliche, i tanti seminari di Giunta, i tanti colloqui, mi sembrato necessario uno strumento per continuare un dibattito sulle idee e un confronto sulle iniziative. Si perdoni quindi la forma diretta e
colloquiale, le possibili ripetizioni o le eccessive sottolineature. un materiale di lavoro che vuol crescere e migliorarsi grazie al contributo di tutti coloro che lo vorranno riconoscere ed utilizzare.
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AVVERTENZA E RINGRAZIAMENTI
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Parte prima
Il progetto
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Analisi di un malessere
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La citt
Negli ultimi decenni e in modo clamoroso negli ultimi cinquanta anni, la citt, nata come luogo di incontro e di
scambio, ha scoperto il valore commerciale dello spazio e
ha stravolto tutti i concetti di equilibrio, di benessere e di
stare insieme, per seguire solo programmi di profitto, di
interesse. Si venduta. Fino a poche decine di anni fa i
poveri e i ricchi vivevano gli uni vicini agli altri. Le loro case erano ovviamente diverse, le une da poveri e le altre da
ricchi, ma sorgevano negli stessi quartieri. Poi si dato un
valore diverso al terreno a seconda della sua vicinanza al
centro della citt e questo ha stravolto tutto. I poveri non
hanno potuto restaurare le loro casette malsane e senza
servizi, hanno preferito venderle per potersi trasferire in
periferia, in case tutte uguali e uguali a quelle presentate
dalla televisione.
I centri storici sono diventati uffici, banche, fast food,
sedi di rappresentanza, alloggi ricchi e sofisticati. Col calar della sera il centro della citt si svuota e diventa pericoloso, la gente ha paura di andarci da sola, ci sono i drogati, i ladri, i malfattori. I centri storici, cos diversi e ricchi
perch nati da secoli di storia e di cultura, dal piacere delle cose belle e non solo utili, hanno perso la cura, la preoccupazione dei residenti. I luoghi pi belli del nostro paese
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sono negati al gioco e alla esperienza dei bambini, al passeggio e al ricordo dei vecchi.
Le periferie sono invece nate in pochi anni, senza piazze, senza verde, senza monumenti. Le periferie sono uguali in tutto il mondo, gli stessi casermoni, le stesse strade grandi e dritte, lo stesso abbandono, perch non sono
nate dalla lenta e costante preoccupazione degli uomini di
avere luoghi di vita adatti e confortevoli per s e per i propri successori, ma solo grazie alla spinta prepotente della
speculazione.
La citt non ha pi abitanti, non ha pi persone che vivono le sue strade, i suoi spazi: il centro luogo di lavoro, di compere, di rappresentanza non di vita; la periferia
il luogo dove non si vive, ma si dorme soltanto... La citt
ha perso la sua vita.
La citt diventata come il bosco delle nostre fiabe.
Il castello medioevale era grande, forte, ricco e poco
abitato, circondato dalle casupole, dai tuguri del borgo,
dove abitavano i contadini e gli artigiani che vivevano del
lavoro e della protezione offerti dal signore del castello.
Quando nascono le citt si rompe questo rapporto gerarchico e i cittadini si incontrano in un territorio comune
e, pur mantenendo ceti e condizioni diverse, condividono
lo spazio. La piazza diventa il simbolo della citt e sulla
piazza si affacciano il palazzo del governo, la cattedrale,
la caserma della guarnigione e il mercato. La citt il luogo in cui i cittadini si incontrano per vendere e comprare,
per difendersi, per pregare, per amministrare la giustizia.
Oggi sembra quasi che la citt sia tornata al modello
medioevale: il centro storico ricco e poco abitato, circondato da una periferia povera e a volte misera, che dipende, per la sua sopravvivenza, dal centro ricco.
La citt ha rinunciato ad essere luogo di incontro e di
scambio e ha scelto come nuovi criteri di sviluppo la se7
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parazione e la specializzazione. Separazione e specializzazione degli spazi e delle competenze: posti diversi per
persone diverse, posti diversi per funzioni diverse. Il centro storico per le banche, i negozi di lusso, il divertimento; la periferia per dormire. Poi ci sono i luoghi dei bambini: lasilo nido, il parco giochi, la ludoteca; i luoghi dei
vecchi: lospizio, il centro anziani; i luoghi della conoscenza: dalla scuola dellinfanzia allUniversit; i luoghi
specializzati per le compere: il supermercato, il centro
commerciale. Poi c lospedale, il luogo della malattia.
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dia giurata... Insomma ogni luogo tende ad essere una piccola citt. Una volta comprare significava compiere un
percorso, entrare in posti diversi, incontrare varie persone, ogni giorno le stesse, tanto da poter riprendere da un
giorno allaltro una confidenza, un racconto o scambiarsi
lultima notizia. Oggi per comprare si effettua un trasferimento in unaltra zona della citt, dove si pu comprare
tutto, magari una volta al mese. Un esempio tipico quello del centro commerciale, che sta sorgendo ai margini
della citt proponendosi come citt piccola, autonoma,
efficiente e godibile. Citt senza macchine, con strade e
piazzette, sicura per i bambini, per i quali sono spesso
pensati spazi dedicati e assistiti; dove si pu mangiare, fare operazioni bancarie, andare dal parrucchiere e naturalmente comprare, comprare di tutto. Un bel posto, per
molte famiglie, dove darsi un appuntamento per passare
insieme il sabato. Il degrado rende la citt invivibile e noi
ci difendiamo costruendo luoghi sicuri, protetti, dove passare tranquilli il nostro tempo libero.
Questa una tendenza costante nella citt di oggi, coerente con la logica della separazione e della specializzazione: creare servizi, strutture sempre pi indipendenti e
autosufficienti. Questo avviene per lospedale, per lo stadio, per i grandi musei, per il campus universitario.
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ogni quattro anni; i progetti a lunga scadenza non pagano, non portano voti.
In tutta questa operazione, che pu sembrare ragionevole e forse anche meritoria, c qualcosa di preoccupante, di diabolico: la perdita della speranza, la rassegnazione. La citt la si d ormai per persa, i servizi, i migliori servizi, aiutano a sopportarla, senza sperare di cambiarla:
il costo del progresso, Indietro non si pu tornare. Sembra che il progresso sia un pacchetto tutto compreso:
lautomobile e la lavatrice, insieme ai vantaggi, portano
necessariamente linquinamento, la droga, la violenza, la
paura. Tutto insieme, prendere o lasciare.
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ancora, ma sono solo la coerente conseguenza della spirale perversa della difesa e della violenza.
Il cittadino medio
Finora e con una forte accentuazione negli ultimi decenni, la citt stata pensata, progettata e valutata assumendo come parametro un cittadino medio con le caratteristiche di adulto, maschio e lavoratore, e che corrisponde allelettore forte. In questo modo la citt si persa i cittadini non adulti, non maschi e non lavoratori, cittadini di
seconda categoria, con meno o senza diritti.
Per prendere lautobus o il treno bisogna essere in buona forma fisica, essere bene allenati, perch occorre superare un dislivello iniziale di quasi mezzo metro. Un bambino, una persona anziana o anche semplicemente una donna con la gonna stretta non riuscirebbero nellimpresa.
I nuovi popolosi e brutti quartieri delle periferie vengo18
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no chiamati quartieri dormitorio. Ma per chi sono dormitorio? Solo per gli adulti lavoratori che al mattino se ne
vanno e tornano la sera. I loro bambini, i loro vecchi, spesso anche le loro mogli, ci vivono, per loro quei quartieri
non sono dormitorio ma residenziali. E allora non ha
senso caratterizzarli con quel nome quasi a giustificare
lassenza di luoghi sociali, di incontro e di svago perch
tanto ci si dorme soltanto.
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Si presume che quando la citt sar pi adatta ai bambini, sar pi adatta per tutti.
una proposta concreta, che nasce da una esperienza
iniziata nel 1991 dal Comune di Fano e che oggi trova linteresse e ladesione di molte citt italiane e straniere.
una proposta che ha nel sindaco il suo referente naturale e che il sindaco garantisce e mette alla base delle
scelte della sua politica di amministrazione della citt3.
una scelta che la Giunta condivide, considerandola una verifica continua e un impegno trasversale che contamina
lattivit di tutti gli assessorati e di tutte le scelte amministrative, da quelle urbanistiche a quelle sanitarie, da quelle del tempo libero a quelle commerciali.
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La nuova legge elettorale italiana, che permette lelezione diretta del sindaco da parte dei cittadini, in maniera abbastanza autonoma dalla sua collocazione partitica e che gli d il potere di nominare una propria squadra di governo della citt, con un proprio programma e la possibilit di durata per lintera
legislatura, ne fa il vero rappresentante democratico della citt. In questi primi
anni di esperienza e in un momento cos difficile per la politica italiana, sembra
che siano proprio i sindaci le persone che stanno proponendo un nuovo modo
di fare politica in Italia.
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usano materiali didattici e non si fanno programmi, e allora a cosa possiamo attribuire il merito di una crescita cos
importante? Mi pare che non abbiamo alternativa dal doverlo attribuire alla pi significativa attivit di questi primi
anni: il gioco. Perch questa attivit infantile ha un potere
cos grande? Il bambino vive nel gioco una esperienza rara nella vita delluomo, quella di confrontarsi da solo con
la complessit del mondo. Lui, con tutte le sue curiosit,
con tutto quello che sa e che sa fare, e con tutto quello che
non sa e che desidera sapere, di fronte al mondo con tutti
i suoi stimoli, le sue novit, il suo fascino. E giocare significa ritagliarsi ogni volta un pezzetto di questo mondo: un
pezzetto che comprender un amico, degli oggetti, delle
regole, uno spazio da occupare, un tempo da amministrare, dei rischi da correre. Con una libert totale, perch
quello che non si pu fare si pu inventare. proprio grazie a questa complessit che nei primi anni si realizzano gli
apprendimenti di gran lunga pi importanti di tutta la vita
delluomo. E nessun adulto potr prevedere o misurare la
quantit di apprendimento di un bambino che gioca e questa sar sempre superiore a quello che noi potremo immaginare. Nessuno potr programmare o accelerare questo processo, pena impedirlo o impoverirlo. Forse sarebbe pi utile per i bambini che queste conoscenze rimanessero nascoste perch, conoscendole, potrebbe venire in
mente agli adulti di aiutarli, di sostenerli con opportuni insegnamenti e materiali didattici. Verrebbe a mancare cos
la condizione principale di questo prodigio e cio che gli
adulti lascino fare, lascino giocare i bambini. Il giocare
del bambino, prima e fuori della scuola, perdere tempo,
perdersi nel tempo, incontrarsi con il mondo in un rapporto eccitante, pieno di mistero, di rischio, di avventura.
E il motore il pi potente che luomo conosca: il piacere. per questo che un bambino per giocare pu anche
dimenticarsi di mangiare. Il gioco libero e spontaneo del
bambino assomiglia alle esperienze pi alte e straordinarie
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delladulto come quelle della ricerca scientifica, della esplorazione, dellarte, della mistica; le esperienze appunto di
quando luomo si trova di fronte alla complessit, di quando trova di nuovo la possibilit di lasciarsi trasportare dal
grande motore del piacere.
Le proposte educative, pure necessarie, si muovono invece ad un livello pi basso, meno stimolante e per questo meno produttivo1. Nella proposta educativa lallievo
viene privato delleccitante incontro con la complessit e
del brivido di ritagliarsene autonomamente una parte.
ladulto che propone allallievo una porzione di quel mondo complesso, tale che lattivit richiesta produca con sicurezza e nei tempi previsti gli apprendimenti voluti. Quel
pezzo di mondo perde tutto il fascino e il mistero, diventa
incomprensibile, cos staccato da tutto il resto, e serve solo per imparare a scuola. Per essere pi sicuri del risultato gli educatori spesso sostituiscono la complessit del
mondo reale con quella pi controllabile della proposta didattica, dellesercizio, del libro di testo. Il controllo cos
assoluto, ma in genere il risultato povero, quasi sempre
inferiore alle aspettative e contraddittorio: mentre impara
lallievo rifiuta quello che gli insegnano, non lo fa suo, non
si modifica grazie a quello. Nasce un apprendimento parallelo, che serve solo a scuola, fino allultimo tema in classe, fino allultimo concorso e poi basta. A scuola per esempio tutti sappiamo che rispetto alla terra il sole che
sta fermo e la terra gira, ma nella vita quotidiana tutti continuiamo a dire, e probabilmente continuiamo a pensare,
che il sole sorge e che tramonta, quindi si muove. Questo
lo dice tutti i giorni anche la televisione!
La scuola, con questa sua semplificazione, con la sicurezza della sua programmazione, ha perso completamen1
Che pedagoghi eravamo, quando non ci curavamo della pedagogia! scrive Pennac (1992) riferendosi allesperienza affascinante della lettura fatta con
il bambino nei primi anni a confronto della imposizione della lettura che propone la scuola.
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te il rapporto con il piacere e deve ricorrere ad un motore molto meno potente ed efficace, quello del dovere.
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Il bambino solo
Questo secolo, insieme a tanti altri meriti e limitatamente
alloccidente ricco, pu a ben diritto essere considerato il
secolo del bambino. Mai come oggi i diritti fondamentali
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del minore vengono riconosciuti e difesi. Il progresso della medicina ha ormai quasi annullato il rischio di morte e
di gravi traumi neonatali: i pochi bambini che nascono
hanno unalta probabilit di diventare grandi.
Nel recente passato molti bambini non sopravvivevano
alla nascita, molti subivano traumi irreversibili a causa di
pratiche ostetriche e neonatali inadeguate. Nelle classi sociali meno abbienti, e cio nella stragrande maggioranza
della popolazione, crescevano in famiglie numerose e nella pi totale promiscuit. Non tutti iniziavano la scuola elementare e quasi tutti la abbandonavano dopo pochi anni,
con varie bocciature e sostanzialmente analfabeti. Per la
maggior parte di loro, prima dei dieci anni iniziava lesperienza di lavoro, come garzoni, come aiutanti. Un lavoro
pesante, un orario lungo che poco tempo lasciava ai giochi infantili, spesso senza retribuzione, in cambio dellapprendistato. Il rapporto dei genitori con il bambino, specialmente del padre e del datore di lavoro, era duro, spesso violento. Una condizione quindi difficile, certo non privilegiata.
Oggi viene affermato con forza il diritto del bambino
alla sua infanzia, a giocare, a frequentare la scuola, a non
essere utilizzato per il lavoro. Neppure il genitore pu violare questi diritti, pena la perdita della patria potest. Il
bambino non pu essere offeso, non pu essere picchiato, non pu essere discriminato. Anche il bambino diverso, di unaltra cultura, di unaltra religione o handicappato, gode dei diritti di tutti, entra nella scuola di tutti, deve
essere adeguatamente inserito. Tutto questo solo mezzo
secolo fa era impensabile.
Da vari decenni la ricerca psicologica si occupa in modo quasi ossessivo del mondo del bambino, delle sue pulsioni, del suo pensiero, della sua logica, della sua lingua.
Si raccolgono le sue prime frasi, si studiano le sue conoscenze spontanee, si analizzano i suoi scarabocchi. I ri26
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Il bambino minore
Il bambino vive oggi una condizione molto delicata e
preoccupante. Sempre pi raro allinterno della famiglia,
il bambino viene ipervalutato, vezzeggiato, protetto e per
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non sostenere questi strumenti con propagande allarmistiche, perch la sicurezza dei nostri bambini sar funzione della fiducia che gli adulti sapranno riconoscere ai loro
figli e non della paura e della difesa. La violenza verso i
minori quasi sempre frutto della stessa logica della chiusura, della segregazione, della difesa. Avviene nel privato,
dentro le case, nei luoghi della sicurezza. E se avviene fuori di casa approfitta dellabbandono, del disinteresse.
Proviamo a parlare meno di violenza, a favorire di pi
il benessere, la partecipazione, la condivisione e la violenza diminuir.
Impegnamoci tutti a non usare pi questo brutto aggettivo minori e a chiamare i bambini bambini.
Il bambino pi forte
Vale la pena scommettere sul bambino perch il bambino
invece paradossalmente pi forte.
La proposta che si sta illustrando in questo libro molto vicina alla proposta ambientalista: si vuole promuovere
una inversione di tendenza nelle scelte politiche e negli atteggiamenti individuali per fare in modo che le nostre citt
siano pi vivibili; per garantire un mondo migliore a chi
verr dopo di noi, uno sviluppo sostenibile. Il problema
della proposta ambientalista la sua difficolt ad essere
compresa. Non sono molti quelli che possono capire cosa significa ambiente riconoscendogli tutto il suo spessore multidisciplinare, interdisciplinare e la sua complessit. Se poi si banalizza il concetto di ambiente in quello di
piante e animali, o lo si associa solo allinquinamento e ai
rifiuti, allora diventa poco credibile e di scarso effetto: la
gente purtroppo non rinuncia a qualche comoda abitudine e non modifica comportamenti ormai consolidati per
salvare le piante o per tenere pulita la citt.
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Parte seconda
Le proposte
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Un laboratorio
la citt dei bambini
Per la realizzazione di questo progetto, di questa nuova filosofia di governo della citt, si possono seguire strade diverse. Pu essere il sindaco che direttamente informa di
questo spirito il suo programma, possono essere invece i
cittadini, attraverso movimenti o associazioni che dal basso lo propongono e lo sostengono. Qui si descrive e in
qualche modo si privilegia la prima via, seguita a Fano sin
dal 19911 e che oggi si ripropone nelle varie citt che
stanno aderendo a questo progetto: quella che vede il sindaco come referente privilegiato e che prevede lapertura
di un Laboratorio dedicato alla elaborazione e allo sviluppo del progetto La citt dei bambini. Il Comune che apre
un tale servizio, che gli dedica personale e risorse, apre di
fatto al suo interno una contraddizione forte, ma appassionante.
Il Laboratorio dovr assumere una funzione prioritaria
di grillo parlante, di coscienza del sindaco e della Giunta, contestandoli ogni volta che la promessa data verr tradita; e siccome questo avverr frequentemente, la presenza del Laboratorio diventer scomoda. Aprire il Laboratorio vuol dire quindi accettare un conflitto permanente
perch il contrasto fra il bambino e ladulto non terminer
mai, si sposter sempre un po pi avanti.
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Un conflitto per appassionante, stimolo di grande ricchezza e di un dibattito politico di alto livello, perch reale, concreto, lontano dal politichese televisivo. Vuol dire
considerare la citt come un laboratorio, un luogo di ricerca, dove si disposti a modificare profondamente lottica, le prospettive, gli obiettivi.
Il Laboratorio avr una funzione educativa nei confronti degli amministratori e dei cittadini: dovr mettere, o
ri-mettere, il bambino nella loro testa. Dovr cio aiutare
gli adulti a riconoscere i bambini, i loro bisogni, i loro diritti; ad ascoltarli e a capirli. Impresa tuttaltro che semplice, che ha bisogno di preparazione e di grande libert
intellettuale.
Il Laboratorio rappresenter per lamministrazione comunale anche un costo, ma un costo relativo. Dovr avere un bilancio leggero, che gli permetta di operare, se possibile senza ricorso alle sponsorizzazioni, con una certa autonomia e indipendenza, con personale e in locali comunali; di garantire le sue attivit con i bambini, di far conoscere le varie iniziative, di poter avere qualche consulenza, se necessaria. Per il resto, per gli interventi di cambiamento della citt, non dovr avere risorse proprie, ma dovr contagiare i vari assessorati perch si spendano i fondi del bilancio ordinario in un modo diverso, non per cose nuove, ma per realizzare quelle gi previste, con unottica nuova. Quindi non spendere di pi, ma spendere meglio. Compito del Laboratorio non diventare una struttura che opera in forma autonoma, ma sviluppare dentro
lamministrazione e con lamministrazione una nuova filosofia di governo della citt.
Il pericolo che corre questa proposta di essere accolta con grande entusiasmo, ma dallo stesso entusiasmo essere emarginata e vanificata. Un segnale preoccupante in
questo senso il frequente voto unanime con cui i Consigli comunali approvano delibere che riguardano queste
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La parola ai bambini
La prima e pi importante scelta da farsi quella di dare
ai bambini un ruolo da protagonisti, dare loro la parola,
permettere loro di esprimere pareri e metterci, noi adulti,
nellatteggiamento di ascolto, di desiderio di capire e di volont di tener conto di quello che i bambini dicono. Naturalmente quello che si propone per i bambini vale per tutti i cittadini, per gli anziani, per gli handicappati, per gli
extracomunitari. Di nuovo il bambino apripista e garante per tutti.
Nessuno pu rappresentare i bambini senza preoccuparsi di consultarli, di coinvolgerli, di ascoltarli. Far parlare i bambini non significa chiedere loro di risolvere i problemi della citt, creati da noi, significa invece imparare a
tener conto delle loro idee e delle loro proposte. Non facile dare la parola ai bambini, n comprendere quello che
dicono. Gianni Rodari parlava di un orecchio acerbo che
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che istituzionalmente titolare della progettazione. Questo confronto fu anche per noi motivo di riflessione e di
chiarimento.
Invitare i bambini a progettare spazi e strutture vere
della citt, con la collaborazione di tecnici come urbanisti,
architetti, psicologi, ecc., non significa delegare ai bambini il compito della progettazione, che sar sempre e comunque legato ad un titolo abilitante, che render un adulto autore e responsabile del lavoro realizzato (non potremo denunciare un bambino per non aver previsto il drenaggio nella progettazione di un giardinetto). Significa invece aprire anche ai bambini la possibilit del contributo
e della partecipazione.
Oggi frequente lesperienza della architettura partecipata e cio della partecipazione degli utenti alla definizione delle caratteristiche dellopera commissionata al tecnico. Larchitetto incaricato di realizzare un nuovo insediamento abitativo pu ricevere dal Comune, suo committente, lindicazione di consultare i destinatari della sua
opera, il Consiglio di quartiere, le associazioni della zona,
per conoscere le loro esigenze ed eventuali loro idee e
proposte. Queste consultazioni avvengono con incontri,
dibattiti, questionari. Ma se volessimo allargare ai bambini questa forma di partecipazione, come potremmo fare?
Come si fa a conoscere i bisogni e le idee dei bambini?
Certo non con questionari e con dibattiti, ma, per esempio, attraverso il disegno e lattivit pratica. Il progettare
una buona tecnica per conoscere quello che pensano i
bambini.
Attraverso il progetto, liberandosi dagli stereotipi, lasciando libera la creativit, i bambini mettono a confronto la realt, i loro bisogni, i loro desideri e le possibili soluzioni. La progettazione, fino alla realizzazione concreta
di un plastico, chiede ai bambini, oltre alle importanti fasi
della discussione e della progettazione grafica, anche operazioni concrete come il manipolare, colorare, incollare,
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nelle quali tutti i bambini sono competenti. Questo significa che la progettazione riesce a non selezionare i bambini bravi nella espressione verbale, scritta e grafica, come spesso succede per le attivit scolastiche, e questo deve farla considerare una proposta particolarmente significativa. Anche il progetto pi fantasioso pu aiutare un
adulto attento e interessato a conoscere il pensiero infantile e attraverso questo a trovare soluzioni nuove, pi belle e pi giuste.
Per far questo dobbiamo formare nuovi operatori capaci di lavorare con i bambini. Potranno essere architetti,
urbanisti, psicologi, pedagogisti, naturalisti, sociologi, o
altro che, rinunciando ciascuno alle proprie specifiche
competenze, diventino bravi a fare cose nuove: aiutare i
bambini ad osservare dentro di loro le insoddisfazioni e i
desideri, permettere loro di liberarsi dagli stereotipi, sollecitare una voglia nuova di osare di pi, di chiedere di pi,
liberare la creativit, la fantasia in un dialogo sempre possibile, ma mai avvilente, con la realt, con i costi, con le
leggi.
Alla fine conosceremo i bisogni e i desideri dei bambini, che probabilmente non potranno tradursi in pratica cos come loro li hanno espressi, ma potranno essere delle
preziose indicazioni da dare al progettista che sar incaricato di realizzare il progetto. Possiamo star certi che se i
bambini potranno partecipare alla progettazione della
citt, essi la sentiranno, sia oggi, da bambini, sia domani
da adulti, come loro, la citt da curare e da difendere, come facciamo tutti con la nostra casa6.
Aprire ai bambini lesperienza della progettazione non
significa solo garantirsi le loro idee e il loro contributo, significa anche compromettersi con scelte nuove, con modifiche anche profonde nelle abitudini di una amministrazione. Mi riferisco per esempio ai tempi della burocrazia,
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re con i vigili urbani, con gli anziani, con i medici dellospedale pediatrico, con i commercianti, con tutti quegli operatori, quelle categorie sociali che possono avere un
ruolo importante per aiutare i bambini a ritrovare una loro autonomia. importante lavorare con gli insegnanti
perch la scuola diventi sempre pi una scuola adatta ai
bambini, che i bambini possano riconoscere e amare, di
cui possano essere fieri. Tutti gli sforzi dovranno naturalmente mirare a fare in modo che si modifichi latteggiamento di tutti gli adulti e specialmente dei genitori, per rispettare le esigenze dei bambini. Questo sar un compito
importante del Laboratorio, da realizzarsi non tanto attraverso conferenze, pubblicazioni, ma attraverso iniziative
concrete, proposte, attivit7.
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Si vedano le schede n 6: I seminari di Giunta e n 7: Il vigile amico dei
bambini.
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Che i bambini
possano uscire da soli di casa
Torniamo alla proposta: assumere il bambino come parametro per la trasformazione delle nostre citt. Volendo
procedere da questa affermazione generale in senso operativo occorre fare una importante precisazione. La condizione dellinfanzia nel mondo fortemente differenziata
e oscilla fra due estremi. Da un lato la condizione dei bambini occidentali, ricchi, metropolitani o comunque cittadini, che quella descritta sopra e che arriva alla situazione
patologica della solitudine. Dallaltro la condizione di abbandono dei bambini delle societ povere, del sud del
mondo, delle grandi metropoli del Sudamerica. Una condizione che porta i bambini a vivere da soli, subendo violenze da parte degli adulti che vedono in loro un pericolo
o anche solo un disturbo. Una situazione di debolezza e di
impotenza che porta i bambini ad essere sfruttati per lavori inadatti, per manovalanza non punibile dalla delinquenza organizzata, per traffici sessuali e perfino per lespianto di organi. Le due condizioni hanno in comune lo
svantaggio del bambino nelle rispettive societ e confermano la correttezza della proposta di ripartire proprio dal
bambino per ricostruire societ pi giuste, pi umane, pi
adatte per tutti. Ma certamente le due situazioni richiedono valutazioni e soluzioni radicalmente diverse.
Non si azzardano in queste pagine possibili soluzioni
applicabili nei paesi del sud del mondo, che richiedono co49
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degli attrezzi agricoli dei nonni, forte la tentazione di dire: che i bambini possano di nuovo uscire da soli di casa. Siamo invece consapevoli di quanto questo atteggiamento nostalgico sia scorretto. Le condizioni in cui crescono oggi i nostri bambini sono assolutamente inedite,
senza possibili confronti con quelle della nostra infanzia.
E non sono nuove solo perch si perso il senso di vicinato, la solidariet, la sicurezza, ma principalmente perch le relazioni sociali sono diventate enormemente pi
complesse, le distanze pi ampie. difficile conoscersi,
difficile scendere dagli appartamenti dei piani pi alti,
pericoloso attraversare le strade, ecc. La citt, tuttavia,
diventata anche pi ricca, pi articolata e, se vogliamo,
pi affascinante.
Daltra parte uscire di casa, percorrere le strade da solo, conoscere il suo ambiente una esigenza importante nella crescita non solo sociale, ma anche cognitiva, del
bambino. Andare a piedi, passeggiare per noi adulti un
piacere, un regalo che ogni tanto ci facciamo, ma per i
bambini una necessit. I nostri spostamenti sono sempre pi spesso dei trasferimenti, passaggi da punto a punto, finalizzati ad un obiettivo, quindi proiettati al futuro, legati ad una funzione. Distratti da queste preoccupazioni
cerchiamo di raggiungere nel tempo pi breve possibile il
luogo di destinazione3. I bambini si comportano in maniera completamente diversa. Essi vivono i loro spostamenti come una successione di momenti presenti, ciascuno importante di per s, ciascuno degno di una sosta, di
una meraviglia, di un contatto. E allora i tempi si allungano, le tasche dei bambini si riempiono di sassi, di foglie,
di carte e la mente si riempie di immagini, di domande, di
nuove scoperte. E tutto sta insieme, il bello, il nuovo, il ge3
Un esempio efficace di questi spostamenti adulti la metropolitana: un
tubo nero fra due stazioni. Il tragitto, il percorso, scomparso, rimangono solo un punto di partenza e un punto di arrivo. Il tempo di trasferimento tempo
perso e quindi deve essere il pi breve possibile.
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nerale e il particolare. E questo spesso causa di incomprensione con i grandi che raccomandano stupidamente:
Non ti fermare ogni momento!, Non perdere tempo!
senza rendersi conto che proprio nel tempo perso che
si diventa grandi4.
Il guaio che la possibilit di uscire dei bambini, la loro
autonomia inversamente proporzionale alla nostra: pi
noi adulti ci muoviamo in macchina, pi allarghiamo il
nostro raggio di movimento e pi creiamo pericolo, intasiamo spazi, inquiniamo laria, aumentando le difficolt di
autonomia dei nostri figli. E quando i bambini si muovono,
sempre pi frequentemente si muovono con noi, dentro la
nostra macchina, nel sedile posteriore. Questo significa che
il bambino non riesce a vedere la citt, non riesce a notare
le sue caratteristiche, passa velocemente, non pu rispondere ai continui bisogni di presente, di curiosit, di sosta.
trascinato da noi in un innaturale spostamento finalizzato
ad una meta. In questo strano modo di muoversi non riesce a fissare niente, a organizzare il suo spazio, a costruirsi
la sua citt. Spesso i bambini di oggi crescono con problemi di organizzazione spaziale e con una bassissima conoscenza della loro citt, del loro quartiere, della loro zona.
Vivere esperienze proprie
Gi si detto della importanza del gioco libero nello sviluppo delluomo. E gioco libero implica autonomia, ritro4
In una bella esperienza sulla organizzazione spaziale dei bambini pi piccoli, gli educatori di un nido di Reggio Emilia uscivano uno per volta, con un bambino per mano, e si facevano guidare a casa. Una educatrice mi raccontava che
un bambino, arrivato ad un incrocio, aveva girato a sinistra e lei gli aveva chiesto di spiegarle come faceva a sapere che era ora di girare. Il bambino con un
certo stupore e dopo averci pensato un po rispose indicando la strada: Non vedi che c quel pezzo di carta?. Questo significa che il bambino sapeva dove girare, ma non aveva dei punti di riferimento, probabilmente utilizzava un insieme
di informazioni che sommate dicevano: ora di girare. Di fronte alla domanda
delladulto, non potendo spiegare tutto questo, ha preferito dare una risposta corrispondente allattesa, utilizzando il primo indizio che gli capitava davanti.
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varsi da soli, liberi da controlli, con la possibilit di rischiare in proprio, per provare la soddisfazione dei problemi risolti, delle difficolt superate.
Una volta il tempo dei bambini era diviso chiaramente
fra quello formale, del dovere, che era quello della scuola,
dei compiti, del catechismo; e quello informale, del piacere, che era quello del gioco: il tempo libero. Questo tempo era amministrato in modo autonomo dal bambino e, se
non violava alcune regole sociali, poteva allontanarsi da
casa, incontrarsi con chi voleva, per fare i giochi che preferiva. Era il tempo delle esperienze personali, quelle che
portavano le bambine e soprattutto i bambini ad esplorare lambiente circostante, a conoscerne i segreti, spiando
la vita degli animali e delle piante, sperimentando i diversi
climi, le caratteristiche dei diversi materiali naturali.
Oggi il tempo libero dei bambini scomparso. I pericoli
in agguato fuori della porta di casa sconsigliano di lasciare
che i bambini escano da soli e le migliori condizioni economiche permettono di regalare ai figli liscrizione alle tante scuole pomeridiane: la piscina, la chitarra, linglese, la
danza, la palestra... Dovresti essere riconoscente, oggi tu
puoi conoscere tante cose che noi da piccoli non sognavamo nemmeno! diciamo ai nostri figli. Naturalmente i
genitori pi aperti fanno scegliere ai figli quali scuole pomeridiane frequentare, cos leventuale successiva stanchezza o volont di smettere, possono essere contestate,
oltre che dai motivi economici, anche dai nobili motivi dellimpegno e della coerenza: Lhai scelto tu. Praticamente un ricatto. Se sommiamo i due rientri pomeridiani a
scuola previsti dai moduli, la probabile lezione di catechismo, due o tre attivit volontarie e i compiti, i pomeriggi
del bambino sono tutti compromessi. Rimane una fascia di
unoretta prima di cena e questa di solito se la prende la televisione.
Contemporaneamente le madri si sono trasformate in
taxiste e passano il loro pomeriggio accompagnando i fi53
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va e sociale abbondantemente concluso. Che conseguenze porter questo ritardo nel bambino?
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tempo libero giocando con i loro amici fuori di casa e allora s che ci sar concorrenza e varr la pena lavorare per
una buona televisione per ragazzi. Che possa succedere
che fra amici che stanno giocando liberamente si dica:
Oggi gioved, sono le cinque, torniamo a casa a vedere quella trasmissione, perch ne vale la pena!.
Bambine e bambini
Per ragioni assolutamente non di principio, ma semplicemente pratiche e di consolidata abitudine, quando scrivo
non riesco ad utilizzare le due forme maschile e femminile, quindi bambina e bambino, oppure il terribile bambina/o. Ho sempre avuto la sensazione che sia estremamente scomodo leggere un testo cos scritto, mentre lo
trovo accettabile in documenti, manifesti, testi di legge.
Spero non sia unultima resistenza maschilista. Ho anche
pensato di ricorrere a forme neutre come infanzia o creatura, ma sono sempre tornato, senza grandi sensi di colpa, al termine bambino cos concreto e familiare, rifiutando invece sempre il termine fanciullo che tanto piace, o per lo meno piaceva, al nostro Ministero della Pubblica Istruzione7.
Detto questo non per scusarmi, ma almeno a titolo di
chiarimento, debbo per riconoscere e mettere in eviden7
Quando disegno (firmandomi come FRATO), se debbo inventare un marchio nel quale compaiano i miei personaggi e per ragioni di sintesi, di rappresentazione emblematica, non posso rappresentare un bambino e una bambina,
spesso ho optato per una bambina. Una bambina figura per esempio nel marchio del Reparto di Psicopedagogia del CNR, una bambina nel marchio del Laboratorio Fano la citt dei bambini, in quello di Palermo e in altri ancora. Questa libert consentita dal linguaggio grafico (mai nessuno mi ha chiesto Come mai c solo una bambina e non un bambino?), ma non dal linguaggio verbale e ancora meno da quello scritto. Se avessi intitolato il libro La citt delle
bambine tutti avrebbero pensato ad una proposta specifica per i bambini di sesso femminile e non per tutti.
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za che il problema esiste e non di facile soluzione. Quando diciamo che i bambini debbono poter uscire da soli di
casa dobbiamo essere ben consapevoli che intendiamo le
bambine e i bambini, e che quando saremo riusciti a far
passare il principio che importante e giusto che i bambini escano, non ancora certo che questo sia accettato
anche per le bambine. Occorre molta vigilanza, proposte
adeguate e spesso creative. Il Consiglio dei bambini del Laboratorio di Fano, per esempio, formato in maniera rigorosamente paritetica dovendo ogni scuola esprimere
due rappresentanti, una bambina e un bambino.
Ma evidentemente queste sono le cose pi facili da ottenere, pi difficile garantire una effettiva uguale autonomia ai bambini dei due sessi. Fare in modo che un genitore possa nello stesso modo, e con la stessa fiducia,
permettere alla figlia o al figlio di uscire di casa per incontrarsi con gli amici.
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presenta un incoraggiamento agli altri bambini a scendere e un deterrente per le macchine e per gli altri pericoli
esterni. La strada deserta invece pericolosa per il bambino che la attraversa, perch lautomobilista non se lo
aspetta, non lo prevede; pericolosa per tutti perch invita al crimine e lo rende sicuro.
Ma perch sia possibile ai bambini uscire da soli di casa occorre cambiare la citt, completamente, anche se
gradualmente. La citt, cresciuta adottando selvaggiamente la scelta della difesa, deve essere capace di fare
scelte alternative, di apertura alla vita, di apertura al futuro. Occorre quindi operare su vari livelli e in varie direzioni.
Rinegoziare
il rapporto di potere fra lauto e il cittadino
In molti paesi del nord Europa e del nord America si stanno spendendo notevoli quantit di denaro in favore dei rospi. S, proprio dei rospi. Le autostrade sono delle barriere insormontabili che dividono fatalmente i loro territori.
Cos i poveri rospi non possono pi passare dagli ambienti
acquatici della riproduzione a quelli umidi della loro vita
abituale, oppure, se le maglie delle reti di recinzione permettono di passare, sono costretti ad attraversare le autostrade con una percentuale bassissima di successo. Allora
si levato un grido di protesta e le societ che costruivano o gestivano le autostrade sono state costrette ad aprire dei tunnel di collegamento fra i due lati dellautostrada
ogni tanti metri. Naturalmente questo ha un costo molto
elevato, ma salva la vita a tanti rospi e permette loro di
percorrere il territorio. Sono solidale con i rospi e sono totalmente daccordo con questi interventi a loro tutela. Vor61
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rei solo che la stessa attenzione e la stessa sensibilit venissero dedicate anche ai bambini. Anche il loro territorio
tagliato da strade sulle quali i diritti delle automobili sono dominanti. Attraversarle pericoloso, i genitori sono
preoccupati e impediscono ai loro bambini di percorrerle
da soli. Cos i bambini non possono raggiungere i loro
amici e insieme con loro i posti dove giocare: il cortile, il
campetto, lo stradone.
La barriera fisica diventa una barriera psicologica e cognitiva, limita il campo del bambino, ne limita lo sviluppo
spaziale ed affettivo. un po come se al bambino venisse tolta una met dei suoi giocattoli, oscurata una met del
televisore, strappata una met del libro di testo8.
Nella citt di oggi un percorso a piedi una avventura: marciapiedi occupati da auto in sosta o da esercizi
commerciali, traffico caotico, non rispetto della precedenza dei pedoni sulle strisce pedonali. Se per tutti difficile lo ancora di pi per i cittadini pi deboli come gli
anziani, gli handicappati, i bambini. In queste condizioni
luso della macchina, considerata un guscio di protezione, quasi un atto di autodifesa, con le conseguenze note: congestione del traffico, trasformazione del suolo pubblico in spazio privato, inquinamento dellaria, inquinamento acustico, vibrazioni che mettono in pericolo i monumenti.
Consideriamo alcune macchine in sosta ai due lati di
una strada e poniamo che la macchina A sia parcheggiata a sinistra in seconda fila, mentre la macchina B sia parcheggiata a destra, di traverso, salendo sul marciapiedi, fino a rendere difficile o impossibile il passaggio dei pedoni. Se arriva lautogr della polizia municipale la probabilit di gran lunga pi alta che si porti via la macchina A
8
Interessante lo studio delle ricadute sullo sviluppo socio-cognitivo dei bambini provocate dalle barriere urbanistiche costituite dagli attraversamenti pericolosi (Bonanomi, 1994).
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Sarebbe auspicabile che anche gli amministratori, i vigili urbani, la polizia
rispettassero lisola pedonale (almeno nelle citt piccole e medie), muovendosi
a piedi o in bicicletta, inviando cos un messaggio coerente agli altri cittadini.
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saggio pedonale che mantiene sia il livello che la pavimentazione del marciapiede. Mentre di solito il pedone
che scende dal marciapiede, abbandonando il suo territorio sicuro ed entra in quello pericoloso delle auto, in questo caso il pedone resta nel suo territorio ed la macchina che, per mezzo di una rampa, sale sul passaggio pedonale, invadendo unarea non sua e quindi dovendosi
preoccupare di eventuali passanti.
Se la velocit impedita la strada pi sicura, non solo perch diminuisce il pericolo del traffico ma perch diventa pi difficile anche delinquere: difficile scappare,
c pi gente in giro, c pi controllo sociale.
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ferimento e di sicurezza per i bambini. necessario comunque ridurre il pericolo ambientale rallentando il traffico, favorendo gli spostamenti pedonali e ciclabili, applicando con fermezza quelle norme che puniscono coloro
che non rispettano i diritti dei pedoni.
Occorre aiutare gli adulti a capire che un buon genitore non quello che rinuncia ad una propria vita perch i
figli possano avere tutto e possano essere accompagnati
alle diverse scuole del mattino e del pomeriggio. La prima
caratteristica di un buon genitore dovrebbe essere quella di diventare ogni giorno meno necessario al proprio figlio. Quando un bambino nasce, il momento forse pi importante e significativo della profonda trasformazione che
avviene nel giro di pochi minuti, il taglio del cordone ombelicale. Da quel momento il bambino si separa dalla madre e pu iniziare la sua relazione con lei e, attraverso lei,
la sua relazione con il mondo: la grande avventura della
autonomia. Ogni giorno la separazione pu essere confermata e consolidata, oppure negata; possiamo diventare meno necessari ai nostri figli e quindi aiutarli ad allontanarsi da noi, o fare lopposto e annodare nuovi cordoni
ombelicali.
Una seconda caratteristica del buon genitore credo
sia quella di essere un buon modello di adulto, un adulto
che faccia pensare al bambino che vale la pena di diventare grande per essere come lui o per incontrare persone
come lui. Un adulto quindi sereno, impegnato, felice. Che
cerca di realizzare le sue aspirazioni, di coltivare le sue passioni, di vivere bene la sua sessualit, di vivere con impegno, con forza e con coerenza la sua professione, i suoi
ideali, le sue fedi. Questo non vale solo nel rapporto fra
genitori e figli, ma anche fra insegnanti e allievi e in generale fra adulti e bambini. Mi sembra questa una prospettiva gratificante, che ci invita alla serenit e allimpegno, anche per avere bambini pi felici.
Un adulto sereno e realizzato sapr capire il bisogno
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di autonomia di suo figlio e sar disposto a superare qualche difficolt, qualche preoccupazione per potergliela garantire.
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I vigili urbani
Le citt hanno un piccolo esercito che esaurisce le sue
energie nellessere quasi esclusivamente a servizio delle
auto. Questo conferma il potere dellauto nella nostra societ e, nella attuale carenza di sensibilit sociale e di solidariet, sembra uno spreco eccessivo e anche uno svilimento di una presenza che potrebbe essere molto pi significativa e qualificata. Si propone che i vigili urbani diventino anche, forse prioritariamente, gli amici dei bambini. Quando un bambino si trova in qualche situazione di
necessit o di disagio, se vede un vigile, dovrebbe tranquillizzarsi perch sicuro che quel signore in divisa risolver il suo problema. Quali necessit, quali disagi pu in10
A questo proposito interessante lanalisi delle differenze fra gli spazi urbani play ground e sandbox (Bozzo, 1995).
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contrare un bambino? Pu aver bisogno di fare pip e vergognarsi di entrare in un bar per chiederlo, pu avere sete, pu aver fatto tardi e avere necessit di telefonare a casa e non avere denaro, pu essere molestato da qualche
adulto, pu aver litigato con un amichetto, pu essersi
perso, pu essersi sbucciato un ginocchio cadendo, pu
aver perso il biglietto dellautobus per tornare a casa. Ognuna di queste situazioni rappresenta una sofferenza,
una sofferenza grande come quasi sempre sono quelle dei
bambini. Il vigile urbano dovrebbe avere come suo compito istituzionale quello di non lasciare mai un bambino in
stato di disagio e di angoscia. Dovr risolvere il suo problema, accompagnandolo in un bar perch possa bere, fare la pip, telefonare, oppure offrendogli il biglietto dellautobus. Sarebbe importante che questo ruolo sociale
dei vigili venisse pubblicamente dichiarato e pubblicizzato
in modo che lo conoscano tanto i bambini che i loro genitori. Se vogliamo veramente che le autonomie dei bambini aumentino dobbiamo far diminuire le paure dei loro
genitori e di tutti gli adulti.
Come ormai pi volte si detto, vigili amici dei bambini significa anche punti di riferimento per gli anziani, per
gli handicappati, per la signora che torna carica di borse
dalla spesa. Amici dei bambini significa insomma amici dei
cittadini. Per questa nuova e importante funzione sociale i
vigili vanno preparati, aprendo momenti di formazione e
di dibattito per definire nuovi obiettivi e comportamenti11.
Si potrebbe pensare di allargare questa funzione sociale di amici dei bambini a tutti coloro che indossano una
divisa e che per questo diventano facilmente riconoscibili.
Il sindaco potrebbe invitare poliziotti e carabinieri, vigilantes e vigili del fuoco, ma anche gli autisti dei mezzi pubblici o i netturbini, ad assumere questo nuovo ruolo per
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Gli anziani
Oggi la nostra societ ricca sta invecchiando, ha pochi
bambini e la vita si allunga, nasce cos lallarme anziani.
Secondo le ultime statistiche ci sono tre nonni per ogni nipote, troppi pensionati rispetto al numero dei lavoratori,
ci sono insomma troppi vecchi e non si sa dove metterli,
cosa farne, come custodirli. In una societ consumistica
come la nostra ogni bisogno produce appositi prodotti.
Nascono cos i prodotti della terza et, reclamizzati negli
spot televisivi, dai pannoloni alla pasta adesiva per la dentiera. In una citt fondata sulla divisione e sulla specializzazione, ogni necessit, ogni disagio, suggerisce adeguati
servizi. Nascono allora i centri anziani, le universit della
terza et, le gite organizzate, gli ospizi per vecchi.
Di nuovo risposte pensate non per i loro destinatari naturali, ma per i cittadini adulti, per quelli che i vecchi debbono custodirli, per i cittadini forti. Allanziano non piace
stare con gli anziani. Lanziano ha il suo patrimonio pi
importante nella sua storia, nel suo passato, nella sua memoria, ha quindi un grande desiderio di raccontare12. Non
invece interessato ad ascoltare e ad apprendere perch
sa di non avere un futuro su cui investire. Mettere dieci anziani insieme creare una situazione paradossale, contro
natura: tutti vorrebbero raccontare, ma nessuno interessato ad ascoltare. Un anziano ha senso in mezzo alle
altre generazioni, fra i bambini e i giovani che hanno voglia di ascoltare e di imparare. Dieci anziani insieme pos12
Un africano diceva: Per noi i vecchi sono molto importanti, perch sono come biblioteche ambulanti.
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sono parlare solo della morte che si avvicina. Sono patetici quei viaggi turistici per soli vecchi, quei pullman che li
scaricano dinverno lungo spiagge deserte (dicono che ai
vecchi fa bene laria di mare specialmente dinverno!), fra
alberghi sprangati, con i capelli bianchi al vento, scene felliniane senza senso, con dentro tanta tristezza.
Esistono sindacati, associazioni sportive, culturali, ricreative, persino universit per anziani. Non sono daccordo, non credo sia giusto. Di nuovo la separazione e la
specializzazione: lanziano come realt speciale, con suoi
problemi che richiedono risposte specialistiche come le rivendicazioni pensionistiche, la ginnastica, il ballo, le conferenze, sempre per anziani. Un club di ciclisti della domenica dovrebbe essere aperto a uomini e donne, bambini, adulti e anziani. E quando lanziano non se la sentir
pi di pedalare con gli altri, potr insegnare a curare la bicicletta, dare consigli ai pi giovani, far sognare i bambini
raccontando le sue imprese. E non organizzare il club degli ex ciclisti che si piangono addosso o che fanno giretti in
triciclo. Limportante essere vecchi insieme a quelli che
non lo sono, per avere ancora senso. Anche agli uomini
piace stare con le donne e anche ai bambini con i grandi!
Dobbiamo imparare a pensare che quello che consideriamo come allarme anziani, possa diventare la risorsa
anziani.
Lanziano vive un periodo molto particolare della vita:
sono finite le aspettative, la voglia di emergere, il bisogno
di competere. Un periodo che potrebbe essere sereno,
disinteressato, libero, se non si costringesse lanziano a
specchiarsi tristemente negli altri anziani o a perdersi nel
suo futuro di morte in solitudine. La serenit, la felicit dellanziano legata alla possibilit che la sua esperienza possa servire a qualcuno, che egli possa ancora essere utile a
qualcosa, che tutto il tempo che ha possa essere importante come quello che passato. Ecco quindi lanziano, il
nonno, come alleato privilegiato dei bambini.
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I negozianti
I commercianti, gli artigiani, i negozianti, non sono necessariamente buoni, pazienti e disponibili nei confronti
dei bambini. Per ricevere la licenza non hanno dovuto dimostrare particolari qualit didattiche o educative, ma
condividono una condizione molto particolare e importante per il nostro discorso: stanno sulla strada. E men72
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tre il vigile urbano e lanziano in certi momenti potrebbero non essere a portata di bambino, i negozi restano sempre l e possono rappresentare una sicurezza. Rispetto a
quanto si diceva sopra sulle nuove insicurezze e paure, i
negozianti possono ricostruire una rete di riferimento e di
sicurezza. Possono offrire una risposta semplice alla domanda preoccupata: Ma se a mio figlio succede qualcosa, a chi pu rivolgersi?. Se tutti i negozianti, gli artigiani, ma anche le sedi di banca o gli uffici postali, che si dichiarano disponibili a dare una mano per lautonomia dei
bambini mettessero un apposito adesivo sulla loro vetrina,
bambini e genitori potrebbero stare pi tranquilli perch
saprebbero che, in caso di necessit, ci sono dei punti di
riferimento13. Il commerciante dar unocchiata al bambino che passa. Al negoziante il bambino potr chiedere di
poter chiamare per telefono a casa senza pagare, di fare
la pip, di avere un bicchiere dacqua, di essere consolato
se gli successo qualcosa.
Si accennato ad alcuni possibili alleati dei bambini,
ma dobbiamo insegnare ai bambini che ogni adulto un
loro potenziale amico. Dovremmo smetterla con le raccomandazioni terroristiche: Non ti fermare con nessuno, Non chiedere niente a nessuno ed insegnare invece che quando hanno bisogno di qualcosa fermino un
adulto e chiedano aiuto. Sar un piccolo contributo per
educare i bambini a stare nel mondo e cercare di starci bene, ma sar anche un forte richiamo per gli adulti, intorpiditi ormai nel generale disinteresse ed egoismo.
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Che i bambini possano uscire da soli di casa un obiettivo importante, anche perch clamorosamente compromesso dallo sviluppo disordinato e irrispettoso della citt,
ma non esaurisce la necessit di cambiamento che oggi la
citt richiede. La citt, cresciuta quasi contro i bisogni dei
suoi abitanti, specialmente di quelli pi deboli, deve rivedere tutte le sue strutture e le sue articolazioni per diventare adatta per tutti. Per questo vale la pena proseguire
nella sfida, nella provocazione di assumere il bambino come parametro, continuando a pensare che quando la citt
sar pi adatta ai bambini sar pi adatta per tutti.
Non potendo qui esaminare analiticamente tutte le
sfaccettature di una citt, si daranno solo degli esempi.
Nella parte terza del libro, attraverso le schede, si cercher
di entrare pi operativamente nelle proposte, nelle attivit, nelle iniziative.
La citt bella1
LItalia famosa nel mondo per le sue citt. I nostri antenati hanno dedicato energie, risorse, ingegno e creativit
per fare in modo che i luoghi della loro vita, del loro lavoro, dove allevavano i loro figli, si amavano, passavano
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libro.
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la loro vecchiaia, dove morivano, fossero belli2. Che siano tanto belle lo dice il fatto che il nostro paese possiede
pi del 60% delle opere darte di tutto il mondo e che si
muovono dai paesi pi lontani per visitarle, passeggiando
nelle loro strade. veramente sostenibile lapparente sospetto contemporaneo che tutto questo sia avvenuto perch i nostri antenati non avevano niente di pi importante da fare? O non pi credibile che noi stiamo perdendo il senso della vita? Noi corriamo, certamente facciamo
pi cose e pi rapidamente dei nostri predecessori, ma poi
abbiamo diritto (non solo bisogno) alle ferie, manteniamo un esercito di psicologi, consumiamo quantit spaventose di psicofarmaci.
Le nostre citt sono piene di chiese, di monumenti, di
palazzi, di fontane, di edicole sacre, di pavimentazioni differenziate, di giochi di luce, di prospettive. Percorrendole
si sempre esposti alla sorpresa, alla meraviglia. Invitati alla sosta per ammirare, per pregare, per incontrare qualcuno. Insomma le citt sono dei percorsi. facilmente prevedibile che il bambino che percorre queste vie si arricchisca anche a livello cognitivo. Erano citt pensate per essere percorse a piedi. Perch solo camminando si possono
apprezzare quei particolari, quelle preziosit. E oggi, noi
cittadini privilegiati di questi splendori, cosa facciamo?
Se possibile cerchiamo di passare sotto, sotto queste
meraviglie: il sogno del cittadino contemporaneo la metropolitana. Se non possibile, allora cerchiamo di passare sopra a queste meraviglie o comunque passare veloci. Nascono cos le sopraelevate, le tangenziali, le strade
di percorrenza veloce. Se comunque anche queste soluzioni preferenziali non sono possibili perch la citt resi2
utile riflettere sul senso del bello che avevano i nostri vecchi, certamente meno istruiti di noi e destinati ad una vita pi dura della nostra. Tornivano,
intagliavano e decoravano le impugnature dei loro strumenti di lavoro, dipingevano con fiori e scene esotiche i carri su cui avrebbero passato una vita di lavoro pesante.
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hanno il diritto di essere belle. una bella sfida che gli amministratori debbono lanciare ai progettisti, agli urbanisti,
partendo dalla consapevolezza che spesso le periferie hanno buone potenzialit per diventare adatte ai bambini, con
i loro spazi irrisolti, con i loro pezzi di natura dimenticati
dalla cieca urbanizzazione. Si dovranno utilizzare tutti gli
spazi non ancora costruiti per restituirli alluso sociale. Si
dovranno creare aree pedonali periferiche; liberare le piazze, se ci sono, e restituirle ai cittadini; inventare piazze dove non sono state previste. Si potranno risanare le vecchie
strutture di archeologia industriale (fabbriche, fornaci, magazzini) e renderle spazi di uso pubblico. Si dovr pensare
ai marciapiedi, ai monumenti, alle fontane. Avviare insomma un grande progetto di risanamento sociale ed estetico delle periferie. In questo grande progetto i bambini
hanno molto da dire e da dare, perch le scelte ragionevoli non bastano pi, occorre osare, inventare, cercare
idee nuove che ai bambini certo non mancano.
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comunale. Titolare di tutti i diritti che i Comuni attualmente hanno e, speriamo presto, di tutti quei trasferimenti fiscali e di poteri di governo che lo Stato passer alle citt,
la sede pi adeguata, almeno nella nostra cultura e rispetto alla nostra storia, di un autentico decentramento. Si dovr poi inventare come amministrare la metropoli, associando i vari municipi per tutti gli interessi comuni o per
tutti i progetti sovracomunali. Ci sono esperienze straniere da studiare e ci sono le nostre esperienze di gestione
per esempio della viabilit, che passa da competenze comunali a quelle provinciali a quelle statali a seconda dei
territori e degli enti interessati.
Riconoscibilit. In ognuno dei Comuni metropolitani si
dovranno effettuare delle scelte urbanistiche ed architettoniche tali da favorire un senso di identit della popolazione: ricreare un centro cittadino, delle piazze, le sedi degli uffici pubblici, i monumenti; luoghi di incontro, di esposizione, di spettacolo. Naturalmente sar importante che
gli amministratori chiamati a queste operazioni tengano
nella massima considerazione le tradizioni, le naturali aggregazioni dei luoghi e valorizzino i loro monumenti, da
quelli pi aulici e noti dei centri storici, alle aree di archeologia industriale delle periferie, legate alla storia sociale dei quartieri e della citt. Vale la pena sottolineare ancora la difficolt di sviluppo di una adeguata organizzazione spaziale nei bambini che sono cresciuti nelle periferie
anonime e prive di forti indicatori ambientali, rispetto ai
loro compagni cresciuti nei centri storici5. Questo significa che la citt brutta provoca anche patologie cognitive
(oltre che sociali) e che, se questo avviene nei bambini, le
popolazioni delle periferie costruiranno di conseguenza il
loro futuro anche su queste limitazioni, sommando difficolt a difficolt.
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nor numero di auto circolanti se un numero sempre maggiore di cittadini si convertir a questo tipo di trasporto. Il
progetto A scuola ci andiamo da soli per la scuola media dovrebbe puntare principalmente proprio sulluso della bicicletta.
Ridurre e decentrare i parcheggi. Se si vuole aumentare la qualit del centro storico, o comunque delle zone residenziali, occorre impedire il passaggio di auto. Perch questo obiettivo si riveli realizzabile occorre ripensare
criticamente la collocazione dei parcheggi in centro perch la loro presenza attira le auto, e decentrarli educando
la gente ad arrivare al centro solo con mezzi pubblici, in
bicicletta o a piedi.
Rendere competitivi i mezzi pubblici. In questo nuovo scenario di citt pi leggera, pi pulita e pi silenziosa
va ripensato il problema dei mezzi pubblici. Mezzi pubblici anchessi adatti a tutti i cittadini e quindi di facile accesso, con entrate a livello del marciapiedi, silenziosi, ecologici, puntuali e con percorsi riservati. Dovr insomma essere di gran lunga pi veloce, comodo ed economico
muoversi con mezzi alternativi allauto privata. Il cittadino
non stupido e sceglie sempre seguendo criteri di economia. Se potr muoversi facilmente con mezzi alternativi,
lascer volentieri la sua auto in garage.
Dare il buon esempio. Sar infine importante che
anche i vigili e la polizia impegnati in area urbana si muovano o a piedi o in bicicletta.
I nostri amministratori sono oggi chiamati ad una scelta importante e coraggiosa. Debbono operare le loro scelte con la convinzione che favorendo la mobilit leggera, dei pedoni e delle biciclette, e quella pubblica, luso dei
mezzi privati tender lentamente ma regolarmente a diminuire. Questo significa non investire risorse per la fluidificazione del traffico, per lallargamento delle carreggiate, per linstallazione dei semafori intelligenti. Significa
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A Copenaghen si sta sperimentando il prestito gratuito di migliaia di biciclette in decine di stazioni di sosta. Il cittadino pu prendersi una bicicletta in
una stazione e, dopo averla usata, lasciarla in unaltra stazione, quella a lui pi
comoda.
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nomico e morale, il luogo del massimo inquinamento atmosferico, del chiasso, del pericolo provocato dal traffico;
il luogo dei furti, degli scippi, dello spaccio; il luogo dei
drogati, dei barboni, degli zingari, dei mendicanti. Di fronte a questo degrado la citt risponde, come gi si detto,
difendendosi. La strada nemica e va tagliata fuori, isolata, abbandonata. Il cittadino per bene si chiude in casa,
si garantisce nei confronti dellesterno e percorre la strada solo al sicuro della sua auto e, se possiede un cane, la
usa come luogo dove portarlo per soddisfare i suoi bisogni. In modo parallelo le persone che sono costrette a
vivere nella strada vedono peggiorare le loro condizioni
e si allontanano progressivamente da quelli che vivono
chiusi in casa.
Da un lato i bambini reclusi, soli e affidati alla televisione e dallaltro i bambini di strada, che giocano in mezzo alle immondizie, si inselvatichiscono, diventano aggressivi e pericolosi per garantirsi il necessario per vivere.
I reclusi delle case cominciano a temere gli abitanti delle
strade, li evitano, li denunciano, arrivano perfino a chiederne la soppressione, fino a pagare sicari, squadroni della morte. Non sto accennando ad una possibile trama di
un romanzo di fantascienza, ma a quello che purtroppo
sta avvenendo in parte in molte delle nostre citt europee
e fino alla terrificante ma coerente conclusione, nelle
grandi metropoli sudamericane.
Assumere il bambino come parametro di cambiamento significa anche, o forse prioritariamente, ridare alle nostre strade il ruolo sociale, di luogo pubblico, dellincontro,
del passeggio e del gioco che hanno avuto e che debbono recuperare. Le strade non diventeranno sicure quando
saranno piantonate dalla polizia, dallesercito o dalle ronde volontarie, ma quando verranno conquistate dai bambini, dagli anziani, dai cittadini. La strada frequentata torner ad essere pulita, ad avere i marciapiedi a disposizio90
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ne dei pedoni, torner ad essere bella, invitante per il passeggio, per la sosta.
Il desiderio pi o meno espresso degli amministratori,
delle istituzioni, di poter rimettere dentro i bambini
perduti, abbandonati, di strada. Per i casi pi gravi si pensa anche alla reclusione in carcere o in istituto, ma pi comunemente si pensa alla scuola. Lidea comune che se
si riuscir a riportarli a scuola, nel luogo di sicurezza dei
nostri figli, saranno recuperati. Questo non assolutamente vero, a meno che la scuola non si renda disponibile ad una profonda e radicale conversione. Nella scuola attuale, dove hanno successo gli allievi che sopportano pazientemente cinque ore di immobilit, che sanno leggere
e scrivere bene, che sono disposti a studiare anche cose
del tutto inutili o comunque difficilmente comprensibili,
questi bambini entreranno sempre da perdenti, per essere presto sconfitti. Quando non reggeranno pi lumiliazione di non capire, di non riuscire, reagiranno, nasceranno conflitti insuperabili e torneranno nella strada.
Che sia la scuola a rifiutarli o loro a rifiutare la scuola,
non cambia nulla. La scuola avr fallito e sar responsabile di un danno maggiore: rimandarli nella strada umiliati e quindi nelle migliori condizioni per accettare il riscatto di chi vorr credere in loro mettendo nelle loro mani
una dose di droga o una pistola.
Allora mi sembra pi convincente e ricca di prospettiva una soluzione alternativa: riqualifichiamo la strada, liberiamola dalle immondizie, facciamo in modo che il territorio abituale e sicuro di questi bambini, pi liberi e pi
svantaggiati, sia bello e sano. Lo sia tanto da invitare i nostri figli, quelli chiusi in casa, a scendere per giocare con
loro approfittando delle loro sicurezze e delle loro abilit.
Forse poi, tutti insieme, verr loro voglia di andare anche
da qualche parte, forse anche a scuola9.
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Lospedale pediatrico
Anche lospedale dovrebbe diventare adatto al bambino,
riconoscendo i suoi diritti, le sue caratteristiche, i suoi bi10
Si veda lesperienza che si sta sviluppando a Fano riferita nella scheda n
14: Un marchio di qualit bambini per alberghi e ristoranti.
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to di una buona biblioteca, del computer, dei vari materiali. Un luogo dove vedere la televisione, forse meglio a
circuito chiuso e con una buona videoteca, piuttosto che
non collegata ai programmi di rete che farebbero il bambino di nuovo schiavo dei cartoni di basso livello e della
pubblicit.
Naturalmente queste risorse saranno a disposizione anche dei bambini che non possono lasciare il letto, con adeguati supporti (tavolinetti, piani mobili, televisore nelle
stanze, biblioteca mobile). Si dovranno anche studiare adeguate soluzioni per quando i bambini si trovano in particolari condizioni materiali (per esempio quando non possono utilizzare una mano per la flebo) o psicologiche (per
esempio quando perdono i capelli per le terapie oncologiche). Una cura particolare si dovr porre nella preparazione dei bambini agli interventi pi traumatici, dalla iniezione allintervento chirurgico. Per questo pu essere importante avere angoli di gioco dove i bambini possano giocare al dottore, usando mascherine per lanestesia, siringhe,
bende, ecc. molto bello che alcuni ospedali chiamino dei
clown per far compagnia ai piccoli pazienti. Anche in questo caso un bravo clown dottore (e in genere sono bravi)
pu fare molto per esorcizzare la paura dei bambini.
Compatibilmente con le sue condizioni di salute dovr essere garantito il massimo collegamento del bambino
con il mondo esterno e in particolare con i suoi amici, sia
per il gioco che per la scuola. Bisogna stare attenti a non
considerare la scuola come unico interesse del bambino e
come unico aggancio al mondo esterno. Sarebbe opportuno che gli amici potessero venire nelle ore che desiderano, senza eccessive limitazioni. Se capiteranno durante
la visita o le piccole medicazioni, potr essere per loro una
utile esperienza e potranno, con la loro presenza, incoraggiare i piccoli pazienti.
Il bambino in ospedale non dovrebbe modificare i suoi
orari abituali. Non facile capire perch una persona che
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avere un animatore, un clown, ecc. Alcune di queste figure saranno certamente reperibili fra il personale in servizio, altre potrebbero essere fornite da appositi accordi con
il Provveditorato agli studi e con il Comune.
Anche in questo caso credo si comprenda immediatamente luso strumentale dei bambini. Se lospedale pediatrico cambiasse si potrebbe poi chiedere allospedale
per gli adulti di cambiare, perch tutto quello che si detto sopra per i bambini credo possa valere esattamente anche per i grandi.
Non scrivo questi appunti sullospedale solo per una
coerente applicazione dei principi generali del progetto,
ma perch ho vissuto vicino ad un bambino di sette anni
gli ultimi suoi cinque mesi di vita. Questo bambino stato per me un grande maestro. Era malato di tumore al cervello, era sereno, desideroso di giocare. stato cinque
mesi a letto, spesso senza reale necessit, tanto che alcuni suoi compagni di sventura facevano le terapie in day
hospital. Per la maggior parte del tempo aveva un braccio
immobilizzato dalle flebo. La mamma ha passato cinque
mesi su una seggiola, potendo allungare una sdraia la notte, solo per la tolleranza del personale. Pur essendo curato con tutta lattenzione necessaria e anche con molto affetto da tutto il personale, questo bambino ha passato gli
ultimi cinque mesi di vita senza che nessuno, tranne la
madre e noi suoi amici, si preoccupasse del suo bisogno
di giocare. Ho vissuto questa esperienza, cos dura e cos
ricca, come una grande ingiustizia. Non si pu togliere ad
un bambino la possibilit di giocare. Non possono passare cos i suoi ultimi mesi di vita.
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la democrazia non si pu insegnare, occorre viverla. Questo potrebbe essere un primo e importante impegno che
la scuola assume facendo propria la filosofia di questo progetto: creare occasioni di reale partecipazione democratica alla sua gestione da parte degli allievi di ogni livello.
Questa proposta potrebbe realizzarsi dando il valore
pi alto allassemblea di classe, che potrebbe esprimere
due rappresentanti, un maschio e una femmina, per formare il Consiglio di scuola dei bambini. I rappresentanti
potrebbero incontrarsi periodicamente fra loro per discutere i problemi della scuola e le proposte da avanzare. Potrebbero incontrarsi da soli o insieme ad un insegnante delegato a seguire i lavori del Consiglio. Il dirigente scolastico potrebbe chiedere la convocazione del Consiglio per
discutere con i rappresentanti degli allievi alcuni punti della organizzazione scolastica.
Il Consiglio, in alcune occasioni particolari, potrebbe
incontrarsi con il Consiglio di circolo o di istituto, o con il
Collegio dei docenti, per comunicare proposte e proteste,
esattamente come avviene fra il Consiglio dei bambini e il
Consiglio comunale nel Comune di Fano e come avverr
presto negli altri Comuni interessati al progetto.
Sarebbe auspicabile che il Consiglio di scuola avesse
uno spazio dove incontrarsi, da arredare liberamente. Potrebbe avere delle risorse economiche, magari raccolte
con iniziative degli stessi studenti, da amministrare; uno
spazio murale libero e riservato per la comunicazione con
i compagni di scuola. Potrebbe avere un monte ore da usare secondo le proprie indicazioni. Gli studenti delle
scuole superiori mandano da alcuni anni segnali precisi
con le loro esperienze di autogestione. Sarebbe diverso se
tutti gli studenti, a partire dai primi anni di scolarit, avessero spazi e tempi propri, per esprimersi, per protestare
ma anche per proporre e per organizzare.
Naturalmente questo non significa affermare che la
scuola debba essere organizzata come vogliono gli allievi:
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vuol dire che non ha senso pensare, amministrare, organizzare la scuola, a prescindere da quello che gli allievi
pensano. Vuol dire tenerne conto. Ma vuol dire anche
porre in essere una esperienza di democrazia, a volte diretta, a volte delegata, che potr valere certamente molto
di pi di tante lezioni di educazione civica.
Quando la citt organizza un suo Laboratorio La citt
dei bambini e apre un Consiglio dei bambini allora saranno i Consigli di scuola dei bambini che esprimeranno
due loro delegati, sempre un maschio e una femmina, per
rappresentare la scuola. I delegati non si sentiranno soli,
avranno la possibilit di riferire attraverso il Consiglio di
scuola e le assemblee di classe i risultati delle riunioni del
Consiglio dei bambini a tutti i compagni e di raccogliere le
loro proposte per lincontro successivo.
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ce. Quindi togliamo dei professionisti importanti dalle nostre piazze, dalle strade, e li mettiamo a far cose che non
sanno fare. Le nozioni che si trasmettono non modificano in nulla il comportamento reale e non servono assolutamente a formare un cittadino pi indipendente e consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri.
La scuola potrebbe invece sostenere con le famiglie la
necessit che i bambini, fin dalla prima elementare, vengano a scuola da soli, a piedi, mettendosi daccordo con i
compagni pi grandi, ritrovando un minimo di autonomia
e sperimentando praticamente i loro diritti e i loro doveri
come pedoni. Su questa nuova esperienza si pu discutere, si possono organizzare iniziative. Si possono effettuare sopralluoghi per verificare i vari percorsi, per identificare i passaggi di maggiore pericolo e studiare insieme le
modalit migliori per evitare i pericoli. In questo caso il vigile pu essere prezioso per confortare con la sua esperienza e conoscenza del codice della strada insegnanti e
bambini14.
Il progetto La citt dei bambini destinato alla citt e
non alla scuola. Questa non il luogo privilegiato per la
sua realizzazione, ma certamente un luogo molto importante per i bambini, che vi passano gran parte della loro infanzia, fanciullezza e giovent. La scuola pu quindi
fare molto per laffermazione di questa idea. Pu aiutare
le famiglie a capire, ad apprezzare il valore della proposta, e daltra parte pu ricevere molto facendo propria la
filosofia del progetto, sostenendone le iniziative, partecipando alle sue attivit e principalmente riconoscendo un
ruolo di protagonisti agli allievi. Diventando insomma una
scuola dei bambini.
14
Si vedano le schede n 9: A scuola ci andiamo da soli e n 10: Una
patente da pedone, da ciclista e da motorinista.
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Nella attuale situazione di pericolo ambientale, che rende difficile anche la pi piccola libert dei bambini, il cortile condominiale potrebbe e dovrebbe essere il luogo ottimale per il gioco autonomo dei bambini anche molto
piccoli17. Noi adulti abbiamo invece ritenuto pi comodo
proibire questo spazio al gioco dei bambini (oltre alle proibizioni orarie quasi sempre proibito giocare con la palla) destinandolo al parcheggio delle nostre auto. In questo
modo uno spazio comune e quindi pubblico si privatizzato, diventando ingombro, brutto e sporco (anche ligiene delle macchine lascia a desiderare).
I sindaci sono i rappresentanti dei cittadini e dovrebbero esserlo in modo speciale per i cittadini pi piccoli. Sarebbe giusto quindi che invitassero i consigli condominiali a rivedere i loro regolamenti per renderli rispettosi delle
leggi dello Stato e quindi dei diritti dei bambini; a ripensare luso dei cortili condominiali e a comunicare al sindaco
o al Laboratorio le eventuali modifiche o ristrutturazioni.
Sarebbe doveroso che i consigli condominiali discutessero la modifica dei loro regolamenti e un uso prioritariamente sociale dei loro cortili. Questi potranno diventare un luogo di incontro, di socializzazione e di svago per i
bambini, per gli anziani, per tutti i condomini e per questo essere adeguatamente ristrutturati e arredati, risolvendo diversamente i problemi privati del parcheggio. Se sar
pi facile per i bambini uscire di casa e scendere da soli in
cortile anche gli adulti saranno pi sereni e pi liberi.
Questo invito del sindaco, con un adeguato appoggio
della stampa locale, potrebbe essere una importante ocva ogni giorno molte richieste di intervento per fastidi provocati dai bambini.
Oggi non ne riceve pi.
17
Si veda lesperienza di Manfred Drum, che a Monaco ha realizzato una
rete di spazi per la mobilit pedonale e il gioco collegando fra loro decine di cortili condominiali, allinterno di un lavoro di progettazione partecipata (Drum,
1995).
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casione per aprire nella citt un dibattito sui bambini, sulla loro difficile condizione di cittadini, sui loro bisogni, sui
loro diritti.
Il voto ai bambini
Qualche tempo fa un giornalista mi chiese un parere sullabbassamento della et del voto proposto in Germania.
Gli risposi che io invece avrei preferito che tutti i cittadini
avessero diritto di voto, fin dalla nascita, in modo che tutti possano contare e pesare sulle scelte. Questo significherebbe che in una famiglia di padre, madre e tre bambini arrivano cinque certificati elettorali. Naturalmente fintanto che il bambino non raggiunge la maggior et saranno i suoi tutori legali ad esercitare il diritto di voto. La prima obiezione che con il voto non si scherza, che non lo
si delega a nessuno, che i genitori userebbero il voto dei
figli per favorire i propri partiti. Di nuovo limmagine truculenta delladulto mangia-bambini: lautomobilista che
non vede lora di schiacciare il bambino che attraversa, il
passante che user quasi certamente violenza sul bambino non accompagnato, il genitore che ruba il voto del figlio. Eppure gli adulti siamo noi, siamo noi che andiamo
in macchina, che incontriamo i bambini soli, che dovremmo utilizzare il loro voto. Ma a parte questo i genitori gi
scelgono per i loro figli in campi molto pi delicati ed importanti di quanto non possa essere un voto elettorale e
non potrebbero evitare di farlo. Scelgono se battezzare o
non battezzare il bambino: qualsiasi sia la scelta compromette e condiziona fortemente il bambino. Scelgono se,
quando e dove mandarlo a scuola, orientano le sue scelte
future. Decidono se e in che misura concedere autonomia, con le conseguenze indicate nella parte prima di que106
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sto libro. Danno un riferimento culturale, ideologico, politico, morale, di solito molto chiaro, sperando che il bambino non tradisca questi loro ideali.
Una seconda obiezione che si rischia di scatenare
campagne di propaganda pi o meno esplicita per condizionare i bambini perch a loro volta condizionino le scelte politiche dei genitori. Ma non esattamente quello che
succede ogni giorno, a tutte le ore, specialmente nelle trasmissioni e nei giornaletti per i bambini, con la pubblicit
dei prodotti? Ma chiaramente in una societ ancora ideologica ma profondamente consumistica come la nostra tutto quello che legato ai consumi ci sembra normale e quasi doveroso, non si pu invece scherzare con la politica!
Una tale proposta che pu apparire solamente provocatoria e di cui sono evidenti le difficolt applicative, non
ultima una incompatibilit costituzionale con la legge italiana18, mi sembra contenga alcuni interessanti aspetti positivi.
Il bambino, attualmente irrilevante, quasi trasparente
nella nostra societ, acquisterebbe un peso e una rilevanza.
I genitori, dovendo votare anche a nome dei figli, potrebbero cominciare a porsi il problema di quanto i loro
partiti si stiano interessando dei problemi e dei bisogni dei
bambini. Daltra parte i partiti si preoccuperanno rapidamente di inserire queste problematiche, attualmente quasi ignorate, nei loro programmi, per guadagnare il consenso dei genitori.
Infine, man mano che i bambini cresceranno, cominceranno a chiedere ai loro genitori come intendono utilizzare il loro voto, a voler capire o discutere le scelte. Beh,
mi sembra che sarebbe un bel modo di parlare di politica
dentro le nostre case, invece che tifare con luno o con
18
Sarebbe comunque interessante se un sindaco trovasse il modo per far
esprimere i bambini della sua citt anche con qualche forma di voto.
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Ripensare la citt
Ripensare la citt, volerla in un modo diverso, adatta a tutti fino ai bambini, una necessit urgente, non per tornare indietro, non per sperare in un ritorno al clima romantico del paesello o del vicinato di quaranta, cinquanta
anni fa, ma per prepararsi ad un futuro diverso, non controllato esclusivamente dalla produzione commerciale,
non dominato dalle automobili e neppure dominato da un
inarrestabile sviluppo dei servizi.
Si tratta di pensare ad una citt pi leggera, pi semplice, nella quale tutti i cittadini contino di pi.
La citt di oggi una citt che si lascia travolgere dalle
auto, dal loro rumore, dal loro fumo, dalle loro vibrazioni,
che si consegna impotente nelle mani della microcriminalit e della criminalit organizzata, che hanno trasformato
il suolo pubblico in terra bruciata, rendendolo impraticabile per i cittadini onesti. Questi si chiudono in casa, si
muovono in macchina, sognano la citt cablata, gli uffici
virtuali. Non sar pi necessario uscire, spostarsi, potremo lavorare dalle nostre case, usando i nostri computer in
reti telematiche. Allora, dicono alcuni che si presentano
come esperti, il problema del traffico sar risolto, affolleremo solo le autostrade informatiche. In tal caso per dovremo fare i conti con nuovi problemi che gli informatici non considerano, come la esasperata coabitazione fra i
membri della famiglia, la definitiva separazione fisica dagli altri e dalla citt.
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Sto utilizzando il computer, la posta elettronica, Internet, come strumenti importanti e appassionanti di lavoro
e di comunicazione, ma vorrei continuare ad incontrarmi
con gli amici e vorrei potermi muovere di pi e meglio in
una citt che sappia essere una bella citt.
Se la citt fosse un ecosistema naturale morirebbe in
pochissimo tempo: ha trasformato la sua complessit nella semplificazione della separazione e della specializzazione; ha accettato la progressiva passivizzazione dei suoi cittadini offrendo loro continui rimedi, sussidi, assistenza sotto forma di servizi; il suo equilibrio, la sua sussistenza dipendono sempre meno dalle sue risorse e sempre pi da
fattori esterni che non controlla e che non pu garantire.
Ripensare la citt significa avere un progetto di futuro,
preparare, come dicono gli ambientalisti, uno sviluppo sostenibile. Uno sviluppo non assistito, non egoista, che trovi in se stesso la forza e lenergia sufficiente per garantire
il futuro suo e delle prossime generazioni. Il bambino il
garante naturale dello sviluppo sostenibile: lui deve diventare grande, capace di risolvere problemi e non potr mai
farlo se non gli garantiremo autonomia, possibilit di rischio e di crescita, possibilit di relazioni spontanee e di
gioco. Nello stesso modo i cittadini debbono ritrovare la
capacit di risolvere i problemi attraverso laccordo, la solidariet, il contributo e non aspettando lintervento dellautorit delegata.
Ripensare la citt vuol dire preparare un futuro nel quale ci sia voglia e possibilit di pensare al benessere e alla
qualit della vita. Un futuro nel quale i giovani sentano ancora il brivido, lemozione, il desiderio di mettere al mondo dei bambini.
Nel ripensare la citt dobbiamo per fare attenzione
che il bambino non venga collocato in una specie di riserva indiana, allinterno della quale tutto permesso o
addirittura auspicabile, ma nettamente separato dal mon110
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do vero, da quello degli adulti. In questa riserva si potrebbe concedere che i bambini si esprimano, che esprimano
i loro bisogni, che realizzino anche loro forme di democrazia, che presentino loro progetti e che questi progetti
possano essere realizzati. Ma un Consiglio dei bambini, un
giardino o un monumento progettato dai bambini, non significa che la citt si metta in discussione e voglia cambiare. Il rischio che fuori della riserva la citt proceda
come sempre e che gli adulti, una volta accontentati i
bambini, assolti dai loro complessi di colpa possano dire:
allora dove eravamo rimasti? e proseguano nei loro discorsi seri di politica e di economia.
Per questo sento il bisogno di confermare ancora, a costo di essere ripetitivo, che La citt dei bambini non un
progetto per i bambini, ma per la citt.
E quello che il bambino pu rappresentare per la citt,
le citt possono rappresentare per il nostro paese: la politica, la buona amministrazione, la partecipazione e il
controllo democratico cominciano dalle citt cos come
dalle citt comincia la accoglienza, la solidariet. In un momento di cos grande e grave degrado sociale e morale i
bambini potranno salvare le nostre citt e le nostre citt il
nostro paese. Mi si contesta spesso che questa una utopia, una follia, sono daccordo. Ma molto pi utopico e
folle procedere nel cammino senza futuro che le nostre
citt hanno imboccato.
Quella della citt dei bambini una utopia concreta,
una utopia sostenibile.
Un progetto difficile da realizzare come tutte le utopie.
A questo proposito ricordo la frase di una signora di Viareggio che mi ha molto colpito. Al termine della mia presentazione del progetto un signore aveva chiesto la parola dicendo che gli piaceva molto, lo considerava giusto e
auspicabile ma che, secondo lui, non sarebbe stato mai
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chi non ha pi una carriera da fare, ambizioni da realizzare. E allora possono permettersi di diventare radicali nelle scelte, non accettare pi i compromessi e cercare prospettive nuove, un futuro possibile per i loro nipoti e per
i bambini che verranno.
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Parte terza
Le esperienze
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Le schede
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mento, specie se cos radicale, incontra una ferma resistenza. Lesperienza di Fano stata sempre e continua ad
essere conflittuale. Ho sempre protestato, con i tre sindaci che si sono succeduti dallapertura del Laboratorio, per
la loro tiepida adesione alle nostre proposte, per il poco
coraggio ad osare di pi. Ma questo non mi ha mai fatto
dimenticare che gli amministratori di Fano il Laboratorio
La citt dei bambini lhanno voluto e lhanno difeso, pur
sapendo che sarebbe stato per loro una spina nel fianco.
Sono altrettanto convinto che nessuna citt tanto
grande e devastata da aver perso ogni desiderio e disponibilit di pensare al suo futuro con speranza e voglia di
cambiamento. Questo mi dicono le risposte di citt come
Roma e Palermo, o come Rosario in Argentina, che certo non possono essere considerate realt piccole e facili,
dove questo progetto sta trovando prime forme di accoglienza e di realizzazione.
1.
Un Laboratorio comunale per lo studio, la progettazione e la sperimentazione di modifiche nella citt assumendo il bambino come parametro
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Fin dallinizio Fano si data degli obiettivi di attivit allinterno della citt e degli obiettivi pi ampi rispetto alla
promozione del progetto presso altri Comuni italiani.
in rapporto con movimenti e associazioni nazionali e
internazionali come Las ciutades educadoras, Unicef,
Comunit Europea, ANCI, Arciragazzi, CGD, La citt possibile, Legambiente, INU, WWF3.
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2.
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Struttura e funzionamento
Il Consiglio formato da un bambino e da una bambina
per ognuna delle scuole elementari per un totale di una
trentina di consiglieri. Finora non si sono date norme pre121
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cipazione, raro che qualcuno abbandoni prima del termine e spesso gli ex ci chiedono di poter continuare con
qualche analoga iniziativa1.
Il Consiglio si riunisce una volta al mese nella sede del
Laboratorio, viene condotto dal direttore scientifico e viene redatto un verbale della discussione. I bambini vengono di solito accompagnati dai genitori, ma gli adulti non
possono partecipare se non in casi particolari. Oltre agli
operatori del Laboratorio possono assistere al Consiglio
gli amministratori o occasionali visitatori che lo chiedano,
ma ci accade raramente e, di solito, solo per ascoltare.
Il Consiglio viene convocato con lettera personale contenente lordine del giorno. Affronta i vari problemi di cui
si sta occupando il Laboratorio, come il traffico, lospedale pediatrico, gli spazi di gioco, il rapporto con gli anziani, landare a scuola da soli, la ristrutturazione di ristoranti e alberghi, oppure gli argomenti proposti dagli stessi
bambini.
Quando vari temi sono allesame del Consiglio si formano gruppi di lavoro che vengono convocati anche con
frequenza quindicinale.
Una volta allanno, i membri del Consiglio dei bambini
partecipano ad una seduta straordinaria del Consiglio comunale, con diritto di parola, in rappresentanza di tutti i
bambini fanesi.
3.
Fin dal 1991 il sindaco di Fano ha aderito alliniziativa dellUnicef Italia Il sindaco difensore dellinfanzia che prevede di dedicare ogni anno una seduta straordinaria del
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Consiglio comunale ai bambini. Dopo una prima esperienza nel 91, in cui una seduta stata dedicata alle problematiche dellinfanzia, con linvito di esperti, si scelto
di aprire il Consiglio ai bambini e di dare loro la parola. I
bambini del Consiglio discutono per alcune settimane,
nelle rispettive scuole, dei problemi che incontrano nella
citt, delle cose che non funzionano e preparano delle
proposte. Queste vengono discusse insieme in una sessione del Consiglio dei bambini e sono presentate da alcuni piccoli consiglieri durante il Consiglio comunale. Si
preferisce che non siano pi di sette, otto, quelli che riferiscono, perch possano spiegare adeguatamente i punti
posti in discussione e rispondere alle eventuali richieste di
chiarimento degli adulti. Alla seduta assistono anche alcune classi, fino al completamento della tribuna del pubblico della sala del Consiglio comunale.
Le proposte
Quelle che seguono sono alcune delle proposte che in
questi anni sono state avanzate dai bambini e che in qualche modo sono state recepite dal Consiglio:
Quando decidete qualcosa sulla citt ci dovrebbe
essere anche qualcuno che conosce i bambini (1992).
La Giunta deliber che tutti i progetti di modifica della
citt venissero inviati al Laboratorio che avrebbe potuto
esprimere un parere che riflettesse il punto di vista dei
bambini.
Le macchine occupano troppo posto e ce lo levano
per giocare (1993).
Lassessore al Traffico promise di chiudere per un giorno, ogni anno, tutta la citt alle macchine perch i bam124
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bini potessero giocare nelle strade. Sono tre anni che questa tradizione si ripete1.
Un giorno una guardia mi ha preso la palla perch
giocavo in piazza.
Se uno vuole andare a giocare in un campo sportivo
deve essere abbonato o senn deve pagare il biglietto.
Noi vogliamo andare a scuola da soli ma le macchine non rispettano le strisce pedonali e vengono parcheggiate sui marciapiedi e cos dobbiamo passare nella strada (1996).
Il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno per discutere e votare tre delibere, una sul diritto dei
bambini di giocare come vogliono in tutte le piazze della
citt; la seconda sulla revisione dei contratti di cessione
delle aree alle associazioni sportive perch si garantisca
una fascia oraria di uso libero e gratuito degli impianti e la
terza di applicazione rigorosa di quelle norme che difendono e tutelano i pedoni e in particolare i bambini: la precedenza sulle strisce pedonali e la inviolabilit dello spazio
dei marciapiedi. Per le varie delibere si chiesto che abbiano una adeguata pubblicizzazione perch contribuiscano alla sensibilizzazione della popolazione.
Gli adulti
Per il primo Consiglio aperto ai bambini, quando ancora
non esisteva il Consiglio dei bambini, non si erano date
particolari indicazioni e gli alunni avevano preparato le loro richieste nelle rispettive scuole. Con nostro grande stupore i bambini parlarono solo delle loro classi e delle loro
scuole: della pericolosit, della rumorosit, dellassenza di
tende, della insufficiente manutenzione e pulizia. Ci stup
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4.
I BAMBINI PROGETTISTI
Dal 1992 a Fano si aperta una esperienza di progettazione di spazi e di arredi urbani da parte dei bambini della scuola dellinfanzia e della scuola dellobbligo. Lesperienza coinvolge, con ruolo di esperti e di animatori, giovani architetti che lavorano con i gruppi di bambini. Il primo anno i nostri tecnici lavorarono come collaboratori di
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un animatore-architetto1 di grande esperienza; dal secondo anno furono i responsabili di questo settore per la citt
di Fano ed ora offrono la loro competenza anche ad altre
citt interessate al progetto.
Il metodo
I gruppi di progettazione lavorano spesso in orario e in locali scolastici e coincidono con le classi, ma queste condizioni possono modificarsi. Per esempio possono costituirsi gruppi eterogenei per livello di et; lavorare anche
in orari pomeridiani e riunirsi anche in locali diversi da
quelli scolastici. Nella nostra esperienza abbiamo osservato che quando questi cambiamenti si rendono possibili la
partecipazione pi alta e motivata.
Nei quattro anni di attivit si sono proposti vari temi alla progettazione dei bambini, seguendo la programmazione del progetto Io e la mia citt2. Sono comunque spazi veri, liberi, per i quali una ristrutturazione, una proposta legittima, possibile, anche se non ci sono garanzie
che i progetti vengano accettati e realizzati.
Questo crea una condizione nuova nel rapporto fra allievi, scuola e citt, perch gli studenti vengono invitati ad
intervenire su spazi reali con proposte concrete, che saranno poi presentate non ai genitori o al direttore, ma al
sindaco e agli assessori competenti. Ma qual lobiettivo?
Quello di far conoscere agli amministratori i punti di vista,
le esigenze e le proposte dei bambini, perch quando que1
Sulla attivit di Raymond Lorenzo, larchitetto che ha realizzato questa prima esperienza a Fano, si veda la scheda n 20: Altre esperienze: la progettazione partecipata ai bambini.
2
Si veda la scheda n 11: Io e la mia citt.
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gli spazi da loro progettati saranno affidati ad un professionista per la progettazione e realizzazione, questi debba
tenerne conto. Se poi questo tecnico sar capace di coinvolgere, anche in fase di progetto esecutivo e di realizzazione, i bambini che hanno lavorato al progetto, dar un
importante contributo alla formazione di nuovi cittadini interessati e partecipativi.
Il problema pi delicato nel lavoro progettuale con i
bambini di riuscire a farli esprimere con la loro autentica creativit e fantasia, senza far dire loro quello che noi
desideriamo che dicano. Da un lato quindi i bambini vanno aiutati a liberarsi degli stereotipi, dallaltro rispettati
nelle loro idee.
Se chiediamo ad un gruppo di bambini di dirci come
vorrebbero attrezzare un loro spazio giochi probabile
che rispondano riproponendo gli stessi stereotipi varie
volte denunciati in queste pagine: con scivoli, altalene e
giostrine.
Per permettere ai bambini di esprimersi pi liberamente ci sono diverse strade. Una lanalisi dei giochi che
preferiscono, dei luoghi per loro pi suggestivi e, a partire da questi, scoprirne le caratteristiche e cercare di ricrearle nello spazio da progettare. Unaltra lesame di
proposte avanzate da altri bambini in altre citt e in altri
paesi. Si tratta comunque di portare i bambini alla consapevolezza che si pu osare di pi, che non ci sono limiti alla fantasia, anche se poi si dovr fare i conti con la
realt, coi materiali, con le leggi della fisica, con i costi.
Dopo la fase di studio e di ideazione importante arrivare alla realizzazione di un progetto e, se possibile, di
un plastico. Ai bambini, ai ragazzi, piace vedere, toccare le loro idee. Il loro plastico diventa il loro quaderno,
il loro libro, con il quale comunicano e difendono le loro
idee.
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glas. Le strade vengono attraversate grazie a ponti o sottopassaggi per evitare ogni pericoloso incontro con il nemico-automobile.
Su questa prima proposta, anche se una importante
denuncia nei confronti dello strapotere delle automobili, e
limitatamente a come emerge dai progetti, non sono per
niente daccordo con i bambini. Come pi volte ho detto
la scommessa del Laboratorio che il bambino scenda in
strada per salvarla. Il bambino, con la sua presenza, con
la tacita esibizione dei diritti suoi e di tutti i pedoni, costringer le macchine ad essere pi rispettose e meno numerose, a ritirarsi in spazi pi adeguati e meno invasivi.
Daltra parte quella che propongono i bambini di nuovo
la via della separazione e della difesa, e si visto che non
efficace3. Valga per tutti proprio lesempio dei cavalcavia pedonali o dei sottopassaggi, apparentemente le soluzioni pi sicure per lattraversamento di strade pericolose.
Di fatto, e specialmente da parte dei bambini, questi passaggi non vengono utilizzati, perch il sottopassaggio in
genere preoccupante e maleodorante, il cavalcavia rappresenta invece un percorso lungo e faticoso. Allora si
preferisce attraversare la strada e si creano le situazioni di
maggiore pericolo: lautomobilista che vede il cavalcavia
andr tranquillo, pensando che chi vuole attraversare lo
utilizzi, senza quindi prepararsi alleventuale passante che
attraversa. Meglio allora un semaforo a chiamata. Meglio
non separare, ma far incontrare e convivere, chiedendo
reciproco rispetto.
Sulla seconda proposta, sul fatto cio che i percorsi
debbano essere interessanti, curati, belli, sento invece una
forte sintonia con i bambini. I bambini, che sono neces3
Non neppure corretto pensare che questa idea di timore, fino allestrema separazione, corrisponda al pensiero infantile. per esempio in contrasto
con i risultati dei questionari delliniziativa A scuola ci andiamo da soli, nei
quali i bambini si mostrano meno timorosi, verso i pericoli del traffico, rispetto
ai genitori. E in questo caso si tratta di una esperienza realmente vissuta! (si veda la scheda n 9: A scuola ci andiamo da soli).
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sariamente pedoni, interpretano bene il desiderio del cittadino pedone: vorrebbero le strade con grandi marciapiedi, con aree di sosta, luoghi di gioco, alberi, arredi nuovi e originali.
Progetto dei bambini di quinta elementare della scuola Montessori di Fano presentato nel 1993, approvato dalla Giunta e finanziato nel 1995
per la sua realizzazione. Larchitetto che sta attualmente realizzando il
progetto definitivo ha ripreso i contatti con i ragazzi che avevano realizzato il primo progetto, che potranno cos seguirne la realizzazione.
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LE PICCOLE GUIDE
Proseguendo nellobiettivo di dare ai bambini un ruolo attivo e di protagonisti nella vita della citt, perch siano (e
non diventino) cittadini consapevoli, abbiamo invitato i
cittadini adulti e anziani, che conoscono bene e amano la
citt di Fano, a regalare un po del loro tempo ai bambini. Abbiamo chiesto loro di prendere per mano un gruppo di bambini e di accompagnarli a osservare e toccare la
citt, perch possano conoscerla in modo non scolastico,
ma diretto e vivo, per poterla poi raccontare e spiegare ai
loro compagni. Ognuno di questi maestri di strada ha
proposto un percorso e ha vissuto con i suoi allievi di scuola elementare e media una esperienza di una decina di incontri itineranti. Di ogni gruppo faceva parte anche un insegnante o un operatore del Laboratorio. Alcuni hanno
proposto la citt romana, altri quella medioevale e rinascimentale, altri quella popolare dei vicoli, altri una lettura urbanistica.
Obiettivo della iniziativa era formare delle piccole guide capaci di accompagnare alla conoscenza della citt i
bambini che ogni anno vengono a Fano in primavera a
conclusione della campagna Io e la mia citt e gli adulti
che il Laboratorio invita per le varie iniziative. La Azienda
di Promozione Turistica ha valorizzato questa iniziativa invitando in varie occasioni le piccole guide ad accompagnare gruppi di adulti in visita alla citt. Una esperienza
vera, vissuta dai bambini con grande impegno e competenza.
Anche questa una esperienza semplice, che costa
quasi niente e che offre ai bambini lopportunit di conoscere ed amare la propria citt.
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La difficolt che abbiamo incontrato la scarsa disponibilit degli adulti, dei pensionati colti, a regalare un po
del loro tempo ai bambini. Per questo siamo riusciti a realizzare solo due volte questa esperienza: il lavoro del Laboratorio per mettere il bambino nella testa degli adulti
ancora lungo. Dovremo riuscire a far capire ai nostri concittadini che quello che chiediamo loro non un piacere,
non un regalo, ma un dovere. Chi ha avuto la fortuna
di conoscere, di studiare, di amare la sua citt ha il dovere di consegnare questa ricchezza ai bambini perch sappiano essere a loro volta cittadini curiosi, interessati e affettuosi verso la loro citt.
6.
I SEMINARI DI GIUNTA
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te nei primi anni si aveva il timore della reazione dei politici e specialmente dei dirigenti comunali che avrebbero
potuto considerare questa iniziativa una perdita di tempo,
ma questo non mai successo e c invece stata sempre
la richiesta di ripetere il seminario pi frequentemente.
Durante lanno poi il Laboratorio pi volte chiamato
ad incontri di Giunta e ha pi volte richiesto e ottenuto delle conferenze di servizio per affrontare e risolvere problemi organizzativi sulle singole iniziative con la partecipazione di tutti gli assessorati e uffici interessati.
La necessit di tanti contatti con lamministrazione, oltre alla collaborazione costante con lassessore che ha la
delega per il Laboratorio, conferma la complessit e la difficolt del progetto. La normativa e pi ancora la tradizione amministrativa non sono favorevoli ai bambini. Lattuale tendenza degli adulti quella di proteggere i bambini pi che quella di favorire la loro autonomia e per questo occorre molta buona volont e un po di creativit per
muoversi dentro leggi, circolari e regolamenti, che certo
non sono pensati per loro.
7.
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derato con ostilit dai suoi concittadini. Si quindi esaminata la possibilit che il vigile urbano possa assumere un
ruolo di garante, in una nuova ottica di maggiore mobilit
urbana, da parte dei pedoni e dei ciclisti, a partire dai bambini. La proposta ha riscosso interesse e si stanno valutando nuovi compiti e nuove modalit di presenza e di intervento. Per esempio liniziativa A scuola ci andiamo da
soli suggerisce che il vigile non debba pi presidiare e
controllare lingresso delle scuole, liberato dallassedio e
dal pericolo delle macchine dei genitori che accompagnano i figli. Dovrebbe essere presente invece nel quartiere,
girando nelle strade per stimolare gli automobilisti a tener
conto dei diritti di mobilit dei bambini anche punendoli
se non rispettano la precedenza sulle strisce pedonali o
parcheggiano sui marciapiedi riducendo lautonomia dei
pedoni. Dopo il primo anno delliniziativa A scuola ci andiamo da soli, in uno dei due quartieri coinvolti i cittadini
hanno chiesto il vigile di quartiere, quale intervento di tutela dellautonomia dei bambini. Questa richiesta stata
accolta dallamministrazione ed attualmente in fase di
sperimentazione.
Nei prossimi incontri si dovr proseguire nella elaborazione di questo nuovo ruolo e dei nuovi atteggiamenti
che i vigili potranno assumere, per favorire le autonomie
dei cittadini e partecipare cos da protagonisti alla realizzazione della nuova citt che si sta progettando.
8.
I bambini del Consiglio e, attraverso loro, tutti i loro compagni di scuola possono utilizzare la multa morale qui ri136
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prodotta in dimensioni ridotte. I bambini sanno che debbono usarla non per rilevare una infrazione qualsiasi del
codice della strada, perch questo compito dei vigili, ma
solo quando il comportamento dellautomobilista crea difficolt alla libert e autonomia del pedone. In particolare
viene utilizzata nei casi in cui le macchine vengono parcheggiate sul marciapiedi costringendo cos i bambini allinutile pericolo di passare nella strada. La multa stata realizzata in collaborazione con lAssessorato al Traffico e sembra che abbia una certa efficacia. I bambini dicono che gli adulti si vergognano quando trovano questo
rimprovero infantile sul parabrezza delle loro auto e di solito non ripetono questa infrazione.
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Al di l della efficacia mi sembra importante consegnare ai bambini armi civili con le quali manifestare il proprio dissenso e rivendicare i propri diritti. Luso della multa credo valga pi di tante lezioni di educazione stradale.
9.
Il laboratorio Fano la citt dei bambini ha avviato nellanno scolastico 1994-95 una esperienza chiamata A
scuola ci andiamo da soli. Si tratta di permettere ai bambini della scuola elementare di andare a scuola e di tornare a casa da soli, a piedi. una esperienza piccola rispetto allobiettivo generale di dare ai bambini la possibilit di uscire da soli di casa, ma un modo per aprire un
varco nel protezionismo esasperato delle famiglie e nella
sfiducia sociale purtroppo ormai generalizzata. una
esperienza possibile perch prevede un percorso definito, sempre uguale, per un tempo limitato e con la contemporanea partecipazione di molti bambini delle diverse et.
Pur essendo Fano una piccola citt si lavorato per vari mesi, prima di poter dare il via a questa proposta. Il problema principale la sfiducia che i genitori hanno nei confronti dei loro colleghi adulti e dei loro bambini. Per aiutarli a superare la loro paura occorreva limitare linvadenza e la prepotenza delle macchine e ricucire una rete di accoglienza e di solidariet sociale che rendesse questa esperienza possibile, coinvolgendo i diversi protagonisti della
vita del quartiere.
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I bambini. Pensiamo che questa iniziativa possa produrre vari effetti positivi: offrire ai bambini una piccola occasione di autonomia affrontando da soli i problemi del
percorso e qualche rischio da loro facilmente controllabile; suggerire loro comportamenti di cooperazione e solidariet passando a prendere i compagni pi piccoli, handicappati o isolati, rompendo la rigida esperienza fra coetanei proposta dalla scuola. Sapevamo di poter contare
sullinteresse e lentusiasmo dei bambini, gi verificato nel
Consiglio dei bambini.
Gli insegnanti. Si discusso a lungo con direttori e insegnanti, sicuri che la scuola potesse fare molto per appoggiare e valorizzare liniziativa, anche se non interferisce con le sue competenze e non compromette le sue responsabilit. Questo sia per la significativa possibilit che
offre agli alunni, sia per gli interessanti risvolti educativi.
una proposta semplice e corretta di educazione ambientale, perch invita i bambini a conoscere in modo diretto il proprio quartiere, percorrendolo ogni giorno, nelle varie stagioni, fino a conoscerne i dettagli, le attivit, i
cambiamenti, le persone. Piccole esperienze personali
che, portate a scuola e sommate, possono costituire una
base interessante per lavori di apprendimento e di progettazione.
Costituisce inoltre una concreta e seria esperienza di
educazione stradale, partendo anche in questo caso dalle
quotidiane esperienze individuali, per studiare insieme i
percorsi migliori e i comportamenti pi corretti sia dei
bambini che degli automobilisti1.
Abbiamo chiesto agli insegnanti di valutare la possibilit di diminuire il peso dello zaino studiando modali1
Si veda la scheda n 10: Una patente da pedone, da ciclista e da motorinista.
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vremmo invece avuto pi forza nei confronti della amministrazione se avessimo chiesto gli interventi a esperienza
avviata, con i bambini nelle strade e dopo aver verificato
le reali esigenze e priorit. Naturalmente non tutti si convinsero.
Gli anziani. Abbiamo incontrato le associazioni degli
anziani, non per chiedere di assumere ruoli particolari di
vigilanza o di assistenza, ma, come si diceva sopra, per
chiedere loro di esserci, di uscire in quelle fasce orarie,
di passeggiare, di andarsi a leggere il giornale in una panchina, di andare a fare la spesa, insomma di dare unocchiata e di essere i nonni di tutti i bambini.
I commercianti. Questa categoria ha una caratteristica
che la rende preziosa per questa esperienza: il commerciante sta sulla strada, per questo pu dare unocchiata ai
bambini ed sempre l e pu costituire un punto di riferimento. Abbiamo chiesto ai negozianti dei due quartieri
di partecipare allliniziativa e quelli che hanno aderito
(quasi tutti) hanno esposto sulle loro vetrine un adesivo
del Laboratorio. I bambini conoscono il simbolo e sanno
che, dove appare, loro possono entrare e chiedere: di telefonare a casa senza pagare la chiamata, bere, fare la
pip, ricomporre una lite.
Questa risorsa stata utilizzata pochissimo sia perch
effettivamente il percorso non presentava difficolt, sia
perch i bambini ci tengono a dimostrare la loro autonomia. Quando ne hanno avuto bisogno lhanno utilizzata
con piena soddisfazione loro e degli stessi negozianti.
Gli adolescenti. Abbiamo poi incontrato gli studenti delle scuole superiori vicine alle scuole elementari. I genitori
avevano manifestato timori per i motorini degli studenti e
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Alcuni dati
Liniziativa A scuola ci andiamo da soli stata preceduta o si associata ad attivit di ricerca che avevano lobiettivo di raccogliere informazioni o di valutare i primi risultati dellesperienza. A Fano lindagine stata condotta
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Fano
Prima della fine dellanno scolastico, dopo quattro mesi
dallavvio delliniziativa, stato proposto un questionario
agli alunni e ai genitori delle due scuole coinvolte, per conoscere se era cambiato il modo di recarsi a scuola, se erano soddisfatti dellesperienza e quali difficolt e proposte
potevano segnalare.
Hanno risposto 385 alunni (intervistati a scuola) e 316
genitori. Le loro risposte sono sostanzialmente omogenee
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per cui si riferisce una media fra le due, volendo qui solo
dare elementi di valutazione dellattivit.
Prima delliniziativa andavano a scuola accompagnati in auto il 68% degli alunni, accompagnati a piedi da
adulti il 12% e da soli a piedi il 20%. Naturalmente queste percentuali variano nei diversi livelli scolastici, arrivando in quinta elementare al 50% di alunni che andavano a
scuola da soli.
Dopo lavvio delliniziativa continuano ad andare a
scuola in macchina solo il 20% degli alunni, mentre il 76%
vanno a scuola da soli.
Naturalmente le condizioni climatiche incidono notevolmente sullautonomia dei bambini e solo il 33% di loro
va a scuola da solo anche quando piove.
La grande maggioranza degli intervistati, il 95% dei
bambini e l87% dei genitori, d una valutazione positiva
della esperienza. Le motivazioni prevalenti di questa soddisfazione sono nellordine: laumento di autonomia, la
possibilit di conoscere, il piacere di incontrarsi con gli
amici (citata specialmente dai bambini). Le motivazioni pi
citate a giustificare le risposte negative sono: la pericolosit, la scomodit (citata dai bambini), il peso degli zaini.
Le proposte per una maggiore sicurezza del percorso
casa-scuola sono nellordine: maggiore sorveglianza da
parte dei vigili, maggiori garanzie (separazione dalle macchine) sui percorsi pedonali e ciclabili. Queste proposte di
maggiore difesa e separazione sono pi frequenti nei genitori, mentre i bambini sono pi interessati ad un maggiore rispetto dei loro diritti da parte degli adulti e in particolare degli automobilisti.
Palermo
A Palermo lindagine si svolta nei due quartieri scelti per
lavvio della iniziativa, uno di periferia e uno di centro, e
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La ricerca romana stata condotta dalla dottoressa Vittoria Giuliani, ricercatrice dellIstituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, esperta di psicologia ambientale.
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Conclusioni
Come dimostrano i dati di Palermo e Roma, la maggioranza dei bambini desidera una maggiore autonomia, si
considera capace di affrontare la prova dellandare a scuola senza laccompagnamento degli adulti. interessante e
preoccupante la forte presenza di paure legate ai pericoli
sociali dellambiente, certamente condizionate dalle raccomandazioni degli adulti e dalle informazioni dei mezzi di
comunicazione, ma che in parte rispecchiano anche la situazione di degrado delle periferie. Meno preoccupati sono i bambini dei pericoli di traffico. Di fronte a questa situazione sembra ancora pi urgente lavvio di una tale iniziativa, che aiuter bambini e genitori a costruirsi un quadro del quartiere pi sereno e a dare un contributo perch
la pericolosit, che comunque pu esistere, si riduca a livelli controllati e accettabili.
Lesperienza di Fano, che dal marzo 1995 continua
con una sostanziale risposta positiva da parte delle famiglie e dei bambini, dimostra che le paure si possono esorcizzare solo con lesperienza. Anche a Fano i genitori avevano paura sia dei pericoli del traffico che di quelli sociali, ma una volta avviata liniziativa la quasi totalit di adulti e bambini si dichiara contenta.
I bambini in particolare dichiarano di andare a scuola
pi volentieri e, secondo la testimonianza di uno dei due
direttori didattici, quando vengono a scuola da soli sono
pi puntuali. Due effetti che non sembrano marginali.
Va invece sottolineata la fragilit di esperienze come
questa che richiedono modifiche non indifferenti nelle abitudini delle famiglie. Il Comune che chiede ai bambini di
andare a scuola da soli, chiede ai genitori non solo di avere fiducia nei loro figli, ma anche nel comportamento degli altri adulti automobilisti, passanti, negozianti. Naturalmente se un Comune chiede questo deve comprometter147
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bambini di otto, dieci anni, che ancora per molti anni non
guideranno una macchina, i segnali stradali e il codice, poi
non assolutamente vero che laumento di informazioni
e di conoscenze garantisca il cambiamento dei comportamenti (i giovani ad esempio continuano a fumare anche
se conoscono tutte le statistiche del rischio che stanno
correndo). A scuola quindi si studia come ci si dovrebbe
comportare in strada mentre in strada gli adulti si comportano come se non fossero mai andati a scuola e i bambini continuano a muoversi dentro le auto condotte da
questi adulti analfabeti.
Di qui la proposta del Laboratorio di una vera esperienza di educazione stradale, vissuta dai bambini nelle
strade della citt e legata alla soddisfazione, anche se parziale, di una loro esigenza di autonomia: liniziativa A
scuola ci andiamo da soli.
A sostegno di questa esperienza si propone alle scuole listituzione di corsi di patente per Pedoni nella scuola elementare, per Ciclisti nella scuola media inferiore e
per Motorinisti nella scuola superiore. Lidea semplicemente quella di rafforzare lattenzione e limpegno dei
bambini e dei ragazzi e di coinvolgere sempre di pi la citt
in questa operazione di risanamento dei comportamenti e
delle abitudini.
La patente da pedoni
Nella scuola elementare si potrebbero attivare dei veri corsi di patente da pedoni che prevedano lo studio dei percorsi da casa a scuola con sopralluoghi; lesame delle migliori soluzioni in rapporto al tempo e alla sicurezza; losservazione del comportamento degli automobilisti riguardo alla velocit, al rispetto delle strisce pedonali, al parcheggio sui marciapiedi; lidentificazione dei punti di mag149
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giore rischio. Dopo questi rilievi, che potranno essere effettuati dai bambini anche nel pomeriggio, si dovranno
elaborare strategie di proposta e, se necessario, di protesta, attraverso luso delle multe morali1 e la richiesta al
Comune di interventi punitivi o strutturali come modifiche di attraversamenti, installazione di semafori a chiamata, ecc.
Si possono approfondire la conoscenza della attivit di
deambulazione, la migliore postura, le caratteristiche delle scarpe. Si esamineranno le caratteristiche delle diverse
stagioni e le modalit migliori per proteggersi dalla pioggia, dal caldo, dalla neve, potendosi muovere con libert.
I bambini possono assumere a turno il ruolo di vigile
urbano per verificare il comportamento dei compagni e
degli adulti allesterno della scuola, prendendo nota dei
comportamenti non adeguati. Di questi si parler in classe e in caso di rilievi gravi nei confronti degli automobilisti si potr anche decidere di fare segnalazioni al comando dei vigili urbani. Naturalmente lobiettivo non quello
di riproporre una sorta di capoclasse, ma di offrire un punto di vista diverso, che permetta ai bambini di leggere la
loro esigenza di autonomia correlata con il rispetto delle
norme. La turnazione sistematica e non meritocratica, in
questo gioco dei ruoli, sar quindi necessaria.
Alla fine del corso si potrebbe fare una grande festa, un
percorso ad ostacoli nella piazza del quartiere e far consegnare dallassessore al Traffico le patenti da pedoni
con foto, bolli e marche. Poi sar importante che lamministrazione organizzi iniziative per i piccoli patentati, per
esempio passeggiate il sabato o la domenica per raggiungere localit interessanti da un punto di vista naturalistico
o artistico e fare insieme una merenda. Durante le vacanze si potranno anche organizzare lunghi viaggi a piedi su
percorsi interessanti, secondo le modalit del trekking.
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La patente da ciclisti
Nelle citt dove luso della bicicletta possibile, in tutte le
scuole medie si potrebbe aprire un laboratorio della bicicletta (questa proposta in alcune situazioni ambientali favorevoli potrebbe interessare anche le ultime classi della
scuola elementare). Un luogo dove si possa smontarla, pulirla, aggiustarla, studiarla, conoscerla bene. importante
che la scuola solleciti negli allievi la passione per la bicicletta, perch le nostre citt hanno bisogno di formare cittadini che scelgano di lasciare a casa la macchina e si muovano senza rumore e senza occupare molto posto, senza
consumare inutilmente risorse non rinnovabili come il
carburante, senza inquinare laria e danneggiare le opere
darte. Per il resto il corso di patente da ciclisti dovrebbe
procedere come quello da pedoni, con lo studio del territorio, dei percorsi, con richieste di maggiori attenzioni da
parte della amministrazione, come pi volte accennato
nelle altre parti del libro. Dopo la festa della consegna delle patenti, per i patentati lAssessorato al Traffico e lAssessorato allo Sport potranno organizzare gite, gare di regolarit, visite a localit interessanti del territorio circostante e, nelle vacanze, anche veri lunghi viaggi in bicicletta a tappe.
La patente da motorinisti
Il motorino certamente uno dei miti dei nostri adolescenti, la ragione di grandi lotte con i genitori, la causa di difficolt non irrilevanti nella circolazione stradale urbana, responsabile di forte aumento dellinquinamento
acustico ed purtroppo la causa di tanti, troppi traumi cerebrali che ogni giorno uccidono o lasciano paralizzati adolescenti e giovani. Questo sia per la prepotenza degli au151
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IO E LA MIA CITT
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I temi
Il tema proposto nellanno scolastico 1993-94 era Le
piazze e i monumenti. Gli allievi erano invitati a rispondere alle domande A cosa serve una piazza?, Come dovrebbe essere fatta, attrezzata, arredata una piazza?, Dove si potrebbe realizzare una piazza come quella desiderata?, Cosa significa un monumento?, A chi lo fareste e
come?.
Il tema del 1994-95 era Fuori il verde. Linvito era
quello di cercare quei ritagli di citt, quei prati incolti di cui
sono ricche le periferie, che non si sa di chi sono e che
spesso diventano piccole discariche; per conoscerli e restituirli ad un uso pubblico attraverso una adeguata progettazione.
Il tema del 1995-96 era Le strade e le macchine: a
scuola ci andiamo da soli per studiare le difficolt della mobilit urbana per i cittadini pi deboli e le possibili soluzioni per aumentare la loro autonomia e contrastare lo strapotere delle automobili. I rifiuti largomento di lavoro
per lanno 1996-97 e temi dei prossimi anni potranno essere: La scuola come piace a noi; Il restauro e il riuso urbano; I cortili; Il tempo libero o altri.
Il metodo
Le scuole interessate al progetto inviano una scheda di
adesione al Laboratorio di Fano. Questo risponde alle
classi con un documento metodologico, preparato appo154
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sitamente ogni anno, che suggerisce alcune attivit sul tema proposto.
Si ritiene che le scuole debbano sviluppare largomento, nella piena libert, delle forme e dei linguaggi espressivi. Si propone di iniziare il lavoro con esperienze concrete, reali: lindividuazione di uno spazio del quartiere,
oppure lidentificazione di un problema da superare. Di
qui si parte per raccogliere informazioni, conoscere la
propriet dellarea, formulare delle ipotesi di trasformazione. Nella elaborazione di un progetto si suggerisce di
utilizzare la consulenza e la collaborazione di tecnici esterni alla scuola che aiutino gli allievi a tener conto delle norme, delle caratteristiche dei materiali, delle soluzioni possibili. Potranno essere i tecnici del Comune o architetti,
urbanisti, naturalisti, ecc.
Sar importante, sia per gli aspetti educativi, sia per la
maggiore realizzabilit dellopera, che la classe studi anche i materiali necessari, i costi necessari e valuti quale
contributo operativo possono dare gli allievi stessi, i genitori, i nonni, tanto per la realizzazione che per la manutenzione. Il lavoro svolto terminer con la preparazione di
un progetto concreto e se possibile con un modellino o un
plastico che verr presentato agli assessori competenti1.
La settimana di Fano
Durante il mese di aprile si tiene a Fano una settimana di
chiusura della iniziativa Io e la mia citt, dedicata ai bambini, durante la quale le classi o i gruppi (per esempio di
associazioni) che hanno aderito inviano o portano i loro
progetti.
Levento principale la grande mostra dei progetti, dei
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riale arrivata alle scuole e dalla coincidenza della settimana di aprile con le elezioni politiche o amministrative
(purtroppo una costante negli ultimi tre anni). Nonostante queste difficolt hanno inviato progetti a Fano una cinquantina di scuole (in media) e varie amministrazioni comunali hanno inviato i loro rappresentanti. Erano sempre
rappresentate pi di dieci regioni italiane e alcune delegazioni straniere.
costantemente aumentato il numero dei plastici inviati a Fano, rispetto ai cartelloni tradizionali, che costituivano il materiale prevalente dei primi anni. Questo significa che le scuole stanno accettando le indicazioni di lavoro proposte dalla circolare ministeriale e il documento
metodologico inviato dal Laboratorio di Fano: intervento
operativo sul territorio, collaborazione con tecnici esterni
alla scuola, uso di nuove tecnologie, come appunto la realizzazione di plastici.
Lalta partecipazione di progetti, bambini, insegnanti e
amministratori, nonostante che lonere finanziario fosse a
carico dei partecipanti e le citate difficolt politiche degli ultimi anni, dimostra il riconoscimento dellimportanza
non solo per la proposta metodologica, ma anche per
loccasione dincontro reale di bambini e di adulti sia intorno ai lavori esposti sia per giocare insieme la citt.
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Manifesto scelto come simbolo delliniziativa per lanno 1996, realizzato da Michela, 3 anni, dellasilo nido Arcobaleno di Fano.
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ma dellanno, scegliendo la tecnica che preferiscono, lavorando a scuola o a casa, individualmente o in gruppo.
Tutti i manifesti preparati, sempre pi di cento, vengono
esaminati da una commissione, formata da professori dellIstituto dArte e del Liceo Pedagogico, da un grafico e dal
direttore scientifico del Laboratorio, che seleziona quelli
che verranno esposti in una mostra durante la settimana
di aprile e sceglie quello che le sembra il pi adatto a rappresentare il tema dellanno. Questo viene stampato e diventa il simbolo della manifestazione: il premio per il piccolo autore. Tutti i manifesti non utilizzati per la mostra
vengono esposti nelle vetrine dei negozi.
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messe, ma non ha neppure potuto recedere rispetto allimpegno dellanno precedente e cos la giornata di chiusura stata confermata negli ultimi tre anni e costituisce
ormai una bella consuetudine.
Da allora, la domenica di chiusura della iniziativa Io e
la mia citt1, i bambini, ma anche gli adulti, si riappropriano delle strade che, da luoghi proibiti e pericolosi, diventano spazi privilegiati di gioco. inusuale, ma carico
di significato, osservare bambini e adulti camminare in fila lungo la linea di mezzeria della carreggiata, alla scoperta di una libert nuova.
La strada diventa il luogo dei vari giochi tradizionali, del
teatro, dei trampoli. Gruppi di animatori e di studentesse
del Liceo Pedagogico aiutano i bambini a scoprire vecchi giochi di strada o propongono nuove attivit. La strada diventa una grande lavagna, lunga come una citt, dove disegnare percorsi, spazi di gioco o dipingere come i
madonnari.
Gli automobilisti che hanno la fortuna di transitare in
questo giorno a Fano, quando incontrano la strada interrotta e vengono obbligati ad una certamente poco gradita deviazione, trovano un cartello che dice: OGGI LE
STRADE DI FANO SONO CHIUSE ALLE MACCHINE
PERCH SONO STATE REGALATE AI BAMBINI PER
GIOCARE.
La nostra speranza che questi automobilisti, insieme
alla legittima rabbia per lallungamento del viaggio, possano portarsi dietro, quali stimoli alla riflessione, pensieri del
tipo: Per che strani questi fanesi, giocare nelle strade...
per anchio da piccolo... e perch no anche per mio figlio?....
Chiudere le strade per un giorno certamente solo un
simbolo, un segnale, ma anche i segnali sono importanti
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Il progetto, come pi volte ricordato, interessa trasversalmente la citt, tutti i suoi aspetti, tutte le sue strutture, da
sottomettere ad una revisione critica, a partire dalle esigenze dei bambini.
Fano una citt di turismo balneare frequentata specialmente dalle famiglie. Per questo lAzienda di Promozione Turistica (APT) ha visto fin dallinizio con interesse
il sorgere del Laboratorio, lo ha appoggiato e ha manifestato curiosit e disponibilit di fronte allidea di proporre
agli esercenti di ristoranti, alberghi e camping una serie di
suggerimenti per rendere le loro strutture pi adatte ai
bambini. Dopo alcune riunioni con sindaco, assessori
competenti, APT ed esercenti, la proposta ha preso forma in alcune riunioni del Consiglio dei bambini.
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I bambini hanno elaborato, per due di queste aree, progetti che aspettano lapprovazione e la realizzazione dellUfficio tecnico del Comune. Sono progetti creativi, che
utilizzano bene lo spazio disponibile adattandone luso alle caratteristiche ambientali.
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IL CLUB CDB
In questi anni la citt di Fano si arricchita di un numero crescente di bambini e di ex bambini, che, avendo partecipato attivamente alle iniziative de La citt dei bambini, hanno sviluppato uno speciale rapporto con la citt
e una buona consapevolezza dei diritti dei cittadini, anche
se piccoli. il caso degli ex consiglieri, degli ex progettisti, delle ex piccole guide. Si tratta di qualche centinaio di
ragazzi che stanno frequentando le scuole medie inferiori e superiori e che rischiano di perdere linteresse e lentusiasmo che avevano acquisito. Riteniamo che questo sia
un lusso che una citt non si possa permettere, perch
questi ragazzi saranno presto genitori e potrebbero essere i futuri amministratori. Se perdiamo i contatti con loro sar facile ritrovarceli come genitori ansiosi e dimentichi delle necessit dei bambini o amministratori disattenti.
Spesso questi ragazzi tornano al Laboratorio per sapere se stiamo organizzando qualcosa per loro o se possono aiutare a fare qualcosa. Abbiamo allora pensato di
aprire un Club CdB (Citt dei Bambini) che abbia una sua
organizzazione e una sua sede autonoma e fra le sue finalit quella di fornire al Laboratorio una collaborazione e
un sostegno volontario. Gli aderenti al Club potrebbero
essere una task force di appoggio per le nostre battaglie,
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che opera dentro le scuole medie inferiori e superiori; i nostri supporter nellorganizzazione della settimana di aprile
e dei convegni dei sindaci; gli alleati privilegiati dei bambini pi piccoli nelle varie esperienze di autonomia dallandare a scuola da soli al gioco libero pomeridiano.
Il CdB potrebbe anche amministrare la vendita di prodotti legati a La citt dei bambini (magliette, quaderni,
manifesti, adesivi), per sostenere le iniziative e ottenere un
piccolo fondo da amministrare autonomamente.
Avere una sede dove incontrarsi e sufficiente autonomia per organizzarsi, coordinati da un adulto ma senza
controlli e condizionamenti, credo siano le condizioni necessarie perch i nostri giovani possano sentirsi ancora
cittadini e protagonisti delle nostre citt.
Questo progetto attualmente allo studio del Laboratorio e dellAssessorato alle Politiche sociali.
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CASA ARCHILEI
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UN POMERIGGIO LIBERO
PER I BAMBINI
Come pi volte si detto lobiettivo operativo del progetto La citt dei bambini che i bambini possano uscire da
soli di casa. La proposta di andare a scuola da soli un
primo passo, quello pi controllabile e pi facile per aprire una falla nel guscio coriaceo della paura, della sfiducia,
che producono egoismo e isolamento.
Mentre dobbiamo premere perch si generalizzi rapidamente lesperienza di andare a scuola da soli, occorre
avanzare proposte per il tempo libero dei bambini, per
ampliarlo e renderlo veramente libero. Un modo per avviare e sperimentare questo pi importante fronte pu essere quello di regalare un pomeriggio ogni settimana ai
bambini, in modo che possano utilizzarlo in completa autonomia. Perch questo sia possibile si deve realizzare una
specie di patto sociale fra gli adulti.
Se per esempio il pomeriggio scelto fosse il mercoled,
per quel pomeriggio le famiglie non dovranno iscrivere i figli ai vari corsi, le scuole non dare compiti, le parrocchie
non avere corsi di catechismo. Naturalmente anche il Laboratorio si dovr astenere da ogni attivit organizzata, di
animazione o di gioco, perch altrimenti torneremmo a
trasformare il tempo libero in tempo organizzato. Si dovr invece chiedere alla citt di essere disponibile e accogliente nei confronti dei bambini, accettandoli nei suoi spazi pubblici e dando loro unocchiata. Dovrebbero quindi
valere quelle attenzioni degli anziani, dei ragazzi pi grandi, dei vigili urbani e dei negozianti cos come sono state
concordate per lesperienza A scuola ci andiamo da soli.
In questo pomeriggio, almeno a livello sperimentale, si
potrebbero dare passaggi gratuiti o scontati ai bambini sui
mezzi pubblici, per favorirne luso e per sollecitare la conoscenza delle varie parti della citt.
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UN GIARDINO DI PIETRA
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questo oggi il regno incontrastato dei bambini di strada, potrebbe restare il terreno della loro libert, ma diventare anche il luogo dellincontro con gli altri bambini,
quelli che oggi vivono reclusi nei loro appartamenti borghesi. Come si diceva nella parte seconda, dovremmo tentare, prima di cercare di portare i bambini di strada a scuola o in altre strutture istituzionali per loro estranee e spesso ostili, di risanare il loro ambiente abituale, favorire in
quello lincontro con gli altri bambini, perch poi, partendo da una situazione di sicurezza e di privilegio per i pi
problematici, si abbia voglia di andare insieme anche in
ambienti organizzati per vivere anche esperienze educative e scolastiche.
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facolt di architettura e di urbanistica. In genere nascevano nei quartieri degradati, in risposta a piani di intervento sulla citt proposti dal governo centrale e non prevedevano la partecipazione dei bambini. In molti casi i tecnici e i cittadini si sono organizzati in comitati o in cooperative di autosviluppo, e grazie a finanziamenti del governo centrale sono sorte delle strutture permanenti, le
Comunity Desiner Centers, che ancora oggi svolgono
questo tipo di attivit.
Parallelamente, diverse ricerche riguardanti linfanzia e
lambiente urbano avevano come obiettivo lo studio delle
esigenze dei bambini nelle citt e la comunicazione dei risultati di queste ricerche agli urbanisti e agli amministratori.
Quando compare lidea del coinvolgimento dei bambini nelle attivit di progettazione dellambiente urbano?
Bisogna aspettare linizio degli anni Settanta, quando in
Inghilterra e negli Stati Uniti compaiono i Parchi Robinson, degli spazi auto-costruiti, progettati insieme ai bambini e ai ragazzi. Robin Moore2, ed altre persone, cercavano di riportare in questi parchi lavventura, la natura e
il gioco attivo che mancavano o non potevano pi essere
realizzati nellambiente urbano.
Nello stesso periodo insieme a Florence Ladd3 e a
Mark Francis4 ho partecipato allapertura di laboratori,
nelle zone pi povere della citt di Boston, dove sperimentavamo metodologie che permettessero ai bambini di
studiare lambiente urbano e di partecipare allelaborazione di progetti.
2
Robin Moore docente di Architettura del paesaggio e presidente dellIPA (International Player Association).
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Florence Ladd si occupa di psicologia dellambiente.
4
Mark Francis docente di Architettura del paesaggio alla Davis University
dello Stato della California.
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Si possono individuare degli eventi particolarmente significativi per laffermarsi della progettazione partecipata?
Il convegno Children Nature and the Urban Environment,
che risale al 1975, in cui si sono incontrate quasi tutte le
persone che svolgevano attivit di ricerca in questo campo,
rappresenta sicuramente un momento molto importante.
Roger Hart5, uno degli organizzatori, mi ha chiesto di coordinare, insieme a Mark Francis e Simon Nicholson6, la partecipazione dei bambini al convegno e questo era un evento rivoluzionario. I bambini hanno studiato la citt e noi abbiamo preparato un rapporto sulla loro concezione dellambiente urbano per presentarlo al convegno. Nello stesso tempo abbiamo aperto un laboratorio dove lavoravano
i bambini per garantire uno scambio fra questi e i ricercatori. Dal convegno uscito un segnale molto forte sullimportanza del coinvolgimento dei bambini per la stesura di
progetti di trasformazione della citt.
Nel 1976, durante la prima Conferenza dellHabitat,
emerso un orientamento governativo che riconosceva
limportanza del coinvolgimento dei cittadini nella progettazione e pianificazione della citt. Il valore del contributo
offerto dai bambini non riusc ad affermarsi, per negli anni successivi sono state realizzate una serie di esperienze,
che rivelavano la consapevolezza della necessit di coinvolgere i bambini nella progettazione.
In quali nazioni si affermato maggiormente lapproccio della progettazione partecipata?
Diversi paesi come lInghilterra, lAustria e la Francia sono impegnati in questo tipo di attivit. Manfred Drum, a
Monaco, con lassociazione Urbanes Wohnen, ha realiz5
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lambiente, ma si modificano anche i comportamenti degli automobilisti. La strada diventa uno spazio diverso, dove prevista non solo la presenza degli automobilisti, ma
anche quella dei bambini, degli anziani, dei portatori di
handicap.
Come nasce lidea della moderazione della circolazione?
La moderazione della circolazione ha unorigine storica riconosciuta nella citt di Delft in Olanda. Negli anni Settanta un movimento di cittadini appoggiato da un Ufficio
tecnico che aveva una reale disponibilit a ricercare soluzioni innovative ai problemi connessi alla mobilit e alla sicurezza dei pedoni ha realizzato unesperienza estremamente interessante. Invece di disseminare la citt di semafori, cartelli stradali e vigili urbani, di chiedere interventi
repressivi pi attenti e diffusi, si introdussero cambiamenti fino ad allora impensabili nella struttura fisica della strada e si stimolarono anche dei cambiamenti nella cultura e
negli atteggiamenti degli automobilisti. Questi genitori,
cittadini e responsabili degli Uffici tecnici, andando al di l
delle norme del codice allepoca in vigore in Olanda, attuarono una serie di interventi che oggi rappresentano i
principi fondamentali della filosofia della moderazione della circolazione. Nel 1976 il codice della strada olandese
ha fatto sue le regole fondamentali della moderazione della circolazione.
Quali paesi europei sono impegnati in questo tipo di interventi?
Dopo lOlanda, la seconda nazione che ha affrontato il
problema della mobilit e quindi dei diritti dei pedoni in
modo abbastanza diffuso e rapido la Germania. Altri
paesi europei come la Danimarca, lAustria, la Francia e
la Svizzera sono coinvolti nella realizzazione di esperienze
molto interessanti.
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unarea che i ragazzi conoscono e su cui possono intervenire con forme di progettazione e rivendicazione del loro ruolo. Solo in questo caso il Consiglio comunale valido altrimenti una forma di partecipazione passiva, simbolica, pensata per gli adulti non per i ragazzi.
Quali peculiarit ha la vostra proposta, quella di Democrazia in erba? Cosa la distingue per esempio da
quella francese?
Prima di tutto devo ricordare la sproporzione enorme nel
numero dei Consigli e nelle tradizioni, perch in Francia
c un tessuto laico educativo straordinario che noi non
abbiamo. In Italia poi manca del tutto un livello nazionale
e istituzionale di supporto che invece caratterizza la situazione francese.
Noi siamo partiti controcorrente, e siamo stati in qualche misura costretti ad avere unapplicazione pi immaginifica.
Se devo individuare delle differenze tra i due modelli,
forse quelle principali sono limportanza che noi attribuiamo al momento ludico e lorganizzazione di assemblee comuni, dove adulti e ragazzi discutono insieme su un tema
specifico.
Si possono definire delle regole che possano garantire
lefficacia di un Consiglio dei ragazzi?
Non si possono dare delle indicazioni restrittive perch listituzione dei Consigli un fenomeno recente, per si
possono precisare alcuni aspetti. La nascita di queste
esperienze dovrebbe essere preceduta da due atti formali: ladozione della Convenzione dei diritti dei bambini e
una delibera del Consiglio comunale dove si afferma che
i bambini sono cittadini come gli altri e quindi gli si conferisce del potere.
I Consigli dei ragazzi devono disporre di un budget, per
misurarsi con forme di disponibilit di potere. Le risorse
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saranno utilizzate in parte per il funzionamento del Consiglio, per esempio per viaggiare, conoscere altre esperienze o acquisire competenze, in parte per la realizzazione di piccoli interventi scelti dai ragazzi stessi.
Democrazia in erba prevede anche la formazione di
un comitato di pilotaggio che, come avviene in Francia,
promuova la nascita del Consiglio e ne faciliti le attivit?
Certo. Secondo Democrazia in erba nel comitato di pilotaggio ci devono essere almeno tre figure, un insegnante, che sia rappresentativo della scuola o delle scuole di
quel territorio, un anziano, che possibilmente abbia unesperienza di gestione comunale e che faccia da mediatore tra i bambini e il Consiglio e un animatore.
Si possono ipotizzare delle situazioni in cui Consigli dei
ragazzi riescono ad operare sul territorio realizzando
degli interventi molto circoscritti ma in realt non hanno la possibilit di incidere sul processo di trasformazione della citt?
Questo si verifica ma va bene cos. Lesperienza dei Consigli ci suggerisce che necessaria unidea utopistica,
straordinaria, ma per realizzarla bisogna compiere dei
passi piccolissimi, ognuno dei quali deve essere un successo e le proposte dei ragazzi, in genere, sono accolte
perch sono puntuali, precise, concrete, applicabili. I piccoli passi muovono verso un traguardo lontanissimo. I
due piani, lintervento localizzato e un progetto molto pi
ampio di riferimento, sono conciliabili e ugualmente importanti. Il piccolo intervento locale dimostra ai ragazzi
che si pu avanzare una proposta, gestirla con laiuto
pubblico, con il suo contributo e quello dei suoi genitori.
In questo modo i ragazzi acquisiscono un esercizio di cittadinanza che gli d la possibilit di pensare che le idee
pi grandi si possono realizzare.
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23.
ALTRE ESPERIENZE:
LE CITT EDUCATIVE
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gno di educazione e che questo non possa essere soddisfatto soltanto mediante i servizi scolastici. Nel primo periodo di attivit amministrativa della Giunta comunale di
Torino tra il 1975 e il 1980, cercammo di mettere a disposizione delle scuole una grande quantit di risorse educative reperite nel contesto urbano. La citt deve costruirsi
una relazione educativa diretta che, per altro, non riguardi solo i bambini, ma i cittadini di ogni et.
Da questa convinzione siamo partiti per la costruzione
di una pratica pi ampia e diversificata che riguardi tutto il sistema educativo e non solo la scuola. Il sistema educativo comprende anche la famiglia, il territorio urbano,
i mezzi di informazione, i gruppi formali e informali, le
strutture produttive, le forze politiche, le amministrazioni.
Tutte queste diverse componenti possono contribuire allo
sviluppo integrato di unampia azione educativa che ricada positivamente su ognuna di esse.
Ovviamente il pensare e loperare in questo modo pi
difficile e impegnativo che il solo mettere a disposizione
della scuola risorse territoriali da utilizzare nei modi ritenuti pi opportuni. Per questo motivo sono numerosissime le esperienze di rapporto tra scuola e territorio mentre sono pi rare e qualche volta pi sfuggenti le esperienze concrete che siano in grado di dimostrare la capacit di una citt di occuparsi concretamente della crescita
educativa dei suoi cittadini.
Quali sono stati gli appuntamenti internazionali?
Il convegno di Barcellona voleva lanciare a livello internazionale un appello alle grandi citt affinch valutassero
correttamente limportanza strategica delleducazione nel
mondo di oggi, si mettessero in rete e si scambiassero le
esperienze concrete sia in occasione dei congressi internazionali da tenere ogni due anni, sia attraverso la creazione di unapposita banca dati. Si detto fin dallinizio,
nel modo pi chiaro, che una citt educativa non solo
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una citt dotata di buoni servizi scolastici e che gli amministratori coinvolti non sono solo gli assessori allistruzione. Il sindaco di Barcellona si spese in prima persona e le
relazioni di apertura vennero affidate a urbanisti, economisti, imprenditori e ad un solo pedagogista (il sottoscritto). Anche il volume preparatorio del congresso dedicava
lo spazio maggiore ad analisi di carattere filosofico, politico, sociologico ed economico.
Il secondo congresso internazionale si tenne a Gteborg nel 1992 sul tema della formazione e del lavoro. Il
terzo si celebr a Bologna nel 1994 sul tema dellinterculturalit e il quarto si terr a Chicago nel settembre di
questanno su un tema molto bello: Le arti e le attivit
umanistiche come agenti di cambio sociale nelle citt. I
diversi congressi costituiscono un percorso intorno al concetto generale di Citt educativa. Si tratta di un concetto complesso che bene analizzare da diversi punti di vista senza per perdere il senso complessivo dellintuizione originaria che mal sopporta, per sua natura, di essere
vivisezionata oltre un certo limite.
Quali attivit specifiche caratterizzano le citt aderenti?
Le oltre trecento citt che hanno firmato la Carta delle
citt educative si sono ufficialmente impegnate a seguirne i principi e pi concretamente a considerare in modo
esplicito, in occasione di ogni decisione e di ogni iniziativa, la possibile ricaduta sui modi di capire, di pensare, di
agire e di convivere dei cittadini. Credo che al fondo di
questa esperienza non ci debba stare tanto un certo numero di specifici atti amministrativi quanto un modo particolare di guardare alla citt e alla vita dei cittadini. probabilmente molto pi produttivo quel certo modo di guardare piuttosto che una serie di investimenti anche consistenti ma operati senza prospettiva e senza anima.
Le citt firmatarie della Carta si dovrebbero sforzare
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innanzi tutto di raccontare a tutte le altre in che modo hanno declinato il paradigma della Citt educativa. Gli obiettivi in questo modo si costruiranno poco a poco in sintonia con le esperienze concrete. Si tratta di una specie di
grande cooperazione educativa come la pensava Celestin Freinet. Egli era convinto che nessuno sappia davvero come si debba concretamente agire per fare bene scuola. Cominciamo allora a scambiarci regolarmente le esperienze, mettiamo a disposizione di tutti quel poco che ognuno riesce a fare e vedremo che un po per volta prender forma un modo di pensare e di operare sorprendentemente ricco e produttivo, frutto della ricerca comune.
Quale la risposta italiana al progetto?
Per quanto riguarda lItalia si sta cercando proprio in questi tempi di rilanciare e di dare maggiore significato alla
adesione delle nostre citt allAICE (Associazione Internazionale delle Citt Educative) che nel frattempo si costituita a livello internazionale e che sotto osservazione da
parte dellONU e dellUNESCO.
Nel gennaio 1996 un folto gruppo di amministratori si
incontrato a Torino per riscoprire il senso della Carta,
aumentare il numero delle citt aderenti e organizzare la
partecipazione a Chicago. In questo momento si sta affermando anche in seno dellANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) lidea di considerare il concetto di
Citt educativa come un punto di riferimento per le politiche socio-educativo-culturali delle citt in riferimento allinfanzia, ai giovani, alla famiglia.
In Italia il livello di sensibilit e di cultura su questi argomenti molto diversificato. difficile confrontarlo con
quello di altri paesi. La sensazione che in alcune nostre
citt si svolgano esperienze molto raffinate e avanzate che
possono reggere il confronto con quelle di altri paesi europei. Mi pare anche di poter dire che stiamo attraver193
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Il 17 dicembre 1994 i sindaci di venti citt si sono incontrati a Fano per conoscere lesperienza del Laboratorio
La citt dei bambini, e per valutare lopportunit di portare questo progetto nei propri Comuni e di far nascere
una rete nazionale che permetta di coordinare le varie
esperienze in atto su questo argomento. Al termine della
giornata stato approvato il documento che segue:
La citt ha rinunciato al suo ruolo storico di essere il luogo
dellincontro e dello scambio e ha perduto i suoi cittadini, avendo scelto, specialmente negli ultimi decenni, le strategie della
separazione e della specializzazione, motivate quasi esclusivamente da interessi economici. I cittadini sono stati allontanati
dal centro della citt, si sono creati posti diversi per funzioni e
per categorie diverse: per dormire, per divertirsi, per comprare, per curarsi, per studiare; per anziani, per bambini, per handicappati, ecc.
Il danno cos provocato nei cittadini stato compensato dai
servizi: trasporti, servizi per linfanzia, ipermercati, giardini pubblici, ecc. per sopportare una vita sempre pi alienata.
Questo accordo stato tacitamente stabilito fra gli amministratori e gli elettori forti: la citt stata progettata e verificata
assumendo come parametro il cittadino medio che in genere
ha le caratteristiche di adulto, maschio e lavoratore. In questo
modo la citt si persa i cittadini non adulti, non maschi e non
lavoratori.
I sindaci propongono:
di spostare la propria attenzione dal cittadino medio al bambino: di abbassare lottica della amministrazione fino allaltezza
del bambino, per non perdere nessuno dei cittadini che rappresenta; di imparare ad ascoltare e a capire le bambine e i bambini, nella loro diversit, per essere capaci di capire e rappresentare tutti i diversi.
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diverse citt, nel 1996, presso lIstituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR di Roma, si costituito un
gruppo di ricerca per lo sviluppo del progetto La citt dei
bambini che si occuper in particolare:
di approfondire e sviluppare il progetto attraverso la
ricerca e la verifica delle esperienze in corso;
di diffondere il progetto presso le amministrazioni comunali;
di dare ai Comuni che lo vorranno un supporto per
lavvio e lo sviluppo del progetto, mirando alla crescita di
competenze locali;
di documentare e far conoscere le esperienze in corso.
Alcune di queste funzioni potranno essere assorbite
dalle iniziative istituzionali previste dai Ministeri dellAmbiente e della Solidariet Sociale.
Il gruppo di ricerca pu essere contattato al seguente
indirizzo:
Progetto internazionale La citt dei bambini
Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR
via U. Aldrovandi, 18, 00197 Roma
tel. 06 - 3221198; Fax 06 - 3217090
E-mail laboratorio@lacittadeibambini.org
www.lacittadeibambini.org
25.
PER COMINCIARE
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Appendice
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1. Convenzione internazionale
sui diritti del fanciullo1
ART.
1
Questa convenzione si occupa dei diritti di tutti coloro che
ancora non hanno compiuto 18 anni.
ART.
2
Tutti gli stati devono rispettare i diritti del bambino, senza
distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica del bambino o della sua famiglia.
ART.
3
Gli interessi del bambino devono essere considerati per
primi in tutte le decisioni che lo riguardano. Il bambino ha
il diritto di ricevere la protezione e le cure necessarie al suo
benessere.
ART.
5
Sono i genitori o chi li sostituisce a doversi prendere cura
del bambino.
ART.
6
1. Il bambino ha il diritto alla vita.
1
Promulgata dalle Nazioni Unite a New York nel 1989 e ratificata dal Parlamento italiano con la legge n. 176 del 1991. La versione qui pubblicata stata riscritta per i bambini, in forma semplificata e ridotta, da P. Benevene, F. Ippolito e F. Tonucci per la Fondazione Basso.
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9
Il bambino ha il diritto di mantenere i contatti con i suoi
genitori, anche se questi sono separati o divorziati.
ART.
10
Il bambino ha il diritto di riunirsi ai suoi genitori o di restare in contatto con loro se questi vivono allestero.
ART.
11
I bambini non devono essere portati via dal loro paese in
modo illegale.
ART.
12
Il bambino ha diritto ad esprimere la sua opinione e ad essere ascoltato ogni volta che si prendono decisioni che lo
riguardano.
ART.
13
Il bambino ha il diritto di poter dire ci che pensa, con i
mezzi che preferisce.
ART.
14
1. Il bambino ha il diritto di libert di pensiero, di coscienza, di religione.
2. I genitori hanno il diritto e il dovere di guidare i figli e
in tale compito devono essere lasciati liberi di seguire le
idee in cui credono.
ART.
15
Il bambino ha il diritto di stare assieme agli altri.
ART.
17
I giornali, i programmi radiofonici e televisivi sono importanti per il bambino; per questo motivo importante
che ce ne siano di adatti a lui.
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ART.
18
Se un bambino non ha i genitori, ci deve essere qualcuno
che si occupa di lui.
Se i genitori di un bambino lavorano, qualcuno deve prendersi cura del bambino mentre loro sono al lavoro.
ART.
19
Nessuno pu trascurare, abbandonare, maltrattare, sfruttare un bambino o fare violenza su di lui.
ART.
20
Se un bambino non pu rimanere con la sua famiglia, deve andare a vivere con qualcuno che si occupi di lui.
ART.
21
Il bambino ha il diritto di essere adottato, se la sua famiglia non si pu occupare di lui. Non si pu fare commercio con le adozioni.
ART.
22
1. Il bambino rifugiato ha il diritto di essere protetto.
2. Il bambino rifugiato deve essere aiutato a riunirsi alla
sua famiglia.
ART.
23
1. Il bambino che ha problemi mentali o fisici ha diritto di
vivere come gli altri bambini e assieme a loro.
2. Il bambino che ha problemi mentali o fisici ha il diritto
di essere curato.
3. Il bambino che ha problemi fisici o mentali ha il diritto
di andare a scuola, di prepararsi per il lavoro, di divertirsi.
ART.
24
Il bambino ha il diritto di raggiungere il massimo livello di
salute fisica e mentale e di essere curato bene quando ne
ha bisogno.
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ART.
27
Il bambino ha il diritto di crescere bene fisicamente, mentalmente, spiritualmente e socialmente.
ART.
28
Il bambino ha il diritto allistruzione. La scuola deve essere obbligatoria e gratuita per tutti.
ART.
29
Il bambino ha il diritto di ricevere uneducazione che sviluppa le sue capacit e che gli insegni la pace, lamicizia,
luguaglianza e il rispetto per lambiente naturale.
ART.
30
Il bambino che appartiene ad una minoranza ha il diritto
di usare la sua lingua e di vivere secondo la sua cultura e
la sua religione.
ART.
31
Il bambino ha il diritto al gioco, al riposo, al divertimento
e di dedicarsi alle attivit che pi gli piacciono.
ART.
32
Nessun bambino deve essere sfruttato. Nessun bambino
deve fare lavori che possano essere pericolosi o che gli impediscano di crescere bene o di studiare.
ART.
33
Il bambino deve essere protetto dalla droga.
ART.
34
Nessun bambino deve subire violenza sessuale o essere
sfruttato sessualmente.
ART.
35
Nessun bambino deve essere rapito, comprato o venduto.
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ART.
37
Nessun bambino pu essere torturato o condannato a
morte o allergastolo. Nessun bambino pu essere privato della sua libert in modo illegale o arbitrario.
ART.
38
Nessun bambino al di sotto dei 15 anni deve essere arruolato in un esercito, n combattere in una guerra.
ART.
39
Il bambino che stato trascurato, sfruttato e maltrattato
ha il diritto di essere aiutato a recuperare la sua salute e la
sua serenit.
ART.
40
Il bambino che accusato di un reato deve essere ritenuto innocente fino a quando non sia riconosciuto colpevole, dopo un processo giusto. Comunque, anche quando
riconosciuto colpevole, ha il diritto di ricevere un trattamento adatto alla sua et, che lo aiuti a tornare a vivere
con gli altri.
ART.
41
A questi diritti ogni stato pu aggiungerne degli altri, che
migliorino la situazione del bambino.
ART.
42
Bisogna far conoscere a tutti, adulti e bambini, quello che
dice questa Convenzione.
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Il sindaco di Fano
Francesco Tonucci
Francesco Baldarelli
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3. Lewis Mumford,
La pianificazione
per le diverse fasi della vita1
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con un muro e un cancello, che non possano essere superati dai piccoli, e nel centro vi dovrebbe essere una grossa pietra, o meglio ancora grotte e nascondigli.
Chi ama i giardini tende in generale a privare i bambini della libert di cui hanno bisogno per scavare e fare le
loro costruzioni: trovando invece il modo di rendere collettivi i giochi dei piccoli e di riunire le madri si darebbe
maggior libert ai bambini e si avvierebbero le madri verso altre forme di cooperazione.
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aspetti ed usi: esso si svolgeva nellambito familiare e spesso con la cooperazione di parte o di tutti i suoi membri.
Non esistevano muri, visuali o funzionali, fra il lavoro,
lambiente domestico e leducazione. Lera della specializzazione, concentrandosi unicamente sulla efficienza meccanica, ha privato la vita del lavoro di alcune sue dimensioni estetiche e umane. Anche in questo campo, nelle
citt moderne, si dovr tentare di ricollegare questi diversi aspetti della vita che separati creano, quasi automaticamente, divisioni e disarmonie nella personalit.
Anche qui per non si potr tornare alle forme primitive, ma bisogner trovare nuove forme altrettanto lontane dal laboratorio artigiano, quanto dalle truci fabbriche
vittoriane.
Gli scrittori di Communitas suggeriscono che case e
fabbriche siano riunite attorno a piazze urbane. Secondo
la descrizione di Philip e Percival Goodman, pare che si
formi cos volontariamente un modello arcaico di stretta
associazione, mentre invece si tratta di trovarne uno moderno equivalente.
Personalmente lautore suggerisce di introdurre nelle
zone industriali, sia in quelle che si rinnovano, che in quelle di nuova creazione, le funzioni sociali e domestiche appropriate ai giorni lavorativi: per esempio campi di gioco
accessibili nelle ore dei pasti o in altri intervalli, diverse sale da pranzo, invece del refettorio; sale di ritrovo e di riunione per comitati, a disposizione non solo di una zona,
ma dellintera unit, per svolgere le relazioni politiche dei
direttivi e dei lavoratori; edifici scolastici e musei.
Vi sono singoli impianti industriali, dove tali funzioni
sono state incorporate nella struttura industriale: necessario ora organizzare interi quartieri industriali sugli stessi
principi, con concezioni funzionali e spaziali anche pi
progredite.
Lo stesso principio vale per i quartieri degli affari.
Mentre in America il primo segno di progresso in una
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risultato di renderlo socialmente gelido nelle occasioni normali e poco pratico per la conseguente perdita di tempo.
Le Settlement House, i Centri di Comunit ed i Centri
sanitari sono ragguardevoli tentativi di creare punti focali
per speciali attivit esterne allambiente domestico.
In America vi ora la tendenza a situare i luoghi di riunione per le attivit extra-domestiche nelle stesse scuole
delle neighborhoods perch la maggior parte di queste attivit degli adulti si svolge in quelle ore nelle quali la scuola non in funzione, e cos auditori, piscine, laboratori,
ecc. non rimangono inviolabili e ad esclusivo uso scolastico, purch essi siano rimessi nellordine primitivo quando
i ragazzi devono usarli.
Ma alla vita degli adulti occorre una forma anche pi
semplice di luogo di ritrovo: un locale capace di contenere una cinquantina di persone sedute, dove possano aver
luogo le discussioni e le eventuali feste per le quali la casa
privata sia troppo ristretta. Una delle idee pi felici nel
rapporto di Patrik Geddes su Dunfermline quella di riservare una bella casa storica da poter lasciare temporaneamente in affitto a quelle famiglie che volessero farne
uso per ricevimenti e grandi riunioni. In una comunit di
cinquemila persone occorrerebbero almeno cinque sale
con cucina e servizi.
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credenze che non si trovano ordinariamente in altre comunit di carattere specializzato. Mentre nel villaggio si
accentuano le somiglianze e le affinit (e la stessa cosa avviene nelle neighborhoods della citt), la citt deve accentuare e riconciliare le variet, le differenze e anche gli
antagonismi. Una buona pianificazione moltiplicher le
occasioni dirette ad amalgamare e fondere le diverse tendenze.
Oggigiorno due forze frenano lattrazione reciproca dei
cittadini come tali: una costituita dai mezzi di trasporto
veloci, dalla radio e dalle altre invenzioni meccaniche, che
tendono a disperdere i membri della comunit su zone
sempre pi vaste. Laltra la tendenza alla segregazione
specialmente sentita nei grandi aggregati urbani ed accentuata dalla progressiva zonizzazione, funzione che, almeno negli Stati Uniti, sovente separa le classi e i gruppi
secondo le rispettive entrate e le diverse razze in quartieri
notoriamente identificabili, in modo che non vi siano rapporti fra strati superiori e inferiori. In tal modo ogni
gruppo, o classe o caste, vive in un mondo tale da negare nella sistemazione architettonica sociale la cooperazione multipla di tutte le comunit umane. Negli Stati Uniti
la espansione suburbana tende verso una tale vastit di
proporzioni che, malgrado il brulicare di veicoli, il vivere
in comune reso sempre pi difficile, col risultato di un
isolazionismo sociale che aumenta in proporzione dellarea e della popolazione.
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Indicazioni bibliografiche
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J. Marillaud (1991), Jeu et securit dans lespace public, Architecture & Comportement, 7 (2), pp. 137-145.
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A. Di Giulio, A.M.M. Quadrelli (1995a), Circondario, Quaderno di educazione ambientale ragazzi n. 30, WWF Italia, Milano.
A. Di Giulio, A.M.M. Quadrelli (1995b), Circondario, Quaderno di educazione ambientale insegnanti n. 31, WWF Italia,
Milano.
M. Fratoddi, R. Trabona (1996), 100 Strade per giocare,
Cuen, Napoli.
R. Lorenzo (1988), Scopriamo lambiente urbano, Quaderno
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R. Lorenzo, L. Lepore (1990), Immaginiamo il futuro, Quaderno di educazione ambientale n. 11, WWF Italia, Milano.
C. Pagliarini (1996), Manuale dei consigli comunali dei ragazzi, Democrazia in Erba, Roma.
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Presentazione
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Premessa
Parte prima Il progetto
Analisi di un malessere
Antefatto: una volta avevamo paura del bosco, p. 5
La citt, p. 6
Un esempio: la famiglia, la casa, p. 8 - Un altro esempio:
il centro commerciale, p. 9
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Il bambino solo, p. 25
Il bambino minore, p. 29
Il bambino pi forte, p. 31
Se non diventerete come i bambini..., p. 33
Ma qualcosa sta cambiando, p. 33
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Appendice
1. La Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo,
p. 203
2. Invito alla collaborazione: lettera aperta ai cittadini
fanesi, p. 208
3. Lewis Mumford, La pianificazione per le diverse fasi
della vita, p. 210
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